REALIZZAZIONE DI CARTOGRAFIE … · Il Servizio Geologico d’Italia ben prima del nuovo Progetto...

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Mauro Roma - Valerio Vitale - Domenico Tacchia - Silvana Falcetti* Riassunto Viene presentata la sperimentazione effettuata dal Settore Cartografico del Servizio Geologico d’Italia nell’applicazione delle linee guida per la Carta Idrogeologica alla scala 1: 50.000 (Qua- derno n. 5 del 1995). Essa è effettuata su aree caratterizzate da differenti situazioni geologiche ed idrogeologiche. Sono presentati alcuni risultati cartografici ritenuti significativi ottenuti con l’ausilio di GIS. Lo scopo è quello di mantenere elevata la qualità cartografica attesa da un Organo Cartografico di Stato legge 2/2/60 n. 68. Abstract We present the experimentation realized by the Cartographic Sector of the Geologic Survey of Italy on the application of the “Hydrogeological Map with a scale of 1 : 50 000” guidelines (Quaderno n. 5 del 1995). The experimentation was conducted on areas with different geological and hydrological situations. Some significant cartographic outcomes are displayed obtained with the support of GIS. The goal is to keep a high cartographic quality which is supposed to be achieved by the National Cartographic body – Law n. 68, February 2, 1960. Particolarità della carta idrogeologica Tra le carte destinate a rappresentare e descrivere particolari fenomeni naturali (e non) di un determinato territorio, quella idrogeologica si distingue per raggrupparne numerosi che si caratterizzano per la loro notevole variabilità nel tempo. Questa variabilità unita alla non semplice definizione dell’estensione ter- ritoriale, sono peraltro elementi non facilmente standardizzabili legandosi spesso in modo da amplificare il dato oggetto di rappresentazione cartografica. Pensiamo ad esempio alla generica sorgente. Nella ge- neralità sarà rappresentata nella carta da un punto georiferito ma la sua ubicazione non è il solo elemento oggetto di rappresentazione nella carta idrogeologica. Consideriamo ad esempio la necessità di descri- vere la sua portata. Essa può essere determinata da un territorio molto ampio, spesso di non semplice delimitazione, e dalla sua variabilità nel tempo dovuta, in genere, a fattori stagionali. Insomma si som- Bollettino A.I.C. nr. 143 / 2011 389 REALIZZAZIONE DI CARTOGRAFIE IDROGEOLOGICHE IN AMBITO GIS: L’ESPERIENZA DI APPLICAZIONE DEL QUADERNO N. 5 (SGN) IMPLEMENTATION OF HIDROGEOLOGICAL MAPS WITHIN GIS: THE APPLICATION EXPERIENCE OF QUADERNO N. 5 (SGN) * Servizio Geologico d'Italia - Dipartimento Difesa del Suolo dell'ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale - Via Curtatone, 3 00185 Roma

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Mauro Roma - Valerio Vitale - Domenico Tacchia - Silvana Falcetti*

RiassuntoViene presentata la sperimentazione effettuata dal Settore Cartografico del Servizio Geologicod’Italia nell’applicazione delle linee guida per la Carta Idrogeologica alla scala 1: 50.000 (Qua-derno n. 5 del 1995). Essa è effettuata su aree caratterizzate da differenti situazioni geologicheed idrogeologiche. Sono presentati alcuni risultati cartografici ritenuti significativi ottenuticon l’ausilio di GIS. Lo scopo è quello di mantenere elevata la qualità cartografica attesa daun Organo Cartografico di Stato legge 2/2/60 n. 68.

AbstractWe present the experimentation realized by the Cartographic Sector of the GeologicSurvey of Italy on the application of the “Hydrogeological Map with a scale of 1 : 50000” guidelines (Quaderno n. 5 del 1995). The experimentation was conducted on areas with different geological and hydrologicalsituations. Some significant cartographic outcomes are displayed obtained with thesupport of GIS. The goal is to keep a high cartographic quality which is supposed tobe achieved by the National Cartographic body – Law n. 68, February 2, 1960.

Particolarità della carta idrogeologicaTra le carte destinate a rappresentare e descrivere particolari fenomeni naturali (e non) di un determinatoterritorio, quella idrogeologica si distingue per raggrupparne numerosi che si caratterizzano per la loronotevole variabilità nel tempo. Questa variabilità unita alla non semplice definizione dell’estensione ter-ritoriale, sono peraltro elementi non facilmente standardizzabili legandosi spesso in modo da amplificareil dato oggetto di rappresentazione cartografica. Pensiamo ad esempio alla generica sorgente. Nella ge-neralità sarà rappresentata nella carta da un punto georiferito ma la sua ubicazione non è il solo elementooggetto di rappresentazione nella carta idrogeologica. Consideriamo ad esempio la necessità di descri-vere la sua portata. Essa può essere determinata da un territorio molto ampio, spesso di non semplicedelimitazione, e dalla sua variabilità nel tempo dovuta, in genere, a fattori stagionali. Insomma si som-

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REALIZZAZIONE DI CARTOGRAFIE IDROGEOLOGICHEIN AMBITO GIS: L’ESPERIENZA DI APPLICAZIONE

DEL QUADERNO N. 5 (SGN)

IMPLEMENTATION OF HIDROGEOLOGICAL MAPS WITHIN GIS: THE APPLICATION EXPERIENCE OF QUADERNO N. 5 (SGN)

