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1,5 € Organo del Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC) [email protected] www.carc.it RESISTENZA Resistenza - Anno 24 - dir. resp. G. Maj - Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 - 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54 Reg. Trib.MI n. 484/19.9.94 - sip il 28/03/18. Per abbonamenti e sottoscrizioni: CCB Intestato a Gemmi Renzo – IBAN: IT79 M030 6909 5511 0000 0003 018 Anno 24 n. 4/2018 EDITORIALE La rivoluzione socialista è in corso e il contributo di ognuno è prezioso La società, il mondo, il paese e la vita di miliardi di persone vanno in rovina, le masse popolari ne subiscono gli effetti, ma è impedito loro di accedere, oltre un grado superficiale e in modo caotico, alla com- prensione delle cause di questo marasma, alla natura, alle forme, al contenuto e agli obiettivi della lotta di classe, che è l’unica strada per porvi fine. Se bastasse manipolare l’informazione, intossicare l’opinione pubblica e impedire la comprensione organica della realtà alla classe operaia e alle masse popolari per mantenere il suo dominio sulla società, la borghesia imperialista avrebbe di che stare tranquilla. Invece due fattori, distinti ma combinati fra loro, concorrono a rompere la cappa di oscurantismo e la diversione: le contraddizioni della crisi generale nel campo della stessa classe dominante e l’a- zione del movimento comunista cosciente e organizzato. La direzione della borghesia sulla società porta alla guerra imperialista. “A livello mondiale e considerando tutti i settori pro- duttivi, il capitale accumulato è tanto che, se i capitalisti lo impiegassero tutto nelle loro aziende che producono merci (beni e servi- zi), estrarrebbero una massa di plusvalore (quindi di profitto) inferiore a quella che estraggono impiegandone solo una parte. La borghesia deve valorizzare il capitale, ma non può farlo solo o principalmente attra- verso la produzione di merci e servizi. Que- sto ha dato luogo a tutti gli sviluppi che rientrano nei seguenti campi: spremitura delle masse popolari (riduzione dei redditi ed eliminazione dei diritti e delle conqui- ste); finanziarizzazione dell’economia reale e sviluppo del capitale speculativo; ricolo- nizzazione dei paesi oppressi e sfruttamento dei paesi ex socialisti; devastazione della terra (saccheggio delle risorse naturali, cam- biamento climatico, inquinamento dell’am- biente, devastazione del territorio); lotta tra capitalisti ognuno dei quali cerca di ingran- dirsi a spese di altri capitalisti. Gli sviluppi in ognuno di questi cinque campi hanno come sbocco la guerra: la guerra è un effetto inevitabile del capitali- smo in crisi” (vedi Resistenza n. 1/2016 “Sei tesi sulla situazione attuale e sulla ten- denza alla guerra. A proposito degli attentati di Parigi e dello stato di emergenza”). La crisi economica si riversa nelle relazioni politiche fra stati e gruppi imperialisti e, secondo il principio che la crisi economica è ormai diventata a pieno titolo crisi dei regimi politici della borghesia imperialista, aumenta - segue a pag. 8 - IMPEDIRE LE MANOVRE PER RIBALTARE L’ESITO DEL VOTO GOVERNI CHI HA VINTO LE ELEZIONI Sostenere il governo del M5S finché mantiene le promesse fatte in campagna elettorale Per i vertici della Repubblica Pontificia l’esito delle elezioni del 4 marzo è una “patata bollente”. Nono- stante il Rosatellum, nonostante i tentativi di condi- zionare il voto con lo spauracchio del ritorno del fascismo e le speculazione sui fatti di Macerata e con gli attacchi mediatici contro il M5S, le “forze responsabili” (PD e Forza Italia) su cui puntavano per formare un governo di Larghe Intese sono crol- lati nei voti, i partiti che invece si sono presentati alle elezioni con promesse di rottura del sistema politico hanno raccolto più del 50% dei voti validi, di cui il M5S quasi il 33% e la Lega il 17%. Adesso i “poteri forti” sono in grande difficoltà, perché hanno già tirato molto la corda. Spinti dalle evoluzioni della crisi politica, che si è aggravata da quando la crisi economica è entrata nella sua fase acuta (2009), hanno infatti già operato una serie di forzature. Ne indichiamo solo alcune: nel 2011 la violazione dell’esito del referendum sull’acqua e l’installazione del governo Monti al posto di quello Berlusconi, su mandato dei poteri forti e sulla scor- ta di una “emergenza economica” (lo spread); nel 2013 il golpe bianco di Napolitano per impedire al M5S di formare un governo; nel 2014 la sostituzio- ne del governo Letta con quello Renzi, nel 2017 quello Gentiloni e, fra i due, il tentativo di mano- mettere la Costituzione con il referendum del 4 dicembre 2016, che hanno perso. L’esito del voto del 4 marzo è, in un certo modo, lo sbocco di que- sto processo. Milioni di persone hanno usato il voto per dire NO ai partiti e agli esponenti delle Larghe Intese, NO alle misure di miseria, devastazione ambientale e guerra che sono la sostanza del pro- gramma comune della borghesia imperialista. Quindi per i vertici della Repubblica Pontificia ribaltare il risultato elettorale non è così semplice, perché indebolirebbe ulteriormente la loro già precaria direzione sulle masse popolari. Dimo- strerebbe praticamente a milioni di persone che la loro partecipazione alle elezioni (già fortemente limitata da leggi elettorali anticostituzionali, soglie di sbarramento, alto numero di firme per presentare liste, impossibilità di esprimere preferenze sulla scheda elettorale, ecc.) non conta nulla, che le ele- zioni non servono a decidere il governo del paese, ma solo a ottenere l’investitura elettorale alla solu- zione di governo su cui i vertici della Repubblica Pontificia si sono accordati. Cosa caratterizza la situazione attuale? Quali passi possiamo e dobbiamo fare? Per quanto riguarda i vertici della Repubblica Pontificia, fanno buon viso a cattivo gioco e vanno ripetendo che “non è successo niente di particolare, siamo in una situazione complicata, ma di ordinaria amministrazione”, “anche altri paesi (Germania, Belgio, Spagna) si sono trovati in simili situazioni di stallo”. In realtà prendono tempo e manovrano per trovare una qualche via d’uscita. Una è quella del “pilota automatico” (per dirla alla Draghi), cioè tirare per le lunghe senza formare un nuovo governo. L’operato di Gentiloni dallo scio- glimento delle Camere in poi va in questa direzio- ne: benché dimissionario dal 23 marzo, ha conti- nuato infatti ad agire come se fosse nel pieno dei poteri. L’espulsione di due diplomatici russi (quin- di la partecipazione del nostro paese all’operazione internazionale di “guerra” contro la Federazione Russa) si aggiunge alla missione di guerra in Niger, al rinnovo di cariche decisive di aziende ed enti sta- tali, al rinnovo dell’accordo con il Vaticano sui cappellani militari, alla riforma dell’ordinamento penitenziario… tutte misure che decisamente non sono “disbrigo degli affari correnti”! Un’altra è quella di una riedizione delle Larghe Intese, sotto forma di un governo guidato da una “figura responsabile” (nei giorni scorsi era circola- to il nome di Tajani…) con il beneplacito della Lega e l’appoggio del PD o di un governo M5S appoggiato dal PD o dalla lista Berlusconi. Una soluzione da “capra e cavoli”: salvare almeno le forme della “volontà popolare” espressa dal voto del 4 marzo e avere un governo che, in nome della “stabilità”, della “responsabilità” di fronte a qual- che emergenza economica e finanziaria (lo spread, il crollo delle borse, ecc.) e della “credibilità di fronte ai mercati”, rispetti i vincoli con la UE (e la UE ha già chiesto un’ulteriore riforma delle pensio- ni che aggrava la legge Fornero…), traduca in manovre il Fiscal Compact che entra in vigore nel 2019, garantisca il versamento del contributo alla NATO (circa 60 milioni di euro al giorno e l’am- ministrazione Trump pretende sia aumentato dall’1,1% al 2% del PIL). Per quanto riguarda le masse popolari, la questio- ne decisiva in questa fase è mobilitarsi - per indurre i vertici della Repubblica Pontificia a rispettare l’esito del voto affidando al M5S, che ha vinto le elezioni, l’incarico di formare il nuovo governo; - per spingere il governo M5S ad attuare le misure che ha promesse in campagna elettorale, a partire dall’abolizione del Jobs Act e della Legge Fornero, dal reddito di cittadinanza, dalle misure per impedi- re la chiusura delle aziende dall’Alitalia all’ILVA dalla FCA alla Embraco (vedi articolo a pag. 5). Elementi di storia del movimento comunista La scienza da lui fondata è ancora la più importante arma del proletariato nella lotta per il potere “L’umanità già da molto tempo, da molti secoli anzi da molti millenni, sogna di far sparire “senz’altro” ogni forma di sfruttamento. Ma questi sogni sono rimasti sogni fino a quando milioni di sfruttati non hanno incominciato a unirsi in tutto il mondo in una lotta coerente, tena- ce e multiforme per trasformare la società capitalista secondo la linea di sviluppo che le è pro- pria. I sogni socialisti si sono trasformati in una lotta socialista di milioni di uomini solo quan- do il socialismo scientifico di Marx ha legato le aspirazioni di rinnovamento con la lotta di una determinata classe” (Lenin - “Socialismo piccolo-borghese e socialismo proletario” del 7 novembre 1905, in Opere complete vol. 9, Editori Riuniti 1960 pagg. 416-424). Articolo a pag. 7 Su Resistenza n. 1/2018 abbiamo trattato di Potere al Popolo (PaP), delle basi su cui è nata la lista e delle prospettive di quel pro- getto i cui promotori, con l’assemblea del 18 marzo scorso al teatro Italia di Roma, rilan- ciano oltre le scadenze elettorali. Durante la campagna elettorale, in molte città abbiamo collaborato in svariate iniziative e nelle liste di PaP erano candidati operai, compagni e compagne che si sono effettivamente distinti per il ruolo assunto al di là delle logiche elettoralistiche, motivo per cui abbiamo dato indicazione di voto (anche) per loro. A elezioni concluse, il risultato di PaP (l’1%) conferma due principi che già avevamo tratta- to alla vigilia della campagna elettorale: 1. non siamo più nella fase in cui i proletari e gli altri lavoratori si trovavano in Europa e negli USA nella seconda metà dell’Ottocen- to, in cui l’obiettivo del movimento comuni- sta era portare in massa il proletariato a pra- ticare, oltre alla lotta economica, la lotta politica partecipando alle elezioni borghesi sotto l’insegna di un proprio partito. Quel compito fu storicamente assolto dai partiti della Seconda Internazionale. Oggi siamo in una fase in cui, nei paesi imperialisti, “una gran parte delle masse popolari non va più neanche a votare e tra quelli che ancora votano, pochi votano per i partiti riformisti. La falce e il martello è ancora nel cuore di molti, ma i partiti che cercano voti branden- do la falce e il martello UN CONTRIBUTO AL BILANCIO DI POTERE AL POPOLO Nel nostro paese ci sono centinaia di migliaia di per- sone che hanno la falce e il martello nel cuore, che riconoscono nel movimento comunista il principale artefice dei passi avanti che l’umanità ha compiuto nel ‘900, che riconoscono il comunismo come il futuro dell’umanità e hanno l’ambizione e la speran- za di fare la rivoluzione socialista in Italia. Sono donne e uomini, giovani, adulti e anziani, uniti da un grande ideale, ma per lo più dispersi in tanti partiti, organismi, circoli e movimenti che non riescono a essere lo strumento per valorizzare il loro entusia- smo e la loro forza, la loro esperienza e la loro dedi- zione alla lotta di classe quanto le potenzialità con- sentirebbero e quanto la situazione richiede. Queste centinaia di migliaia di persone, che sono lo zoccolo duro delle mobilitazioni, delle lotte, delle esperienze di autorganizzazione, sono la base rossa di questo paese, le loro aspirazioni ed esperienze sono il patrimonio da cui partire per rafforzare la rinascita del movimento comunista. Sono reali, esistono: hanno promosso e parteci- pato alle numerose iniziative per le celebrazioni del Centenario della Rivoluzione d’Ottobre, alcuni hanno partecipato attivamente alla campa- gna elettorale (in varie liste, dal PC di Rizzo al M5S, passando per Potere al Popolo) e alcuni invece non vi hanno partecipato affatto. Ma la questione decisiva è che tutti oggi sono in fer- mento perché intuiscono la gravità della situa- zione (vedi l’Editoriale) e sanno, o almeno intui- scono, che la rivoluzione socialista e l’instaura- zione del socialismo è l’unica alternativa reali- stica. Per tutti la domanda è una: come fare? IN ITALIA NON CI SONO PIU’ COMUNISTI? Un’analisi in vista del V Congresso del P.CARC - segue a pag. 2 - A DUECENTO ANNI DALLA NASCITA DI MARX Articolo a pag. 3 Articolo a pag. 7 RE04(18)1-8_+RE 1-4 11.12 04.qxd 31/03/2018 11:11 Pagina 2

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    Organo del Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)

    [email protected] www.carc.it

    RESISTENZAResistenza - Anno 24 - dir. resp. G. Maj - Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 - 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54

    Reg. Trib.MI n. 484/19.9.94 - sip il 28/03/18. Per abbonamenti e sottoscrizioni: CCB Intestato a Gemmi Renzo – IBAN: IT79 M030 6909 5511 0000 0003 018

    Anno 24 n. 4/2018

    EDITORIALE

    La rivoluzione socialistaè in corso e il contributodi ognuno è prezioso

    La società, il mondo, il paese e la vita dimiliardi di persone vanno in rovina, lemasse popolari ne subiscono gli effetti, ma èimpedito loro di accedere, oltre un gradosuperficiale e in modo caotico, alla com-prensione delle cause di questo marasma,alla natura, alle forme, al contenuto e agliobiettivi della lotta di classe, che è l’unicastrada per porvi fine.Se bastasse manipolare l’informazione,intossicare l’opinione pubblica e impedirela comprensione organica della realtà allaclasse operaia e alle masse popolari permantenere il suo dominio sulla società, laborghesia imperialista avrebbe di che staretranquilla. Invece due fattori, distinti macombinati fra loro, concorrono a romperela cappa di oscurantismo e la diversione:le contraddizioni della crisi generale nelcampo della stessa classe dominante e l’a-zione del movimento comunista coscientee organizzato.

