Ramon Gomez

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Ramón Gómez de la Serna Donne, libri, astri e animali Un tesoro di battute a soggetto Introduzione Ramón Gómez de la Serna, o più semplicemente "Ramón", come bastava dire nella sua epoca d'oro e come continuano a chiamarlo confidenzialmente lettori e critici non solo spagnoli, nacque nel 1988 a Madrid. Crebbe in un ambiente intellettuale: il padre Javier fu il fondatore della rivista letteraria "Prometeo", centrale nel contesto d'inizio secolo (tra l'altro la prima in Spagna ad avere contatti diretti col futurismo). Terminati nel 1908 gli studi universitari di legge a Oviedo, il giovane Ramón prese il timone della rivista, sulla quale apparvero anche le prime greguerías. Fin dall'adolescenza la sua passione per la letteratura si era rivelata incontenibile, e per una dozzina di lustri non trascorrerà quasi nemmeno un giorno senza un articolo, un libro, una conferenza, un incontro. Il suo naturale fervore fu incoraggiato dalla relazione con la scrittrice Carmen de Burgos, nota con lo pseudonimo di "Colombine", e alimentato da importanti viaggi a Parigi, dove entrò in contatto, tra il 1909 e il 1911, con le avanguardie artistiche del tempo. Di esse si farà portavoce in Spagna, ma non certo in chiave d'imitazione, bensì reinterpretandole in modo originale, da protagonista, e colorando non di rado la provocazione ludica, la manipolazione linguistica o il nichilismo demolitore di geniaccio strapaesano, nelle varianti della macabra acutezza barocca o del costumbrismo madrilegno. Il secondo e terzo decennio del secolo lo vedono impegnato in una straripante attività di scrittura, dal giornalismo al teatro, passando per la saggistica, la narrativa e i nuovi generi minori da lui stesso forgiati. Dal 1914, nel vecchio caffè Pombo, riunisce ogni sabato attorno a sé un gruppo di artisti e letterati, con vari illustri ospiti occasionali. 1

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Saggio sulla Figura più influente della generazione del 14 in Spagna.

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Danilo Manera

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Ramn Gmez de la SernaDonne, libri, astri e animaliUn tesoro di battute a soggetto

IntroduzioneRamn Gmez de la Serna, o pi semplicemente "Ramn", come bastava dire nella sua epoca d'oro e come continuano a chiamarlo confidenzialmente lettori e critici non solo spagnoli, nacque nel 1988 a Madrid. Crebbe in un ambiente intellettuale: il padre Javier fu il fondatore della rivista letteraria "Prometeo", centrale nel contesto d'inizio secolo (tra l'altro la prima in Spagna ad avere contatti diretti col futurismo). Terminati nel 1908 gli studi universitari di legge a Oviedo, il giovane Ramn prese il timone della rivista, sulla quale apparvero anche le prime gregueras. Fin dall'adolescenza la sua passione per la letteratura si era rivelata incontenibile, e per una dozzina di lustri non trascorrer quasi nemmeno un giorno senza un articolo, un libro, una conferenza, un incontro.

Il suo naturale fervore fu incoraggiato dalla relazione con la scrittrice Carmen de Burgos, nota con lo pseudonimo di "Colombine", e alimentato da importanti viaggi a Parigi, dove entr in contatto, tra il 1909 e il 1911, con le avanguardie artistiche del tempo. Di esse si far portavoce in Spagna, ma non certo in chiave d'imitazione, bens reinterpretandole in modo originale, da protagonista, e colorando non di rado la provocazione ludica, la manipolazione linguistica o il nichilismo demolitore di geniaccio strapaesano, nelle varianti della macabra acutezza barocca o del costumbrismo madrilegno.

Il secondo e terzo decennio del secolo lo vedono impegnato in una straripante attivit di scrittura, dal giornalismo al teatro, passando per la saggistica, la narrativa e i nuovi generi minori da lui stesso forgiati. Dal 1914, nel vecchio caff Pombo, riunisce ogni sabato attorno a s un gruppo di artisti e letterati, con vari illustri ospiti occasionali. Intanto viaggia assiduamente, con soggiorni a Napoli, Lisbona, Parigi.

Nel 1931 si reca in America Latina, dove conosce a Buenos Aires la scrittrice Luisa Sofovich, da allora sua compagna inseparabile. Nel 1936, all'inizio della guerra civile spagnola, s'imbarca definitivamente per l'Argentina, pi per motivi professionali (non poteva vivere senza editoria, giornali, circoli letterari) e umana preoccupazione che per una presa di posizione politica. Durante l'autoesilio, segnato da ristrettezze economiche, continua a sentire una profonda nostalgia per l'amatissima Madrid e gli amici di un'et irripetibile. Vi torna solo per un breve periodo nel 1949, ricevendo omaggi ufficiali, ma alla sua morte, avvenuta a Buenos Aires nel 1963, i suoi resti vengono rimpatriati in aereo e sepolti a Madrid.

