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Realizzato dagli alunni delle classi quinte

dell’Istituto Comprensivo di Predazzo

a. scol. 2002-2003

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Alimentazione

Presentazione

Cure veterinarie

Storie curiose

Tecnologie

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Com’è?Dove vive?

Cosa mangia?

Come si riproduce?

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La femmina di coccodrillo, dopo aver sca-vato il nido vicino all’acqua depone tra le 25 e le 100 uova, che si schiudono dopo tre mesi. Dopo questo periodo i genitori riman-gono accanto alle uova. Quando i piccoli sono pronti per uscire, emettono un suono stridente. La mamma rimuove la terra e se uno dei piccoli ha difficoltà ad uscire dal-l’uovo, rompe delicatamente le uova con i denti e porta poi ogni piccolo in acqua. I piccoli possono pesare dai 2 ai 5 KG.

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Il coccodrillo del Nilo è un grosso rettile anfibio, con corpo molto lungo, coperto da una corazza di scudi ossei. Ha il muso triangolare e una robusta dentatura.

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E’onnivoro, uccide e mangia qualsiasi ani-male, da piccoli uccelli a grandi bufali o giraffe. Non è un grande masticatore, perché i lunghi denti non riescono a ta-gliare il cibo, per cui divora grandi pezzi e li tritura con la pancia. Dopo aver mangia-to, il coccodrillo piange per espellere il sudore prodotto durante la digestione. Non avendo i pori sulla pelle usa gli occhi, che sono posti sulla sommità della testa, per poter sorvegliare l’arrivo delle prede.

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E’ molto diffuso nei grandi fiumi come il Nilo e il Rio delle Amazzoni. Vive soprat-tutto in luoghi caldo-umidi.

Trascorre la notte in acqua e il giorno sulla terraferma.

Viene cercato dagli uomini per la sua pelle usata per ricavarne delle borse.

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Com’è?

Come si riproduce?

Cosa mangia?

Dove vive?

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Le razze si riproducono deponendo due dozzine di uova ogni sei mesi e proteggono i loro piccoli

portandoli sotto la pancia.

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Le razze sono dei temi-bili carnivori, si nutrono di piccoli pesciolini che uccidono attraverso la loro pericolosa coda.

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Vivono nell’Oceano Atlantico ma non

nella parte settentrionale perché amano l’acqua calda.

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Le razze sono piatte perché, essendo facili prede, nonostante il veleno della loro coda, non riescono a spaventare grandi predatori come gli squali, quin-di si mimetizzano sul terreno. Respirano attraverso dei fori posti sot-to gli occhi che aprono e chiudono per inspirare ed espirare. Hanno una lun-ga e velenosa coda che usano come diversivi se non funziona la mimetiz-zazione.

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Dove vive?

Com’è ?

Cosa mangia?

Come si riproduce ?

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La maggior parte dei pinguini ha il petto bianco e la testa e il dorso neri. Molte specie presentano chiazze rosse, arancio o gialle sulla testa e sul col-lo. Le zampe corte e arretrate rispetto all’asse del corpo impongono loro il tipico portamento eretto. Hanno le ali rigide e tese, sono coperti da piccole penne tutte uguali, simili a scaglie. Durante la muta, che dura alcune settimane, i pinguini cambiano tut-te le penne e, alcune specie, anche gli strati ester-ni del becco; hanno un aspetto gonfio e arruffato, non entrano in acqua pertanto restano a digiuno.

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Nella stagione della riproduzione si radunano sulla terraferma in popolose colonie. I rituali

del corteggiamento consistono nell’assunzione di pose caratteristiche e nell’emissione di

richiami particolari, diverse da specie a specie. In genere, le uova e i piccoli vengono accuditi

da entrambi i genitori.

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Vivono sulle coste dell’emisfero australe, dall’Antartide alle Galapagos. Non tutti i pinguini vivono tra i ghiacci: i pinguini

dell’acquario sono pinguini di Humboldt, originari delle coste del Perù e del Cile.

Una delle maggiori risorse di questi animali è la capacità di resistere al freddo intenso ; essi

hanno, infatti, uno spesso strato di grasso sotto la pelle con funzione d’isolante termico.

Quando sono a terra, i pinguini saltellano, camminano con il corpo dondolante o si

lasciano scivolare sul petto spingendosi con le ali e i piedi.