    La direzione della borghesia sulla societàporta alla guerra imperialista. “A livellomondiale e considerando tutti i settori pro-duttivi, il capitale accumulato è tanto che, sei capitalisti lo impiegassero tutto nelle loroaziende che producono merci (beni e servi-zi), estrarrebbero una massa di plusvalore(quindi di profitto) inferiore a quella cheestraggono impiegandone solo una parte. Laborghesia deve valorizzare il capitale, manon può farlo solo o principalmente attra-verso la produzione di merci e servizi. Que-sto ha dato luogo a tutti gli sviluppi cherientrano nei seguenti campi: spremituradelle masse popolari (riduzione dei redditied eliminazione dei diritti e delle conqui-ste); finanziarizzazione dell’economia realee sviluppo del capitale speculativo; ricolo-nizzazione dei paesi oppressi e sfruttamentodei paesi ex socialisti; devastazione dellaterra (saccheggio delle risorse naturali, cam-biamento climatico, inquinamento dell’am-biente, devastazione del territorio); lotta tracapitalisti ognuno dei quali cerca di ingran-dirsi a spese di altri capitalisti.Gli sviluppi in ognuno di questi cinquecampi hanno come sbocco la guerra: laguerra è un effetto inevitabile del capitali-smo in crisi” (vedi Resistenza n. 1/2016“Sei tesi sulla situazione attuale e sulla ten-denza alla guerra. A proposito degli attentatidi Parigi e dello stato di emergenza”).

    La crisi economica si riversa nelle relazionipolitiche fra stati e gruppi imperialisti e,secondo il principio che la crisi economica èormai diventata a pieno titolo crisi dei regimipolitici della borghesia imperialista, aumenta

    - segue a pag. 8 -

    IMPEDIRE LE MANOVRE PER RIBALTARE L’ESITO DEL VOTO

    GOVERNI CHI HA VINTO LE ELEZIONISostenere il governo del M5S finché mantiene le promesse fatte in campagna elettoralePer i vertici della Repubblica Pontificia l’esito delleelezioni del 4 marzo è una “patata bollente”. Nono-stante il Rosatellum, nonostante i tentativi di condi-zionare il voto con lo spauracchio del ritorno delfascismo e le speculazione sui fatti di Macerata econ gli attacchi mediatici contro il M5S, le “forzeresponsabili” (PD e Forza Italia) su cui puntavanoper formare un governo di Larghe Intese sono crol-lati nei voti, i partiti che invece si sono presentatialle elezioni con promesse di rottura del sistemapolitico hanno raccolto più del 50% dei voti validi,di cui il M5S quasi il 33% e la Lega il 17%. Adesso i “poteri forti” sono in grande difficoltà,perché hanno già tirato molto la corda. Spinti dalleevoluzioni della crisi politica, che si è aggravata daquando la crisi economica è entrata nella sua faseacuta (2009), hanno infatti già operato una serie diforzature. Ne indichiamo solo alcune: nel 2011 laviolazione dell’esito del referendum sull’acqua el’installazione del governo Monti al posto di quelloBerlusconi, su mandato dei poteri forti e sulla scor-ta di una “emergenza economica” (lo spread); nel2013 il golpe bianco di Napolitano per impedire alM5S di formare un governo; nel 2014 la sostituzio-ne del governo Letta con quello Renzi, nel 2017quello Gentiloni e, fra i due, il tentativo di mano-mettere la Costituzione con il referendum del 4dicembre 2016, che hanno perso. L’esito del votodel 4 marzo è, in un certo modo, lo sbocco di que-sto processo. Milioni di persone hanno usato il votoper dire NO ai partiti e agli esponenti delle LargheIntese, NO alle misure di miseria, devastazioneambientale e guerra che sono la sostanza del pro-gramma comune della borghesia imperialista. Quindi per i vertici della Repubblica Pontificiaribaltare il risultato elettorale non è così semplice,

    perché indebolirebbe ulteriormente la loro giàprecaria direzione sulle masse popolari. Dimo-strerebbe praticamente a milioni di persone che laloro partecipazione alle elezioni (già fortementelimitata da leggi elettorali anticostituzionali, sogliedi sbarramento, alto numero di firme per presentareliste, impossibilità di esprimere preferenze sullascheda elettorale, ecc.) non conta nulla, che le ele-zioni non servono a decidere il governo del paese,ma solo a ottenere l’investitura elettorale alla solu-zione di governo su cui i vertici della RepubblicaPontificia si sono accordati.

    Cosa caratterizza la situazione attuale? Qualipassi possiamo e dobbiamo fare?Per quanto riguarda i vertici della RepubblicaPontificia, fanno buon viso a cattivo gioco e vannoripetendo che “non è successo niente di particolare,siamo in una situazione complicata, ma di ordinariaamministrazione”, “anche altri paesi (Germania,Belgio, Spagna) si sono trovati in simili situazionidi stallo”. In realtà prendono tempo e manovranoper trovare una qualche via d’uscita. Una è quella del “pilota automatico” (per dirla allaDraghi), cioè tirare per le lunghe senza formare unnuovo governo. L’operato di Gentiloni dallo scio-glimento delle Camere in poi va in questa direzio-ne: benché dimissionario dal 23 marzo, ha conti-nuato infatti ad agire come se fosse nel pieno deipoteri. L’espulsione di due diplomatici russi (quin-di la partecipazione del nostro paese all’operazioneinternazionale di “guerra” contro la FederazioneRussa) si aggiunge alla missione di guerra in Niger,al rinnovo di cariche decisive di aziende ed enti sta-tali, al rinnovo dell’accordo con il Vaticano suicappellani militari, alla riforma dell’ordinamento

    penitenziario… tutte misure che decisamente nonsono “disbrigo degli affari correnti”! Un’altra è quella di una riedizione delle LargheIntese, sotto forma di un governo guidato da una“figura responsabile” (nei giorni scorsi era circola-to il nome di Tajani…) con il beneplacito dellaLega e l’appoggio del PD o di un governo M5Sappoggiato dal PD o dalla lista Berlusconi. Unasoluzione da “capra e cavoli”: salvare almeno leforme della “volontà popolare” espressa dal votodel 4 marzo e avere un governo che, in nome della“stabilità”, della “responsabilità” di fronte a qual-che emergenza economica e finanziaria (lo spread,il crollo delle borse, ecc.) e della “credibilità difronte ai mercati”, rispetti i vincoli con la UE (e laUE ha già chiesto un’ulteriore riforma delle pensio-ni che aggrava la legge Fornero…), traduca inmanovre il Fiscal Compact che entra in vigore nel2019, garantisca il versamento del contributo allaNATO (circa 60 milioni di euro al giorno e l’am-ministrazione Trump pretende sia aumentatodall’1,1% al 2% del PIL).

    Per quanto riguarda le masse popolari, la questio-ne decisiva in questa fase è mobilitarsi - per indurre i vertici della Repubblica Pontificia arispettare l’esito del voto affidando al M5S, che havinto le elezioni, l’incarico di formare il nuovogoverno;- per spingere il governo M5S ad attuare le misureche ha promesse in campagna elettorale, a partiredall’abolizione del Jobs Act e della Legge Fornero,dal reddito di cittadinanza, dalle misure per impedi-re la chiusura delle aziende dall’Alitalia all’ILVAdalla FCA alla Embraco (vedi articolo a pag. 5).

    Elementi di storia del movimento comunista

    La scienza da lui fondata è ancora la più importantearma del proletariato nella lotta per il potere“L’umanità già da molto tempo, da molti secoli anzi da molti millenni, sogna di far sparire“senz’altro” ogni forma di sfruttamento. Ma questi sogni sono rimasti sogni fino a quandomilioni di sfruttati non hanno incominciato a unirsi in tutto il mondo in una lotta coerente, tena-ce e multiforme per trasformare la società capitalista secondo la linea di sviluppo che le è pro-pria. I sogni socialisti si sono trasformati in una lotta socialista di milioni di uomini solo quan-do il socialismo scientifico di Marx ha legato le aspirazioni di rinnovamento con la lotta diuna determinata classe” (Lenin - “Socialismo piccolo-borghese e socialismo proletario” del7 novembre 1905, in Opere complete vol. 9, Editori Riuniti 1960 pagg. 416-424).

    Articolo a pag. 7

    Su Resistenza n. 1/2018 abbiamo trattato diPotere al Popolo (PaP), delle basi su cui ènata la lista e delle prospettive di quel pro-getto i cui promotori, con l’assemblea del 18marzo scorso al teatro Italia di Roma, rilan-ciano oltre le scadenze elettorali. Durante lacampagna elettorale, in molte città abbiamocollaborato in svariate iniziative e nelle listedi PaP erano candidati operai, compagni ecompagne che si sono effettivamente distintiper il ruolo assunto al di là delle logicheelettoralistiche, motivo per cui abbiamo datoindicazione di voto (anche) per loro.A elezioni concluse, il risultato di PaP (l’1%)conferma due principi che già avevamo tratta-to alla vigilia della campagna elettorale:1. non siamo più nella fase in cui i proletari

    e gli altri lavoratori si trovavano in Europa enegli USA nella seconda metà dell’Ottocen-to, in cui l’obiettivo del movimento comuni-sta era portare in massa il proletariato a pra-ticare, oltre alla lotta economica, la lottapolitica partecipando alle elezioni borghesisotto l’insegna di un proprio partito. Quelcompito fu storicamente assolto dai partitidella Seconda Internazionale. Oggi siamo inuna fase in cui, nei paesi imperialisti, “unagran parte delle masse popolari non va piùneanche a votare e tra quelli che ancoravotano, pochi votano per i partiti riformisti.La falce e il martello è ancora nel cuore dimolti, ma i partiti che cercano voti branden-do la falce e il martello

    UN CONTRIBUTO AL BILANCIO DI POTERE AL POPOLO

    Nel nostro paese ci sono centinaia di migliaia di per-sone che hanno la falce e il martello nel cuore, chericonoscono nel movimento comunista il principaleartefice dei passi avanti che l’umanità ha compiutonel ‘900, che riconoscono il comunismo come ilfuturo dell’umanità e hanno l’ambizione e la speran-za di fare la rivoluzione socialista in Italia. Sonodonne e uomini, giovani, adulti e anziani, uniti da ungrande ideale, ma per lo più dispersi in tanti partiti,organismi, circoli e movimenti che non riescono aessere lo strumento per valorizzare il loro entusia-smo e la loro forza, la loro esperienza e la loro dedi-zione alla lotta di classe quanto le potenzialità con-sentirebbero e quanto la situazione richiede. Queste centinaia di migliaia di persone, che sono lozoccolo duro delle mobilitazioni, delle lotte, delleesperienze di autorganizzazione, sono la base rossa

    di questo paese, le loro aspirazioni ed esperienzesono il patrimonio da cui partire per rafforzare larinascita del movimento comunista. Sono reali, esistono: hanno promosso e parteci-pato alle numerose iniziative per le celebrazionidel Centenario della Rivoluzione d’Ottobre,alcuni hanno partecipato attivamente alla campa-gna elettorale (in varie liste, dal PC di Rizzo alM5S, passando per Potere al Popolo) e alcuniinvece non vi hanno partecipato affatto. Ma laquestione decisiva è che tutti oggi sono in fer-mento perché intuiscono la gravità della situa-zione (vedi l’Editoriale) e sanno, o almeno intui-scono, che la rivoluzione socialista e l’instaura-zione del socialismo è l’unica alternativa reali-stica. Per tutti la domanda è una: come fare?

