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Salvami Regina Numero 69 Gennaio 2009 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DR PD - Contiene I.R. - Periodico dell’Associazione Madonna di Fatima - Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione Nuova Epifania?

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Salvami Regina

Numero 69 Gennaio 2009

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Nuova Epifania?

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La TV Arautos è una televisione cattolica via internet che offre un’ interessante e multiforme programmazione.

Sono centinaia i video a disposizione, da poter visionare in famiglia nell’orario più conveniente.

È piaciuto un programma e si desidera mostrarlo ai propri amici? Con un clic si invia un messaggio che invita ad assistere al video.

C’è una grande varietà di argomenti. Nel programma Domande e Risposte il pubblico presenta i propri dubbi sulla religione. Perché si dice che la Messa è un Sacrificio? Quali sono le parti della Messa? Che cosa sono gli arredi liturgici? Qual è il significato della parola Eucaristia?

Nel programma Lumen Veritatis, Mons. João Scognamiglio Clá Dias spiega, in forma accessibile, i misteri della nostra Fede: Battesimo, Felicità Eterna, Finalità dell’uomo e molte altre voci.

Ci sono sempre novità! Ogni giorno c’è un numero maggiore di video.

Visiti il sito una volta e sicuramente ci tornerà di nuovo!

www.tvarautos.org.br

di più...Domande e Risposte Lumen Veritatis Vita dei Santi Conferenze Musicale Teatri

Visiti!

Reportage

Cerimonie

Documentari

Messe

Notizie

Interviste

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SalvamiRegina

Periodico dell’Associazione Madonna di Fatima - Maria, Stella

della Nuova Evangelizzazione

SommariO

Anno XI, numero 69, Gennaio 2009

Direttore responsabile: Zuccato Alberto

Consiglio di redazione: Guy Gabriel de Ridder, Juliane

Vasconcelos A. Campos, Luis Alberto Blanco Cortés, Mariana Morazzani

Arráiz, Severiano Antonio de Oliveira

Amministrazione: Via San Marco, 2A

30034 Mira (VE) CCP 13805353

Aut. Trib. Padova 1646 del 4/5/99 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D. L.

353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DR PD

Contiene I.R.www.araldi.org

www.salvamiregina.it

Con la collaborazione dell’Associazione

Privata Internazionale di Fedeli di Diritto Pontificio

ArAldi del VAngeloViale Vaticano, 84 Sc. A, int. 5

00165 Roma Tel. sede operativa

a Mira (VE): 041 560 08 91

Montaggio: Equipe di arti grafiche

degli Araldi del Vangelo

Stampa e rilegatura: Pozzoni - Istituto Veneto de Arti Grafiche S.p.A.

Via L. Einaudi, 12 36040 Brendola (VI)

Gli articoli di questa rivista potranno essere riprodotti, basta che si indichi la fonte e si invii copia alla Redazione. Il contenuto degli articoli firmati è di responsabilità dei rispettivi autori.

Tesoro della Preghiera – Preghiera per ottenere un amore ardente verso il Signore. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .33

Sant’Elizabeth Ann Seton –Convertita dal Santissimo Sacramento

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .34

La Parola dei Pastori –Immedesimarsi nelle necessità della Chiesa

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .38

E’ accaduto nella Chiesa e nel mondo

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .40

Storia per bambini.... Amore materno

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .46

I Santi di ogni giorno

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .48

La “Regina Viarum”

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .50

Arricchire la Fede delle famiglie

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .24

Un Maestro della parola: il Cardinal Giuseppe Siri

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .28

Araldi nel mondo

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .30

Ogni figlio è una gioia in più

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .26

La famiglia, formatrice nei valori umani e cristiani

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .20

Commento al Vangelo – Davanti al Re, i buoni re e il cattivo

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .10

La voce del Papa – Universalità della bellezza

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .6

Nuova Epifania? (Editoriale) . . . . . . . . . . . . . 5

Scrivono i lettori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

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Scrivono i lettori

Felicitazioni per la rivista

Mi scuso per non aver risposto pri-ma, a causa di una caduta che ha de-bilitato il mio stato di salute. Vi rin-grazio per le vostre attenzioni e mi felicito per la rivista. I miei più sentiti saluti e benedico la vostra opera.

Mons. Rosendo G. I.Segretario Generale e

Cancelliere della Diocesi Melipilla — Cile

congratulazioni a Mons. João clá

Mi congratulo con Monsignor João Clá per il titolo ricevuto, il qua-le può essere concesso solamente dai Papi valutando i meriti personali. E questi sono incontestabili. Compli-menti!

José Maria T.Americana — Brasile

articoli utili per le lezioni di religione

Vi ringrazio enormemente per la vostra rivista. Visto che sono inse-gnante di religione, utilizzo spesso gli articoli in essa pubblicati, soprattut-to le preghiere, ma tutti gli argomen-ti sono interessanti come anche le il-lustrazioni.

Maria Graciela L. Q.Lima — Perù

via della luce e della verità

Provo molta gioia nel ricevere la rivista Araldi del Vangelo. La sua let-tura mi guida sulla via della luce e della verità. Seguo attentamente ogni articolo arricchendo così la mia vita spirituale. Prego la Santissima Ver-

gine di Fatima che benedica il vo-stro lavoro e che questo cresca ogni giorno di più a favore dei nostri simi-li, poiché “molti sono i chiamati e po-chi gli eletti”.

Addys C. A.Quito — Ecuador

pace interiore

La bellezza di Dio di questo sito è sconvolgente, e solo leggendo i vostri articoli, torna dentro di me una pace interiore e una carica di andare avan-ti nella giungla cattiva che è questa vita. Ho ricevuto da voi il calendario della Madonna di Fatima; lo sguardo di una Mamma che mi custodisce nei giorni della mia vita è molto rassicu-rante.

Carla M. Niscemi — CL

grande apostolo Missionario

Vi ringrazio per l’invio della rivi-sta, dove tutto è proficuo e meravi-glioso! Mi piace molto leggere la vi-ta dei santi poiché, sia pur in poche parole, mi permette di conoscere co-se meravigliose.

Vorrei però ricordare, in modo particolare, il grande apostolo mis-sionario — Mons. João Scognami-glio Clá Dias — scelto e benedet-to dalla Madonna per la sua missio-ne salvifica. Molti, infatti, sono i gio-vani chiamati dalla Madre Benedet-ta che, da una vita senza scopo, de-cidono di intraprendere un cammi-no con gli Araldi del Vangelo. La vi-ta monastica è necessaria e proficua, soprattutto nell’epoca che stiamo at-traversando, in cui l’umanità sta af-fondando nella morte e nel peccato. Era necessario che Dio chiamasse qualcuno, ed è stato chiamato pro-prio questo grande apostolo, in Bra-sile! La Madonna lo ha scelto in mo-do straordinario per questo.

Maria Beatriz M.Moita dos Ferreiros — Portogallo

eccellente qualità

Ricevo con immensa gioia la me-ravigliosa rivista Araldi del Vange-lo. Il vostro operato è di eccellen-te qualità,e la rivista offre molti in-segnamenti, anche le illustrazioni in essa contenute sono delle vere opere d’arte soprattutto quelle raffiguranti i santi e Maria.

Maria Teresa L. de L.Vera Cruz — Brasile

sono seMpre ansiosa che arrivi la rivista

Ringrazio l’Associazione Araldi del Vangelo perché attraverso la rivi-sta diffonde la nostra fede in modo autentico. Sono sempre ansiosa di ri-ceverla per poterla leggere dall’inizio alla fine e poi prestarla affinché al-tre persone possano essere informa-te del suo contenuto. I miei saluti, in Gesù e Maria.

Irma L.Cauquenes — Cile

sento che la Mia Fede auMenta

È con molta soddisfazione che continuo a ricevere i numeri della ri-vista Araldi del Vangelo. Non appena arrivano li leggo, guardo le fotogra-fie — soprattutto mi piacciono quel-le della Madonna — e sento che la mia fede aumenta sempre più, poi-ché è la Parola di Dio che arriva a casa mia.

Cristiano B. M.Manaus — Brasile

Far parte degli araldi è un onore

Scrivo con molta gioia e soddisfa-zione, per dimostrare il mio orgoglio di far parte degli Araldi del Vangelo. Voglio complimentarmi con voi per le bellissime riviste che ricevo e dirvi an-che che potete contare sulle mie pre-ghiere per il vostro lavoro.

Cleusa de M. P.Araguapaz — Brasile

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Salvami Regina

Numero 69

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Nuova Epifania?

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Editoriale

Nuova EpifaNia?in dall’atto di disobbedienza di Adamo e Eva, il peccato accompagna la Storia dell’umanità. Cominciando dal fratricidio di Caino, le offese a Dio sono cresciu-te immensamente durante i secoli, al punto che Egli ha deciso di sterminare gli

uomini, vedendo che “ogni disegno concepito dal loro cuore era continuamente votato al male” (Gen 6,5). Il Diluvio ha chiuso questa prima fase di infedeltà.

La Storia dell’umanità si è svolta così, in una successione di culmini di peccati se-guiti dall’intervento di Dio, fino alla vigilia del giorno in cui “la vergine concepirà e partorirà un figlio” (cf. Is 7, 14).

Per farsi un’idea di quanto, a quell’epoca, fossero preponderanti ovunque il di-spotismo, la degradazione morale e l’idolatria, basta volgere lo sguardo alla situa-zione di due popoli.

Nell’Impero Romano, gli imperatori pesavano non solamente sulle nazioni sog-giogate dalle loro legioni, ma anche sui loro stessi sudditi. Il disprezzo della vita umana era arrivato al punto da considerare come semplice res (cosa), gli schiavi sog-getti a ogni tipo di capriccio e crudeltà. Divinità come Venere, Bacco, Marte, Mer-curio simboleggiavano una passione particolare, un vizio da imitare: lussuria, ubria-chezza, violenza, sortilegio, ecc.

Il Popolo Eletto non è rimasto immune alla decadenza. Corroso, anch’esso, dai culti idolatrici, ha finito per dividersi in varie sette: i Sadducei, che accettavano co-me Legge solo i cinque libri di Mosé, i Farisei, che, oltre al Pentateuco, considera-vano validi altri libri biblici e dottrine recenti, come la risurrezione dei morti e l’esi-stenza degli angeli e gli Zeloti, che formavano un gruppo rivoluzionario in lotta per l’indipendenza politica da Roma.

Di fronte a questi disordini, tutto sembrava indicare che la terra fosse molto più vicina a un castigo terribile che ad una grande misericordia.

Tuttavia, per il “fiat” di Maria Santissima, la giustizia di Dio ha ceduto il posto al-la clemenza. È avvenuta l’Incarnazione. Gesù è nato e Si è manifestato agli uomi-ni per indicare loro che l’Era della Legge e della Giustizia apriva le porte all’Amo-re e alla Misericordia.

Passati più di duemila anni, ci troviamo di fronte ad un’altra crisi di portata uni-versale, sotto certi aspetti, più minacciosa e tragica di quella vissuta nel passato. Og-gi, gran parte dell’umanità nega gli insegnamenti del Signore, volta le spalle a Dio e dà segnali di voler ritornare al paganesimo. Gli uomini si prostrano, ancora una vol-ta, davanti a idoli che non possono offrire loro la salvezza. Adorano l’oro, il potere, la vanagloria e il piacere.

La perplessità invade i popoli e le nazioni. Quali saranno le vie da prendere nel campo politico, sociale, economico, familiare, religioso?... Che cosa succederà? Dio manderà la Sua luce celeste per guidarci, come in passato i Re Magi sono stati gui-dati dalla stella?

Chi potrà mai saperlo?Ciò che è certo è che la Madonna ha affermato a Fatima: “Alla fine, il mio Cuore

Immacolato trionferà!” Il trionfo di Maria non sarà altro che un prolungamento del trionfo di Gesù, una nuova e gloriosa Epifania.

“Adorazione dei Re Magi” — Catte-drale di Cristo Re, Hamilton, Canada

(Gustavo Kralj)

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Universalità della bellezza

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6 Salvami Regina · Gennaio 2009

La voce deL PaPa

È compito degli artisti e dei membri delle Accademie Pontificie suscitare l’ammirazione e il desiderio del bello, formare la sensibilità

delle anime e alimentare la passione per tutto ciò che è autentica espressione del talento umano e riflesso della Bellezza divina.

er questa Tredice-sima Seduta Pub-blica delle Ponti-ficie Accademie, la Pontificia Insi-

gne Accademia di Belle Arti e Lette-re dei Virtuosi al Pantheon, che orga-nizza quest’anno l’evento, ha scelto come tema: Universalità della bellez-za: estetica ed etica a confronto, un ar-gomento quanto mai significativo per approfondire il rapporto o, meglio, il dialogo tra estetica ed etica, tra bel-lezza ed agire umano, dialogo tanto necessario quanto talvolta dimentica-to o eluso.

Intima connessione tra ricerca della bellezza, della verità e della bontà

La necessità e l’urgenza di un rin-novato dialogo tra estetica ed etica, tra bellezza, verità e bontà, ci ven-gono riproposte non solo dall’attua-le dibattito culturale ed artistico, ma anche dalla realtà quotidiana.

A diversi livelli, infatti, emerge drammaticamente la scissione, e tal-volta il contrasto tra le due dimensio-ni, quella della ricerca della bellezza, compresa però riduttivamente come

forma esteriore, come apparenza da perseguire a tutti i costi, e quella della verità e bontà delle azioni che si com-piono per realizzare una certa finalità. Infatti, una ricerca della bellezza che fosse estranea o avulsa dall’umana ri-cerca della verità e della bontà si tra-sformerebbe, come purtroppo succe-de, in mero estetismo, e, soprattutto per i più giovani, in un itinerario che sfocia nell’effimero, nell’apparire ba-nale e superficiale o addirittura in una fuga verso paradisi artificiali, che ma-scherano e nascondono il vuoto e l’in-consistenza interiore. Tale apparente e superficiale ricerca non avrebbe cer-to un afflato universale, ma risultereb-be inevitabilmente del tutto soggetti-va, se non addirittura individualistica, per terminare talvolta persino nell’in-comunicabilità.

Ho sottolineato più volte la ne-cessità e l’impegno di un allargamen-to degli orizzonti della ragione, ed in questa prospettiva bisogna tornare a comprendere anche l’intima connes-sione che lega la ricerca della bellezza con la ricerca della verità e della bon-tà. Una ragione che volesse spogliarsi della bellezza risulterebbe dimezzata, come anche una bellezza priva di ra-

gione si ridurrebbe ad una maschera vuota ed illusoria. Nell’incontro col Clero della Diocesi di Bressanone, lo scorso 6 agosto, dialogando proprio sul rapporto tra bellezza e ragione, facevo notare che dobbiamo mirare ad una ragione molto ampliata, nella quale cuore e ragione si incontrano, bellezza e verità si toccano

Se questo impegno è valido per tutti, lo è ancor di più per il creden-te, per il discepolo di Cristo, chiama-to dal Signore a “rendere ragione” a tutti della bellezza e della verità della propria fede. Ce lo ricorda il Vange-lo di Matteo, in cui leggiamo l’appel-lo rivolto da Gesù ai suoi discepoli: “Così risplenda la vostra luce davan-ti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Pa-dre vostro che è nei cieli” (Mt 5,16). Va notato che nel testo greco si parla di kalà erga, di opere belle e buone allo stesso tempo, perché la bellezza del-le opere manifesta ed esprime, in una sintesi eccellente, la bontà e la verità profonda del gesto, come pure la co-erenza e la santità di chi lo compie. La bellezza delle opere di cui ci parla il Vangelo rimanda oltre, ad un’altra bellezza, verità e bontà che soltanto

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in Dio hanno la loro perfezione e la loro sorgente ultima

Bontà ed efficacia della “via pulchritudinis”

La nostra testimonianza, allora, deve nutrirsi di questa bellezza, il no-stro annuncio del Vangelo deve esse-re percepito nella sua bellezza e novi-tà, per questo è necessario saper co-municare con il linguaggio delle im-magini e dei simboli; la nostra mis-sione quotidiana deve diventare elo-quente trasparenza della bellezza dell’amore di Dio per raggiungere efficacemente i nostri contempora-nei, spesso distratti e assorbiti da un clima culturale non sempre propen-so ad accogliere una bellezza in pie-na armonia con la verità e la bontà, ma pur sempre desiderosi e nostalgici di una bellezza autentica, non super-ficiale ed effimera

Questo è emerso anche durante il recente Sinodo dei Vescovi, convoca-

to per riflettere sul tema: La Parola di Dio nella vita e nella missione del-la Chiesa. Diversi interventi hanno evidenziato il valore perenne di una “bella testimonianza” per l’annun-cio del Vangelo, sottolineando l’im-portanza del saper leggere e scrutare la bellezza delle opere d’arte, ispira-te dalla fede e promosse dai credenti, per scoprirvi un singolare itinerario che avvicina a Dio e alla sua Parola.

Nel Messaggio conclusivo, poi, ri-volto dai Padri Sinodali a tutti i cre-denti, si ribadisce la bontà e l’efficacia della via pulchritudinis, uno dei possi-bili itinerari, forse quello più attraen-te ed affascinante, per comprendere e raggiungere Dio. Nello stesso docu-mento si ricorda la Lettera agli Artisti del mio venerato Predecessore, il Ser-vo di Dio Giovanni Paolo II, che invi-tava a riflettere sull’intimo e fecondo dialogo tra la Sacra Scrittura e le di-verse forme artistiche, da cui sono sca-turiti innumerevoli capolavori.

In questa occasione vorrei suggerire di riprendere in mano quella Lettera, a dieci anni dalla sua pubblicazione, per farne oggetto di una rinnovata rifles-sione sull’arte, sulla creatività degli ar-tisti, e sul fecondo quanto problemati-co dialogo tra questi e la fede cristiana, vissuta nella comunità dei credenti.

Mi rivolgo particolarmente a voi, cari Accademici ed Artisti, perché è proprio questo il vostro compito, la vostra missione: suscitare meravi-glia e desiderio del bello, formare la sensibilità degli animi e alimentare la passione per tutto ciò che è autentica espressione del genio umano e rifles-so della Bellezza divina”.

(Estratto del Messaggio del Santo Padre al Presidente del

Pontificio Consiglio della Cultura, S. E. Mons. Ravasi in occasione

della XIII seduta pubblica delle ponti-ficie accademie sul tema:Universalità

della bellezza:“estetica ed etica a confronto”, 24/11/2008

L’efficacia della via pulchritudinis, uno dei possibili itinerari, forse quello più attraente ed affascinante, per comprendere e raggiungere Dio

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Il Papa Benedetto XVI dopo i primi Vespri dell’Avvento

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Valore e importanza dei nuovi carismi

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8 Salvami Regina · Gennaio 2009

ome ho avuto già modo di affermare in altre cir-costanze, i Movimenti ec-clesiali e le Nuove Comu-nità, fioriti dopo il Con-

cilio Vaticano II, costituiscono un sin-golare dono del Signore ed una risor-sa preziosa per la vita della Chiesa. Es-si vanno accolti con fiducia e valorizza-ti nei loro diversi contributi da porre a servizio dell’utilità comune in modo or-dinato e fecondo.

Interventi misteriosi ed efficaci dello Spirito Santo

Di grande interesse è poi l’attua-le vostra riflessione sulla centralità di Cristo nella predicazione, come pure sull’importanza dei Carismi nella vita della Chiesa particolare, con riferimen-to alla teologia paolina, al Nuovo Te-stamento e all’esperienza del Rinno-vamento Carismatico. Ciò che appren-diamo nel Nuovo Testamento sui cari-smi, che apparvero come segni visibili della venuta dello Spirito Santo, non è un evento storico del passato, ma real-tà sempre viva: è lo stesso divino Spiri-to, anima della Chiesa, ad agire in essa in ogni epoca, e questi suoi misterio-si ed efficaci interventi si manifesta-no in questo nostro tempo in maniera provvidenziale. I Movimenti e le Nuo-ve Comunità sono come delle irruzio-

Ricevendo i rappresentanti della Comunità del Rinnovamento Carismatico Cattolico, il Santo Padre ha indicato la necessità di accogliere con gratitudine i carismi o doni dello Spirito Santo, ricordando, nel contempo, l’importanza di un

discernimento prudente e saggio da parte dell’autorità ecclesiastica.

ni dello Spirito Santo nella Chiesa e nella società contemporanea. Possia-mo allora ben dire che uno degli ele-menti e degli aspetti positivi delle Co-munità del Rinnovamento Carisma-tico Cattolico è proprio il rilievo che in esse rivestono i carismi o doni del-lo Spirito Santo e loro merito è averne richiamato nella Chiesa l’attualità.

Il Concilio Vaticano II, in diver-si documenti, fa riferimento ai Movi-menti e alle nuove Comunità eccle-siali, specialmente nella Costituzio-ne Dogmatica Lumen gentium, dove leggiamo: I carismi straordinari o an-che più semplici e più comuni, siccome sono soprattutto appropriati e utili alle necessità della Chiesa, si devono acco-gliere con gratitudine e consolazione (n. 12). In seguito, anche il Catechismo della Chiesa Cattolica ha sottolineato il valore e l’importanza dei nuovi cari-smi nella Chiesa, la cui autenticità vie-ne però garantita dalla disponibilità a sottomettersi al discernimento dell’au-torità ecclesiastica (cfr n. 2003).

Discernimento prudente e saggio dei Pastori

Proprio perché assistiamo a una promettente fioritura di movimenti e comunità ecclesiali, è importante che i Pastori esercitino nei loro confronti un prudente e saggio discernimento. Au-

spico di cuore che si intensifichi il dia-logo tra Pastori e Movimenti ecclesia-li a tutti i livelli: nelle parrocchie, nelle diocesi e con la Sede Apostolica.

So che sono allo studio opportu-ne modalità per dare riconoscimen-to pontificio ai nuovi Movimenti e Comunità ecclesiali e non sono po-chi quelli che già lo hanno ricevuto. Di questo dato - il riconoscimento o l’erezione di associazioni internazio-nali da parte della Santa Sede per la Chiesa universale - i Pastori, special-mente i Vescovi, non possono non tenere conto nel doveroso discerni-mento che ad essi compete (cfr Con-gregazione per i Vescovi, Direttorio per il Ministero Pastorale dei Vescovi Apostolorum Successores, Cap. 4,8).

