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INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Centro Studi C.N.I. - 01 dicembre 2014

Pagina I

C.N.I.

"Ecco come noi ingegneri possiamo aiutare lo Stato"Repubblica Affari Finanza 01/12/14 P. 34 StefaniaPescarmona

1

FORMAZIONE CONTINUA

Professioni, formazione a rilentoSole 24 Ore 01/12/14 P. 1-7 Francesca Barbieri,Valeria Uva

2

MERCATO DEL LAVORO

I tre manager tecnici più richiesti nel settore industrialeRepubblica Affari Finanza 01/12/14 P. 33 Catia Barone 6

INFRASTRUTTURE

Infrastrutture. Lo stop ci costa 800 miliardiCorriere Della Sera -Corriereconomia

01/12/14 P. 36 Elena Comelli 8

ANTICORRUZIONE

Mose ed Expo va in archivio. L'ennesimo anno del malaffareRepubblica Affari Finanza 01/12/14 P. 5 Alberto Statera 10

SEMPLIFICAZIONI

«Stavolta si fa come in Usa: risultati mirati e verificati»Messaggero 01/12/14 P. 2 11

Quella tassa occulta che ogni anno costa alle imprese trenta miliardiMessaggero 01/12/14 P. 3 Michele Di Branco 12

AGGIORNAMENTO CONTINUO PROFESSIONISTI

Professionisti, formazione a rilentoSole 24 Ore 01/12/14 P. 7 Francesca Barbieri,Valeria Uva

13

INFRASTRUTTURE

Piano Juncker, l'assalto ai fondiRepubblica Affari Finanza 01/12/14 P. 1 Eugenio Occorsio 17

INGEGNERIA

L'imprenditore che ha salvato la ConcordiaSole 24 Ore 01/12/14 P. 3 21

PREVIDENZA PROFESSIONISTI

Qui mi gioco la PENSIONEEspresso 04/12/14 P. 112 Vittorio Malagutti 22

L'avvocato va alla guerra delle parcelleEspresso 04/12/14 P. 115 Stefano Livadiotti 27

EUROPA E MERCATO

The Juncker fund will not revive the eurozoneFinancial Times 01/12/14 P. 9 Wolfgang Miinchau 28

ILVA

Ilva, più poteri al commissario. «Dallo Stato intervento ponte»Corriere Della Sera 01/12/14 P. 9 Enrico Marro 29

ICT

Digitale. I nuovi volti della diseguaglianzaCorriere Della Sera 01/12/14 P. 28 Edoardo Segantini 31

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INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

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Pagina II

Lo strano caso della fibra ottica a due velocità. L'esecutivo pensa in largo, ma arriva il mini-bando Consip

Corriere Della Sera -Corriereconomia

01/12/14 P. 2 32

Cardani. «Italia lumaca? A qualcuno fa comodo»Corriere Della Sera -Corriereconomia

01/12/14 P. 3 Edoardo Segantini 33

CONCILIAZIONE

Il giudice indica l'area del mediatoreSole 24 Ore - Norme ETributi

01/12/14 P. 34 Marco Marinaro 34

JOBS ACT

Licenziato il modello co.co.coItalia Oggi Sette 01/12/14 P. 7 Daniele Cirioli 35

SCUOLE

Un esame di maturità burla senza commissari esterniCorriere Della Sera 01/12/14 P. 29 Giovanni Belardelli 37

ALBI SANITARI

Sanità. I nuovi Albi? Godono già di poca saluteCorriere Della Sera -Corriereconomia

01/12/14 P. 23 Isidoro Trovato 38

ARCHITETTI

Architetti: tutti uniti contro la crisiCorriere Della Sera -Corriereconomia

01/12/14 P. 23 39

La posta. Happy uroCorriere Della Sera -Corriereconomia

01/12/14 P. 37 40

AVVOCATI

Agli avvocati serve il contrattoItalia Oggi Sette 01/12/14 P. VII Angelo Costa 41

Avvocati: nuove regole, vecchi OrdiniCorriere Della Sera -Corriereconomia

01/12/14 P. 23 42

Sui Consigli dell'ordine gli avvocati sono in rivoltaRepubblica Affari Finanza 01/12/14 P. 34 Sibilla Di Palma 43

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO QNAZIONALE, ARMANDOZAMBRANO: "LE NOSTRE TREPROPOSTE PER SEMPLIFICARELE PROCEDUREAMMIVIINISTRATIVE"

Stefania Pescarmona

Inserimento deiprofessionistiinun regime di sussidiarietà, in

modo che possano sostituirsi allapubblica amministrazione fornen-do pareri e autorizzazioni già di persé esaustivi; scrittura di norme chia-re, anche nell'attuale piano norma-tivo; fino ad arrivare alla cre azione diun nuovo sistema normativo, dovele-nonne generali sono affidate alloStato e quelle di dettaglio lasciateagli enti di normazione nazionale(UNI e CEI). Queste le tre principaliproposte presentate dal ConsiglioNazionale degli Ingegneri per sbu-rocratizzare lo Stato e arrivare aunasemplificazione nel settore edile. Aillustrarle è il presidente ArmandoZambrano, che spiega che il pac-chetto è stato presentato al Ministe-ro della Semplificazione e a quellodelle Infrastrutture e che alcune mo =difiche sono state già riportate all'in-temo di qualche intervento, comeper esempio nello Slocca Italia. "Masi tratta di interventi a macchia dileopardo, mentre andrebbero fattiinterventi complessivi per settore,come per esempio, un nuovo testounico sull'edilizia o sui lavori pub-blici".

Entrando più nel dettaglio, "l'o-biettivo della prima proposta - spie-ga Zambrano - è quello di farsi che ipareri e le autorizzazioni dei profes-sionisti siano sostitutivi ed esaustividi quelli prodotti dalla PA, che nonriesce a fornire questi atti in tempibrevi". Secondo il presidente del

co come noi mgepenpossiamo aiutare lo Stato"

Qui sopra,ArmandoZambéano,presidente.ConsiglionazionaleIngegneri

INGEGNERI E ARCHITETTI IN ITALIARipartizione % per modalità d'esercizio della professione

ISCRITTI CASSA

ISCRITTISOLO ALBO

ISCRITTI ALBOCON PARTITA IVA

ISCRITTICASSA PENSIONATICONTRIBUENTI

FomeA loartana

Consiglio Nazionale degliIngegneri,questo porterebbe a un incrementodegli investimenti esteri, frenati oradall'incertezza sulle norme nellarealizzazione delle opere e sui tem-pi. E settore dell' e diliziastainfatti at-traversando unaprofonda crisi: solonegli ultimi 3-4 anni c'è stato un calodel.reddito medio degli ingegneri dicircai125%.

Ovviamente, il principio di sussi-diarietà dei professionisti rispettoalla PA non si applicherebbe a tutti iprogetti, ma solo a quelli di livellopiccolo-medio, perchèigrossiinter-venti continuerebbero a essere ap-provati dallo Stato, sia pure con unapartecipazione più attiva dei profes-

sionisti. "Già questo, però, sarebbeuna grande semplificazione, che an-drebbe collegata a un altro aspettofondamentale, quello dei controlliex-post, che sono il fulcro di una cor-retta amministrazione", prosegueZambrano.

C'è infatti un paradosso che nondeve essere sottovalutato. "Noi sia-mo il Paese dei controlli ex-ante", di-chiara il presidente del CNI, chespiega che quello che fa la PA è pret-tamente un controllo sulle carte equasi mai, come invece dovrebbeessere, un controllo su quello cheviene materialmente realizzato."Solo il 17% degli interventi di edili-zia viene infatti controllato dalla PA

dop o un a dichiarazione di agibilità",illustra l'ingegnere.

Inoltre, siamo un Paese con lamassima produzione normativa,quasi sempre di difficile compren-sione eattuazione. "Lanostrasecon-da proposta è volta, infatti, a fornireuna collaborazione istituzionalecon gli apparati legislativi dei variministeri, per fare"in modo che lenorme siano chiare e proporzionateai diversi interventi",prosegue Zam-brano, che aggiunge che"allafine, intutti i provvedimenti degli ultimi 4-5anni sul tema della semplificazioneiltempoperapprovareunprogetto ouna iniziativa, così come il numerodei p arerio il numero delle p ro cedu-re è aumentato al posto di ridursi".

Ma come ci si arriva a questo pro-cesso? "Con la terza proposta chestiamo portando avanti", dichiaraZambrano, che poi conclude dicen-do che in Italia la legislazione tecni-ca, affidata ai Ministeri e al Parla-mento, si occupa eccessivamenteanche dei dettagli, "mentre la logicavorrebbe che lo Stato definisse glistandard generali, attraverso normeimperative che hanno una rilevanzapenale, e che poi siano gli enti pre-postiallanormazione aprevederelenorme tecniche specifiche, inmododa consentire ai professionisti diesplicitare la propria capacità pro-fessionale intellettuale per realizza-re gli interventi nel modo migliore".

0 RIPRODUZIONE RISERVATA

C.N.I. Pagina 1

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Il monitoraggio del nuovo obbligo introdotto dal 2014 a un mese dalla prima scadenza

Professioni, fo azionef7h a rilentoMolti Albi ancora palo - Tempi lunghi sulle sanzioni

w-ww Partenza al rallentatoreper la formazione continua,obbligatoria da gennaio 2014per oltre un milione di profes-sionisti delle aree tecniche,giuridiche e sociali.

Dalle prime stime provviso-rie degli Ordini che hanno av-viato un monitoraggio sui ere-diti acquisiti quest'anno,l'arca grigia di chi non ha cen-trato l'obiettivo è ampia: al-l'appello, manca circa il 40%iodegli architetti, il6o% dei peri-

ti agrarie i17o% dei giornalisti.Bene solo notai e agronomi.Ma in molti non sono neanchepartiti: obbligo rinviato al 2015per i geometri, gli avvocati e iconsulenti del lavoro. Nuoviregolamenti ancora in attesainvece per i commercialisti, ibiologi e gli agrotecnici. Tra icorsi prescelti prevale l'offer-ta interna ai singoli Ordini. Li-nea morbida e tempi lunghisulle sanzioni.

Barbieri e Uva> ...

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Ii tasso di adempimento va dal 30% al 7S%:nei corsi prevale l'offerta interna degli Ordini

Professionisti, foIn pochi riescono a monitorarein tempo reale i «punteggi» totalizzati

azione a rilentoA un mese dalla prima scadenza iscritti agli Albi in ritardo sui crediti formativi

PAGINAACURADIFrancesca Barbieri

Valeria Uva

Non decollala "nuova" forma-zione dei professionisti. A un me-se esatto dalla scadenza del primoanno della riforma, tra ritardi nel-l'avvio, mancanza di monitorag-gio epoco interesse degli iscritti,lasituazione è ancora confusa e sen-za dati certi per la maggior partedegli Ordini. L'obbligo di aggior-narsi ogni anno acquisendo credi-ti formativi riguarda una platea dicirca un milione di professionistidelle aree giuridica, economico-sociale e tecnica, chiamati ad alli-nearsi a quelli dell'area sanitariadove l'educazione continuainme-dicina (Ecm) è un dovere dal1999.

Partenze in ritardoNon hanno ancora emanato il re-golamento per la formazione idottori commercialisti e gliagrotecnici.

I commercialisti sono stati "ral-

lentati" dalla bagarre chehaporta-

to allo scioglimento del consiglio

nazionale nel 2012 e al successivo

commissariamento, fino alla no-

mina a fine luglio 2014 del nuovo

presidente Gerardo Longobardi.

Sulla formazione, in attesa del-

l'adeguamento alla riforma,resta-

no in vigore le vecchie regole, per

La plateaSono i professionisti obbligatialla formazione da quest'anno

le quali quest'anno è partito il nuo-vo triennio evanno conquistati 90crediti in totale. Gli agrotecnicihanno fatto ricorso contro il pare-re vincolante del ministero dellaGiustizia e,dunque,nonhannoan-cora un regolamento. In ritardoanche biologi e geometri, questiultimi con il nuovo consiglioinse-diatosi solo a fine 2013. Per i geo-metri l'obbligo di aggiornamento

scatta da gennaio, ma la categoriaè già vincolata sotto il profilo de-ontologico. «Già 93mila iscritti sulo9mila hanno ottenuto almeno 1ocrediti l'anno» sottolinea il presi-dente, Maurizio Savoncelli.

Agli avvocati, invece, si applicala riforma forense (legge2L7/12): il nuovo regolamentomesso a punto dal Cnf scatterà dagennaio, con ampio spazio ricono-sciuto alla formazione a distanza(per un massimo del 40% dei cre-ditil'anno).

L'offerta in campoLa maggior parte dei corsi accre-ditati sono "interni", organizzati egestiti dagli Ordini.

«Per i consulenti del lavoro -precisa Marina Calderone, presi-dente del Consiglio nazionale -l'obbligo della formazione conti-nua è stato introdotto sin dal2000, con la consapevolezza dif-fusa che si tratta di un mezzo fon-damentale per adeguarsi alle esi-genze del mercato. In questi anninon sono emerse criticità ma nel-l'immediato futuro si intravedo-no difficoltà nell'accreditamentodegli enti di formazione esternialla categoriache, conlanuovare-golamentazione, è sottoposto alparere vincolante del Ministerovigilante». Alcuni Ordini hannoaddirittura creato per questo sco-po scuoleadhoc: èilcasodegliin-gegneri e dei notai. A questi ultimila Fondazione del notariato ha de-dicato quest'anno 13 convegni e loseminari online, frequentati que-sti ultimi da mille iscritti (quasi il25% del totale).

Ricca anche l'offerta per gli ar-chitetti: 3.750 gli eventi organiz-zati sul territorio, l'8o% dei qualia titolo gratuito. Ma i corsi deon-tologici sono accessibili solo dasettembre. Per questo il Consi-glio ha appena deciso la prorogafino a giugno 2015 per i quattrocrediti obbligatori ogni anno perla deontologia.

t partita in ritardo anche lamacchina organizzativa dei gior-nalisti, con la piattaforma opera-tiva solo da luglio. Nonostante

l'ampia offerta (più di 1.300 corsiavviati, 870 a titolo gratuito)spesso i posti offerti vanno esau-riti in pochi minuti. Difficoltàqueste che spiegano in parte per-ché solo il 27% degli iscritti sia giàin regola. Faticoso anche l'accre-ditamento degli enti esterni: «Al-meno sei mesi sono serviti per ilparere del ministero della Giusti-zia su corsi già vagliati da noi»spiega Giorgio Cacciaguerra,membro del consiglio architetti.Di tempi lunghi parla anche Mir-co Mion , presidente di Agefis,l'associazione dei geometri fisca-listi che sta avviando l'accredita-mento «con procedure che cam-biano da Ordine a Ordine».

Monitoraggio incompletoTrai pochi Ordini che hanno già ilpolso dei crediti raggianti, gliagronomi segnalano che solo il1o% dei propri iscritti non si è atti-vato, mentre il 75% ha raggiuntol'obiettivo del primo anno. Beneanche i notai, con il 70% in regolaper ilprimo anno. Main pochihan-

no attivato un monitoraggio intempo reale: dati non disponibili,ad esempio, per ingegneri e geolo-gi e assistenti sociali.

«Alcuni meccanismi sono, si-curamente, ancora da mettere apunto - ammette Silvana Morde-glia, presidente del Consiglio na-zionale degli assistenti sociali -.Stiamo creando le condizioni perutilizzare al massimo i supportiinformatici».

Solo gli ingegneri poi si sonospinti piùinlà e stanno avvian do lacertificazione delle competenze:«Una banca dati unica e aperta alpubblico -spiega Stefano Calzola-ri, presidente dell'Ordine di Mila-no già partito con la sperimenta-zione - che seguirà l'aggiornamen-to dell'ingegnere dalla laurea inpoi e permetterà a tutti di selezio-nare il professionista, secondo lespecializzazioni richieste. Anche icrediti ottenuti a quel puntoavranno un reale valore di merca-to. Ma la certificazione sarà a pie-no regime solo dal 2016.

ORI P RODU ZIO NE RISERVATA

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Dagli agronomi ai periti industriali una fotografia in chiaroscuro

Secondo il Consiglio nazionalesu 21.500 iscritti, il 75% haraggiunto t'obiettivo del primoanno (l'ottenimento di almeno2 crediti formativi sui 9richiestine I triennio), mentre il10% ha zero crediti e it 15%siè attivato. Lin credito equivalea 8oredi corso.Circa 3mila agronomi hannoscelto corsi a distanza e 3.500almeno un corso esternoall'Ordine

,Tl F"

9 nel triennio

Entrerà in vigore dal 1°gennaio 2015 il nuovo regimedi formazione continua: ilperiodo di valutazione sarà ditre anni, nei quali occorreràaccumulare 60 creditiformativi (almeno 15 l'anno),di cui 9 inordinamento/previdenza/deontologia forense. Spazioalla formazione a distanza, perun massimo del 40% deicrediti del triennio

CREDITI RICHIESTI

La formazione obbligatorianon è ancora in vigore per i13.898 iscritti a quest'Ordine,perché il Consiglio nazionaleha fatto ricorso contro il Dpr137/2012 contestando ilparere vincolante dellaGiustizia. l'orientamento delConsiglio è di chiedere 120crediti in 4 anni, con una sogliaminima di20l'anno, più unadote iniziate post-abilitazionedi circa 60-90crediti.

CREDITI RICHIESTI

120 in 4 anni

Il regolamentosullaformazione non è ancora statopubblicato: inviato l'll marzo2014 al ministero dellaGiustizia, dopo le osservazioniapportate dal Ministero il 23ottobre , è ora in fase dilavorazione. I crediti richiestisono 150 nel triennio(salvomodifiche), pari a 50 l'anno(da un minimo di 25 a unmassimo di 75). Gli iscrittiall'albo sono circa 47mïla.

CREDITI RIGHI T

In base alle prime stime il 60%dei 152miia iscritti haraggiunto la soglia minima di10 crediti l'anno, il 30% ne hagià 20e solo il10%è a zero. Peril primo triennio sono necessari60 credi ti, di cui almeno4all'anno perla deontologia. Dal2017 ne serviranno 90 per ognitriennio. Nel2014 sono stati3.750 gli eventi formativiorganizzati dagli ordiniterritoriali

CREDITI RICHIESTI

60/90 in3anni

Il regolamento è statoapprovato il 18luglio2014.L'obbligodi formazione per ilomila chimici decorre dalprimo gennaio dell'annosuccessivo all'esame di Stato.Al momento del superamentodell'esame si accreditano 150crediti. Al termine di ogni annovengono detratti a ogni iscritto50 crediti. Per esercitare laprofessione bisogna averealmeno25crediti

CREDITI RICHIESTI

Il regolamento è statopubblicato il 10 gennaio 2014e prevede che venganoconseguiti almeno 60 creditinel triennio (15 deontologici),con minimo 10 crediti l'anno.La violazione dell'obbligorappresenta illecitodisciplinare.Non sono ancora disponibili idati relativi alle percentuali dipartecipazione ai corsi da partedei 4lmila iscritti all'Albo.