    IN ITALIA NON CI SONO PIU’ COMUNISTI?Un’analisi in vista del V Congresso del P.CARC

    - segue a pag. 2 -

    A DUECENTO ANNI DALLA NASCITA DI MARX

    Articolo a pag. 3Articolo a pag. 7

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  • R E S I S T E N Z Apag. 2 Resistenza n. 4/2018

    Se il M5S prenderà le misure di rot-tura che ha promesso in campagnaelettorale e finché le prenderà, seandrà fino in fondo e finché andràfino in fondo nell’abolizione delJobs Act e della Legge Fornero, nel-l’introduzione del reddito di cittadi-nanza, nelle misure contro la chiusu-ra delle aziende e contro le grandiopere speculative, noi comunisti lososterremo e chiameremo la classeoperaia e le masse popolari organiz-zate a sostenerlo nella sua opera. Mantenere le promesse fatte in cam-pagna elettorale richiede però rom-pere con i vertici della RepubblicaPontificia, con la sottomissione allaUE e alla NATO e più in generalecon la Comunità Internazionale deigruppi imperialisti, quindi poggiarel’azione del nuovo governo sull’or-ganizzazione e la mobilitazionepopolare. Dopo il 4 marzo Di Maio si è preoc-cupato più di rassicurare Confindu-stria, Vaticano e “investitori inter-nazionali” che di darsi i mezzi permantenere le promesse fatte in cam-pagna elettorale. Proseguendo suquesta strada, se anche il M5S for-merà un governo (con una qualchecopertura parlamentare o combina-zione ministeriale) e se anche ilnuovo governo inizierà ad attuare ilprogramma in nome del quale haraccolto voti (in Grecia il governoTsipras non ha neanche iniziato afarlo…), nel giro di breve dirà che“lo spread va alle stelle”, che “c’è lafuga di capitali all’estero”, che “nonci sono i soldi”, ecc., cioè farà vale-re lo stato di necessità in cui si trovail governo. E da lì a prendere ilposto delle Larghe Intese nel rapina-re e angariare le masse popolari ilpasso è breve.

    “Noi comunisti siamo pronti a met-tere in campo tutte le nostre forze efin d’ora chiamiamo tutti i lavoratoriavanzati a scendere in campo per farrispettare il risultato delle elezioni.Se il governo Di Maio non adempiràalle promesse del M5S per mantene-re la benevolenza dei gruppi impe-rialisti e della loro istituzioni (UE,BCE, NATO, ecc.), con lo stessovigore lo combatteremo e chiamere-mo tutti i lavoratori avanzati a mobi-litarsi contro di esso, a organizzarsie a costituire un proprio governod’emergenza e farlo ingoiare ai ver-tici della Repubblica Pontificia” (dalComunicato del (n)PCI n. 3 -29.03.18).La pratica dimostrerà che per inver-tire il catastrofico corso delle cose,chi vuole davvero invertire il cata-strofico corso delle cose e quindidarsi i mezzi (la forza) per farlononostante i promotori del catastro-fico corso delle cose, nonostante gliinteressati ad esso, nonostante quelliche solo grazie ad esso prolunganola vita del loro sistema di profitti, diprivilegi, di corruzione, di sopraffa-zione dei lavoratori (uomini e peg-gio ancora per le donne), degli ita-liani (e peggio ancora per gli immi-grati) e di crimini, devono sosteneree promuovere la mobilitazione eorganizzazione degli operai e dellemasse popolari.

    Le prossime settimane e mesisaranno decisivi . Quanto più itempi per la formazione del nuovogoverno si allungheranno, tanto piùla mobili tazione popolare puòdispiegarsi e combinarsi nell’inizia-tiva dei tre attori principali di questoprocesso:- le organizzazioni operaie e popola-ri, gli organismi di lotta, le reti, icoordinamenti, in particolare quegli

    organismi che sono alla testa dimovimenti articolati e con un ruoloa livello nazionale (NO TAV, NOTAP, Comitati per l’acqua pubblica,movimento antirazzista e antifasci-sta) e delle grandi vertenze naziona-li, in particolare quelle della classeoperaia;- i dirigenti della sinistra dei sinda-cati di regime e dei sindacati alterna-tivi e di base, i sinceri democraticidelle amministrazioni locali e dellasocietà civile, gli esponenti dellasinistra borghese non anticomunisti(li chiamiamo “i tre serbatoi”) chegodono di prestigio e seguito tra lemasse popolari organizzate. A loro ilcompito di usare le conoscenze, lerelazioni, le risorse di cui dispongo-no per promuovere la formazione diorganizzazioni operaie e popolari eper sostenere, rafforzare ed estende-re le iniziative con cui esse difendo-no posti di lavoro, servizi pubblici,ambiente (operare da Comitato diSalvezza Nazionale di fatto);- il movimento comunista coscientee organizzato, l’unica forza che perconcezione del mondo, capacità dianalisi e visione di prospettiva puòmettersi alla direzione di questoprocesso.

    Il nostro paese è sempre più spinto aun bivio. O avanza la mobilitazionereazionaria promossa dai verticidella Repubblica Pontificia oppureavanza la mobilitazione rivoluziona-ria per fare dell’Italia il primo paeseche rompe le catene della comunitàinternazionale degli imperialisti eapre la via alle masse popolari deglialtri paesi verso la seconda ondatadella rivoluzione proletaria. Questaseconda è la strada che dobbiamoimboccare con coraggio e determina-zione, con scienza e responsabilità.Bando all’attendismo e al disfatti-smo! Costruire i l nostro futurodipende da ognuno di noi!

    Un governo del M5S non è il Governo di BloccoPopolare. Senza la mobilitazione e l’iniziativa delleorganizzazioni operaie e popolari che agiscono danuove autorità pubbliche è impossibile cambiare ilcorso catastrofico delle cose che la borghesiaimperialista e il clero, per i loro interessi, devonoimporre e impongono anche nel nostro paese.Ogni tentativo di trovare una scorciatoia per lacostituzione del Governo di Blocco Popolare, cioèogni tentativo di costituirlo senza moltiplicare leorganizzazioni operaie e popolari, rafforzarle, coor-dinarle e orientarle a costituire un proprio governod’emergenza, cercando di conferirgli forza grazieall’appoggio di qualche fazione della classe domi-nante anziché delle organizzazioni operaie e popo-lari, è illusione, cedimento, sottomissione o devia-zione verso la sinistra borghese.

    La mobilitazione per l’incarico di governo al M5S èuna questione che non riguarda solo gli elettori del

    M5S e tanto meno può essere lasciato nelle manidel gruppo dirigente del M5S. Occorre la mobilitazio-ne di quel vasto fronte contro le Larghe Intese chegià esiste nei fatti. E contemporaneamente occorreche esso avanzi nel superare:- il legalitarismo e l’attendismo, cioè il confidare insoluzioni di “buon senso” da parte di quelle istituzionie di quei politicanti che stanno distruggendo il paesee spolpando le masse popolari;- il settarismo e lo spirito di concorrenza da parte dicoloro che hanno votato o sono attivisti e sostenitoridi quei partiti e di quelle liste schierate contro le Lar-ghe Intese che si sono presentati alle elezioni inalternativa al M5S (vedi articolo “Un contributo albilancio di Potere al Popolo” a pag. 1);- la concezione che ogni singola vertenza e mobi-litazione sia slegata dalle altre e che ogni singolavertenza e mobilitazione possa avere un esitopositivo anche se slegata dalla questione delgoverno del paese.

    Governi chi ha vinto le elezioni...

    Cos’è la sinistra borghese? “La sinistra borghese è costituita dall’insieme di partiti,organismi e personaggi che concretamente, nella loro atti-vità politica, nei loro programmi, nelle loro iniziative e pro-poste politiche, non vedono altra società possibile che quel-la basata sull’iniziativa economica dei capitalisti, sulla pro-prietà dei capitalisti, sulle aziende che devono produrreprofitti, sulle relazioni mercantili (di compra-vendita). Nonconcepiscono o rifiutano il socialismo. Non concepiscono oconsiderano impossibile la proprietà pubblica delle aziende,che le aziende siano destinate a produrre beni e servizi persoddisfare i bisogni della popolazione, che compiano ognu-na la lavorazione loro affidata grossomodo come ogginell’ambito di una grande azienda capitalista un repartocompie la lavorazione per cui è attrezzato ricevendo quan-do gli è necessario e consegnando i suoi prodotti al repartosuccessivo, senza né contrattare e comperare i primi nécontrattare e vendere i secondi. Esula dal loro orizzonte,per limiti mentali o per rifiuto consapevole non importa,che l’attività economica di tutti i membri della società e ditutte le sue unità produttive (aziende) sia organizzata egestita secondo un piano unitario e razionale, grosso modocome già oggi avviene ad esempio all’interno di una grandeazienda o di una grande istituzione pubblica, che ha molteunità produttive. Ovviamente ancora meno concepiscono o

    ancora più rifiutano che l’insieme delle altre attività (cultu-rali, politiche, ecc.) siano organizzate e gestite dalla massadei lavoratori organizzati, che gli interessi pubblici e gliaffari politici siano trattati e decisi dai lavoratori organizza-ti, che ogni persona abile debba fare la sua parte nel lavorodi cui la società ha bisogno e che questo sia per tutti l’unicotitolo per cui ha diritto ad avere la parte del prodotto socialenecessaria a soddisfare le sue necessità individuali, ecc.Insomma non concepiscono o rifiutano il socialismo. Manello stesso tempo vorrebbero (supponiamo pure sincera-mente) che tutti i membri della società avessero una vitadecente. In concreto che l’avessero anche i proletari, i nul-latenenti, che sono quelli a cui nella società borghese ènegata o che per averla devono arrabattarsi ogni momentodella loro vita, sperando sempre di trovare un padrone, chenon sia troppo esoso, che gli affari del loro padrone vadanobene. Vorrebbero salari decenti, pensioni decenti, un lavoroassicurato per tutti i proletari. Insomma vorrebbero il capi-talismo, una società borghese (cioè fondata sulla proprietà esull’iniziativa economica dei capitalisti), ma senza “i malidel capitalismo”, che provocano disordini e ribellioni, scio-peri e dimostrazioni, ruberie ed evasione fiscale e che, indefinitiva, inciampano con crisi e sproporzioni il funziona-mento della stessa economia capitalista. Vogliono il capita-lismo senza gli inconvenienti del capitalismo” (da La crisidella sinistra borghese, La Voce n.27 – novembre 2007).

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    Storia del Partito comunista (bolscevico) dell’URSSI. V. StalinEdizioni Rapporti Sociali e Red Star Press - pagg. 426 - 24,00 euro Puoi ordinarlo a [email protected]

    “Lo studio della storia del PC(b)dell’URSS, lo studio della storiadella lotta sostenuta dal nostro par-tito contro tutti i nemici del marxi-smo-leninismo, contro tutti i nemi-ci dei lavoratori, ci aiuta ad assimi-lare il bolscevismo e rafforza lanostra vigilanza politica. Lo studio

    dell’eroica storia del partito bol-scevico ci dà per arma la cono-scenza delle leggi che regolano losviluppo sociale e la lotta politica,ci dà per arma la conoscenza delleforze motrici della rivoluzione” I. V. Stalin

    dalla prima

    Sono le prioritàche definisconole coalizioniLa presa di posizione di Ugo Matteie Alberto Lucarelli a favore di unGoverno Costituzionale di SalutePubblica, pubblicata su Il Fatto quo-tidiano del 17 marzo e di cui ripor-tiamo qui un breve stralcio, è unpasso (timido) in questa direzione.“L’apparato di riferimento è nell’art.1 (lavoro, democrazia e sovranitàpopolare) e nell’art. 3 della Costitu-zione: “È compito della repubblicarimuovere gli ostacoli di ordine eco-nomico e sociale che limitando difatto la libertà e l’uguaglianza deicittadini impediscono il pieno svi-luppo della persona umana e l’effet-tiva partecipazione… politica eco-nomica e sociale…”. Il GovernoCostituzionale, e perciò antifascista,serve a chiudere la parentesi neoli-berale e togliere le tracce dell’operarifiutata a larga maggioranza dalpopolo nei due referendum del 2011e 2016 e infine in questo voto, conun’ azione di legislatura nei seguentiambiti: 1. lotta al lavoro precario; 2.abolizione della legge Fornero; 3.rinegoziazione radicale delle obbli-gazioni internazionali in primisquelle con Eurogruppo e per spesemilitari; 4. ripristino di spazi didemocrazia effettiva contro decisio-nismi verticali, cosa che va oltre lasola legge elettorale; 5. grande pianodi cura del territorio per generarelavoro, beni comuni e ambiente.Le risorse per questo programmavengono dalla piena attuazione del

    principio di progressività fiscale,dalla lotta contro rendita, sprechi,privilegio e corruzione, dalla tassa-zione giusta ed efficace di colossiinternazionali come Google, Face-book e Amazon, che oggi dominanovita politica ed economica e sostan-zialmente non pagano tasse. Saràprioritario denunciare, in un’Italiache è in avanzo primario dal 1992,un debito pubblico che continua acrescere, e riconoscere e denunciarele sue componenti più odiose. M5S ènato come critica radicale del neoli-berismo (…). La prima forza politicadel paese deve intraprendere il cam-mino di salute pubblica. La maggio-ranza del popolo italiano rifiuta ilneoliberismo e sosterrà i parlamenta-ri che si impegneranno per superarlo,indipendentemente dal colore politi-co. Noi, intellettuali critici, vogliamoe dobbiamo contribuire alla mobili-tazione popolare per emanciparsi dalneoliberismo”.Per essere più che “una bella pensa-ta”, bisogna che gli autori la trasfor-mino in appello sul quale raccogliereadesioni di altri esponenti dei tre ser-batoi (in modo da costituire una cor-data), ma soprattutto bisogna che dalcampo della carta stampata scendanosul terreno delle mobilitazioni, delleazioni pratiche (le priorità che defi-niscono le coalizioni): il sostegnoalla lotta contro il piano Marchionnee la morte lenta degli stabilimentiFCA è un ambito, la lotta contro lachiusura e per la nazionalizzazionedi Alitalia è un altro, ma ce ne sonomolti altri ancora, su cui possono edevono mobilitarsi gli autori deltesto e coloro che vi aderiranno.

