Rassegna 14 settembre

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14 settembre

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14 settembre

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pagina 4 Martedì 14 settembre 2010

Dall’inchiesta di Trani al

passato di Schifani: un

anno del nostro giornale

I l Fatto Quotidiano ha festeggiato il suocompleanno lo scorso fine settimana aPietrasanta, ma l’anno esatto cade il 23

settembre. Giorno del primo numero con iltitolone “Indagato Letta”, l’editoriale deldirettore Antonio Padellaro che rispondeva a unadomanda: “Quale sarà la nostra linea? LaCostituzione”. In prima pagina c’era anche la

colonna a destra di Marco Travaglio che parlava diAugusto Minzolini e l’informazione in Rai, un temache ha riempito decine di pagine in quest’anno divita. Di giorno in giorno, di lettore in lettore, lapiccola redazione del Fa t t o è diventata più grandecon l’arrivo di altri giornalisti. E il giornale hafesteggiato a giugno la nascita del sito diretto daPeter Gomez che veleggia oltre i 200 mila contatti

unici al giorno. Mentre il giornale ad agosto havenduto 76 mila copie più gli oltre 40 milaabbonati. Nel primo anno abbiamo raccontatol’inchiesta di Trani sulle pressioni di Berlusconiper chiudere A n n o ze ro, il passato di avvocato aPalermo di Renato Schifani e seguito l’altra Italia,quella in protesta davanti Montecitorio, sui tetti oall’Asinara. L’isola dell’isola.

ANNIVERSARI

IN VENTIMILAPER UN COMPLEANNO

EMOZIONANTEGrande successo per la festa

del Fatto a Marina di Pietrasanta

GALLERIA

IL CAPPELLINO DI DI PIETRO E LA CALCA DEGLI ABBONATI. POI TUTTI SUL PALCOIo c’ero

Letizia, che venerdì arriva tre ore prima.Tommaso, il più giovane dei lettori - dieci anni -

con una poesia sull’equo canone (!). Lacontestazione (finta), dei nostri redattori, al finto

Tremonti, al finto Belpietro, e al finto Minzolini,intervistati dal nostro direttore (quello vero) nello

spazio delirante del Misfatto. La contestazione(quella vera) domenica mattina, della gente che siaccalcava sulle transenne, malgrado l’arena fosse

piena “Fatemi entrare sono un abbonato!”.“Allora fate entrare me, ho pure il coupon!!” (tiè).

Di Pietro, a rischio insolazione vuole uncappellino: rifiuta una coppola, accetta solo un

berretto del Fatto; rischio congelamento neidibattiti a notte fonda, tutta la redazione sul

palco, uno per uno come nemmeno nei sottotitolidei kolossal hollywoodiani. E poi l’incontro tra

noi e i lettori, stupendo. “Ora siamo unac o mu n i t à ”, dice Padellaro. È vero, come bene sa,

solo chi può dire: “Io c’ero” (Lutel)

di Carlo Tecce

Q uesta è una strana coppia.Il Fatto Quotidiano e l’Eco delR o d i t o re , il giornale più ri-nomato di Topazia. Marco

Lillo racconta una conversazio-ne surreale con sua figlia di die-ci anni, appassionata del carto-ne animato Geronimo Stilton.La festa del Fatto Quotidiano staper finire, ultimi sorrisi nel par-co la Versiliana di Pietrasanta,un teatro nel verde, definito dadon Andrea Gallo, l’a n t i c a m e radel paradiso. Avete mai visto uncompleanno di migliaia di per-sone? Tutti insieme! Il primo an-no del Fatto Quotidiano, di edito-ri, giornalisti, grafici, segretari,ma anche di Emiliano da Pisa,Luca da Verona, Nilla da Bolo-gna, Davide da Messina. E cosìper centinaia di nomi e decinedi città. Per capire chi ringrazia-re per la torta, le candeline, lamusica, dovete ascoltare Lillo.

“Di sabato o di domenica por-tavo mia figlia all’E s p re s s o , unpalazzo enorme di undici piani,aveva spazio per giocare men-tre lavoravo. Aveva saputo delmio trasferimento al Fa t t o , e michiese: ‘Papà, potrò venire qual-che volta in redazione? Quant’ègrande, quante stanze?’”. Lilloprende fiato: “P i c c o l i n o . . .” Labambina insiste, curiosa di casee immobili come il papà: “Maquanti piani? Uno...”. E poi giù aridere: “Ma papà! L’Eco del Rodi-t o re di Geronimo Stilton ha trepiani!”. Lillo guarda Peter Go-mez: “Ho accettato subito l’of -ferta del Fa t t o . All’inizio vedevosoltanto scrivanie, dissi a Peter:ci saranno i computer? Ora c’èun grande giornale, pieno di no-tizie e di futuro, e solo grazie avoi lettori!”. Applausi. Quelliche fanno rumore (e tanta emo-zione, confessiamo), e non saida dove arrivano, un po’ dal pal-co e un po’ dal pubblico. La tre

giorni di Pietrasanta l’a bbiamoconservata in valigia, trascinatacon noi sul treno per Roma tranotti insonni e nostalgia. Abbia-mo dozzine di album da riem-pire con fotografie artistiche:l’ospitalità del sindaco Domeni-co Lombardi, i suoi collaborato-ri Maria Paola Civili e LucianoBorzonasca, i ragazzi volontari,la fondazione Versiliana, LucaTelese in versione strillone, lecorse di Cinzia Monteverdi, laresponsabile marketing del Fat -to e Amanda Pisi per accogliereventimila persone, le zanzared’assalto su Antonio Massariconcentrato sulle carte dellaP3. E poi: il sole, il mare, l’af fet-to dei lettori. Per discutere dicorruzione, e non per un incon-tro di gheddafine, il cancellodella Versiliana sembrava l’in -gresso di Wimbledon. Le sedie ele tribune erano piene, in cen-tinaia aspettavano dietro un filodi plastica. Per un attimo cala il

silenzio e, sommerso dalla follatra pioppi e frassini, spunta Te-lese agitatore di popoli: “Li hofatti scavalcare io! Largo, lar-go …”. E scappa all’uscita, ochissà dove. Per onore di crona-ca, domenica a mezzanotte di-rà: “Ragazzi, vado a dormire. Hoesaurito l’a d re n a l i n a ”. Perchétre giorni passano d’un fiato: di-battiti su mafia, arte, religione,

politica, e il sito, la satira, il Mi -s fa t t o . In tre giorni conosci i co-niugi di Pistoia che abitano a Bo-logna, vestiti con la maglia di‘Adesso Basta del 5 dicembre’ ecarichi di libri: “Ci siamo pro-prio divertiti, facciamo bis?”.(Ps: avvertire la Monteverdi condelicatezza). E in tre giorni sco-pri Chiara (16 anni) che cono-sce il legittimo impedimento ele vecchie amicizie di RenatoSchifani meglio di Schifani stes-so. E poi rifletti: se pensiamo inpiccolo voi lo fate in grande. LaMonteverdi conta e riconta:“Iniziamo dal Caffè Letterario.Ci sono 400 posti, sarà più facileevitare vuoti”. Cosa? Il teatro sa-rà (sempre) strapieno. È più bel-lo cambiare direzione in veloci-tà. Come Federico Mello che inviaggio per Pietrasanta, precet-tato per la serata sul fattoquoti -diano.it, viene travolto dall’an -sia: “Vediamo, cosa dirò neimiei cinque minuti?”. Cinque?

Gomez ha una sorpresa: “Bene,Federico, stasera conduci tu”.Andrà forte, Federico. ComeEdoardo Novella. Non c’è pauradi sbagliare se i tuoi lettori tiperdonano e ti abbracciano. Erestano fermi sulle sedie, anchese l’umidità di mezzanotte tirapugni: “Qualcosa si muove – di -ce Marco Travaglio – la gente èpiù informata e loro, i politicidelle censure, iniziano a preoc-cupar si”. E il direttore AntonioPadellaro svela un trucco: “Ci la-sciano delle praterie. Spesso na-scondono le notizie in una rigadi pagina dieci, noi la prendia-mo e la scriviamo”. Queste pa-role le sappiamo a memoria. Laredazione del Fa t t o guardava ilpalco per capire quando, come(e forse perché) entrare. ConStefano Caselli che imitava Fer-ruccio Sansa, e viceversa. Poi ildirettore premette: “Domanileggerete di Pietrasanta sul gior-nale”. Detto, Fatto.

Il racconto piùapplaudito,quello di Lillo:“In un piccoloappartamentoè nato un grandegiornale”

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La P3, Sica e la volontà

di Cesare: contattate

e convincete

L a conferma di Martino el’inchiesta sulla “nuova loggia”,detta P3, nata da uno stralcio

sulle indagini dell’appalto sull’eolico inSardegna. Tre i personaggi principali, finitiagli arresti: l’imprenditore Flavio Carboni,l’imprenditore edile Arcangelo Martino e ilgeometra Pasquale Lombardi, in carcere

dall’ 8 luglio scorso. Coinvolti anche altribig come il senatore Marcello Dell’Utri, e ilcoordinatore del Pdl, Denis Verdini. Tra ifiloni dell’inchiesta: il business dell’eolico inSardegna, il sostegno al lodo Alfano e lenomine al Csm. Dopo oltre un mese dismentite, è nell’interrogatorio del 18agosto che Martino fa le prime ammissioni,

e parla del governo Prodi e delle trame perfarlo cadere. Centrale il ruolo di ErnestoSica, poi assessore alla Regione Campania,secondo Martino è l’uomo di collegamentotra Silvio Berlusconi (chiamato “C e s a re ”)e i vari senatori (compreso GiulioAndreotti) contatti per la famosa “spallata”alla maggioranza.

