Rassegna stampa - ANICA · Tv Il risiko avanza. Il terzo polo anche 71 ... anticipazioni e zanzare...

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Rassegna stampa

11 aprile 2016

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INDICE

ANICA - ANICA CITAZIONI

11/04/2016 Il Messaggero - Nazionale

Tornano i Cinemadays in sala con 3 euro10

11/04/2016 Il Tempo - Nazionale

Fino a giovedì al cinema con 3 euro11

11/04/2016 Brescia Oggi

«CinemaDays» Una grande festa da premio Oscar12

11/04/2016 Eco di Bergamo

PROMOZIONE Per quattro giorni al cinema con 3 euro13

10/04/2016 Giornale di Brescia

Da domani fino a giovedì al cinema con soli 3 euro14

11/04/2016 Il Piccolo di Trieste - Nazionale

Cinema a 3 euro fino a giovedì15

11/04/2016 L' Adige

Il cinema a tre euro raddoppia16

11/04/2016 La Citta di Salerno - Nazionale

"CinemaDays" Da oggi tutti in sala con lo sconto17

11/04/2016 La Nuova Venezia - Nazionale

Biglietto a tre euro da oggi a giovedì18

09/04/2016 ANSA

Museo Torino aderisce a #CinemaDays 201619

11/04/2016 Corriere Economia

I piani di Lucky Red Dopo la distribuzione ora diventa produttore20

ANICA - CINEMA

11/04/2016 Corriere della Sera - Nazionale

«Impariamo a leggere l'alfabeto delle cose belle»23

11/04/2016 Corriere della Sera - Nazionale

La catarsi della stupidità, Checco Zalone siamo noi25

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11/04/2016 Corriere della Sera - Nazionale

Una coppia da ridere contro la censura26

10/04/2016 Corriere della Sera - Nazionale

I maghi dei cartoon27

09/04/2016 Corriere della Sera - Nazionale

Costner: cattivo sul set, giro film per non farmi dimenticare28

10/04/2016 Corriere della Sera - La Lettura

La ricomparsa di Majorana29

10/04/2016 Il Sole 24 Ore

Tirrenia come Holly wood31

10/04/2016 La Repubblica - Bari

Meno soldi e niente star il miracolo del Bif&st si rinnova33

10/04/2016 La Repubblica - Bari

Nuovo record di spettatori il 2017 nel segno di Gassman34

10/04/2016 La Repubblica - Napoli

Premiata Chiara Baffi per 'Due euro all'ora'35

09/04/2016 La Repubblica - Bari

Boom di giovani in sala " Stregati dai vecchi film"36

09/04/2016 La Repubblica - Bari

I giovanissimi in coda per i classici37

09/04/2016 La Repubblica - Nazionale

Remake Perfetti (ma non troppo) della commedia all'italiana38

11/04/2016 La Stampa - Nazionale

Topo Gigio adesso diventa un film40

09/04/2016 La Stampa - Nazionale

Galiena, sex symbol e nonna con la stessa allegria42

11/04/2016 Il Messaggero - Nazionale

Cannes, la carica dei big44

11/04/2016 Il Messaggero - Nazionale

Commuove "The idol", anche i palestinesi vincono i talent46

10/04/2016 Il Messaggero - Nazionale

Il Bif&st cambia rotta scienza e cinema insieme47

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09/04/2016 Il Messaggero - Nazionale

Kevin Costner a Roma fa il cattivo «Io, criminale senza emozioni»48

09/04/2016 Il Messaggero - Roma

Il papà di Goldrake e Mazinga: «Ispirato dai miti greci e latini»50

10/04/2016 Avvenire - Nazionale

Il cinema nel cuore dell' AFRICA51

10/04/2016 Avvenire - Roma

Al cinema le basiliche papali in 3D52

10/04/2016 Il Giornale - Nazionale

Registi senza frontiere Il nuovo cinema globale fa rinascere Hollywood53

09/04/2016 Il Giornale - Nazionale

Le basiliche papali come mai viste prima55

09/04/2016 Il Giornale - Nazionale

«Da genio criminale cerco di capire i segreti dei terroristi»56

11/04/2016 Il Fatto Quotidiano

Fofi ci dà il manuale di sopravvivenza da spettatori perenni58

10/04/2016 Il Fatto Quotidiano

"Ho vinto l' Oscar e subito dopo sono finito in analisi"59

09/04/2016 QN - La Nazione - Prato

Buon compleanno Francesco Auguri con i «Giancattivi»63

09/04/2016 Il Tirreno - Nazionale

Grazie a Jeeg Robot rischio di vincere il David di Donatello64

ANICA - TELEVISIONE

11/04/2016 Corriere della Sera - Nazionale

La seconda Gomorra67

09/04/2016 Corriere della Sera - Nazionale

Mediaset e Vivendi per la pay-tv europea69

11/04/2016 Corriere Economia

Tv Il risiko avanza. Il terzo polo anche71

11/04/2016 Corriere Economia

Piccolo schermo La saga tricolore dei Medici inizia a fare il pieno di premi73

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09/04/2016 Il Sole 24 Ore

Alleanza Mediaset-Vivendi Nasce il nuovo polo tv europeo74

09/04/2016 Il Sole 24 Ore

Il gigante per sfidare Netflix e Sky76

11/04/2016 La Repubblica - Nazionale

Nel regno del fantasy Segreti, anticipazioni e zanzare sul set del nuovo "Trono diSpade"

77

09/04/2016 La Repubblica - Nazionale

Rcs e Mediaset, grandi manovre79

09/04/2016 La Repubblica - Nazionale

Un polo europeo per sfidare Netflix nella battaglia sui contenuti web81

11/04/2016 La Repubblica - Affari Finanza

Mediaset-Vivendi la via per le sinergie porta sul satellite83

11/04/2016 La Stampa - Nazionale

Mediaset e Vivendi, il Netflix "latino" nasce a settembre con film e serie tv85

09/04/2016 La Stampa - Nazionale

Nella nuova tv i film sono processi E la sentenza la decide il pubblico86

10/04/2016 Il Messaggero - Nazionale

Kennedy ritorno al passato88

09/04/2016 Il Messaggero - Nazionale

Mediaset, accordo con Vivendi: nasce la pay tv europea90

09/04/2016 Milano Finanza

Come cambierà la mappa di tv e giornali92

09/04/2016 ItaliaOggi

Mediaset Premium ai francesi di Vivendi94

09/04/2016 Avvenire - Nazionale

Mediaset dice sì a Vivendi «Alleati per progetti globali»95

10/04/2016 Il Giornale - Nazionale

Il mercato promuove l'asse Mediaset-Vivendi96

09/04/2016 Il Giornale - Nazionale

Berlusconi rilancia sul futuro di Mediaset Accordo con Vivendi per sfidare Sky eNetflix

97

09/04/2016 Il Giornale - Nazionale

Il gigante nato da una piccola idea: portare la tv nelle case di Milano 298

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09/04/2016 Il Giornale - Nazionale

Il Biscione diventa globale È battaglia a Sky e Netflix99

09/04/2016 Il Fatto Quotidiano

B. si arrende: le mani di Bolloré su Mediaset100

09/04/2016 L'Unità - Nazionale

Tv di provincia: i nostri programmi non si esportano più e i francesi di Vivendi siprendono Mediaset Premium

102

09/04/2016 L'Unità - Nazionale

Francesi in Mediaset Premium a Vivendi105

09/04/2016 Il Manifesto - Nazionale

Vivendi-Mediaset, accordo fatto. Così cambia la tv107

09/04/2016 La Notizia Giornale

Pay tv, ora è guerra tra colossi108

ANICA WEB - ANICA WEB

10/04/2016 Corriere della Sera - Milano

Con «CinemaDays» scorpacciata di film a prezzi scontati110

09/04/2016 brescia.corriere.it 13:08

Al cinema con tre euro: l'elenco delle sale di Brescia che aderiscono111

10/04/2016 Corriere della Sera - Brescia

Torna «CinemaDays» I film più belli a 3 euro112

09/04/2016 www.ansa.it_piemonte 14:20

Museo Torino aderisce a #CinemaDays 2016113

10/04/2016 www.ilpost.it_cultura 09:47

Dall'11 al 14 aprile ci sono i Cinemadays114

11/04/2016 La Repubblica - Torino

Quattro giorni di sconti al cinema con tre euro La commedia all'italiana cheracconta il Paese

115

11/04/2016 www.iltempo.it_roma 07:19

Fino a giovedì al cinema con 3 euro116

10/04/2016 La Repubblica - Bologna

La festa del Cinema117

09/04/2016 www.quotidianodipuglia.it 16:29

CinemaDays, tutti al botteghino: si entra con 3 euro dall'11 al 14 aprile118

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10/04/2016 La Repubblica - Milano

Tornano i Cinemadays grandi film a prezzi scontati119

10/04/2016 www.repubblica.it_spettacoli 11:36

CinemaDays, tutti in sala, il biglietto costa solo 3 euro120

10/04/2016 giornaledellospettacolo.it 16:40

Al via domani i CinemaDays 2016121

08/04/2016 mentelocale.it 15:22

Cinemadays 2016: le sale in Liguria122

08/04/2016 www.alfemminile.com 14:51

Veloce come il Vento: corri al cinema!123

10/04/2016 www.ecodibergamo.it 02:03

Tutti al cinema a 3 euro Ecco le sale bergamasche124

09/04/2016 www.giornaledibrescia.it 12:23

Tutti al cinema a 3 euro: ecco l'elenco delle sale bresciane125

11/04/2016 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari

Tutti al cinema col biglietto a 3 euro da oggi a giovedì126

09/04/2016 gamesvillage.it 12:35

[Cartoons on the Bay 2016] Gli Stati Generali dell'Animazione127

11/04/2016 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Lecce

I quattro giorni dei «CinemaDays»128

09/04/2016 bsnews.it 14:26

Il Cinema a tre euro in tredici sale bresciane: al via #Cinemadays129

10/04/2016 Il Giornale del Piemonte

CinemaDays, film con lo sconto per 4 giorni in 43 sale piemontesi130

08/04/2016 www.lagazzettadilucca.it 15:34

Cinemadays dall'11 al 14 aprile: tornano le giornate del cinema a tre euro131

09/04/2016 thefilmseeker.it 14:53

Tornano i Cinemadays: biglietti a soli 3 euro dall'11 al 14 aprile132

11/04/2016 Il Tirreno - Lucca

Tornano i CinemaDays133

08/04/2016 radiocolonna.it 12:34

#CinemaDays, gli italiani tornano al cinema: +24% di presenze134

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10/04/2016 rbcasting.com 17:05

Al via domani i CinemaDays, film in sala a soli 3 euro fino al 14 aprile135

08/04/2016 ternioggi.it 13:38

Terni, c'è CinemaDays: per 4 giorni il biglietto costa solo 3 euro, tutti ...136

11/04/2016 La Sicilia - Nazionale - Catania

CinemaDays film a 3 euro da oggi al 14 2.500 sale coinvolte137

08/04/2016 La Sicilia - Nazionale - Catania

Da lunedì 11 al 14 aprile film in sala con biglietto a tre euro138

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ANICA - ANICA CITAZIONI

11 articoli

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L'INIZIATIVA Tornano i Cinemadays in sala con 3 euro Dopo il successo ottenuto nell'edizione dello scorso anno, che ha registrato 1 milione e 800 mila biglietti

venduti, tornano dall'11 al 14 aprile i CinemaDays. Durante i quattro giorni dell'iniziativa - nata con

l'obiettivo di incentivare le presenze nelle sale - il costo del biglietto sarà di soli 3 euro (5 euro per i film in

3D). Sono 2700 gli schermi che in tutta Italia hanno aderito e sostengono l'iniziativa. Numerosi i titoli dei

film in uscita durante i CinemaDays: mercoledì 13 saranno in sala Hardcore (Lucky Red), Nonno scatenato

(Eagle), Criminal (Notorius) e Un'estate in Provenza (Nomad Film), mentre il 14 (ultimo giorno della

promozione) sarà possibile vedere anche Il libro della giungla (Disney), Nemiche per la pelle (Good Films),

Universale (L' occhio e la luna e Lo Scrittoio) The Idol (Adler), Mistress America (Fox), Les souvenirs

(Parthenos). GLI APPUNTAMENTI L'iniziativa è organizzata dalle associazioni dell'industria

cinematografica Anec, Anem, Anica e con il sostegno della direzione generale Cinema del ministero dei

Beni culturali e del Turismo. Confermato anche l'appuntamento di ottobre: quest'anno per la prima volta i

CinemaDays avranno infatti due edizioni, una in primavera e una in autunno. Sul sito ufficiale

www.cinemadays.it sono pubblicati l'elenco dei cinema aderenti e dei film in programmazione e le

informazioni sulle iniziative collaterali e i concorsi per il pubblico.

Foto: Il cinema Adriano

11/04/2016Pag. 20

diffusione:117902tiratura:155745

La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

ANICA - ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 10

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Al via la prima edizione primaverile promossa dall'industria dei film Fino a giovedì al cinema con 3 euro Giulia Bianconi Da oggi fino a giovedì 14 aprile anche nella Capitale si va al cinema a soli 3 euro grazie a CinemaDays.

Dopo il successo dell'ottobre scorso (1,8 milioni di spettatori in tutta Italia), bissa l'iniziativa promossa dalle

associazioni dell'industria cinematografica Anec, Anem e Anica con il sostegno della Direzione Generale

Cinema del MiBACT che lanciano la prima edizione di primavera. E legati all'iniziativa, ci sono anche una

serie di concorsi ed eventi collaterali grazie ai quali si potranno vincere premi o tornare al cinema sempre a

prezzi scontati. Per quattro giorni i biglietti costeranno 3 euro, mentre i film in 3D e gli eventi speciali 5. A

Roma sono quarantaquattro i cinema che hanno aderito all'iniziativa, dai piccoli ai grandi multisala dal

centro alla periferia come The Space, Uci Cinemas, Stardust Village, Adriano, Starplex, Barberini,

Ambassade, Eurcine, Farnese, Nuovo Sacher, Eden, Doria, Fiamma, Giulio Cesare e Intrastevere. Nel

complesso in tutta Italia sono oltre 2500 gli schermi che hanno aderito all'iniziativa dove sarà possibile

vedere anche le ultime pellicole uscite giovedì scorso - dalle italiane "Veloce come il vento" con Stefano

Accorsi e "L'età d'oro" con Laura Morante alle internazionali "Il cacciatore e la regina di ghiaccio" e

"Grimsby-Attenti a quell'altro" - mentre usciranno mercoledì la commedia con Robert De Niro e Zac Efron

"Nonno scatenato" e giovedì il film d'animazione "Il libro della giungla". La prima parte dell'anno è iniziata

positivamente - con 40 milioni di biglietti staccati dal primo gennaio al 31 marzo, stando ai dati Cinetel - e lo

scopo di CinemaDays è far crescere questi numeri. Per il presidente dell'Associazione nazionale esercenti

multiplex, Carlo Bernaschi, l'obiettivo è arrivare in questi quattro giorni a "1,6 milioni di spettatori".

«Vogliamo che diventino gli appuntamenti fissi di promozione del cinema» aggiungono Luigi Cuciniello,

presidente dell'Associazione nazionale esercenti cinema, e Andrea Occhipinti, presidente dei Distributori

Anica.

Foto: Novità Stefano Accorsi protagonista di «Veloce come il vento»

11/04/2016Pag. 20

diffusione:16590tiratura:32619

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ANICA - ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 11

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L'INIZIATIVA. Oz, Wiz e Nuovo Eden aderiscono: biglietti a 3 euro «CinemaDays» Una grande festa da premio Oscar Da oggi a giovedì il meglio dell'ultima stagione: dall'omaggio a Morricone al trionfo firmato Di Capriopassando per le opere degli italiani Tornatore e Rosi Il cinema è come il mondo: è bello perchè è vario; offre a ciascuno la possibilità di scegliere sull'onda delle

proprie predilezioni per generi, registi, attori, maghi della fotografia, degli effetti speciali, delle colonne

sonore come Ennio Morricone, premio Oscar alla carriera e per la musica di «The Hateful Eight».È bello

andare al cinema in sale confortevoli e tecnologicamente sofisticate come quelle di Oz e Wiz e anche del

Nuovo Eden, soprattutto quando il passaporto per il regno felice delle fantastiche visioni può essere

ottenuto a un costo ridotto. Deve essere per questo motivo che anche quest'anno ci sarà una grande festa

collettiva del cinema, da oggi a giovedì, propiziata dal costo del biglietto a 3 euro: i «CinemaDays»,

promossi a livello nazionale da Direzione Generale Cinema - Mibact, Anec (Associazione Nazionale

Esercenti Cinema), Anem (Associazione Nazionale Esercenti Multiplex) e Anica (Associazione Nazionale

Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali) e a cui anche Nuovo Eden - Fondazione Brescia

Musei e Il Regno del Cinema con Oz e Wiz hanno aderito.IL MENÙ di questa festa è presto detto: il meglio

della produzione della scorsa stagione con un occhio di riguardo all'animazione e al maestro Ennio

Morricone.La varietà non manca. C'è l'imbarazzo della scelta. Impossibile non consigliare, a chi l'avesse

perso, «Figlio di Saul» di Laszlo Nemes, premio Oscar per il miglior film straniero, uno degli sguardi più

cinematografici che sia mai stato dato cogliere sull'orrore di Auschwitz.Per quanto riguarda l'animazione per

adulti, ma proprio per adulti, potrebbe essere l'occasione per vedere l'originale «Anomalisa» di Charlie

Kaufman e Duke Johnson, nevrotico e esistenzialista al punto giusto.Nella presunzione che tutti abbiano

già regolato i conti con i due grandi film di Tarantino e Inarritu, ci si concentri su due film con una decisa

componente ideologica e sociale come «Il ponte delle spie» e «Il caso Spotlight». Un'occhiata al genere

fantascientifico non può che far bene, soprattutto se il film è, come «Ex-machina», originale nella sua veste

di thriller psicologico. E sui due film italiani, «La corrispondenza» di Giuseppe Tornatore e «Fuocoammare»

di Gianfranco Rosi, non si transige: vederli o rivederli, questo è il precetto, pardon, consiglio.o

11/04/2016Pag. 50

diffusione:16000La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stam

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ANICA - ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 12

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Per quattro giorni al cinema con 3 euro PROMOZIONE Per quattro giorni al cinema con 3 euro GINO DENTI Dopo il grande successo ottenuto nell'edizione dello scorso autunno, che ha registrato 1,8 milioni di biglietti

venduti in 4 giorni, da oggi a giovedì tornano i CinemaDays, un'iniziativa nata con l'obiettivo di incentivare le

presenze nelle sale cinematografiche italiane: il costo del biglietto sarà di soli 3 euro (5 per i film in 3d).

Sono 2.700 gli schermi che in tutta Italia hanno aderito e che sostengono l'iniziativa. Numerosi i titoli dei

film in uscita in occasione dei CinemaDays: ad esempio mercoledì saranno in sala «Nonno scatenato»,

«Criminal» e «Un'estate in Provenza», mentre giovedì 14 aprile, ultimo giorno della promozione, sarà

possibile vedere con la super-promozione a 5 euro anche il nuovo «Il libro della giungla» in 3d della Disney,

molto atteso, e poi «Nemiche per la pelle», «Universale», «The Idol», «Mistress America», «Les

souvenirs». L'iniziativa CinemaDays è organizzata dalle associazioni dell'industria cinematografica Anec,

Anem, Anica e con il sostegno della Direzione Generale Cinema del Mibact. È confermato inoltre anche

l'appuntamento del prossimo ottobre: quest'anno i CinemaDays avranno infatti due edizioni, una in

primavera e una in autunno. Sul sito ufficiale www.cinemadays.it è pubblicato l'elenco completo dei cinema

aderenti a livello nazionale e dei film in programmazione e le informazioni sulle iniziative collaterali e i

numerosi concorsi per il pubblico. CinemaDays da oggi è naturalmente anche nelle sale di Bergamo e

provincia (l'evoluzione del loro elenco si può seguire sul nostro sito: è infatti in costante aggiornamento e

potrebbero aggiungersi altre sale): l'offerta è valida all'Ariston Multisala di Treviglio, in città al San Marco, al

Conca Verde, al Capitol, al Cineteatro del Borgo, a Curno aderisce l'Uci Cinemas, a Seriate il Gavazzeni,

Cinestar a Cortenuova, l'Iride-Vega di Costa Volpino, il Cinema Garden di Clusone, il Cineoratorio di Fara

Gera d'Adda.

Foto: Il nuovo «Il libro della giungla» in 3d (dopo la versione Disney del 1967) giovedì sarà nelle sale a 5

euro

11/04/2016Pag. 19

diffusione:39260tiratura:46414

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ANICA - ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 13

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Da domani fino a giovedì al cinema con soli 3 euro Tredici sale tra città e provincia aderiscono alle giornate di ingressi a prezzo stracciato Tra Nuovo Eden, Oze Wiz le migliori pellicole del 2015 e un omaggio al Premio Oscar Ennio Morricone Tra lunedì e giovedì, in tutt'Italia, e anche a Brescia, sarà possibile assistere a grandi film di stagione o

recenti, che verranno proposti con ingressi a 3 euro per i film «tradizionali», 5 euro per quelli in 3D.

L'iniziativa - valida tra lunedì 11 e giovedì 14 aprile - s'intitola #CinemaDays ed è organizzata dalle

associazioni dell'industria cinematografica Anec, Anem e Anica, con il sostegno della Direzione cinema del

Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. L'elenco. Tredici, tra città e provincia, i cinema e le

multisale che aderiscono ai #CinemaDays. A Brescia ci sono il Nuovo Eden di via Nino Bixio, il Cinema

Moretto di via Moretto, il Sociale di via Cavallotti, il Teatro Santa Giulia del Villaggio Prealpino (via Quinta,

5), la Multisala Oz di via Sorbanella e la Wiz di viale Italia. In provincia si potranno vedere film a prezzi

stracciati alla Multisala Starplex di Corte Franca, in via Roma; al Politeama di piazza Bianchi, a Manerbio;

al Cinema Corallo di Villanuova sul Clisi (via Circonvallazione); al Garden di piazza Medaglie d'Oro, a

Darfo; alla Multisala Arcadia di Erbusco (in via Rovato); alla Multisala King di Lonato (via Corte Ferrarini); al

Cinema Alpi di Temù (via Saletti). A Brescia. In città si registra il ritorno dell'«alleanza» tra Nuovo Eden-

Fondazione Brescia Musei e Il Regno del Cinema. La collaborazione ha dato vita ad un palinsesto che darà

la possibilità di vedere o rivedere sul grande schermo, oltre ai film in normale programmazione, anche tutte

le migliori pellicole della stagione. Accadrà nelle sale del Nuovo Eden, della Oz e della Wiz. Gli

organizzatori hanno pensato a un programma speciale, interamente dedicato alle migliori produzioni del

2015 in corsa per gli Oscar e per i David di Donatello con due focus: uno dedicato all'animazione, l'altro a

Ennio Morricone, che ha da poco ricevuto un Premio Oscar per la colonna sonora di «The Hateful Eight» di

Quentin Tarantino. In proiezione. In città sono svariati i titoli che si alterneranno nelle varie sale aderenti al

progetto. Per il genere d'animazione ci sono, ad esempio, «Il bambino che scoprì il mondo» e «Anomalisa».

Tra gli altri verranno poi proposti il già citato «The Hateful Eight», e poi «Room», «Il ponte delle spie», «The

Danish Girl», «Revenant» e «Steve Jobs». Sul grande schermo potremo vedere anche pellicole italiane:

«La corrispondenza» di Tornatore e lo splendido «Fuocoammare» di Rosi. Per info: www.cinemadays.it.

Grande schermo

Foto: I migliori. «The Hateful Eight» è tra i film che verranno proposti in città

10/04/2016Pag. 38

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Cinema a 3 euro fino a giovedì the space Cinema a 3 euro fino a giovedì Cinema a 3 euro

fino a giovedì

the space

The Space Cinema ha aderito all'edizione primaverile di "Cinemadays", con il sostegno della Direzione

Generale del cinema del Mibact, promossa da Anec, Anem e Anica. Da oggi a giovedì 14 aprile tutti i

biglietti per gli spettacoli in programmazione (ad esclusione degli eventi Extra) costeranno 3 euro (i film in

3D 5 euro). Per ogni ingresso a 3 euro acquistato durante i giorni del "Cinemadays" sarò poi possibile

comprarne subito un altro, sempre a 3 euro, valido solo da lunedì 18 a giovedì 21 aprile. «In sala solo il

meglio di quanto offre il mercato dei film in questo 2016».

11/04/2016Pag. 19

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Cinema days | In diverse sale prezzi bassi anche dal 10 al 13 ottobre. Anche l'Adige sostiene l'iniziativa Il cinema a tre euro raddoppia L'iniziativa, che ebbe successo lo scorso ottobre, verrà riproposta da oggi al 14 aprile ROMA- Anche quest'anno tornano i Cinema days ad aprile, una serie di eventi, come dice il nome, legati al

mondo del cinema. Per circa 4 giorni, per la precisione, da oggi al 14 aprile , tutti gli appassionati di cinema

e non, potranno andare a vedere un film spendendo solo 3 euro mentre per i film in 3d il prezzo salirà a 5

Euro. L'anno scorso il Festival portò alla vendita di quasi due milioni di biglietti. Sono anche molti i cinema e

i film che si possono vedere in questi giorni: da film italiani, come «Veloce come il vento» sino a «L'età

dell'oro» o «Troppo napoletano», solo per citarne alcuni. Nel 2015 furono coinvolti 600 cinema per un totale

di oltre 2500 schermi, 1.800.000 spettatori per 5.580.000 euro di incassi. Ma quest'anno l'esperienza verrà

ripetuta: non solo da oggi al 14 aprile ma anche dal 10 al 13 ottobre . Anche il nostro giornale, l'Adige ,

vuole partecipare a questa festa e supporta l'iniziativa come Media partners. A Trento aderiscono le sale

Astra, Modena, Vittoria e Nuovo Roma. Del resto, il 2016 è partito piuttosto bene per le sale

cinematografiche italiane. Dal primo gennaio al 31 marzo, secondo i dati Cinetel, sono stati staccati quasi

40 milioni di biglietti: +24% rispetto all'analogo periodo del 2015. Risultato importante anche il successo del

cinema italiano, che supera la quota del 46% del mercato, aumentando considerevolmente la percentuale

dello stesso periodo dello scorso anno, e non solo grazie a «Quo vado». «Con i CinemaDays - afferma

Luigi Cuciniello , presidente Anec, associazione nazionale esercenti cinema - vogliamo sollecitare ancor più

questo trend di incremento decisamente positivo delle presenze e degli incassi al cinema, mantenere alta

l'attenzione del pubblico nei confronti della visione del cinema in sala. Anche per questo abbiamo deciso da

quest'anno di organizzarne due edizioni». Per Andrea Occhipinti , presidente dei Distributori Anica «questo

primo trimestre è stato costellato da una serie di titoli forti che hanno attratto l'interesse del pubblico. Il

nostro impegno è di consolidare almeno due appuntamenti promozionali all'anno dei CinemaDays per

offrire al pubblico film importanti, a tre euro. Vogliamo attrarre nei cinema nuovi spettatori e far andare più

spesso quelli che già li frequentano. Il cinema sul grande schermo è una festa. Il risultato del primo

CinemaDays è la conferma del ritrovato desiderio di cinema da parte del pubblico».

Foto: Un'immagine dal film di Matteo Rovere «Veloce come il vento» che sarà nelle sale per il CinemaDay

11/04/2016Pag. 7

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"CinemaDays" Da oggi tutti in sala con lo sconto L'iniziativa "CinemaDays" Da oggi tutti in sala con lo sconto "CinemaDays"

Da oggi tutti in sala

con lo sconto

L'iniziativa

SALERNO Dopo il successo ottenuto nell'edizione dello scorso anno che ha registrato 1.800.000 biglietti

venduti in soli quattro giorni, tornano i CinemaDays da oggi a giovedì 14 aprile. Durante i 4 giorni

dell'iniziativa - nata con l'obiettivo di incentivare le presenze nelle sale cinematografiche - il costo del

biglietto sarà di soli 3 euro (5 euro per i film in 3D). Sono 2500 gli schermi che in tutta Italia hanno aderito e

sostengono l'iniziativa. Numerosi i titoli dei film in uscita in occasione dei CinemaDays: tre film italiani

Veloce come il Vento e Troppo napoletano (01 Distribution) e L'età d'oro (Bolero Film) che avranno al loro

fianco Grimsby - Attenti a quell'altro (Warner Bros), Il cacciatore e la regina di ghiaccio (Universal), Victor

Frankenstein (20th Century Fox), Mister Chocolat (Videa) e Una notte con la regina (Teodora).

Dopodomani saranno in sala Hardcore (Lucky Red), Nonno scatenato (Eagle), Criminal (Notorius) e

Un'estate in Provenza (Nomad Film), mentre il 14 aprile (ultimo giorno della promozione) sarà possibile

vedere anche Il libro della giungla (Disney), Nemiche per la pelle (Good Films), The Idol (Adler), Mistress

America (Fox), Les souvenirs (Parthenos). L'iniziativa è organizzata dalle associazioni dell'industria

cinematografica Anec, Anem, Anica e con il sostegno della Direzione Generale Cinema del Mibact.

Confermato inoltre anche l'appuntamento di ottobre: quest'anno per la prima volta i CinemaDays avranno

infatti 2 edizioni, una in primavera e una in autunno. Questa edizione sarà accompagnata da una serie di

iniziative collaterali e concorsi per il pubblico che saranno comunicati prossimamente. L'elenco. I cinema di

Salerno e provincia che hanno aderito: Apollo, Delle Arti, San Demetrio, The Space, Odeon (Scafati), Duel

Multicinema (Pontecagnano). Info: www.cinemadays.it

11/04/2016Pag. 22 La Citta di Salerno

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Biglietto a tre euro da oggi a giovedì circuito cinema Biglietto a tre euro da oggi a giovedì Biglietto a tre euro

da oggi a giovedì

circuito cinema

Da oggi a giovedì 14 aprile torna nelle sale del Circuito Cinema "CinemaDays", l'iniziativa promozionale

lanciata dalle categorie del settore (Agis, Anica, Fice, Anem) per incentivare con prezzi scontati la più

ampia partecipazione di pubblico. Con il biglietto unico a 3 euro gli spettatori potranno vedere al Rossini

fino a mercoledì Il cacciatore e la regina di ghiaccio e il film di Matteo Rovere Veloce come il vento; al

Giorgione (oggi e mercoledì) la commedia brillante inglese di Julian Jarrold Una notte con la regina e il

francese Mister Chocolat; all'Astra oggi e domani Race. Il colore della vittoria, ancora oggi La comune e

domani Il mercante di Venezia con Al Pacino nella versione originale sottotitolata, primo appuntamento

della rassegna "In Ghetto, oltre il ghetto" per i 500 anni del Ghetto di Venezia. Raffica di proposte al Dante

di Mestre: oggi la commedia Perfetti sconosciuti; domani Ascensore per il patibolo di Louis Malle, in

versione originale sottotitolata e restaurata dalla Cineteca di Bologna. Da segnalare tra le proposte anche il

ritorno del film in 3D di Werner Herzog Cave of Forgotten Dreams, nell'ambito della rassegna "Nel mezzo

del cammino. Il viaggio come esperienza estetica", organizzata con l'Università Ca' Foscari (Rossini 1,

domani alle 21, biglietto "CinemaDays" 5 euro), mentre rimane escluso dal pacchetto promozionale - per

volontà della distribuzione - San Pietro e le basiliche papali 3D (biglietti 10/8 euro), in programma al Rossini

1 da oggi a mercoledì.

11/04/2016Pag. 18

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Museo Torino aderisce a #CinemaDays 2016 (ANSA) - TORINO, 9 APR - Anche il Museo Nazionale del Cinema aderisce ai #CinemaDays 2016, con le

proiezioni di prima visione nelle sale Uno e Due del Cinema Massimo. L'iniziativa prevede, dall'11 al 14

aprile 2016, l'ingresso alle proiezioni al costo di 3 euro. I film in programma al Cinema Massimo sono 'La

corte' di C. Vincent' e 'Lo chiamavano Jeeg Robot' di G. Mainetti, e, fresco di uscita, anche 'Veloce come il

vento', il nuovo film di Matto Rovere con Stefano Accorsi, in programmazione al Massimo per tutto il

periodo dell'iniziativa. L'iniziativa è organizzata dalle associazioni dell'industria cinematografica Anec,

Anem, Anica, con il sostegno del MiBACT. Quest'anno per la prima volta i CinemaDays avranno due

edizioni, una in primavera e una in autunno.

09/04/2016Sito Web

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CINEMA I piani di Lucky Red Dopo la distribuzione ora diventa produttore sacchi e ulivi A pagina 12

S ul tavolo di Andrea Occhipinti tutto è già pronto. La sua Lucky Red si prepara a entrare, in modo

strutturato, nella produzione cinematografica, dopo essersi consolidata nella distribuzione fino a diventare il

principale operatore indipendente italiano. Il primo titolo potrebbe essere il nuovo film di Gabriele Mainetti, il

regista di Lo chiamavano Jeeg robot , la pellicola che - insieme a Il piccolo principe che con circa 9 milioni e

mezzo di incasso è il più grande successo di sempre della Lucky Red - ha dato grandi soddisfazioni in

questo primo scorcio di 2016, come conferma l'imprenditore. « Lo chiamavano Jeeg Robot ha avuto un

ottimo risultato - dice Occhipinti -. È raro che un film italiano superi i 3 milioni di euro, meno che mai che lo

faccia un'opera prima. Siamo molto soddisfatti anche per come è stato "adottato" dal pubblico e delle ben

16 candidature ai David. È qualcosa che dà speranze a tante realtà nuove. Conferma che esistono altre

possibilità rispetto alla continua tendenza di riproporre modelli che già hanno avuto successo».

L'assetto

Occhipinti si appresta a festeggiare con la nuova sezione i trent'anni della Lucky Red, la società che ha

portato nelle sale italiane film come I Soliti Sospetti , Shine , Priscilla , The Others , Le Onde del Destino ,

The Wrestler , Philomena , The Millionaire, e una raccolta di titoli vincitori di Leoni, Palme e Orsi d'oro. L'

organizzazione è sempre più integrata, vista la presenza nelle sale (tramite Circuito cinema, di cui è il socio

di maggioranza), e con una forte vocazione internazionale rafforzata da True Colors, nata lo scorso

autunno. «Siamo una piccola realtà che lavora in modo artigianale, nel senso di considerare ogni film una

cosa unica, da trattare in modo diverso. Lucky Red è nata come società di distribuzione di cinema arthouse

ma nel tempo è stata in grado di proporre con successo anche un cinema più commerciale con il marchio

Key Films. Questo grazie alla diversità di gusti e peculiarità lavorative dell'intera squadra - spiega Occhipinti

-. Mio nipote Valerio (Valerio Scarinci, già titolare anche del 10% delle azioni, vedi grafico in pagina, ndr ),

per esempio, ha un fiuto per il gusto dei giovani diverso dal mio».

Non poca cosa in un momento in cui il mondo dei giovani sembra sempre più lontano da quello degli adulti.

«Troppi giovani restano fuori da questo settore, per esempio nel campo dell'animazione dove ci sono

invece delle opportunità. È un tema che a noi sta molto a cuore e per questo abbiamo in progetto di creare

un "incubatore" utile a chi vuole lavorare nel campo. I talenti non mancano - pensiamo al regista di Kung Fu

Panda 3, Alessandro Carloni, che è italiano -, il pubblico c'è... Si tratta solo di dare una organizzazione e un

ordine».

D'altra parte, l'Italia del cinema è di fronte a una stagione nuova. E non deve perdere l'occasione. Per

questo Occhipinti, che è anche presidente dei distributori Anica, sottolinea «la grande attenzione» da parte

del governo e, soprattutto, insiste sul disegno di legge sull'audiovisivo che è in discussione in Parlamento.

«Una carta frutto di una larghissima consultazione e che offre straordinarie possibilità». La cosa

fondamentale - dice - è il fondo minimo di 400 milioni di euro. Una cifra non casuale, ma «frutto di un

calcolo preciso: corrisponde all'11% di quanto produce in termini di fiscalità il settore. È importante che sia

riconosciuto il valore strategico dell'industria cinematografica per l'economia e l'immagine del Paese». La

legge, poi, stabilizza le risorse, valorizza le sale («uno degli anelli fragili del nostro sistema»), toglie spazio

alla discrezionalità. Un insieme che, secondo l'imprenditore, «è destinato a cambiare gli equilibri attuali, a

rafforzare gli indipendenti. I movimenti si vedono già. Non solo noi diventiamo produttori, ma in molti

vengono da noi a proporre progetti. Prima era difficile».

I risultati

Il 2015 di Lucky Red si è chiuso, secondo le prime stime (il bilancio non è ancora stato approvato) con 33

milioni di euro di fatturato. «La nostra è una storia felice, siamo la prima società di distribuzione

11/04/2016Pag. 1 N.13 - 11 aprile 2016

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ANICA - ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 20

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indipendente cresciuta sul terreno non facile del cinema di qualità. Aver costruito una solida realtà con

questi presupposti è una grande soddisfazione. Mi riconosco il merito - dice - di aver scelto un team molto

in gamba. La nostra forza è la credibilità. Sentire dire grazie dai fratelli Coen è qualcosa che inorgoglisce. E

badiamo molto ai rapporti personali, come con Miyazaki e lo studio Ghibli che abbiamo fatto conoscere noi

in Italia».

Ora, però, nuovi protagonisti sono arrivati nel nostro Paese, realtà come Netflix. «Il nostro Paese ne aveva

bisogno, per troppo tempo tutto era rimasto bloccato. Sky si è riorganizzata in maniera fantastica, la

vicenda Mediaset e Vivendi lascia intravedere alleanze transnazionali al di là del territorio italiano.

Arriveranno, poi, Amazon e altri, i cosiddetti Ott (Over the top), tante realtà che al momento non hanno

obblighi né fiscali, né di tutela dei minori, né di tetti alla raccolta pubblicitaria. Il mondo dell'audiovisivo è in

continua evoluzione. Ciò che è veramente importante è che le regole valgano per tutti» .

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto: Fondatore Andrea Occhipinti, 58 anni. Ha fondato Lucky Red, società di distribuzione cinematografica

divenuta il primo operatore indipendente italiano. La sua holding è presente nelle sale, attraverso Circuito

cinema, e nell'internazionalizzazione, con True Colors. Occhipinti è anche presidente dei distributori di

Anica

11/04/2016Pag. 1 N.13 - 11 aprile 2016

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ANICA - CINEMA

29 articoli

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«Impariamo a leggere l'alfabeto delle cose belle» Garrone e il corto sul passato: «I bimbi custodi del gusto» Scenari postatomici Il regista, famoso per i suoiaccenti barocchi, presenta un film dove, in un mondo distrutto, mobili senza tempo vengono salvati daipiccoli Roberta Scorranese Matteo Garrone è uno dei suoi film meglio riusciti: nel salotto della sua casa romana ha il divano de

L'imbalsamatore (il film che nel 2002 lo fece conoscere al grande pubblico), le lampade della Casa del

Grande Fratello ricostruita in Reality (2012), nonché una poltrona della nonna perché «a me piace arredare

casa con i ricordi».

Perché i film di questo ragazzo di 47 anni non muoiono con la parola «fine» ma continuano a vivere nella

sua dimora, in una continua intersezione di scene finte e vere, una rappresentazione infinita. Però non è

facile immaginare il rappresentante del miglior barocco postmoderno italiano ( Il racconto dei racconti , del

2015 è un esempio di favola antropologica che si muove tra mostri marini, regine impazzite, pulci giganti e

vecchie che ringiovaniscono) come poeta del classico. Come narratore della bellezza ideale, senza tempo,

indeclinabile. Eppure al Salone del Mobile, il suo cortometraggio «Before Design: Classic» apre e forma la

spina dorsale dell'omonima mostra che (sotto la direzione artistica dello Studio Ciarmoli Queda) rende

omaggio al mobile classico, allestita al Padiglione 15 della Fiera di Rho.

L'idea di fondo è quella dei bambini che sono in grado di salvare il passato. Come nasce?

«Sono in grado di vederlo , prima di tutto. Ho immaginato un mondo post atomico, distrutto dall'uomo, in cui

alcuni ragazzini riescono a cogliere la bellezza di un divano classico o di una specchiera e di metterla in

salvo. Ma la vera sfida, oggi, sta proprio nel leggere l'alfabeto delle cose belle, in mezzo a una bruttura

continua».

Una bruttura che in alcuni film come «Reality» lei ha esasperato fino ai limiti del grottesco. Che cosa

significa per lei il classico?

«Qualcosa che non finisce, che sopravvive alle distruzioni. Nel film, che abbiamo girato a Bacoli, nel

Napoletano, viene ricostruito un mondo dove nulla rimane se non l'idea di qualcosa che trascenda tutto. E il

ruolo dei giovanissimi attori è cruciale: muovendosi sullo sfondo di un luogo incantato, in cui si sente molto

il rapporto con la storia, i piccoli "custodi del gusto" riordinano, ripuliscono e conservano per il futuro questi

mobili, per continuare a tramandare la bellezza. Il mobile diventa così il protagonista assoluto, resistendo

attraverso le epoche e incarnando un gusto sempre attuale».

A proposito di gusto, nei suoi film qualche volta il trash diventa una chiave di lettura per interpretare il

presente.

«Ma senza alcuna condanna, né giudizi. Anche quando ho messo in scena un uomo che si rovina pur di

andare al Grande Fratello, ho cercato un approccio umano, mi sono messo nei suoi panni - a parte il fatto

che lo spunto veniva da una storia vera, accaduta al fratello di una donna che mi era vicina. Non credo che

il compito di un regista sia di far calare giudizi dall'alto, ma di conservare l'umanità più profonda».

L'idea di classico che emerge dal corto in mostra è in bilico tra l'immutabilità del passato e la rivisitazione

nel presente. Secondo lei certi valori vanno reinterpretati?

«Sì ma solo se le interpretazioni restituiscono il suo significato autentico, senza stravolgerlo. Non pensa

anche lei che qualche volta dovremmo indossare gli occhiali da bambino e con quelli guardare la realtà?»

Come ha scelto il posto (peraltro famoso per la cosiddetta Piscina Mirabilis, posto spettacolare) e gli attori?

«Da anni lavoro sempre con le stesse persone, aiuta a creare un team che riconosce al volo quello che

funziona: sceneggiatori, operatori».

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ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 23

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Memorabilia cinematografici a parte, qual è il suo rapporto con il design e con l'arredamento in generale?

«Non sono un esperto! Però mi piace scegliere cose che in qualche modo mi parlino di me e delle cose che

ho fatto. Per il resto, sarà bello vedere come questo film verrà accolto, anche dagli addetti ai lavori».

[email protected]

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Foto: Concentrato Matteo Garrone, 47 anni, vive a Roma

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ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 24

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Il saggio «Quo chi?» di Gianni Canova (pubblicato da Sagoma) La catarsi della stupidità, Checco Zalone siamo noi Come Totò e Fantozzi È la maschera comica più potente dell'Italia contemporanea Chiara Maffioletti L a domanda resta lì, sospesa. C'è chi se l'è posta di sfuggita e chi ha provato a rifletterci seriamente, chi

ha liquidato la questione e chi si è vantato di non saperne nulla, non rendendosi conto, forse, che un

successo tanto clamoroso dice qualcosa - piaccia o no - che va oltre i milioni di euro incassati al botteghino.

Ecco perché chiedersi come mai fa tanto ridere Checco Zalone, o meglio, «di cosa ridiamo quando ridiamo

di lui» è un nodo interessante da sciogliere. Facendolo si può capire qualcosa in più su di noi e sul contesto

storico in cui viviamo, regalo questo che da sempre ci fa il buon cinema. Anche se spesso ce ne

accorgiamo con anni di ritardo.

A darci una mano, questa volta, ci ha pensato il critico cinematografico Gianni Canova, che nel suo nuovo

libro, Quo chi? (Sagoma editore) analizza l'opera della coppia Zalone-Nunziante (il regista di tutti i film del

comico) partendo dal loro «miracolo»: «Hanno ridato al cinema la sua potenza sociale... Hanno fatto uscire

di casa gli italiani e li hanno riportati nel buio delle sale. Nella luce del cinema».

Ma come è riuscito il miracolo? In primo luogo, secondo Canova, perché Zalone mette in atto un

ribaltamento. Fin dal manifesto del suo ultimo film, Quo vado? (il più alto incasso di sempre di un titolo

italiano), in cui appare da uno squarcio dentro il mappamondo, «è lui che guarda noi, siamo noi lo

spettacolo per lui... Checco non ci chiede di guardarlo ma di lasciarci guardare. Guardandomi vi

guarderete. Il suo successo nasce in gran parte proprio da questa capacità di aprire uno strappo e

rovesciare la prospettiva».

La catarsi della stupidità rappresentata da Zalone ci assolve poi dai nostri vizi: «È la maschera comica più

potente dell'Italia contemporanea. La rappresenta come Fantozzi rappresentava quella degli anni Settanta

e Totò dei Cinquanta». E anche se, guardandolo, pensiamo: «Come si fa a essere così stupidi?», in realtà

«gli siamo grati per averci liberato dalla percezione latente della nostra irredimibile stupidità». Un'analisi,

quella di Canova, che passa dal teorico al pratico, codificando i tre elementi che fanno scattare il dispositivo

comico di Zalone: il linguaggio (approssimativo, con la parolaccia usata come guizzo), il corpo (dal labbro

tremulo alla pancetta impiegatizia) e la situazione (tutto viene frainteso).

Nulla è improvvisato, dal momento che l'attore e il regista lavorano ai loro film con dedizione artigianale per

almeno due anni (altra ragione del successo).

Il risultato è una forma di comicità specialissima, che non è quella delle barzellette o della satira. «Zalone

non ha verità da predicare» ma anzi azzera la presunta superiorità morale del comico nei confronti del

mondo e «mette tutti sullo stesso piano». Facendoci ridere senza senso di colpa.

