Peter Gomez Marco Travaglio - Le Mille Balle Blu

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Peter gomez - Marco Travaglio LE MILLE BALLE BLU Proprietà letteraria riservata ©2006 RCS Libri S.p.A., Milano ISBN 88-17-00943-1 Prima edizione BUR Futuropassato: marzo 2006 Le vignette di Ellekappa sono apparse su «La Repubblica», su «Sette» e su «Magazine». Per conoscere il mondo BUR visita il sito www.bur.rcslibri.it e iscriviti alla nostra newsletter (per ulteriori informazioni: [email protected])X A Norberto Bobbio, Alessandro Galante Garroñe, Indro Montanelli e Paolo Sylos Labini, che avevano capito tutto subito. Anzi, prima. Silvio Berlusconi in una foto di Giuseppe Pino (1978) Premessa Questa fotografia, che immortala Silvio Berlusconi nel 1978, l'anno della sua iscrizione alla loggia P2, non ha bisogno di parole aggiuntive. Come prefazione al nostro libro, ci pare che bastino e avanzino quella faccia un po' così, quella giacca un po' così, quel pollice un po' così, quei polsini un po' così e quel gemello un po' così. A noi autori, anzi collezionisti di pensieri, parole, opere, lifting, trapianti e soprattutto bugie del premier che speriamo uscente e mai più rientrante, non restano che pochi ringraziamenti. Anzitutto a Lui, che questo libro l'ha scritto praticamente da solo, cedendoci gentilmente i diritti d'autore. Ai pochi colleghi che in questi anni hanno condiviso con noi questa insana passione di catalogare tutto quel che Lui diceva e dunque njon faceva, o non diceva e dunque faceva. Ma specialmentelall'opposizione più ridicola del mondo, che non gli ha mai ratto nemmeno il solletico. E infine ai tanti italiani che, nonostante tutto, hanno continuato a dargli fiducia, perpetuando per 12 anni un incubo che, se fosse dipeso da qualche vecchio saggio come Montanelli, Biagi, Bocca, Sartori, Corderò, Scalfari, Bobbio, Galante Garro-ne, Sylos Labini, Furio Colombo e pochi altri, non sarebbe durato nemmeno 12 secondi. Chi^avrà voglia di addentrarsi nel gaio museo degli orrori non potrà non porsi una domanda: dove mai, nel mondo, un uomo politico potrebbe permettersi di pronunciare una sola di queste mille balle blu senza doversi dimettere un minuto dopo? Esclusa l'Italia, si capisce. È necessario battere col voto la cosiddetta Casa delle Libertà. Destra e sinistra non c'entrano: è in gioco la democrazia. Berlusconi ha dichiarato di voler riformare anche la prima parte della Costituzione, e cioè i valori fondamentali su cui poggia la Repubblica italiana. Ha annunciato una legge che darebbe al Parlamento la facoltà di stabilire ogni anno la priorità dei reati da perseguire. Una tale legge subordinerebbe il potere giudiziario al potere politico, abbattendo così uno dei pilastri dello Stato di diritto. Oltre a ciò, Berlusconi, già più volte condannato e indagato,

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Collezione di brutte figure di Silvio Berlusconi. Citazioni da giornali nazionali, incontri con politici documentati in televisioni.

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Peter gomez - Marco Travaglio LE MILLE BALLE BLU Proprietà letteraria riservata ©2006 RCS Libri S.p.A., Milano ISBN 88-17-00943-1 Prima edizione BUR Futuropassato: marzo 2006 Le vignette di Ellekappa sono apparse su «La Repubblica», su «Sette» e su «Magazine». Per conoscere il mondo BUR visita il sito www.bur.rcslibri.it e iscriviti alla nostra newsletter (per ulteriori informazioni: [email protected])X A Norberto Bobbio, Alessandro Galante Garroñe, Indro Montanelli e Paolo Sylos Labini, che avevano capito tutto subito. Anzi, prima. Silvio Berlusconi in una foto di Giuseppe Pino (1978) Premessa Questa fotografia, che immortala Silvio Berlusconi nel 1978, l'anno della sua iscrizione alla loggia P2, non ha bisogno di parole aggiuntive. Come prefazione al nostro libro, ci pare che bastino e avanzino quella faccia un po' così, quella giacca un po' così, quel pollice un po' così, quei polsini un po' così e quel gemello un po' così. A noi autori, anzi collezionisti di pensieri, parole, opere, lifting, trapianti e soprattutto bugie del premier che speriamo uscente e mai più rientrante, non restano che pochi ringraziamenti. Anzitutto a Lui, che questo libro l'ha scritto praticamente da solo, cedendoci gentilmente i diritti d'autore. Ai pochi colleghi che in questi anni hanno condiviso con noi questa insana passione di catalogare tutto quel che Lui diceva e dunque njon faceva, o non diceva e dunque faceva. Ma specialmentelall'opposizione più ridicola del mondo, che non gli ha mai ratto nemmeno il solletico. E infine ai tanti italiani che, nonostante tutto, hanno continuato a dargli fiducia, perpetuando per 12 anni un incubo che, se fosse dipeso da qualche vecchio saggio come Montanelli, Biagi, Bocca, Sartori, Corderò, Scalfari, Bobbio, Galante Garro-ne, Sylos Labini, Furio Colombo e pochi altri, non sarebbe durato nemmeno 12 secondi. Chi^avrà voglia di addentrarsi nel gaio museo degli orrori non potrà non porsi una domanda: dove mai, nel mondo, un uomo politico potrebbe permettersi di pronunciare una sola di queste mille balle blu senza doversi dimettere un minuto dopo? Esclusa l'Italia, si capisce. È necessario battere col voto la cosiddetta Casa delle Libertà. Destra e sinistra non c'entrano: è in gioco la democrazia. Berlusconi ha dichiarato di voler riformare anche la prima parte della Costituzione, e cioè i valori fondamentali su cui poggia la Repubblica italiana. Ha annunciato una legge che darebbe al Parlamento la facoltà di stabilire ogni anno la priorità dei reati da perseguire. Una tale legge subordinerebbe il potere giudiziario al potere politico, abbattendo così uno dei pilastri dello Stato di diritto. Oltre a ciò, Berlusconi, già più volte condannato e indagato,

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in Italia e all'estero, per reati diversi, fra cui uno riguardante la mafia, insulta i giudici e cerca di delegittimarli in tutti i modi, un fatto che non ha riscontri al mondo. Ma siamo ancora un Paese civile? Chi pensa aipropri affari economici e ai proprivantaggi fiscali governa malissimo: nei sette mesi del 1994 il governo Berlusconi dette una prova disastrosa. Gl'innumerevoli conflitti d'interesse creerebbero ostacoli tremendi a un suo governo sia in Italia sia, e ancor di più, in Europa. A coloro che, delusi dal centro-sinistra, pensano di non andare a votare, diciamo: chi si astiene vota Berlusconi. Una vittoria della Casa delle Libertà minerebbe le basi stesse della democrazia (Norberto Bobbio, Alessandro Galante Carroñe, Alessandro Pizzorusso e Paolo Sylos Labini, aprile 2001). Prologo Pronto Silvio? 1983. Silvio e Bettino contro Indro Fine agosto del 1983. Bettino Craxi, da tre settimane presidente del Consiglio, è all'hotel Raphael di Roma. E fa cercare urgentemente Silvio Berlusconi, che in quel momento è nella sua villa dell'Olivetta a Porto/ino, impegnatissimo con una delegazione di americani. Il leader socialista è furibondo con lui per la pessima accoglienza che Indro Montanelli, sul «Giornale» di proprietà dello stesso Berlusconi, ha riservato al suo neonato governo («unaiattura») e a lui personalmente, definendolo «guappo di cartone» con uno «spiccato culto della personalità», paragonandolo a Mussolini, criticando i suoi «metodi alquanto spicciativi e disinvolti, più da padrino che da leader» e la sua totale incompetenza in economia («se ne capisse, non farebbe il socialista...»), senza contare che «fra gli uomini del susseguito, ce ne sono ben pochi che ispirino fiducia». Craxi chiama l'amico editore, che si stende subito ai suoi piedi come uno zerbino. Lo invita a Porto/ino, si offre di partire subito per incontrarlo ovunque voglia e tenta di lisciargli il pelo raccontando di una tracimante ondata di simpatia che, dall'Alpi alle Piramidi, accompagnerebbe il suo governo. I due compari non possono sapere che, da qualche giorno, i telefoni M Berlusconi sono intercettati dalla Guardia di Finanza per conto della Procura di Milano, che indaga sul Cavaliere per traffico di stupefacenti (inchiesta poi archiviata nel 1991). La telefonata viene comunque trascritta dalle Fiamme Gialle e verrà acquisita dai pm di Palermo nel fascicolo per mnfin p ririrlnovio averto a carico di Berlusconi nevli anni No- 10 Le mille balle blu vanta. Dopo l'archiviazione del procedimento, sarà trasfusa nel processo contro Marcello Dell'Utriper concorso esterno in associazione ma/iosa. BERLUSCONI Pronto? CRAXI Pronto, ciao Silvio. BERLUSCONI Ciao Bettino... CRAXI Come stai, bene? BERLUSCONI Bene. Tu? CRAXI Dove sei di bello? BERLUSCONI Io sono a Portofino, ma a lavorare. CRAXI Ah... BERLUSCONI Ho qui sei, sette persone adesso qui, gli americani... CRAXI Ah... BERLUSCONI Tu dove sei? CRAXI No, sono a Roma...

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BERLUSCONI Sei a Roma, come va la vita? CRAXI Eh, abbastanza bene... BERLUSCONI Sei contento? CRAXI Sì (incompr...} BERLUSCONI Eh lo so, però mi sembra che... guarda, meglio di così non potevi... non poteva andare all'inizio eh... CRAXI Ma (incompr...) BERLUSCONI Sì, sì, comunque c'è in giro molta simpatia... CRAXI E un gran (incompr...) BERLUSCONI Eh lo so, però c'è molta simpatia... CRAXI Sì? BERLUSCONI Molta, molta, molta... CRAXI Sì, sì... BERLUSCONI Bene... CRAXI Senti volevo dirti (incompr...) del tuo «Giornale»... BERLUSCONI No, perché? CRAXI È sempre (incompr...) BERLUSCONI Ma no, hai visto i diversi articoli di Indro? CRAXI Ma sì, ma è sempre una merdolina. BERLUSCONI Be', sai come sono... CRAXI Mmh... ncrTiMT Mr> nprn in nn vict/-> Pronto Silvio? H CRAXI Tu stai... stai lì stai? BERLUSCONI Io no, io ritorno a Milano domenica sera. CRAXI Ah, domenica sera, tu quando ci sei? BERLUSCONI (incompr...} CRAXI Ma non lo sapevo, non... adesso stavo vedendo un po' perché magari adesso sono qui, magari domenica... BERLUSCONI Ah... ma qui dove? CRAXI A Roma, non so, o magari tornare a Milano, non lo so... BERLUSCONI Perché non vieni a Portofino? CRAXI No, a Portofino c'è troppa gente, non posso venire. BERLUSCONI Direttamente in casa... CRAXI Eh no... BERLUSCONI C'è qui da me una tua grande ammiratrice... CRAXI Chi è? BERLUSCONI La Lina Wertmiiller. CRAXI Ma lo so, lo so, ma non posso venire lì, c'è troppa gente, troppa gente (incompr...) BERLUSCONI Ho capito. CRAXI Tu rimani lì fino a quando? BERLUSCONI Io fino a domenica pensavo, domenica sera. CRAXI Ah, domenica sera... BERLUSCONI Tu lunedì cosa fai? CRAXI Rientri domenica sera? BERLUSCONI Rientri a Roma? CRAXI Sì... i BERLUSCONI An... io rientro a Milano... sì... CRAXI Eh... be', ra^adesso vedo, magari se riesco a venire a Milano lunedì... BERLUSCONI Sì... CRAXI Eh... e tu rientri tardi domenica sera? BERLUSCONI Ma no, se tu mi dici che hai il tempo di stare insieme, vengo giù domenica, vengo prima. CRAXI Casomai ci sentiamo per telefono. BERLUSCONI Allora mi fai chiamare tu? CRAXI Sì. BERLUSCONI Ecco, se tu credi, parto... CRAXI (incompr...) quattro chiacchiere con te. H I _1i_ 1 12 Le mille balle blu

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CRAXI Va bene, ciao. BERLUSCONI Ciao, Bettino, grazie. // 26 agosto 1983 Craxi riunisce per la prima volta il «consiglio di gabinetto», pomposamente ribattezzato «direttorio», per discutere del risanamento della finanza pubblica. «Il Giornale», l'indomani, riporta indiscrezioni secondo cui il direttorio sarebbe stato subito aggiornato per insanabili contrasti fra la linea «rigorista» di Giovanni Spadolini, ministro della Difesa, e quella più allegra della De e del Pst. A illustrare il servizio c'è una grande foto di Spadolini. Craxi rimonta su tutte le furie e si riappende al telefono per protestare con Berlusconi. Questa volta il tono difettino è minaccioso: «Ne tireremo tutte le conseguenze». Silvio si rimette sull'attenti, balbetta all'amico di non fare così, promette di intervenire sul «Giornale»: «"[irò fuori le unghie, batto i pugni sul tavolo, mi impongo io». E, se «il signor Montanelli» continua a fare il giornalista libero, «lo mando a cacare», «al diavolo», «a 'fanculo», e magari «gli taglio i soldi». Sono le 11.52 del27 agosto 1983. CRAXI Pronto? BERLUSCONI Bettino? CRAXI Ti saluto, ciao. BERLUSCONI Come stai? CRAXI Bene, bene... BERLUSCONI Bene. CRAXI Volevo solo richiamare in via del tutto confidenziale la tua attenzione sul titolo del «Giornale» di stamattina. BERLUSCONI Sì... CRAXI «II Giornale» di stamattina pubblica, è il solo giornale insieme a «l'Unità», pubblica un resoconto della riunione di ieri del direttorio del governo mettendo al centro una bella foto di Spadolini come se fosse lui il presidente del Consiglio (incompr...} BERLUSCONI Sì. CRAXI E poi dopo dice: «Deludente esordio del direttorio, 1 'o/-^t-»/-*rr>1O £» IVa I I Pronto Silvio? 13 la conferma dell'atteggiamento di ostilità nascosto di questo giornale che non so... è inutile che continuate a girarci intorno alle cose, questo è il solo giornale che mi ha insúltalo e mi ha chiamato «guappo» per la penna del suo direttore, e continua l'atteggiamento di ostilità, quindi «il Giornale» è liberissimo di farlo, però nessuno può farmi credere che l'atteggiamento sia diverso, è una roba che... è quella che è... è un giornale contro ... BERLUSCONI Va bene... CRAXI ...naturalmente ne tireremo tutte le conseguenze, che devo fare?... BERLUSCONI Sì, sì... senti Bettino io faccio così... CRAXI No, no, tu non fai niente, perché che devi fare, non è che puoi telefonare e dire... BERLUSCONI No, faccio una riunione in cui... CRAXI No, non voglio niente... BERLUSCONI ...faccio una... ¿RAXI ...non chiedo niente, non voglio niente, dico solo che prendo atto che «il Giornale», da tempo del resto, oltre ad averci dato quello che ci ha dato a Milano, del colpo che ci ha dato... BERLUSCONI Mmh... CRAXI ...oltre ad avermi ripetutamente insultato per la penna del suo direttore, continua ad avere un atteggiamento di ostilità, punto e basta, ne prendiamo atto e ne tireremo le conseguenze. BERLUSCONI Va be', va be', ma adesso li mandiamo anche a cacare seìLUncompr...) CRAXI Eh? BERLUSCONI ...li mandiamo anche al diavolo... CRAXI No... BERLUSCONI Perché adesso... CRAXI ...se questa è la posizione del «Giornale»...