CREDITI RICHIESTI

60 nel triennio

Il nuovo regolamento sullaformazione continua,necessario per adeguarsi alDpr 137/2012, non è statoancora emanato. Per ora per115mila commercialistirestano in vigore le vecchieregole: i corsi sono accreditatidal Consiglio nazionale suistanza degli ordini territorialied è necessario consegui re 30crediti l'anno, per un totale di90 nel trien nio

CREDITI RIGHI T

60 nel triennio 150 nel triennio 2 5 in un anno 9 0 nel triennio

Formazione continua Pagina 4

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Il regolamento approvato il25settembre 2014 entrerà invigore i l 1° gennaio 2015 eprevede che i 27mila iscrittidebbano conseguire nelbiennio almeno 50 crediti, dicui almeno6 su ordinamentoprofessionale e codicedeontologico. Per ciascunanno vanno maturati almeno16 crediti formativi. Secondo ilConsiglio nazionale il 95%degli iscritti partecipa ai corsi.

CREDITI RICHIESTI

50 nel biennio

Il Consiglio nazionale non haancora disponibili i datisull'aggiornamentoprofessionale obbligatorio daquest'anno. Gli oltre 250mitaiscritti all' Ordine devonoraggiungere un minimodi 30crediti l'anno. Chi era già iscrittoprima del 2014 ha ricevuto unadote iniziale di 60 crediti da cuivengono "scalati" ogni anno 30crediti a chi non compie alcunaattività formativa

CREDïTI

Il Consiglio nazionale nonfornisce dati provvisori sullafrequenza dei corsiobbligatori.Dal primo gennaio2014 ogni iscritto deveconseguire almeno 50 creditiin 3 anni, secondo il rapportodi icredito per ogni ora dicorso. Per i corsi a distanzasono obbligatorie verificheintermedie e finali. Previstiesoneri fino a2 anni permaternità/paternità

CREDITI ,._

5 0 in tre anni

Sui 4.776 iscritti ben 3.358 (il70%) han no già raggiunto iltraguardodei 40 creditiannuali minimi su 100 richiestinel biennio, mentre solo 350non si sono ancora attivati ed ilresto è a metà percorso. Laformazione continua è unobbligo deontologico già dal2006. I corsi sono erogati dallafondazione del Nota nato cheha registrato 1.000partecipanti onli ne

CREDITI RICHIESTI

L'obbligo di aggiornamentoper i 109mila iscritti decorresolo dal1° gennaio 2015, perora il vincolo è solodeontologico. Ognuno dovràottenere 60 crediti in 3 annima senza soglie annuali. lirapporto crediti/ore diaggiornamento sarà di 1:1 per icorsi, mentre per i seminari siotterrà 1 credito ogni due ore,con un massimo di 3 crediti agiornata

CHIESTI

60 nel triennio

Su 17mila iscritti sono solo4mila q uelli soggetti all'obbligodi formazione continua (esclusi idipendenti pubblici echi nonesercita).Dalle prime sti me ci rca i 140° diquesti ha adempiutopienamente all'obbligo,conquistando i 30 cred itiannuali richiesti su un totaledi 90 in un triennio assegnatia partire da quest'anno con unmeccanismo " a scalare"

' á . 'CIiIESTI

Su 90.262 iscritti all'Ordine(professionisti full time epubblicisti) tra quelli ancora inattività soggetti all'obbligoformativo, circa 25mila (i 127%) sono già in regola con illimite minimo annuale di 15crediti introdotto daquest'anno. Altri 20milahanno iniziato il percorso. Lamodalità di erogazione onli neha "conquistato " oltre 16milaiscritti.

CREDITI'

60 nel triennio

Il regolamento sullaformazione contin ua risale a 131 dicembre 2013: sonorichiesti 120 crediti i n 5 anni,con un minimo di 15 l'anno.Peri nuovi iscritti (sul totale di44.223) l'obbligo a nnualescatta da 11° gennaio dell'annosuccessivo all'iscrizione. Comeper gli altri ordini, esoneri pergravidanza, maternità epaternità e interruzionedell'attività professionale

CREDITI E

30in un anno 100 nel biennio 90 nel triennio 120 in 5 anni

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I tre manager tecniciiùiichiesti

nel settore industriLE SOCIETÀDI CACCIATORIDI TESTE SONO SEMPRE SULLELORO TRACCE, LE AZIENDE SELI CONTENDONODISPERATAMENTE. SONO"BUYER", INGEGNERI DI -PROCESSO E "PROPOSAL"

CatiaBaroiie

Corteggiati, preziosi e in-trovabili. Le società di

cacciatori di teste sono sempresulle loro tracce, le aziende se licontendono disperatamente.Chi sono? buyer, inge-gneri di processo eproposal, tutti nel set-tore industriale. I pro -fili tecnici più richiestinel 2014, quelli che,nonostante la crisi el'elevato tasso di di-soccupazione, trova-no lavoro in un batterd'occhio e possonoguadagnare, ogni an-no, dai 35 mila ai 90milaeuro.Adirlo èTe-chnical Hunters, so-cietàitalianadiricercae selezione del perso-nale specializzato. «Sitratta di posizioni inrapida evoluzione cherichiedono una solidaformazione tecnica,abbinata alla cono-. scena delle lingue e auna buona propen-sione relazionale»,spiega Matteo Co-lumbro, seniormana-ger di Technical Hun-,ters.

Perché. sono tanto -difficili da scovare?«C'èpiùdomandacheofferta - risponde Co-lumbro - figure cosìtecniche devono ave-re competenze moltospecifiche, altamentesettoriali, e chilihagiàin azienda non se li fascappare di certo».Spesso, per trovarli,non resta altro chemettersi le mani tra i capelli e

sperare in un "miracolo". L'iterdi ricerca, dallaselezione alpri-mo contatto con la società, du-ra almeno un mese e mezzo(contro una media di due, tresettimane). Senza contare la fa-se della trattativa economica,che può andare avanti per al-meno venti giorni. Ed è para-dossale pensare che sia stataproprio la crisi ad aumentarne

la domanda: «Questolo si nota dall'anda-mento delle richieste.Negli ultimi 3-4 anni,sono cresciute co-stantemente ed han-no anche visto lievita-re i compensi del15%», aggiunge Mat-teo Columbo. E mag-giore coinvolgimentointernazionale delleaziende industriali,alla ricerca di mercatipiùredditizi,hacreatoinfatti la necessità difigure estremamentetecniche, ma anche esoprattutto poliedri-che.

II proposal predi-spone leofferte con-trattuali nelle grandip 'i gnde di stampo-in-`gegneristico e indu-striale, dove il prodot-to è venduto su com-messa ed è, pertanto,necessaria una figurache abbia un back-ground tecnico, com=petente e in grado distrutturare preventiviad hoc (può guada-gnare dai 35 mila ai 55mila euro lordi annui,a seconda dell'espe-rienza maturata). «Inquesto caso la do-manda è in forte cre-scita proprio a causa

dell'inasprimento della con-correnza - precisa il manager diTechnical Hunters - le aziendefaticano a reperirlo perché, disolito, ha alti tassi di fidelizza-zione e difficilmente cambiadatore di lavoro». Per quanto ri-

guarda, invece, l'ingegnere diprocesso, i cacciatori di testefanno fatica a trovarlo perché laspecializzazione richiestaè ser-ratissima e di alto livello: «Pro-vate solo a immaginare - prose-gue Columbo - quanto possanoessere diversi gli impianti e learee di competenza nelle qualioperare (dal petrolifero all'elet-trico, dal chimico al farmaceu-tico e cosìvia). Basta questo percapire la tipologia di conoscen-za settoriale richiesta all'inter-no diognisingolaarea, elacom-plessità che ne deriva». «Il pro-blema- aggiunge Carlo Zaffaro-ni, industrial water director Eu-rope diCh2mhillS.r.L - è che ne-gli anni si è persa la formazioneinterna e la crescita della pro-fessionalità. Prima ci si specia-lizzavaforse un po' troppo, og-gi perlamaggiore flessibilità, e i-continui passaggi da un'azien-da all'altra, lo si fa nettamentemeno. Ed è chiaro - sostieneZaffaroni - che nel momento incui l'azienda cerca un profilomolto tecnico e specifico (sen-za volerlo formare al suo inter-no) magari con anni di espe-rienza.in quel determinato set-tore, vadaincontro a grosse dif-ficoltà. Tra l'altro, i processiproduttivi stessi cambianocontinuamente, e l'ingegneredeve essere sempre in grado diadattarsi anuovi scenari con unapproccio al lavoro del tutto di-verso rispetto al passato». Iltrattamento economico e l'in-quadramento di questa figurapossono essere estremamentevari, a seconda degli amni diesperienza maturati e dallacomplessità del lavoro. Un im-piegato può guadagnare dai 35mila ai 40 mila euro l'anno,mentre un dirigente può arriva-re a 70 mila euro.

Il buyer,,invece, controlla ecoordinale áttivitàdelprocessodi acquisto e di approvvigioina-mento all'interno dell'azienda,gestendo il budget a sua dispo-sizione. Le retribuzioni vannoin media dai 40 mila ai 60 milaeurolordiannui, ovviamente in

base all'esperienza. Per questaprofessione è richiesto uh per-corso dilaureatecnico o econo-mico, ma non solo: «Il buyernon potrebbe essere tale senzaottímecapacitànegoziali, com-merciali e di comunicazione (inparticolare con gli ingegneri), -dice Lorenzo Lorenzo Mac-chietti, EMEA region sourcingmanager di GE Power & Water,Water&ProcessTechnologies -oltre ad una maggiore capacitàanalitica rispetto a 15 anni fa. Ilprofessionista deve conoscerebene il prodotto dell'azienda ecapire come poter correlare imateriali richiesti con gli indicidi costo (valutando tutte le va-riabili, e scegliendo, ad esem-pio, il fornitore più affidabile,magari apparentemente menoeconomico ma conveniente daaltri punti di vista). Insomïna,non deve essere solo l'acquisi-tore puro». Tra l' altro, i buyer,gli ingeneri di processo e i pro-posal, non sono più profili a séstanti perché oggi lavorano go-mito a gomito; comie spiegaLo-renzo Macchietti: «I vecchiclassici dipartimenti ("qui si faingegneria", "qui gli acquisti","qui il post ordine", e "qui laqualità") non esistono più. L'in-terazione traletrefigure profes-sionali è continua. Io ad esem-pio, sono responsabile di trearee: ordine, post ordine e qua-lità. Malavoro e sono sempre instretto contatto con ingegneri,proposal e managerper cercaree trovare soluzioni. L'integra-zione è la stratègiavincente».

O RIPROOOZION E RISERVATA

Mercato del lavoro Pagina 6

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Maschi e anziani i consulenti finP er 10 più uomini (nell'85% dei casi), in età ma-r tura (dotati di un forte senso critico nella scel-

ta degli investimenti, caratterialmente schivi e lau-reati in oltre un caso su due. Sono i consulenti finan-ziari certificati secondo l'identikit scattato da Efpa(European Financial Planning Association) attra-verso un sondaggio condotto su dodici Paesi delVecchio Continente. "Nella Penisolail sondaggio hacoinvolto oltre 4mila professionisti del risparmio",spiegaAldo Vittorio Varenna, presidente Efpaltalia.Quanto alle peculiarità nostrane, "abbiamo una

CHE COSA CERCANO LE IMPRESE

11

maggioranza maschile ancora più ampia e un'etàmedia più elevata due su tre hanno più di 46 anni,ndrY, che va di pari passo con l'età media piuttostoalta della clientela che dispone dei patrimoni piùcorposi". Interessante anche il dato, superiore al60%, relativo alla consapevolezza dei professionistidi avere acquisito valore aggiunto, intermini di com-prensione dei prodotti e relazione con i clienti, -tra-mite la certificazione. Un percorso vissuto come uncontinuumpertuttalacarrieraprofessionale. (l.d.o.)

0 RIPRODUZIONE RISERVATA

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COMPENSI MEDI Lordo annuo in euroI

a suyer

000 29 MINIMO5 -10 35.MASSIMOanni 45.000

10-20 45.000anni 65.000

a Ingegnere dl processo

5-10 35.000anni ,t, '` 50.000` 111,1_11"1"1

10-20 50.000anni 70.000

>20 70.000anni

a Proposa?

3-7 35.000anni 45.000

7-15 45.000anni ä 55.000

>15 55.000anni 70.000

Qui sopra,LoronzoMacchiettli(1), CarloZaffaroni(2) e MatteoColumbro(3) seniormanagerTechnicalHunters

Nel grafico qui sopra , compensi minimie massimi delle tre figure tecniche piùrichieste dalle imprese

Mercato del lavoro Pagina 7

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Analisi I risultati dei «Costi del non fare» che saranno presentati domani

ci costaLo stop

Per recuperare il gap ne servono almeno 180. Ma il credito èbloccato. Gilardoni: «Incentivare i fondi pensione a investire»DI ELENA COMELLI

Con 180 miliardi d'in-vestimenti da qui al2030, di cui 37 in im-pianti energetici e 6

in termovalorizzatori, l'Italiapotrebbe ripianare il suo de-ficit infrastrutturale. Ma, senon se ne farà nulla, i costinetti a cui andremo incontroin termini di competitività edanni sociali saranno moltopiù alti: oltre 800 miliardi, dicui 124 nell'energia e am-biente, 260 nei trasporti e lo-gistica e 425 nelle telecom.

«Il problema è che le ban-che ormai non finanziano piùle infrastrutture, per cui bi-sogna attrarre dei finanziato-ri diversi, gli unici che abbia-no liquidità da investire: ifondi pensione, le compagnieassicurative e i fondi sovra-ni», spiega Andrea Gilardo-ni, professore della Bocconi efondatore dell'«Osservatoriosui Costi del Non Fare», dauna decina d'anni impegnatoa calcolare i costi dei ritardiinfrastrutturali, che domanisaranno presentati a Roma e

che il Corriere Economia hapotuto consultare.

Il blocco del credito, perGilardoni, è la barriera piùimportante da superare equindi la sua proposta per ri-mettere in moto i ca n ti eri fer-mi sarebbe la detassazioneper i proventi dei fondi pen-sione derivati da investimen-ti infrastrutturali. «In questomodo si darebbe un forte in-centivo ai fondi, che in via diprincipio sono restii a questotipo d'investimenti, percepiticome troppo rischiosi», rile-va. Al momento attuale, inve-ce, l'Italia procede nella dire-zione opposta, con la nuova

tassazione delle rendite fi-nanziarie.

Gli unici fortemente inte-ressati agli investimenti nelleinfrastrutture nazionali sonoi cinesi, che sono già sbarcatinelle reti energetiche e ora siapprestano a spartirsi le cen-trali italiane di E.On. «Ma cimancano completamente ifondi pensione e le compa-gnie assicurative, che inveceall'estero hanno già investitomolto, soprattutto nelle fontirinnovabili, come la tedescaAllianz o la francese Axa»,precisa Gilardoni.

La crescita infrastruttura-le del Paese consentirebbeanche alle imprese nazionalidi partecipa re al forte svilup-

Troppodipendenhdall'estero,Una bollettada 56 rniliar . i

po di questo settore a livelloglobale. «Il fabbisogno glo-bale d'investimenti infra-strutturali da qui al 2030 su-pera i 50mila miliardi di dol-lari e il ruolo dell'industriaitaliana in questo enormecantiere per ora è molto limi-tato», precisa Gilardoni.

Uno dei campioni «rompi-ghiaccio» è stata l'Enel, cheoggi è in fase di ritiro, con lavendita ormai finalizzata del-la spagnola Endesa, acquisitanel 2007, e ha già diverse pro-poste sul tavolo, fra cui quel-la dell'ungherese Mol, per lacessione della slovacca Slo-venske Elelctrarne, inglobatanel 2006. Solo Enel GreenPower continua a investire si-stematicamente all'estero,dove c'è solo l'imbarazzo del-la scelta nel mercato in fortis-sima crescita delle rinnovabi-li.

Ma an che nelle fonti puliteitaliane vale la pena d'investi-re, secondo il rapporto: arri-va a ben 24 gigawatt, per uninvestimento complessivo di

Infrastrutture Pagina 8

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28 miliardi, il fabbisogno na-zionale di fonti pulite da quial 2030, per metterci in lineacon gli obiettivi europei. Eper la prima volta quest'annosi parla chiaramente di «so-stituzione» e non di aggiuntadelle nuove fonti ai vecchiimpianti di produzione a fon-ti fossili, per arrivare nel2030 a un mix produttivocomposto al 52% di rinnova-bili e 48% di fossili. Sembrauna strategia irrazionale, inun sistema elettrico che è giàampiamente sovradimensio-nato per le attuali esigenzedel Paese, ma «la mancata

sostituzione delle produzionitermoelettriche con oltre24.000 megawatt di impiantida fonti rinnovabili costereb-be alla collettività più di 55miliardi di euro per costi diapprovvigionamento deicombustibili, per posti di la-voro non creati, per maggioriemissioni e per minori bene-fici per l'industria italiana»,dice il rapporto.

La strategia energetica delPaese, secondo Gilardoni, do-vrebbe puntare soprattutto aridurre la forte dipendenzadall'estero e la bolletta petro-lifera sproporzionata, che nel

2013 ci è costata 56 miliardi.Per uscire definitivamente

dall'emergenza rifiuti servi-rebbero 33 nuovi termovalo-rizzatori e per evitare altrecondanne europee sull'ap-provvigionamento idrico an-drebbero sostituiti 110milachilometri di acquedotti e in-stallati 16 milioni di depura-tori. Il tutto per un investi-mento di 58 miliardi. Menodella metà dei 124 miliardi dicosti che dovremmo sobbar-carci nel caso di un nulla difatto.