    Ai militanti e agli eletti del M5SPer non fare la fine del governo Tsi-pras in Grecia (cioè per non prendereil posto delle Larghe Intese nel rapi-nare e il grosso della popolazione), ilM5S deve puntare le sue forze, risor-se e attenzioni:- sul bloccare la liquidazione del-l’Embraco, dell’Ilva, della ex Lucchi-ni, di Alitalia e le altre aziende che ipadroni vogliono chiudere, ridurre,delocalizzare e favorire l’organizza-zione degli operai di queste e altreaziende perché sostengano la nazio-nalizzazione, il commissariamento oqualunque altra soluzione che permet-te di tenerle aperte senza penalizzare ilavoratori;- sulle misure urgenti per invertire lasituazione nella sanità e nella scuola:smettere di finanziare la scuola e lasanità private ma potenziare scuola esanità pubbliche con aumento del per-

    sonale, stabilizzazione dei precari,accesso gratuito all’istruzione e allecure mediche, ecc. e a questo finefavorire l’organizzazione di lavorato-ri, studenti, utenti;- sull’annullamento delle grandi operespeculative adibendo invece i lavora-tori alla manutenzione, alla difesa e almiglioramento del territorio;- sui servizi pubblici: basta privatizza-zioni! Invertire la rotta e rendere nuo-vamente pubblici i servizi, a partiredall’acqua (facendo rispettare cosìanche l’esito del referendum del giu-gno 2011);- sull’attuazione pratica della Costitu-zione del 1948 (facendo in questomodo rispettare anche l’esito del refe-rendum del dicembre 2016) che impli-ca anche smettere di mandare i soldatiitaliani in missioni di guerra, nonlasciar usare le basi militari per mis-sioni di guerra, far sloggiare le basiNATO (in sintesi, rottura con laNATO).

    ***

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  • pag. 3Resistenza n.4/2018R E S I S T E N Z A

    Attività di Partito

    ne raccolgono ben pochi” (Comuni-cato del (nuovo)PCI 13/2017 del 12dicembre 2017);2. l’elettoralismo, cioè l’infondatafiducia, l’illusione, che attraverso lapartecipazione alla lotta politica bor-ghese si possa cambiare il corso dellecose, è una tara che ostacola il legamecon le masse popolari organizzate, ali-menta la concorrenza tra gruppi e par-titi che sul fare “la sponda politicanelle istituzioni” concentrano la veraragione della loro esistenza; chi lo pro-muove e lo pratica finisce per ridursi apartecipare in posizione subalterna alletrite e ritrite pantomime del teatrinodella politica borghese: le promessedel “quando saremo eletti” e le speran-ze del “se saremo eletti”.Le questioni che si pongono per laparte più sana e avanzata di coloro chehanno promosso e partecipato a PaP(siano essi del PRC, dell’ex OPG, delPCI o della Rete dei Comunisti… nonè una questione di sigle, ma di conce-zioni e prospettive) sono di due tipi:cosa hanno imparato dall’esperienza;come mettono a frutto quello chehanno imparato.

    All’assemblea del 18 marzo a Romahanno partecipato più di mille personee questo è già di per se la dimostrazio-ne che la spinta a guardare avanti, oltrela scadenza elettorale, è forte; numero-si interventi ne sono stati ulterioretestimonianza. Non emerge chiaramen-te, però, quanto dall’esperienza eletto-

    rale la parte più avanzata dei promotoridi PaP tragga che “il partito dellelotte”, “la sponda politica dei movi-menti”, sia una strada superata dallastoria, una strada che ha avuto un qual-che senso quando attraverso lotte emobilitazioni la classe operaia e lemasse popolari riuscivano a conquista-re migliori condizioni di vita (il perio-do del capitalismo dal volto umano),una strada sopravvissuta all’inizio

    della seconda crisi generale persovrapproduzione assoluta di capitalefintanto che la sinistra borghese haavuto un qualche ruolo accordatoglidai vertici della Repubblica Pontificia,ma una strada che oggi è storicamentesuperata, un vicolo cieco che conducechi lo persegue alla marginalità eall’impotenza. Ragioniamo dunque sul ruolo che PaPpuò e deve avere per uscire dalla mar-

    ginalità nel teatrino della politica bor-ghese a cui conduce l’elettoralismo. Leforze più sane che compongono PaPsono effettivamente legate strettamen-te, promotrici o protagoniste, di unaparte significativa delle mobilitazionipopolari di questi anni; arroccarsi“all’opposizione di qualunque gover-no” significa precludersi la possibilitàdi contribuire ad assestare il colpo piùdoloroso ai vertici della RepubblicaPontificia a opera di quegli stessimovimenti popolari di cui i promotori

    di PaP pretendono di essere rappresen-tanti. Per andare a fondo nel ragiona-mento è decisivo discutere più aperta-mente su - come usare il risultato della mobilita-zione sviluppata per rafforzare l’orga-nizzazione e la mobilitazione dei lavo-ratori e delle masse popolari autonomedalle organizzazioni sindacali e politi-che legati alle Larghe Intese;- come valorizzare tra le masse popola-

    ri la fiducia che è possibile organizzar-si per invertire il corso disastroso dellecose e pensare di costringere i verticidella Repubblica Pontificia ad asse-condare le rivendicazioni delle massepopolari attraverso proteste e lotterivendicative è illusorio. Le lotte riven-dicative hanno effettivamente ottenutorisultati al tempo del capitalismo dalvolto umano (anni 60 e 70 del secoloscorso), ma le condizioni erano moltodiverse da oggi: 1. la presenza di unforte movimento comunista e delcampo dei primi paesi socialisti ali-mentava nei padroni il “terrore rosso”ed essi concedevano per paura che larivoluzione socialista si propagasse, 2.il capitalismo era in fase di ripresa emacinava profitti ed era fisiologico checedesse a concessioni, 3. il movimentopopolare era vasto e radicale e lo scon-tro di classe diretto dal movimentocomunista era aperto e dispiegato.Anche oggi le lotte rivendicative pos-sono occasionalmente, temporanea-mente e in modo circoscritto ottenerealcuni risultati, ma non sono la stradaper invertire il corso delle cose. Peravere un governo che “sgomita peraffermare gli interessi delle massepopolari”, è necessario che le massepopolari si organizzino e si mobilitinoper costruirlo esse stesse, per imporloai vertici della Repubblica Pontificia(la triste fine del governo Tsipras inGrecia ne è dimostrazione). Un passoin questa direzione, ma solo un passo,è promuovere la costruzione di unampio fronte contro le Larghe intese ela mobilitazione contro il ribaltamentodell’esito delle elezioni del 4 marzo,superando infantili contrapposizioni e

    spirito di concorrenza con il M5S che,più che essere attestato di spirito rivo-luzionario e incorruttibilità ideologica,sono manifestazione di irresponsabi-lità, attendismo, disfattismo. Le lotte di cui la classe operaia e lemasse popolari sono protagoniste, persvilupparsi, non hanno bisogno dellasponda politica nel parlamento borghe-se o del partito che ne è grande orga-nizzatore, ma del movimento che svi-luppa fiducia, organizzazione, attivitàpratiche e che le porta a essere la spin-ta alla conquista del governo cheaffronta da subito, attraverso la loromobilitazione, gli effetti più gravi dellacrisi. Hanno bisogno che i comunistielevino il livello della loro capacità dipromuovere la lotta politica rivoluzio-naria per fare dell’Italia un nuovopaese socialista. Sulle caratteristiche e sulla natura delpartito che serve per fare la rivoluzionesocialista rimandiamo a un esaustivocomunicato che il (nuovo)PCI haemesso il 27 settembre 2017 per cele-brare il Centenario della Rivoluzioned’Ottobre (“1917, centenario dellagloriosa Rivoluzione d’Ottobre, lasvolta nella storia dell’umanità”),rilanciamo con i compagni e le compa-gne di PaP il confronto e il dibattito,ma li chiamiamo a contribuire da subi-to alla costruzione del fronte contro lelarghe intese, senza nascondersi dietroflebili giustificazioni per lo scarsorisultato elettorale e senza alimentareillusioni sulla “lunga marcia nelle isti-tuzioni” come strada per cambiare ilcorso delle cose.

    dalla prima

    Un contributo al bilancio...

    Le prossime settimane saranno decisive percostringere i vertici della Repubblica Pontificia arispettare l’esito del voto e a dare mandato alM5S di formare un governo che attui il program-ma per cui ha raccolto milioni di voti.Aspettare e sperare in buon ordine che i verticidella Repubblica prendano spontaneamente que-sta strada è il modo più diretto per lasciare,invece, campo libero alle loro manovre; lamobilitazione delle masse popolari organizzateè la forza che determinerà la situazione politicadei prossimi mesi. Conseguentemente a questaanalisi, in ogni zona in cui siamo presenti stia-mo combinando lavoro di massa (volantinaggidi fronte ad aziende e scuole, banchetti),momenti di discussione e confronto, iniziative emobilitazioni che vanno in questo senso. Riportiamo di seguito alcune di queste attività,ognuna di esse è rappresentativa di un aspettoparticolare, ma complessivamente rappresentanouno spunto che indica una linea e un percorso acui chiamiamo a contribuire tutte le forze, i parti-ti, gli organismi e i singoli che riconoscono lanecessità di non fermarsi a contemplare la situa-zione, ma vogliono essere protagonisti dellariscossa delle masse popolari.

    Gli incontri con il M5S. La parola d’ordine dellacostruzione di un fronte comune contro le largheintese è stata portata alle riunioni dei meet up delM5S a Verbania (il 6 marzo) e a Milano (il 13marzo). Nel primo caso, dalla discussione è emersacon chiarezza l’esistenza di due linee che convivo-no, ma che portano a prospettive molto diverse,opposte fra loro: una linea arretrata che punta aportare il M5S a normalizzarsi e istituzionalizzarsi,legando le sue sorti al teatrino della politica bor-ghese (elettoralismo), una linea avanzata che puntaa sviluppare il legame del M5S con le masse popo-lari organizzate e a far diventare il M5S stesso stru-mento di organizzazione. La lotta fra le due conce-zioni si è resa ben evidente nell’evoluzione delladiscussione: dall’iniziale, diffusa, incertezza provo-cata dalla paura che effettivamente l’esito del votosia rovesciato dai vertici della Repubblica Pontifi-cia e dall’insoddisfazione per il fatto che la Lega haraccolto in zona molti voti, a fine riunione la pro-spettiva di far valere la forza delle masse popolari,di organizzarle e mobilitarle e di legarvisi hariscosso interesse e alimentato combattività. Dasegnalare la presenza di due anziani provenientidalla base del vecchio PCI e che hanno fatto “latrafila” PDS, DS e PD prima di arrivare al M5S,entrambi hanno insistito molto sulla necessità delM5S di strutturarsi in modo più solido e operare inmaniera meno approssimativa, meno spontaneista.Stessa necessità è stata espressa da più di un attivi-sta a Milano. In questo caso l’incontro è stato carat-terizzato da una discussione che si è sviluppata soloparzialmente, dato che il meet up si è concentratoprincipalmente su problemi e questioni locali. Uno

    spunto, poco approfondito, ha riguardato la rifles-sione di un attivista che ha espresso perplessità sulfatto che sia veramente arrivato il momento digovernare per il M5S o se non fosse più produttivorimanere all’opposizione.