Salvaguardia della fedeltà all’identità cattolica e della ecclesialità

Cari fratelli e sorelle, fra queste nuove realtà ecclesiali riconosciute dalla Santa Sede, va annoverata anche la vostra, la Catholic Fraternity of Cha-rismatic Covenant Communities and Fellowships, Associazione Internazio-nale di fedeli, che assolve a una speci-fica missione in seno al Rinnovamen-to Carismatico Cattolico (cfr Decre-to del Pontificio Consiglio per i Lai-ci del 30 novembre 1990 prot. 1585/S-

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Voi siete l’edificio di Dio

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Tutti i diritti sui documenti pontifici sono riservati alla Libreria Editrice Vaticana. La versione integrale di questi documenti può essere trovata in www.vatican.va

La solennità della Dedicazione della Basilica Lateranense ricorda, non solo, che Dio vuole edificare nel mondo un tempio spirituale ma anche, sta

a significare l’importanza degli edifici sacri, ed in particolare delle tante chiese, in cui le comunità si riuniscono per lodare il Creatore.

a bellezza e l’armonia delle chiese, destinate a rendere lode a Dio, invita anche noi esseri umani, limitati e pec-

catori, a convertirci per formare un “cosmo”, una costruzione bene or-dinata, in stretta comunione con Ge-sù, che è il vero Santo dei Santi. Ciò avviene in modo culminante nella li-turgia eucaristica, in cui l’”ecclesia”, cioè la comunità dei battezzati, si ri-trova unita per ascoltare la Parola di Dio e per nutrirsi del Corpo e Sangue di Cristo. Intorno a questa duplice

mensa la Chiesa di pietre vive si edi-fica nella verità e nella carità e viene interiormente plasmata dallo Spirito Santo trasformandosi in ciò che rice-ve, conformandosi sempre più al suo Signore Gesù Cristo. Essa stessa, se vive nell’unità sincera e fraterna, di-venta così sacrificio spirituale gradi-to a Dio.

Cari amici, la festa odierna cele-bra un mistero sempre attuale: cioè che Dio vuole edificarsi nel mondo un tempio spirituale, una comunità che lo adori in spirito e verità (cfr Gv 4,23-24). Ma questa ricorrenza ci ri-

corda anche l’importanza degli edifi-ci materiali, in cui le comunità si rac-colgono per celebrare le lodi di Dio. Ogni comunità ha pertanto il dove-re di custodire con cura i propri edi-fici sacri, che costituiscono un prezio-so patrimonio religioso e storico. In-vochiamo perciò l’intercessione di Maria Santissima, affinché ci aiuti a diventare, come Lei, “casa di Dio”, tempio vivo del suo amore

(Estratto dell’Angelus del 9/11/2008 — Solennità della Dedica-

zione della Basilica Lateranense)

6//B-SO). Uno dei suoi obiettivi, con-formemente alle indicazioni del mio venerato predecessore Giovanni Pao-lo II, è salvaguardare l’identità catto-lica delle comunità carismatiche e in-coraggiarle nel mantenere uno stretto legame con i Vescovi e con il Romano Pontefice (cfr Lettera autografa alla Catholic Fraternity, 1 giugno 1998).

Apprendo, inoltre, con compiaci-mento, che essa si propone la costitu-zione di un Centro di formazione per-manente per i membri e i responsabili delle Comunità Carismatiche. Ciò per-metterà alla Catholic Fraternity di me-glio valorizzare la propria missione ec-clesiale orientata all’evangelizzazio-

ne, alla liturgia, all’adorazione, all’ecu-menismo, alla famiglia, ai giovani e al-le vocazioni di speciale consacrazione; missione che sarà ancor più aiutata dal trasferimento della Sede internaziona-le dell’associazione a Roma, con la pos-sibilità di essere in più stretto contatto con il Pontificio Consiglio per i Laici.

Cari fratelli e sorelle, la salvaguar-dia della fedeltà all’identità cattolica e dell’ecclesialità da parte di ognuna delle vostre comunità vi permetterà di rendere dappertutto una testimonian-za viva ed operante del profondo mi-stero della Chiesa. E sarà proprio que-sto a promuovere la capacità delle va-rie comunità di attirare nuovi membri.

Affido i lavori dei vostri rispettivi con-vegni alla protezione di Maria, Madre della Chiesa, Tempio vivo dello Spiri-to Santo, e all’intercessione dei santi Francesco e Chiara di Assisi, esempi di santità e di rinnovamento spiritua-le, mentre di cuore imparto a voi e a tutte le vostre comunità una speciale Benedizione Apostolica

(Estratto del discorso ai partecipanti alla XIII Conferenza

Internazionale della “Catholic frater-nity of charismatic covenant commu-

nities and fellowship” rappresentan-ti della Comunità del Rinnovamento Carismatico Cattolico, tenutosi nella

Basilica Vaticana il 31/10/2008)

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Davanti al Re, i buoni re e il cattivo

Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP

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a Vangelo A

commento aL vangeLo — domenica deLL’ePifania deL Signore

Nell’intraprendere il lungo viaggio, i Magi non erano stati assolutamente mossi da ragioni profane o mondane. E, davanti a un tiranno di cattiva fama come Erode, è commovente la fiducia ed il coraggio che li animava, sicuramente suscitati dalla significativa presenza dello Spirito Santo.

esù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e

domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è na-to? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e sia-mo venuti per adorarlo”. All’udire queste paro-le, il re Erode restò turbato e con lui tutta Ge-rusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luo-go in cui doveva nascere il Messia. Gli rispose-ro: “A Betlemme di Giudea, perché così è scrit-to per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, ter-ra di Giuda, non sei davvero il più piccolo ca-poluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele. Allora Ero-de, chiamati segretamente i Magi, si fece dire

Vetrate della Cattedrale di Saint-Gatien de Tours (Francia) (in questa e nelle pagine seguenti)

Sérgio Hollmann

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Davanti al Re, i buoni re e il cattivo

Gennaio 2009 · Salvami Regina 11

a Vangelo A

commento aL vangeLo — domenica deLL’ePifania deL Signore

I – Natale ed epIfaNIa

La festa dell’Epifania — denomi-nata dai greci anche Teofania, ossia manifestazione di Dio — era celebra-ta in Oriente già prima del secolo IV ed è, pertanto, come la Resurrezione di Nostro Signore, una delle più anti-che commemorazioni cristiane.

Non dobbiamo dimenticare che l’Incarnazione del Verbo è divenu-ta effettiva subito dopo l’Annuncia-zione dell’Angelo e, comunque, appe-na Maria, Elisabetta, Giuseppe e, pro-babilmente, Zaccaria sono venuti a co-noscenza del grande mistero operato

dallo Spirito Santo. Il resto dell’umani-tà non si è reso conto di quello che sta-va accadendo nel periodo di gestazione del Figlio di Dio, infatti, la Rivelazione fatta dai Profeti era avvolta da un certo mistero che solo dopo la testimonianza degli Apostoli è divenuto evidente.

La Liturgia del tempo dell’Avvento

Nelle quattro settimane dell’Av-vento, la Liturgia ci ricorda le profezie sui principali fatti legati alle manife-stazioni graduali e successive del Sal-vatore e della Buona Novella portata sulla Terra. Nel testo di Isaia si sottoli-

nea: “Ecco: la vergine concepirà e par-torirà un figlio, che chiamerà Emma-nuele” (Is 7, 14). È chiaro che il Mes-sia sarebbe appartenuto alla nobile stirpe di Davide: “Un germoglio spun-terà dal tronco di Iesse, un virgulto ger-moglierà dalle sue radici. Su di lui si po-serà lo spirito del Signore, spirito di sa-pienza e di intelligenza, spirito di consi-glio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore” (Is 11, 1-2).

La Liturgia prosegue in un crescen-do al punto tale che si percepisce la venuta del Salvatore delle nazioni, per questo si prega che la terra Lo produ-

con esattezza da loro il tempo in cui era appar-sa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bam-bino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. Udite le pa-role del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, fin-ché giunse e si fermò sopra il luogo dove si tro-vava il bambino. Al vedere la stella, essi prova-rono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e pro-stratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scri-gni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese” (Mt 2, 1-12).

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ca: “Rorate cæli desuper et nubes pluant iustum, aperiatur terra et germinet sal-vatorem et iustitia oriatur simul! — Stil-late, cieli, dall’alto e le nubi facciano piovere la giustizia; si apra la terra e pro-duca la salvezza e germogli insieme la giustizia!” (Is 45, 8).

Infine, nasce il Redentore, nelle vesti di un semplice bambino. Coloro però che furono investiti del dono del-lo Spirito Santo, colsero in quell’ado-rabile bambino gli splendori dei rag-gi della sua folgorante divinità. Non si trattava di un essere puramente uma-no; a quella creatura si univa la stes-sa Divinità nell’ipostasi della Seconda Persona della Santissima Trinità. In al-tre parole, in quella creatura vi era la presenza dell’Uomo-Dio.

Epifania: pubblico riconoscimento della divinità del Bambino Gesù

Potrebbe dirsi che, in occasione del Natale, Dio Si manifesta come Uomo e che nell’Epifania questo stesso Uo-mo si rivela anche come Dio. infatti, in queste due feste, Dio ha voluto che il grande mistero dell’Incarnazione fosse rivelato in tutto il suo splendore, tanto

ai giudei quanto ai gentili, dato il suo carattere universale. Nell’Occidente, fin dall’inizio, si celebrava il Natale il 25 dicembre, e in Oriente, l’Epifania il 6 gennaio. È stata la Chiesa di Antio-chia, all’epoca di San Giovanni Criso-stomo, che cominciò a commemorare le due date. Soltanto a partire dal se-

gnore nel Giordano. Oggi, nella nostra Liturgia, le Nozze di Canaa non sono più celebrate ed il Battesimo del Signo-re è ricordato la domenica che cade tra il 9 ed il 13 gennaio.

In sintesi, possiamo affermare che l’Epifania, ossia, la manifestazione del Verbo Incarnato, non può essere considerata autonomamente rispetto all’adorazione che Gli hanno presta-to i Re dell’Oriente. In quanto insie-me rappresentano un riconoscimento pubblico del Bambin Gesù tanto nel-la sua natura divinina che umana.

La virtù di Religione

L’adorazione, come insegna il Dottor Angelico, “si orienta alla riverenza di co-lui che è adorato”. Si tratta di una virtù speciale, chiamata di religione, alla qua-le “è proprio prestare riverenza a Dio”.1

Per intenderci meglio, basti dire che la religione ha il suo fondamen-to in colui che è Dio e ciò che sia-mo noi; in quello che Egli ci ha dato e in quello che Gli dobbiamo restitu-ire. Dio è l’essere per essenza, la Per-fezione, il Bene, la Verità e la Bellez-za, inoltre è assoluto e infinito; e noi, al contrario, siamo creature contin-genti: da Lui riceviamo tutto e, nel-la nostra esistenza, necessitiamo del Suo sostegno in ogni istante.

Diceva bene il Revmo. Padre An-tonio Royo Marin, OP., che se, per assurdo, Dio arrivasse a sonnecchia-re, tutte le creature ritornerebbero al nulla; al che il Prof. Plinio Corrêa de Oliveira ha risposto: “E, nella Sua onnipotenza, Egli ricreerebbe tutto nuovamente, subito al risveglio”.

Pertanto, l’esistenza di ogni crea-tura è dono di Dio, come i beni pre-senti in tutto l’ordine dell’universo. Non c’è nulla che non riceviamo da Dio, siamo eterni debitori del Crea-tore. Sotto questo punto di vista, per-sino la più eccelsa di tutte le creatu-re, Maria Santissima è debitrice nei Suoi riguardi e, riconoscendo que-sto suo stato di insolvenza dinanzi a sua cugina santa Elisabetta, procla-ma: “L’anima mia magnifica il Signo-

Non si trattava di un essere puramente

umano; a quella creatura si univa la stessa Divinità

colo V in Occidente si iniziò a celebra-re la seconda festività.

Oggi, la Liturgia commemora l’Ado-razione dei Re Magi al Bambino Gesù. D’altra parte, rimangono ancora alcu-ne vestigia dell’antica tradizione orien-tale che includeva nell’Epifania, oltre all’Adorazione dei Re, il miracolo delle Nozze di Canaa ed il Battesimo del Si-

L’Epifania non può essere considerata autonomamente rispetto all’adorazione che Gli hanno prestato i Re dell’Oriente; in quanto

insieme rappresentano un riconoscimento pubblico del Bambin Gesù tanto nella sua natura divina che umana

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re […] perché ha guardato l’umiltà del-la sua serva” (Lc 1, 46, 48).

La virtù di religione è l’essenza dell’adorazione che si concentra nel riconoscimento di queste due realtà: chi è Dio, quali i Suoi diritti e benefi-ci; chi siamo noi, la nostra indigenza, il nostro nulla. Per questo, “La reli-gione è la principale delle virtù morali” — ci spiega San Tommaso d’Aquino — perché “è più vicina a Dio delle al-tre virtù morali, in quanto le sue azioni direttamente e immediatamente si or-dinano avendo come fine l’onore divi-no. Di conseguenza, la religione è su-periore alle altre virtù morali”.2

Un invito ad essere grati al Signore

Ora, ciò che muoveva profonda-mente l’anima dei Re Magi era il de-siderio di prestare culto a Dio e di adorare Colui che era appena nato. Il significato del loro peregrinare si-no a Betlemme, mossi soltanto dallo Spirito Santo, si riassume nel richia-mo universale di tutte le nazioni alla salvezza ed alla partecipazione ai be-ni della Redenzione.

Sebbene i Profeti avessero fatto pre-visioni sull’universalità di questa voca-zione, i giudei la consideravano piutto-sto come privilegio esclusivo del Popolo Eletto. È curioso notare come il Signo-re nella Sua vita pubblica, sebbene ab-bia lodato la fede del centurione roma-no — “In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così gran-de” (Mt 8, 10) —, affermi di non essere stato inviato dal Padre se non per occu-parsi delle “pecore perdute della casa di Israele” (Mt 15, 24). Egli, con tali paro-le, non ha voluto indicare espressamen-te il mondo pagano, poiché tale compi-to sarebbe stato successivamente riser-vato agli Apostoli, specialmente a San Paolo. Ma, in realtà, già decenni prima, la presenza dei Santi Re presso la culla del Salvatore ha svelato il grande desi-derio del Signore di redimere i pagani, come è proclamato attraverso le paro-le della Preghiera del Giorno: “O Dio, che oggi hai rivelato Tuo Figlio alle na-

zioni, guidandole per mezzo della stella” e più chiaramente nel Prefazio: “Hai ri-velato, oggi, il mistero di Tuo Figlio come luce che illumina tutti i popoli nella via della Salvezza”.

Se i Re Magi sono stati chiamati da Dio per mezzo della stella, anche noi, a nostra volta, siamo chiamati da Lui at-

tutti i doni che la Santa Chiesa ci offre (cfr. Preghiera dopo la Comunione).

II – Betlemme, I magI ed erode

“Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme”.

Come dice San Paolo: “Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla [la misteriosa sa-pienza di Dio] se l’avessero conosciu-ta, non avrebbero crocifisso il Signo-re della gloria” (I Cor 2, 8). Non face-va parte dei disegni di Dio che la na-scita di Gesù Bambino venisse mani-festata a tutta l’umanità, poiché ciò, probabilmente, avrebbe impedito che trovasse compimento la Redenzio-ne. D’altra parte, se la Sua venuta al mondo fosse stata accompagnata da segni folgoranti e grandiosi, sarebbe-ro stati annullati i meriti della fede.

La nascita, segno che precede la seconda e piena manifestazione

Per questi ed altri motivi, spiega San Tommaso d’Aquino: “È inerente all’ordi-

L’Epifania ci invita a rendere grazie al Signore, e ad

implorarGli di essere guidati sempre dalla Sua luce

traverso la Chiesa ed i suoi atti di cul-to, la liturgia, la predicazione, il rispetto della dottrina e del governo ecclesiasti-co. Dunque, l’Epifania è la festa che ci invita a rendere grazie al Signore, come pure ad implorarGli la grazia di esse-re guidati sempre e dovunque attraver-so la Sua luce celeste, come pure ad ac-cogliere con fede e a vivere con amore

Se i Re Magi sono stati chiamati da Dio per mezzo della stella, anche noi, a nostra volta, siamo chiamati da Lui attraverso la

Chiesa ed i suoi atti di culto, la liturgia, la predicazione, il rispetto della dottrina e del governo ecclesiastico

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Malizia di Erode

E

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ne della sapienza divina che i doni di Dio e i segreti della sua sapienza non giungano nella stessa forma a tutti, ma che arrivino immediatamente ad alcuni e, per mezzo di questi, si estendano ad altri. Così, per quanto concerne il mistero della Resurre-zione, il libro degli Atti dice: ‘Dio ha resu-scitato Cristo il terzo giorno e Gli ha con-cesso di manifestare la sua presenza, non al popolo in generale, ma ai testimoni de-signati anticipatamente da Dio’. Lo stesso si dovrebbe osservare in relazione alla sua nascita: che Cristo non Si fosse manife-stato a tutti, ma ad alcuni, tramite i quali sarebbe potuto arrivare agli altri”.3

Varie sono anche le ragioni per le quali la Provvidenza Divina ha scel-to prima i giudei, e solo dopo i genti-li, per manifestare la nascita di Gesù. È ovvio che Dio, avendo uno specia-le apprezzamento per il principio di gerarchia, avrebbe dovuto iniziare la Sua grande opera dal popolo Eletto. Infatti, osserva il Dottor Angelico:

“La manifestazione della nascita di Cristo è stata un’anticipazione della ma-

nifestazione piena che sarebbe dovu-ta venire. E come nella seconda manife-stazione la grazia di Cristo fu annuncia-ta da Cristo e dai Suoi Apostoli, prima ai giudei, e dopo ai pagani, così pure, i pri-mi ad approssimarsi a Cristo sono stati i

tardi: “Io sono il pane vivo che è disceso dal Cielo” (Gv 6, 41). Per questo i com-mentatori fanno un’approssimazio-ne tra il significato del nome Betlem-me, ossia, “casa del pane” e l’istituzio-ne del Sacramento dell’Eucaristia, “Pa-ne degli Angeli”. In realtà, allora, esi-steva un’altra Betlemme, a nord, nella terra di Zabulon, per questo l’Evange-lista specifica: “la tribù di Giuda”.

Il re Erode pur non appartenendo alla stirpe giudaica, poiché Idumeo, sa-lì al trono sostenuto soprattutto dai ro-mani; i giudei, invece, lo osteggiavano apertamente perché era uno straniero. Nonostante ciò, adottò un’ abile politi-ca facendo restaurare con cura il Tem-pio di Gerusalemme, nel tentativo di fare dimenticare ai giudei le sue vere origini. La sua fama si diffuse in tutto l’Impero soprattutto a causa della sua vita dissoluta e della crudeltà posta in essere nell’esercizio del suo potere.

A riguardo, Teodoro di Mopsue-stia fa questa riflessione: “Il patriarca Giacobbe aveva già distinto con esattez-za questo momento dicendo: “Non sa-rà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché ver-

pastori, che erano le primizie dei giudei e stavano vicino; dopo sono venuti i Magi, da lontano, come ‘primizie dei pagani’, secondo l’espressione di Agostino”.4

Considerazioni e profezie

Quanto al riferimento alla città di Betlemme di Giuda in questo versetto, dobbiamo considerare l’affermazione fatta dallo stesso Salvatore decenni più

I malvagi quando vogliono causare

danno a qualcuno si mostrano umili e amici

rode trama la sua morte [del Messia] con dolosa mali-zia. L’uomo cattivo è capace

di comprendere le cose di Dio; non può, però, realizzarle, poiché l’intel-ligenza umana è stata creata da Dio, ma l’azione dipende dalla volontà.

Erode certamente vide il gran-de fervore dei Magi in relazione

aCristo. E poiché non poteva con-tare sulla loro complicità per ucci-dere il futuro re attraverso le adu-lazioni che gli faceva, né di minac-ce che li spaventasse, né di dena-ro che li corrompesse, allora cercò di ingannarli. In nessun modo riu-scì a sedurli con adulazioni affinché tradissero Colui per il quale aveva-no fatto un così faticoso viaggio. O erano capaci a non avere paura, co-sì da non tradire Cristo, essi non avevano interesse alcuno in Erode né in Cesare,visto che erano entra-ti nel suo regno annunciando l’ar-rivo di un altro re. Né loro poteva-no aspirare ad altra cosa che Cri-

sto, loro che Gli portarono teso-ri preziosi da una terra così distan-te. E quando

Erode percepì che non avrebbe ottenuto nient’altro, cominciò ad avere un’area di devozione mentre affilava la spada e dipingeva con colori di umiltà la malvagità del suo cuore. Come procedono tutti i per-versi: quando vogliono causare oc-cultamente qualche danno molto serio a qualcuno, cioè si mostrano umili e amici nei suoi confronti.

(ANONIMO. Opera incompleta sul Vangelo di Matteo,

2, PG 56, 640-641).

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“Erode ordina il massacro degli innocenti” – Basilica di

St. Denis, Parigi

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rà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli” (Gn 49, 10). Matteo mette in evidenza che tutto si sta realizzando secondo le profezie. Infat-ti, da un lato, il profeta aveva detto che il Messia sarebbe nato a Betlemme (cfr. Mi 5, 1); dall’altro, che questo sarebbe acca-duto al tempo di Erode. Per prima cosa regnarono su costoro quelli che erano di-scendenti di Davide, della tribù di Giu-da, fratello di Levi, fino ai fatti di Babilo-nia. Dopo, i sommi sacerdoti ebbero an-che il comando del popolo. Questi era-no della Tribù di Levi, ma discendenti anche da Giuda, perché la Tribù di Levi, e soprattutto i sommi sacerdoti, si erano mescolati con la tribù regale, ossia quella di Giuda. Dopo questi fatti, essendo ve-nuti a lite i fratelli Aristobulo e Arcano e avendo combattuto accanitamente per il potere, alla fine il regno venne in potere di Erode che non era di stirpe giudaica. Era infatti figlio dell’idumeo Antipatro. Durante il suo regno comparve Cristo Si-gnore, quando avevano avuto fine i re e i capi di stirpe giudaica”.5

Matteo offre, inoltre, maggiori det-tagli riguardo ai Magi; di qui la molte-plicità di ipotesi e la non poca diver-genza tra gli autori su questo parti-colare. In primis, possiamo affermare che il nome Magi non deve essere con-siderato con le connotazioni proprie dei nostri tempi. In quel periodo, con tale termine, si indicavano quelle per-sone distinte, dotate di una certa au-torità e di solide conoscenze scienti-fiche, specializzate, soprattutto, nello studio dell’ astronomia. Ciò premesso, la tradizione li considera come dei re e li annovera nel numero di tre, tenuto conto che vennero battezzati più tar-di da San Tommaso Apostolo e, tem-po dopo, martirizzati. Le reliquie dei Re Magi sono state venerate recente-mente dall’attuale Pontefice, Bene-detto XVI, il quale, in occasione del-la XX Giornata Mondiale della Gio-ventù, il 18 agosto 2005, ha visitato la cattedrale di Colonia ove esse sono at-tualmente custodite.

Riguardo al paese d’origine dei Ma-gi si sa ben poco — Caldea, Arabia o

Persia — sono semplici ipotesi; come anche incerto è il momento del loro ar-rivo a Gerusalemme o a Betlemme, che sembra sia avvenuto dopo la Presenta-zione di Gesù Bambino al tempio.