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I pinguini sono uccelli marini, ma siccome sono inca-paci di volare, si sono trasformati in eccellenti nuo-tatori, che catturano pesci e calamari, spingendosi fino a notevoli profondità.

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Come si riproduce?

Dove vive?

Cosa mangia? Com’è?

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È certo che la carne umana non è l’alimento abituale degli squali. Comunque, quando si lasciano da parte i grossi squali planctonofagi, ci si trova in presenza di pesci carnivori, con la mascella paurosamente armata di denti, spesso assai taglienti, che non sono sempre difficili circa la scelta della preda. Taluni hanno tendenza ad inghiottire quanto trovano alla loro portata, commestibile o no, e nello stomaco di alcuni squali si è trovato un vero campionario: barili di chiodi, tam tam, un cofano “ contenente perle e gioielli del valore di un milione”, una pelle di bufalo, della stoppa, ecc…

E’ evidente quindi che un nuotatore, che passasse troppo vicino ad un animale così vorace, correrebbe grandi rischi.

Gli squali dell’acquario sono nutriti tre volte la settimana con un chilo e mezzo di pesce ad ogni pasto. Nonostante mangino così poco arri-vano a pesare fino a 200 kg perché hanno una digestione molto lenta.

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Una caratteristica che li rende diversi dagli altri pesci, è il mo-do in cui nascono: alcuni squali nascono da uova, come molti pe-sci, altri nascono già perfetta-mente formati, come i mammi-feri.

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Anche lo squalo, come il delfino, è diffuso in quasi tutti i mari: se ne sono

avvistati anche lungo tutte le nostre coste, sebbene al largo. Dal 1880 ad

oggi sono state fatte 250 segnalazioni, la maggior parte da pescherecci.

L’incontro con lo squalo, in condizioni normali, è comunque piuttosto raro,

anche nelle zone dove esso è più diffuso, come in Australia e nelle coste

dell’Oceano Pacifico.

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Gli squali hanno dietro gli occhi, un’apertura chiamata “spiracolo”, dalla quale entra l’acqua per la respirazione;

molti possiedono ruvide placche o addirittura spine, il capo affusolato, le

mascelle fornite di robusti denti acuti,velocissimi e voracissimi, gli squali

comprendono alcune tra i più grossi pesci esistenti. Sono più pesanti dell’acqua in quanto mancano della vescica natatoria, della quale sono invece provvisti i pesci

ossei, e per non precipitare sul fondo sono costretti a nuotare in continuità.

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Com’è ?Dove vive ?

Cosa mangia ?

Come si riproduce ?

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La foca, essendo un mammifero, allatta i piccoli che vengono al mondo di solito in primavera, graziosi nella loro prima “camiciola” di piumino giallo. Mamma foca

partorisce sulla terra ferma, e per questo esistono spiagge scelte appositamente dalle foche per far nascere

i propri figli.

La foca di Groenlandia nasce sulla banchisa, mentre la primavera intiepidisce l’aria e provoca le prime fratture tra i ghiacci, che incominciano ad andare alla deriva. La madre e le altre femmine si prendono cura del neonato

mentre il padre si limita a sorvegliare i dintorni, pronto a gettare l’allarme in caso di pericolo. I piccoli non sono subito in grado di nuotare e, per tal motivo durante il

periodo di allattamento (circa 1 anno), mamma e cucciolo sono inseparabili.

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La foca mangia in prevalenza pesci dei mari freddi: merluzzi, sogliole, crostacei; le foche adulte pesano dai 300 kg ai 450 kg. Il suo

nuoto è agilissimo e talmente rapido che gli consente di catturare facilmente il cibo di cui

ha bisogno. Il solo scopo di queste piccole comunità sembra essere l’inseguimento e la caccia dei branchi di merluzzi e dei salmoni

che si avventurano nell’Artico. Le piccole foche, per crescere, hanno bisogno di molto

cibo, gli adulti per questo motivo devono andare a cacciare molto spesso. Le foche sono anche le prede preferite dagli orsi polari, che

le divorano.

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L’acquario ospita un gruppo di foche comuni, specie del-l’Oceano Atlantico e del Mar del Nord. La foca

comune è un mammifero marino, vive in media 15-20 anni, ed è di di-mensioni relativamente piccole.

L’aspetto generale è pe-sante, tozzo, con una testa rotonda applicata direttamente sul corpo, senza quasi collo. Le zampe poi, sono particolar-mente adatte al

nuoto.

