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SOMMARI O

Olim pias

• Tunisia: Zanella ( Olim pias) , paese offre grandi opportunità nel set tore tessile

• Tunisia 2 0 2 0 , la r inascita del Paese • Tunisia 2 0 2 0 : l’I talia promet te 350 m ilioni ma è in seconda fila • Mion , Fam iglia Benet ton unita come un pugno

Com pet itor

Gent ile utente, non ci sono aggiornament i in questa sezione della rassegna stampa

Set tore

• The secret formula of Zara • OVS consolida il pr imate su Bemet ton, Zara e H&M • Fast fashion: Greenpeace met te in guardia il set tore • Fruit of the Loom names Burgess-Taylor CEO • Turk ish Factory Brings Denim Knowledge to Egypt • Wool cent ral in Benet ton move to slower fashion • ZDHC sets out harmonised w astew ater guidelines

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Olim pias

Tunisia: Zanella (Olimpias), paese offre grandi opportunità nel settore tessile Tunisi, 30 nov 18:17 - (Agenzia Nova) - La Tunisia, grazie alla sua posizione geografica, offre grandi opportunità di investimento nel settore tessile, un comparto che sta vivendo profondi cambiament i e dove tutte le principali marche stanno cercando di tenere il passo. Lo ha detto oggi Gianni Zanella, amministratore delegato di Olimpias (gruppo Benetton), a margine della Conferenza internazionale per gli investimenti "Tunisia 2020" in corso nel paese nordafricano. "La Tunisia dovrebbe cogliere i vantaggi della sua posizione geografica e la sua vicinanza ai principali mercati europei per attrarre questi investitori", ha detto Zanella ai giornalisti presenti alla conferenza. Il manager italiano ha espresso la speranza che la Tunisia riesca a realizzare le ri forme volte a migliorare l'ingombrante sistema burocratico, spesso di ostacolo agli investitori esteri. O limpias è presente da oltre 20 anni nel paese, con siti produttivi a Monastir, Gafsa e Kasserine. La società ha realizzato recentemente investimen ti pa ri a circa circa 3 milioni di euro nel campo delle nuove tecnologie per razionalizzare al meglio il consumi nel processo produttivo. (Tut) © Agenzia Nova - Riproduzione riservata

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martedì 29 novembre 2016

Maghreb

Tunisia 2020, la rinascita del Paese? Fine dell'emergenza sicurezza, il Governo intende rassicurare gli investitori

Prende il via oggi a Tunisi l’ evento economico più importante e atteso dalla rivoluzione dei gelsomini che innescò nel 2011 la primavera araba. Oltre 1.200 ospiti stranieri, tra cui il premier francese Manuel Valls, circa 5.700 partecipanti e quaranta delegazioni straniere parteciperanno alla Conferenza internazionale ‘Tunisia 2020‘, il cui obiettivo è promuovere la Tunisia come una destinazione per gli investimenti e risollevare le sorti del piccolo paese nordafricano colpito nel 2015 da tre brutali attentati terroristici di matrice islamista. Lo scopo è dunque quello di voltare pagina dai tempi della rivoluzione e mostrare al mondo e agli investitori che il Paese nordafricano ha le potenzialità per fornire agli imprenditori un clima favorevole agli affari. Youssef Chahed, il Premier poco più che quarantenne, illustrerà quali saranno le nuove riforme in campo economico e della sicurezza per imprese e privati, dai nuovi investimenti, alla riduzione del peso della burocrazia. Si tratta in sostanza del nuovo piano di sviluppo per il quadriennio 2016-2020 dal valore di 30 miliardi di dollari, la cui base dovrebbe fornire il punto d’appoggio per la rinascita dell’economia nella Tunisia post-rivoluzione. Mercoledì 30 novembre, si aprirà con una discussione sul tema della ‘Tunisia come piattaforma industriale e logistica alle porte dell’Europa e dell’Africa’. A seguire tre conferenze tematiche parallele su aeronautica e industria automobilistica, industria tessile, sanità e l’industria farmaceutica. Nel pomeriggio è prevista una sessione plenaria dedicata alla ‘Green economy: per un modello di sviluppo integrato’ seguita da tre conferenze tematiche simultanee su energia elettrica e fonti rinnovabili, agricoltura e agroindustria e gestione delle risorse idriche. Presenti ovviamente anche personalità dell’imprendito ria italiana: Gianni Zanella, presidente di Olimpias (gruppo Benetton), Luca Cosentino, vice Presidente esecutivo di Eni per le ‘Energy Solutions’ e di Carlo Pignoloni, direttore per l’Europa e l’Africa del Nord di Enel Green Power. In totale, sonoquasi 200 gli italiani che parteciperanno al meeting. Raimondo De Cardona,