Ciò che, invece, è certo e riconosciu-to da tutti è che, rivestendo la Reden-zione un carattere universale, bisognava che Essa fosse preannunciata a tutti.6

III – I re davaNtI a erode

“Domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo vi-sto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”.

e non poco coraggio, in quanto una do-manda simile avrebbe potuto provocare l’ira di Erode qualora l’avesse interpre-tata come un affronto alla sua persona o, ancor peggio, come un vero e proprio ripudio del suo titolo e del suo potere, conquistati da lui con tanti sforzi.

La stella che guidava i Magi

Riguardo alla stella, commenta il Revmo. Padre Manuel de Tuya, OP: “I magi sostengono che, per venire ad ado-rare il Re dei giudei appena nato, hanno visto ‘la sua stella in Oriente’. In modo molto accentuato, si parla precisamente della stella del Re dei giudei. Nel mondo dell’astrologia, gli uomini si considerano governati dagli astri. Ma anche nell’An-tichità era diffusa la credenza che la na-scita degli uomini di grande importan-za era preceduta da un segno del cielo. Questo si rifletteva anche negli scritti cu-neiformi. Sorsero varie teorie riguardo a questa ‘stella vista dai Magi’”.7

Anche il Dottor Angelico non ha trascurato di commentare tale passo. Infatti, dopo aver parlato delle ragio-ni per le quali Dio ha rivelato ai giu-dei la Sua nascita tramite gli Ange-li e ai gentili attraverso i segni, cita Sant’Agostino: “Gli angeli abitano nei cieli che sono adornati dalle stelle”.8 E a partire da qui, passa a considerare la stella, mostrando come essa “non era una delle stelle del cielo”, ma un astro interamente sui generis.9

Ipocrita, si fa devoto e soave per ingannare la semplicità, il candore e l’innocenza

dei Magi

Erode ha visto certamente il grande fervore dei Magi in relazione a Cristo. E siccome non poteva contare sulla loro complicità per uccidere il futuro

Re ha pensato, per mezzo di false lusinghe, di ingannarli

Risulta chiaro, da questo versetto, il vero e profondo motivo del lungo viag-gio da loro intrapreso: nulla che fosse dettato dalla mera curiosità, da ragioni profane o mondane. Essi, nel chiedere dove fosse il Re dei Giudei, dimostrano, in realtà, di possedere una grande fede

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Gerusalemme rimase turbata“All’udire queste parole, il re Ero-de restò turbato e con lui tutta Gerusalemme”.

È di facile comprensione questo timore di Erode, data la sua irrefre-nabile ambizione, invidia e crudeltà. La sua sposa e i suoi tre figli potero-no sperimentare la violenza del suo pessimo e impetuoso temperamento, poiché furono uccisi a causa della sua eccessiva determinazione tirannica, suscitata soprattutto dalla crescente paura che lo detronizzassero.

Per un uomo di una immoralità tale e con simili ambizioni, l’annuncio del-la venuta miracolosa di un nuovo re non poteva non essere causa di turba-mento; tanto più che “si era diffuso al-lora in tutte le parti dell’Impero Romano, in Oriente più che in qualsiasi altra par-te, un certo presentimento – a volte vago, a volte più preciso – che una nuova era si sarebbe aperta per l’umanità”.10

Ma qual era la causa del turbamen-to degli abitanti di Gerusalemme? Era stata loro annunciata la nascita di un Re giudeo: non doveva essere que-sta una promettente notizia? E non avrebbero dovuto loro seguire i Ma-gi per confermare gioiosamente i fat-ti? In realtà, non è da stupirsi se il po-polo, a quei tempi, si fosse adattato e fosse divenuto, in un certo qual mo-do, compiacente nei confronti del cri-minoso tiranno. Infatti, potrebbe dar-si che a causare tale turbamento abbia contribuito piuttosto il timore di rap-presaglie e vendette o, ancora, l’amor proprio ferito, l’orgoglio calpestato, il disprezzo per la venuta di un Re co-sì umile e semplice, anziché il potente ed atteso Messia annunciato loro di-rettamente e non per mezzo di gente straniera.

A questo proposito, San Giovanni Crisostomo commenta: “poiché con-tinuavano nella stessa disposizione dei loro antenati — i quali, malgrado tutti i benefici ricevuti, si erano allontanati da Dio — e godevano di una piena libertà, si ricordavano delle carni dell’Egitto”.11

ne. Con un atteggiamento di ipocrita devozione, convoca il Sinedrio. La sua domanda dimostra quanto tutti fos-sero consapevoli della possibilità che quel neonato potesse essere proprio il Cristo. Di qui anche la malvagità del Sinedrio e dello stesso popolo.

“Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele” (Mt 5, 2).

I dottori della Legge non temono di dire a Erode che, secondo Michea, il Cristo sarebbe dovuto nascere nella città di Betlemme di Giuda. Nel con-tempo, tacciono dalla profezia la fra-se seguente che, in modo inequivo-cabile, avrebbe svelato l’origine divi-na di Cristo: “Et egressus eius a tem-poribus antiquis, a diebus aeternitatis”- “Le Sue origini risalgono all’antichità, ai giorni dell’eternità” (Mi 5, 1). For-se per malizia, debolezza di carattere o per orgoglio, non possedevano una

fede sufficiente per credere in questa rivelazione. Proprio per questo mo-tivo S. Giovanni Crisostomo ritiene anche loro colpevoli della morte dei Santi Innocenti. Infatti, Erode non si sarebbe adirato se avesse saputo che non si trattava di un re terreno ma di un re venuto dal cielo per la realizza-zione di un regno spirituale.

“Allora Erode, chiamati segreta-mente i Magi, si fece dire con esat-tezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella”.

Suscita la nostra attenzione l’impie-go dell’avverbio segretamente. Secondo un famoso storico di quei tempi, Fla-vio Giuseppe, era molto comune che Erode si vestisse come uno qualsiasi e si infiltrasse fra la gente comune per sondare in modo diretto quello che la stessa pensava del suo regno.12 Era il suo abile modo di procedere. Una vol-ta accertata la città in cui sarebbe nato il Messia, suo nemico, nel tentativo di stabilire la sua età, associò la data del-la nascita del bambino al giorno della comparsa della stella.

“Li inviò a Betlemme esortando-li: “Andate e informatevi accura-tamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”.

Con ipocrisia, Erode si fa devoto e soave per ingannare la semplicità, il candore e l’innocenza dei Magi. Al-cuni autori, per tale ragione, denomi-nano questo “pio” atteggiamento co-me “iniquità fraudolenta”.

Iv – da gerusalemme a Betlemme

“Udite le parole del re, essi parti-rono. Ed ecco la stella, che ave-vano visto nel suo sorgere, li pre-cedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia”.

Non è possibile incontrare Gesù senza Maria, e meno ancora,

Maria senza Gesù

Iniquità fraudolenta di Erode“Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informa-va da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia”.

Pessimo, ma scaltro, Erode dissi-mula il suo satanico piano di uccidere il Messia e cerca di sapere quali sono i disegni di Dio per cercare, in qual-che modo, di impedirne la realizzazio-

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Non è stata una delle stelle del cielo

S

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Dio sempre ricompensa coloro che sono fedeli alla Sua grazia. È commo-vente la fiducia compenetrata di corag-gio di questi Re Magi, davanti ad un ti-ranno di così cattiva fama. Non ci so-no dubbi che fossero sostenuti dalla vi-va presenza dello Spirito Santo.

Riappare la stella

Saranno partiti di notte o durante il giorno? Da Gerusalemme a Betlem-me, ci volevano due ore di cammino. Comunque, soltanto pochi autori di-fendono la tesi che questo spostamen-to sia avvenuto durante il giorno, altri-menti come si spiegherebbe la riappa-rizione della stella? Altri dicono che non sarebbe stata necessaria l’oscurità

della notte, per il fatto che si trattava di un corpo luminoso presente in re-gioni atmosferiche più vicine ai Magi. Altri ancora interpretano questo pas-so come se la stella fosse riapparsa so-lo al loro ingresso a Betlemme, visto che era impossibile sbagliare strada.

Leggendo con devozione questi versetti, si percepisce l’ animo gioio-so dei primi pellegrini che si recava-no nei Luoghi Santi.

La scomparsa della stella aveva mes-so alla prova la loro fede ma, successi-vamente, vengono rinfrancati. Sorge comunque spontanea una domanda: Perché la stella sarebbe scomparsa per riapparire solo a Betlemme? Forse Ge-rusalemme non era degna di un segno

così evidente? O, al contrario, scompa-rendo, la stella permise una permanen-za più prolungata dei Magi nella città?

Lo adorarono, ispirati dallo Spirito Santo

“Entrati nella casa, videro il bam-bino con Maria sua madre, e pro-stratisi lo adorarono. Poi apriro-no i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra”.

Emoziona questa descrizione di Matteo: “trovarono il Bambino con Maria, Sua madre”. Parole profeti-

econdo Giovanni Crisostomo, esistono molti indizi i quali rive-lano che la stella apparsa ai Magi

non era una delle tante stelle del cielo:1º - Perché nessun’altra stella seguì

quella direzione, dato che solo essa si mosse da nord a sud, dalla Persia, da cui provenivano i Magi, alla Giudea.

2º - Per la straordinarietà delle sue apparizioni, dato che era visibile non soltanto di notte ma anche in pieno giorno; il che — come ben noto - non è possibile né per le stelle, né per la luna.

3º - Per l’alternanza delle sue appari-zioni dato che quando entrarono a Ge-rusalemme non era visibile e riapparve solo dopo che i Magi lasciarono Erode.

4º - Per la discontinuità del suo procedere, dato che si spostava quan-do era necessario che i Magi cammi-nassero e si fermava quando essi si dovevano fermare, come la colonna di nuvola nel deserto.

5º - Per aver indicato il luogo del parto della Vergine non solo rimanen-do in cielo ma, addirittura, scenden-

do, come riferisce il Vangelo di Matteo: “La stella, che avevano visto nel suo sor-gere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il Bambi-no”. Da ciò si deduce chiaramente che la parola dei Magi, “abbiamo visto la sua stella in Oriente”, non deve essere intesa come se, trovandosi essi in Oriente, gli fosse apparsa una stella che stava nella Giudea ma, piuttosto, che avevano vi-sto una stella situata in Oriente e che li aveva preceduti fino in Giudea (sebbe-ne alcuni dubitino di questo). Tuttavia, la stella non avrebbe potuto indicare chiaramente la casa se non fosse disce-sa dal cielo. E, come constata Crisosto-mo, ciò non sembra proprio di una stel-la ma di “un qualche potere razionale”. “Sembra, dunque, che questa stella fosse un potere invisibile trasformato nell’ap-parenza di una stella”.

Per questo alcuni affermano che, come lo Spirito Santo è disceso sul Si-gnore battezzato sotto forma di colom-ba, così è apparso ai Magi sotto for-ma di stella. Altri ancora dicono che

l’angelo, apparso ai pastori sotto for-ma umana, è apparso ai Magi in for-ma di stella. È, comunque, più proba-bile che si trattasse di una stella creata ex novo, non nel cielo, ma nell’atmo-sfera prossima alla terra e che si muo-vesse secondo la volontà di Dio. È per questo che Papa Leone afferma (Ser-mone 31, sull’Epifania): “Apparve ai tre Magi, nella regione dell’Oriente, una stella di un nuovo chiarore, più brillan-te e bella degli altri astri, che attirava gli occhi e i cuori di coloro che la guarda-vano, affinché comprendessero imme-diatamente che non era privo di signifi-cato quello che sembrava così insolito”.

(AQUINO, San Tommaso de. Summa Teologica III, q.36, a.7 resp).

“I Re Magi seguono la stella” Basilica di St. Denis, Parigi S

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Sorgerà in Occidente un grande Re

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18 Salvami Regina · Gennaio 2009

che, ispirate dallo Spirito Santo, per-ché risultasse chiaro nei secoli a veni-re che non è possibile incontrare Ge-sù senza Maria, e meno ancora, Ma-ria senza Gesù. La Storia conferma – e molto di più lo farà — quanto la de-vozione alla Madre conduca all’ado-razione del Figlio, e viceversa.

Richiama la nostra attenzione il ri-ferimento di Matteo al luogo dove si trovava il Bambino: una casa, non una grotta. “Alcuni autori antichi — tra loro San Giustino — hanno pensato che ‘ca-sa’ fosse un eufemismo, al posto di ‘grot-ta’. San Girolamo, in compenso, menzio-na varie volte la grotta e non parla mai del ricordo né della presenza dei Magi in essa. Non sarebbe affatto improbabi-le che la parola ‘casa’ abbia in Matteo il suo senso reale. Situata questa scena alla distanza di un anno e mezzo dalla nasci-ta di Cristo, non è da credere che la Sacra Famiglia sia rimasta alloggiata in quel-la grotta di circostanza; sembra natura-le che essa abbia abitato in una modesta casa. Inoltre, il versetto 22 suggerisce che si sarebbe stabilita a Betlemme”.13

Questa adorazione prestata dai Magi conferma ancora una volta la

realtà dell’azione dello Spirito Santo nelle loro anime, proprio come affer-ma San Tommaso d’Aquino:

“I Magi sono ‘le primizie dei pagani’ nel credere a Cristo. In loro apparvero, in una specie di presagio, la fede e la devo-zione dei pagani venuti a Cristo da luo-ghi remoti. Per questo, essendo la fede e

l punto di partenza di questa età dell’oro, che un potente e glorioso personaggio avrebbe

dovuto presiedere, sarebbe stato, se-condo l’opinione comune, la Giudea. Infatti, già si è detto dell’ ansia con cui i giudei aspettassero il Messia. Tutta la loro letteratura era messianica, co-me lo dimostrano gli abbondanti libri apocrifi che, incessantemente, ravvi-vavano e intensificavano la speranza.

I figli di Israele avevano invaso la maggior parte delle province dell’Impe-ro Romano e si dedicavano ovunque si trovassero ad un ardente proselitismo. Grazie a loro, si originarono e si dilata-rono quelle speranze che mantenevano in sospeso tanti spiriti mentre le religio-ni pagane andavano via via svanendo.

Tutto ciò è formalmente attestato da numerosi fra i grandi scrittori di Roma, particolarmente da Virgilio (Eglog., 4, 4-52), Tacito (Hist., 5, 13), Svetonio (Vespe, 4) ed anche dallo storico giu-

deo Flavio Giuseppe (Bell. Jud. 6, 5, 4). Persino le antiche tavole astronomiche di Babilonia manifestavano vivo inte-resse per la Palestina. In esse si posso-no leggere con molta frequenza profe-zie espresse in questi termini: “Quan-do una tale o qual cosa accadrà, sorge-rà in Occidente un grande re e con lui comincerà una vera età dell’oro”.

(FILLION, Louis-Claude. Vida de Nuestro Señor Jesucristo.

Madrid: Rialp, 2000, vol. I, pagg. 7-8).

da Saba, portando oro e incenso e pro-clamando le glorie del Signore. Tutti i greggi di Kedàr si raduneranno da te, i montoni dei Nabatei saranno a tuo ser-vizio, saliranno come offerta gradita sul mio altare; renderò splendido il tempio della mia gloria” (Is 60, 6-7).

“Nel riconoscerLo come re, offrirono le primizie eccellenti e preziose del tem-pio: l’oro che custodivano; per intendere che Lui era di natura divina e celeste, of-frirono incenso profumato, forma di pre-ghiera vera, offerta come soave odore del-lo Spirito Santo; e a riconoscimento che la sua natura umana avrebbe ricevuto se-poltura temporale, offrirono mirra”.15

Fecero ritorno per un’altra strada

Avvertiti poi in sogno di non tor-nare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese”.

Dio non smette mai di protegge-re coloro che Lo servono con amore e fedeltà. Se i Magi fossero ritornati da Erode, essi, probabilmente, sarebbe-ro stati uccisi ancor prima dei neonati che Erode fece crudelmente uccidere.

Dio fa ritornare tutti noi alla no-stra Patria “per un’altra strada”, co-

Dio non smette mai di proteggere

coloro che Lo servono con

amore e fedeltà

la devozione dei pagani esenti da errore, su ispirazione dello Spirito Santo, si de-ve anche credere che i Magi, ispirati dal-lo Spirito Santo, si comportarono saggia-mente nel prestare omaggio a Cristo”.14

Quanto ai doni, essi compiono, con questo gesto, la profezia di Isaia: “Uno stuolo di cammelli ti invaderà, drome-dari di Madian e di Efa, tutti verranno

Virgilio - illustrazione di F. Huot

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Gennaio 2009 · Salvami Regina 19

me insegna San Gregorio Magno. Purtroppo, abbiamo lasciato il Para-diso Terrestre per il peccato di orgo-glio dei nostri progenitori ma, anco-ra maggiormente, da Lui ci siamo al-lontanati per l’attaccamento alle co-se di questo mondo e a causa dei no-stri stessi peccati. Dio, da Buon Pa-dre, ci offre il Paradiso Eterno ma, per entrarvi, bisogna intraprendere la strada opposta a quella dell’orgoglio e della materialità, ossia, è necessa-rio percorrere quella del disinteresse, dell’obbedienza, della rinuncia alle nostre passioni. Egli ci offre un cam-mino facile e sicuro: “Ad Jesum per Mariam!” (A Gesù, per Maria!).

1 AQUINO, San Tommaso de. Summa Teologica II-II, q. 84 a.1.

2 AQUINO, San Tommaso de. Summa Teologica II-II, q. 81 a. 6.

3 AQUINO, San Tommaso de. Summa Teologica III, q. 36, a. 2, resp. c.

4 AQUINO, San Tommaso de. Summa Teologica III, q. 36, a. 3 ad I.

5 MOPSUESTIA, Teodoro de, Fram-menti sul Vangelo di Matteo, 6.

6 Cf. AQUINO, San Tommaso de. Summa Teologica III, q. 36 a. 3c.

7 TUYA OP, Pe. Manuel de. Bíblia Co-mentada. Madrid: BAC, 1964, v. II, pag. 35.

8 AQUINO, San Tommaso de. Summa Teologica III, q. 36, a. 5 resp.

9 Vedere riquadro allegato: Non è stata una delle stelle del cielo.

10 FILLION, Louis-Claude. Vida de Nuestro Señor Jesucristo. Madrid: Rialp, 2000. v. I. pagg. 7-8.

11 Omelie sul Vangelo di Matteo, 6, 4: PG 57, 67-68.

12 Cf. Antichità dei Giudei, l. XV, cap. 10, 4.

13 TUYA OP, Pe. Manuel de. Cit. pag. 39.

14 AQUINO, San Tommaso de. Summa Teologica III, q. 36 a. 8, resp.

15 ANONIMO. Opera incompleta sul Vangelo di Matteo, 2: PG 56, 642.

Dio, da Buon Padre, ci offre il Paradiso Eterno ma, per entrarvi, Egli ci offre un cammino facile e sicuro: “Ad Jesum per Mariam!”

“Madonna della Stella”, di Beato Angelico - Museo di San Marco, Firenze

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La famiglia, formatrice nei valori

umani e cristiani

DDon Mariano Antonio Legeren, EP

20 Salvami Regina · Gennaio 2009

vi incontro mondiaLe deLLe famigLie

Dal 16 al 18 di questo mese, nel tentativo di trovare soluzioni alle varie problematiche che affligono le famiglie e l’odierna società, si terrà, a Città del Messico, il VI Incontro Mondiale delle Famiglie organizzato dal Pontificio Consiglio per la Famiglia.

alle tribù più anti-che ai popoli più col-ti e civilizzati, tutte le società umane hanno sempre considerato

la famiglia come un’istituzione di pri-maria importanza

Nessuno — ad eccezione di alcu-ni ideologi — potrebbe mai immagi-nare una società che non trovi fonda-mento sulla famiglia. Come ricorda il Papa Benedetto XVI, “matrimonio e famiglia non sono in realtà una costru-zione sociologica casuale, frutto di par-ticolari situazioni storiche ed economi-che. Al contrario, la questione del giu-sto rapporto tra l’uomo e la donna af-fonda le sue radici dentro l’essenza più profonda dell’essere umano e può tro-vare la sua risposta soltanto a partire da qui”.1

Questa verità universale, accettata fin dall’inizio della Storia dell’Umani-

tà, è stata messa in discussione, in va-ria misura, a partire dal secolo scor-so. “Come e forse più di altre istituzio-ni”, constatava, tre decenni fa, il Ser-vo di Dio Giovanni Paolo II, la fami-glia “è stata investita dalle ampie, pro-fonde e rapide trasformazioni della so-cietà e della cultura”.2

Tuttavia, è un dato di fatto che, og-gi, coloro che desiderano vivere fe-delmente il matrimonio, necessita-no di aiuto.3 Il VI Incontro Mondia-le delle Famiglie, nella capitale mes-sicana, affronterà con coraggio tale problematica e cercherà di offrire al-le famiglie l’appoggio del quale han-no tanto bisogno.

Prima educatrice della Fede

In preparazione all’Incontro, il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha organizzato una serie di Cateche-si preparatorie.4 Avvalendosi di dieci

testi, ognuno dei quali affronta il te-ma della famiglia sotto un specifico aspetto come ad esempio la vocazio-ne o la missionarietà.

La sezione dedicata all’educazione nella Fede inaugura questa serie ca-techetica, partendo dal mandato che la Chiesa ha ricevuto dal Signore, di annunciare a tutti gli uomini il Van-gelo: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel no-me del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28, 19).

“Fin dal giorno della Pentecoste – afferma il testo vaticano — gli Apo-stoli hanno riempito Gerusalemme e tutto il mondo allora conosciuto con l’annuncio di Cristo, Morto e Resusci-tato per la nostra salvezza”.5

Grazie all’entusiasmo degli evan-gelizzatori, alla loro instancabile de-dizione, alla loro testimonianza di vita — giunta tante volte persino al

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Gennaio 2009 · Salvami Regina 21

martirio — il messaggio cristiano ha potuto smuovere i cuori e le menti di popolazioni intere.

In questo processo di evangeliz-zazione, la famiglia — come cellula basilare della società — è stata ed è un elemento fondamentale, per que-sto merita il titolo di “Chiesa dome-stica”, come l’ha definita il Concilio Vaticano II. Infatti, senza l’ evange-lizzazione e la cooperazione delle fa-miglie, sarebbe stata molto difficile la diffusione del cristianesimo, il suo consolidarsi e l’approfondimento del-le proprie radici.

La famiglia cristiana, come prima educatrice nella Fede, partecipa alla missione della Chiesa di annunciare il Vangelo. “La famiglia ha come pri-mi e principali destinatari di quest’an-nuncio missionario i suoi figli e fami-liari, come lo attestano le Lettere Pa-storali paoline e la prassi posteriore”, dice il testo delle Catechesi prepara-torie.

Tuttavia, affinché sia possibile evangelizzare il mondo, la famiglia deve animare con forza questa sua missione “Alla luce della felice espe-rienza della Chiesa nelle società cristiane d’Europa (nella rea-lizzazione, da parte della fami-glia, di questa missione edu-cativa dei propri figli), ma an-che alla luce delle gravissime ripercussioni negative che si constatano oggi (a motivo dell’abbandono o della trascuratezza di questa missione), è necessa-rio che la famiglia tor-ni ad essere la prima educatrice alla fede in quelle nazioni — og-gi di fatto, purtrop-po, non più cristia-ne — nelle quali si sta recuperando la fede e impiantando la Chiesa”.