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Foto: L'attore Checco Zalone (Bari, 1977). Il volume Quo chi? Di cosa ridiamo quando ridiamo di Checco

Zalone di Gianni Canova è edito da Sagoma (pp. 140, e 15)

11/04/2016Pag. 29

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ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 25

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Una coppia da ridere contro la censura In Italia la commedia romantica di Sabbagh, proibita in Arabia Saudita. «Ironia sui divieti assurdi» Viviana Mazza L'Arabia Saudita, un Paese senza sale cinematografiche, ora ha la sua prima commedia romantica (che

non verrà proiettata in patria). Barakah meets Barakah , primo lungometraggio del regista 33enne

Mahmoud Sabbagh, è stato presentato in anteprima italiana al «Middle East Now» di Firenze e, dopo aver

girato il circuito dei festival, in autunno sarà distribuito anche in 11 Paesi arabi.

I protagonisti sono Barakah (che significa «benedizione divina»), un timido impiegato comunale della città

di Gedda, interpretato dall'attore comico Hisham Fageeh, e Bibi (Fatima al-Banawi), una bella e ricca

blogger di cui lui si innamora (e scopre che anche lei si chiama in realtà Barakah, ma non ha mai usato il

vero nome, vergognandosene). «È un film su come i millennials vivono lo spazio pubblico - spiega Sabbagh

-. Ho usato la commedia per raggiungere un pubblico più ampio. E poi prendersi gioco della nostra

situazione è sempre meglio che lamentarsi». L'attore protagonista è noto anche perché nel 2013 riadattò la

canzone «No woman, no cry» di Bob Marley per ironizzare sul diritto a guidare l'auto negato alle donne

saudite: «No woman, no drive» diventò virale.

Barakah e Barakah si innamorano ma non possono frequentarsi in una società segregata; l'unico spazio di

contatto è quello virtuale. Così Bibi testa i limiti delle libertà concesse su Instagram, pubblicando foto di se

stessa senza velo ma solo dalle labbra in giù, e il regista si diverte a pixelare ogni tanto delle parti del corpo

della ragazza oppure immagini di alcolici. «I film venduti in dvd o mostrati sulle linee aeree saudite vengono

censurati in questo modo - spiega - e io volevo mostrarne l'assurdità».

È un film ottimista perché, se da una parte si mostra il contrasto tra il passato - più «moderno», «meno

ideologico», rispetto al presente - il regista crede tuttavia nella possibilità del cambiamento. «Tra gli anni 50

e 70, Gedda era il centro della produzione culturale saudita. La gente andava in auto in spazi aperti simili ai

drive-in, a guardare i film. Non c'erano film locali ma si proiettavano quelli italiani, americani, egiziani. Poi è

esplosa la rivoluzione islamica in Iran, e nel 1979 ci fu anche la presa degli ostaggi per mano di fanatici alla

Mecca, e allora c'è stata una svolta: le autorità saudite hanno ceduto il controllo del discorso culturale e

sociale ai conservatori».

Però i millennials - che sono oltre metà della popolazione - vogliono più spazio. Ci sono «iniziative dal

basso», come i café all'aperto, messi spesso sotto pressione dalla polizia religiosa, o i festival artistici. «Mi

hanno invitato a mostrare il film in comunità chiuse, dove ci si può togliere il velo, dove vivono gli stranieri.

Ma ho rifiutato. Sarebbe stata una vergogna per un film sullo spazio pubblico. Spero di mostrarlo all'aperto,

un giorno».

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L'autoreIl regista Mahmoud Sabbagh è nato a Gedda nel 1983. Ha un master conseguito alla Columbia School of

Journalism di New York.

Il film è stato presentato a Firenze nell'ambito del Festival Middle East Now

Foto: «Barakah meets Barakah» Fatima

al-Banawi e Hisham Fageeh in una scena del film diretto da Sabbagh

11/04/2016Pag. 31

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Hollywood Il produttore Pixar e il regista da Oscar anticipano «Alla ricerca di Dory» I maghi dei cartoon Lasseter e Stanton: con il sequel di Nemo mostriamo agli adulti i valori dell'ecologia Giovanna Grassi san francisco In quella che si annuncia come un'altra stagione di massimi successi per il cinema

d'animazione è ancora una volta la Pixar ad aprire le danze con Alla ricerca di Dory , che sfoggia molti

gioielli della corona dello studio associato alla Disney e pilotato con passione da John Lasseter. Il

produttore, detto il «mago dei cartoon e della computer grafica», è da sempre il direttore creativo.

Lasseter non ha dubbi. «L'animazione ha scelto la strada giusta optando per contenuti adatti a tutte le età.

Dietro i disegni si nascondono temi di attualità: dall'ecologia al rispetto di ogni minoranza al dialogo tra

realtà e culture diverse». Il produttore per dirigere il nuovo film, un sequel di Alla ricerca di Nemo , ha scelto

ancora Andrew Stanton: un altro «mago» dell'animazione, premio Oscar nel 2004 per la storia del pesce

pagliaccio e nel 2009 per Wall.E .

Affiancato come co-regista da Angus MacLane, Stanton per questa favola ha reso protagonista la

pesciolina Dory (che ha la voce di Ellen De Generes nella versione Usa in uscita). Dory ha perso la

memoria, ma poi ricorda di avere una famiglia: inizia tra acquari californiani e onde del Pacifico una ricerca

di affetti e amici, aiutata da molluschi, anfibi e crostacei. Come sempre, il film avrà abbinato un

cortometraggio che questa volta si intitola Piper , è diretto da Alan Barillaro e narra l'avventura di un

uccellino che sfugge alla sorveglianza della madre e, affamato, si avventura sulla riva dell'Oceano. «Sia il

corto che il film - dichiara Stanton - sono ambientati sulla costa della California dove il rapporto con la

natura è strettissimo. Le suggestioni pittoriche sono parte primaria dell'intreccio delle avventure verso la

conquista della vita e dell'autonomia di Piper e di Dory».

Racconta: «Io, proprio come Lasseter, ho scelto l'animazione sin da ragazzo. Il mio film prediletto è Bambi

e mi sento un privilegiato: faccio esattamente dove voglio e con chi voglio il mestiere che ho sempre

desiderato. Realizzare un cartoon significa essere artisti del pennello, dell'immaginazione, della computer

grafica. Significa anche aiutare i ragazzi e gli adulti a continuare a sognare a occhi aperti, sia pure a

braccetto con la tecnologia, che ha un ruolo spesso dominante nelle nostre esistenze». Conclude: «C'è

qualcosa di magico nell'animazione che davvero connette la platea a ogni disegno e spinge i più giovani a

scoprire anche loro stessi».

In quella che è l'isola felice della Pixar (un vero e proprio campus dove lavorano circa 2.000 persone)

Lasseter da vent'anni, sin dai tempi di Toy Story , ogni giorno fa riunioni creative e organizzative. Le pareti

dell'intero studio sono coperte da disegni di tutti i film che hanno concorso a rendere il gruppo tra i leader

del settore. E tutti seguono lo slogan di Lasseter: «Il cervello umano deve essere nutrito da sogni e realtà.

L'animazione condensa ed esprime entrambi».

Stanton, che si è laureato al California Institute of the Arts, tiene molto ai temi ambientalisti e sottolinea più

volte l'importanza che la memoria ha nell'odissea e nel viaggio di Dory, «dove l'Oceano è una metafora

della vita».

«Lo smarrimento della memoria di Dory - spiega il regista - rappresenta anche la forza e la fragilità di chi si

sente diverso in qualche modo o in alcune fasi della sua vita. La protagonista del nuovo film poi scoprirà

che gli altri sono comunque disposti ad aiutarla e che "dare e ricevere" sono momenti fondamentali».

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Foto: Coppia d'oro

In alto la pesciolina Dory. Sopra il regista Andrew Stanton (50 anni) e John Lasseter (59), direttore creativo

della Pixar

10/04/2016Pag. 36

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ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 27

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«Criminal» in 300 sale Costner: cattivo sul set, giro film per non farmi dimenticare Stefania Ulivi roma «Sperare di lasciare una traccia in chi vede i miei film, un ricordo che possa durare una vita». Un

Kevin Costner sincero e ispirato quello che ha accompagnato la presentazione romana di Criminal , il

thriller fantascientifico dell'israeliano Ariel Vromen (esce in 300 copie il 13 aprile per Notorious Pictures,

dopo l'anteprima oggi al Bari International Film Festival). Cattivo, cattivissimo sul set, nei panni di Jerico

Stewart, detenuto nel braccio della morte a cui vengono impiantati nel cervello i preziosi ricordi di un

brillante agente della Cia, Bill Pope (Ryan Reynolds), che morendo ha portato con sé informazioni

fondamentali per salvare il pianeta da un imminente attacco terroristico.

Un personaggio che, spera l'attore, «rimarrà inciso nei ricordi del pubblico: non credo si possa dimenticare

facilmente». Nel film l'innesto cerebrale avviene per merito del neurochirurgo genialoide Franks (Tommy

Lee Jones). E l'anaffettivo Jerico Stewart scopre non solo segreti ma anche sentimenti. Costner non

esclude che, un giorno, qualcosa di simile possa accadere davvero. «Di solito i morti si portano nella tomba

i loro segreti, ma grazie ai progressi della scienza sappiamo che prima o poi sarà possibile trasferire i

ricordi di una persona in un'altra, cosa che potrebbe avere delle implicazioni enormi». Nel frattempo,

confida che la scienza ci aiuti a non perdere i nostri di ricordi. «Non voglio certo che i miei genitori si

dimentichino di me, né io voglio dimenticare i miei figli, o i posti dove sono andato nella mia vita: i ricordi

sono il cuscino su cui ti addormenti la sera. Come tutti, poi, anche io ho le cose che mi piacerebbe poter

dimenticare, ma quelle cose sono parte di me e del mio percorso: ho rimpianti, ma non vivo una vita di

rimpianti, cerco di imparare dai miei errori».

Costner - 61 anni compiuti nel gennaio scorso - si è goduto il bagno di folla capitolino: ha ricevuto il Nastro

D'Argento Internazionale 2016 del Sngci e in serata è stato catapultato negli studi De Paolis, ospite d'onore

di Pausini e Cortellesi per la seconda puntata di «Laura & Paola» su Raiuno.

Prossimamente farà un viaggio indietro nel passato con uno dei prossimi film, Hidden Figures , in cui

interpreterà il capo del programma spaziale della Nasa, al fianco di Taraji P. Henson, scienziata

afroamericana ai tempi del lancio nello spazio dell'astronauta John Glenn, il primo americano ad essere

andato in orbita intorno alla Terra.

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La carrieraKevin Kostner è nato a Lynwood, in California. In carriera ha vinto due premi Oscar nel 1991 per «Balla coi

lupi». «Criminal» è il suo prossimo film: diretto da Ariel Vromen, arriverà nelle sale mercoledì

Foto: Volto Kevin Costner, 61 anni, in una scena del film

09/04/2016Pag. 55

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ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 28

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Docu-film Arriva nelle sale «Nessuno mi troverà», che affronta la misteriosa sparizione nel 1938 del genialefisico siciliano. Lo scienziato vi appare disegnato, accanto a materiali d'archivio e interviste La ricomparsa di Majorana alessandra arachi Non sperate nella soluzione del mistero: Nessuno mi troverà è un docu-film che resta fedele al suo titolo. E,

soprattutto, resta fedele al suo protagonista, Ettore Majorana. Il fisico più enigmatico della storia non

soltanto italiana, un giorno di marzo del 1938 decise di scomparire e aveva la certezza - matematica,

ovviamente - che nessuno lo avrebbe mai più trovato.

Aveva trentun anni appena Majorana il 25 marzo 1938 e aveva già vergato pagine assai preziose della

fisica teorica, pagine che ancora oggi danno da discutere ai fisici del mondo.

Non sono bastati fiumi d'inchiostro e chilometri di pellicole per sciogliere il mistero di questo giovanissimo

fisico nato a Catania e trapiantato a Roma nel fulcro della fisica mondiale qual era la facoltà di via

Panisperna, all'interno del complesso del Quirinale. Al suo caso si sono dedicati uno scrittore come

Leonardo Sciascia ( La scomparsa di Majorana , 1975) e un regista come Gianni Amelio che, con un film di

fiction ( I ragazzi di via Panisperna , 1989) basato sul rapporto controverso fra Majorana ed Enrico Fermi,

ha cercato di indagare e di scavare nei meandri della sua psiche. Senza successo.

Ettore Majorana la sera del 25 marzo 1938 è salito sul postale che da Napoli portava a Palermo e nessuno

lo ha mai più visto. E a oggi non soltanto non si è capito dove sia andato ma non si è trovato nemmeno un

briciolo del perché abbia voluto sparire dalla faccia della terra quando a questa terra avrebbe potuto ancora

dare tantissimo.

Egidio Eronico non si è messo a cercarlo. Non con la pretesa di trovarlo, perlomeno. Con il suo Nessuno

mi troverà , il nostro regista ha scelto la strada dei documenti, dei fatti, delle testimonianze e non è un caso

che il docu-film si avvale della collaborazione del dipartimento Scienze fisiche del Cnr, con la consulenza di

due storici della fisica del calibro di Francesco Guerra e Nadia Rebotti, oltre ad avere una testimonianza

preziosa e inedita di Ettore Majorana jr, un nipote, fisico anche lui.

È un'animazione dolce ad accompagnare l'apertura del film, e accompagnerà poi tutte le scene dove Ettore

Majorana è per lo spettatore un fumetto in chiaroscuro. Massimo Ottoni ha curato l'animazione di quei

disegni fatti da Leomacs, illustratore del centro sperimentale di Torino. Chissà che non sia davvero questa

la scelta migliore per rappresentare un uomo di cui non si sa più nulla da quasi ottant'anni.

Beveva molto latte, Ettore Majorana, e per questo soffriva d'ulcera, ci svela la voce narrante di Marco

Foschi, velata e segreta proprio come quella del nostro fisico geniale, davvero troppo geniale per non

soffrire di scompensi, anche se nel docu-film Guerra e Rebotti si ostinano a volerlo descrivere come

«normalissimo» ed è forse questa l'unica cosa alla quale è difficile credere nella loro ricostruzione che ha il

timbro della scienza.

Davvero si può dire che Ettore Majorana fosse «normalissimo»? Uno che metteva in seria difficoltà

intellettuale Enrico Fermi e che nessuno dei ragazzi di via Panisperna ricorda di aver mai visto con una

donna, nemmeno nel segreto dei bordelli della Suburra. Doveva avere una sensibilità che lo ha schiacciato,

questo fisico che quando era bambino di tre anni si metteva sotto il tavolo della cucina e - su richiesta - era

capace di estrarre a mente radici quadrate a tre cifre. Quanto deve essergli pesato che fosse proprio Enrico

Fermi a firmare per lui l'assegnazione a Napoli della cattedra per chiara fama, così da non disturbare il

concorso di Roma? Quanto deve avere sofferto che fosse proprio Enrico Fermi a scippargli lavori da

pubblicazioni senza mai mettere il suo nome in calce? Quanto deve aver capito in anticipo tutto sulle

scoperte nucleari che avrebbero aperto la strada alla bomba atomica?

Anche nel docu-film questa rimane la tesi in qualche modo prevalente come motivazione: Ettore Majorana

sparisce dal mondo dopo aver ripetuto che «siamo sulla strada sbagliata». E con questo metteva in dubbio

10/04/2016Pag. 40 N.228 - 10 aprile 2016 Corriere della Sera - La Lettura

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tutte le scoperte e il lavoro dell'istituto di via Panisperna.

Ma forse, come al solito, la spiegazione più semplice è sempre alla fine la più vera. Ce la racconta la voce

narrante, all'inizio del film, quando Ettore, figura animata, attraversa la pellicola con un cappello a tese

larghe e scopriamo che sì, lui «soffriva per mancanza di amore».

Nessuno mi troverà arriverà nelle sale in alcune città italiane - tra queste Roma, Torino, Milano, Firenze,

Bologna - e chissà se all'Istituto Luce si sono accorti di aver scelto per l'uscita una data assai emblematica:

il 15 aprile.

Perché il 15 aprile 1987 spariva dalle scene della storia un altro grandissimo, la cui vita rimane altrettanto

misteriosa come la sua scomparsa: l'economista Federico Caffè.

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Coincidenze Il regista Egidio Eronico non scioglie l'enigma. E l'uscita della pellicola avviene

nell'anniversario della scomparsa di Federico Caffè

Foto: Il fisico Ettore Majorana (qui sopra) era nato a Catania il 5 agosto 1906 e scomparve il 25 marzo 1938

sul traghetto postale che da Napoli portava a Palermo. In alto: uno dei disegni di Leomacs per il cartone

animato che compare nel docu-film Nessuno mi troverà di Egidio Eronico, da venerdì 15 nelle sale

10/04/2016Pag. 40 N.228 - 10 aprile 2016 Corriere della Sera - La Lettura

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mostre Tirrenia come Holly wood Viaggio nella storia degli studios Pisorno dove hanno girato in un momento d'oro del nostro cinema De Sicae Monicelli Michele Guerra La città di Tirrenia nacque in epoca fascista per ovviare alla crisi della Marina di Pisa - colpita dall'erosione

del suo litorale - e per trasformare e rilanciare la macchia di Tombolo tra Pisa e Livorno, che sarebbe

diventata, più tardi, temuta zona di disertori, contrabbandieri e prostitute, fino ad ispirare, negli anni del

neorealismo, ben due film: Tombolo, paradiso nero di Giorgio Ferroni e il più noto Senza pietà di Alberto

Lattuada. Fu in quell'area che, nel 1934, il librettista e drammaturgo Giovacchino Forzano, da poco avviato

alla carriera di cineasta (aveva girato, per il decennale della Marcia su Roma, il film Camicia nera ),

acquistò diecimila metri quadri di terra su cui erigere una vera e propria città del cinema, una sorta di

"Hollywood in pineta". Pare che l'idea fosse stata nientemeno che di Giovanni Agnelli, il quale ne aveva

parlato al figlio Edoardo e a Forzano stesso. Quest'ultimo, recatosi a Tirrenia, scrisse che era tutta palude,

«non c'erano che vipere e rospi», ma si poteva intravedere un notevole potenziale, soprattutto dovuto alla

conformazione e alla varietà del paesaggio, adatto a divenire set per film di ogni genere. Il progetto degli

stabilimenti «Pisorno» - come vennero battezzati, con nome cacofonico e compromissorio rispetto alla

collocazione di Tirrenia, a metà strada tra Pisa e Livorno - fu affidato all'architetto Antonio Valente, il quale

eresse una moderna città del cinema in quella che descrisse, anni dopo, come «una plaga incantevole

della nostra riviera toscana, tra una secolare pineta onusta ed una spiaggia intatta e quanto mai

scenografica». Da questo sogno cinematografico fascista - grande e avventato naturalmente - parte l'ottima

mostra, in corso al Palazzo Blu di Pisa, Tirrenia città del cinema. Pisorno­Cosmopolitan 1934­1969, curata

da Giulia Carluccio e in collaborazione col Museo del Cinema di Torino. Tra documenti, progetti, bozzetti,

foto di scena, copertine di riviste popolari, locandine, costumi, attrezzature d'epoca e sequenze di film, la

mostra racconta ciò che ha significato, per oltre trent'anni, la città del cinema di Tirrenia, entro le cui mura si

sono misurate le ambizioni, i fallimenti e le ragioni politiche ed economiche di una discreta fetta di cinema

italiano. Lo slancio di Forzano aveva incrociato, in un primo tempo felicemente, la spinta che il regime

aveva impresso all'industria e alla legislazione cinematografica nella prima metà degli anni Trenta, e

tuttavia sarà proprio la vasta progettualità cinematografica fascista ad azzoppare in poco tempo il sogno di

Tirrenia: nel 1937 nasce Cinecittà - in questo caso il nome è più che azzeccato - e inizia il graduale

processo di marginalizzazione di Pisorno, che secondo alcuni era stata una prova generale per la grande

città del cinema romana. Forzano non demorderà (nei suoi stabilimenti avevano del resto lavorato anche

nomi di caratura internazionale come Gustav Machaty, Abel Gance e Jean Epstein) e Pisorno resisterà fino

al 1959, anno del dichiarato fallimento. A Tirrenia, in quel momento aureo del nostro cinema, tocca allora a

Carlo Ponti e Maleno Malenotti che, giunti in Toscana, ribattezzano gli stabilimenti «Cosmopolitan» e vi

tentano la sorte per meno di un decennio. Sophia Loren, tra forti echi di stampa, inaugura il nuovo corso

recitando nel film di Christian-Jaque Madame SansGêne e avviando a Tirrenia un restyling di immagine che

dal divismo autarchico anni Trenta vira decisamente verso il glamour anni Sessanta. Nel periodo

Cosmopolitan girano a Tirrenia alcuni grandi nomi del cinema italiano, come Mario Monicelli, Marco Ferreri

e Vittorio De Sica, che vi dirige I sequestrati di Altona, tratto da Sartre e interpretato dalla Loren e da

Maximilian Schell. Proprio I sequestrati di Altona regala al visitatore una sala mozzafiato, con alle pareti -

per la prima volta in assoluto - l'intero corpus dei disegni di Renato Guttuso per la scenografia del film.

Sono quindici chine di forza dirompente, che suggellano quella trasversalità di livelli e di ambizioni che fu

tipica di Tirrenia e che appartenne, più in generale, a molta parte della nostra tradizione produttiva. Usciti

dal Palazzo Blu, allungate il giro e spingetevi fino a Tirrenia. Costeggiate la base militare di Camp Darby e

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lungo via Pisorno troverete ciò che resta della prima città del cinema italiana. C'è una lapide scrostata su

cui si legge: Cosmopolitan Film. Stabilimenti Cinematografici Tirrenia­Pisa e sui muri sbrecciati sono affissi

cartelli ingialliti che illustrano piani di recupero dell'area già vecchi di cinque anni. Oltre le cancellate, si

scorgono ancora gli scheletri degli studi, imprigionati dalle impalcature e fagocitati da piante e erbacce.

Oggi ci si potrebbe girare al massimo un film di fantasmi sul sistema cinema del tempo che fu.

Foto: splendida sophia | La Loren nel film «Madame Sans­Gêne», Christian­Jaque, Italia­FranciaSpagna,

1961 ©Angelo Frontoni / Cineteca Nazionale­Museo Nazionale del Cinema

Foto: Tirrenia città del cinema. PisornoCosmopolitan 1934-1969, mostra a cura di G. Carluccio, Pisa,

Palazzo Blu, 23 marzo - 3 luglio 2016

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CHIUSA LA VII EDIZIONE Meno soldi e niente star il miracolo del Bif&st si rinnova La rassegna fa parte della città. Tanto pubblico in fila. Forse troppi gli eventi MARIA PIA FUSCO SCONGIURATA La crisi del settimo anno: il Bif&st 2016 si chiude in positivo malgrado i tempi ridotti per la

preparazione - un paio di mesi -.e malgrado la diminuzione del budget di 200 mila euro rispetto al passato,

tanto che il presidente Michele Emiliano alla presentazione del programma fece appello all'italica virtù

dell'«arte di arrangiarsi». Che ha funzionato, visto che ancora una volta la partecipazione del pubblico è la

forza e la ragione d'essere del festival, ancora una volta le file agli ingressi del Petruzzelli o la folla davanti

alle sale del Galleria, con tanto di vivaci proteste di chi non riusciva ad entrare, stupiscono chi viene a Bari

per la prima volta. E non importa se l'attesa è per uno dei titoli della retrospettiva dedicata a Mastroianni o

per un recente successo nazionale o un'opera d'esordio, il richiamo è il cinema in assoluto, presente o

passato che sia. C'ERA un piccolo timore iniziale che la rinuncia al Panorama Internazionale e alla

presenza di star avrebbe potuto deludere l'attesa del pubblico, ma sono bastati i primi due giorni per capire

quanto il festival sia radicato nella città, a prescindere dai nomi e dal glamour. Anzi si è rivelata felice la

scelta di ampliare lo spazio ai nostri autori con le Nuove Proposte. Che ha offerto un sorprendente livello di

qualità e una buona varietà di storie, dal tema del cinema come passione in L'universale di Federico Micali

o L'età d'oro di Emanuela Piovano a drammi individuali come Senza lasciare traccia di Gianclaudio Cappai,

dal lavoro come problema per chi viene da fuori - Il traduttore di Massimo Natale - o tragedia per le

straordinarie donne di Due euro l'ora di Andrea D'Ambrosio, ai toni leggeri della commedia un po' amara di

La notte è piccola per noi di Gianfrancesco Lazotti, tanto per citare alcuni titoli.

Ma proprio il favore con cui il pubblico ha accolto la sezione ha messo in luce uno dei problemi, forse il

problema, del nostro cinema giovane: alla relativa facilità di realizzare un film si contrappone il nodo della

distribuzione che troppo spesso ne rende impossibile l'uscita.

E forse il Bif&st potrebbe diventare un punto di riferimento per discutere il problema e suggerire soluzioni.

Se il futuro si annuncia sereno per la continuità del lavoro di Felice Laudadio, confermato per cinque anni,

qualche correttivo è comunque auspicabile. L'eccesso di offerte ad esempio. Perché non snellire il

programma per consentire a ciascuno il percorso desiderato e magari aumentare le repliche per evitare lo

sguardo smarrito di spettatori in cerca del film perduto? Tutto si può fare, meno cancellare l'ombra di

un'assenza che ha toccato spettatori, ospiti, organizzatori e lavoratori del festival: la mancanza di Ettore

Scola.

Foto: Folla di pubblico al Galleria per il Bif&st

10/04/2016Pag. 1 Ed. Bari

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Bif&st/ Il gran finale Nuovo record di spettatori il 2017 nel segno di Gassman Bilancio di chiusura in positivo per il festival concluso al Petruzzelli con la Golino ANTONELLA GAETA PROFILO del Bif&st che verrà. Titolo: 8 e ½ , in omaggio al numero "felliniano" dell'edizione che si andrà a

celebrare. Omaggio: a Vittorio Gassman, un altro attore il cui sguardo affilato prenderà il posto di quello

sornione di Marcello Mastroianni, ricordato con dovizia in questi ultimi otto giorni. Ospite d'onore: un attore

o un'attrice americana cui si ambirà, dedicandole una retrospettiva. Novità: le lezioni di cinema saranno

dedicate al rapporto tra cinema, scienza e ambiente, invitando non solo i registi che li hanno realizzati ma

anche scienziati, fisici e matematici a interrogarsi sul futuro; il Bif&st si gemellerà con quello francese di

Annecy. Ritorni: finalmente, la sezione "Panorama internazionale".

Questi i principali annunci fatti dal direttore artistico, Felice Laudadio, nella conferenza stampa di ieri, al

teatro Margherita, conferenza di bilancio, condivisa con il presidente della Regione, Michele Emiliano e con

quello di Apulia film commission, Maurizio Sciarra, che, naturalmente, è servita a dare i numeri di queste

intense giornate. Il Bif&st si conferma un festival di pubblico. I 75mila spettatori (2.000, in più rispetto allo

scorso anno) sicuramente avrebbero fatto felice il presidente, Ettore Scola, la cui mancanza si è avvertita

moltissimo, ogni giorno. Tanto hanno fatto, per sentirselo accanto, le foto sparse in tutti gli ambienti, dalla

cintura esterna del Margherita, al foyer del Petruzzelli. Numeri, ancora. Sono stati 290 gli eventi

complessivi, tra proiezioni, conversazioni, focus e 397 gli ospiti, di cui 55 registi e 62 attrici e attori. Un buon

risultato che rileva anche Emiliano che ha ribadito l'importanza del cinema, la sua forza, «è uno strumento

potente che ci fa riflettere, che determina nella comunità dei cambiamenti positivi». Pertanto, conferma, su

questo festival la Regione continuerà a puntare «non per opera di mecenatismo o perché si vuole

alimentare un evento autoreferenziale o un giocattolino con cui ci divertiamo». Cercherà di incrementare il

budget che quest'anno è stato decurtato di circa centomila euro (il Bif&st ha un costo lordo di un milione e

centomila euro). Emiliano ha già dato conferma a Laudadio per le prossime cinque edizioni e, dunque, ci

sarà la serenità per programmare, ricorda. Laudadio, per ovviare al problema delle sale sempre piene, si

augura che una soluzione possa venire dalla riapertura del Kursaal o, addirittura, dalla realizzazione di una

tensostruttura.

Sempre ieri, il festival ha macinato la sua ultima giornata.

In mattinata, la masterclass dedicata a Mastroianni con la regista Mimma Nocelli e gli attori Eleonora

Giorgi e Maurizio Donadoni. E, nel pomeriggio, la conversazione con Laura Morante. Focus serale e premio

sul palco del Petruzzelli per Valeria Golino, migliore attrice protagonista, e per Luca Bigazzi, miglior

direttore della fotografia. Il settimo Bif&st e mezzo si archivia, dunque, presto le date del prossimo.

IL BOTTEGHINO

Le 75mila presenze avrebbero riempito di gioia il nostro grande amico e presidente Ettore ScolaL'ANTEPRIMA

L'anno prossimo a Bari un attore o un'attrice americana con una retrospettiva ad hocLE LEZIONI DI CINEMA

Saranno incentrate sul rapporto tra i film e la scienza e l'ambiente con una serie di esperti per ospitiI NUMERI

75mila GLI SPETTATORI Il numero degli spettatori: 2mila in più rispetto al Bif&st dello scorso anno

397 GLI OSPITI Il numero degli ospiti al Bif&st: fra questi 55 registi e 62 fra attrici e attori giunti a Bari

290 GLI EVENTI Quasi 300 gli eventi complessivi del festival fra proiezioni focus e conversazioni

10/04/2016Pag. 9 Ed. Bari

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BARI INTERNATIONAL FILM FESTIVAL Premiata Chiara Baffi per 'Due euro all'ora' (francesca bianco) Due donne ed un riscatto sociale ed affettivo da realizzare. Sullo sfondo la verde Irpinia. È la trama di "Due

euro l'ora", la pellicola che ha riscosso successo di pubblico e critica al Bari international film festival. Il film,

girato nel borgo irpino di Montemarano, paese che ispirò lo scrittore Giambattista Basile per "Lo cunto de li

cunti", si aggiudica due premi prestigiosi nella sezione "Nuove proposte". La giuria popolare del festival ha

premiato come miglior regista Andrea D'Ambrosio - al suo primo lungometraggio dopo una serie di

documentari di successo (tra cui "Biutiful Cauntri" sulla crisi dei rifiuti in Campania)- e come migliore attrice

Chiara Baffi (nella foto con Peppe Servillo), artista poliedrica, protagonista di molti successi di Teatri Uniti.

La Baffi ha infatti recitato in "Chiove", diretta da Francesco Saponaro, e con Toni Servillo in "La Trilogia

della Villeggiatura" e "Le voci di dentro". Nel cast anche Peppe Servillo.

Foto: Info www.facebook.com/dueeurolora

10/04/2016Pag. 16 Ed. Napoli

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CHIUDE IL BIF&ST Boom di giovani in sala " Stregati dai vecchi film" ANTONELLA GAETA A PAGINA IX NEL TEATRO Petruzzelli, che ieri ha ospitato la penultima giornata di Bif&st, negli anni si

sono incrociati sguardi di attori, autori, attori e registi. Capita. Gli aneddoti scorrono nel fiume di queste

giornate di festival. Uno in particolare riguarda Rubini: Ettore Scola lo chiama da parte e gli chiede se vuole

fare il suo prossimo film, l'ultimo, Che strano chiamarsi Federico. Era il segnale che sarebbe tornato dietro

la macchina da presa. «Quando girammo ero sbalordito comincia la sua lezione di cinema - conosceva a

memoria le battute del mio film, La stazione.

Perché Ettore vedeva continuamente film, anche la notte prima di morire, sua moglie mi ha raccontato che

ne ha visti quattro, è morto con il cinema negli occhi. Sul suo set sono tornato di nuovo bambino, perché lui,

Fellini, Mastroianni vivevano la vita come un gioco. L'idea della risata è cambiata: ora serve a distrarti,

allora era un atto rivoluzionario». È molto bella la conversazione con Rubini, piena di racconti, confessioni,

progetti, entusiasmo e amore per il cinema ma anche per il teatro, suo primo passo fuori dalla Puglia, a 18

anni appena.

In mattinata, stesso palco per Luciano Tovoli, storico direttore della fotografia di Antonioni, Ferreri, Scola,

Argento, Schroeder e, per un'unica volta, anche regista di un film, Il generale dell'armata morta, interpretato

da Mastroianni. Ieri, infine, giornata di premi, al Petruzzelli. Per Italiafilmfest, la giuria popolare presieduta

da Andrea Segre, ha conferito il Premio Ettore Scola al regista del miglior film, Gabriele Mainetti per Lo

chiamavano Jeeg Robot; Premio Mariangela Melato per la migliore attrice a Juliette Binoche (ora su un set

in Nuova Zelanda) per L'attesa di Pietro Messina e Premio Gabriele Ferzetti per il miglior attore

protagonista a Giorgio Colangeli di Un posto sicuro di Francesco Ghiaccio. Per le Nuove proposte, la giuria

del pubblico, presieduta da Dana Duma ha assegnato il Premio Francesco Laudadio per il miglior regista

ad Andrea D'Ambrosio per Due euro l'ora; dello stesso film anche la migliore attrice Premio Artisti 7607

Chiara Baffi.

Quello per il miglior attore è andato ad Andrea Vasone, protagonista di The Plastic Cardboard Sonara di

Falcone e Persello. Annunciati anche i tre finalisti di Short Roads, il contest per videomakers organizzato

da Motoria.

Da non perdereTeatro Margherita Focus su Valeria Golino e Luca Bigazzi

Petruzzelli proiezione di "Marcello" di Mimma Nocelli Petruzzelli incontro su Marcello Mastroianni con

Antonutti, Piera degli Esposti, M.Donadoni, Fantastichini Petruzzelli proiezione di "Ciliegine" di Laura

Morante Petruzzelli conversazione con Laura Morante Petruzzelli anteprima di "Criminal" di Ariel Vromen

Galleria (sala 1) proiezione di "Che ora è" di Ettore Scola Galleria (sala 2) proiezione di "Maccheroni" di

Ettore Scola Galleria (sala 7) proiezione di "Né Giulietta né Romeo" di Veronica Pivetti Galleria (sala 5)

proiezione di "Senza lasciare traccia" di Gianclaudio Cappai Galleria (sala 4) proiezione di "Signore e

signori, buonanotte" di autori vari Galleria (sala 2) proiezione di "Splendor" di Ettore Scola

I PREMIIL REGISTA Per Italiafilmfest Gabriele Mainetti ha vinto il premio Ettore Scola per il film Lo chiamavano

Jeeg Robot L'ATTRICE Juliette Binoche è la migliore attrice per L'attesa di Pietro Messina: a lei va il premio

Mariangela Melato L'ATTORE Giorgio Colangeli miglior attore con il premio Gabriele Ferzetti per Un posto

sicuro di Francesco Ghiaccio

09/04/2016Pag. 1 Ed. Bari

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IL FENOMENO/ PROIEZIONI SOLD OUT E PER "LA DOLCE VITA" 200 SPETTATORI RESTANO FUORI I giovanissimi in coda per i classici Il direttore Laudadio: "È un'occasione per ritrovarsi e scoprire insieme capolavori" Magrelli: "Lo sguardodello spettatore va allenato: prima ci pensava la tv, ora le rassegne" (a.g.) "L A DOLCE VITA" per esempio. Dura 180 minuti, praticamente tre ore, è in bianco e nero ed è di un

regista, Fellini, morto prima che venissero al mondo. File di ragazzi per vederlo e duecento che, rimasti

fuori, hanno chiesto al direttore del Bif&st di ridarlo, magari al Petruzzelli. I giovani e il Bif&st, il Bif&st e la

memoria del nostro cinema. Sono due temi sui quali si è invitati continuamente a riflettere durante questo

festival, perché gli spettatori giovani sono tantissimi, meravigliano gli ospiti e affollano le retrospettive,

quella di Mastroianni, di Scola. I film record sono stati La dolce Vita e 8 e 1/2 ma anche gli altri film

riempiono le sale quanto le novità o film dell'Italia Film Fest o delle Nuove Proposte. «Una delle ragioni per

le quali i festival sopravvivono, è il senso del ritrovarsi insieme a fare festa, cosa che a Bari viene avvertita

in maniera unica e sbalorditiva - riflette il direttore Felice Laudadio Credo che un festival debba anche dare

a tutti, giovani compresi, la possibilità di vedere su grande schermo tali capolavori».

«I giovani vengono in massa perché questi film non li hanno mai visti in sala - conferma la coordinatrice

generale del Bif&st e docente di Storia del cinema all'Università di Bari, Angela Bianca Saponari- ed è una

cosa che conta, conta la partecipazione, esserci in un evento come questo. E, poi, c'è tutta un'attività

formativa universitaria durante il Bif&st che li coinvolge, frequentano anche le Lezioni di cinema, le

conversazioni, i focus». Un osservatorio privilegiato, in questo senso, ce l'ha Giancarlo Visitilli, docente di

scuola superiore e curatore della sezione ragazzi del Bif&st con la cooperativa I bambini di Truffaut.

Ogni mattina, un film di Ettore Scola da vedere con studenti degli istituti tecnici, dei licei e poi il commento

con l'ospite. «Non sapevo come avrebbero reagito a titoli come Dramma della gelosia, Che ora è, Splendor

e la vera sorpresa è stato il loro stupore nel vedere una maniera di divertirsi senza volgarità e con la

capacità di emozionare. Fanno raffronti con le commedie di oggi, notano che i temi sono di un'incredibile

contemporaneità"» E un'altra cosa non secondaria: «Nessuno conosceva Marcello Mastroianni e hanno

imparato ad amarlo».

Enrico Magrelli, componente del comitato di direzione del festival e conduttore di Hollywood Party ritiene

che «l'impatto della memoria, i temi, gli aneddoti e il contesto creino un evento culturale e la voglia di

parteciparvi. Non sapremo se sono stati realmente stimolati ma, in ogni caso, è stata innescata una

curiosità in loro perché non puoi amare cose delle quali non conosci il gusto, prima devi provarle. A questo

compito un tempo assolveva la televisione ora ci pensano i festival. In Francia i classici escono nelle sale

normalmente, da noi no. E, dunque, lo sguardo dello spettatore, soprattutto di quello più giovane, va

allenato perché un altro sguardo è possibile e, in questo, i festival sono fondamentali».

Foto: LA SEZIONE Una delle proiezioni della sezione ragazzi del Bif&st, curata dalla cooperativa I Bambini

di Truffaut: ogni giorno durante il festival si proiettano i classici; in alto la lezione di cinema con Sergio

Rubini al Petruzzelli

09/04/2016Pag. 9 Ed. Bari

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R2 SPETTACOLI Remake Perfetti (ma non troppo) della commedia all'italiana Dalla Spagna al Qatar, tutti vogliono "copiare" il film di Paolo Genovese Essenziale la scelta degli attori che"mettano la faccia" su un soggetto forte e di successo A Fellini "toccò" la versione in musical del suo "81/2": il tremendo "Nine" ROBERTO NEPOTI DOPO gli oltre 16 milioni di euro totalizzati in casa e le nove candidature ai David di Donatello, Perfetti

sconosciuti diventa un fenomeno virale. Nei prossimi giorni il film di Paolo Genovese sarà, unico italiano in

selezione, al Tribeca Film Festival di New York (13-24 aprile), quindi al marché di Cannes, dove i buyers lo

attendono per assicurargli una carriera internazionale. La cosa notevole, però, è che stanno fioccando le

richieste di diritti per farne remake nei Paesi più diversi: indizio certo che la storia degli amici che, una sera

a cena, decidono di "decriptare" chiamate, messaggi, mail in arrivo sui rispettivi dispositivi intercetta l'aria

del tempo come nessun'altra nelle ultime stagioni. Il primo adattamento dovrebbe essere spagnolo; ma

sono arrivate sollecitazioni anche dall'America (due), dalla Francia, dalla Germania, dalla Svezia, dalla

Turchia e dal Qatar, per un rifacimento in lingua araba. Se il soggetto forte c'è - e "globale" abbastanza per

adattarsi alle varie culture - la scelta degli attori sarà essenziale per un film così, tutto imperniato sui

personaggi e la capacità degli interpreti di "metterci la faccia". Nel frattempo, augurando ai cloni di Perfetti

sconosciuti la migliore delle fortune, la mente vola ai remake di film italiani realizzati in passato. Non

sempre con risultati entusiasmanti; quasi sempre, anzi, inferiori agli originali. Le ragioni? Variabili: dalla

scelta di interpreti inadeguati all'"intraducibilità" dei soggetti dalla nostra cultura a un'altra; non escluse vere

e proprie "missioni impossibili", così assurde da apparire destinate all'insuccesso già sulla carta. Si può

mettere tra i casi più fortunati Scient of a woman" (1992), remake di Profumo di donna di Dino Risi, dove Al

Pacino prendeva il posto di Vittorio Gassman nella parte dell'ufficiale cieco protagonista, portandosi a casa

un Oscar. Fu imbarazzante, invece, Travolti dal destino di Guy Ritchie (2002), rifacimento della commedia

di Lina Wertmuller Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto in cui Madonna era una

pessima sostituta di Mariangela Melato e Adriano Giannini un pallido imitatore di papà Giancarlo. E a chi

sarà venuto in mente di rifare, oltre mezzo secolo dopo, Quattro passi tra le nuvole di Alessandro Blasetti,

uno dei film precursori del neorealismo, mettendo uno spaesato Keanu Reeves nel ruolo che era stato di

Gino Cervi? Ancora più increscioso il caso di Un uomo e il suo cane di Francis Huster (2008), che fa

scempio del capolavoro Umberto D. coinvolgendo nel disastro anche l'anziano Jean-Paul Belmondo. Anche

senza contare il resto, lì l'errore era nel manico: pensare di sostituire lo struggente attore "preso dalla

strada" di Vittorio De Sica, Carlo Battisti, con un divo francese sul viale del tramonto.

Paradossalmente, ma non troppo, le cose andarono meglio a Federico Fellini quando un suo film, Le notti

di Cabiria, venne stravolto da cima a fondo (e col suo consenso), trasformando la dolente parabola umana

di una prostituta nel musical Sweet Charity- Una ragazza che voleva essere amata (1969), con la frizzante

Shirley MacLaine al posto di Giulietta Masina. Più tardi, però, al Maestro toccò pagare la legge del

contrappasso con un'altra versione in musical di un suo film, l'intramontabile 8 1/2: era il tremendo Nine

(2009), che osava perfino contare fino a 9 aggiungendo un indegno "mezzo" al capolavoro felliniano.

In anni più recenti altri film di registi italiani internazionalmente apprezzati furono rifatti all'estero; anche

quelli, però, restando diverse lunghezze al di sotto dei modelli. Robert DeNiro sostituì pigramente il nostro

Mastroianni in Stanno tutti bene (2009) di Kirk Jones, versione americanizzata dell'omonimo film di

Giuseppe Tornatore. Tre anni prima era uscito The last kiss di Tony Goldwyn, rifacimento di un altro film

italiano "generazionale" come sta diventando quello di Genovese, ovvero L'ultimo bacio di Gabriele

Muccino, interprete lo sbiadito Zach Braff. Un remake passato abbastanza inosservato, ma che ha

spalancato a Muccino le porte di Hollywood.

09/04/2016Pag. 55

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LO STRANO DESTINO DI "TRAVOLTI DA UN INSOLITO..." WERTMULLER A sinistra, il film di

Wertmuller con Melato e Giannini (padre). A destra, il fallimentare remake con Madonna e Giannini (figlio)

DA "PROFUMO DI DONNA" A "SCENT OF WOMAN" RISI A sinistra, l'originale di Dino Risi con Vittorio

Gassman.