L'onnipresenza e poliedricit di Gmez de la Serna, insieme alla portata della sua opera e all'innegabile influsso da essa esercitato, fanno s che le storie letterarie dedichino un capitolo a parte alla "generazione unipersonale" di Ramn, tra quella del '98 e quella del '27. Del lungo elenco di titoli che ha lasciato, ricordiamo innanzitutto i campionari di divagazioni, quadretti e stramberie El Rastro (1915), dedicato al mercato delle pulci di Madrid; Ramonismo (1923); Caprichos (1925); nonch El circo [trad. it. Il circo, Milano, Dall'Oglio, 1977] e Senos [trad. it. Seni, Milano, ES, 1991], entrambi del 1917, ma con successive edizioni aumentate. Numerosi sono anche i romanzi, dal taglio alquanto atipico, come La viuda blanca y negra del 1917 [trad. it. La vedova bianca e nera, L'Aquila, Vecchioni, 1927]; El doctor inverosmil del 1921 [trad. it. Il dottore inverosimile, Milano, Dall'Oglio, 1964]; El incongruente [trad. it. L'incongruente, Roma, Lucarini, 1991] e El secreto del acueducto (Il segreto dell'acquedotto) del 1922; El Chalet de las Rosas del 1923 [trad. it. Il casino delle rose, Milano, Corbaccio, 1928]; El novelista (Il romanziere, 1923); El torero Caracho (1926); La mujer de mbar (La donna d'ambra, 1927); El caballero del hongo gris (Il signore dal cappello grigio, 1928); La Nardo (1930); Las Tres Gracias del 1949 [trad. it. Le Tre Grazie, Palermo, Sellerio, 1988]. Una parte cospicua della produzione ramoniana poi costituita da ritratti e biografie di pittori e scrittori (tra cui Goya, Velzquez, Solana, Picasso, Quevedo, Valle-Incln, Lope de Vega), come pure da libri di carattere memorialistico e autobiografico quali La sagrada cripta de Pombo (1924), Automoribundia (1948) e Nuevas pginas de mi vida (1957).

Ma il frutto pi celebre e inconfondibile del pirotecnico estro ramoniano e del suo peculiare umorismo sicuramente la greguera. Il termine, scelto per il suono, sta per "schiamazzo", "baraonda", "gazzarra" o simili, ma l'accezione introdotta da Gmez de la Serna ha ormai quasi soppiantato le precedenti. "Greguera vuol dire molto perch non significa nulla" avverte Ramn, "perch per la prima volta il titolo non pregiudica il genere". L'autore prov spesso a definire la sua creatura, senza riuscirci in modo conclusivo. Diede la formula "metafora + umorismo", disse che si trattava dello spontaneo cicaleccio della realt, della fatale esclamazione dello spirito e delle cose all'imbattersi l'uno nelle altre, di quanto di pi casuale esistesse nel pensiero; aggiunse che era un genere telegrafico, da annotazione furtiva, da panchina dei giardini pubblici o tavolino di caff, e che per praticarlo bisognava avere un'anima incolume, pensosa, allegra e solitaria; chiam la greguera geroglifico e sgorbio, consolazione e spuntino, "maniera" senza manierismo, ameba della novit, graffito sbarazzino, frammento di puzzle, laccio per catturare il passeggero e l'inafferrabile, ubriacatura di vita e insieme minuscola urna cineraria.

Miscela in dosi omeopatiche di beffa e candore contro noia e risentimento, le gregueras non vogliono essere riflessive, ma sorprendere con le smorfie cubiste di uno sguardo paradossale, pronto ad allearsi con l'intermittenza e la molteplicit. Tendono cio a una genesi pi fisiologica che intellettuale, eppure, tra le stelle filanti e le bolle di sapone, spunta forse controvoglia, ma insistentemente, l'amara percezione del nero nulla che inonda tutto attorno al tubicino del caleidoscopio, fuori dal tendone del circo, spenta la musichetta ritmata che sostiene lo spettacolo ed esaurito l'intrigante cumulo del robivecchi. Non importa: l'unica difesa resta ancora una volta la greguera, che in fin dei conti uno stile, il modo d'essere e di scrivere di Ramn.

Non a caso le gregueras accompagnano tutta la sua carriera. Ne scrisse e pronunci a migliaia, disseminandole nei suoi libri e articoli d'ogni natura. Sono i mattoni con cui Ramn costruisce i suoi edifici narrativi e insieme l'occupazione preferita di molti suoi personaggi. La prima raccolta autonoma del 1914. Ad essa fanno seguito molte altre, sia in Spagna che in Argentina, fino alla imponente silloge Total de gregueras (Madrid, Aguilar, 1955), pubblicata in occasione delle nozze d'oro di Ramn con la letteratura, che pur contando oltre millecinquecento pagine non arriva a contenerle tutte*.

