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SOMMARI O

Olim pias

Gent ile utente, non ci sono aggiornament i in questa sezione della rassegna stampa

Com pet itor

• Massa è il nuovo DG di Larusm iani • Rat t i , nel 2016 ut ili a + 11%

Set tore

• Otb, profit t i e r icavi tengono ma Diesel di nuovo in perdita • Benet ton r iapre a Madrid, in Spagna 15 nuovi negozi • A Shang h ai le eccellenze del tessile • I nditex con il turbo (+ 10% ) per profit t i e fat turato • What Western Buyers Are St ill Sourcing in China • Moda: produzioni di qualità e dist ret t i, back to I ta ly è bello • Produzione tessile: la t urca Avrasya a Babusnica e Pirot (Serbia)

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Olim pias

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Com pet itor

Massa è il nuovo DG di Larusmiani 16 MARZO 2017

Guglielmo Miani e Manlio Massa

Larusmiani ha nominato Manlio Massa in qualità di direttore generale e consigliere di

amministrazione. Compito del manager, sarà quello di razionalizzare processi aziendali, consolidare

e sviluppare la strategia di sviluppo del marchio di abbigliamento formale da circa 9 milioni di euro

nel 2015, al fine di acquisire nuove quote di mercato. “Vogliamo radicare la presenza dell’azienda

in determinati mercati e internazionalizzare il più possibile”, ha dichiarato Massa

a Pambianconews. “Non solo, abbiamo anche grande interesse nell’investire in tessuti sempre più

nuovi e importanti, e c’è anche la tendenza ad alzare la gamma dei prodotti di abbigliamento. Il

brand ha fatto inoltre un accordo per rilevare il know-how dei coltelli Lorenzi e questo prodotto lo

stiamo vendendo nel basement di via Montenapoleone. Man mano questo verrà rifatto con il

marchio Larusmiani, così d’abbinare al mondo dell’abbigliamento di lusso il mondo di Lorenzi”.

Il manager, che riporterà direttamente al cda e al CEO e presidente Guglielmo Miani, vanta

esperienze lavorative ai vertici di Replay, Brooks Brothers, nel gruppo Moncler e in Antony

Morato dove ha rivestito la carica di executive managing director.

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Ratti, nel 2016 utili a +11% 14 MARZO 2017

Sede Ratti

Ratti , produttore di tessuti che fa capo al gruppo Marzotto, ha chiuso il 2016 con un fatturato di

91,3 milioni di euro (-0,7%) e utili per 3,6 milioni, in crescita dell’11 per cento. In linea con il 2015

l’ebitda, che si attesta sugli 8,9 milioni di euro (9,8% sul fatturato). A livello delle diverse categorie

di prodotto, trainante la performance del polo collezioni donna, che ha totalizzato ricavi per 34,9

milioni segnando un’accelerazione del 13,4% grazie al segmento dei tessuti per abbigliamento,

contro il rallentamento del polo collezioni uomo (-9,1%) e di Ratti luxe (-7,9%).

Guardando ai singoli Paesi, la società ha perso terreno negli Usa (-11,9%), in Europa (-7,2%) e in

Giappone (-12,8%), mentre il Far East ha registrato un +23,1 per cento.

“Con riferimento all’anno 2017 – si legge nella nota ufficiale – le più recenti stime sul settore

tessile-moda evidenziano un’aspettativa di moderata crescita rispetto all’esercizio precedente, con

uno scenario complessivo che, a livello globale, dovrebbe confermarsi favorevole. In tale contesto i

primi mesi dell’anno evidenziano per il gruppo Ratti un andamento positivo della raccolta ordini,

che risulta in crescita rispetto all’esercizio precedente”.

L’azienda ha infine confermato il sostegno ai talenti emergenti, aprendo il bando per la seconda

edizione del programma Looking for designers, che prevede, si legge sul sito dell’azienda, “uno

stage di 6 mesi in una delle aziende del gruppo delle divisioni Marzotto Lab, Marzotto

Wool e Ratti “.

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What Western Buyers Are Still Sourcing in China by Tara Donaldson

Posted on March 15

It’s common in the textile sector to hear talk of costs rising in China, but that fact doesn’t seem to be deterring international buyers at all.

At the opening of Intertextile Shanghai Wednesday, buyers from all over the West came looking for the cost savings they know they can rely on, and the expanded offerings from Chinese manufacturers they can now expect.

Andrea Bertollini, a buyer for a major Italian fashion brand, attended the show to source fashion outerwear fabrics for womenswear, and said rising costs in China is of little concern.

“It’s not a problem for the European market. In our business we have time and can spend something more,” Bertollini said. “The price is better and the quality now is not bad.”

What China has over its neighboring countries, like Vietnam and Thailand, Bertollini said, is its fabric offering.

“For fabrics, China is still China. It’s still the best country to buy from,” he said.

The sentiment is one Aleks Kuijpers of WorkingMenBlues agrees with.

“The advantage of China is that you can find it all, from raw materials to finished garments,” Kuijpers said.

At this show, WorkingMenBlues will be looking for Chinese manufacturers specializing in smaller quantities, in-house development and material innovations that are at the forefront of the market. The focus will also be on going back to the core—the quality of materials and

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products—and those materials and products will have to come from companies practicing greater transparency and focusing on more eco-friendly use of materials.

“For smaller quantity and higher-end demands we are producing in Europe, mainly also because fabric MOQs from Italy are much lower, for example. However, in case we could find a partner in China that is able to meet this requirement (small quantity + higher-end confection), we would be open to move back some of these EU productions to China. Mainly, and also because for materials, China is still leading in terms of the number of options available.”