È del tutto degno di lode il fatto che mol-ti fedeli laici, disposti

ad offrire la propria vita, desiderino essere missionari e concreti collabo-ratori nell’espansione del cristiane-simo, . Tuttavia, “il principale aposto-lato missionario dei genitori deve esse-re svolto nella loro stessa famiglia, poi-ché sarebbe un grave disordine e una contro-testimonianza pretendere di evangelizzare gli altri e poi trascurare l’evangelizzazione di coloro che ci so-no vicini”.

Un noto detto popolare che inse-gna: “Le parole convincono, l’esempio trascina” deve trovare applicazione nelle famiglie, poiché se, da una par-te, è importante la parola per la tra-smissione della Fede, dall’altra, è in-dispensabile che, a tal fine, i genitori diano “la testimonianza della propria vita cristiana”.

Uomo e donna: differenti e complementari

Di fronte alla realtà attuale, “tanto radicale e condizionante”, il testo ca-techetico preparatorio per il VI In-contro Mondiale delle Famiglie af-

ferma che è necessario ricordare i fondamenti naturali e teologici della famiglia.

Innanzitutto, si deve riaffermare che “esiste un Dio personale e buono, che ha creato l’uomo e la donna con pari dignità, ma distinti e complemen-tari tra loro, e ha dato loro la missione di generare figli mediante l’unione in-dissolubile di entrambi in «una caro» (matrimonio)”.

I testi sacri “narrano la creazione dell’uomo, evidenziano che la coppia for-mata da un uomo e una donna è, secon-do il disegno di Dio, la prima espressione della comunione di persone, per cui Eva è creata come colei che, nella sua alterità, completa Adamo (cfr. Gen 2,18), il quale forma con lei una ‘sola carne’ (cfr. Gen. 2,24). Allo stesso tempo, entrambi hanno la missione procreatrice che li rende col-laboratori del Creatore” (cfr. Gen. 1,28). Benedetto XVI ci ricorda l’insegna-mento del Concilio Vaticano II, quan-do afferma che l’istituzione del matri-monio riceve la sua “stabilità per ordi-namento divino” e, perciò, “questo vin-colo sacro, in vista del bene sia dei coniu-gi e della prole che della società, non di-

pende dall’arbitrio dell’uomo”. Per ta-le ragione, spiega il Sommo Ponte-fice, “nessuna legge fatta dagli uo-mini può perciò sovvertire la norma scritta dal Creatore, senza che la so-

cietà venga drammaticamente fe-rita in ciò che costituisce il suo

“Sacra Famiglia” — Santuario del Sacro Cuore di Gesù, San Paolo (Brasile)

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“La famiglia cristiana — padre, madre e figli — è chiamata, dunque, a perseguire gli obiettivi indicati non come qualcosa imposta dall’esterno, bensì come un dono della grazia del sacramento del matrimonio infusa negli sposi”.

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I Simboli del VI Incontro Mondiale delle Famiglie

22 Salvami Regina · Gennaio 2009

stesso fondamento basilare. Dimenticar-lo significherebbe indebolire la famiglia, penalizzare i figli e rendere precario il fu-turo della società”.6

La famiglia ha come “compito ine-vitabile” quello di insegnare queste verità, trasmettendole ai bambini e ai giovani, in modo che essi abbiano un orientamento sicuro di fronte al rela-tivismo dominante in un mondo se-colarizzato.

Ambito nel quale l’essere umano si sviluppa in forma integrale

È missione della famiglia incul-care nei figli la nozione che “tutta la creazione è stata fatta per l’uomo. In-

vece l’uomo è stato creato ed amato per se stesso”.

Il testo delle Catechesi, nel trattare questo tema, richiama alla nostra at-tenzione una grande verità, dimenti-cata ai nostri giorni: l’uomo ha una di-gnità trascendente, e “nessuno, pertan-to, può calpestare questa dignità senza commettere una gravissima violazione dell’ordine voluto dal Creatore”.

Che cosa dire quando proprio all’in-terno della famiglia questa dignità su-bisce le sue peggiori violazioni? Ogni giorno ci giungono notizie su nuovi casi di atrocità o di crimini accaduti in casa.

Un tempo si soleva parlare della “sacralità della casa”, infatti, la stessa

era considerata il luogo dove ognuno si sentiva accolto ed amato, dove i bambi-ni e i giovani maturavano e si formava-no sull’esempio dei più vecchi.

È necessario, dunque, fare anche in modo che la famiglia torni ad esse-re “l’ambito nel quale l’essere umano può nascere con dignità, crescere e svi-lupparsi in maniera integrale”.7

Un vero ministero a servizio dei suoi membri

Una delle principali sfide che la fa-miglia cristiana affronta è quella di formare la coscienza morale dei figli, in un’epoca nella quale i valori morali vanno via via scemando. Questo rende

Il logotIpo

Il logotipo utilizza silhouettes uma-ne per delineare la famiglia nata dall’amore. Questo viene rappresenta-to dai tre cuori, mentre la Fede, dalla croce sovrastante. La famiglia viene so-stentata dalla Fede e la croce esprime anche la presenza di Dio come Colui che la mantiene unita. Cristo dà la vita, la forza e la luce. I tre cuori rappresen-tano la famiglia unita dall’amore. L’at-teggiamento dei membri della fami-glia è di gioia e fiducia nel Signore.

Questi tre elementi — famiglia, cuori e croce — si appoggiano in

l’IcoNa

L’icona rappresenta il viaggio di ritorno da Gerusalemme dopo il ri-trovamento di Gesù nel Tempio. San Giuseppe si carica Gesù sulle spalle mentre Egli contempla sua Madre, la Vergine Maria. Durante il viaggio, Maria gli consegna un papiro con le parole che annunciano la Sua missio-ne. Il testo di Isaia (61, 1-2) è scritto in greco: “Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha con-sacrato con l’unzione”.

Il volto di San Giuseppe riflette le sembianze del servo di Jahvé, “I tratti del Santo Sudario”, come un simbolo preparatorio per la missione del ser-vo di Dio che assume sulle sue spalle i peccati del mondo.

(Fonte: www.emf2009.com)

un circolo che rappresenta il mon-do, visto come una fraternità globa-le. Esso raffigura anche la famiglia unita dalla Fede e dall’amore, fon-damenti di un autentico perfeziona-mento di tutti i valori umani e cri-stiani, dal momento che la crescita integrale della persona umana co-mincia dall’interno della famiglia. Essa è inserita nel mondo, ma gli trascende, poiché vive i valori uma-ni e cristiani.

La delicata figura di una donna in attesa di un figlio è un segnale di vi-ta, il primo valore fondamentale pro-mosso, difeso e coltivato dalla fami-glia.

Il colore verde ha due significa-ti, la speranza gioiosa nel futuro del-la famiglia e il colore nazionale mes-sicano, paese ospite del VI Incontro Mondiale della Famiglia. La combi-nazione del nero col verde dà all’In-contro un risultato di serietà, elegan-za e solennità, con un lieve tocco di gaiezza.

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Gennaio 2009 · Salvami Regina 23

quanto mai necessario che i figli siano educati con l’amore alla Verità — ba-sata sulla natura umana e sulla legge rivelata —, alla giustizia, alla carità e alla purezza del corpo e dell’anima.

Difficilmente i più giovani sapranno resistere all’ondata edonista e relativi-sta se non ricevono in famiglia, il sano esempio ed il sostegno dei genitori. Ur-ge, pertanto, riconsiderare la famiglia come luogo principale e privilegiato di formazione ed educazione, “trasmetti-trice delle virtù e dei valori umani”, come è riconosciuto nel testo delle Catechesi e nello stesso tema dell’Incontro.

L’Esortazione Apostolica Familia-ris Consortio fa riferimento all’inse-gnamento di San Tommaso d’Aqui-no, per mettere in risalto l’alta mis-sione dei genitori a questo proposito. “Il compito educativo riceve la dignità e la vocazione di essere un vero e pro-prio ‘ministero’ della Chiesa al servizio della edificazione dei suoi membri. Ta-le è la grandezza e lo splendore del mi-nistero educativo dei genitori cristiani, che san Tommaso non esita a parago-nare al ministero dei sacerdoti: ‘Alcuni propagano e conservano la vita spiri-tuale con un ministero unicamente spi-rituale, e questo spetta al sacramento dell’ordine; altri lo fanno quanto alla vita ad un tempo corporale e spirituale e ciò avviene col sacramento del matri-monio, nel quale l’uomo e la donna si uniscono per generare la prole ed edu-carla al culto di Dio’”.8

È, infatti, soprattutto nella fami-glia che si devono sviluppare i valo-ri fondamentali come la verità, la giu-stizia, la solidarietà, il sostegno ai de-boli, l’amore per gli altri e per se stes-si, la tolleranza, ecc. per formare cit-tadini liberi, onesti e responsabili.

A poco gioverà che i governi si pre-occupino di sviluppare l’insegnamen-to, di dotare le scuole di strumenti so-fisticati e costosi e di investire nella formazione di professori, senza prima cercare di rafforzare l’istituzione della famiglia. Sarà difficile, senza l’ausilio della famiglia combattere la criminali-tà, la corruzione e tante altre piaghe.

Il miglior seminario di vocazioniRicordiamo, infine, che solo nella

rivalorizzazione della dignità umana e cristiana della famiglia risiede la so-luzione all’attuale crisi di vocazioni.

Su quest’importante argomento, il testo delle Catechesi ricorda: “La fa-miglia ha un modo specifico di evan-gelizzare, fatto non di grandi discorsi o lezioni teoriche, ma di un amore quo-tidiano, di semplicità, concretezza e te-stimonianza di ogni giorno. Con questa pedagogia trasmette i valori più impor-tanti del Vangelo. Mediante questo me-todo la fede penetra come per osmosi in una maniera così impercettibile, ma co-sì reale da trasformare la famiglia nel primo e migliore seminario di vocazio-ni al sacerdozio, alla vita consacrata e al celibato, in mezzo al mondo”.

La finalità soprannaturale della famiglia

Considerando tutto ciò, il supera-mento di tutti i problemi della società moderna — a livello psicologico, so-ciale o politico — è condizionato, dal giusto riconoscimento del valore del-la sua cellula base: la famiglia.

Tuttavia, tutti gli sforzi e le iniziative umane per far rifiorire quest’istituzio-ne saranno insufficienti senza le bene-dizioni e la Grazia di Dio. Di qui l’im-portanza della preghiera e della pro-mozione della vita spirituale dei suoi membri.

Infatti, solo con l’aiuto dalla Grazia intimamente legata al Sacramento del Matrimonio, la famiglia potrà assolve-re alla sua importante missione su que-sta Terra e preparare per il Cielo le ani-me di coloro che la compongono.

Così il Papa Benedetto XVI ha ri-cordato a chiusura del V Incontro, celebrato a Valencia, in Spagna: “La famiglia cristiana — padre, madre e fi-gli — è chiamata, dunque, a persegui-re gli obiettivi indicati non come qual-cosa imposta dall’esterno, bensì come un dono della grazia del sacramento del matrimonio infusa negli sposi. Se questi rimangono aperti allo Spirito e chiedono il suo aiuto, egli non cesse-

rà di comunicare loro l’amore di Dio Padre manifestato e incarnato in Cri-sto. La presenza dello Spirito aiuterà i coniugi a non perdere di vista la fonte e la dimensione del loro amore e della loro reciproca donazione, come anche a collaborare con lui per riverberarlo e incarnarlo in tutte le dimensioni della loro vita. Lo Spirito susciterà al tempo stesso in loro l’anelito dell’incontro de-finitivo con Cristo nella casa di suo Pa-dre e nostro Padre”.9

In unione con il Pontificio Consi-glio per la Famiglia e con tutti i par-tecipanti a questo Incontro, invochia-mo lo Spirito Santo affinchè infonda in abbondanza i Suoi doni su tutte le famiglie cristiane del mondo, affinchè che esse possano essere, come il “lie-vito per la pasta”, forza vivificante di una società sempre più in crisi.

1 Discorso all’apertura del Congresso Ec-clesiale Diocesano, Basilica di San Giovanni in Laterano, 6/6/2005.

2 Esortazione Apostolica Familiaris Con-sortio, del 22/11/1981, n.1.

3 Cf. Idem, ibidem.4 I testi si trovano all’’indirizzo:

http://www.vatican.va/roman_curia/pon-tifical_councils/family/documents/rc_pc_family_doc_20080415_catechesis-mexico2009_it.html

5 Tutte le citazioni senza riferimento spe-cifico sono delle Catechesi prepara-torie per il VI Incontro Mondiale del-le Famiglie.

6 Discorso ai partecipanti del Congres-so sopra Legge Morale Naturale, pro-mosso dalla Pontificia Università La-teranense, 12/2/2007.

7 Benedetto XVI, omelia in occasione della chiusura del V Incontro Mondia-le delle Famiglie, 9/7/2006.

8 Giovanni Paolo II, Esortazione Aposto-lica Familiaris Consortio, n.38.

9 Benedetto XVI, omelia in occasione della chiusura del V Incontro Mondia-le delle Famiglie, 9/7/2006.

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Arricchire la Fede delle famiglie

Don Antonio Guerra de Oliveira Júnior, EP

24 Salvami Regina · Gennaio 2009

interviSta con iL coordinatore deL iv incontro braSiLiano di gioventù e famigLia

Nella prospettiva dall’Incontro Mondiale delle Famiglie, il Movimento “Regum Christi” ha promosso, in Brasile, fra i 12 e 14 dicembre, il IV Incontro Nazionale di Gioventù e Famiglia. Alexandre Cavalcanti Silva, coordinatore dell’evento, ci spiega sua genesi e spiritualità.

Che cosa sono gli Incon-tri di Gioventù e Famiglia?

Sono megacongressi cattolici, pro-mossi dal Movimento Regnum Chri-sti, con l’obiettivo di aggregare giova-ni e famiglie cattoliche di tutto il Bra-sile, come pure delle nazioni vicine, per convivere, celebrare e condividere i valori e gli ideali cristiani. È un tem-po di formazione, meditazione, amici-zia, orazione e testimonianza. Un mo-mento per lasciarsi toccare dall’amore di Dio e condividerlo con gli altri.

È un evento meraviglioso dove possiamo vivere la carità – quella del-la Lettera di San Paolo ai Corinzi – ricevendo una formazione spirituale, morale e dottrinale, per mezzo di di-battiti, conferenze e testimonianze. Vale la pena mettere in evidenza che durante le giornate dell’Incontro di Gioventù e Famiglia abbiamo anche diverse attività: show musicali, eventi sportivi per adolescenti, celebrazioni

liturgiche e un’esposizione di iniziati-ve di opere sociali e di apostolato.

Come è nata l’iniziativa di rea-lizzare gli Incontri, prima negli USA e subito dopo in Brasile?

Per quel che mi risulta, negli an-ni novanta, una consacrata del Mo-vimento Regnum Christi degli Sta-ti Uniti, ha chiesto al nostro Fonda-tore l’autorizzazione di realizzare un incontro nazionale dove potesse-ro riunirsi tutti i membri, familiari e amici del Movimento. Tenendo con-to dei frutti generati da questo even-to, l’idea si è sparsa negli altri paesi in cui Regnum Christi è presente.

In che modo la realizzazione de-gli Incontri si inserisce nella mis-sione di “Regnum Christi”?

Tutti i cristiani hanno ricevuto, per mezzo del Vangelo, il mandato di Ge-

sù Cristo di andare in tutto mondo a predicare il Regno di Dio. Stando così le cose, la nostra missione non è niente di più che conoscere, vive-re e trasmettere l’amore di Cristo. Di fronte a ciò, noi, del movimento Re-gnum Christi, cerchiamo di avere una spiritualità Cristocentrica, in cui Ge-sù Cristo è il nostro modello e idea-le di vita.

Cerchiamo, allora, di avere un at-teggiamento contemplativo e conqui-statore. Contemplativo nel senso di avere una vita di orazione intensa, profonda, contrassegnata dall’amici-zia sincera e affettuosa con Gesù Cri-sto. Conquistatore nel senso che non possiamo rimanere a braccia conserte davanti al mondo senza Cristo. Dob-biamo annunciarLo, fare in modo che Egli sia conosciuto e amato, ren-dendo noi stessi strumenti nel piano di salvezza.

È opportuno sottolineare che que-sta conquista non avviene per mezzo

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Gennaio 2009 · Salvami Regina 25

della forza fisica, né psicologica, ma con il genere di vita del nostro cari-sma: la Carità. A tale scopo, contia-mo sull’appoggio di una serie di pro-grammi di evangelizzazione e di azio-ne sociale, affinché il maggior nume-ro possibile di persone possa fare il bene e apprendere ad amare. È ne-cessario notare: amore, donazione, dedizione; non sono emozioni e sen-timenti.

Alessandro Cavalcante Silva lavora alla Banca Centrale del Brasile ed è membro del Regnum Christi e coordinatore dell’Incon-tro Nazionale di Famiglie e Gio-ventù. È sposato ed ha una figlia di due anni.

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questo, cerchiamo di presentare le opere di evangelizzazione e di azio-ne sociale a tutti i partecipanti, co-me per esempio, le ONG, “Sogna-re da Sveglio” e Gente Nuova”, le cui azioni stanno beneficiando varie comunità del Distretto Federale. Inoltre, abbiamo ottenuto in que-sti Incontri di riunire tutti gli amici e membri del Movimento Regnum Christi per poter stringere legami di amicizia tra di noi.

Infine, vorrei anche sottolinea-re che in questi Incontri, le vocazio-ni al sacerdozio e alla vita consacrata riprendono vigore, visto che i parteci-panti hanno l’occasione di convivere con i Legionari di Cristo e le Consa-crate, e che i giovani e le famiglie che vi partecipano, arricchiscono la pro-pria Fede e accrescono il loro amo-re verso Cristo, la Chiesa, il Papa, le anime e Maria, Madre di Dio.

"I giovani e le famiglie che vi partecipano, arricchiscono la propria Fede e accrescono il loro amore verso Cristo"

Il legame di questa missione con l’Incontro di Gioventù e Famiglia è il seguente. In questi Incontri cer-chiamo di offrire momenti in cui i partecipanti abbiano l’opportuni-tà di conoscere (dibattiti, conferen-ze, testimonianze), di vivere (mu-tamento dell’atteggiamento inte-riore) e di trasmettere (conviven-za col prossimo, torneo dell’ amici-zia) l’amore di Gesù Cristo. Oltre a

AAdotti un giovane Araldo del Vangelo

ttualmente 825 giovani aspiranti agli Araldi del Vangelo, aspettano il mo-

mento di entrare in uno dei Centri di Formazione Giovanile degli Aral-di del Vangelo. Essi hanno bisogno

di una borsa di studio che aiuti a so-stenere i costi della loro formazione. Per questo, è stata lanciata la Cam-pagna “Padrini o Madrine”. Consiste nell’”adottare” un ragazzo o una gio-vane aspirante, aiutando a finanziare

la formazione di questi neo-Araldi. Questo è un gesto concreto a bene-ficio della gioventù. Nell’adottare un aspirante lei starà offrendo una soli-da formazione cattolica a un adole-scente bisognoso.

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Ogni figlio è una gioia in più

Don Isoldino José Quintão e Silva, EP

26 Salvami Regina · Gennaio 2009

“Aver molti o pochi figli non è sufficiente a far sì che una famiglia sia più o meno cristiana. Ciò che importa è la rettitudine con cui si vive la vita matrimoniale”. La coppia che oggi abbiamo intervistato ha cercato di mettere in pratica questo dettato di San Josemaria Escrivá, e la famiglia è stata benedetta da Dio.

Come è sorto il desiderio di avere tanti figli?

Prof. Ney: Siamo originari di Cam-po Mourão, nello stato brasiliano di Paraná. Per seguire il corso della Fa-coltà di Ingegneria, sono venuto a Curitiba, lasciando là Jecyleine, che già allora era la mia fidanzata.

Qui ho conosciuto l’Opera, l’Opus Dei ed ho cominciato a frequentare gli ambienti di formazione per studenti do-ve ho potuto studiare la dottrina della Chiesa come pure sentire il richiamo al-la santità in una forma viva e attraente.

Quando ho condiviso le mie idee con Jecyleine, le ho detto: “Ci sposeremo e se vogliamo formare una famiglia, quel-lo che importa non è avere molti o po-chi figli, ma seguire l’orientamento del-la Chiesa a questo riguardo”.

È stato uno choc, perché, per di-verse circostanze, i problemi legati alla maternità le causavano molti ti-

mori. Mi ha risposto di non aver mai pensato di avere molti figli, e forse addirittura di non averne… Il nostro fidanzamento era all’inizio, io avevo 18 anni e mi fidanzavo per sposarmi.

Sig.ra Jecyleine: Lui è stato il mio primo fidanzato ed io la sua prima fi-danzata.

Prof. Ney: Esatto. Malgrado lo choc, io ho proseguito dicendo: “Se ci sposiamo e facciamo uso di anticon-cezionali, non mi sentirò bene, non funzionerà, così non saremo felici.”

Lei che è molto allegra e scherzosa, per mitigare la tensione che si era crea-ta, è uscita con questa battuta: “Va be-ne, ma io pongo un’altra condizione: io muoio piuttosto, va bene?” Siccome non dipendeva da me, ho accettato…

Non è difficile, dal punto di vista economico, avere molti figli? Non c’è bisogno di coraggio?

Sig.ra Jecyleine: Il coraggio viene dalla Fede, dalla coscienza della fi-liazione divina; proprio perché sap-piamo che siamo figli di Dio, niente ci mancherà, Egli ci aiuterà sempre quando sarà necessario. È la fiducia.

Prof. Ney: Una cosa che ho impa-rato, nell’Opera, è il concetto della fi-liazione divina, che Dio è Padre. Ci è successo di attraversare momenti di enormi difficoltà finanziarie. In quei momenti abbiamo pregato il rosario in famiglia.

Dall’inizio del nostro matrimo-nio, quando le difficoltà sono arriva-te e arrivano, quello che ho imparato nell’Opus Dei (che è la dottrina della Chiesa) mi ha sempre aiutato a man-tenere la pace: “Confidate molto in Dio”. In passato avevo una fabbrica e ho perso tutto, per essermi fidato del-le persone. Mi sono ridotto sul lastri-co, ho contratto un debito enorme. In

Vic

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Gennaio 2009 · Salvami Regina 27

questi momenti di difficoltà il sorriso dei bambini, l’appoggio di mia moglie, l’assiduità ai Sacramenti (Comunione e Confessione) e agli ambienti di for-mazione dell’Opera mi hanno aiutato a mantenere la pace. Dio è un Padre che ama i suoi figli più di quanto fac-ciamo noi. Ho impiegato ogni mezzo, ho lavorato e per grazia di Dio non è mai mancato il necessario, come mai ne è avanzato. Oggi il nostro maggiore investimento è nella formazione uma-na e spirituale dei figli.

