Rassegna del 25/01/2016 - SISBQ - Home...Io Donna 23/01/16 P. 93 Fascia (o marsupio) per salvare la...

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Rassegna del 25/01/2016

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    Rassegna del 25/01/2016

    Pagina I

    SANITÀ NAZIONALE

    Ovociti congelati, la ricerca non dimentichi l'eticaAvvenire 23/01/16 P. 9 Emanuela Vinai 1

    Terra dei fuochi, così il territorio studierà i tumoriAvvenire 23/01/16 P. 11 Pino Ciociola 2

    Mettete più alberi OSPEDALI nei vostriAvvenire 23/01/16 P. 22 Leonardo Servadio 4

    Abortire si può ma solo sulla cartaInternazionale 22/01/16 P. 31 Gaia Pianigiani, 7

    Fascia (o marsupio) per salvare la schienaIo Donna 23/01/16 P. 93 Elena Meli 9

    l'omicidio in sala operatoria nuova frontiera degli hackerPagina99 23/01/16 P. 26 10

    Il mercato degli ovuli "Busta con mille euro all'uscita della clinica"Repubblica 23/01/16 P. 21 Tiziana De Giorgio,Massimo Pisa

    12

    Il medico che cura ascoltando i segnali del corpoSecolo Xix 23/01/16 P. 10 Federico Mereta 14

    I medici: proroga insufficienteSole 24 Ore 23/01/16 P. 14 16

    Niente reperibilità per le terapie salvavitaSole 24 Ore 23/01/16 P. 18 17

    RICERCA

    la legge morale nei nostri neuroniPagina99 23/01/16 P. 29 Nico Pitrelli 18

    Renzi-Cook, patto digitale per il SudStampa 23/01/16 P. 10 Ilario Lombardo 20

    "E' la nuova globalizzazione Si spostano idee, non oggettiStampa 23/01/16 P. 10 FrancescoManacorda

    21

  • Il caso d] ':>[39na

    Ovociti congelati,la ricerca non dimentichi l'etica

    EMANUELA VINAI

    i perfecondazione eterologa ha indotto

    10 *medici e coppie a sperimentare l'usodi quelli in giacenza a meno 196 gra-

    di sotto zero. Al Policlinico S. Orsola Malpighidi Bologna si è così ottenuta per la prima voltauna gravidanza eterologa da un ovocita crio-conservato da un decennio, donato gratuita-mente dalla donna che lo aveva messo da par-te per un trattamento di fecondazione artifi-ciale omologa. «La dimensione della gratuità èper noi fondamentale - ha commentato Eleo-nora Porcu, direttrice del centro di Procreazio-ne medicahnente assistita (Pma) del S. Orsolae vicepresidente del Consiglio superiore di sanità(Css) -e si affianca a risultati scientifici di gran-de rilievo: in letteratura ci sono gravidanze daovociti congelati da 10 anni, ma per feconda-zioni omologhe». Le prime gravidanze da ovo-citi crioconservati si sono ottenute a metà deglianni'80 del secolo scorso, ma gli eventi erano e-pisodici e l'efficienza della tecnica bassissima.Dopo un periodo di abbandono, nel 1997 pro-prio gli studi di Eleonora Porcu riportavano alsuccesso questa tecnica. Restava il dubbio sul-la resistenza nel tempo delle cellule sottozero edella loro sopravvivenza al momento dello scon-gelamento, ma la gestazione in corso dimostrache anche dopo un periodo così lungo un risul-tato positivo è possibile, addirittura nel corpodi un'altra donna. Un esito straordinario cheperò deve confrontarsi con le obiezioni etichesulla fecondazione eterologa e sul possibile u-tilizzo disinvolto della crioconservazione di o-vociti. Da un lato infatti, è questo un tratta-mento indispensabile nella conservazione del-lafertilità femminile in vista di terapie, comequelle oncologiche, che possono danneggiare ir-reparabilmente il sistema riproduttivo, una fi-nalità cui guarda con attenzione e favore ancheilPiano nazionale per la fertilità. Ma l'avanza-mento della tecnica ha prestato il fianco a uti-lizzi strumentali quali l'indurre le giovani di-pendenti al congelamento della propria fertilitàper posticipare una gravidanza a un'età moltopiù avanzata. Una pratica molto in voga so-prattutto negli Stati Uniti che incontra la nettaopposizione della Porcu: «Una chance soprav-valutata di avere figli, un'altra schiavitù allaquale è sottoposta la donna come schiavitù è

    l'utero in affitto». Altro elemento da non trala-sciare riguarda una delle principali difficoltànell'egg sharing: l'età della donatrice. La qua-lità dei gameti decresce al crescere dell'età del-la donna, ovvero, più si è avanti con gli anni emaggiore è l'aumento dei fattori di rischio di ti-pogenetico che rende preferibili gli ovociti `gio-vani". Ë questa una delle ragioni dello scarsosuccesso in Italia: le donne che si sottopongo-no a tecniche di Pma e che potrebbero donarei loro gameti ad altre, raramente si situano nel-l'intervallo compreso tra i20 e i 35 anni, lo stes-so individuato e consentito dal Regolamentomesso a punto dal ministero della Salute suindicazione del Css. Ne consegue che difficil-mente una donna alla ricerca di una gravi-danza eterologa sceglierà gli ovociti poco fe-condi di una coeva, come dimostrano le pub-blicità delle cliniche procreative all'estero: pergarantire la qualità del prodotto vantano `äo-natrici" molto giovani.

    Sanità nazionale Pagina 1

  • Terra dei fuochi,così il territoriostudierà i tumoriAl via un progetto per fotografarela distribuzione delle patologie

    PINO CIOCIOLARomA

    ufficialità arriverà presto,forse già entro poche setti-mane. E farà scattare un bel

    salto in avanti. L'Asl Napoli 2 Nord,cioè trentadue comuni e oltre un mi-lione di residenti a cavallo fra il ca-poluogo campano e Caserta (cioèproprio nel bel mezzo della Terra deifuochi), svilupperà il "Progetto E-pi.Ca." sul suo territorio che com-prende città aggredite dall'inquina-mento ambientale come Giugliano,Acerra e Caivano, tanto per fare ap-pena tre nomi. In pratica e in sinte-si, metterà insieme i numeri onco-logici e la loro distribuzione territo-riale (senza nomi, né dati sensibili)registrati dai medici di famiglia e ri-guardanti i loro pazienti. Attraversopoi la loro geolocalizzazione (per laquale basterà avere una connessio-ne internet e utilizzare, ad esempio,Google Maps...), si potrà capire dove,come e soprattutto perché esplodo-no i tassi delle patologie tumorali. Acosto zero o quasi e con un lavoro diappena qualche giorno. Come delresto accade da due anni a Casoria,dov'è nato e s'è sviluppato il Pro-

    getto. Che subito dopo esser statomesso in moto, risultò subito tantoempirico, quanto attendibile.I risultati che si ottengono danno in-fatti «certezze facili e immediate»,spiegò nell'aprile 2014 ad AvvenireMariano Marino, membro del Co-mitato scientifico del Progetto. Li-dea fu una specie di uovo di Colom-bo: le schedeinformatiche cheogni medico di fa-miglia deve ap-punto avere perciascun paziente,una volta ripulitedai loro dati sen-sibili (che viole-rebbero la pri-vacy), vengonomesse insiemeed elaborate gra-zie a un partico-lare software.

    più alti nella zona centrale della cittàe le zone periferiche di Arpino e Cit-tadella. Andarono dunque a stu-diare terreni e acque e venne fuoriche il centro era stato ricco d'inse-diamenti industriali e che le due zo-ne periferiche avevano subìto sver-samenti abusivi e criminali di rifiutitossici. A proposito, sempre in lo-

    calità Cittadella«ci sono acqueinquinate fin nel-la falda», aggiun-se Marino. Anco-ra, nel 2007 esempre nel quar-tiere Cittadella,l'autorità giudi-ziaria aveva indi-viduato un vastoterreno dov'era-no state sepoltetonnellate e ton-nellate di rifiuti

    L'Asl Napoli 2 N ordrilancia il modello

    "Epi.ca .", che metteràin collegamentoi dati oncologicicon le diverserealtà locali