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BERLUSCONI Va be'... CRAXI ...oggi è il solo giornale d'Italia... BERLUSCONI Sì, SÌ... CRAXI ... oggi insieme all'«Unità» è (incompr...} da Spadolini del presidente... TÏI7DT TTC/~i~lMT 14 Le mille balle blu CRAXI ...il quale ieri è uscito dalla riunione dicendo che abbiamo... la parte economica si è ridotta a una relazione ecc. La verità è che abbiamo sospeso la discussione perché lui ha chiesto di sospenderla. BERLUSCONI Sì, SÌ... CRAXI No? BERLUSCONI ...che poi [Spadolini, nda] è l'unico che ha tenuto in tutta la vicenda della formazione del governo un atteggiamento da stronzo... CRAXI ...e continua a tenerlo... BERLUSCONI Sì, SÌ... CRAXI ...e lo fa tenere dai suoi uffici... questa è la verità. BERLUSCONI Va bene, senti, io lunedì sono giù, ti faccio... faccio questo tentativo. CRAXI Che tentativo vuoi fare?... BERLUSCONI (incompr...} coi pugni sul tavolo, a questo punto gli taglio i soldi... CRAXI Ma non... ma non esiste guarda... BERLUSCONI Dai, Bettino... CRAXI ...non dire che ti ho chiamato io... BERLUSCONI ...ma ti immagini... CRAXI ...(incompr...) cosa che fanno... diranno che io faccio pressioni sui... BERLUSCONI ...ma ti immagini... CRAXI ...sui direttori... BERLUSCONI Ma ti immagini, no, no, niente, me la prendo io, perché credo in questa cosa eh... me la prendo io. Faccio... adesso tiro fuori le unghie, cosa vuoi che gli faccia? Facciamo così, faccio questo tentativo... anzi non è un tentativo, vado lì eh... mi impongo dai... su questa cosa qui mi prendo... prendo promesse perché adesso ho anche l'autorità per farlo, insomma, e poi se il signor Montanelli fa le (incompr...), lo mandiamo a 'fanculo, Cristo. CRAXI Va bene... BERLUSCONI Non si può andare avanti... CRAXI Ci sentiamo. BERLUSCONI Sì, ciao. Pronto Silvio? 15 Now passa un'ora e alle 12.50 Berlusconi chiama «il Giornale». Chiede di Fedele Gonfalonieri, l'amministratore delegato, che però non c'è. Gli passano il condirettore, Gian Galeazza Biazzi Vergani, che lui chiama Gianni (i finanzieri che trascrivono la telefonata capiscono male il cognome e annotano «Bianchi»), rimasto in redazione mentre Montanelli è in vacanza a Cortina. Gli gira e fa proprie le rimostranze di Craxi. Gli raccomanda di «non dire niente a Indro», ma al contempo di spendersi perché «il Giornale» tratti bene Bettino, che è «un amico». Lui ha «fatto tanto per aiutarlo con la campagna elettorale». Anche perché Craxi «è quello che ci deve fare la legge sulla televisione», oltre ad avergli già «fatto una cortesia» che gli specificherà meglio a quattrocchi. E poi Craxi è ben circondato: «C'ha in giro gli Andreotti, iForlani, tutta 'sta gente qui, che è gente di buon senso», a differenza di «[quel pallone gonfiato di Spadolini». Il quale, oltre a

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fare la •fronda a dettino, «continua a tirare fuori questo cazzo diP2». Cioè la loggia deviata, occulta ed eversiva del venerabile Lido Getti che vanta fra i suoi adepti molti amici di Craxi, fra i quali Silvio Berlusconi, e che proprio Spadolini con il suo governo ha sciolto d'autorità. L'inchiesta sulla P2, trasferita da Milano a Roma, è stata da poco scandalosamente archiviata nel «porto delle nebbie» il 17 marzo 1983. E il 10 agosto, due giorni prima che il governo Craxi ottenesse la fiducia alla Camera, Getti è evasò^con l'aiuto del figlio dal carcere di Champ Dol-lon (Ginevra). V|7 Giornale» segue il caso con la massima attenzione. E la cosa non può che dispiacere a Berlusconi, tessera P2 numero 1816. Il Cavaliere profitta della telefonata a Biazzi per lamentarsene: anziché seguire lo scandalo, «il Giornale» dovrebbe parlare di «montatura» e chiuderla lì. Possibilmente dovrebbe pure sorvolare sulle indagini sulla morte di Roberto Calvi un anno prima a Londra, sotto il ponte dei Frati Neri, che proprio in quei giorni si avvicinano inevitabilmente all'entourage di Getti. Ma soprattutto bisogna trattare coi guanti Craxi, per non «rovinargli un'amicizia» tanto fruttuosa e non indebolire un governo così provvidenziale. Per il 16 Le mille balle blu CENTRALINISTA «II Giornale». BERLUSCONI C'è il dottor Gonfalonieri? CENTRALINISTA Non credo, comunque un attimo. BERLUSCONI No, c'è il dottor Bianchi [Biazzi, nda], c'è? CENTRALINISTA Chi parla? BERLUSCONI Sono Berlusconi. CENTRALINISTA Vediamo se è ancora qui, un attimo. BERLUSCONI Sì, grazie. BIAZZI Pronto? BERLUSCONI Ciao Gianni! BIAZZI Caro dottor Silvio. BERLUSCONI Come stai? BIAZZI Bene, bene. BERLUSCONI Senti un po', niente, noi abbiamo detto che ci vedevamo, no? BIAZZI Sì. BERLUSCONI Perché io per caso ho parlato con Bettino, mi ha fatto uno sfogo sul «Giornale nuovo», no? BIAZZI Sì... BERLUSCONI E mi ha .detto «Hai visto l'articolo di stamattina?» ecc. no... ecco infatti l'ho guardato, no?, e siamo l'unico giornale che praticamente... BIAZZI Guarda non proprio l'unico, ce n'è qualche altro (in-compr...} il «24 Ore»... BERLUSCONI Ma non lo so, è stato proprio Spadolini, mi diceva Craxi a non... a fare interrompere la riunione su queste cose economiche... BIAZZI Mmh... BERLUSCONI ...ecco (incompr...} il vento sia un po' cambiato, anche mettere la fotografia di Spadolini lì, insomma! Il presidente del Consiglio è Craxi insomma, cioè non lo so, forse bisognerebbe che io e te ci vedessimo un minutino da soli senza nessuno... BIAZZI Mmh... BERLUSCONI ...perché questo qui [Craxi, nda] adesso sta giocando un ruolo importante, sta facendo una cosa per il Paese in cui io credo, ha dentro tutti... BIAZZI Tu che rapporto hai? BERLUSCONI Amichevole proprio, ma buono, e lui è quello Pronto Silvio? 17

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BIAZZI Eh... BERLUSCONI ...è quello che adesso ti dirò anche singolarmente che mi ha fatto una cortesia che adesso ti racconterò quando ti vedo... BIAZZI Sì... BERLUSCONI ...no, ecco, mi sembra che abbia intorno... lui [Montanelli, nda] ha sempre avuto un po' di timore nei suoi confronti per quello che è ecc. per l'uomo che è. Però, Cristo, c'ha in giro gli Andreotti, i Forlani, tutta 'sta gente qui che è gente di buon senso ecc. lui cose... cose cattive non ne può fare... ecco, non so, andare dietro a un pallone gonfiato come Spadolini. Tra l'altro, io, anche Spadolini continua a tirare fuori questo cazzo di cosa della P2, dico: ma abbiamo anche il coraggio di dire che è una fuga familiare questa qui [di Licio Celli, nda]... «la Repubblica» hai visto, ha titolato «Un assassinio firmato P2», no? PIAZZI Sì. 'BERLUSCONI Cioè forse bisogna assumere anche un atteggiamento, se siamo convinti, non so (incompr...), sono stati tutti assolti, ha dimostrato che non c'è sotto niente di vero, è stata una montatura dei signori di «Repubblica» e noi siamo sempre nel corso di questa cosa... BIAZZI (incompr...) BERLUSCONI ...a rimorchio degli altri... BIAZZI ...¡sta finendo questa storia. BERLUSCONI ...insomma noi forse dovremmo avere il coraggio di dire...: «Guardiamola questa cosa qua nei suoi termini». Questo qua è un figlio [il figlio di Celli, nda] che ha aiutato il padre a scappare, il padre è in galera per delle cose che gli sono state contestate in cui... la magistratura stessa ha respinto che è una cosa politica ecc. adesso hanno preso in mano la P2 e poi tutti... per dire non lo so, mi sembra che siano... BIAZZr Senti (incompr...} Indro, perché sai, queste cose (incompr...), solo lui... BERLUSCONI Sì, però bisogna che parliamo io e te prima, nel senso che... BIAZZI Sì... 18 Le mille balle blu BIAZZI No quando... BERLUSCONI Io adesso siccome l'ho sentito, Bettino... dovevo vederlo domani sera... BIAZZI Sì... BERLUSCONI Mi ha telefonato e... mi ha fatto questo sfogo... BIAZZI (incompr...} BERLUSCONI Ecco cosa del genere... BIAZZI ...è un po' eccessivo... BERLUSCONI Ecco il coso, a questo punto dico così, io dico abbiamo lì un amico [Craxi, nda], io ho fatto di tutto per aiutarlo con la campagna elettorale, poi proprio con «il Giornale» che... il coso, dobbiamo... devo andare a rovinare una amicizia? BIAZZI No, no... BERLUSCONI ...mi sembra che sia (incompr...) BIAZZI Bisogna dare qualche disposizione... BERLUSCONI ...Eh... qualche cosa e dire basta, che roba, ma questo caso di Spadolini, (incompr...) pallone gonfiato, non fa, Cristo... cosa ha fatto nel suo coso quando era lui per l'economia? Io che lo so, non ha fatto una sola legge e adesso è lui che dice non abbiamo (incompr...) l'economia... Hanno ripreso, Cristo, ha avuto Craxi tre conversazioni con tre governi diversi... BIAZZI Sì... BERLUSCONI ...Su tutto... BIAZZI Tutto in un giorno non si può fare... BERLUSCONI Eh, ma cosa doveva fare, scusami (incompr...)

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BIAZZI (incompr...) BERLUSCONI Eh... e poi adesso dove vogliamo andare? Vogliamo portare il Paese... allo sbando, se cade questo governo cosa facciamo? BIAZZI Dobbiamo tenere un atteggiamento... dobbiamo tenere un atteggiamento di attesa non di (incompr...) BERLUSCONI E appunto, lasciarlo lavorare eh... BIAZZI (incompr...) BERLUSCONI ...poi io francamente insomma (incompr...) svolto sul «Giornale» e tutto e poi di avere invece che un aiuto... RTA77T (inrnnthr ) Pronto Silvio? 19 BERLUSCONI ...avere uno (incompr...) delle mie relazioni personali a cui dedico un mare di tempo, un mare di sacrifici, un mare (incompr...) ecc. e questo mi sembra che sia troppo... BIAZZI Certo. BERLUSCONI Capisci? Va be', scusami lo sfogo, ma è la botta calda... BUZZI No... (incompr...) BERLUSCONI Ci torno domani sera, ci vediamo lunedì o martedì. BIAZZI Lunedì o martedì va benissimo... BERLUSCONI Va benissimo, ciao, grazie mille. BIAZZI Ciao, ciao. Nel pomeriggio del 27 agosto, alle 17.40, il Cavaliere chiama Craxi a casa, a Milano. Ma Bettino è già partito: Berlusconi fa annotare la chiamata al centralinista e lascia detto di farlo richiamare a Porto/ino. L'indomani, alle 9.34, la segretaria di Craxi telefona a Portofino, ma stavolta Berlusconi è fuori. La richiamerà lui stesso più tardi, per parlare ancora dell'articolo del «Giornale». Come siano poi andate a finire le cose, non è dato sapere. Le intercettazioni s'interrompono il 6 settembre e ïe probabili, successive manovre del Cavaliere per manomettere l'indipendenza del «Giornale» all'insaputa di Montanelli ripiombano nella clandestinità. Poco più di un anno dopo, BettirifrCraxi varerà ben due decreti su misura (i «decreti Berlusconi») per salvare le televisioni fuorilegge della Fininvest dalle ordinanze di sequestro dei pretori. 1986. Silvio, la mafia e la bomba affettuosa »• La sera del 28 novembre 1986 un attentato mafioso devasta la cancellata della villa di Silvio Berlusconi in via Rovani 2, che è anche la sede di rappresentanza della Fininvest, nel pieno centro di Milano. Davanti ai carabinieri accorsi sul 20 Le mille balle blu la bomba l'abbia piazzata il suo ex «fattore», il boss mafioso Vittorio Mangano. Poi se ne pente e, allarmato per quella voce dal sen fuggita, corre ad Arcare insieme a Fedele Confalonieri per telefonare a Marcello Dell'Utri e raccontargli tutto. Non sa che Dell'Utri, sotto inchiesta per bancarotta a Milano, ha il telefono intercettato. La telefonata, che inizia alle 0.12 del nuovo giorno (29 novembre 1986), e quelle successive sono fondamentali per comprendere i rapporti fra Berlusconi, Dell'atri, Mangano e Gaetano «lanino» Cinà. Palermitano, proprietario di una lavanderia e di un negozio di articoli sportivi, imparentato tramite la moglie con i boss Stefano Contate e Mimmo Teresi, Cinà verrà condannato nel 2005 dal Tribunale di Palermo per partecipazione diretta a Cosa Nostra (insieme a Dell'Utri, condannato però per concorso esterno) come «uomo d'onore» del clan Malaspina.

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Berlusconi, al telefono con Dell'Utri, sostiene che lo scopo che Mangano si prefiggeva con quell'attentato non è quello di danneggiare la villa, ma di «lanciare un messaggio». E spiega di sospettare di Mangano perché le modalità dell'attentato (una bomba «fatta con un chilo di polvere nera, una cosa rozzissima, ma fatta con molto rispetto, quasi con affetto... fatta soltanto sulla cancellata esterna») sono identiche a quelle di un altro, avvenuto undici anni prima, il 26 maggio 1975, sempre nella villa di via Rovani, quando ancora Mangano prestava servizio ad Arcare. È chiaro, dalle loro parole, che Berlusconi, Confalonieri e Dell'Utri avevano attribuito anche l'attentato del 1975 a Mangano, anche se non l'avevano mai denunciato. E lo «stalliere» aveva seguitato a soggiornare ad Arcare per un altro anno, fino all'ottobre 1976. Poi nel 1980 fu arrestato per traffico di droga e proprio dal 1986 era imputato a Palermo nel maxiprocesso istruito da falcone e Borsellino. Ma - sostiene Berlusconi - i carabinieri gli han rivelato che «è fuori», cioè è stato scarcerato. Dell'Utri è molto sorpreso, ma non contraddice il Cavaliere. E concorda sul fatto che si tratta comunque di un fatto «estorsivo». Della stessa idea è Confalonieri. Il numero due della Fininvest interviene nella telefonata e rammenta a Marr.pìln ÌM Pronto Silvio? 21 1 975, ricordando che dopo l'attentato Mangano aveva lasciato ad Arcare una lettera di rivendicazione e minaccia con una «croce nera». Dell'Utri e Berlusconi prevedono che anche stavolta arriverà una lettera o una telefonata estorsiva. Alla fine Silvio informa Marcello di aver detto ai carabinieri che, se gli fosse stato chiesto, lui avrebbe pagato il pizzo. BERLUSCONI Pronto? D'ELL'UTRI Pronto! BERLUSCONI Marcello! DELL'UTRI Eccomi! BERLUSCONI Allora, è Vittorio Mangano... DELL'UTRI Eh!... Che succede? BERLUSCONI ...che ha messo la bomba! DELL'UTRI Non mi dire! BERLUSCONI Sì. DELL'UTRI E come si sa? BERLUSCONI Eh... da una serie di deduzioni, per il rispetto che si deve all'intelligenza. DELL'UTRI Ah!... BERLUSCONI ...È fuori... /DELL'UTRI Ah, è fuori? i BERLUSCONI Sì, è fuori. \ DELL'UTRI Ah, non lo sapevo neanche! \BERLUSCONI E questa cosa qui, da come l'ho vista fatta, con \un chilo di polvere nera... DELL'UTRI ...ah!... BERLUSCONI ...una cosa rozzissima... DELL'UTRI ...ah!... BERLUSCONI ...ma fatta con molto rispetto, quasi con affet- to... DELL'UTRI ...ah!... •BERLUSCONI ...è stata fatta soltanto sulla cancellata esterna. DELL'UTRI ...ah! BERLUSCONI Ecco, secondo me, è come una rich... un altro manderebbe una lettera o farebbe una telefonata: lui ha messo la bomba! 22 le mille balle blu BERLUSCONI Eh? DELL'OTRI Cioè, non si spiega se non c'è un... se... BERLUSCONI Io, purtroppo, stasera sono stato interrogato dai carabinieri, mi hanno portato loro... quello di Mon- za, no?...