Molte volte, all’Università, gli studenti, soprattutto le ragazze, mi chiedono dei miei figli. Effettiva-mente, è un fatto che richiama l’at-tenzione. In un’occasione, un ragaz-zo mi chiese perché avessi voluto avere dei figli, se ritenevo di riuscire a dar tutto a loro.

Ho commentato che probabilmen-te non avremmo avuto certe cose, per esempio: una casa al mare, varie au-tomobili, corsi extra di musica, judo, balletto… Io però non avrei rinun-ciato a nessuno dei miei figli per po-ter avere uno di questi beni, o per of-frire agli altri questo o quello, ciò di cui hanno più bisogno è un fratello. Udendo questo, l’aula rimase para-lizzata. Ho concluso dicendo: “Amo i miei figli! Volete un consiglio? Non abbiate paura di avere figli”.

Che cosa pensano i vostri figli riguardo all’appartenere a una famiglia così numerosa?

Sig.ra Jecyleine: Mio figlio mag-giore, João Paulo è stato il primo ad uscire di casa e sta studiando a Cam-po Mourão. La sua più grande soffe-renza è stata quella di separarsi dalla famiglia, poiché siamo numerosi, al-legri, attivi… Egli ha sentito molto la mancanza del calore della nostra casa.

Per il corso d’inglese, la classe di João Paulo doveva fare una presen-tazione della propria famiglia. Men-tre João parlava, era evidente la sua gioia e l’entusiasmo nel commentare tutto e tutti. La collega che ha parla-to dopo di lui, era invece figlia unica

ed il suo commento finale è stato: “Io amo la mia famiglia e rispetto la de-cisione dei miei genitori di avere una figlia, ma dopo aver conosciuto la fa-miglia di João e visto la gioia con cui ne parla, ho deciso che non avrò un figlio soltanto”.

Io dico alle persone che non vo-gliono aver figli o vogliono averne so-lo uno o due, che stanno rinuncian-do ad essere felici, perché ogni figlio è una gioia in più che Dio dà. Con più figli, si è più felici. Ogni figlio che ar-riva, aumenta la felicità.

Qual è il ruolo dell’Opus Dei nella sua formazione?

Prof. Ney: Nell’Opera ci sono per-sone che vivono il celibato apostolico (i cosiddetti numerari), ed io li ammi-ro e vedo che sono molto felici, ma non sono mai riuscito ad immaginar-mi come uno di loro. Mi sono sempre sentito una persona chiamata al ma-trimonio e nel contempo non mi so-no mai visto fuori dell’Opera, perché amo il suo spirito. Con molta gioia ho scoperto che avrei potuto far par-te dell’Opus Dei come sovrannume-rario. Ho capito che era la mia stra-da, quella che Dio ha scelto per me, la mia vocazione.

Sig.ra Jecyleine: Il nostro fidanza-mento, la nostra vita è stata orienta-ta, con tutta la libertà dei figli di Dio, dall’Opera che ci ha mostrato ciò che la Chiesa raccomanda ai propri figli. Eravamo due universitari fidanza-ti, con confessione, dibattiti e medi-tazioni settimanali. Anche nella mia facoltà — io ho fatto Arti Plastiche —, non si facevano scherzi e battute quando ero presente. In quella con-fusione, avevamo un rapporto amo-roso santo.

Maria Cecilia,la figlia maggiore presente qui, che cosa sente vivendo in una famiglia così?

Maria Cecilia: Io e i miei fratelli abbiamo ricevuto la grazia di nascere in una casa d’amore, e fin da piccoli abbiamo sentito la gioia di restituire

e trasmettere questo amore. Quando arrivava un nuovo fratellino, io vede-vo che l’amore dei miei genitori cre-scere tra loro, per noi più grandi e per il neonato.

Mi sento amata come se fossi fi-glia unica. Se, invece di nove, fossimo diciotto, probabilmente quest’amore sarebbe ancora più grande.

Osservando i miei genitori, ho compreso che a partire dal momen-to in cui una persona si sposa, non cerca la propria felicità, ma la felicità dell’altro. Questa è la differenza so-stanziale tra il matrimonio cristiano e le altre proposte di unione, che io ho potuto vedere fin da piccola. Le at-tenzioni che loro mi dedicavano, co-me anche a mio fratello maggiore, mi ispiravano a trattare allo stesso modo i miei fratelli più piccoli.

Ciò che abbiamo ricevuto da lo-ro, vogliamo trasmetterlo, amando chi sta alla nostra portata, sia nelle famiglie che alcuni di noi costruiran-no, sia nell’apostolato al quale sare-mo chiamati.

Prof. Ney: João Paulo e Maria Cecilia hanno frequentato i centri di formazione dell’Opera. João Paulo ha oggi una fidanzata, che ha già fat-to un ritiro, entrambi si confessano regolarmente. Maria Cecilia, da par-te sua, ha già sentito la sua vocazio-ne, è entrata nell’Opera, è una nu-meraria. Il futuro appartiene a Dio e nella sua Casa ci sono molte abi-tazioni.

Il Prof. Ney José Araujo Kloster è ingegnere, professore all’Univer-sità Tecnologica Federale del Pa-ranà, e la Sig.ra Jecyleine Pereira Kloster è scultrice e casalinga, en-trambi soprannumerari dell’Opus Dei. Sono genitori di João Pau-lo (22), Maria Cecília (18), Pedro Henrique (16), Marco Aurélio (14), Maria Teresa (12), Ana Be-atriz (9), Ana Júlia (7), Ana Laura (4) e José Eduardo (2).

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Un Maestro della parola: il Cardinal Giuseppe Siri

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28 Salvami Regina · Gennaio 2009

urante il recente Si-nodo dei Vescovi, de-dicato alla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chie-

sa, è stata sottolineata l’importanza che ha l’omelia per nutrire la vita spi-rituale dei fedeli. Di qui deriva anche la grande responsabilità per i sacer-doti, chiamati a svolgere questo im-portante e delicato ministero.

In questo contesto può giovare a pastori e fedeli accostarsi all’antolo-gia di omelie per l’anno liturgico del Card. Giuseppe Siri, curata da Mons. Antonio Filipazzi e edita da Fede & Cultura. Il volume è stato presentato a Roma l’11 dicembre 2008 nella sug-gestiva cornice della chiesa di S. Be-nedetto in Piscinula, presso la quale

svolgono la loro attività gli Araldi del Vangelo. Hanno illustrato la pubbli-cazione Mons. Massimo Camisasca, Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di S. Car-lo Borromeo e Mons. Guido Marini, Maestro delle Celebrazioni liturgiche del Santo Padre.

Presenze qualificate

Dopo le parole di benvenuto di Mons. Angelo Di Pasquale, rettore della Chiesa e Cerimoniere Pontificio emerito, hanno illustrato la presenta-zione dell’opera Mons. Massimo Ca-misasca, Superiore Generale della Confraternita Sacerdotale dei Missio-nari di San Carlo Borromeo e Mons. Guido Marini, Maestro delle Cele-brazioni Liturgiche del Santo Padre.

Hanno partecipato all’evento gli Arcivescovi Dominique Mamber-ti, Segretario per le Relazioni con gli Stati; Mauro Piacenza, Segreta-rio della Congregazione per il Cle-ro; Albert Malcolm Ranjith Pataben-dige, Segretario della Congregazio-ne per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru, Segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legi-slativi e Giuseppe De Andrea, Nun-zio Apostolico emerito; pure il Ve-scovo Walter Brandmüller, Presiden-te del Pontificio Comitato di Scienze Storiche e Mons. Giuseppe Sciacca, Prelato Auditore della Rota Romana. Tra le personalità laiche, si è distinto il Prof. Guzmán Carriquiry, Sottose-gretario del Pontificio Consiglio per i

Parole d’accoglienza di

Mons. Di Pasquale

Presentazione di Mons. Camisasca

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antoLogia di omeLie comPiLata da monS. antonio fiLiPazzi

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Un Maestro della parola: il Cardinal Giuseppe Siri

Gennaio 2009 · Salvami Regina 29

Laici, accompagnato dalla moglie, si-gnora Lídice.

Esemplare carità pastorale

Il Card. Siri (1906-1989) è stato Ar-civescovo di Genova dal 1946 al 1987. Creato Cardinale nel 1953 è divenu-to il primo Presidente della Conferen-za Episcopale italiana, ha partecipa-to a quattro Conclavi ed è considerato tra i protagonisti del Concilio Vaticano II. Durante la visita pastorale a Geno-va nello scorso maggio Papa Benedet-to XVI l’ha definito “pastore zelante”. Infatti, come scrive nella prefazione al volume S.E. Mons. Negri, Siri appar-tiene a “una generazione di Pastori… uomini che hanno guidato il loro po-polo dall’interno di una guida sicura e

di una carità pastorale esemplare, che ha reso, in qualche momento, questa loro testimonianza quasi un martirio”.

Alimento spirituale per il fedele

Per il Cardinal Siri, l’omelia “occupa il primo posto per il fatto che è incen-trata direttamente sulla ‘Parola di Dio’ e perché, per la grande maggioranza dei fedeli, rimane l’unica forma di ali-mento spirituale, nell’epoca posterio-re a quella in cui hanno frequentato il catechismo e lezioni di Religione. Inol-tre, per molti che hanno dimenticato ciò che avevano appreso in modo mol-to superficiale quando erano bambini, l’omelia – si direbbe – è la prima auten-tica evangelizzazione”. Per lui, “la vera omelia, degna di questo nome storico, è quella che dà il senso, punto per punto,

di quello che è stato letto (in un solo te-sto, si intende), che propone riflessioni introduttive, se necessarie, spiegando termini, frasi, modi di dire, estraendo la lucida dottrina che dal testo si desu-me, risolvendo dubbi e difficoltà, facen-do qualche applicazione pratica quan-do questa sia evidente o imposta da si-tuazioni speciali”.

L’antologia presentata a Roma che riproduce alcune delle omelie liturgi-che del Cardinal Siri, può servire tan-to per scoprire un aspetto della ricca personalità del porporato genovese – a volte esposta, purtroppo, secondo ingiusti stereotipi – quanto per aiu-tare nell’ascolto della Parola di Dio proclamata durante la celebrazione dei Santi Misteri nel corso dell’anno liturgico.

Veduta del pubblico

Mons. Antonio Filipazzi

Mons. Guido Marini

antoLogia di omeLie comPiLata da monS. antonio fiLiPazzi

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INuovi Terziari

30 Salvami Regina · Gennaio 2009

Roma (RM) – La statua della Madonna ha visitato l’ospedale Cristo Re delle Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario. Tutti gli ospiti hanno potuto partecipare, attraverso sistema di diffusione, ad un momento di preghiera comunitaria avvenuto nella Cappella, così da prepararsi a ricevere questa visita speciale. La

statua è stata condotta nei vari reparti, a visitare gli ammalati e dare loro amore e conforto.

Ortucchio (AQ) – Il parroco di Santa Maria Capodacqua approfittando della visita della statua della Madonna, ha preparato una settimana d’intensa preghiera, catechesi e pellegrinaggi.

l 6 dicembre scorso, giorno di Sant’Asella di Roma, nella Chiesa di San Benedetto in Piscinula gli Aral-di del Vangelo hanno celebrato una cerimonia mol-

to speciale. Sono stati accolti nuovi terziari in una solenne messa celebrata da Mons. Angelo Di Pasquale e concele-brata da Don Antonio Dino, Parroco di Maria Madre della Chiesa a Messina, anche lui ac-colto come terziario degli Araldi; Don Pe-dro Paulo Figueiredo, E.P. e Don José Fran-cisco Hernández, E.P.

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Gennaio 2009 · Salvami Regina 31

Messina (ME) – La statua pellegrina è stata accolta gioiosamente dai bambini della scuola del Circolo Didattico di Santa Margherita. Gli alunni, oltre alle loro preghiere, Le hanno offerto dei fiori, in segno della loro purezza e semplicità.

Il cappellano dell’ospedale Piemonte, Don Liborio, ha voluto che La Madonna visitasse tutti i reparti dell’azienda ospedaliera per portare gioia ai sofferenti.

Trappitello (ME) – La comunità parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù, guidata dal parroco Don Tonino Tricomi, ha accolto la statua pellegrina per vivere tre

giorni d’intensa preghiera e riflessione sul proprio ruolo di cristiani. Il momento culminante è stata la missione per le vie e le case della comunità, infatti la statua

ha visitato gli anziani, gli infermi, le scuole e i diversi ambienti di lavoro.

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Sostenere le vittime delle piene

in Brasile

32 Salvami Regina · Gennaio 2009

ossi a compassione dalle vittime del catacli-sma che ha colpito la regione brasiliana di Santa Caterina, provocando la morte di più

di un centinaio di persone, oltre che molti feriti e sfolla-ti, gli araldi della città di Joinville si sono messi a disposi-zione dei più bisognosi della vicina Blumenau per distri-buire acqua potabile, generi alimentari di prima necessi-tà (foto 3) e per portare la confortante presenza di Ma-ria Santissima (foto 2 e 4).

Invitando le persone ad affrontare con fede la deso-lante situazione, gli araldi hanno offerto il balsamo del-la preghiera, hanno distribuito Medaglie Miracolose (fo-to 5) e il coraggio fraterno. Oltre a questo, hanno presta-to soccorso nei centri di appoggio distribuiti in tutta la città ( foto 1).

Gli araldi hanno promosso presso le loro case in Bra-sile, Adorazioni Eucaristiche e recite del Santo Rosario

chiedendo al Creatore dell’universo e alla Vergine Cele-ste, Grazie in abbondanza per il popolo di quella regione.

Il Santo Padre, per mezzo del suo Segretario di Sta-to, Cardinal Tarcisio Bertone, ha inviato un telegramma all’Arcivescovo di Florianopolis, Mons. Murilo Krieger, SCJ, esprimendo il suo dolore per la tragedia climatica.

Nel messaggio si legge che Benedetto XVI “con pro-fondo dolore, ha preso conoscenza delle tragiche e luttuose conseguenze delle piogge torrenziali di questi ultimi giorni, che hanno colpito lo Stato di Santa Caterina”. Commosso per i colpiti, il Papa ha manifestato “la sua partecipazione spirituale, in quest’ora di dolore, alle famiglie delle vittime e alle migliaia di sfollati e senza riparo di quest’enorme tra-gedia ambientale” e alla fine ha inviato a tutti la sua “pro-piziatoria Benedizione Apostolica, che si estende al popo-lo catarinense e a quelli che si sono mobilitati con campa-gne di solidarietà”.

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Preghiera per ottenere un amore ardente verso il Signore

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teSoro deLLa Preghiera

u sei, o Gesù, il Cristo, mio Pa-dre santo, mio Dio misericordio-so, il mio Re infinitamente grande; sei il mio buon pastore, il mio uni-co buon pastore, il mio unico mae-

stro, il mio ausilio pieno di bontà, il mio bene-amato di una bellezza meravigliosa, il mio pa-ne vivo, il mio sacerdote eterno, la mia guida al-la patria, la mia vera luce, la mia santa dolcezza, il mio retto cammino, la mia illustre sapienza, la mia pura semplicità, la mia pace e concordia; sei, insomma, tutta la mia salvaguardia, la mia eredità preziosa, la mia eterna salvezza…

O Gesù Cristo, amabile Signore, perché, per tutta la mia vita, ho amato, perché ho deside-rato altra cosa tranne Te? Dove ero io quando non pensavo a Te? Ah! Che, per lo meno a par-tire da questo momento, il mio cuore soltanto desideri Te e per Te si infiammi, Signore Gesù! Desideri della mia anima correte, che già molto avete indugiato; affrettatevi al fine a cui aspira-te; cercate realmente Colui che cercate. O Ge-sù, scomunicato sia chi non Ti ama. Colui che non Ti ama sia pieno di amarezze. O dolce Ge-sù, sii l’amore, la delizia, l’ammirazione di ogni cuore, degnamente consacrato alla Tua gloria. Dio del mio cuore e mia compartecipazione, Gesù Cristo, che in Te il mio cuore venga me-no, e sii Tu stesso la mia vita. Si accenda nel-la mia anima la fiamma ardente del tuo amore e si converta in un incendio tutto divino che ar-da per sempre sull’altare del mio cuore; che in-fiammi l’intimo del mio essere, e arroventi fino in fondo la mia anima affinché, il giorno della mia morte, io compaia dinanzi a Te interamente consumato nel Tuo amore. Così sia.

(Sant’Agostino d’Ippona)Cattedrale di Dijon (Francia)

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Convertita dal Santissimo Sacramento

Suor Isabel Cristina Lins Brandão Veas

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34 Salvami Regina · Gennaio 2009

Sant’eLizabeth ann Seton

Dal seno dell’aristocrazia anglicana nordamericana, la Provvidenza chiama il fior fiore di un’anima per mutare l’indirizzo dell’educazione negli Stati Uniti. Ella fonda una congregazione sulla roccia incrollabile dell’Eucaristia, all’ombra della quale fioriscono i carismi e si solidificano le opere di Dio.

ome un raggiante fiore, col profumo di un’inno-cenza battesimale illiba-ta, Teresa entra al Car-melo di Lisieux e lì, se-

guendo la “Piccola Via”, realizza la sua vocazione.

Diversamente, S. Agostino solo quando entrava nella piena età matu-ra, dopo una gioventù vissuta nel pec-cato, è visitato dalla grazia, si conver-te e cammina a lunghi passi sulla via delle virtù e della saggezza.

L’uno e l’altro caso illustrano le dif-ferenti circostanze nelle quali Dio va a prendere alcuni eletti, e le vie “per-sonalizzate” che traccia loro. “Vi so-no diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a cia-scuno è data una manifestazione parti-colare dello Spirito per l’utilità comu-ne” (I Cor 12, 6-7).

Elizabeth Ann Seton conduceva una vita particolarmente agiata quando fu chiamata dal Signore. Di religione an-glicana, sposata ad un ricco commer-ciante e con cinque figli, nulla lascia-va presagire gli elevati disegni ai quali la Provvidenza la stava chiamando. Ma dalla sua corrispondenza alla grazia sa-rebbero dipese migliaia di anime e, in un certo senso, una nazione intera.

Fu così che lei, di fronte alla chia-mata del Signore, non esitò a dire il suo “sì”. Particolarmente entusiasta per aver scoperto la Presenza Reale di No-stro Signore nell’Eucaristia, si fece fi-glia della Chiesa Cattolica. Questa con-versione avrebbe trasformato non solo la sua vita, ma addirittura la storia del Cattolicesimo negli Stati Uniti. Due se-coli dopo la sua nascita, venne procla-mata santa e divenne la prima norda-mericana elevata agli onori degli altari.

Un’infanzia soffertaSecondogenita del famoso medico

Richard Bayley e di Catherine Charl-ton, Elizabeth Ann Bayley nacque due anni prima dello scoppio del-la Guerra d’Indipendenza degli Stati Uniti: il 28 agosto 1774. La famiglia, discendente dai primi coloni della re-gione, risiedeva a Nuova York. Come la maggioranza dei membri dell’al-ta società newyorkese, era anglicana praticante.

Prima di compiere tre anni rima-se orfana di madre e suo padre con-trasse un nuovo matrimonio dal qua-le nacquero altri sette figli. La piccola figliastra era disprezzata dalla matri-gna, il che le faceva sentire oltremodo la mancanza della madre, ma anche il padre, assorbito dai servizi e dalle ri-cerche mediche, non comprendeva la profonda sensibilità della figlia.

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Gennaio 2009 · Salvami Regina 35

Fu così che Elizabeth, all’età di ot-to anni, fu inviata alla fattoria di uno zio paterno, per vivere lì in compagnia dei suoi cugini. Questo periodo passa-to nel tranquillo ambiente della cam-pagna determinò la formazione del suo carattere contemplativo e deciso.

Matrimonio nell’alta società

A diciassette anni, Elizabeth tornò a Nuova York. Il vigore e la grazia della sua gioventù, la distinzione e la nobiltà del portamento fe-cero sì che, in poco tempo, la sua presenza diventasse mol-to richiesta nelle riunioni della società newyorkese.

Prima di compiere vent’anni, si sposò con Wil-liam Magee Seton, appar-tenente ad un’agiata fami-glia di commercianti. I pri-mi otto anni di matrimonio trascorsero prosperi e tran-quilli. Benedetti da cinque figli — Anna, Richard, William, Ca-therine e Rebecca —, i Seton risiede-vano in uno dei migliori quartieri di Nuova York e conducevano una vita piuttosto agiata.

Molto religiosa e caritatevole, Eli-zabeth partecipava alle attività pro-mosse dalla Chiesa Anglicana e si pre-occupava delle sofferenze del pros-simo. Le doleva oltremodo vedere le asperità attraverso cui passavano le vedove rimaste povere. Per dar loro assistenza, organizzò, insieme con al-tre dame ricche, un’associazione cari-tativa. La giovane signora Seton non poteva immaginare che, nel giro di pochi anni, si sarebbe trovata in una situazione analoga a quelle donne…

Arrivano le tribolazioni

Nel 1803 la condizione economica della famiglia Seton cominciò a peg-giorare e, nel contempo, William fu colpito dalla tubercolosi. Elizabeth, nel disperato tentativo di trovare una soluzione al male del marito decise di partire per Livorno con lui e la primo-genita di otto anni, di nome Annina.

Agli occhi dei familiari e degli amici, questo viaggio sembrava una pazzia. Invece, ognuno di quei giorni costitu-iva un tratto del lungo cammino trac-ciato dalla Provvidenza per condurre Elizabeth alla Chiesa Cattolica.

Tra i molti contatti commercia-li che William Seton manteneva con

frendo privazioni, Elizabeth si mise a confidare sempre più in Dio e a con-siderare la sua vita con una prospet-tiva più soprannaturale. Il confina-mento fisico rendeva la sua anima più aperta alle ispirazioni della grazia e lei cominciò ad ascoltare con sempre maggiore attenzione le spiegazioni ri-guardo alla Dottrina Cattolica che le davano le poche persone con cui ave-

va contatto in questo periodo.Terminata la quarantena, i Se-

ton si trasferirono a Pisa. In-debolito dai giorni trascor-

si al lazzaretto, William mo-rì in meno di due settima-ne. Elizabeth aveva allora trent’anni.

La famiglia Filicchi, im-pregnata di vera carità cri-stiana, accolse nella sua casa

la vedova e la sua figlioletta e, in attesa del giorno della par-

tenza della nave che le avreb-be portate di nuovo in America.

propose loro di visitare Firenze. Fu così che una domenica, la mo-

glie di Antonio Filicchi, Amabilia, la invitò ad assistere alla Messa nella Chiesa dell’Annunziata ed entrando nel tempio sacro, Elizabeth si sentì profondamente toccata nell’anima. Regnava una certa penombra nel-la recinzione. Intorno all’altare, mol-te persone recitavano il Rosario, con grande devozione. Lo sguardo mera-vigliato di Elizabeth percorse le ope-re d’arte che abbellivano l’ambiente: intagli in legno, belle pietre di diffe-renti colori, dipinti raffiguranti scene della Scrittura. Uscita da lì, lei avreb-be scritto nel suo diario: “Non ci si può fare un’idea di come sia tutto que-sto attraverso una semplice descrizio-ne”.1 A partire da quel giorno, Eliza-beth sentì un cambiamento nel suo intimo. Che cosa trovava e che cosa provava nelle chiese cattoliche che che ne fu così tanto attratta?