    Gli incontri e le assemblee con la sinistra antiLarghe Intese. A Napoli, il 16 marzo, abbiamopartecipato all’assemblea territoriale di Potere alPopolo (PaP), la prima dopo le elezioni. Si confer-ma l’esistenza di due linee: la linea arretrata che“liquida” i risultati elettorali come la dimostrazionedi una grave “virata a destra” delle masse popolarie del paese, una virata che “spiega lo scarso risulta-to di PaP” e che “alimenta populismo e modernofascismo”. E’ una linea disfattista che alimenta laconcorrenza e la contrapposizione con le altre forzeanti Larghe Intese (in particolare il M5S, ma ancheLeU), imbriglia il progetto di PaP e gli impediscedi fare dei passi verso quel ruolo che può e deveassumere per alimentare e sostenere la mobilitazio-ne delle masse popolari e la loro organizzazione.La linea avanzata, che esiste anche se deformata einfluenzata da quella arretrata, riconosce che ladenigrazione del M5S è un errore politico grossola-no, riconosce e vuole valorizzare il ruolo delleorganizzazioni operaie e delle organizzazioni popo-lari (che a Napoli ha un peso importante e in cam-pagna elettorale è stato fatto valere – vedi l’articoloa pag. 5), cerca di emanciparsi dal disfattismo dellalinea arretrata, ma è ancora incerta e, soprattutto,legata all’obiettivo di costruire “il grande partitocomunista promotore delle lotte e coordinatore deimovimenti popolari”. In questa contraddizione frale due linee esposte, siamo intervenuti all’assem-blea sostenendo la necessità di partire dai dati realie non dalle impressioni soggettive per analizzare larealtà, a partire dall’analisi del voto: il paese non è“andato a destra”, hanno vinto le forze che più sisono espresse contro le Larghe Intese e anche laLega ha beneficiato della propaganda in questosenso. Non si tratta di essere “ottimisti a tutti icosti”, ma è una realtà che esista già un fronte antiLarghe Intese nel paese. PaP non ha il compito dicostruire questo o quel nuovo soggetto politico, maquello di continuare nel lavoro di assemblee territo-riali, di coordinamento di organismi e di impegnonei luoghi di lavoro come è stato per tutto il perio-do della campagna elettorale, per contribuire allosviluppo e al consolidamento di questo fronte.

    Le assemblee promosse dal P.CARC. Il 18marzo la Segreteria Federale Lombardia ha svol-to un incontro pubblico alla Casa del Popolo divia Padova. La discussione ha coinvolto compa-gni e compagne che rispetto alle elezioni aveva-no un approccio diverso (chi ha seguito le indi-cazioni di voto per PaP che abbiamo dato inLombardia, chi si è astenuto, chi ha votato M5S)e che fanno un diverso bilancio della situazionecreatasi dopo il 4 marzo. E’ stata una discussionericca in cui le questioni contingenti si sono com-

    binate con aspetti di più ampia prospettiva: ilruolo della mobilitazione delle masse popolarinel respingere i tentativi di ribaltare l’esito delvoto, ma soprattutto il ruolo dei comunisti perfavorire la costruzione di organizzazioni operaiee popolari valorizzando le lotte spontanee erivendicative, le “diffidenze” verso il M5S (perla sua natura interclassista), ma anche le possibi-lità di valorizzarne il ruolo sia in chiave “antisi-stema” che per costruire la nuova governabilitàdal basso del paese. Le ambizioni di cambiare lecose attraverso la partecipazione al teatrino dellapolitica borghese, e il M5Sincarna quelle di 11 milio-ni di elementi delle massepopolari che lo hannovotato, faranno i conti conle tendenze e le condizionioggettive e diventerannocampo attraverso cui ampisettori popolari faranno laloro esperienza praticarispetto al fallimento dellalogica della delega. Ladiscussione si è chiusasenza unità di vedute, maquesto è un dato che dimo-stra le ampie possibilità diunire ciò che l’elettorali-smo divide, se si mettonoal centro le masse popolarie il loro protagonismo.Anche a Firenze, il 16marzo, si è svolta un’as-semblea per discutere del risultato elettorale edelle prospettive. A organizzarla la SegreteriaFederale Toscana alla Casa del Popolo “Il Cam-pino”; fra i partecipanti gli esponenti di vari par-titi e movimenti (da PaP a LeU), oltre al presi-dente del Circolo. Anche in questo caso si è trat-tato di una discussione ricca, da cui è emerso unorientamento unitario ben definito: perseguire ilconfronto politico, le iniziative comuni, tradurrele discussioni in campo pratico, ma senza caderenell’organizzativismo, alimentare cioè la discus-sione politica più ampia anche su temi di caratte-re internazionale (la situazione in Venezuela, aCuba o in Corea del Nord). La Toscana si confer-ma essere un territorio in cui la “base rossa” èpresente e vivace (un quinto dei voti delle liste disinistra - PaP, PC di Rizzo - viene da qui, conzone in cui la percentuale è stata molto al disopra della media nazionale), un territorio in cuiil crollo del PD apre ampi margini di intervento elibera forze in quella fitta rete di circoli e case delpopolo che le raccoglie. Su questo si sono espres-si molti dei partecipanti, fra cui un compagnocandidato con PaP che ha riconosciuto che è daquesta rete che provengono i voti che lui stessoha raccolto (più di 4 mila) e che sono oggi unabase da cui partire per allargare il fronte della

    mobilitazione e dell’organizzazione. La necessitàdi impedire il ritorno del governo delle LargheIntese; la necessità di sviluppare organizzazionioperaie, popolari e giovanili e sostenerne il coor-dinamento con l’obiettivo comune di costruire lanuova governabilità; lo sviluppo della politica dafronte fra gli organismi presenti e consolidare ilruolo di riferimento del Circolo sono i punti disintesi con cui si è conclusa l’assemblea.

    Le mobilitazioni. A Sesto San Giovanni la Sezio-ne del Partito è intervenuta nella campagna eletto-rale su due livelli: sostenendo gli embrioni di coor-

    dinamento fra le forze che sul territorio si attivanoper sostenere e promuovere le mobilitazioni popo-lari (raccolte in PaP), intervenendo nel movimentodi lotta per la casa, con il rafforzamento dell’orga-nizzazione e della mobilitazione degli abitanti dellaCasa Rossa Rossa e sostenendo la mobilitazionedel Comitato Inquilini. Il 17 febbraio questi dueorganismi hanno promosso un’assemblea cittadinacon la partecipazione del Comitato Vele e del Can-tiere 167 di Scampia, con avvocati dell’Associazio-ne Attuare la Costituzione (Felice Besostri e Giu-seppe Libutti) e con Maura Sianesi, legale dellaComunità di Sant’Egidio. Quella assemblea è stataun momento importante per rilanciare la mobilita-zione per il diritto alla casa e per farla entrare agamba tesa nella campagna elettorale, ha alimenta-to la partecipazione ai picchetti antisfratto e allemobilitazioni che si sono susseguite, arrivando allamanifestazione cittadina di sabato 24 marzo. Quel-la manifestazione segna la ripresa su vasta scaladella lotta, testimoniata sia dalla partecipazione dicentinaia di persone, famiglie, esponenti di movi-menti e partiti, sia dai legami che si stanno strin-gendo con altre lotte territoriali, in particolare con-tro l’amministrazione di destra che alimenta guerrafra poveri e razzismo istituzionale (anche nei criteridi assegnazione delle case popolari).

    Le assemblee territoriali, i banchetti e le mobilitazioni post elezioni

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  • R E S I S T E N Z Apag. 4 Resistenza n. 4/2018

    Lavoro operaio e sindacale

    La mobilitazione della classe operaia e degli altrilavoratori avanzati è la forza materiale che tra-sforma la società. Quando la classe operaia simobilita, trascina con sé il resto delle massepopolari e le sue parole d’ordine diventanoimmediatamente le parole d’ordine di tutto ilmovimento popolare.La mobilitazione della classe operaia è l’aspettodecisivo nella lotta per impedire che l’esito delvoto sia ribaltato dai vertici della RepubblicaPontificia (vedi l’articolo”Governi chi ha vinto leelezioni” a pag. 1); nella lotta per costruire lanuova governabilità del paese dal basso, perimporre ai vertici della Repubblica Pontificia ilGoverno di Blocco Popolare; ma più in generalenella rivoluzione socialista, dato che essa sarà lanuova classe dirigente della società socialista.Oggettivamente, cioè per il ruolo che ricopre nelmodo di produzione capitalista, la classe operaiaha un ruolo decisivo nel funzionamento dellasocietà a partire dal fatto che è lei a produrre ibeni e i servizi che tutti usano, per assumere ilruolo decisivo nella lotta per la trasformazionedella società è necessario che impari a far valerela sua forza, ad affrontare in autonomia dalle isti-tuzioni e dalle autorità della classe dominante lecontraddizioni e i problemi che le si pongono,prenda fiducia in se stessa e nella sua forza. Aquesto fine, le lotte rivendicative sono una scuolae per migliaia di operai rappresentano il primoapproccio alla lotta di classe, in molti casi peròcon un esito deludente perché la crisi generale delcapitalismo lascia sempre meno margini almiglioramento delle condizioni di vita e di lavoroe, anzi, spinge padroni e governi a eliminare idiritti e le tutele esistenti e a chiudere le aziende. Per questo molti operai sono sfiduciati e si con-centrano sulle difficoltà: “non ci sono più le gran-di fabbriche”, “non c’è un’organizzazione gran-de, forte e decisa a lottare fino alla fine”, “siamorimasti in pochi a mobilitarci e siamo sparsi”; permolti parlare di organizzazioni operaie e di orga-nizzazioni popolari (OO e OP) che si mettonoalla testa della mobilitazione di tutte le masse èun’utopia. E in effetti rimane quello, se ci siferma a contemplare la situazione per quella cheè anziché considerare la situazione che può esse-re e a cui ognuno può contribuire; se ci si con-centra sulle difficoltà anziché sulle possibilità esugli appigli che oggettivamente esistono. Ad

    esempio:- non ci sono più le grandi fabbriche da decine dimigliaia di operai concentrati in un unico stabili-mento, ma ci sono 250 aziende sopra i 1000dipendenti, 670 fra i 500 e i 1000 dipendenti;3200 fra i 200 e i 500 dipendenti e 82.148 fra i 20e i 100 dipendenti (dati ISTAT 2011). Inoltre,quando parliamo di classe operaia, non parliamosolo dei metalmeccanici (che è vero ne sono statie ancora sono lo zoccolo duro), ma di tutti idipendenti di aziende private che con il loro lavo-ro producono plusvalore per il padrone nel com-mercio, nei servizi, anche nelle cooperative…- Non è vero che la mobilitazione della classe ope-raia è efficace solo se parte e coinvolge gli operaidelle grandi aziende. Certo, le grandi aziende sonodecisive, ma anche a partire dalle piccole o picco-lissime aziende la classe operaia può far valere ilsuo ruolo (vedi l’esempio della Rational a pag. 5),anzi, le piccole e piccolissime aziende sono lagrande maggioranza, l’organizzazione e il coordi-namento di quegli operai contribuisce a dareampiezza e capillarità alla mobilitazione.- In moltissime aziende di ogni dimensione cisono embrioni di organizzazioni operaie (OO,nelle aziende private) e di organizzazioni popola-ri (OP, nelle aziende pubbliche): in alcuni casihanno la forma dell’organizzazione di lotta, inaltri si occupano di sicurezza, in altri ancora,invece, sono attive su iniziative culturali e ricrea-tive; in alcuni casi sono raccolte attorno alleRSU, in altri no. Ma quello che è certo è che inogni azienda esiste un embrione di OO o OP.- Gli embrioni di OO e OP non sono nuclei giàformati e coscienti del proprio ruolo: anche unsingolo operaio è un embrione. La cosa impor-tante non sono i numeri da cui si parte, ma ilruolo che anche un solo operaio assume e l’ini-ziativa che prende.

    Da cosa si parte per costruire OO e OP?Il primo passo, forse a questo punto è già chiaro,è individuare l’embrione. Più praticamente, ognilettore può e deve domandarsi se non sia propriolui o lei l’embrione da cui inizia tutto. Dove c’èl’embrione, con i tempi che ci vogliono e perse-guendo le strade più appropriate, inizia la fase dicostruzione della OO o della OP. E’ una fase chesi sviluppa spontaneamente fino a un certo livellosenza alcun particolare requisito che non sia lavolontà di chi inizia.

    La seconda fase è il consolidamento e il rafforza-mento della OO o OP, si pone la questione di farsiconoscere ad altri operai e diventare punto di riferi-mento autorevole, di stringere relazioni con operaidi altre aziende e con i movimenti popolari del ter-ritorio, si pone inoltre la questione di capire benecome funziona l’azienda e quale è il suo ruolo neltessuto produttivo. Questa fase, generalmente, siintreccia e trae forza dalla mobilitazione su que-stioni rivendicative e sindacali, per svilupparsi,oltre che della volontà di chi inizia, necessita chechi dirige la OO o la OP abbia già, o sia disposto aformarsi, una esperienza, delle relazioni, dei legamipolitici e organizzativi, una visione del mondo piùorganica e ampia di quella richiesta per la fase pre-cedente. Noi mettiamo a disposizione a ogni ope-raio e a ogni gruppo di operai l’esperienza chesiamo andati accumulando, in modo da permetterea tutti di avvalersi di criteri e principi generali giàsperimentati e trovare la loro traduzione particola-re, in modo da non partire da zero e avanzare piùvelocemente.La terza fase è caratterizzata dal fatto che la OOo OP è abbastanza solida ideologicamente e strut-turata organizzativamente da prendere posizione,con sicurezza, sui principali problemi del territo-rio e del paese, ma soprattutto indicare le misureche servono per farvi fronte e mobilitare diretta-mente le masse popolari ad attuarle, senza aspet-tare che a muoversi siano le autorità e le istituzio-ni della classe dominante. Opera, diciamo noi, danuova autorità pubblica, secondo il principio che“è legittimo tutto quello che è negli interessi dellemasse popolari, anche se per la classe dominanteè considerato illegale”. Questa terza fase, le suecontraddizioni, i suoi avanzamenti e il suo svi-luppo, richiedono un superiore legame con ilmovimento comunista cosciente e organizzatoperché riguarda direttamente la questione delgoverno del paese: la rete di nuove autorità pub-bliche costituite dalle OO e OP, zona per zona, èla forza che impone ai vertici della RepubblicaPontificia un suo governo di emergenza dellemasse popolari organizzate, è la forza che spingeavanti la rinascita del movimento comunista e larivoluzione socialista.