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DELL'UTRI ...SÌ!... BERLUSCONI ...sul fatto di Vittorio Mangano... DELL'UTRI ...SÌ!... BERLUSCONI ...e io ho dovuto avvisare, insomma! Cioè, ho dovuto dire: «Sì, è vero, era là...» [prestava servizio nella villa di Arcore, nda], gli ho raccontato la storia che loro sapevano benissimo, peraltro! DELL'UTRI Eh, si capisce! BERLUSCONI Loro c'erano arrivati prima di me! DELL'UTRI Sì, sì, la sanno benissimo, sì, sì! BERLUSCONI Ecco! DELL'UTRI Tra l'altro, appunto... BERLUSCONI Io... io penso che sia lui! DELUUTRI Sì, SÌ, SÌ. BERLUSCONI Perché, scusami, tu spiegami perché uno debba mettere una bomba!... DELL'UTRI ...no!... BERLUSCONI ...ti dirò, eh! DELL'UTRI Io non lo... BERLUSCONI Sì, poi la bomba fatta proprio rudimentale... DELL'UTRI ...SÌ, SÌ!... BERLUSCONI ...con un chilo di polvere nera!... DELL'UTRI Quindi, proprio... BERLUSCONI ...Proprio... sì, sì, col sistema proprio... DELL'UTRI ...per dire: faccio un botto! BERLUSCONI ...faccio, faccio un botto! DELL'UTRI ...SÌ!... BERLUSCONI Ma poi con molto rispetto, perché mi ha incrinato soltanto la parte inferiore della cancellata. DELL'UTRI Ah! BERLUSCONI Una cosa, un danno da duecentomila lire. DELL'UTRI Sì, SÌ, SÌ. BERLUSCONI Quindi, una cosa anche... rispettosa e affettuosa Pronto Silvio? 23 DELL'OTRI ...sì!... (ride) BERLUSCONI Eh? DELL'UTRI (ridendo) Pazzesco! Sì, sì, sì... BERLUSCONI Va be', io ritengo che sia così! Quindi adesso aspettiamo che poi... DELL'UTRI Certo, sentiamo, sì! Comunque... pare strano però, eh! Perché... sì, tu dici giustamente che lui... BERLUSCONI Ah, non c'è un'altra spiegazione! DELL'UTRI Sì, SÌ, SÌ. BERLUSCONI È la stessa in via Rovani come aUora... DELL'UTRI Sì, SÌ... BERLUSCONI ...e lui fuori di prigione. DELL'UTRI Sì, sì. Però, sentiamo adesso! BERLUSCONI Adesso vediamo! DELL'UTRI Sì, sì. Io, tra l'altro, avevo parlato... mi ha chiamato quello della Digos... BERLUSCONI ...SÌ!... DELL'UTRI ...mi ha detto se c'era bisogno, qualsiasi cosa, perché loro... BERLUSCONI ...SÌ, SÌ!... DELL'UTRI ...ho detto: «Mah, guardi, ci sentiamo domani / per qualsiasi cosa!». /BERLUSCONI Quai è, quello che tu... j DELL'UTRI ...SÌ, SÌ!... \BERLUSCONI ...sei andato a parlargli (¿ncompr...)?

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DELL'UTRI Esatto, esatto! ...Sì, sì!... il quale mi ha detto an-\chelui... BERLUSCONI Io ho fatto un summit con tutti i carabinieri di Milano e di Monza, stasera. DELL'UTRI Ah, ecco! BERLUSCONI Quello di Monza, aveva la sua tesi... DELL'UTRI Sì, SÌ!... BERLUSCONI ...e... credo che sia così! DELL'UTRI Sì, sì, sì. Eh, quindi, bene, va bene. Insomma, comunque credo anch'io che non ci sono altre richieste (o simile). Anche perché non ci sono, voglio dire! Si sarebbero fatte sentire, insomma, no? Eh! Sì, sì, be'! E insomma!... BERLUSCONI Va be'... niente, stiamo a vedere. (...) Pensaci 24 Le mille balle blu DELL'UTRI Sì, sì, ma io non ci ho fatto ancora tante riflessioni, ti dirò. Però, sono... anch'io condivido. BERLUSCONI Arcore... DELL'UTRI Sì, SÌ, SÌ... BERLUSCONI ...be' voglio dire, via Rovani, via Rovani... DELL'UTRI Sì, sì. No, ma poi, voglio dire, non c'è neanche, vedi... chi... chi... BERLUSCONI Cioè, questo qui... mi hanno aperto un po' gli occhi i carabinieri, quando hanno detto: «Questo qui è un chiaro segnale estorsivo!». DELL'UTRI Sì, SÌ. BERLUSCONI Non c'è un'altra spiegazione! Perché, se fosse un fatto terroristico... DELL'UTRI Io... classico avvertimento di un qualcosa che... BERLUSCONI ...Estorsivo! DELL'UTRI ...che vuole arrivare. BERLUSCONI ...un segnale di un'estorsione! DELL'UTRI Sì, SÌ, SÌ. BERLUSCONI E, quindi, il segnale di un'estorsione, ripensi... che a undici anni fa... DELL'UTRI Uh, uh... sì, sì, sì. Sì, ma non non vedo neanch'io altro... Pensandoci bene, hai ragione! ...da dove può arrivare, insomma? BERLUSCONI No, quando poi mi hanno detto che era uscito da poco!... DELL'UTRI Ma e questo io non lo sapevo proprio! Perché non ci avevo proprio fatto riferimento. Infatti, mi è venuto... mi è passato, ma dico: «mah, non può essere lui!». In effetti, però, se è fuori... non avrei dei dubbi netti, va! Va be', tu sei sicuro che è fuori, sì? BERLUSCONI Sì, sì, me Than detto loro! DELL'UTRI Te l'han detto loro? BERLUSCONI Ma loro han fatto tutto. Quando uno ti dice... mah!... Evenuta da... DELL'UTRI Sì, sì, no, guarda, se è fuori, allora possiamo dire certezza, non sospetto! BERLUSCONI Ti passo Fedele.(...) GONFALONIERI Marcello! nFTT'TTTTfT Allora? Pronto Stlvto? 25 GONFALONIERI Come va? DELL'UTRI Eh!... GONFALONIERI Sei d'accordo anche tu, no? DELL'UTRI Sì, sì, guarda, non sapevo che è fuori! GONFALONIERI ...SÌ!...

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DELL'UTRI ...ma se è fuori, non ci sono dubbi, direi! GONFALONIERI ...SÌ, SÌ!... DELL'UTRI ...perché non c'è... a parte che non... non c'è... voglio dire... GONFALONIERI Non è un uomo di fantasia! DELL'UTRI Non è un... Esatto! Proprio è... si ripete... GONFALONIERI (ridendo) Ha cominciato a dieci anni a far così... DELL'UTRI ...sì, sì!... GONFALONIERI ...ha quarantasei anni adesso! DELL'UTRI Sì, e poi, anche con un tentativo timido, in ef-/ fetti! GONFALONIERI Sì, sì. •DELL'UTRI ...solo per dire: «sono qui!», (ride) GONFALONIERI (ridendo) E già! DELL'UTRI ...«sono qui!», ma, dico, no, perché va be'... GONFALONIERI ...come la lettera (o simile) con la croce nera, / come l'altra volta, ti ricordi? DELL'UTRI Sì, sì. Esatto. Che, tra l'altro, ce l'ha ancora la Bosco quella lettera conservata! (ridono) IcONFALONIERI (ridendo) Diventando vecchi, diventiamo ci- \ nici, Marcello ! EJKLL'UTRI Pazzesco! Sì, sì, dunque noi... GONFALONIERI La povera Veronica è qui esterrefatta! DELL'UTRI Sì, SÌ... GONFALONIERI Pensa che addirittura è gelosa! DELL'UTRI Ah! (ride) GONFALONIERI Guarda! Ha fatto una scena di gelosia stasera, che era commovente! Io mi son commosso per Silvio! DELL'UTRI (ride) GONFALONIERI Guarda! Davvero ho detto: «Guarda che bello, avere cinquant'anni e avere ancora delle scene di gelosia per Silvio!». 26 Le mille balle blu GONFALONIERI ...avere altrettanto!... (ride) DELL'UTRI II massimo della gratificazione! (ride) GONFALONIERI Ciao, Marcello! Cura le tonsille, cura le tonsille! DELL'OTRI Okay. Ti ringrazio. GONFALONIERI Ciao, ciao. DELL'UTRI Ciao. GONFALONIERI Ti rido Silvio. Ciao, ciao. DELL'UTRI Grazie... ciao, ciao. BERLUSCONI Pronto? DELL'UTRI Pronto! BERLUSCONI È sicuro, insomma, se ci pensi!... DELL'UTRI Sì, sì, no, non ho dubbi! Sapendo che è fuori, ti dirò, è certezza! Non c'è dubbio. Poi... BERLUSCONI Poi perché la dinamica è di una... DELL'UTRI ...SÌ!... BERLUSCONI ...semplicità, proprio... DELL'UTRI Sì, sì, alla... alla Mangano! BERLUSCONI Eh! DELL'UTRI Sì, SÌ, SÌ. ' BERLUSCONI Poi un'ora di polvere... un chilo di polvere nera, insomma, proprio il minimo! DELL'UTRI Sì, sì. Cioè, proprio come dire: «ti faccio sen... sentire... Sono qui, presente!». BERLUSCONI Sì! Come uno, come uno che manda una raccomandata: «...caro dottore!...». E lui mi ha messo... una bomba! (ridono) DELL'UTRI (ridendo) ...perché non sa scrivere! (ridono intensamente) BERLUSCONI Così è la vita! DELL'UTRI Mano...

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BERLUSCONI Stamattina gliel'ho detto anche ai carabinieri... DELL'UTRI ...eh!... BERLUSCONI ...gli ho detto: «Ah, sì? trrteoria, se mi avesse telefonato, io trenta milioni glieli davo!», (ride) Scanda-lizzatissimi: «Come, trenta milioni? Come? Lei non glieli deve dare che poi noi lo arrestiamo!». Dico: «Ma no, su, per trenta milioni!», (ridono) nFTT'TTTCT IV Pronto Silvio? 27 BERLUSCONI Poi han circondato la villa, no? DELL'UTRI Ah, no!... BERLUSCONI Eh sì! Poi questi quando... allora siamo scesi io e Fedele dalla macchina, paurosissimi che ci sparassero a noi! (ridono) DELL'UTRI Ah, tutti... e adesso siete guardati a vista? BERLUSCONI No, no! DELL'UTRI Ah! BERLUSCONI Eh, sì, siamo protetti a vista! DELL'UTRI Ormai! BERLUSCONI Siamo protetti a vista! DELL'UTRI Ormai non si avvicina più! BERLUSCONI Comunque, secondo me, è una co... io... penso che sia proprio così! DELUUTRI Sì, SÌ, SÌ. BERLUSCONI Questo qui... DELL'UTRI No, ma scusa, non c'è dubbio, allora! Se è uscito, non c'è... BERLUSCONI Perché spiegami che altra genesi potrebbe avere una bomba? DELL'UTRI Ma, appunto! Ma, dico, lo sapremmo! L'avremmo già saputo, no? BERLUSCONI Saputo!... Cioè, la gente... ci sarebbe arrivata / una lettera... DELL'UTRI Eh, una cosa, certo! ¡BERLUSCONI ...ma questa qui è: «Siamo qui...!». t)ELL'UTRl Sì, sì, proprio... Sì, guarda, è sicuro, è sicuro! L'u- \ nica cosa è che... va be', poi, casomai, vediamo. Va be', sentiremo. Va bene? BERLUSCONI Aspettiamoci richieste. DELL'UTRI Okay! BERLUSCONI Ciao, ciao. DELL'UTRI Ciao. Grazie, ciao. L'indomani mattina, alle 9.20, Berlusconi e Dell'Utri si riparlano al telefono: la bomba è ormai diventata un semplice 28 Le mille balle blu lo che gli dispiacerebbe «se i carabinieri, da questa roba qui..., da un segnale acustico, facciano una limitazione della libertà personale a lui», cioè se arrestassero Mangano per così poco. Dell'Utri è ancora perplesso sulla pista Mangano e dice che interpellerà «il dirigente della Digos» di Milano, Eleuterio Rea. DELL'UTRI Pronto? BERLUSCONI Ciao, Marcello. DELL'UTRI Eccomi, ciao. BERLUSCONI Allora, come andiamo? DELL'UTRI Bene stamattina, sto andando in ufficio! BERLUSCONI Ah, anche tu? DELL'UTRI ...abbiamo un po' di cosette arretrate.

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(Omissis, parlano di vicende interne al gruppo} BERLUSCONI Va bene. Senti, quella roba là, ci hai pensato su un minuto? DELL'UTRI Sì, ci ho pensato: io... sono convinto! Ma perché non vedo proprio chi... BERLUSCONI Ah!... ' DELL'UTRI ...perché, se è fuori, guarda, è... è sicuro! Soltanto che mi sem... mi... va be', è strano, insomma, come fatto. È strano come fatto e... BERLUSCONI Sì, non c'è un altro mov... movente!... DELL'UTRI ...però non c'è... no! BERLUSCONI ...anche perché è una ripetizione a memoria dell'unica cosa che lui sappia fare. DELL'UTRI Sì, l'unica cosa che sa... BERLUSCONI Questo, invece di mandare una lettera, di scrivere e domandare... DELL'UTRI Sì, SÌ, sì... BERLUSCONI ...perché, come hai detto tu, non sa scrivere... DELL'UTRI Sì, SÌ... BERLUSCONI Poi fatto con grande rispetto, con grande riguardo... DELL'UTRI ...sì, sì, proprio... BERLUSCONI ...perché se lo buttava all'interno, succedeva una cosa grossa. r\T-T T 'i TT*r>T T7f,-.f-i-/-» ! Mr»n vrU^r^ t-.t-^*,-;~ Pronto Silvio? 29 BERLUSCONI Invece, proprio messa lì, fuori... DELL'UTRI Sì, un segnale acustico! BERLUSCONI Un segnale acustico, esatto!... DELL'UTRI Sì, SÌ, SÌ. BERLUSCONI ...è stato un segnale acustico. DELL'UTRI Sì, SÌ. Dice... BERLUSCONI Adesso mi spiace, però, se i carabinieri... DELL'UTRI ...eh!... BERLUSCONI ...da questa roba qui... da un segnale acustico, gli fanno una limitazione della libertà personale a lui. DELL'UTRI Eh, be', però, d'altra parte, insomma, la pista è troppo facile! BERLUSCONI ...SÌ!... DELL'UTRI ...Cioè vuoi dire, secondo me, l'ha anche... l'ha anche valutato. BERLUSCONI ...SÌ!... DELL'UTRI Eh, come si fa? Eh, è un discorso... non c'è dub-\ bio! Peraltro, adesso io vedo quello della... il capo della Digos... BERLUSCONI ...ah!... DELL'UTRI ...che mi ha detto: «...mah...!»... Adesso sentiamo cosa mi dice! BERLUSCONI ...eh!... DEÌL'UTRI Credo che sappia anche lui qualcosa. ¿ERLUSCONI Ma comunque, io a questi qui, ieri sera gli ho / detto... ¡ DELL'UTRI ...eh!... \ BERLUSCONI ...questa roba qua, dico: «mah, l'unica cosa potrebbe essere questa qua!». DELL'UTRI Eh! BERLUSCONI Io non sapevo nemmeno che era fuori. DELL'UTRI Sì, sì, no... e appunto, quando tu me l'hai detto io... BERLUSCONI Eh, guarda, han mandato a prendere il nome e tutto! Perché lì c'era quello [il carabiniere, nda] di... di Monza, che era al corrente dei fatti di Arcore. DELL'UTRI Certo, certo. BERLUSCONI E quindi io... 30 Le mille balle blu BERLUSCONI ...quando mi hanno detto: «Ma quel signore