La Provvidenza Si fa sentire

Tra visite a chiese e monumenti, tra-scorsero i giorni che precedevano il ri-

Prima di compiere vent’anni, si sposò con un giovane

appartenente ad un’agiata famiglia di commercianti

Elizabeth Ann Seton, 1797

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l’Europa, vi era quello con i fratel-li Antonio e Filippo Filicchi, di Livor-no, con cui aveva stabilito una soli-da amicizia, i quali generosamente li ospitarono per quel periodo.

Tuttavia, approdati a Livorno, le autorità sanitarie, a causa della noti-zia che la febbre gialla infieriva in ter-ra americana, decretarono la quaran-tena ai membri dell’equipaggio della nave che era appena giunta in porto.. I Seton furono allora inviati al lazza-retto, un edificio dalle pareti fredde e umide, dove la salute di William an-dò sempre più peggiorando.

Le prime grazie della conversione

Isolata da tutti, vedendo il marito deperire giorno, dopo giorno, e sof-

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36 Salvami Regina · Gennaio 2009

torno a Nuova York ma, per motivi te-cnici, la partenza della nave fu rinviata.

I Filicchi colsero l’occasione per istruirla ancor più nella Fede, espo-nendole la dottrina della Presen-za Reale di Cristo nell’Eucaristia ed Elizabeth rimase incantata all’idea di potersi incontrare con Nostro Signo-re Gesù Cristo nelle Sacre Specie.

Alcuni giorni più tardi, Dio le avrebbe inviato una grazia sensibile affinché credesse in questa sublime verità della Fede. In compagnia del-la famiglia Filicchi, mentre parteci-pava alla S. Messa nella Chiesa del-la Madonna delle Grazie, a Livor-no, nel momento in cui il celebran-te stava elevando la Sacra Ostia, do-po la Consacrazione, qualcuno le si inginocchiò a fianco e le disse sotto-

voce: “Qui sta quello che si chiama ‘Presenza Reale’”. Scossa da tali pa-role, lei si chinò piena di venerazio-ne e, per la prima volta, adorò Ge-sù nell’Eucaristia, mentre tentava di trattenere le lacrime.

Più tardi lei avrebbe scritto a sua cognata, Rebecca Seton, che era ri-masta a Nuova York: “Come sarem-mo felici se credessimo in quello che queste buone anime credono! Possie-dono Dio nel Sacramento, Egli perma-ne nelle loro chiese ed è portato ai ma-lati! Oh, mio Dio! Quando essi pas-sano col Santissimo Sacramento sot-to la mia finestra, non posso controlla-re le mie lacrime, pensando: ‘Mio Dio, quanto felice sarei, se, anche restando lontana da tutto quanto mi è caro, po-tessi incontrarTi in chiesa, come loro Ti incontrano!’”.2

L’incontro con la vera Madre

Cominciava per Elizabeth una del-le sue più ardue lotte spirituali. Ab-bandonare l’anglicanesimo significa-va rinunciare alla religione nella qua-le era nata e vissuta fino ad allora, ma Gesù Eucaristico la attirava sempre più verso la Chiesa Cattolica.

Anche la piccola Annina era ri-masta affascinata dal cattolicesimo e non poche volte ripeteva: “Mam-ma, non esistono cattolici in America? Quando torneremo a casa, non faremo parte della Chiesa Cattolica?”.3

Da brava madre, lei si sentiva re-sponsabile, non solo della propria salvezza, ma anche di quella dei suoi figli. Pertanto, si mise a pregare, chie-dendo a Dio che le indicasse la strada da percorrere.

Un giorno, Elizabeth vide per ca-so un piccolo libro di preghiere ap-partenente alla sig.ra Filicchi, appog-giato sul tavolo. Lo aprì e cominciò a leggere: “RicordaTi, o piissima Ver-gine Maria, che mai si è sentito dire …” ognuna delle parole del Memo-rare suonò nella sua anima come una consolazione: lei, che durante l’infan-zia aveva tanto sentito la mancanza dell’affetto materno, in realtà aveva

una Madre che si prendeva cura di lei con indicibile bontà! Cominciò allo-ra ad invocare la Madonna, chieden-do che le mostrasse la via che avreb-be dovuto seguire.

Nuove disavventure

L’8 aprile del 1804, madre e fi-glia si imbarcarono, in compagnia di Antonio Filicchi, per far ritorno ne-gli Stati Uniti, una nuova serie di di-savventure e di imprevedibili cambia-menti colse la giovane vedova nella sua terra natale.

Nonostante la felicità nel rivede-re gli altri quattro figlioletti, Eliza-beth aveva nell’anima un grave tur-bamento: se, da una parte, abbrac-ciare il cattolicesimo significava gua-dagnarsi l’isolamento da parte di tut-ti i suoi familiari e amici americani, dall’altra,ormai lei non riusciva a vi-vere senza pensare al Santissimo Sa-cramento. Trascorreva lunghe ore della giornata facendo comunioni spirituali e, pur restando nella chiesa anglicana di San Paolo, da lì adorava Gesù presente nel tabernacolo della Chiesa Cattolica di San Pietro che ri-usciva a scorgere dalle finestre.

Invano, diverse sue amiche aristo-cratiche tentarono di dissuaderla dal-la conversione. Lo stesso ministro an-glicano che un tempo l’ aveva guidata spiritualmente vedeva che i suoi con-sigli erano inutili: lei ancora non ap-parteneva formalmente alla Chiesa ma il suo cuore era ormai cattolico.

La conversione

Il mercoledì delle Ceneri del 1805, davanti al tabernacolo della Chiesa di San Pietro, Elizabeth prese la decisio-ne irrevocabile di farsi cattolica, con i suoi cinque figli. Dieci giorni dopo, il 14 marzo, fece, nela medesima chie-sa, la sua professione di Fede.

Il giorno della festa dell’Annuncia-zione, il 25 marzo, realizzò il suo più ardente desiderio: ricevette la Prima Comunione. Piena di gioia, scrisse all’amica italiana: “Finalmente, Ama-bilia — finalmente! — Dio è mio ed io

Statua di Santa Elizabeth Ann Seton nel Cimiterio di Saint

Raymond, New York

Santa Elizabeth Ann fu la prima nordamericana elevata agli onori

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sono Sua! Adesso, accada quello che accada, io L’ho ricevuto!”.4

Su questo giorno, Elizabeth avreb-be annotato nel suo diario: “Mio Dio, persino il mio ultimo sospiro mi ricor-derò di quella notte che ho passato in attesa che il sole nascesse! Il mio po-vero cuore ansimava per il lungo cam-mino fino alla città, nel quale ogni pas-so significava essere più vicina a quella strada, più vicina a quel tabernacolo, più vicina a quel momento in cui Egli sarebbe entrato nella mia dimora pove-ra e piccola, ma interamente Sua!”.5

Fonda una nuova Congregazione religiosa

L’anno successivo, trovandosi a Nuova York Mons. John Carroll — primo Vescovo di Baltimora e de-gli Stati Uniti —, Elizabeth ricevette la Cresima. Preoccupata per l’educa-zione dei suoi figli e la formazione dei bambini cattolici, tentò di aprire una scuola nella sua città natale. Intanto, i suoi piani furono frustrati, in seguito al disprezzo e all’incomprensione da parte di coloro che non approvavano la sua conversione. Più tardi, nel 1808, sotto la protezione di Mons. Carroll, Elizabeth si trasferì a Baltimora, do-ve fondò un collegio destinato all’edu-cazione delle bambine. Non tardaro-no a presentarsi giovani ragazze che si sentivano chiamate alla vita religiosa e volevano seguire Elizabeth nel suo nobile ideale di carità.

Con l’aiuto di un generoso dona-tore, la piccola comunità si stabilì a Emmitsburg, Maryland, nell’anno 1809. Nacque così la prima congre-gazione religiosa degli Stati Uniti: la Congregazione delle Suore di Cari-tà di San Giuseppe, secondo la rego-la delle Figlie della Carità di San Vin-cenzo De Paoli, dedita all’educazione delle bambine.

Una bella peculiarità del carisma dell’istituzione si trova così espres-sa nel testo delle sue costituzioni: “Il fine secondario, ma non meno im-portante, è onorare la Santa Infanzia di Gesù nelle bambine, il cui cuore è

chiamato ad amare Dio mediante la pratica delle virtù e della conoscenza della religione; allo stes-so tempo, semineranno nelle loro menti i germi di un sapere utile”.6

Seguita da diciasset-te discepole, Elizabeth fece i voti il 21 luglio 1813. Madre Seton, co-me cominciò ad essere chiamata dopo la fon-dazione, fu direttri-ce generale della Con-gregazione fino alla fi-ne della sua vita, impe-gnandosi a formare le suore secondo lo spi-rito di Santa Luisa de Marillac e di San Vin-cenzo di Paolo.

Frutti di un’anima eucaristica

Quanto ai suoi figli, tutti vissero e morirono come buoni cattolici. An-nina fu novizia nella Congregazione di sua madre e morì, non appena fat-ti i voti, a soli diciasette anni. I due fi-gli, Richard e William, si arruolarono nella marina. Il primo morì a venti-cinque anni. William si sposò ed ebbe sette figli, dei quali uno sarebbe di-ventato Arcivescovo. Catherine si fe-ce religiosa nella Congregazione fon-data da sua madre. Rebecca spirò tra le braccia di Santa Elizabeth ad ap-pena quattordici anni di età.

Come suole accadere per i Fonda-tori, la missione di Madre Seton con-tinuò ad avere seguito dopo la sua morte. Ella avrebbe assistito, dal Cie-lo, alla crescita della sua opera. Con-segnando la sua anima a Dio il 4 gen-naio 1821, quando la comunità di Madre Elizabeth contava solo cin-quanta suore tra collegi e orfanatro-fi. Il giorno della sua canonizzazione, 14 settembre 1975, le sue consorelle erano più di ottomila, infatti, era evi-dente che la sua Congregazione era stata fondata sulla roccia incrollabile

dell’Eucaristia, all’ombra della quale fioriscono i carismi e si solidificano le opere di Dio.

1 MARIE CELESTE, Sister. Elizabeth Ann Seton - A Self-Portrait. A study of her spirituality in her own words. Libertyville (Illinois): S.C. Francis-can Marytown Press, 1986. pag. 70.

2 MARIE CELESTE, Sister. Elizabeth Ann Seton - Collected Writings, ed-ited by Regina Bechtle, S.C, and Ju-dith Metz, S.C.; mss, editor, Ellin Kelly. 2000-2006. Vol. I, pag. 289.

3 MARIE CELESTE, Sister. Eliza-beth Ann Seton – A Self-Portrait. A study of her spirituality in her own words. Libertyville (Illinois): S.C. Franciscan Mary town Press, 1986. pagg. 80-81.

4 MARIE CELESTE, Sister. Elizabeth Ann Seton - Collected Writings, ed-ited by Regina Bechtle, S.C, and Ju-dith Metz, S.C.; mss, editor, Ellin Kelly. 2000-2006. Vol. I, pag. 367.

5 Idem, ibidem.6 www.famvin.stjohns.edu/es/downlo-

ads/santoralfv/isaseton.pdf

Fino alla fine della sua vita, Madre Seton fu direttrice generale della Congregazione delle Suore della Carità

di San Giuseppe, da lei fondata

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Immedesimarsi nelle necessità della Chiesa

IMons. Javier Echevarría Rodríguez

Prelato dell’Opus Dei

38 Salvami Regina · Gennaio 2009

La ParoLa dei PaStori

Nella sua lettera mensile ai membri dell’Opera, Mons. Javier Echeverria ricorda la dottrina della Chiesa come Corpo di Cristo e suggerisce alcune azioni concrete per amarla e servirla.

mmedesimarsi nelle neces-sità della Chiesa in tutti i continenti è, e sarà sempre, una precisa caratteristica dei cristiani. […]

Non posso dimenticare il giubi-lo con cui San Josemaría esprime-va questa verità. “Nella Santa Chie-sa — scriveva — noi cattolici trovia-mo la nostra fede, le nostre norme di condotta, la nostra orazione, il sen-so della fraternità, la comunione con tutti i fratelli defunti che si purificano in Purgatorio – la Chiesa purgante — o che godono già della visione beati-fica — la Chiesa trionfante — aman-do eternamente il Dio tre volte San-to. È la Chiesa che permane quag-giù, e nello stesso tempo trascende la storia. La Chiesa che è nata sotto il manto della Madonna, e continua — sulla terra e nel cielo — a onorarla come Madre”.1 [...]

La Chiesa come Corpo di CristoMeditiamo di nuovo le parole di

Gesù risorto. Alla domanda di Sau-lo: “Chi sei, Signore?”, il Signore ri-sponde: “Io sono Gesù che tu perse-guiti” (cfr. At 9,5). “In questa escla-mazione del Risorto, che trasformò la vita di Saulo, in fondo ormai è conte-nuta l’intera dottrina sulla Chiesa co-me Corpo di Cristo. Cristo non si è ri-tirato nel cielo, lasciando sulla terra una schiera di seguaci che mandano avanti ‘la sua causa’. La Chiesa non è un’associazione che vuole promuove-re una certa causa. In essa non si trat-ta di una causa. In essa si tratta della persona di Gesù Cristo, che anche da Risorto è rimasto ‘carne’. Egli ha ‘car-ne e ossa’ (cfr. Lc 24, 39), lo afferma in Luca il Risorto davanti ai discepo-li che lo avevano considerato un fan-tasma. Egli ha un corpo. È personal-mente presente nella sua Chiesa”.2

Alla luce di queste considerazio-ni, comprendiamo meglio che offen-dere la Chiesa — la sua dottrina, i suoi sacramenti ed istituzioni, i suoi Pastori e, specialmente, il suo Capo visibile, il Romano Pontefice — vuol dire disprezzare lo stesso Gesù. La Chiesa che vediamo sulla terra, in-fatti, nonostante le debolezze e gli errori dei suoi membri, è sempre la Chiesa di Dio, come ripete Paolo in-numerevoli volte: il Popolo che Dio Padre ha convocato alla sua presen-za; il Corpo di Cristo che Gesù ha fondato a prezzo del suo sangue per prolungare la sua presenza nella sto-ria fino alla fine dei tempi; il Tem-pio dello Spirito Santo che si innalza come vera dimora di Dio tra gli uo-mini. Come ci insegnano San Cipria-no, Padre della Chiesa, ed il Con-cilio Vaticano II: “tutta la Chiesa si presenta come ‘un popolo adunato

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dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo’”.3

Universalità e unità della Chiesa

L’Unità e Trinità di Dio definisce, quindi, il fondamento ultimo del-la realtà e della natura intima della Chiesa. Perciò, “sono completamen-te fuori strada coloro che vogliono di-stinguere una Chiesa carismatica — che sarebbe quella effettivamente fon-data da Cristo — e un’altra giuridica o istituzionale, che sarebbe opera degli uomini e semplice effetto di contingen-ze storiche. C’è una sola Chiesa. Cri-sto ha fondato una sola Chiesa: visibi-le e invisibile, con un corpo gerarchico e organizzato, con una struttura fonda-mentale di diritto divino, e con un’inti-ma vita soprannaturale che la anima, la sostiene e la vivifica”.4

La sublime visione della Chiesa, che San Paolo espone nelle sue lette-re, dà ragione della fermezza con cui agisce quando si mettono in questio-ne la sua unità o la sua universalità. Ai cristiani di Corinto, propensi a di-vidersi in fazioni contrapposte, scri-ve, ammonendoli: “Fratelli, (…) ho saputo che vi sono discordie tra voi. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: “Io sono di Paolo”, “Io invece sono di Apollo”, “E io di Cefa”, “E io di Cristo!”. Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati bat-tezzati? (I Cor 1, 11-13).

La difesa dell’unità di questa Ma-dre santa è una passione dominan-te nella vita dell’Apostolo, come lo fu anche la difesa della sua universa-lità. “Dal primo momento — insegna il Papa — egli aveva capito che que-sta è una realtà che non concerneva solo i giudei o un certo gruppo di uo-mini, ma che aveva un valore univer-sale e concerneva tutti, perché Dio è il Dio di tutti”.5 Così, dinanzi al perico-lo che la primitiva comunità cristiana restasse chiusa nei limiti della Sina-goga, il cosiddetto Concilio di Geru-salemme dichiara che tutti gli uomini e le donne, di qualsiasi razza, lingua

e nazione, sono chiamati alla piena incorporazione nella Chiesa di Cri-sto ( cfr. At 15, 23-29), in cui “non c’è più giudeo né greco; non c’è più schia-vo né libero; non c’è più uomo né don-na, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”(Gl 3, 28).

Pregare “pro unitate apostolatus”

Dall’appartenenza della Chiesa a Cristo, deriva “il nostro dovere di vi-vere realmente in conformità con Cri-sto. Da qui derivano anche le esorta-zioni di Paolo a proposito dei vari ca-rismi che animano e strutturano la co-munità cristiana. Essi sono tutti ricon-ducibili ad una sorgente unica, che è lo Spirito del Padre e del Figlio, sapen-do bene che nella Chiesa non c’è nes-

to partecipano in qualche modo tutti i cristiani, per il carattere ricevuto con i Sacramenti del battesimo e della cresi-ma. Tutti dobbiamo sentirci responsabi-li di questa missione della Chiesa, che è la stessa missione di Cristo”.7 Nessuno è di troppo, nella Chiesa: siamo tutti necessari. Quello che importa è la co-munione con il suo Capo visibile, con i Pastori e con l’intero Popolo di Dio, ciascuno secondo la chiamata e la gra-zia che ha ricevuto.

L’Opera, una piccola parte della Chiesa

Nel quadro dell’ecclesiologia di San Paolo, la realtà teologica e giuri-dica dell’Opera, che è una piccola par-te della Chiesa, assume tutto il suo ri-lievo. Mi piace considerarlo mentre sta per terminare lo speciale anno ma-riano che ho indetto per commemo-rare il venticinquesimo dell’erezio-ne pontificia della Prelatura. Il lavoro apostolico dell’Opus Dei, dei suoi fe-deli laici e dei suoi sacerdoti, è neces-sariamente una collaborazione alla vi-talità pastorale delle Chiese particola-ri in cui la Prelatura vive e agisce.

(Passi della “Lettera del Prela-to — Novembre 2008”. Il testo inte-grale si trova in www.opusdei.it/art.

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1 San Josemaría, Omelia Il fine sopran-naturale della Chiesa, 28-5-1972.

2 Benedetto XVI, Omelia durante l’inaugurazione dell’anno paolino, 28-6-2008.

3 Concilio Vaticano II, Const. dogm. Lumen gentium, n. 4; cf. S. Cipriano, Trattato sul Padrenostro, 23.

4 S. Josemaría, Omelia Il fine sopranna-turale della Chiesa, 28-5-1972.

5 Benedetto XVI, Discorso all’Udienza generale, 25-10-2006.

6 Benedetto XVI, Discorso all’Udienza generale, 22-11-2006.

7 S. Josemaría, Omelia Lealtà verso la Chiesa, 4-6-1972.

Quanto dobbiamo ringraziare Dio

perché ha voluto la Chiesa unica e al contempo così diversa al suo interno!

suno che ne sia sprovvisto, poiché, co-me scrive l’Apostolo, ‘a ciascuno è da-ta una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità’ (1 Cor 12, 7)”.6 La tua preghiera pro unitate apostolatus nasce da una devozione sincera? Co-me preghi per tutti coloro che spen-dono la loro esistenza per la Chiesa? Arrivi con la tua preghiera fino all’ul-timo angolo della terra dove si lavora per Cristo?

Quanto dobbiamo ringraziare Dio perché ha voluto la Chiesa unica e al contempo così diversa al suo interno! Che rispetto dobbiamo portare a tut-te le manifestazioni con cui lo Spirito Santo vuole adornare la Sposa di Cri-sto! “Nella Chiesa c’è diversità di mini-steri, ma il fine è uno solo: la santifica-zione degli uomini. E a questo compi-

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40 Salvami Regina · Gennaio 2009

Pastorale del Bambino Internazionale giunge in Uruguay

Con una cerimonia realizzata all’Università Cattolica dell’Uru-guay, situata a Montevideo, è stata inaugurata un’altra sede della Pa-storale del Bambino Internaziona-le, il cui lavoro, come risulta nella sua pagina web, “mira allo svilup-po integrale dei bambini, dal conce-pimento fino ai sei anni di età, nel lo-ro contesto familiare e comunitario, a partire da azioni di carattere pre-ventivo”.

Hanno partecipato all’evento il Cardinale Geraldo Majella Agnelo, Arcivescovo di Salvador (Brasile), il Cardinal Odilo Pedro Scherer, Arci-vescovo di San Paolo, e la coordina-trice internazionale dell’istituzione, dott.ssa Zilda Arns Neumann.

La Pastorale del Bambino Inter-nazionale è stata fondata in Brasile nel 1983, dalla pediatra Zilda Arns e dall’allora Arcivescovo di Londrina, Mons. Geraldo Majella. Attualmen-te è presente in 18 paesi.

Ufficio Divino nel telefono cellulare

Il Pontificio Consiglio delle Co-municazioni Sociali ha annunciato il lancio dell’iBreviary, collezione dei libri dell’Ufficio Divino in formato utilizzabile per gli iPhone. Il software, che è gratuito, può essere scaricato dall’iTunes o direttamente attraverso il cellulare. Esso contiene, oltre ai te-sti liturgici, audio che aiutano e gui-dano i fedeli nella preghiera.

Secondo la Radio Vaticana, l’in-ventore dell’applicazione, Don Pa-olo Padrini, attraverso il medesimo sistema, sta preparando un messale con letture del giorno e musiche gre-goriane.

Il Papa riceve copia manoscritta dell’enciclica “Deus caritas est”

La Fondazione Franco Maria Ricci (FMR) ha offerto al Papa Be-nedetto XVI una copia manoscrit-ta della sua prima enciclica, la Deus caritas est. Il dono è stato consegna-to il 16 novembre dalla presiden-te dell’istituzione, Marilena Ferra-ri, che era accompagnata da tutte le persone che hanno contribuito alla sua realizzazione.

In tutto sono state realizzate cin-que copie, interamente scritte a ma-no. “Ogni esemplare del manoscritto della “Deus caritas est” è un ‘unicum’ ed ha una qualità paragonabile a quel-la dei codici medievali e rinascimenta-li. La FMR, con questo progetto, mira a dar centralità alla bellezza come va-lore etico ed estetico” – ha informato la Radio Vaticana.

toghese ha messo in risalto, nel suo discorso, che “la fedeltà dei martiri è un segnale della dottrina vitale della Chiesa, visto che il martirio è il pieno esercizio della libertà umana e atto su-premo d’amore”. A sua volta, Mons. Joseph Mitsuaki Takami, attuale ar-civescovo di Nagasaki, ha afferma-to che l’evento “offre alla Chiesa nel Giappone l’opportunità di trovare il te-soro nascosto nella storia del cristiane-simo in terra nipponica”.