    Un progetto che è insomma stru-mento agile e sicuro. E «non per fa-re la conta di morti - sottolineò Ma-rino -, ma per individuare propriodove si registrano più malattie neo-plastiche e più decessi». Così a Ca-soria si accorsero che i tassi di ma-lattie e mortalità oncologiche erano

    speciali provenienti dal Nord.A quel punto la domanda per Mari-no divenne inevitabile: perché nonviene esteso il Progetto almeno al-l'intera Terra dei fuochi? «Credo piùche altro manchi lo spirito d'inizia-tiva - rispose il membro del Comi-tato scientifico di "Epi.Ca." -. In

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    cuidlrrn I uunnri

    Sanità nazionale Pagina 2

  • realtà spesso la comunità scienti-fica si lascia ingessare da certi "pa-radigmi" che l'hanno condiziona-ta per tanti anni...».Adesso, due anni più tardi, l'Asi Na-poli 2 Nord pare aver deciso di scrol-larsi di dosso quell"'ingessatura" elasciar scoccare lo spirito d'iniziati-va. Mancano ancora pochi passaggiper arrivare all'ufficialità, ma il nuo-vo commissario straordinario del-l'Asl, Antonio D'Amore (nominatolo scorso novembre) sembra ormaideciso a condurre in porto il "Pro-getto Epi.Ca." in tempi brevi.«Sarà qualcosa che aspettiamo datempo - commenta Luigi Costanzo,medico di famiglia a Frattamaggio-re, da sempre in trincea per la Terradei fuochi e fautore del Progetto -. Imedici di famiglia possono dare ungrande contributo che poi gli epi-demiologi posso sfruttare». E c'è al-tro: «Attraverso "Epi.Ca." possia-mo avere non solamente una "fo-tografia" delle patologie sul terri-torio, ma soprattutto un osserva-torio permanente e continuo, chepotrà essere usato anche dai deci-sori politici per orientare i loro in-terventi in materia sanitaria».

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    Sanità nazionale Pagina 3

  • Mte più alberiet t eINE ..ass, ImmE\ ImmERìww\

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    ww.etturaE la grande rivoluzioneterapeutica: il giardino,ovvero un rapportopiù stretto fra pazientie natura. Una ideache si diffonde: parlail progettista Campolongo

    nutenzione (dalla disinfezione dei localiall'efficienza delle apparecchiature), allagestione dei servizi, stagisti, studenti... Egli utenti possono presentare i problemipiù diversi, di carattere fisico e psichico.«Come luogo protesico, l'ospedale dev'es-sere tale da sopperire a carenze o meno-mazioni di ogni tipo, fisico o psichico, mo-mentanee o permanenti - spiega Capo-longo -. Così che il malato si trovi in con-dizioni di sicurezza, che la sofferenza sia al-leviata e ogni persona sia posta nelle con-dizioni psicofisiche più adatte a recupera-re al meglio la salute, ovvero quell'insiemedi benessere fisico, psichico, sociale».L'architettura non è estranea a questo com-pito. E in questi anni recenti si è dimostra-to come essenziale sia che allo spazio co-

    LEONARDO SERVADIO

    chenella città». Cosìda tef g opo-

    , datiti Stefanoo C

    apo-

    longo, che nel Po-litecnico d

    occupairi

    no siProgettazione delle strutture sanitarie e daanni dirige su questo tema un Master coor-dinato anche con le Università Statale eCattolica. «Gli ospedali sono strutture dialtissima complessità, in cui coesistono leattività più diverse: residenze, luoghi dicommercio, settore terziario, impiantisti-ca...». Basti ricordare che non chiudonomai, sono aperti 24 ore al giorno e dispon-gono di macchinari sofisticati e in continuaevoluzione, per le terapie come per la ge-stione delle condizioni ambientali. Utiliz-zano farmaci di diversa provenienza chevanno acquistati, conservati, opportuna-mente utilizzati. Come gli alberghi, hannocucine, sale da pranzo, letti, lavanderie ecc.Vi opera una popolazione di medici, in-fermieri e altro personale addetto alla ma-

    struito si associ il verde. La presenza dipiante ha una tale influenza sulle condi-zioni del malato che si è sviluppata l'ap-proccio chiamato «giardino terapeutico»(healinggarden). l'idea fu proposta per laprima volta nel 1984, in un articolo pub-blicato sulla rivista "Science" da Roger Ul-rich, attualmente docente di architettura alCentro per la ricerca sugli edifici per la sa-lute della Chalmers University di Göteborg(Svezia), ritenuto il massimo esperto in ma-teria. L'articolo si intitolava La vista dallafinestra può influire sulla guarigione dopoun intervento chirurgico.Ulrich ha riferito che l'idea per la ricercacompiuta derivò dalla sua esperienza per-sonale: da ragazzo soffrì per una nefriteche lo costrinse a lunghi periodi di degen-za a letto. Durante i quali si sentì sostenu-to soprattutto dal fatto di poter guardaredalla finestra le fronde di un abete. Ricer-che successive compiute in molti Paesihanno dimostrato che l'effetto curativodella visione delle piante vale per tutti.

    Sanità nazionale Pagina 4

  • «Ha preso piede anche l'ortoterapia, ovve-ro il giardinaggio per scopi terapeutici. Condiverse specializzazioni: per esempio peri malati del morbo di Aizheimer vi sono igiardini aromatici, perché in loro la perce-zione olfattiva è la meno colpita». Comesostiene Mary lo Kreitzer, medico dell'u-niversità del Minnesota, «l'aspetto più im-portante nei giardini terapeutici è che visiano piante vere, e fiori, magari anche del-l'acqua tranquilla. La presenza di statue odi altri artefatti non porta effetti benefici si-mili a quelli che provengono dalla natu-ra». La Kreitzer spiega inoltre che le pian-te e gioiosi gorgoglii d'acqua sono utili perisolare i luoghi di degenza dai rumori tipi-ci della città: anche questi infatti hanno uneffetto negativo sulle condizione psichi-che delle persone.I giardini curativi si vanno diffondendo: èusuale che i nuovi ospedali siano dotati dipiante, sia all'esterno, sia all'interno. Inquest'ultimo caso con grandi serre, in cuisi possa passeggiare. E quelli già esistenticercano di dotarsene. Qualche esempio: ilnuovo ospedale di Biella (progetto "Una 2architetti associati") dispone di un tettocompletamente a verde ed è strutturato inmodo tale da favorire la vista sulle vicinemontagne. A Milano l'Istituto dei Tumorisi è dotato di un tetto verde. In Svizzera lostudio di Silvia Gmür (specializzato in pro-getti ospedalieri) sta realizzando il nuovonosocomio civico di Soletta, con una strut-tura in pianta a forma di "L" disposta at-torno al luogo ove sorgeva il vecchio o-spedale: questo sarà abbattuto e al suo po-sto vi sarà un ampio giardino.Perché, sostiene Stefano Capolongo, gli o-spedali non possono invecchiare: «Il costoper costruirne uno nuovo equivale a quel-lo per gestirlo un solo anno. Devono esse-re strutture flessibili, capaci di aggiornar-si. Ma dopo cinquant'anni sono obsoleti.Al punto che per esempio il nuovissimoMartini Hospital di Gffiningen in Olandaè stato pensato per essere sostituito tra u-na cinquantina di anni». E le vecchie strut-ture di valore storico? «Com'è accaduto perla Ca' Granda, l'ospedale costruito a Mila-no da Filarete a metà del XIV secolo, che re-sta come sede universitaria, possono cam-biare destinazione. Centri di ricerca, luo-ghi di studio, biblioteche. Ma non luoghiper la terapia». Questi dovranno sempreesser all'avanguardia. E soprattutto pienidi piante che ricreino l'ambiente natura-le, quello più consono alla vita.