La nostra scelta esplora quattro aree tematiche predilette dall'autore: la misteriosa partitura del firmamento, eseguibile in infinite incongrue varianti; le donne tra vanit e seduzione (sbirciate per con cautela anzich con trasporto); gli animali affettuosamente ritratti nelle loro pose e somiglianze pi insospettate e infine l'universo dei libri, popolato di alfabeti ribelli, polverosi scaffali e scorte di irrinunciabile fantasia.

I lettori che volessero assaporare una diversa e pi ampia scelta di queste minuscole acrobazie verbali scherzose, ammiccanti, liriche e surreali, rimaste a lungo inedite in italiano, dispongono dal 1993 del volume Mille e una greguera, edito dalla Biblioteca del Vascello nella collana Serendipity, alla cui introduzione rimandiamo anche per ulteriori notizie e dati bibliografici**.

Danilo Manera* In commercio attualmente si trovano edizioni a cura di Rodolfo Cardona (Madrid, Ctedra, 1988) e di Ricardo Senabre (Madrid, CEGAL, 1988), oltre alla classica antologia preparata dall'autore, con un recente prologo di Csar Nicols: Gregueras. Seleccin 1910-1960, Madrid, Espasa-Calpe, 1991.

** Ci limitiamo qui a segnalare due lavori fondamentali per orientarsi nell'universo ramoniano: Gaspar Gmez de la Serna, Ramn. (Obra y Vida), Madrid, Taurus, 1963, e Rafael Flrez, Ramn de Ramones, Madrid, Bitcora, 1988.____________________________________________________________________________Non ci sembra distante dallo spirito delle gregueras offrire in conclusione alcuni stralci significativi di autorevoli commenti critici su Ramn.

Ramn ha inventariato il mondo, includendo nelle sue pagine non gli accadimenti esemplari dell'avventura umana, secondo l'uso della poesia, bens l'ansiosa descrizione di ciascuna delle cose il cui raggrupparsi costituisce il mondo. Tale pienezza non risiede nella concordia n in semplificazioni di sintesi e si avvicina pi al cosmorama o all'atlante che a una visione totale del vivere come quella ricercata dai teologi e dagli edificatori di sistemi. Questo suo onnivoro entusiasmo singolare nel nostro tempo e ritengo falsa l'opinione di quanti lo accostano a Max Jacob o Renard [...]. Soltanto il Rinascimento pu offrirci episodi di ambizione letteraria equiparabili a quella di Ramn. Sono forse meno avide della scrittura ramoniana le enumerazioni milionarie presenti nella Celestina e in Rabelais e in Johnson e in The Anatomy of Melancholy di Robert Burton?

Jorge Luis Borges

Testo del 1925 da AA.VV., Ramn en cuatro entregas, Madrid, Museo Municipal, 1980, II, p.77.

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Le gregueras, che si presentano come una serie di enunciati separati da altrettanti spazi bianchi, mancano sia del contesto proprio dell'arguzia che della cornice narrativa della barzelletta. Possono pertanto essere considerate delle arguzie-barzellette: ovvero dei discorsi di consumo resi disponibili al riuso. Lo scambio tra la serie di consumo e la serie riuso, da un lato spiega il fatto che molte gregueras siano riutilizzate in altre opere e che tutte le opere sembrino composte da un insieme di gregueras; dall'altro, mette in evidenza come la caratteristica pi evidente della greguera sia la distruzione delle regole istituzionali che definiscono l'umorismo tradizionale [...]. In effetti, le gregueras costituiscono il nuovo genere che, composto da battute fulminanti e spazi vuoti, realizza l'ideale estetico di Gmez de la Serna: una prosa che, "pi bucherellata di un crivello", possa far apparire tutto in equilibrio precario e tradurre cos un modo di pensare ormai rassegnato a cercare la verit nella frammentazione e nella dissolvenza.

Laura SilvestriDa Il dizionario umoristico di Gmez de la Serna, in Dai modernismi alle avanguardie, Atti del Convegno dell'Associazione degli ispanisti Italiani, Palermo 18-20 maggio 1990, Flaccovio Editore, p. 104.------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Lo spazio di separazione tra due gregueras lieve come la distanza tra due sensazioni. E, tuttavia, la loro variet infinita, le loro motivazioni irriducibili e ciascuna nitidamente isolata, proprio grazie alla sua concisione. Sono come perle senza filo che cadono, inesauribili e tutte essenziali. [...] In ciascuna c' una goccia di lirismo, un'estasi minima. Le gregueras sono le poesie di Ramn, caratterizzate bisogna ripeterlo dal pudore. Ramn comprime la sua ispirazione, l'attenua e, invece di innalzarla sul trono del verso, la riduce a un punto. Cos sgorga la greguera. Questa qualit poetica l'aspetto pi seducente di tutta la letteratura di Ramn, di cui le gregueras sono il punto pi elevato e duraturo. [...] La modernit di Ramn si fonda sulla sua verginit, su quel suo andare a spasso per il mondo con le mani in tasca, trovando tutto edenico e recente. E tali scoperte, incessanti come i suoi sguardi, sono espresse dalle gregueras.