COSÌ PRODI FU AFFONDATOLe rivelazioni di Martino e la conferma di Boccia:

ecco come riuscirono a far cadere il governo di centrosinistradi Paola Zanca

“I o li inseguivo in tutte leparti d'Italia e del mon-do. Li chiamavo al tele-fono per capire che in-

tenzioni avessero. Insistevo. Eogni volta mi sentivo risponde-re: ‘Veniamo, non ci sono pro-bl e m i ’. E poi non si faceva vede-re nessuno”. Antonio Boccia perdue anni ha fatto il pallottolieredel governo Prodi. Segretariod'aula al Senato, dal 2006 al 2008passava le giornate a contare ericontare i voti che tenevano inpiedi la risicatissima maggioran-za di centrosinistra. E non sonosolo numeri quelli con cui ha do-vuto avere a che fare. Tra crisi dicoscienza, litigate e spaccature,il rischio che i corteggiamentidel centrodestra affondasserocome un coltello nel burro erauna costante quotidiana. “Fin -ché ci si prova è un conto. Mapoi se qualcuno ti si avvicina echiede ‘Che ti serve?’, cambiatutto”. Ecco, quella domanda,

nei lunghi mesi di agonia del go-verno Prodi se la sono sentita fa-re in molti. “E in tanti se la sen-tono fare anche oggi. Certo, cisono colleghi che per quieto vi-vere non lo vanno a raccontareai giornali”.

MA PER CHI ogni giorno do-veva governare i colleghi cheavevano ceduto al corteggia-mento – e che secondo uno degliarrestati nell’inchiesta P3, Arcan-gelo Martino, venivano convintida profumate somme di denaro –le parole non servivano. I segnalili riconoscevi subito. Boccia ri-corda che l'innamoramento peril centrodestra del senatore elet-to all'estero Luigi Pallaro, peresempio, non aveva bisogno dispiegazioni. “Sin dall'inizio luidisse che era un ‘indipendente’di centrosinistra. Ma ha semprevotato con noi, fino a quandonon si sentì cominciare a parlaredella cosiddetta ‘compravendi -ta. Cominciò ad assentarsi in mo-do sempre più frequente, mi as-sicurava che avrebbe partecipa-to al voto e poi non partiva nem-meno dall'America. A volte eraaddirittura in Italia e non si face-va vedere. So per certo che alme-no una volta in Sudamerica in-contrò Berlusconi. Non pensoparlassero di politica. Certo, nonci sono prove concrete dell’‘ac -quisto’, ma eravamo in una situa-

zione di instabilità tale che i suoicomportamenti non erano giu-stificabili. Le nostre insistenzeerano tali, che il fatto che non ve-nisse a votare era chiaramente in-dicativo della volontà di lasciarela maggioranza”. E così fu: nem-meno quel 24 gennaio del 2008,quando Prodi chiese la fiducia alSenato, Pallaro era in aula.

ALTRE VOLTE, che qualcosaera cambiato, lo capivi dai giochid'astuzia. “I diniani erano tre – r i-corda Boccia – Dini, Scalera eD'Amico. D'Amico è rimastosempre coerente con il centrosi-nistra, gli altri due a un certo pun-to hanno cominciato con i com-portamenti equivoci. Si astene-vano, pur sapendo che al Senatol'astensione è un voto contrario.Ogni volta io li chiamavo. Loro di-cevano “Veniamo, non ci sonop ro bl e m i ”. Soprattutto Scalera,faceva la parte del mediatore, mapoi alla fine seguiva la posizionedi Dini. Si comportavano anchemaliziosamente: arrivavanoqualche minuto dopo che il votoera iniziato. Il loro era quasi unatteggiamento goliardico: la pre-sa di distanza c'era nei fatti, manella sostanza non doveva appa-rire. Sui loro voti, non si potevafare affidamento”. Decisamenteno: tra i 161 no alla fiducia cheportarono Prodi alle dimissioni,c'era anche quello di LambertoDini. Scalera si astenne. Martino,nell’interrogatorio, ha parlatoanche di lui: Scalera sarebbe sta-to avvicinato dall’ex assessorecampano Sica per conto di Ber-lusconi. E Dini nel 2008 ha rice-vuto un versamento improvvisoda un imprenditore amico dellostesso Sica.Ci sono i casi più noti, quelli deisenatori Sergio De Gregorio e Ni-no Randazzo. Il primo, eletto nel-le liste dell'Idv, diventò presiden-te della commissione Difesa gra-zie ai voti del centrodestra e fon-dò il movimento Italiani nel Mon-do. Finì indagato per corruzionedalla Procura di Napoli (che poiarchiviò il caso), per un versa-mento da 700 mila euro da partedi Forza Italia. Il secondo ricevet-te la proposta indecente duranteun pranzo a Palazzo Grazioli. Poiscrisse una lettera a Berlusconiper rispondere “no, grazie” alsuo invito a passare nell'altra me-tà dell'emiciclo.Boccia ricorda anche i “casi di co-scienza”, gli addii dal sapore tut-to politico: Turigliatto, Fisichella(influenzato, dice l’ex segretariod'aula, “più dalla gerarchia eccle-siastica che da quella berlusco-niana”), la Binetti, “una delle pri-me a non votare la fiducia al go-ver no”. Non fu di stampo politi-co, ma al massimo “p o l i t i ch e s e ”,sostiene Boccia, l'atteggiamentodei senatori Bordon e Manzione.“Cercavano un contraccambiopolitico, ma non posso dire chetrattavano con il centrodestra:non ci furono episodi tali da farpensare che fossero caduti nellarete della compravendita”.Non crede alle ragioni dell'orto-dossia, Boccia, nel caso di Ferdi-

nando Rossi. “Il suo caso lo chia-merei 'contrattualistico': ognivolta che dava un voto ci volevauna contropartita. Cominciò adastenersi, ad assumere posizioniequivoche. Noi avevamo qual-che dubbio che il prezzo da pa-gare fosse sempre più alto soloper arrivare alla rottura. Il sospet-to venne a tutti: ci faceva mettereal voto emendamenti talmentepretestuosi che sembrava andas-se alla ricerca di una scusa per an-dar sene”. Interpellato, Rossi nonsi scandalizza: “Lo aveva già det-to Bertinotti in una riunione deiparlamentari del Prc: ‘Attenti cheRossi se lo sono comprati’. Sonostato tanti anni nei partiti comu-nisti: il miglior metodo per de-molire gli avversari è dire che so-no agenti del nemico”.

CERTO, la parola responsabili-tà, ricorda Boccia, a quell'epocanon si poteva nemmeno nomina-re. “Mussi e Salvi si erano portativia dieci senatori, poi era arrivataanche la rottura di Angius. In unclima di questo genere – r icordaBoccia – le vicende delle perso-ne singole finivano per esaltarsi:se provavi a parlare con i Manzio-ne, i Bordon, i Dini, quelli ti ri-spondevano: ‘Che andate cer-cando? Vi preoccupate se io fac-cio un po' di manfrina quandoavete gruppi interi che vanno dasoli?’. La verità – conclude Boc-cia – è che danno la colpa a Ma-stella e lui è stato solo l'ultimo adandarsene. Certo, sia lui che Dinisono finiti nel centrodestra. Vuoldire che qualche discorso se l'e-rano fatto...”.

SORVEGLIANTI SPECIALI

NEO BERLUSCONES

NUCARA: 20 DEPUTATI DARANNO LA FIDUCIAL’uomo di fiduciadel professorebolognese,raccontagli stranimovimential Senato

S T RAC QUA DA N I O lo ammette:è giusto prostituirsi per la politica

R ieccolo. L’incontenibile Giorgio Stracqua-danio, l’animatore del Predellino, ieri ha

dato nuova e sempre più provocatoria provadi sé. Tema di scottante attualità: è lecito pro-stituirsi per la carriera, soprattutto parlamen-tare? A sollevare involontariamente il tema,perché caduta nella trappola di Klaus Davi,era stata nei giorni scorsi la deputata Fli An-gela Napoli che “non aveva escluso” la pos-sibilità che alcune deputate avessero fatto illoro ingresso in Parlamento dopo essersi, inqualche modo, prostituite. Ieri ci ha pensatoStracquadanio a far tornare d’attualità l’ar go-mento aggiungendo la sua verità. E la sua le-gittimazione pro premier e pro deputate/mi-nistre sfiorate da sempre dal sospetto: “È as-

solutamente legittimo che per fare carrieraognuno di noi utilizzi quello che ha; dire ilcontrario è stupido moralismo”. La prima adarrabbiarsi è stata proprio Angela Napoli: “So -no frasi offensive per le donne che fanno po-litica”. “Appunto – ha risposto di rimandoStracquadanio – perché quelle persone di cuisi chiacchiera in Parlamento spesso sono lemigliori, le più presenti, le più assidue e le piùleali deputate che ci siano”. Di provocazionein provocazione, il direttore del Predellino, èarrivato anche a dire che “se una deputata oun deputato facessero coming out e ammet-tessero di essersi venduti per fare carriera,questo non sarebbe comunque un buon mo-tivo per lasciare la Camera o il Senato”. s .n.

di Sara Nicoli

A lla faccia della compravendi-ta. Ieri, dopo l’ennesimo

scongiuro delle elezioni lancia-to dal Cavaliere dagli schermi diCanale 5 (“il governo conferme-rà la sua maggioranza, la situa-

zione è sotto con-trollo e andremoavanti fino al2013”) FrancescoNucara, segreta-rio del Pri e alcunisuoi seguaci sonosaliti a PalazzoGrazioli per fare laconta della com-pravendita dei de-putati che servi-ranno alla maggio-ranza per azzerarela perdita finiana.

O, almeno, per mettere un mo-mentaneo stop all’emorragia divoti che si è verificata il 29 lu-glio, giorno dell’ultimo voto al-la Camera quando le quotazionidel Pdl più la Lega fecero segna-re un inesorabile 299; all’appel -lo ne mancavano una ventina. Eora questi voti li avrebbero tro-vati. Giusto 20.