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    Sanità nazionale Pagina 5

  • =1MILA. II "giardino terapeutico " dell'Aurora Health Center

    IL PROGETTOLAMEZIA IL PALAZZETTO tR T IC =_

    Vi sono circostanze in cui chiunque diviene «diversamente abile». La malat-tia riduce quasi sempre le capacità di una persona. Se nell'ospedale "pro-tesico" ognuno dovrebbe trovarsi a proprio agio, a prescindere dalle condi-zioni di salute, perché lo stesso non può avvenire anche altrove? Lo studiomilanese Vittorio Grassi Architetto & Partners risponde a questa domandacol nuovo palazzetto dello sport che sta realizzando a Lamezia Terme (nellafoto, il progetto) come centro polifunzionale per tutta la Regione Calabria eil Sud Italia. L'opera sarà caratterizzata dalla tipica forma del sasso del lito-rale lametino e accoglierà non solo eventi sportivi ma anche concerti e con-gressi. In particolare è stato progettato pensando agli atleti con disabilità:

    dimensioni e arredi so-no adatti per ospitareattività e gare paralimpi-che di alto livello. Nonsolo gli ospedali, matutti gli edifici possonoessere progettati per-ché chiunque si sentaal meglio della forma,completamente a pro-prio agio. (L.S.)

    Sanità nazionale Pagina 6

  • k CONSuIToRi;1 COWSULYOR1 LI U lMpl B SCELTA

    MIGLIORISON O LIBERO

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    Roma, maggio 2012 . Manifestazione in difesa dei diritti delle donne e della legge 194

    Abortire si puòma solo sulla carta

    Gaia Pianigiani, The New York Times, Stati Uniti

    In Italia la legge consentel'interruzione volontariadi gravidanza, ma in alcuneregioni i ginecologi obiettoridi coscienza sono piùdell'8o per cento

    j uando Benedetta , 35 anni, hascoperto, all'undicesima setti-mana di gravidanza, che il bam-bino che desiderava "con tutta se

    stessa" aveva problemi genetici gravi, hapreso una decisione dolorosa e ha chiestoalla ginecologa che l'assisteva da tempo difarla abortire. La dottoressa, però, si è ri-fiutata, dichiarandosi obiettrice di coscien-za. Un rifiuto che ha costretto Benedetta a

    mettersi alla disperata ricerca di un medi-co che l'aiutasse.

    In un altro ospedale i medici le hannoconsigliato di farsi fare da uno psichiatra uncertificato in cui si dichiarava che lei avevaminacciato di uccidersi. In questo modoavrebbe potuto prolungare i termini di in-

    terruzione volontaria di gravidanza (ivg),che per la legge italiana non possono supe-rare i primi 9o giorni di gestazione. In un

    altro ospedale ancora un medico le ha sug-gerito di aspettare. "Mi ha detto: `Il feto èincompatibile con la vita, e molto probabil-mente lo perderà comunque dopo la vente-sima settimana"'. Benedetta, che ha chiestodi non pubblicare il suo cognome per motividi riservatezza, ha aggiunto: "È disumanopretendere che una donna guardi crescerenella sua pancia un essere condannato a

    ,.ri : i l, iA g§301 t`

    morte. Mi sono sentita un contenitore e non

    un essere umano". Dopo una battaglia chele femministe ancora considerano unospartiacque, in Italia l'interruzione volon-taria di gravidanza entro i novanta giorni è

    legale da quasi quarant'anni. Se la gravi-danza o il parto comportano un serio peri-

    colo per la salute della donna o se sono stateaccertate gravi anomalie del feto, questolimite di tempo non c'è. Ma non è comun-

    que facile trovare un medico disposto apra-ticare l'ivg. In Italia il 70 per cento dei gine-cologi si dichiara obiettore di coscienza enon esegue questo tipo di intervento permotivi religiosi o personali (e in certe regio-ni particolarmente conservatrici questa

    percentuale supera l'8o per cento, soprat-tutto al sud) .

    Condanna socialePercentuali che preoccupano alcuni espertidi salute femminile, che temono che neiprossimi anni sarà ancora più difficile abor-tire. "La maggioranza dei non obiettori,come me, sta per andare inpensione, quin-di tra poco sarà veramente difficile aiutarele donne che vogliono abortire", affermaSilvana Agatone, una ginecologa di 62 anni.

    Sanità nazionale Pagina 7

  • La dottoressa Agatone lavora in un ospeda-le romano e ha fondato un sito che fornisceinformazioni su come e dove si può ricorre-re all'aborto volontario. Per fare una mappadei medici obiettori ha telefonato a ogni re-parto di ostetricia e ha scoperto che deglioltre diecimila ginecologi che ci sono in Ita-lia, solo 1.200 praticano l'ivg.

    Questo intervento è eseguito in circa il6o per cento degli ospedali italiani, unapercentuale in calo, ma secondo la ministradella salute Beatrice Lorenzin "la coperturaè soddisfacente". Gli esperti concordanonel riconoscere che l'educazione sessualeha contribuito al calo degli aborti in Europa.L'interruzione volontaria di gravidanza en-tro i primi tre mesi è legale nella maggior

    parte deipaesi europei, anche se con alcunilimiti. Ma gli esperti concordano anche neldire che in Italia la situazione è diversa, per-ché i medici e i centri disposti a praticarel'ivg sono pochi.

    Inoltre l'opposizione della chiesa catto-lica all'aborto fa sì che in Italia la condannasociale sia più forte in confronto a molti al-tri paesi. Così, anche negli ospedali italianidove sulla carta l'ivg è possibile, i mediciobiettori sono sempre di più. "Io sono cat-tolico e lavoro per un ospedale cattolico,quindi non approvo l'aborto sul piano mo-rale e non lo pratico", ha detto Marco Boni-to, direttore del reparto ostetricia dell'ospe-dale cattolico San Pietro Fatebenefratelli diRoma. "Devo anche dire che, almeno inpassato, i non obiettori in alcuni casi eranoghettizzati. Non si può escludere che lo

    scarso numero di medici disposti apratica-re le interruzioni volontarie di gravidanzadipenda anche da questo".

    In Italia la questione non divide aperta-mente l'opinione pubblica come negli StatiUniti. Ogni tanto un movimento cattolicoantiabortista organizza delle manifestazio-ni, ma almeno ufficialmente le amministra-zioni locali non ostacolano le interruzionivolontarie di gravidanza. Nella pratica, pe-rò, in alcune regioni le donne devono supe-rare molti ostacoli per accedere ai centriche le eseguono.

    Questa situazione è stata giudicata"dannosa" per la salute delle donne dal-Comitato europeo peri diritti sociali (Ceds),che ha condannato l'Italia per violazionedegli articoli riguardanti il diritto alla salu-te: "Le donne a cui è negato l'accesso aicentri che praticano l'ivg nella loro regionedi residenza rischiano di essere effettiva-mente private del diritto, sancito per legge,

    a usufruire di questo servizio, non riuscen-do a trovare soluzioni alternative per i tem-pi stretti".

    Al pari di Benedetta, molte altre donnein Italia possono raccontare di ritardi nelladiagnosi e difficoltà a trovare un ospedalecon medici disponibili apraticare l'ivg. "Lalegge italiana sull'interruzione volontariadi gravidanza, la 194, è del 1978 e hala stes-sa età di mio marito. E io devo essere co-stretta ad attraversare in auto due regioniper abortire?", si chiede Silvia Brandimarte,34 anni, che alla dodicesima settimana digravidanza ha scoperto che il feto aveva unagrave malattia genetica. Anche nel suo casoquesta diagnosi l'ha costretta a una dispe-rata ricerca in vari ospedali dell'Abruzzo edelle Marche, finché ha trovato un medicodisposto a praticare l'ivg. "Ho anche incon-trato dottoresse che mi hanno detto che noneseguivano quell'intervento. Sono cre sciu-ta in una famiglia cattolica, dove `quello cheDio ti dà te lo tieni', però penso che le donneabbiano il diritto di scegliere".