Jos Camn AznarDa Ramn Gmez de la Serna en sus obras, Madrid, Espasa-Calpe, 1972, pp. 243, 250, 256.

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Gli studi e le stanze in cui Ramn era solito scrivere ricordiamo la torretta della via Velzquez erano sempre colmi di oggetti strani, e le loro pareti ricoperte dalle fotografie pi disparate. Sembravano pi il laboratorio di un fotografo che quello di uno scrittore. In questo si pu vedere un sintomo di solitudine, un desiderio di vedersi circondato, accompagnato [...], di trattenere davanti a s la vita che gli sfuggiva continuamente. D'altronde, che cos' mai l'arte in generale, e le sue gregueras pi in particolare, se non tale tentativo di tenere in sospeso la vita? Ogni immagine, ogni oggetto che Ramn sistemava nel suo studio era una greguera. La greguera ha molto dell'istantanea, della fotografia senza trucchi, dell'obiettivo adoperato senza doppiezza, anzi con ingenuit e innocenza, con spontaneit e grande capacit di sorprendersi, con pulizia e onest nello sguardo e nella scelta, come se tutto ci fosse allo stesso tempo motivato, guidato da un'inevitabile passione, da una irrimediabile necessit esistenziale. S, le pareti delle stanze in cui lavorava erano come un grande collage di gregueras grazie al quale Ramn si sentiva circondato dalla propria vita e dalla propria vocazione.

Santiago Prieto DelgadoDall'introduzione a Gregueras. Seleccin 1910-1960, Madrid, Espasa-Calpe, 1976, p.19.

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Il pensiero visionario di Gmez de la Serna, naufragando deliberatamente fra empirismo e irrazionalismo, indugia soltanto su ci che passa al vaglio della sua percezione, cerca la "verit" solo in ci che di volta in volta egli pu toccare, annusare, ascoltare, assaggiare, ma soprattutto guardare. [...] La scrittura a lui pi congeniale tender al testo frammentario, al modulo iterabile, alla struttura aperta, sia che si tratti del florilegio eclettico o dell'epistolario paradossale, dell'annotazione bizzarra o del capriccio estemporaneo. Sono le forme "deboli" del narrare che possono accogliere in ogni momento variazioni e integrazioni ulteriori, come per esempio dimostra il caso estremo delle molte edizioni delle sue gregueras; ma anche nelle forme discorsive "forti" della finzione romanzesca e della ricostruzione storiografica, Gmez de la Serna dimostra di preferire comunque l'anarchia della congerie di materiali alla disciplina della selezione argomentativa. Anzi, qui pi che altrove risalta la sua distanza dalle convenzioni, il suo gusto per l'assetto a-funzionale di molti elementi, il suo amore per la disseminazione di varie schegge im-pertinenti che aprono ipoteticamente il testo a qualunque intromissione futura. E' difficile trovare in tal senso delle pagine compatte: la norma piuttosto che non debba mancarvi qualche greguera, qualche breccia inattesa che volendo potrebbe moltiplicarsi all'infinito fino ad accogliere tanti referenti da rendere vuota la nozione stessa di testo.

Elide PittarelloDa Ramn Gmez de la Serna: "El Rastro" o le novit del rigattiere, in Dai modernismi alle avanguardie, cit., pp. 89 e 95.

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Ecco il profondo insegnamento del pagliaccio, l'uomo che fa vedere ai bambini che le sedie sono vive quando non lo sono, e ci in cui inciampa non la sua sedia, ma la sua immaginazione. [...] Stando alla psichiatria infantile, il bambino, fino ai cinque anni, funziona mediante il pensiero magico. Per lui, la pietra cade perch stanca e la palla si nasconde di sua propria volont sotto l'armadio. Il bambino animista. [...] Al circo, impara forse che non sono le sedie a prendere a calci i pagliacci, bens il pagliaccio l'uomo che incespica sempre nella propria fantasia. E' possibile che i bambini escano dal circo senza saper pi se le sedie si muovono oppure no. E' un dubbio che l'umanit non ha risolto. [...] Ramn Gmez de la Serna funziona, come i bambini e i primitivi, con il pensiero magico e l'animismo. Ha deciso fin dall'inizio che le sedie si muovono, che tutte le cose vivono da s. Ma Ramn sa, come il pagliaccio, che se la sedia gli d calci perch lui l'ha fatta vivere. Fa finta di saperlo o di non saperlo, a seconda del caso, e di l viene la radice umoristica, circense, pagliaccesca di tutta la sua opera. [...] L'umorismo di Ramn consiste nell'equivoco permanente in cui ha deciso di vivere, non chiarendoci mai se realmente crede o no che le cose vivano cos come lui le fa vivere nelle gregueras. [...] In ogni greguera, Ramn d una pedata affettuosa alla cosa che gli capitata a tiro, e ci persuade che la cosa ad aver dato un calcio a lui.