* Servizio Geologico d'Italia - Dipartimento Difesa del Suolo dell'ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e laRicerca Ambientale - Via Curtatone, 3 00185 Roma

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mano graficamente almeno due elementi uno dei quali, il tempo, capace di moltiplicare il dato per leenne variazioni riscontrate nel periodo considerato. Appare immediatamente evidente la complicazionenella rappresentazione del dato idrogeologico assommando insieme all’ubicazione geografica una seriedi altri attributi, quasi mai univoci e, come detto, variabili nel tempo spesso anche in modo repentinoe non sempre prevedibile. Quanto descritto per la sorgente è generalizzabile per molti altri elementianche se con diversi parametri di riferimento. Il medesimo discorso ad esempio può essere fatto per itracciati fluviali in cui la considerata portata in un determinato tratto può subire molte variazioni in in-cremento, per apporto di affluenti, od in diminuzione per dispersioni od emungimenti dovuto ad attivitàantropiche. E, sempre con parametri diversi, le variazioni di flussi idrici sotterranei in ragione dell’infil-trazione del terreno sovrastante, della piovosità nel periodo considerato ma anche delle possibili di-storsioni del dato determinate dalla concentrazione di estese opere antropiche. Come detto la variabilitàdel dato idrogeologico investe la maggior parte dei dati da rappresentare, anche se in modo differenziato,e con diverse incidenze sulla carta. Il dato certo è solo quello che questa variabilità interessa tutte leprimitive geometriche presenti nella carta siano esse puntuali, lineari oppure areali.

Apparentemente la rappresentazione di elementi così variabili su una carta per sua natura staticapotrebbe sembrare estremamente complessa o di non semplice soluzione. Tuttavia i sistemi escogitatiper affrontare l’argomento, in particolare la scelta di simbologie, sia consolidate da memoria storica chesperimentali spesso peraltro multiparametriche, agevolano molto la composizione. Si aggiunge a questola necessità di sintetizzare in un elemento completamente statico, quale la carta, momenti e rappre-sentazioni significative del territorio considerato, laddove la preferenza con la combinazione della“media” quali-quantitativa dei parametri esaminati permette comunque di fornire un quadro d’insiemequanto meno caratteristico dell’area in studio. Questi due elementi sono portanti nella progettazionee gestione cartografica del dato idrogeologico ma, mentre il secondo è affrontato quanto meno con ilsupporto determinante del professionista “idrogeologo”, nel primo (il sistema dei segni) è per gran partedecisiva la trasformazione grafica e la sua gestione operata dal cartografo. Le finalità, come si ritrovaspesso nella cartografia, sono quelle di permettere la corretta leggibilità del dato evitando sovrapposizionioppure scegliendo la collocazione dei parametri associati in modo oculato per non perderne né il rife-rimento né la descrizione.

È in questo senso che il presente intervento cerca di approfondire la questione esaminando l’ap-proccio, “analogico” di un tempo e quello oggi operato con l’ausilio di sistemi GIS, nella redazione diuna cartografia tematica quale quella di ordine idrogeologico.

Esperienze del SGI precedenti il Progetto CARGIl Servizio Geologico d’Italia ben prima del nuovo Progetto di cartografia Geologica (CARG) aveva pub-blicato alcuni fogli sperimentali della Carta Idrogeologica d’Italia alla scala 1:50.000 una collana editorialeche, ai tempi, doveva seguire di pari passo la nuova cartografia geologica alla medesima scala (in questifogli è riportata la scritta “Carta tematica del foglio geologico...”). L’esperienza però si è limitata solo aquesti fogli sperimentali che tuttavia forniscono prime concrete indicazioni circa l’approccio cartograficoal tema, tenuto conto ovviamente della scala di rappresentazione.

Il primo foglio Idrogeologico è pubblicato nel 1970, il n. 611 della carta d’Italia “Mistretta” - partenord della regione Sicilia - con il contributo del CNR e la partecipazione dell’Università di Catania - Isti-tuto di Geologia (Fig. 1). Il foglio ripete la medesima composizione di quelli della carta geologica condescrizioni di legenda in due colonne, poste ad est ed ovest del campo carta, ed a sud lo spazio riservatoalle sezioni. La legenda è suddivisa in due macro elementi. Nella prima colonna una sintesi del datogeologico del foglio con la “Classificazione idrogeologica dei terreni” secondo tre definizioni affiancate

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da altrettante specifiche seguito da carte di sintesi dell’area con l’indicazione dei bacini imbriferi e la plu-viometria. Nella seconda colonna gli elementi dell’Idrografia con simbologia distinta in colore azzurreper gli elementi naturali ed in rosso per quelli determinati da interventi antropici (pozzi, sbarramentiidroelettrici ecc.). Nella medesima colonna compaiono carte di sintesi del foglio con talune informazionisulle caratteristiche delle acque. La simbologia lineare e puntuale di ordine idrogeologico risulta piuttostosemplificata ad esempio per le sorgenti oltre l’ubicazione è fornita la sola portata media superiore odinferiore ad 1 l/sec con indicazione della media del valore nel solo secondo caso.