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ambasciatore italiano a Tunisi ha affermato che «si tratta di una vetrina tramite la quale il Governo Chahed, che si è insediato a fine agosto, può presentare i suoi primi risultati […] fino all’inizio di quest’anno eravamo tutti più concentrati sull’esigenza di ripristinare standard di sicurezza adeguati dopo gli attacchi dell’anno scorso. Adesso questa parte della sicurezza è abbastanza risolta e quindi si lavora a quella che è diventata la priorità numero uno: l’economia». Apertura e ottimismo per gli investimenti esteri, insomma. Il nuovo ‘codice degli investimenti’ presentato da Chahed (per affrontare la fuga di diverse centinaia di aziende estere dal Paese in seguito a violente proteste dei lavoratori), insieme a diversi progetti infrastrutturali sui quali si prevede l’aiuto della finanza internazionale saranno varati a breve. Sempre secondo l’ambasciatore De Cardona, la conferenza sintetizza il prossimo passo del nuovo governo tunisino: voltare le spalle ai tumulti del passato per pensare finalmente a risollevare l’economia del Paese culla della primavera araba. «Anche per questo c’è un grande successo di pubblico: ci sono state più di 6.000 iscrizioni, ma solo circa 1.400-1.500 saranno accettate. Si tratta di un evento di profilo molto elevato che dovrebbe servire a dare un impulso sul quale poi il governo tunisino potrà lavorare, progetto per progetto, investimento per investimento, cercando di invertire il trend negativo in cui il paese si dibatte ormai da diversi anni». Dopo l’inizio della transizione democratica il paese ha realizzato grandi progressi sul piano della democrazia, dei diritti e delle libertà, testimonia il diplomatico De Cardona, eppure «l’economia si è inceppata: ‘Tunisia 2020′ è la chiave per rimetterla in moto».

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Tunisia 2020: l’Italia promette 350 milioni ma è in seconda fila

30 novembre 2016 TUNISIA – Si è sentita ieri a Tunisi l’assenza dell’Italia. Se è vero che il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova c’era, nel comunicato degli organizzatori della Conferenza internazionale Tunisia 2020 ‘Road to inclusion, sustainability and efficiency’ si è dato rilievo alla presenza dell’emiro del Qatar, Tamim Ben Hamad Al Thani, del primo ministro francese Manuel Valls, del primo ministro algerino Abdelmalek Sellal, del ministro per lo Sviluppo del Canada Marie Claude Bibeau. Della Vedova ha promesso investimenti per 360 milioni di euro in 4 anni a sostegno della democrazia, della crescita e della gestione delle migrazioni. L’Italia – che è secondo partner della Tunisia – si è comunque presentata forte di poco meno di 200 imprese. Nel corso della cerimonia di apertura – alla presenza del capo di governo tunisino Youssef Chahed e del ministro degli Investimenti Fadhel Abdelkefi – il capo dello Stato Beji Caid Essebsi ha sottolineato come dalla conferenza la Tunisia si attenda molto e sostenuto che le prospettive che potrebbero nascere da questa iniziativa sono concrete opportunità di crescita e cooperazione. Ad auspicare un maggiore e crescente impegno dell’Italia in Tunisia è stato il direttore generale di Confindustria Assafrica e Mediterraneo Pier Luigi D’Agata: “La Tunisia è un Paese che in questo momento ha bisogno del nostro sostegno ma è anche un Paese di buone prospettive e troppo vicino a noi per disinteressarsene – ha detto D’Agata a InfoAfrica – Anche nel campo della formazione, per esempio, ci sono Paesi che si stanno muovendo molto come la Cina che ha firmato o sta per firmare una ventina di accordi di cooperazione in campo universitario. Questo per l’Italia deve quanto meno essere tema di riflessione”. Sono circa 2500 i delegati che stanno prendendo parte alla conferenza. Oggi sono previsti tra gli altri interventi di diversi dirigenti italiani: Fabio Mandirola, ceo di Vectorys; Gianni Zanella, presidente di Olimpias (Gruppo Benetton); Carlo Pignoloni, direttore Europa e Nord Africa di Enel Green Power; Roberto Vigotti, segretario generale di Res4med. [GB]

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Set tore

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28 Novembre 2016

Fast fashion: Greenpeace mette in guardia il settore

In occasione del “Black Friday”, giornata di sconti praticati in molti negozi negli USA e in Europa, Greenpeace ha messo in guardia il comparto del tessile-abbigliamento contro il consumo eccessivo di vestiti, fonte di “gravi conseguenze ambientali”.

La “fast fashion” genera rifiuti, scarti, inquinamento, gas ad effetto serra e non può, in questa fase, trovare soluzioni nel solo riciclaggio, secondo l'ONG. “I vestiti fanno parte degli articoli più venduti” durante il “Black Friday”, i saldi speciali organizzati negli Stati Uniti dopo il Giorno del Ringraziamento, e che oggi sono praticati anche in numerosi altri Paesi. “E' difficile resistere al buon affare, ma fast fashion significa che noi consumiamo e gettiamo i vestiti più velocemente di quanto il pianeta possa sopportare”, sottolinea Kirsten Brodde, che guida la campagna “Detox my Fashion”, condotta dalla ONG sin dal 2011. La produzione mondiale di vestiti è raddoppiata in questi ultimi 15 anni. Una persona compra il 60% di vestiti in più rispetto a 15 anni fa, e

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conserva ogni capo per la metà del tempo, secondo un sondaggio di McKinsey citato da Greenpeace. I marchi hanno aumentato il numero di collezioni, mentre dal Brasile all'India alla Gran Bretagna i prezzi sono aumentati meno di quelli di altri beni di consumo correnti, alimentando la frenesia: nel 2014, per la prima volta, il numero di vestiti prodotti in un anno ha superato i 100 miliardi, vale a dire circa 14 ad essere umano, secondo lo stesso studio.