Francisco Umbral

Da Ramn y las vanguardias, Madrid, Espasa-Calpe, 1978, pp. 225-226.

____________________________________________________________________________ASTRI

La luna accende sul bosco luci da cabaret.

Le stelle lavorano con la rete. Per questo non ce ne cade nessuna in testa.

La luna una banca di metafore fallita.

Le ultime stelle che si spengono sono le lanterne dei nottambuli. L'alba soffia e le smorza.

Se nella notte tormentosa rimanesse acceso un lampo nel cielo, si vedrebbero l'estremit del firmamento, le sue viscere, il suo tragico soffitto zeppo di cose, il suo fondo anatomico, crudo e abissale.

Luna: farmacia di turno nella solitudine dei campi.

Quando cade una stella, si sfila una maglia alla calza della notte.

La luna e il sole hanno un solo letto per riposare e per questo una lavora mentre l'altro dorme e viceversa.

Ci sono cieli sporchi in cui pare siano stati puliti i pennelli di tutti gli acquarellisti del mondo.

Quella stella una giovinetta che si dondola su di un'altalena agganciata al cielo, il cui trapezio invisibile sul fondo oscuro del firmamento, e noi non sapremo mai la via che conduce fino a lei.

La luna sul mare aviatore e palombaro.

Unite tutte le stelle con tratti di matita luminosa e otterrete il profilo di Dio.

Quando la luna passeggia su un paesaggio innevato sembra una sposa dal lungo strascico diretta all'altare.

C' un momento in cui l'astronomo sotto il grande telescopio si trasforma in microbo nel microscopio della luna, che s'affaccia a osservarlo.

Le stelle telegrafano tremori.

La luna l'esclamazione di sorpresa della notte, il suo "oh!" luminoso.

Questa stella la gabbia di un uccello dai colori inverosimili e dal canto soave, il canto infinito, il canto dei numeri... Dondola come una gabbia d'oro.

Nella notte allegra la luna un tamburello.

Uno degli spettacoli pi belli della natura vedere come la luna ingoia un pipistrello.

Le stelle che splendono sul cimitero sono stelle morte con luce vivida; sono mondi e case disabitate, che ci che pi somiglia alla terra senza nessuno del camposanto. Quelle stelle per sono cimiteri allegri, cimiteri vuoti. C' pi affinit tra il minuscolo mondo senza luce dei morti e il mondo dei vivi che tra il mondo dei vivi e quello delle stelle.

La luna: attrice giapponese in un monologo silenzioso.

Sulla luna viaggia ogni notte un clandestino che non ha pagato il biglietto.

Tutte le stelle hanno un'ora diversa. Su alcune ieri, su altre oggi e su altre ancora venti secoli fa.

Se la luna si trovasse sotto le nuvole invece che sopra, porterebbe l'ombrello.

Sotto un cielo dalle stelle eccessive, che ci appare lontanissimo e ci d le vertigini, come se avesse pi stelle che mai, noi ci sentiamo cos soverchiati che vorremmo fare un buco nel suolo, per fuggire da una visione tanto schiacciante e smisurata, dall'inarrivabile ricchezza di quel cielo che ci umilia.

La luna lo specchietto con cui il sole si diverte di notte a molestare gli occhi della terra.

La cometa una stella cui si sfatta la crocchia dei capelli.

Dopo l'eclissi, la luna si lava la faccia per togliersi la fuliggine.

La luna piena di cattedrali gelate.

Nei campi irregolarmente illuminati dalla luna, si direbbe che hanno steso ad asciugare una grande quantit di lenzuola e biancheria varia.

Le notti in cui la luna s'assenta che andata a comprare carburo per mantenere viva la sua bianca luce acetilenica.

Da questa stella, come da una finestra illuminata, esce un suono di violino.

La luna ricalca le vene delle strade.

La luna sporca, giallastra, diafana, traslucida, un po' spenta, di certe notti si guarda come si guarderebbe l'orologio di un edificio pubblico: cercandovi l'ora, le lancette e le cifre romane del quadrante.

Luna: cinematografo con vecchi film.

Se i gatti salissero uno in groppa all'altro, arriverebbero fino alla luna.