    Praticare le ivg usando metodi non inva-sivi è altrettanto difficile. Le Marche nonhanno mai tradotto in protocolli e linee gui-da regionali le direttive nazionali sulla pillo-la abortiva Ru486. Così in quella regionecontinua a non essere disponibile la pillolache, sulla carta, le donne italiane possono

    Da sapereMedici obiettoriGinecologi che si rifiutano di fare interventidi interruzione volontaria di gravidanza (ivg),percentuale, 2013

    i i

    Molise 93,3 Umbria 65,6

    Bolzano* 92,9 Liguria 65,4

    Basilicata 90,2 Lombardia 63,6

    Sicilia 87,6 Trento* 60,0

    Puglia 86,1 Friuli-

    Campania 81,8 VeneziaGiulia

    58,4

    Lazio 80,7Toscana 56,2

    Abruzzo 80,7

    Emilia-Veneto 76,2

    Romagna 51,8

    Calabria 72,9Sardegna 49,7

    Marche 68,8Valle

    13,3Piemonte 67,4 d'Aosta

    *Province autonomeFonte: relazione 201p del ministero della salute

    usare dal 20o9. La mancanza di alternativeper molte donne che abitano nelle Marcheha costretto l'Associazione per l'educazionedemografica (Aied), che offre servizi ambu-latoriali per problemi di salute che riguar-

    dano soprattutto le donne, a proporre unsuo rimedio. Ha chiesto a dei medici dispo-sti a praticare l'ivg, che lavorano a Roma eMilano, di andare una volta alla settimanaad Ascoli Piceno, perché nessun ginecologodell'ospedale di quella città eseguiva inter-ruzioni di gravidanza.

    La stessa Benedetta havisitato vari cen-tri prima di trovare i medici dell'Aied diAscoli Piceno. E un'altra donna di 39 anni,che ha una figlia di 18 anni e che non era in

    condizione di avere un altro bambino, si èrivolta a un medico dell'Aied dopo esserestata respinta da due ospedali delle Marche."Ho pianto per tutta la durata dell'interven-to, e anche dopo", ha raccontato, chiedendodi non scrivere il suo cognome, "ma mi sen-to ancora una buona cattolica".

    Assoluzione dai peccatiIn un paese prevalentemente cattolico, cihanno detto alcuni medici di Ascoli Piceno,le donne che abortiscono vivono ancora unfortissimo senso di colpa. "Un senso di col-pa aggravato da politiche sbagliate ", osser-va Laura Olimpi, pediatra e presidentedell'Aied di Ascoli Piceno. "Non c'è nessu-na intenzione di gestire questo fenomeno,che peraltro è in calo, per tutelare la salutedelle donne".

    Papa Francesco ha annunciato che du-rante il giubileo della misericordia, inau-gurato a dicembre, tutti i sacerdoti cattoliciavranno facoltà di dare l'assoluzione per il"peccato di procurato aborto". Francesco,che pure non ha modificato gli orienta-menti della chiesa in materia, ha descritto

    "la cicatrice di questa scelta sofferta e do-lorosa" nel cuore di molte donne che haincontrato. Per alcune di quelle donne leparole del papa sono state un confortonell'odissea emotiva e sanitaria che hannodovuto affrontare. "La prima cosa che hopensato quando l'ho sentito è stata: `Be',almeno adesso mi assolverà"', ha dettouna donna di 38 anni madre di due figli

    adottivi che, per motivi personali ed eco-nomici, ha deciso di abortire all'insaputadel marito, maper farlo ha dovuto spostar-si di oltre cinquanta chilometri da casa."Non era il momento giusto per avere unfiglio, e io lo sapevo", ha detto. "Chi sonoloro per giudicarmi?". ♦ ma

    Sanità nazionale Pagina 8

  • SALUTE DI GENEREFascia (o marsupio) per salvare la schiena

    Portare il neonato sempre con sé, nella fascia o nel marsu-pio: un'abitudine diffusa e oggi anche una moda per fareda subito ginnastica con il piccolo e tornare in forma. Mala schiena della madre non ne risente? «Al contrario, la fa-scia aiuta a prevenire dolori perché di stribuisce il peso sulbusto in modo uniforme» chiarisce Morena Pitruzzella,fisiatra dell'Istituto scientifico colonna vertebrale (isico.it). «Meglio le fasce lunghe, rigide o elastiche, di quelle adanello: sono ottime anche per ilbambino che, soprattuttonei primi mesi, deve stare "a rana", con la schiena curva,per evitare sovraccarichi». Quanto ai marsupi «sì a quelliergonomici, con la cintura addominale, che non affatica-no le spalle perché scaricano ilpeso sulbacino, aumentan-do poco a poco l'uso perché nei primi tempi dopo il partola schiena è più mobile e "fragile" per effetto degli ormonidella gravidanza. Chi già ha avuto problemi di lombalgia,infine, dovrebbe sentire ilparere del medico prima di usa-re sia le fasce, sia i marsupi». Elena Meli

    Sanità nazionale Pagina 9

  • I device digitali ci semplificano la vita ma ci espongono

    ad attacchi inediti, specie nella sanità. Dalle pompe da insulina ai robot

    chirurgici, gli obiettivi non mancano. Così negli Usa si corre ai ripari

    i ì, nell'era delle automobiliche possono essere hackerate. Aprivacosì un articolo di Wired USA, tra imensili di tecnologia più diffusi almondo, dopo l'annuncio di FiatChrysler, a fine luglio 2015, di richia-mare 1 milione e 400 mila nuove JeepCherokee. La causa non era un difettomeccanico, ma una falla informaticanel computer di bordo UConnectemersa a causa di un'azione dimostra-tiva di hackeraggio del software.

    Wired ne era stato in qualche modoconcausa: uno dei suoi giornalisti, An-dy Greenberg, si era infatti prestato,

    senza conoscere tempistiche e moda-lità precise dell'evento , a fare da caviadell'hackeraggio . Il giornalista si tro-vava in un'autostrada ad alta percor-renza vicino Sant Louis , quando ChrisValasek e Charlie Miller, due informa-tici già avvezzi a questo tipo di esperi-menti, avevano preso possesso dellasua auto in remoto, impedendogli trale altre cose di governarne i freni. Lacorsa, finita in un fosso senza danniper il giornalista, era stata poi raccon-tata sul magazine , rimbalzando suimedia di tutto il mondo e spingendoFiat Chrysler a un aggiornamento delsoftware e tutto il settore automotive aun ripensamento delle misure dicybersecurity.

    Lo scopo di Valasek e Miller (pron-tamente assoldati da Uber dopo l'at-tacco a UConnect) era proprio quellodi rendere nota la vulnerabilità dellecomponenti elettroniche ormai pre-senti in qualunque marca e modello dinuove auto.

    Il settore automotive potrebbe nonessere il solo obiettivo degli attacchiinformatici . Con il consolidamentodella Internet of Things e degli oggettidi uso comune in chiave smart - cioècollegati alla rete , con un proprio indi-rizzo Ip e in grado di comunicare conaltri device digitali per ricevere e invia-re dati, così da poter essere controllati

    e monitorati anche a distanza - la pos-sibilità che gli obiettivi sensibili deglihacker si allarghino a macchia d'olio èdiventata estremamente concreta.

    Il campo della salute è senz'altro traquelli a cui si sta guardando con mag-giore attenzione, anche perché pre-senta enormi lacune. Alcune potreb-bero essere ovviate ricorrendo al buonsenso. Uno studio del 2013 dell'Indu-strial Control Systems Cyber Emer-gency Response Team (Ics-Cert) delDipartimento di sicurezza degli StatiUniti segnalava ad esempio che il si-stema informatico di 300 dispositivimedici analizzati, prodotti da 40 di-verse aziende e in uso sul territorioamericano, era facilmente espugnabi-le attraverso l'individuazione dellapassword di accesso, presente sulleistruzioni disponibili anche in rete.

    Non si trattava di un'eccezione: lamancanza di cultura della sicurezza,intesa come security (le precauzionicontro pericoli esterni come l'hacke-raggio), affligge l'intero comparto.Mentre, per ovvi motivi, i dipartimen-ti disafety (l'insieme delle misure e deidispositivi per prevenire danni alla sa-Iute) sono un perno della aziende delbiomedicale, pochissime hanno per-sonale dedicato alla cybersecurity, an-che perché al momento non esistonostandard o obblighi normativi al ri-guardo. Eppure la posta in gioco è alta.

    Sanità nazionale Pagina 10

  • Diversi device sono salvavita (si pensiai pacemaker) e in questi casi l 'intru-sione di hacker potrebbe non esseresolo dimostrativa . Le ipotesi vannodalle finalità estortive , in cui il pazien-te viene minacciato di morte per disat-tivazione del dispositivo se non pa-gherà un riscatto (negli Stati Uniti perquesto tipo di azione è già stato conia-to il termine ransomware , da ransom,riscatto e malware , il software o siste-ma attraverso cui si accede a un com-puter o a una struttura informaticaper danneggiarlo ), agli omicidi in salaoperatoria mediante il sabotaggio deirobot chirurgici, fino ad attentati ter-roristici a più ampio raggio.