A destra, il remake americano che valse l'Oscar per Al Pacino

Foto: SUCCESSO Grandi incassi per il film "corale" di Paolo Genovese "Perfetti sconosciuti" ospite del

Tribeca Film Festival

09/04/2016Pag. 55

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ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 39

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LA SECONDA VITA Topo Gigio adesso diventa un film Adriana Marmiroli A PAGINA 29 Topo Gigio adesso diventa un film Ma cosa mi dici mai? Maria Perego, l a mente e la mano

che ha ideato Topo Gigio, parla e ti senti, come la sua creatura, precipitare in un mondo di stupore. Ha oltre

90 anni Maria Perego e, come il celeberrimo topo che ancora gira il mondo (in questo momento è in onda in

Brasile), nessuna intenzione di andare in pensione. Anche se con una major americana sta studiando un

progetto per un Topo Gigio virtuale protagonista di un film, lui la impegna meno. Così per ingannare il

tempo «mi sono inventata un nuovo lavoro: scrivere». Per ora la sua autobiografia, uscita da poco, Io e

Topo Gigio. Vita artistica e privata di una donna straordinaria (Marsilio). «Non è solo una autobiografia ma

un piccolo trattato su marionette, burattini e pupazzi, un genere negletto da parte della cultura ufficiale, che

ha sempre privilegiato il teatro con gli attori e relegato in disparte perché popolare (nel senso di adatto al

popolo) o, al più, infantile quello "di figura"». Ricorda la prima volta in Rai, a metà Anni Cinquanta. «In corso

Sempione c'era un piccolo teatro per le nostre esibizioni. Quando feci il provino con i miei personaggi,

Arlecchino e Pulcinella, ricordo l'emozione di vedere scritti su una parete i telefoni di grandi marionettisti

come Colla o Cagnoli». La Tv dei ragazzi all'epoca faceva quasi tutto in casa, e marionette e burattini erano

l'equivalente dei cartoon. L'audizione andò bene e quel test - protagonisti Pulcinella e Arlecchino che

decantavano le bellezze delle loro città venne subito mandato in onda. Nato dalla schiuma Tanti i

personaggi creati da Perego negli anni seguenti: come non ricordare il Picchio Cannocchiale che

rispondeva alla posta dei piccoli lettori e invitava a scrivere «in Torino, via Arsenale, al 21 è risaputo». Fino

al fatidico Topo Gigio, nel 1959. «Avevo finalmente trovato un materiale, una specie di schiuma morbida e

levigata: facile da lavorare con due colpi di forbici, permetteva un movimento diverso del pupazzo e i primi

piani indispensabili in tv. Come animale il topo era perfetto per via delle sue dimensioni, piccole ma non

troppo in confronto alle persone con cui interagisce». Il fondo diventa nero e gli animatori (tre, di cui uno

solo per le orecchie) vi si mimetizzano: anche loro tutti di nero vestiti. In primo piano intanto si vede Topo

Gigio che dialoga con gli umani. I suoi preferiti Cino Tortorella e Raffaella Carrà. Nasce per la Tv dei

Ragazzi, ma è promosso in prima serata: fa ascolti da oltre 20 milioni di spett atori. È anche protagonista di

un piccolo scandalo «tutto italiano». Quando un Topo Gigio nudo sotto la do ccia viene dot at o, al vol o, «

con due colpi di fo rbi ce e un p o' di schiuma», di un pi ccolo pen e. «Senza e ra orribil e. Che p rog ramma

fosse non ri co rd o. C 'e ra Tortor e l l a , fo r s e u n o Z e c c h i n o d 'O ro? Ri co rdo però gli att acchi da

ogni parte e Iacchetti che lo di fend eva a Striscia». Citato da Scorsese in Vinyl Intanto il topo però è volato

in America. «È ospite oltre 90 volte dell'Ed Sullivan Show: come lui nessuno mai. I Beatles, che gli sono

secondi, solo 26 volte». Incontra L ouis Armstrong e più tardi Michael Jackson. Diventa una popstar,

insomma. Scorsese in Vinyl non a caso lo cita. «Era nelle case di tutti gli americani». Ha fatto il giro del

mondo. In Giappone è protagonista di un film di Kon Ichikawa, il regista di L'arpa birmana, «dai ritmi lenti,

un po' troppo giapponesi». In Argentina ha articoli (e lodi) in prima pagina. «In tv ha sempre battuto i

Muppets, che avevano un loro show contemporaneamente a Gigio». Pare tutto facile, ma dietro quel topo

chiacchierone c'è una filosofia. «Topo Gigio non è una marionetta né un burattino, ma un neologismo

creato dal mio lavoro. Delle mani che si muovono ed esprimono emozioni, coperte da un po' di schiuma

colorata. È figlio di quella libertà di movimento, della sua capacità di sembrare vero ed essere quotidiano e

realistico, di esprimere emozioni e sentimenti: ha l'innocenza, lo stupore, il senso di inadeguatezza dei

bambini. Per questi tutti se ne innamorano».

Il suo nome è un neologismo nato dal mio lavoro: delle mani che si muovono ed esprimono emozioni È

figlio della libertà Ha lo stupore e il senso di inadeguatezza dei bambini: per questo tutti se ne innamorano

Maria Perego Mente (e mano) che ha creato Topo Gigio

11/04/2016Pag. 1

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ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 40

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Foto: Divo in Usa Topo Gigio è stato ospite oltre 90 volte dell'«Ed Sullivan Show» (nella foto il conduttore):

come lui nessuno mai. I Beatles, che gli sono secondi, solo 26 volte ANSA I dialoghi Topo Gigio parla con

gli umani: i suoi preferiti erano Cino Tortorella e Raffaella Carrà (nella foto). Nasce per la Tv dei Ragazzi,

ma è promosso in prima serata e fa 20 milioni di spettatori CBS PHOTO ARCHIVE/GETTY MONDADORI

PORTFOLIO Nei Sessanta Maria Perego con la sua creatura È da poco uscita l'autobiografia «Io e Topo

Gigio. Vita artistica e privata di una donna straordinaria» Sotto, la Perego nella fotografia della copertina del

libro

11/04/2016Pag. 1

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ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 41

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Intervista Galiena, sex symbol e nonna con la stessa allegria Nel film francese "Un'estate in Provenza" ha tre nipoti adolescenti "Dopo i sessanta, è un ruolo liberatorio:se no, che hai vissuto a fare?" FULVIA CAPRARA Di «farsi tirare» non se ne parla nemmeno, la «magnata» non è peccato, e la ginnastica va bene, ma con

moderazione. Il segreto di giovinezza di Anna Galiena sta nell'allegra strafottenza con cui affronta il

passare del tempo, senza paura di mostrarne gli inevitabili segni, accettando di diventare nonna per finta e

relegando i rimpianti ai «momenti in cui sono depressa». Insomma, una ricetta a prova di bomba,

snocciolata con voce carezzevole e roca, fatta apposta per convincere che il sex symbol esploso con Il

marito della parrucchiera era felice allora, esattamente come lo è adesso: «Rispetto al passato sono più

serena, bisogna conoscersi e accettarsi per quello che si è. E se uno non lo ha fatto finora, ma che ha

campato a fare?». In «Un'estate in Provenza» di Rose Bosch (dal 13 nei cinema) è la nonna di due

adolescenti e del loro fratellino Théo, sordo dalla nascita. Che cosa le è piaciuto dell'esperienza? «Tutto.

Recitare con attori giovanissimi in una storia dove il bambino sordomuto viene trattato in modo

assolutamente normale, essere diretta da una regista di cui avevo molto apprezzato il film precedente

Vento di primavera ». Fare la nonna non le ha dato alcun fastidio? «Nessuno. Dopo i sessanta puoi

esserlo, sarebbe curioso se mi mettessi a fare la ragazzina. Insomma, finchè il personaggio è interessante,

va bene. Anzi, un ruolo così può anche essere liberatorio, dipende da come ci si vede nella vita». Il suo

partner è Jean Reno, che tipo è? «Non un "piacione", ma un signore con la sua età, la sua carriera, un

ottimo osservatore a cui piace chiacchierare e condividere... Sul set è di quelli che i problemi li risolvono

invece di crearli». Ha scelto di vivere a Parigi e non è mai tornata indietro. Zero ripensamenti? «Ci sono

andata per amore e, quando è finita, come accade sempre in coincidenza di un divorzio, quindi di un

cambiamento, mi sono chiesta che cosa fosse meglio fare. E sono rimasta lì, perché ci sto bene, perché a

portarmi ovunque pensa già il mio lavoro». C'entra anche un debito di riconoscenza, visto che è stata la

Francia, con «Il marito della parrucchiera», a regalarle la fama? «È vero, la Francia mi ha scoperto, poi si è

risvegliata anche l'Italia, ma non è questo il motivo per cui sono rimasta. Il punto è che lì il rapporto con lo

Stato è migliore, le regole esistono e vengono rispettate. Roma invece è gestita male, è diventata una città

dove mi arrabbio per tutto, dai pullman enormi che bloccano il centro ai parcheggi in doppia fila; non so, se

spostassero la capitale altrove, magari a Terni, potrei anche tornare». Dopo «Il marito della parrucchiera»

la volevano tutti. Ha detto anche dei no? «Tanti, perfino in America, i film d'azione non mi interessavano e

ho sempre voluto fare quello che mi pareva». Anche con Tinto Brass, che l'ave­ va scelta per «Senso '45»?

«Sì, ma lì non mi sono divertita, il progetto era bello e c'era la possibilità di fare un buon lavoro, ma la

tendenza di Tinto era sempre la stessa, così sul set ci furono contrasti e alla fine ho deciso di non

promuovere il film, anche se mi chiamavano dall'estero e lo volevano distribuire in tutto il mondo». Oltre ai

film e alle fiction, fa anche tanto teatro. «È quello con cui ho iniziato, e che mi ha sempre dato tanto. Al

cinema mi sento un'operaia, faccio qualcosa che poi tocca ad altri assemblare. A teatro, invece, ci si sente

artigiani, lavori sul pezzo, nessuno ti può manipolare». Rimpianti non ne ha. E rimorsi? «Se vengono,

bisogna levarseli andando a chiedere scusa alle persone a cui si è fatto del male». c

Sempre belle Claudia Cardinale In «All roads Lead to Rome» la diva del «Gattopardo» è la madre di Raoul

Bova, decisa a risposarsi, nonostante l'età Stefania Sandrelli Nella vita e in tv («Una grande famiglia») è

una nonna felice: alla soglia dei 70 - dice - il desiderio c'è ancora, ma non come prima A sinistra, una scena

di «Un'estate in Provenza» di Rose Bosch, del quale, oltre ai tre giovani attori e ad Anna Galiena, è

protagonista Jean Reno; Sotto, Galiena oggi. Nata a Roma il 22 dicembre 1949, da tempo abita a Parigi:

«Ci sono andata per amore, sono rimasta per scelta, oggi non riuscirei più a vivere a Roma»

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Dopo «Il marito della parrucchiera» mi volevano tutti, perfino in America: ma a me i film d'azionenon interessavano, ho sempre preferito fare quello che mi pareva

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Bellocchio, Virzì, Andò, Muccino, Molaioli, Mordini, De Angelis: sono tanti gli italiani in predicato per laCroisette Nel cartellone, che verrà presentato giovedì, attesi Spielberg, Loach, Amodòvar, Penn,Verhoeven, i Dardenne LE ANTICIPAZIONI Cannes, la carica dei big Gloria Satta inema italiano con il fiato sospeso fino all'ultimo. Chi sarà invitato al Festival di Cannes, in programma

dall'11 al 22 maggio? I giochi, a poche ore dall'annuncio ufficiale del 14 aprile, sembrano non ancora chiusi

così i film "papabili" continuano a sperare. Soprattutto di replicare, alla 69ma edizione del Festival, il "botto"

della scorsa edizione quando tre pezzi da novanta (Moretti, Sorrentino, Garrone) vennero invitati in

concorso.Per ora le voci dicono Bellocchio: sarebbe infatti il nuovo film del maestro, Fai bei sogni , ispirato

al romanzo di Gramellini (Longanesi), protagonisti Valerio Mastandrea e Bérenice Bejo, il concorrente

italiano sulla Croisette. «Alla mia età penso solo ai film, dei festival non mi interesso», taglia corto il regista.

Tutto ancora tace per Le confessioni , l'ultima regia di Roberto Andò dal cast internazionale (Toni Servillo,

Daniel Auteuil, Connie Nielsen, Pierfrancesco Favino, Lambert Wilson): Cannes o non Cannes, il film uscirà

nelle sale il 21 aprile. Pare invece che per La pazza gioia , diretto da Paolo Virzì e interpretato dalla coppia

"esplosiva" Micaela Ramazzotti-Valeria Bruni Tedeschi in fuga da un manicomio (nei cinema il 17 maggio),

sarebbe pronto un posto sulla Croisette. Se non in concorso, magari alla Quinzaine des Réalisateurs:

sezione "di nicchia" ma prestigiosa visto che nel 2009 ospitò addirittura Coppola con il suo Tetro . Ed è

ancora incerta la destinazione di Pericle il Nero , il noir di Stefano Mordini (dal romanzo di Ferrandino,

Adelphi) con Riccardo Scamarcio: è stata Valeria Golino, questa volta produttrice, ad annunciare un suo

imminente sbarco sulla Croisette. Al Certain regard? E si parla anche di Summertime , il nuovo film di

Gabriele Muccino, pronto al debutto a Cannes. Il film Tutto per una ragazza (dal best seller di Nick Hornby)

diretto da Andrea Molaioli è in predicato per la Semaine de la Critique e ci sono molte chances per

Indivisibile di Edoardo De Angelis. Un italiano sicuro c'è: è Danilo Caputo, alla Cinéfondation con Semina il

vento . GRANDI NOMI Ma, italiani a parte, chi sarà a Cannes quest'anno? I grandi nomi si sprecano.

Woody Allen, un habitué, aprirà il Festival fuori concorso con Café Society , con Kristen Stewart e Jesse

Eisenberg: storia d'amore e di cinema nell'effervescente Hollywood degli anni Trenta. Sembra poi sicuro il

ritorno (dopo il passo falso di Gli amanti passeggeri ) di Pedro Almodòvar con il suo Julieta , potente e

coloratissimo mélo sul rapporto tra una madre una figlia. Non dovrebbe mancare Nicolas Winding Refn, il

regista danese di Drive scoperto proprio dal Festival: il suo The Neon Demon è un horror con Keanu

Reeves e Elle Fanning «sul potere tossico della bellezza», si salvi chi può. La Francia, Palma d'oro 2015,

potrebbe scendere in campo con quattro film: La fille inconnue degli immancabili fratelli Dardenne, Ma loute

di Dumont, Paris is happening di Bonello, Personal Shoppers di Assayas. Ed è impensabile che resti a

casa l'enfant prodige Xavier Dolan, dal Québec, con Juste la fin du monde che schiera le superstar Marion

Cotillard e Vincent Cassel. In pole dall'America sono Jimi Jarmusch con il film Paterson e James Franco,

regista e interprete di Zeroville . E si parla di due fuoriclasse fuori concorso: Jodie Foster con Money

Monster e Steven Spielberg con il "live action" Il Gigante Gentile . Non è escluso poi che si ricomponga, a

uso di red carpet, la coppia scoppiata composta da Sean Penn e Charlize Theron: rispettivamente regista e

protagonista (con Javier Bardèm) di The Last Face sulla love story fra due medici umanitari. E, sempre a

proposito di accoppiate, potrebbero essere in gara il regista Veroheven e Isabelle Huppert, nel film Elle .

HABITUÉ Non dovrebbero poi mancare Ken Loach (è uno dei pochi ad aver vinto due Palme d'oro) con il

dramma sociale I, Daniel Blake , il romeno Christian Mungiu ( Family Photos ), Andrea Arnold ( American

Honey ). Dall'Estremo Oriente sono papabili il coreano Park Chan-wook con il thriller d'epoca The

Handmaid , il vietnamita Tran Anh Hung con Eternity , i giapponesi Kiyoshi Kurosawa ( The Woman in the

Silver Plate ) e Hirokazu Kore-eda ( After the Storm ). Pare che l'unico rammarico del direttore del festival

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Thierry Frémaux sia l'assenza di Silence , di Scorsese: non è ancora pronto.

Foto: JULIETA Il melò di Almodovar probabilmente in concorso LA PAZZA GIOIA Il film di Virzì con

Ramazzotti e Bruni Tedeschi

Foto: CAFÉ SOCIETY Il film di Woody Allen aprirà il festival fuori concorso: una storia d'amore e di cinema

nell'effervescente Hollywod anni Trenta

Foto: APRE WOODY ALLEN FUORI CONCORSO CON "CAFE' SOCIETY" QUATTRO I FILM PIÙ

ACCREDITATI DALLA FRANCIA

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LA RECENSIONE Commuove "The idol", anche i palestinesi vincono i talent Fabio Ferzetti Una "success story" dalla striscia di Gaza. Il "biopic" di un famoso cantante che inizia quando il

protagonista è ancora un bambino che canta con la sorella e un pugno di coetanei per strada o alle feste di

matrimonio. Un mélo irresistibile, zeppo di azione e figure memorabili, liberamente ispirato alla storia vera

di Muhammad Assaf, il palestinese che nel 2013, a 22 anni, riuscì a fuggire da Gaza per andare al Cairo.

Dove vinse il popolarissimo Arab Idol , versione araba di American Idol . Scatenando un'ondata d'orgoglio e

di speranza senza precedenti nella storia di questa martoriata nazione che non ha un vero stato. Una

success story girata nella striscia di Gaza sembra una contraddizione in termini, anche se non mancano

lacrime e sangue. Eppure è proprio quello che fa Hany Abu-Assad con questo film (in sala da giovedì). Che

cavalcando tutti i codici del cinema-cinema getta a mare vittimismo, pauperismo e altre zavorre per

elaborare un'epopea quotidiana che mette finalmente in luce l'altra faccia della vita nei territori occupati.

Non (solo) oppressione, guerra, emergenza permanente, ma sogno, speranza, riscatto, energia....

MACERIE E SPERANZA Detto così può suonare semplicistico. Sullo schermo la faccenda è molto più

articolata. Abu-Assad non dimentica nulla. Ma lascia parlare le immagini, le strade distrutte, le facce degli

adulti, che spesso hanno ben altro a cui pensare, le macerie in mezzo a cui i piccoli protagonisti si

industriano per fare qualche soldo con cui comprare strumenti musicali. O magari volteggiano in acrobazie

da parkour, trasformando quella desolazione in sfida e bellezza (il parkour è una disciplina molto praticata a

Gaza, dove si carica di un potente significato politico). Niente a che vedere con The Millionaire insomma, il

film "indiano" dell'inglese Danny Boyle, a cui spesso The Idol viene accostato. Abu-Assad conosce

profondamente e dall'interno il mondo che racconta. Anzi era l'uomo ideale per l'impresa. Nato a Nazareth

nel 1961 in una famiglia senza cultura, ingegnere aeronautico prima che regista, due volte candidato

all'Oscar (con Paradise Now , visto anche in Italia, e con l'altrettanto entusiasmante ma inedito Omar ),

innamorato del cinema popolare di tutte le latitudini (Bollywood prima che Hollywood, mélo turchi,

commedie italiane), sa costruire personaggi memorabili e catturare l'attenzione a ogni scena. Cogliendo

l'ironia dove meno te l'aspetti (attraverso i tunnel per l'Egitto non passano solo le armi ma anche il garzone

di McDonald's che porta hamburger ancora caldi...). Il resto lo fa la voce di Muhammad, che abbatterebbe

le mura di Gerico. E gli occhioni di Nour, la sorellina maschiaccio che intuisce per prima il suo talento, così

grandi e profondi che commuoverebbero i sassi.

The Idol m m m 1/2 DRAMM., GB-QATAR-EMIRATI, 100' d i H a n y A b u - A s s a d , c o n Q a i s A t a l l

a h , Hiba Atallah, Ahmed Qassim, Tawfeek Barhom, Ahmed Al Rokh, Nadine Labaki

Foto: FRATELLO E SORELLA Mohammed e sua sorella Nour in una scena di The Idol, ispirato alla storia

vera di Mohammed Assaf

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IL FESTIVAL Il Bif&st cambia rotta scienza e cinema insieme NEI PROSSIMI 5 ANNI DIALOGO SU TEMI AMBIENTALISTI E MEGAOMAGGI A DIVI PER AUMENTAREIL GLAMOUR Fabio Ferzetti Al settimo anno (e mezzo) il Bari International Film F&stival, confidenzialmente Bif&st, si scopre un po'

meno internazionale e un po' più ambientalista. Sarà che la questione delle trivelle qui in Puglia è molto

sentita. Sarà che quest'anno il gruppo del festival ha dovuto affrontare severe riduzioni di budget e tempi

all'osso, ma la formula sperimentata con entusiasmo da Felice Laudadio e dalla sua squadra, che in tutti

questi anni trasformava Bari in una specie di piccola e affollata capitale "in trasferta" del cinema italiano,

inizia a mostrare qualche crepa e per il futuro toccherà giocare di fantasia. Le cause sono molte, non ultima

la scomparsa di un grande padre come Ettore Scola, presidente del Bif&st, che oltre a essere uno degli

ultimi maestri in circolazione era anche un garante di quel dialogo tra generazioni e tendenze nostrane

abituate a comunicare ben poco (tra le notizie emerse a Bari anche un progetto molto avanzato, scritto a

quattro mani con Giancarlo De Cataldo, per un film dal romanzo di Walter Veltroni, Noi ). Fatto sta che

quest'anno le due grandi retrospettive, Mastroianni e Scola appunto, pesavano molto nell'economia

generale del programma (c'era anche, più in ombra, una terza e interessante miniretrospettiva sulla

Hollywood del maccartismo, "Paura rossa, lista nera"). Così i prossimi anni, almeno cinque come ha

garantito il governatore Michele Emiliano, prevedono cambi di rotta. Il più sostanzioso vedrà la scienza

affiancare il cinema, con fisici, matematici e biologi in dialogo su temi soprattutto ambientalisti. Ma Laudadio

promette anche un megaomaggio "dal vivo" a una superstar americana che sia attore (o attrice?) e regista,

per moltiplicare glamour e cinefilia. A Jodie Foster e Kathryn Bigelow fischieranno le orecchie, intanto, nel

gran finale al Petruzzelli, Valeria Golino ha ritirato il premio Anna Magnani come protagonista del film di

Giuseppe Gaudino, Per Amor vostro . Chissà che nel 2017 non le tocchi quello come produttrice del

sospirato Pericle il nero , diretto da Stefano Mordini, dal noir di Giuseppe Ferrandino, in predicato per

Cannes.

Foto: PREMIATA Valeria Golino

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Il film Kevin Costner a Roma fa il cattivo «Io, criminale senza emozioni» Gloria Satta Il film Kevin Costner a Roma fa il cattivo «Io, criminale senza emozioni» a pag. 25 Si presenta davanti ai

giornalisti con l'aria più felice del mondo. «Mi state accogliendo con rispetto e tanti sorrisi», dice Kevin

Costner, «e allora capisco perché girare film mi dà ancora una grande gioia e, forse, mi permette di lasciare

una traccia nell'immaginario collettivo. Faccio cinema proprio perché non voglio essere dimenticato». La

stampa fa la ola e l'attore, 61 anni, due Oscar e 7 figli, assapora il bagno di folla romano, constatando che

la sua popolarità che, dai tempi di Balla coi lupi , la sua popolarità è talmente grande che porta il pubblico

ad amarlo anche quando fa la pubblicità di un tonno in scatola. Nella Capitale Costner è venuto a

presentare il film Criminal , un incrocio tra fantascienza e spy story (uscirà il 13 aprile con Notorius dopo

l'anteprima al BiFest di Bari) in cui ha il ruolo di un criminale «senza sentimenti e senza emozioni» al quale

viene impiantata la memoria di un agente Cia, ucciso mentre dava la caccia a un gruppo di terroristi: gli

agenti segreti si augurano che il criminale, attingendo ai ricordi del defunto, li aiuti a sventare una serie di

attentati devastanti. «E io mi auguro che il mio personaggio resti impresso a lungo nella mente degli

spettatori», dice Costner, «del resto il cinema serve proprio a regalare memorie indelebili: chi non ha

imparato a baciare guardando un film?». Diretto dal regista isreaeliano Ariel Vromen (Iceman), interpretato

anche da Tommy Lee Jones, Gary Oldman, Kevin Reynolds, Gal Gadot, il film mostra un Kevin dallo

sguardo truce e il cranio quasi rasato: merito, spiega l'attore, del make up artist italiano che lo segue da

anni, Mario Michisanti. L'attore a sorpresa lo chiama accanto a sé perché riscuota, timido ed emozionato,

un applauso. «Kevin è unico al mondo», dice soltanto il truccatore. E intende: estroverso, generoso,

disponibile a stabilire rapporti umani con i collaboratori. «Gli ho dato da interpretare un criminale», racconta

il regista Vromen, «ma nella vita è quanto di più vicino a un angelo si possa immaginare». L'attore, sull'orlo

della santificazione, sorride. Se avesse la possibilità di «indossare» i ricordi di un'altra persona, chi

sceglierebbe? «Mia moglie: forse per capire cosa pensa di me», risponde. E non ci sono, nel suo passato,

episodi che vorrebbe dimenticare: «La mia vita è uguale a quella di milioni di altre persone, con la sola

differenza che io sono famoso. Ho commesso molti errori, come tutti, ma non voglio dimenticarli perché mi

aiutano a non ripeterli». LIMITI Insieme con le numerose scene d'azione, e pur poggiando su un impianto di

fantascienza, il film solleva un interrogativo etico: ci sono limiti alla scienza? «I limiti devono esserci

sempre», risponde Costner, «a cominciare dall'alcol che beviamo... La scienza però può darci delle ottime

possibilità per recuperare la memoria: io non vorrei perderla mai per mantenere il legame con i miei figli e

con i miei genitori». Per entrare nel suo personaggio, racconta, si è affidato al fedele Mario: «Man mano

che mi rasava i capelli e mi applicava le cicatrici del mio personaggio, smettevo di essere Kevin e diventavo

un'altra persona che nemmeno i miei figli avrebbero riconosciuto». La violenza profusa a piene mani dal

regista? «Prima di interpretare le scene più forti ho cercato di capire le ragioni del mio personaggio: agisce

spinto da un istinto animale di sopravvivenza». Costner riceve tra gli applausi il Nastro d'argento

Internazionale che gli viene consegnato da Laura delli Colli, presidente del Sindacato Giornalisti

Cinematografici. La maratona romana lo ha visto poi ospite d'onore ieri dello show condotto su RaiUno da

Paola Cortellesi e Laura Pausini. Al di là della finzione cinematografica, il terrorismo è una realtà: come la

vive? «Sono molto arrabbiato di come sta andando il mondo», risponde Costner, «e mi rendo conto che

siamo tutti minacciati. Dove caspita stiamo andando? Non ho la saggezza sufficiente per capire cosa fare,

so soltanto che siamo tremendamente confusi. E come Marvin Gaye negli anni '70, oggi mi domando

anch'io: what's going on? Che sta succedendo?».

Foto: Nella sua mente la memoria di un agente della Cia ucciso STAR A destra Kevin Costner a Roma per

presentare il film "Criminal" (foto LAPRESSE) «TROPPA VIOLENZA? IL MIO PERSONAGGIO AGISCE

09/04/2016Pag. 1

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SPINTO DA UN ISTINTO ANIMALE DI SOPRAVVIVENZA»

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ROMICS L'INTERVISTA Il papà di Goldrake e Mazinga: «Ispirato dai miti greci e latini» Kiyoshi Nagai domani alla Fiera di Roma riceverà un premio alla carriera «Fermo nel traffico sognai che lamia auto avesse le gambe per scappare via» IL DISEGNATORE GIAPPONESE INCONTRERÀ IL CASTDEL FILM "LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT" Gabriele Santoro Kiyoshi Nagai è l'anima creativa della storia moderna degli anime robot, da Mazinga a Goldrake, che entrò

nel vivo nel cuore degli anni Settanta. La tavola del suo Mazinger, correva l'anno 1972, apparsa

inizialmente sulla rivista Shonen Jump, segnò una svolta. Il maestro giapponese, genio della matita, si trova

nella Capitale per la rassegna Romics. Si tratterà fino a domani quando, oltre a ricevere un premio alla

carriera, incontrerà per un dibattito alle 12 presso la Fiera di Roma il Ministro della Cultura Dario

Franceschini, Gabriele Mainetti e Claudio Santamaria, regista e protagonista del film Lo chiamavano Jeeg

Robot . Nagai, è d'accordo con chi sostiene che la sua intuizione geniale sia stata mettere l'uomo nella

testa di enormi giganti meccanici inabili senza la componente umana? «Sì, assolutamente. Quando mi è

venuta in mente l'idea ero consapevole che si trattava di qualcosa che avrebbe potuto rivoluzionare la

concezione del robot. È stata con questa consapevolezza che ho portato avanti le mie opere e il mio

paradigma del rapporto uomo e tecnologia. Negli anni Settanta, quando cominciò la mia epopea dei super

robot, gli sviluppi della tecnologia consentivano ancora di sognare. C'era molto da inventare. Ecco, ora

dovremmo ricominciare a sognare qualcosa e avere coscienza nell'utilizzo delle tecnologie». Osamu

Tezuka, capostipite della modernità dei manga, nel 1947 con le tavole di Shin Takarajima incantò i giovani

lettori. Si è ispirato a lui? «Ho seguito senz'altro i suoi passi. Lui era affascinato dalla complessità della

natura umana. La dualità del bene e del male sulla quale giocare la profondità psicologica dei personaggi. I

suoi manga assomigliavano anche alla letteratura russa. I miei lavori non hanno mai nascosto ai bambini le

difficoltà del mondo. Li ho considerati una spinta ad affacciarsi con coraggio sulle cose del mondo. Si cerca

di proteggere i bambini, chiuderli in una sorta di prigione personale. Una scusa che gli adulti usano per non

ascoltare. Ho consentito al mio pubblico di mettersi alla guida di un robot, di dimostrarsi più grande e più

forte di un adulto. Non è vero che gli adolescenti rifuggano le responsabilità e dargli questa sensazione è

stato straordinario». Dopo la II guerra mondiale gli americani hanno introdotto in Giappone i cartoons. Qual

è stata l'influenza della cultura statunitense? «Mi hanno fatto sognare con Batman e Superman. Sono

personaggi che avrei voluto creare. Diciamo che da quell'epoca la compenetrazione culturale è stata

significativa. Per me anche la cultura europea è stata fondamentale. Amo moltissimo i miti greci e latini che

ritengo interessanti anche a livello iconografico. Del legame e dello sviluppo del mio immaginario grazie alla

Divina Commedia ho raccontato spesso». Pensa che l'ibridazione fra global media, fra l'industria di

Hollywood e i manga, sia ormai inevitabile? «Fin dagli esordi non ho mai pensato che i miei manga-anime

fossero destinati solo al pubblico giapponese. Ho intravisto una certa universalità, che è il segreto della loro

longevità. È vero ci sono molti progetti in cantiere a Hollywood che si basano sui manga». È vero che ha

iniziato a pensare ai suoi robot imbottigliato nel traffico a Tokyo? «Ho desiderato che la mia macchina

avesse braccia e gambe, che diventasse un automa per oltrepassare gli ingorghi metropolitani». Ha visto il

film Lo chiamavano Jeeg Robot, che porta il nome di una sua creatura? «Non ancora. Sono però contento

d'incontrare in Fiera regista e attori e che le mie opere siano tuttora un'ispirazione per raccontare la realtà».

Foto: Kiyoshi Nagai

09/04/2016Pag. 50 Ed. Roma

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AGORA` SPETTACOLI Il cinema nel cuore dell' AFRICA Festival Alla rassegna di Milano premiate due opere sulle emarginazioni sociali e le violenze in Algeria edEgitto FULVIO FULVI Gioventù bruciata in Algeria. Una moderna storia di gangster, violenze e corruzione dentro cui si sviluppa il

tormentato rapporto d'amore tra un ladruncolo e una studentessa ha conquistato la giuria della 26ª edizione

del Festival del Cinema Africano, dell'Asia e dell'America Latina che si è concluso ieri a Milano. Al film

Madame courage , del settantenne regista Merzak Allouache è andato, ex-aequo, il premio del Comune di

Milano come miglior lungometraggio del concorso "Finestre sul mondo". Il titolo evoca il nome di un

farmaco psicotropo, diffuso tra i giovani algerini, che produce a chi lo assume uno stato di euforia associato

a un coraggio fuori dall'ordinario. L'opera del nordafricano Allouache era stata già presentata con successo

di critica nella sezione Orizzonti all'ultima Mostra del Cinema di Venezia e al recente London Film Festival.

La vicenda, girata con uno stile crudo e realista, si svolge nei bassifondi di Mostaganem dove l'adolescente

Omar si prende una cotta per Selma dopo averla derubata di un ciondolo d'oro. Ne rimane colpito dalla

bellezza, la pedina per le strade affollate della città e, dopo averne individuato l'abitazione, ogni notte si

siede sotto il suo balcone per dimostrarle il suo amore, come un novello Romeo con la sua Giulietta: ma ne

nasce un contrasto con il fratello maggiore di lei che farà precipitare la situazione. L'altro film premiato è il

documentario We've never been kids , del cairota Mohamood Soliman, un ritratto del declino sociale,

politico ed economico dell'Egitto di oggi visto attraverso le vicende, nell'arco di 13 anni, di una donna e dei

suoi tre figli, una famiglia senza padre che vive in condizioni di miseria. Uno dei giovani, dopo aver

cambiato vari lavori, per uscire dalla povertà decide di affiliarsi ai guerriglieri del Daesh. Menzione speciale

della giuria, presieduta dalla critica cinematografica Emanuela Martini, per La delgada linea amarilla , del

messicano Celso Garcia che racconta il viaggio di cinque uomini incaricati di tracciare una linea gialla lungo

duecento chilometri di strada, un'esperienza apparentemente banale ma che cambierà la loro vita. Nella

sezione "Cortometraggi africani" la vittoria va a The mocked one , di Lemohang Jeremia Mosese, film

"epico" ambientato nelle campagne del Lesotho: una ragazza riesce a salvare la fattoria del padre e a

sconfiggere con un inaspettato stratagemma l'ottuso razzismo di alcuni. Il "Premio Extr'A-Razzismo brutta

storia" è andato al docu-film Duster , di Marco Santarelli: i detenuti del carcere di Dozza (Bologna) si

ritrovano ogni settimana nella biblioteca per partecipare a lezioni sulla Costituzione italiana. La maggior

parte di loro sono musulmani e si trovano a dialogare su "primavere arabe", tradizioni islamiche e cultura

occidentale. Uno degli insegnanti è Ignazio, un volontario religioso che ha vissuto a lungo in Medio Oriente.

Al suo fianco c'è un giovane mediatore culturale musulmano, Yassine, incaricato di tradurre in italiano i

diversi dialetti parlati dai detenuti ma anche di mediare tra le posizione più estreme. Ad ogni incontro-

lezione è presente un ospite esterno con il quale si affrontano i principi e i valori che hanno animato la

nascita della Costituzione repubblicana. Intanto, fuori dal penitenziario, Samad, un ex detenuto marocchino,

vive l'attesa di un fine pena che tarda ad arrivare, e affronta le fatiche di una vita da ricostruire con nuove

regole. Sarà l'ultimo ospite del corso, che tornerà "dentro" per partecipare alla discussione e alla scrittura di

un Dustur ideale (in italiano, Costituzione). Due le menzioni speciali decise dalla giuria: Il Murran. Masai

sulle Alpi , di Sandro Bozzolo (una ragazza africana decide di seguire una pastora piemontese nei pascoli

delle montagne piemontesi) e Loro di Napoli , di Pierfrancesco Li Donni, sulla squadra di calcio dell'Afro-

Napoli United, formata da immigrati che vivono nel capoluogo campano: un bell'esempio di integrazione.

Foto: UNA FAMIGLIA. Il docu-film "We have never been kids"

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Al cinema le basiliche papali in 3D Da domani in 14 sale a Roma un documentario Sky-Ctv con la guida di Antonio Paolucci, Paolo Portoghesi,Claudio Strinati e Micol Forti MARIAELENA FINESSI Le basiliche papali di Roma come non si erano mai viste. Un documentario in 3d le racconta sul grande

schermo nella nuova produzione cinematografica firmata Sky e Centro Televisivo Vaticano. Un viaggio

attraverso San Pietro, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo Fuori le Mura per

rivelarne bellezze e tesori attraverso quattro guide esperte. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani,

che condurrà lo spettatore all'interno di San Pietro. L'architetto Paolo Portoghesi, che proporrà un

appassionato approfondimento su San Giovanni in Laterano, la più antica basilica d'Occidente, in gran

parte opera di Borromini. Lo storico dell'arte Claudio Strinati, che svelerà la leggenda di Santa Maria

Maggiore, nota per questo anche come Santa Maria della Neve, custode del primo oro proveniente dalle

Americhe. Infine Micol Forti, direttore collezione d'arte contemporanea dei Musei Vaticani, che presenterà

San Paolo fuori le Mura, seconda solo a San Pietro per grandezza, che si erge sul luogo in cui fu sepolto

l'apostolo delle genti, quasi completamente distrutta da un incendio nel 1823. Alcuni brani, interpretati da

Adriano Giannini e tratti da Passeggiate romane di Stendhal, sottolineeranno il tour cinematografico, che in

90 minuti si dipana dalla basilica paleocristiana su cui sorse San Pietro sino alla grandiosità del Barocco,

passando per le preziose opere medievali e rinascimentali. Ideato per l'Anno Santo della Misericordia, il

documentario - che sarà in 14 sale romane da domani al 13 aprile - mostra la Città Eterna come scrigno

millenario di capolavori artistici e architettonici inestimabili. «Grazie a mezzi tecnici in uso nelle più

avanzate produzioni cinematografiche - spiegano i produttori - sono state realizzate immagini spettacolari,

catturate da punti di vista esclusivi anche grazie all'ausilio di elicotteri e bracci meccanici». Infine la potenza

del 3D, capace di far «immergere» lo spettatore nel centro della scena. Tra le tante opere - dai graffiti sulla

tomba petrina ai cibori, dalla Scala Santa ai mosaici - una in particolare si lascerà raccontare in modo del

tutto nuovo: la Pietà di Michelangelo, di cui sarà possibile leggere anche la firma, tanta è la vicinanza che si

potrà sperimentare. Un viaggio inedito, quello di San Pietro e le basiliche papali di Roma 3D , alla scoperta

di alcuni dei più grandi geni della nostra storia tra cui, certo, Buonarroti, ma anche Borromini, Giotto,

Bramante, Bernini, Fontana. Un tuffo nella bellezza di cui è capace l'Italia e che i giovani non possono non

conoscere: per questo si è pensato anche agli studenti, che potranno usufruire di un accesso agevolato

nelle circa 250 sale che proietteranno i l docufi lm (l 'elenco dei cinema è disponibile su

www.basilicheroma3D.it e su www.nexodigital.it ). Dal 15 aprile docenti e istituti possono prenotare una

mat inée d i re t tamente p resso le sa le aderen t i oppure con ta t tando l ' i nd i r i zzo ma i l

p roge t to .scuo le@nexod ig i ta l . i t .

10/04/2016Pag. 4Roma Sette

Ed. Romadiffusione:115363

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LA TENDENZA SUONI E VISIONI CONTRO CULTURA Registi senza frontiere Il nuovo cinema globale fa rinascere Hollywood Sono sempre più vincenti le produzioni multinazionali. Gli studios puntano sui migliori anche se non sonoamericani: è il mercato. Ma a qualcuno dà fastidio Pedro Armocida Almeno al cinema non esistono le recinzioni, il filo spinato, i muri con in cima i cocci aguzzi di bottiglia.

Anche perché negli Stati Uniti, da sempre, è tutta una questione di mercato che, senza scomodare il

fantomatico neoliberismo colpevole di tutto, è ciò che gli consente di scovare i talenti in giro per il mondo.

Hollywood in questo è sempre stata come un radar, pronta a intercettare gli autori che avrebbero potuto far

fortuna nei suoi studios. Dapprima, nell'epoca classica, rivolgendosi alla Vecchia Europa, da Lubitsch a

Lang, da Wilder a Siodmak, da Ophuls a Hitchcock, da Murnau a Zinnemann (tutti riuniti recentemente in

una meritevole rassegna al romano Palazzo delle Esposizioni), per poi passare, oggi, al vicino Messico, da

Alfonso Cuarón ad Alejandro Gonzalez Iñarritu a Guillermo Del Toro, ma anche all'Estremo Oriente (Ang

Lee). Insomma, tutto il mondo è Hollywood. Che rimane, nell'immaginario collettivo e quindi anche in quello

dei registi, la Mecca del cinema, il luogo dal richiamo ancestrale verso cui volgere lo sguardo e tendere le

proprie aspirazioni professionali. Non è certo un caso che siano ormai innumerevoli i registi che girano in

lingua inglese e negli stessi States. Pensando all'Italia, a parte Gabriele Muccino che a Los Angeles proprio

ci vive, Paolo Sorrentino ha tentato la via americana con This Must Be the Place con Sean Penn ma,

nonostante sia riuscito a realizzare un film ipnotico e affascinante, la consacrazione con l'Oscar è giunta più

tardi con l'italianissimo La grande bellezza . Ciononostante anche con il successivo Youth La giovinezza il

regista napoletano ha scelto di girare in inglese (proprio come hanno fatto Matteo Garrone con Il racconto

dei racconti - Tale of Tales e Luca Guadagnino con A Bigger Splash ), in Svizzera, con star britanniche

come Michael Caine e Rachel Weisz, con attori statunitensi come Harvey Keitel e Paul Dano, e poi

argentini maghi del pallone accanto a ereditieri del Golfo Persico. Insomma un'allegra combriccola di

eccentrici ed eterogenei personaggi internazionali. Perché è indubbio che la scelta della lingua inglese

cambi anche le storie e il modo di raccontarle, soprattutto nella messa in scena simultanea di diverse

culture. A breve uscirà negli States Louder Than Bombs del norvegese Joachim Trier, in concorso lo scorso

anno al festival di Cannes insieme ad altre cinque pellicole girate in inglese, che, abbandonata la città di

Oslo dei due suoi primi film, ora racconta un dramma nei sobborghi di New York con l'attore irlandese

Gabriel Byrne e la francese Isabelle Huppert. Un punto di vista atipico per raccontare il mondo della

periferia così come negli anni '50 il teutonico Douglas Sirk faceva nei suoi melodrammi e poi, nell'era di

Nixon, con altri autori «emigrati» come Roman Polanski ( Chinatown ) e Michelangelo Antonioni ( Zabriskie

Point ). Nei decenni più recenti, a raccontare in modo preciso, quasi entomologico, un certo mondo

suburbano statunitense ci sono stati il taiwanese Ang Lee (più in Tempesta di ghiaccio che nell'oscarizzato

I segreti di Brokeback Mountain ) e il britannico Sam Mendes (nel film d'esordio American Beauty ).

Insomma la lingua inglese si è trasformata anche nell'esperanto dei film d'autore che diventano alla fine

pure dei blockbuster acchiappa-premi come Alfonso Cuarón che con il suo Gravity ha superato al box office

mondiale i 700 milioni di dollari conquistando sette Oscar. Tra cui quello per la miglior regia che negli ultimi

sei anni, è curioso annotare, è sempre andato a un autore non statunitense: il britannico Tom Hooper ( Il

discorso del re ), il francese Michel Hazanavicius ( The Artist ), Ang Lee ( Vita di Pi ) e la recente doppietta

di Alejandro González Iñárritu con Birdman (o l'imprevedibile virtù dell'ignoranza) e R evenant - Redivivo .

Che poi è il caso anche del film che ha vinto più Oscar in questa edizione, Mad Max , che batte anche

bandiera produttiva australiana come il suo regista George Miller. Un melting pot di professionalità che ha

prodotto risultati altissimi come nel recente Sicario diretto dal franco-canadese Denis Villeneuve che

racconta con precisione inedita uno dei più grandi pantani globali al confine tra Messico e Stati Uniti grazie

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a un gruppo di attori e tecnici non statunitensi né messicani, il protagonista Benicio Del Toro è portoricano

mentre l'attrice Emily Blunt è inglese come il direttore della fotografia Roger Deakins. Ma questa

multinazionalità cinematografica ha messo in allerta i cinefili più no-global che temono l'aumento di questo

tipo di produzioni a discapito delle cinematografie nazionali che andrebbero così sempre più perdendo il

loro forte carattere di veicolo di critica sociale. Insomma, registi senza frontiere, adelante con juicio.

PELLICOLE D'AUTORE Nella foto più a sinistra «Youth - La giovinezza» dell'italiano Paolo Sorrentino; a

lato «Gravity» del messicano Alfonso Cuarón; qui sotto, a sinistra «Sicario» di Denis Villeneuve (regista

franco-canadese) e «Louder than Bombs» del norvegese Joachim Trier; nella foto più in basso «Birdman»

del messicano Alejandro González Iñárritu

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Al Cinema Film prodotto da Sky e Tv Vaticana Le basiliche papali come mai viste prima Immagini in 3D, riprese aeree e opere mostrate nei più piccoli dettagli Laura Rio Rapiti dalla bellezza. Inebriati dalle forme, dai colori, dalla grandiosità. Si resta estasiati ad ammirare le

basiliche papali di Roma e i tesori che racchiudono. San Pietro, San Giovanni in Laterano, Santa Maria

Maggiore e San Paolo Fuori le Mura. Per chi non le avesse mai viste, ma soprattutto per chi ne vuole

scoprire particolari e punti di vista diversi, Sky ha realizzato un docu-film che le mostra in 3D. Sarà nei

cinema solo tre giorni: l'11, 12, 13 aprile, in 250 sale di 50 paesi, e poi in onda sui tre canali Sky 3D, Arte e

Cinema. Il progetto arriva dopo il successo di Musei Vaticani 3D e degli Uffizi 3D e sono già molte le

prenotazioni per assistere alle proiezioni, soprattutto da parte delle scolaresche. Il film è stato realizzato in

collaborazione con il Centro televisivo vaticano, Nexo Digital e Magnitudo Film, in occasione del Giubileo.

Un viaggio che si snoda dalle origini paleocristiane fino al barocco con l'aiuto di quattro esperti: il direttore

dei Musei Vaticani Antonio Paolucci fa da guida all'interno di San Pietro, l'architetto Paolo Portoghesi si

occupa di San Giovanni in Laterano, lo storico dell'arte Claudio Strinati svela Santa Maria Maggiore e il

direttore della collezione d'arte contemporanea dei Musei Vaticani Micol Forti presenta San Paolo Fuori le

Mura. Non solo lezioni d'arte, ma anche racconti di storie e leggende della Chiesa. Per realizzare un

documentario di novanta minuti che tenga desta l'attenzione, ci vogliono anche ingredienti appassionanti: e

così una sapiente e suggestiva scelta delle musiche (alcune suonate in esclusiva per il film) e la voce

narrante di Adriano Giannini (che legge alcuni brani di Passeggiate romane di Stendhal) conferiscono al

film un passo più leggero. A cui si aggiunge la potenza del 3D, che dà allo spettatore l'impressione di

essere realmente davanti alle opere d'arte. E anche più vicino che dal vivo. Come per la Pietà di

Michelangelo (in San Pietro è schermata da una teca trasparente) di cui vengono mostrati anche i dettagli

più nascosti e mostrati da vicino il volto e il corpo di Cristo e della Madonna. Infine la visione aerea: le

riprese in elicottero mostreranno le basiliche da una prospettiva spettacolare.