`aMencomelli9 RIPRODUZIONE RISERVATA

Infrastrutture Pagina 9

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O LTRE i G IARD I NO -Alberto Statera

MOSE ED EXPOVA IN ARCHl V 1®L,'EN1

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M® Al\Tl T®I EL. 1 V .117LL lA. .L

Nelle cronache del degradodell'Italia, dove le regolesembrano solo polverosigrattacieli di carta polverosa,incede anche lafarsa. Soltanto

nell'ultima settimana abbiamo sco peno nellecronache che il 90 percento degli euro falsispacciati nel mondo sono prodotti aNapoli;che dei 1.776 aerei privati immatricolati, 386sono posseduti da n ulla tenen ti, 1322 daproprietari con redditi infimi, bassi o medi esolo 68 da aviatori con redditi superiorialmilione di euro; infine che idetenutiperreatieconomici sono unasparuta pattugliadello0,4 percento, meno di un decimo della mediaeuropea. Una pattuglia da cui peraltro sonogià di fatto evasi i furbetti dell'Expo (Frigerio,Greganti, Grillo, Maltauro, Cattozzo) chehanno patteggiato la loro pena "virtuale".Quando li beccarono, l'ex magistratoGherardo Colombo esclamò "Nulla cambia"eilFinancial Times titolò `Stesso copione deglianniNovanta".Ecco, il copione continua a non cambiare.Cosa aspettarsi allora dal nuovo indice dellacorruzione che sarà presentato dopodomania Roma dal presidente italiano del networkTransparencylnternational VirginioCarnevali, il quale avrà ál suo fianco ilpresidente dellAutoritàAnticorruzione

1p 1II commissario

RaffaeleCantone:

presenterà l'indicedi corruzione

predisposto daTransparencyInternational

Raffaele Cantone? L'indicemisura la `percezione"dellacorruzione in 177nazioni.L'Italia èabbonata alla schieradei meno virtuosi del mondo,che parte dalla cinquantesimaposizione in classifica. Noisiamo stabilmente ben oltreanche ne12014 esoltanto tra il2007e 112008 scendemmo didieci posizioni, forse per uncasuale minorattivismo delleProcure. Il Mose e l'Expohanno contrassegnato l'annodel malaffare che sta perfin ire,ma sono soltanto le icone inuna prateria di corruzione chesecondo l'UfficioAntifrodidell'UnioneEuropea riguarda

in Italia almenb un contrattopubblico su dieci, il triplo della

Francia e dieci volte più dei Paesi Bassi.L'Italia viaggia sempre intorno alsettantesimo posto nella classifica deldisonore, peggio di Ghana, Arabia Saudita,Lesotho, Rwanda, Cuba, Montenegro e soloun po' meglio di Kuwait, Bosnia e Senegal. Infondo troviamo peggio di noi Somalia, NordCorea eAfghanistan, mentre in cima, aivertici delle virtù, ci sono i soliti paesi nordici- Danimarca, Finlandia, Norvegia, Svezia-ma anche Nuova Zelanda e Singapore.Elaborare un indice di corruzione attraversola semplice percezione che se ne ha, puòsembrare un esercizio teorico se nonaddirittura superfluo rispetto agli interventinecessari per ridurre il livello di malaffare,che vanno dal varo di norme adeguate (sulfalso in bilancio, l'antiriciclaggio, laregolamentazione del lobbyingecc.) a unrecupero "culturale" delle regole e allaautentica vigilanza sul loro rispetto. Forse perquesto Transparencyannuncia una nuovainiziativa concreta che potrebbe aiutarel'Anticorruzione di Cantone e leProcure dellaRepubblica: un servizio battezzatoAlac(Advocacyand LegalAdvice Center) con loscopo di raccogliere denunce di testimoni ovittime di casi di corruzione, attraverso unapiattaforma web che garantisce l'anonimato.L'AllertaAnticorruzione, che verrà presentatomercoledì, èstato già testato in autunno: lesegnalazioni più numerosesono venute dalLazio, da uomini e da testimoni più che davittimee hanno riguardato soprattutto ilsettore sanitario. Ora si vedrà se davverofunziona o se l'Italia del malaffarecontinuerà a preferire l'omertà alladenuncia.

[email protected]

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® RIPRODUZIONE RISERVATA

Anticorruzione Pagina 10

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«Stavolta si fa come in Usa:risultati mirati e verificati»R 0 M A «Qual è il cuore della questio-ne burocratica in Italia? L'assenzadella cultura del risultato. E' arri-vata l'ora di trasformare gli ufficipubblici in fabbriche. Per semplifi-care davvero la burocrazia serve lacura dell'organizzazione. Anzi,serve lo studio dell'organizzazionee dei processi di esecuzione. Un po'come fecero Taylor e Ford che ailoro tempi definirono i metodi mi-gliori per rendere efficiente la pro-duzione». Scandisce le parole ilprofessor Sabino Cassese, una vitaspesa per la semplificazione fin daquando ne fece una bandiera delgoverno Ciampi nel 1993.Professore, la prima domandanon può che essere amara: disemplificazione si parla davent'anni, ma i risultati?«Non siamo stati costanti. Sempli-ficare è come governare un fiume:le nuove leggi prevedono compli-cazioni e quindi bisogna interveni-re continuamente per ridurle, altri-menti l'afflusso d'acqua supera gliargini. E c'è di più».

Cosa?«La disillusione. Gli annunci disemplificazioni non seguiti da fattipercepiti provoca rancore e fatali-smo. Tanto che i cinici sostengonoche in Italia è meglio non semplifi-care».Cosa ribatte ai cinici?«Che negli ultimi anni ho notatopassi avanti. Ora bisogna perseve-rare».Come?«Come fanno gli americani: con ilregulatory budget».E cos'è?«Trasferiamo il concetto di bilan-cio alla burocrazia. Prendiamo uncomparto e inseriamo su una co-lonna le complicazioni e sull'altrale semplificazioni. Queste ultimedevono essere di più».Facile a dirsi.«Se c'è la volontà politica e la giu-sta cultura "industriale" è tutt'al-tro che impossibile>.Ad esempio?«Basterebbe mettere nero su bian-co il tempo richiesto ai cittadini oalle imprese per ottenere tutte leautorizzazioni per un permessoedilizio o per la ristrutturazione diun capannone. Si tirano le sommee si interviene lungo tutta la filieradegli enti (Stato, Regione, Comuneetc.), che devono rilasciare i per-messi».Dunque la novità delle prossimesemplificazioni sta in un approc-cio sistemico al problema.«Per ottenere risultati veri, perce-piti, servono quattro elementi: unchiaro impulso politico; una cultu-ra dell'amministrazione meno for-male e che tenga conto del tempocomplessivo chiesto ai cittadiniper l'espletamento delle pratiche;una task force tecnico-burocraticache sappia dove mettere le mani;qualcuno che segua l'attuazionedelle decisioni. In Italia quest'ulti-mo aspetto è troppo sottovaluta-to».Professore, passiamo alla sem-plificazione delle leggi. Che inItalia sono troppe e scritte male.Lei come lavede?

«La ragione principale del fenome-no sta nella nevrosi politica italia-na. In 150 anni, ad eccezione dellaparentesi mussoliniana, abbiamoavuto 127 governi».Ma Cottarelli , ex regista dellaspending review, ha parlato dimandarinato delle leggi: sono icapi di gabinetto dei ministri ascrivere leggi che solo loro sonoin grado di decriptare.«Condivido solo al 30%. La restan-te cattiva qualità delle leggi è fattada incompetenza, interferenze lob-bistiche, bassa cucina parlamenta-re».Che fare?«Il primo passo per avere leggi benscritte è banale: seguire i manuali.Poi le leggi principali, come accad-de per la Costituzione, dovrebberoessere riviste da italianisti».E poi?«Poi bisogna moltiplicare le forma-zione di personale specializzatonella scrittura delle leggi e copiarei francesi che hanno concentratoin pochi codici il 60% delle loronorme».Da addetto ai lavori, lei come giu-dica quello che bolle in pentolasul fronte della semplificazione?«Posso usare un linguaggio forma-le? Vedo uno sforzo altamente me-ritorio».

D. Pir.

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Semplificazioni Pagina 11

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Quella tassa occulta che ogni annocosta alle imprese trenta miliardi

Due punti di Pil se ne vanno solo L'Ue in campo: ha chiesto a tutti i governiper le comunicazioni con lo Stato di ridurre del 25% i costi amministrativi

ROMA C'è un macigno da 31 mi-liardi di euro che grava sullespalle delle imprese italiane. Enon si parla di tasse, contributi odi altri oneri fiscali o previden-ziali. Perchè quello è un fardelloa parte. E tantomeno di oneri intermini di investimenti (ad esem-pio l'acquisto di un macchinarioper assicurare, nel processo pro-duttivo, il rispetto di determinatistandards). Ma semplicementedei costi sostenuti per soddisfarel'obbligo di legge di fornire infor-mazioni sulle proprie attività al-le autorità pubbliche. In parolepovere ben 2 punti di Pil vannoin fumo solo per dialogare con loStato mettendolo al corrente diquello che si fa in materia di fi-sco, sicurezza, appalti, privacy emolto altro ancora nel corso diun anno di lavoro. Si tratta diuna stortura ben nota alla com-missione Ue che infatti, 7 anni fa,ha imposto ai Paesi membri diinforcare le forbici per tosarequella che Bruxelles consideraun patologia, consapevole delfatto che «la riduzione degli one-ri amministrativi costituisce unamisura importante per stimola-re l'economia europea, special-mente attraverso il suo impattosulle piccole e medie imprese».

Per non restare troppo nel gene-rico, l'Europa ha chiesto e conti-nua a chiedere a tutti, Italia com-presa, di ridurre del 25% i costiamministrativi. Un obiettivo cheRoma, con grande fatica, sta cer-cando di rispettare attraversouna serie di provvedimenti chepuntano, a regime, a tagliare glioneri di 9 miliardi di euro andan-do anche un pò oltre rispetto agliobblighi imposti dall'Ue. L'agen-da per la semplificazione in ram-pa di lancio, con i suoi 38 capito-li, non fa che aggiungersi ad al-meno 5 decreti legge che governidi vario colore hanno diramatodal 2008 al 2013. Tra i importantioccorre ricordare il "SemplificaItalia dei 2011" e il "Decreto delFare" dell'anno scorso. Le misu-razioni condotte sull'entità deglioneri amministrativi, evidenzia-no un costo totale aannuo, (perimprese da 0 a 249 dipendenti)di 9,94 miliardi di euro per 1'area lavoro e previdenza, 2,19

Quanto costa la burocraziaSettore I Oneri amministrativi (in mìliardi di euro)

avoro e previdenza

Prevenzione incendi 1,41

Paesaggio e beni culturali 0,62

1wf Ambiente

Fisco

Privacy

Appalti 1,21

Sicurezza sul lavoro

111 EdiliziaFonte: Ministero per la Pubblica Amministrazione

3,41

TOTALE

2,592,59

$.30

, 4,44

30 ,98

'Mrmmesrs

per l'area privacy, 2 miliardi dieuro per l'area ambiente, 1,4 perla prevenzione incendi e 621 mi-lioni di euro per l'area paesaggioe beni culturali.

LE CONTROMISUREDi fronte a questa montagna, iprovvedimenti hanno cercato,ad esempio, di rendere i paga-menti telematici alla Pa più sem-plici attraverso l'uso dell'Iban, difacilitare i cambi di residenza online in tempo reale e di accelera-re le comunicazioni di stato civi-le tra le amministrazioni attra-verso Internet. Molto resta da fa-re ma intanto, secondo una rile-vazione del ministero della fun-zione Pubblica, l'obiettivo di di-mezzare i quasi 10 miliardi dioneri amministrativi collegati alavoro e previdenza è ormai aportata di mano. Mentre in temadi oneri che riguardano la sicu-rezza sul lavoro, i 4,6 miliardiche risultato a carico del sistemaimprese non sono stati scalfiti.

Michele Di Branco

Semplificazioni Pagina 12

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Ii tasso di adempimento va dal 30% al 7S%:nei corsi prevale l'offerta interna degli Ordini

Professionisti, foIn pochi riescono a monitorarein tempo reale i «punteggi» totalizzati

azione a rilentoA un mese dalla prima scadenza iscritti agli Albi in ritardo sui crediti formativi

PAGINAACURADIFrancesca Barbieri

Valeria Uva

Non decollala "nuova" forma-zione dei professionisti. A un me-se esatto dalla scadenza del primoanno della riforma, tra ritardi nel-l'avvio, mancanza di monitorag-gio epoco interesse degli iscritti,lasituazione è ancora confusa e sen-za dati certi per la maggior partedegli Ordini. L'obbligo di aggior-narsi ogni anno acquisendo credi-ti formativi riguarda una platea dicirca un milione di professionistidelle aree giuridica, economico-sociale e tecnica, chiamati ad alli-nearsi a quelli dell'area sanitariadove l'educazione continuainme-dicina (Ecm) è un dovere dal1999.

Partenze in ritardoNon hanno ancora emanato il re-golamento per la formazione idottori commercialisti e gliagrotecnici.

I commercialisti sono stati "ral-

lentati" dalla bagarre chehaporta-

to allo scioglimento del consiglio

nazionale nel 2012 e al successivo

commissariamento, fino alla no-

mina a fine luglio 2014 del nuovo

presidente Gerardo Longobardi.

Sulla formazione, in attesa del-

l'adeguamento alla riforma,resta-

no in vigore le vecchie regole, per

scatta da gennaio, ma la categoriaè già vincolata sotto il profilo de-ontologico. «Già 93mila iscritti sulo9mila hanno ottenuto almeno locrediti l'anno» sottolinea il presi-dente, Maurizio Savoncelli.

Agli avvocati, invece, si applicala riforma forense (legge2L7/12): il nuovo regolamentomesso a punto dal Cnf scatterà dagennaio, con ampio spazio ricono-sciuto alla formazione a distanza(per un massimo del 40% dei cre-ditil'anno).

L'offerta in campoLa maggior parte dei corsi accre-ditati sono "interni", organizzati egestiti dagli Ordini.

«Per i consulenti del lavoro -precisa Marina Calderone, presi-dente del Consiglio nazionale -l'obbligo della formazione conti-nua è stato introdotto sin dal2000, con la consapevolezza dif-fusa che si tratta di un mezzo fon-damentale per adeguarsi alle esi-genze del mercato. In questi anninon sono emerse criticità ma nel-

l'immediato futuro si intravedo-no difficoltà nell'accreditamentodegli enti di formazione esternialla categoriache, conlanuovare-golamentazione, è sottoposto alparere vincolante del Ministerovigilante». Alcuni Ordini hannoaddirittura creato per questo sco-po scuoleadhoc : èilcasodegliin-gegneri e dei notai. A questi ultimila Fondazione del notariato ha de-dicato quest 'anno 13 convegni e loseminari online, frequentati que-sti ultimi da mille iscritti (quasi il25% del totale).

Ricca anche l'offerta per gli ar-chitetti: 3.750 gli eventi organiz-

le quali quest'anno è partito il nuo-vo triennio evanno conquistati 90crediti in totale. Gli agrotecnicihanno fatto ricorso contro il pare-re vincolante del ministero dellaGiustizia e, dunque,nonhannoan-cora un regolamento. In ritardoanche biologi e geometri, questiultimi con Il nuovo consiglio inse-diatosi solo a fine 2013. Per i geo-metri l'obbligo di aggiornamento

La plateaSono i professionisti obbligatialla formazione da quest'anno

zati sul territorio, l'8o% dei qualia titolo gratuito. Ma i corsi deon-tologici sono accessibili solo dasettembre. Per questo il Consi-glio ha appena deciso la prorogafino a giugno 2015 per i quattrocrediti obbligatori ogni anno perla deontologia.

t partita in ritardo anche lamacchina organizzativa dei gior-nalisti, con la piattaforma opera-tiva solo da luglio. Nonostante

l'ampia offerta (più di 1.300 corsiavviati, 870 a titolo gratuito)spesso i posti offerti vanno esau-riti in pochi minuti. Difficoltàqueste che spiegano in parte per-ché solo il 27% degli iscritti sia giàin regola. Faticoso anche l'accre-ditamento degli enti esterni: «Al-meno sei mesi sono serviti per ilparere delmïnisterodella Giusti-zia su corsi già vagliati da noi»spiega Giorgio Cacciaguerra,membro del consiglio architetti.Di tempi lunghi parla anche Mir-co Mion , presidente di Agefis,l'associazione dei geometri fisca-listi che sta avviando l'accredita-mento «con procedure che cam-biano da Ordine a Ordine».

Monitoraggio incompletoTrai pochi Ordini che hanno già ilpolso dei crediti raggianti, gliagronomi segnalano che solo illo% dei propri iscritti non si è atti-vato, mentre il 75% ha raggiuntol'obiettivo del primo anno. Beneanche i notai, con il 70% in regolaper ilprimo anno. Main pochihan-

no attivato un monitoraggio intempo reale: dati non disponibili,ad esempio, per ingegneri e geolo-gi e assistenti sociali.

«Alcuni meccanismi sono, si-curamente, ancora da mettere apunto - ammette Silvana Morde-glia, presidente del Consiglio na-zionale degli assistenti sociali -.Stiamo creando le condizioni perutilizzare al massimo i supportiinformatici».

Solo gli ingegneri poi si sonospinti piùinlà e stanno avvian do lacertificazione delle competenze:«Una banca dati unica e aperta alpubblico -spiega Stefano Calzola-ri, presidente dell'Ordine di Mila-no già partito con la sperimenta-zione - che seguirà l'aggiornamen-to dell'ingegnere dalla laurea inpoi e permetterà a tutti di selezio-nare il professionista, secondo lespecializzazioni richieste. Anche icrediti ottenuti a quel puntoavranno un reale valore di merca-to. Ma la certificazione sarà a pie-no regime solo dal 2016.

ORI P RODU ZIO NE RISERVATA

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Controlli rinviati alla fine del ciclo

Sulle sanzioni prevalela linea morbidan,íww Nessuna bocciatura e nean-che una insufficienza: per que-sto primo anno di debutto del-l'obbligo di formazione profes-sionale continua più che di san-zioni peri professionisti che nonhanno raggiunto il limite mini-mo di crediti richiesti dal pro-prio Ordine si può parlare disemplici avvisi, richiami e av-vertimenti.

Un po' per dare tempo agliiscritti di abituarsi alle novità,un po' per i ritardi con cui si sono"accesi i motori", gli Ordini pro-mettono di utilizzare la lineamorbida verso chi non è ancorain regola. Così, ad esempio, perquelio% di architetti che secon-do le prime stime, non si è anco-ra attivato potrebbe partire agennaio un richiamo da partedel presidente provinciale.

«Invieremo una lettera di av-viso» preannuncia al suo 6o% diinadempienti Paolo Bertazzo,consigliere delegato sul temaper i periti agrari. Del resto, lagradualità è la parola d'ordineper tutti i regolamenti adottatidai vari Consigli nazionali. Così

ad esempio per i consulenti dellavoro (regolamento in vigoreda gennaio, ma formazione giàobbligatoria per deontologia) leverifiche sono fatte alla fine delbiennio e chi non è in regola puòrecuperare nei sei mesi succes-sivi, altrimenti scatta la sanzio-ne della censura e solo in caso direcidiva si arriva alla sospensio-ne. Ciambella di salvataggio an-che per i periti industriali: l'Or-dine territoriale convoca chinon è in regola e definisce unprogramma di recupero in seimesi. Per i chimici, ogni manca-to adempimento costituisce il-lecito e la sanzione è commisu-rata alla gravità della violazione.

