RASSEGNA STAMPA - Associazione Agenti Allianz · 2017-05-24 · al Financial Times, sullo stato di...

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RASSEGNA STAMPA Martedì 8 settembre 2015 Sede di Milano - C.so Italia 23 Sede di Trieste – Via Fabio Filzi, 21/1

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RASSEGNA STAMPA

Martedì 8 settembre 2015

Sede di Milano - C.so Italia 23

Sede di Trieste – Via Fabio Filzi, 21/1

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ASSICURAZIONI, STRETTA IVASS SUI RECLAMI DEGLI

INTERMEDIARI

La gestione di reclami che riguardano la reti di vendita resterà in capo

alle assicurazioni, ma verrà garantito il contraddittorio con l'agente

interessato, il quale sarà chiamato a partecipare attivamente alla fase

istruttoria e potrà dire la sua nella controversia. Mentre broker, banche

e le Poste Italiane avranno la possibilità di affidare a un soggetto terzo,

in outsourcing, la gestione delle segnalazioni degli assicurati, ferma

restando però la responsabilità diretta sulla decisione finale, che resta

in capo all'intermediario.

Sono questi i due aspetti più rilevanti delle nuove procedure per la

gestione dei reclami, dettate dall'Ivass, in attuazione delle linee guida

emanate dall'Eiopa (l'authority europea di settore) e diffuse in pubblica

consultazione.

Una questione, quella dei reclami, decisamente rilevante per il settore,

considerando che nel 2014 all'Ivass, l'istituto di controllo guidato da

Salvatore Rossi, sono arrivate complessivamente 25.600 segnalazioni.

Il dato è in calo rispetto al 2013 (-3,7%) ma soprattutto per un

fenomeno «stagionale», visto che in genere la gran parte dei reclami

arriva dalla gestione ritenuta non soddisfacente di sinistri Rc Auto (che

pesano per oltre il 60%) e l'anno scorso a causa della crisi la

circolazione automobilistica e quindi gli incidenti si sono ridotti e

dunque anche le segnalazioni dei clienti hanno subito un rallentamento.

L'Ivass è però intenzionato a mantenere alta la guardia perché «la

corretta gestione delle relazioni intercorrenti tra intermediari e propri

clienti può avere ricadute positive sul funzionamento del mercato e

sulla qualità dei servizi erogati, stimolando l'innovazione di processi di

auto correzione e di reciproca informazione», osservano dall'istituto di

controllo nella relazione di presentazione alle nuove regole,

DAL MERCATO ASSICURATIVO

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aggiungendo che l'obiettivo è introdurre nel mercato assicurativo

«quella culture della trasparenza e della correttezza comportamentale

cui deve ispirarsi lo svolgimento dell'attività di intermediazione

assicurativa».

Il nuovo regolamento prevede tra l'altro che broker, banche,

intermediari finanziari e Poste abbiano la competenza sui reclami

relativi ai comportamenti dei propri dipendenti e collaboratori. Ma sono

state previste anche sinergie per evitare un aggravio dei costi per gli

intermediari. L'Ivass, nel regolamento diffuso in pubblica consultazione

fino al prossimo 30 novembre, ha previsto per esempio che le banche

e gli intermediari finanziari possano utilizzare, per la registrazione e la

gestione dei reclami, le strutture e i presidi già esistenti per la gestione

dei reclami relativi all'attività bancaria e finanziaria, «purché sia data

separata evidenza della trattazione dei reclami relativi all'attività di

intermediazione assicurativa». Mentre, per quanto riguarda più in

particolare i broker, nel rispetto del principio di proporzionalità l'obbligo

di costituire una funzione preposta alla gestione dei reclami è stato

richiesto solo agli intermediari più grandi, che per esempio abbiano più

di dieci dipendenti o collaboratori

MF

GRECO (GENERALI): L'ITALIA CRESCE, BENE IL GOVERNO

L'Italia «è uno dei dieci maggiori Paesi in termini di pil a livello

mondiale, qui facciamo profitti e abbiamo una forte quota di mercato».

Così l'ad delle Generali , Mario Greco, ha fatto il punto, in un'intervista

al Financial Times, sullo stato di salute dell'economia italiana, vista in

crescita. In questo senso il giudizio di Greco sul presidente del Consiglio

Matteo Renzi è positivo: «Il governo sta lavorando per cercare di

aiutare società come noi. Sento che iniziamo ad avere il supporto del

Paese». Anche la forte esposizione del gruppo Generali nei confronti

dell'Italia non è dunque considerata un problema. «Siamo ora in una

fase che ci consente di remunerare gli azionisti e aumentare il valore

della società e di farlo oltre la media del mercato», ha spiegato Greco.