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che era stato da lei....... DELL'UTRI Sì, ma se uno chiede, dice: «Lei cosa... cosa può sospettare?»... BERLUSCONI ...SÌ!... DELLUTRI ...gli puoi dire: «è lui!», onestamente, no? Eh? BERLUSCONI ...sì, certo!... DELLUTRI ...non c'è nessun dubbio! BERLUSCONI Certo. Va bene, va bene, va bene. Senti, ho vi... (Omissis) DELL'UTRI Ti faccio sapere. BERLUSCONI Ciao, Marcello! DELL'UTRI Grazie. BERLUSCONI Ciao. Io vado ad Arcore, mi trovi là, eh! DELLUTRI Perfetto! BERLUSCONI Ciao, ciao. DELL'UTRI Buona giornata, ciao. * * * Alle 14.01 dello stesso 30 novembre 1986 Dell'Utri richiama Berlusconi per dirgli che ha «parlato con quello lì» (cioè Rea della Digos) e «poi ho visto Tanino... che è qui a Milano»: è venuto apposta a Milano da Palermo ed è lì presente a casa sua durante la telefonata. Berlusconi non domanda chi sia questo lanino, anzi lo conosce benissimo con quel diminutivo confidenziale: non c'è bisogno di specificare che si tratta del palermitano Gaetano Cinà. Dell'Utri, senza nominare Mangano, fa capire che Tanino gli ha detto che è ancora in carcere e quindi il sospetto che sia lui l'artefice dell'attentato va escluso in radice: «È da escludere quella ipotesi! Perché è ancora dentro. Non è fuori!». Il fatto che Mangano sia ancora in carcere, però, non basterebbe a escludere il suo ruolo quantomeno di mandante, visto che notoriamente i mafiosi continuano a delinquere anche da dietro le sbarre. Ma Dell'Utri esclude anche quell'eventualità, perché gliel'ha detto Tanino, al quale sia Dell'Utri sia Berlusconi attribuiscono una competenza indiscussa in fatto di mafia e di attentati dinamitardi («Tanino mi ha detto che assoluta- „„„/.., ,/„_„. ^ _. • . • . V Pronto Silvio? 31 Di più: Dell'Utrí non si limita a dire che non è stato Mangano, ma aggiunge che «non c'è nessuna» ragione di preoccuparsi, c'è «da stare tranquillissimi». Garantisce Cinà e tanto basta. Ma è meglio non parlarne troppo al telefono («Comunque poi ti parlerò di persona»). «Su questi punti- diranno ipm di Palermo nella requisitoria al processo Dell'Utri - avremmo voluto (ma non abbiamo potuto, per cause indipendenti dalla nostra volontà) sentire la versione dei fatti del Presidente Berlusconi e dello stesso Dell'Utrì, che sarebbe stata utilissima nella ricerca della verità. Ma qualcuno, interessatamente, ha convinto il Presidente a non parlare...» BERLUSCONI Ciao, Marcello. DELL'UTRÌ Ecco, ciao! (...) Dunque, io... sta... stamattina ho parlato con quello lì... e poi ho visto Tanino... BERLUSCONI Ah!... DELL'UTRÌ ...che è qui a Milano. BERLUSCONI ...uh!... DELL'UTRÌ E... invece è da escludere quella ipotesi! BERLUSCONI Ah sì, eh? DELL'UTRÌ Perché [Mangano, nda] è ancora dentro. BERLUSCONI ...uh, uh!... DELL'UTRÌ Non è fuori! BERLUSCONI Ho capito! DELCUTRI E Tanino mi ha detto che assolutamente è proprio da escludere, ma proprio categoricamente! BPLUSCONI ...uh, uh!... DjELL'UTRI Comunque, poi ti parlerò... BERLUSCONI ...uh, uh!... DELL'UTRÌ ...perché... di persona! BERLUSCONI Uh, uh... ho capito. DELL'UTRÌ E, quindi, non c'è proprio... guarda, veramente,

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nessuna... da stare tranquillissimi, eh!... BERLUSCONI ...perfetto! DELL'UTRÌ ...secondo me! BERLUSCONI ...perfetto, ho capito! DELL'UTRI Sì, SÌ... BERLUSCONI Va bene! 32 Le mille balle blu 1986. Silvio, la mafia e la cassata II 20 dicembre 1986, alle 8.58, Gaetano Ciña chiama da Palermo casa Dell'Ufn. Risponde il figlioletto di Dell'Uiri, Marco, che riconosce Cinà all'istante, segno che lanino è proprio un amico di famiglia. Cinà anticipa a Marcello che manderà delle cassate per Natale: una a lui, una a Confalonieri e la più grande a Berlusconi («è grossa, è dieci chili... sto facendo fare la cosa dal falegname, adatta...»). Poi chiede a Dell'Utri un consiglio sul fregio da far appone sulla cassata del Cavaliere (se il logo di Canale^ o quello del Milan). Marcello suggerisce «lo stemma di Canale1)». MARCO Pronto, chi parla? CINÀ Marco! Marco! Marco! Marco? MARCO Eh! CINÀ Ciao, come stai? MARCO Bene. CINÀ Bene? Ma io chi sono? MARCO Tanino! CINÀ Ma... ma come fai a indovinare sempre? Ma... ma si può sapere come fai a indovinare? C'è papa? MARCO No! CINÀ Non c'è? MARCO Sì, c'è, sì che c'è! È in soggiorno! CINÀ Dammelo... passamelo un attimo! MARCO Va bene. CINÀ Ciao Marcuccio! MARCO Ciao! CINÀ Ciao! MARCO Vado a chiamarlo, eh! CINÀ Sì, sì, grazie. MARCO ...non mettere giù! CINÀ Sì, sì, grazie! (...) ~ DELL'UTRI Pronto, ciao! CINÀ (ride) Ciao! Bella 'a verità! DELL'UTRI (ride) CINÀ Quello, Marco, appena piglia il telefono subito sa che sono io! Questa come... come mi disse Chiara, carta ve- Pronto Silvio? 33 DELL'UTRI No, non c'ero... non lo so, non l'ho sentito. CINÀ Be', una battuta, allora! DELL'UTRI Non l'ho sentito. CINÀ Senti una cosa!... DELL'UTRI Come stai, bene? CINÀ Bene! DELL'UTRI Tutto bene, sì. CINÀ Ieri ho telefonato pure a Alberto [il fratello gemello di Marcello, nda]. DELL'UTRI Ah, SÌ? CINÀ ...perché gli voglio mandare pure una cassatina... DELL'UTRI Ah, e... CINÀ ...però se la de... deve andare a prendere. DELL'UTRI Se la... certo, la deve andare a ritirare. CINÀ Ora, io te le mando queste cose il mercoledì... cioè, il giorno ventitré. DELL'UTRI ...ventitré, perfetto! CINÀ Perché... DELL'UTRI ...SÌ!...

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CINÀ ...ci può essere la nebbia... DELL'UTRI ...SÌ!... CINÀ ...e va a finirci il Natale sottosopra! (ride) DELL'UTRI Sì, certo. CINÀ Siccome ho fatto fare dal falegname, per quella del Cavaliere... jdÉLL'UTRl ...eh!... /CINÀ ...diproposito... ' DELL'UTRI ...SÌ!... CINÀ ...perché certamente è grossa, è dieci chili!... \DELL'UTRI Ah, caspita! Bellissimo! CINÀ ...perciò ci sto facendo fare la cosa dal falegname, adatta... DELL'UTRI ...appositamente!... Eh, capirai! CINÀ Eh, io volevo sapere da te se nella cassata, sopra... DELL'UTRI ...SÌ!... CINÀ ...ci dobbiamo mettere qualche cosa di Canale5, perché è grossa, oppure qualche cosa del Milan, o niente? DELL'UTRI Ah! Potrebbe essere un'idea! 34 Le mille balle blu DELL'UTRI Sì, sì, sì, come no! CINÀ Eh, viene favolosa! DELL'UTRI Certo! Ma metticela di... di... non del Milan... di Canale^ ! CINÀ DiCanale5! DELL'UTRI Sì, sì, sì, giusto! Ci mette lo... come dire, lo stemma di Canale5. CINÀ Sì, sì, glielo faccio fare bello... DELL'UTRI Bello, è una bella idea! CINÀ ...pérchelo sanno fare. DELL'UTRI Sì, sì, caspita, bellissimo! CINÀ Ecco! Il giorno ventitré... il giorno ventitré mattino... DELL'UTRI ...SÌ!... CINÀ ...io vorrei telefonare o a te o a... DELL'UTRI ...SÌ!... CINÀ ...a quel ragazzo, se ci hai il numero. DELL'UTRI Sì, sì, ma no, è l'u... l'ufficio mio, è il nostro autista! CINÀ Eh, di conseguenza... siccome la... la... la cassata partirebbe con l'aereo delle due... DELL'UTRI ...delle due... CINÀ ...anziché fare mattinata e cose... DELL'UTRI ...ecco!... CINÀ ...lui poi si fa trovare là alle... alle tre. DELL'UTRI Alle tre all'Alitalia! CINÀ Esatto. Però ti faccio sempre una telefonatina. DELL'UTRI Sì, tu mi chiami... e poi mi dici esattamente in quale... dove, all'ufficio merci, non so, c'è qualche cosa... CINÀ Sì, sì, sì, te lo faccio sapere... DELL'UTRI ...ecco, esatto! CINÀ ...ti faccio sapere... tutti i dettagli. DELL'UTRI Sì, sì. Io già glielo ho detto, che lui va a ritirare. CINÀ Perfetto, perfetto! DELL'UTRI Va bene. CINÀ E allora, io ne faccio... cioè tre... DELL'UTRI ...SÌ!... ( CINÀ ...tre... aspetta, sono tre, una sopra all'altra, no? DELL'UTRI ...eh!... Pronto Silvio? 35

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DELL'UTRI ...SÌ!... CINÀ ...e questa a parte. Perché una piccola è... è del Cavaliere, una tua e una di... DELLUTRI ...di Fedele Gonfalonieri. CINÀ ...di Fedele. DELL'UTRI Esatto. CINÀ Perfetto. DELLUTRI Fantastico! CINÀ Oh! Se io... casomai vengo, se ne parla il tre gennaio, perché mi spavento se a Capodanno (...) Okay, ti abbraccio. DELLUTRI Grazie, un abbraccione. CINÀ Tanti saluti a Miranda e ai bambini. DELLUTRI Grazie! CINÀ Ciao. DELLUTRI Tu salutami a Filippo, eh. CINÀ Grazie. Ciao, ciao! DELL'UTRI Ciao, ciao! 1988. Silvio, la mafia e la testa di Piersilvio Alle elezioni europee del 1987 Cosa Nostra, per la prima volta, tradisce la Democrazia cristiana e vota Partito socialista per «punire» i democristiani di non aver ostacolato a sufficienza l'azione del pool di Falcone e Borsellino che ha dato origine al maxiprocesso. Secondo la Procura di Palermo, proprio ad agganciare Craxi tramite Berlusconi e Dell'Utri in vista di quella tornata elettorale era finalizzato l'attentato di via Rovani del novembre 1986. Ma dopo quelle elezioni, evidentemente insoddisfatti, i mafiosi tornano a farsi sotto con il Cavaliere, con intimidazioni ancora più gravi. Questa volta minacciano di sequestrare e addirittura assassinare suo figlio Piersilvio, se Berlusconi non farà una certa cosa per loro «entro sei giorni». La circostanza, mai denunciata da Berlusconi atte autorità di polizia, emerge da una telefonata con l'amico e socio Renaio Della Valle, un immobiliarista milanese che in quel momento è sotto inchiesta a Milano e ha i telefoni sotto controllo. A lui il Cava- 36 Le mille balle blu per un po' all'estero i suoi figli. Poi aggiunge che, se glielo chiedessero, pagherebbe il pizzo «tranquillo, così non rompono più i coglioni» (come già aveva detto agli esterrefatti carabinieri nella notte dell'attentato di via Rovani). Ma forse, anche in questo caso, non è il denaro che la mafia pretende da lui. Quello che Cosa Nostra reclama è - secondo i pm del processo Dell'Atri - una contropartita politica. Sono le ore 9.27 del 17 febbraio 1988: Berlusconi chiama Della Valle: BERLUSCONI Renato... DELLA VALLE Ciao, Silvio. BERLUSCONI Come stai? DELLA VALLE Bene. È appena partito Franco Carraro. BERLUSCONI Ah, sì? Dov'è andato? DELLA VALLE Andava giù a Roma. BERLUSCONI Era lì da te? DELLA VALLE Sì. BERLUSCONI Allora... DELLA VALLE È stato ieri sera al processo. BERLUSCONI Diavolo di un uomo, sempre in mezzo ai ministri. DELLA VALLE Eh, be'. Ieri ho parlato, poveretto, con Nico-lazzi [Franco Nicolazzi, Psdi, ministro dei Lavori pubblici, in quei giorni sotto inichiesta per le tangenti sulle «carceri d'oro», nda]. BERLUSCONI Mmh. DELLA VALLE M'ha telefonato.

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BERLUSCONI Oggi questi stronzi del mio «Giornale» gli han messo un titolo in prima pagina del cazzo. DELLA VALLE Eh, ho visto. BERLUSCONI Ma son proprio dei figli di troia, guarda. DELLA VALLE Mmh. BERLUSCONI E non so più cosa fare io. Mamma mia, non so più cosa fare. DELLA VALLE M'ha telefonato: era giù da matti per 'sta storia qui. Lo sai la cosa triste? Che lui proprio non c'entra niente, eh. BERLUSCONI Ma lo SO. Pronto Silvio? 37 DELLA VALLE Quello non c'ha una lira, eh. Mah! BERLUSCONI Guarda... DELLA VALLE Come andiamo, Silvio? BERLUSCONI Eh? DELLA VALLE Come andiamo? BERLUSCONI Ma, guarda, vado male da un punto di vista fisico, perché mi è venuto... c'ho un'artrosi, più un... un po' di altri dolori. Mi sono bloccato sulla sinistra, dietro, tutto. DELLA VALLE Mava! BERLUSCONI E allora sono messo male físicamente. E poi c'ho tanti casini in giro, a destra, a sinistra. Ce n'ho uno abbastanza grosso, per cui devo mandar via i miei figli, che stan partendo adesso per l'estero, perché mi han fatto estorsioni... in maniera brutta. DELLA VALLE Oh, Madonna! BERLUSCONI Una cosa che mi è capitata altre volte, dieci anni fa, e... Sono ritornati fuori. DELLA VALLE Senti, Silvio... BERLUSCONI Mmh. DELLA VALLE Eh, va be', no... hai St. Moritz, se no ti dicevo: se vuoi mandarli anche qui a casa mia, non ci son problemi, eh. BERLUSCONI Grazie, ma li mando molto più lontano. DELLA VALLE Ah. BERLUSCONI Sai, siccome mi hanno detto che, se, entro una /' certa data, non faccio una roba, mi consegnano la testa di mio figlio a me ed espongono il corpo in piazza del Duomo... DELLA VALLE Oh, Madonna! BERLUSCONI E allora son cose poco carine da sentirsi dire e allora, ho deciso, li mando in America e buona notte. DELLA VALLE Senti, ma vai anche tu... fuori. BERLUSCONI Eh, io c'ho un po' di cosette qua da fare. DELLA VALLE Eh, ma chi se ne frega, Silvio. Però insomma, se... se t'han dato una data, fino a quella data lì, vai anche tu. BERLUSCONI Ma, vedi, no, io sono qui difeso... per casa... 38 Le mille balle blu BERLUSCONI Ascolta... DELLA VALLE Devono passare sul mio cadavere, eh. BERLUSCONI Così ci mettono la bomba in du... ci fan saltare in due. (ride) DELLA VALLE No! BERLUSCONI ...(incompr. per sovrapposizione delle voci] uno (ride) DELLA VALLE Ma cosa vuoi che faccian saltare. La bomba...