Per i giornalisti «le verifichescatteranno dopo ilprimo trien-nio,cioè dal2oi7» spiegailpresi-dente del comitato tecnicoscientifico Pierluigi Bertelli.Autocertificazione dei creditidopo tre anni anche per i geolo-gi. I veri conti quindi si farannosolo alla fine. Per tutti le sanzionisono affidate ai nuovi organismiesterni, i Consigli di disciplina.

ORI PRO DD ZION E RISERVATA

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Dagli agronomi ai periti industriali una fotografia in chiaroscuro

Secondo il Consiglio nazionalesu 21.500 iscritti, il 75% haraggiunto t'obiettivo del primoanno (l'ottenimento di almeno2 crediti formativi sui 9richiestine I triennio), mentre il10% ha zero crediti e it 15%siè attivato. Lin credito equivalea 8oredi corso.Circa 3mila agronomi hannoscelto corsi a distanza e 3.500almeno un corso esternoall'Ordine

CREDI'-

9 nel triennio

Entrerà i n vigore dal 1°gennaio 2015 i l nuovo regimedi formazione continua: ilperiodo di valutazione sarà ditre anni, nei quali occorreràaccumulare 60 creditiformativi (almeno 15 l'anno),di cui 9 inordinamento/previdenza/deontologia forense. Spazioalla formazione a distanza, perun massimo del 40% deicrediti del triennio

La formazione obbligatorianon è ancora in vigore per i13.898 iscritti a quest'Ordine,perché il Consiglio nazionaleha fatto ricorso contro il Dpr137/2012 contestando ilparere vincolante dellaGiustizia. l'orientamento delConsiglio è di chiedere 120crediti in 4 anni, con una sogliaminima di20l'anno, più unadote iniziate post-abilitazionedi circa 60-90crediti.

t

120 in 4 anni

Il regolamentosullaformazione non è ancora statopubblicato: inviato l'll marzo2014 al ministero dellaGiustizia, dopo le osservazioniapportate dal Ministero il 23ottobre , è ora in fase dilavorazione. I crediti richiestisono 150 nel triennio(salvomodifiche), pari a 50 l'anno(da un minimo di 25 a unmassimo di 75). Gli iscrittiall'albo sono circa 47mïla.

In base alle prime stime il 60%dei 152miia iscritti haraggiunto la soglia minima di10 crediti l'anno, il 30% ne hagià 20e solo il10%è a zero. Peril primo triennio sono necessari60 credi ti, di cui almeno4all'anno perla deontologia. Dal2017 ne serviranno 90 per ognitriennio. Nel2014 sono stati3.750 gli eventi formativiorganizzati dagli ordiniterritoriali

CREDITI RICHIESTI

60/90 in3anni

Il regolamento è statoapprovato il 18luglio2014.L'obbligodi formazione per ilomila chimici decorre dalprimo gennaio dell'annosuccessivo all'esame di Stato.Al momento del superamentodell'esame si accreditano 150crediti. Al termine di ogni annovengono detratti a ogni iscritto50 crediti. Per esercitare laprofessione bisogna averealmeno25crediti

Il regolamento è statopubblicato il 10 gennaio 2014e prevede che venganoconseguiti almeno 60 creditinel triennio (15 deontologici),con minimo 10 crediti l'anno.La violazione dell'obbligorappresenta illecitodisciplinare.Non sono ancora disponibili idati relativi alle percentuali dipartecipazione ai corsi da partedei 4lmila iscritti all'Albo.

CREDITI RI

60 nel triennio

Il nuovo regolamento sullaformazione continua,necessario per adeguarsi alDpr 137/2012, non è statoancora emanato. Per ora per115mila commercialistirestano in vigore le vecchieregole: i corsi sono accreditatidal Consiglio nazionale suistanza degli ordini territorialied è necessario consegui re 30crediti l'anno, per un totale di90 nel trien nio

60 nel triennio 150 nel triennio 2 5 in un anno 9 0 nel triennio

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Il regolamento approvato il25settembre 2014 entrerà invigore i l 1° gennaio 2015 eprevede che i 27mila iscrittidebbano conseguire nelbiennio almeno 50 crediti, dicui almeno6 su ordinamentoprofessionale e codicedeontologico. Per ciascunanno vanno maturati almeno16 crediti formativi. Secondo ilConsiglio nazionale il 95%degli iscritti partecipa ai corsi.

CREDITI RICHIESTI

50 nel biennio

Il Consiglio nazionale non haancora disponibili i datisull'aggiornamentoprofessionale obbligatorio daquest'anno. Gli oltre 250mitaiscritti all' Ordine devonoraggiungere un minimodi 30crediti l'anno. Chi era già iscrittoprima del 2014 ha ricevuto unadote iniziale di 60 crediti da cuivengono "scalati" ogni anno 30crediti a chi non compie alcunaattività formativa

CREDITI E

Il Consiglio nazionale nonfornisce dati provvisori sullafrequenza dei corsiobbligatori.Dal primo gennaio2014 ogni iscritto deveconseguire almeno 50 creditiin 3 anni, secondo il rapportodi icredito per ogni ora dicorso. Per i corsi a distanzasono obbligatorie verificheintermedie e finali. Previstiesoneri fino a2 anni permaternità/paternità

CREDITI ,._

5 0 in tre anni

Sui 4.776 iscritti ben 3.358 (il70%) han no già raggiunto iltraguardo dei 40 creditiannuali minimi su 100 richiestinel biennio, mentre solo 350non si sono ancora attivati ed ilresto è a metà percorso. Laformazione continua è unobbligo deontologico già dal2006. I corsi sono erogati dallafondazione del Nota nato cheha registrato 1.000partecipanti onli ne

CREDITI RICHIESTI

L'obbligo di aggiornamentoper i 109mila iscritti decorresolo dal1° gennaio 2015, perora il vincolo è solodeontologico. Ognuno dovràottenere 60 crediti in 3 annima senza soglie annuali. lirapporto crediti/ore diaggiornamento sarà di 1:1 per icorsi, mentre per i seminari siotterrà 1 credito ogni due ore,con un massimo di 3 crediti agiornata

CHIESTI

60 nel triennio

Su 17mila iscritti sono solo4mila q uelli soggetti all'obbligodi formazione continua (esclusi idipendenti pubblici echi nonesercita).Dalle prime sti me ci rca i 140° diquesti ha adempiutopienamente all'obbligo,conquistando i 30 cred itiannuali richiesti su un totaledi 90 in un triennio assegnatia partire da quest'anno con unmeccanismo " a scalare"

'1 'CHIESTI

Su 90.262 iscritti all'Ordine(professionisti full time epubblicisti) tra quelli ancora inattività soggetti all'obbligoformativo, circa 25mila (i 127%) sono già in regola con illimite minimo annuale di 15crediti introdotto daquest'anno. Altri 20milahanno iniziato il percorso. Lamodalità di erogazione onli neha "conquistato" oltre 16milaiscritti.

CREDITI'

60 nel triennio

Il regolamento sullaformazione contin ua risale a 131 dicembre 2013: sonorichiesti 120 crediti i n 5 anni,con un minimo di 15 l'anno.Peri nuovi iscritti (sul totale di44.223) l'obbligo a nnualescatta da 11° gennaio dell'annosuccessivo all'iscrizione. Comeper gli altri ordini, esoneri pergravidanza, maternità epaternità e interruzionedell'attività professionale

30in un anno 100 nel biennio 90 nel triennio 120 in 5 anni

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Piano)Eugenio Occorsio

Dalla stazione ferroviaria dell' aerop o r-to diVenezia (spesaprevista l l4,2 mi-

lioni) al potenziamento del porto commer-ciale di Augusta iii Sicilia (52 milioni), dallabretella di collegamento Campogalliano-Sassuolo che uniràil distretto dellaceramicaall'Al (520 milioni) fino alla linea ad altave-locità Genova-Tortona (6,1 miliardi). E cosìvia con strade, autostrade, porti, aeroporti,ferrovie, perfino piscine comunali e centri'

OPERE PUBBLICHE IN DISCUSSIONEAlcuni dei finanziamenti chiesti sul piano Juncker,importi in milioni di euro -n AUTOSTRADA SALERNO -R.

Ultimi 59 kmCALABRIA

2.900

® AUTOSTRADA ROMA-LATINA68,3 km

n FERROVIE DELLO STATOStazioni e opere connesse

2.700

1.950WU® PORTO DI VENEZIA

Costruzione nuovo hubi

congressi. Ha più di 200 voci l'elenco conse-gnato dal governo allatask-forcediBruxellesDevelopinginvestnzentprojectpipelineinca-ricata di raccogliere le opere di tutti i Paesidell'Ue che si candidano ai finanziamentidei piano Juncker.Il capitolo Italiaè stato in-serito dai funzionari comunitari nel maxi.-faldone europeo (1700 opere ognuna con il-lustrazione del lavoro, stato di avanzamentoe finanziamenti previsti), é messo sul tavolodellapresidenza. Eilpiùcorposo in assoluto.

segue a pagina 4

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Infrastrutture Pagina 17

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Autostrade, porti, ferroviepärte l'assalto alla diligenzadei föndi dei plano Juncker

II ministro del

IL PROGRAMMA EUROPEODI INVESTIMENTI NASCE FRAMILLE PERPLESSITÀ MA GIÀPIOVONO LE RICHIESTE DIINTERVENTO: DALL'ITALIAPIiJCHE DAQUALSIASIALTROPAESE. VENGONO RIPESCATIANTICHI PROGETTI GIÀSCARTATI DAREGIONI EAUTORITÀ DI CONTROLLO

Eugenio Occorsio

seguedalla primaI1 totale dei finanziamenti pre-

visti assomma a circa 1.400miliardi. In questo mare magnum,non si sa ancora con quali criteri, lapresidenza sceglierà le poche for-ttinate infrastrutture che avrannoaccesso ai sospiratissimi finanzia-menti europei. «A questo punto -osserval'econonìistaRainerMase-ra —si aprirà una sottile questioneinterpretativa: non è chiaro ancorase il famoso "sgravio" dal computodeficit/pil varrà al momento diconferire le quote nazionali al nuo-vo fondo appositamente costitui-to, oppure quando partiranno i la-vori veri e propri».

2. Nel mega-file.depositato presso

Tesoro italianoPier CarloPadoan (1);il presidentedellaCommissioneeuropea, JeanClaudeJuncker (2)

la Commissione c'è di tutto, gran-di, piccole e piccolissime opere. Sel'Anas chiede la bella somma di 2,9miliardi p ercompletare la S alemo-Reggio Calabria "chiudendo" gliultimi 59 chilometri ("in diversisegmenti", è sp ecificato), il consor-zio dei comuni Menaggio-Centrolago di Como si accontenta di700mila euro per migliorare lestrutture di connessione in bandalarga (lapiùrispariniosaè in questacategoria la Croagh Patrick Com-munity di West Mayo, Irlanda, chechiede 200mila euro). La RegioneFriuli-Venezia Giulia ha la stessaintenzionemahabisogno di 18 mi-lioni. Né manca di saltare sul carrodei fondi Ue la Infratel, società in-house del ministero dello Sviluppocostituita per attuare il Piano nà-zionalebanda ultralargaper ridur-reildigitaldivide, che chiede 64 mi-lioni difmanziamento. I1Program-ma obiettivo competitività regio-naleeoccupazionedelVeneto chie-de invece 40 milioni sempre perl'accesso al web veloce, che è alcentro degli obiettivi di un'altraventina di entipubblicicomelaRe- .gione Emilia-Romagna che ha bi-

sognodi20milioni (sono 159intut-ta Europa), ma anche di gruppipubblico-privati come l'associa-zione Giga Ciro, costituita da ungruppo di docenti italiani di geofi-sica e idrogeologia: ha fatto inseri-re nel bando un suo progetto dibanda larga senza peraltro preci-same né i contorniné il costo.

Scorrendo l'infinita congerie deiprogetti italiani non mancano ipunti su cui interrogarsi. L'auto-strada Catania-Ragusa è inseritaper 815 milioni: ma in realtà il pro-getto è già in fase di avvio dei can-tieri, è stato quasi interamente fi-nanziato eprevede Merla metàfon-di privati. L'upgrade della A4 Trie-ste-Venezia, in particolare un pon-te sul Tagliamento e il casello di

Palmanova, viene indicato duevolte, al capitolo 1080 e 1082 per440,7 milioni, e sempre due volte(1081 e 1083) viene citata la terzacorsia fra S.Donà di Piave e Alviso-poli per ben 560 milioni. Due volte(voci 1092 e 1123) è presente ancheil "people mover" fra la stazione el'aeroporto di Bologna da 107 mi-lioni. Sembra quasi un copia-in-colla venuto male di vecchi docu-menti del Cipe: a-parte le imperfe-zioni pratiche, si vanno aripescarea fianco di alcuni progetti che sa-rebbero in effetti plausibili, come ilcollegamento ferroviario fra i ter-minal 1 e 2 di Malpensa (114 milio-ni) o gli ampliamenti dei porti diGenova (150 milioni) e di Civita-vecchia, progettidiinfrastrutture alungo discussi e probabilmentenon indispensabili. Nella fretta èstato inserito, per esempio, un im-pianto dienergiasolare aMarazainEmilia, da realizzare in joint-uen-ture con gli spagnoli di Abengoa: iproponentihanno avuto all'ultimomomento il buon senso di precisa-re che il finanziamento di 260-mi-lioni va verificato a causa delle mo-difiche nella legislazione italianasulle rinnovabili. C' è da immagina-re quali possibilità abbia un'operadel genere di passare il vaglio deipuntigliosi funzionari comunitari.

Altrove c'è un inspiegabile sfa-samento dei tempi e dei modi: sichiede un contributo all'amplia-mento dell'interporto regionale diPuglia, a ridosso della zona indu-

striale di Bari, con la realizzazionedi una serie di piattaformelogisti-che: ma sul totale dichiarato delprogetto di 150 milioni, 60 eranogià presenti nella vecchia pro-grammazione e 90 nella prossimastando ai dati della Regione Pugliasecondo cui di questi ultimi 60 pro-vengono dal finanziamento pub-blico (già stanziati) e 40 da partnerprivati.. Una delle cose non chiare delpiano-Juncker è se nei famosi (emiserrimi) 16 miliardi garantiti da"risorse comunitarie" entrerà par-te dei fondi regionali di sviluppo.Sarebbe utile chiarirlo, per fare unesempio, pensando al raddoppioferroviario della Bari-S.Andrea Bi-tetto: già presente nei finanzia-

menti del fondo Pon, riappare oraper 120 milioni di euro. Diventa al-trettanto confusala situazione del-la tratta La Malfa-Carini del nodoferroviario di Palermo (129 milio-ni) e di quella Fiumetorto-Oglia-strillo della Palermo-Messi-na (333 milioni), giàfinanzia-ticonfondiPor. C'èpoi, ami-nare la credibilità del contri-buto italiano al documentopreparatorio, una serie di so-vrapposizioni con lo Sbloc-ca-Italia: la Autostrade delLazio Spa chiede 2,7 miliardiper lalungamente attesa au-tostrada Roma-Latina (68,3chilometri), appena inseritanel suddetto decreto ma giàfinitainunlimbo diincertez-za per motivi ambientali, diespropri e non ultimo di fon-di: oraciriprovano con il pia-no Junker. Sempre nelloSblocca-Italia è inserito l'in-tervento sulla cosiddetta"Telesina", la statale 372 checollega Benevento con Caia-nello e quindi con l'Al. L'A-naschiede ora allaUe 588 mi=lioni per portarla a 4 corsie,ed è l'ennesimo tentativo: ilavori erano stati inseriti nel"Piano per il Sud" del Cipenel 2011 (per 90 milioni) poiannullato, quindi ripropostocon il "Decreto del fare" del2013, infine inserito nel de-creto Renzi del giugno scor-so. Il primo cantiete dovreb-

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be aprire il 31 agosto 2015,ma ora perché riaprire laquestione con il pianoJunker, rialzando perdi piùcosì tanto la posta?

Altre volte ancora l'im-pressione è che si voglia ri-prpporre per intero maxi-com-messe pubbliche già ridimensio-nate dalle autorità di controllo na-zionaliedeuropee, oppuresempli-cementetroppo ambiziosi. Il portodi Veneztaiipropone l'hub offsho-re per grandi navi completo di oil econtainer terminal, che in effettieviterebbe ilpassaggio dellenaviinlaguna ma costala bellezza di 948milionidieuro.Ilprogetto "Portadib`alérno" della Regione Campania,'con soggetto attuatore l'Autoritàportuale, viene riproposto per 146milioni. Si tratta di una serie di col-legamenti ferroviari e stradali da eperilporto che però era già stato ri-dimensionato da una serie di mo-difiche a25 milioni, il 17% di quan-to previsto. Sempre in Campania,riemerge il raccordo Salerno-Avel-

lino - investimento programmato246 milioni - giàvarato dal Cipe nel2011: la regione non era riuscita arispettare i termini, l'ha allora ri-pro grammato nelfebbraio 2014 in-cappando però in difficoltà finan-ziarie che ora cerca di superare.

Il problema vero, ricorda PaoloGuerrieri, economista della Sa-pienza di Roma, è che «i soldi sonotremendamente pochi. Sarebberopochi, rispetto alla mole dei lavori

presentati, anche se davvero si ar-rivasse a 300 miliardi come pro-me ss o d a Juncke,r. Ma s ono p o chis-simi se si guarda alla realtà dei fatti,che parla appena di una ventina dimiliardi, una frazione di quelli ri-chiesti, e appoggia le sue speranzesu una non meglio precisata "leva"con il settore privato». La debolez-za del meccanismo della "leva" èconfermata anche da Brunello Ro-sa, capo macro-economista delRoubini Global Economics: «Unmeccanismo del genere funzione-rebbe in tempi di espansione eco-nomica. Ma in un momento di re-cessione è difficile trovare soci pri-vati che.si impegnino in program-mi di investimento così ambiziosi:le abbiamo viste tutti le immaginidella p artita di pallone giocata nel-le corsie vuote della BreBeMi». Epoi, riprende Rainer Masera, «ba-sare sul leverage un piano di taleimportanza in un momento in cuiviceversa l'uscita dalla crisi si basain tutto fl mondo sul deleveragepubblico e privato, mi sembraquantomeno anacronistico».