Poi esclude che sia necessario un aumento di capitale e rigetta i timori

del Fmi secondo cui il modello di business degli assicuratori europei

rischia di essere insostenibile a causa del crollo dei tassi di interesse.

Il numero uno operativo del Leone di Trieste (che ieri ha annunciato il

lancio di una versione rinnovata del proprio sito internet) prevede che

questa situazione di tassi bassi si protrarrà «fino al 2018» ma spiega

che la compagnia triestina intende puntare su un mix di prodotti che

privilegi le commissioni per aumentare i profitti.

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IL CASO GRECO: GENERALI CAMBIA MARCIA

A capitalizzazione è quasi raddoppiata dal suo arrivo a Trieste e ora

Mario Greco vuole «cambiare marcia» e aprire la fase due:

«Remunerare gli azionisti oltre la media di mercato». In un’intervista

al Financial Times, l’amministratore delegato di Generali ricorda di aver

pagato 900 milioni di dividendi l’anno scorso prima tappa di un piano

da cinque miliardi che si concluderà in quattro anni. Un aumento di

capitale non sarà necessario, assicura rigettando i timori sulla

sostenibilità del business assicurativo nell’ Europa dei mini tassi

d’interesse. Il rischio Italia non esiste:«Questo è uno dei dieci maggiori

Paesi e sta crescendo. Sento - aggiunge riferendosi alle riforme del

governo Renzi -che iniziamo ad avere supporto». Generali cambia

passo concludendo una storia di turnaround per iniziarne una basata

sul valore e sulla remunerazione dei soci. «Una cosa nuova, un

cambiamento significativo» che contiene anche «il ritorno» al meglio

del passato.

Corriere della Sera

IL CONTO ALLA ROVESCIA PER LE FRODI ASSICURATIVE È

SCATTATO: DAL TAGLIANDO CARTACEO A QUELLO VIRTUALE

La fine del tagliando sul parabrezza. Una data “storica” ed importante.

Dal 18 ottobre 2015 non sarà più obbligatorio esporre il tagliando

dell’assicurazione sul parabrezza del proprio autoveicolo. Da quel

giorno, infatti, tutti i sistemi elettronici di rilevazione a distanza

dovranno essere omologati per comunicare alle autorità competenti se

l’auto è assicurata o meno. Le compagnie assicurative dovranno,

quindi, dotarsi di strumenti in grado di creare una connessione tra il

Ministero dell’interno e l’archivio della Motorizzazione civile, il

tutto per permettere controlli in tempo reale sulla copertura

assicurativa dei veicoli. In pratica, il tagliando cartaceo sparirà, per far

spazio ad un tagliando virtuale, leggibile dalla targa attraverso

strumenti appositi.

Il percorso iniziato con il cd D.L. “liberalizzazioni” (D.l. 24 gennaio

2012, n.1, convertito in L. 24 marzo 2012, n. 27) e portato avanti

dai Ministeri dello sviluppo economico e delle infrastrutture e

trasporti, attraverso D.m., 9 agosto 2013, n. 110 e D.m., 11

maggio 2015, n. 108, sta quindi giungendo a compimento. L’intento

è quello di porre fine – o comunque fare da deterrente – alle frodi

assicurative: in Italia l’8% dei veicoli non è assicurato. Il principio base

da cui è partita la riforma è dunque il bene collettivo superiore della

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sicurezza pubblica. Come funziona? Il sistema tecnologico Targa

System e i mezzi quali autovelox, telepass e tutor, collegati alle banche

dati e ai sevizi di controllo, attraverso la lettura della targa, saranno in

grado di ricevere informazioni circa il veicolo, il pagamento

dell’assicurazione, la regolarità della revisione ed anche il pagamento

del bollo. Questo meccanismo permetterà di “stanare” evasioni e

trasgressioni degli automobilisti.