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BERLUSCONI Senti un po'... tutto bene lì, i ragazzi, tutto bene? DELLA VALLE Sì, sì, tutto bene. BERLUSCONI Tua moglie? DELLA VALLE Mi rattrista 'sta cosa, cazzo. BERLUSCONI Eh, va be', cosa ci vuoi fare? Senti, tua moglie sta bene? DELLA VALLE Bene, bene. BERLUSCONI Senti... io... niente, ero in debito anche di una risposta su Tanzi. DELLA VALLE Eh. BERLUSCONI Francamente non mi è venuto in mente un Cristo (rìde) (...) DELLA VALLE Senti... quando è quella scadenza? BERLUSCONI Di Rizzoli? DELLA VALLE No, no, no, la scadenza di quei de... delinquenti lì che t'han detto.., BERLUSCONI Fra sei giorni. DELLA VALLE Perché non prendiamo l'aereo domani, molliamo tutto e andiamo a fare un giro? BERLUSCONI No, io son qui con... DELLA VALLE Anch'io. Sapessi i casini che c'ho in ballo io, non ne hai idea. BERLUSCONI Eh. DELLA VALLE Però, vaffanculo, andiamo... andiamo in giro per il mondo. Eh, se quelli hanno un Grumond (fonetico, parola non certa) che va forte come noi, ci beccano. Ma proprio da stare un giorno in un posto, un giorno in un altro. BERLUSCONI Sì, va be', ma, avendo allontanato l'oggetto, capisci? DELLA VALLE Sì, va be', ma, Silvio, se sono SPÌ m'orni Pronto Silvio? 39 BERLUSCONI No, son preoccupato piuttosto per il Paolo, così, insomma. DELLA VALLE Be', Paolo, scusa, portiam via anche lui. BERLUSCONI Eh, sì. Va be'. DELLA VALLE Ragazzi, il mondo si ferma, eh. BERLUSCONI Va be', lo so, lo so. DELLA VALLE Eh. BERLUSCONI Va be'. DELLA VALLE Facciamolo... Silvio, facciamolo davvero. BERLUSCONI Ma no, dai. Io c'ho tante cose da fare qui. Io poi non ci credo a quelle robe lì, lo sai. DELLA VALLE Hai paura di diventare povero? BERLUSCONI No. DELLA VALLE Seigiorni? BERLUSCONI No. DELLA VALLE Dai. Andiamo a fare sei giorni i pirla per il mondo. BERLUSCONI No, no, ma io ti dico sinceramente che, se fossi sicuro di togliermi questa roba dalle palle, pagherei tranquillo, così almeno non rompono più i coglioni. DELLA VALLE Eh, lo so, ma solo che questi qui... poi te lo... ci provano ancora, eh. Be', ma, Silvio, avrai tutta la collaborazione che serve, no? BERLUSCONI Sì, sì, tutti quanti. Sono molto... sono molto bravi. DELLA VALLE Eh. /BERLUSCONI Va be'. Senti, Renato... DELLA VALLE Mi dispiace molto, Silvio. BERLUSCONI Ci sentiamo (...) Come rilevano i pm di Palermo nella requisitoria del processo Dell'Utri, «da questa intercettazione si evince:

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- che Berlusconi aveva ricevuto pesanti minacce, che riguarda vano i suoi figli; - che aveva deciso di mandarli via dall'Italia; - che sia le minacce sia la soluzione temporanea (farli andare via dall'Italia) erano fatti già accaduti dieci anni prima (secon da metà degli anni Settanta). Dunque, anche in questo frangen- - 40 Le mille balle i sta, e gioca al rialzo. Lofa nell'unico modo in cui è in grado di interloquire. Con la violenza. Ma si tratta pur sempre di un modo per ottenere qualcosa. Come ha detto Tofò Riina nella stagione delle stragi, "si fa la guerra per poi negoziare la pace"...». Che cosa doveva fare Silvio Berlusconi per Cosa Nostra nel 1988? E poi lo fece, come lascia ipotizzare il fatto che il figlio Piersilvio non subì fortunatamente alcuna conseguenza da quelle minacce? Sono alcune delle domande che il Tribunale di Palermo intendeva rivolgere al premier il'26 novembre 2004. Ma lui si avvalse della facoltà di non rispondere. 2004. Silvio e Totò Vasa Vasa Alle 19.51 del 10 gennaio 2004 i carabinieri intercettano una telefonata fra Silvio Berlusconi e Totò Cuff aro, indagato da alcuni mesi per concorso esterno in associazione ma/iosa, favoreggiamento alla mafia e rivelazione di notizie segrete a uomini di Cosa Nostra. È il premier a chiamare dal centralino di Palazzo Chigi la casa del presidente della Regione Sicilia. I due si sono già sentiti il 12 novembre 2003, all'indomani degli arresti che hanno portato in carcere il re delle cllniche private siciliane Michele Aiello (sospetto mafioso e molto legato a Cuff aro) e due marescialli della polizia giudiziaria accusati di essere le «talpe» che informavano l'imprenditore delle indagini aperte contro di lui. Anche Cuff aro è sospettato di aver avvertito sia Aiello sia il boss Giuseppe Guttadauro delle intercettazioni telefoniche e ambientali disposte nei loro confronti dalla magistratura. Ma rimane a piede libero. In Procura i magistrati si dividono: alcuni, come ilpm che ha dato il via all'inchiesta Gae-tano Paci, vogliono tener duro sull'accusa più grave a Cuffaro I (la stessa che ha portato in carcere i due marescialli): quella di\ concorso esterno. I vertici della Procura - dal capo Piero Gras¿ so, ali'aggiunto-coordinatore della Direzione distrettuale antimafia Giuseppe Pignatone, agli altri sostituti che seguono l'indagine - propendono invece per archiviare il concorso esterno, lasciando solo i reati minori: favoreggiamento e rivelazione di segreti. Lo scontro fra le due anime della Dda esploderà in pubblico soltanto neiprimi mesi del 2004 m* nin ,7 i~> v,™,n~»i~~~ Pronto Silvio? 41 2003 Berlusconi telefona a Cuff aro per comunicargli di aver avuto notizie sugli orientamenti che stanno emergendo «all'interno dell'ufficio che si sta interessando a queste cose». Cioè -par di capire - la Procura. Due mesi dopo, ecco la nuova telefonata: quella del 10 gennaio 2004, in cui Cuff aro sembra informato sull'esistenza di magistrati che «fanno le bizze»: altro accenno preciso alle divisioni, ancora segretissime, che attraversano la Procura sul suo destino processuale. BERLUSCONI Sì, sono io, presidente: come stai? CUFFARO Benissimo. BERLUSCONI Le cose come vanno? CUFFARO Benissimo, benissimo... Mah, io credo bene, al di là delle cose che scrivono i giornali. BERLUSCONI Io ho saputo qui... la ragione perché ti telefono... il ministro dell'Interno... CUFFARO Sì? BERLUSCONI ... mi ha parlato e mi ha detto che tutta la... è tutto sotto controllo... sotto controllo. CUFFARO Va bene. BERLUSCONI Sì.

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CUFFARO Ma io sono tranquillo, avendo la coscienza a posto. È solo... bisogna solo aspettare. BERLUSCONI Lo so, ma non basta, non basta. CUFFARO Ci sono i giornali che fanno un poco di schifo e qualche magistrato che fa un poco di bizze. BERLUSCONI Io oggi ho appena finito di leggere «l'Unità» in cui uno psichiatra dice che io sono il diavolo. CUFFARO Eh eh. BERLUSCONI Capisci, bisogna dimostrare che io sono il diavolo! CUFFARO Ma figurati! Per tutti noi sai che cosa sei. Quindi sai che ti vogliamo bene, io ogni mattina nella mia preghiera quotidiana... Perché a Palazzo d'Orléans da me ogni mattina alle otto e un quarto faccio la messa... BERLUSCONI Ah, bene. CUFFARO E ti giuro, non te l'ho mai detto, ma il mio primo pensiero è per il lavoro che fai e per ricordarti quanto ti 42 Le mille balle blu BERLUSCONI Grazie di cuore, un abbraccio fortissimo. Salutami tanto tua moglie. CUFFARO Grazie, tu non sai quanto mi fa piacere questa telefonata e non sai quanto ti sono grato e quanto ti voglio bene. BERLUSCONI Grazie. CUFFARO Conta sempre su di me, io lavoro sempre, lavoro anche perché ci sia serenità anche dentro l'Udc, quindi stai tranquillo... BERLUSCONI Benissimo, grazie mille. Sai che sei contraccambiato totalmente. CUFFARO Loso, loso... La bobina, trasmessa dai carabinieri alla Procura, viene trascritta, ma poi non sarà depositata negli atti alla chiusura dell'inchiesta Cuff aro. Rimarrà nel fascicolo-madre, quello numero 2358/99 per concorso esterno in associazione ma/iosa, destinato all'archiviazione. Eppure l'accenno di Berlusconi al ministro dell'Interno (Beppe Pisanu) potrebbe contenere elementi utili a far luce sulla «fonte romana» e «istituzionale», ipotizzata dalla stessa Dda di Palermo, che avrebbe informato Cuff aro delle intercettazioni su Guttadauro nel 2001 e su Aiello nel 2003. Se davvero Berlusconi, il Viminale e Cuff aro sapessero notizie ancora coperte dal più rigoroso segreto investigativo, si configurerebbe un reato di rivelazione di segreto anche a carico di chi quella fuga di notizie ha commesso. Tantopiù che uno degli eventuali possibili autori della violazione, e cioè Berlusconi, è stato già indagato per concorso esterno e riciclaggio proprio a Palermo: la sua posizione è stata archiviata per decorrenza dei termini di indagine, ma il fascicolo può essere riaperto in qualunque momento, all'emergere di qualche fatto nuovo. I pm titolari del fascicolo Berlusconi, però, verranno a sapere di quelle telefonate soltanto dai giornali, alla fine del 2005, quando il procuratore Piero Grasso, poco prima" di trasferirsi a Roma come nuovo procuratore nazionale antimafia (in seguito a due leggi del governo Berlusconi che hanno eliminato il suo concorrente Gian Carlo Caselli), chiede al gip che quei nastri vengano distrutti. Le trascrizioni delle telefonate tra Berlusconi e Cuff aro a quel punto vengono visio- I. U presidente imputato Tony Blair? Non puoi più credergli. Bush? Non so che cosa dire. Berlusconi? Non capisco come è riuscito a non finire in prigione (Jeremy Irons, 2005). Mai visto un innocente darsi tanto da fare per farla franca (Daniele Luttazzi, 2002). 1. Reaty Show

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Forza Italia persegue un rinnovamento anche e soprattutto morale (29 maggio 1995). Noi di Forza Italia abbiamo una moralità di livello così elevato che gli altri non possono nemmeno percepirlo (10 maggio 2003). Non ritengo tangenti quelle che un imprenditore è disposto a pagare a membri della pubblica amministrazione per ottenere qualcosa che gli spetterebbe di diritto e non gli viene dato... Non è una cosa per la quale gli imprenditori possano essere oggetto di una condanna morale (15 marzo 1994). Da questo momento, oltre alle tangenti, Silvio Berlusconi initia a elogiare e a giustificare una serie impressionante di reati. Ver-lof,nù quelli di cui sono accusati lui e i suoi cari. Questa situazione [l'inchiesta sulle tangenti alla Guardia di Finanza, che coinvolge 500 imprenditori corruttori e 100 ufficiali e sottufficiali delle Fiamme Gialle corrotti, nda] rischia di bloccare l'economia. Ma vi rendete conto in che condizioni viene messo un imprenditore tirato in ballo dai giudici? La sua attività è paralizzata (23 luglio 1994). Nessuna tangente. Mio fratello Paolo è vittima di una con- 44 Le mille balle blu sono cifre risibili sul piano della quantità. Per un'azienda che fa 50 miliardi al giorno, che paga un miliardo al giorno di tasse, quasi 11 mila miliardi di fatturato annuo, queste sono cose che - a quanto mi è stato riferito - rientravano in uno stato di normalità (all'Herald Tribune, 12 agosto 1994). A nessuno piace l'amnistia. Ma bisogna uscire da questa situazione. C'è un'economia dove i protagonisti positivi sono lontani con la mente dalla loro missione di creare lavoro perché coinvolti in queste cose [i processi per corruzione e falso in bilancio, nda]. Devono essere introdotte nuove norme per il presente e il futuro, ma anche per il passato. Gli imprenditori coinvolti hanno già pagato con una caduta della loro immagine... (23 gennaio 1996). Dovremo essere presenti sui muri d'Italia. È una cosa che ho sempre aborrito, ma questo è il momento della Storia d'Italia in cui si deve uscire a fare le scritte sui muri (la Repubblica, 15 settembre 1996). Le scritte sui muri, per la cronaca, costituiscono reato. La gente non considera reato quello peccai sono stato condannato [20 miliardi a Craxi tramitela All Iberian, nda]. Da un nostro sondaggio risulta che il 53,4% degli italiani reputa il reato poco grave, il 35% per nulla grave. È come fare delle operazioni all'estero per comprare un calciatore o come possedere più del 25 % di una tv. Ma che reati sono questi? Soltanto da noi è così. Ma non nella coscienza dei cittadini... Dare soldi alla Guardia di Finanza, per esempio, non è considerato reato dall'88% degli italiani (16 luglio 1998). Certi giudici dicono: datemi un bilancio che ci troverei falso (16 luglio 1998). Più della metà degli italiani sta con me. Il giudizio di decine di milioni di italiani è differente dal giudizio di pochi, pochissimi giudici che hanno dichiarato pubblicamente di vo- W riniilir*» il cisfprnfl (18 llicrlir, 1QQSÌ CV .V/U..V^^ -,//„ U presidente imputato 45 danne appena subite in primo grado per corruzione della Guardia di Finanza e per finanziamento illecito a Craxi. Tutte le sentenze vengono emesse in nome del popolo italiano. Si da il caso che il signor Berlusconi abbia la fiducia di un italiano su tre. I sondaggi infatti ci danno al 33 % (dopo l'invito a comparire per corruzione dei giudici, 6 luglio 1999). Gli operai Fiat, una volta messi in cassa integrazione, riceveranno dallo Stato un assegno pari all'80% del normale stipendio fino al giorno del rientro. Nel frattempo, i più volonterosi troveranno un secondo lavoro, magari non ufficiale, dal quale deriverebbero maggiori entrate in famiglia (al Tg4, citato dall'Ansa, 7 dicembre 2002). Proteste dell'opposizione e dei sindacati, visto che il lavoro nero è vietato dalla legge. Allora Berlusconi da la colpa alla sinistra che l'avrebbe frainteso: È indecente avermi attribuito una constatazione che è nota a tutti: che oltre l'80% di chi sta in cassa integrazione ha il secondo lavoro. È stato indecente attribuirmi la volontà di invitarli a

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cercarsi un lavoro in nero (la Repubblica, 12 dicembre 2002). Lui, nel frattempo, si da da fare per giustificare l'evasione fiscale. Lei, Presidente, sa bene come funziona il nostro sistema fiscale, lei sa che l'attuale sistema delle aliquote così elevate, le più elevate d'Europa è tale perché c'è la presunzione di un'elusione sistematica e di una evasione possibile. E... quindi c'è un certo tipo di atteggiamento, anche morale, da parte del cittadino che eh... guarda uno Stato che non gli rende in servizi ciò che prende e che ha dalle imposte che sono fuori dalla norma generale, da ciò che quel diritto naturale che è dentro di noi fa ritenere come giusto. Quando lo Stato chiede al cittadino e al frutto del suo lavoro più di un terzo di questo frutto, il cittadino si sente eh... moralmente in contrasto con lo Stato. Quindi se ci fosse stata una cosa che poteva mettere Publitalia in un vantaggio, allora io non arriverei a pensare che, non Marcello Dell'Utri, ma neanche gli altri dirigenti potessero eh... ritenere che in fon- 46 Le mille balle blu bunale di Torino nel processo a Marcello DelTUtri per false fatture e frode fiscale, 15 ottobre 1996). Uno Stato che non garantisce la sicurezza non è legittimato a chiedere ai cittadini di pagare le tasse (la Repubblica, 5 dicembre 2000). L'evasione di chi paga il 50% dei tributi non l'ho inventata io. È una verità che esiste. Un diritto naturale che è nel cuore degli uomini (a Radio anch'io, 18 febbraio 2004). C'è una norma di diritto naturale che dice che, se lo Stato ti chiede un terzo di quello che con tanta fatica hai guadagnato, questa ti sembra una richiesta giusta, e glielo dai in cambio di servizi che lo Stato ti da. Se lo Stato ti chiede di più, o molto di più, c'è una sopraffazione nei tuoi confronti e allora ti ingegni per trovare dei sistemi elusivi o addirittura evasivi, che senti in sintonia con il tuo intimo sentimento di moralità, e che non ti fanno sentire intimamente colpevole (in visita ufficiale al Comando della Guardia di Finanza, 11 novembre 2004). Se si chiedono imposte giuste, non si pensa a evadere. Ma se si chiede il 50% e passa, la richiesta è scorretta e allora mi sento moralmente autorizzato, per quanto posso, a evadere (17 febbraio 2005). Del resto^^vasione è una spedalità della casa. Cesare Previti. Erano iniziate su vari fronti, anche nei miei confronti, le attività degli organi fiscali per, diciamo, aggredire anche su quel fronte gli imputati di questo processo... Talché io, in un primo momento quando uscì sui giornali il passaggio di denaro tra Rovelli e me, io dichiarai immediatamente quel che era la verità, cioè che si trattava di una parcella, ma in una dichiarazione ufficiale utilizzabile, anche su consiglio dei professionisti che mi assistevano, io decisi di dare una versione nella quale non venisse fuori la pa>-rola parcella perché mi è stato spiegato che questo avrebbe potuto effettivamente scatenare il fisco nei miei confronti con effetti evidentemente rovinosi. E quindi ho parlato di mandato [cioè ha raccontato falsamente di aver ricevuto da Nino Rovelli un mandato per pagare miliardi a imprecisati «professionisti», nda] perché mi sembrava la situazione più, rnmf» rlirp? anonima e COSÌ le rlirKiara-7Ír>ní mncan,,ar>t'< ,-,„ U presidente imputato 47 turalmente sono state, diciamo, improvvisate alla circostan- za proprio per evitare questo rischio gravissimo... Quindi... ho pensato, a tutela della mia posizione, soprattutto fiscale ma anche di immagine, di parlare di mandato. Pm Ilda Boccassini. Senta, risulta sempre poi... Lei quando ha giurato fedeltà alla Repubblica diventando ministro di questa Repubblica, nel '94? Avv. Alessandro Sammarco. C'è opposizione alla domanda, non c'entra nulla col processo, è soltanto un modo di demo- nizzare mediáticamente l'imputato.