[GLI ESPERTI 1

3Gli economistiPaolo Guerrieri (1);Brunello Rosa (2) eRainer Masera (3):

.tutti esprimono unp. forte scetticismo

sulla fattibilità delpiano luncker

LE GRANDI OPERE ITALIANEAlcuni dei finanziamenti chiesti sul piano Juncker, importi in milioni di euro

R AUTOSTRADA SALERNO -REGGIO CALABRIAUltimi 59 km

R PORTO DI TRIESTE INuovi moli e piattaforme logistiche

R PORTO DI TRIESTE II' Connessioni ferroviarie

R PORTO DI RAVENNAApprofondimento di tre canali

R FERROVIE DELLO STATOStazioni e .opere connesse

R AEROPORTO DI VENEZIAEspansione parcheggi e collegamenti

R ANAS/PORTO DI RAVENNAMiglioramento sicurezza stradale statale 309

Nel grafico,alcune delleoltre 200grandi opereitaliane«ripescate" inoccasione deipiano Juncker:ne verràfinanziata soloun'infinitesimafrazioe

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M1 ,

Nelle foto qui a fianco alcuni dei potenziali"beneficiari" dei piano Juncker: il porto diCivitavecchia (1) al quale mancano alcunilavori per completare l'adeguamento per legrandi navi sia merci che passeggeri; laVariante di Valico Firenze-Bologna (2) chesta per essere completata ; l'aeroporto diMalpensa (3) per il quale il progetto prevedeun collegamento ferroviario fra i terminal 1 e2; una centrale solare (4): a quest 'ultimoproposito, forti incertezze sulla loro urgenzasono state di recente sollevate in diversiPaesi nei quali sono sovvenzionate a caricodi tutti i consumatori di energia elettrica _

IL CALO DEGLI INVESTIMENTIIn % sul Pii, area euro per settori

._25

E t DUBBI IIIN PRETA FIIV I--

Quello sgravio fiscale fantasma dai vincoli di bilancio

Tra i tanti elementi di incertezza che circondano il pianoJuncker c'è l'atteggiamento della Germania : su 1700interventi richiesti , non più di qualche decina sono quellitedeschi. Perché? Le interpretazioni sono aperte. C'è chidice che Berlino abbia voluto così rimarcare la propriaavversione rispetto a un intervento pubblico che contraddicela sua ben nota visione di fondo , chi sostiene che abbiavoluto fare un bel gesto lasciando ai Paesi in difficoltà lafacoltà di usufruire del piano (e magari finanziandosi inproprio gli investimenti infrastrutturali come in effetti avevaaccennato Schauble), chi infine sostiene che quando saràtutto approvato pioveranno anche i progetti tedeschi.

,9.

IIRAZIENDE PRIVATEFAMIGLIE e` ENTI PLIBBI ICI

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La storia di Silvio Bartolotti: dal recupero della Micoperi in amministrazione controllata all'operazione con cui ha raddrizzato la nave della Costa

L'imprenditore che ha salvato la ConcordiaSilvio Bartolotti è un settan-

tenne ragazzino di Lugo di Ro-magna che si fregia dell'appella-tivo di contadino come se fosseun titolo nobiliare. Bartolotti, inrealtà, dovrebbero chiamarlo"il marinaio": le sue imprese equelle della Micoperi sanno disalsedine e di sforzi sovrumaninelle profondità marine, conuna squadra affiatatissima disommozzatori-ingegneri chepiantano negli oceani piattafor-me petrolifere e raddrizzano gi-ganti del mare come la CostaConcordia.

Bartolotti è il simbolo dellaRavenna imprenditoriale, unbastian contrario alla Raul Gar-dini, che non a caso popolò lecronache finanziarie e monda-ne degli anni 8o con quell'appel-lativo ("il contadino") al quale iravennati purosangue non ri-

nuncerebbero per nessuna ra-gione almondo. Bartolotti, a dif-ferenza di Gardini, la finanzal'ha sempre lasciata fuori dalleporte della sua azienda. Per luil'essere umano conta molto piùdelle scalate in Borsa. E appenastringe la mano all'ospite, senteil dovere di comunicargli checontinua a vivere in una casa diedilizia economica e popolarealla periferia di Ravenna comeuno dei suoi 1.200 dipendenti.

Un imprenditore rosso? Ne-anche per idea. Nella regione

roccaforte del Pd, lui non fa mi-stero di essere allergico alle co-op e allo strapotere della sini-stra. La sua storia è quella di unimprenditore caparbio («perfare questo mestiere bisogna es-sere matti») che cominciala suaavventura rilevando con duesoci un'azienda nel settore an-tinquinamento. V amale. E dopoquattro anni liquidai soci e cedele attrezzature ai dipendenti.

Ci riprova con la Protan, nelcampo delle protezioni anticor-rosive, con un prestito di92omila lire.In pochi anni il fat-turato vola a 38o milioni di vec-chie lire. Quando gli propongo-no di rilevare la Micoperi,un'azienda da io miliardi di fat-turato che nel 1957 lavorò allabonifica del Canale di Suez, Bar-tolotti chiede consiglio a RaulGardini (dagiovane era stato di-

pendente del gruppo Ferruzzi)e Aldo Belleli, ai tempi a capo diun colosso dell'impiantistica.Infuria Tangentopoli. Gardini eBelleli sono inghiottiti dallecronache giudiziarie.

A Bartolotti non resta che ca-varselada solo.Epropone almi-nistero - Micoperi è in ammini-strazione straordinaria- un pia-no di salvataggio a puntate conun prestito di 65o milioni dellaCassa rurale artigiana di Russi eRavenna. Il ministero dice sì.Micoperi è salva. E oggi operanel Mediterraneo, in Africa e inMessico, dove uno dei suoi duefigli sovrintende alle attivitàperl'area caraibica e dell'Americacentrale.

L'imprenditore di Lugo sorri-de: «Quante notti senza chiude-re occhio». Un'insonnia checontinua, a giudicare dai pro-

getti che il settantenne ragazzi-no continua a sfornare: dallastart up per le ricerche nelleenergie alternative a un centroche sperimenta vegetali biolo-gici per rimpiazzare i prodottichimici in agricoltura.

Il contadino non nascondeneanche la sua forte vocazionepedagogica. La creatura che loappassiona di più è una scuolaparitaria intitolata a San Vin-cenzo de' Paoli: unmodello edu-cativo che si fonda sull'insegna-mento di tre lingue già dalla piùtenera età (russo, inglese e spa-gnolo), la musica e la pratica ditre discipline sportive: vela,equitazione e rugby. Di nuovomare e terra, le sue stelle polari.

M. Mau.® RI PRO D U7 ONE RISERVAI A

Tra le altre iniziativeuna scuola paritariaJ[ cui modello comprendel'insegnamento di tre linguee la pratica di tre sport

Silvio Bartolotti . L'ad di Micoperi davanti alla Costa Concordia al Giglio

Ingegneria Pagina 21

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Economia WELFARE & CRISI

Qui mi gioco la

121 :è !;1()è :Gli enti previdenziali dei professionisti finiscono nel

mirino di pm e Authority. Tra affari sospetti e conflittid'interessi. Mentre molti bilanci sono a rischio

DI VITTORIO MALAGUTTI

MEDICI AGENTICOMMERCIO

AVVOCATI

Numero iscritti Numero iscritti Numero iscritti177 mila

Patrimonio Patrimonio Patrimonioin miliardi di euro in miliardi di euro in miliardi di euro

6,3 6,7Rendimento titoli Rendimento titoli Rendimento titoli

2,77%Rendimento immobiliare Rendimento immobiliare Rendimento immobiliare

n.d.

INGEGNERIARCHITETTI

Numero iscritti167 milaPatrimonioin miliardi di euro7,3Rendimento titoli3,88%Rendimento immobiliare-0,95%

Rendimento titoli

Rendimento immobiliare1,3

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opo il primo incontro,nel gennaio scorso, siera congedato con unapromessa impegnativa.«Chiariremo tutto».

1)Magari. A dieci mesi didistanza siamo dacca-

po. Mercoledì 26 novembre, per laquarta volta dall'inizio dell'anno, lacommissione parlamentare di control-lo sugli enti previdenziali ha chiamatoa rapporto il presidente di Enasarco,Brunetto Boco, che però, come nell'oc-casione precedente, non si è neppurepresentato, sostituito dal suo vice Gian-roberto Costa. Il bilancio della cassapensionistica degli agenti di commer-cio, un colosso con oltre 6 miliardi dipatrimonio, racconta di investimentisballati e titoli ad alto rischio, gestioniin perdita e complicate manovre finan-ziarie. Boco è da sempre prodigo dirassicurazioni. Gli oltre 200 mila assi-

CNPADC

Numero iscritti60 milaPatrimonioin miliardi di euro5Rendimento titoli5,75%Rendimento immobiliare1,53%

curati Enasarco possono stare tranquil-li. Le pensioni non sono in pericolo.

Tutto sotto controllo, quindi. Se nonfosse che la versione del presidente è co-stretta a confrontarsi con la cronaca degliultimi mesi e con le zone d'ombra di unagestione che fatica a tamponare le falle dimolti affari azzardati del recente passato.A un certo punto, per dire, si è scopertoche era sparita la documentazione relativa- si legge nel bilancio 2013 dell'ente - «alleattività istruttorie o, comunque, precon-trattuali svolte dagli uffici competenti perla materia finanziaria fino all'anno 2012».In altre parole, Enasarco non è in grado diricostruire, carte alla mano, come e perchésiano stati decisi investimenti miliardari.La questione è scottante, se si pensa chealcune operazioni, come la sottoscrizionedel prodotto strutturato Anthracite, delvalore di 780 milioni, hanno prodottoperdite per decine di milioni. E ancoraoggi quell'affare disastroso si porta dietro

RAGIONIERI

Numero iscritti29 milaPatrimonioin miliardi di euro1,8Rendimento titoli2,80%Rendimento immobiliare1,20%

INPGI

GIORNALISTI

Numero iscritti17 milaPatrimonioin miliardi di euro

Rendimento titoli1,Rendimento immobiliare2,7 li 5-3,

una scia di problemi e di sospetti. Tantoche la Covip, l'Authority che tra l'altrovigila sugli investimenti degli enti previ-denziali, ha espresso forti perplessità suicriteri con cui sono stati iscritte nel bilanciodell'ente le garanzie legate alla ristruttura-zione del titolo Anthracite.

«Siamo molto preoccupati per Enasar-co», ha commentato Lello Di Gioia, ildeputato del Psi (eletto nelle liste del Pd)che presiede la commissione parlamentaredi vigilanza. E Boco è finito nel mirinoanche dell'opposizione interna. C'è chichiede senza mezzi termini il commissaria-mento. È il caso di Maurizio Bufi, presi-dente dell'Anasf, l'associazione che rap-presenta 12 mila dei 52 mila promotorifinanziari iscritti all'albo, in buona parteassicurati con l'ente pensionistico degliagenti di commercio. Secondo Bufi la si-tuazione in cui versa la cassa guidata daBoco sarebbe ormai «definitivamentecompromessa». Parole grosse. Fatto stache la bufera Enasarco scuote tutto il siste-ma previdenziale dei professionisti. Unesercito di oltre un milione e 200 milacontribuenti: ingegneri, architetti, avvoca-ti, medici, giornalisti, farmacisti. In tuttouna ventina di categorie che hanno affida-to le loro pensioni ad altrettanti enti, for-malmente privati ma soggetti a obblighi (ea controlli) pubblici.

Le casse come Enasarco, ma poi c'èl'Enpam dei medici, Inarcassa di ingegne-ri e architetti e così via, gestiscono in tota-le qualcosa come 60 miliardi di patrimo-nio. Un tesoro che fa gola a molti. In primisallo Stato, che negli ultimi anni ha sotto-posto la previdenza privata a innumerevo-li tasse e balzelli. Da ultimo, con la legge distabilità, è arrivato anche l'aumento dal20 al 26 per cento dell'imposta sui rendi-menti dell'attivo a bilancio. Con gli anni,attorno alle pensioni dei professionisti si èpoi sviluppato un fiorente business fattodi consulenze e intermediazioni. Affarispesso opachi, dove si naviga a vista tra iconflitti d'interessi. Non per niente, neigiorni scorsi sono rimbalzate in Rete e suigiornali le notizie sulle ultime inchiestepenali sulle casse previdenziali. Storie dicompravendite immobiliari e di complica-ti giochi finanziari, a volte con il contorno,secondo l'accusa, di ricche mazzette.

La contabilità delle indagini disegna unquadro quantomeno preoccupante per ifuturi pensionati che hanno affidato i ►

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Rapporto fra contributi versati dagli iscritti alla cassa previdenzialee pensioni erogate nel 2013 . Un rapporto inferiore a 1 rappresentaun segnale d'allarme : significa che la cassa , nell'anno in questione, ha erogatoin pensioni una cifra superiore ai contributi versati dagli iscritti attivi

0,0 0,5 1,0 1,5 2 ,0 2,5 3,0i 1

Gionalisti lnpgi

Agenti di commercio Enasarco

Geometri Cipag

Farmacisti Enpaf

Notai Cassa notariato

Ragionieri Cnpr

Medici Enpam

Avvocati Cassa Forense

Ingegneri Architetti Inarcassa

Commercialisti Cnpadc

0,81

0,97

M

1,02

1,29

El

loro soldi a questi enti previdenziali. Aconti fatti sono quattro i presidenti, tra exe ancora in carica, che rischiano di andarea giudizio per vicende legate al loro ruolo.La lista degli indagati comprende EoloParodi, classe 1926, già deputato Dc, poiForza Italia, che per quasi 20 anni (dal1993 al 2012) ha tirato le fila dell'Enpam.Parodi, insieme al consulente MaurizioDallocchio, docente all'Università Bocco-ni, è finito sotto accusa (truffa e ostacoloalla vigilanza) per gli investimenti ad altorischio in prodotti derivati che avrebberoprovocato perdite per almeno 250 milioni.Domenico Arcicasa, già presidentedell'Enpap, la cassa degli psicologi, andràinvece a processo (ostacolo alla vigilanza)per la compravendita di un palazzo roma-no dell'ente nella centralissima via della

2,39

2,8

Fonte: Bilanci

Stamperia. Nel gennaio 2011 l'Enpapacquistò l'immobile per 44,5 milioni fa-cendo guadagnare 18 milioni al senatoredi Forza Italia Riccardo Conti, che l'avevacomprato poche ore prima. Nell'indagineè coinvolto anche l'ex coordinatore diForza Italia, Denis Verdini, per via di unmilione di euro che proprio in coincidenzadella conclusione di quell'affare immobi-liare fu versato da Conti alla moglie diVerdini.

È di pochi giorni fa, invece, la notizia cheriguarda Paolo Saltarelli, fino a sei mesi faalla guida della Cassa deiragionieri (Cnpr).Saltarelli è stato arrestato 1'11 novembreper una presunta tangente di oltre un mi-lione di euro. Nella stessa indagine dellaprocura di Milano è coinvolto anche An-drea Camporese, numero uno dell'Inpgi,

ALBERTO OLIVETI, PRESIDENTE DI ENPAM E, A DESTRA, BRUNETTO BOCO DI ENASARCO. IN ALTO, L'INTERNODEL PALAZZO DELLA RINASCENTE A MILANO, CHE FA PARTE DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE DELL'ENPAM

l'istituto previdenziale dei giornalisti. Perlui, che è anche alla guida dell'Adepp,l'associazione di categoria delle casse pre-videnziali, l'accusa è quella di truffa aggra-vata ai danni dell'ente che presiede. Lavicenda di Camporese, come quella diSaltarelli, nasce dai loro rapporti con So-paf, la holding quotata in Borsa, ora inliquidazione, all'epoca controllata daiMagnoni, famiglia molto nota nel mondodella finanza nazionale.

A partire dal 2009 la cassa dei giornali-sti e quella dei ragionieri hanno conclusoaffari per decine di milioni con il gruppoSopaf. Nel caso di Camporese è emersoanche un pagamento a suo favore di 25mila euro annui (per due anni) da parte diun fondo lussemburghese che faceva capoalla galassia dei Magnoni. In questo fondo(Adenium global private equity fund)l'Inpgi ha investito 16 milioni di euro.Nelle carte dell'inchiesta, i soldi a Campo-rese vengono spiegati come il compensoper la partecipazione del giornalista a unadvisory board del fondo. «Nessun con-flitto d'interessi», si difende il presidentedell'Inpgi, che definisce «del tutto coeren-te con la prassi internazionale» la parteci-pazione di un rappresentante degli investi-tori, in questo caso la cassa dei giornalisti,a un comitato di consulenti del fondod'investimento.

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Resta l'imbarazzante particolare di quei25 mila curo ricevuti come compenso.«Ma quei soldi li ho dati in beneficenza»,sostiene Camporese. A "l'Espresso" risul-ta che anche il manager Luigi Roth, inpassato a lungo presidente dell'aziendapubblica Terna, ha fatto parte dello stesocomitato. «Ho partecipato solo a un paiodi incontri», taglia corto Roth.

Nei prossimi mesi si capirà se la vicen-da dei rapporti pericolosi tra la Sopaf deiMagnoni e le casse previdenziali appro-derà in tribunale. Portavoce e difensoridegli enti pensionistici non si stancano diripetere che i fatti al centro delle inchiestedella magistratura risalgono ad anni fa eche nel frattempo le procedure di selezio-ne degli investimenti, così come i control-li a posteriori, sono state rivedute e cor-rette. Storie vecchie, insomma, perchéadesso le garanzie a tutela di una correttagestione sarebbero di molto aumentaterispetto agli anni scorsi.

Non è solo una questione di controlli,però. In tempi di recessione economica lecasse, in misura diversa tra loro, sonochiamate a far fronte a nuove tensioni suiconti. In sostanza, il numero e l'importocomplessivo delle pensioni erogate au-menta a un ritmo maggiore rispetto aicontributi versati dagli iscritti. Anche perquesto già nel 2011 con il governo di

Mario Monti, gli enti hanno dovuto pre-sentare ai ministeri vigilanti, Economia eWelfare, una relazione tecnica che attestila sostenibilità dei conti in un arco di 50anni. Molti bilanci però restano sul filo delrasoio. Nel caso di Enasarco e Inpgi l'annoscorso i costi della previdenza hanno su-perato i versamenti degli assicurati. Cipag(geometri) edEnpaf (farmacisti) si trovanopoco sopra il livello di guardia. Di questopasso sembrano inevitabili nuove mano-

vre straordinarie, già varate negli anniscorsi, con l'aumento dei contributi ol'innalzamento dell'età per la pensione.