LA STAMPA

ANAPA - UNAPASS

Istituita l’indennità di malattia a favore degli agenti e la cassa sanitaria

per i dipendenti di agenzia

Dopo la lettera a firma congiunta dei due presidenti, Vincenzo

Cirasola e Massimo Congiu, inviata nei giorni scorsi, ANAPA e

UNAPASS informano attraverso un comunicato che a seguito del

recente aggiornamento degli artt. 3 e 4 del CCNL dipendenti di agenzia

in gestione libera, sottoscritto il 20 novembre 2014 dalle due

associazioni datoriali con le organizzazioni sindacali dei lavoratori

dipendenti Fisac CGIL – First CISL – FNA e Uilca, l’Ente Bilaterale

della categoria (ENBASS) ha ripreso la piena operatività.

Nel comunicato, le due associazioni di categoria ribadiscono “come il

rinnovato CCNL abbia messo in sicurezza gli agenti che lo applicano da

ogni possibile rischio di controversie con i propri dipendenti sia per la

parte normativa che per le partite economiche legate agli arretrati

retributivi” ed evidenziano come in base al nuovo accordo venga

istituita l’indennità di malattia per gli agenti e la cassa sanitaria per i

dipendenti di agenzia.

Nello specifico, a partire dal prossimo 1° ottobre, diventerà operativa

l’indennità agli agenti per le assenze di malattia dei loro dipendenti,

nonché sarà attivata la cassa sanitaria per i dipendenti grazie alla

convenzione con RBM Salute. Quest’ultima sarà resa disponibile, a

partire dal successivo mese di novembre, anche agli agenti

eventualmente interessati.

RAPPRESENTANZE SINDACALI

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E’ stato inoltre ridotto anche il contributo ENBASS, che sarà pari

all’1,07% su 12 mensilità rispetto all’1,95% su 14 mensilità del

passato.

Tutti gli agenti – prosegue il comunicato – sono invitati a comunicare

ai rispettivi consulenti del lavoro la ripresa del versamento, o l’avvio

del versamento per chi si iscrivesse per la prima volta a ENBASS, a

partire dall’F24 del 16/10/2015 relativamente alle buste paghe del

mese di settembre 2015.

“Siamo onorati di poter annunciare questo nuovo sostegno per gli

agenti e i loro dipendenti – sottolinea Cirasola –. Si tratta di strumenti

di assistenza sempre più moderni e che vanno incontro alle esigenze

delle agenzie e dei propri titolari e che testimoniano ancora una volta

l’impegno profuso dalla nostra associazione in collaborazione con

UNAPASS nel rispondere prontamente alle esigenze degli agenti di

assicurazione”.

“E’ un risultato che potremmo definire storico – commenta Congiu –

che risponde alle esigenze degli agenti e dei propri lavoratori e che

inaugura delle nuove forme di assistenza per entrambi”.

INTERMEDIA CHANNEL

PECHINO NON SPAVENTA, BORSE IN RIALZO

Orfani di Wall Street (chiusa per il Labour Day) i mercati finanziari hanno

proceduto a fari spenti. Le Borse europee hanno archiviato un mini-

rimbalzo (+0,5%) dopo l’ultimo venerdì nero (-2,4%) prendendo le

distanze dal ribasso della Borsa di Shanghai (-2,5%).

Il Pil della Cina per il 2014 è stato rivisto al ribasso (+7,3% dal

precedente 7,4%). Il mercato cinese non si è entusiasmato dinanzi alle

dichiarazioni della People’S Bank of China del week end, dicendosi

pronta a ulteriori interventi e convinta allo stesso tempo che l’economia

sta dando segnali di stabilizzazione.

Tra le Borse europee Francoforte e Milano hanno registrato la migliore

performance (+0,7%); anche le altre hanno terminato gli scambi molto

RISPARMIO GESTITO

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vicine, con un guadagno intorno al mezzo punto percentuale. Sui listini

europei è andato bene il comparto delle materie prime (+1,4%) in

seguito all’ottima performance della svizzera Glencore (+7%) che ha

annunciato che procederà a ridurre il debito attraverso una corposa

cessione di asset. I mercati hanno anche archiviato il dato sulla

produzione industriale in Germania a luglio. È?tornata a crescere

(+0,7%) rispetto al rispetto di giugno. Ma è aumentata meno delle

attese (+1,1%).

A Milano si è messa in evidenza Enel dopo che l’ad Francesco Starace

ha detto che il dividendo del 2016 potrebbe essere più alto rispetto alle

ultime previsioni.