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Previti. Comunque che sia diventato ministro nel 1994 è fat- to notorio. Prego. Pm. Senta, lei però già a quella data risultava che aveva la disponibilità di 18 milioni di franchi e poi ci sono stati i vari impieghi di cui ora poi parleremo. Lei li ha dichiarati anche in Italia questi 18 milioni di franchi? Previti. No. Pm. Perché? Previti. Ho già risposto a questa domanda. Pm. Non credo... Quindi non voleva pagare le tasse, è questo? Previti. Io vorrei... vorrei con il permesso... no vorrei (pa- role incomprensibili, sovrapporsi di voci) dal Tribunale su queste domande che non hanno attinenza alcuna con il processo. Pm. Sulla personalità degli imputati, è un diritto del Pubbli- co Ministero fare domande anche che rendono un quadro su quella che è la personalità dei vari imputati... Avv. Sammarco. C'è opposizione... Sono domande auto-in- criminanti... Non si può chiedere all'imputato «Lei non vo- leva dichiarare...». Pm. Il reato è prescritto, comunque, avvocato... (dall'inter- rogatorio di Cesare Previti da parte del pm Ilda Boccassini nel processo Imi-Sir a proposito dei 21 miliardi di lire ver- satigli in Svizzera, e in nero, dalla famiglia Rovelli nel '94, anche dopo che diventò ministro della Difesa nel primo go- verno Berlusconi, 28 settembre 2002). Smettiamola di preoccuparci così tanto per l'economia: ab- Af\o/ ____ ; ___ 48 Le mille balle blu economia non tenga? Ma andiamo! (al Parlamento europeo, Ansa, 16 giugno 2005). Francamente mi sfugge... mi fa un po' francamente senso che lo Stato impieghi tante forze così nobili,... le confesso signor Presidente... Non arrivo a capire, non arrivo a capire... col 73 % degli omicidi che rimangono impuniti e il 90% dei furti che rimangono impuniti, ma proprio a una persona benemerita come chi ha creato così tanto lavoro bisogna andare a fare di queste ricerche qui... Mi sembra che stiamo buttando via i soldi dello Stato, e anche il mio tempo, se mi consentite... (testimoniando al processo contro Marcello DeU'Utri, imputato a Torino per le false fatture di Publitalia davanti al Tribunale di Torino, 15 ottobre 1996). Con tutti i delitti che si compiono, la Procura di Milano va dietro a una storia di dodici anni fa (a proposito della presunta sentenza comprata sulla Sme, la Repubblica, 26 novembre 1998). Tolleranza zero con i delinquenti, come a New York, espulsione immediata di chi delinque! La criminalità è anche colpa di una magistratura che nel '92 ha tolto di mezzo una classe politica... e oggi mette subito fuori i clandestini arrestati... (11 gennaio 1999). 2. Tangentopoli, Bugiardopoli Non ho mai fatto alcun attacco alla magistratura (10 ottobre 1995). Mi consenta ancora una volta di esprimere ammirazione verso la magistratura e i giudici (23 gennaio 1996). Da quando sono sceso in campo, la magistratura ha dedicato alla Fininvest un'attenzione e un impegno degni della maggior organizzazione mafiosa (24 novembre 1995). U presidente imputato 49

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schiare i proiettili delle procure eccellenti per rovesciare il mio governo (16 aprile 1998). Su di me l'ordine di decollo è stato impartito da tempo. Lassù i bombardieri ronzano. Da quando ho vinto hanno cominciato a fischiare le pallottole delle procure di regime (La Stampa, 9 febbraio 2000). Ma è vero il contrario: prima nascono le inchieste sulla Fininvest, poi (e forse proprio per questo) Berlusconi «scende in campo» politico. La prima indagine sul Berlusconi imprenditore, per traffico di droga, fu aperta dalla Guardia di Finanza a Milano nel lontano 1983 e poi archiviata. Nel 1989 Berlusconi viene processato a Venezia per falsa testimonianza sulla loggia P2: nel 1990 la sezione istruttoria della Corte d'Appello ritiene il reato dimostrato, ma estinto per l'amnistia appena varata dal Parlamento. Le prime indagini del pool Mani Pulite in casa Fininvest risalgono al 1992, quando analoghi accertamenti investivano tutti i gruppi imprenditoriali di livello nazionale, e quando nessuno sospettava che, di lì a due anni, Berlusconi sarebbe entrato in politica. Risale ad allora, cioè ai primardi di Mani Pulite, il primo rapporto del Secit sulle irregolarità fiscali di Publitalia. Il 26 giugno '92 il pool fa arrestare Aldo Brancher, braccio destro di Confalonieri, per 300 milioni versati al ministro De Lorenzo per la campagna pubblicitaria anti-Aids sulle reti del Biscione. Vengono anche accertati finanziamenti al segretario del Psdi Antonio Cariglia. Il 23 novembre '92 viene indagato Paolo Berlusconi per tangenti sulle discariche e subito dopo, a Roma, per i «palazzi d'oro». Il 4 novembre '93 ilpm romano Maria Cordova chiede l'arresto di Gianni Letta e Adriano Galliani per presunte tangenti sul piano delle frequenze tv collegato alla legge Mammì. Ma l'ufficio dei gip, capitanato da Renato Squillante, respinge la richiesta (arrestando il solo Carlo De Benedetti, coinvolto in un altro filone della stessa indagine). A Milano viene arrestato un altro manager del gruppo, Sergio Roncucci. Emergono mazzette pagate dalla Fininvest per costruire discariche e campi da golf, vendere palazzi a enti previdenziali e così via. Finiscono sotto inchiesta anche Fedele Confalonieri, Giancarlo Pascale, Marcello Del- 50 Le mille balle blu Nel settembre '93 ilpm liviana Parenti indaga sulle strane manovre della Fininvest per impedire, nel 1986, la pubblicazione della biografia non autorizzata di Berlusconi. E interroga un certo Flavio Di Lenardo, imprenditore editoriale, il quale ricorda che l'amministratore degli Editori Riuniti «mi disse che Confalonieri cercò di evitare in tutti i modi l'uscita del libro perché raccontava l'inizio dell'ascesa di Berlusconi», al punto da ventilare addirittura l'acquisto della casa éditrice vicina al PCI: «I tentativi erano accompagnati da offerte di denaro. .. il libro uscì ugualmente, Berlusconi querelò gli Editori Riuniti... ma la querela rientrò quando Berlusconi fece un grosso affare di contratti pubblicitari in Urss [un contratto di esclusiva pubblicitaria con la tv sovietica, nda] ...forse ottenuto con i buoni uffici del Pci». Il 9 settembre 1993 i giornali annunciano che la Parenti sentirà presto Berlusconi. Ma non farà in tempo. Sarà Berlusconi a convocarla: per candidarla in Forza Italia. La realtà, dunque, è il contrario della vulgata berlusconia-na: all'inizio del '94 il Cavaliere, sentendo stringersi intorno a sé il cerchio delle inchieste, si butta m politica. Lo confida lui stesso a Montanelli e Biagi: «Se non entro in politica, finisco in galera e fallisco per debiti». Le indagini sono una causa, non un effetto della «discesa in campo». Lo afferma esplicitamente, nell'ordinanza di archiviazione della denuncia di Berlusconi contro il pool di Milano per attentato a organo costituzionale, il gup di Brescia Carlo Bianchetti il 15 maggio 2001: «Risulta dall'esame degli atti che, contrariamente a quanto si desume dalle prospettazioni del denunciante [Berlusconi, nda], le iniziative giudiziarie... avevano preceduto e non seguito la decisione di "scendere in campo"... La Procura di Milano aveva già avviato numerosi procedimenti per fatti concernenti lui e/o le sue aziende, compiendo tra il 27 febbraio '92 e il 20 luglio '93 ben 25 accessi presso le diverse sedi Fininvest e Publitalia... Non polendosi avallare con ragionevole sicurezza l'ipotesi più maliziosa, si può affermare conclusivamente che l'impegno politico del denunciante e le indagini ai suoi danni

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non si pongono tra loro in rapporto di causa-effetto; la prosecuzione di indagini già iniziate, e l'avvio di ul- // presidente imputato 51 come attività giudiziaria originata dalla volontà di sanzionare il sopravvenuto impegno politico dell'indagato e a tal fine diretta». Fui raggiunto a Napoli dall'invito a comparire, pubblicato dal Corriere della Sera in violazione del segreto istruttorio (il Giornale, 31 gennaio 1998). In realtà Berlusconi era stato informato telefonicamente del contenuto dell'invito a comparire fin dalla sera del 21 novembre '94, dai carabinieri inviati dal procuratore Borrelli a Roma nella convinzione che il premier fosse già rientrato, come da programma, dal vertice sulla criminalità di Napoli. Gli lesserò due dei tre capi d'imputazione, dopodiché il Cavaliere infuriato buttò giù la cornetta. L'indomani, quando la notizia uscì sul Corriere, non era dunque più coperta da segreto investigativo, essendo già nota all'indagato. Anzi, c'è il sospetto che fosse stata passata o almeno confermata al Corriere dall'entourage dello stesso presidente del Consiglio, visto che il Corriere riportava solo due delle tre tangenti contestate dal pool: guardacasa le stesse due che i carabinieri avevano fatto in tempo a leggergli la sera prima. ELLEKAPPA I REVOCA OGNÌ1 -fANKÒ SPOGLIA tA MAZzeflA D£l Ç001 RICORDI 52 Le mille balle blu Questo potere arbitrario e di casta è stato illiberalmente eser citato nel 1994 contro un governo sgradito alla magistratura giacobina di sinistra, governo messo platealmente sotto accu sa attraverso il suo leader in un procedimento iniziato a Na poli mentre presiedeva una Convenzione delle Nazioni Unite e sfociato poi, per assoluta mancanza di fondatezza, in una clamorosa assoluzione molti anni dopo (29 gennaio 2003). Berlusconi si ostina a ripetere che, nel 1994, il suo governo fu rovesciato dall'invio di un avviso di garanzia per le mazzette Fi- ninvest alla Guardia di Finanza, a Napoli, mentre lui presiede va un convegno sulla criminalità organizzata. Si trattava in realtà di un invito a comparire (una convocazione per un inter rogatorio), dovuto per legge, che non fu affatto notificato a Na poli, ma a Roma il giorno 23. E, come abbiamo appena visto, fu preannunciato al telefono all'interessato la sera del 21 dai cara binieri. Fu dunque Berlusconi, pur sapendo di essere accusato di corruzione, a cambiare programma rispetto all'intenzione manifestata il 21 di rientrare a Roma dopo l'inaugurazione del vertice, e a decidere ugualmente di presiedere il convegno an che il giorno 22, esponendo così il buon nome dell'Italia al lu dibrio internazionale. /

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Le novità che emergono da Brescia confermano il fondato sospetto che il pool abbia operato contro il governo per scopi politici di destabilizzazione, nella chiara intenzione di sostituire al governo legittimo un governo in cui fosse preponderante la presenza del partito dei pm (16 gennaio 1996). Con quell'infondato avviso inviatomi a Napoli, i pm potrebbero avere commesso il reato di attentato contro organi costituzionali, punito con la reclusione non inferiore ai 10 anni. Hanno commesso reati gravissimi contro un governo in carica! (14 ottobre 1995). Nel '94 vi fu un ben architettato colpo di Stato e di ma-lagiustizia per rovesciare il mio governo (22 luglio 1998). Dieci anni fa un colpo di malagiustizia [il solito invito a comparire, nda] privò il popolo del suo/governo legittimo (27 marzo 2004). / II grilletto giudiziario del ribaltone fu un'inchiesta per Il presidente imputato 53 commesso il fatto anni dopo. Ma fu uno scippo di sovranità senza riparazione, tanto è vero che alla prima occasione una maggioranza vera di italiani onesti ci ridiede, nel maggio del 2001, quel che con questi metodi ci era e gli era stato rubato: una vera democrazia dell'alternanza (lettera al Foglio, 30 aprile 2003). Ma la bufala del ribaltone come conseguenza del primo invito a comparire è smentita sia dal discorso di commiato di Berlusconi dopo la sfiducia alla Camera, il 21 dicembre 1994 (molti attacchi a Bossi, nemmeno un accenno all'invito a comparire); sia dai protagonisti della Lega Nord che rovesciarono il governo, cioè Umberto Bossi e Roberto Maro-ni, sentiti come testimoni a Brescia nel processo attivato dalla denuncia di Berlusconi contro il pool di Milano per «attentato a organo costituzionale». Nell'archiviazione del gip Carlo Bianchetti (15 maggio 2001), a proposito del ribaltone si legge: «Alla causazione del cosiddetto "ribaltone" è stata sostanzialmente estranea la vicenda dell'invito a presentarsi, dal momento che, secondo la testimonianza dell'allora ministro Maroni, la decisione della Lega Nord di "sfiduciare" il governo Berlusconi (decisione che era stata determinante nella caduta dell'Esecutivo) era stata formalizzata il 6 novembre 1994, e perciò due settimane prima; trovava comunque le sue radici in un insanabile contrasto tra la Lega Nord.e gli altri partiti del Polo delle Libertà risalente a fine agosto '94, allorché l'on. Bossi era venuto a sapere dell'intenzione del capo del governo di "andare alle elezioni anticipate in autunno"». Berlusconi ha ricordato, passo passo, i momenti del suo ingresso in politica e dell'attività del governo da lui guidato. Il fallimento di quell'esperienza, ha detto, è da attribuire a «quei poteri forti» che sin dal primo momento l'hanno ostacolata. In particolare ha ricordato la vicenda dell'avviso a comparire inviato dal pool di Milano durante il G7 di Napoli («quel fatto ha cambiato il corso della nostra storia, perché il Polo, senza quell'avviso, avrebbe sicuramente continuato a governare»), e le indagini della magistratura palermitana che «mobilitò tutto un esercito di pentiti di allevamento». Non sono mancate bordate anche rrmtrr, Antnnin Di Pietro che. ha affermato Berlusconi, fin 54 Le mille balle blu dal primo momento «aveva un suo progetto politico». E da Berlusconi è arrivata anche una frecciata all'indirizzo dell'esponente di An, Giuseppe Tatarella, che «ebbe la fantastica idea di indicare Di Pietro come possibile ministro dell'Interno nel governo di centrodestra» (cronaca dell'Ansa, 16 aprile 1998). A offrire il minuterò dell'Interno a Di Pietro nel maggio '94 non fu Tatarella, ma Berlusconi. Di Pietro rifiutò, a riprova del fatto che allora non aveva alcun progetto politico. L'invito a comparire del 21 novembre '94 - come abbiamo già visto - non ebbe alcuna influenza sulla mozione di sfiducia presentata da Bossi, Buttiglione e D'Alema il 16 dicembre 1994 e decisa dalla Lega fin dal 6 novembre.