Dato che tramonta al di l dell'orizzonte, nessuno sa se la luna cade testa o croce.

ANIMALI

Se si guardano di giorno gli occhi dei gatti, sembra che si siano dimenticati di spegnere la luce della camera da letto.

I gabbiani sono nati dai fazzoletti che dicono "addio!" nei porti di mare.

La rondine arriva da tanto lontano perch freccia e arco contemporaneamente.

I pinguini sono bambini scappati da tavola col bavaglino addosso e macchiato d'uovo.

Le mucche scrivono col calamaio dei loro occhi la poesia della rassegnazione.

Il cigno infila la testa sott'acqua per vedere se ci sono ladri sotto il letto.

I coccodrilli dei circhi sono falsi, perch non li abbiamo mai sentiti piangere.

Il grillo misura le pulsazioni della notte.

Le farfalle le fanno gli angeli durante l'orario d'ufficio.

Le serpi sono le cravatte degli alberi.

Le foche hanno l'aspetto di vigili urbani che sorvegliano il traffico sul fondo del mare.

Il gufo la lampada sul comodino da notte del bosco.

Un gatto salito su un albero crede d'essersi reso indipendente dal mondo.

All'imbrunire passa in volo rapido una colomba che porta la chiave con cui chiudere il giorno.

Tre rondini sul filo del telegrafo sono la spilla della scollatura della sera.

I granchi sono gli speroni del mare.

Il pavone come quei bambini che si vestono da carnevale quando non carnevale.

Durante la siesta, la cicala d la corda al tempo.

Ci che pi denigra il cane e lui lo sa il fatto di grattarsi la testa con la zampa posteriore.

Gli uccelli che saltellano sul marciapiede sembra che giochino alla settimana.

I levrieri sono tubercolosi che corrono.

Ci sono insetti che s'infilano nelle corolle dei fiori come per cucirvi un bottone.

Le stelle marine sono le mani che constatano l'affondamento della nave.

Il cervo figlio del lampo e dell'albero.

La giraffa il periscopio per vedere gli orizzonti del deserto.

Il gatto ammira l'uomo solo quando questi getta altra legna sul fuoco.

E' calunnioso supporre che l'ostrica s'annoi, giacch molto occupata a guardarsi l'ombelico per vedere se le cresce una perla.

Il leone ha sulla punta della coda il pennello da barba.

La colomba ha qualcosa del messale volante.

Il canto rabbioso del gallo significa, tradotto: "Sia maledetto il coltello!"

Un piede solleva la coperta del mare: il delfino.

L'aragosta invece degli occhi ha dei binocoli da teatro.

I buoi hanno l'aria di succhiare e risucchiare costantemente una caramella.

Le rane si tuffano nello stagno come se si impostassero in una buca da lettere.

A volte le formiche hanno un che di spettrale, come se fossero una reincarnazione in miniatura degli eserciti defunti.

L'orso bianco sta sempre avvolto nel suo accappatoio da bagno.

Le galline becchettano il suolo come se mangiassero pezzetti di stelle caduti dal cielo.

Il gatto firma tutti i propri pensieri con la coda.

Ci sono momenti in cui le mosche fanno il gesto di volersi strappare la testa come se fossero disperate per il fatto di essere mosche.

La chiocciola sta sempre salendo su per la sua scala.

Ci che pi fa arrabbiare la balena che la chiamino cetaceo.

La cavalletta una spiga fuggita che si messa a spiccar salti.

I granchi sono mani di pianisti inesperti che suonano barcarole.

Il moscone percorre i chiostri della casa borbottando come un frate disperato.

I pinguini sono gli eredi dei frac dei defunti; per questo gli stanno grandi e non riescono a togliere le mani dalle maniche.

Il pavone un mito in pensione.

La vespa la signorina di cattivo gusto degli insetti.

La posizione della cicogna su una zampa sola si deve alle lunghe attese prima che nascano i bambini.

Le sardine sono le lamette da barba del mare.

L'orgoglioso cigno sembra che porti sotto l'ala la cartellina dei suoi versi.

Il cavallo del circo un sof ippico.

I cani ci mostrano la lingua come se ci avessero preso per il dottore.

Il coccodrillo una valigia che viaggia da sola.

Le galline si sistemano sulle stecche del pollaio come per assistere a una rappresentazione del Don Giovanni con il gallo nel ruolo di protagonista.

Il ragno un acrobata che lavora con la rete.

Sono i gatti che dipingono di nero i camini.

Le vacche imparano la geografia guardandosi l'una l'altra le loro macchie bianche e nere.

Il pipistrello un uccello poliziotto.

Se la lumaca sale su per questo muretto di cinta perch spera di trovare un orto e non un cimitero.

Le cozze sono le arselle vestite a lutto.L'animale pi accigliato il gufo.