    Come si inizia a costruire OO e OP?Ogni azienda ha una situazione particolare (èessa stessa particolare: numero di dipendenti,posizione e ruolo nel tessuto produttivo, ecc.),

    ma tutte sono unite dal modo di produzione e dalsistema sociale in cui sono sorte e operano. Que-sto significa che non bisogna inventarsi niente,ma il modo migliore per iniziare è partire da ciòche altri hanno fatto e fanno e modificarlo sullabase della situazione particolare. Alcuni esempi:1. procurarsi o costruirsi l’indirizzario di tutti glioperai che lavorano nell’azienda e di fornitori eclienti. L’indirizzario di tutti i lavoratori (quelliche arrivano e quelli che partono, quelli a tempoindeterminato e quelli precari) serve per potercomunicare e fare interventi che raggiungonotutti, cosa che trasmette idea di forza e decisione.L’indirizzario di fornitori e clienti serve a capirese il padrone ha in cantiere piani di riduzioni,delocalizzazioni, chiusure, manovre speculative equindi ad agire tempestivamente per contrastarli;in più favorisce l’azione degli operai che even-tualmente scendono in lotta per continuare la pro-duzione in maniera autorganizzata, li aiuta a nondover cominciare da zero;2. se il padrone minaccia la chiusura dello stabili-mento, allarmare la popolazione della zona suidanni che ciò provoca alle attività locali e allapopolazione;3. ogni volta che c’è in ballo una fabbrica inqui-nante o di armi e qualcuno dice che bisogna chiu-derla, propagandare su scala più ampia possibileche le aziende non si chiudono, si riconvertono(“inquinante è il capitalismo, non la lavorazio-ne!”: questo si lega alla lotta per cambiare ilcorso generale delle cose);4. la realizzazione di un notiziario dell’azienda(come i gruppi operai alla Electrolux): cosa suc-cede nell’azienda, che prospettive ha nelle manidi un padrone che la usa come sua proprietà estrumento del suo arricchimento, dove invecepossono portarla i lavoratori se si organizzanoper farlo ecc.;5. la creazione di corrispondenti di reparto, chealimentano e fanno riferimento alla OO o allaOP presente in azienda ed eventualmente nefanno parte;6. l’organizzazione di feste e assemblee azienda-li, rivolte cioè agli operai dell’azienda e ai lorofamiliari. Il coinvolgimento dei familiari deglioperai è parte integrante dell’azione di orienta-mento che una organizzazione di lavoratori eser-cita fuori dall’azienda e diventa fondamentale neimomenti di lotta aperta; 7. la ramificazione in organizzazioni di reparto(per le grandi aziende);8. l’organizzazione di incontri periodici di orga-nizzazioni di lavoratori di una data zona, di uncomparto produttivo, ecc.

    Dove siamo presenti, dove le nostre forze ci con-sentono di arrivare benché non ci siano Sezionisul territorio, il nostro sostegno all’organizzazio-ne e alla mobilitazione della classe operaia, allaformazione di OO e OP è incondizionato. Scrive-teci osservazioni, commenti, scriveteci dei pro-blemi che incontrate a promuovere OO e OP edelle iniziative che sentite alla vostra portata periniziare a costituirle o per rafforzare quelle chegià esistono. Ma soprattutto tenete a mente,diffondete e propagandate la verità: non sono ipadroni a essere forti, è la classe operaia che deveimparare a far valere la sua forza!

    Agli operai delle aziende capitaliste, ai lavoratori delle aziende pubbliche

    LE ORGANIZZAZIONI OPERAIE E LE ORGANIZZAZIONI POPOLARISONO LA FORZA CHE CAMBIA IL PAESE, COSTRUIAMOLE INSIEME

    La mobilitazione del 23 marzo a Pomigliano e il coordinamento degli operai FCAIl 23 marzo lo stabilimento FCA di Pomiglia-no è stato fermato dalla mobilitazione lanciatadagli Operai Autorganizzati, sostenuta dallosciopero di 8 ore indetto dal SI COBAS e daipicchetti che hanno bloccato le vie di accessoallo stabilimento, a cui hanno dato sostegnoanche un nutrito gruppo di operai della logisti-ca. Alla mobilitazione hanno partecipato ope-rai FCA di Termoli e Cassino (da Melfi, dovepure l’USB ha indetto 8 ore di sciopero, nonsono riusciti ad arrivare a causa della neve chebloccava le strade), mentre in contemporanea,a Torino, gli operai di Mirafiori tenevano unpresidio davanti ai cancelli di corso Tazzoli.Altre realtà di fabbrica, come il Coordinamen-to Lavoratori della GKN di Firenze (che lavo-ra in buona parte proprio per FCA) e gli operaidella INNSE di Milano hanno mandato comu-nicati di solidarietà. E’ stato un importante passaggio nel conso-lidamento del coordinamento operaio dilivello nazionale che si sta costituendo percontrastare il piano di Marchionne di

    dismissione delle fabbriche ex FIAT, le cuipremesse sono la scadenza (nel 2018) degliammortizzatori sociali a Mirafiori e Pomi-gliano per migliaia di operai, i blocchidella produzione che si susseguono da Cas-sino a Melfi, l’assenza di un piano indu-striale complessivo. Nonostante le chiusuredi stabilimenti e i ridimensionamenti degliscorsi anni, nel 2017 FCA contava ancora33.968 addetti (fonte: ilSole24ore), ai qualivanno aggiunte le decine di migliaia del-l’indotto.

    Guardare avanti. Il consolidamento delCoordinamento Operai Autorganizzati FCAsi rafforzerà tanto più combinerà, con l’o-biettivo immediato di impedire lo smantella-mento delle fabbriche, due movimenti:- estendere l’intervento negli stabilimentidel gruppo e in quelli dell’indotto per allar-gare il proprio campo di azione, dalla GKNalla New Holland, dalla Maserati, alla Fer-rari e all’Iveco… il campo dei potenzialialleati è vasto;

    - legarsi al resto del movimento operaio epopolare che resiste alla crisi, alla miriadedi vertenze grandi e piccole che attraversa-no il nostro paese (vedi l’articolo “Alcunefra le principali vertenze”); confrontandosida subito sul “percorso comune” da intra-prendere, ad esempio, con il comitatodell’ospedale S. Gennaro di Napoli in lottacontro la chiusura e il coordinamentoregionale di cui sono parte, con il movi-mento per l’Acqua Pubblica di Cassino, icollettivi studenteschi che lottano contro laBuona Scuola in ogni città, le organizza-zioni popolari come il Comitato Vele diScampia.

    Il P.CARC è in prima fila nel sostenereentrambi i movimenti, mettendo a disposi-zione contatti e relazioni e alimentando ildibattito e le iniziative comuni, facendoconoscere le attività e le iniziative delCoordinamento in ogni zona in cui siamopresenti, come per l’appello che lanciava lagiornata del 23 marzo.

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  • pag. 5Resistenza n.4/2018R E S I S T E N Z A

    Amministrazioni Locali di Emergenza

    Alcune fra le principalivertenze del paeseLe vertenze in aziende capitaliste e pubbliche diogni dimensione, dai grandi gruppi come FCA aquelle piccole come la Rational, continuano in tuttoil paese. Sono la conferma della necessità che ilprossimo governo attui da subito le misure perinvertire il corso catastrofico delle cose, a comin-ciare dall’abolizione del Jobs Act e della legge For-nero, lo esigono quei milioni di lavoratori chehanno votato contro i partiti delle Larghe Intese.La mobilitazione delle centinaia di migliaia di ope-rai e lavoratori delle aziende che sono a rischio dichiusura o di ristrutturazione, il loro coordinamentoe la spinta comune sul prossimo governo sarannodeterminanti per gli esiti di ogni singola lotta.Diamo una panoramica parziale sul “grande eserci-to” che si deve organizzare, coordinare e impararea dispiegare la sua forza.Telecom. Dopo i 6500 esuberi prospettati a gen-naio per “favorire” l’ingresso di giovani (e menocostose) leve in azienda, si aggiungono altri 30milaposti di lavoro a rischio tra interni e indotto per lavolontà di reinternalizzare il settore delle installa-zioni telefoniche. A questa è da aggiungere la pre-tesa di riformulare i capitolati di appalto abbatten-doli subito del 10% (anche quelli in essere), ren-dendo i salari inferiori perfino al CCNL. Alitalia. E’ ancora in alto mare la situazione diAlitalia e dei suoi circa 12mila addetti (che rad-doppiano considerando quelli dell’immediatoindotto), dopo la fuga degli ennesimi “capitanicoraggiosi” arabi. Questo risultato è frutto anchedel secco NO al referendum (68%) del 24 aprile

    del 2017 in cui si volevano imporre altri 2600licenziamenti e peggioramenti normativi e sala-riali a chi rimaneva. Intanto continuano gli scio-peri, alla media di uno al mese.Italianonline. I padroni della ex Seat - PagineGialle hanno provato a licenziare oltre 400 lavo-ratori, di cui più della metà nella sola Torino; losciopero nazionale sostenuto dal Coordinamentodelle RSU ha portato al congelamento degli esu-beri per tre settimane, ma le mobilitazioni conti-nuano per rispedire completamente l’attacco aimittenti che lo scorso anno si sono messi in tasca26,4 milioni di euro (+17% sul 2016).Embraco. Si trascinerà fino a dicembre 2018 lavertenza dei 500 lavoratori della azienda di elettro-domestici di Torino, che i padroni della collegata diWhirlpool volevano chiudere già a marzo ma chel’intervento di Calenda ha fatto slittare a dopo leelezioni, spacciando il rinvio per una vittoria.Ferrovie regionali. Il 21 marzo i ferrovieri lom-bardi di TreNord hanno aderito al 90% allo scio-pero proclamato dall’ORSA, bloccando comple-tamente la circolazione del traffico regionale, perprotestare contro le croniche carenze di organico,gli straordinari continui, imposti e non concordaticon i sindacati, una situazione generale di eviden-te sbando e totalmente scaricata sulle spalle deilavoratori. Il 23 marzo c’è stata la replica in Pie-monte per motivazioni identiche.Siderurgia. Gli operai dell’associazione Cam-ping CIG hanno inviato una lettera all’ex mini-stro Calenda chiedendogli dove siano finite lenumerose “rassicurazioni” portate in piena cam-pagna elettorale a Piombino per le sorti delleacciaierie, dato che entro fine anno scadranno gliammortizzatori sociali e la fase di vendita ai

    nuovi padroni di Jindal è tutt’altro che definita.Va avanti da mesi anche la trattativa per il pas-saggio del gruppo Ilva ai nuovi padroni di Mittal,che da subito avevano chiesto 4mila licenziamen-ti su 12mila operai, a Taranto, e 600 a Corniglia-no: il tutto mentre continuano a non venire mini-mamente applicate le misure per limitare l’inqui-namento del territorio, alimentando la contraddi-zione fra diritto alla salute e lavoro.Fincantieri. A Palermo si è arrivati alla cinquante-sima settimana consecutiva di sciopero dei saldato-ri e carpentieri del reparto OSA, per protestare con-tro lo spostamento della pausa mensa a fine turno(un modello imposto prima di altri in FCA). Istruzione. In occasione dell’insediamento delleCamere, venerdì 23 marzo hanno scioperato perla terza volta in un mese le maestre italiane con-tro i 40mila licenziamenti dalla, ormai tristemen-te famosa, sentenza del Consiglio di Stato delloscorso dicembre. Il Miur ha assicurato una “solu-zione entro l’estate”, ma la sola risposta accetta-

    bile sono la riapertura delle graduatorie e il man-tenimento del posto in ruolo di coloro che vi sonogià inseriti, spesso da oltre dieci anni.Sanità. La Regione Toscana ha messo a bilancioaltri 45 milioni di euro di tagli al personale per iprossimi due anni, un attacco pesante in un settoredi lavoro dove le ore di straordinario imposte e nonpagatei non si contano più, al pari di episodi diburn out, dove il numero di infermieri, OSS e tec-nici è già ridotto all’osso con la conseguenza diliste di attesa infinite: tutti elementi a favore delsettore privato, sempre più in espansione.Commercio. Fallisce la società Dps che detieneil marchio Trony e viene comunicato via What-sApp ai 500 dipendenti dei 43 negozi italiani chenon si devono più presentare al lavoro, dopo aversubito per due anni i tagli salariali dei contratti disolidarietà. La crisi, dovuta alla concorrenza delsettore e-commerce, colpisce e mette a rischioaltre grandi catene di vendita di prodotti dell’elet-tronica come Euronics e Mediaworld.