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Questi sacerdoti di una moralità nuova e sconosciuta... innalzano la bandiera di Mani Pulite, s'immergono nel lavacro, adottano il metodo delle manette facili, sbattono la gente in galera e buttano via la chiave finché non arriva la confessione (17 gennaio 1996). I magistrati milanesi abusavano della carcerazione preventiva per estorcere confessioni agli indagati (30 settembre 2002). Anchje la/rottola degli abusi della custodia cautelare, delle «manétte facili», non sta in piedi. Nemmeno un caso concreto è stato mai dimostrato, anzi c'è la prova del contrario, fornita da una fonte insospettabile: gli ispettori sguinzagliati dal primo governo Berlusconi contro la Procura di Milano proprio per cercarvi qualche pelo nell'uovo. Nella loro relazione ispettiva finale, resa nota il 15 maggio '95, si legge: «Nessun rilievo può essere mosso ai magistrati milanesi, i quali non paiono aver esorbitato dai limiti imposti dalla legge nell'esercizio dei loro poteri... Non si è riscontrata un'apprezzabile e significativa casistica di annullamenti delle decisioni che hanno dato luogo a quelle detenzioni... I provvedimenti custodiali sono stati spesso suffragati... dall'ulteriore e decisiva prova della confessione dell'indagato. Né è risultato che tati confessioni siano state in seguito ritrattate perché rese sotto la minaccia dell'ulteriore pro-trarsi della detenzione.... Non è possibile ascrivere quelle confessioni alle "condizioni fisiche e psicologiche disumane" nelle U presidente imputato 55 quali suicidatisi, condizioni cui fa riferimento l'on. Sgarbi: non è stata mai segnalata l'applicazione di regimi detentivi differenziati e inaspriti rispetto atta generalità dei casi». C'è stata una guerra civile negli anni Novanta, quando una piccola parte della magistratura ha eliminato dalla scena politica i partiti che avevano governato il Paese per mezzo secolo, lasciandone fuori solo alcuni come quello comunista. Un'azione lungamente studiata dai comunisti che aveva introdotto nella magistratura degli elementi propri, e questa aveva formato una corrente che si muoveva con sentenze politiche. Dovete capire cosa è successo nel 1992-94 (a Granada, in Spagna, 13 novembre 2001). Tangentopoli, innescata dal Pci, che riceveva corposi finanziamenti dall'Urss, fu caratterizzata da un'onda giusti-zialista che finì per cancellare dignità e garanzie e per destabilizzare gli equilibri democratici dello Stato di diritto. Fu portata avanti da magistrati che hanno sempre dichiarato di voler combattere il sistema e di non voler perseguire i singoli reati. Tangentopoli altro non fu che un marchio indelebile di giustizia parziale, che ha seminato ingiustizia e disperazione (2 ottobre 2002). La magistratura politicizzata, nel 1992-93, ha cancellato cinque partiti dalla vita pubblica, risparmiando i comunisti per portarli al potere (1° febbraio 2003). I magistrati del pool di Milano avevano come obiettivo quello di favorire la presa di potere da parte delle sinistre (9 maggio 2003). I primi due politici doc arrestati in Mani Pulite erano dell'ex Pci: Sergio Soave ed Epifania Li Calzi. U pool di Milano inquisì quasi l'intero vertice del Pci-Pds milanese, esattamente come quelli dei partiti della maggioranza. E poi le prime elezioni dopo Tangentopoli non le vinsero le sinistre: le vinse Berlusconi, occupando lo spazio lasciato libero dal pentapartito che si era sciolto per mancanza di voti dopo lo scandalo. Resta da capire comunque quando Berlusconi abbia maturato quelle bislacche convinzioni, visto che - come vedremo - elogiò per due anni Mani Pulite, e offrì a Di Pietro il ministero dell'Interno e a Davigo il ministero della Giustizia Forse tiprchp pra conscio che non il 56 Le mille balle blu pool di Milano, ma la corruzione era all'origine del tracollo della Prima Repubblica, come lui stesso ebbe a dire in tv nel discorso della «discesa in campo»: La vecchia classe politica italiana è stata travolta dai fatti e superata dai tempi. L'autoaffondamento dei vecchi governanti, schiacciati dal peso del debito pubblico e del sistema del

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finanziamento illegale dei partiti, lascia il Paese impreparato e incerto nel momento difficile del rinnovamento e del passaggio a una nuova Repubblica (26 gennaio 1994). E ancora, poco dopo: Basta con i ladri di Stato, noi siamo per una politica nuova, diversa, pulita. Siamo l'Italia che lavora contro l'Italia che ruba (prima convention di Forza Italia al Palaeur di Roma, 6 febbraio 1994). Nel '94 scesi in campo perché gli eredi dei comunisti stavano per prendere il potere dopo aver scardinato la demo-grazia con l'uso politico della giustizia. Quando fondai 'Forza Italia, avevamo in mente le parole di Bettino Craxi (il Giornale, 30 gennaio 2005). In realtà, come abbiamo appena visto, nel '94 magnificava i magistrati e malediceva i )«ladri di Stato» e i politici del «finanziamento illegale». Cioè, in primis, Bettino Craxi. Furono fatti fuori interi partiti, che non poterono candidarsi alle elezioni (13 novembre 1998). In realtà i giudici non hanno mai impedito ad alcun partito o candidato di presentarsi alle elezioni. Erano gli elettori che, sapendo quanto questi avevano rubato, non li avrebbero più votati. Così si presentò Berlusconi: perché nel '94 non candidò nessun politico inquisito della Prima Repubblica, visto che nessuno era stato arrestato né inibito dei4intti civili? Perché, anziché candidare Craxi in forza Italia, permise che perdesse l'immunità parlamentare e fuggisse ad Hammamet? Quale giudice o legge o sentenza glielo impediva? I pm di Mani Pulite furono i volenterosi carnefici dello Stato di diritto (la Repubblica 30 novembre 1999). Ma a quei te.mtji la tiens/iuti in fuff'/j/fm **^^. U presidente imputato 57 Sarebbe giusto che un uomo con le qualità di Di Pietro le facesse valere sulla scena politica. La sua discesa in campo potrebbe essere una buona cosa. La sua ansia moraliz-zatrice è patrimonio di tutti e potrebbe essere utile al Paese. I miei giornali, le mie tv, il mio gruppo sono sempre stati in prima fila nel sostenere i giudici di Mani Pulite (dopo le dimissioni di Di Pietro dal pool di Milano, 8 dicembre 1994). Nessuno ha pagato per il finanziamento illecito ai partiti. Magistratura democratica ha salvato la sinistra da tutte le indagini sul finanziamento illecito ai partiti... (il Giornale, 17 gennaio 2001). Naturalmente le condanne e i patteggiamenti per finanziamento illecito si contano a decine anche a carico di esponenti dell'ex PCI. Tant'è che Berlusconi non ha mai potuto citare nemmeno un caso di esponente della sinistra «salvato» da magistrati di Md. Anche perché un politico più «salvato» di lui è difficile trovarlo: basti pensare alla generosa concessione delle attenuanti generiche che ha fatto scattare la prescrizione in ben sei dei suoi processi, per corruzione giudiziaria e per falso in bilancio. Non sono giudici, ma giustizieri. La sinistra controlla le preture e ben 98 procure (8 aprile 1995). Al Csm c'è una maggioranza di sinistra: tutto ciò che va contro la sinistra viene puntualmente bocciato (la Repubblica, 1° ottobre 1995). Il Csm è un organo politico con una maggioranza di sinistra. E insabbia regolarmente tutto quello che danneggerebbe la sinistra (11 ottobre 1995). Nelle più importanti procure d'Italia comandano uomini espressione di Magistratura democratica, la corrente che faceva capo al Pci prima e al Pds poi (1° dicembre 1995). Nel Csm e nell'Anni dominano i procuratori di sinistra... (25 febbraio 1998). In realtà nella magistratura italiana da sempre prevalgono di gran lunga le correnti conservatrici di Unità per la Costituzione e Magistratura indipendente (su „..„!!„ 58 Le mille balle blu per la giustizia), che fanno la parte del leone sia alla guida delle procure e dei tribunali, sia nell'Anm, sia nel Csm. Ora è abitudine da parte dei magistrati attaccare sul versante giudiziario giornalisti e direttori di testate. E la magistratura risponde normalmente con sentenze di condanna (22 novembre 1997). In

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realtà il record delle denunce contro giornali e giornalisti, con richieste miliardarie di danni, spetta proprio a Silvio Berlusconi e ai suoi cari. Questa è giustizia a orologeria (dopo il primo arresto del fratello Paolo, 9 febbraio 1994). Il ritornello tornerà, sempre uguale a se stesso, in occasione di qualunque iniziativa giudiziaria che riguardi Berlusconi, in qualunque procura, o tribunale, o Corte d'Appello o sezione di Cassazione, in qualunque momento. In Italia, si sa, le scadenze politiche ed elettorali sono sempre dietro l'angolo. E, le rare volte che non ce ne sono, il Cavaliere si appiglia persino alle festività religiose. Il 17 dicembre '97 la Procura di Milano, scaduto proprio quel giorno il termine di diciotto mesi per indagare sul caso «toghe sporche», chiude l'inchiesta e chiede il suo rinvio a giudizio per corruzione in atti giudiziari. Momento politicamente più tranquillo non si può immaginare. Ma Berlusconi protesta comunque per i tempi: «Ecco, proprio ora. Il pool mi ha rivolto un affettuoso pensiero natalizio. E poi a gennaio si vota sull'arresto di Previti...». Nell'autunno '99 ¿Ipool, chiusa l'indagine sul Lodo Mondadori, deve per legge interrogare gli imputati (Berlusconi e Previti) prima di chiedere il loro rinvio a giudizio. E, per evitare che Previti accampi la solita scusa degli impegni parlamentari, fissa l'appuntamento di domenica. Berlusconi diserta: «Io — dice — la domenica vado alla messa». Negli stessi giorni, al processo per la strage di via D'Amelia, i pm di Caltanissetta accennúno a indagini sul gruppo Fininvest. E Berlusconii^Ecco, hanno voluto rovinarmi il compleanno». C'è un accanimento spieiato che si sta producendo nei confronti di un solo gruppo industriale. Un accanimento che Il presidente imputato 59 bre 1994). In realtà tutti i grandi gruppi sono stati travolti da indagini, arresti, perquisizioni, processi negli anni ài Mani Pulite: dalla Fiat alla Ferruzzi, dal gruppo Ligresti ali'Olivetti di De Benedetti, dalla Lodigiani alle cooperative rosse. Berlusconi, anzi, è uno dei pochi capitani d'industria a non essere mai stato arrestato. Chiedo al governo Prodi che l'opposizione possa svolgere pienamente il proprio lavoro senza essere sottoposta ad alcuna forma di persecuzione (18 maggio 1996). Si vuole criminalizzare ed eliminare dalla politica il leader dell'opposizione (20 dicembre 1997). Si è messo mano all'arma dei processi politici per eliminare l'opposizione democratica. Non siamo più una democrazia, ma un regime. Da oggi la nostra opposizione cessa di essere opposizione a un governo e diventa opposizione a un regime (dopo la condanna in primo grado per le tangen-ti alla Guardia di Finanza, 8 luglio 1998). Ma il ruolo di capo dell'opposizione non c'entra nulla con i processi a carico di Berlusconi. Essi infatti riguardano fatti regolarmente commessi prima della sua entrata in politica. È singolare pot che il Cavaliere chieda tutele speciali sia quando è processato mentre è capo dell'opposizione (dal 1996 al 2001), sia quando è presidente del Consiglio (nel 1994 e dal 2001 al 2006), sia addirittura quando è presidente di turno dell'Unione Europea (dal luglio al dicembre 2003, vedi Lodo Maccanico-Schifani). Il governo è del popolo e di chi lo rappresenta, non di chi avendo vinto un concorso ha indossato una toga... Chi governa in una democrazia liberale è giudicato solo dai suoi pari, dagli eletti dal popolo, perché la consuetudine e le leggi di immunità e garanzia lo mettono al riparo dal rischio della persecuzione politica per via giudiziaria (all'indomani della sentenza della Cassazione che ha rigettato la richiesta di spostare i processi toghe sporche da Milano a Brescia, Corriere della Sera, 30 gennaio 2003). In realtà non c'è Paese democratico al mondo in cui il premier sia immune da in- 60 Le mille balle blu 10 sono un perseguitato politico, e sono costretto a difen dermi... Solo in Italia l'ordine giudiziario ha avuto modo di

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determinare la sorte di uomini di governo e del Parlamento, solo da noi il potere di decidere chi governa non è dei citta dini, ma di impiegati dello Stato che hanno vinto un con corso e che devono svolgere la loro funzione in autonomia e indipendenza, ma riguardosa degli altri poteri. Deve essere 11 Parlamento a decidere se ci deve essere un procedimento giudiziario contro un proprio membro (7 maggio 2003). Ma la Costituzione, dopo l'abrogazione dell'autorizzazione a pro cedere nel 1993, non prevede alcun veto del Variamento sul l'apertura di un processo a carico di un parlamentare o di una carica istituzionale. L'immunità parlamentare fu abrogata nel 1993 da un Parlamento intimidito e condizionato dalle correnti politicizzate della magistratura giacobina (29 gennaio 2003). L'immunità parlamentare dai processi, in Italia, non è mai esistita. Esisteva, appunto, nell'intenzione dei padri costituenti lo scrupolo di garantire la possibilità per il Parlamento di negare l'auto-rizzazione a procedere contro un parlamentare nel solo caso di un acclarato fumus persecutionis di tipo politico, ovviamente a proposito di reati tipicamente politici (scioperi, occupazioni delle terre, blocchi stradali, diffamazioni nell'esercizio delle funzioni parlamentari). Poi il Parlamento cominciò ad abusare di quell'istituto, negando l'autorizzazione a processare politici per reati comuni, come la corruzione, la concussione, il finanziamento illecito e così via. Nel '93, senza alcuna pressione di alcuna procura, giacobina e non, anzi nel silenzio assoluto della Procura di Milano sul tema, il «Parlamento degli inquisiti» tentò di recuperare un po' di credibilità dinanzi all'indignazione popolare dovuta agli scandali di Tangentopoli abrogando l'autorizzazione aprocede_re_^per le indagini, e conservandola solo per le intercettazioni, le perquisizioni e i provvedimenti di custodia cautelare, decisione reclamata a gran voce dalla Lega Nord e dal Msi e approvata nell'ottobre 1993 (relatore il de Carlo Casini) da tutto il pentapartito e da tutte le opposizioni, con soli 5 voti contrari alla Camera e nessuno Il presidente imputato 61 3. Il fattore Mangano Dell'Utri è persona di così profonda moralità, di così profonda religiosità da non farmi immaginare che lui possa essere connivente in una situazione di questo tipo [le false fatture di Publitalia, nda]... Conosco Dell'Utri, lui non ha un senso di attaccamento al denaro... Io molte volte lo scherzavo dicendo: «Non fare come Giorgio Washington che curava gli interessi dello Stato e mandava in malora la sua famiglia, tant'è vero che a un certo punto lo Stato si dovette interessare a rimettere a posto la sua situazione finanziaria personale»... (testimonianza di Silvio Berlusconi al Tribunale di Torino, 15 ottobre 1996). Berlusconi ha assunto Mangano, gliel'ho presentato io, è ve-rissimo, tra tante persone che erano in concorso per quella posizione, e ai quali Berlusconi ha addirittura affidato la casa, e il signor Mangano accompagnava anche i figli di Berlusconi a scuola. Non vedo niente di strano nel fatto che io abbia frequentato in questa maniera il signor Mangano, e lo frequenterei ancora adesso (Marcello Dell'Utri, quando già Mangano è stato condannato a 13 anni al maxiprocesso nel 1987 per associazione manosa e traffico di droga e di nuovo nel 2000 all'ergastolo per omicidio e traffico di droga, Tgr Sicilia, 1° luglio 1996). Alla Fininvest assumevamo solo figli o nipoti di carabinieri e di campioni olimpionici (Silvio Berlusconi, 28 settembre 2004). Io e Berlusconi eravamo come parenti. La fiducia che lui aveva in me era pari a quella che io avevo in lui e nella sua famiglia. A Berlusconi ci voglio bene, a oggi. E una persona onesta, scrivetelo (Vittorio Mangano, appena condannato all'ergastolo anche per mafia e omicidio, Corriere della Sera, 14 luglio 2000). Sull'arrivo e la partenza di Mangano dalla villa di Arcare, rispettivamente nel