Il foglio invece completamente eseguito da tecnici del Servizio Geologico d’Italia è il n. 291 Pergolapubblicato nell’anno 1976 (Fig. 2). Anch’esso compare come carta tematica del corrispondente foglioGeologico con la precisazione che l’elaborazione dei dati idrogeologici è stata curata da una societàesterna, la Idrotecno con sede in provincia di Pesaro. Il foglio è composto secondo le indicazioni classichedell’inquadratura marginale con la particolarità che la legenda è contenuta nella sola prima colonna (adovest del foglio) mentre nella seconda sono inserite solo una serie di carte sintetiche dell’area con lecaratteristiche degli acquiferi. La legenda è impostata sostanzialmente seguendo le indicazioni del primofoglio del 1970 ma con sostanziali ampliamenti. La classificazione e caratteristiche idrogeologica dei ter-reni si estende da 3 a 5 classi (da alta a molto bassa con terreni a permeabilità variabile) mentre sonoridotte a due subclassi l’attribuzione prevalente di permeabilità in primaria e secondaria. Allo stessomodo le classi delle sorgenti sono portate da 2 a 6, con classificazione differenziata fino ad oltre i 5 l/sec;alle stesse però è attribuito (ove censite) un numero progressivo relativo alle tabelle allegate alla NotaIllustrativa con approfondimento sulle caratteristiche e sulle portate.

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Fig. 1 – Foglio idrogeologico Mistretta 1:50.000 (1970)

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La pubblicazione del Quaderno n. 5 nel 1995Con l’inizio del Progetto CARG nel 1988, il Servizio Geologico d’Italia, nell’ottica di decentramentoamministrativo delle attività per il rilevamento e la formazione della Nuova Carta Geologica d’Italia, daaffidare ad Enti e quindi ad operatori esterni, instaura una nuova collana editoriale, quella dei Quaderni,in cui sono pubblicate tutte le normative del Servizio da utilizzare per la nuova collana cartografica al50.000 dal rilevamento, all’allestimento per la stampa fino alla fornitura dei dati per la Banca Dati geo-logica. In una di queste linee guida, la n. 5 del 1995, è pubblicata la “Guida al rilevamento e alla rappre-sentazione” della Carta Idrogeologica d’Italia.

Il volume è composto con riferimento alla legenda di una ipotetica carta Idrogeologica affrontandoil tema con una “Prefazione” alla stessa che suddivide in 8 tavole le descrizioni attese a partire dallaTavola A, relativa all’Idrologia di superficie, fino alla Tavola H che tratta dei complessi idrogeologici (ildettaglio dei contenuti di ciascuna Tavola è descritto nel punto 1 da pag.2 a pag. 4 della citata Guida).Questa prima parte si conclude al par. 1.9 con le notizie attese nella Nota Illustrativa che accompagna,come nel foglio geologico, la pubblicazione della carta Idrogeologica.

La seconda parte, dal titolo Simbologia, affronta gli elementi attesi nella legenda fornendo una primaindicazione grafico/cromatica su come rappresentare in carta ciascun elemento. Per quanto nel presentearticolo interessa affrontare proprio questa indicazione che, seppure definita manualmente nella Guida,permette taluni necessari approfondimenti per la trattazione successiva. Rinviando l’interessato alla letturadel Quaderno, peraltro raggiungibile al sito www.isprambiente.gov.it seguendo le “pubblicazioni” equindi i “periodici tecnici” alla voce “I Quaderni, serie III, del SGI”, preme qui sottolineare che questa

Fig. 2 – Foglio idrogeologico Pergola 1:50.000 (1976)

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simbologia, oltre essere la parte più corposa dalla pag. 7 alla pag 24, è quella più significativa per il temaqui trattato. Lungi dalla possibilità di affrontare tutti i possibili argomenti che emergono dal sistema deisimboli descritto, si limita la descrizione ad alcuni degli elementi ritenuti significativi per l’approccio car-tografico.

Ritorniamo alla rappresentazione delle Sorgenti ove compare la necessità di gestire una molteplicitàdi parametri in ragione, ovviamente, delle informazioni acquisite. Si ampliano anzitutto i criteri di suddi-visione in portata media annua in 8 classi, fino a quella maggiore di 10.000 l/sec, rappresentate da cerchi

Fig. 3 – La rappresenta-zione delle sorgenti nelQ. 5 (1995)

Fig. 4 – Simboli per ilregime delle sorgentinel Q. 5 (1995)

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di diversa grandezza con l’indicazione interna della misura sintetizzata dalla prima cifra della misura(Fig. 3). Ci si pone però l’altro problema di rappresentare contestualmente, e con lo stesso simboloopportunamente modificato, anche la variazione del regime (rapporto tra portata di magra e mediaannua) che, evidentemente, è elemento significativo del comportamento della generica sorgente esa-minata. Ovviamente l’informazione è riservata ad elementi di importanza idrogeologica rilevante (oltrei 10 l/sec) con l’inserimento di elementi che denunciano un regime molto irregolare oppure impossibileda definire per l’incertezza del dato (Fig. 4). È significativo evidenziare che il semplice simbolo di sorgente(prima definito da un generico cerchio in blu) è ora previsto con divisione interna in quadranti che sa-ranno utilizzati, in presenza del dato relativo al regime, con opportune campiture nel medesimo coloreche graficizza il citato rapporto.