Foto: TECNOLOGIA AVANZATA Un momento delle riprese in San Pietro per il film «Basiliche 3D»

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Kevin Costner l'intervista » «Da genio criminale cerco di capire i segreti dei terroristi» L'attore è protagonista di «Criminal», il film di Ariel Vromen giocato sulla doppia personalità e sulla lottacontro i cyber-malvagi Cinzia Romani L'ultima spiaggia della CIA? È il cervello delinquente di Kevin Costner, che nel film d'azione Criminal (dal

13) impersona l'ergastolano Jerico Stewart, pezzo da forca sanguinario al quale l'Agenzia per antonomasia

impianta la memoria e le capacità di un suo agente morto. Così la missione da compiere diventa ricordare,

in testa le onde Teta che spaccano il cranio allo psicopatico, improvvisamente in grado di fare calcoli

complessi e parlare diverse lingue: c'è da salvare il mondo dal cyber terrorismo. Nel thriller fantascientifico

dell'israeliano Ariel Vromen ( RX , The Iceman ) c'è un cast stellare: da Tommy Lee Jones, qui dottor

Franks che, nomen omen, trasforma in Frankenstein il povero Jerico, a Gary Oldman, cioè il capo

londinese della CIA, ecco riuniti i tre bravi attori di JFK . Ma Costner, 61 anni portati con prestanza, spicca

nel suo ruolo borderline, che inizialmente non voleva accettare. In questo film-popcorn dal lieto fine, la star

di Balla coi lupi (7 Oscar, da regista esordiente) appare imbruttito, la testa piena di cicatrici, le mani sempre

a mulinello: li stende tutti. A Roma, invece, Robin Hood si rilassa, riceve il Nastro d'argento internazionale

alla carriera e va ospite di Laura Pausini e Paola Cortellesi, sul piccolo schermo di Rai Uno. Come si è

calato nel personaggio estremo di Jerico? «Ho cominciato dall'aspetto fisico: avevo i capelli lunghi e la

barba lunga, pensando che avrei girato la prima scena, quella in cui sto in prigione, legato a una catena...

Invece, ho girato subito la scena in camera da letto e ho cambiato look. Per fortuna avevo sul set il maestro

del trucco italiano Mario Michisanti, amico che mi segue ovunque. È stato lui a tagliarmi i capelli, a crearmi

profonde cicatrici da criminale. Neanche i miei figli mi riconoscevano». Nel film, assume la memoria di un

altro. Personalmente, di chi vorrebbe avere la memoria? «Mi piacerebbe sapere che cosa pensa mia

moglie! A volte, non riesco a capacitarmi di quello che ha appena fatto, o detto. Quando amiamo qualcuno,

ci assumiamo un rischio. Il grande rischio di perdere la persona amata. Coloro che non amano non corrono

tale rischio e hanno una vita più semplice. Comunque, meglio amare pur sapendo che, un giorno, proverai

un senso di perdita». Che cosa, invece, vorrebbe dimenticare? «Mi piacerebbe dimenticare cose che, però,

costituiscono il mio essere. I miei errori mi appartengono quanto i miei successi. Tutti abbiamo in comune

una cosa: non vogliamo mostrare a quanti amiamo le parti peggiori di noi. Certo, ho dei rimorsi, ma cerco di

vivere la mia vita, ricordando errori che non voglio ripetere. Non mi piacerebbe dimenticare i nomi dei miei

genitori, o dei miei figli. I ricordi sono il cuscino sul quale ci adagiamo». È vero che non voleva accettare il

ruolo da cattivo del protagonista? «Inizialmente ero spaventato dal fatto che il regista potesse aver visto in

me delle potenzialità da criminale. Il fatto è che Vromen m'aveva apprezzato in Un mondo perfetto , dove il

problema del dualismo, della doppia personalità, usciva fuori. Da lì è nato tutto. Per me contano le storie da

raccontare». Con quale criterio sceglie i personaggi? «La ragione per cui faccio film, è che voglio lasciare

una traccia. Tutti noi abbiamo visto almeno un film che ci ha commosso, o ci ha insegnato a baciare, per

esempio. Io cerco d'interpretare personaggi indimenticabili, come quello di Criminal , che resterà inciso

nella memoria dello spettatore». Criminal affronta il tema del terrorismo globale... «Io sono molto arrabbiato

per quanto sta accadendo nel mondo e per la situazione in cui ci troviamo. Viviamo sotto minaccia, sono

minacciati i nostri figli. Spesso mi chiedo: ma che sta succedendo al mondo? Non sono sufficientemente

saggio da sapere che cosa fare. Però, dov'è il progresso? Come canta Marvin Gaye in What's Going On? ,

che sta succedendo?».

Le frasiFINZIONE E VITA

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Mi impiantano la memoria di un altro. Nella realtà, mi piacerebbe sapere cosa pensa mia moglie

SCELTE

All'inizio ero spaventato da questo ruolo, ma poi ho capito che rimarrà impresso negli spettatoriPAURE

Sono arrabbiato per quanto sta accadendo nel mondo, non capisco e temo per i nostri figliFoto: CAST STELLARE Kevin Costner a 61 anni interpreta un pazzo criminale a cui viene trapiantata la

memoria di un agente della Cia. Il thriller fantascientifico, nelle sale dal 13 aprile, è diretto dal regista

israeliano Ariel Vromen. Nel cast anche Gary Oldman e Tommy Lee Jones

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ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 57

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QUESTO SÌ Fofi ci dà il manuale di sopravvivenza da spettatori perenni L'ALTRO CINEMA È un invito a fuggire dal diluvio di capolavori di plastica da cui siamo sommersi e unappoggio incondizionato agli sguardi alieni, radicali, non riconciliati NANNI DELBECCHI E`un pamphlet feroce sugli anni di nulla che stiamo vivendo; ma prima ancora Il cinema del no-Visioni

anarchiche del cinema e della società di Goffredo Fofi (Eleuthera) è un manuale di sopravvivenza per noi

spettatori perpetui, sottoposti al Trattamento Ludovico come l ' Alex di A ra nc ia meccanica . È un invito a

fuggire dal diluvio di capolavori di plastica da cui siamo sommersi e un appoggio incondizionato (una volta

si sarebbe detto militante) agli sguardi alieni, radicali, non riconciliati. Al termine di un trentennio più

livellante di qualsiasi ventennio lo abbia preceduto, dice Fofi, l'arte ha smesso di voler cambiare il mondo

per diventare un pezzo del mercato, la critica è diventata la caricatura di se stessa; dunque è vitale

riannodare il filo rosso che unisce i cineasti portatori sani di anarchia intesa come " una forma di

disperazione creativa " . Una negazione dello status quo c he suggerisce altre dimensioni dell ' io, altri

mondi possibili. I rari momenti della storia del cinema in cui l ' i m m a g i n a z i one è andata davvero al

potere. L ' offerta si moltiplica, tutto si brucia in tempi sempre più rapidi, la memoria muore di asfissia: ed

ecco che la storia del cinema anarchico si trasforma in manuale di sopravvivenza. Il radicalismo libertario di

Vigo, la metafisica negativa Bresson, il surrealismo al potere di Bunuel, e poi Clouzot, Godard, Fassbinder,

Rocha, gli eretici di Hollywood Peckimpah e Altman. Venendo a casa nostra, Fellini, Bene, Maresco e poco

più. FOFI ESAGERA? CERTO, lo ha sempre fatto dai tempi di Il cinema italiano, servi e padroni ,

esagerare è il suo mestiere di provocatore marxista-adorniano. Si può discutere sui singoli giudizi, ma non

è questo che conta. Conta che al potere c ' è andata la plastica, per fare la controprova basta sfogliare

l'indice dei nomi e confrontarli con le programmazioni correnti. Nei centomila canali che trasmettono prime,

anteprime e chicche 24 ore su 24, quanto rimane di Bresson, Bunuel, Clouzot, e perfino del meglio di

Ferreri, Castellani, Lattuada? La lista potrebbe continuare quasi senza eccezioni contrarie, la rimozione di

chi ha saputo dire di no assomiglia a una pulizia etnica. Anche il cinema ha i suoi d esaparecidos . Non c'è

più la censura ingenua di una volta, quella dei sequestri e dei forbicioni. Oggi c'è la censura invisibile del

mercato, della distribuzione e dei palinsesti, quella che leviga il gusto medio, forgia lo spettatore - e il

cittadino - a una dimensione. E ' lì che si aggira indisturbato il fantasma della libertà. L ' unica è prendere

nota dei titoli citati in Il cinema del no e scaricarseli per conto proprio. Ammesso di riuscirci, dovremo farlo a

casa nostra, senza quel buio in sala che, diceva Bunuel, " fa penetrare lo spettatore in un mondo onirico,

irreale, in una dimensione che è quella dell'inconscio " . Il buio è essenziale; ma quanti film oggi ne tengono

conto? Tra le nostalgie senza ritorno di questo trentennio c'è anche l ' atti mo in sui si spengono le luci in

sala, il momento e in cui la magia del cinema può liberarsi dalla menzogna di essere verità. La penna p rot

agon i st a Al centro l ' auto re Goffredo Fofi Ansa Il libro Il cinema del no G offredo Fofi Pagine: 108

Prezzo: 8, 50 E ditore: E leuthera

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FRIEDKIN-ESORCISTA "Ho vinto l' Oscar e subito dopo sono finito in analisi" MALCOM PAGANI PAGANI A PAG. 20 - 21 In un lunedì d 'aprile del 1972 William Friedkin vinse l ' Oscar e il palco rischiò di

rimanere vuoto: " Ero con quattro amici e la macchina su cui viaggiavamo si fermò all ' i mprovviso. La

spingemmo sudando nei nostri smoking fino a un distributore per farci dire da un meccanico che la batteria

se ne era andata e con lei anche la possibilità di arrivare in tempo alla cerimonia. Trovare un taxi a Los

Angeles nel primo pomeriggio era impossibile e mentre cominciavo a disperare mi accorsi di un ragazzo

che stava facendo benzina. Mi avvicinai e tentai il tutto per tutto: ' Sono il regista di un film che oggi

potrebbe ricevere un premio molto importante, ci darebbe un passaggio fino al Music Centre? La pagherei '

. Mi guardò scettico: ' E che film avrebbe girato? ' , Il braccio violento della legge . Si illuminò: ' Quello che

preferisco ' . Seguì una contrattazione. Il nostro salvatore sarebbe dovuto tornare a casa, nella Valley, dalla

parte opposta e temeva per i riflessi coniugali: ' Vi accompagno, ma mia moglie non mi crederà mai. Deve

promettermi che se vince ci farà una telefonata in cui le spiegherà la verità a voce ' . Così feci, perché

ricevere ha senso soltanto se si sa restituire " . Quarantaquattro anni dopo aver costretto il Kubrick di

Arancia Meccanica ad applaudirlo mentre riceveva da Frank Capra la statuetta per la miglior regia, Friedkin

non lucida il proprio monumento: " Un produttore hollywoodiano diceva sempre che quando una divinità

vuole punirti, non si dimentica mai di farti prima avere lustro nel mondo dello spettacolo " . Friedkin conosce

il meccanismo. È salito, è caduto e si è sempre rialzato: " Ho realizzato film di successo e opere fallimentari

- dice - e ho accettato le critiche, anche le più feroci, un po ' perché ne capivo le ragioni e un po ' p e rché il

regista è sonnambulo per definizione e nel cercare una strada o nel trovare un sentiero ha sempre bisogno

di un altro punto di vista " . Inaugurato il Lucca film festival ed Europa cinema e benedetta una preziosa

retrospettiva su di lui, sotto le terpretato da Ellen Burstyn. Avevamo pensato ad Audrey Hepburn e ad Anne

Bancroft, ma per motivi diversi le due ipotesi erano naufragate. Spedimmo il copione a Fonda che rispose

con un telegramma: ' Chi vorrebbe fare questa stronzata capitalistica di serie B? ' . Negli anni siamo

diventati amici e a una cena, finalmente, le ho chiesto se si ricordasse di quella lettera. Negò. Non ci

credevo: ' Te lo ricordi, te lo ricordi eccome ' . Ha litigato spesso sul set? Ho cercato di dire la verità. Anche

quando era sgradevole. Nel 1966, proprio 40 anni fa, reduce dal mio primo film, per il cinema Good Times

che tanto mi aveva divertito quanto era andato male, discussi con Blake Edwards. Era tra i più fantasiosi

sceneggiatori e registi di Hollywood, lo ammiravo senza riserve e così quando mi convocò alla volte di San

Micheletto, Friedkin beve acqua e nasconde nell ' ironia l ' a ssol uta importanza del suo segno, il genio, i

premi, gli incontri, i bypass e l ' anagrafe. Agosto 1935. Ha 81 anni, ma veste pantaloni color kaki molto

simili a quelli che indossava quando appena trentenne conobbe Hitchcock. Lavoravo per una tv di Chicago

e venivo da un documentario su Paul Crump, un detenuto condannato a morte per omicidio che aspettava l

' esecuzione della sentenza. Il film era stato premiato al Festival di San Francisco, Crump aveva salvato la

pelle e il produttore de L ' ora di Hitc hc oc k , un telefilm su cui il maestro dava il placet dopo essere

intervenuto al montaggio e aver fatto una breve apparizione introduttiva in testa, mi propose di girare l '

ultimo episodio della serie. Lei accettò. Di corsa. Quarto potere di Welles - che vidi inebetito per cinque

volte in un solo giorno, uscendo dalla sala in piena notte e ripetendomi: ' Anche se non ho la minima idea

del come, voglio fare questo mestiere '- e il suo cinema mi avevano suggestionato. Nessuno come

Hitchcock ha saputo coniugare sorriso nascosto e inquietudine, mistero e tecnica, bellezza formale e

tensione. Come andò il vostro incont ro? Lo vidi solo due volte. La prima, negli studi Universal. Era vestito

di tutto punto. Gli porsi la mano. Allungò la sua protendendola, quasi volesse l ' inchino. Poi ricambiò con

una stretta timida, disgustata: ' Signor Friedkin, in genere i nostri registi al collo hanno la cravatta ' . Feci

una battuta. La ignorò. Ci incontrammo di nuovo molti anni dopo. Avevo ricevuto un premio dall '

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associazione dei registi americani per Il braccio violento della legge e sul mio smoking in affitto spiccava un

papillon. Mi avvicinai: ' Hai visto? Oggi ho la cravatta adatta ' . Non ci fece caso. Forse di quell ' episodio

non aveva più memoria o forse fece soltanto finta, come Jane Fonda. Cosa fece Jane Fonda? Ai tempi de

L ' esorcista cercavamo l ' attrice per il ruolo della madre di Linda Blair poi inParamount per chiedermi cosa

pensassi del Peter Gunn t elevisivo con Craig Stevens che aveva ideato, dissi la verità: ' Non c ' è serie che

preferisca al mondo ' . Edwards voleva farne una versione per il grande schermo e mi chiese di firmare la

regia. Mi sentii lusingato. Mi diede la sceneggiatura e io felice mi chiusi in albergo per leggerla. ' Appena

hai finito dimmi cosa ne pensi ' . Iniziai. Era tremenda. Farraginosa. Inutile. Mi feci ricevere e glielo dissi

senza ellissi, tutto d ' un fiato: ' Il copione è una merda ' . Edwards credette di aver capito male. ' Come dici,

scusami? ' , ' A ndrebbe completamente riscritto ' . Blake perse la pazienza, alzò la voce, mi diede del

ragazzino viziato e mi accompagnò alla porta. Lei ha iniziato facendo la gavetta. Ho venduto le bibite negli

stadi, ho lavorato come fattorino nel l ' ufficio corrispondenza di una tv, da lì sono passato a fare prima l '

assistente, poi l ' ispettore di produzione e infine il supervisore di molti programmi. Solo dopo sono

approdato alla regia. Senza scuole. Da autodidatta. A casa nostra non c ' era un dollaro. Mio padre ne

guadagnava 50 alla settimana, darsi da fare era un ' esigenza. La tv cosa le ha insegnato? La stessa cosa

che mi ha insegnato il cinema. È un ' i mpresa collettiva. Tutti quelli che ci lavorano sono raggi della stessa

ruota. Se avessi deciso di diventare un pittore o uno scrittore sarebbe stato diverso, ma faccio il regista.

Devo comunicare, non atteggiarmi a dittatore. È stato descritto come un regista non tenero sul set. Se è

successo, è dipeso dalle circostanze. A volte per tirare fuori il meglio da un attore devi creare conflitto, altre

devi lasciare che si esprima in libertà, senza caricarlo con le tue aspettative. Con Hackman ne Il braccio

violento della legge andò proprio così. Gene capitò nel film un po ' per caso. Era libero e aveva un cachet

molto basso, perfetto per un film a basso costo. Lo incontrai e non mi fece una grande impressione. Dopo

andò meglio? La vera storia di due poliziotti non ortodossi della narcotici di New York era piena di momenti

concitati, scatti d ' ira, violenze e inseguimenti. L ' inizio fu difficile e Hackman fu sul punto di mollare. Ci

parlammo. Non gli piaceva il suo personaggio e si trovava a disagio nell ' interpretare un agente che

ripeteva ' negro ' ogni quattro parole. Lo convinsi a proseguire, ma per stimolarlo e farlo rendere al meglio,

lo trattai per tutto il film con una voluta, ricercata aggressività. Molte delle reazioni che Gene ha sullo

schermo sono reazioni nei miei confronti. Francesco De Gregori dice che dal personaggio di Hackman ha

mutuato il cappello che da decenni lo accompagna nei concerti. Ed è strano, perché in Italia, per ragioni

politiche del tutto estranee alla storia che volevo raccontare, il film venne considerato un apologo di destra.

De Gregori, un progressista, scelse il cappello di un personaggio che aveva convinzioni opposte alle sue.

Hackman interpretava un poliziotto ultraconservatore . Ma un conservatore non è altro che un progressista

che è stato scippato dalla realtà. Nel film c ' è la sequenza di un inseguimento che ha fatto scuola. Trovare

la location e restituire la sensazione di realismo che avevo sognato immaginando la scena fu complicato.

Per ottenere il massimo verismo misi seriamente a repentaglio la mia vita, quella dell ' operatore e di uno

stuntman eccezionale. Piazzammo tre camere all ' interno di una Pontiac e percorremmo più di 25 incroci a

140 all ' ora senza chiedere permessi: né alla polizia, né alla produzione. Oggi non lo rifarei e non ne me ne

glorio. Dopo l ' Oscar andò in analisi. Una sola volta. Il successo era giunto troppo in fretta. Cosa prova a

sentirsi definire il regista della paura? Non ci penso, così come non do importanza a chi mi definisce il

regista del male. Il male e il bene sono in lotta continua dentro ognuno di noi e la vita stessa è il campo in

cui cerchiamo di far prevalere l ' uno sull ' altro. Prenda O.J. Simpson. La serie tv è di medio livello, ma la

storia è emblematica di quell ' a m b i v alenza di cui le parlavo. L ' ambivalenza tra bene e m a l e? Ho

conosciuto bene O.J., ho passato con lui molto tempo. Era una persona amabile. Poi cambiò direzione all '

improvviso e uccise sua moglie Nicole e un cameriere, Ronald Goldman. La giuria, dopo quasi nove mesi di

processo, lo assolse. Li uccise lui. Ne sono assolutamente sicuro. Dentro O.J. si era rotto qualcosa. Era l '

ultima persona che mi sarei mai aspettato potesse ammazzare qualcuno, ma accadde. Si sarebbe invece

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ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 60

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mai aspettato che L ' esorcista d i ve ntasse un film eterno? Ho spesso raccontato vicende dolorose e al

limite, ma non mi aspettavo che venisse preso come un film dell ' or ro re . La mia intenzione e quella di

William Blatty, che aveva scritto il libro da cui prendemmo spunto, era quella di raccontare una storia sul

mistero della fede e della vita. Alle alte sfere cattoliche L ' esorcista piacque . Qualche importante prelato

aveva addirittura la sua copia personale. Avrebbe voluto far comporre la colonna sonora a Bernard

Herrman, il compositore di Psycho e di Quarto potere . ' Forse potrei darle una mano con la sua

spazzatura, ma deve togliere il prologo in Iraq. Non c ' entra niente ' , mi disse. Fu brusco. Naturalmente

non tolsi nulla e me ne andai. Quella scena prefigurava il resto del film. L ' avevo girata, con non pochi

rischi, proprio a pochi chilometri da Mosul. Come scelse Linda Blair? Facemmo migliaia di provini.

Cercavamo una dodicenne, ma le implicazioni morali erano fortissime e ci chiedevamo non soltanto se la

prescelta avrebbe recitato adeguatamente, ma anche se la sua vita non ne sarebbe stata sconvolta per

sempre. A un certo punto iniziammo a visionare ragazze più grandi e fu così che in ufficio, un giorno arrivò

Blair con sua madre. Io e Linda conversammo. Le chiesi se sapeva a cosa sarebbe andata incontro: ' Il

personaggio deve buttare un uomo dalla finestra della sua stanza, deve percuotere sua madre e

masturbarsi con il crocifisso ' . Rimasi interdetto. ' Sai cosa significa masturbarsi? ' . ' E qu ivale a farsi le

seghe, giusto? ' . Insistetti: ' Ti è mai capitato? ' . E lei, secca: ' Ovvio, a lei non è mai successo? ' . Linda

era la persona che cercavo. Solo in America il film incassò 440 milioni di dollari. Vidi deliri, follie e

scorrettezze. Facemmo un lungo giro europeo. A Berlino i produttori mi programmarono un ' intervista alle 9

di sera con Bild Zeitung . Ero stanco, non volevo farla e glielo dissi. Insistettero: ' È molto importante per il

film ' . Arrivarono nella mia stanza d ' albergo un fotografo e un giovane, brillante giornalista. Fece domande

intelligenti, mi risvegliò. Il giorno dopo, ritrovai due foto e un titolo enorme. In una, sotto la didascalia: ' Ecco

dove dorme il diavolo ' , c ' era il mio letto. Nell ' altra la mia faccia: ' Lui è l ' uomo che ha portato il male in

Germania ' . Il pezzo era stato già scritto. Mi arrabbiai moltissimo. Volevo querelarli, poi rinunciai. Montarsi

la testa era facile. Infatti accadde puntualmente. Ero arrivato a Hollywood da nullatenente ed ero riuscito a

risalire la corrente. Pensavo che il successo sarebbe durato per sempre. Quando tutti ti ripetono quanto sei

bravo non ti domandi più niente e finisci per crederci. Fui tracotante. Ero molto amico di Coppola. Francis

mi parlò per primo di Star Wars e di George Lucas. E io ne ignorai le prospettive così come feci con

Spielberg. Sottovalutazioni imperdonabili. Due film successivi a L ' esorcis ta , Il salario della paura e

Cruising , sono diventati capolavori solo a molti anni di distanza. È stata una sorta di resurrezione, ma all '

epoca non vennero capiti e rimasi ai margini perché il successo ha molti padri e i tonfi ti lasciano solissimo.

Il salario della paura mi costò moltissimo, ma rimane ancora oggi il mio lavoro preferito. E Cruising? Nel

1979, al West Village, molti gay erano morti in modo efferato. Volevo costruire un giallo ambientato nel

mondo del sadomaso. Frequentai per molti mesi club dove vidi pratiche estreme. Ma non criticavo nessuno.

Non c ' era una morale buona e una cattiva. La comunità gay, nonostante il mio film fosse tutto tranne che

omofobo e l ' ambientazione non fosse altro che un sottofondo per il mistero, ci osteggiò fin dall ' inizio

sostenendo che il film criticasse il loro stile di vita e li mettesse, anche fisicamente, nel mirino. La

lavorazione fu complicatissima. Ci lasciavano la spazzatura sul set. Ci insultavano da dietro le transenne.

Al Pacino, il protagonista, non poteva più girare per strada. ' Frocetto', 'stronzo'. Trattenuti dalla polizia,

attivisti e manifestanti gli gridavano di tutto. Regie liriche, libri, l ' aura del maestro. A Venezia le hanno

consegnato un Leone d ' o ro alla Carriera da aggiungere all ' Oscar. Cosa si può dire ancora di William

Friedkin? Che non sono mai stato alle regole dei custodi della morale e aggirarle ha comportato un

prezzo.Lo vidi, gli porsi la mano, lui ricambiò freddamente: Signore - disse - i nostri registi hanno la

cravatta' ALFRED HITCHCOCK La volevamo ne L'Esorcista. 'Chi vorrebbe fare questa stronzata

capitalistica di serie B?'. Rispose così JANE FONDABiografia WILLIAM FRIEDKIN Nato a Chicago nel

1935, esponente della cosiddetta New Hollywood. Spesso soprannominato "il regista del Male", è

considerato un profondo innovatore del poliziesco e dell'horror. Ha vinto l'Oscar per la miglior regia nel

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1972 con "Il braccio violento della legge". Il suo film di maggior successo è "L'esorcista ", girato nel 1973,

Golden Globe per la miglior regia nel 1974. Nel 2013 ha ricevuto alla Mostra del Cinema di Venezia il

Leone d'Oro alla carriera

Qualche rimpianto Coppola mi parlò per primo di ' Star Wars'. Io ne ignorai le prospettive così comefeci con Spielberg 50 anni di carriera Friedkin, 81 anni. Nella foto grande, "L' esorcista"; a sinistra, " Il

braccio violento della legge", il Leone d' Oro alla carriera e con Dario Argento. In alto a destra, sul set di "

The Hunte d " La Presse

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Buon compleanno Francesco Auguri con i «Giancattivi» PRATO UNA RASSEGNA cinematografica dedicata interamente a Francesco Nuti. Dopo il successo

registrato l'anno scorso, torna l'appuntamento con «Buon compleanno Francesco», quattro serate di

cinema e incontri ideati e condotti da Federico Berti e realizzati con il contributo dell'assessorato alla cultura

del Comune e la collaborazione della Casa del Cinema. Quattro appuntamenti, sempre alle 21 al cinema

Terminale, che ricorderanno alcuni momenti salienti della carriera del cineasta pratese, che festeggerà il

compleanno il 17 maggio. Si comincia martedì 26 aprile con un omaggio al Nuti produttore: un «ruolo» che

poche volte è stato ricordato. Il primo ospite sarà Alessandro Benvenuti, vecchio amico e collega di

Francesco, compagno nel trio storico «I Giancattivi». A Benvenuti spetterà il compito di introdurre la visione

del film «Benvenuti in casa Gori», prodotto proprio da Cecco di Narnali. A distanza di otto anni dalla

separazione dal gruppo di cabaret che nessuno ha dimenticato, Nuti e Benvenuti nel 1990 si ritrovarono

assieme sul set di un film di successo che è diventato negli anni un autentico cult per i toscani e non solo.

Nella pellicola i due hanno ruoli diversi: Nuti quello di produttore, Benvenuti regista e produttore. LA

RASSEGNA prosegue martedì 10 maggio con ospite Athina Cenci, l'altra componente del trio comico «I

Giancattivi». Non mancheranno i ricordi e gli aneddoti legati a quella esperienza che regalò ai tre attori

un'incredibile popolarità alla fine degli anni settanta. Per l'occasione torna sul grande schermo «Ad ovest di

Paperino». Nuti, Cenci e Benvenuti tutti insieme per un'unica volta al cinema prima della rottura definitiva

del sodalizio artistico avvenuto nel 1982. IL TERZO appuntamento è fissato per martedì 17 maggio, proprio

nel giorno del 61esimo compleanno di Francesco. Per l'occasione il fratello Giovanni, musicista autore di

tutte le colonne sonore, introdurrà la visione di «Occhiopinocchio», girato nel 1994 in buona parte negli

Stati Uniti che rileggeva in chiave moderna e surreale la favola di Collodi. Si chiude infine martedì 24

maggio con la partecipazione dell'attore Antonio Petrocelli, presenza fissa nel cinema di Nuti. In

programmazione il loro film di maggior successo: «Caruso Pascoski di padre polacco». Le serate sono ad

ingresso libero.

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Grazie a Jeeg Robot rischio di vincere il David di Donatello Il film di Gabriele Mainetti è già un cult: 16nomination per gli Oscar Italiani. Una va al livornese Federico Conforti Candidato alla statuetta per ilmontaggio da un anno vive a Los Angeles «Qui è diverso ti pagano il dovuto e c'è rispetto per chi lavora» Grazie a Jeeg Robot rischio di vincere il David di Donatello Grazie a Jeeg Robot

rischio di vincere

il David di Donatello

Il film di Gabriele Mainetti è già un cult: 16 nomination

per gli Oscar Italiani. Una va al livornese Federico Conforti

Candidato alla statuetta per il montaggio da un anno vive a Los Angeles «Qui è diverso ti pagano il dovuto

e c'è rispetto per chi lavora» di CLAUDIO MARMUGI Forse non tutti ancora lo sanno, ma fra pochi giorni

sarà il David di Donatello, sempre più Oscar italiano, a dare la conferma: l'exploit dell'anno nei cinema

italiani è un piccolo grande film, "Lo chiamavano Jeeg Robot". Un titolo felice, che strizza l'occhio alle

generazioni "anime" anni '70-'80, cartoni animati giapponesi tratti da fumetti. Lo ha diretto Gabriele Mainetti

- ex attorgiovane passato dietro alla macchina da presa come autore di cortometraggi cult come "Basette" e

"Tiger Boy" - che, all'esordio alla regia nel lungometraggio si è conquistato 16 meritatissime nomination ai

prestigioso premio cinematografico. Lo stesso numero di nomination è andato anche a "Non essere cattivo"

del prematuramente scomparso Claudio Caligari, quattordici invece a "Youth - La giovinezza" del premio

Oscar Paolo Sorrentino. I premi saranno consegnati a Roma il 18 aprile prossimo. "Jeeg" e "Non essere

cattivo" hanno in comune l'ambientazione romana e uno degli interpreti, Luca Marinelli. Tra i mille segreti e

curiosità di questo sorprendente "Jeeg Robot", la prima vera storia di un supereroe completamente

originale e made in Italy al 100% (con gli strepitosi Claudio Santamaria e il già citato Marinelli a guidare il

cast), ci sono i montatori candidati ai David. Che sono due: Andrea Maguolo, classe 1981, romano doc e

Federico Conforti, classe 1983, livornese purosangue. Il duo di montatori (nel curriculum hanno anche il

montaggio dell'intenso "La foresta di ghiaccio" con Emir Kusturica e Ksenia Rappoport, del 2014) se la

dovrà vedere col veterano Jacopo Quadri (per il film vincitore dell'Orso d'Oro a Berlino,"Fuocoammare"),

con la montatrice di "Perfetti sconosciuti" Consuelo Catucci e col montatore di "Suburra" Patrizio Marone.

Nell'attesa dei David, ci siamo concessi una chiacchierata in salsa labronica con Federico Conforti.

Intervistarlo via Skype da Los Angeles dove vive e lavora, è stata l'occasione per un piacevole incontro,

seppure online.Ecco come è andata. Federico, che effetto fa la nomination ai David? « Ho saputo di essere

stato nominato il giorno stesso delle nomination. Solo che qui a Los Angeles era notte fonda. E' stata una

cosa assurda, oltreché inaspettata: mi inizia a squillare il cellulare ed era Andrea, l'altro montatore. Guardo

il telefono e butto giù, penso: "Eppure lo sa che è mattina presto, lo richiamo appena mi sveglio.". Dopo un

secondo il telefono mi squilla di nuovo. Allora penso: "Diavolo. E' successo qualcosa. Dev'essere un

casino, qualcosa di terribile se mi svegliano a quest'ora". Invece erano le nomination ai David di Donatello:

"Corri, guarda su internet". Avevo la posta piena di messaggi». Ma che ci fa ancora a Los Angeles... mentre

state trionfando in Italia? «Eh... Per me "Jeeg Robot" è un lavoro di due anni fa. E' già un anno che sono

qui in California. L'ultimo film che ho montato in Italia è "Né Giulietta né Romeo" di Veronica Pivetti. Sono a

Los Angeles perché la mia fidanzata è americana. Diciamo che è capitata questa bella occasione di venire

a vivere e lavorare qua, e me la sono presa. Una volta, in Italia c'era tanto lavoro, facevamo cinema di

genere, negli anni '60 e '70 sperimentavamo un sacco e ci prendevano da esempio, poi tutto ha iniziato a

ristagnare, la macchina del cinema a bloccarsi. In Italia, ora, a parte, rare, sudate eccezioni, si fanno

soprattutto commedie. Produttori e distributori non rischiano quasi più investimenti non sicuri. Sarebbe

bello, invece, dire ai ragazzi: "Provate a buttare un sasso dove l'acqua è ferma e guardate che succede".

Che è quello che abbiamo fatto noi, con tanti sforzi, anche personali e individuali, per "Lo chiamavano Jeeg

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ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 64

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Robot"». Qual è la sua formazione? «Ho iniziato piano piano a muovermi nell'ambiente artistico livornese.

Prima la compagnia teatrale del professor Sacripanti al liceo scientifico, là ho conosciuto il gruppo di

videomaker "I Licaoni" ed ancora i ragazzi della "Q-Z film". Teatro e cinema erano gli ambienti che mi

davano più stimoli ma non avevo ancora le idee chiare su cosa fare esattamente. Poi mi sono laureato al

"CMT" a Pisa, Cinema-Musica-Spettacolo. Lì, c'era tanta utile teoria, ma nessun tipo di pratica. E quando ti

scontri col mondo del lavoro, la pratica ti serve. Ho fatto un corso alla New York Film Academy, poi sono

partito alla volta di Roma, dove ho consegnato pacchi di curriculum senza avere nessuna risposta, finché,

per puro caso, sono arrivato alla porta di Andrea Maguolo che aveva un piccolo studio di postproduzione, il

"Magui Studio". Lui ha soltanto due anni più di me, ma aveva professionalità da vendere e ho iniziato a

lavorare lì, sentendo che avrei potuto davvero imparare qualcosa, partendo dalla gavetta per fare quella

pratica che mi mancava. Non vi nascondo che, nel frattempo, ho fatto diversi lavori: il parcheggiatore, ho

venduto il caffè per le macchinette in cialde, ho attaccato manifesti per il Comune. Però, intanto imparavo a

montare videoclip, documentari e film. Mi ha guidato la mia passione. Senza chiedere nulla a nessuno».

Poi è arrivato "Jeeg". Soddisfatto del risultato? « E' stata dura fare un film come "Jeeg" ma ne è valsa la

pena. Il Team di lavoro è stato fantastico. Gran parte del merito va al regista. Avevo visto il suo corto

"Basette" e per me era un capolavoro. Il mio sogno era poter lavorare su un progetto che portasse un

immaginario col quale son cresciuto. Ecco perché poter montare accanto ad un regista del genere è stato

un sogno. Il lavoro del montatore è duro. Per neppure due ore di pellicola ci sono più di cinquanta/sessanta

ore di materiale girato. A volte anche di più. E' una gioia immensa lavorare ad un film che pagheresti per

vedere al cinema. Non capita spesso». C'è stato un segnale che le ha fatto capire subito che il film avrebbe

lasciato il segno? «Si: è piaciuto anche ai miei genitori». Ci sarà un Jeeg 2? «Spero di no. Nel senso: se lo

faranno, che ci pensino bene. Gabriele è uno che ha grandi idee, può fare e farà grandi cose. Gli

sceneggiatori (Nicola Guaglianone e Roberto Marchionni in arte "Menotti") pure. Mi piacerebbe lavorare

con la stessa squadra ad un'altra grande storia, all'occorrenza diversa. "Jeeg" dovrebbe continuare nella

fantasia di ciascun spettatore. O al massimo in un fumetto». Dicono che "Jeeg" potrebbe guidare la

rivoluzione del cinema italiano... «Me lo auguro. Il cinema italiano ne avrebbe bisogno. Certo, se pensiamo

che Gabriele per metterlo su senza aiuti ci ha messo 2 anni ed almeno 1 anno fra riprese e postproduzione.

Nessuno lo credeva possibile. Invece si son dovuti ricredere. Tanti registi giovani si scoraggiano perchè

non trovano l'appoggio che meriterebbero». È andato a vedere il vostro rivale più diretto, "Non essere

cattivo" di Caligari? « Si, fantastico. L'ho visto qui a Los Angeles. Un film che mi ha lasciato a bocca aperta.

Fotografa il reale, sembra "vero" fino alla fine. Interpreti strepitosi». Che differenze ci sono fra lavorare a

Roma e lavorare a Los Angeles, la qualità dei film è migliore in America? «Mah. I "troiai" li girano anche a

Los Angeles... Qui semmai è diverso il rapporto lavorativo. In America c'è grande rispetto per chi lavora. Ti

pagano il dovuto per quello che hai fatto, nessuno chiede sconti, nessuno chiede dilazioni, nessuno

promette acconti e soprattutto non esiste il "nero": tutti sanno che l'economia deve girare, le bollette si

devono pagare tutti e qua la vita è cara». La lingua è importante nel suo lavoro. Con l'inglese come va?

«Diciamo che mi faccio capire. Comunque la mia ragazza ha fatto prima ad imparare "Boia dé"». Tornerà

per i David? «Purtroppo non potrò tornare, ma farò il tifo da qua. Livorno ti manca? Livorno manca sempre.

Sono a Los Angeles, certo, ma vuoi mettere un bagno a Calignaia?».

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ANICA - CINEMA - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 65

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ANICA - TELEVISIONE

26 articoli

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L'intervista Il regista della nuova serie Sky: «Resta il punto di vista dei criminali ma non esalto il male» La seconda Gomorra Sollima: «Sarà una guerra totale dopo la fine dell'era Savastano E darò più spazio alle donne boss» Valerio Cappelli roma Dov'eravamo rimasti? Il capostipite del clan Savastano è evaso, la gang di ragazzi del figlio Genny è

caduta in un'imboscata e Ciro ha sparato a Genny. L'era dei Savastano, che un tempo regnava su Napoli,

sembra irrimediabilmente finita. Gomorra è la serie tv che ha aperto uno spartiacque e una credibilità

all'estero: la prima serie è stata venduta in 130 paesi, la seconda andrà in onda dal 10 maggio su Sky

Atlantic (ce ne sarà una terza, di questa produzione Sky realizzata da Cattleya).

Stefano Sollima è supervisore e regista: ma i 12 episodi avranno una turnazione tra lui, Francesca

Comencini, Claudio Cupellini e Claudio Giovannesi. «Andrà in onda - dice Andrea Scrosati, vice presidente

executive di Sky - anche su Sundance tv, modificando quella consuetudine che vedeva l'Italia importare

serialità dagli Usa senza esportarla mai in quel territorio».

Sollima, avrete tutti gli occhi puntati su di voi.

«Sì, ma è stato meno difficile di quanto si possa credere. Contano la scrittura, il cast e gli elementi di

riflessione e indagine».

Cosa succederà nella seconda serie?

«Anzitutto la riconquista del territorio. C'è una cordata di criminali che cerca di approfittare dello

smarrimento dei Savastano. Il figlio (Salvatore Esposito) chiede aiuto al padre (Fortunato Cerlino) che non

è più capace di riprendere il comando. Questo apre una serie di conflitti anche personali. Non ci sono due

clan che si fronteggiano, c'è il boss Conte (Marco Palvetti) che cerca di imporre la sua egemonia, ma la

rottura degli equilibri porta alla lotta di tutti contro tutti».

Dopo la morte di Lady Gomorra chi è la nuova protagonista femminile?

«Ce ne sono due, le donne crescono nella seconda serie. Maria Pia Calzone era una leonessa, Cristina

Donadio nei panni di Scianel è una iena che gestisce il territorio. L'altra new entry è Cristiana Dell'Anna

(Patrizia) che ha cresciuto da sola una famiglia numerosa».

Uno dei personaggi più indovinati è Ciro, di Marco D'Amore.

«Ciro riprende a tramare nell'ombra con l'obiettivo di compiere il grande salto a cui ha sempre mirato. È

l'ambizione pura, quello che attraverso lui raccontiamo nella seconda serie è: cosa sei disponibile a

perdere, pur di ottenere quello che vuoi?».

Vi siete ispirati a fatti veri?

«Sì, fatti veri rielaborati. Oltre a Napoli abbiamo girato in Honduras, Germania, Roma. L'universo Gomorra

si espande. La prima volta non fu una passeggiata, stavolta alcune obiezioni di tipo politico e morale

(«esaltate la camorra») si sono spente, hanno apprezzato l'onestà intellettuale».

Un ritratto antropologico?

«Ci sono parti del nostro Paese che sono abbandonate a loro stesse, non c'è un'alternativa culturale alla

violenza, che è l'unica possibilità di sopravvivenza. Eppure tornando a Scampia e Secondigliano la

percezione è stata un po' diversa, ha pesato anche la visita di Papa Francesco, il territorio è meno

emarginato. Se durante le riprese abbiamo parlato con qualche boss? Una delle cose meravigliose di

Napoli è che non capisci mai bene con chi stai parlando».

C'è il fascino del male, ma non c'è empatia con i criminali.

«L'idea era l'estrema umanizzazione dei personaggi. Malgrado sia un mondo lontano dal nostro quotidiano,

lo spettatore è portato a pensare che se fosse nato lì avrebbe vissuto le stesse cose. Il modello, come

approccio realistico e per il linguaggio crudo e immediato è la serie Usa The Wire . Rispetto a Romanzo

Criminale ho usato meno leggerezza, qui pur mantenendo il punto di vista criminale mi sono ben guardato

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dal rendere cool i personaggi, non scatta il meccanismo identificativo. La domanda che la stampa estera mi

fa più spesso su Gomorra , che nasce da un'idea di Roberto Saviano, è: ma la realtà è davvero questa?

Purtroppo sì».

Lei ha detto che il miglior cinema si fa in tv.

«Non c'è più una gran differenza ormai. Vedo che il cinema si sta serializzando, e il suo linguaggio non è

cambiato, mentre quello della tv, moltissimo».

Una domanda «personale»: è vero che lei ha cominciato come fonico in una strana situazione?

«Sì, era la parata del 2 giugno. Ed ero assolutamente negato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il profiloStefano Sollima, 49 anni, è nato a Roma. È il regista e supervisore anche della seconda serie di

«Gomorra». Alcuni episodi saranno diretti da Francesca Comencini, Claudio Cupellini

e Claudio Giovannesi

Foto: Padre e figlio

Una scena

di «Gomorra»: Fortunato Cerlino nella parte del

boss Pietro Savastano,

con Salvatore Esposito, che nella serie

è suo figlio Gennaro

Foto: Il dubbio Incontri con camorristi veri sul set? A Napoli non capisci mai bene con chi stai parlando

Foto: Il perfido Ciro

Marco D'Amore, 34 anni, è nato a Caserta.

Nella serie «Gomorra» interpreta il personaggio di Ciro Di Marzio, l'uomo di fiducia del boss

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Mediaset e Vivendi per la pay-tv europea Scambio azionario e Premium ai francesi. Pier Silvio Berlusconi: alleanza strategica Pa. Pic. Dopo mesi di trattative Mediaset e la francese Vivendi annunciano l'alleanza per la creazione della nuova

piattaforma nella produzione e distribuzione di contenuti. Previsto lo scambio azionario tra i due gruppi e il

passaggio a Vivendi del 100% di Premium. «È un accordo di cui siamo molto soddisfatti, che guarda a

sviluppi di natura industriale», ha detto il vicepresidente e ad di Mediaset Pier Silvio Berlusconi. «Intesa

strategica», ha fatto eco Vivendi.

a pagina 44

Una major europea della tv a pagamento, con una dote iniziale di 13 milioni di abbonati e l'obiettivo

dichiarato di arginare l'avanzata degli americani di Netflix e strappare quote di mercato ai giganti di Sky.

Dopo mesi di trattative Mediaset e la francese Vivendi hanno annunciato l'alleanza per la creazione della

nuova piattaforma nella produzione di contenuti e nella loro distribuzione. Un accordo che prevede lo

scambio azionario tra i due gruppi e il passaggio a Vivendi del 100% di Premium, la pay tv del Biscione, e

corona l'amicizia storica tra le famiglie di Silvio Berlusconi e Vincent Bolloré, patron della media company

parigina cui fa capo, tra le altre cose, Canal Plus.

Di qua e di là delle Alpi, poi, questo accordo significa molto altro ancora. La presa su Mediaset accresce se

possibile il peso, in Italia, dell'imprenditore di origine bretone divenuto azionista di riferimento in

Mediobanca con una strategia di lungo corso e primo socio in Telecom con un passo serrato nell'ultimo

anno. Nelle tv dell'ex premier, Bolloré si posiziona al 3,5% con un tetto del 5% per i prossimi tre anni

secondo un patto sottoscritto con Fininvest. Ma tanto basta per costruire un presidio nella convergenza tv-

telefonia. Mediaset, da parte sua, mette un piede (3,5%) in Europa.

Assicura Pier Silvio Berlusconi che la cessione di Mediaset Premium non sia il primo passo per l'uscita

della Fininvest dalla tv: «Tutt'altro, la volontà è quella di investire e spingere e lo dico con convinzione, è il

primo passo verso un'apertura europea.Rimarremo in gioco nella pay perché continueremo a essere

produttori ed editori dei canali non calcio: è un'attività che vorremmo provare a fare in maniera più convinta,

magari non solo in Italia». Incontrando la stampa, dopo il consiglio che ha approvato l'operazione ora

sottoposta al vaglio delle Authority, il vice presidente e amministratore delegato di Mediaset ha spiegato

come l'offerta che valorizzerebbe Premium 756 milioni circa sia migliore di quella pure avanzata qualche

tempo fa dall'avversario di sempre, Sky . «In termini di opportunità strategica questa è l'opzione che

abbiamo ritenuto molto, molto migliore. Non solo perché Sky per una volta si troverà un concorrente,

questa cosa vale non solo per il mercato della tv ma per l'Italia in generale. E se mi chiedete quanto durerà

l'alleanza con Vivendi vi rispondo for ever, per sempre», ha concluso Pier Silvio Berlusconi. Il figlio dell'ex

premier ha condotto personalmente le trattative con Vincent Bolloré e anzi, ha detto, tutta l'operazione è

nata dal colloquio tra due loro soltanto. Berlusconi padre è rimasto, insomma, questa volta, un passo

indietro mentre Pier Silvio Berlusconi ha ringraziato pubblicamente Tarak Ben Ammar, l'amico franco-

tunisino, imprenditore della tv, che da anni promuove l'avvicinamento tra i due gruppi e l'eventuale

triangolazione (industriale) con Telecom.