    Nel corso del 2017 abbiamo scritto piùvolte su queste pagine degli operai dellaRational di Massa e della loro lotta perimpedire la chiusura dell’azienda dietrola parola d’ordine “vincere alla Rationalper aprire una strada”. Un anno fa inizia-va la battaglia: il piazzale della fabbricaè stato per mesi il centro di riferimentosindacale e politico dell’intera città enon solo: ci sono passate le principaliorganizzazioni operaie della Toscana(GKN, Piaggio, acciaierie di Piombino)ed esponenti autorevoli come Luigi DeMagistris e il vicepresidente emeritodella Corte Costituzionale e fondatoredell’associazione “Attuare la Costituzio-ne” Paolo Maddalena. Oggi, dopo unperiodo di difficoltà e ristagno, la mobi-litazione è a un punto di svolta: il 19marzo, davanti ai cancelli della loro fab-brica, gli operai hanno esposto il proget-to di cooperativa a cui stanno lavorando;hanno raccolto le prime adesioni (tra cuiquella di Ugo Mattei) e a breve usciran-no pubblicamente con il loro “piano diguerra” per riprendersi i posti di lavoro. Il bilancio della mobilitazione di que-sto anno ci permette di ricavare alcuniinsegnamenti importanti, importantiper noi che come Partito abbiamosostenuto tutta la mobilitazione fin dalprimo giorno, e anzi abbiamo dato uncontributo decisivo affinché iniziasse,

    e importanti per tutti gli operai e ilavoratori che si trovano in una situa-zione simile, con il padrone che vuolechiudere, o che comunque si pongonola questione di promuovere la mobili-tazione contro gli effetti della crisi. Alcuni aspetti li avevamo già individuatied evidenziati anche nei mesi passati:l’importanza di non aspettare che arrivi“il momento della resa dei conti” (lachiusura o i licenziamenti, ecc.), ma ini-ziare da subito a costruire l’organizza-zione operaia interna all’azienda checostituisce lo zoccolo duro, la testa, lebraccia e le gambe degli operai. Quantopiù si arriva “alla resa dei conti” con unaorganizzazione operaia costituita, attiva,rodata, tanto è più facile ideare e attuareil piano di guerra per respingere gli arbi-tri padronali. Senza contare che un’orga-nizzazione operaia attiva e rodata, ingenere, riesce a prevenire le mosse delpadrone e a portare lo scontro di classeche si svolge ordinariamente dentro ogniazienda a un livello più favorevole pergli operai.Avevamo già individuato e trattatoanche del fatto che “non è necessarioessere in tanti a iniziare”, ma che bastaanche un solo operaio legato al movi-mento comunista cosciente e organizza-to (al Partito) per permettere al Partito didispiegare il suo intervento e per per-

    mettere a tutti gli operai di muoversi daun livello più avanzato e di muovere ailoro fini tutti gli agenti in campo (sinda-cati, amministrazioni locali, ecc.).A questi due insegnamenti se neaggiungono altri due, di più recenteindividuazione.Il primo riguarda la comprensione delfatto che la mobilitazione degli operaidelle medie, piccole e piccolissimeaziende ha uno specifico valore e rap-presenta una specifica esperienza perniente secondaria, in ordine di impor-tanza, alla mobilitazione degli operaidelle grandi aziende. Nel nostro paeseci sono circa 83mila aziende di dimen-sioni simili a quella della Rational (frai 15 e i 30 dipendenti), è un “territorio”enorme in cui conquistare posizioni,un territorio enorme dove costruirenuove basi economiche della società.Anche i lavoratori di una piccolaazienda possono dare battaglia e trasci-nare le masse popolari, se sono decisi avincere, se tengono in mano l’iniziati-va e hanno un orientamento e una lineadi azione adeguati. L’esperienza dellaRational dimostra proprio questo: dalloro esempio hanno preso forza ecoraggio gli operai dei cantieri navalidi Carrara contro i licenziamenti, quellidell’indotto GE – ex Pignone (chesono molti di più) contro la repressione

    aziendale e i licenziamenti. Il secondo insegnamento riguarda lacombinazione fra aspetti politici dellabattaglia e aspetti tecnici. Fintanto cheil centro dello scontro era fra operai epadrone e fintanto che si è trattato di“elaborare una soluzione alla chiusu-ra”, gli aspetti di concezione, orienta-mento generale e combattività sonostati gli ingredienti principali dellalotta. Quando, decisa la via della costi-tuzione in cooperativa, agli aspetti diorientamento e combattività si è tratta-to di aggiungere le questioni tecniche,sono emerse le difficoltà. Per far ripar-tire o convertire le produzioni indu-striali (di qualsiasi tipo e dimensione)è necessario curare questi aspetti scen-dendo nel dettaglio di cosa serve equanto costa, quali figure professionaliservono e via dicendo. Sui tentenna-menti nostri, che avevamo sottovaluta-to la questione, si sono inserite lemanovre degli “esperti” (sindacati, isti-tuzioni, Lega delle Cooperative) che asuon di rassicurazioni e progetti hannofacilmente conquistato anche la fiduciadegli operai. Ma gli esperti hannodimostrato di avere, sì esperienza, madi non avere alcuna volontà politica didare seguito alle rassicurazioni e aiprogetti: hanno portato la mobilitazio-ne a impantanarsi e si sono via viadefilati. Da parte nostra, l’autocritica èconsistita principalmente nel metteremano alle questioni tecniche, combi-

    nandole con la concezione, l’orienta-mento e la combattività, ci siamomessi noi a fare quello che gli espertisi rifiutavano di fare: abbiamo cercatopersonaggi che avessero competenze,che avessero voglia, che avessero laspinta intellettuale e morale per soste-nere la costruzione della cooperativa. Eabbiamo scoperto che di personaggisimili ce ne sono tanti, disposti a met-tere al servizio della lotta operaia leloro competenze piuttosto che staresotto il padrone nella loro azienda o“contribuire” allo sviluppo della con-correnza dei mercati.Dopo mesi di riunioni, incontri e dibat-tito fra gli operai Rational, i tecnicidisponibili, i compagni del Partito ealtri lavoratori solidali, si è arrivati allaconferenza stampa del 19 marzo.

    Non sappiamo ancora quale sarà l’esitodella battaglia Rational, ma la parolad’ordine “Vincere alla Rational peraprire una strada” torna a risuonare e amobilitare. Siamo consapevoli che, inquesta fase, ogni vittoria della classeoperaia, grande o piccola, è limitatadall’orizzonte dei rapporti di produzio-ne e sociali in cui ci troviamo. La que-stione è mettere ogni battaglia al servi-zio della lotta più generale per la costi-tuzione del Governo di Blocco Popola-re che fa avanzare la rivoluzione socia-lista. Ogni passo, ogni tassello, in que-sto senso è prezioso e fa scuola.

    Vincere alla Rational per aprire una strada

    Il 21 Febbraio, a Roma, c’è stato un corteo con-vocato dal Sindaco di Napoli Luigi De Magistris(vedi articolo su Resistenza n. 3/2018) per prote-stare contro il blocco delle casse del Comune acausa di un debito, che ammonta a un centinaiodi milioni di euro, risalente al 1980 e il cui credi-tore è JP Morgan, un debito che il Sindaco defi-nisce ingiusto e illegittimo. Si tratta in effetti diuna delle tante manovre dei centri di potere delnostro paese che (USA, Vaticano e organiz-zazioni criminali), attraverso grandi aziendenazionali e internazionali e i loro presidi territori-ali della Curia, della Camorra e delle loro autoritàlocali, speculano sulla vita e la morte dell’ambi-ente delle masse popolari. Il sindaco ha rilanciato in varie interviste un’al-tra data mobilitazione per il 14 aprile, a Napo-li, a cui invita a partecipare non solo i cittadinie le organizzazioni del territorio, ma anche leorganizzazioni, i cittadini e anche i Sindaci ditutti quei Comuni che sono sotto minaccia daparte del governo centrale a causa del debito,che siano essi del M5S o della Lega, affinchéprendano posizione contro le imposizioni deivertici della Repubblica Pontificia non solo aparole ma anche nei fatti. Queste mobilitazioni e dichiarazioni di De Magi-stris, sicuramente positive, non cadono dal cielo evanno contestualizzate. Considerare ciò che dice,

    ma soprattutto ciò che fa come fosse esclusiva-mente farina del suo sacco, sarebbe ingenuo. Diseguito, facciamo una breve ricostruzione sche-matica di alcuni eventi: Il 20 Febbraio, il giorno precedente alla mobilita-zione a Roma, in seguito ad un comunicato degliautoferrotranvieri di ANM diretto al Sindaco, alquale criticavano le sue prese di posizione contro ilavoratori in sciopero e nel quale affermavano cheil Sindaco avrebbe dovuto rompere con il governocentrale, a Scampia si è tenuta un’assemblea in cuivari organismi popolari hanno preso una netta posi-zione contro la privatizzazione di ANM schieran-dosi dalla parte dei lavoratori.Il 15 Marzo negli spazi del Cantiere 167 si è tenutaun’assemblea pubblica: “Costruiamo un fronte con-tro le Larghe Intese” alla quale hanno partecipatoComitato San Gennaro, Comitato Vele di Scampia,Cantiere 167, Coordinamento Campano per la Salu-te, Movimento Meridionale Lavoro, DisoccupatiOrganizzati 7 novembre, GalleriArt e P.CARC: leorganizzazioni hanno discusso dei risultati elettoralie di quali fossero i prossimi passi da compiere. Dal-l’assemblea è emersa l’esigenza di far fronte allelarghe intese, non costruendo un “nuovo soggettopolitico” per le prossime elezioni, ma partendo daiposti di lavoro, dai quartieri, dagli ospedali, dallescuole, iniziando a organizzarsi sin da subito per farfronte agli effetti della crisi. Un fronte che nasca

    dalla partecipazione diretta dei comitati popolari,che si propone di rompere con qualsiasi delega perinteressarsi delle questioni principali che oggiaffliggono il nostro paese. È stata rilanciata la parte-cipazione alla mobilitazione del 24 Marzo contro ilgovernatore De Luca, incarnazione delle Largheintese e degli interessi dei vertici della RepubblicaPontificia in Campania, come prima tappa comune.All’assemblea erano presenti anche i Consiglieridel Comune di Napoli (Francesca Menna, M5S) edell’ottava Municipalità e alcuni deputati del M5S(Alessandro Amitrano, Franco Ortolani), chehanno espresso sostegno ai comitati, e ai quali icomitati hanno lanciato un chiaro messaggio: biso-gna superare tutte le divisioni che l’elettoralismoproduce e mettersi senza se e senza ma, al serviziodelle masse popolari, bisogna finirla con le chiac-chiere e bisogna passare ai fatti. Il 23 Marzo alla FCA di Pomigliano, c’è stata lamobilitazione dei lavoratori contro il piano Mar-chionne e le minacce di chiusura dello stabilimento(approfondiamo nell’articolo a pag. 4).Il 24 Marzo le masse popolari hanno manifestatotutto il loro disprezzo verso le politiche di lacrime esangue dei vertici della Repubblica Pontificia,attraverso una manifestazione contro il Presidentedella Regione Campania, Vincenzo De Luca,responsabile per conto dei suoi mandanti dello

    smantellamento di sanità, trasporti, istruzione.

    E’ la mobilitazione dei comitati e degli organismipopolari a dare la forza all’azione di De Magi-stris, è stato lo schieramento dei lavoratori diANM e degli organismi che li hanno sostenutiche hanno spinto De Magistris, inizialmenteorientato verso la privatizzazione del servizio ditrasporti a Napoli come soluzione per risanare idebiti del Comune, a ribellarsi alle ingiuste san-zioni. Sono le mobilitazioni di comitati e cittadinicontro De Luca ad alimentare positivamente lacontrapposizione esistente tra il Comune e laRegione, scontro che senza la mobilitazione citta-dina, con tutta probabilità, si sarebbe già risoltoapplicando le classiche ricette della RepubblicaPontificia (inciuci, accordi sottobanco e quant’al-tro). Questi sono i fatti.

    Quello di Napoli è un esempio di come anche leAmministrazioni Comunali debbano far parte delfronte comune contro le Larghe Intese: se spintedalla mobilitazione delle masse popolari organizza-te esse possono agire contro le misure imposte dalgoverno centrale e dai vertici della RepubblicaPontificia. L’amministrazione di Napoli ha laresponsabilità di fare da apripista: sono 360 iComuni in pre-dissesto finanziario continuamenteminacciati di commissariamento e provvedimentispeciali. Ognuno di questi Comuni può (e deve)diventare una roccaforte della mobilitazione controle Larghe intese.