O ALMENO così ha annuncia-to trionfalmente proprio Nuca-ra: “Ci sono i numeri, costituire-mo il gruppo di responsabilitànazionale poco prima delle di-chiarazioni del presidente Ber-lusconi in aula”. Proprio quelloche voleva il Cavaliere per azze-rare i finiani. Che però restano35 e forse a breve diventeranno36 grazie all’ingresso di un uo-mo Udc. Si parla di Calogero

Mannino, che infatti non andràcon Nucara ma che ormai è aiferri corti con Casini.Chi sono, allora, questi deputatipronti a salvare la patria ma so-prattutto Berlusconi in cambio –di certo – di una futura ricandi-datura certa del Pdl? I cinque de-putati del movimento Noi Sudcapitanati dal sottosegretarioagli Esteri Enzo Scotti, i tre libe-raldemocratici Melchiorre, Ta-noni e Grassano, Nucara e Fran-cesco Pionati, i due della Svp euno dell’Union Valdotaine. Cisono poi movimenti in zonaUdc, anche se sia Mario Tassoneche Lorenzo Ria, Giuseppe Dra-go e Mario Pisacane hanno ne-gato di essere in procinto di tra-dire Casini, ma nulla si sa, invecedel coordinatore regionale Save-rio Romano.

QUALCUNO, ieri sera alla Ca-mera, ha fatto anche i nomi di Sa-vino Pezzotta e di Francesco Bo-si come papabili Udc pronti a“t ra d i re ” per la sopravvivenzadel governo. “Ma quello che ave-vo previsto, che stesse peresplodere il partito – sintetizzaFrancesco Pionati – è ormai sot-to gli occhi di tutti; dopo questi20 verranno anche altri, persinodall’Italia dei Valori!”. Insomma,con il gruppo capitanato da Nu-cara, Berlusconi sarebbe in gra-do di navigare tranquillamentealla Camera anche qualora i finia-ni votassero contro. Per regalodi compleanno (il 29 settembre)Berlusconi vorrebbe una mag-gioranza “stra biliante”. “For searriveremo a 360 – ha detto ieriai suoi –di sicuro arriveranno an-che dai finiani”. Sulla fiducia an-drà così, ma poi il Cavaliere do-vrà trattare su tutto. Con tutti.

Martedì 14 settembre 2010

I n sintesi il testo elaborato dal Fa t t o con l’aiutodi giuristi, magistrati e altri esperti, prevede:1) il recepimento della Convenzione penale

del Consiglio d’Europa sulla corruzione, sottoscritta aStrasburgo dagli Stati membri nel 1999 e mai ratificatadall’Italia; 2) introdurre nuove fattispecie di reato persanzionare i più moderni crimini dei colletti bianchinell’era della globalizzazione (come l’autoriciclaggio, la

corruzione fra privati, il traffico di influenze illecite);3) ripristinare il falso in bilancio abolito dal secondogoverno Berlusconi nel 2001-2002; 4) mettere mano alsistema della prescrizione; 5) cogliere il meglio dallamiriade di proposte e disegni di legge giacenti inParlamento da varie legislature; 6) l’idea di partenza èquella avanzata per la prima volta a Cernobbio nelsettembre del 1994, in piena Tangentopoli, dal pool

Mani Pulite e da un gruppo di giuristi e docentiuniversitari: A) Legislazione premiale per incentivare il“pentitismo” anche in questo tipo di reati; B) i reati dicorruzione e concussione diventano uno solo; C) lineadura con chi arriva fuori tempo massimo, o nonconfessa tutto, o viene colto con le mani nel sacco;custodia cautelare obbligatoria per corrotti ecorruttori, come per i mafiosi, con aumenti delle pene.

Alla VersilianaA destra il convegno

organizzato da il Fatto;in alto il Palazzo di

Giustizia di Milano; adestra, nel 2008, il

senatore Strano mangiala mortadella per

festeggiare la cadutadel governo Prodi; in

basso a sinistral’onorevole Nucara del

Partito Repubblicano

PUNTO DI SVOLTA

C’è un sì trasversalealla legge anti-corruzione

proposta dal FattoDOPO IDV E FINIANI,

ANCHE IL PD DÀ IL VIA LIBERAdi Giampiero Calapà

A nche il Partito democrati-co dice sì alla proposta dilegge anti-corruzione,elaborata da giuristi e ma-

gistrati, proposta dal Fatto Quo-tidiano.Dopo aver incassato il “sì” diItalia dei Valori nell’opposizio -ne e quello dei finiani di Futuroe libertà nella maggioranza, ar-riva l’impegno preso dal vice-capogruppo del Pd in Senato,Luigi Zanda: “Ho già firmato unddl dei Democratici che contie-ne principi d’impostazionemolto simili. Però, quello delvostro giornale contiene nor-me ulteriori: mi riferisco in par-ticolar modo ai temi dell’au -to-riciclaggio e del falso in bi-lancio. Prendo un impegno:nei prossimi giorni presenteròun ddl arricchito unendo le dueproposte, nel tentativo di cer-care un’azione più larga possi-bile in Parlamento”.

“Solo i corrottinon approveranno”

DEL TESTO del Pd, spiegaZanda, “vorrei recuperare l’in -troduzione della figuradell’agente provocatore, per po-tenziare l’attività d’indagine de-gli inquirenti, le norme in mate-

ria di prescrizione, da sospende-re se si tratta di illeciti ammini-strativi e tutte le aggravanti per ireati commessi da pubblici uffi-ciali”. Un percorso parlamenta-re che, per l’ottimista Zanda,“non può che trovare d’a c c o rd otutte le forze politiche, non soloPd, Idv e finiani; anche l’Udc, maLega e Pdl perché mai dovrebbe-ro votare contro?”. Una legge delgenere, conclude il senatore,può “non essere approvata sol-tanto dai corrotti”.

Di Pietro e Granatadanno il loro appoggio

ALLA FESTA del Fa t t o di Pietra-santa, domenica mattina, il prov-vedimento presentato da MarcoTravaglio su queste pagine, ave-va ottenuto il consenso sia di An-tonio Di Pietro sia di Fabio Gra-nata, oltre a quello di Claudio Fa-va di Sinistra ecologia e libertà(che però non ha rappresentan-za parlamentare). “I capigruppodecidono l’ordine del giorno –ha esordito Di Pietro – dettandol’agenda dei lavori parlamentari,quindi se si decide di farlo il testopuò arrivare alla discussione inaula. Speriamo non sia una di-scussione di tre anni, però. Al-meno prendiamo solo i punti suiquali non possiamo che esseretutti d’accordo e approviamoli.Penso alla ratifica della conven-zione internazionale, alla rottu-ra del patto tra corrotto e corrut-tore. E poi vediamo chi vota e chinon vota”. Il finiano Fabio Gra-

nata ha accettato l’invito: “Noi cistiamo, lo voteremo e lo soster-remo. Saremo in prima linea sulddl anti-corruzione. Perché sia-mo coerenti come lo siamo statisul ritiro della candidatura Co-sentino in Campania e non fate-mi ricordare chi ha candidato ilcentrosinistra (il discusso sinda-co di Salerno Vincenzo De Luca,ndr). Oppure come lo siamo statisul processo breve con normaretroattiva che mai avremmo vo-tato e che mai avrà il nostro con-senso”. Tanto che Di Pietro si èspinto oltre: “Oggi c’è la condi-zione per mettere in minoranzaBerlusconi perché c’è una mag-gioranza di parlamentari che ri-conosce una questione moralein questo Paese”.

Un’i n i z i a t ivac o n c re t a

SE LE PROMESSE dei politicisaranno mantenute, l’i n i z i a t i vadel Fatto Quotidianodiventerà leg-ge dello Stato. Una legge “permettere le mani in tasca alle cric-ch e ”, ha spiegato Marco Trava-glio: “Loro le mani ce le stannomettendo al collo, almeno aquelli che pagano le tasse. Datoche lo Stato non funziona gratisle mani le mettono nelle taschedi chi le tasse le paga. È ovvio chela lotta alla corruzione non puòfarla Berlusconi, figuriamoci.Combattere la corruzione pen-sando che a farlo sia l’uomo dellemafie è una contraddizione”.Perché “l’Italia è tenuta in ostag-gio per una sola persona, entratain politica per risolvere i suoiguai giudiziari e i suoi debiti. E lesue due promesse le ha mante-nute, salvandosi dai processi eassicurando guadagni alle sueaziende. È chiaro che la corru-zione aumenta, che cresce l’eva -sione fiscale, che si gonfino i pa-trimoni delle mafie che usano loscudo fiscale. Ha messo lo Statonelle mani di personaggi impro-babili: la scuola alla Gelmini, aBondi la cultura – ha conclusoTravaglio – perché a lui non in-t e re s s a ”.È ottimista sul ddl il direttore delFa t t o Antonio Padellaro: “Aven -do un sostegno autorevole an-che da parte del Pd penso che lepossibilità che questo disegno dilegge vada avanti esistano. Que-sta è la dimostrazione che anchenoi giornalisti (che facciamo in-formazione e non siamo certa-mente un partito politico) pos-siamo recepire proposte di que-sta importanza, organizzarle,metterle insieme e fare in modoche abbiano uno sbocco parla-mentare. Con il ddl anti-corru-zione ci stiamo riuscendo”.

“DAL ’92 SOLOO S TAC O L I ”

Le colpe dei governi

“Sono statepromosse unaserie dic o n t ro r i f o r m eche hanno resopiù complicatoil lavoro

”“D al 1992 a oggi non è

stato fatto nulla a livel-lo legislativo, anzi sono sta-te fatte delle controriformesia nel diritto penale sostan-ziale sia in quello proces-suale che hanno reso piùcomplicato il nostro lavoro.Direi che la cosa peggiore èstata l’aver dimezzato iltempo di prescrizione dellacorruzione da quindici annia sette anni e mezzo con lanorma ex Cirielli. Ex per-rché lo stesso Cirielli nonl’ha più voluta riconosce-re .