Criteri pressoché paragonabili sono utilizzati per rappresentare i corsi d’acqua. Viene definita una ti-pologia di elementi lineari per il regime quindi la necessità di evi den ziare la portata di ciascun corpo idrico(se di regime perenne), con un “binario” che circonda il segno relativo al regime, ed infine la descrizione

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Fig. 5 – I corsi d'acqua nel Q. 5 (1995)

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della portata media del mese dimassima magra, in l/sec, effettuatacon l’ispessimento della linea chedefinisce il regime (ovviamente amaggior spessore del segno corri-sponde una maggiore portatamedia mensile) (Fig. 5).

In ultimo segnaliamo la rappre-sentazione dei Complessi idrogeo-logici da distinguere in funzione delloro grado di permeabilità relativadistinti in 5 classi. È evidente che ilServizio Geologico nella logica difor nire criteri standard ha inteso li-mitare i contenuti ammissibili per ildato evitando le possibili enne ca-sistiche, peraltro certamente am-pliabili dagli autori, tra i due estremicompresi tra nulla ed alta permea-bilità. Questo ovviamente anche alfine di permettere letture equipa-rabili tra fogli contigui in una collanacartografica composta di oltre 600elementi e relativa all’intero terri-torio nazionale.

Il foglio idrogeologico 389Anagni Ancor prima della pubblicazioneufficiale della Linea Guida relativa alrilevamento ed alla rappresenta-zione della carta Idrogeologica èstato pubblicato il foglio n. 389della carta d’Italia “Anagni” che af-fronta, già nel 1993 anno di pub-blicazione, la rappresentazione diordine idrogeologico proprio se-condo i criteri della guida in corsodi compilazione (Fig. 6).

La sperimentazione del foglio è affrontata peraltro dai cartografi del Servizio Geologico con l’ausiliodi sistemi informativi ovviamente con macchine e software all’epoca in uso. È evidente che questa spe-rimentazione è servita anche agli autori della guida per confermare metodologie e criteri di rappresen-tazione che andavano definendo tra i criteri per la compilazione e rappresentazione del dato idrogeologico.

Il foglio è impostato secondo i criteri canonici del Servizio geologico con la coppia di legende postead est ed ovest del campo carta con esclusione, questa volta, delle sezioni geologiche ritenute eviden-

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Fig. 6 – Foglio idrogeologico Anagni 1:50.000 (1993)

Fig. 7 – I simboli delle sorgenti nel foglio Anagni (1993)

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temente, contrariamente a quanto invece inserito nel precedente foglio Pergola, poco significative peri dati idrogeologici rappresentati. Si ritrovano nella legenda del foglio, pur nei limiti di trattazione perquanto presente nell’area, pressoché tutte le indicazioni di restituzione del dato che saranno poi inseritenella guida. Rinviando alla lettura del foglio si evidenziano funzionali a questo scritto solo alcuni aspetti.La tipologia di rappresentazione delle sorgenti del tutto equivalente a quella descritta nel Quaderno del1995. La trattazione dei corpi idrici lineari di superficie con l’asse indicante il regime e la portata mediadel mese di massima magra, con la variazione delle caratteristiche e dello spessore del segno, ed il citato“binario” che circonda il tracciato del corpo idrico per la portata. Per poter permettere meglio la letturadi questa complessa rappresentazione, peraltro effettuata con diversi cromatismi, si è scelto di eliminaretotalmente il tracciato fluviale presente nella base topografica. La semplificazione del dato areale geologicoin litofacies distinto, questa volta, “in funzione della infiltrazione efficace di emergenza” secondo comun-que i criteri indicati nella tavola H della legenda presente nel Q. 5 (da pag.21) (Fig. 7).

La sperimentazione su aree campioniDue anni dopo la pubblicazione della Linea Guida per la carta idrogeologica, veniva pubblicato dal Ser-vizio Geologico il Quaderno n. 6 relativo alla fornitura di dati per la creazione di una Banca dati geologica.Tenuto conto che le convenzioni del Progetto CARG sottoscritte nell’anno di primo finanziamento(1988) contenevano già, tra gli elementi da consegnare a cura dei Contraenti esterni, la fornitura diuna banca dati, anche se all’epoca ovviamente poco definita, la questione lascia ben intendere da unlato la lungimiranza del Servizio dall’altro la complessità affrontata per definire delle linee guida in meritovisto che il relativo Quaderno è pubblicato solo 9 anni dopo. Già in altri interventi abbiamo avuto modoperò di considerare come fisiologico il periodo trascorso. Nelle varie fasi di discussione sul nuovo mododi intendere la fornitura del dato geologico, occorreva individuare, definire e classificare la serie di attributida associare al dato geografico necessari alla compilazione delle tabelle ad esso legate. La cosa è dunquerisultata molto complessa, dovendo peraltro soddisfare le diverse professionalità interessate, con la con-segna del primo foglio, con annessa Banca Dati, a cura della Regione Emilia Romagna nel 1999 (il 198Bardi). Questa difficile gestazione della Banca dati geologica ha in qualche modo rallentato l’approccioalla definizione del dato numerico per le altre cartografie tematiche. Per quanto riguarda quella idro-geologica si è preferita una fase di sperimentazione scegliendo una serie di aree campione capaci, inqualche modo, di approfondire, orientare ma anche affinare i problemi connessi alla trasformazione deldato “analogico” della guida del 1995 a quello “digitale” per la definizione di una possibile banca datiidrogeologica.