Simone Kott, fabric manager for BOSS Green, the sportier side of Hugo Boss, came to Intertextile looking for outerwear fabrics, and namely with performance traits like breathability and laminated fabric options. What’s above all for the coming season, however, is materials with less impact on the environment.

“For us it’s most important to have the sustainable fabrics,” Kott said. “We have to be innovative in that way and our consumers have to think about it.”

Denim topped the agenda for Juliana Restrepo, a buyer for Colombia’s Denim Lovers, who said she came to the show looking for new innovations in denim performance fabric, like thermal technology, cooling traits and stretch—all of which she sees as key trends in denim for the coming season.

For Restrepo, the quality coming out of the Chinese market is good, but above all else, she said, “They have cheaper prices.”

In other cases, however, rising costs have been more of a concern.

For Rene Dademasch, a buyer for German wholesaler Der Stoff Handel, the biggest problem in the business in the last year has been currency fluctuations among the renminbi, the U.S. dollar and the euro, which have affected pricing. The issue has forced the company to buy more from Turkey for orders that would have otherwise been placed in China.

“For us it’s very difficult to sell with this situation because all fabrics are based on dollar cost,” Dademasch said. “I hope that will improve because we are buying here for many years.”

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Moda: produzioni di qualità e distretti, back to Italy è bello Milano, 16 mar. (AdnKronos) – Cresce l’internazionalizzazione delle imprese italiane e contemporaneamente si intensifica il fenomeno del reshoring, ovvero del rimpatrio delle produzioni. Non si tratta ovviamente di una contraddizione in termini, ma di una scelta precisa dettata dal vantaggio economico […]

Milano, 16 mar. (AdnKronos) – Cresce l’internazionalizzazione delle imprese italiane e contemporaneamente si intensifica il fenomeno del reshoring, ovvero del rimpatrio delle produzioni. Non si tratta ovviamente di una contraddizione in termini, ma di una scelta precisa dettata dal vantaggio economico e dalla attrazione che i distretti produttivi italiani esercitano sugli investitori esteri. Un fenomeno, evidenzia il Nono Rapporto Annuale ‘Economia e finanza dei distretti industriali’ realizzato da Intesa Sanpaolo, “particolarmente diffuso all’interno dei distretti del Sistema Moda Italia dove l’affermazione delle produzioni di lusso ha favorito le filiere produttive interne, sempre più attivate anche dalle case di moda internazionali che sono presenti nei distretti con rapporti di fornitura e/o proprietà”. L’Italia è al secondo posto dopo gli Usa per numero di rilocalizzazioni produttive (fonte Uni-Club Reshoring) con 121 casi dal 2000 a oggi. I casi di back to Italy produttivi più noti hanno riguardato Louis Vuitton, Prada, Ferragamo, Ermengildo Zegna, Brunello Cucinello, Bottega Veneta, Geox, Piquadro, Nannini, Safilo, Marchon. Fuori dai distretti anche Furla, L’Oreal. I casi più recenti riguardano Benetton, Marcolin e alcune altre realtà. Per quanto riguarda Benetton, il gruppo recentemente ha riportato in Italia una piccola parte della produzione lanciando una nuova linea di maglioni basic in lana merino e cashmere con il marchio TV31100 e prodotta a Castrette di Villorba nel distretto del tessile e abbigliamento di Treviso. L’investimento è stato di due milioni di euro ed è prevista una produzione di circa 200mila maglioni l’anno. Tutto ciò è stato possibile perché si sono ridotti i costi della produzione introducendo una tecnica messa a punto dalla giapponese Shima Seiki che realizza macchine per la lavorazione di capi completi senza cuciture. “Il nuovo reparto tessile di Castrette – 50 posti di lavoro tra indotto e diretti – rappresenta uno dei più rilevanti processi di reshoring – evidenzia il rapporto- avviato da un’azienda italiana del settore”.

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Produzione tessile: la turca Avrasya a Babusnica e Pirot (Serbia) Posted on 14/03/2017 by Monica Ranieri in Investire in Serbia A seguito dell’interesse manifestato dall’azienda tessile turca, Avrasya Tekstil, nell’affitto degli impianti di AHA Mura Prvi Maj, il ricevitore amministrativo della società ha declinato l’offerta, in quanto il piano è quello di vendere la fabbrica. La società turca ha quindi deciso di affittare uno stabilimento di produzione a Babušnica, e il programma di Avrasya contempla anche la costruzione di un impianto presso Pirot. La costruzione del nuovo stabilimento probabilmente dipenderà anche dagli incentivi previsti dallo Stato, in quanto Avrasya prevede di impiegare un numero esatto di lavoratori. La ragione per l’apertura di un impianto a Babušnica piuttosto che a Pirot è semplice. Pirot non dispone dei locali adatti per l’avvio della produzione tessile: i soli locali idonei sono quelli di AHA Mura. La società turca è stata anche interessata all’affitto della sede di un altro ex colosso tessile, ma queste strutture sono state trasformate in un magazzino di pneumatici. Avrasya è attualmente in fase di apertura di una società, con sede a Pirot, che produrrà abiti leggeri, pronti da indossare, proprio come avviene presso la sua fabbrica in Turchia. La società ha bisogno di lavoratori da impiegare nelle mansioni di cucito, sartoria, stiratura e confezionamento per avviare la produzione. In occasione dell’apertura della Fiera tessile dei Balcani a Belgrado, il Ministro del Commercio, Rasim Ljajic, aveva annunciato che quattro aziende tessili provenienti dalla Turchia avevano espresso interesse ad avviare la produzione in Serbia.