LE UNICHE cose positivesono avvenute è perché im-poste in parte da conven-zioni internazionali. Ma re-centemente ci siamo ac-corti che la principale rifor-

ma che era stata introdotta,la responsabilità della per-sona giuridica, varata perratificare la convenzioneOcse sulla lotta alla corru-zione internazionale, nonsi applica proprio alla cor-ruzione internazionale. Enon ho capito se è stata unascelta o una dimenticanzadel legislatore, sta di fattoche abbiamo preso in girol’Ocse, a cui avevamo dettoche avremmo introdotto laresponsabilità della perso-na giuridica con questa leg-ge proprio per contrastarela corruzione internaziona-le. Ma, appunto, il legisla-tore si è dimenticato di ri-chiamare la norma sullacorruzione internazionale!Credo che in questo caso, ilParlamento dovrebbe risol-

vere la questione in un mi-nuto, perché è un impegnointernazionale che abbia-mo assunto solennementee invece sono passati già di-versi mesi e nessuno è an-cora intervenuto. Non stia-mo facendo una bella figu-ra con l’Ocse.

I N O LT R E , quando si par-la di corruzione non si devepensare a un fenomeno insé; in realtà la corruzione èil collante, è lo strumentoper realizzare forme di cri-minalità economica. E, in-fatti, tutte le convenzioniinternazionali che si occu-pano dell’argomento, e so-no tante (e nessuna di que-ste è stata ratificata o im-plementata in Italia), quan-do parlano di corruzione in

realtà si riferiscono ad al-tro: dicono che ci deve es-sere trasparenza nei flussicontabili, investendo quin-di tutto l’apparato anti-rici-claggio: dal falso in bilan-

cio alla frode fiscale.Infine, tutte queste conven-zioni puntano l’accento suquello che gli americanichiamano e n fo r c e m e n t , cioéla capacità di reazione del si-stema. Da questo punto divista se uno pensa alle con-dizioni in cui versa la Magi-stratura e a tutta quella seriedi leggi che sono intervenu-te in questi anni, è chiaroche noi siamo andati in unadirezione opposta rispetto aalla auspicata implementa-zione dell’e n fo r c e m e n t nellalotta alla criminalità econo-mica e alla corruzione.

*È parte dell’intervento delProcuratore aggiunto di Milano,

domenica mattina durante lafesta de il “Fatto Quotidiano”

alla Versiliana

Francesco Greco*

L’intervento

Affari di palazzo

ALFANO “B L O C C A” ROMA PER UN CAFFÈ CON BOCCHINOALLE DIECI DEL MATTINO del primo gior-no di scuola del nuovo anno scolastico, bloccarecon le auto blu delle scorte uno dei principali pontidi Roma, il Cavour, è molto discutibile. Ma bisognavedere se il rischio che si corre – quello di esserelinciati –vale la candela. In questo caso il rischio erada correre. Almeno per uno dei protagonisti: sulmarciapiede di un lungotevere in delirio, è infattiandata in scena la trattativa per la sopravvivenzadella legislatura e, forse, quella politica del Cava-liere, una sosta, insomma, che val bene un ingorgo.Protagonisti dell’improvvisato rendez vous il mi-nistro della Giustizia, Angelino Alfano e il capo-gruppo di Futuro e libertà, Italo Bocchino. Il primo,dalla sua macchina con un’auto di scorta davanti edue dietro, ha intravisto il “collega” mentre scen-deva dalla prima delle sue due per entrare nel bar.

Di scatto, Angelino Alfano si è lanciato fuori dallamacchina urlando “Italo, Italo!” e l’altro, veden-dolo, ha sorriso e lo ha invitato ad entrare, lascian-do nel panico le scorte e le auto in mezzo alla stra-da. Ma è stato, di sicuro, un caffè importante: Al-fano, infatti, avrebbe chiesto a Bocchino rassicu-razioni e delucidazioni sul parere dei finiani in me-rito al passaggio sulla giustizia del prossimo discor-so che il premier terrà alla Camera il 28 settembreper ottenere la fiducia sui cinque punti. Sembrache Bocchino abbia dato il proprio placet sullaquestione della revisione del legittimo impedi-mento per bloccare la Consulta e che Alfano abbiaassicurato che non verrà menzionata la questionedel processo breve, ma che il discorso sul temaverterà sulla necessità di una radicale riforma dellagiustizia, incassando il “sì” di Bocchino. s .n.

I punti chiave studiati

ed elaborati per

combattere il malaffare

Page 4: Rassegna 14 settembre

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La P3, Sica e la volontà

di Cesare: contattate

e convincete

L a conferma di Martino el’inchiesta sulla “nuova loggia”,detta P3, nata da uno stralcio

sulle indagini dell’appalto sull’eolico inSardegna. Tre i personaggi principali, finitiagli arresti: l’imprenditore Flavio Carboni,l’imprenditore edile Arcangelo Martino e ilgeometra Pasquale Lombardi, in carcere

dall’ 8 luglio scorso. Coinvolti anche altribig come il senatore Marcello Dell’Utri, e ilcoordinatore del Pdl, Denis Verdini. Tra ifiloni dell’inchiesta: il business dell’eolico inSardegna, il sostegno al lodo Alfano e lenomine al Csm. Dopo oltre un mese dismentite, è nell’interrogatorio del 18agosto che Martino fa le prime ammissioni,

e parla del governo Prodi e delle trame perfarlo cadere. Centrale il ruolo di ErnestoSica, poi assessore alla Regione Campania,secondo Martino è l’uomo di collegamentotra Silvio Berlusconi (chiamato “C e s a re ”)e i vari senatori (compreso GiulioAndreotti) contatti per la famosa “spallata”alla maggioranza.

COSÌ PRODI FU AFFONDATOLe rivelazioni di Martino e la conferma di Boccia:

ecco come riuscirono a far cadere il governo di centrosinistradi Paola Zanca

“I o li inseguivo in tutte leparti d'Italia e del mon-do. Li chiamavo al tele-fono per capire che in-

tenzioni avessero. Insistevo. Eogni volta mi sentivo risponde-re: ‘Veniamo, non ci sono pro-bl e m i ’. E poi non si faceva vede-re nessuno”. Antonio Boccia perdue anni ha fatto il pallottolieredel governo Prodi. Segretariod'aula al Senato, dal 2006 al 2008passava le giornate a contare ericontare i voti che tenevano inpiedi la risicatissima maggioran-za di centrosinistra. E non sonosolo numeri quelli con cui ha do-vuto avere a che fare. Tra crisi dicoscienza, litigate e spaccature,il rischio che i corteggiamentidel centrodestra affondasserocome un coltello nel burro erauna costante quotidiana. “Fin -ché ci si prova è un conto. Mapoi se qualcuno ti si avvicina echiede ‘Che ti serve?’, cambiatutto”. Ecco, quella domanda,

nei lunghi mesi di agonia del go-verno Prodi se la sono sentita fa-re in molti. “E in tanti se la sen-tono fare anche oggi. Certo, cisono colleghi che per quieto vi-vere non lo vanno a raccontareai giornali”.

MA PER CHI ogni giorno do-veva governare i colleghi cheavevano ceduto al corteggia-mento – e che secondo uno degliarrestati nell’inchiesta P3, Arcan-gelo Martino, venivano convintida profumate somme di denaro –le parole non servivano. I segnalili riconoscevi subito. Boccia ri-corda che l'innamoramento peril centrodestra del senatore elet-to all'estero Luigi Pallaro, peresempio, non aveva bisogno dispiegazioni. “Sin dall'inizio luidisse che era un ‘indipendente’di centrosinistra. Ma ha semprevotato con noi, fino a quandonon si sentì cominciare a parlaredella cosiddetta ‘compravendi -ta. Cominciò ad assentarsi in mo-do sempre più frequente, mi as-sicurava che avrebbe partecipa-to al voto e poi non partiva nem-meno dall'America. A volte eraaddirittura in Italia e non si face-va vedere. So per certo che alme-no una volta in Sudamerica in-contrò Berlusconi. Non pensoparlassero di politica. Certo, nonci sono prove concrete dell’‘ac -quisto’, ma eravamo in una situa-

zione di instabilità tale che i suoicomportamenti non erano giu-stificabili. Le nostre insistenzeerano tali, che il fatto che non ve-nisse a votare era chiaramente in-dicativo della volontà di lasciarela maggioranza”. E così fu: nem-meno quel 24 gennaio del 2008,quando Prodi chiese la fiducia alSenato, Pallaro era in aula.