Vive in grandi branchi formati da individui della stessa fa-miglia, perché i piccoli, quando diventano adulti, non si se-parano dai genitori, come per altre specie.

Ha la particolarità di un muscolo interno al muso, che chiude le narici non appena essa tocca l’acqua,

evitando che questa le entri dal naso.

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La foca comune vive sulle coste e nelle acque dell’Oceano Atlantico o del Pacifico. Tra le varie specie di foca è forse la più facilmente osservabile in natura. Spesso si avvicina anche

ai porti e alle zone abitate.

La foca più difficile da osservare è invece la foca monaca, che vive nel mar Mediterraneo. In questo momento è uno dei mammiferi a più alto rischio di estinzione: ne esistono solo 300

esemplari in tutto il mondo!

Molto rara è anche la foca della Groenlandia, oggi severamente protetta dopo

le stragi effettuate nel secolo scorso , per la pregiata pelliccia dei piccoli.

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Come si riproduce ?

Cosa mangia ?

Dove vive ?

Com’è?

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Questi animali, siccome sono carnivori voraci, danno la caccia a tutti i pesci di piccola e media grandezza, ricercando

soprattutto i branchi di aringhe e di sardine, dove compiono delle vere e proprie stragi. Se sono affamati, essi

non esitano a bucare le reti distese dai pescatori, per divorarne il contenuto ed è facile che seguano la scia delle navi

per cibarsi dei rifiuti che vengono gettati in mare.

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Il delfino è uno dei cetacei più comuni nei mari del mondo. Il numero degli esemplari dei vari ge-neri; comunque, si è notevolmente ridotto, perché cacciato a scopi commerciali. Anche nelle acque italiane è stato pescato per prelevarne carne per l’alimentazione umana.

Il delfino non si incontra solo nei mari: il delfino del Rio de la Plata costituisce infatti un esempio dei delfini d’acqua dolce, come pure il delfino del Gange e il delfino del Rio delle Amazzoni; un altro genere ancora si trova nel lago Tungting Hu del fiume Yangtze.

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L’ accoppiamento ha luogo in primavera ed in estate;il maschio nuota verso l’alto ad angolo retto con la femmina, per un tempo variabile da 2 a 10 secondi. Con la nascita del piccolo, ha inizio un legame particolare con mamma delfino, molto simile a quello che lega mamma a figlio tra di noi, perché i delfini sono mammi-feri.

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I delfini sono mammiferi a sangue caldo e, come le bale-ne, appartengono al gruppo dei CETACEI. I due delfini che nuotano nella vasca dell’ acquario sono due TURSIO-PI, riconoscibili, guardando il muso della caratteristica forma a “collo di battaglia”.

I tursiopi raggiungono i 4 m di lunghezza ed i 300 kg di peso. Sono ottimi nuotatori, raggiungono i 60 km/h e so-no in grado di compiere balzi prodigiosi fuori dall’ acqua, alti anche 6–7 metri.

Producono diversi tipi di suoni: i “click”, utilizzati per lo-calizzare le prede, i fischi e gli scricchiolii, articolati fino allo sviluppo di veri e propri linguaggi, come il “fischio firma” che la madre ripete al cucciolo i primi giorni di vi-ta, affinchè possa riconoscerla per sempre.

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Costruito in occasione di Expo ’92, cinquecentesimo anniver-sario della scoperta dell’ America, nell’ area del porto anti-co, l’Acquario di Genova fu progettato per la parte esterna dall’ architetto genovese Renzo

Piano e per gli interni dallo statunitense Peter Chermayeft.

Aperto al pubblico il 15 ottobre 1993, ogni anno accoglie circa 1.200.000 VISITATORI.

Con i suoi 10.000 metri quadrati e le sue vasche, è il più grande acquario d’Europa, dopo quello di

Valencia, ed è uno dei luoghi culturali più frequentati d’Italia.

La missione dell’ Acquario di Genova è di sensibilizzare il pubblico alla conservazione e

gestione razionale degli am-bienti acquatici.

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Gli squali non sono così famelici. “Mangiano più o meno tre volte alla settimana”. Quelli che dovessero trovarsi un uomo tra le fauci potrebbero, poi essere sazi per un mese. Ma non ci sarà bisogno di dare uomini in pasto ai

tredici squali dell’ acquario visto che per sfamare tutti gli ospiti bastano 150.000 euro

l’ anno.