Questa esperienza è stata pubblicata, insieme ad altre analoghe, nel volume LXXXI delle MemorieDescrittive della Carta Geologica d’Italia, a cui si rinvia per gli ovvi approfondimenti, pubblicato nel 2008dal titolo “Studi sperimentali finalizzati alla cartografia idrogeologica”. In essa sono presenti tre esperienzesvolte in contesti idrogeologici ed ambientali differenti uno dall’altro. In aree vulcaniche quella del settoresud-orientale dei Monti Cimini (parte nord della Regione Lazio); in aree di bacino quella del settorenord-occidentale dei Monti Sibillini (zona sud della Regione Marche) ed infine in aree di piattaforma car-bonatica quella svolta sui Monti del Matese e sul Monte Totila (confine tra le regioni Campania e Molise).Attraverso apposite convenzioni è stato chiesto ai Contraenti esterni la fornitura del dato non solo car-taceo ma anche in forma numerica, accettando in questo senso qualsiasi trattazione informativa. Man-cando infatti una banca dati di riferimento è evidente che l’approccio sulla trattazione del dato numericoè stato in parte approfondito con i medesimi contraenti, persone ovviamente esperte nella materiascientifica da rappresentare. Dal riferimento della Linea Guida del 1995 sono stati estratti sia gli oggettida inserire nella carta idrogeologica che gli attributi definiti nel Quaderno per ciascuno di essi. Non solo

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dunque il simbolo e la sua nomenclatura di leggenda ma anche tutti gli elementi che ne caratterizzanogli aspetti idrogeologici. Ci si è comunque limitati a fornire indicazioni di base per la compilazione di ta-belle, anche in formato Excel, legate al dato georiferito semplicemente con una numerazione progressivacon la quale il dato stesso viene indicato sulla carta. In questa fase sono stati definiti taluni elementi ingrado di tracciare un primo disegno logico di una possibile fornitura del dato numerico, costruendo al-meno i primi necessari collegamenti tra le varie tabelle riguardanti il medesimo dato oppure con dati inqualche modo tra loro collegati per gli aspetti idrogeologici. Per la cartografia è stata invece sperimentatauna nuova modalità operativa. Mentre gli autori si sono limitati a consegnare delle cartografie ritenuteda loro stessi idonee a rappresentare il dato idrogeologico per quell’area (i più in formato analogico altrigià con l’ausilio di sistemi informativi), i cartografi del Servizio Geologico, con l’aiuto dei colleghi espertidel settore idrogeologia, si sono incaricati di recuperare i dati numerici consegnati con le varie Conven-zioni. Lo scopo è stato quello di sperimentare la possibilità di derivare, dagli stessi, una cartografia idro-geologica realizzata con l’ausilio di sistemi GIS, prossima alle attese della Linea Guida del 1995,comunque idonea a fornire un primo approccio alla collana cartografica idrogeologica alla scala 1:50.000del territorio nazionale. È bene precisare che le cartografie così realizzate non hanno ovviamente iltaglio geografico del foglio canonico limitandosi semplicemente alla sperimentazione delle modalità dimanipolazione, con sistemi informativi, dei dati attesi nella carta. Si rinvia ovviamente alle cartografie al-legate al volume in questione per la verifica dei risultati ottenuti seguendo le metodologie descritte.

Criteri per la gestione numerica della simbologia idrogeologicaI principi che hanno ispirato la sperimentazione di quanto previsto sul Quaderno n. 5 del Servizio Geo-logico d’Italia sono quelli di un approccio generalizzabile per la collana cartografica di ordine idrogeologicoal 50.000. Per quanto riguarda invece la gestione numerica della simbologia sono state stabilite alcuneregole di base.

Mantenere, per quanto possibile, la grafica proposta dal Quaderno evitando la sostituzione o sem-plificazione del simbolo proposto in caso di difficoltà nella gestione con sistemi automatici. Il criterio èevidente nello stesso assunto temendo una inappropriata semplificazione che, magari favorendo talunedelle professionalità interessate alla costruzione di una cartografia con annessa banca dati, di fatto impo-verisce se non annulla la qualità cartografica attesa per un organo cartografico dello Stato quale appuntoil Servizio Geologico. Anzi a ben guardare è questo l’approccio già utilizzato nella pubblicazione delQuaderno 2 sulla rappresentazione cartografica del dato geologico. La cosiddetta “icona caratteriale”che, attraverso la sua forma, descrive e definisce un simbolo in ragione anche del fenomeno che rap-presenta, è integralmente mantenuta anche in questa sperimentazione. Va da sé che per alcuni simboli,come si vedrà meglio in seguito, è stata necessaria una nuova traduzione grafica che, sulla scorta delsimbolo originario proposto, ne permette o meglio agevola la sua gestione con l’ausilio di sistemi GIS,ferma restando però la necessità di lettura del dato per quanto atteso dall’esperto in idrogeologia.