    Segnali concreti di pericolo ci sonogià stati . A fine luglio 2015, la Foodand Drug Administration (Fda), l'en-te governativo americano che control-la l'immissione in commercio di far-maci e dispositivi medici, ha emanatoun'allerta sul possibile attacco di hac-ker sul dispositivo Hospira SymbiqInfusion System, una pompa a infu-sione computerizzata per il rilasciocontinuo di farmaci largamente usatanegli ospedali statunitensi . Dopo aver

    accertato che poteva esserci un acces-so al dispositivo dall'esterno , tramite ilcentro di informazione dati dell'ospe-dale con cui la pompa era connessa, laFda ha invitato gli ospedali a sostituir-lo con mezzi meno tecnologicamenteavanzati, ma privi di pericoli informa-tici.

    Dopo questo primo allarme, la Fdaha intensificato le azioni per scongiu-rare attacchi hacker, cercando ampiacollaborazione non solo da parte delleaziende produttrici di medical device,ma anche di medici e pazienti, che piùdi chiunque altro conoscono i disposi-tivi. La scorsa settimana l'ente ameri-cano, che già nell'ottobre del 2014 ave-va emanato linee guida per gestire lacybersecurity dei dispositivi biomedi-ci prima della loro approvazione perl'immissione in commercio , ha rila-sciato anche le nuove istruzioni su co-me gestire i rischi una volta che il di-spositivo è stato messo sul mercato.

    In entrambi i casi le indicazioni del-la Fda sono state migliorate grazie acommenti e revisioni aperte a tutti ipossibili portatori di interesse. Le li-nee guida sono state anche al centro

    del workshop Moving Forward: Col-laborativeApproaches to Medical De-vice Cybersecurity , appena chiuso aSilver Spring , in Maryland. L'appun-tamento, il primo dedicato a questi te-mi, aveva proprio lo scopo di mettereseduti attorno allo stesso tavolo diver-si rappresentanti di industrie , pazien-

    I

    ti e enti regolatori per costruire insie-me un percorso operativo.

    In precedenza era già stato costitui-to un gruppo di lavoro inclusivo e spe-cifico per costruire uno standard dicybersecurity sulle pompe a infusionedi insulina . Il dispositivo, usato daimalati di diabete per regolare la con-

    centrazione di glucosio nel sangue, stasostituendo la vecchia e scomoda pra-tica delle iniezioni di insulina. I mo-delli più avanzati prevedono una mo-dulazione del giusto quantitativo dainfondere (troppa o troppo poca insu-lina può portare a danni gravissimi),che può essere controllato in remotoda familiari dei pazienti , nel caso dibambini, o da medici attraverso l'inviodei dati rilevati a una piattaforma in-formatica. Visto che i device disponi-bili sul territorio americano sono statigià hackerati dagli stessi pazienti perrenderli più in linea con le esigenzepersonali, lo standard che si sta cer-cando di mettere a punto mira a un ap-porto sostanziale degli "hacker civici"per capire quali sono i punti più vulne-rabili del software e allo stesso tempoper non creare un sistema impermea-bile a manipolazioni a scopo migliora-tivo che il paziente potrebbe apporta-re.

    E in Europa? Finora tutto tace, maprobabilmente quello che sta acca-dendo oltreoceano potrebbe spingerea una discussione globale sulla cyber-security.

    Sanità nazionale Pagina 11

  • Il mercato degli ovuli"Busta con mille euroall'uscita della clinica"

    TIZIANA DE GIORGIOMASSIMO PISA

    MILANO. Tariffa fissa. Mille eu-ro in contanti per ogni prelievoandato a buon fine. Ma se portiun'amica gli ovociti si moltipli-cano (gli affari per la clinica pu-re). E la busta si gonfia di altri500 euro. Non è l'offerta di unacompagnia telefonica o lo spotdella pay tv. E un mercato diovuli destinati alla fecondazio-ne eterologa che prende formadalle denunce presentate ai ca-rabinieri del Nas di Milano eruota attorno alla clinica Ma-tris del professor Severino Anti-nori.

    Un sistema di arruolamentodi giovani e giovanissime, sucui adesso indagano gli investi-gatori guidati dal colonnelloAlessio Carparelli. Hanno sto-rie difficili alle spalle e vivono aimargini, con pesanti difficoltàeconomiche. Sono disposte asottoporsi a ripetuti cicli di bom-bardamenti ormonali, a più in-terventi nel giro di pochi mesi,pur di portare a casa una cifra si-mile a uno stipendio. Ma vengo-no pagate, condizione vincolan-te, solo se il prelievo degli ovuliva davvero a buon fine. Una re-te di donatrici di gameti - perlegge su base volontaria, prati-camente inesistente in Italia,ancora di più in Lombardia, do-ve il registro dei donatori non èmai partito - per le coppie ste-rili che bussano al centro di ri-produzione assistita, e spendo-no almeno 6mila euro per riusci-re ad avere un bambino.

    Come vengono reclutate lospiega una ventunenne che si èpresentata davanti agli investi-gatori del Nucleo tutela salute:«Prima dell'estate, dovendocercare un appartamento in af-fitto, ho conosciuto la signoraBarbara come proprietaria diun appartamento». L'affarenon si fa, la ragazza non ha unlavoro fisso e l'affitto è troppocaro per lei. Ma «venendo a co-noscenza della mia situazione

    Milano, la denuncia di alcune ragazze ai carabinieri"Noi arruolate dalla factotum del centro di Antinori"

    economica, Barbara mi propo-

    se di donare ovuli alla clinicaMatris di Milano dietro il paga-mento di un compenso di milleeuro a donazione». L'iter peruna donatrice di ovoclti non è

    una passeggiata: le visite gine-cologiche, esami di ogni tipo.Punture nella pancia da ripete-

    re per più di una settimana pri-

    ma dell'intervento. Spesso conun decorso doloroso. Ma queisoldi, a chi ha lasciato gli studida tempo e non ha un lavoro fis-

    so, fanno comodo. È solo perquesto, come le altre, che accet-ta e inizia il suo iter. «Non so

    quanti ovociti siano stati prele-

    vati - precisa - credo 5 o 6.All'uscita dalla clinica mi veni-vano consegnati in una bustachiusa i mille euro». Diventauna paziente, assistita e con-trollata periodicamente dai gi-necologi della clinica Matris. Fi-no a una seconda donazione nelgiro di due mesi. Qualcosa peròva storto. «C'era solo acqua», lespiega Barbara al risveglio.Niente ovuli, niente soldi, nes-suna busta all'uscita. «Il dottorAntinori mi diceva che avrem-mo potuto riprovare a gennaio,

    sempre alle stesse condizioni».Mentre Barbara ribadiva che«mi avrebbero pagato 500 europer ogni donatrice che avessiportato alla Matris per altre do-nazioni di ovociti».

    E un'amica, in effetti, ce l'ha.12 appena maggiorenne, vive al-le porte di Milano. Anche lei di-soccupata, anche lei ha smessodi studiare. viene a sapere che«reclutavano ragazze per la do-tazione di ovuli», fissa l'appun-

    6 Ci dicevano

    di portare un'amica,così avremmo

    preso altri soldi"

    tamento con la factotum Barba-ra e si presenta per l'ecografiaalla Matris il 9 dicembre. La ri-compensa promessa è la stes-sa, si legge nella denuncia: «mil-le euro». Al primo appuntamen-to «mi hanno spiegato che pri-ma di poter donare gli ovuli -dirà una settimana dopo ai cara-binieri -dovevo sostenere unaserie di esami». Una visita ano-mala, stando alle parole dellaragazza. «Hanno iniziato a chie-dermi se avevo il fidanzato, seavevo avuto rapporti, in che mo-do facevo sesso: se in modo vio-lento oppure lento». Le bastauna visita per decidere che nonè il caso di proseguire: anche leiva a fare denuncia.