Sul mercato valutario l’euro è rimasto pressoché stabile sul dollaro a

quota 1,115 mentre sono proseguite le vendite sulle valute dei Paesi

emergenti che da tempo stanno scontando un prossimo rialzo dei tassi

negli Usa, una conseguente ulteriore rivalutazione del dollaro con

impatto negativo sui prezzi delle materie prime e, ovviamente, sul

debito reale in dollari che le aree emergenti hanno accumulato

nell’ultimo decennio di tassi bassi (è stimato un ammontare di circa

9mila miliardi di debito in dollari).

Il ringgit malese ha aggiornato i minimi degli ultimi 15 anni arrivando a

perdere il 24% da inizio anno nei confronti del dollaro. Viaggia sui minimi

del 2002 il real brasiliano che guida la classifica dei ribassi (-44% sul

dollaro da gennaio). Mentre per trovare gli stessi valori attuali della rupia

indiana bisogna tornare al 1998. Vendite anche sulla rupia indiana che

ha ritoccato i livelli più bassi degli ultimi due anni. È il segnale che è in

corso una fuga di capitali dai Paesi emergenti, complice il tentativo degli

Stati Uniti di normalizzare la politica monetaria. Ne sapremo di più fra 9

giorni quando la Federal Reserve si pronuncerà sui tassi. A questo punto

tra gli analisti - considerato che l’inflazione core (depurata per gli effetti

delle materie prime) negli Usa viaggia all’1,8% e quindi non ancora

nell’orbita del 2% fissato come obiettivo - ipotizzano che la Fed possa

rimandare la stretta a dicembre, quando ci si augura che dalla Cina

arrivino segnali di distensione. Ma nulla è escluso. Settembre potrebbe

anche essere la data del primo e a questo punto storico (perché non

accade da 10 anni) rialzo dei tassi negli Usa.

Prosegue intanto nel suo limbo il mercato obbligazionario europeo,

ovattato dagli acquisti della Banca centrale europea e da dati macro che

evidenziano una ripresa in corso, seppur fragile e minacciata da un

possibile ritorno della deflazione nei prossimi mesi. Il rendimento del

decennale italiano è stato fissato all’1,89%, due punti base in più

rispetto alla vigilia e lo spread con il Bund è salito di un punto a quota

120.

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Oggi riaprirà Wall Street e aumenteranno certamente i volumi. Focus sui

dati macro. Dal Giappone e dall’Eurozona arriva il dato finale del Pil del

secondo trimestre annualizzato. Numeri da tenere d’occhio, dato che le

due aree stanno mettendo in atto un forte stimolo per far riprendere le

rispettive economie. Sia la Bank of Japan che la Banca centrale europea

stanno “stampando moneta”, ovvero acquistando titoli sui mercati aperti

per immettere nuova liquidità nel sistema economico. I risultati però al

momento sono in chiaroscuro. Almeno a giudicare dall’inflazione: 0,2%

sia nell’area euro che in Giappone, lontanissima quindi dall’obiettivo di

avvicinarla al 2%.

IL SOLE 24 ORE

IL LUNEDÌ NERO PORTA BENE A FINECO

Per tanti investitori lo scorso lunedì 24 agosto è stato un giorno da

dimenticare, perché i mercati caddero a picco a causa dei timori di una

frenata dell'economia cinese. Per FinecoBank è stata invece una giornata

da incorniciare, perché la banca, guidata da Alessandro Foti, che opera

nel settore del risparmio gestito ma che è anche leader per l'attività di

brokerage, proprio quel lunedì ha registrato il record storico di attività.

In un solo giorno ha chiuso 207 mila ordini, il dato più alto di sempre

per la banca, fondata nel 1999. L'attività di brokeraggio ha

«indubbiamente una struttura anticiclica», osserva Foti, spiegando che

«non dipende dalla crescita o dalla frenata dai mercati, ma aumenta

quando sale la volatilità». L'attuale fase dei mercati, con repentini

saliscendi, è insomma favorevole per il brokeraggio e i numeri lo

dimostrano: ad agosto gli ordini eseguiti da Fineco hanno registrato

infatti una crescita del 40% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso e

l'impostazione resta positiva, aggiunge Foti, non solo nel settore del

brokeraggio. Lo scorso mese anche la raccolta gestita della banca del

gruppoUnicredit ha retto alle fluttuazioni dei mercati. La raccolta netta

è stata pari a 236 milioni, in flessione dell'8% rispetto allo stesso periodo

dell'anno scorso, e dall'inizio dell'anno il dato complessivo è di 3,435

miliardi, in crescita del 31% rispetto ai primi otto mesi dello scorso anno.