Il serpente misura il bosco per sapere quanti metri possiede e dirlo all'angelo delle statistiche.

La giraffa la scala antincendio degli animali.

Lo scimpanz un pensatore che non rivela mai il proprio pensiero.

Le farfalle che s'affacciano di notte al vetro della finestra la trasformano in un acquario di sguardi tremolanti.

Il polpo la mano che cerca tesori sul fondo del mare.

La libellula crede che il giardino sia un ricamo fatto da lei.

Le mosche sono gli unici animali che leggono i quotidiani.

DONNE

Quando una donna chiede macedonia per due, perfeziona il peccato originale.

Le donne pi interessanti sono quelle che ci tagliano la strada seguendo la traversa che l'incrocia.

L'amore svegliare una donna e che non s'arrabbi.

Nelle borsette delle donne c'entra tutto, ma non vogliono mai portarci nulla.

Quel che difende le donne che pensano che tutti gli uomini siano uguali, mentre ci che perde gli uomini che credono che tutte le donne siano diverse.

Quando la donna si liscia molto le calze sembra che stia per prendere il volo.

Se vi trema il fiammifero nel far accendere una donna, siete perduti.

Le donne si passano insistentemente il pettine tra i capelli, come se volessero ottenere la dimenticanza e la mansuetudine.

La donna si pulisce con un fazzolettino piccolissimo i grandi dolori e i grandi raffreddori.

Ci sono donne la cui seduzione consiste nel modo in cui aggiustano al maschio come se si trattasse di un fiore il fazzoletto del taschino.

Quando la donna si d la cipria dopo un incontro, sembra che cancelli tutto quanto stato detto e tutto quanto accaduto.

Una donna si valuta dalla quantit di filo che mette nell'ago quando gliene chiedete uno.

Si ha paura, di notte, a guardare le donne ferme agli angoli delle strade; temiamo d'incontrare non si sa quale donna che avremmo potuto amare, quella che probabilmente cerchiamo, quella che ha finto, forse, d'essere morta.

La donna che si passa il rossetto sulle labbra prima di entrare da qualche parte, sembra che copi dal dizionario dello specchio la parola con cui inganner.

Era di quelle donne che non smettono mai di chiudere rubinetti.

Solo la donna d la corda ai cuori.

L'incanto della donna distesa sulla sabbia che sembra una statua mezzo dissotterrata.

Quando una donna si toglie una calza sembra che voglia guardarsi una ferita.

Il rumore dei piedi scalzi di una donna sulle mattonelle d una febbre sensuale e crudele.

Era di quelle donne che parlando si rivolgono al nostro bavero come se tentassero di sedurci il vestito.

Quando la donna dorme, la sua chioma la medusa del mare del sonno.

Il momento in cui si deve chiedere agli di che la donna ci sia propizia quando, vestendosi, lei si tira le calze come se fossero le briglie con cui guida verso qualche luogo il suo versatile destino.

La donna che dopo una lite chiude la propria porta dall'interno, non temiate che si suicidi: si sta provando un cappello.

Quando si toglie i guanti, la donna sembra che stia per fare la confidenza pi preziosa della sua vita, ma non la fa.

Quella donna mi ha guardato come un taxi libero.

Quando una donna ti stira il risvolto della giacca con la mano, ormai sei perduto.

La donna crudele si riconosce dal modo di spegnere il mozzicone nel portacenere.

Cominci a cucirmi bottoni grandi per asole piccole. Dovetti mandarla via.

La donna senza calze fa pi paura, perch le sue gambe folli sono senza camicia di forza.

Quando una donna succhia un petalo di rosa bacia se stessa.

Il brutto delle vedove che si mettono a usare l'ombrello del defunto marito.

Il pettine della donna sta lasciando calvo il mondo.

La donna che ha scordato il rossetto costernata come se avesse lasciato le labbra a casa.

Quando il telefono pubblico restituisce la moneta a un uomo, questi la ripone tristemente; ma se ci accade a una donna, lei la infila di un'altra volta e compone un nuovo numero.

La donna si dipinge le unghie per avere dieci cuori a portata di mano.

Le romantiche si toccano un ricciolo come se parlassero al telefono con se stesse.

Chi si sposa tenta di risolvere con l'espiazione il suo desiderio di donna.

La donna guarda l'elefante come se volesse stirarlo.

Ci sono donne convinte che l'unica cosa importante che hanno sia quel poco d'ombra con cui inizia la loro scollatura.

Laura continua a uscire da messa bella e giovane tutte le domeniche. Chi scomparso il Petrarca.

LIBRI

I libri sono gli unici che conservano la polvere dei secoli: in senso materiale e spirituale.

L'erudito posa le mani arcuate sulla libreria come un pianista sulla tastiera, e svelle venti libri per ricavare venti note.