ALTRE VOLTE, che qualcosaera cambiato, lo capivi dai giochid'astuzia. “I diniani erano tre – r i-corda Boccia – Dini, Scalera eD'Amico. D'Amico è rimastosempre coerente con il centrosi-nistra, gli altri due a un certo pun-to hanno cominciato con i com-portamenti equivoci. Si astene-vano, pur sapendo che al Senatol'astensione è un voto contrario.Ogni volta io li chiamavo. Loro di-cevano “Veniamo, non ci sonop ro bl e m i ”. Soprattutto Scalera,faceva la parte del mediatore, mapoi alla fine seguiva la posizionedi Dini. Si comportavano anchemaliziosamente: arrivavanoqualche minuto dopo che il votoera iniziato. Il loro era quasi unatteggiamento goliardico: la pre-sa di distanza c'era nei fatti, manella sostanza non doveva appa-rire. Sui loro voti, non si potevafare affidamento”. Decisamenteno: tra i 161 no alla fiducia cheportarono Prodi alle dimissioni,c'era anche quello di LambertoDini. Scalera si astenne. Martino,nell’interrogatorio, ha parlatoanche di lui: Scalera sarebbe sta-to avvicinato dall’ex assessorecampano Sica per conto di Ber-lusconi. E Dini nel 2008 ha rice-vuto un versamento improvvisoda un imprenditore amico dellostesso Sica.Ci sono i casi più noti, quelli deisenatori Sergio De Gregorio e Ni-no Randazzo. Il primo, eletto nel-le liste dell'Idv, diventò presiden-te della commissione Difesa gra-zie ai voti del centrodestra e fon-dò il movimento Italiani nel Mon-do. Finì indagato per corruzionedalla Procura di Napoli (che poiarchiviò il caso), per un versa-mento da 700 mila euro da partedi Forza Italia. Il secondo ricevet-te la proposta indecente duranteun pranzo a Palazzo Grazioli. Poiscrisse una lettera a Berlusconiper rispondere “no, grazie” alsuo invito a passare nell'altra me-tà dell'emiciclo.Boccia ricorda anche i “casi di co-scienza”, gli addii dal sapore tut-to politico: Turigliatto, Fisichella(influenzato, dice l’ex segretariod'aula, “più dalla gerarchia eccle-siastica che da quella berlusco-niana”), la Binetti, “una delle pri-me a non votare la fiducia al go-ver no”. Non fu di stampo politi-co, ma al massimo “p o l i t i ch e s e ”,sostiene Boccia, l'atteggiamentodei senatori Bordon e Manzione.“Cercavano un contraccambiopolitico, ma non posso dire chetrattavano con il centrodestra:non ci furono episodi tali da farpensare che fossero caduti nellarete della compravendita”.Non crede alle ragioni dell'orto-dossia, Boccia, nel caso di Ferdi-

nando Rossi. “Il suo caso lo chia-merei 'contrattualistico': ognivolta che dava un voto ci volevauna contropartita. Cominciò adastenersi, ad assumere posizioniequivoche. Noi avevamo qual-che dubbio che il prezzo da pa-gare fosse sempre più alto soloper arrivare alla rottura. Il sospet-to venne a tutti: ci faceva mettereal voto emendamenti talmentepretestuosi che sembrava andas-se alla ricerca di una scusa per an-dar sene”. Interpellato, Rossi nonsi scandalizza: “Lo aveva già det-to Bertinotti in una riunione deiparlamentari del Prc: ‘Attenti cheRossi se lo sono comprati’. Sonostato tanti anni nei partiti comu-nisti: il miglior metodo per de-molire gli avversari è dire che so-no agenti del nemico”.

CERTO, la parola responsabili-tà, ricorda Boccia, a quell'epocanon si poteva nemmeno nomina-re. “Mussi e Salvi si erano portativia dieci senatori, poi era arrivataanche la rottura di Angius. In unclima di questo genere – r icordaBoccia – le vicende delle perso-ne singole finivano per esaltarsi:se provavi a parlare con i Manzio-ne, i Bordon, i Dini, quelli ti ri-spondevano: ‘Che andate cer-cando? Vi preoccupate se io fac-cio un po' di manfrina quandoavete gruppi interi che vanno dasoli?’. La verità – conclude Boc-cia – è che danno la colpa a Ma-stella e lui è stato solo l'ultimo adandarsene. Certo, sia lui che Dinisono finiti nel centrodestra. Vuoldire che qualche discorso se l'e-rano fatto...”.

SORVEGLIANTI SPECIALI

NEO BERLUSCONES

NUCARA: 20 DEPUTATI DARANNO LA FIDUCIAL’uomo di fiduciadel professorebolognese,raccontagli stranimovimential Senato

S T RAC QUA DA N I O lo ammette:è giusto prostituirsi per la politica

R ieccolo. L’incontenibile Giorgio Stracqua-danio, l’animatore del Predellino, ieri ha

dato nuova e sempre più provocatoria provadi sé. Tema di scottante attualità: è lecito pro-stituirsi per la carriera, soprattutto parlamen-tare? A sollevare involontariamente il tema,perché caduta nella trappola di Klaus Davi,era stata nei giorni scorsi la deputata Fli An-gela Napoli che “non aveva escluso” la pos-sibilità che alcune deputate avessero fatto illoro ingresso in Parlamento dopo essersi, inqualche modo, prostituite. Ieri ci ha pensatoStracquadanio a far tornare d’attualità l’ar go-mento aggiungendo la sua verità. E la sua le-gittimazione pro premier e pro deputate/mi-nistre sfiorate da sempre dal sospetto: “È as-

solutamente legittimo che per fare carrieraognuno di noi utilizzi quello che ha; dire ilcontrario è stupido moralismo”. La prima adarrabbiarsi è stata proprio Angela Napoli: “So -no frasi offensive per le donne che fanno po-litica”. “Appunto – ha risposto di rimandoStracquadanio – perché quelle persone di cuisi chiacchiera in Parlamento spesso sono lemigliori, le più presenti, le più assidue e le piùleali deputate che ci siano”. Di provocazionein provocazione, il direttore del Predellino, èarrivato anche a dire che “se una deputata oun deputato facessero coming out e ammet-tessero di essersi venduti per fare carriera,questo non sarebbe comunque un buon mo-tivo per lasciare la Camera o il Senato”. s .n.

di Sara Nicoli

A lla faccia della compravendi-ta. Ieri, dopo l’ennesimo

scongiuro delle elezioni lancia-to dal Cavaliere dagli schermi diCanale 5 (“il governo conferme-rà la sua maggioranza, la situa-

zione è sotto con-trollo e andremoavanti fino al2013”) FrancescoNucara, segreta-rio del Pri e alcunisuoi seguaci sonosaliti a PalazzoGrazioli per fare laconta della com-pravendita dei de-putati che servi-ranno alla maggio-ranza per azzerarela perdita finiana.

O, almeno, per mettere un mo-mentaneo stop all’emorragia divoti che si è verificata il 29 lu-glio, giorno dell’ultimo voto al-la Camera quando le quotazionidel Pdl più la Lega fecero segna-re un inesorabile 299; all’appel -lo ne mancavano una ventina. Eora questi voti li avrebbero tro-vati. Giusto 20.

O ALMENO così ha annuncia-to trionfalmente proprio Nuca-ra: “Ci sono i numeri, costituire-mo il gruppo di responsabilitànazionale poco prima delle di-chiarazioni del presidente Ber-lusconi in aula”. Proprio quelloche voleva il Cavaliere per azze-rare i finiani. Che però restano35 e forse a breve diventeranno36 grazie all’ingresso di un uo-mo Udc. Si parla di Calogero

Mannino, che infatti non andràcon Nucara ma che ormai è aiferri corti con Casini.Chi sono, allora, questi deputatipronti a salvare la patria ma so-prattutto Berlusconi in cambio –di certo – di una futura ricandi-datura certa del Pdl? I cinque de-putati del movimento Noi Sudcapitanati dal sottosegretarioagli Esteri Enzo Scotti, i tre libe-raldemocratici Melchiorre, Ta-noni e Grassano, Nucara e Fran-cesco Pionati, i due della Svp euno dell’Union Valdotaine. Cisono poi movimenti in zonaUdc, anche se sia Mario Tassoneche Lorenzo Ria, Giuseppe Dra-go e Mario Pisacane hanno ne-gato di essere in procinto di tra-dire Casini, ma nulla si sa, invecedel coordinatore regionale Save-rio Romano.

QUALCUNO, ieri sera alla Ca-mera, ha fatto anche i nomi di Sa-vino Pezzotta e di Francesco Bo-si come papabili Udc pronti a“t ra d i re ” per la sopravvivenzadel governo. “Ma quello che ave-vo previsto, che stesse peresplodere il partito – sintetizzaFrancesco Pionati – è ormai sot-to gli occhi di tutti; dopo questi20 verranno anche altri, persinodall’Italia dei Valori!”. Insomma,con il gruppo capitanato da Nu-cara, Berlusconi sarebbe in gra-do di navigare tranquillamentealla Camera anche qualora i finia-ni votassero contro. Per regalodi compleanno (il 29 settembre)Berlusconi vorrebbe una mag-gioranza “stra biliante”. “For searriveremo a 360 – ha detto ieriai suoi –di sicuro arriveranno an-che dai finiani”. Sulla fiducia an-drà così, ma poi il Cavaliere do-vrà trattare su tutto. Con tutti.

Martedì 14 settembre 2010

I n sintesi il testo elaborato dal Fa t t o con l’aiutodi giuristi, magistrati e altri esperti, prevede:1) il recepimento della Convenzione penale

del Consiglio d’Europa sulla corruzione, sottoscritta aStrasburgo dagli Stati membri nel 1999 e mai ratificatadall’Italia; 2) introdurre nuove fattispecie di reato persanzionare i più moderni crimini dei colletti bianchinell’era della globalizzazione (come l’autoriciclaggio, la

corruzione fra privati, il traffico di influenze illecite);3) ripristinare il falso in bilancio abolito dal secondogoverno Berlusconi nel 2001-2002; 4) mettere mano alsistema della prescrizione; 5) cogliere il meglio dallamiriade di proposte e disegni di legge giacenti inParlamento da varie legislature; 6) l’idea di partenza èquella avanzata per la prima volta a Cernobbio nelsettembre del 1994, in piena Tangentopoli, dal pool

Mani Pulite e da un gruppo di giuristi e docentiuniversitari: A) Legislazione premiale per incentivare il“pentitismo” anche in questo tipo di reati; B) i reati dicorruzione e concussione diventano uno solo; C) lineadura con chi arriva fuori tempo massimo, o nonconfessa tutto, o viene colto con le mani nel sacco;custodia cautelare obbligatoria per corrotti ecorruttori, come per i mafiosi, con aumenti delle pene.