    3 RICftO[JULONE NIíHNAT

    Le motivazionidi chi dona

    48% 34%

    altruismo

    6%

    altruismo

    e motivieconomici

    12%Condivisione Motividegli ovuli economici

    FONTE BIOETHICS INSTITUTE GHENT

    Possibilità per una donnai 45-5 anni

    di ottenere una gravidanza

    Cr í,1

    cïti

    . 3%

    Chi può accedereall'eterologa

    r Coppie maggiorennidi sesso diverso(come previsto dagliart. ancora valididella legge 40)

    Si possono riceveregameti maschili,femminili o entrambise tutti e due i partnersono infertili

    Sanità nazionale Pagina 12

  • I numeri

    La donazione

    s,rt,e.azítt,

    7.00(3!'. cii rírri.x, rs.e spese

    gr-ituíta

    ci

  • IL DOTTORE DI RIVA TRIGOSO, NEL LEVANTE LIGURE, è DIVENTATO UN GURU NEL MONDO SCIENTIFICO INTERNAZIONALE

    Il medico che cura ascoltando i segnali del corpoA Sergio Stagnaro bastano dieci secondi per scoprire se il paziente è sano o affetto da patologie

    FEDERICO MERETA...................................................................................................

    IL MALATO è sdraiato sul let-tino. Il medico si avvicina einizia, con sapienza, la per-cussione dello stomaco con ledita che amplificano il suono.Poi lo ausculta. Infine compri-me l'addome, nei punti giusti,e calcola quanto tempo lo sto-maco impiega a dilatarsi.«Nella persona sana sta fermoper nove secondi. Ma se ci so-no malattie,ad esempioun'appendi-cite, dei di-verticoli delcolon o i cal-coli della co-lecisti, iltempo si ab-brevia. E così,in dieci se-condi si può

    meiotica Biofisica Quantisti-ca). Oggi, dopo più di 100.000persone visitate da buon vec-chio medico di famiglia, rilan-cia un approccio che potreb-be consentire, tra l'altro, di ri-portare alla medicina fattadalle mani umane, piuttostoche da macchine sempre piùsofisticate e precise. Con unpesante riscontro in terminidi spesa sanitaria: le visitespecialistiche in Italia sonopiù di 64 milioni l'anno, e inalmeno un caso su dieci nonsono appropriate. Addiritturaalmeno il 30 per cento degli

    oltre 100 mi-lioni di inda-gini radiolo-giche esegui-te annual-mente nonavrebbe unareale giusti-ficazione.

    «Le mie ri-cerche sonoiniziate nel

    Le sue diagnosisi basano

    sui riflessi nervosiche governano

    lo stomaco

    arrivare ad una diagnosi». Araccontare lo "studio dei se-gni" che il corpo manda, è Ser-gio Stagnaro, medico ormai inpensione, che vive a Riva Tri-goso. Stagnaro, 84 anni, è dav-vero un personaggio nelmondo scientifico. Le sue teo-rie sulla semeiotica quantisti-ca biofisica hanno fatto il girodel mondo, tanto che è nataanche una società scientificadedicata a questo approccio(Società Internazionale Se-

    1955, quando lavoravo in Cli-nica Medica all'Università diGenova, con un grande mae-stro come il professor Anto-gnetti - spiega Stagnaro - No-nostante le richieste di rima-nere in ambito universitarioho scelto di fare il medico pra-tico, anche perché avevo co-nosciuto medici meravigliosia Sestri Levante che sapevano"studiare" il paziente, quandoancora nella cittadina nonc'erano laboratori né centri di

    radiologia. Sono diventatospecialista a Pavia e poi mi so-no dedicato a scoprire comemai la percussione dello sto-maco (la tecnica che consenteal medico di "sentire" la situa-zione amplificando il suonoche viene dal viscere con le di-ta), avesse solo due pagine sulvolume di semeiotica. E così,giorno dopo giorno, ho capitoche lo stomaco si muove. E simuove diversamente nellapersona sana, rispetto al ma-

    lato. Allora mi prendevano ingiro, ricordandomi che eranogià stati inventati i raggiX: masono andato avanti per la miastrada».

    L'ipotesi del medico liguresi basa su un attento studiodel riflessi nervosi che gover-nano lo stomaco, un viscere incontinuo movimento. E nascedagli studi di fisica quantisti-ca, che valutano come e inquanto tempo un sistemabiologico risponde ad uno sti-

    molo noto. Mentre lo stoma-co malato reagisce simulta-neamente, quello sano im-piega più tempo a rimettersiin moto. «Ogni medico puòapprendere questa semplicetecnica visitando il sito dellanostra società scientifica -continua Stagnaro - Se io pre-mo nella zona che potrebbeessere sede di un appendicite,ad esempio, la dilatazionedello stomaco è quasi imme-diata se c'è infiammazione. Lo

    Sanità nazionale Pagina 14

  • stesso avviene quando sonopresenti patologie del coloncome tumori o diverticoli. Seper il sano occorrono dieci se-condi a percepire la dilazione,quando siamo nei primi tresecondi si può pensare ad unproblema intestinale, doposei secondi ai calcoli della co-lecisti. Allo stesso modo, lostomaco si può abbassarequando è presente un'erniaiatale (porzione dello stoma-co che sale sopra il diafram-ma). Ciò che conta è impararedi nuovo a percepire i segnaliche il corpo invia, invece di af-fidarsi sempre e solo agli esa-mi diagnostici. E non servenemmeno tanto tempo: indieci secondi, dopo il giustoapprendimento, si può averegià una possibile diagnosi».Ora, dopo una lunghissimaattività come medico di fami-glia, Stagnaro continua a stu-diare. E dispensa consigli permantenersi in salute magarisfruttando l'azione di vecchirimedi, come il bicarbonatocon succo di limone e gocce diCell-Food, che rendono l'ac-qua stessa "attiva" per il be-nessere dell'organismo. Masoprattutto, lancia un inse-gnamento da non sottovalu-tare. Conoscere il malato e sa-perlo visitare conta ancoratanto, tanto di più di tutte lediavolerie tecnologiche che cipermettono di studiare a fon-do l'organismo umano.(0 BY NC NDALCUNI DIRITTI RISERVATI

    Sergio Stagnaro nel suo studio a Riva Trigoso SANGUINETI-FLASH

    Sanità nazionale Pagina 15

  • I medici:prorogainsufficientewwnDopo l'ufficializzazionedella proroga per le spese me-diche da trasmettere alfisco ar-rivano le critiche al mini rinviodeciso dalle Entrate. I primi afarsi sentire sono stati i medicidellaFnomceo (la Federazionenazionale degli Ordini): «Rite-niamo il rinvio di pochi giornitotalmente inadeguato edesprimiamo tutta la nostra in-soddisfazione e irritazione».Secondo i medici la proroga «di7 giorni lavorativi non risolve igravi problemi». Stesso disap-punto anche da parte del presi-dente della Commissione alboodontoiatri, Giuseppe Renzo:«La proroga fino a19 febbraioper l'invio dei dati sanitarièsoloun modesto contentino per chiin queste giornate si trova coin-volto in una vicenda per certiversigrottesca». DaNapoli,peresempio, il presidente dell'Or-dine dei medici, Silvestro Scot-ti, fa sapere che «su 2s milame-dici, solo Smila hanno già le cre-denziali». Il 730 precompilatodi quest'anno non dovrebbecontenere solo le spese medi-che ma anche le spese universi-tarie, le spese funebri e le speseperi lavori in casa: proprio ieri èstato pubblicato in «GazzettaUfficiale» il decreto che stabili-sce che entro il 28 febbraio do-vranno essere comunicate lespese di istruzione e quelle fu-nebri, ed entro il 31 gennaioquelle sulle ristrutturazioni.

    Fr.Mi.

    Sanità nazionale Pagina 16

  • Nientereperì iliper le terapiesalvavita

    In vigore da ieri il decre-to ministeriale che esenta idipendenti dall'obbligo direperibilità alle visite fiscaliin caso dipatologiegravicherichiedono terapie salvavitaodi stati patologici sottesi oconnessi alle situazioni diinvalidità riconosciuta.

    Il Dm attua una disposi-zione a sua volta contenutanel decreto legislativo151/2015 di attuazione delJobs act con cui, all'articolo25, è stata prevista la defini-zione delle condizioni diesenzione dalla reperibilità.