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Ma gli impatti ecologici di tutto questo sono numerosi: dall'inquinamento chimico delle fabbriche all'utilizzo dei pesticidi e degli antiparassitari nei campi di cotone, e poi l'uso intensivo di acqua e di fonti energetiche causa del riscaldamento globale. Il boom del sintetico è particolarmente problematico, nota Greenpeace, soprattutto il poliestere, che emette più CO2 del cotone, ci mette molto tempo a decomporsi e può contenere microfibre di plastica, che avvelenano gli oceani. E poi, “il riciclaggio è un mito!”, non ancora sviluppato tecnicamente e neanche commercialmente, aggiunge l'organizzazione. Degli stock di indumenti usati sono esportati verso i Paesi del Sud del mondo, ma il loro utilizzo è limitato dalla loro spesso scarsa qualità. Per l'ONG, “i marchi devono ripensare il loro modello di moda 'usa e getta' e produrre dei vestiti che durino nel tempo. Come consumatori, abbiamo anche questo potere: prima di comprare qualcosa, tutti noi possiamo chiederci 'Ho davvero bisogno di questo?”, aggiunge Kirsten Brodde.

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Turkish Factory Brings Denim Knowledge to Egypt by Tara Donaldson

Posted on November 30, 2016 in Trade

Denim on display in T&C Garments showroom.

Turkey has long been known for its expertise in denim, and one manufacturer has taken some of that expertise to Egypt.

T&C Garments, which exhibited at Destination Africa in Cairo earlier this month, set up a factory in Egypt six years ago to benefit from opportunities in Africa.

“We came to Egypt for cost, labor, everything,” production manager Husein Ozgur said during a tour of the El-Obour City factory about 22 miles northeast of Cairo. “Plus really the devaluation of the U.S. dollar in Egypt is attracting new customers to come here.”

T&C already counts Levi’s, Uniqlo, Zara, Marks & Spencer and Jones of NY among its main customers. The company produces denim and non-denim bottoms and also has the capability to manufacture Levi’s Waterless denim.

The mission at T&C is to become one of the largest denim suppliers in the global apparel market. For now, T&C, part owned by Turkey-based Taypa Tekstil, has 15 sewing lines in its facility, where there are 2,250 workers and output averages 18,750 garments per day. Most of what the factory makes are basic five-pocket jeans (65 percent) and complex constructions make up the other 35 percent.

Capabilities at the factory are many as T&C has invested in high technology for quality denim.

In the laundry, denim can be rinse washed, enzyme washed, stonewashed, bleached with caustic soda and tinted, to name a few offerings. Finishing techniques include standard scraping and whiskering and range to ozone spray, resin dip, PP stains, tying, tacking and

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damage. There’s also heat transfer printing and embroidery available, an internal laboratory approved by Bureau Veritas and a development center where its in-house design team can test new designs and techniques to present to buyers.

Though the majority of the company’s workforce is Egyptian, each section has Turkish management.

The reason: “We’ve had success in Turkey,” Ozgur said. “They found a system like that so they apply the same success here.”

Technology on T&C’s floors is such that each operator has an assigned number, which gets printed into a tag on the garment, so that if a garment passes through the company’s manifold inspections and still has some sort of defect, it can be traced back to a single worker. As Ozgur explained, this accountability not only keeps workers on their toes, but allows the company to detect any inefficiencies in the chain and work to correct them.

Egypt’s double revolutions may have given some companies pause when it came to sourcing there, but Ozgur said T&C has continued to make progress in spite of it.

T&C has plans to start expansion next year, adding 30 additional lines and bringing its monthly output to 400,000 pieces.

“Before the revolution, Egypt was a very strong and stable country and I think it’s going back to that,” Ozgur said.

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Published on Wednesday, 30 November 2016

Wool central in Benetton move to slower fashion Written by Brett Mathews

BIELLA - Italian brand Benetton talked of a wool-rich future in which it will move away from fast fashion at the recent Wool Round Table of the International Wool Textile Organisation (IWTO). Lorenzo Dovesi, COO of Benetton Group, was talking at Citta Studi in Biella, Italy where more than than 120 members of the international wool community gathered. Sustainability was an ongoing theme of the event in which IWTO President Peter Ackroyd welcomed Benetton's new business model and the move towards slow sustainable fashion, where he suggested "wool will play a significant role."

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