Un altro aspetto assunto nella sperimentazione del Q. 5 è stato quello di prevedere e mantenerela visualizzazione di tutte le informazioni presenti o attese da molti dei simboli inseriti nella guida. Nonripetiamo qui quanto già descritto nella necessità di rappresentare molteplici parametri attraverso lostesso simbolo come il caso delle sorgenti oppure quello dei corpi idrici lineari di superficie. Va da séche questa esperienza ha anzitutto approfondito proprio la questione di gestione delle molteplici infor-mazioni attribuite ad un solo elemento georiferito. Come si immagina infatti non è semplice, in un si-stema numerico, legare la rappresentazione grafica ad una serie di tabelle collegate preferendo quasisempre il rapporto uno/uno (univoco nelle due direzioni). È stato dunque necessario recuperare il datoda rappresentate attraverso la costruzione di una tabella finale che lega l’insieme degli elementi interessati.

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La ovvia disomogeneità di molti dati presenti in queste sperimentazioni, taluni molto approfonditi altriinvece limitati alla sola descrizione di base, non ha permesso una gestione completa del dato cartografico.Essa comunque, nello spirito del Q. 5, ha previsto almeno l’inserimento del dato generico da utilizzarein assenza di maggiori informazioni.

In ultimo questa sperimentazione ha dovuto assegnare una indispensabile priorità alle indicazioni pro-venienti dagli autori dei vari studi, per verificare e approfondire l’opportunità, ad oltre 10 anni dalla pub-blicazione della Linea Guida, di integrare o comunque modificare possibili contenuti della normativapubblicata in ragione delle ultime evoluzioni scientifiche sulla materia. Con questa scelta si è inteso garantireanche la massima libertà agli esperti nella materia chiamati a partecipare al Progetto, per permettere unasperimentazione a più ampio raggio evitando che essa fosse inutilmente costretta entro i binari definiti amonte dalle norme citate. Ovviamente riscontri e proposte finali, pur confermando la sostanza di quantonormato, divergono per talune soluzioni nei contenuti della rappresentazione, ritenute talvolta inutilmentesemplificative della complessa descrizione del contesto idrogeologico cartografato. Aspetto questo chemerita di essere certamente approfondito senza dimenticare però la necessità di generalizzazione e sem-plificazione del dato per una cartografia di inquadramento, più che di dettaglio, capace di essere applicatacon i medesimi criteri sugli enne possibili scenari rilevabili in campo nazionale.

L’approccio alla restituzione cartografica con GISAvevamo già accennato precedentemente alla necessità di semplificare taluni elementi della base topo-grafica per permettere la leggibilità della simbologia proposta nella Linea Guida, tenuto conto del vincolodi mantenere inalterata, per quanto possibile, la rappresentazione grafica ivi indicata. Ci riferiamo alcomplesso simbolo delle aste fluviali che ha di fatto imposto la necessità di eliminare il reticolo idrograficoriportato nella base topografica ove la preferenza assegnata alla rappresentazione idrogeologica prevalevasu di essa. Questo approccio però ha di fatto comportato una diversa gestione del “template” relativoal reticolo idrografico imponendo diverse priorità di ordine cartografico nella restituzione di un simboloa più componenti informative. In questo caso specifico la presenza del “buffer” della portata (il “binario”citato in precedenza) e la sua necessità di eliminare, lungo il tracciato, parti spigolose, sono stati elementideterminanti nella semplificazione, con l’eliminazione di vertici superflui, del percorso dell’asta fluvialeinteressata. Trattasi ovviamente di micro variazioni del percorso finalizzate alla sola rappresentazionecartografica peraltro difficilmente apprezzabili alla scala della carta. Tornando un attimo al foglio idro-geologico Anagni la fluidità dei tracciati grafici in questione ottenuta con questo metodo nulla toglie allaattendibilità della posizione geografica dei vari elementi trattati (Fig. 8). Nell’immaginare l’estrema com-plessità nella gestione manuale del simbolo in questione, l’approccio con sistemi GIS che restituiscequanto presente nel richiamato foglio idrogeologico, appare certamente una mediazione accettabile.

Come si nota l’ausilio di sistemi informativi comporta comunque un ripensamento dell’approccioalla rappresentazione grafica del dato. Mentre però per il caso descritto in precedenza la scelta finaleoperata, dopo ovviamente diversi tentativi, è stata assunta visualizzando la restituzione in stampa, peraltri casi è necessaria una preparazione preliminare per permettere una corretta gestione degli elementioggetto di rappresentazione. Non si tratta più di scegliere la punta della penna ad inchiostro oppure iltratto di curva prossimo a quello da rappresentare nei diversi curvilinee un tempo tra gli strumenti delcartografo, ma fornire al sistema numerico una serie di riferimenti che sappiamo già essere adeguati, al-meno per la forma grafica, al loro inserimento nella carta. In questo senso la costruzione della libreriadei simboli di riferimento da assegnare ai vari attributi del dato idrogeologico, è stato uno dei momentisignificativi nel processo di trasformazione del dato analogico, presente nella Linea Guida, con quellonumerico gestibile da sistemi informativi. Molte delle questioni sono state risolte con la creazione dei

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Fig. 8 – I corsi d'acqua nel foglio Anagni (1993)

Fig. 9 – Lo Style Manager costruito per la sperimentazione

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diversi font da assegnare alle numerose ipotesi di variazioni del dato presente nel Quaderno. Ciascunfont, nell’assumere la forma grafica attesa, ha definito spessori dei segni, punti di inserimento, cromatismoe quant’altro necessario al sistema per il suo corretto collocamento e richiamo in sede di restituzionecartografica. Si è utilizzato un software di grafica vettoriale, per definire e proporzionare la forma, contrasformazione dell’elemento disegnato in un font attraverso strumenti font-editor. Questi sono statisuccessivamente caricati nello Style Manager atteso dal sistema GIS opportunamente suddivisi in funzionedella gestione delle primitive grafiche da esso adottate: campiture nel Fill symbols; linee nel Line symbolse punti nel Marker symbols (Fig. 9). È stata ovviamente questa la parte più faticosa ma anche maggior-mente significativa dell’esperienza affrontata.