Spese su cui non gravano i moscerini della frutta di cui si nutrono i colibrì (ospiti inusuali per un acquario): un grammo al giorno, pari a

700 insetti.

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All’acquario c’è una vera e propria cucina, dove tra grandi tavoli d’acciaio, lavandini, bilance, coltelli affilati e celle frigorifere, viene preparato il pasto per

600 specie diverse.

Per alcune, biologi e veterinari hanno sta-bilito rigide diete, a seconda delle stagioni e delle condizioni di salute.

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Il plancton è il cibo principale di molte specie di pesci, ed è un’insieme di esseri viventi, vegetali e animali,fluttuanti nelle acque marine o dolci, tra-sportati dalla corrente.

I pesci planctonofagi sono i pesci che si nutrono di planton.

All’acquario c’è proprio un laboratorio, dove, tra piccole provette e grandi cilindri, viene creato questo cibo.

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Quanta agitazione la sera prima della par-tenza, la maggior parte di noi non riusciva a prender sonno.

Nelle nostre teste scorrevano tante doman-de…

Chissà come sarà? Quanti pesci? E poi pas-sare la notte fuori casa e dormire in un al-bergo con i compagni…

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Che emozione la visita alle due grandi vasche tattili, che ci hanno consentito di accarezzare, con le dovute precauzioni, razze e trigoni. Questi animali non sono propriamente do-mestici e, inoltre, vivono in un ambiente completamente diverso dal nostro: per non causare loro dei danni bisogna immergere le mani in acqua e accarezzarli delicatamente solo sul dorso, evitando soprattutto gli occhi e le delicate aperture branchiali. E’ molto importante non cercare di trattenerli per la coda: lo percepirebbero come un pericolo e potrebbe causare una loro reazione.

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Elettrizzati siamo giunti alla vasca degli squali. Una delle più

grandi dell’acquario.

È lunga più di 23 metri e contiene quasi 1.200.000 litri

d’acqua. Al suo interno nuotano diverse specie di squali, all’

appa-renza minacciosa ma in realtà praticamente inoffensivi

per l’uomo, anche se la maggior parte di noi aveva

qualche perplessità…

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In una vasca oceanica del tutto simile a quella degli squali abbiamo

incontrato i cordiali delfini.

L’esperta ci ha riferito che l’Acquario di Genova non propone uno show di

esercizi acrobatici come accade nei delfinari.

Noi però siamo stati fortunati: infatti, transitando davanti alla vasca al

momento dei pasti, abbiamo assistito ad un particolare tipo di addestramento, studiato

appositamente per fare in modo che gli animali non abbiano paura delle

periodiche visite veterinarie, dei prelievi e delle ecografie.

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Sapeste che meraviglia la vasca dedicata alla scogliera corallina del mar dei Caraibi… quasi un mondo incantato!

Lunga 18 metri, la vasca dedicata alla scogliera corallina contiene oltre 500.000 litri d’acqua. Le scogliere coralline si sono formate più di 500 milioni di anni fa grazie all’opera incessante dei coralli costruttori. Questo grande sviluppo è stato reso possibile solo grazie alla stabilità delle condizioni dell’acqua, tra le quali la trasparen-za; i coralli hanno impiegato millenni per crescere, fino ad assumere le dimensioni attuali.

Per questo motivo, all’acquario di Genova hanno scelto di evitare il prelievo del corallo in natura, ricostruendo con cemento e materie plastiche le forme della scogliera, grazie all’opera di decoratori spe-cializzati che hanno lavorato insieme ai biologi.

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Quando un individuo muore,altri crescono dal suo scheletro, contribuendo alla crescita

dell’impalcatura.La parte morta si calcifica e con il passare del tempo da origine a ammassi rocciosi:da questi si ricava quel corallo che

conosciamo come pietre preziose.

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Si nutrono dei piccoli organismi del plancton che si trovano in grande quantità nell’ acqua marina e che catturano con i loro tentacoli.

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Il suo interno è suddiviso da setti verticali. La bocca, all’esterno, è

circondata da tentacoli. Il sacco del corallo appoggia su una coppa di

calcare e deposita calcare alla base facendo crescere l’altezza del corallo

di qualche centimetro l’anno.

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I coralli sono Celenterati della classe degli Antozoi:

sono cioè polipi, forme fisse simili alle meduse.

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PRANZO ALL’ACQUARIO

Tra risate e chiacchiere ci siamo gustati un pranzo davvero

speciale: pizza, patatine fritte e gelato, tutto accompagnato da

una fresca bibita.