Mentre la sola raccolta gestita da gennaio ad agosto scorsi è stata di

1,913 miliardi, in linea con l'anno passato. «La rete dei nostri personal

financial advisor ha dimostrato la propria professionalità supportando i

clienti in un periodo complesso», aggiunge Foti, e, anche se le

fluttuazioni dei mercati potranno avere qualche effetto negativo sul

comparto del gestito, anche solo per il calo delle masse dovuto alla

frenata dei mercati, l'impostazione di fondo resta positiva. Perché «ci

sono trend strutturali che la sostengono», spiega, «come l'aumento

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della digitalizzazione e la sempre maggiore richiesta di consulenza. Per

queste ragioni guardo con positività alle dinamiche reddituali di Fineco».

MF

CREDIT SUISSE: L'ASSET MANAGEMENT GRANDE OPPORTUNITÀ

PER LE BANCHE ITALIANE

Dal business dell'asset management arriverà più del 70% della crescita

dei ricavi delle banche italiane nei prossimi tre anni (2015-2017). La

stima è del Credit Suisse, che conferma la sua visione positiva sul

settore del credito in Europa, e in particolare sugli istituti italiani, e

segnala come il comparto attualmente tratti a sconto del 30% rispetto

al mercato azionario Ue per via dei «rischi regolamentari che continuano

a pesare sulla performance delle banche europee». Gli analisti della

banca svizzera guardano con favore gli istituti italiani proprio per la

maggior capacità rispetto alle concorrenti di beneficiare dell'espansione

dei margini da commissione nel risparmio gestito e anche nel business

assicurativo. Nel contesto attuale di tassi ai minimi, spiega Credit

Suisse, sono da privilegiare le banche che presentano un peso elevato

dei ricavi da commissioni rispetto ai ricavi da interesse. Di qui

l'importanza di avere fabbriche prodotto con le quali gli istituti possono

generare queste commissioni. Non a caso Poste Italiane, prossima

all'ipo, ha stretto un accordo con Anima proprio nell'asset management.

«Altro aspetto a cui guardare, strettamente legato ai due punti

precedenti, è la capacità di generare dividendi sostenibili e in crescita»,

afferma Credit Suisse. Da ultimo non sono da trascurare gli istituti con

storie vincenti di ristrutturazione e in quest'ultimo caso l'investment

bank svizzera si concentra su Unicredit ma, in attesa del nuovo piano

industriale che verrà presentato in autunno, conferma il rating neutral

con un target price a 7 euro a fronte dei 5,64 euro attuali. Ma è

soprattutto sulle attività di gestione del risparmio che Credit Suisse si

concentra e qui il titolo favorito è quello diIntesa Sanpaolo (target price

a 4,1 euro con un potenziale di rialzo del 24% sul prezzo attuale di 3,3

euro e giudizio outperform) «per le sue significative e in continua

crescita fee nell'asset management» e un dividend yield 2016 atteso del

5,5%. «Il mercato tende a sottostimare i ricavi da commissioni senza

dimenticare che queste voci si sono rivelate più resistenti delle attese

anche in mercati azionari deboli», spiegano gli analisti di Credit Suisse.

A livello prospettico la banca svizzera stima che in Europa sia Ubi

Banca a vedere crescere di più da qui al 2017 le commissioni da gestione

del risparmio che in termini cumulati rappresenteranno il 199% della

crescita dei ricavi totali, al secondo posto c'è Ubs (96%), seguita dalle

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italiane Unicredit (80%) e Intesa Sanpaolo (78%). Non a caso quello

italiano, insieme a quello spagnolo, sono definiti dal Credit Suisse

mercati emergenti dell'asset management. Nel Regno Unito, ad

esempio, le masse del risparmio gestito rappresentano il 93% del pil, in

Francia l'80%, in Svizzera il 70% e in Svezia il 57%. Fanalini di coda

sono, invece, l'Italia con il 16%, oltre a Spagna (21%).