Alla VersilianaA destra il convegno

organizzato da il Fatto;in alto il Palazzo di

Giustizia di Milano; adestra, nel 2008, il

senatore Strano mangiala mortadella per

festeggiare la cadutadel governo Prodi; in

basso a sinistral’onorevole Nucara del

Partito Repubblicano

PUNTO DI SVOLTA

C’è un sì trasversalealla legge anti-corruzione

proposta dal FattoDOPO IDV E FINIANI,

ANCHE IL PD DÀ IL VIA LIBERAdi Giampiero Calapà

A nche il Partito democrati-co dice sì alla proposta dilegge anti-corruzione,elaborata da giuristi e ma-

gistrati, proposta dal Fatto Quo-tidiano.Dopo aver incassato il “sì” diItalia dei Valori nell’opposizio -ne e quello dei finiani di Futuroe libertà nella maggioranza, ar-riva l’impegno preso dal vice-capogruppo del Pd in Senato,Luigi Zanda: “Ho già firmato unddl dei Democratici che contie-ne principi d’impostazionemolto simili. Però, quello delvostro giornale contiene nor-me ulteriori: mi riferisco in par-ticolar modo ai temi dell’au -to-riciclaggio e del falso in bi-lancio. Prendo un impegno:nei prossimi giorni presenteròun ddl arricchito unendo le dueproposte, nel tentativo di cer-care un’azione più larga possi-bile in Parlamento”.

“Solo i corrottinon approveranno”

DEL TESTO del Pd, spiegaZanda, “vorrei recuperare l’in -troduzione della figuradell’agente provocatore, per po-tenziare l’attività d’indagine de-gli inquirenti, le norme in mate-

ria di prescrizione, da sospende-re se si tratta di illeciti ammini-strativi e tutte le aggravanti per ireati commessi da pubblici uffi-ciali”. Un percorso parlamenta-re che, per l’ottimista Zanda,“non può che trovare d’a c c o rd otutte le forze politiche, non soloPd, Idv e finiani; anche l’Udc, maLega e Pdl perché mai dovrebbe-ro votare contro?”. Una legge delgenere, conclude il senatore,può “non essere approvata sol-tanto dai corrotti”.

Di Pietro e Granatadanno il loro appoggio

ALLA FESTA del Fa t t o di Pietra-santa, domenica mattina, il prov-vedimento presentato da MarcoTravaglio su queste pagine, ave-va ottenuto il consenso sia di An-tonio Di Pietro sia di Fabio Gra-nata, oltre a quello di Claudio Fa-va di Sinistra ecologia e libertà(che però non ha rappresentan-za parlamentare). “I capigruppodecidono l’ordine del giorno –ha esordito Di Pietro – dettandol’agenda dei lavori parlamentari,quindi se si decide di farlo il testopuò arrivare alla discussione inaula. Speriamo non sia una di-scussione di tre anni, però. Al-meno prendiamo solo i punti suiquali non possiamo che esseretutti d’accordo e approviamoli.Penso alla ratifica della conven-zione internazionale, alla rottu-ra del patto tra corrotto e corrut-tore. E poi vediamo chi vota e chinon vota”. Il finiano Fabio Gra-

nata ha accettato l’invito: “Noi cistiamo, lo voteremo e lo soster-remo. Saremo in prima linea sulddl anti-corruzione. Perché sia-mo coerenti come lo siamo statisul ritiro della candidatura Co-sentino in Campania e non fate-mi ricordare chi ha candidato ilcentrosinistra (il discusso sinda-co di Salerno Vincenzo De Luca,ndr). Oppure come lo siamo statisul processo breve con normaretroattiva che mai avremmo vo-tato e che mai avrà il nostro con-senso”. Tanto che Di Pietro si èspinto oltre: “Oggi c’è la condi-zione per mettere in minoranzaBerlusconi perché c’è una mag-gioranza di parlamentari che ri-conosce una questione moralein questo Paese”.

Un’i n i z i a t ivac o n c re t a

SE LE PROMESSE dei politicisaranno mantenute, l’i n i z i a t i vadel Fatto Quotidianodiventerà leg-ge dello Stato. Una legge “permettere le mani in tasca alle cric-ch e ”, ha spiegato Marco Trava-glio: “Loro le mani ce le stannomettendo al collo, almeno aquelli che pagano le tasse. Datoche lo Stato non funziona gratisle mani le mettono nelle taschedi chi le tasse le paga. È ovvio chela lotta alla corruzione non puòfarla Berlusconi, figuriamoci.Combattere la corruzione pen-sando che a farlo sia l’uomo dellemafie è una contraddizione”.Perché “l’Italia è tenuta in ostag-gio per una sola persona, entratain politica per risolvere i suoiguai giudiziari e i suoi debiti. E lesue due promesse le ha mante-nute, salvandosi dai processi eassicurando guadagni alle sueaziende. È chiaro che la corru-zione aumenta, che cresce l’eva -sione fiscale, che si gonfino i pa-trimoni delle mafie che usano loscudo fiscale. Ha messo lo Statonelle mani di personaggi impro-babili: la scuola alla Gelmini, aBondi la cultura – ha conclusoTravaglio – perché a lui non in-t e re s s a ”.È ottimista sul ddl il direttore delFa t t o Antonio Padellaro: “Aven -do un sostegno autorevole an-che da parte del Pd penso che lepossibilità che questo disegno dilegge vada avanti esistano. Que-sta è la dimostrazione che anchenoi giornalisti (che facciamo in-formazione e non siamo certa-mente un partito politico) pos-siamo recepire proposte di que-sta importanza, organizzarle,metterle insieme e fare in modoche abbiano uno sbocco parla-mentare. Con il ddl anti-corru-zione ci stiamo riuscendo”.

“DAL ’92 SOLOO S TAC O L I ”

Le colpe dei governi

“Sono statepromosse unaserie dic o n t ro r i f o r m eche hanno resopiù complicatoil lavoro

”“D al 1992 a oggi non è

stato fatto nulla a livel-lo legislativo, anzi sono sta-te fatte delle controriformesia nel diritto penale sostan-ziale sia in quello proces-suale che hanno reso piùcomplicato il nostro lavoro.Direi che la cosa peggiore èstata l’aver dimezzato iltempo di prescrizione dellacorruzione da quindici annia sette anni e mezzo con lanorma ex Cirielli. Ex per-rché lo stesso Cirielli nonl’ha più voluta riconosce-re .

LE UNICHE cose positivesono avvenute è perché im-poste in parte da conven-zioni internazionali. Ma re-centemente ci siamo ac-corti che la principale rifor-

ma che era stata introdotta,la responsabilità della per-sona giuridica, varata perratificare la convenzioneOcse sulla lotta alla corru-zione internazionale, nonsi applica proprio alla cor-ruzione internazionale. Enon ho capito se è stata unascelta o una dimenticanzadel legislatore, sta di fattoche abbiamo preso in girol’Ocse, a cui avevamo dettoche avremmo introdotto laresponsabilità della perso-na giuridica con questa leg-ge proprio per contrastarela corruzione internaziona-le. Ma, appunto, il legisla-tore si è dimenticato di ri-chiamare la norma sullacorruzione internazionale!Credo che in questo caso, ilParlamento dovrebbe risol-

vere la questione in un mi-nuto, perché è un impegnointernazionale che abbia-mo assunto solennementee invece sono passati già di-versi mesi e nessuno è an-cora intervenuto. Non stia-mo facendo una bella figu-ra con l’Ocse.

I N O LT R E , quando si par-la di corruzione non si devepensare a un fenomeno insé; in realtà la corruzione èil collante, è lo strumentoper realizzare forme di cri-minalità economica. E, in-fatti, tutte le convenzioniinternazionali che si occu-pano dell’argomento, e so-no tante (e nessuna di que-ste è stata ratificata o im-plementata in Italia), quan-do parlano di corruzione in

realtà si riferiscono ad al-tro: dicono che ci deve es-sere trasparenza nei flussicontabili, investendo quin-di tutto l’apparato anti-rici-claggio: dal falso in bilan-

cio alla frode fiscale.Infine, tutte queste conven-zioni puntano l’accento suquello che gli americanichiamano e n fo r c e m e n t , cioéla capacità di reazione del si-stema. Da questo punto divista se uno pensa alle con-dizioni in cui versa la Magi-stratura e a tutta quella seriedi leggi che sono intervenu-te in questi anni, è chiaroche noi siamo andati in unadirezione opposta rispetto aalla auspicata implementa-zione dell’e n fo r c e m e n t nellalotta alla criminalità econo-mica e alla corruzione.

*È parte dell’intervento delProcuratore aggiunto di Milano,

domenica mattina durante lafesta de il “Fatto Quotidiano”

alla Versiliana

Francesco Greco*

L’intervento

Affari di palazzo

ALFANO “B L O C C A” ROMA PER UN CAFFÈ CON BOCCHINOALLE DIECI DEL MATTINO del primo gior-no di scuola del nuovo anno scolastico, bloccarecon le auto blu delle scorte uno dei principali pontidi Roma, il Cavour, è molto discutibile. Ma bisognavedere se il rischio che si corre – quello di esserelinciati –vale la candela. In questo caso il rischio erada correre. Almeno per uno dei protagonisti: sulmarciapiede di un lungotevere in delirio, è infattiandata in scena la trattativa per la sopravvivenzadella legislatura e, forse, quella politica del Cava-liere, una sosta, insomma, che val bene un ingorgo.Protagonisti dell’improvvisato rendez vous il mi-nistro della Giustizia, Angelino Alfano e il capo-gruppo di Futuro e libertà, Italo Bocchino. Il primo,dalla sua macchina con un’auto di scorta davanti edue dietro, ha intravisto il “collega” mentre scen-deva dalla prima delle sue due per entrare nel bar.