Le scelte finanziarie e di governance, accompagnate per Mediaset dalla «fairness opinion» di Jp Morgan e

Credit Suisse, non prevedono alla fine l'ingresso incrociato nei rispettivi consigli di amministrazione come

invece pareva dalle indiscrezioni della vigilia quando si parlava dell'arrivo nel board di Cologno di Yanick

Bolloré, uno dei quattro figli del patron di Vivendi (la figlia Marie siede nel cda di Mediobanca). Dalla nuova

piattaforma uscirà il gruppo spagnolo Telefonica oggi in possesso dell'11,1%: l'operazione che dovrebbe

essere finalizzata a settembre prevede due passaggi, il primo dei quali è la vendita da parte del Biscione

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ANICA - TELEVISIONE - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 69

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del 3,5% di azioni proprie, una quota che sulla media degli ultimi 3 mesi dei corsi di Borsa viene valutata

circa 137 milioni. In una nota il Ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, ha chiarito che l'investimento

«dimostra una volta di più il nostro impegno e i nostri stretti legami con l'Italia: la conferma della nostra

strategia, sempre dichiarata, di creare un gruppo paneuropeo leader nel settore media e nella produzione

di contenuti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La vicendaL'accordo siglato tra Vivendi e Mediaset prevede

che le due società si scambino rispettivamen-te il 3,5% del capitale sociale L'accordo prevede

dei paletti stringenti per i francesi: Vivendi, Mediaset e Rti sottoscriveran-no un accordo

di lock-up

di tre anni Nel primo anno Vivendi non potrà effettuare alcun acquisto di azioni Mediaset Nel secondo e nel

terzo anno i francesi non potranno salire oltre il 5% Premium ha chiuso il 2015 con un rosso di 83,9 milioni

su 641 milioni di ricavi

Foto: I verticiDa sinistra

Pier Silvio Berlusconi,

Ceo di Mediaset.

Accanto Vincent Bolloré, presidente del consiglio di sorveglianza di Vivendi

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Scenari Le posizioni dopo l'accordo Mediaset-Vivendi Tv Il risiko avanza. Il terzo polo anche Offerta ricca e integrata. Così Discovery Italia scala il mercato Maria Elena Zanini Tra Rai e Mediaset, impegnata con la cessione di Premium ai francesi di Vivendi, si sta facendo strada un

terzo polo nella tv gratuita. È Discovery Italia che anno dopo anno sta raggiungendo numeri tali da

permetterle di diventare uno dei possibili interlocutori per il consolidamento del settore televisivo italiano.

A pagina 8

Firmato l'accordo tra Mediaset e Vivendi, con uno scambio azionario del 3,5% e una valutazione dell'intera

Premium di circa 800 milioni, ora per le due società e per il settore tv pay italiano (e non solo) si aprono

nuovi scenari. Anche grazie all'intenzione sempre apertamente dichiarata di Vivendi, proprietaria tra l'altro

della pay Tv francese Canal Plus e del 24,9% di Telecom Italia, di voler investire in contenuti nel Sud

Europa per costruire un gruppo media latino «con partner chiave delle telecomunicazioni creando una

piattaforma di contenuti video on demand simile a Netflix».

Le prospettive

«È un accordo che andava fatto - commenta Alessandro Araimo, Senior Vice President e Coo di Discovery

Networks Southern Europe (Italia, Spagna, Portogallo, Francia) -. Rispetto al resto dell'Europa, il mercato

italiano è piuttosto atipico: troppi canali free to air (fta) e un settore pay decisamente poco sviluppato

rispetto agli altri cugini europei». Un consolidamento necessario e probabilmente non l'ultimo. Secondo

Araimo un ruolo importante e da non sottovalutare nel cambiamento del mercato pay, lo avranno anche gli

operatori di telefonia. «In Italia gli operatori di telecomunicazioni non si sono mai messi veramente messi in

gioco, come invece è successo in Spagna», spiega, con un riferimento a Telefonica, l'operatore spagnolo

che, creando una cospicua base di sottoscrittori, aveva fondato Via Digital, poi diventata Canal+ in seguito

alla fusione nel 2003 con Canal Satélite Digital.

«E anche lo sviluppo della banda larga in cui sono coinvolti più che attivamente Enel, Wind e Vodafone

avrà una parte decisamente interessante». Così come la stessa Discovery Italia, guidata

dall'amministratore delegato Marinella Soldi, leader del gruppo, e direttore generale di Discovery Networks

Sud Europa. Il gruppo, forte dei risultati, e della sua storia, può proporsi nel panorama televisivo italiano,

non solo come il terzo polo «a sorpresa» dopo Sky e Mediaset, ma come uno degli operatori internazionali

(con la casa madre Discovery) in grado di consolidare il settore.

In Italia dal 1997 con un'offerta di canali pay in esclusiva su Sky, a partire dal 2010 Discovery Italia ha

esteso la sua presenza anche al free to air, prima con Real Time (ottavo canale nazionale per share) poi

con Dmax. «Abbiamo portato nella tv italiana un nuovo genere, il factual entertainment . E adesso stiamo

progressivamente sviluppando l'offerta editoriale, allargandoci alla fiction, allo sport, all' observational reality

e a molto altro ancora». Discovery Italia oggi conta 13 canali tra digitale, satellite free e pay, con accordi

anche con Mediaset Premium per la trasmissione di Eurosport 1 ed Eurosport 2. A gennaio dello scorso

anno al portfolio si è aggiunto anche il tasto 9, acquisito dalla dal Gruppo Editoriale L'Espresso, un canale

neo generalista su cui il gruppo punta molto. «Con questa acquisizione abbiamo in qualche modo

completato la nostra offerta. Stiamo testando progetti differenti, dall'intrattenimento più tradizionale a nuovi

format per attrarre un pubblico giovane, con un potere d'acquisto più elevato rispetto alla media, stufo dei

contenuti delle altre tv generalista». E a proposito di contenuti, lo scorso anno il gruppo ha acquisito i diritti

di trasmissioni delle Olimpiadi (dal 2018 al 2024) per l'Europa con un investimento di 1,3 miliardi.

I numeri

«Per ora non abbiamo bisogno di crescere con acquisizioni. E del resto non ci sono target interessanti, per

integrare la nostra offerta. Ma mai dire mai. Facciamo bene quello che stiamo già facendo, consapevoli di

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essere in un momento di grande fermento per il mercato televisivo italiano, in costante crescita, sia in

termini di ascolti sia in termini di pubblicità».

I numeri confermano la bontà delle scelte strategiche e la particolarità del mercato italiano. «Dei 220 Paesi

in cui siamo presenti, l'Italia è quello più importante per la raccolta pubblicitaria, più del Regno Unito, della

Germania e dei Paesi del Nord (i "nordics") dove abbiamo una presenza simile per contenuti e peso a

quello che Mediaset è per noi». In generale, la raccolta televisiva per il 2015 è stata positiva, chiudendosi

con un leggero incremento rispetto al 2014, da 3,62 miliardi a 3,64. Un cambiamento evidentemente poco

sensibile, ma che conferma il trend positivo. E di questa torta, Discovery è riuscita a portare a casa lo

scorso anno 225,4 milioni (secondo le stime della Nielsen) contro i 185,1 del 2014, superando La7. Ma non

solo. In termini di ascolti Discovery Italia ha chiuso il 2015 sul podio degli editori televisivi nazionali, al terzo

posto, con il 6,4% di share (+9% rispetto al 2014) e la prospettiva di crescere ancora dato che nel primo

trimestre di quest'anno lo share è stato del 6,5% registrando un aumento a doppia cifra anno su anno

(+18% sul primo trimestre 2015).

«Per raggiungere questi risultati abbiamo seguito la logica del brand destination : abbiamo creato un brand

forte e attrattivo che veicola contenuti all'altezza del nome. Il passo successivo è stato quello di non

focalizzarci unicamente si una fruizione lineare, ossia televisiva del prodotto, ma abbiamo pensato a

un'integrazione dei media che coinvolgesse anche i contenuti digitali». Con questo obiettivo a giugno

Discovery Italia ha lanciato Dplay, piattaforma online che permette di vedere e rivedere i video in streaming,

integrando (e non sostituendo) la tv.

@mezanini

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Foto: Top Marinella Soldi, amministratore delegato di Discovery Italia e direttore generale di Discovery per il

Sud Europa Discovery Alessandro Araimo, vice presidente Rai Il direttore generale Antonio Campo

Dall'Orto Sky L'amministratore delegato Andrea Zappia Gruppo Mediaset Pier Silvio Berlusconi

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Televisione Girata a Firenze lo scorso anno è stata prodotta dalla LuxVide di Matilde Bernabei e da BigLight Production Piccolo schermo La saga tricolore dei Medici inizia a fare il pieno dipremi Un cast che va da Dustin Hoffman a Richard Madden e Stuart Martin per otto puntate che sarannotrasmesse dalla Rai in autunno Piacciono all'estero Papa Francesco e la storia di Luisa Spagnoli CHIARA SOTTOCORONA F irenze nel XV secolo: la famiglia dei Medici, da mercanti a potenti banchieri, sta suscitando una

rivoluzione economica e il Rinascimento culturale. Ma il patriarca Giovanni de' Medici viene assassinato in

circostanze misteriose. I figli Cosimo e Lorenzo devono affrontare una serie di nemici che complottano per

rovinare la famiglia e sottrarle il potere.

C'era molta attesa per la grande saga storica e familiare serie girata a Firenze nell'autunno scorso e

diventata una serie tv con Dustin Hoffman nei panni del patriarca Giovanni, Richard Madden in quelli del

figlio Cosimo e Stuart Martin come Lorenzo. E «Medici Masters of Florence» (è il titolo internazionale),

presentato la scorsa settimana al Miptv a Cannes, l'appuntamento dell'anno per il mercato televisivo è già

salito in vetta: la giuria internazionale dei MipDrama Screenings ha selezionato il period drama nella

finalissima delle 12 migliori dell'anno. Le otto puntate andranno in onda sulla Rai quest'autunno. Ed entro

l'anno si prevede il passaggio anche sugli schermi francesi e tedeschi. I produttori, LuxVide (di cui è

presidente Matilde Bernabei) e Big Light Production hanno stretto infatti accordi con altri broadcaster al

Miptv.

Quest'anno il mercato ha confermato le aspettative ottimistiche: le produzioni italiane attirano i compratori.

RaiCom, che commercializza all'estero i programmi della tv pubblica, ha promosso a Cannes la serie

poliziesca dai risvolti psicologici «Close Murders» realizzata per Rai3. «Ha suscitato molto interesse e

abbiamo già stretto un accordo con Arte, il canale franco-tedesco - ha detto al Miptv Mattia Oddone, capo

delle vendite internazionali -. Abbiamo proposto anche altre serie da primetime, dalla seconda stagione de

"Il giovane Montalbano" a "Palermo Police Squad", ovvero "La catturandi", che hanno suscitato buone

reazioni dalle televisioni internazionali».

Si vende bene all'estero anche il film biografico su Luisa Spagnoli (otto milioni di telespettatori l'ascolto in

Italia) e il documentario sul Papa Francesco a Cuba. Fandango Productions ha proposto invece la serie

tratta dai romanzi di Elena Ferrante, «The Neapolitan Novels», insieme a Wildside. Mentre Sky, Hbo (negli

Usa) e Canal+ (in Francia) diffonderanno «The Young Pope», prodotta da Wildside, la prima lunga serialità

realizzata dal premio Oscar Paolo Sorrentino, su un giovane Papa immaginario interpretato da Jude Law.

L'Italia, insomma, si sta facendo notare.

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Foto: Attore e regista Dustin Hoffman

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Media. I due gruppi annunciano l'intesa con lo scambio azionario del 3,5% del capitale Alleanza Mediaset-Vivendi Nasce il nuovo polo tv europeo Carlo Festa Una grande alleanza europea tra Vivendi e Mediaset per contrastare la Sky di Rupert Murdoch nel settore

della pay tv e l'americana Netflix di Reed Hastings nel business dei contenuti. È stato ufficializzato l'accordo

tra il colosso francese guidato da Arnaud de Puyfontaine e il gruppo di Cologno Monzese della famiglia

Berlusconi: un'intesa ad ampio raggio, sia azionaria sia industriale. Secondo il piano siglato, il 3,5% del

capitale di Vivendi (con un valore di circa 870 milioni di euro) sarà scambiato con il 3,5% del capitale di

Mediaset (valorizzato circa 150 milioni) e con il 100% del capitale di Mediaset Premium. La piattaforma pay

tv italiana sarebbe stata valutata poco meno di 800 milioni. La differenza di capitalizzazione tra Vivendi e

Mediaset, poco meno di 700 milioni, servirà a rilevare l'89% di Premium in mano a Mediaset. Per arrivare

all'esito finale, saranno necessari due passaggi con il coinvolgimento sia di Mediaset spa sia della

controllata Rti (cioè la società che detiene l'89% di Premium): in primo luogo Mediaset cederà a Vivendi

azioni proprie pari al 3,5% ottenendo in cambio dai francesi azioni Vivendi pari allo 0,54% del capitale. Allo

stesso tempo Rti cederà il 100% di Premium ottenendo in cambio azioni di Vivendi pari al 2,96% del gruppo

francese. Nell'ambito dell'intesa è inoltre prevista la cessione dell'11% di Premium detenuta dalla spagnola

Telefonica: Rti potrà infatti esercitare un diritto di trascinamento facendo in modo che anche gli spagnoli

cedano la quota a un valore che dovrebbe all'incirca essere superiore ai 100 milioni di euro. Continua

pagina 27 Continua da pagina 25 L'accordo, raggiunto con l'assistenza legale del team di avvocati dello

studio Chiomenti guidati da Luca Fossati e quelli di Carnelutti guidati da Nicolò Bastianini, dovrebbe essere

finalizzato entro il prossimo 30 settembre. Nei patti sono inoltre state sottoscritte delle clausole da rispettare

nei prossimi anni. In pratica, dei paletti chei francesi dovranno osservare.Vivendi, Mediaset e Rti

sottoscriveranno infatti un accordo di lock up di tre anni. In particolare Vivendi e Fininvest alla data del

closing sottoscriveranno un patto parasociale di stabilità: nel primo anno Vivendi non potrà effettuare alcun

acquisto di azioni Mediaset. Nel secondo e terzo anno non potrà possedere una partecipazione

complessiva superiore al 5 per cento. Il patto Mediaset­Vivendi ha avuto luce negli ultimi sei mesi dopo

alcuni incontri tra la famiglia Bollorè e quella Berlusconi tra Milano e Parigi. Studiato e promosso

dall'imprenditore franco­tunisino Tarak Ben Ammar, molto vicino siaa Silvio Berlusconie al figlio Pier Silvio,

sia all'azionista di riferimento di Vivendi Vincent Bollorè, l'accordo industriale servirà a contrastare gli

operatori globali che ormai si stanno muovendo in Europa sia nel settore dei contenuti sia in quello delle

pay tv: come Netflix, il gruppo americano che da distributore tramite una piattaforma su Internet è diventato

produttore di contenuti, finoa Sky, il colosso del magnate australiano Rupert Murdoch che ha unito alcuni

mesi fa tutte le sue tva pagamento in Europa. Alcuni mesi fai manager di Vivendi e Pier Silvio Berlusconi

hanno così incaricato Tarak Ben Ammar, che conoscei grandi registi (da George Lucas a Steven Spielberg

avendo partecipato alla produzione di Guerre Stellari) e le major di Hollywood (Universal, Fox, Sony), di

fare fronte comune contro Netflix. Dopo mesi di discussioni, con il coinvolgimento dei top manager dei due

gruppie degli azionisti,è dunque stato concretizzato un progetto industriale su tre li­ velli: contenuti,

distribuzione degli stessi e pay tv. In primo luogo, verrà creata una nuova major europea per la creazione di

contenuti su scala internazionale, che saranno valorizzati dalla distribuzione sulle reti tv dei due gruppi in

Italia, Francia e Spagna. In secondo luogo, verrà lanciata la prima piattaforma paneuropea di streaming di

contenuti on demand. Le properties online dei due gruppi in Italia, Francia, Spagnae Germania (come

Infinity e Watchever) sono destinate a confluire in un unico progetto.Obiettivo della nuova piattaforma è

distribuire anche produzioni originali. Il progetto prevede, inoltre, ulteriori sviluppi in Paesi in cui oggi le due

società non sono presenti. Infine c'è l'accordo sulla pay tv. Premium confluirà nel gruppo Vivendi,

arricchendo un network globale di pay tv che ha già basi in Francia, Polonia, Africa, America Centrale,

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Estremo Oriente. Il colosso francese porterà il numero degli abbonati complessivia più di 13 milioni, in un

mercato italiano che offre importanti prospettive di crescita. Contemporaneamente Mediaset proseguirà la

sua attività di editore di canali e contenuti on demand per Premium su tutte le piattaforme. «Questo

investimento dimostra una volta di più il nostro impegnoei nostri stretti legami con l'Italia: la conferma della

nostra strategia di creare un gruppo paneuropeo leader nel settore media e nella produzione di contenuti»

ha spiegato il presidente del consiglio direttivo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine. «Le trattative­ non ho

problemia dirlo, anziè una nota di soddisfazione personale­ sono partite da me in rapporti con Vincent

Bollorè» ha spiegato l'Ad e vicepresidente di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, aggiungendo che «l'offerta di

Vivendi è stata scelta in quanto molto, molto migliore rispetto all'altra ricevuta da Mediaset, ossia da parte

di Sky». È probabile che Pier Silvio Berlusconi e de Puyfontaine entreranno nei prossimi mesi, a suggello

dello scambio azionario, nei Cda di Vivendi e Mediaset .

La catena di controllo8,0%100,0%3,5% 3,5%24,9%14,5% Fonte: Dati societari Mediobanca

Socfin Group

38,7%9,6%7,94%1,6%21,4%14,5%24,9% 100% 3,5% 3,5% Canal + Italiane Vivendi Mediaset Premium Vivendi BigBen Interactive Straniere

Mediaset Gaumont Vallourec Universal Music Mediobanca TELECOM ITALIA

Fonte: Documenti aziendali Telecom LE PRINCIPALI PARTECIPAZIONI

Foto: ANSA Le partecipazioni di Bollorè

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IL MERCATO Il gigante per sfidare Netflix e Sky Andrea Biondi Anti­Netflix; antiSky. Le definizioni più gettonate negli ultimi giorni sono state queste. E, anche a giudicare

dalle comunicazioni arrivate ieri sia da Mediaset sia lato Vivendi, non a torto. Continua pagina 27 Continua

da pagina 25 Il gruppo di Cologno ha parlato di operazione «per cogliere ogni opportunità di sviluppo nel

nuovo scenario globale del settore media». Vivendi ha sottolineato l'importanza dell'accordo «con

Mediaset, leader della televisione gratuita e a pagamento in Italia e in Spagna». In queste due frasi c'è tutto

il senso industriale (o perlomeno la parte di senso industriale) dell'accordo. Sia Mediaset sia Vivendi hanno

carte che possono far gola, reciprocamente. La vera chiave sta però nell'unione dei mercati. In Italia

Mediaset fa la parte del leone nel free, come in Spagna con Mediaset España (col canale di punta

Telecinco). Vivendi si garantisce così un affaccio nei mercati televisivi italiano, spagnolo, oltre a quelli in cui

è presente: Germania (con la piattaforma Watchever) e Francia (Canal+). Dietro la porta c'è così la

possibilità di arrivare a creare un gigante europeo dei contenuti con radici nei Paesi latini. A questo punto il

discorso cade inevitabilmente su pay tv e videostreaming. Nel primo caso in Europa c'è già un soggetto

transnazionale cheè nato in casa dell'arcinemico (a un certo punto apparso anche come possibile

acquirente di Premium) Rupert Murdoch: la Sky in formato europeo ha unito le attività di Uk (con anche

Irlanda), Germania (con l'Austria) e Italia. La pay tv controllata al 39% dalla 21st Century Fox di Murdoch a

fine 2015 aveva una base di 21,5 milioni di clienti e ha fatto accordi "paneuropei" esclusivi e pluriennali con

Hbo e Cbs. Altro competitor: Netflix. A fine 2015 il gigante del videostreaming (presente in 190 Paesi e in

Italia dal 22 ottobre scorso) ha chiuso con 6,8 miliardi di dollari di ricavie un utile netto superiore ai 122

milioni di dollari. Nel 2016 investirà 5 miliardi di dollari in contenuti originali: serie tve film. A questi vanno

aggiunti player che promettono di voler giocare da protagonisti. C'è Youtube per il quale negli Usaè partito

Youtube Red: abbonamento pay per la fruizione, ottimizzata e senza advertising, di musicae video. C'è

Amazon che oltre a library per il suo Amazon Prime, ha annuncia­ to il suo "Streaming partner program":

piattaforma offerta a chi ha contenuti che puntaa vendere. A concludere Apple, in procinto di realizzare la

prima serie tv. In queste condizioni piccolo non sarebbe stato bello. Di certo non per Mediaset Premium

(perdite per oltre 80 milioni nel 2015 e gara peri prossimi diritti triennali della Champions in arrivo, nel

2017). Anche sul fronte Vivendi c'è da fare i conti con un andamento della controllata pay tv Canal+ che

perde abbonati (400mila in meno rispetto al 2014) e ricavi (­2,1% annuo a 3,4 miliardi). A questo punto, per

Mediaset l'effetto immediatoè quello di entrare in una multinazionale che vuole dire la sua a tutti gli effetti

sul mercato tv e dei contenuti e in quella zona ampia che può derivare dalla convergenza contenuti­tv­tlc

(Vivendi è azionista di ri­ ferimento di Telecom Italia, con il 24,9%). Altro effetto è quello di conferire

Premium che rischiava di trasformarsi in una zavorra non sostenibile a lungo. Dal lato francese l'accordo

rende tangibile il sogno di una piattaforma europea per Vivendi, multinazionale che nasce come telcoe che

oggi è a tutti gli effetti una media company con in pancia Universal Music, StudioCanal (numero uno

europeo della produzione di film e serie tv), la pay Canal+ e il 26,2% (con opzioni a salire) del nuovo

gruppo Banijay. A questo a breve potrebbe aggiungersi la società italiana di produzione Cattleya. Ai

francesi servono i contenuti pregiati. Quelli li ha, o li può produrre, Mediaset che ha anche i mercati ma non

la stazza dei francesi. Le carte per iniziare la partita sono state date.

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R2 SPETTACOLI / In arrivo su Sky la sesta stagione della serie cult, che punta sulla riscossa delle donneSiamo stati a Belfast durante le riprese, tra tanto fango e un po' di artigianato italiano Nel regno del fantasy Segreti, anticipazioni e zanzare sul set del nuovo"Trono di Spade" SILVIA FUMAROLA . BELFAST COME tutte le serie di successo, divide. C'è chi si perde nella storia («Troppo di tutto») e chi la

ama.

L'attesa è quasi finita: il 25 aprile, alle 3 di notte in versione originale con sottotitoli (in contemporanea con

l'America), arriva su Sky Atlantic HD Il Trono di Spade 6, fantasy epico che mescola sesso, violenza,

draghi, battaglie, natura matrigna e forze misteriose. Tratta dai libri di George R.R. Martin Le cronache del

ghiaccio e del fuoco la saga (dodici Emmy vinti lo scorso anno) racconta un mondo fantastico costituito dal

continente Occidentale (Westeros) e Orientale (Essos). La lotta per la conquista del Trono di Spade porta

le casate nobiliari più potenti a scontrarsi o allearsi tra loro.

Una guerra senza via di scampo, dove i poveri - non è una novità - sono sempre più poveri; nel mondo

popolato da cavalieri senza onore e regine umiliate, molti vedono quello spietato in cui viviamo. Belfast, la

città del Titanic, ospita la fabbrica del Trono di Spade. Alla visita sul set, le parole ripetute come un mantra

dalla responsabile della HBO sono: «No spoiler», «No social». Neanche una visita a Langley, quartier

generale della Cia, è così blindata: nei Titanic Studios, sterminata Cinecittà made in Northern Ireland, il

mondo immaginario di Martin prende forma e diventa reale, dai saloni ai costumi alle armi. Una curiosità sul

peso di un gilet di pelle invecchiata viene letta come una domanda trabocchetto per scoprire chissà quale

segreto. Decine di artigiani tingono, stirano, scolpiscono e c'è un po' di Italia anche qui: Luca Giampaoli

(che ha lavorato al kolossal Troy e al fianco di Scorsese per Gangs of New York) crea armi e armature.

Lavora i metalli o la plastica (a seconda delle esigenze di scena) e sul tavolo ha un microscopio per curare i

dettagli delle insegne militari «perché devono risultare perfette. So benissimo che la serie è un fenomeno»,

dice sorridendo, «ma io non ho il televisore».

I set della serie sono in Croazia, Spagna, Malta, Marocco e Canada, oltre all'Irlanda; lavorano in

contemporanea cinque registi, ognuno si occupa di due episodi. «È come un film in dieci parti che, grazie al

montaggio, diventa un'unica storia», spiega la produzione, «il vero nemico è il tempo: sempre troppa

pioggia o troppo sole». Naturalmente piove. Gli studi sono maestosi (l'indotto del Trono sfiora il miliardo di

dollari), persino la regina Elisabetta - dicono con orgoglio - ha visitato la sala che ospita il trono realizzato

con un fascio di spade intrecciate. Ma non si è seduta.

Lasciata Belfast, tra le rovine di Shane's Castle con i suoi cannoni affacciati sul metallico Lough Neagh,

lago popolato di zanzare grandi come passerotti, sbuca dal fango come un principe Nikolaj Coster-Waldau,

l'attore danese che col ruolo del cattivo Jaime Lannister è diventato una star. Gigante che resiste alla

pioggia e al costume pesante come una porta blindata, sterminatore di re e amante incestuoso della

gemella Cersei da cui sono nati tre figli, è adorato dal pubblico femminile. «Siamo fatti di bene e male»,

spiega, «Lannister non finge di essere quello che non è. La sfida, per un attore, è far emergere l'umanità

anche in un personaggio come questo. Nel racconto si trasforma, è un soldato che combatte ma quando

perde la forza scopre un altro lato di sé. In questa storia è il potere a far muovere tutto, ma non

sottovalutate l'amore».

Con il quinto capitolo gli autori David Benioff e D.B. Weiss si sono allontanati dai libri puntando su sesso e

violenza. La famigerata "walk of shame", il cammino della vergogna percorso dalla regina Cersei, nuda con

la testa rasata, ha lasciato sconcertato il pubblico e i critici. Altro che amore. Dopo lo stupro di Sansa,

un'altra donna umiliata. La svolta hard non ha convinto e la nuova trama potrebbe segnare la rivincita delle

figure femminili. "Dame of thrones" titola Entertainment Weekly che dedica ben sei copertine alle eroine

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della saga, da Sophie Turner (Sansa) a Gwendoline Christie (Brienne), Emilia Clarke (Daenerys

Targaryen), Lena Headey (Cersei Lannister), Natalie Dormer (Margaery Tyrell), Maisie Williams (Arya,

punita con la cecità). Gli attori (tra le novità del cast Ian McShane e Max von Sydow, 87 anni, nel ruolo del

Corvo con tre occhi), sono vincolati al segreto ma il web è impazzito per la fine di Snow, e la HBO è stata

costretta a diffondere una nota in cui spiega che «Jon Snow è morto, Daenerys incontra un uomo forte e

Cersei vede di nuovo sua figlia». Ma i fan di Kit Harington non si rassegnano e sperano che Snow

(pugnalato dai suoi come Giulio Cesare), possa tornare. Come fantasma, chissà.

Foto: IL SET In alto, Emilia Clarke nei panni della Regina Daenerys; qui sopra, un costumista al lavoro sul

set della sesta stagione della saga fantasy

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CAIRO LANCIA L'OPS SUL CORRIERE, IL BISCIONE SI ALLEA CON VIVENDI Rcs e Mediaset, grandi manovre LUCA PAGNI ROMA. Urbano Cairo lancia un'offerta pubblica di scambio sul gruppo Rcs, editore di Corriere della sera e

Gazzetta dello sport. Offre azioni della Cairo Communication in cambio di titoli della società milanese, che

viene così valutata 0,551 euro per azione. L'offerta è condizionata al raggiungimento del 50 per cento del

capitale più una azione. Intanto, al via l'accordo tra Mediaset, azienda controllata dalla famiglia Berlusconi,

e il gruppo francese Vivendi.

A PAGINA 10 MILANO. Un piccolo scambio azionario dietro cui si nasconde un accordo industriale che

tanto piccolo non è. Dopo mesi di fidanzamento annunciato, i promessi sposi si sono impegnati

ufficialmente: è il primo passo per la nascita di un nuovo protagonista dei media in Europa che coinvolge da

subito almeno tre Paesi: Italia, Francia e Spagna. E che, un domani, potrebbe comprendere anche le

telecomunicazioni, attraverso Telecom Italia.

C'è tutto questo dietro all'accordo, comunicato ieri pomeriggio dopo la chiusura delle Borse per il fine

settimana, tra Mediaset, l'azienda controllata dalla famiglia Berlusconi e il gruppo francese Vivendi. Le due

società hanno deciso di scambiarsi reciprocamente il 3,5 per cento delle proprie azioni. Ma siccome i valori

dei due pacchetti di titoli sono diversi, nettamente a favore dei transalpini, la differenza viene raggiunta da

Mediaset mettendo sul tavolo della trattativa l'89 per cento di Mediaset Premium.

Il 3,5 per cento di Vivendi, in base alle valutazioni degli ultime tre mesi di Borsa, vale 893 milioni, mentre il

3,5 per cento di Mediaset è pari a 137 milioni: la differenza di 756 milioni viene coperta con il 100 per cento

di Premium. Solo a fine 2014, la pay tv venne valorizzata 900 milioni.

Detto in altri termini, questo significa che la famiglia Berlusconi diventa socio al 3,5% di uno dei principali

gruppi dei media europei, mentre Vivendi si aggiudica la pay-tv che Fininvest non è mai riuscita a portare in

utile, e che soltanto lo scorso anno ha perso 87 milioni. Ma l'aspetto finanziario va in secondo piano, se si

tiene conto che Vivendi è un fornitore di contenuti (film , soprattutto) che ora potrà veicolare in Italia, ma

anche in Spagna, dove a sua volta è presente Mediaset con una tv generalista. E che sempre Vivendi è la

società che, con una seria di acquisti in più tappe, è salita fino al 24,9 per cento di Telecom Italia,

diventandone il socio di controllo.

Tutto questo potrebbe essere un primo passo per l'uscita della famiglia Berlusconi dai media? Di sicuro

non a breve. Sempre secondo gli accordi raggiunti, nel primo anno Vivendi non potrà acquistare azioni

Mediaset e nei successivi due non potrà comunque salire oltre il 5 per cento. Un disimpegno è stato negato

anche da Piersilvio Berlusconi, amministratore delegato e vicepresidente di Mediaset: «Lo dimostrano le

nostre operazioni nei libri e nella radio», ha dichiarato al termine del cda che ha dato il via all'alleanza con i

francesi.

Per quest'ultimi, ieri ha parlato l'amministratore delegato Arnaud de Puyfontaine: «E' la conferma della

strategia, sempre dichiarata, di creare un gruppo paneuropeo leader nel settore media e nella produzione

di contenuti». Del resto, Vivendi - attraverso la sua divisione Studiocanal è il primo produttore di film in

Europa e di recente ha rafforzato la sua posizione stringendo accordi attraverso partecipazioni di rilievo in

molte case di produzione tv indipendenti in tutto il Continente. Con una divisione che produce serie

"premium" esclusive adatte a dispositivi mobili. E qui potrebbe entrare in gioco Telecom, con sinergie tutte

da costruire.

I PUNTILE PRODUZIONI Mediaset e Vivendi svilupperanno un progetto congiunto che si occuperà di produzioni

televisive da distribuire sulle loro reti in Italia, Francia e Spagna, e sul mercato globale MEDIASET

PREMIUM La pay-tv passa in mano francese, entrando nella rete internazionale di canali a pagamento di

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Vivendi. Mediaset continuerà a fornirle contenuti e programmi LO STREAMING I servizi di video online

delle due società, Infinity (Mediaset), Watchever e Canal Play (Vivendi) confluiranno in una piattaforma

europea di streamingALLEATI Vincent Bolloré, 64 anni, possiede la quota di maggioranza del Gruppo

Vivendi, ora azionista di maggioranza di Telecom Italia. A destra Silvio Berlusconi, 79 anni, che controlla

Mediaset attraverso la cassaforte di famigl ia Fininvest FOTO: ©FOTOGRAMMA FOTO:

©IMAGOECONOMICA

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IL RETROSCENA Un polo europeo per sfidare Netflix nella battaglia sui contenuti web I due alleati creeranno una serie tv per smartphone e una piattaforma per lo streaming on demand GIOVANNI PONS MILANO. «Content is king», scriveva Bill Gates nel lontano 1996, spiegando che i contenuti erano l'area

dove si sarebbero indirizzati i veri soldi di internet. A distanza di vent'anni quel concetto sembra più vero

che mai, e la grande alleanza tra Mediaset e Vivendi annunciata ieri segue esattamente questa strada. Ci

vogliono contenuti nuovi, originali e possibilmente proprietari per conquistare il pubblico che è ormai

abituato a spaziare dagli smartphone, ai tablet, al computer e alla tv di casa.

Se non ce li hai sei perduto. Il primo che ha sposato questa filosofia è l'americana Netflix che dal 2008 ha

cominciato a distribuire contenuti tv in streaming grazie a internet e a fronte di un abbonamento mensile.

Nella prima fase ha comprato i contenuti e le serie tv dai vecchi cataloghi delle major americane, ben

contente di poter monetizzare il proprio magazzino.

Ma dal 2012 ha avuto il cash flow necessario per investire in produzioni proprie e il successo planetario di

"House of Cards" è lì a dimostrare che la scelta era azzeccata.

Netflix dopo America e sud America è sbarcata in Europa, prima in Scandinavia, poi in Gran Bretagna

dove è già riuscita a ottenere buoni tassi di penetrazione. Poi in Francia, Italia e Spagna dove la

progressione si è rivelata molto più lenta. Ma ovviamente gli editori televisivi si sono messi in allarme. E

hanno cominciato a pensare a una controffensiva. Il pivot di un polo europeo anti Netflix non poteva che

essere Vivendi, vista la cospicua dote finanziaria di cui dispone ed essendo già il primo produttore di film in

Europa oltre che in fase di rafforzamento nelle produzioni tv avendo acquistato case di produzione

indipendenti in Gran Bretagna e Spagna. E Vivendi ha deciso di raccogliere la sfida per cercare di diventare

un gruppo leader in Europa del sud, cominciando dall'alleanza con Mediaset che prevede tre elementi

importanti. Viene creata una nuova major europea per la creazione di contenuti, un progetto su scala

internazionale che sarà incardinato su una nuova struttura secondo standard e linguaggi per il mercato

globale. All'ordine del giorno c'è la creazione di una serie tv studiata apposta per essere vista attraverso gli

smartphone. In secondo luogo Vivendi e Mediaset daranno vita a una piattaforma pan europea di streaming

di contenuti on demand. Questa sarà la vera e propria anti Netflix europea, che probabilmente prenderà il

nome di Watchever, la Over the top che il gruppo francese controlla in Germania. In questa nuova

piattaforma confluiranno le properties online di Mediaset in Italia e Spagna, cioè Infinity, quella francese di

Canal Play e in un futuro assai prossimo l'accordo dovrebbe essere esteso a Telefonica. L'obiettivo

dichiarato è quello di «distribuire anche produzioni originali espressamente dedicate». L'idea, a quanto si è

potuto apprendere, è di offrire contenuti originali a fronte di un abbonamento mensile sullo stesso livello di

quello di Netflix.

E poi c'è la terza gamba sulla quale si regge l'accordo ed è quella della pay tv. Su questo terreno Vincent

Bolloré, presidente di Vivendi, si accolla l'onere di controllare una società che da quando ha deciso di

comprare i diritti per la Champions ha cominciato a perdere in maniera significativa. Ma anche Canal Plus,

partecipata da Vivendi, perde tanti soldi. La scommessa dei francesi è di riuscire a portare a break even

Premium nel 2018 inserendola in un network europeo da 13 milioni di abbonati (Sky ne ha 19 milioni) che

comprende oltre alla Francia, la Polonia, l'Africa, l'America centrale e l'Estremo Oriente. Qui il business

model è da reinventare ma anche in questo caso la carta da giocare è quella della produzione di contenuti

proprietari da ammortizzare su larga scala e da veicolare attraverso tutti i canali. Vivendi ha inoltre un jolly

in più che si chiama Telecom Italia. La crescente diffusione della banda larga nel Belpaese dovrebbe

portare ad accrescere il numero di persone disposte a pagare per avere oltre al collegamento veloce alla

rete internet anche una cospicua offerta televisiva della casa Vivendi-Mediaset.

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IL RIVALE ALL'OFFENSIVA Nata come servizio noleggio Dvd, la società dello streaming video ha oggi 75

milioni di abbonati nel mondo e circa 150 mila in Italia

FONTE ITMEDIA ELABORAZIONI SU DATI CISCO SYSTEM

76%Distribuzione per tipo di attività del traco internet globale 60%19%2013201821%La diusione dei televisori connessi16%

8% Video 1% Videogiochi online Regno Unito Francia Germania Italia Spagna Stati Uniti FONTE ITMEDIA

ELABORAZIONI SU DATI OFCOM (2014) Email, dati Condivisione file Video 1% Videogiochi online Email,

dati Condivisione file 22% 12% 26% 25% 21% 14%

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L'ANALISI Mediaset-Vivendi la via per le sinergie porta sul satellite MESSO A POSTO IL NUOVO ASSETTO AZIONARIO DELLA PAY TV PREMIUM, SI DOVRÀ PENSAREAL MANAGEMENT E POI ALLE STRATEGIE CON CANAL+. ABBANDONARE LE FREQUENZETERRESTRI È MOLTO COSTOSO MA È FORSE L'UNICA SCELTA PER TORNARE AD UNA REALEPROSPETTIVA DI CRESCITA (s.car.) Chiuso venerdì sera l'accordo tra Mediaset e Vivendi si apre un cantiere lungo almeno un anno: questo

l'arco di tempo che hanno davanti i manager francesi di Canal+ e quelli italiani di Premium per mettere a

punto un piano di ristrutturazione credibile per quelle che ad oggi possono essere definite come le due

grandi malate della pay tv europea. Un anno perchè la data di debutto sul palcoscenico mondiale dei diritti

tv sarà attorno alla metà del prossimo anno, quando, presumibilmente, verranno bandite le nuove aste per

l'assegnazione dei diritti dei campionati di SerieA del triennio 2018-2021 e, con la stessa scansione

temporale, per i due campionati europei, la Champions League e l'Uefa League. Le due aste sono infatti

andate in parallelo già nel bando di assegnazione tuttora in corso, con l'apertura delle buste avvenuta nella

primavera 2014, data che segna, con il senno del poi di oggi, l'inizio della crisi di Premium. La pay tv del

Biscione non è stata in grado di mietere abbonati in misura sufficiente a recuperare i costi record di

assegnazione che oggi affondano il suo bilancio. Ma le cose non vanno meglio nemmeno in casa Vivendi,

dove Canal+ continua a perdere soldi e abbonati. Le sei reti di Canal+ hanno registrato risultati negativi

ininterrottamente da quattro anni. Nel 2015 il margine operativo lordo è stato negativo per 264 milioni, 76

milioni in più rispetto al precedente esercizio e il numero degli abbonati è sceso al di sotto dei 6 milioni. Ora

si aprirà ora una fase di messa a punto dello scambio azionario. Il processo non dovrà essere lunghissimo

e nei prossimi mesi si dovrebbe verosimilmente à assistere ad un ricambio al vertice della pay tv italiana.

Con il 100% in mano a Vivendi (anche se nel comunicato di venerdì sera non si faceva ovviamente

menzione del 10% di Premium detenuto da Telefonica) il ruolo di presidente di Marco Giordani, che è cfo e

membro del cda di Mediaset, dovrebbe suggerire una sostituzione. Potrebbe forse restare Franco Ricci,

guida storica delle reti Mediaset a cui un anno fa era stato affidato l'ultimo tentativo di rilancio di Premium.

Nessuno si aspetta che Vincent Bollorè, una volta preso il timone della società, si comporti diversamente

da quanto ha fatto nei mesi scorsi a Canal+, con un deciso cambio al vertice, e come, più di recente e più

vicino a noi, nei giorni scorsi in Telecom Italia. Una volta messe a posto le leve manageriali si tratterà di

studiare una nuova strategia. Tra gli addetti ai lavori l'opinione prevalente è che i livelli delle possibili

sinergie tra Canal e Premium non siano altissimi. I numeri che impiombano i bilanci della pay tv italiana

sono abbastanza bloccati: 650 milioni circa di costi annui di diritti tv non sono comprimibili di qui a metà

2018. Un'analisi allo stato attuale delle conoscenze sembrerebbe lasciare soprattutto una leva: il passaggio

della pay dalle frequenze terresti al satellite. E' un tema che in Mediaset si dibatte già da mesi e che -

stando alle voci - avrebbe diviso in due la prima linea del Biscione, con l'ad di Premium Franco Ricci deciso

a restare nel digitale terrestre e un altro influente membro del Board, Gina Nieri, invece propensa a

spostarsi sui trasponder di Eutelsat, dove peraltro, c'è abbondanza di offerta. L'opzione satellite, sulla carta,

avrebbe molti vantaggi. Il costo innanzi tutto: un canale satellitare costa circa un quinto di uno terrestre. Dà

possibilità di ampliare l'offerta con nuovi canali e soprattutto tanta alta definizione. Cosa impossibile sulle

frequenze terrestri che sono più scarse e meno efficienti. Senza contare che siamo alla vigilia

dell'assegnazione di un'altra porzione di canali, quelli della banda 700, alla telefonia mobile che obbligherà

Mediaset a spostare diversi suoi canali in chiaro. Il problema è che per andare sul satellite servono i

decoder come quelli di Sky. Bisogna progettarli e convincere gli utenti a comprarli, oppure sobbarcasene i

costi, come fa Sky. Un percorso che richiede almeno due anni di tempo e tanti soldi. Ma forse se si vuole

dare un futuro a Premium la via è questa. Tanto più che qui si ci sarebbe una vera sinergia con Canal:

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andare assieme verso i decoder di nuova generazione, come il Q di Sky, un vero e propro home

entertainment system, lanciato in Inghilterra e che arriverà in Italia il prossimo anno, sembra una via

obbligata. S. DI MEO, MEDIASET

Foto: Qui sopra, Pier Silvio Berlusconi (1), vice presidente e ad di Mediaset e Vicent Bollorè (2), ceo di

Vivendi

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il caso Mediaset e Vivendi, il Netflix "latino" nasce a settembre con film e serietv Alleanza estesa alla spagnola Telefonica e aperta a un gigante Usa (Fox o Warner) LEONARDO MARTINELLI PARIGI Film e serie televisive in stile Usa. Ma anche le fiction più adatte all'Europa del Sud, con puntate

più lunghe, che gli americani non producono. E c'è perfino l'ambizione di coinvolgere star a stelle e strisce.

A tutto questo punta il tandem Vivendi-Mediaset con il suo Netflix europeo (a Vincent Bolloré piace

tantissimo chiamarlo «latino»). Una piattaforma di contenuti on demand e disponibile online, proprio come

Netflix, dovrebbe nascere già in settembre e potrebbe da subito coi nvol ge re Tele fonica in Spagna. Oltre

a questo mercato, comunque, e alla Francia e all'Italia, Bolloré e Berlusconi puntano alla Germania. Si darà

vita a un'unica società produttiva di contenuti, da rendere disponibili sulla piattaforma. Non solo: come

indicato dal quotidiano le «Figaro», Vivendi e Mediaset sarebbero in trattative con alcune major americane,

in particolare Fox e Warner, così da inserirle nella società. Ma per produrre cosa? Come indica una fonte

vicina al dossier, «sono tre tipi di prodotti: i film, europei ma con standard americani e anche con star Usa,

come Brad Pitt o Kevin Spacey. Poi le serie tv, con un numero elevato di puntate (una quarantina) ed

episodi sui 40 minuti di durata. Infine, le fiction con una decina di puntate, ognuna lunga fino a due ore».

Sono quelle sul modello di «Montalbano» o di «Task Force», novità di Mediaset con Raul Bova. Tra serie e

fiction, ne potrebbero essere già messe in cantiere una decina da qui a 4-5 anni. La prima tappa, mettere

sulla piattaforma di vendita dei contenuti, è abbastanza facile e non richiede grossi investimenti. Bisogna

innanzitutto accorpare le attività simili dei nu ovi partne r. Vi vendi ha CanalPlay in Francia e Whatchever in

Germania. Da sottolineare: CanalPlay va male. Ha perso negli ultimi mesi circa 300 mila abbonati,

scendendo sotto i 600 mila, anche per la concorrenza di Netflix. Sempre per la distribuzione di contenuti on

demand su Internet, Mediaset dispone di Infinity in Italia. Poi in Spagna Telefonica (Vivendi ha l'1% del

capitale di questo gruppo) ha creato Yomvi, che è una filiale di Movistar+, la pay tv dell'operatore telefonico.

Tutte queste società per il momento possono conta re ( m e t t e n d o d e n t ro a n c h e Yomvi di

Telefonica) su appena 2,5 milioni di abbonati. Insomma, poca cosa rispetto ai 75 di Netflix (32 fuori dagli

Usa). Ma l'obiettivo è mettere il piede sull'acceleratore, attingendo anche al bacino degli utenti delle pay tv

di Vivendi, Mediaset e in più di Telefonica (12 milioni in tutto). Sul fronte della produzione, Vivendi e

Mediaset, che è presente in Spagna mediante il 41% di Telecinco, metterebbero insieme le loro risorse. Si

assocerebbero poi i media di Telefonica e forse, come abbiamo visto, una major americana. Inoltre, in

quest'ottica vanno considerati certi recenti investimenti di Vivendi. La sua filiale StudioCanal ha preso delle

partecipazioni nella spagnola Bambu Productions, famosa per le serie Vel vet e Grand Hotel. E anche in

due società inglesi del settore, Urban Myth Films e Sunny March Tv. Infine, Vivendi ha acquisito il 26% di

Banijay, numero tre mondiale della produzione audiovisiva. Sì, Bolloré stava preparando il colpo da tempo.