Cile: più di 14.000 fedeli alla “Marcia per la Famiglia e la Vita”

RV — Più di 14 mila persone hanno partecipato alla “VI Mar-cia per la Famiglia e la Vita” nella cornice della Settimana per la Vita e la Famiglia, celebrata dalla Chie-sa del Cile. La festa ha avuto inizio con una celebrazione preseduta dal padre Marcos Burzawa, ricordan-do che “camminare significa cercare il senso della vita; camminare signi-fica ciò che muove il nostro cuore”. Ai giovani, numerosi alla marcia, è stato ricordato che sono chiamati a “formarsi un carattere forte, ricco e coerente, che li renda liberi e respon-sabili, sensibili ai valori veri, un ca-rattere solidale, per formare un gior-no una famiglia cristiana”. La meta della marcia è stata il santuario na-zionale di Maipú, dove l’arcivesco-vo di Santiago, il cardinale Franci-sco Javier Errázuriz, ha celebrato la Santa Messa, affermando che “que-sta è stata una marcia che ha espres-so la gioia di costituire famiglie che abbiano vita”. Nell’omelia, il card. Errázuriz ha invitato i presenti a non lasciarsi trasportare da quei se-gnali che pregiudicano la stabili-tà familiare, a soccorrere quelle fa-miglie che si trovano in difficoltà e a mostrare cosa significa essere fa-miglia. Ha perciò manifestato il suo augurio e il completo sostegno ai numerosi partecipanti, ricordan-do loro l’impegno che hanno per le famiglie. “Le nostre famiglie hanno

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Nuovi Beati giapponesiCirca trentamila persone hanno

partecipato alla cerimonia per la be-atificazione di 188 martiri del secolo XVII, realizzata nello stadio di base-ball di Nagasaki, Giappone.

La Messa è stata presieduta dal Cardinal Seiichi Shirayanagi, Arcive-scovo emerito di Tokio. La formula di beatificazione è stata proferita dal Cardinal José Saraiva Martins, pre-fetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi. Il Prelato por-

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vita, hanno vita in Gesù Cristo”, ha aggiunto il porporato, lamentando poi “l’esistenza ancora numerosa di tante famiglie che non conoscono la luce e l’amore che Cristo ci dona, e vivono il rischio di cadere nella man-canza di fiducia e nella disperazio-ne”. Alla fine ha invitato i presen-ti a “continuare a dare questo mes-saggio che hanno dato oggi a tutte le famiglie della città. Nella nostra arci-diocesi — ha detto — ci sono mol-te famiglie che fondano la loro vita su Gesù Cristo, che educano i loro fi-gli nella fede, e lo fanno nonostante le difficoltà. Ciò rappresenta un fer-mento di incalcolabile valore non soltanto per la nostra arcidiocesi, ma per tutto il Cile, per la speranza che trasmettono, che deve essere accom-pagnata con la preghiera”.

Figlie di Maria Ausiliatrice eleggono la nuova superiora

In rappresentanza delle circa 15.000 suore figlie di Maria Ausilia-trice oggi esistenti in tutto il mon-do, 193 religiose hanno partecipa-to, a Roma, al capitolo generale del-la Congregazione, nel quale è stata eletta la nuova superiora generale: Madre Yvonne Reungoat.

Alla fine dell’Udienza del 12 no-vembre, Benedetto XVI le ha saluta-te e si è felicitato per l’evento: “Ca-re sorelle, mi unisco con gioia alla vo-stra gratitudine a Dio per i doni ricevuti in questi mesi, durante i quali avete ri-flettuto insieme sul presente e il futuro del vostro Istituto. Invoco una rinnova-ta effusione di grazia divina sulla nuo-va Superiora Generale e il suo Consi-glio, come pure su tutta la Congrega-zione, affinché possiate proseguire con entusiasmo la vostra missione aposto-lica”.

Le Figlie di Maria Ausiliatrice, fondate nel 1872 da Don Bosco e da Madre Maria Domenica Mazza-rello sono presenti nei cinque conti-nenti operando in diversi tipi di ope-re educative, sociali e di evangeliz-zazione.

Nuovo Ufficiale della Congregazione per l’Educazione Cattolica

Il sacerdote portoghese, Don Fer-nando Caldas Esteves, è stato nomi-nato dal Santo Padre Ufficiale della Congregazione per l’Educazione Cat-tolica, carica che lo rende responsa-bile per il settore di lingua portoghe-se e spagnola delle Scuole Cattoliche, come pure delle Università Cattoli-che e Facoltà Ecclesiastiche.

Don Fernando Esteves è stato or-dinato nel 1998 e dal 2005 era vice-rettore nel Pontificio Collegio Porto-ghese di Roma.

Mezzo milione di rosari per la pace in India

Il giorno 22 novembre si è conclu-sa a Bangalore, con una Messa so-lenne, la campagna di preghiere in appoggio ai cristiani vittime di at-tacchi fondamentalisti in Orissa e in altri Stati dell’India organizzata dal sacerdote salesiano Don T,C. Geor-ge, Direttore del Centro Vishwade-ep.

Ad essa hanno partecipato fede-li cattolici del mondo intero che, dal giorno 6 ottobre, vigilia della Festa della Madonna del Rosario, hanno pregato ininterrottamente quest’ora-zione per 40 giorni e 40 notti. Secon-do un’informazione data da Don Ge-orge all’agenzia Fides, fedeli sparsi in 44 nazioni dei cinque continenti han-no offerto 481.525 corone del rosario per la pace nell’India.

L’arcivescovo di Bangalore, Mons. Ignatius Paul Pinto, ha affermato: “Il Rosario è uno strumento potente per portare la pace alla famiglia e semina-re armonia nel paese”, ricordando che numerosi Pontefici hanno incoraggia-to la devozione del Santo Rosario.

Attenzione della Chiesa per i problemi ecologici

Il 26 novembre scorso, sono stati inaugurati i pannelli solari inseriti nel tetto della Sala Paolo VI, in Vatica-no. Erano presenti all’atto di inaugu-

razione, il presidente del Governato-rato dello Stato della Città del Vati-cano, Card. Giovanni Lajolo, e il pre-mio Nobel della Fisica, Prof. Carlo Rubbia.

La struttura fotovoltaica di 2.400 moduli possiede un generatore che raggiunge la potenza massima di 221 KW e rende possibile il risparmio di 80 tonnellate di petrolio per anno, oltre ad evitare le emissioni di 225 tonnellate di anidride carbonica an-nuali.

Secondo il giornale L’Osservatore Romano, con questa iniziativa ha ini-zio in Vaticano il piano di conversio-ne alle fonti rinnovabili, che dovran-no sopperire al 20% della necessità energetica dello Stato fino al 2020. L’azione dello Stato della Città del Vaticano manifesta anche la peculia-re attenzione della Chiesa cattolica verso le diverse problematiche di na-tura ambientale.

Mons. Karl Golser, nuovo Vescovo di Bolzano-Bressanone

Zenit — Benedetto XVI ha nomi-nato Vescovo di Bolzano-Bressano-ne monsignor Karl Golser, finora Ca-nonico Penitenziere e Docente di Te-ologia Morale, lo ha reso noto, que-sto venerdì, la Sala Stampa della San-ta Sede.

Monsignor Golser è nato il 16 maggio 1943 a Tscherms-Cermes, centro allora appartenente all’Arci-diocesi di Trento e attualmente alla Diocesi di Bolzano-Bressanone.

È stato ordinato sacerdote il 10 ot-tobre 1968 a Roma. Ha conseguito la Laurea in Teologia Morale alla Pon-tificia Università Gregoriana (1973) e in Filosofia presso la Facoltà di Let-tere e Filosofia dell’Università degli Studi di Roma (1979).

Nel suo ministero nella Diocesi di Bolzano-Bressanone ha ricoperto nu-merosi incarichi: tra questi, dal 2001 al 2007 è stato Preside e Vice Preside dello Studio Accademico Teologico Bressanone; dal 1982 ad oggi, Profes-sore allo Studio Accademico Teologi-

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Cent’anni a servizio della vita consacrata

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co; dal 1991 ad oggi, Canonico Peni-tenziere; dal 2006 ad oggi, Presiden-te dell’Associazione Teologica Italia-na per lo studio della morale.

Dal 1977 al 1982 è stato Officia-le della Congregazione per la Dot-trina della Fede. E’ stato anche Di-rettore dell’Istituto per la giustizia, la pace e la salvaguarda del creato, membro di gruppi di lavoro stabi-li della Conferenza Episcopale Ita-liana e membro del Comitato etico della Provincia Autonoma di Bolza-no. E’ inoltre Cappellano della De-legazione sudtirolese dell’Ordine di Malta.

Monsignor Golser è autore di al-cuni libri e di numerosi articoli di te-ologia morale.

Poesie di Giovanni Paolo II ispirano un album di Placido Domingo

Con il titolo Amore infinito, il can-tante spagnolo Placido Domingo ha lanciato un nuovo album ispirato a poesie del venerando Giovanni Pao-

lo II. L’opera conta sulla partecipazio-ne dell’Orchestra Sinfonica di Londra e altri rinomati musicisti come Josh Groban, Andrea Bocelli, Vanessa Wil-liams, Katherine Jenkins, oltre a suo figlio, Placido Domingo Jr.

Le canzoni di Amore infinito sono state interpretate in italiano, inglese e spagnolo e la divulgazione dell’opera è affidata alla Deutsche Grammophon.

Assemblea Plenaria della COMECE

Nello scorso mese di novembre, i rappresentanti delle Conferenze Epi-scopali della Comunità Europea (CO-MECE) si sono riuniti in Assemblea Plenaria. Durante la riunione, realizza-ta a Bruxelles, sono stati discussi diversi

isale al 29 giugno 1908 l’istituzione del-la Sacra Congregatio negotiis religiosorum sodalium praeposita, oggi Congregazione

per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, organismo della Santa Sede la cui finali-tà è quella di occuparsi di tutto ciò che riguarda gli Or-dini e le Congregazioni religiose, maschili e femminili, come pure gli Istituti secolari.

Nel centenario della sua fondazione, l’Assemblea Plenaria della Congregazione, riunita il 20 novembre, ha focalizzato un tema che Papa Benedetto XVI ha di-chiarato di apprezzare “in modo particolare”: il mo-nachesimo. Nell’udienza concessa ai membri dell’As-semblea, Sua Santità ha affermato: “Chi entra nel mo-nastero vi cerca un’oasi spirituale dove apprendere a vi-vere come un vero discepolo di Gesù in serena e perseve-rante comunione fraterna, accogliendo anche eventuali ospiti come lo stesso Cristo (cfr. Regola di San Benedet-to, 53, 1). Questa è la testimonianza che la Chiesa chiede al monachesimo anche in questa nostra epoca”.

Successivamente, nell’ambito delle attività comme-morative del centenario, la Congregazione ha promosso il Congresso Cent’anni a servizio della vita consacrata, con l’intento di rivedere la sua storia come un servizio teolo-gico, giuridico e pastorale alla Vita Consacrata, nei com-plessi avvenimenti ecclesiali e culturali del XX secolo.

Dopo il saluto del Cardinal Franc Rodé, CM, pre-fetto del Dicastero, hanno avuto luogo le conferenze di Don Aquilino Bocos, CMF e Andrea Riccardi, pre-sidente della Comunità di Sant’Egidio. Ha concluso il Congresso un dibattito, diretto da Mons. Gianfranco Gardin, OFM Conv., e moderato da Suor Enrica Ro-sanna, FMA, rispettivamente segretario e sottosegre-taria della Congregazione.

Il Papa Benedetto XVI ha ricevuto, nella sala Clementina, i partecipanti dell’Assemblea

Plenaria della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica

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Pontificia Accademia per la Vita promuove congresso in Brasile

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temi come le ripercussioni della crisi fi-nanziaria, il rispetto della domenica co-me giorno santo e la libertà religiosa.

In un comunicato emesso alla fine dell’incontro, i vescovi europei hanno sottolineato come “l’attuale crisi finan-ziaria esprima una profonda crisi spiri-tuale e un insieme confuso di valori”, ri-cordando la necessità “di persuadere non solo le menti, ma anche i cuori dei cittadini, e convincerli ad allontanarsi dallo stile di vita predominante nei nostri paesi, molto incentrati nel consumismo”.

La COMECE è sorta il 3 mar-zo del 1980 e attualmente conta sul-la partecipazione di 24 delegazioni di Conferenze Episcopali di paesi euro-pei. La sua sede permanente si trova a Bruxelles.

Nuova sezione in arabo dell’Agenzia “Fides”

Mancando pochi giorni alla fe-sta di San Francesco Xavier, Patrono delle Missioni, che coincide con l’81º anniversario dell’Agenzia Fides, il si-to dell’Agenzia (www.fides.org) si ar-ricchisce di un nuovo idioma, l’arabo. È ora on-line la nuova sezione in ara-bo che si affianca ad altri sette idio-mi già in uso: italiano, inglese, fran-cese, spagnolo, portoghese, tedesco e cinese. La sezione in arabo offri-rà i discorsi del Santo Padre e quelli più rilevanti dei vari organi della Cu-ria Romana.

L’Agenzia Fides, della Congrega-zione per l’Evangelizzazione dei Po-poli, è sorta nel 1927 come prima

Agenzia Missionaria della Chiesa e tra le prime Agenzie nel mondo, a servizio dell’informazione e dell’ani-mazione missionaria.

Presentata versione in russo del libro “Gesù di Nazareth”

RV — “Riflessione di un saggio su ciò che c’è di più importante nella vi-ta, la scoperta dell’autentico significa-to di Gesù Cristo”. Con queste parole la casa editrice russa ‘Azbuka’ presen-ta la traduzione in lingua russa del li-bro di Benedetto XVI “Gesù di Naza-ret”. Si tratta di una “proposta impor-tante — sottolinea il quotidiano del-la Santa Sede, l’Osservatore Romano — in un Paese che, sulle orme delle di-namiche occidentali, appare segnato

al 25 al 28 novembre, si è tenuto ad Itaici, Brasile, il Congresso Internazionale sulla Per-sona, cultura della vita e cultura della morte,

promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita. È il primo evento del genere realizzato fuori Roma.

All’evento hanno partecipato diversi Prelati del Bra-sile e numerosi specialisti in scienze mediche, diritto e morale, L’apertura del Congresso è stata affidata al pre-sidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, Mons. Elio Sgreccia, che ha parlato dei Fondamenti an-tropologici per la bioetica. Il Nunzio Apostolico in Bra-sile, Mons. Lorenzo Baldisseri, ha presieduto una delle Celebrazioni Eucaristiche del congresso ed ha incorag-giato , nella sua omelia, i cattolici che “discordanti rispet-to alla mentalità regnante, che misura il valore della vita a partire da criteri di funzionalità” cercano di “continuare a credere e a difendere la sacralità della vita umana, indipen-dentemente dalle condizioni o dall’epoca in cui si trova”.

Durante la Messa dell’ultima giornata del congres-so, il Cardinale Odilo Pedro Scherer, Arcivescovo di San Paolo, ha ricordato che “il Vescovo sta al servizio della vita e con lui tutta la sua Chiesa Personale. Egli combatte gli idoli che conducono alla morte. Egli è il pa-

dre dei poveri e il portatore della speranza”. Il Cardinale ha anche evidenziato che “ogni essere umano, anche se non ancora nato, è una creatura amata da Dio”.

Il segretario generale della CNBB, Mons. Dimas Lara Barbosa, ha affermato che “ tutti sono rimasti ben impressionati dall’or-ganizzazione dell’in-contro” e ha solleva-to la possibilità che siano realizzati nuovi congressi in altri paesi dell’America Latina.

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In Spagna, X Congresso “Cattolici e Vita Pubblica”

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a Fondazione Universitaria San Paolo-CEU di Ma-drid nei giorni 21,22 e 23 novembre, ha ospitato la decima edizione del Congresso “Cattolici e Vita

Pubblica” organizzato dall’Associazione Cattolica di Propa-gandiste e dalla Fondazione Universitaria San Paolo-CEU, a cui hanno partecipato più di 1.400 persone oltre alle varie migliaia che hanno seguito l’evento via internet.

Il congresso, che ha avuto come motto Cristo e la spe-ranza sicura, ha contato sulla partecipazione del nunzio Apostolico in Spagna, Mons. Manuel Monteiro di Castro, dell’Arcivescovo di Madrid, Cardinal Antonio Maria Rou-co Varela, del Segretario Generale della conferenza Epi-

scopale Spagnola e Vescovo ausiliare di Madrid, Mons. Antonio Martinez Camino, del presidente dell’Associa-zione Cattolica di Propagandiste e della Fondazione San Paolo-CEU, Alfredo Dagnino Guerra.

Nel discorso di apertura del congresso, Mons. Monteiro de Castro si è congratulato con gli organizzatori per la scel-ta del tema, poiché “il secolo precedente si è caratterizzato per la negazione di Dio e la sua assenza istituzionalizzata”, men-tre il secolo XXI è segnato da un “imperioso relativismo”.

Facendo un’analisi dell’attuale cultura occidentale, Mons. Martinez Camino ha ricordato con dispiacere, la triste situazione di vedere “nei programmi televisivi e ne-

gli sguardi, una sofferenza cronica di mancan-za di speranza”. Per il Prelato, la radice di que-sto male sta “nella cultura dominante che pre-tende sostituire il Dio della Speranza con l’ido-lo del progresso”.

Nell’omelia dell’Eucaristia di domenica, il Cardinal Rouco Varela ha affermato che “il congresso deve essere una speranza per la Spa-gna”, mentre alla chiusura, Alfredo Dagnino ha ricordato l’importante principio che “Dio non può essere irrilevante né per l’uomo, né per lo Stato”.

dalla perdita di senso che caratterizza buona parte della cultura postmoder-na”. Alla presentazione, avvenuta ie-ri presso il Centro culturale Biblioteca dello Spirito, sono intervenuti, tra gli altri, l’arcivescovo dell’arcidiocesi del-la Madre di Dio di Mosca, Mons. Paolo Pezzi, ed il nunzio apostolico nella Fe-derazione Russa, Mons. Antonio Men-nini. “La proposta del Papa — ha det-to mons. Paolo Pezzi — porta in sé un aspetto di umiltà e un aspetto di audacia: umiltà, perché il suo autore, senza curar-si troppo del proprio ruolo ‘istituzionale’, accetta di esporsi al vaglio della ragione

e delle critiche dell’interlocutore. Auda-cia perché l’autore è convinto della fon-datezza di ciò che scrive, e perciò vuole, desidera correre il rischio di tale esposi-zione”. Il Papa ha aggiunto: “ci offre in-nanzitutto un coraggioso esempio di ciò che significa essere ‘testimoni’ del Van-gelo: l’annuncio di Cristo deve sempre più tornare a essere un ‘rischio’ persona-le, un ‘esporsi’ in prima persona al ‘giudi-zio’ e alla ‘critica’ del mondo”. “La spe-ranza che Benedetto XVI propone — ha poi affermato mons. Antonio Mennini — non è altro che la speranza del deside-rio umano preso sul serio nella sua radi-

Auditorio della Fondazione San Paolo durante una delle sessioni del 22 novembre

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ce profonda, nel suo potente dinamismo che urge l’infinito”. “L’appello di Bene-detto XVI ad allargare la ragione — ha osservato il nunzio — costituisce una sfida a verificare se la proposta del Cri-sto, vivo e presente nella sua Chiesa, ri-sponde alla sete eterna dell’uomo”: è so-lo la libertà della singola persona “che può trovare la risposta vera”, da cui di-pende la nostra felicità. Il rappresen-tante del patriarcato ortodosso russo, don Igor Vyzhanov, ha sottolineato in-fine i rischi dell’era contemporanea: “Per i cristiani di oggi che vivono nell’era della globalizzazione e della comunica-

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zione di massa — ha detto — vi è la ten-tazione di immergersi troppo nel contesto sociale e politico”. Per quanti “si consi-derano discepoli di Cristo — ha spiegato — è importante che si rendano conto” di una priorità: “il centro della vita cristia-na deve essere Cristo stesso”.

Il giornale del Vaticano critica la decisione di un tribunale spagnolo

RV — Il giornale L’Osservatore Romano ha criticato la decisione di un tribunale spagnolo, che esige la ri-mozione dei crocifissi da una scuola pubblica di Valladolid. In un articolo intitolato Una semplice croce, il gior-nale del Vaticano dice che la decisio-ne fa ben più che ritirare una croce, annullando parte della stessa identi-tà del paese. “La sentenza che è ap-pena uscita da un tribunale spagno-lo consacra giuridicamente la rinun-cia di un’Europa disorientata, irrazio-nalmente consegnata ad un impulso di autodistruzione”.

Per il giornale L’Osservatore Ro-mano “20 secoli di cultura occidentale sono riassunti in questo legno nudo: 20 secoli di conquiste che hanno nobilita-to la storia umana”.

Incontro di teologi mariani

Teologi e studiosi di mariologia hanno partecipato ad un programma di conferenze nella Pontificia Acca-demia Mariana Internazionale (PA-MI), accostandosi al documento La Vergine Maria nella formazione spiri-tuale e intellettuale. Questo documen-to, pubblicato nel 1988 dalla Con-gregazione per l’Educazione Cattoli-ca, ha permesso una fioritura di studi mariani in tutto il mondo.

Per l’occasione è stata anche inau-gurata la nuova sede della PAMI, che si trova nell’Istituto Antonianum, con la benedizione, da parte del prefet-to del Pontificio Consiglio della Cul-tura, Mons. Gianfranco Ravasi, di un artistico quadro della Vergine. Ol-tre agli uffici, le nuove strutture com-prendono un’ampia sala di riunioni e una biblioteca specializzata, destina-

ta agli associati e ai ricercatori in ge-nerale.

L’incontro è stato aperto dal Car-dinale Zenon Grocholewski, prefet-to della Congregazione per l’Edu-cazione Cattolica, che ha sottoline-ato la viva attualità delle raccoman-dazioni di quel documento, il quale, in conformità con il desiderio di Papa Giovanni Paolo II, avrebbe lo scopo di stimolare e sviluppare nei seminari e nelle università la devozione filiale alla Vergine, come anche lo studio te-ologico del suo ruolo nell’Incarnazio-ne del Verbo e nella vita della Chiesa. Il documento accentuerebbe anche la convenienza di promuovere la devo-zione mariana con l’utilizzo di mezzi che sottolineassero il pulchrum.