Recessione a parte, anche le discutibiligestioni del passato hanno lasciato tracceprofonde nei bilanci. Nei conti complessi-vi del sistema casse compaiono ancora ti-toli obbligazionari strutturati per centina-ia di milioni acquistati ai tempi del boomdella finanza globale, prima della grandegelata cominciata negli Stati Uniti nel ►

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2007. Titoli come questi, per loro naturamolto complessi visto che sono legati alrendimento di altre attività, presentano disolito due caratteristiche. Pur garantendo,di solito, il rimborso del capitale a scaden-za, i rendimenti delle obbligazioni struttu-rate possono variare molto nel corso deltempo. Inoltre, salvo poche eccezioni, sitratta di asset illiquidi, cioè non sono trat-tati su listini regolamentati. In caso di bi-sogno, quindi, diventa molto difficile tro-vare dei compratori.

Ecco perché negli anni scorsi alcunecasse sono state costrette a fare marciaindietro, nel tentativo di svincolarsi daquelle attività diventate all'improvviso adalto rischio per effetto della bufera suimercati. Facile a dirsi. Mettere in sicurezzai bilanci può trasformarsi in un'operazio-ne dagli esiti quantomeno incerti. In com-penso, i costi sono certi e quasi semprealtissimi, perché al prezzo della ristruttu-razione dei titoli in questione vanno ag-giunti i compensi per i banchieri a cuiviene affidato il restyling.

IL PRESIDENTEINPGI (GIORNALISTI)E ACCUSATO DALLA

PROCURA DI AVERTRUFFATO IL SUOSTESSO ISTITUTO

n

Ne sanno qualcosa all'Enasarco, cheper tre volte nell'arco di cinque anni hatravasato da un contenitore all'altro i 780milioni di curo a suo tempo investiti nellagià citata Anthracite. Con il risultato che,dopo aver sopportato oneri per decine dimilioni, l'ente pensionistico degli agenti dicommercio presenta un portafoglio inve-stimenti che continua a sollevare le per-plessità di organi di controllo pubblicocome la Covip. Non tutte le casse sonouguali, ovviamente. L'Enpam guidata dal

ANDREA CAMPORESE, PRESIDENTE DELL'INPGI(LA CASSA DEI GIORNALISTI). IN BASSO: IL TANKAVILLAGE IN SARDEGNA, DI PROPRIETÀ DELL'ENPAM

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presiedente Alberto Oliveti possiede anco-ra titoli strutturati per circa 2,3 miliardi suinvestimenti finanziari per un totale dicirca 7 miliardi. L'Inarcassa, l'ente pensio-nistico di ingegneri e architetti, alla voce"note strutturate" elenca attività per 267milioni, ovvero una percentuale minimadi un portafoglio che vale, escludendo gliimmobili, oltre 5 miliardi. La Cassa foren-se, che gestisce le pensioni degli avvocati,e anche l'Inpgi dei giornalisti, presentanoinvece un bilancio privo di investimentidiretti in titoli derivati.

Va detto che negli ultimi anni i gestorihanno cambiato rotta. Dopo gli azzardidel passato, quasi tutti sono tornati apuntare sui titoli di Stato dal rendimento(soprattutto di recente) non proprio ele-vato, ma in compenso relativamente si-curi, almeno in confronto alle obbligazio-ni strutturate. Btp e Cct rappresentanocirca il 12 per cento dei 60 miliardi delportafoglio totale delle casse. L'investi-mento principe resta però il mattone. Inbase alle statistiche più aggiornate, gliimmobili rappresentano circa il 30 percento delle attività complessive dellecasse, per un valore, quindi, di oltre 20miliardi. I rendimenti, come risulta dalletabelle pubblicate nelle pagine preceden-ti, non sono granché. Difficilmente si su-pera il 2 per cento annuo.

Ma c'è di peggio. La cessione del patri-monio immobiliare di Enasarco, annun-ciata nel 2009 e partita nel 2011, ha do-vuto fare i conti con il crollo del mercato.Dei 12 mila appartamenti messi in vendi-ta, finora solo la metà ha trovato un ac-quirente. I vertici dell'ente contavano diincassare almeno 1,5 miliardi di plusva-lenze, ma l'obiettivo ormai sembra im-possibile da raggiungere per effetto dellacrisi del settore e della conseguente bruscadiscesa dei prezzi. In compenso, i profittiper oltre 100 milioni realizzati l'annoscorso con la vendita degli immobili sonoserviti a tappare la falla in bilancio 2013di Enasarco, che ha così chiuso i conti conun utile di gestione.

Lo stesso discorso vale per l'Inpgi. Lacassa dei giornalisti ha guadagnato oltre90 milioni collocando una parte del pro-prio patrimonio immobiliare in un fondocostituito ad hoc. Senza quella provviden-ziale plusvalenza la gestione si sarebbechiusa in rosso di oltre 50 milioni su 460milioni di ricavi. n

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Vavvocato va alla guerra delle parcelleDI STEFANO LIVADIOTTI

Sono in ballo poco meno di 8 miliardidi euro, il monte dichiarazioni dei redditiannuale degli avvocati iscritti alla Cassa diprevidenza e assistenza, nello scontro tral'Autorità garante della concorrenza e delmercato e il Consiglio nazionale forense.Tutto comincia il 19 novembre del 2012,quando un'imbeccata spinge gli uominidi Giovanni Pitruzzella a dare una sbirciataal sito del Cnf, scoprendo così che eranostati in qualche modo riesumati i minimitariffari per gli avvocati, resi non vincolantidalle lenzuolate di Pier Luigi Bersani nel2006 e poi definitivamente abrogati dalgoverno di Mario Monti con il decreto"Cresci Italia" del 2012 (oggi sono invigore solo dei parametri, che scattanoin caso di contenzioso tra legale e clienteo quando a pagare la parcella è lo Stato).L'Antitrust apre un'istruttoria. II Cnf sidifende. Ne fa una questione di etica:«Gli organi preposti al controllo delladeontologia, segnatamente dei decoroprofessionale, possono intervenire percensurare non già qualsiasi scostamentodalle tariffe, bensì le richieste di compensiincompatibili, in quanto sproporzionati, conil valore della prestazione». L'Antitrust nonarretra. Anzi: apre un nuovo fronte,accusando il Cnf di un altrocomportamento giudicato lesivo dellaconcorrenza. Si tratta di un parere controi siti che propongono ai consumatoriassociati sconti sulle prestazioniprofessionali. II Consiglio forense si fa dinuovo scudo dei suo codice deontologico,che prevede il divieto di accaparramentodella clientela. Ma il 14 novembre scorso,con un documento di 59 pagine, l'Antitrustemette iI suo verdetto: una multa da915.536 euro e 40 centesimi, la piùsalata mai inflitta a un ordineprofessionale. II Cnf non ci sta e annunciaricorso aI Tar.Per l'Antitrust ci sono pochi dubbi.Gli avvocati in Italia sono troppi (247 mila,contro i 53.744 contati in Francia dalConseil national des barreaux). E la crisi

li sta costringendo a fare i conti con unaconcorrenza ormai divenuta feroce: il girod'affari della categoria, che ancora nel2007 era cresciuto al passo del 10,7per cento, adesso fa registrare unaperformance comunque in controtendenzarispetto a quella del Paese, madecisamente più modesta (più 3,7 percento nel 2012). Quello degli avvocati,dunque, secondo i tecnici dell'Antitrust èsolo il più classico dei tentativi di difesacorporativa. Loro, in attesa che entri incampo la giustizia amministrativa, affilanole armi e capovolgono il discorso. «5e unlegale si offre di difendere per pochecentinaia di euro un cliente accusato diomicidio è deontologica mente scorretto,perché è evidente che poi non potràfornirgli una prestazione adeguata», spiegal'ex presidente dell'Unione delle camerepenali, Valerio Spigarelli. Che aggiunge:«Ora che le parti sono libere di raggiungereun accordo economico è avvantaggiato chidispone di maggiore potere contrattuale».Un concetto su cui insiste AndreaMascherin, segretario del Cnf. Che a nomedei suoi colleghi, da sempre accusatidi disporre di una formidabile lobby inparlamento (oggi conta 103 esponenti:68 deputati e 35 senatori), non fa giridi parole: «Sia pure non dolosamente,quando dice che le regole del nostrocodice etico limitano la concorrenzal'Antitrust asseconda gli interessi e lavisione culturale dei potentati economici».Nel mirino di Mascherin ci sono i grandigruppi industriali e bancari. E il segretariodel Consiglio forense ricordamaliziosamente un fatto. Quando sonostate abolite le tariffe al ministero dellaGiustizia sedeva Paola Severino. E il suocapo della segreteria tecnica, nonchéconsigliere economico, era MarcellaPanucci. Che prima di ricevere l'incaricooccupava la casella di direttore degli Affarilegislativi di Confindustria. Dove, terminatal'avventura ministeriale, è rientrata inpompa magna. Come direttore generale.

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The Juncker fund will not revive the eurozone

Wolfgang A`Münchau V-

r «

A

s a financial instrumentJean-Claude Juncker's newinvestment fund is veryclever . As an economicmeasure itwillnotwork.

The president of the European Com-mission hailed his €315bn investmentprogramme to revive the eurozone as an"an ambitious and new way of boostinginvestmentwithout creating new debt".

It is certainly new, and reminds me ofa product that was briefly popular in thecredit bubble of the past decade: a syn-thetic collateralised debt obligation - ahorridly complicated instrument wherethe underlying assets were not real. Itwas an attempt to get from nothing tosomething.

I have no problems with structuralfinance if it can be applied to a usefulsocial purpose, as in the case of MrJuncker's fund. My objections are prac-tical, not fundamental.

This is the plan: the commission startsoff with €8bn within its existing budget.It sets aside that money as collateral fora guarantee of €16bn . The rationaleunderpinningthis leverage isthatnot allthe projects will fail at the same time soyou can guarantee more than you actu-ally have. Fair enough. The EuropeanInvestment Bank adds another €5bn tothis guarantee . Up until this point, I amnot worried. The EIB is a conservatively

managed institution with plenty of buff-ers. The EIB could use the €21bn to raisesome €60bn in cash by issuing bonds.That would be a second layer of lever-age. The air is getting thinner, but I amstill not that concerned. It could thenuse the €60bn to co-finance €315bn ininvestments from the private sector. Atthat point, the original €8bn will havebeen levered three times and by a totalfactor of almost 40.

The final stage - from €60bn to€300bn - is the most important andleast certain one. Say, for example, theEIB wants to invest in a €lObn energyproject between France and Spain. Itputs in an equity investment of €2bn;

private investors supply the rest. Iflosses occur, the EIB bleeds first. Such aconstruction could work . The cashcomes in advance because of the first-loss guarantee protecting private inves-tors. The leverage ratio is five-to-one -ignoring for the moment that the EIB'sequity contribution has already beenleverage d twice by that time.

This structure would ensure the bestoutcome. But I fear that , instead of

f have no problems withstrl.lcturLll finance if appliedto a usefill social l)rLq)ose.

í I T o[Yäectïons are practical

putting upfront cash into a project, theEIB may merely issue a guarantee.

This would lead to three problems.Without upfront cash, it might be hardto attract investors. If the project makesa loss, how much is the guaranteeworth? Can the guarantor refuse pay-ment, for example, if fraud is involved?Is the guarantee subject to any form ofpolitical or legal interference? The

advantage of upfront cash is that it dis-appears automatically when lossesarise. The guarantee would first have tobeinvoked.

The guarantee has a second weak-ness. The economic purpose of capital isnot only to cover risk, but also to pro-vide upfront liquidityto aproject. Whencash is there , it makes it easier to raiseadditional cash, and allows the projectto start earlier.

The third problem is more fundamen-tal. Mr Juncker wants to encourage€300bn in investment over three years,which translates to roughly 0.8 per centof the EU's gross domestic product peryear. This would make a difference. Buteven if he manages to achieve this head-line number, it is not clear that he willhave prompted newinvestments.

The problem with all EIB lending isthat we never know how much net newinvestment it induces . Of course, weknow what it lends, and the totalamount of co-funding from the private

sector. But some of that would havetaken place without the EIB. For a smallbusiness loan, for example, the differ-

ence in interest rates between an EIB-sponsored loan and a commercial loan

can be as little as 0.5 per cent . The test ofthis programme is not whether MrJuncker can claim his €300bn target,but whether private sector investmentin the eurozone rises by an additional iper cent per year. I can confidently pre-dictthatthis will nothappen.

MrJuncker's fund could turn out to beboth a bureaucratic triumph, and aneconomic non-event . Andthatwould beone of the better outcomes.

My overall conclusion is that therewill be no fiscal stimulus in the euro-zone, not even an indirect one. Theoverall fiscal stance will continue to bemildly contractionary.

The heavy lifting will have to comefrom the European Central Bank - in theform of sovereign debt purchases. Forthis to work, a programme of quantita-tive easing will have to be drawn up thatis quite different in spirit from MrJuncker's €300bn programme . It willhave togo on for aslong asittakes, and itwill have to involve real money upfront,and no guarantees , and no tricks. Theeurozone needs a truly grown-upresponse if growth is tobe revived.

[email protected]

Europa e Mercato Pagina 28

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uva, più poteri al commissario«Dallo Stato intervento ponte»Galletti: ma non faremo rinascere l'Italsider. Cambierà la legge MarzanoROMA Potrebbe essere la setti-mana decisiva per l'Iva, il grup-po siderurgico della famigliaRiva, commissariato per motiviambientali dal governo. Tantoche secondo il presidente delConsiglio, Matteo Renzi, sonoancora possibili tre scenari, traloro molto diversi: l'acquisto daparte di gruppi esteri; che acomprare siano invece impreseitaliane; l'intervento di un sog-getto pubblico. t soprattuttoquest'ultima ipotesi a suscitaredibattito tra partiti e sindacati.In realtà, spiegano fonti di go-verno, non si tratterebbe di unacquisto diretto da parte delloStato, sul modello delle vecchiepartecipazioni statali. t vero in-vece che è allo studio un dos-sier sul possibile intervento delFondo strategico partecipatodalla Cassa depositi e prestiti, asostegno di eventuali acquiren-ti privati (Arvedi). Ma la solu-zione sarebbe più articolata.

L'esecutivo starebbe innan-zitutto pensando a come raf-forzare l'attuale commissaria-mento, assegnandogli il poteredi vendere l'azienda. Il com-missario dovrebbe avere glistessi poteri che, ai sensi dellalegge Marzano, ha quandol'azienda viene dichiarata in-solvente e finisce in ammini-strazione controllata (peresempio, il commissario PieroNardi che ha venduto la Lucchi-ni di Piombino agli algerini diCevital). Non è questo il casodell'Iva. Ma con un emenda-mento alla legge di Stabilità ocon un decreto legge si potreb-be modificare la Marzano pre-vedendo per le aziende strate-giche, tra le quali rientrerebbel'Ilva, la possibilità di disporreun commissariamento pieno,anche prima dell'insolvenza, aifini di salvare l'impresa stessa ela sua strategicità. In questo ca-so il commissario, ora Piero

Gnudi, pur non espropriandole famiglie Riva (go%) e Amen-duni (10%) della proprietà, po-trebbe però disporne, venden-do l'azienda, prevedibilmentedopo aver sistemato le partitepiù delicate (occupazione, for-nitori, nuove intese con le ban-che creditrici, contenzioso suidanni ambientali), alcune dellequali potrebbero essere sposta-te su una bad company. La mo-difica della legge Marzano, giàesaminata nei giorni scorsi inun vertice tra Renzi, il ministrodello Sviluppo, Federica Guidi,e lo stesso Gnudi, dovrebbe es-sere discussa in Consiglio deiministri questa settimana.

t qui entrerebbe in campoanche l'ipotesi di un coinvolgi-mento di soggetti pubblici (ilFondo strategico), magari a so-stegno di una cordata italiana,che potrebbe vedere insiemeimprenditori nazionali del set-tore e le banche creditrici (Inte-sa, Unicredit e Banco Popola-re). Potrebbe essere l'alternati-va all'indiana Arcelor Mittal giàin campo o ad altri soggetti chedovessero farsi avanti. A pattoche non ripeta il modello Alita-lia della «coalizione di volente-rosi», ma sia strutturata intor-no a soggetti industriali forti.

L'intervento pubblico dividei sindacati, che mercoledì in-contreranno Gnudi. Fioco-Cgilè stata sempre favorevole. Uilmlo valuta positivamente «per iltempo utile a garantire la conti-nuità produttiva dell'azienda»,Fim-Cisl invece «non ha alcunanostalgia dell'intervento pub-blico». Un «intervento pontedello Stato per rimettere in se-sto l'azienda e poi rilanciarlasul mercato è plausibile», diceil ministro dell'Ambiente GianLuca Galletti, «ma non faremorinascere l'Italsider».

t ':ri Alv

Petrolio, crollanole Borse del Golfo

Enr. Ma.2 RIPRODUZIONE RISERVATA

Al ministero

dello Sviluppo

(nella foto

Federica Guidi)

compete la

gestione della

legge Marzano

per le grandi

imprese in crisi

(500 dipendenti

e almeno 300

milioni di debiti)

Piero Gnudi, 76anni, da giugnoè commissariodi governoall'llva al postodi Enrico BondiÈ statopresidentedell'iri e delcomitatoliquidatoridell'Iri

Crollano le Borse del Golfo,dopo che l'Opec ha deciso dinon tagliare la produzionemalgrado la discesa del prezzodel greggio. Riyadh ha perso il'1,8i, Dubai il 4,7%, Abu Dhabiil 2,6%, la piazza dell'Oman il6,2% e quella del Qatar il 4,3%.t la prima reazione alle scelteOpec di giovedì scorso, venerdìquelle Borse erano chiuse.

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II gruppo dell'acciaio14.467 i dipendenti Ilva al 31 agosto 2014, di cui: TOTALE ITALIA TOTALE

15.437 GENERALE

Taranto 16.146

Genova 1.715

Novi 778

altri Ilva 539

controllate I, 970TOTALE

I I I I I I I ESTERO

0 2000 4000 6000 8000 10000

La produzione

709

Gli interventi ambientali

Fonte: Audizione ii i menato del mi n i ie rìo se coi dìnario Pica o Gnudi Coi i fiere della Sera

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d i Edoardo Segantini

ra le forme di ineguaglianzasociale c'è anche quella tecno-logica. La prima e più nota forma di digital divide è quellageografica: la distanza, cioè,che separa i Paesi che hannoaccesso a Internet veloce daquelli che non l'hanno. Secon-do l'ultimo Ict DevelopmentIndex, che classifica i Paesi inbase alla dotazione e alla competenza digitale, l'Italia si piaz-za solo al trentaseiesimo po-sto, dietro a Paesi come Emira-ti Arabi, Qatar e Barbados. LaDanimarca supera la Corea delSud come Paese più connessodel mondo.