GROUP BOLLORE', VIVENDI, CANAL+, MEDIASET PREMIUM, GRUPPO FININVEST, MEDIASET, RTI

SOCI PRINCIPALI

Lo scambio

%

Group14,5341,33,5 % % - LA STAMPA passa sotto il controllo di Vivendi dopo lo scambio incrociato del 3,5% di azioni

Foto: Vincent Bolloré

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Anteprima Nella nuova tv i film sono processi E la sentenza la decide il pubblico Arriva dalla Germania il format "Terror" su casi inventati ma realistici Lo studio è come un'aula di tribunalein cui si ricostruisce la vicenda Da telefono o computer la maggioranza sceglie il finale. Segue dibattito MICHELA TAMBURRINO Quel pilota di un velivolo militare che ha abbattuto un aereo civile dirottato pronto a precipitarsi tra la folla di

uno stadio stracolmo, è un assassino o un eroe? Lo deciderà il pubblico da casa, votando in Rete e sui

social network, con computer o telefono alla domanda: colpevole o non colpevole? È nato l'event-movie

interattivo, che prevede il coinvolgimento dello spettatore il quale si troverà a determinare la storia. Si

chiama Terror, ed è parte di un progetto destinato a tutto il mondo, ideato dal produttore Oliver Berben con

l'autore di best-seller tedesco Ferdinand von Schirach, avvocato di grido, pronto a interrogarsi sui limiti

della giustizia. Prodotto dalla Constantin film con la Beta film che non solo distribuirà ma creerà l'evento

internazionale. La regia è del giovane Lars Kraume. La storia è a blocchi: in un'aula di tribunale incontriamo

il pilota militare che si è trovato a decidere, contro il parere dei comandanti, se att acca re o meno un aereo

civile sequestrato da dirottatori e indirizzato verso uno stadio dove 70 mila persone stanno seguendo una

partita. Il film inizia in aula, con il pilota che ha abbattuto l'aereo con 160 passeggeri a bordo. Qui un

conduttore riassume i fatti, i pro e i contro delle due possibilità. I giudici si ritirano e a quel punto il pubblico

da casa vota. È innocente, anzi un eroe perché ha salvato tanta gente oppure è stato troppo tempestivo e

forse c'era un altro modo per neutralizzare i sequestratori? Dopo 15 minuti si torna in studio-tribunale, dove

i giudici riceveranno dalle mani del conduttore il verdetto che sarà letto in aula e al telespettatore. Infine,

dibattito con ospiti e gli interventi scritti dei votanti. Questo esperimento tv è stato illustrato al pubblico dei

compratori che hanno affollato il Mip tv a Cannes, il più grande mercato mondiale dell'audiovisivo e molti

direttori di rete si sono interessati all'acquisto. Jan Mojto, Ceo di Beta, uno degli uomini di televisione più

innovativi del panorama internazionale televisivo, ne è entusiasta: «La cosa interessante sarà vedere come

votano nei di ve rsi Paesi del mondo e il dibattito sui social media. Terror mette l'audience al centro

dell'azione e questo è interessante da molti punti di vista, anche sociologici». Rincara Oliver Berben, Ceo di

The Art of Entertainment: «Viviamo in un mondo che cambia in modo rapidissimo e va in ogni direzione, un

modo che non avevamo mai visto prima. Allora siamo obbligati a ripensare il nostro stile di vita, capire dove

vogliamo spingerci per p rote gge re il nost ro mondo dalle minacce globali. Anche il nostro modo di

consumare le informazioni è cambiato. Terror è l'unico progetto che mette tutto questo insieme, in tutti i

media e in tutte le tecnologie. In tempi come questi, la questione morale, la sicurezza e il coraggio sono

considerati gli aspetti più importante per l'uomo. Voi che cosa decidete?». Per i produttori il format

innovativo sarà un successo certo, anche in altre parti d'Europa e, insistono loro, del mondo. Di sicuro c'è

che in Germania, dove sono appena iniziate le riprese, la realtà si è molto avvicinata alla fantasia e resiste

un nervo scoperto a proposito di tragedie. A parte il terrore generalizzato per gli attacchi terroristici, il

ricordo di Andreas Lubitz il copilota del volo Germanwings 9525 diretto da Barcellona a Düsseldorf che si

uccise facendo precipitare l'aereo con 150 persone a bordo, è ancora ben fermo nella memoria e

probabilmente ha ispirato il «pilot». Di contro, la tragedia dell'11 settembre 2001, quando si pensò di far

abbattere l'aereo che puntava al Pentagono pochi minuti dopo lo schianto alle Torri Gemelle. c

Foto: L'evento A fianco, una scena del pilot di «Terror» che si è appena iniziato a girare in Germania

L'obiettivo del nuovo format è creare un evento multimediale che coinvolga i telespettatori in modo attivo e

li faccia partecipare con il voto tramite web, telefono o social network

Jan Mojto, ad di Beta Film distributrice

Il film mette il pubblico al centro dell'azione, raccogliendo gli spettatori su questioni universali

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Foto: Il pilota che abbatte un aereo dirottato per scongiurare una tragedia con più vittime è un eroe o un

criminale?

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Da domani in onda su Fox "22.11.63", otto puntate tratte dal libro di Stephen King, anche produttore con JJAbrams. James Franco racconta il suo ruolo, un insegnante che sfrutta un passaggio spazio-temporale perevitare l'omicidio del presidente. Quel giorno che cambiò la Storia LA SERIE Kennedy ritorno al passato IL PROTAGONISTA: «SONO UN UOMO DI OGGI CHE PIOMBA NEGLI ANNI DELLA SEGREGAZIONERAZZIALE» «GUARDARMI INDIETRO? PROPRIO LE SCELTE ERRATE MI HANNO INSEGNATO ASBAGLIARE SEMPRE DI MENO» Francesca Scorcucchi Ci sono date che hanno segnato profondi cambiamenti nella storia del mondo. Il 14 luglio 1789, ad

esempio, o l'11 settembre 2001, o il 22 novembre 1963, il giorno in cui John Fitzgerald Kennedy fu

assassinato e la storia degli Stati Uniti prese una nuova strada. Cosa sarebbe successo, all'America e al

mondo, se quel giorno i tre spari partiti dalla mano di Lee Harvey Oswald avessero mancato il presidente?

Da questa premessa nasce 22.11.63 , romanzo che Stephen King ha covato per vari anni, prima di

pubblicarlo nel 2011, e ora è stato adattato al piccolo schermo in una nuova serie, in otto puntate, in onda

dall'11 aprile alle 21 su Fox. La serie vede lo stesso King fra i produttori, insieme a JJ Abrams (il regista del

recente Guerre Stellari - Il risveglio della forza) e James Franco quale protagonista, il viaggiatore nel tempo

che tenterà di fermare il corso degli eventi. Nel cast ci sono anche Josh Duhamel ( Transformers ), T.R.

Knight ( Grey's Anatomy ), Cherry Jones ( 24 ) e Chris Cooper, premio Oscar per Il ladro di orchidee .

James Franco vestirà i panni di Jake Epping, un insegnante d'inglese in crisi. La sua vita cambia

improvvisamente quando il suo amico Al Templeton (Chris Cooper) gli confida di aver scoperto l'esistenza

di un passaggio spazio-temporale che trasporta al 21 ottobre 1960. Non importa quanto tempo si trascorra

nel passato: che siano tre secondi o tre anni, nel presente corrisponderanno sempre a due minuti esatti.

Dopo un primo momento di titubanza, Jake deciderà di tornare nel passato per cercare di sventare

l'assassinio di JFK e, implicitamente, tutti i tragici eventi scaturiti da quell'omicidio. In questa sua missione

verrà ostacolato non solo da Lee Harvey Oswald, ma soprattutto da un passato che non vuole essere

cambiato. Jake scoprirà che riscrivere le pagine della storia può essere molto pericoloso. HOLLYWOOD

James Franco è famoso a Hollywood per la sua carriera molto ecclettica e la capacità, oltre alla voglia, di

immergersi in progetti audaci, come The Interview , su un ridicolo complotto della Cia ai danni del dittatore

nordcoreano Kim Jung-Un. Film che ha causato quasi una crisi diplomatica fra Stati Uniti e Corea del Nord

e alla base del quale c'è stato l'attacco degli hacker al sistema informatico della Sony. Ora a questo nuovo

progetto è arrivaquasi per caso: «All'aeroporto ho visto la copertina del romanzo di Stephen King e ho

comprato il libro. Erano oltre 1000 pagine ma ho impiegato pochissimo a finirlo. Ricordo di aver pensato

che era un romanzo molto "cinematografico", così mi sono procurato l'indirizzo e-mail di King e l'ho

contattato per chiedergli se voleva cedermi i diritti per una trasposizione al cinema. La sua risposta è stata:

"Lavorerei con te volentieri ma ho già dato i diritti a JJ Abrams che ne farà una serie tv". Qualche giorno

dopo ho ricevuto una telefonata da Abrams che mi proponeva la parte di Jake». Il sì di Franco è arrivato

senza difficoltà, soprattutto perché c'era un aspetto del personaggio di Jake Epping che lo intrigava:

«Quando reciti in un progetto ambientato nel passato di solito proietti il tuo personaggio in quell'epoca,

diventi un uomo vissuto negli anni Sessanta, con i comportamenti e i sentimenti di allora. Questa volta è

diverso, questa volta si tratta di un uomo contemporaneo trasportato in un tempo passato. Una persona

che si rende conto di cose che altri non possono notare o a cui sono abituati, alcune ottime, come il gusto

della frutta o del latte, altre orrende, come le leggi di segregazione razziale». La serie, come il romanzo di

King, ipotizza un passato che non vuole cambiare, e anche James Franco è della stessa opinione,

cambiare il passato sarebbe un'operazione rischiosa. «Penso alla mia vita personale e alle svolte che sono

seguite a un'esperienza negativa. Certo tutti noi vorremmo aver fatto scelte diverse in certi momenti della

nostra vita, ma mi rendo conto che sono state proprio quelle esperienze a rendermi la persona che sono

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ora. In passato ad esempio ho fatto film di cui non sono fiero.Non li rifarei oggi, ma mi rendo conto che

sono state quelle scelte sbagliate a farmi imparare la lezione e a fare i film che faccio adesso ».

OUTLANDER Da Midnight in Paris a X-Men: Days of Future Past , dall' Esercito delle dodici scimmie a

Ritorno al futuro , i viaggi nel tempo hanno sempre affascinato il cinema e ora anche la televisione sembra

voler attingere a piene mani da queste espediente. Oltre a 11.22.63 , a giugno arriverà su FoxLife la

seconda stagione di Outlander , anch'esso tratto da un'opera letteraria, la serie di romanzi di Diana

Gabaldon su Claire Randall, infermiera militare del 1945 che improvvisamente si ritrova a vivere nella

Scozia del 1743, in piena insurrezione giacobina.

Gli interpreti L'attore Josh Duhamel è Frank Dunning nella serie L'attrice Cherry Jones nel ruolo di

Marguerite Oswald nella serie "22.11.63" Chris Cooper interpreta Al Templeton un amico di Jake Epping

(James Franco)

Foto: IL FILM A destra, James Franco e Sarah Gadon Nella foto tonda, Stephen King

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Ceduta Premium Mediaset, accordo con Vivendi: nasce la pay tv europea Carlotta Scozzari Nuova alleanza sull'asse degli affari italo-francesi: Mediaset e Vivendi uniscono le forze nel settore dei

contenuti video e televisivi e si scambiano una partecipazione del 3,5%. Passa, inoltre, ai francesi la tv a

pagamento Mediaset Premium. A mercato chiuso, dopo il consiglio straordinario del gruppo del Biscione,

ieri le due società hanno finalmente svelato i dettagli dell'unione. A pag. 17 Nuova alleanza sull'asse degli

affari italo-francesi: Mediaset e Vivendi uniscono le forze nel settore dei contenuti video e televisivi e si

scambiano una partecipazione del 3,5%. Passa, inoltre, ai francesi la tv a pagamento Mediaset Premium. A

mercato chiuso, dopo il consiglio straordinario del gruppo del Biscione, ieri le due società hanno finalmente

svelato i dettagli di un'unione di intenti nell'aria ormai da giorni. Un'alleanza che poggia sull'amicizia di

lunga data che lega il finanziere bretone patron di Vivendi, Vincent Bolloré, all'ex premier italiano, Silvio

Berlusconi, azionista di maggioranza di Mediaset. Il gruppo di Cologno Monzese e quello parigino,

annuncia la nota di Vivendi, «hanno concordato di sviluppare una partnership industriale, a livello

internazionale, che comprende varie iniziative per la produzione e la distribuzione in comune di contenuti

audiovisivi e la creazione di una p i a t t a f o r m a t v g l o b a l e over-the-top (Ott)», vale a dire in grado di

competere con colossi anglosassoni del rango di Sky e Netflix. Nel dettaglio, spiega la nota di Mediaset, le

due società daranno vita a «una nuova major europea per la creazione di contenuti» e alla «prima

piattaforma pan-europea di streaming di contenuti on demand». Il 3,5% di Vivendi sarà scambiato con

un'analoga quota del Biscione, ma, poiché la capitalizzazione della società di oltralpe è molto maggiore, ai

francesi andrà anche Mediaset Premium. IL RUOLO DI CREDIT SUISSE La tv a pagamento, che consente

di vedere le partite di calcio della serie A e della Champions League ma non contiene i film e le serie tv

(rimaste sotto il cappello Mediaset), nell'ambito dell'operazione, è stata valutata 756 milioni. «Avevamo

avuto un'offerta da un concorrente satellitare di Premium», ha rivelato l'ad di Mediaset Pier Silvio

Berlusconi con chiaro riferimento a Sky, lasciando intendere che la singola valutazione potesse essere più

generosa. «Chiaramente - ha aggiunto l'ad di Mediaset, che ha anche escluso qualsiasi disimpegno della

famiglia Berlusconi da media ed editoria - in termini di opportunità strategica abbiamo ritenuto questa

opzione molto, molto migliore. Lo dico non solo perché Sky per una volta si troverà un concorrente, e

questa cosa vale non solo per il mercato della tv, ma per l'Italia in generale, perché noi rimaniamo in gioco

sulla pay, perché continueremo a essere un editore e produttore nei canali non calcio». Nell'operazione il

gruppo italiano è stato assistito da Credit Suisse e JpMorgan. Sta di fatto che la valutazione di Mediaset

Premium è inferiore a quella di 900 milioni cui si era arrivati alla fine del 2014, quando era stato raggiunto

l'accordo per l'ingresso all'11,11% degli spagnoli di Telefonica. Ora questi ultimi coglieranno l'occasione per

uscire da Premium, con una minusvalenza di una ventina di milioni, lasciando il campo libero a Vivendi e

replicando un passaggio di consegne già visto in Telecom Italia, dove i francesi sono quasi al 25 per cento.

Ora, tra l'altro, si guarda proprio a Telecom per capire quali saranno le conseguenze dell'alleanza

Mediaset-Vivendi. Una volta chiusa l'operazione secondo le previsioni a fine settembre - le società

coinvolte non potranno vendere le reciproche azioni per tre anni ( lock up ). Non solo: Vivendi e Fininvest,

finanziaria della famiglia Berlusconi azionista di riferimento di Mediaset, sottoscriveranno un patto

parasociale di stabilità, stando al quale nel primo anno i francesi non potranno effettuare alcun acquisto di

azioni del Biscione. Nel secondo e terzo anno, invece, Vivendi non potrà possedere più del 5%

complessivo. Nei giorni scorsi, era stato ipotizzato che le due società potessero scambiarsi dei

rappresentanti nei rispettivi consigli di amministrazione. «A oggi - ha detto a riguardo Pier Silvio Berlusconi

- il mio ingresso nel cda di Vivendi non è previsto, ma non è escluso che avvenga in futuro».

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Foto: Pier Silvio Berlusconi

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DA CAIRO-RCS A VIVENDI-MEDIASET Come cambierà la mappa di tv e giornali Andrea Montanari Come cambierà la mappa di tv e giornali Igrandi broadcaster (21st Century Fox, Discovery, Viacom,

Comcast, Disney, Discovery) arrivano tutti da Oltreoceano. Le major cinematografiche (Warner Bros, Mgm,

Paramount, ancora la 21st Century Fox, Universal Studio e Columbia Pictures) sono a stelle e strisce. Il

web è di dominio Usa (Google-Alphabet, Amazon, Facebook) eccezion fatta per Alibaba (Cina). Gli over-

the-top, su tutti Netflix, sempre da lì arrivano. Mentre se si allarga l'orizzonte all'hardware, ossia personal

computer, smartphone e televisori, i player di riferimento si chiamano Samsung, Lenovo, Huawei, Lg, Asus

e sono domiciliati tutti nel Far East. Mentre gli Stati Uniti si difendono, nel campo dei pc, con Hp e Dell. E

ovviamente dominano la scena digitale con Apple, la società più capitalizzata al mondo (602,7 miliardi di

dollari). Trasversalmente, partendo dal business del software e arrivando ai telefonini, si muove il colosso

Microsoft di Bill Gates, l'uomo più ricco del mondo con un patrimonio di 75 miliardi di dollari. In tale scenario

globale l'Europa è terra di conquista. Anche perché solo Nokia, o quel che resta del fu grande gruppo

finlandese, proverà a tornare all'antico amore, rilanciando gli smartphone. E se si esclude il colosso

mondiale della telefonia, la Vodafone domiciliata in Uk e guidata dall'italiano Vittorio Colao, o al massimo la

spagnola Telefonica che è molto forte in Sudamerica, non ci sono competitor di spessore nell'ambito

media-tlc. O meglio, non c'erano fino adesso. Il cambio di passo, in questo senso, è rappresentato

dall'accordo definito venerdì 8 da Vivendi e Mediaset. I due gruppi hanno deciso di unire le forze per dare

vita alla prima major company europea per capitalizzazione. Un nuovo e solido nemico per l'inglese, ma a

controllo americano (21st Century Fox), Sky plc di Rupert Murdoch, leader continentale nel campo della

pay-tv satellitare con più di 21 milioni di clienti nel Regno Unito, Germania, Austria e Italia, che fino a

novembre ha provato a comprare Premium. E anche per Netflix, la piattaforma di streaming online che ha

stravolto le regole del gioco televisivo negli States e ora sta provando a fare la stessa cosa in mezza

Europa, buon ultima l'Italia. L'asse Vivendi-Mediaset prevede lo sviluppo di un progetto su scala

internazionale per la produzione di contenuti (serie tv e film) da distribuire in Italia, Francia e Spagna; una

piattaforma di streaming di contenuti online con le properties dei due gruppi e il passaggio del 100% di

Mediaset Premium (641 milioni di ricavi e 84 milioni di perdite nel 2015, con un bouquet diritti di 1,677

miliardi). A valle di tutto ciò, visto che Vivendi non pagherà un euro, si definirà uno scambio azionario di

titoli già in portafoglio delle due aziende. Ciò permetterà al gruppo di Vincent Bolloré (14,35%) di rilevare il

3,5% di Mediaset (controvalore di 144,7 milioni) concambiando il 3,5% della società transalpina (valore di

882 milioni). Quote vincolate da un lock-up triennale. Di fatto Premium, che al momento dell'ingresso di

Telefonica (11%) fu valorizzata 900 milioni, con questo deal vale all'incirca 750 milioni. Contestualmente

Vivendi, che torna in Italia dopo l'avventura Tele+ (confluita nella Stream di Murdoch e poi in Sky) e la

Fininvest dei Berlusconi (tentarono l'avventura francese con La Cinq, aperta nel 1986 e chiusa nel 1992)

hanno siglato un patto che vincolerà i francesi a non elevare oltre il 5% la propria partecipazione nel

Biscione nell'arco del prossimo triennio. Poi, invece, Vivendi, primo socio di Telecom (24,9%), avrà carta

bianca. E non è da escludere che possa salire significativamente nel capitale del network di Cologno

Monzese. Anche perché nel frattempo l'abile tessitore di relazioni Bolloré (socio forte di Mediobanca con

l'8%) potrebbe definire un'alleanza in Spagna con Telefonica (Vivendi ha già una partecipazione inferiore

all'1%) che controlla la prima piattaforma tv a pagamento del Paese, Digital+/ Moviestar. In tal progetto

potrebbero rientrare anche i business in Italia e Francia di Tarak Ben Ammar, consigliere di Vivendi e

Telecom Italia e attivo in questo merger, definito da Bolloré e soprattutto Pier Silvio Berlusconi. Ovviamente

né Sky né Discovery, proprietaria di Eurosport, staranno a guardare. La pay di Murdoch ha già lanciato la

sua offerta antiNeflix, Now Tv, e il progetto sui contenuti Sky Q. In Italia poi ha rilevato il canale 8 e non è

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detto che non provi a comprare La7 da Urbano Cairo, lanciatosi nell'ops su Rcs. Mentre nel Far East ha

investito 45 milioni di dollari in iFlix, la start up anti-Netflix. Mentre Discovery in Italia ha comprato il canale 9

e lanciato il suo servizio overthe-top (Dplay). In Uk, poi, ha stretto un accordo con la Bbc per le Olimpiadi e

in Spagna con Kiss Media per diventare content provider di un nuovo canale free. (riproduzione riservata)

Pier Silvio Berlusconi

Vincent Bolloré

LA CAMPAGNA DI VIVENDI IN ITALIA Valori in euro GRAFICA MF-MILANO FINANZA Quota % Società

Investimento Valore attuale Telecom Mediaset 3,5 miliardi 882 milioni 24,9% 3,5%* 2,987 miliardi n.d. *

L'ingresso nel capitale di Mediaset avverrà con un'operazione carta contro carta con lo scambio di azioni

proprie tra i due gruppi e il conguaglio rappresentato dalla cessione della partecipazione di controllo in

Mediaset Premium

MEDIASETNETFLIXGOOGLE21ST CENTURY FOXVIVENDIIGRAFICA MF-MILANO FINANZA 2016 2,6 3,8 3,4 3,0 G F M A quotazioni in euro Var. % sul 8 gen 2016

80 110 120 100 90 quotazioni in dollari Var. % sul 8 gen 2016 600 790 770 750 730 710 quotazioni in

dollari Var. % sul 8 gen 2016 23 29 27 25 quotazioni in dollari Var. % sul 8 gen 2016 16 19 20 18 17

quotazioni in euro Var. % sul 8 gen 2016 3,5 € +2,16% 104 $ -6,66% 758,2 $ +3,73% 28,7 $ +10,8% 18,4 €

-1,76% 2016 G F M A 2016 G F M A 2016 G F M A 2016 G F M A

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ANICA - TELEVISIONE - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 93

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NASCE NUOVO POLO TV Mediaset Premium ai francesi di Vivendi MARCO A. CAPISANI Capisani a pag. 18 Mediaset e Vivendi si scambiano ufficialmente il 3,5% ciascuno delle proprie azioni

mentre la pay tv del Biscione Premium passa interamente sotto il controllo del gruppo francese guidato da

Vincent Bolloré: nasce così un nuovo gruppo europeo della tv a pagamento con 13 milioni di abbonati e

ulteriori «importanti prospettive di crescita» proprio grazie alla presenza di Mediaset in Italia, oltre che in

Spagna. Ma non solo. È arrivato ieri l'annuncio formale di Vivendi e di Mediaset sull'avvio della partnership

che verrà finalizzata entro il prossimo 30 settembre. Vivendi ha definito l'accordo «vincolante» con una

valenza futura sia strategica sia industriale. Tanto che Vivendi, Mediaset ed Rti (tramite cui il Biscione

possiede l'88,9% di Mediaset Premium) sottoscriveranno anche, al momento del closing, un accordo di

lock-up di 3 anni sulle azioni Mediaset e Vivendi e, in aggiunta, firmeranno un patto parasociale per

garantire stabilità alla partnership e regolare gli scambi di azioni. Sempre ieri, il vicepresidente e a.d. di

Mediaset Pier Silvio Berlusconi ha espresso soddisfazione per l'accordo e confermato l'impegno della sua

famiglia nei media, anche se non entrerà al momento nel cda francese, ha sottolineato Berlusconi jr,

aggiungendo che per il Biscione la raccolta del «primo trimestre è intorno a un +3%, al di sopra delle nostre

previsioni. Invece per aprile la cifra è più vicina al doppio». Al momento non è previsto nemmeno che

Bolloré entri nel cda Mediaset, si vedrà con i nuovi consigli. Tra i dettagli economicofi nanziari dell'intesa,

hanno fatto sapere dal gruppo milanese «gli eventuali interventi dovranno avvenire senza che da tali

acquisti (di azioni, ndr) possa derivare alcun obbligo di offerta pubblica di acquisto». Poi, nel primo anno

dalla data del closing, Vivendi non potrà acquistare azioni Mediaset. Nel secondo e terzo anno, non potrà

salire oltre il 5% di Mediaset. Ma Fininvest (che oggi controlla Mediaset, ndr) sarà libera di comprare azioni

Mediaset, pur non potendo far scattare l'obbligo di opa. Sono tre i punti cardine della strategia francese, il

primo è la creazione di contenuti su scala internazionale attraverso una nuova struttura. Il secondo è il

lancio di una piattaforma web di video ondemand per diversificare i contenuti mercato per mercato e,

soprattutto, per entrare in paesi in cui né Vivendi né Mediaset sono oggi presenti grazie a un pacchetto che

unirà Infi nity di Mediaset e l'offerta streaming online di Vivendi. Al momento i francesi lavorano già in

Polonia, Africa, America centrale ed Estremo oriente. In terza e ultima istanza, il gruppo italiano creerà

sinergie proprio col suo ingresso nel nuovo colosso, pur proseguendo le attività di editore per canali

Premium sulle diverse piattaforme. Il guanto di sfi da è quindi lanciato sia nei confronti della Net ix di Reed

Hastings, che è già sbarcata in Europa offrendo fi lm e titoli originali a pagamento in streaming, sia contro la

Sky di Rupert Murdoch che, con il riassetto della piattaforma satellitare avviato in Europa nell'estate 2014,

ha dato vita a un network da 20 milioni di abbonati. Aspettando il via libera delle rispettive Autorità Antitrust

nazionali, Mediaset ha confermato che verrà ceduta anche la quota dell'11,11% di Premium in mano alla

spagnola Telefonica guidata dal neopresidente José Maria Alvarez-Pallete (che ha preso il posto di Cesar

Alierta ). Ieri il titolo Mediaset, dopo essere stato sospeso per eccesso di rialzo, ha chiuso a +5,36% a 3,5

euro.

Foto: Vincent Bolloré Pier Silvio Berlusconi

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ANICA - TELEVISIONE - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 94

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Mediaset dice sì a Vivendi «Alleati per progetti globali» Ok allo scambio di azioni e alla cessione di Premium L'Ad Berlusconi per ora non entra nel Cda dei francesiSecondo l'intesa approvata dal Cda per tre anni le quote non potranno essere vendute e i due soci nonpotranno salire oltre la soglia del 5% MASSIMO IONDINI MILANO Accordo fatto tra Mediaset e Vivendi. Dopo indiscrezioni, smentite e rilanci il patto è stato

annunciato durante il Cda di Mediaset di ieri. Con un reciproco scambio azionario paritetico del 3,5%. Nel

dettaglio, è prevista la cessione da Mediaset a Vivendi di azioni pari al 3,50% del proprio capitale, a fronte

della cessione da Vivendi a Mediaset di azioni pari allo 0,54% del capitale di Vivendi. E nel contempo la

cessione da Rti a Vivendi del 100% di Mediaset Premium a fronte della cessione da Vivendi a Rti di azioni

pari al 2,96% del capitale di Vivendi. Mentre gli spagnoli di Telefonica cederanno l'11,11% delle azioni di

Premium comprate l'anno scorso. Il 3,5% complessivo di Vivendi è stato valutato 893 milioni di euro e, di

conseguenza, il valore di Premium sarebbe di circa 756 milioni di euro. «Avevamo avuto offerte anche dal

concorrente satellitare di Premium (ossia Sky, ndr ) - rivela Pier Silvio Berlusconi -. Ma in termini di

opportunità strategica di mercato, questa è l'opzione che abbiamo ritenuto molto, molto migliore». Un'intesa

che Pier Silvio Berlusconi (smentendo che si tratti di «un primo passo per un disimpegno della famiglia

Berlusconi nei media, ma anzi un primo passo verso un'apertura più europea») definisce «forever» e che

«si cementifica su un accordo paritetico di azioni, al di là dei valori in gioco, perché rappresenta lo spirito di

condivisione sui progetti futuri». Per il momento esclude però di entrare nel Cda di Vivendi, ma anche che

componenti del board del colosso francese (si tratterebbe del Ceo Arnaud de Puyfontaine) entrino a far

parte del Cda di Mediaset. In cosa consiste l'annunciato progetto comune lo spiega lo stesso

vicepresidente e Ad di Mediaset, che sottolinea tre punti fondamentali. Il primo è «la creazione di una

nuova struttura che avrà l'ambizione di creare contenuti internazionali, per poi essere distribuiti su tutte le

piattaforme». Il secondo prevede «di unire le forze e le attività nei diversi Paesi» e il terzo è che con lo

scambio di partecipazioni «il 100% di Mediaset Premium confluirà in uno dei più grandi gruppi di pay tv al

mondo». Un patto sì nuziale (che dovrebbe essere finalizzato entro il 30 settembre), ma con qualche

doveroso paletto per i francesi. Vivendi, Mediaset e Rti sottoscriveranno infatti un accordo di lock up

(divieto di vendere azioni) di tre anni. Nel primo anno Vivendi non potrà effettuare alcun acquisto di azioni

Mediaset. Nel secondo e terzo anno non potrà possedere una partecipazione complessiva superiore al 5%.

Anche da parte francese si parla di «importante accordo, strategico e industriale». «Questo investimento

dimostra una volta di più il nostro impegno e i nostri stretti legami con l'Italia - dice De Puyfontaine -. La

conferma della nostra strategia, sempre dichiarata, di creare un gruppo paneuropeo leader nel settore

media e nella produzione di contenuti». Con Mediaset Premium Vivendi «espande fortemente» la propria

presenza e la pay tv europea, incrementando i propri clienti a oltre 13 milioni «in un mercato italiano che

offre importanti opportunità di crescita».

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ANICA - TELEVISIONE - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 95

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Alleanze Il salto europeo del Biscione Il mercato promuove l'asse Mediaset-Vivendi Gli analisti: «Crea valore industriale e i dividendi potranno crescere» Cinzia Meoni A poche ore dal via libera all'alleanza tra Mediaset e Vivendi, gli operatori fanno i conti in vista della

riapertura, domani, di Piazza Affari. L'accordo infatti è stato annunciato venerdì a Borsa chiusa anche se, il

titolo del Biscione aveva iniziato la sua rincorsa già da qualche giorno spinto dalle indiscrezioni. «Si tratta di

un'importante alleanza e i benefici, a livello di business e finanziario, sono significativi, per quanto già,

almeno in parte, prezzati dal mercato», sostiene Vincenzo Longo di IG. «Gli operatori si attendono che

questo avvio di collaborazione possa sfociare, in futuro, in un'alleanza più importante, nonostante i termini

dell'accordo prescrivano vincoli precisi (nel primo anno Vivendi non potrà acquisire ulteriori titoli Mediaset, e

nel secondo e nel terzo anno non potrà possedere una partecipazione superiore al 5% ndr) ». L'alleanza

comunque piace agli analisti. Prima di tutto sotto il profilo strategico visto che la partnership porterà

significative sinergie nella distribuzione e nella produzione dei contenuti. L'accordo tra Mediaset e Vivendi

prevede infatti lo sviluppo di un progetto per le produzioni internazionali e la costruzione della prima

piattaforma europea di streaming di contenuti on demand. Malgrado ad oggi sia difficile calcolare le sinergie

di costo, l'alleanza pone le basi per una piattaforma comune di distribuzione e, in parte, di produzione di

contenuti media in chiave anti Sky e anti Netflix, allargando così l'orizzonte di Mediaset a tutta l'Europa. A

questo si sommano i benefici finanziari che otterrà il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi. Lo scambio

azionario del 3,5% passa infatti dalla cessione della pay tv di Mediaset, Premium, un'attività finora in rosso,

anche a causa dell'esborso necessario per aggiudicarsi i diritti del calcio. «L'operazione libera i bilanci di

Mediaset da un'attività in perdita e alleggerisce la struttura finanziaria del gruppo», nota un operatore. Non

solo, il mercato potrebbe tornare a valorizzare le attività free to air del Biscione. In effetti, uno studio di

Mediobanca Securities mette in evidenza come le attività italiane del Biscione nella tv generalista siano

valutate solo 5,2 volte l'utile operativo, quasi la metà in meno rispetto ai rivali europei (lo sconto è pari al

40%). Insomma, scrive Icbi, uno dei principali valori dell'operazione è quello di «far emergere l'elevato

profilo di redditività delle attività televisive in chiaro». Equita addirittura prevede un deciso incremento di

utile per Mediaset conseguente sia alla distribuzione dei dividendi di Vivendi sia alla cessione della pay tv.

Foto: SQUADRA Il capo azienda di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi e (a destra) il presidente Fedele

Confalonieri

10/04/2016Pag. 5

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ANICA - TELEVISIONE - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 96

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COLOSSO MULTIMEDIALE Berlusconi rilancia sul futuro di Mediaset Accordo con Vivendi persfidare Sky e Netflix E Cairo prova a prendere il «Corriere» A sorpresa lancia l'offerta di scambio di azioni per la maggioranza diRcs Maddalena Camera alle pagine 2-3 Fraschini , Meoni e Stefanato alle pagine 2-3 «Vivendi Forever». Non ha dubbi l'ad e

vicepresidente di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, su chi sarà il partner del Biscione negli anni a venire.

Sarà Vivendi, società francese che controlla Canal Plus e Universal Music . Il gruppo, che fa capo al

finanziere francese Vincent Bollorè, spera, a sua volta, grazie ai contenuti che Mediaset è capace di

produrre di crescere nell'affollato mercato della tv via internet. Ieri in serata un cda della società italiana ha

sancito l'intesa definita «strategica e industriale». L'accordo, fortemente voluto da Pier Silvio Berlusconi,

prevede un passaggio incrociato di quote del 3,5% tra le due società e la contestuale vendita da parte del

Biscione della pay-tv Mediaset Premium. «È un accordo di cui siamo molto soddisfatti, che guarda a

sviluppi futuri di natura industriale» - ha spiegato Pier Silvio Berlusconi. L'ad mette subito le mani avanti,

spiegando che «la famiglia non intende comunque uscire dal settore tv». Mediaset non passa di mano

dunque. Anzi, la mossa è fatta per rafforzarne le strategie in un ambito non solo nazionale ma

internazionale. «Abbiamo la volontà, e lo dico con convinzione assoluta, di investire e spingere - prosegue

Pier Silvio Berlusconi- Prova ne sono gli investimenti in radio, libri e Banzai. È un primo passo verso

un'apertura europea». Per il momento però l'ad di Mediaset non siederà nel cda di Vivendi. Quanto

all'accordo l'azienda francese e la holding della famiglia Berlusconi sigleranno alla data del closing ,

previsto entro il 30 settembre, un patto per regolare gli acquisti di azioni Mediaset. Nel primo anno dalla

firma infatti, Vivendi non potrà comprare azioni Mediaset mentre nel secondo e terzo gli acquisti non

potranno portarla a superare il 5%. Fininvest, invece, sarà libera di effettuare acquisti di azioni Mediaset.

Oltre a questo Vivendi, Mediaset e la controllata Rti sottoscriveranno un accordo di lock up che le obbliga a

non cedere, per 3 anni, le azioni Mediaset e Vivendi oggetto dello scambio sul 3,5% del capitale.

Quest'ultimo avverrà in due passaggi e coinvolgerà sia Mediaset sia Rti (che detiene il 100% di Premium).

Mediaset cederà a Vivendi azioni proprie per il 3,5%, ottenendo titoli di Vivendi pari allo 0,54% del capitale.

Contestualmente Rti venderà il 100% di Mediaset Premium ottenendo in cambio azioni di Vivendi pari al

2,96% del gruppo francese. Il gruppo di Cologno esprime grande soddisfazione per il valore creato con

Premium grazie all'impegno e alle sfide sostenute negli anni. Sul fronte dei numeri il 3,5% delle due società

è stato valutato alla media dei tre mesi in Borsa: 893 milioni per Vivendi, 137 per Mediaset. La differenza la

colma la pay tv Premium, valutata al 100% per circa 756 milioni. Mediaset inoltre riacquisterà la quota

dell'11% detenuta da Telefonica prima del closing. «Soddisfatto anche l'ad di Vivendi, che è anche maggior

azionista di Telecom con il 24,9%, Arnaud de Puyfontaine: «Questo investimento dimostra il nostro

impegno e i legami con l'Italia per creare un gruppo paneuropeo leader nel settore media e nei contenuti».

In un comunicato la società aveva spiegato di aver incrementato «i propri clienti pay-tv a oltre 13 milioni

conil mercato italiano che offre importanti opportunità di crescita». Ieri Pier Silvio Berlusconi ha anche

aggiunto qualche numero sulla pubblicità: «Il trimestre si chiude con un +3%, un dato superiore alle

previsioni». In Borsa Mediaset ha guadagnato il 5,3 per cento. MC e CM

Foto: IN FAMIGLIA Silvio Berlusconi, creatore dell'impero Mediaset, e il figlio Pier Silvio, amministratore

delegato del gruppo

Foto: SUCCESSO L'ad di Mediaset Pier Silvio Berlusconi, artefice dell'operazione ALLEANZA Il capo

azienda di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine soddisfatto per l'intesa

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La storia Lo sviluppo del Biscione dal '78 alla Borsa Il gigante nato da una piccola idea: portare la tv nelle case di Milano 2 Paolo Stefanato Tutto nacque grazie a un cunicolo, quasi 40 anni fa. Milano 2 era una città satellite per 3.500 famiglie,

immersa nel verde e con tunnel nei quali correvano acqua, luce, gas e telefonia. Qualcuno disse: possiamo

tirare un cavo in più e portare una nostra tv in ogni appartamento, e TeleMilano diventò una specie di

servizio condominiale. La prima annunciatrice fu la centralinista di Edilnord, l'impresa costruttrice, che

aveva un capo allora pressoché sconosciuto: Silvio Berlusconi. In quello stesso 1978 fu costituita la holding

Fininvest. Erano anni in cui vari pionieri si lanciavano all'attacco del monopolio Rai. TeleMilano cominciò a

trasmettere su scala regionale. Il pubblico gradì, anche perché era tutto gratis visto che i ricavi provenivano

dalla pubblicità. Il primo motore di ogni impresa è l'imprenditore, e Berlusconi si gettò nell'affare con

energia, investendo in programmi, film, e serie tv Usa, aumentando gli ascolti e creando Publitalia per la

pubblicità. TeleMilano diventa Canale 5 , è il 1980. Ma il grande salto è un altro: poiché è vietato

trasmettere in diretta sull'intero territorio italiano, Fininvest crea una rete di emittenti locali alle quali fornisce

i programmi già confezionati da trasmettere agli orari prestabiliti. La legge è formalmente rispettata. È la

svolta anche in chiave pubblicitaria, perché con la scala nazionale, arrivano i grandi clienti. Ma il 16 ottobre

1984 tre pretori vietano le trasmissioni; c'è una sollevazione popolare da parte di chi si sente privato di

programmi ormai abituali e pochi giorni dopo un decreto del governo Craxi legittima l'«interconnessione». A

Canale 5 si aggiungono Rete 4 e Italia 1 . La progressione dei ricavi del gruppo è impressionante: 1.600

miliardi di lire nel 1985, 6mila nell'88, 10mila nel 1991. Il gruppo cresce oltre la tv con Sorrisi e Canzoni ,

Mediolanum, il Milan, la Standa, la Mondadori... Ma anche il debito verso le banche è ingente. Nel 1993 è di

4mila miliardi. Fininvest chiede aiuto a Mediobanca, ma Enrico Cuccia non capisce il valore straordinario

degli archivi dei film. Così la Fininvest decide - è il 1996 - di quotare in Borsa la controllata Mediaset con le

sue ricche tv. Vengono coinvolti come soci-alleati Leo Kirch, Joahn Rupert e Al Walid, che diventano i

«garanti» dell'operazione. Il collocamento è un successo: Fininvest mantiene la maggioranza e il gruppo si

risana (l'azione, collocata a 7mila lire nel 1996 nel 2000 tocca il massimo storico a 52mila lire; oggi

Mediaset in Borsa capitalizza circa 4,2 miliardi di euro). Berlusconi è già da paio d'anni in politica (dal 1994)

e l'energia di chi prende le redini de gruppo è volta a mettere ordine in un impero cresciuto turbinosamente,

a renderlo più efficiente e ad aumentarne - fino alla crisi mondiale - la redditività. La novità degli ultimi anni

è la nascita di Mediaset Premium, la pay-tv che ora, con i suoi diritti sul calcio, passa a Vivendi.

I PILASTRI DELLA TV COMMERCIALE VINCENTE Nel 1978 Silvio Berlusconi possiede Telemilano; due

anni dopo gli viene dato il nome di Canale 5. Poi nascono Italia 1 e Rete 4 MITO Mike Bongiorno è stata

una colonna portante delle reti Fininvest. Già dal 1977 sposò l'idea vincente di Berlusconi e condusse

decine di programmi AMATI Dal 1988 al 2007 Sandra Mondaini e Raimondo Vianello sono i protagonisti di

«Casa Vianello» su Canale 5, la sit-com più longeva della tv SUCCESSO «Striscia la notizia» dal 1988 è

uno dei programmi di punta. Denunce, «veline» e un tg satirico che ha cambiato il costume del Paese

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ANICA - TELEVISIONE - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 98

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le prospettive Il Biscione diventa globale È battaglia a Sky e Netflix Il gruppo italiano e quello francese uniscono le forze per far fronte alla potenza di fuoco delle società nate ecresciute in rete. Accordo su tre livelli: pay tv, contenuti e distribuzione NUOVE TECNOLOGIE L'idea è unapiattaforma per la distribuzione dei contenuti multimediali Maddalena Camera Milano L'accordo tra Mediaset e Vivendi vuole rivoluzionare il panorama europeo di media e tv. L'unione tra

le due società è una scommessa sul futuro, quando Internet diventerà fondamentale sul fronte della

distribuzione dei contenuti grazie anche alla crescita della rete a banda ultralarga. Il gruppo italiano e quello

francese hanno deciso di unire le forze per far fronte alla potenza di fuoco dei cosiddetti «Ott», le società

nate e cresciute in rete: come Netflix , la tv via Internet che ha 70 milioni di abbonati, ma anche Google ,

Amazon e Apple che non disdegnano affatto il mercato dei video. L'accordo sarà su tre livelli: pay tv,

contenuti e distribuzione. Certo la pay tv dei francesi, Canal Plus , e quella degli italiani, Mediaset Premium

, non sono proprio in grande forma ma le sinergie che si potranno sviluppare e la possibilità di vendere

contenuti in Italia e Francia potrebbero rivitalizzare i conti. L'idea principale è, infatti, la costituzione di una

piattaforma per la distribuzione dei contenuti partecipata da entrambi i gruppi ed aperta comunque ad altri

soggetti. Dentro la piattaforma confluiranno attività come Infinity di Mediaset, che permette di vedere film

pagando un abbonamento mensile in Italia e Spagna, e Watchever , che fa la stessa cosa per Vivendi in

Germania. L'idea è ovviamente quella di arginare la strapotenza di Netflix ma anche di Sky sul fronte della

distribuzione e della creazione dei contenuti, dove entrambe le società sono ormai fortissime grazie alla

loro presenza internazionale. E, infatti, l'ultimo tassello dell'alleanza è quello più importante sui contenuti

dove sarà realizzata una nuova struttura che metterà insieme le diverse anime dei due gruppi. Mediaset

possiede la casa di produzione cinematografica Medusa , mentre Vivendi non solo è titolare di Universal

Music ma anche di importanti produttori di videogiochi come Ubisoft e Gameloft . Il fronte dei contenuti è

quello più «caldo» e vitale dove il patron di Vivendi, Vincent Bollorè, aveva annunciato investimenti

importanti per rivitalizzare Canal Plus . Tanto che la controllata Studiocanal , produttore e distributore

europeo di film e serie tv, ha accelerato lo sviluppo nelle fiction (settore in cui è già presente con le

controllate Tandem in Germania e Red Production Company in Inghilterra) con l'acquisizione di

partecipazioni in tre società di produzione: il 33% di Bambù Producciones in Spagna e il 20% delle inglesi

Urban Myth Films e Sunnymarch Tv . Il gruppo ha inoltre deciso di lanciare, con il marchio Studio+ , la

prima offerta globale di serie premium per smartphone , destinata in particolare ai «millennials», cioè i

giovani dai 18 ai 35 anni che, nati col cellulare in mano, non hanno intenzione di rinunciarvi neppure per

vedere la tv. Su questo fronte la scommessa, ma anche il mercato potenziale, è enorme dato che gli utenti

di smartphone sono due miliardi nel mondo. Mediaset confluirirà in un network globale di pay tv che ha già

basi in Francia, Polonia, Africa, America Centrale ed Estremo Oriente. Qui si potrebbero concretizzare

intrecci anche con i canali di Telecinco , la controllata di Mediaset in Spagna completando la rete di sinergie

e interessi su cui, ormai, non tramonta mai il sole.