Di scatto, Angelino Alfano si è lanciato fuori dallamacchina urlando “Italo, Italo!” e l’altro, veden-dolo, ha sorriso e lo ha invitato ad entrare, lascian-do nel panico le scorte e le auto in mezzo alla stra-da. Ma è stato, di sicuro, un caffè importante: Al-fano, infatti, avrebbe chiesto a Bocchino rassicu-razioni e delucidazioni sul parere dei finiani in me-rito al passaggio sulla giustizia del prossimo discor-so che il premier terrà alla Camera il 28 settembreper ottenere la fiducia sui cinque punti. Sembrache Bocchino abbia dato il proprio placet sullaquestione della revisione del legittimo impedi-mento per bloccare la Consulta e che Alfano abbiaassicurato che non verrà menzionata la questionedel processo breve, ma che il discorso sul temaverterà sulla necessità di una radicale riforma dellagiustizia, incassando il “sì” di Bocchino. s .n.

I punti chiave studiati

ed elaborati per

combattere il malaffare

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IL TIRRENO Pagina 6 - Pisa C-Global, troviamo una soluzione per garantire i posti di lavoro LUIGI BUONCRISTIANI E ROBERTO RIZZO La C-Global ha annunciato il trasferimento a partire dal 1º gennaio 2011 di tutti i dipendenti della sede di Pisa e di Firenze a Collecchio con la chiusura degli stabilimenti toscani. L’Italia dei Valori, partendo da quest’annuncio, ha avviato un’analisi del territorio, della storia dell’azienda e delle motivazioni che l’hanno spinta a questa proposta. Da un lato abbiamo 82 dipendenti ed un indotto di altri 150, mentre dall’altro ci sono i conti aziendali di costi e ricavi. Si può ridurre la questione a semplici numeri dimenticando le peculiarità di ogni elemento in gioco? Partendo dal comprendere al meglio il territorio, si nota subito che la zona industriale di Pisa (Ospedaletto) nonché quella direzionale della Fontina hanno una copertura di internet di un livello inferiore alla città. Infatti, la città è servita da una delle centrali telefoniche più evolute d’Italia, ma basta spostarsi di pochi chilometri e si ricade su altre centrali alquanto involute. Per quanto internet non sia il costo maggiore di un’azienda, probabilmente la dice lunga su come il territorio sia messo in condizione di accoglienza delle attività industriali. Per quanto riguarda gli 82 dipendenti a nostro avviso bisogna sostituire questi numeri con i loro volti, la loro storia e le loro conoscenze (know-how). Se da un lato bisogna fare di tutto per far sì che queste persone possano rimanere a lavorare in Toscana per evitare danni alle loro famiglie, dall’altro dobbiamo anche considerare l’impoverimento del nostro territorio che non vale solo per i ricercatori delle nostre università che emigrano. Se un’azienda si trova in difficoltà, ma non è il caso della C-Global che sta facendo investimenti, prima di proporre delle riorganizzazioni, noi riteniamo importante che si cerchi la soluzione nel territorio con il supporto delle istituzioni e delle organizzazioni locali, in quanto le aziende devono avere anche un ruolo di responsabilità sociale. Sicuramente il tempo è poco ma l’Italia dei Valori combatterà prima di tutto per valorizzare il territorio e tutte le aziende. (Buoncristiani è coordinatore dell’Idv, Rizzo è responsabile regionale Dipartimento Lavoro-Welfare Idv)

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IL CORRIERE DI LIVORNO

www.corrieredilivorno.comMartedì 14 settembre 201014 Pagine Aperte

lettere e lettori @Mandate i vostri commenti o le vostre opinioni all'indirizzo di posta elettronica [email protected]

o spedite una lettera a Corriere di Livorno, Piazza Attias 13, 57125 Livorno

(135° giorno) "Buongiorno so-no Pietro Calabrese, e di pro-fessione faccio il giornalista.Visto che siete qui e che sietemolto giovani, e vedendovi tuttimolto incuriositi dalla mia pro-fessione, vorrei esordire dan-dovi subito un consiglio. A tutticoloro, tra i presenti, che in-tendessero svolgere, in futuro,la professione del giornalistaio consiglio di leggere molto, diimparare bene due lingue, adusare bene il computer, di ave-re sempre molta curiosità, econsiglio anche di pensare chequello del giornalista sia unmestiere in cui si lavora tanto,si guadagna abbastanza, manon in maniera eccezionale. E’quello che io considero il piùbel mestiere del mondo».Parole di Pietro Calabrese du-rante un incontro con una sco-laresca. Grande giornalista egrande direttore, è scomparsodue giorni fa a 66 anni. Col-laborava con una rivista di cuisono stato redattore. Mi di-spiace proprio non poter piùleggere i suoi scritti acuti, iro-nici, disincantati e insieme in-namorati della vita.

La vita di relazione si riapre eti trova rinfrancato da unanuova fiducia in te dopo al-cuni momenti destabilizzanti.

ARIETEE’ arrivato il giorno diconcedersi una pausa. Frenaalmeno un poco la corsaverso il successo.

TOROMartedì all’insegna della con-fusione, della dispersione dienergie mentali e di scelte fattetroppo in fretta.

GEMELLIL’energia e l’equilibrio psico-fisico sono al top. Eccellentefunzionalità dell’organismo.

CANCRO

Asseconda il desiderio di emo-zioni intense ed esperienze chedanno modo di crescere.

LEONEA scuola e al lavoro non puoipretendere oggi e domani difare ogni cosa alla perfezionecome è nella tua indole.

VERGINERiprendere le consuete abitu-dini non ti pesa, sarà che legiornate non sono monotone.

BILANCIAPuoi considerarti pronto a pren-dere decisioni che si riveleran-no fortunate sia in campo fi-nanziario che professionale.

SCORPIONE

L’umore è buono, ma non ot-timo. Le esigenze dettate dagliimpulsi naturali disturbano iltuo animo.

SAGITTARIOHai un lato dolce e timidoche a volte impedisce larealizzazione dei desideri piùintimi.

CAPRICORNO

L’attività segna una fase diespansione, l’immagine socialeè in primo piano e ben illu-minata.

ACQUARIOApriti a nuovi contatti, viag-gia, studia. Si intravedonopossibilità di miglioramen-ti.

PESCI

scelta da Cristiano Draghi“Poi Renato ci suggerì un’altratattica, quella di muoversi, co-me diceva lui, sul terreno deiravioli e delle salsicce di cin-ghiale” (Luciano Bianciardi, in“Il lavoro culturale”).

Frase del giorno

POSTAZIONI FISSE

Km 75+600 Livorno Centro,Fi-Pi-Li direzione LI / Km77+800 Livorno Porto, Fi-Pi-Lidirezione FI/ Malandrone, ss206direzione Collesalvetti / Guastic-ce, Stagno-Vicarello direzioneMare / Quercianella, fine ss1 Au-relia direzione LI /Calambrone,inizio Fi-Pi-Li direzione FI

POSTAZIONI MOBILI

SS1 tratta Venturina - Cecina

Autovelox

Win for Life

LA PROPOSTA

«I politici diano il buon esempioutilizzando i mezzi pubblici»

L ' I N T E RV E N TO

Giovanni Giovannetti (Lega Nord):«Le verità nascoste della storia»

Andrea Roma-no, consiglieredell'Italia deiValori, si rivolgeai suoi colleghiproponendo l'a-bolizione di al-cuni privilegi dicui questi godo-no.

L'amministra -zione comunalesta meritoria-mente cercandodi affermareuna cultura della mobilità chefavorisca la scelta del trasportopubblico locale e delle bicicletterispetto alla circolazione indiscri-minata della auto private.Di fronte alle difficoltà che dob-biamo affrontare per convincere icittadini a fare scelte responsabilie convenienti sia economicamen-te che dal punto di vista am-bientale, noi rappresentanti isti-tuzionali del Comune non pos-siamo permetterci di dare il cat-tivo esempio, continuando adusufruire degli incredibili per-messi in deroga per utilizzare lanostra automobile privata nel cir-cuito urbano.Personalmente, non ho mai nep-pure voluto ritirare quel taglian-do, limitandomi a utilizzare labicicletta per partecipare ai Con-sigli Comunali e alle commis-sioni, oppure (in caso di mal-

tempo) parcheggiando l'auto nel-l'area di scambio della Stazionemarittima e salendo sulle navettedi collegamento, che Atl mettegratuitamente a disposizione deicittadini.Posso quindi dimostrare che lamancanza di permessi speciali"per politici" non ha minima-mente colpito il mio diritto apartecipare assiduamente all'at-tività istituzionale connessa allamia carica di consigliere capo-gruppo.Perciò sento il dovere di proporreai miei colleghi l'abolizione diquesti veri e propri privilegi, inmodo che la politica possa in-centivare a testa alta le forme piùavanzate di mobilità sostenibile,dando l'esempio e senza ipocri-sie.

Andrea RomanoItalia dei Valori

Giovanni Giovannetti, della Le-ga Nord, interviene a propositodelle "verità nascoste" riguardola guerra in Bosnia.