Preferisco le macchine da scrivere usate, perch hanno gi esperienza e conoscono l'ortografia.

Uno scrittore arriva alla vecchiaia quando sospetta che l'articolo che sta scrivendo lo ha gi scritto un'altra volta.

Il pi grande desiderio del segnalibro smarrirsi tra le pagine come un pesce nella sua vaschetta.

Le biblioteche dove tutti i libri sono mosci e mezzo sdraiati sono biblioteche ubriache.

Il bibliomane una specie di cleptomane dei libri.

Quale libro strano avremmo voluto leggere prima di terminare il nostro? Il desiderio angoscioso di questo libro preparatorio che non si trova mai, il sospetto che qualche cosa d'insopportabile era necessario al nostro pensiero, resta in noi, contrariati dalla fretta.

Una biblioteca piena di libri dall'alto in basso, e per di pi di libri catalogati, fa aprire la bocca in uno sbadiglio inaudito, da cane ozioso.

Ogni parola ha un nocciolo non commestibile: la sua etimologia.

La cenere di sigaretta che rimane tra le pagine dei libri vecchi la miglior immagine di ci che rimasto in essi della vita di chi li ha letti.

Dopo aver aperto un libro col tagliacarte ci sentiamo come barbieri che hanno appena finito di radere un cliente.

Un vuoto tra i libri dello scaffale come una nicchia vuota.

Le parentesi cadono dalle ciglia dello scrivente.

Il libro che schiaccia il fiore tra le sue pagine lo converte in farfalla.

Scrivere vuol dire che ti lascino piangere e ridere da solo.

La mosca si posa sopra lo scritto, lo legge e se ne va come disprezzando quanto ha letto. E' il pi esigente dei critici letterari!

Libro: sfogliata di idee.

La posizione pi scomoda per un libro quella di rimanere aperto bocconi sul braccio di una poltrona.

Le rondini aprono i fogli del libro della sera come instancabili tagliacarte giunti da Alessandria d'Egitto.

Quelle due lettere della macchina da scrivere che s'allacciano e s'accavallano per aria rivelano il loro amore.

Il libro marchiato con un cerchietto da tazzina di caff entrato nella nostra intimit e porta quindi il timbro apposto a quella frontiera.

Spalancando le imposte davanti a uno che dorme, gli si presenta aperto l'abbagliante libro della vita.

Lo scrittore vuol scrivere la sua menzogna e scrive la sua verit.

Nei libri con l'orlo delle pagine dorato, ci sono sempre due pagine che non si possono staccare, giacch hanno celebrato le loro nozze d'oro.

Ci sono carte assorbenti ricoperte di una scrittura tanto intrecciata che sembrano lettere di una innamorata di provincia.

Quando si apre un libro appena rilegato, fa un rumore come se avesse un reumatismo articolare.

I nastrini segnalibro sono fatti con fettucce di camicette femminili.

Il vento non sa scorrere le pagine di un libro: o ne smuove una sola o le sfoglia tutte, con una ruvidezza da lettore impazzito.

Il libro un uccello con pi di cento ali per volare.

I cinesi scrivono le lettere dall'alto in basso come se poi dovessero sommare quel che hanno scritto.

Quando estraiamo dei libri dalla biblioteca, gli altri si mettono di traverso nel vuoto che hanno lasciato, come per non lasciarli pi tornare.

Dizionario vuol dire milionario di parole.

Durante la notte seguente al libro ci sentiamo cani randagi. La citt, con tutte le sue porte e tutti i suoi balconi chiusi, piena di lampioni, imbocchi di strade cariche di un infinito silenzio, stelle impossibili... E si notano parecchi uomini che annusano l'aria, perch gli odori della notte sono pi lieti.

Il vero scrittore non sa mai se sa scrivere.

La massima ingenuit di un circolo letterario appena fondato la nomina di un tesoriere.

L'indice del libro non ammette repliche: quel che non c' l non figura nel libro. E' terribile!

Quando si dice "asterischi" sembra che si parli di minuscoli frammenti di stella.

Il libro il salvagente della solitudine.

Una libreria l'impalcatura che si monta per costruire il futuro.

Piccolo abbecedario

Nelle macchine da scrivere, l'alfabeto balla la giga.

La B la balia dell'alfabeto.

La : due i siamesi.

La T il martello dell'alfabeto.

La L sembra allungare una pedata alla lettera che le sta accanto.

La F il rubinetto dell'alfabeto.

La K una lettera col bastone.

La X la sedia pieghevole dell'alfabeto.

La la n coi baffi.

La i il dito mignolo dell'alfabeto.

La q la p che torna da passeggio.

La S l'uncino dell'alfabeto.

La G la C che si fatta crescere i baffi e il pizzo.

La U la serratura dell'alfabeto.

E l'alfabeto un nido da cui escono stormi e stormi di parole.