Da una parte la definizione di una dimensione numerica precisa, non presente nella Linea Guida,dall’altra il controllo, volta per volta, dei risultati ottenuti. Per i punti la verifica della loro corretta rappre-sentazione alla scala della carta; per le linee la creazione e gestione degli intervalli e ripetizioni presentisia in quelle semplici che in quelle orientate ed infine la complessa costruzione delle trame presenti nelleTavole del Quaderno relative alla infiltrazione efficace. Come si immagine la libreria dei simboli così ot-tenuta è frutto di moltissimi aggiustamenti, scarti, sostituzioni, affinamenti eccetera provenienti sia dalleprove effettuate per ciascuno degli elementi che per quelle operate nella costruzione delle carte previstenella sperimentazione. È evidente che per quanto ampia e differenziata, l’area da rappresentare nei treprogetti non ha permesso per tutti i simboli costruiti una approfondita sperimentazione. Il risultato però,almeno per le prove effettuate, le cui cartografie solo allegate alla Memoria Descrittiva in precedenzacitata, appare nel suo insieme certamente confortante. Infatti pur non avendo ancora una banca datiidrogeologica come elemento concreto oggetto d’indagine, è stato comunque possibile gestire tutta lasimbologia richiesta nelle aree di riferimento. Semmai i problemi emersi sono i classici riscontrabili ancheper altre tipologie di cartografie costruite solo in modo automatico: sovrapposizione inopportuna disimboli; mancata lettura degli attributi numerici per posizionamento inappropriato nel determinato caso;impossibilità di controllo e gestione degli elementi presenti sulle linee orientate eccetera.

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Nr. 143 / 2011

Fig. 10 – Restituzione automatica a sinistra e dopo l'editing manuale a destra

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Qualità cartografica attesa con sistemi GIS Quanto si diceva nell’ultima parte del paragrafo precedente è elemento che merita un necessario ap-profondimento tenuto conto che un organo cartografie dello Stato, quale il Servizio Geologico, nonpuò rinunciare, nelle sue produzioni, ad un’elevata qualità cartografica. Non è solo la garanzia dell’esattoposizionamento geografico dei vari componenti a qualificare la carta ma anche la corretta leggibilità delleinformazioni ad essi associate. Inserire la profondità in metri di un certo pozzo e vederne compromessala leggibilità a causa della sovrapposizione di altri elementi non depone certo per l’attesa qualità. Sononecessari, ancora oggi, pesanti ed impegnativi editing grafici manuali per migliorare e garantire la correttaleggibilità dei dati soprattutto in queste carte che comprendono numerosi elementi alfanumerici. Pertaluni simboli il Quaderno aveva già indicato alcune semplificazioni, soprattutto nel caso di eccessivo av-vicinamento alla scala della carta, come ad esempio il “Gruppo di pozzi” che somma insieme più entitàdella stessa natura, l’editing affrontato, ancorché agevolato da scelte come quella detta, appare comun-que indispensabile. Se si confrontano infatti due esempi di restituzione, l’una ottenuta in modo del tuttoautomatico e l’altra, quella scelta nella pubblicazione, dopo l’editing, si notano almeno due importantitemi affrontati manualmente dal cartografo.

Uno degli aspetti è certamente la ricollocazione di molte delle informazioni numeriche associate alsimbolo grafico in altra posizione, dovuto evidentemente alla elevata densità di informazioni per la scaladella carta. Ad esempio nel caso dei citati Pozzi sono presenti due etichette: la “label” relativa alla nume-razione progressiva e quella che indica le finalità per le quali è stato realizzato ed usato (in quest’ultimaper “idrico” è stato scelto il simbolo classico della goccia).

Da notare anzitutto alcune diverse interpretazioni di quanto proposto in normativa alla Tavola D dipag. 15. La prima quella di non applicare il diverso colore per il “numero d’ordine”, previsto in nero sulQuaderno, scelta ritenuta del tutto inappropriata perché, come noto ai cartografi, utilizzare il medesimocromatismo aiuta certamente ad associare l’informazione alfanumerica all’elemento grafico. L’altra la di-versa restituzione del simbolo “Gruppo di pozzi” con la sostituzione della corona circolare presente innormativa con lo stesso simbolo di “Pozzo” modificato con l’inserimento della lettera “G” al centro dellacirconferenza. Anche in questo caso l’indicazione è d’ordine puramente cartografico segnalando l’inop-portunità di scostamento grafico eccessivo rispetto alla rappresentazione impostata per l’elemento singolo.Tutto questo dicevamo ha solo in parte agevolato il lavoro manuale di editing, lasciando immaginare allettore le numerose volte in cui è stata spostata la label del progressivo, impostata per default nel GIS inposizione “alto/sinistra”; quelle in cui al raggruppamento di pozzi vicini è stato necessario eliminare glialtri per lasciarne uno solo, sostituendolo con il simbolo con la “G” al centro, e ricollocando i relativi pro-gressivi in prossimità garantendo leggibilità ed associabilità all’elemento; od infine i microspostamenti ope-rati per evitare sovrapposizioni con altri elementi della carta. Una cosa comunque che si è evitato dieditare è stato il simbolo della “goccia” relativa agli scopi realizzativi del pozzo, lasciato all’interno del qua-drante “alto/destra” del simbolo (Fig. 10).