    In base al decreto mini-steriale 11 gennaio 2016,pubblicato sulla GazzettaUfficiale del 21 gennaio, lepatologie gravi devono es-sere confermate da idoneadocumentazione rilasciatadalla struttura sanitariacompetente con cui vieneattestata la natura della pa-tologia e la terapia salvavitada effettuare. L'invalidità,invece, deve comportareuna riduzione della capaci-tà lavorativa pari o superio-re al 67 per cento.

    La disposizione contenu-ta nel decreto legislativo delJobs act è stata messa a pun-to anche a seguito della vi-cenda di una donna amma-lata di cancro che l'annoscorso, a fronte di una man-cata reperibilità, era stataconvocata alla sede Inps dicompetenza.

    Peraltro l'esenzione daicontrolli in determinati casinon è una novità in assoluto.Esiste, da tempo, per i lavo-ratori del settore pubblico.In base all'articolo 2 del Dl206/2009, i dipendenti nonsono tenuti alla reperibilitàin caso dipatologiegravi checomportino terapie salvavi-ta; infortunio sul lavo-ro; malattia per causa diser-vizio; patologie connesse ainvalidità riconosciuta.

    M. Pri.01 RIP ROOUn0NEP.1s ERVATA

    Sanità nazionale Pagina 17

  • 1 L etica ha anche un fondamento biologico.

    Ma le scienze del cervello non bastano a spiegarla.

    Così gli studiosi invocano l'aiuto della filosofia

    Kathinka Evers è una filosofa svede-se, espertadi neuroscienze, il cui percor-so non è facilmente inseribilenegli sche-mi dellatradizione accademica. Studio-sadilogica efisica, ha poi ampliato il suointeresse alla zona di confine tra scienze

    II

    del cervello, filosofia morale, etica e so-ciologia, con un'influente attività di ri-cerca espressa anche in un articolo-ma-nifesto del 2015 apparso sul magazineletterario 3:AM, simbolo della contro-culturalondinese degli anniZero.

    La neuroetica è una giovane discipli-na, che da un lato indaga e riflette sulleimplicazioni etiche e giuridiche dellari-cerca neuroscientifica, dall'altro mira acomprendere le basi cerebrali dei com-portamenti morali. Il peso della filosofasvedese in questo campo deriva dallasua carica di co-direttrice dello HumanBrain Project (Hbp), una delle più am-biziose iniziative di neuroscienze maiintraprese a livello mondiale. Selezio-nato dalla Commissione europea nel2013 tra i due progetti "faro" su cui l'U-nioneha deciso di investire più di un mi-liardo di curo fino al 2023, l'Hbp ha loscopo di simulare attraverso un super-computer il funzionamento completodel cervello umano, un obiettivo scienti-fico etecnologico mastodontico.

    «È ovvio immaginarsi che tipo di in-

    terrogativi susciterà un cervello umanosimulato, se mai verràrealizzato», affer-malastudiosadell'Universitàdi Uppsa-la. «Essi riguarderanno la sfera perso-nale, sociale ed etica (ad esempio, si può"uccidere" un cervello simulato, inter-rompendone il funzionamento, in unmodo pertinente sul piano morale?)».La neuroetica avrebbe gli strumenticoncettuali per disinnescare il rischio ditrasformare gli ambiziosi progetti sulcervello in potenziali minacce e paureper gli individui e la collettività, presun-te o reali che esse siano.

    Ma, spiegaapagina99 Stefano Cana-li, filosofo delle neuroscienze alla Sissa(Scuola internazionale superiore di stu-di avanzati) di Trieste, «siamo ancoramolto lontani dall'avere a disposizionecervelli sintetici. Le simulazioni del-l'Hbp potranno riguardare abreve mec-canismi fisiologici precisi o specifici di-sturbi neurologici. Altra cosa è usarequeste macchine per comprendere icomportamenti morali». Un'ambizio-ne che si scontra con un nodo filosoficodi fondo: il fatto che, continua Canali,«per realizzare le nostre esperienze co-scienti e soprattutto mediare le azionimorali, il cervello habisogno di un corpoe di poter interagire con altri individui,abitando e allo stesso tempo costruendoe modificando insieme ad essi uno spa-zio di simboli e valori».

    È un aspetto che il progetto europeodel supercomputer sottovaluterebbe,secondo lo studioso italiano, ma cherappresenta efficacemente la direzionein cui, secondo Evers e colleghi, si do-vrebbero dirigere più incisivamente glisforzi di ricerca nei prossimi anni: versola neuroscienza dell'etica, un'area dove idati neurologici e la riflessione filosoficas'incontrino su temi fondamentali comeil libero arbitrio, l'autonomia, l'auto-controllo, la responsabilità, il conflittotra ragione ed emozione.

    Quali sono le basi neuronali del no-

    stro senso morale? Comefunzionail no-stro cervello quando eseguiamo atti cheassociamo alla libera scelta? Sono inter-rogativi che hanno trovato diritto di cit-tadinanza scientifica grazie agli sviluppidelle neuroscienze. «Gli studi sul cervel-lo», afferma Canali, ideatore e organiz-zatore di una scuola di formazione inneuroetica, tra le poche strutturate inquest'ambito nel nostro paese, «hannodimostrato che linguaggio, memoria,emozioni, percezioni, controllo volon-tario del comportamento sono sistemifunzionali semi-indipendenti tra di lo-ro, seppur integrati. La dissoluzionedell'integrità dell'Io rende assai proble-matica l'indagine sulla natura e il fun-zionamento dell'agente morale. Aqualeparte della nostra mente dobbiamo at-tribuire la responsabilità morale? Adesempio è possibile che una lesione ouna malattia, ma anche eventi trauma-tici o stress protratti, compromettano isistemi cerebrali che permettono il con-trollo volontario del comportamento.In questo caso, gli altri apparati funzio-nali possono continuare a operare nor-malmente, compreso quello che mediale reazioni emotive». Può così accadereche un comportamento «impulsivo,violento o immorale, non venga frenatoanche quando la persona riconosce lasua inadeguatezza e desidera inibirlo».

    Le neuroscienze attuali stanno dimo-strando che gli eccessi di stimoli, i so-vraccarichi di microscelte, il multita-

    Ricerca Pagina 18

  • sking, sembrano erodere il controllo vo-lontario del comportamento e le capaci-tà empatiche, mettendo costantementea rischio le nostre competenze morali. Sipensi ad esempio alle moltiplicazionidelle interazioni digitali, all'overloadin-formativo sulweb, alle sollecitazioni ap-petitive a cui siamo sottoposti nei corri-doi di qualsiasi supermercato. Sono tut-ti processi che richiedono al cervello do-si cospicue di risorse computazionali eanche tempi congrui di elaborazione.Oggi però è richiesta anche una velocità.................................................

    di analisi che può interferire con le mo-dalità con cui interpretiamo i segnaliemotivi propri e altrui. I sovraccarichicognitivi, dunque, possono farci agire inmodo eticamente problematico: adesempio non prestando aiuto a qualcu-no in difficoltà, manifestando aperta-mente un pregiudizio, agendo in modoesclusivamente utilitaristico e con que-sto causando danno ad altri.

    La neuroetica a questo proposito sot-tolinea come gli studi sperimentali stia-no rivalutando in termini scientifici ilpeso della società nella responsabilitàetica personale. A rinnovare profonda-mente e rendere dirompenti gli interro-gativi sul libero arbitrio è stato poi so-prattutto lo sviluppo delle cosiddettetecniche di neuroimaging, in grado dimisurare la relazione tra attività di de-terminate aree celebrali e specifichefunzioni.

    In Italia, negli ultimi anni, diversi te-sti hanno affrontato questi temi. Tra es-

    si si possono segnalare Neuroetica. Lamorale prima della morale, edito daRaffaello Cortina nel 2008 e scritto daLaura Boella, filosofa dell'Università diMilano, e più recentemente Lo spaziodella responsabilità, pubblicato nel2015 da Il Mulino e curato da MarinaLalatta Costerbosa dell'Università diBologna. Sono opere in cui si invita allaprudenza quando ci si trova di fronte airisultati che provengono dalle tecnichedi neuroimmaginie e che invocano unaconvergenza di saperi e competenzeplurali.

    Approccio in linea con l'appello gene-rale del manifesto di Evers che chiama auna necessaria interdisciplinarietà dicui la neuroetica dovrebbe farsi porta-voce, sia «per contribuire a una miglioredefinizione degli oggetti della ricerca,sia p er rendere indagabili i problemi chela filosofia affronta da millenni soltantoin modo astratto», conclude Canali.