MF

NEL 2016 PENSIONE MOLTO PIÙ LONTANA PER LE DONNE

Quattro mesi di lavoro in più per gli uomini, addirittura un anno e mezzo

in più per le dipendenti, sedici per le autonome; nel biennio 2016-2017 il

traguardo del pensionamento si allontanerà per tutti, e per le lavoratrici

in maniera molto brusca. Si parla con insistenza di prevedere, nella

prossima Legge di stabilità, una maggiore flessibilità in uscita, a fronte di

un vitalizio più basso; intanto, però, tutti, e in particolare le donne,

dovranno fare i conti con i nuovi limiti di pensionamento che scatteranno

il primo gennaio dell’anno prossimo. Vediamo cosa certamente accadrà

l’anno prossimo sul fronte delle pensioni, e cosa invece potrebbe

accadere.

Pensione rosa. La pensione si allontana sempre di più, in particolare per

le donne. L’innalzamento del limite d’età è iniziato nel 1993 con la riforma

Amato, che ha portato gradualmente la soglia anagrafica della “pensione

rosa” da 55 a 60 anni. A partire dal 2012 è cambiato tutto. La riforma

Monti-Fornero ha infatti impresso un deciso colpo di acceleratore verso

l’equiparazione con gli uomini, già peraltro decisa dal precedente governo

Berlusconi, che nell’estate 2011 aveva previsto un percorso che avrebbe

dovuto iniziare nel 2014 per raggiungere il traguardo nel 2026. Ma non è

stato così. Dal primo gennaio 2012, infatti, l’età delle donne è salita

brutalmente a 62 anni - soglia cui già nel 2013 sono stati aggiunti tre

mesi (per via dell’adeguamento alle cosiddette speranze di vita) – ed è

stata ulteriormente elevata a 63 anni e 9 mesi nel biennio 2014-2015 e

salirà a 65 e 3 mesi nel 2016. Per le lavoratrici autonome (commercianti,

PREVIDENZA E DINTORNI

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artigiane e coltivatrici dirette), invece, lo scalone del 2012 è stato di 3

anni e 6 mesi (l’età è passata da 60 a 63 anni e mezzo). Limite salito a

64 e 9 mesi nel biennio 2014-2015 e programmato a 65 anni e nove mesi

per il 2016. E l’anno prossimo? Tutto già deciso con l’incremento delle

speranze di vita, quattro mesi in più: 65 anni e 7 mesi le dipendenti e 66

anni e un mese le autonome.

Lavori in corso. Di novità sulle pensioni, come ha appena dichiarato il

ministro Giuliano Poletti si tornerà a parlare in occasione del varo della

Legge di stabilità 2016, che dovrà avvenire entro fine settembre.

Vediamo quindi cosa bolle in pentola. L’assegno con penalizzazioni

decrescenti, pare questa l’idea principale del Governo. Sarebbe la vecchia

proposta dell’ex Ministro del lavoro, Cesare Damiano, riveduta al ribasso.

Dice quel testo che la pensione deve subire un taglio del 2% per ogni

anno di anticipo rispetto all’età della vecchiaia. L’idea è che il taglio non

sia più fisso, ma cresca progressivamente con il numero degli anni di

anticipo. Un esempio: per chi esce un anno prima il taglio sarebbe del

2%, per chi esce due anni prima del 5%, per chi anticipa di tre anni

dell’8%. e così via. La soluzione avrebbe il vantaggio di ridurre i costi e

quindi il volume delle coperture che occorrerà trovare nella legge di

Stabilità.

Allo studio del Governo vi sono anche altri meccanismi che

consentirebbero di far salire un po’ l’assegno Inps: non solo a chi esce

prima, ma a tutti. Il primo riguarda il riscatto della laurea, per il quale chi

già lavora da un pò di anni si vede presentare un conto salatissimo,

perché la somma da versare viene calcolata sulla base dell’ultimo

stipendio. La novità potrebbe essere l’introduzione di un riscatto

“modulare”, lasciando decidere all’interessato quanto versare, e quindi

anche di quanto far crescere la pensione futura. Un’altra proposta

interessante riguarda i lavoratori che chiudono un accordo con l’azienda

per l’uscita anticipata. Oggi sono gli stessi prepensionati a pagarsi i

contributi con i soldi ricevuti dall’azienda, soldi su cui le tasse vengono

pagate sia dal lavoratore sia da l’azienda. L’ipotesi è che sia direttamente

quest’ultima a versare i contributi, anche se quello tecnicamente non è

più un suo lavoratore; la somma, inoltre, non solo non sarebbe tassata,

ma potrebbe essere anche scaricata dalle tasse.