Un altro degli aspetti che qui si vogliono brevemente trattare quello legato alla gestione di simbolilineari con indicazioni a bordo del tracciato di altri elementi di informazione. La segnalazione di perditeod incrementi della portata di un tratto di fiume è proposta, in normativa, con una serie di frecce orien-tate ortogonalmente verso l’asta fluviale se drenante ed all’opposto se disperdente. In questo caso larestituzione proposta dal GIS in automatico, per quanto sperimentata la diversa distanza tra i vari ele-menti a bordo, è tutt’altro che chiara. Le frecce sono poste nel punto misurato per il ritmo prefissato,indipendentemente se questo è un tratto ortogonale alla direzione principale, magari parte di una piccolaansa del percorso idrico, con il rischio che le frecce si allineano o peggio attraversano il tracciato delfiume laddove non si sovrappongono tra di loro. È stata necessaria in quasi tutti i casi la loro ricostruzione

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MAURO ROMA - VALERIO VITALE - DOMENICO TACCHIA - SILVANA FALCETTI

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ruotando la coppia di frecce in modo che esse fossero orientate ortogonalmente alla direzione principaledel tratto considerato (vedi Fig. 10).

Trattando della qualità di rappresentazione attesa con sistemi GIS appare opportuno citare anche glielementi che sono stati reinterpretati assecondando in parte la semplicità di talune gestioni da parte deisistemi automatici. La direzione di flusso, tra le emergenze sotterranee delle pagine 12 e 13 del Qua-derno, è indicata con un’unica freccia che, indipendentemente dalla forma, da sola descrivere questoelemento per una porzione di carta che può essere piuttosto importante. Come si vede nel citato foglioAnagni questa freccia assume anche una variabilità nella sua direzione che asseconda o meglio descrivereil percorso non necessariamente rettilineo del citato flusso. Rinviando a quanto descritto in modo piùapprofondito sulla Memoria Descrittiva del Servizio Geologico che pubblica i risultati di questa espe-rienza, preme qui sottolineare che il simbolo proposto sul Quaderno è tutt’altro che di semplice tradu-zione in automatico. La soluzione adottata è stata quella di ridurre le dimensioni della forma presentenel Quaderno proponendo un simbolo costituito da una serie di frecce consecutive che permettonouna descrizione del citato flusso equiparabile a quella attesa dalla normativa.

Infine un ultimo approfondimento relativo a quanto già precedentemente accennato in merito alraggruppamento per classi dei complessi idrogeologici in funzione del loro grado di permeabilità relativa.Ricordiamo che sul Quaderno sono previsti cinque simboli. In uno dei casi trattati è stato necessario in-serire ben diciassette descrizioni relative a questo argomento con complesso studio grafico cromaticoper permettere la loro lettura. Questo nasce, come già detto, dalla priorità assegnata alle decisioni in-dicate dagli autori delle diverse esperienze che, nello specifico, hanno ritenuto impossibile procederead una maggiore semplificazione. La cosa comunque deve necessariamente far riflettere perché certa-mente inappropriata, o comunque di non semplice gestione per le possibili infinità di descrizioni, peruna normativa costruita per essere generalizzata ed applicata in diverse parti del territorio nazionale eda scala tutt’altro che di dettaglio.

Nota conclusivaLe sperimentazioni descritte sono finalizzate, come più volte detto, a garantire, tra le altre cose, un’elevataqualità cartografica indispensabile al Servizio Geologico d’Italia quale organo cartografico dello Stato. Nonfa ovviamente differenza, per ottenere questo risultato, l’ausilio o il supporto dei sistemi informativi; semmaisono questi che devono permettere il maggior numero di operazioni necessarie per la costruzione di unacartografia di qualità elevata. Certamente è necessario trovare soluzioni mediate tra le molte professionalitàinteressate alla questione, a partire dagli autori-rilevatori, nell’esaminare eventuali proposte alternative sugliargomenti oggetto di rappresentazione, attraverso i cartografi nell’escogitare ed ideare traduzioni grafichemediate tra necessità di rappresentazione e corretta gestione dei vari elementi, ed infine l’indispensabilesupporto degli esperti in sistemi informativi per la sistematizzazione dei dati è il loro recupero nella mol-teplicità delle informazioni contenute o correlate, comunque necessarie anche alla rappresentazione car-tografica. La partecipazione attiva almeno di queste categorie professionali, al processo di formazione diuna banca dati idrogeologica, appare certamente indispensabile se non altro per approfondire l’analisi pro-prio delle informazioni che devono contenere sia i dati in essa memorizzati che la carta in sede di sua pub-blicazione. Evidenziamo qui che per gran parte di questi dati la simbologia di rappresentazione adottata è,come visto, uno degli elementi qualificanti per la corretta lettura, interpretazione, gestione e quant’altrodelle complesse informazioni contenute in una carta idrogeologica.

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