Uno dei partecipanti, il sacerdote montfortiano, Don. Stefano Di Fio-res, ha fatto riferimento, come un ostacolo da oltrepassare, al fatto che alcune università cattoliche, a causa della mancanza di docenti, non man-tengono i corsi di mariologia nei loro curricula regolari. Ciò nonostante, ha sottolineato che, negli ultimi tre an-ni, stanno crescendo, in proporzioni veramente sorprendenti, le pubblica-zioni di nuovi studi mariologici. Inol-tre, un’altro fatto di buon auspicio è la calorosa devozione popolare alla Vergine Maria, soprattutto nell’Ame-rica Latina e in Asia.

menti. Il Porporato, già Arcivesco-vo di Toledo, ha sostituito il Cardinal Francis Arinze.

Il Cardinal Cañizares è nato nella località valenziana di Utiel, il 15 otto-bre 1945. Ha studiato nel Seminario diocesano di Valencia e all’Università Pontificia di Salamanca, dove ha ot-tenuto il dottorato in Teologia, spe-cializzandosi in Catechetica. È stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1970 e nel 1992 ha ricevuto l’ordinazione episcopale. È stato creato Cardinale da Papa Benedetto XVI il 24 marzo 2006.

Dottorato “honoris causa” al padre Lombardi dall’Università di Salamanca

Zenit — Il Consiglio Universita-rio dell’Università Pontificia di Sala-manca (UPSA), riunito lo scorso 14 dicembre, ha approvato all’unanimi-tà il conferimento del dottorato “ho-noris causa” a padre Federico Lom-bardi S.I., Direttore della Sala Stam-pa della Santa Sede, su richiesta della Facoltà di Comunicazione.

Padre Lombardi, nato nel 1942 a Saluzzo, in Piemonte, è anche Diret-tore generale della “Radio Vaticana” e del Centro Televisivo Vaticano, e Assistente generale del Preposito ge-nerale della Compagnia di Gesù.

Il professor Fernando Martínez Vallvey è stato incaricato di presenta-re la proposta a nome della Facoltà di Comunicazione, che ha richiesto il ri-conoscimento in occasione del vente-simo anniversario della Facoltà.

Le origini dell’attuale Università Pontificia di Salamanca, l’Universi-tà della Conferenza Episcopale Spa-gnola, risalgono al re Alfonso IX di León, che fondò l’Estudio Salmanti-no nell’inverno del 1218-19; si tratta quindi di una delle prime università della storia.

Nel maggio scorso, padre Lom-bardi ha ricevuto il dottorato “hono-ris causa” dal Regis College dell’Uni-versità di Toronto, una delle più pre-stigiose Facoltà di Teologia.

Nuovo Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti

Il cardinale spagnolo Antonio Cañizares Llovera è stato nominato da Papa Benedetto XVI, nuovo Pre-fetto della Congregazione per il Cul-to Divino e le Discipline dei Sacra-

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Amore materno

Suor Suzana Felipe Lopes

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Storia Per bambini... o Per aduLti Pieni di fede?

Sebastiano si emozionò fino alle lacrime. Pensava: “Il Signore, come un padre, mi ha già perdonato, ma avrò ancora una madre che mi aspetta e mi accoglie nuovamente?”

el piccolo villaggio di Altos Montes la gente era tranquil-la e amichevole, tut-ti si conoscevano e si

consideravano quasi come una gran-de famiglia.

Lì abitava Sebastiano, con la madre Nair, la sarta più famosa della regio-ne, che cuciva per ricchi e poveri ed

era un modello di donna onorata e la-boriosa. Rimasta vedova molto presto, senza lasciarsi abbattere dalle difficol-tà, riuscì a crescere i cinque figli che la Provvidenza le aveva concesso.

Sebastiano, il primogenito, comin-ciò presto ad aiutare la madre nel so-stentamento della famiglia, lavorando come agricoltore. Il giovane però aveva un grande difetto: era impulsivo e col-lerico. Fu questo il motivo della grande tragedia che si abbatté su di lui.

Una sera, alla fine del lavoro, men-tre puliva le zappe e le falci prima di riporle, ebbe una discussione con un compagno. Impulsivamente sferrò un duro colpo di zappa verso l’ami-co, lasciandolo ferito, quasi a mor-te. Quando comprese quello che ave-va appena fatto, fuggì terrorizzato, immediatamente pentito dell’azione selvaggia che aveva commesso.

Grazie ai tempestivi soccorsi, il compagno ferito sfuggì alla mor-te, ma… rimase invalido. Il colpo gli aveva leso la colonna. La popolazio-ne si rivoltò contro Sebastiano, non avendo mai visto prima una simile

violenza. Egli fu catturato ed esi-liato in un paese

lontano.

Alla ricerca di un impiego, il gio-vane veniva sempre accolto con diffi-denza e non riusciva a combinare nul-la. Pentito, pregava la Madonna, con-solatrice degli afflitti, come gli aveva insegnato sua madre, ma le sue pre-ghiere gli davano l’impressione di ca-dere nel vuoto: la Divina Provvidenza sembrava farSi sorda alle sue suppli-che, a causa dell’orribile crimine che aveva commesso.

Il tempo passava ed il ragazzo, sen-za mezzi di sussistenza, divenne uno straccione, dall’aspetto spaventoso. Le persone lo tenevano sempre più a distanza. Non ebbe altra scelta se non quella di chiedere l’elemosina per non morire di fame. Andava di villaggio in villaggio chiedendo cibo, vestiti vecchi, un luogo dove trascorrere la notte.

Dopo molti anni di questa vita, giun-se in una grande città, dove scorse, nel-la piazza principale, l’imponente catte-drale. Non osava entrarvi. Si sedette al-lora alla porta chiedendo l’elemosina a tutti quelli che passavano.

Quanta nostalgia sentiva di casa sua, della sua famiglia! Che mai era accaduto a tutti quanti? Che i suoi fratelli si fossero sposati? Sua madre, che fosse ancora viva?

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Gennaio 2009 · Salvami Regina 47

L’elemosina lì era più fruttuosa e Sebastiano poté migliorare il suo aspetto. Ottenne un impiego come giardiniere, grazie alla protezione di donna Adelaide, la moglie del pre-fetto. Sebastiano, molto riconoscen-te, cominciò ad accompagnarla a Messa tutti i giorni. Ella lo presentò al parroco, che lo accolse con mol-to affetto. Sebastiano fece una bel-la confessione. Il suo temperamen-to collerico dopo l’infortunio, si era ammansito.

Nella festa del Buon Pastore, il parroco fece una predica sulla gran-de misericordia del Signore, rievo-cando varie parabole, tra cui quella del “figliol prodigo”, per dimostrare l’amore di Dio per i peccatori e il Suo desiderio di perdonarli.

Sebastiano si emozionò fino alle lacrime. Pensava: “Il Signore, come un padre, mi ha già perdonato, ma avrò ancora una madre che mi aspet-ta e mi accoglie nuovamente?”.

Decise di ritornare alla casa ma-terna. Il prete lo benedì e donna Ade-laide gli offrì i mezzi per intraprende-re il viaggio.

Arrivato al suo paese natale, Se-bastiano non credeva a quello che ve-deva. Il piccolo villaggio era nel frat-tempo cresciuto. Molte case erano ir-riconoscibili, al contrario del campa-nile che gli era stato sempre familia-re. Era la sua terra, casa sua!

Camminando per le vie, si imbatté in alcuni compagni d’infanzia. Provò a salutarli, ma essi lo schivavano. Vi-de alcuni bambini giocare nella piaz-zetta del collegio, luogo che un tem-po frequentava assiduamente, ma questi si allontanarono, ricordando-si della raccomandazione materna di non conversare con estranei.

Più avanti, nella bottega di articoli agricoli, vide un vecchio agricoltore, suo antico padrone. Gli tese la mano, ma questi, sospettoso, lo evitò e se-guitò oltre. Tutti lo respingevano!

Guardando verso il balcone di una bella casa, riconobbe suo fratello Fer-nando e gli gridò gioiosamente:

— Fernando, sono tuo fratello, Se-bastiano!

Ma questi, non riconoscendolo, gi-rò le spalle ed entrò in casa.

Abbattuto ed umiliato, il poveruo-mo non capiva ciò che stava accaden-do. Che la sua fisionomia stanca, i suoi capelli incanutiti e il suo aspet-to sofferto lo avessero reso irricono-scibile? O che il ricordo del suo cri-mine fosse tale che nessuno desidera-va rivederlo?

Finalmente, arrivò alla casetta del-la sua infanzia, dove la sua vecchia madre stava seduta sulla soglia, lavo-rando ad uncinetto con a fianco un ca-gnolino ormai senza vitalità. Sembra-va in attesa di una visita, perché il suo sguardo si perdeva lungo il cammino.

“Lei certamente mi riconoscerà … Ma non avrà anche lei lo stesso atteg-giamento di tutti gli altri?” — Pensò.

Con il timore di una nuova e su-prema delusione, si avvicinò lenta-mente. Se anche lei lo avesse respin-

to, sarebbe stata la fine: tutte le spe-ranze di rigenerazione sarebbero spa-rite, tutte le parole del parroco sulla misericordia gli sarebbero parse va-ne. Ma un filo di fiducia lo fece ap-prossimare di più. Non appena lo vi-de, lei si alzò con le braccia spalanca-te ed esclamò:

— Oh mio Dio! Sei tu, Sebastia-no? Figlio mio, sei tornato!

Abbracciandolo teneramente, tra le lacrime, la madre lo portò dentro casa e lo aiutò a cominciare una vita nuova, riabilitandolo davanti ai suoi fratelli e a coloro che ancora lo consi-deravano un criminale.

* * *Se le madri di questa terra ricevo-

no con tanta tenerezza e amore un fi-glio che torna a casa, come procederà la più affettuosa delle madri, chiamata Maria, con i figli che a Lei ricorrono? Tra le sue braccia materne troveremo sempre rifugio, consolazione e forza per entrare nella casa del Padre!

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I SantI dI ognI gIorno ___________________________ gennaIoI SantI dI ognI gIorno ___________________________ gennaIo

1. Solennità di Santa Maria, Ma-dre di Dio.

San Giuseppe Maria Tomasi, reli-gioso (†1713). Figlio del duca di Pal-ma di Montechiaro, rinunciò al tito-lo a favore del fratello e si fece tea-tino. Scrisse libri contro gli eretici dell’epoca, esercitò importanti inca-richi nella Curia romana e ricevette la dignità cardinalizia.

2. Beata Stefana Quinzani, vergine (†1530). Terziaria domenicana nata a Brescia. Si dedicò alla contemplazione della Passione del Signore e alla forma-zione cristiana delle bambine.

3. Festa del Santissimo Nome di Gesù.

Beato Ciriaco Elias Chavara, pre-sbitero (†1871). Nato a Kerala in In-dia, fondò la Congregazione dei Car-melitani dell’Immacolata e collaborò nella fondazione della Congregazione delle Suore della Madre del Carmelo.

4. Santa Farailde, vedova (†745). Nata nella città di Gant in Belgio, soffrì pazientemente i maltrattamenti del suo sposo e rimasta vedova, con-dusse una vita di intensa pietà e pe-nitenza.

5. Beata Maria Repetto, religio-sa (†1890). Si distinse per lo zelo nel soccorrere coloro che erano stati col-piti da malattie contagiose a causa del diffondersi di epidemie. Era co-nosciuta a Genova come la “religio-sa santa”.

6. Epifania del SignoreSan Carlo da Sezze, religioso

(†1670). Entrato nell’ Ordine France-scano, divenne famoso per la sua pie-tà eucaristica ed il suo costante impe-gno verso il prossimo.

7. San Raimondo di Penafort, pre-sbitero (†1275).

San Giuseppe Tuân, martire (†1862). Padre di famiglia decapita-to in Vietnam per essersi rifiutato di calpestare un crocifisso.

8. Beato Edoardo Waterson, pre-sbitero e martire (†1593). Anglicano che abbracciò la Fede cattolica e fu ordinato sacerdote. Inviato in missio-ne in Inghilterra durante il regno di Elisabetta I, fu catturato e condanna-to a morte.

9. Beato Antonio Fatati, Vescovo (†1484). Governò con pietà la diocesi di Teramo e in seguito quella di An-cona, mostrandosi severo con se stes-so e generoso con i poveri.

10. San Gregorio, Vescovo (†400). Fratello di San Basilio Magno e di Santa Macrina. Sotto l’influenza di San Gregorio Nazianzeno, divenne presbitero e fu nominato Vescovo di Nissa, in Turchia. Scrisse diverse ope-re dottrinali.

11. Festa del Battesimo del Signo-re.

San Teodosio, monaco (†529). So-prannominato il “Cenobiarca”, per avere sotto la sua autorità i monasteri della regione di Betlemme. Combattè energicamente l’eresia monofisista.

12. San Bernardo di Corleone, religioso (†1667). Dopo una con-turbata giovinezza, si fece cappuc-cino a Caltanissetta. Molto devoto dell’Eucaristia e della Vergine Im-macolata.

13. Sant’Ilario, Vescovo e Dottore della Chiesa (†367).

Beata Veronica da Binasco, ver-gine (†1497). Nel convento di Santa Marta a Milano, si dedicò profonda-mente alla contemplazione e fu mo-dello di umiltà.

14. Beato Oddone di Novara, pre-sbitero (†1200). Priore del monaste-ro certosino di Gyrio in Iugoslavia, diresse santamente questa comuni-tà. L’invidia dei suoi nemici lo indusse a rinunciare al priorato. Divenne, al-lora, cappellano delle religiose bene-dettine di Tagliocozzo.

15. Beato Giacomo, L’Elemosinie-re († sec. XIII). Avvocato, provenien-te da una famiglia abbiente, restaurò, a Città di Pieve in Umbria, una Chie-sa e un ospedale entrambi abbando-nati, ove in modo esemplare si prese cura dei poveri e degli infermi.

16. San Marcello I, Papa (†309). Restaurò la disciplina ecclesiastica,

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I SantI dI ognI gIorno ___________________________ gennaIo

Gennaio 2009 · Salvami Regina 49

I SantI dI ognI gIorno ___________________________ gennaIo

edificò chiese, consacrò nuovi vesco-vi e presbiteri.

17. Sant’Antonio, abate (†356). San Gennaro Sánchez Delgadillo,

presbitero e martire (†1927). Gran-de propulsore della catechesi infanti-le, ucciso durante la persecuzione an-ticristiana in Messico.

18. II Domenica del Tempo Ordi-nario.

Beata Maria Teresa Fasce, vergi-ne (†1947). Badessa del monastero agostiniano di Cascia. Unì l’ascesi e la contemplazione alle opere di carità a favore dei bisognosi.

19. San Giovanni, Vescovo (†595). Nella diocesi di Ravenna, si occu-pò egregiamente delle necessità della Chiesa nel periodo in cui l’Italia era de-vastata dalla guerra contro i lombardi.

20. San Fabiano, Papa e martire (†250).

San Sebastiano, martire (†sec. III/IV).

San Vulfstano, Vescovo (†1095). Religioso benedettino nominato Ve-scovo di Worcester su indicazione del re Sant’Edoardo III. Si oppose al traffico degli schiavi e sostenne le ri-forme gregoriane.

21. Sant’Agnese, vergine e martire (†sec. IV).

San Giovanni Yi Yun-il, martire (†1867). Agricoltore, padre di fami-glia e catechista decapitato durante la persecuzione religiosa in Corea.

22. San Vincenzo, diacono e mar-tire (†304).

San Valerio, Vescovo (†305/315). Morì in esilio durante la persecuzio-ne di Diocleziano. Patrono di Sara-gozza in Spagna.

23. San Severiano e Santa Aquila, martiri (†sec. III). I due sposi furo-no bruciati vivi insieme a Cesarea di Mauritania (Algeria), per essersi ri-fiutati di rinnegare la Fede.

24. San Francesco di Sales, Vesco-vo e dottore della Ch iesa (†1622).

Beata Maria Poussepin, vergine (†1744). Terziaria domenicana, fon-dò l’Istituto delle Suore Domenicane della Carità della Presentazione del-la Madonna.

25. III Domenica del Tempo Ordi-nario.

Conversione di San Paolo, Apo-stolo.

San Poppone, abate (†1048). Ri-fiutò un vantaggioso matrimonio e

si fece benedettino a Saint Tierry in Francia. Per le sue virtù, l’imperatore Sant’Enrico II gli affidò la direzione e la riforma dei monasteri reali.

26. San Timoteo e San Tito, vesco-vi, discepoli di San Paolo.

Santa Paola, vedova (†404). Patri-zia romana che, con sua figlia, San-ta Eustochia, abbandonò il mondo e andò a vivere in un monastero da lei fondato nei dintorni di Betlemme.

27. Sant’Angela Merici, vergine (†1540).

Sant’ Enrico di Ossó y Cervelló, presbitero (†1896). Illustre sacerdo-te della diocesi di Tortosa in Spagna. Fondò la Società di Santa Teresa, de-dicata alla formazione delle giovani.

28. San Tommaso d’Aquino, presbi-tero e dottore della Chiesa (†1274).

San Giuseppe Freinademetz, pre-sbitero (†1908). Religioso della So-cietà del Verbo Divino, inviato in missione in Cina. Predicò con dedi-zione e pubblicò un opuscolo di ser-moni in lingua cinese.

29. Beata Boleslava Maria La-ment, vergine (†1946). Fondò la Con-gregazione delle Suore Missionarie della Sacra Famiglia. Mirò a promuo-vere l’unione dei cristiani, ad aiutare i derelitti e ad impartire la formazio-ne cristiana alle giovani.

30. Sant’Adelelmo, abate (†1097). Fondò e resse il monastero benedetti-no di San Giovanni Evangelista,a Bur-gos. È uno dei patroni di questa città.

31. San Giovanni Bosco, presbite-ro (†1888).

Beata Ludovica Albertoni, vedova (†1533). Dopo la morte del suo spo-so, si fece Terziaria francescana e si dedicò alle opere di carità, accoglien-do i bisognosi nel proprio palazzo.

Beata Boleslava Maria Lament

Beata Maria Poussepin

San Giuseppe Freinademetz

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La “Regina Viarum”

Carlo Toniolo

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50 Salvami Regina · Gennaio 2009

La Via Appia ha segnato, nel corso dei secoli, la storia di Roma, in quanto, non solo, ha da sempre rappresentato il canale attraverso cui far passare i prodotti commerciali ma, spesso, è stata anche utilizzata dalle forze militari, sia romane che avverse, per le loro operazioni espansionistiche. Essa è entrata a far parte anche della storia della Chiesa in quanto qui avvenne l’incontro drammatico tra Gesù e Pietro sintetizzabile nella famosa domanda di Pietro a Gesù: “Quo Vadis”.

merose strade che servivano a col-legare la capitale alle province. Essi si rivelarono così eccellenti ingegne-ri, dato che molte di queste strade si trovano ancor oggi in buono stato e sono sicure e transitabili.

Tra queste, la più famosa è la Via Appia, nota anche come Regina Viarum (Regina delle strade), che fu di fondamentale importanza strate-gica per la supremazia di Roma sin dai primi tempi della Repubblica. La sua costruzione iniziò nell’anno 312 a.C., su iniziativa di Appio Claudio Cieco, censore della Repubblica e, più tardi, console. Appartenente ad una delle più antiche famiglie patri-zie, la Gens Claudia, quest’uomo per-

utte le strade portano a Roma”, recita l’an-tico proverbio latino..

Infatti, quando la civiltà romana era al

vertice del suo splendore, tutto il mon-do aveva come punto di riferimento la Città Eterna. Da Roma non solo par-tivano le legioni conquistatrici, ma vi giungevano anche i tributi provenien-ti dai più svariati e lontani luoghi co-me la Giudea, la Britannia e la peniso-la iberica.

Creativi e con ottime capacità or-ganizzative, i romani idearono diver-si mezzi per mantenere uniti i loro territori, tra cui particolare impor-tanza assunse la costruzione di nu-

spicace e imprenditore finì per legare il suo nome alla storica strada.

Il metodo utilizzato nella costru-zione di questo capolavoro d’inge-gneria è, ancor oggi, di riferimen-to per la costruzione di opere di tal genere: al di sopra del tracciato di terra, veniva collocato uno strato di pietre legate da calcestruzzo, su cui era poi steso uno strato di ghia-ia. Infine, per formare una super-ficie piana, si sistemavano una se-rie di lastre così ben aderenti le une alle altre che tra molte di loro non si riusciva ad introdurre la lamina di un coltello. Inoltre, per lo scor-rimento delle acque pluviali, la Via Appia era rialzata nel mezzo, posse-

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La “Regina Viarum”

Carlo Toniolo

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deva canali in ambo i lati ed era pro-tetta da battistrada.

La “Regina delle strade” ha segna-to nel corso dei secoli la storia di Ro-ma, in quanto ha sempre rappresen-tato il canale attraverso cui far pas-sare i prodotti del commercio oltre ad essere spesso percorsa dai militari.

Durante la Seconda Guerra Mon-diale, essa fu intensamente utilizzata sia dall’esercito tedesco che dalle for-ze alleate, nel conflitto per il posses-so della Penisola Italiana.

Essa, infine, è entrata a far par-te anche della storia della Chiesa con l’episodio drammatico: “Quo Vadis”.

La persecuzione perpetrata da Ne-rone nel primo secolo dell’Era Cri-

stiana era stata talmente terribile che lo stesso San Pietro decise di fuggire da Roma. Secondo un’antica tradizio-ne, egli stava percorrendo la Via Appia quando, ad un certo punto del tragitto, si imbatté proprio in Gesù Cristo, che veniva in senso contrario. Attonito, il Pescatore di Uomini cadde in ginocchio davanti al suo Maestro e Gli chiese:

— Quo vadis Domine? (Dove vai, Signore?)

— Vado a Roma, per essere croci-fisso un’altra volta…

Il Principe degli Apostoli a quel punto comprese: davanti alla debo-lezza che lo portava a fuggire e ad evitare la morte, il Divino Maestro, al contrario,si dirigeva a Roma per

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morire al suo posto … Colpito dalla vergogna e dal pentimento, San Pie-tro ritornò all’Urbe, dove fu marti-rizzato qualche tempo dopo.

Nel luogo del prodigioso incontro, venne eretta nel IX secolo una picco-la chiesa, nota oggi col nome di Chie-sa del Domine Quo Vadis. Essa è sta-ta visitata dal Servo di Dio Giovanni Paolo II nel 1983.

Le consunte e storiche pietre della Via Appia se da un lato sono un pe-renne ricordo della fragilità dell’es-sere umano, dall’altro, ci ricordano l’estrema bontà e misericordia di cui è capace il Divino Salvatore ed il Suo incommensurabile amore verso cia-scuno di noi.

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F iore delle Vergini, morte del peccato,unica speranza degli

sventurati;Maria nostra guida,Maria nostra luce,Stella infallibile;Maria che è fonte,Maria che è monte,Maria Rosa Mistica;Maria vero fiore,dono inestimabile,che accosta il Cielo e la Terra;Maria nostra pace,Maria che nelle tenebre è torcia che illumina.

(Canto gregoriano Flos Virginum)

Madonna di Parigi Casa degli Araldi del Vangelo a

Toronto (Canada)

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