SILVIO BERLUSCONI

LA GALASSIA

61,2%

FININVEST30%33,4%

50,4% LEADER Silvio Berlusconi, fondatore del gruppo Fininvest nel 1978 FINANZIERE Il gruppo francese

Vivendi è presieduto da Vincent Bollorè Mediobanca 2,060% 3,3% Ac Milan 100% Mediaset Mondadori

Banca Mediolanum

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ANICA - TELEVISIONE - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 99

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NUOVI ORIZZONTI B. si arrende: le mani di Bolloré su Mediaset Nasce l ' alleanza con Vivendi anti-Netflix: Premium ai francesi. Scambio di azioni Il piano in tre mosse Pay-tv, contenuti e distribuzione comuni contro gli americani nel Sud Europa » CARLO DI FOGGIA Forever " scandisce Pier Silvio Berlusconi. Nessun orizzonte temporale: l ' alleanza con la Vivandi di

Vincent Bolloré, di cui si parlava da settimane, è ora ufficiale, ed è solo l ' inizio. L ' ex colosso tlc ora vera

media company francese guidata dal finanziare Bretone infila la terza pedina della campagna d ' Italia:

dopo l ' arrocco in Mediobanca, la presa di Telecom, entra in Mediaset. E viceversa. I francesi mettono le

basi per l ' annessione piena del Biscione, Cologno Monzese si libera di una grana - la pay tv Premium -

che rischiava di trascinare a picco la società e mette un piede forte nella compagine francese. LA VIA era

tracciata da tempo. Per la precisione, da gennaio 2015, nel cupio dissolvi del patto del Nazareno. Quando

Bollorè s ' è recato a villa San Martino di Arcore dai Berlusconi per ottenere il visto alla calata italiana c ' era

Pier Silvio, forse Silvio; Tarak Ben Ammar, amico dell ' ex Cavaliere e consigliere di Telecom e

Mediobanca, poi in Vivendi. Il franco tunisino è l ' anello di congiunzione fra i due vecchi amici, Vincent e

Silvio, e ora il perno di una strategia che punta a sopravvivere nel Sud Europa a un nemico dichiarato: l '

americana Netflix, la piattaforma televisiva a pagamento via internet, da mesi sbarcata anche in Italia.

Strategia in tre mosse, ma ci arriviamo. Vediamo i dettagli: in base agli accordi il 3,5% di Vivendi sarà

scambiato con il 3,5% del capitale di Mediaset. Oggi in Borsa il Biscione capitalizza quattro miliardi, Vivendi

25,2. La scambio è impari: la differenza fa 740 milioni. In base al contratto, però, si userà la media degli

ultimi tre mesi. Risultato: 756 milioni. Questo è il valore del 100% di Mediaset premium, che verrà girato ai

francesi al termine dell ' opera zione, fissato per settembre. Sarà il Biscione a liquidare l ' 11% ora in mano

agli spagnoli, per un costo che si aggira intorno ai 90 milioni, ma potrebbe oscillare. Nonostante le smentite

di rito, al Fatto risulta che lo scambio si chiuderà con l ' ingresso nel cda dei francesi del figlio dell ' ex

premier e in Mediaset di un membro della famiglia Bolloré, probabilmente Yannik, figlio di Vincent. Il

passaggio riguarderà solo gli asset del calcio, mentre gli 8 canali tv, diritti inclusi, restano al Biscione, che

continuerà a essere fornitore di premium. " L ' offerta di Vivendi era migliore di quella di Sky " , ha spiegato

ieri l ' ad di Mediaset. Motivo banale: Murdoch s ' era offerto di rilevarla gratis. La pay tv, infatti, per ora è

una zavorra. L ' in ve s ti me nt o per i diritti della Champions 2015/2018 costerà 700 milioni (250 l ' anno). Il

target dei due milioni di abbonati è stato centrato grazie alla revisione al ribasso di settembre, ma nel 2015

premium ha segnato un nuovo " rosso " di 83 milioni, a fronte di ricavi per 558 milioni e costi complessivi

per 755 milioni. Il risultato operativo è stato così negativo per 114 milioni. Nelle stime il primo utile dovrebbe

arrivare nel 2018. Ma se le grandi squadre (Milan e Inter) non conquistano la competizione europea l '

obiettivo è fuori portata. Perché Vivendi si accolla il problema? Gli interessati smentiscono, ma il finanziare

bretone si muove da conquistatore: in futuro - i primi 3 anni sono blindati da un patto parasociale Mediaset

entrerà a pieno nella galassia Vivendi. Si vedrà poi se il conguaglio avverrà con l ' abbondante liquidità in

mano a Bollorè o in azioni. TO R N A N D O a oggi, la strategia è in tre livelli: pay tv, contenuti,

distribuzione. Con premium, Vivendi creerà un attore europeo della tv a pagamento unendogli la malmessa

Canal Plus francese (che perde abbonati). Il primo perno è però la creazione di una piattaforma europea on

demand di streaming online. " Se non ci muoviamo subito, Netflix ci spazzerà via in pochi anni " , sintetizza

una fonte autorevole. Gli americani hanno costi ridotti e fatturano più di Mediaset e Rai messe insieme. Il

piano è creare una nuova società, un contenitore che racchiuda attività come Infinity di Mediaset e

Watchever di Vivendi in Germania: tutto su banda larga. L ' ultimo, e più importante tassello, saranno però i

contenuti: la nuova realtà nascerà in seno a una delle società e si aprirà ad altri soggetti europei

intenzionati a contrastare Netflix. Mediaset è leader in Italia, e ha dalla sua Medusa, Vivendi, attraverso

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Studiocanal, leader nei contenuti con ramificazioni in Germania e Inghilterra, è entrata anche in Spagna. La

piattaforma comprenderà anche la distribuzione. L ' orizzonte è " fo rever " , ma il tempo stringe. È Silvio

Berlusconi lo ha capito.

756 mln Il " va l o re " Della tv a pagamento di Cologno sempre in " ro s s o "

Foto: La santa alleanza La sede Mediaset di Cologno Monzese Ansa

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ANICA - TELEVISIONE - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 101

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Tv di provincia: i nostri programmi non si esportano più e i francesi diVivendi si prendono Mediaset Premium Roberto Brunelli Tv di provincia: i nostri programmi non si esportano più e i francesi di Vivendi si prendono Mediaset

Premium P. 18-19 rimo scenario. Cospirazioni internazionali, prigionieri di guerra convertiti all'Islam,

psicoterapeuti alle prese con i paradossi della vita, ma anche vampiri adolescenti e famiglie disfunzionali,

tanto per gradire. Trattasi di alcuni format tra i più seguiti in quest'ultimo scorcio di televisione globalizzata,

molto diversi tra loro ma con un solo denominatore comune: vengono tutti da Israele. Dove sono stati

pensati, ideati e prodotti. E da dove sono partiti alla conquista di decine di altri mercati televisivi, a

cominciare da quello americano, of course , ma anche quelli di Europa e America latina. Nel futuro, ebbene

sì, c'è anche l'immensità dell'Asia. Secondo scenario. In Italia l'80 per cento della programmazione

d'intrattenimento è realizzato con format stranieri, solo il 19 per cento è costituito da produzioni autoctone.

Di tutto quello che va in onda, un misero 5,1 per cento è pensato per essere esportato, ma solo il 2,4 per

cento eettivamente riesce ad approdare fuori dai patri confini. C'è chi la chiama "sindrome dell'ombelico", e

per quanto si tratti solo di una tra le tante patologie di cui è aetta l'italica tv, è piuttosto emblematica: vuol

dire che il nostro è un orizzonte produttivo angusto, provinciale per non dire strapaesano, indirizzato quasi

ad un pubblico esclusivamente italiano, preferibilmente anziano e femminile, caratterizzato da una scarsa

attitudine a mettere in campo novità e sperimentazioni. Il risultato è che, come dice Massimo Scaglioni

dell'Università Cattolica di Milano, il nostro paese televisivamente parlando è una sorta di "sleeping giant",

un gigante dormiente, dove prevalgono le occasioni perdute e le potenzialità disattese. Perché il confronto

con Israele? Perché la realtà produttiva dello Stato ebraico, per quanto possa sembrare strano, è una delle

più clamorose "success stories" degli ultimi anni: dietro Usa e Gran Bretagna, è il paese che negli ultimi

anni ha esportato più format televisivi a livello globale. Com'è emerso da un convegno che si è tenuto due

giorni fa alla Luiss di Roma, dove sono stati chiamati a raccolta i maggiori tra produttori di format e

broadcaster italiani, il punto è che in teoria Israele è una realtà simile alla nostra: anche qui c'è una

televisione pubblica la cui sopravvivenza è fondata sul canone, così come c'è una vigorosa emittenza

privata, aancata dai vari satellitare e tv via cavo che vivono grazie agli abbonamenti. Dove sta allora la

dierenza? Com'è possibile che una realtà piccola come quella dello Stato ebraico abbia portato in tutto il

mondo fiction come "In treatment" o "Homeland", talent show come "I can do that", oppure serie folgoranti

come "Hostages"? Maurizio Mensi, docente di diritto dell'informazione e della comunicazione proprio alla

Luiss, ore al quesito una tripla risposta: contrariamente a quello che accade in Italia, in Israele c'è un

quadro di incentivazioni "locali" molto marcate a favore delle produzioni nazionali, così come sono previsti

quote di tempo di trasmissioni specifiche dedicate ai format realizzati in patria, ma l'aspetto forse cruciale è

la capacità di "internazionalizzare" in partenza i format prodotti nel paese. Cioè sono "pensati

internazionalmente" sin dal loro primo concepimento. "Si tratta di elementi determinanti nell'incentivare la

nascita di format televisivi di successo internazionale, quali per esempio "In treatment" e "Homeland", che

sono rispettivamente adattamenti statunitensi dei format israeliani "BeTipul" e "Hatufim"", dice Mensi. La

questione, in sostanza, è quella di creare un ambiente favorevole alla creatività: in Israele, per esempio, la

televisione pubblica deve convogliare almeno 41 milioni di euro a sostegno delle produzioni locali in lingua

ebraica e 7 milioni di euro per quelle locali in lingua araba. Non solo: una notevolissima fetta dei propri

ricavi è destinata ai programmi esplicitamente definiti di "élite", compresi documentari su fenomeni sociali,

culturali e politici, ma anche ai "drama program", compresi format come docudrama, film televisivi e serie di

qualità. Eccola, è proprio questa la parola magica di questa storia: "qualità". Laddove s'investe in qualità, i

risultati non mancano.Una storia di successi, come nota nientemeno che il "New York Times", iniziata una

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decina di anni fa, quando lo "psycho-drama" israeliano "BeTipul" è stato adattato dal colosso americano

Hbo ("In Treatment", appunto, con uno straordinario Gabriel Byrne nei panni del protagonista), da cui sono

sorti numerosi spin-o in ben altri 20 paesi, tra cui l'Italia e l'Argentina. Non è finita lì: poi è stata la volta di

"Hatufim", diventata "Homeland", ma anche di game show come "Rising Star", che è stato messo in onda

con notevoli risultati d'ascolti dalla cinese Cctv, dall'americana Abc e dall'emittente turca Tv8. Alla base di

questo fenomeno ci sono sostanzialmente tre case produttrici: la Keshet, Armoza Formats e Dori Media.

"Insieme - riferisce appunto il Nyt - hanno venduto oltre cento programmi a mercati anche molti diversi tra

loro come Indonesia, Giappone, Finlandia e Brasile". Tra gli altri format venduti all'estero, "Split", un

"vampire teenage drama" visto tra gli altri in Francia e in Vietnam, e "Date Blind", venduto in ben 44 paesi.

Una combinazione di innovazione e creatività, arricchita da un sapiente uso delle nuove tecnologie, non

sorprendente in un paese in cui le start-up si contano a bizzee. Sostiene Mensi che un altro elemento

fondamentale nella "success story" israeliana - oltre alla capacità di "fare sistema" - è la propensione al

rischio. Lo conferma Avi Armoza, Ceo della società di produzione che porta il suo nome: "La cultura

israeliana si trova a suo agio con l'idea di correre dei rischi. Devi essere capace di gestire situazione di

incertezza". A cominciare dai budget ridotti (rispetto a quelli di altri paesi), puntando d'altra parte a linguaggi

masticabili anche da platee di altri paesi: da lì la realizzazione di prodotti "culturalmente neutri" rispetto alla

realtà israeliana, pertanto con caratteri di "universalità" che certo non guastano. Tutto il contrario dell'Italia,

"che guarda troppo al proprio ombelico" (professor Scaglioni dixit), ossia si scommette prevalentemente sul

già visto, già sperimentato, su quello che va bene alla famigerata casalinga di Voghera. Ecco dunque, nelle

produzioni nostrane, i palinsesti replicanti e un prouvio di carabinieri, padripii, sacerdoti oppure pseudo-

celebrità stagionate da spalmare all'infinito sul prime time. C'è, in sostanza, aerma il professore, una

"tendenza al triviale che non aiuta". E che peraltro non contribuisce al nostro buon nome fuori dai confini

nazionali. Racconta Simona Ercolani - Ceo della casa produttrice Stand by Me, nonché anima di programmi

di successo come "Sfide" e "Alta infedeltà" - di essersi imbattuta numerose volte all'estero in situazioni di

vero e proprio pregiudizio di fronte a proposte di produzione italiana. Ebbene sì, come se venissimo da

Marte. Invece siamo il paese di Giletti & Vespa.

In italia2015nelvienedella19%

il

della programmazione

è costituito da format italiani

5,1%

il

dei format italiani

è pensato per l'export

2,4%

ma solo il

eettivamente esportato

67,7%

il

dei format

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è destinato al prime time

21,6%

i format internazionali pesano in italia per il

programmazione

Iformat tvin

Israele

60%

Il

dei programmi

50%

di intrattenimento e il

delle fiction mandati

in onda sono stati prodotti nel paese

25%

dal 2006 il

dei ricavi della tv

pubblica deve esere utilizzato per l'acquisto di prodotti tv locali

40

I format tv israeliani sono venduti in oltre

paesi

Foto: Da noi i prodotti guardano al nostro ombelico e all'estero non interessano

Foto: In trattamento. "In Treatment" è un format di successo della tv isaeliana, nella foto il cast italiano La tv

israeliana in questo momento è la più osservata e attenzionata: perché ha una serie di progetti di alto

valore

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Francesi in Mediaset Premium a Vivendi Il cda del Biscione ratifica l'intesa con il gruppo di Bolloré: passaggio della pay-tv ai transalpini Il titolo inBorsa sale del 5,4% Nasce la prima piattaforma pan-europea di streaming on demand Marco Ventimiglia E`un accordo che si spiega in appena due righe, ma dietro il quale c'è un autentico e per certi versi

clamoroso cambio di prospettiva riguardo una delle più note aziende del nostro Paese, Mediaset.

Quest'ultima, infatti, ha ucializzato ieri pomeriggio quanto le indiscrezioni anticipavano ormai da giorni,

ovvero l'accordo con il colosso francese Vivendi in base al quale le due società si scambieranno

rispettivamente il 3,5% del capitale sociale. Inoltre, fatto altrettanto importante, Vivendi rileva il 100% di

Mediaset Premium. Il fatto che non si parli di cifre versate dal gruppo francese per rilevare Mediaset

Premium si spiega in un modo semplice: il prezzo della pay-tv italiana, valutata circa 700 milioni nonostante

i conti in rosso, è in realtà inglobato nello scambio azionario che è solo apparentemente paritetico. Questo

perché Vivendi ha un valore in Borsa enormemente superiore a quello di Mediaset, e quindi lo scambio di

un pacchetto del 3,5% di titoli "premia" in realtà il soggetto italiano. Diversa strategia Cambio di prospettiva,

si diceva, perché l'intesa sancisce di fatto un brusca variazione di strategia, peraltro non indolore, per

Mediaset, dopo che il gruppo che fa capo a Silvio Berlusconi aveva acquistato due anni fa a caro prezzo i

diritti di trasmissione della Champions League con il chiaro intento di ribaltare a suo favore la guerra

televisiva condotta da anni contro Sky Italia. Il tutto attraverso, appunto, Mediaset Premium, l'unità del

gruppo che fornisce il servizio pay tv trasmesso sul digitale terrestre. Al 31 dicembre scorso il numero

complessivo dei clienti Mediaset Premium era pari a 2,01 milioni, dagli 1,7 milioni di inizio luglio, con

un'oerta composta da due principali pacchet ti, il cinema e il calcio, a cui vengono aancati i canali serie e

documentari, e a cui si può aggiungere l'opzione dei programmi per bambini. I ricavi delle attività pay sono

costituiti da abbonamenti, vendita di carte prepagate e ricavi dall'oerta on demand "Infinity" e hanno

raggiunto i 558,8 milioni di euro nel 2015, rispetto ai 538,4 milioni dell'anno precedente. Ma il totale dei

costi per il primo anno di Premium dopo l'acquisto dei diritti della Champions League supera i 755 milioni, il

che ha portato il risultato operativo in negativo per 114,8 milioni di euro. A zavorrare i conti di Premium,

appunto, ci sono i diritti tv per la Champions League, quelli che Mediaset si è aggiudicata per le stagioni

2015/2018 il 10 febbraio 2014 mettendo sul piatto quasi 700 milioni di euro, poco meno di 250 milioni di

euro l'anno. Con l'addio alla sua piattaforma pay, adesso il destino industriale sembra concentrato

soprattutto sul suo business storico, quello della tv generalista. Tre progetti Nella nota di Mediaset si

sottolinea che l'accordo con Vivendi «è mirato all'unione delle rispettive leadership nazionali per cogliere

ogni opportuni tà di sviluppo nel nuovo scenario globale del settore media». In particolare, a valle

dell'alleanza azionaria, il patto Mediaset-Vivendi si articola in tre progetti. In primo luogo, si viene a creare

una nuova major europea per la creazione di contenuti che «saranno valorizzati dalla distribuzione sulle reti

tv dei due gruppi in Italia, Francia e Spagna». In secondo luogo, si viene a costituire «la prima piattaforma

pan-europea di streaming di contenuti on demand». In terzo e ultimo luogo, viene evidenziato come

l'alleanza con Vivendi «sancisce l'ingresso di Mediaset Premium in un grande network internazionale di pay

tv». Sulla base di questi elementi, Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente e ammnistratore delegato di

Mediaset, ha dichiarato che «a chi si chiede se questo è un primo passo per la famiglia Berlusconi per un

disimpegno dal mondo dell'editoria e dai media, la risposta è assolutamente no, tutt'altro. La volontà è

quella di investire e spingere e lo dico con convinzione totale». Anche se a questo punto solo il tempo sarà

buon giudice. Quanto a Vivendi, continua nella sua strategia di diventare «un gigante europeo nei conte

nuti», l'unico con radici nei Paesi latini e non nel mondo anglosassone, per fare concorrenza a giganti come

Netix e Sky. Un obiettivo fortemente voluto da Vincent Bolloré, che ha scelto l'Italia come suo secondo

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ANICA - TELEVISIONE - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 105

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terreno d'azione, come dimostra la recente ascesa in Telecom fino a divenirne il primo azionista con circa il

25% del capitale. Vivendi può ora contare su contenuti e diritti di trasmissione di Canal + e Mediaset

Premium, oltre che su un numero di società di produzione collegate o controllate da StudioCanal, e

sull'ultima arrivata in famiglia Banijay Zodiac, produttrice in Francia di numerosi quiz e reality show, di cui il

gruppo guidato da Bolloré ha acquisito a fine marzo il 25% con opzioni per salire fino al 49%. L'idea del

gruppo francese è che contenuti prodotti in Italia, Francia o Spagna potrebbero suscitare interesse nei

grandi mercati non anglofoni, negli ampi bacini di pubblico non ancora sfruttati a fondo in Africa e America

Latina. Il tutto sviluppando sempre più la propria piattaforma tecnologica e le sinergie con gli operatori di

telecomunicazione, sempre che non li si controlli direttamente come nel caso di Telecom.

Foto: Passa di mano la piattaforma pay-tv di Mediaset incentrata sul cinema e sullo sport

Foto: Il logo. Le torri di Mediaset . Foto: Ansa

09/04/2016Pag. 19 L'Unità

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ANICA - TELEVISIONE - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 106

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MEDIA · Siglata l'intesa fra la compagnia di Bolloré e il biscione Vivendi-Mediaset, accordo fatto. Così cambia la tv Scambio azionario del 3,5 fra le due aziende, mentre Premium passa oltralpe. Primo atto della sfida a SkyEurope S.Cr. Dopo voci e smentite che si si sono rincorse per oltre un anno, è arrivato il giorno dell'accordo tra Mediaset

e il gruppo francese Vivendi che insieme danno vita a una partnership. Un'intesa pesante che si rifletterà

nell'immediato futuro attraverso rimescolamenti nelle strategie media televisive, coinvolgendo Sky e i nuovi

competitor dello «streaming» come Netflix. Gli accordi così si legge in una nota del gruppo francese,

prevedono che il 3,5% del capitale di Vivendi sarà scambiato con il 3,5% del capitale di Mediaset e il 100%

del capitale di Mediaset Premium, la pay tv del Biscione (dall'ingombrante deficit di 88 milioni di euro, frutto

anche del pesante esborso per assicurarsi nell'estate 2015 l'esclusiva della Premier League...) diventa a

tutti gli effetti «francese». Operazione importante che vede il colosso transalpino rafforzare pesantemente

la sua presa sul mondo delle pay tv, creando una platea complessiva di 13 milioni di abbonati. L'avanzata

del gruppo guidato da Vincent Bolloré - che dal 2012 ha deciso di concentrare le attività del Gruppo su

media e contenuti - sembra inarrestabile, combattuta a colpi di accordi con la concorrenza su scala

europea. E non solo. Operazioni che hanno permesso anche l'ingresso nel capitale di Telecom Italia

(2015), con una quota complessiva del 24,9%. L'intesa comprende inoltre «iniziative per la produzione e la

distribuzione in comune di contenuti audiovisivi e la creazione di una piattaforma tv globale «over-the-top»

La finalizzazione di quest'accordo, che dovrebbe completarsi nei prossimi mesi, è soggetta all'approvazione

delle autorità competenti. «Avevamo avuto un'offerta da un concorrente satellitare di Premium

(chiaramente Sky, rumours già emersi negli scorsi mesi...), - spiega il vice presidente e ad di Mediaset, Pier

Silvio Berlusconi - chiaramente in termini di opportunità strategica questa è l'opzione che abbiamo ritenuto

molto, molto migliore». Nell'accordo il canale pay Mediaset viene valorizzato complessivamente di circa

756 milioni di euro. Ma non si tratta solo di un deciso investimento finanziario, è anche un progetto

strategico e industriale. «Lo dico, non solo, perché Sky per una volta si troverà un concorrente e questa

cosa vale non solo per il mercato della tv ma per l'Italia in generale», aggiunge Pier Silvio Berlusconi. «Noi

rimarremo in gioco nella pay» perché continueremo - prosegue il vicepresidente di Mediaset - a essere

produttori ed editori dei canali: è un'attività che vorremmo provare a fare in maniera più convinta». Secondo

alcuni osservatori, l'accordo è il primo passo verso la scalata di Vivendi a Mediaset. Più che il canale pay,

farebbero infatti gola le tv generaliste di Cologno Monzese e i loro ricchi accordi pubblicitari. È il primo atto

della sfida di Vivendi - che oltre alla quota in Telecom, possiede già la pay tv francese Canal + e in molti lo

danno interessato a muoversi anche nei paesi latinamericani, a Sky Europe, al momento il più forte

concorrente con 21 milioni di famiglie abbonate. Ma l'intesa tra il gruppo francese e Mediaset non trascura

la minaccia rappresentata da Netflix e dei nuovi competitor dello streaming, e prevederebbe la creazione di

una piattaforma in cui confluirebbero i servizi streaming di Infinity Italia, Infinity Espana e e del servizio

Watcher. È solo l'inizio di una lunga e logorante battaglia.

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ANICA - TELEVISIONE - Rassegna Stampa 11/04/2016 - 11/04/2016 107

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Pay tv, ora è guerra tra colossi Nozze Mediaset-Vivendi, nata la task-force europea Lanciata la sfida agli anglosassoni Sky e Netflix Bolledi sapone Mario Adinolfi da quando è candidato a sindaco di Roma ne spara una al giorno L'ultima?Perderà 40 Kg entro il 5 giugno Marco castoro asce il nuovo polo europeo della pay tv. Quello destina to a battersi contro i colossi anglosassoni Sky e

Netflix. Agli italiani e spagnoli di Mediaset si uniscono i francesi (e in parte anche i tedeschi) di Vivendi. Una

task force destinata a cambiare il mercato. Una major europea concepita per la creazione di contenuti,

streaming, on demand e pay tv. Co-pro duzioni televisive (ai canali Mediaset si ag giunge Canal Plus),

musicali (Universal) e ci nematografiche (Medusa e Ca nal Plus). E poi nella task force entra anche

Telecom (Vivendi è azionista di maggioranza), preziosissimo per la creazione di una piattaforma per

Internet. Questi i contenuti dell'accordo: Media set e Rti risulteranno titolari, complessivamente, del 3,5%

del capitale sociale di Vivendi che a sua volta ottiene il 100% di Mediaset Premium e il 3,5% del capitale

sociale dell'azienda di Cologno. Di Pre mium che passa al 100% a Vivendi (compresi i dipendenti) i canali

non sportivi restano gestiti da Rti, che diventa una specie di Fox per Sky. SUPERMARIO Mario Adinolfi da

quando è candidato sindaco a Roma ne spara ogni giorno una più grossa dell'altra. L'ultima ai microfoni di

Un giorno da pecora su Radio2. Il blog ger - che ultimamente alla passione per il poker ha unito pure quella

per Radio Maria, con tanto di ripudio ad aborto, adozioni, cannabis e prostituzione - ha promesso di

dimagrire 40 chili entro il 5 giugno, la data delle elezioni. La sparata si aggiun ge alla collana di perle che va

da George Michael diventato grasso per colpa della cannabis, ai due papà di Kung Fu Panda 3 che fanno il

lavaggio del cervello gender ai bambini. E meno male che ancora non se l'è presa con i genitori anonimi di

Qui Quo Qua , col nonno di Heidi o con la scimmia che ha adottato Tarzan , magari affittando l'utero. IL

CALCIO DI TELESE Da un po' di tempo a questa parte Luca telese è su di giri. Gli isterici battibecchi con

Mughini a Tiki Taka l'hanno gal vanizzato. Al punto da fargli scoprire un filone d'oro, il calcio. Non bastano

le ap parizioni da esperto pallonaro in tv, ora il calcio è diventato pane quotidiano anche negli articoli su

Libero Quotidiano . Nell'ultimo pezzo accusa il ct antonio conte di conflitto di interessi, un proble ma simile

a quello dell'ex ministro Federica Guidi. Pardo, Varriale e antinelli occhio: Telese può soffiarvi il posto.

LAMBERT PARIETTI Dopo Kevin costner a Laura e Paola, un altro divo del cinema approda a Raiuno. A

Ballando con le stelle stasera christopher Lambert sarà protagonista con alba Parietti di una sfida all'ultimo

tango. Non a Parigi, ma davanti a Milly carlucci. AMICI DI VERDONE Dopo le ultime vicissitudini che lo

vedono tra i nomi coinvolti nello scandalo Panama Papers, carlo Verdone ha bisogno più che mai di Amici.

Sarà l'attore regista il quarto giudice nella seconda puntata del serale del talent musicale condotto da Maria

De Filippi su Canale 5.

Foto: Pier Silvio Berlusconi

Foto: Mario Adinolfi

Foto: (Imagoeconomica)

Foto: (Imagoeconomica)

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Per quattro giorni Con «CinemaDays» scorpacciata di film a prezzi scontati Giancarlo Grossini Scorpacciata di film a prezzi scontati nell'iniziativa «CinemaDays-Scegli il cinema. Costa meno, ha più

gusto!», curata da Anec, Anem, Anica e Mibact. Quattro giorni, da lunedì 11 a giovedì 14 con biglietto a €

3, oppure a € 5 per il 3D. Tutta l'Italia ha aderito con quasi 3000 locali, e la metropoli ne schiera 19,

dall'Anteo agli Uci, con la sala Martinitt di via Pitteri 58 che sarà attiva solo per tre serate, alle 21, fino a

mercoledì 13 per «Fuocammare» (foto) di Gianfranco Rosi. Ottime scelte anche nei multiplex fuori porta, ad

esempio nelle supersale dell'Arcadia di Melzo. Tra le promozioni all'insegna del risparmio anche quella

lanciata dal circuito The Space: a Milano il centralissimo Odeon di via S. Radegonda 8 lancia l'offerta del

raddoppio perché acquistando il biglietto a € 3 se ne può comprare un altro allo stesso prezzo, da utilizzare

da lunedì 18 a giovedì 21. Elenco sale su www.lombardiaspettacolo. com. Replica del «CinemaDays» in

ottobre.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

10/04/2016Pag. 22 Ed. Milano

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Al cinema con tre euro: l'elenco delle sale di Brescia che aderiscono pagerank: 7 Dopo l'appuntamento di ottobre torna, anche a Brescia e da lunedì 11 a giovedì 14 aprile, Cinema Days: tra

città e Provincia sono 13 le sale che aderiscono

di Redazione Online

«Race», film che racconta la storia della stella delle Olimpiadi del 1936, Jesse Owens. «Criminal» e

«Batman v Superman» , entrambi interpretati da Kevin Kostner. Ma anche «Grimbsy», commedia con

Sacha Baron Cohen, «La storia prima di Biancaneve», «La storia segreta del dottor Frankestein» e «Veloce

come il vento», ultimo lavoro di Matteo Rovere. Saranno tutti a buon mercato: per vederli basteranno tre

euro. Dopo l'appuntamento di ottobre torna, anche a Brescia e da lunedì 11 a giovedì 14 aprile incluso ,

Cinema Days, iniziativa promossa e organizzata dalle associazioni dell'industria cinematografica Anec,

Anem e Anica, con il sostegno della Direzione cinema del Ministero dei beni e delle Attività Culturali. Il

biglietto a tre euro vale solo per i film in 2D, ma anche quelli in 3D saranno scontati a 5 euro.

In città

A Brescia e provincia sono tredici i cinema che aderiscono all'iniziativa: in città l'iniziativa è sposata dal

Moretto di via Moretto 71, dai multisala Wiz (viale Italia) e Oz (via Sorbanella), dal Nuovo Eden di via Nino

Bixio, dal Teatro Santa Giulia di villaggio Prealpino e dal cinema Sociale di via Cavallotti.

In provincia

In Provincia aderiscono il cinema Alpi di Temù (Via Saletti), il multisala Arcadia del centro commerciale

Porte Franche di Erbusco (via Rovato), il Corallo di Villanuova sul Clisi, il Garden di Darfo Boario (Piazza

Medaglie d'Oro), il multisala King di Lonato, il Politelama di Manerbio, il nuovo Starlplex del centro

commerciale Le Torbiere di Corte Franca (Ex Nexus). La programmazione è consultabile qui:

http://www.cinemadays.it/cinema-aderenti/#lombardia

9 aprile 2016 | 13:05

09/04/2016 13:08Sito Web brescia.corriere.it

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Da domani a giovedì Torna «CinemaDays» I film più belli a 3 euro Ritornano i #CinemaDays, la festa del cinema promossa a livello nazionale da Mibact, Anec, Anem e Anica

cui aderiscono a Brescia città con le rispettiva sale Nuovo Eden - Fondazione Brescia Musei e Il Regno del

Cinema (Oz e Wiz del circuito Quilleri): per quattro giorni, da domani fino a giovedì 14, il prezzo del biglietto

sarà di 3 euro. Per l'iniziativa è stato creato un cartellone più ricco, che darà la possibilità di poter vedere,

oltre ai film in normale programmazione, alcuni film imperdibili della stagione in corso. Per il Nuovo Eden,

per Wix e Oz è stato preparato un programma di qualità per tutte le età, con due focus, uno dedicato

all'animazione, l'altro al grande artista che ha trionfato magistralmente e con grande classe nella notte degli

Oscar: Ennio Morricone. Per i piccini segnaliamo «Inside out» della Pixar, «Il bambino che scoprì il mondo»

del brasiliano Ale Abreu e «Quando c'era Marnie» di Hiromasa Yonebayashi. Altri titoli di attenzione, oltre

alle ultime opere di Tarantino, Spielberg, Tornatore..., sono «Il figlio di Saul», storia del prigioniero di

Auschwitz costretto a bruciare i corpi della propria gente nell'unità speciale Sonderkommando, il gotico «Ex

machina» di Alex Garland, «Fuocammare», ultimo Orso d'oro a Berlino di Gianfranco Rosi sul dramma

degli sbarchi a Lampedusa. Informazioni su nuovoeden.it e ilregnodelcinema.it. (n.d.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto: Animazione «Il bambino che scoprì il mondo» di Ale Abreu

10/04/2016Pag. 11 Ed. Brescia

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Museo Torino aderisce a #CinemaDays 2016 pagerank: 7 Dall'11 al 14 aprile biglietto d'entrata a 3 euro

© ANSA

(ANSA) - TORINO, 9 APR - Anche il Museo Nazionale del Cinema aderisce ai #CinemaDays 2016, con le

proiezioni di prima visione nelle sale Uno e Due del Cinema Massimo. L'iniziativa prevede, dall'11 al 14

aprile 2016, l'ingresso alle proiezioni al costo di 3 euro.

I film in programma al Cinema Massimo sono 'La corte' di C.

Vincent' e 'Lo chiamavano Jeeg Robot' di G. Mainetti, e, fresco di uscita, anche 'Veloce come il vento', il

nuovo film di Matto Rovere con Stefano Accorsi, in programmazione al Massimo per tutto il periodo

dell'iniziativa. L'iniziativa è organizzata dalle associazioni dell'industria cinematografica Anec, Anem, Anica,

con il sostegno del MiBACT. Quest'anno per la prima volta i CinemaDays avranno due edizioni, una in

primavera e una in autunno.

09/04/2016 14:20Sito Web www.ansa.it_piemonte

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Dall'11 al 14 aprile ci sono i Cinemadays pagerank: 6 cinemdays

Sono quei giorni in cui in molti cinema i biglietti per i film costano 3 euro: i link utili e le cose da sapere

Dall'11 al 14 aprile ci sono i CinemaDays, i giorni in cui in molti cinema italiani si potranno vedere i film a 3

euro e i film in 3D a 5 euro. CinemaDays è un'iniziativa organizzata da ANEC, ANEM, ANICA e con il

sostegno del ministero della Cultura. L'ANEC e l'ANEM sono le associazioni nazionali degli esercenti

cinematografici e dei multiplex, ANICA è l'Associazione nazionale delle industrie cinematografiche,

audiovisive e multimediali. È la prima volta che i CinemaDay si tengono ad aprile: di soliti vengono

organizzati in autunno. L'ultima edizione dei CinemaDay è stata nell'ottobre 2015, quando in quattro giorni

sono stati venduti circa un milione e 800mila biglietti. Nei cinema The Space c'è un'iniziativa in più: ogni

biglietto acquistato a tre euro durante i CinemaDays permettere di acquistare un altro biglietto che, sempre

per tre euro, si potrà usare dal 18 al 21 aprile.

La prossima edizione dei CinemaDays si svolgerà nell'ottobre 2016 (è la prima volta che i CinemaDays si

tengono per due volte nello stesso anno). Sul sito ufficiale dei CinemaDays c'è un elenco aggiornato dei

cinema che aderiscono all'iniziativa e dei film in proiezione dall'11 al 14 aprile. Tra i più interessanti ci sono

Il cacciatore e la regina di ghiaccio, Il libro della giunga, Veloce come il vento e Mister Chocolat.

Dal primo gennaio al 31 marzo sono stati venduti in Italia quasi 40 milioni di biglietti per il cinema: sono il 24

per cento in più di quelli venduti nello stesso periodo nel 2015. Il 46 per cento dei ricavi sono arrivati grazie

a film italiani e gran parte del merito è del film Quo vado? di Checco Zalone.

Il presidente ANEC Luigi Cuciniello ha detto: «L'avvio del 2016 ha segnato un incremento decisamente

positivo delle presenze e degli incassi al cinema. Con i CinemaDays vogliamo continuare a mantenere alta

l'attenzione del pubblico nei confronti della visione del cinema in sala. Anche per questo abbiamo deciso da

quest'anno di organizzare due edizioni dei CinemaDays, una in primavera e una in autunno, con l'obiettivo

che diventino degli appuntamenti fissi di promozione del cinema». Carlo Bernaschi, il presidente di ANEM,

ha detto: «Il risultato di CinemaDays di ottobre scorso è la conferma del ritrovato desiderio di cinema da

parte del pubblico. L'ambizione per aprile punta a un risultato positivo, tenendo comunque presente il

periodo differente in cui è collocata questa nuova edizione. Quindi, se con CinemaDays di ottobre 2015 si

sono registrate 1 milione e 800 mila presenze, nell'edizione primaverile penso si possa arrivare a circa 1

milione e 600, triplicando le presenze rispetto all'analogo periodo del 2015».

10/04/2016 09:47Sito Web www.ilpost.it_cultura

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CAMPO LUNGO Quattro giorni di sconti al cinema con tre euro La commedia all'italianache racconta il Paese CLARA CAROLI Cinema Days. Dopo il successo dello scorso anno (18mila biglietti venduti) tornano i "Cinema Days": da

oggi a giovedì, quattro giorni di film a 3 euro, 5 per quelli in 3D. Promossa da Agis, Anec, Anem e Anica

con il sostegno del Mibact, all'iniziativa aderiscono a Torino Massimo, Romano, Eliseo, Nazionale, Reposi,

Massaua, Ideal, Uci, The Space. L'elenco su www.cinemadays.it.

Anni difficili. Il film di Luigi Zampa apre oggi all'Esedra la rassegna "La commedia all'italiana racconta

settant'anni di Repubblica" a cura di Distretto Cinema. Prossime proiezioni: "Il vigile", "Il sorpasso",

"C'eravamo tanto amati", "Bianco, rosso e Verdone". Fino al 23 maggio. Info www.distrettocinema.com.

Omaggio a Mosso. Per i novant'anni dell'architetto Leonardo Mosso, fondatore nel '53 con Maria Adriana

Prolo dell'associazione da cui sarebbe nato il Museo del Cinema, mercoledì alle 18 al Massimo incontro su

"cinema e architettura" con Alberto Barbera, Steve Della Casa, Vittorio Sclaverani. A seguire, "Sunila, la

fabbrica umana di Alvar Aalto" di Mosso, sulla fabbrica di cellulosa sull'isola Pyötinenlago disegnata

dall'architetto finlandese suo mentore. Info www.amnc.it.

La linea sottile. Patrocinato da Amnesty International, documentario di Nina Mimica e Paola Sangiovanni,

sulla violenza sulle donne, domani alle 20.30 all'Ambrosio. A confronto due storie, quella di Michele

Patruno, ex militare che ha assistito agli stupri in Somalia, e Bakira Hasecic, violentata in ex Jugoslavia.

Interviene Sangiovanni con la storica Anna Bravo e Roberto Poggi de "Il cerchio degli uomini". Info

www.cinemaitaliano.info.

"TransFatty Lives". Autoritratto di Patrick O'Brien, aspirante filmaker, al quale a trentaquattro anni viene

diagnosticata la Sla. Il film racconta (con humour) la sua battaglia contro la malattia degenerativa. Giovedì

al Baretti per lo Psicologia Film Festival. Info www.psicologiafilmfestival.com. San Pietro in 3D. La Roma

delle basiliche papali da oggi a mercoledì nel tour cinematografico tra i capolavori dell'architettura prodotto

da Sky e distribuito da Nexo Digital.

Elenco sale su www.nexodigital.it.

CINEMA DAYS Ai quattro giorni di sconti aderiscono a Torino nove locali da oggi a giovedì ANNI

DIFFICILI Il film di Luigi Zampa del 1948, da una novella di Brancati, oggi all'Esedra

11/04/2016Pag. 8 Ed. Torino

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Fino a giovedì al cinema con 3 euro pagerank: 6 Da oggi fino a giovedì 14 aprile anche nella Capitale si va al cinema a soli 3 euro grazie a CinemaDays.

Dopo il successo dell'ottobre scorso (1,8 milioni di spettatori in tutta Italia), bissa l'inizi...

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Da oggi fino a giovedì 14 aprile anche nella Capitale si va al cinema a soli 3 euro grazie a CinemaDays.

Dopo il successo dell'ottobre scorso (1,8 milioni di spettatori in tutta Italia), bissa l'iniziativa promossa dalle

associazioni dell'industria cinematografica Anec, Anem e Anica con il sostegno della Direzione Generale

Cinema del MiBACT che lanciano la prima edizione di primavera. E legati all'iniziativa, ci sono anche una

serie di concorsi ed eventi collaterali grazie ai quali si potranno vincere premi o tornare al cinema sempre a

prezzi scontati.

Per quattro giorni i biglietti costeranno 3 euro, mentre i film in 3D e gli eventi speciali 5. A Roma sono

quarantaquattro i cinema che hanno aderito all'iniziativa, dai piccoli ai grandi multisala dal centro alla

periferia come The Space, Uci Cinemas, Stardust Village, Adriano, Starplex, Barberini, Ambassade,

Eurcine, Farnese, Nuovo Sacher, Eden, Doria, Fiamma, Giulio Cesare e Intrastevere. Nel complesso in

tutta Italia sono oltre 2500 gli schermi che hanno aderito all'iniziativa dove sarà possibile vedere anche le

ultime pellicole uscite giovedì scorso - dalle italiane "Veloce come il vento" con Stefano Accorsi e "L'età

d'oro" con Laura Morante alle internazionali "Il cacciatore e la regina di ghiaccio" e "Grimsby-Attenti a

quell'altro" - mentre usciranno mercoledì la commedia con Robert De Niro e Zac Efron "Nonno scatenato" e

giovedì il film d'animazione "Il libro della giungla".

La prima parte dell'anno è iniziata positivamente - con 40 milioni di biglietti staccati dal primo gennaio al 31

marzo, stando ai dati Cinetel - e lo scopo di CinemaDays è far crescere questi numeri. Per il presidente

dell'Associazione nazionale esercenti multiplex, Carlo Bernaschi, l'obiettivo è arrivare in questi quattro

giorni a "1,6 milioni di spettatori". «Vogliamo che diventino gli appuntamenti fissi di promozione del cinema»

aggiungono Luigi Cuciniello, presidente dell'Associazione nazionale esercenti cinema, e Andrea Occhipinti,

presidente dei Distributori Anica.

Giulia Bianconi

11/04/2016 07:19Sito Web www.iltempo.it_roma

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La festa del Cinema Da domani a giovedì 14 si entra in tutte le sale cittadine con il biglietto a 3 euro Da "Veloce come il vento" a"Una notte con la regina" l'offerta è amplissima Senza dimenticare il ritorno di un capolavoro, "Ascensoreper il patibolo" EMANUELA GIAMPAOLI Tornano, e per la prima volta in primavera, i Cinemadays, la grande festa cinefila che da domani al 14

aprile consente di entrare con 3 euro (5 per i film in 3D) in tutte le sale bolognesi, multisala comprese.

Organizzata dalle associazioni dell'industria cinematografica, Anec, Anem, Anica, con il sostegno del

Mibact, l'iniziativa fece staccare nella scorsa edizione quasi due milioni di biglietti in tutta la penisola,

segnando un +225% di presenze e un +89% di incasso rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Dalle prime visioni ai grandi classici ai titoli da recuperare, l'offerta per una maratona cinefila sotto le Torri

non manca. Tra le novità c'è, ad esempio, "Veloce come il vento", storia di motori girata anche a Imola e

recitata da Stefano Accorsi insieme alla giovanissima, e concittadina, Matilde De Angelis per la regia di

Matteo Rovere. È invece una commedia molto british "Una notte con la regina" (Odeon) dell'acclamato

regista inglese Julian Jarrold che, mescolando realtà e finzione, ripercorre gli eventi della notte dell'8

maggio 1945, quando le principesse Elizabeth e Margaret Windsor, per celebrare la Giornata della Vittoria

in Europa, andarono a ballare all'hotel Ritz e rientrarono a Buckingham Palace dopo la mezzanotte. Nel

cast Sarah Gadon, Bel Powley, Emily Watson, Rupert Everett. Presentato anche all'interno della rassegna

Rendez-Vous Nuovo Cinema Francese, «Mister Chocolat» è ispirato a Rafael Padilla, l'artista cubano,

primo nero della scena francese, all'interno di un duo comico assieme al clown bianco George Footit.

Protagonisti del film sono Omar Sy e l'attore, danzatore e acrobata James Thiérrée, mentre alla regia c'è

Roschdy Zem.

Il capolavoro in sala, al Lumière, domani e martedì, è però "Ascensore per il patibolo", girato nel '57 da

Louis Malle, da poco tornato sul grande schermo dopo un restauro magnifico. I Cinemadays sono pure

l'occasione per recuperare alcuni dei titoli più fortunati della stagione, come "Perfetti sconosciuti",

intelligente commedia di Paolo Genovese (Capitol) o "Ave, Cesare" (Jolly), ultima fatica dei fratelli Cohen,

insieme al caso cinematografico di queste settimane, "Jeeg Robot" di Gabriele Mainetti. Pellicole che

hanno contribuito a un avvio di 2016 brillante per il cinema italiano con, secondo i dati Cinetel, 40 milioni di

biglietti staccati da gennaio a marzo, pari a un +24% rispetto all'analogo periodo del 2015 in tutta la

penisola (che in Emilia Romagna sale al +24,67%). Una rivincita trainata da Checco Zalone e dal suo "Quo

Vado?", che anche sotto le Torri è la pellicola più vista, seguita da "Perfetti sconosciuti". Al terzo posto a

Bologna ci sono invece gli "Hateful Eights" di Quentin Tarantino, che nella hit parade nazionale è solo al

sesto. Seguono "The Revenant", "Zootropolis", "Il ponte delle spie" e "Il caso Spotlight". Info:

www.cinemadays.it.

GRIMSBY L'ultimo film con Sacha Baron Cohen è in programmazione a The Space e Uci Cinemas MR

CHOCOLAT Con Omar Sy e James Thiérrée è al Medica, Bristol e Uci Cinemas ASCENSORE PER IL

PATIBOLO Il folgorante esordio di Louis Malle, con Jeanne Moreau, restaurato al Lumière IL LIBRO

DELLA GIUNGLA Il nuovo kolossal Disney è in esclusiva al cinema Capitol dal 14 aprile

10/04/2016Pag. 15 Ed. Bologna

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CinemaDays, tutti al botteghino: si entra con 3 euro dall'11 al 14 aprile pagerank: 6 Un'immagine del film

Anche l'Anec di Puglia e Basilicata, che rappresenta ben 220 schermi cinematografici, aderisce a

CinemaDays, la Festa del cinema che da lunedì 11 a giovedì 14 aprile porterà in sala film a 3 euro (5 euro

per i film in 3D) con l'obiettivo di incentivare le presenze nelle sale cinematografiche.