Una lettura attenta dei datimostra però che, in realtà, il di-gital divide ha molte facce.Una è la dicotomia classica Pa-esi ricchi-Paesi poveri. Certo,Internet cresce ormai rapida-mente in tutto il mondo, con 3miliardi di persone online. Nel2013 la diffusione del web è aumentata dell'8,7% anche neiPaesi in via di sviluppo, in cuivive il goi delle persone privedi accesso alla Rete. Tuttavia ledifferenze Nord-Sud restanoprofonde.

Grandi sono poi le disparitàtra i Paesi più avanzati (adesempio tra Scandinavia e Ita-lia) ma anche all'interno deisingoli Paesi: un esempio cla-moroso di digital divide è ilfossato che separa le zone urbane e metropolitane dallearee montane e rurali degliStati Uniti. Tanto profondo da

DISEGUAGLIANZA

alimentare il già diffuso disin-canto degli elettori verso l'amministrazione Obama.

Ma non meno drammatichesono le distanze culturali nel«mondo avanzato». Questo se-condo digital divide è partico-larmente accentuato in Italia,dove molto poco, finora, è sta-to fatto per contrastare il feno-meno. Sul quale pesa di certol'inadeguatezza dell'attrezzatura tecnologica ma che, a suavolta, genera un'insufficientedomanda di nuovi servizi digi-tali. Scarsa, ad esempio, è lapressione esercitata dall'opi-nione pubblica sullo Stato perottenere buone forme di ego-vernment, cioè di burocraziadigitale chiara e comprensibi-le. Una parte dei cittadini pre-ferisce la coda allo sportello al-l'impaccio davanti al compu-ter.

Da un lato c'è il divario gene-razionale tra i nativi digitali ele persone più anziane. L'«alfa-betizzazione tecnologica»,tante volte invocata, non è maistata neppure tentata in modoserio e su vasta scala. Il serviziopubblico radiotelevisivo, cuiforse sarebbe spettato il com-pito di realizzare un'iniziativadel calibro di «Non è mai trop-po tardi», aggiornata all'era digitale, non ha dedicato al temaun impegno adeguato. Nei Pa-

dominare , poco abili a gestireil proprio tempo , privi di «di-sciplina mediatica». Dall'altraperò emerge un tipo di giovaniche della tecnologia fa un usoattento e maturo , integra vec-chi e nuovi media, ama la let-tura, usa i mezzi a disposizioneper un progetto di crescita. Illoro profilo , c'è da scommette-re, coincide con quello dei gio-vani che trovano lavoro , in Ita-lia o all'estero , oppure riesco-no a crearlo . Forse non sono lamaggioranza ma l'esperienzaquotidiana ci insegna che nonsono pochi.

Un buon progetto culturale(e occupazionale ) per l'Italianon può prescindere , in par-tenza, da una comprensione eda una valorizzazione del ruolodi questi giovani attrezzati:senza dimenticare i loro coeta-nei meno bravi.

esega nti n i@co rri ere. it@SegantiniE

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Lo strano caso della fibra ottica a due velocitàL'esecutivo pensa in largo , ma arriva il mini-bando Consip

La gara , organizzata dalla Consip , verrà chiusa entro l'annoma affonda le radici in anni lontani e assegna la fornitura deiservizi di telecomunicazioni per la pubblica amministrazionecentrale, per quelle locali e per gli enti nazionali. In tutto cir-ca 100 mila utenze . L'aspetto paradossale è che, non per re-sponsabilità della Consip , arriva a compimento proprioquando sta finalmente partendo il piano voluto dalla presi-denza del consiglio per promuovere la rete di fibra ottica abanca ultra larga nell'intero Paese . Condizione necessaria,viene detto, anche per una vera svolta nella pubblica ammi-nistrazione, con il passaggio dall'analogico al digitale deiservizi al cittadino , dall'anagrafe dei comuni alla telemedici-na degli ospedali.Il risultato è che si sta andando verso una doppia offerta diservizi su fibra ottica . Peraltro con caratteristiche molto di-verse. La presidenza del consiglio punta sulla nascita dì unarete a banda ultra larga, di 100 megabít , nella quasi totalitàdel Paese. La gara che si sta concludendo , invece, imponel'obbligo dei servizi su fibra ottica soltanto nei capoluoghi diregione (una ventina di città), mentre perla parte restantesono previsti collegamenti in rame con una banda nominaledi accesso pari a otto megabit (che reali diventano quattro).Chi vorrà più banda larga dovrà pagare di più,La concorrenza per la copertura di base è stata al massimoribasso, partendo da un valore di asta pari a 2,4 miliardi dieuro per í prossimi sette anni . E all'apertura delle buste, nelmaggio scorso, almeno una offerta è risultata molto bassa,intorno a soli 265 milioni di euro . Tanto che su di essa, e suun'altra, la Consip ha avviato accertamenti per verificarne lasosteníbilítà . Nell'attesa del giudizio finale l'amministratoredelegato della stessa Consip , Domenico Casalino, «ricordache l'asta dev 'essere preservata da ogni turbativa» e sottoli-nea che « il progetto del Governo di rinforzare la rete dati sulterritorio a beneficio della popolazione certamente rinforzaed è complementare ai servizi che saranno acquistati dallapubblica amministrazione con la gara In corso» . La certezzaè che il problema di coordinare le due iniziative si pone.

F. TAM.

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Intervista Il presidente dell'Autorità per le comunicazioni: «Danne

<dtalia 1ate le piccole imprese e i cittadini. L'informazione trasparente dà fastidio»

aca? A qualcuno fa comodo»«Nel websupervelocesiamo in coda a

D I EDOARDO SEGANTINI

Altro che connessio-ni a Internet velo-ci: l'Italia è troppolenta. «Nella ban-

da larga e soprattutto ultra-larga, cioè oltre i 30 mega -dice Angelo Cardani, presi-dente dell'Autorità perle comunicazioni (Agcom) -siamo il fanalino di coda inEuropa, con una coperturapari al 210/. delle famigliecontro una media l'e del62%: un fatto inaccettabileper uno dei maggiori Paesiindustriali del mondo».

Con quali conseguenze?«Due soprattutto: in ge-

nerale una lentezza di rea-zione del sistema economicoe, in particolare, una debo-lezza competitiva delle piecole e medie imprese, che nerappresentano l'ossatura».

Perché sottolinea pro-prio il secondo aspetto?

«Perché è una priorità. Sele grandi imprese alla fin fi-ne se la cavano da sole, con icollegamenti dedicati e adalta capacità, le piccole di-pendono totalmente dall'in-frastruttura di accesso di Te-lecom Italia. L'arretramentotecnologico e organizzativorischia così di danneggiare ilnostro punto di forza».

Il problema però sonogli investimenti : nessuno,a eccezione di Vodafone,sembra avere abbastanzarisorse per sostenerli. Ve-

i C /C_

«Perché con la connessio-ne rapida delle tante istitu-zioni pubbliche aumente-rebbe il potere dei cittadinirispetto a quello dei burocrati. Grandi e piccoli».

Anche lei, in fondo, ap-partiene alla categoria.

«Non uso questo terminein senso spregiativo. Ho ser-vito dieci anni nella miglioreburocrazia del mondo, che èquella di Bruxelles. Ma an-che a Roma ci sono profes-sionisti di calibro straordi-nario: purtroppo non rap-

A proposito di Bruxel-les. Tra i temi più spinosi,sui quali la presidenza ita-liana sta cercando un com-promesso in Europa, c'è ilroaming, cioè il sovrap-prezzo che viene addebita-to quando usiamo il telefo-nino all 'estero.

«Mi limito a una conside-razione di base: il sovrap-prezzo è solo in minima par-te giustificato da un diffe-renziale di costo per gli ope-ratori di telecomunicazioni.I quali, d'altro canto, attra-versano un periodo di estre-ma difficoltà: sia per la crisieconomica sia per l'abbassa-mento dei prezzi impostodalla concorrenza».

E dai regolatori , aggiun-gerei . Sia, l'una che l'altrohanno compresso i loromargini.

«Infatti. Perciò bisognatrovare un punto d'equili-brio tra i consumatori e leimprese. Impedire che

Dietro la battagliasu Internet libera siscorgono interessieconomici chiari

LE DECISIONIii interveri ti deli'.Aecorn

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Altre

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l'Europa: solo due famiglie su dieci. W-fi gratuito? S,se non blocca gli investimenti»

de un ruolo dello Stato, co-me in alcuni Paesi asiati-ci?

«Quando sento parlared'intervento dello Stato ten-do a preoccuparmi. Il com-pito delle istituzioni dovreb-be essere più quello di moni-torare e promuovere gli in-vestimenti che quello diintervenire direttamente».

Oggi però si discute diparternariato pubblico-privato.

«Questo è un discorsodecisamente più interessan-te. Però bisogna muoversi».

Torniamo alle cause:perché l'Italia è così indie-tro nelle reti di nuova ge-nerazione?

«Le ragioni sono molte etra queste, certo, la spessoevocata mancanza delle retitelevisive via cavo. Ma la ve-ra domanda da farsi è chi hainteresse a rallentare l'inno-vazione».

Ce lo dica lei.«Tutti coloro che non ve-

dono di buon occhio la tra-sparenza, ai quali darebbefastidio la maggior visibilitàderivante da un'informazio-ne veloce. I cittadini invecene ricaverebbero soltantobenefici, perché potrebbero,ad esempio, confrontare iprezzi dei prodotti così comele biografie dei candidatielettorali. L'altro punto in-terrogativo riguarda la pub-blica amministrazione».

Perché la burocraziafrena l'innovazione?

l'eventuale riduzione dei ricavi da roaming si scarichisugli utenti che non usano iltelefonino all'estero. Il ri-schio, indubbiamente, esi-ste».

Parliamo di net neutrali-ty, cioè l'idea che tutto iltraffico Internet debba es-sere trattato allo stessomodo, senza corsie a paga-mento. Come giudica l'ini-ziativa di Obama verso laFederal CommunicationCommissions a favore del"web libero"»?

«Non esprimo giudizisulla vicenda americana. Ingenerale però osservo: la netneutrality è diventata unabandiera, e come tutte lebandiere è complicata da af-frontare con argomenti tec-nici. Web libero, per molti inbuona fede, è ormai unmantra a tutela dei cittadinie dei consumatori. Ma die-tro la battaglia sulla neutra-lità della rete si scorgonochiari interessi economicicontrapposti».

Qual è la priorità per gliutenti?

«Il prezzo, senza dubbio,ma anche la qualità e la pos-sibilità di accedere a serviziinnovativi. Mi chiedo qualesarebbe la reazione dei con-sumatori se, quando in Ita-lia arriverà Netflix con il suostreaming video, scoprisse-ro che l'abbonamento fiin-ziona male perché la con-nessione Internet non è ade-guata. Questo per dire che

Arz_%tiviazioniforntaii21°,°

Ordinidl sciocco

un compromesso ragione-vole e non penalizzante perchi gestisce le reti dev'esseretrovato anche a favore degliutenti».

Pochi , grandi operatoridi telecomunicazioni inAmerica. Molti e più pic-coli in Europa. I regolatorihanno spazi per agevolarele fusioni tra le società?

«Non ci sono strumentiparticolari: le operazioni de-vono essere guidate esclusi-vamente da considerazioniaziendali e di mercato. I re-golatori e le autorità Anti-trust possono vigilare, manon c'è motivo di vietare fu-sioni se non creano posizio-ni dominanti e restrittivedella concorrenza. Servonomercati aperti, non affollati».

Come valuta l'iniziativadei 110 parlamentari direndere obbligatorio il wi-fi gratuito per i negozi conpiù di due dipendenti e gliuffici pubblici?

«Il wi-fi è un potentissi-mo canale di fidelizzazionedell'utente. In un Paese co-me il nostro, una sua diffusione darebbe una spinta al-la domanda di servizi e contenuti. Dunque sono a favo-re, ma vorrei valutare bene idettagli. Non è ben chiaro,ad esempio, quali potrebbe-ro essere gli effetti della pro-mozione del wï-fi gratuitosu tutto il territorio naziona-le rispetto ai piani d'investi-mento degli operatori telefo-nici nelle infrastrutture dinuova generazione. Se fos-sero complementari, e nonalternativi, l'effetto espansi-vo del digitale sarebbe mas-simo».

esegantin in corriere.it@SegantiniEO RIPR00071ONE RISERVATA

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- . _ . I l magistrato può individuare il territorio dico m pete n za

Ii giudice indical'area dil 12

11el mediatore

Marco Marinaro

Per prevenire dubbi o conte-stazioni delle parti, ilgiudice chedispone la mediazione può indi-care l'ambito di competenzater-ritoriale entro il quale le stessepotranno individuare l'organi-smo al quale rivolgersi. E questala soluzione adottata dal tribu-nale di Verona con la sentenzadel 15 settembre 2014 con l'obiet-tivo di evitare le problematicitàderivanti dall'applicazione delcriterio di territorialità nellamediazione obbligatoria. Manon è la sola questione affronta-ta nella pronuncia.

Nel merito, il giudice si èespresso su una opposizione adecreto ingiuntivo propostadalla società debitrice e dalla so-cietà che ha prestato fideiussio-ne in suo favore. Il debito nascedaunoscopertodi conto corren-te e dal mancato rimborso di unmutuo chirografario. La difesadele società opponenti ha ecce-pito in primo luogo la questionedell'incompetenza per conti-nenza avendo esse radicatopresso il tribunale di Brescia,prima del deposito del ricorso

della banca dinanzi al tribunaledi Verona, un giudizio ordinarioper l'accertamento negativo delcredito derivante dai medesimirapporti. Viene anche propostaun'eccezione di incompetenzaper territorio da parte del solo fi-deiussore, in quanto nel relativocontratto vi sarebbe una derogapattizia esclusiva in favore deltribunale di Brescia.

Il giudice, pur ritenendoastrattamente fondata l'ecce-zione relativa alla continenza,nell'accertare la competenzadeltribunale bresciano, pervie-ne a una soluzione diversa. In-fatti, nel contratto di conto cor-rentevi è una clausola derogati-va della competenza per terri-torio che individua quale foroesclusivo quello veronese.Mentre la clausola contenutanella fideiussione (che indivi-dua il tribunale di Brescia) nonè idonea allo spostamento per-ché la deroga non è stata previ-sta in via esclusiva.

Respinte le eccezioni sullacompetenza, il giudice respingeanche l'istanza di sospensionedella prov-vis orla esecuzione del

decreto ingiuntivo e affronta iltema della mediazione obbliga-toria. Iltribunale rileva che per ilconto corrente andrebbe dispo-sta la mediazione, che è obbliga-toria per legge visto che si trattadi un contratto bancario; invece,non sono contratti bancari e,quindi, la mediazione non è ob-bligatoria né per la fideiussione,né per il mutuo chirografario(visto che la sola qualità di istitu-to di credito di una delle partinon basta a qualificare il rappor-to come contratto bancario).

Il tribunale ritiene non per-corribile la soluzione della sepa-razione delle diverse cause con-nesse. Per farlo, occorrerebberevocare il decreto ingiuntivo(con una sentenza) per avviarein mediazione solo quella relati-va al conto corrente: un'even-tualità che complicherebbel'iter del giudizio. Così, ancheper favorire la conciliazione, iltribunale dispone la mediazioneper tutte le controversie relativeal giudizio in corso. Peraltro, lastretta connessione fattuale esi-stente tra le stesse rende oppor-tuno lo svolgimento di un unicoprocedimento di mediazione,tanto più se si considera che inesso potrebbero essere definite,per adesione volontaria delleparti, le questioni controversenel processo bresciano.

ORI PRO DI] ZIO N E REFRVATA

Conciliazione Pagina 34

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Gli effetti del,Iobs Act. Dalla malattia alle ferie, alla rnaternita, p íù tutele per i lavoratori

Licenziato i1 modello co.co.coassunzione tipo avverra con il contratto snbordinato

Pagina a curaDI DANIELE CIRIOLI

----- al Jobs Act un mer-cato del lavoro conpiù tutele per i la-voratori. La ricet-

ta: abrogazione delle co.co.co. Con la messa in soffittadelle collaborazioni, infatti,succederà che l'assunzionetipo avverrà con il contrattodi lavoro subordinato (cioèquello dipendente). Il qua-le, a differenza delle co.co.co., dà al lavoratore il dirittopieno a una pensione e allealtre tutele: dalla malattiaalle ferie, dalla maternitàallo sciopero. Certo, ci saràmeno stabilità del posto dellavoro, per via delle modifi-che all'art. 18 dello Statutodei lavoratori. Ma la mino-re stabilità viene assai mi-tigata dagli ammortizzatorisociali. Chi perde il lavoro,infatti, può contare sull'in-dennità di disoccupazione(Aspi) che dura dagli 8 ai 14mesi (dai 10 a 16 mesi l'an-no prossimo), più l'eventualeperiodo aggiuntivo garantitodai nuovi Fondi di solidarie-tà: un valido sostegno econo-mico per il tempo necessarioa trovarsi un nuovo lavoro.

La delega dì riforma.Per ora la riforma Jobs Actè ancora in stato embriona-le. Si conoscono i principi,spesso non del tutto chiarie incontrovertibili, che unavolta approvati in legge de-lega andranno declinati indecreti attuativi.

E solo allora, pertanto,che si potrà capire la realeincisività delle nuove dispo-sizioni.

Il ddl delega ha ricevutol'ok dalla camera il 25 no-vembre, dopo averlo arric-chito con alcune modificherispetto all'originario testodel senato.

Senato presso il quale èritornato per ricevere il vialibero definitivo e che ha inprogramma la discussione acominciare dal 2 dicembre.Tra le tante novità introdot-te alla camera, quelle piùsignificative per l'incisivitàche producono sul mercatodal lavoro sono due: il supe-ramento delle collaborazio-ni coordinate e continuati-ve nell'ambito della delegadi riordino dei contratti dilavoro flessibili; la parzialemarcia indietro sull'abroga-zione totale dell'art. 18 (siveda box in pagina).

Quattro specie di col-laboratori . Con la riformaFornero del mercato dellavoro (legge n. 92/2012 invigore dal 18 luglio 2012),le tipologie di rapporti dicollaborazioni coordinate econtinuative sono diventatequattro: una in più rispettoa quelle vigenti all'indoma-ni della riforma Biagi. Co-stituiscono la c.d. area della«parasubordinazione» e, inparticolare, sono:

1. le co.co.co., ossia le col-laborazioni pure escluse daldisciplina del lavoro a pro-getto;

2. le co.co.pro., ossia lecollaborazioni a progettosoggette alla disciplina dellavoro a progetto;

3. le mini co.co.co, ossiaquelle collaborazioni di bre-ve durata (massimo 30 gior-ni) e che, per tale ragione,sono escluse dalla disciplinadel lavoro a progetto;

4, le co.co.pro. con partitaIva, ossia una normale col-laborazione a progetto (co.co.pro. come nel passato) conl'unica differenza relativa alpossesso, da parte del colla-boratore, della posizione Iva(Partita Iva).