    L,E In Italia,negli ultimi anni, diversi testihanno affrontato i temi dellaneuroetica: tra di essiNeuroetica. La morale primadella morale, edito daRaffaello Cortina nel 2008 escritto da Laura Boella eLospazio della responsabilità,pubblicato nel 2015 da IlMulino

    Ricerca Pagina 19

  • Renzi-Cook, patto digitale per il SudIl presidente del Consiglio e il numero uno di Apple lanciano il nuovo centro di Napoli"L'economia hi-tech può valere il 5 per cento del Pil, il Mezzogiorno esca dal vi(timismo"

    ILARIO LOMBARDOROMA

    italiano vuole seguirne la scia.Il centro di Napoli, che l'erededi Steve Jobs vorrebbe far par-tire al più presto, anche primadell'autunno, sarà una vera epropria scuola di formazione:600 studenti si alternerannoogni anno, per imparare a svi-luppare per il sistema iOS. An-cora da mettere a punto le logi-che di selezione. Mentre per lalocation si parla di Bagnoli doveè in corso la bonifica dell'ex Ital-sider. Al pranzo di ieri, assiemeall'ambasciatore Usa John Phil-lips, alle ministre MariannaMadia e Stefania Giannini, era-no presenti Riccardo Luna,

    "Digital champion" di PalazzoChigi e Paolo Barberis, consi-gliere per l'innovazione di Ren-zi. Barberis è stato incaricatodi coordinare il lavoro tra Ap-ple, governo e Napoli, a partiredall'università Federico II, inpole per accaparrarsi la part-nership con la Mela. «L'Appeconomy - spiega - è un settoreche ha già una certa rilevanza ecreerà nuovi mestieri». Cookha ribadito di voler sfruttare«la nuova energia» che vedecircolare in Italia. Prima dicompiere la sua scelta, Appleha fatto un lungo monitoraggiosull'App Store che le ha per-messo di accorgersi della quali-tà dei prodotti italiani. L'ideaera nata pochi mesi fa, al risto-rante di Cracco a Milano. Fu al-lora che Cook sondò Renzi sullapossibilità di aprire un centrodi questo genere in Italia, il pri-mo in Europa. Il premier glipropose Napoli. «Mi fido di te»rispose il manager. Cosa che haspinto Renzi a rivendicare lasua scelta: «Il Sud esca dal vit-timismo. La grande partita diNapoli è fondamentale».

    «Non avrete mica un Sam-sung...». Non rinuncia alla bat-tuta Matteo Renzi di fronte aicinque sviluppatori che tre-manti dall'emozione hanno pre-sentato le loro app a Tim Cook,ceo Apple. Pochi minuti ciascu-no, ovviamente con un iPhone.

    Selezionati dalla Mela mor-sicata, i programmatori hannopartecipato all'incontro tra ilpremier e Cook che a PalazzoChigi ha suggellato la decisionedel colosso di Cupertino di apri-re uno centro di sviluppo AppiOS a Napoli. Pranzo in piedi abase di pasta di pomodoro etanta informalità. Renzi ha re-galato un vaso di design e unaclassica Moka, tanto per spin-gere, con fotografi al seguito, ilmade in Italy come ama farespesso con i suoi ospiti (a RaulCastro regalò i toscanelli). Se-condo le stime del premier,l'economia digitale in Italia po-trebbe valere il «5% di Pil». Equesto boom non può non pas-sare dall'ecosistema app. Cookgioca la sua partita in un mer-cato molto ambito. Il premier

    La partita di Napoli èfondamentale: ci sonograndi partner globalipronti a investire

    Matteo RenziPresidentedei Consiglio

    Bello incontrarei talentuosisviluppatori italianicon Matteo Renzi

    Tim CookAmministratore delegatodella Apple

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    Matteo Renzi offre a Tim Cook una caffettiera made in Italy

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  • A pple a Napoli? E allora,perché no, anche unastartup della East Coast

    a Torino. Nei corridoi del WorldEconomic Forum Carlo Ratti,l'italiano che dirige il laborato-rio sulle «città intelligenti» alMit di Boston, racconta che l'hitech in Europa ha un futuro.

    Innanzitutto , perché è meglioutilizzare ingegneri e pro-grammatori italiani invece cheamericani o asiatici?

    «Detto molto in breve perchéda noi i talenti sono alti e i costisono bassi».

    Partiamo dai costi . Davvero uningegnere italiano costa menodi uno Made in Usa?

    «Parlo di Boston, che è la zonadove lavoro e che conosco me-glio. Oggi un garage vicino alMit - attenzione però, per gliamericani il garage non è unarimessa per le auto, ma un pic-colo capannone - costa più di unnegozio prestigioso della stessametratura sulla Quinta Stradaa New York, stiamo parlando dicentinaia di migliaia di dollarid'affitto ogni anno. E lo stessovale per i dipendenti: un inge-gnere con quattro anni di espe-rienza costa all'azienda Usa cir-ca tre volte quello che costa ilsuo omologo in Italia».

    Ma da noi non è difficile assu-mere e fare impresa?

    «L'Italia è un Paese dove è diffi-cile fare una grande impresache competa a livello interna-zionale tagliando i costi fino al-l'ultimo centesimo. Questo per-ché ci sono troppi problemi a li-vello di infrastrutture, che ren-dono meno competitivo il Paesee chi ci lavora. Invece nellestart-up, dove c'è più grassoche cola, questi mancati rispar-mi non contano tanto. E poi,specie nel mondo delle tecnolo-gie dell'informazione, la capaci-

    - rII primo barrobotizzato

    al mondoè statoideato

    da Ratti

    "E' la nuova globalizzazioneSi spostano idee, non oggetti"Ratti (Mit): i talenti sono alti e i costi bassi

    FuturoCarlo Ratti,

    l'italiano chedirige il labo-

    ratorio sulle«città intelli-genti» al Mit

    di Boston,racconta che

    l'hi tech inEuropa ha unfuturo. Anzi,un presente

    tà di pensare in modo creativo,che a noi italiani non manca».

    Ma non sono caratteristiche chesi trovano anche a Singapore?

    «No, questa combinazione èmolto difficile da trovare. Peralcune cose il nostro Paese dàdei punti a Singapore».

    E la start up bostoniana in Italia?Di che cosa si tratta?

    «E nata quasi come un gioco. Dueanni fa Google ci chiese per unasua grande festa a San Franciscodi inventarci qualcosa legato altema dei robot. Noi pensammo auna macchina che fa il lavoro dicostruzione, mentre la parte cre-ativa prima e il divertimento do-po restano immutati. Visto cheera una festa ci inventammo unbarman robotizzato: i clienti sce-glievano il cocktail dal telefoninoe il robot lo preparava sotto i loroocchi con tutti gli ingredienti».

    I robot ruberanno il lavoro ancheai baristi!

    «Non penso, ma la cosa è diventa-ta virale e abbiamo cominciato aricevere centinaia di richieste.Chi voleva comprare il robot, chilo voleva per la festa di matrimo-nio. Così abbiamo deciso di farneuna start up e visto che in Italia ci

    sono buoni ingegneri che cerca-no lavoro abbiamo pensato diaprirla a Torino».

    II risultato?«A un anno dalla partenza otti-mo. Le navi da crociera della Ro-yal Carribean stanno mettendo ilnostro robot in tutte le loro navi».

    Ma perché i grandi produttoritecnologici stanno riportando aoccidente lavori e funzioni cheprima erano fatte fuori?

    «Il tema è quello del cosiddetto"reshoring", il ritorno della pro-duzione, che non significa solo ri-torno in America, ma anche inEuropa e in Italia. Si tratta di an-dare non dove il lavoro costa me-no, ma dove c'è un valore in più osi è più vicini ai propri clienti».

    Con quali effetti?«Che in questo modo si spostanopiù bit e meno atomi. Le idee ge-nerano valore mentre la produ-zione può essere fatta ovunque.Non so se quello che vediamoadesso è già una tendenza, macerto è un fenomeno interessante:non è detto che la globalizzazionecomporti necessariamente piùscambio di merci; può essere an-che uno scambio di intelligenza».

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