Dopo l'edizione dello scorso ottobre, che ha fatto registare ben 150mila presenze tra Puglia e Basilicata,

per la prima volta CinemaDays si svolge in primavera, in un periodo ricco di film e di nuove uscite, molte

delle quali già proposte in anteprima durante il Bif&est, il Festival cinematografico barese in corso di

svolgimento che l'anno scorso ha fatto registrare circa 70mila presenze. Ma tanti altri film della stagione

cinematografica saranno presentati al grande pubblico di CinemaDays.

Numerosi i titoli: i tre film italiani sono Veloce come il Vento e Troppo napoletano (01 Distribution) e L'età

d'oro (Bolero Film), che avranno al loro fianco Grimsby - Attenti a quell'altro (Warner Bros), Il cacciatore e la

regina di ghiaccio (Universal), Victor Frankenstein (20th Century Fox), Mister Chocolat (Videa) e Una notte

con la regina (Teodora). Da mercoledì 13 aprile saranno in sala Hardcore (Lucky Red), Nonno scatenato

(Eagle), Criminal (Notorius) e Un'estate in Provenza (Nomad Film), mentre il 14 aprile sarà possibile vedere

anche Il libro della giungla (Disney), Nemiche per la pelle (Good Films), The Idol (Adler), Mistress America

(Fox), Les souvenirs (Parthenos).

L'iniziativa è organizzata dalle associazioni dell'industria cinematografica Anec, Anem, Anica e con il

sostegno della Direzione Generale Cinema del MiBact. Confermato inoltre anche l'appuntamento di ottobre:

quest'anno per la prima volta i CinemaDays avranno infatti 2 edizioni, una in primavera e una in autunno.

L'adesione delle sale cinematografiche all'iniziativa è massiccia e capillare nelle due regioni. Sul sito

ufficiale www.cinemadays.it e su www.agisbari.it è pubblicato l'elenco dei cinema aderenti e dei relativi film

in programmazione.

Per sapere quali sono le sale aderenti in Puglia: #puglia

Per sapere quali sono le sale aderenti in Basilicata: #basilicata

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Sabato 9 Aprile 2016 - Ultimo aggiornamento: 16:29

09/04/2016 16:29Sito Web www.quotidianodipuglia.it

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L'INIZIATIVA Tornano i Cinemadays grandi film a prezzi scontati (Simona Spaventa) Tornano i Cinemadays con quattro giorni di cinema ai biglietti scontati a 3 euro (5 per il 3D). La festa

organizzata da Anec, Anem e Anica si tiene da domani a giovedì e coinvolge moltissime sale nella penisola

(dettagli su www.cinemadays.it ). A Milano hanno aderito quasi tutti, dal centro ai multiplex di periferia, ai

cinema parrocchiali. Ecco l'elenco: Apollo, Anteo, Ariosto, Arcobaleno, Arlecchino, Centrale, Cinecircolo

Asteria, Colosseo, Ducale, Eliseo, Gloria, Mexico, Martinitt, Odeon, Orfeo, Palestrina, Plinius, Uci Bicocca e

Uci Certosa. In cartellone tante prime visioni, dai blockbuster hollywoodiani ai film europei, comprese le

nuove uscite del 13 e del 14 tra cui il Kevin Costner "cattivo" di Criminal, Margherita Buy e Claudia Gerini

Nemiche per la pelle e Robert De Niro Nonno scatenato di Zac Efron (foto).

10/04/2016Pag. 17 Ed. Milano

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CinemaDays, tutti in sala, il biglietto costa solo 3 euro pagerank: 6 CinemaDays, tutti in sala, il biglietto costa solo 3 euro

Tornano, lunedì 11 (e fino a giovedì 14 aprile) i CinemaDays. L'iniziativa è nata con l'obiettivo di

sensibilizzare il pubblico a frequentare le sale cinematografiche, stabilendo un prezzo speciale: 3 euro per i

film normali e 5 euro per i film in 3D

Sono 2700 gli schermi che in tutta Italia hanno aderito e sostengono l'iniziativa. Numerosi i titoli dei film in

uscita in occasione dei CinemaDays: mercoledì 13 aprile saranno in sala Hardcore (Lucky Red), Nonno

scatenato (Eagle), Criminal (Notorius) e Un'estate in Provenza (Nomad Film), mentre il 14 aprile (ultimo

giorno della promozione) sarà possibile vedere anche Il libro della giungla (Disney), Nemiche per la pelle

(Good Films), Universale (L'occhio e la luna e Lo Scrittoio) The Idol (Adler), Mistress America (Fox), Les

souvenirs (Parthenos).

L'iniziativa è organizzata dalle associazioni dell'industria cinematografica ANEC, ANEM, ANICA e con il

sostegno della Direzione Generale Cinema del MiBACT. Confermato inoltre anche l'appuntamento di

ottobre: quest'anno per la prima volta i CinemaDays avranno infatti 2 edizioni, una in primavera e una in

autunno. Sul sito ufficiale www.cinemadays.it sono pubblicati l'elenco dei cinema aderenti e dei film in

programmazione e le informazioni sulle iniziative collaterali e i concorsi per il pubblico.

10/04/2016 11:36Sito Web www.repubblica.it_spettacoli

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Al via domani i CinemaDays 2016 pagerank: 5 Dopo il successo ottenuto nell'edizione dello scorso anno, tornano domani 11 aprile 2016 e fino al 14 aprile

2016 i CinemaDays, film in sala a soli 3 euro.

Redazione1

domenica 10 aprile 2016 16:40

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CinemaDays 2016

CinemaDays 2016

Dopo il successo ottenuto nell'edizione dello scorso anno che ha registrato 1.800.000 biglietti venduti in soli

4 giorni, tornano da domani - lunedì 11 aprile - al 14 aprile i CinemaDays.

Durante i 4 giorni dell'iniziativa - nata con l'obiettivo di incentivare le presenze nelle sale cinematografiche -

il costo del biglietto sarà di soli 3 euro (5 euro per i film in 3D).

Sono già 2700 gli schermi che in tutta Italia hanno aderito e sostengono l'iniziativa. Numerosi i titoli dei film

in uscita in occasione dei CinemaDays: mercoledì 13 aprile saranno in sala Hardcore (Lucky Red), Nonno

scatenato (Eagle), Criminal (Notorius) e Un'estate in Provenza (Nomad Film), mentre il 14 aprile (ultimo

giorno della promozione) sarà possibile vedere anche Il libro della giungla (Disney), Nemiche per la pelle

(Good Films), Universale (L'occhio e la luna e Lo Scrittoio) The Idol (Adler), Mistress America (Fox), Les

souvenirs (Parthenos).

L'iniziativa è organizzata dalle associazioni dell'industria cinematografica ANEC, ANEM, ANICA e con il

sostegno della Direzione Generale Cinema del MiBACT. Confermato inoltre anche l'appuntamento di

ottobre: quest'anno per la prima volta i CinemaDays avranno infatti 2 edizioni, una in primavera e una in

autunno.

Sul sito ufficiale HTTP://www.cinemadays.it è pubblicato l'elenco dei cinema aderenti e dei relativi film in

programmazione. Questa edizione sarà accompagnata da una serie di iniziative collaterali e concorsi per il

pubblico che saranno comunicati prossimamente.

10/04/2016 16:40Sito Web giornaledellospettacolo.it

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Cinemadays 2016: le sale in Liguria pagerank: 5 Cinema

Cinema © shutterstock

Da lunedì 11 a giovedì 14 aprile il biglietto per gli spettacoli in programmazione costerà 3 Euro. Ecco chi

partecipa all'iniziativa

Genova - Mercoledi 6 aprile 2016

È partito positivamente il 2016 nelle sale cinematografiche italiane. Dal primo gennaio al 31 marzo,

secondo i dati Cinetel, sono stati staccati quasi 40 milioni di biglietti: +24% rispetto all'analogo periodo del

2015. Risultato importante anche il successo del cinema italiano, che supera la quota del 46% del mercato,

aumentando considerevolmente la percentuale dello stesso periodo dello scorso anno, e non solo grazie a

Quo vado, il film con Checco Zalone campione di incassi.

Confortate da questi risultati, e da quelli dell'edizione di ottobre dei CinemaDays con 1 milione e 800mila

spettatori che hanno affollato le sale, le associazioni dell'industria cinematografica Anec, Anem, Anica, con

il sostegno della Direzione Generale Cinema del MiBACT, lanciano la prima edizione di primavera dei

Cinemadays, in programma dall'11 al 14 aprile, con l'obiettivo di continuare a far aumentare le presenze

nelle sale cinematografiche.

Durante i CinemaDays il costo del biglietto sarà di 3 Euro (ad esclusione dei film in 3D, che costeranno 5

Euro e degli eventi speciali).

Ecco le sale aderenti in Liguria:

GENOVA

AMERICA Via Colombo, 11, 16121 Genova GE

ARISTON Vico di S. Matteo, 14r, 16123 Genova GE

ARISTON Via Eraldo Virgola Fico, 12, 16039 Sestri Levante GE

AUGUSTUS Via Gaetano Muzio, 6, Rapallo GE

CANTERO Piazza Giacomo Matteotti, 23, 16043 Chiavari GE

CENTRALE Largo Antonio Giusti, 16, 16038 Santa Margherita Ligure GE

CITY Vico Carmagnola, Genova GE

CORALLO Via Innocenzo IV, 13, 16128 Genova GE

NIKELODEON Via della Consolazione, Genova GE

NUOVO CINEMA ITALIA Via Sauli Pallavicino, 21, Arenzano GE

ODEON Corso Buenos Aires, 83, 16129 Genova GE

RITZ D'ESSAI Piazza Leopardi, 5, 16146 Genova GE

SAN PIETRO Piazza Santa Paola Frassinetti, 10, 16166 Genova

SIVORI Salita Di S. Caterina, 48/R, 16123 Genova GE

THE SPACE - GENOVA Via Magazzini del Cotone, 1 - Area Porto Antico - Genova GE

UCI CINEMAS LA FIUMARA Via Fiumara, 15/16, 16149 Genova GE

SAVONA

DIANA Via Giuseppe Brignoni, 1, 17100 Savona SV

MULTIPLEX ALBENGA Via S. Benedetto Revelli, 44, Albenga SV

08/04/2016 15:22Sito Web mentelocale.it

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Veloce come il Vento: corri al cinema! pagerank: 5 Si è svolta al Cinema Odeon di Milano Mercoledì 6 Aprile l'anteprima di Veloce come il Vento, film tutto

italiano sul mondo delle corse - un sapiente mix di emozioni e adrenalina. Presenti all'anteprima il regista

Matteo Rovere e i protagonisti del film, Stefano Accorsi, mediaticamente acclamato per la sua intensa

performance, e la giovanissima Matilda de Angelis, che hanno posato sorridenti per le foto dei giornalisti.

Il film

Diretto da Matteo Rovere, alla sua terza prova con un lungometraggio dopo Gli sfiorati e Un gioco da

ragazze, il film vanta nel suo cast un brillante Stefano Accorsi, reduce dal trionfo dello scorso anno della

serie 1992, e la giovanissima e splendida Matilda de Angelis, coadiuvati da Roberta Mattei, Paolo Graziosi,

Lorenzo Gioielli e Giulio Pugnaghi. La pellicola, una produzione Fandango in collaborazione con Rai

Cinema, è prodotta da Domenico Procacci.

La trama

Giulia de Martino (interpretata da Matilde de Angelis) viene da una famiglia di piloti: viene da una famiglia

che da generazioni sforna campioni di corse automobilistiche. Anche lei è un pilota, un talento eccezionale

che, a soli diciassette anni, partecipa al Campionato GT, sotto la guida del padre Mario. Ma la famiglia de

Martino non lascia le turbolenze all'asfalto della pista: un giorno, Giulia si trova, dopo un tragico

avvenimento, da sola a dover badare al fratellino Nico e agli svariati debiti accumulati negli anni dalla

famiglia.

A complicare la situazione il ritorno inaspettato del fratello Loris, interpretato da Accorsi, ex pilota di grande

talento e dallo straordinario senso per la guida, ma ormai totalmente inaffidabile, in quanto tossico

dipendente.

Per non perdere il cascinale dove sono cresciuti, impegnato per finanziare la carriera automobilistica di

Giulia, i due saranno obbligati a lavorare insieme, in un susseguirsi di adrenalina ed emozioni che gli farà

scoprire quanto sia difficile e importante provare ad essere una famiglia.

#CinemaDays

Il film esce nelle sale il 7 Aprile in occasione di #CinemaDays, l'iniziativa che permette di recarsi al cinema

a prezzi scontatissimi - 3 euro per i film 2D, e 5 euro per le proiezioni in 3D.

L'iniziativa, dall'11 al 14 Aprile 2016, è organizzata dalle associazioni dell'industria cinematografica ANEC,

ANEM, ANICA e con il sostegno della Direzione Generale Cinema del MiBACT.

Vuoi scoprire la lista di tutti i cinema aderenti all'iniziativa? Visita il sito ufficiale www.cinemadays.it e segui i

CinemaDays su Twitter all'hashtag #Cinemadays, alla mention @cinemadays e su tutti i canali social

dell'evento:

https://www.facebook.com/cinemadays

https://twitter.com/cinemadaysIT

https://www.youtube.com/channel/UC0hg6sDf8DXTUiSzY5gP-Rw

08/04/2016 14:51Sito Web www.alfemminile.com

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Tutti al cinema a 3 euro Ecco le sale bergamasche pagerank: 5 CinemaDays anche nelle sale di Bergamo e provincia dal'11 al 14 aprile. Ecco le sale dove è possibile

assistere alle proiezioni con biglietto a 3 euro.

Dopo il successo dello scorso anno, che ha registrato 1.800.000 biglietti venduti in soli 4 giorni, tornano in

tutta Italia i CinemaDays. Durante i giorni dell'iniziativa - nata con l'obiettivo di incentivare le presenze nelle

sale cinematografiche - il costo del biglietto sarà di soli 3 euro (5 euro per i film in 3D). L'iniziativa è

organizzata da Anec, Anem, Anica e con il sostegno della Direzione Generale Cinema del Mibact.

Sul sito dedicato all'iniziativa ci sono, oltre a tutti i dettagli e alla programmazione, le sale che aderiscono.

Qui sotto trovate l'elenco dei cinema bergamaschi, ma vi consigliamo di tenere d'occhio questa pagina web

perché - come lo scorso anno - l'elenco è in costante aggiornamento e potrebbero aggiungersi altre sale.

ARISTON MULTISALA Viale Montegrappa, Via Torriani - Treviglio

CAPITOL Via Torquato Tasso, 41 - Bergamo

CINEORATORIO Via Dante, 10 - Fara Gera d Adda

CINESTAR Via Trieste, 15 - Cortenuova

CONCA VERDE Via Guglielmo Mattioli, 65 - Bergamo

GAVAZZENI Piazza Cattaneo, 1 - Seriate

IRIDE - VEGA Via Torrione, 2 - Costa Volpino

SAN MARCO - Piazzale Della Repubblica, 2, Bergamo

TEATRO DEL BORGO - Via Borgo Palazzo, 51, Bergamo

UCI CINEMAS CURNO - Via Lega Lombarda, 39, Curno

CINEMA GARDEN - Viale XXV Aprile, Clusone

10/04/2016 02:03Sito Web www.ecodibergamo.it

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Tutti al cinema a 3 euro: ecco l'elenco delle sale bresciane pagerank: 5 Vuoi fare pubblicità su questo sito?

Tutti al cinema a 3 euro. Tra lunedì 11 e giovedì 14 aprile, in tutt'Italia, e anche a Brescia, è attiva l'iniziativa

#CinemaDays, organizzata dalle associazioni dell'industria cinematografica Anec, Anem e Anica, con il

sostegno della Direzione cinema del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Tredici, tra città e provincia, i cinema e le multisale che aderiscono ai #CinemaDays. A Brescia ci sono il

Nuovo Eden di via Nino Bixio, il Cinema Moretto di via Moretto, il Sociale di via Cavallotti, il Teatro Santa

Giulia del Villaggio Prealpino (via Quinta), la Multisala Oz di via Sorbanella e la Wiz di viale Italia.

In provincia si potranno vedere film a prezzi stracciati alla Multisala Starplex di Corte Franca, in via Roma;

al Politeama di piazza Bianchi, a Manerbio;al Cinema Corallo di Villanuova sul Clisi (via Circonvallazione);

al Garden di piazza Medaglie d'Oro, a Darfo; alla Multisala Arcadia di Erbusco (in via Rovato); alla Multisala

King di Lonato (via Corte Ferrarini); al Cinema Alpi di Temù (via Saletti).

I film in 3D verranno proposti a 5 euro. Per info: www.cinemadays.it.

09/04/2016 12:23Sito Web www.giornaledibrescia.it

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ANCHE IN PUGLIA E IN BASILICATA LE GIORNATE PROMOZIONALI DEGLI ESERCENTI Tutti al cinema col biglietto a 3 euro da oggi a giovedì Anche l'Anec di Puglia e Basilicata (l'associazione degli esercenti cinematografici), che rappresenta ben

220 schermi, aderisce a «CinemaDays», la Festa del cinema che da oggi a giovedì 14 aprile porterà in sala

film a 3 euro (5 euro per i film in 3D) con l'obiettivo di incentivare le presenze nelle sale. Dopo l'edizione

dello scorso ottobre, che ha fatto registare ben 150mila presenze tra Puglia e Basilicata, per la prima volta

«CinemaDays» si svolge in primavera, in un periodo ricco di film e di nuove uscite, alcune delle quali

appena proposte al Bif&est, il Festival di Bari. Ma tanti altri film della stagione cinematografica saranno

presentati al grande pubblico di «CinemaDays». Numerosi i titoli: i tre film italiani sono Veloce come il v

ento e Troppo napoletano (01 Distribution) e L'età d'o ro (Bolero Film), che avranno al loro fianco Grimsby -

Attenti a quell'a l t ro (Warner Bros), Il cacciatore e la regina di ghiaccio (Universal), Victor Frank enstein

(20th Century Fox), Mister Chocolat (Videa) e Una notte con la regina (Teodo ra). Da mercoledì 13 aprile

saranno in sala H a rd c o re (Luc ky Red), Nonno scatenato (Ea gle), Criminal (Notorius) e U n'estate in

Provenza (Nomad Film). Mentre il 14 aprile sarà possibile vedere anche Il libro della giungla (Disney), Ne

miche per la pelle (Good Films), The Idol (Adler), M i s t re s s America ( Fox ) , Les souvenirs (Par thenos).

L'iniziativa è organizzata dalle associazioni dell'indu stria cinematografica Anec, Anem, Anica e con il

sostegno della Direzione Generale Cinema del Mibact. Confermato inoltre anche l'ap p u n t a m e n t o di

ottobre: quest'anno per la prima volta i «CinemaDays» avranno infatti due edizioni, una in primavera e una

in a u t u n n o. L'adesione delle sale cinematografiche all'iniziativa è massiccia e capillare nelle due regioni.

Sul sito ufficiale www.cinemadays.it e su www.agisbari.it è pubblicato l'elenco dei cinema aderenti e dei

relativi film in programm a z i o n e. Sale aderenti della Puglia: http://www.cinemada ys.it/cinema-

aderenti/#pu glia Sale aderenti della Basilic at a : http://www.cinemada ys.it/cinema-aderenti/#basi l i c at a .

Foto: «V E LO C E COME IL VENTO» Stefano Accorsi e Matilda De Angelis nel film di Rovere

11/04/2016Pag. 17 Ed. Bari

diffusione:22458tiratura:32456

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[Cartoons on the Bay 2016] Gli Stati Generali dell'Animazione pagerank: 4 Stati Generali

Nel corso di Cartoons on the Bay,il festival dell'animazione televisiva e crossmediale di Rai Com, si sono

tenuti gli Stati Generali dell'Animazione, facendo il punto sull'avanzamento delle proposte.

All'intervento hanno presenziato Maurizio Forestieri, presidente di ASIFA Italia, Anne-Sophie Vanhollebeke,

presidente di Cartoon Italia, e Stefano Balassone, segretario generale di Anica. "L'industria creativa italiana

non è stata tale per lunghi anni, senza la possibilità di uno slancio di sistema, facendo una sorta di

passeggiata nel deserto da cui solo i più forti sono sopravvissuti e senza una proiezione internazionale", ha

dichiarato Balassone.

L'incontro fa seguito agli Stati Generali tenutisi a Roma il 1 marzo, di cui vi riportiamo uno streaming.

Nel corso dell'ultimo mese sono state sviluppate diverse proposte, che sono già state inoltrate alle

istituzione. Si è sentita in particolare la necessità di dare un'identità nazionale ed europea alle opere

d'animazione, così come quelle di poter rendere fruibile il prodotto su quante più piattaforme possibili. Di

conseguenza, è necessaria una gestione e ripartizione dei diritti sulla property del prodotto più flessibile di

quanto adesso accada tra produttore e broadcaster.

La risposta delle istituzioni a queste prime proposte è stata molto positiva, sia livello nazionale che

comunitario, con ottime prospettive di sviluppo per il futuro; da questo punto di vista, il nuovo assetto RAI in

forma media company avrà una fondamentale importanza,, così come il fondo per l'audiovisivo previsto

dalla nuova legge cinema, in cui sono stati rafforzati strumenti fondamentali come il Tax Credit e il Tax

Shelter. Il DDL cinema aiuterà l'animazione a godere degli stessi diritti di cui già gode il cinema live-action.

09/04/2016 12:35Sito Web gamesvillage.it

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LA SETTIMA ARTE I quattro giorni dei «CinemaDays» L'iniziativa anche nel Salento l Dopo il successo ottenuto nell'edizione dello scorso anno che ha registrato un milione e 800mila biglietti

venduti in soli quattro giorni, tornano da oggi al 14 aprile i «CinemaDays». Durante l'inziativa, nata con

l'obiettivo di incentivare le presenze nelle sale cinematografiche, il costo del biglietto sarà di 3 euro (5 euro

per i film in 3D). Numerosi i titoli delle pellicole in uscita in occasione dei «CinemaDays»: mercoledì 13

saranno in sala «Hardcore» (Lucky Red), «Nonno scatenato» (Eagle), «Criminal» (Notorius) e « U n'estate

in Provenza» (Nomad Film), mentre il 14 aprile (ultimo giorno della promozione) sarà possibile vedere

anche «Il libro della giungla» (Disney), «Nemiche per la pelle» (Good Films), «Universale» (L'occhio e la

luna e Lo Scrittoio) «The Idol» (Adler), «Mistress America» (Fox), «Les souvenirs» (Parthenos). L'iniziativa

è organizzata dalle associazioni dell'industria cinematografica Anec, Anem, Anica e con il sostegno della

Direzione generale cinema del Mibact. Confermato anche l'appun tamento di ottobre: quest'anno per la

prima volta i «CinemaDays» avranno infatti due edizioni, una in primavera e una in autunno. Ai

«CinemaDays» aderiscono a Lecce, Multisala Massimo e Db d'Essai, quindi, The Space Cinema di Surbo,

Tartaro di Galatina, Italia e Schipa di Gallipoli, Moderno di Maglie, Aurora e Moderno di Tricase.

11/04/2016Pag. 28 Ed. Lecce

diffusione:22458tiratura:32456

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Il Cinema a tre euro in tredici sale bresciane: al via #Cinemadays pagerank: 3 #cinemadays

E' partito positivamente il 2016 nelle sale cinematografiche italiane. Dal primo gennaio al 31 marzo,

secondo i dati Cinetel, sono stati staccati quasi 40 milioni di biglietti: +24% rispetto all'analogo periodo del

2015. Risultato importante anche il successo del cinema italiano, che supera la quota del 46% del mercato,

aumentando considerevolmente la percentuale dello stesso periodo dello scorso anno, e non solo grazie a

"Quo vado".

Confortate da questi risultati, e da quelli dell'edizione di ottobre dei CinemaDays con il milione e 800mila

spettatori che hanno affollatole sale, le associazioni dell'industria cinematografica ANEC, ANEM, ANICA,

con il sostegno della Direzione Generale Cinema del MiBACT lanciano la prima edizione di primavera dei

Cinemadays, in programma dall'11 al 14 aprile, con l'obiettivo di continuare a far aumentare le presenze

nelle sale cinematografiche.

Durante i CinemaDays il costo del biglietto sarà infatti di soli 3 euro (ad esclusione dei film in 3D che

costeranno 5 euro e degli eventi speciali).

Di seguito le sale bresciane che aderiranno all'iniziativa:

ALPI Via Saletti, 25050 Temù BS

ARCADIA ERBUSCO via Rovato, 44, 25030 Erbusco BS

CORALLO VILLANUOVA SUL CLISI (BS)

GARDEN Piazza Medaglie D'Oro, 2, 25047 Darfo Boario Terme BS

KING SS Desenzano-Castiglione D/S, Lonato Del Garda BS

MORETTO Via Moretto, 71, - ang Piazza Sant'Alessandro, Brescia BS

NUOVO EDEN Via Nino Bixio, 9, 25122 Brescia BS

OZ Via Sorbanella, 12, 25125 Brescia BS

POLITEAMA Piazza Bianchi, 2, 25025 Manerbio BS

SOCIALE Via Felice Cavallotti, 20, Brescia BS

STARPLEX Via Roma, 78, Corte Franca BS

TEATRO S. GIULIA Via Quinta, 5, Villaggio Prealpino, Brescia BS

WIZ Viale Italia, 31, 25126 Brescia BS

Fonte: Comunicato stampa sab 09 apr 2016, ore 14.26

L'editore si riserva la possibilit di ripubblicare in qualsiasi momento i commenti (senza correzioni e

mantentendo il riferimento all'articolo citato) anche su altri mezzi e altre testate del gruppo.

09/04/2016 14:26Sito Web bsnews.it

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L'INIZIATIVA CinemaDays, film con lo sconto per 4 giorni in 43 sale piemontesi Dopoil successoottenuto nell'edizione dello scorso anno, che ha registrato in tutta Italia un milione e

800mila biglietti venduti in soli quattro giorni, tornano da domani a giovedì i «CinemaDays». All'iniziativa,

nata con l'obiettivo di incentivare le presenze nelle sale e organizzata dalle associazioni dell'industria

cinematografica Anec, Anem, Anica con il sostegno della Direzione Generale Cinema del Mibact,

aderiscono molte sale di tutto il Piemonte: cinque nell'Alessandrino e altrettante nell'Astigiano, quattro nella

provincia di Cuneo, quattro in quella di Novara, due nel Vercellese e 23 tra Torino e l'hinterland. Tra queste

ultime c'è anche il Museo nazionale del Cinema, che aderisce ai «#CinemaDays2016» con le proiezioni di

prima visione nelle sale Uno e Due del Cinema Massimo in via Verdi. In tutte le sale che aderiscono

all'iniziativa, per quattro giorni il costo del biglietto sarà di soli 3 euro (5 euro per i film in 3D). L'elenco

completo dei cinema in cui approfittare dello sconto è disponibile sul sito Internet dedicato, all'indirizzo

www.cinemadays.it, nella sezione «Sale aderenti».

10/04/2016Pag. 1

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Cinemadays dall'11 al 14 aprile: tornano le giornate del cinema a tre euro pagerank: 3 venerdì, 8 aprile 2016, 15:34

Dopo il successo ottenuto nell'edizione dello scorso anno, i CinemaDays tornano da lunedì 11 a giovedì 14

aprile. Durante i 4 giorni dell'iniziativa, nata con l'obiettivo di incentivare le presenze nelle sale

cinematografiche, il costo del biglietto sarà di soli 3 euro. L' iniziativa è organizzata dalle associazioni

dell'industria cinematografica ANEC, ANEM, ANICA e con il sostegno della Direzione Generale Cinema del

MiBACT. E per la prima volta, quest'anno i CinemaDays raddoppiano: 2 edizioni, una in primavera e l'altra

in autunno, con nuove giornate di ingresso in sala a 3 euro anche in ottobre.

Di seguito il dettaglio della programmazione di Lucca nei giorni di promozione:Cinema Astra Mar. 12/4 -

Mer 13/4 - Gio 14/4: Il cacciatore e la regina di ghiaccio;Cinema Centrale Lun. 11/4 - Mar 12/4 - Mer 13/4:

Veloce come il vento;Cinema Moderno 12/4 - Mer 13/4: Hedi e Batman vs Superman - Gio 13/4: film da

definire.

08/04/2016 15:34Sito Web www.lagazzettadilucca.it

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Tornano i Cinemadays: biglietti a soli 3 euro dall'11 al 14 aprile pagerank: 2 E' partito positivamente il 2016 nelle sale cinematografiche italiane. Dal primo gennaio al 31 marzo,

secondo i dati Cinetel, sono stati staccati quasi 40 milioni di biglietti: +24% rispetto all'analogo periodo del

2015. Risultato importante anche il successo del cinema italiano, che supera la quota del 46% del mercato,

aumentando considerevolmente la percentuale dello stesso periodo dello scorso anno, e non solo grazie a

"Quo vado".

Confortate da questi risultati, e da quelli dell'edizione di ottobre dei CinemaDays con il milione e 800mila

spettatori che hanno affollatole sale, le associazioni dell'industria cinematografica ANEC, ANEM, ANICA,

con il sostegno della Direzione Generale Cinema del MiBACT lanciano la prima edizione di primavera dei

Cinemadays, in programma dall'11 al 14 aprile, con l'obiettivo di continuare a far aumentare le presenze

nelle sale cinematografiche.

Durante i CinemaDays il costo del biglietto sarà infatti di soli 3 euro (ad esclusione dei film in 3D che

costeranno 5 euro e degli eventi speciali).

"L'avvio del 2016 - afferma Luigi Cuciniello, presidente ANEC, associazione nazionale esercenti cinema -

ha segnato un incremento decisamente positivo delle presenze e degli incassi al cinema. Con i

CinemaDays vogliamo continuare a mantenere alta l'attenzione del pubblico nei confronti della visione del

cinema in sala. Anche per questo abbiamo deciso da quest'anno di organizzare due edizioni dei

CinemaDays, una in primavera e una in autunno, con l'obiettivo che diventino degli appuntamenti fissi di

promozione del cinema".

Per Andrea Occhipinti, presidente dei Distributori ANICA, "questo primo trimestre è stato costellato da una

serie di titoli forti che hanno attratto l'interesse del pubblico. Il nostro impegno è di consolidare almeno due

appuntamenti promozionali all'anno dei CinemaDays per offrire al pubblico film importanti, a tre euro.

Vogliamo attrarre nei cinema nuovi spettatori e far andare più spesso quelli che già li frequentano. Il cinema

sul grande schermo è una festa".

"Il risultato di CinemaDays di ottobre scorso è la conferma del ritrovato desiderio di cinema da parte del

pubblico" dichiara Carlo Bernaschi, presidente ANEM, associazione nazionale esercenti multiplex.

"L'ambizione per aprile punta a un risultato positivo, tenendo comunque presente il periodo differente in cui

è collocata questa nuova edizione. Quindi, se con CinemaDays di ottobre 2015 si sono registrate 1 milione

e 800 mila presenze, nell'edizione primaverile penso si possa arrivare a circa 1 milione e 600, triplicando le

presenze rispetto all'analogo periodo del 2015".

Sul sito ufficiale www.cinemadays.it sono disponibili l'elenco dei cinema aderenti e dei film in

programmazione e le informazioni sulle iniziative collaterali e i concorsi per il pubblico.

Segui i CinemaDays su Twitter all'hashtag #Cinemadays

alla mention @cinemadays e su tutti i canali social dell'evento:

https://www.facebook.com/cinemadays

https://twitter.com/cinemadaysIT

https://www.youtube.com/channel/UC0hg6sDf8DXTUiSzY5gP-Rw

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Ultimo aggiornamento Sabato 09 Aprile 2016 14:02

09/04/2016 14:53Sito Web thefilmseeker.it

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Tornano i CinemaDays l'iniziativa Tornano i CinemaDays Tornano i CinemaDays

l'iniziativa

CinemaDays Cinema Astra, Centrale e Moderno Da oggi al 14 aprileDopo il successo ottenuto

nell'edizione dello scorso anno, i Cinema Days tornano da oggi a giovedì 14 aprile. Durante i quattro giorni

dell'iniziativa, il costo del biglietto sarà di 3 euro. L'iniziativa è organizzata dalle associazioni Anec, Anem,

Anica e con il sostegno della Direzione generale cinema del Mibact. E per la prima volta, quest'anno i

CinemaDays raddoppiano: due edizioni, una in primavera e l'altra in autunno. Il dettaglio della

programmazione: Cinema Astra 12/4 - 13/4 - 14/4: Il cacciatore e la regina di ghiaccio; Cinema Centrale

11/4 - 12/4 - 13/4: Veloce come il vento; Cinema Moderno 12/4 - 13/4: Hedi e Batman vs Superman - 13/4:

film da definire.

11/04/2016Pag. 13 Ed. Lucca

diffusione:45510tiratura:58837

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#CinemaDays, gli italiani tornano al cinema: +24% di presenze Ottimi risultati per il cinema nel primo trimestre del 2016: dal primo gennaio al 31 marzo si è registrato un

aumento del 24 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015. I dati di Cinetel sono importanti e notevole è

il risultato del cinema italiano: i film nostrani hanno superato la quota del 46 per cento del mercato,

aumentando in modo considerevole la percentuale dell'anno precedente e non solo grazie al fenomeno

Quo vado. Gli italiani sono tornati al cinema... finalmente!

Questi risultati hanno spinto le associazioni dell'industria cinematografica, ANEC, ANEM e ANICA, a

ripetere la prima edizione di primavera dei #CinemaDays con lo scopo di riempire ancora di più le sale

cinematografico. L'iniziativa, lanciata con il sostegno di MiBACT, permetterà di andare al cinema

spendendo solo 3 euro e 5 euro per i film in 3D.

Il presidente di ANEC, Luigi Cucinello, afferma che "l'inizio del 2016 ha segnato un incremento

decisamente positivo delle presenze e degli incassi al cinema. Con i CinemaDays vogliamo continuare a

mantenere alta l'attenzione del pubblico nei confronti della visione del cinema in sala. Anche per questo

abbiamo deciso da quest'anno di organizzare due edizioni dei CinemaDays, una in primavera e una in

autunno, con l'obiettivo che diventino degli appuntamenti fissi di promozione del cinema".

Per il presidente di ANICA, Andrea Occipinti, il primo trimestre "è stato costellato da una serie di titoli forti

che hanno attratto l'interesse del pubblico. Il nostro impegno è di consolidare almeno due appuntamenti

promozionali all'anno dei CinemaDays per offrire al pubblico film importanti, a tre euro. Vogliamo attrarre

nei cinema nuovi spettatori e far andare più spesso quelli che già li frequentano. Il cinema sul grande

schermo è una festa". Gli fa eco il presidente di ANEM (l'associazione nazionale esercenti multiplex), Carlo

Bernaschi, che sottolinea come ad aprile si punta ad avere un risultato positivo "tenendo comunque

presente il periodo differente in cui è collocata questa nuova edizione. Quindi, se con CinemaDays di

ottobre 2015 si sono registrate 1 milione e 800 mila presenze, nell'edizione primaverile penso si possa

arrivare a circa 1 milione e 600, triplicando le presenze rispetto all'analogo periodo del 2015". L'ottimo

risultato di ottobre conferma che il pubblicato ha un "ritrovato desiderio di cinema da parte del pubblico",

sottolinea Carlo Berneschi.

#CinemaDays vi aspetta dal'11 al 13 aprile in moltissime sale di Roma, qui la lista completa e una serie di

iniziative parallele.

#CinemaDays #Anica #Anec #Anem #Cinemaitaliano #AndreaOcchipinti #CarloBernaschi #LuigiCucinello

c . l a . - S e e m o r e a t :

http://www.radiocolonna.it/cinema_e_spettacolo/20160408/31193/cinemadays_gli_italiani_tornano_al_cine

ma_24_di_presenze/#sthash.giWNeBVq.dpuf

08/04/2016 12:34Sito Web radiocolonna.it

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Al via domani i CinemaDays, film in sala a soli 3 euro fino al 14 aprile cinema-days-2016

Dopo il successo ottenuto nell'edizione dello scorso anno che ha registrato 1.800.000 biglietti venduti in soli

4 giorni, tornano da domani - lunedì 11 aprile - al 14 aprile i CinemaDays.

Durante i 4 giorni dell'iniziativa - nata con l'obiettivo di incentivare le presenze nelle sale cinematografiche -

il costo del biglietto sarà di soli 3 euro (5 euro per i film in 3D).

Sono già 2.700 gli schermi che in tutta Italia hanno aderito e sostengono l'iniziativa. Numerosi i titoli dei film

in uscita in occasione dei CinemaDays: mercoledì 13 aprile saranno in sala "Hardcore" (Lucky Red),

"Nonno scatenato" (Eagle), "Criminal" (Notorius) e "Un'estate in Provenza" (Nomad Film), mentre il 14

aprile (ultimo giorno della promozione) sarà possibile vedere anche "Il libro della giungla" (Disney),

"Nemiche per la pelle" (Good Films), "Universale" (L'occhio e la luna e Lo Scrittoio), "The Idol" (Adler),

"Mistress America" (Fox), "Les souvenirs" (Parthenos).

L'iniziativa è organizzata dalle associazioni dell'industria cinematografica ANEC, ANEM, ANICA e con il

sostegno della Direzione Generale Cinema del MiBACT.

Confermato inoltre anche l'appuntamento di ottobre: quest'anno per la prima volta i CinemaDays avranno

infatti 2 edizioni, una in primavera e una in autunno.

Sul sito ufficiale www.cinemadays.it è pubblicato l'elenco dei cinema aderenti e dei relativi film in

programmazione. Questa edizione sarà accompagnata da una serie di iniziative collaterali e concorsi per il

pubblico che saranno comunicati prossimamente.

_______________________________________________________________________

Segui i CinemaDays su Twitter all'hashtag #CinemaDays alla mention @cinemadays e su tutti i canali

social dell'evento:

https://www.facebook.com/cinemadays

https://twitter.com/cinemadaysIT

https://www.youtube.com/channel/UC0hg6sDf8DXTUiSzY5gP-Rw

10/04/2016 17:05Sito Web rbcasting.com

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Terni, c'è CinemaDays: per 4 giorni il biglietto costa solo 3 euro, tutti ... Da lunedì 11 a giovedì 14 aprile anche a Terni sarà CinemaDays: in quasi tutte le sale, per tutti i film, il

costo del biglietto sarà di 3 euro (5 euro per il 3D). L'iniziativa, di cui Terni Oggi è media-partner, è

organizzata dalle associazioni dell'industria cinematografica ANEC, ANEM, ANICA e con il sostegno della

Direzione Generale Cinema del MiBACT.

Numerosi i titoli dei film in uscita in occasione dei CinemaDays: i tre film italiani che escono il 7 aprile sono

Veloce come il Vento e Troppo napoletano (01 Distribution) e L'età d'oro (Bolero Film), e avranno al loro

fianco Grimsby - Attenti a quell'altro (Warner Bros), Il cacciatore e la regina di ghiaccio (Universal), Victor

Frankenstein (20th Century Fox), Mister Chocolat (Videa) e Una notte con la regina (Teodora).

Mercoledì 13 aprile saranno in sala Hardcore (Lucky Red), Nonno scatenato (Eagle), Criminal (Notorius) e

Un'estate in Provenza (Nomad Film), mentre il 14 aprile (ultimo giorno della promozione) sarà possibile

vedere anche Il libro della giungla (Disney), Nemiche per la pelle (Good Films), The Idol (Adler), Mistress

America (Fox), Les souvenirs (Parthenos).

A questi titoli vanno poi aggiunti quelli usciti nei giorni precedenti e che saranno ancora in sala durante i

CinemaDays, vale a dire Heidi, Kung Fu Panda 3, Il mio grosso grasso matrimonio greco 2, Batman vs

Superman, Un bacio e Race il colore della vittoria.

I CinemaDays torneranno anche ad ottobre: nel 2016, per la prima volta, vi saranno infatti 2 edizioni, una in

primavera - questa di aprile - e una in autunno.

Sul sito ufficiale www.cinemadays.it è pubblicato l'elenco dei cinema aderenti e dei relativi film in

programmazione. Questa edizione sarà inoltre accompagnata da una serie di iniziative collaterali e concorsi

per il pubblico.

08/04/2016 13:38Sito Web ternioggi.it

La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

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Page 137: Rassegna stampa - ANICA · Tv Il risiko avanza. Il terzo polo anche 71 ... anticipazioni e zanzare sul set del nuovo "Trono di Spade" 77 ... sarà possibile vedere anche Il libro

L'INIZIATIVA CinemaDays film a 3 euro da oggi al 14 2.500 sale coinvolte R OMA . Dopo il successo ottenuto nell'edizione dello scorso anno che ha registrato 1.800.000 biglietti

venduti in soli quattro giorni, tornano i CinemaDays da oggi a giovedì 14 aprile. Durante i 4 giorni

dell'iniziativa nata con l'obiettivo di incentivare le presenze nelle sale cinematografiche - il costo del biglietto

sarà di soli 3 euro (5 euro per i film in 3D). In pochi giorni sono già oltre 2.500 gli schermi che in tutta Italia

hanno aderito e sostengono l'iniziativa. Numerosi i titoli dei film in uscita in occasione dei CinemaDays: i tre

film italiani sono Veloce come il Vento e Troppo napoletano (01 Distribution) e L'età d'oro (Bolero Film), e

avranno al loro fianco Grimsby - Attenti a quell'altro (Warner Bros), Il cacciatore e la regina di ghiaccio

(Universal), Victor Frankenstein (20th Century Fox), Mister Chocolat (Videa) e Una notte con la regina

(Teodora). Mercoledì 13 aprile saranno in sala Hardcore (Lucky Red), Nonno scatenato (Eagle), Criminal

(Notorius) e Un'estate in Provenza (Nomad Film), mentre il 14 aprile (ultimo giorno della promozione) sarà

possibile vedere anche Il libro della giungla (Disney), Nemiche per la pelle (Good Films), The Idol (Adler),

Mistress America (Fox), Les souvenirs (Parthenos). L'iniziativa è organizzata dalle associazioni

dell'industria cinematografica Anec, Anem, Anica e con il sostegno della Direzione Generale Cinema del

MiBact. Confermato inoltre anche l'appuntamento di ottobre: quest'anno per la prima volta i CinemaDays

avranno infatti due edizioni, una in primavera e una in autunno. Sul sito ufficiale www. cinemadays. it è

pubblicato l'elenco dei cinema aderenti e dei relativi film in programmazione. L'iniziativa in un anno partito

positivamente: dal primo gennaio al 31 marzo, secondo i dati Cinetel, sono stati staccati quasi 40 milioni di

biglietti: +24% rispetto all'analogo periodo del 2015. Risultato importante anche il successo del cinema

italiano, che supera la quota del 46% del mercato aumentando la percentuale dello stesso periodo dello

scorso anno.

11/04/2016Pag. 20

diffusione:20882tiratura:33816

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#CINEMADAYS Da lunedì 11 al 14 aprile film in sala con biglietto a tre euro I titoli delle pellicole che aderiscono e modalità dell'iniziativa R OMA . Dopo il successo ottenuto nell'edizione dello scorso anno che ha registrato 1.800.000 biglietti

venduti in soli quattro giorni, tornano i CinemaDays da lunedì 11 a giovedì 14 aprile. Durante i 4 giorni

dell'iniziativa nata con l'obiettivo di incentivare le presenze nelle sale cinematografiche - il costo del biglietto

sarà di soli 3 euro (5 euro per i film in 3D). In pochi giorni sono già oltre 2500 gli schermi che in tutta Italia

hanno aderito e sostengono l'iniziativa. Numerosi i titoli dei film in uscita in occasione dei CinemaDays: i tre

film italiani che escono il 7 aprile sono Veloce come il Vento e Troppo napoletano (01 Distribution) e L'età

d'oro (Bolero Film), e avranno al loro fianco Grimsby - Attenti a quell'altro (Warner Bros), Il cacciatore e la

regina di ghiaccio (Universal), Victor Frankenstein (20th Century Fox), Mister Chocolat (Videa) e Una notte

con la regina (Teodora). Mercoledì 13 aprile saranno in sala Hardcore (Lucky Red), Nonno scatenato

(Eagle), Criminal (Notorius) e Un'estate in Provenza (Nomad Film), mentre il 14 aprile (ultimo giorno della

promozione) sarà possibile vedere anche Il libro della giungla (Disney), Nemiche per la pelle (Good Films),

The Idol (Adler), Mistress America (Fox), Les souvenirs (Parthenos). L'iniziativa è organizzata dalle

associazioni dell'industria cinematografica Anec, Anem, Anica e con il sostegno della Direzione Generale

Cinema del MiBact. Confermato inoltre anche l'appuntamento di ottobre: quest'anno per la prima volta i

CinemaDays avranno infatti due edizioni, una in primavera e una in autunno. Sul sito ufficiale www.

cinemadays. it è pubblicato l'elenco dei cinema aderenti e dei relativi film in programmazione. Questa

edizione sarà accompagnata da una serie di iniziative collaterali e concorsi per il pubblico che saranno

comunicati prossimamente. L'iniziativa in un anno partito positivamente: dal primo gennaio al 31 marzo,

secondo i dati Cinetel, sono stati staccati quasi 40 milioni di biglietti: +24% rispetto all'analogo periodo del

2015. Risultato importante anche il successo del cinema italiano, che supera la quota del 46% del mercato,

aumentando considerevolmente la percentuale dello stesso periodo dello scorso anno.

Foto: LA LOCANDINA

08/04/2016Pag. 17

diffusione:20882tiratura:33816

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