Addio alle co.co .co. Tut-ti questi rapporti/contrattiandranno in soffitta. Perconoscere i dettagli (cioè inche modo e quando avverràil «superamento» che conmolta probabilità avverràin maniera graduale), tut-tavia, bisognerà attenderei decreti attuativi. Intantoche ci sarà questo definitivoaddio, ai collaboratori viene

esteso il riconoscimento pie-no all'Aspi e a un compensoorario minimo.

Per anni le «co.co.co.»hanno mostrato il volto del-la flessibilità e dell'occupa-zione senza tutele (non atorto). Non hanno mai avu-to definizione normativa e,originariamente, il campodi applicazione era limita-to alle «attività di naturaintrinsecamente artisticao professionale». Nel 2001arriva la prima riforma:il collegato fiscale alla Fi-nanziaria (art. 34, dlgs n.342/2000) elimina il requisi-to «artistico professionale»,con conseguente estensione

ad attività manuali e opera-tive. È una deriva: muratori,operai, camerieri si trasfor-mano in neoprofessionisticon scarse tutele retributivee contributive. Ad arginareil problema ci prova la ri-forma Biagi, nel settembredel 2003 (dlgs n. 276/2003),introducendo il contrattodi lavoro a progetto al fineproprio di proteggere i lavo-ratori e di limitare l'utilizzoimproprio delle collaborazio-ni. Infine, la riforma Fornero(legge n. 92/2012) tira l'ulti-mo freno con l'introduzionedi «presunzioni», assolute erelative, allo scopo di frena-re le finte collaborazioni conmono-committenti.

Stavolta l'addio potrebbeessere definitivo, perché sidispone il «superamento»delle collaborazioni coordi-nati e continuative in duecircostanze. La prima, inoccasione della «universa-lizzazione del campo di ap-plicazione dell'Aspi», preve-dendo l'estensione anche «ailavoratori con contratto dicollaborazione coordinata econtinuativa, fino al suo su-peramento, e con esclusionedegli amministratori e sin-daci, mediante l'abrogazio-ne degli attuali strumentidi sostegno del reddito». Laseconda in occasione dell'in-troduzione, in via sperimen-

tale, del compenso orariominimo applicabile ai rap-porti aventi a oggetto unaprestazione di lavoro subor-dinato nonché, «fino al lorosuperamento, ai rapporti dicollaborazione coordinata econtinuativa».

Più tutele per i lavora-tori . La tipologia d'impiego(il contratto di lavoro) è ildestino dei lavoratori. Ave-re un posto da dipendentepiuttosto che da collabora-tore è un'alternativa nonirrilevante per la situazionesoggettiva del lavoratore.

E ciò sia dal punto di vi-sta dell'impiego e del viverequotidiano che in prospet-tiva futura, cioè della pen-sione. Questo destino lavo-rativo può essere osservatocon riferimento a tre aspettiprincipali: la stabilità delposto di lavoro; le tutele as-sistenziali, cioè gli ammor-tizzatori sociali; la garanziaprevidenziale, cioè pensioni-stica (si veda tabella).

Come si vede, le tutelesono sempre maggiori nelcaso di lavoro dipendente.Con la messa in soffittadelle collaborazioni, allora,aumenteranno le tutele atutti i lavoratori, soprattut-to quelli più giovani, con latrasformazione del contrat-to di lavoro subordinato in«assunzione tipo» (unicapossibile).

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Jobs Act Pagina 35

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Ammortizzatori socialili sistema di tutela del reddito a favore dei lavoratori, che comunemente va sottoil nome di ammortizzatori sociali, si suddivide in tre branche: a) tutele in costanzadi rapporto di lavoro; b) tutele che accompagnano i lavoratori dall'occupazionealla disoccupazione (mobilità); c) tutele per la perdita del posto di lavoro.I lavoratori dipendenti hanno diritto pieno e a tutte le tutele; i collaboratori anessuna (salvo un'indennità c.d. una tantum, sperimentale, nel caso di disoc-cupazione).Garanzia pensionisticheLa rendita che dovrà sostenerci nella vecchiaia dipende dalla retribuzione oreddito intascato in attività di lavoro e dal tipo di occupazione svolta. Anzi so-prattutto dal tipo di rapporto di lavoro, perché da questo dipende la misura deicontributi versati all'ente previdenziale perla futura pensione. Il lavoro dipendenteè quello a massima tutela, avendo l'aliquota contributiva al 33%, il che significache un terzo di quanto va nella busta paga finisce anche nel salvadanaio perla pensione (il lavoratore ci mette il 9%, il resto lo paga il datore di lavoro). Icollaboratori investono in pensione il 28% del reddito o compensi: un terzo è aloro carico, i due terzi sui committenti.

Stabilità del posto di lavoroNelle collaborazioni la risoluzione del rapporto è libera: collaboratore e commit-tente, in altre parole, possono sciogliere il proprio impegno nel prestare lavoroo nel garantire i compensi, senza vincoli né giustificazione. Non è così per ilavoratori dipendenti, dove di principio il «posto» di lavoro è protetto da normecontro i licenziamenti illegittimi (tutela obblifatoria e tutela reale).

Jobs Act Pagina 36

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N ESL DI MATU TA BLSENZA C ISS ESTERNI

n mese fa il presi-dente del ConsiglioRenzi assicurò che laprevista cancellazio-ne dei commissari

esterni alla maturità, per ri-sparmiare 14o milioni di euro,sarebbe stata sospesa. Purtrop-po l'assicurazione è durata soloun mese, visto che un emenda-mento al testo della legge diStabilità approvato dalla Came-ra, concordato dalla maggio-ranza e da Forza Italia, chiede alministero di emanare un de-creto per valorizzare «i principidell'autonomia scolastica» e«della continuità didattica».

Tradotto dal linguaggio deiburocrati ministeriali che de-vono avere ispirato il testo,questo vuol dire abolire i com-missari esterni (quale maggio-re continuità didattica chequella di far valutare i maturan-di dai propri insegnanti?). Cheil significato sia questo lo rivelanon soltanto un allarmato postdi Giorgio Allulli, ricercatoredell'Isfol che aveva promossoun appello per conservare icommissari esterni, ma ancheil fatto che l'emendamentocontenga un cenno alle «eco-nomie» che in tal modo si ver

rebbero a creare. Come è evi-dente, un esame di maturità alfidato a valutatori completa-mente interni perderebbe ogniragion d'essere, eliminandocosì un momento rilevante nel-la formazione dei nostri giova-ni. E l'esame di maturità, infat-ti, la prima vera prova in cuiuno studente deve fare appellosoprattutto a se stesso.

E per questo che, nonostantela relativa facilità testimoniatadalle altissime percentuali dipromossi, quell'esame conti-nua a conservare una funzione,risponde anzi a un bisogno de-gli stessi studenti di essere trat-tati seriamente.

L'esame burletta che si verrebbe a creare con la commis-sione tutta interna andrebbeinvece nella direzione opposta.Per riprendere uno slogan delpresidente Renzi, più che farcambiare verso al nostro siste-ma scolastico rappresentereb-be un ulteriore passo in avantilungo una via battuta da tem-po, quella della sempre maggiore facilitazione degli studi edella deresponsabilizzazionedegli studenti.

Giovanni elardelll© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Scuole Pagina 37

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Scontri In Parlamento il disegno di legge di riforma dell'ordinamento

I nuovi Albi?Godono già cli poca saluteE lite sul riconoscimento di chiropratici eomeopati. II Conaps:non hanno titoli adeguati. La riposta: siamo laureati all'esteroDI ISIDORO TROVATO

Di nuovo scontro. Il mondodelle professioni sanitarie èagitato da nuove turbolen-ze perché nel disegno di

legge 1324 (quello che riconosce l'al-bo professionale alle nuove profes-sioni sanitarie) dovrebbero essereinserite anche l'omeopatia e la chiro-pratica.

'.a chiropratica è già riconosciu-ta come professione sanitaria prima-ria dal r gennaio 2008 - ricordaJohn Williams, presidente dell'Asso-ciazione italiana chiropratici -. L'at-tività doveva essere disciplinata conun decreto di attuazione entro 6 me idall'entrata in vigore della legge, manonostante siano passati quattro mi-nistri della Salute, stiamo ancoraaspettando. Questa situazione recagravi danni non solo ai chiropratici,ma anche a chi vuole farsi curare dalchiropratico, perché il mancato rico-noscimento aumenta i costi delleprestazione (causa Iva). Inoltre, lasalute del cittadino è messa al rischiodalla proliferazione di pericolosiabusivi che mettono le mani sui pa-zienti senza avere la preparazionenecessaria».

Il riconoscimento però non piaceper nulla al Coordinamento naziona-le associazione professioni sanitarie:«Fa onore al legislatore porsi il pro-blema di garantire maggiore sicurez-za ai cittadini di fronte a disciplineprive di regolamentazione ma cheoperano in campo sanitario - osser-va Antonio Bortone, presidente delConaps -. Però le regole poste a ga-ranzia dei cittadini e del sistema del-le professioni che la salute di questidevono tutelare, non possono essere

violate per assecondare interessi difigure non sanitarie e senza titoli le-gali».

In realtà i titoli legali ci sarebberoperché la chiropratica richiede uncorso accademico post-secondario disette anni negli Stati Unitiper ottene-re la laurea di « Doctor of Chiroprac-tic» e cinque anni in Europa. Il puntoè che questi titoli fanno storcere il na-so ai nostri professionisti della sanitàche li ritengono inadeguati. «Esisto-no nove corsi universitari in Europa

- precisa il presidente dei chiropra-tici - e la nostra specializzazione èriconosciuta in 16 Paesi europei dicui 13 disciplinati con un profilo pro-fessionale specifica». Ecco il perchédella richiesta del nuovo albo.

Ma già oggi - ribatte Bortone- esistono professionisti sanitari,che praticano tecniche osteopatichee di terapia manuale, che alcuni vor-rebbero incluse nel capitolo `chiro-pratica'. E lo fanno avendo alle spalleuna formazione universitaria di ba-se, un codice deontologico, la ricono-scibilità del proprio agire derivantedall'esame di Stato abilitante. Perquesto ribadiamo la posizione giàpiù volte espressa: il riferimento alle`nuove professioni' deve essere total-mente stralciato dal disegno di legge1324».

Una richiesta che irrita e insospet-tisce chiropratici e osteopati. «Ades-so che il governo e il ministero dellaSalute hanno deciso finalmente dicorreggere questa mancanza giuridi-ca, si fa avanti, chi per interessi per-sonali o di categorie, con l'intenzionedi scippare o sminuire le competenzedel chiropratico - osserva Williams-. Il Conaps è un'organizzazione cherappresenta professioni sanitarietecniche che niente hanno a che farecon la chiropratica. La nostra non èuna mera tecnica, ma una professio-ne con una sua particolare filosofiache determina un iter diagnosticofunzionale unico e un regime di trat-tanento estraneo alle altre profes-sioni sanitarie, perché non basatoprincipalmente sulla sintomatologia.C'è, purtroppo, spesso il desiderio, oper ignoranza o per furbizia, di

propriare un titolo professionaleper via burocratica o legislativa, in-vece di seguire il giusto iter formati-vo della professione». Toccherà alministro Beatrice Lorenzin dirimere(in tempi brevi) la controversia.

9 RIPRODUZIONE RISERVATA

Albi Sanitari Pagina 38

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Architetti:tutti uniticontro la crisi

numeri parlano chiaro: sitratta di una crisi senza

precedenti, che vede il 56%dei disoccupati del nostroPaese, ai quali va aggiunto il20% dell'indotto, proveniredal settore dell'edilizia. Perquesto il Consiglio nazionaledegli architetti chiede politi-che e iniziative altrettantoeccezionali.

La categoria infatti di-chiara un reddito medio paria circa 17 mila euro, al nettodell'inflazione (con una per-dita tra il 2008 e il 2013) dicirca il 40% del reddito pro-fessionale annuo lordo; il68% della categoria vantacrediti nei confronti dellacommittenza privata, mentreil 32%, un terzo degli archi-tetti sul totale dei 152 milaprofessionisti italiani, atten-de pagamenti da parte delsettore pubblico.

«Siamo alle soglie dellapovertà - sottolinea Leo-poldo Freyrie, presidente delConsiglio nazionale degli Ar-chitetti - e, senza una in-versione di rotta, da partedella politica e del governo,rischiamo di non sopravvive-re alla crisi. La vera rispostasta nel lancio e nella realiz-zazione di un grande proget-to d'investimento di idee e didenaro sulle città per inter-venire sugli 8 milioni di edifi-ci che si avviano a fine vita.Siamo pronti ad organizzarciin reti professionali e inter-professionali ma chiediamoallo Stato di estendere aiprofessionisti che si aggre-gano le agevolazioni previsteper le attività di impresa e dilavoro autonomo nella fasedi startup».

LTRO.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Architetti Pagina 39

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Architetti Pagina 40

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CAkS',SAZIONE/ Sentenza sulle prestazioni d opera rese dai professioraistí alla p. a.

Agli avvocati serve il contrattoNon basta delibera per avviare rapporti col comune

DI ANGELO COSTA

na semplice deliberadella giunta comu-nale è del tutto ini-donea a far sorgere

il vincolo negoziale tra l'entepubblico e un professionista:è necessario un regolare con-tratto formale tra le parti.Questo hanno affermato igiudici delle sezione primacivile della Cassazione consentenza 24654 dello scor-so 19 novembre. È evidente,secondo i giudici di piazzaCavour, che in tema di rap-porto di prestazione d'operaprofessionale con la p.a. ladelibera della giunta comu-nale rappresenti una fasemeramente preparatoria eche, pertanto, non sembraassolutamente idonea a darluogo a quelli che sono glielementi essenziali dell'atti-vità negoziale e, anzi, risultaessere, in un certo qual senso,attività del tutto autonomarispetto alla successiva edeventuale fase di definizionedel contratto tra l'organo cherappresenterà l'ente pubblicoe il professionista. La vicendaposta all'attenzione dei giudi-ci di legittimità era centratasulla assenza di un contrattoformale tra la pubblica ammi-nistrazione e il professionistae dall'esistenza della sola de-libera di giunta. Gli Ermellinihanno osservato come in unrapporto di opera professio-nale con la p.a., la fase delladeliberazione della giunta co-munale a contrarre va a con-cretizzarsi in attività interna

alla stessa amministrazione,meramente preparatoria, eperciò «inidonea a dar luo-go all'incontro di consensi eirrilevante ai fini della indi-viduazione della disciplinanegoziale; e conserva perciòpiena autonomia, logica e giu-ridica, rispetto alla successi-va (e solo eventuale) attivitànegoziale esterna dell'entepubblico».

Sarà logica conseguenzache tale attività preparatoriadovrà «tradursi» nella stipu-lazione documentale di uncontratto, che nel caso era diopera professionale sarà di-sciplinato dalle disposizionicomuni degli artt. 1325 e 1350n. 13 cod. civ. E dal contrattodovrà, inoltre, desumersi laconcreta instaurazione delrapporto con le indispensabilideterminazioni in ordine allaprestazione da rendere e alcompenso da corrispondere.

©Riproduzione rüseruata

Avvocati Pagina 41

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Awocati:nuove regole,vecchi

f n nuovo regolamentoche mette a rischio i

buoni rapporti tra l'avvoca-tura e il ministero della Giu-stizia. La pubblicazione inGazzetta Ufficiale delle nuo-ve norme per le elezioni deiConsigli dell ' Ordine sollevanon poche critiche e tensionitra gli avvocati.

«Esprimiamo delusione epreoccupazione - dichiara ilsegretario generale dell'As-sociazione nazionale forenseEster Perifano - perché lenorme consegnano ad unasostanziale sclerotizzazione,almeno per i prossimi 8 anni,la governance delle nostreIstituzioni di base in un mo-mento in cui sarebbe neces-sario un forte rinnovamentoper reggere la concorrenzadelle altre professioni e lesfide sovranazionali che ciattendono. Il regolamentoelettorale lascia intatte le re-gole di 80 anni fa, anzi, conl'introduzione del voto di li-sta, le peggiora addirittura.Viene azzerata la tutela delvoto limitato e stroncate lecandidature singole, unichevoci libere ed autonome. Trale conseguenze di un similesistema , la mortificazionedelle specificità femminili,costrette, per essere elette, achiedere protezione al candi-dato forte».

1. TRO.©R IPI DUZONE RISERVATA

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I: IL CASO ]

Sui Consigli dell'ordinegli avvocati sono inriv®lta

NON PIACE IL REGOLAMENTO PER LE ELEZIONI.PER L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE FORENSESTESSE NORME DI 80 ANNI FA. L'ANAI DECIDEDI PRESENTARE RICORSOALTAR

SibillaDiPalma

regolamento per le elezioni dei Consigli1rdine e dapoco pubblicato in Gazzettadell'O

Ufficiale non -piace per niente agli avvocati.Questi, infatti, esprimono cocente delusione e

Qui sopra,Mauriziode Tilla,

presidentedell'Anai

grande preoccupazione per le nuovenorme.Acominciare dall'Anai (l'Asso-ciazione nazionale avvocati italiani)che ha addiritturaimpugnato avantialTar il regolamento. Ilmotivo? Secondol'associazione, il nuovo ordinamentonon consentirebb e unarappresentan-za "pluralista", non osservando ipare-ri delle Commissioni Giustizia del Se-nato e della Camera e «fissando regolein totale contrasto con la legge e anchecon il dettato costituzionale», sottoli-nea il presidente Maurizio De Tilla.

Si trova sulla stessa linea anche l'As-sociazione nazionale forense secondocui"ilregolamento elettorale lasciaso-stanzialmente intatte le regole di 80annifa, anzi, conl'introduzione delvo-to di lista, le peggiora addirittura, con-sentendo di votare in blocco con un

`click' tutti i candidati". In particolare, com-menta il segretario generale Ester Perifano,«viene azzerata la tutela delvoto limitato e ven-gono stroncate le cosiddette "candidature sin-gole", quelle che, rifiutando il meccanismo del-le `cordate elettorali' hanno consentito, sino aoggi, la presenza all'interno dei Consigli del-l'Ordine divoci libere e autonome».

® RIPR00U7JONE RISERVATA

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