La guerra in Bosnia (1992-1995) èun ricordo lontano.Se ne è parlato in questa estateperché il quindicesimo anniversa-rio della strage di Srebrenca (più di8000 vittime) e perché è iniziato ilprocesso per crimini di guerra pres-so la corte internazionale dell'Aiaall'ex presidente serbo-bosniacoKaradic.A causa di quella guerra io oggilavoro qui, in Bosnia, per contodell'Unione Europea. E di quellaguerra penso di saperne molto dipiù di quanto viene raccontato daigiornali e dalla televisione.Non voglio passare per revisioni-sta, come quei presunti storici chenegano l'eccidio degli ebrei da par-te dei nazisti. Io cerco di vedere laverità senza lasciarmi imbambo-lare dalla"propaganda"dei mezzi diinformazione.Quello che i sistemi di informa-zione raccontano sulla Bosnia è ve-ro. È vero che Sarajevo è stata as-sediata per 4 anni dai serbi a spesedei musulmani. È vero che più di8000 musulmani sono stati uccisi aSrebrenica dai serbi. Ma non è tut-to.Le parti in conflitto qui erano 3,tutti contro tutti, eventualmente al-leati a seconda delle opportunità.Bosniaci musulmani 50%, ser-bo-bosniaci (cristiano ortodossi)35%, croato-bosniaci 15 % (cat-tolici), questa era la distribuzioneetnica secondo il censimento del1991. La guerra è cominciata per-ché i serbo-bosniaci non hanno ac-cettato la vittoria del referendum diindipendenza dalla Yugoslavia,spaventati dal fatto che la Bosnia, amaggioranza musulmana, potessediventare una repubblica islamica.I serbo-bosniaci hanno sparato ilprimo colpo, ma gli altri non sonostati certo a guardare. Anche i mu-sulmani e i croati hanno commessocrimini di guerra, anche loro hannoucciso e seppellito i nemici nellefosse comuni. Gli alri due gruppinon sono innocenti solo perchéhanno ucciso meno.Ma la storia non lo dice. Ci rac-contano che i serbi sono i cattivi. LeNazioni Unite hanno deciso di per-seguire i soli criminali serbo-bo-sniaci quando gli altri sono liberi espadroneggiano alla stregua diboss mafiosi.Qualcosa di molto simile è suc-cesso in Kosovo nel 1999. Anche lìla storia ha raccontato delle bugieimmense. O meglio ha taciuto su

molte cose, su quello che realmenteè accaduto. In Kosovo, sempre se-condo il censimento yugoslavo del1991 l'85 % della popolazione eradi etnia albanese (musulmani) e il15 % serbo.Ma se la Bosnia era uno degli statifederati della ex Yugoslavia, il Ko-sovo era una provincia autonomadella Serbia. Il Kosovo è pieno disantuari e chiese ortodossi (moltidei quali distrutti dai kosovaro-al-banesi). Il Kosovo era una pro-vincia autonoma dove i segnalistradali erano in doppia lingua (co-me da noi a Bolzano) dove gli al-banesi avevano le loro scuole, dovegli impiegati pubblici dovevanoparlare le due lingue.Ma l'etnia albanese, sulla spinta diquanto successo in Bosnia ha vo-luto essere indipendente tentandodi creare (senza successo) la grandeAlbania, frutto di unione dell'Al-bania e Kosovo. Ma in questo casoi Serbi hanno deciso di difendere illoro territorio, le loro chiese, le lorotradizioni e la loro gente. Ecco cheuna nuova guerra è scoppiata. Eccoche nuovamente i serbi sono statidipinti come i cattivi e gli albanesicome le vittime. E se i serbi hannoaggredito, gli albanesi non sonostati certo a guardare.E la comunità internazionale hacacciato "l'invasore" serbo, bom-bardando Belgrado, dando nuova-mente tutta la colpa dell'accaduto aiserbi.Queste due storie hanno un co-mune denominatore. I serbi sono icattivi, i musulmani sono i buoni.Questa è la falsità della storia: neibalcani non esistono buoni o cat-tivi, tutti hanno commesso crimi-ni.Esiste una propaganda basata sullefalsità storiche dove i musulmanid'Europa sono stati vittime e noidobbiamo sentirci in colpa per que-sto. Ecco che la strada per l'in-gresso nell'Unione Europea di que-sti popoli è spianata, basata sul no-stro senso di colpa. I migliori alleatimusulmani dell’Occidente sonoTurchia, Albania, Bosnia e Koso-vo. E se Albania e Turchia è statofacile farseli amici garantendo laloro presenza nella NATO ("libe-ra" organizzazione di mutua as-sistenza militare), i musulmani diBosnia e Kosovo sono alleati difatto perché ai loro criminali è statoperdonato tutto.Purtroppo a queste bugie, o meglioa queste verità nascoste, il mondooccidentale ci crede e l'Europa èdestinata a pagare per questo.

Giovanni GiovannettiLega Nord

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IL TIRRENO Pagina 10 - Livorno Ai consiglieri comunali Cari colleghi basta permessi per la Ztl ANDREA ROMANO ITALIA DEI VALORI L’amministrazione comunale sta meritoriamente cercando di affermare una cultura della mobilità che favorisca la scelta del trasporto pubblico locale e delle biciclette rispetto alla circolazione indiscriminata della auto private. Di fronte alle difficoltà che dobbiamo affrontare per convincere i cittadini a fare scelte responsabili e convenienti sia economicamente che dal punto di vista ambientale, noi rappresentanti istituzionali del Comune non possiamo permetterci di dare il cattivo esempio, continuando ad usufruire degli incredibili permessi in deroga per utilizzare la nostra automobile privata nel circuito urbano. Personalmente, non ho mai neppure voluto ritirare quel tagliando, limitandomi a utilizzare la bicicletta per partecipare ai Consigli Comunali e alle commissioni, oppure (in caso di maltempo) parcheggiando l’auto nell’area di scambio della Stazione marittima e salendo sulle navette di collegamento, che Atl mette gratuitamente a disposizione dei cittadini. Posso quindi dimostrare che la mancanza di permessi speciali “per politici” non ha minimamente colpito il mio diritto a partecipare assiduamente all’attività istituzionale connessa alla mia carica di consigliere capogruppo. Perciò sento il dovere di proporre ai miei colleghi l’abolizione di questi veri e propri privilegi, in modo che la politica possa incentivare a testa alta le forme più avanzate di mobilità sostenibile, dando l’esempio e senza ipocrisie.

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IL TIRRENO Pagina 4 - Livorno SEL, IDV E SOCIALISTI «I musulmani hanno diritto a un luogo di culto» LIVORNO. Fa discutere la richiesta di una moschea. «Così come le altre religioni - sostiene Sinistra Ecolgia e Libertà - hanno il proprio luogo di culto, anche i musulmani devono averne uno». Il partito contesta la convinzione che i luoghi islamici siano covi di terroristi. Anche Mariella Valenti, Italia dei Valori, interviene sulla proposta dei musulmani: «È così terribile che donne e uomini di religione diversa desiderino avere un luogo di culto?». E, tornando su quanto accaduto di recente, dice: «Livorno ha già avuto la sua dose di dimostrazione xenofoba con la “fiaccolata” del signor Taradash per la vicenda dei due romeni». Duro anche l’attacco del Partito Socialista: «Del tutto fuori luogo e pretestuose le argomentazioni avanzate per negare la moschea a Livorno». P.N.

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IL CORRIERE DI MAREMMA Successo per l’incontro sul nucleare dell’Idv. Esperti protagonisti. CASTIGLIONE DELLA PESCAIA -Mercoledì scorso alle 17.30 in Piazza Gramsci a Castiglione della Pescaia si è tenuta un incontro informativo riguardante l’opportunità di utilizzare il nucleare ai fini della produzione di energia elettrica. La relazione è stata tenuta da Guido Fioresi dell’Università' di Pisa e da Fabio Pisaneschi. “L’Idv - dice il Coordinatore della Provincia di Grosseto Mauro Pasquali -, che è stato il partito promotore del referendum per il no al Nucleare, plaude all’iniziativa Comitato organizzativo Idv di Castiglione nel ribadire la necessità di informare sempre e comunque i cittadini, perché possano autonomamente formarsi delle idee. Le approfondite spiegazioni sulla fisica e sulle problematiche tecniche della produzione dell’energia elettrica con il nucleare, la necessità di mantenere in vita la ricerca anche su questo campo della scienza, hanno affascinato il pubblico presente per la capacità di trasmettere concetti profondi in modo comprensibile per tutti”.

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IL TIRRENO Pagina 5 - Prato Come ridurre i consumi Un ciclo di conferenze per informare SARA CAMAIORA PRATO. Ridurre i consumi energetici: un atto che aiuta l’ambiente e il portafogli. Per rendere i cittadini più consapevoli sul tema, Federconsumatori e Legambiente promuovono il progetto “L’energia del risparmio”: un ciclo di conferenze aperte a tutti su ambiente ed energia e un opuscolo informativo distribuito gratuitamente. Primo appuntamento domani alle 16 alla sala Banti di Montemurlo con “Trasporti sostenibili e politiche regionali”: interverranno Riccardo Canesi, di EuroMobility, i consiglieri regionali Angela Dondoli e Arnaldo Marini e il sindaco di Montemurlo Lorenzini. Seguiranno, sempre alle 16, un incontro su “Nuove fonti energetiche” il 29 settembre presso la sede della Provincia in via Ricasoli, alla presenza di Maria Rita Cecchini dello Sportello provinciale Energie, Matteo Prussi, dell’Università di Firenze, Fabio Baldo dell’Istituto nazionale Bioarchitettura, su “I rifiuti- spreco e risorsa” il 6 ottobre a Vaiano nella Sala Baldini, con Leonardo Borsacchi del Pin, Sandro Gensini, direttore Asm e Elisabetta Ciolini, assessore all’ambiente del comune di Vaiano mentre parleranno di acqua il 13 ottobre, nuovamente nel palazzo della Provincia, Federico Gasperini di Legambiente Toscana e Fabiana Fabbri del Comitato “Acqua bene comune” di Prato. Il convegno finale avrà luogo il 27 ottobre dalle 14 nel palazzo della Provincia, alla presenza di Cecilia Armellini di Legambiente Toscana, Anna Rita Bramerini, assessore all’ambiente e all’energia della Regione, Stefano Arrighini, assessore all’Ambiente della provincia di Prato, Damiano Cipriani dei Gas di Prato e David Fanfani del Parco Agricolo di Prato.

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