    Il Comune di Napoli contro i ricatti del debito

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  • R E S I S T E N Z Apag. 6 Resistenza n. 4/2018

    Resistenza e lotta alla repressione

    Sabato 17 marzo in piazza del Nettuno aBologna il P.CARC ha organizzato un pre-sidio per lo scioglimento del VII RepartoMobile e in solidarietà alla redazione delsito Vigilanza Democratica e alla compa-gna Rosalba, portata a processo per diffa-mazione proprio da un ex-agente del VIIReparto Mobile, Vladimiro Rulli, per averdenunciato in un appello pubblico i crimi-ni commessi dal suddetto reparto. Contem-poraneamente a Napoli si è tenuto un pre-sidio nella Galleria Principe.Nelle settimane precedenti al presidio èstato “preparato il terreno”: diffusioni ebanchetti davanti alle università e alleaziende, raccolte firme e foto in solidarietàa Rosalba, incontri con altri organismihanno dimostrato la sensibilità delle massepopolari verso la lotta contro la repressio-ne. La città di Bologna è stata ed è unacittà della Resistenza, del movimento deglianni ’70, dal movimento studentesco eantifascista, alle lotte operaie e delledonne. Non è un caso che Bologna sia statail teatro dell’omicidio di Francesco Lorus-so, nel 1977, dell’occupazione delle stradeda parte dei carri armati di Cossiga e dellastrage alla stazione del 2 agosto 1980. Nonè un caso, nemmeno, che sia il centro ope-rativo e la sede del VII Reparto Mobile.Il 17 marzo dal primo pomeriggio fino asera, nonostante la pioggia, sono stati pre-senti al presidio decine di compagni chehanno scandito al megafono comizi e slo-gan per denunciare le violenze del VIIReparto, l’impunità di cui gode, i legamicon lo stesso blocco di potere che ha crea-to e protetto la UNO bianca, per chiamarele masse popolari alla solidarietà e perportare un messaggio e una linea di riscos-sa. La massiccia presenza di Carabinieri(uomini e mezzi) e della DIGOS non è ser-vita a intimidire i passanti, che invece sisono avvicinati al banchetto e molti hannoaddirittura chiesto se tutti quei carabinierifossero lì per noi, dato che stavamo facen-do un semplice presidio. Tanta curiosità egrande solidarietà espressa dai bolognesi,giovani e meno giovani, italiano e immi-grati. Abbiamo distribuito 4mila volantinie raccolto centinaia di firme in solidarietàa Rosalba. Ringraziamo i compagni e le

    compagne che hanno risposto, partecipan-do al presidio, alla Lettera aperta ai comu-nisti, ai progressisti, ai centri sociali e atutte le associazioni che hanno a cuore leparti progressiste della Costituzione:Labàs, PCI, FGCI di Bologna, CentroDocumentazione Iskra di Carpi (MO),Casa del Popolo di via Padova di Milano,Gratosoglio Autogestita (MI), spazio recu-perato Casa Rossa Rossa di Sesto SanGiovanni (MI).Il 30 marzo si svolgerà presso il Tribunaledi Milano quella che molto probabilmentesarà l’ultima udienza del processo controRosalba e quindi si arriverà a sentenza. Indi-pendentemente dall’esito del procedimento,l’attività di Vigilanza Democratica conti-nuerà e, anzi, proprio in previsione della ria-pertura del sito lanciamo l’appello alla col-laborazione sia per gli aspetti pratici che perallargare la rete degli attivisti del controllopopolare contro gli abusi in divisa.

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    Solidarietà a Enrico ZuccaEnrico Zucca è il magistrato che, insiemeal PM Francesco Albini Cardona, haseguito diversi processi per reati dellapolizia nel G8 di Genova, in particolarequelli per la scuola Diaz e la caserma diBolzaneto. Zucca ha anche testimoniato loscorso 21 febbraio alla seconda udienzadel processo a Rosalba, ribadendo che inmolte occasioni (come per il G8) è statoimpossibile risalire agli autori delle vio-lenze e dei crimini tra le Forze dell’Ordineper l’impossibilità di identificare gli agentio per la non collaborazione delle Autoritàcompetenti e della Polizia Giudiziaria chehanno di fatto ostacolato le indagini.Ora il PM viene attaccato per le dichiara-zioni sul caso Regeni. “I nostri torturatorisono ai vertici della polizia, come possia-mo chiedere all’Egitto di consegnarci i lorotorturatori?”. Altreconomia ha lanciato unappello in sua solidarietà a cui hanno giàaderito moltissimi cittadini comuni, maanche avvocati e magistrati. Hanno aderitoanche il Segretario Nazionale del P.CARC,Pietro Vangeli, e Rosalba. All’indirizzohttps://altreconomia.it/appello-zucca potete

    aderire all’appello e leggere alcune presedi posizione, fra le altre la sua: “Le paroledi Zucca esprimono delle verità tantoincontestabili quanto scomode per chi oggigarantisce impunità e promozioni a chinelle forze di polizia si è macchiato digravi crimini. È un PM che dimostracoraggio perché sa bene a quali attacchiva incontro chi denuncia apertamente lacomplicità delle stesse Autorità su questotema. Colgo l’occasione per ringraziarlopubblicamente per aver testimoniato a miodiscarico nel processo che mi vede attual-mente imputata a Milano per diffamazionedi un ex agente del VII Reparto mobile diBologna. Dico a Zucca di andare avanti atesta alta, perché la parte più sana, che èanche la più numerosa di questo nostropaese, è con lui” - Rosalba Romano, dellaredazione di Vigilanza Democratica.

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    Solidarietàalla compagna Chiara!

    Il 12 aprile si svolgerà presso il Tribunaledi Cassino l’udienza del processo contro lacompagna Chiara De Marchis, accusata diaver contravvenuto alle disposizioni dipolizia che vietavano l’utilizzo del megafo-no durante una manifestazione a Cassinonel 2014 indetta contro la presenza dell’al-lora Presidente della Repubblica Napolita-no. Come a ogni udienza, fuori dall’aulaverrà organizzato un presidio in sostegnoalla compagna, anche contro questo caro-sello giudiziario che va avanti da anni eche comporta uno spreco di tempo, energiee risorse pubbliche mentre i veri criminalirimangono impuniti. Invitiamo tutti a par-tecipare al presidio e a solidarizzare con lacompagna così come è stato fatto perRosalba e la redazione di Vigilanza Demo-cratica. Foto, prese di posizione, iniziativedi sostegno e raccolte in denaro sono alcu-ni dei canali tramite i quali esprimere lasolidarietà a Chiara, processata per essersiavvalsa della libertà di espressione garanti-ta dalla nostra Costituzione.

    La mobilitazione delle masse popolarinella lotta di classe si articola sponta-neamente su quattro fronti, indicati neldal (nuovo)PCI nel suo Piano Genera-le di Lavoro (2004):1. la mobilitazionecontro la repressione; 2. l’irruzionenel teatrino della politica borghese; 3.le lotte rivendicative; 4. la mobilitazio-ne per costruire organismi autonomidalla borghesia, utili a soddisfaredirettamente i propri bisogni e a esten-dere la propria partecipazione al godi-mento e allo sviluppo del patrimonioculturale della società.

    La nostra area politica, la Carovanadel (nuovo)PCI, per oltre 30 anni èstata oggetto di una persecuzione giu-diziaria e poliziesca, con il pretestodella “lotta al terrorismo”, finalizzataa smantellarla, a metterla fuori leggee a incarcerarne il gruppo dirigente,in particolare concentrandosi sul(nuovo)PCI. Questa persecuzione si èattenuata, temporaneamente, da quan-do nel 2008 abbiamo ottenuto unavittoria completa (nelle aule di Tribu-nale, ma anche con la mobilitazionenelle piazze) nell’Ottavo Procedi-mento Giudiziario orchestrato dal PMGiovagnoli della Procura di Bologna.Gli apparati repressivi hanno accusa-to il colpo e da allora le inchieste e iprocedimenti contro i compagni dellaCarovana si sono attenuati. Ma ulti-mamente stano riprendendo: non conil paravento del terrorismo e dei reatiassociativi, non mirando direttamentea colpire il (nuovo)PCI, ma con accu-se legate ai più svariati pretesti checolpiscono molti compagni delP.CARC: dalle mobilitazioni antifa-sciste alle multe e ai decreti penali dicondanna per la violazione di prescri-zioni durante le manifestazioni.Nella trentennale lotta contro larepressione, la Carovana ha accumu-

    lato un vasto patrimonio di esperien-ze e di elaborazione che mettiamo alservizio di tutti coloro che ne hannobisogno oggi. Riprendiamo qui alcunistralci dell’articolo “La resistenzaalla repressione e la lotta contro larepressione” (La Voce del (n)PCI, n.25, Marzo 2007) che sintetizza alcuniprincipi fondamentali della lotta sulprimo fronte, a partire dal fatto diconcepirla non come “ordinaria con-seguenza della lotta di classe”, macome parte integrante della lotta diclasse stessa.

    “Il Partito è attore essenziale e diri-gente della lotta sul primo fronte(…) Senza la resistenza del partitocomunista alla repressione, se il parti-to comunista non è costruito in mododa essere capace di resistere allarepressione, prima o poi la repressio-ne e spesso anche solo la minacciadella repressione hanno successo e laborghesia imperialista impone allemasse la sua volontà. Ogni piano,progetto e aspirazione di resistere allarepressione e di lottare contro larepressione va a farsi benedire.Occorre a ciò aggiungere che, benchéa lungo termine la condizione princi-pale per la vittoria sia la sua linea, lacondizione principale della resistenzadel Partito alla repressione è la clan-destinità. Ma a loro volta la resistenza del Partitoalla repressione e la stessa clandesti-nità del Partito sono legate alla lottache le masse popolari conducono sulprimo fronte. Non potrebbero svilup-parsi né durare a lungo senza una lottadelle masse popolari sul primo fronte.L’obiettivo del Partito sul primo fronteè di far crescere la capacità delle massepopolari di resistere alla repressione edi contrastarla.La conclusione quindi è che il Partito è

    l’attore dirigente di tutte le lotte sulprimo fronte. (...) Ma il grosso delleforze che si battono sul primo fronte,man mano che la situazione rivoluzio-naria e lo scontro tra classe operaia eborghesia imperialista avanzano, ècostituito dagli organismi e dagli espo-nenti avanzati anzitutto della classeoperaia e in secondo luogo dellealtre classi delle massepopolari. La misuradell’efficacia e delsuccesso dell’atti-vità del Partitosu questo fron-te è datadall’ampiez-za delleforze che visi mobilita-no e dallaq u a l i t àdell’attivitàche esse svol-gono. (…)

    L’attività delprimo fronte pre-senta vari aspetti.1.La resistenza allarepressione è, nella sua essen-za, la capacità morale, intellettuale eorganizzativa di continuare a svolgerela propria attività e assumere il pro-prio ruolo nonostante la repressione,quale che sia il livello e la brutalitàdella repressione.2.La lotta contro la repressione. Com-prende l’informazione sulle misure esulle operazioni repressive, la denun-cia, lo smascheramento dei pretesti edelle immagini con cui la borghesiamaschera la repressione. (...)Occorrecombattere i l legali tarismo. ( . . . )Occorre quindi condurre un’operasistematica di educazione a infrange-re le leggi pur di tutelare gli interessi

    delle masse popolari. Chi si lascialegare le mani dalle leggi che tutela-no gli interessi e il potere della bor-ghesia, non va lontano. (…) 3.La solidarietà morale, economica,di sentimenti e di azioni con le perso-ne e le organizzazioni colpite dallarepressione e la mobilitazione della

    solidarietà delle masse popolari.La solidarietà, dai suoi

    aspetti minimi (l’aiu-to, la protezione, ilsostegno econo-mico, ecc.) allesue espressio-ni più alte (lap a r t e c i p a -zione allalotta controla repres-s i o n e ) ,rafforza lar e s i s t e n z adei persegui-tati al larepressione ed

    educa chi la pra-tica alla lotta di

    classe e al comunismo.

    È possibile strappare dellevittorie nella lotta contro la repres-sione? Attualmente la borghesia dispone diforze di gran lunga superiori allenostre. (…) Ma La forza della bor-ghesia è sempre in relazione con laforza delle masse popolari. Sbagliachi considera unilateralmente le forzerepressive di cui la borghesia dispo-ne. Inoltre la repressione è un’arma adoppio taglio. Può spaventare e ridur-re al silenzio e alla sottomissione.Può anche suscitare una ribellioneincontenibile e tenace, rendere piùchiara e netta la linea di demarcazio-ne tra oppressi e oppressori, isolare

    gli oppressori dalle masse popolari.Può dividere le masse che sono bersa-glio della repressione se ognunopensa alla sua salvezza. Ma puòanche unirle in un esercito compattocontro l’oppressore, un esercito cheper lottare trascura le contraddizioniche prima dividevano i gruppi e gliindividui che ora lottano insieme. (...)Quale dei due esiti ha la repressionedipende da condizioni concrete, prin-cipalmente dalla lotta politica. Lalotta che noi conduciamo sul primofronte modifica e plasma queste con-dizioni, in legame dialettico con lelotte condotte sugli altri tre fronti.

    Le condizioni della lotta contro larepressione Le lotte condotte dalle masse popolarisul secondo, terzo e quarto frontefanno maturare il pass