L’età delle donne

Anno Dipendenti Autonome

2011 60 anni 60 anni

2012 62 anni 63 anni e 6 mesi

2013 62 anni e 3 mesi 63 anni e 9 mesi

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2014 – 2015 63 anni e 9 mesi 64 anni e 9 mesi

2016-2017 65 anni e 3 mesi 66 anni e 1 mese

2018 * 66 anni e 7 mesi 66 anni e 7 mesi

• Anno in cui avviene l’equiparazione con gli uomini

IO MI ASSICURO

NELLA BUFERA I RISPARMIATORI SI FERMANO AD ASPETTARE

Tra il sufficiente e lo scarso. Magari con qualche ottimismo sul sufficiente,

gli italiani non si mostrano eccessivamente ottimisti sul proprio grado di

conoscenze finanziarie. Nel sondaggio condotto in esclusiva per Plus24

da Ipr Marketing, diretto da Antonio Noto, è l’82 per cento del campione

a collocarsi tra il sufficiente e lo scarso, mentre è solo il 13 per cento a

reputare di avere una conoscenza ottima (1 per cento) o buona. In

compenso solo il 5% ammette di non avere nessuna conoscenza

finanziaria. E alto è anche il livello attribuito alla conoscenza per

affrontare i mercati finanziari: il pericolo per un risparmiatore viene, per

il 33% del campione, da una scarsa conoscenza del mercato.

Eppure il risparmiatore italiano mostra più sangue freddo di quanto ci si

aspetti normalmente: nel periodo di turbolenza dei mercati l’86% è

rimasto fermo in attesa. Se qualche elemento di audacia c’è stato, ovvero

scegliere di investire in questo momento, magari cogliendo qualche

buona occasione presente sul mercato, questa è stata sfruttata più dalla

fascia mediana, quella dei 35-54 anni (10%), che dai giovani, in cui

nessuno ha indicato di aver rischiato di entrare nel mercato in questo

periodo. Curiosamente i giovani sono anche quelli più attratti dall’oro

come strumento di investimento. Se il 15 per cento del campione infatti

alla domanda come investirebbe in questo momento indica oro e preziosi,

tra gli under 35 questa cifra arriva “pericolosamente” al 31%. Ma che fare

ora dei soldi? Anche qui la posizione più attendista e cauta viene dai

giovani: il 38% di loro “manterrebbe la somma dei propri risparmi liquida

in attesa di momenti migliori”. Solo l’8% del campione investirebbe in

azioni. Percentuale che scende al 4 negli under 35 e sale al 15 nel caso

degli ultracinquantacinquenni. Anche in questo caso la popolazione più

anziana mostra di avere imparato che questo asset, per quanto più

rischioso, può essere maneggiato con qualche soddisfazione da parte dei

risparmiatori.

Alta poi la consapevolezza dei rischi del mercato: il 52% ritiene inevitabili

le bolle sui mercati finanziari. Meno positivo il fatto che il 32% non abbia

idea di cosa sia una bolla finanziaria. Il 16% lega il verificarsi di una bolla

a una situazione contingente. La percezione sembra qui più legata alla

memoria: la percentuale più alta di coloro che ritiene il verificarsi di bolle

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inevitabile si colloca tra coloro che hanno più di 55 anni (anche se

guardando i grafici alle pagine 4-5 anche i più giovani potrebbero avere

migliore memoria).

Un dato preoccupante invece è che a fronte di una percentuale ridotta di

quanti si dicono “preparati” ad affrontare il mercato, nel caso dovesse

investire, il 38% del campione farebbe da solo. Percentuale che sale al

45% tra i più giovani. Gli esperti potrebbero chiamare questo come

“overconfidence”, eccessiva fiducia in sé stessi che è uno dei mali spesso

denunciati per i risparmiatori italiani. Solo l’1% investirebbe in strumenti

derivati.

I giovani appaiono anche piuttosto distratti rispetto alle vicende della

tempesta borsistica partita dalla Cina. Alla domanda se nell’ultima

settimana hanno seguito l’andamento della borsa, il 53% tra gli under 35

ha risposto di no. In realtà dichiara di aver seguito le vicende borsistiche

con molta attenzione solo il 14% del totale del campione, con una

prevalenza dei più anziani: che si sono dedicati a seguire le vicende

borsistiche nel 20 per cento dei casi.

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