Indovinate da chi siamo stati serviti?

Dalle maestre!

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Il nuovo film 3D ci ha lasciati a bocca aperta !!!

Come sarà la vita animale sottomarina tra 10 milioni di anni? Darwin propose la

teoria dell’evoluzione, poi, non soddisfatto di tutto questo, qualcuno ha incominciato a pensare agli animali del

futuro; il paleontologo Dougal Dixon misurò le tendenze del-l’evoluzione nel

passato e le proiettò nel futuro.

Ne uscirono animali dalla apparenza inverosimile….. i Krakken, i

protagonisti del video trasmesso.

Sicuramente nessuno di voi immaginerà chi si potrà incontrare… uccelli e

lucertole marine, uccelli meduse e il sanguinario Jobbewocky…

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Una delle grandi attrazioni dell’Acquario è la vasca tattile, dove adulti e bambini pos-sono infilare le mani per toccare le razze. Non si può farlo in nessun’altra vasca e così il piccolo visitatore, al quale un giorno erano caduti gli occhiali in acqua, ha dovuto aspet-tare l’intervento del personale per riaverli. Inutile dire che nel frattempo c’era un pe-sce che se ne andava felice in giro con un bel paio di occhiali in bocca.

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All’acquario ci sono parecchie sto-rie da raccontare, come quella di Cuba, la tartaruga abbandonata al-l’ ingresso, dentro uno scatolone, il 17 aprile del 2000, con un breve messaggio:

“E’ nata nell’agosto del 1996 e viene da Cuba”.

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Dietisti e veterinari sono dovuti accor-rere un giorno in soccorso di una cernia che sembrava si stesse strozzando, sotto gli occhi dei visitatori, che guarda-vano preoccupati il grosso pesce che si agitava.

Per fortuna un provvidenziale colpo di tosse ha risolto il problema!

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Ad aumentare la bolletta dell’energia elettrica è anche la foresta pluviale, un po’ insolita in un acquario, ma che è stata allestita per ospitare dei colibrì destinati ad un’altra struttura, ma poi rimasti senza casa.

La foresta è fedele a tal punto alla realtà, che i colibrì si sono persino riprodotti!

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La vasca con l’acqua più fredda è quella delle fo-che del mare del

Nord, abituate a vivere a 12° C; le più calde, invece, sono quelle dei

pesci tropicali: circa 26° C. Considerato il fatto che gli impianti

dell’ Acquario hanno bisogno di una potenza elet-trica pari a quella

di circa 500 appartamenti, la somma fa una bolletta da un

milione di euro l’an-no tra energia e riscaldamento.

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La manutenzione all’acquario costa

1.200.000 euro l’anno. Per pulire le vasche non è

sufficiente infilarsi un paio di guanti. Lo staff

dell’acquario deve indossare anche muta, bombola, maschera e

pinne.

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Per far funzionare una vasca non basta riempirla d’acqua .

I componenti necessari al funzionamento sono molti: dalla pompe per far circolare l’acqua agli scambiatori di calore per portarla alla temperatura desiderata,ai filtri per purificarla. Il tutto, ovviamente, collegato da centinaia di metri di altri tubi e una miriade di valvole.

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L’Acquario di Genova è a sistemi chiusi.

Cosa vuol dire ? Vuol dire che non c’è un collega-mento diretto con l’acqua dal mare (poco igienico trovandosi in un porto ), come avviene per esempio a Montecarlo, ma questa è prelevata,filtrata, ripulita e poi utilizzata. Il tutto attraverso tubi, cisterne e impianti che permettono di cambiare l’acqua delle vasche più piccole anche tutti i giorni e delle vasche più grandi una volta l’anno.

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A dividere i visitatori dagli animali delle vasche, vi sono pareti in acril-ico, spesse fino a 25 cm, necessarie per sopportare la grande pressione dell’acqua, tranne nella vasca tattile, in cui si possono invece infilare le mani liberamente.

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Avere a che fare con gli animali del mare non è proprio come curare un ca-ne e un gatto. Di molti pesci si sa poco o nulla: fare il veterinario del mare è un mestiere che va inventato di giorno in giorno!

Pur tra mille difficoltà nell’acqua-rio sono nati diversi cuccioli, so-prattutto fra le foche e i delfini; fra queste ultime c’è stato pure un parto cesareo.