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1974 e nel 1976, Berlusconi e Dell'Utri hanno fornito ai giudici diverse versioni, l'lina incompatibile con l'altra: 62 Le mille balle blu a) Mangano rimase ad Arcore due anni. E si comportò benissimo. Trattava con i contadini, si occupava dei cavalli. Ma la notte di Sant'Ambrogio del 1975, dopo aver cenato con noi, il principe di Sant'Agata fu sequestrato vicino ad Arcore. C'era una nebbia terribile. L'auto dei rapitori andò a sbattere. E il principe riuscì a fuggire. Le indagini lancia rono sospetti su Mangano, svelarono che non aveva un pas sato immacolato. Fu allontanato. Poi finì in carcere (Mar cello DeU'Utri, Corriere della Sera, 21 marzo 1994). Manga no viene arrestato per ben due volte mentre soggiorna a villa Berlusconi, e in entrambi i casi vi viene riammesso dopo aver scontato la pena. Il sequestro dell'ospite è del 7 dicembre 1974, non 1975. E Mangano lascia la villa - «spontaneamen te», assicura lui dinanzi ai giudici - solo nell'ottobre 1976. Dunque per due anni Berlusconi e DeU'Utri si tengono in ca sa un pregiudicato, pluriarrestato e sospettato di aver seque strato un loro amico. La verità è che almeno DeU'Utri sapeva benissimo chi fosse Mangano, come risulta da un rapporto in vestigativo dei carabinieri di Arcore datato 27 dicembre 1974: «... Marcello DeU'Utri ha lasciato un impiego in banca [alla Cassa di Risparmio di Belmonte Mezzagno, Palermo, nda] per seguire Berlusconi e, una volta qui, ha chiamato Mangano, pur essendo perfettamente a conoscenza - è risultato dalle informazioni giunte dal Nucleo investigativo del gruppo Pa lermo - del suo poco corretto passato...». b) Avevo bisogno ad Arcore di un fattore, più precisa mente di un responsabile della manutenzione dei terreni e della cura degli animali, cioè cavalli, avendo in animo di impostare un'attività di allevamento di cavalli, attività poi non realizzata... specialmente dopo una per me preoccu pante scoperta circa il fatto che Mangano Vittorio si fosse poi rivelato un pregiudicato... Il Mangano si era sistemato con la sua famiglia ad Arcoreydoè nella mia villa... Poco tempo dopo, dopo ufi-pranzo avvenuto nella mia villa, uno dei convitati, il signor Luigi D'Angerio [il sedicente «prin cipe di Sant'Agata», nda] era stato vittima di un sequestro di persona, casualmente sventato dall'arrivo di una pattu glia dei carabinieri. Nell'ambito delle indagini seguite a a) Il presidente imputato 63 to... Non ricordo come il rapporto lavorativo del Mangano cessò, se cioè per un prelevamento delle forze dell'ordine o per un suo spontaneo allontanamento. Ricordo comunque che qualche tempo dopo fu tradotto in carcere (Silvio Berlusconi, interrogatorio dinanzi al giudice istruttore di Milano Giorgio Della Lucia, 26 giugno 1987). Qui il Cavaliere conferma la versione di Mangano,

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escludendo di averlo potuto allontanare dalla villa dopo tutto quel che si era scoperto sul suo conto: dice che Mangano lasciò la villa o perché prelevato dai carabinieri o perché decise di andarsene. e) Rapporti con la mafia ne ho avuti una volta sola, quando tentarono di rapire mio figlio Piersilvio, che allora aveva cinque anni: portai la mia famiglia in Spagna e lì vissero molti mesi... Mangano lo licenziammo non appena scoprimmo che si stava adoperando per organizzare il rapimento di un mio ospite, il principe di Sant'Agata. E poco dopo venne scoperto anche il tentativo di rapire mio figlio (Corriere della Sera, 20 marzo 1994). Qui Berlusconi smentisce se stesso e sostiene di aver licenziato Mangano (che però nega sdegnato, anzi spiega che Dell'Utri e Gonfalonieri fecero di tutto per trattenerlo). Ma fa pure confusione con le date: il sequestro D'Angerio è del '74 e la partenza di Mangano del '76. Quanto al presunto tentato sequestro del figlio Pier-Silvio a cinque anni, essendo Piersilvio nato nel 1968, non può che risalire al 1973. Prima che Mangano arrivasse ad Arcare, non - come afferma Berlusconi - dopo che se n'era andato. Le nostre holding erano intestate ai nostri consulenti perché si faceva così, era tutto normale: le trovavamo già pronte negli studi professionali specializzati (26 aprile 2001). Le 37 holding e le altre società della galassia Finin-vest dei primi anni Settanta sono quasi tutte intestate a pre-stanomi: una cinquantina fra parenti, amici, casalinghe baresi, disoccupati calabresi, elettricisti, malati terminali colpiti da ictus, penino un cecoslovacco nato nel 1887. Per esempio: «Enrico Porrà, un invalido civile di settantacinque anni insieme a una colf emiliana fondò la Palina (di cui fu ammi- 64 Le mille balle blu maggiore finanziatrice degli esordi del gruppo Fininvest, con un versamento di 27 miliardi e 680 milioni di lire» (dalla «Nota informativa sui flussi finanziari delle società denominate Holding Italiana 1-23», realizzata dal vicedirettore della Banca d'Italia di Palermo Francesco Giuffrida per conto dei magistrati antimafia che processano Dell'Utri). Nessun mistero sulle origini delle mie fortune: ho cominciato con la liquidazione di mio padre: 30 milioni (26 aprile 2001). Poi, un bel giorno, si svegliò e si ritrovò in tasca 113 miliardi (degli anni Settanta, pari a 500 di oggi). Dono di un munifico quanto timido benefattore. Su questi e altri temi scottanti, come il ruolo di Mangano, per tre anni i giudici del Tribunale di Palermo tentano invano di ascoltare Berlusconi, che accampa sempre nuove scuse per non presentarsi. L'I 1 luglio 2002 pare finalmente la volta buona. Ma all'ultimo momento, ecco un nuovo «impedimento» indilazionabile: Un impegno istituzionale improvviso e improrogabile mi impedisce di essere presente all'interrogatorio (lettera di Berlusconi al Tribunale di Palermo, 11 luglio 2002). Poi però si scopre che quel giorno, all'ora indicata per l'audizione, il premier non ha nulla da fare: passeggia a lungo per il Transatlantico scherzando con Vittorio Sgarbi e raccontando barzellette ai giornalisti. Il 26 novembre 2002, dopo vari altri rinvii del premier, il Tribunale in apposita trasferta a Roma riesce finalmente a farsi ricevere a Palazzo Chigi per interrogare Berlusconi. Il clou della testimonianza è proprio la vicenda Mangano, oltre alle origini dei finanziamenti della Fininvest. Ma Berlusconi si avvale della facoltà di non rispondere: Presidente-JtJudienzadi oggi è stata riservata per l'audizione dell'on. Sirvicr&erlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri. Si accomodi, Presidente. Allora, Presidente, la sua audizione è stata chiesta in questo procedimento penale a carico di Dell'Utri Marcello e di Cinà Gaetano, sia dalla pubblica accusa, sia dai difensori dei due imputati. Noi abbiamo appreso anche dalla Procura che lei è stato indagato a Palermo in un procedimento iniziato dalla Procura della Repubblica, insieme a Marcello Dell'Utri, in ordine al reato j; _: „: .j,, „ :„ ^ Ai 1 1 O ^ Al f^ Kîo Ç^^^irt*-^^ /i*-i^Vi« ^K^ ^n^.1 U presidente imputato 65

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procedimento si è chiuso con un decreto di archiviazione. Siccome il decreto di archiviazione non è una sentenza irrevocabile, lei quindi mantiene questa qualità di indagato, e come tale, in questo procedimento, lei ha facoltà di non rispondere. Lei intende avvalersi di questa facoltà o intende rispondere? Berlusconi. Presidente, io intendo avvalermi di questa facoltà di non rispondere (dal verbale dell'audizione a porte chiuse effettuata dal Tribunale di Palermo a Palazzo Chigi, 26 novembre 2002). I giudici non potranno che stigmatizzare quell'imbarazzato e imbarazzante silenzio. Berlusconi ha esercitato legittimamente un diritto [di avvalersi della facoltà di non rispondere, nda] ma, ad avviso del Tribunale, si è lasciato sfuggire l'imperdibile occasione di fare personalmente, pubblicamente e definitivamente chiarezza sulla correttezza e trasparenza del suo precedente operato di imprenditore che solo lui, meglio di qualunque consulente o testimone e con ben altra autorevolezza e capacità di convincimento, avrebbe potuto illustrare. Invece, ha scelto il silenzio (dalle motivazioni della sentenza di condanna a 9 anni inflitta dal Tribunale di Palermo a Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, depositate il 13 luglio 2005). 4. La mafia non esiste Falcone e Borsellino hanno dato la vita contro la mafia. È nel loro nome che il governo si sente vincolato a proseguirne l'opera. Sarebbe suicida abbassare la guardia contro la criminalità. Bisogna invece dotare di strumenti migliori la polizia e la magistratura (discorsi d'insediamento del suo primo governo alla Camera e al Senato, 16 e 18 maggio 1994). Infatti in sette mesi il governo Berlusconi I e il Polo delle Libertà tenteranno o proporranno di smantellare la legislazione voluta (e pagata con il sangue) da Falcone e Borsellino: carcere duro per i boss (41 -bis), 416-bis (reato di associazione mafiosa), leg-OP sui ttpntiti. supercarceri nelle isole e così via. 66 Le mille balle blu Borsellino? Francamente non l'avevo mai sentito nominare. Come il 99% degli italiani, ho avuto contezza della sua esistenza il giorno in cui è stato ucciso dalla mafia (Silvio Berlusconi al «Maurizio Costanze Show», 1° ottobre 1999). Le garantisco che la mafia non esiste. Non è che tu vai in un posto, bussi e chiedi «È qui la mafia?». Non ha un direttore generale. La mafia è uno stato d'animo (Marcello DelTUtri a Piero Chiambretti, Ansa, 1° ottobre 1997). Michele Santoro. Secondo lei, esiste la mafia? Marcello Dell'Atri. Le risponderò con una frase di Luciano Liggio: se esiste l'antimafia, esisterà anche la mafia... (a «Moby Dick», 11 marzo 1999). Mi processano perché sono mafioso... ehm... volevo dire perché sono siciliano (Marcello DelTUtri, ibidem). Noi diciamo in modo chiaro che tutti i voti che Forza Italia avrà in Sicilia e nell'intero Paese saranno voti contro la mafia (Silvio Berlusconi, 20 marzo 1994). ELLEKAPPA UNA FAR USCIRE DAL- £' ev pee MOKI FARCELI U presidente imputato 67

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I voti raccolti li utilizzeremo per lottare contro la criminalità organizzata meglio di quanto sia stato fatto sinora (12 aprile 1994). Andando anche a scavare tra gl'iscritti del club di Forza Italia [che secondo la presidente dell'Antimafia Tiziana Parenti rischiano infiltrazioni mafiose, nda] ci si può essere stato l'avvocato di questo o di quello. Ma confrontiamoci con gli iscritti e i simpatizzanti delle altre forze politiche: mi auguro che la percentuale, nel nostro movimento nuovo, sia assolutamente più bassa (12 aprile 1994). È opportuno rivedere la legislazione sul cruciale fenomeno dei collaboratori di giustizia, detto pentitismo (16 maggio 1994). Sono estremamente conscio della gravita del fenomeno mafioso. Non c'è mia affermazione che possa dimostrare il contrario. Ho persine presieduto la conferenza mondiale contro la criminalità per tre giorni, a Napoli... (28 ottobre 1994). C'è uno strumento politico, ed è il Partito comunista. Ci sono i Caselli, i Violante, poi questo Arlacchi che scrive i libri... Ecco, secondo me il nuovo governo si deve guardare dagli attacchi dei comunisti (Totò Riina alla Corte d'Assise di Catanza-ro, dalla gabbia del processo Scopelliti, 25 maggio 1994). Gian Carlo Caselli viene dalle cellule del Partito comunista (Silvio Berlusconi, 8 dicembre 1994). Caselli in quel momento è il procuratore capo di Palermo. Speriamo di non fare più queste cose sulla mafia come la «Piovra» [il film-tv della Rai, nda], perché questo è stato un disastro che abbiamo combinato insieme in giro per il mondo. Dalla «Piovra» in giù. Non ce ne siamo resi conto. Ma tutto questo ha dato del nostro Paese un'immagine veramente negativa. Si pensa all'Italia e sapete cosa viene in mente. C'è chi dice che c'è anche la mafia, nella realtà italiana. Ebbene, non so fino a che punto, rispetto alla realtà vera e operosa dell'Italia. Eppoi che cos'è la mafia? Un deci- 68 Le mille balle blu rispetto a quei 57 milioni di cittadini? E noi non vogliamo che un centinaio di persone diano un'immagine negativa in tutto il mondo (Silvio Berlusconi, 15 ottobre 1994). Andreotti è stato sette volte presidente del Consiglio: all'estero penseranno che l'Italia è stata governata ininterrottamente dalla mafia. Mettere sotto accusa Andreotti, il cittadino italiano più conosciuto all'estero, è una cosa che offende l'appeal dei nostri prodotti all'estero e danneggia il made in Italy. È un male per il Paese. Mi addolora sapere che il mio Paese è conosciuto all'estero prima per la mafia eppoi per la pizza (Silvio Berlusconi, 11 ottobre 1995). È vero, ha ragione il presidente Berlusconi, tutte queste cose [sceneggiati come «La Piovra», nda] sono invenzioni, tutte cose da tragediatori che discreditano l'Italia e la nostra bella Sicilia. Si dicono tante cose cattive con questa storia di Cosa Nostra, della mafia, che fanno scappare la gente. Ma quale mafia, quale piovra, sono romanzi... Andreotti è un tragediato come sono tragediato io. E Carnevale più trage-diato ancora. Questi pentiti accusano perché sono pagati, prendono soldi (Totò Riina, 20 ottobre 1994). È grandissima la mia preoccupazione per la questione giustizia: una situazione agghiacciante, allucinante. C'è questa incredibile indagine sulla Maiolo e Sgarbi [per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio a Catan-zaro, nda], un'interferenza assolutamente inaccettabile dell'ordine giudiziario con il potere legislativo. Le motivazioni dell'avviso di garanzìa sono allucinanti. Poi tornano a fiorire voci e «si dice», annunci degli annunci su indagini basate su dichiarazioni di pentiti che in qualche modo tirerebbero imballo esponenti legati a Forza Italia e anche me stesso... (Silvio Berlusconi, 5 novembre 1995). Quando il giudice mi ha interrogato mi sono accorto che mi trovavo di fronte a un ammalato. Se dietro a varie scrivanie dello Stato ci sono degli psicotici la colpa non è mia. Perché non fanno delle

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visite adeguate a questa gente prima di affidare loro un ufficio? (Luciano Liggio, boss mafioso, intervistato Ho Fn7n Riacri npr Rail 9fì m«f, Il presidente imputato 69 Andreotti è troppo intelligente. È troppo intelligente. Guardate, Andreotti non è mio amico. Lui è di sinistra. Hanno creato questa menzogna per dimostrare che la Democrazia cristiana, che è stata per cinquantanni il partito più importante nella nostra Storia, non era un partito etico, ma un partito vicino alla criminalità. Ma non è vero. È una follia! Questi giudici sono doppiamente matti! Per prima cosa, perché lo sono politicamente, e secondo sono matti comunque. Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana (Silvio Berlusconi a The Spectator, 4 settembre 2003). L'arresto in circostanze oscure [per concorso esterno in associazione mafiosa, nda] di un pubblico amministratore pubblico eletto in Forza Italia [il presidente della Provincia di Palermo Francesco Musetto, nda] è un attacco terroristico. Vogliono farci passare per un'associazione mafiosa... Scalfaro manifesti la sua volontà politica... per impedire che l'amministrazione della giustizia sia asservita a scopi politici di parte e che l'Italia diventi il Paese dei teoremi che hanno in testa certi pubblici accusatori... I presidenti delle due Camere possono e debbono intervenire. Ci sono gli strumenti e i mezzi per farlo (8 novembre 1995). Gli emendamenti delle opposizioni all'Antimafia in cui si immagina una vicinanza tra noi e la mafia, per cortesia, li definisco fantascientifici (15 novembre 1995). C'è bisogno della Maiolo per dire che a Palermo si sta indagando su Berlusconi? Palermo non indaga, trama! (16 gennaio 1996). Presenteremo un progetto di legge che impone ai pentiti di mafia di dire tutto nel primo mese, poi basta (11 marzo 1999). C'è chi parla di mafia, ma per noi del Nord la mafia è un fé- 70 Le mille balle blu in carcere e quindi la mafia è sotto controllo (la Repubblica, 13 luglio 2003). I giudici antimafia lo smentiscono subito. Hanno tirato fuori di tutto. Hanno persine creato un reato che non esiste nel Codice, ma è una creazione della Cassazione: il concorso esterno alla mafia. Basta che uno parli con un mafioso, tratti un affare con lui, e lo incriminano. Uno come può saperlo? Pazzesco. Un reato che andrà eliminato (a Libero, 19 agosto 2003). La lotta politica in questo Paese è arrivata a un punto tale che bisogna mettere una pezza: non si può andare avanti così. Mi dicono che Cuffaro sta concorrendo esternamente... In realtà si tratta di un reato che non esiste, siamo in un Paese in cui uno è indagato e processato per un reato così (parlando dell'indagine per concorso esterno e favoreggiamento mafioso a carico del governatore della Sicilia Totò Cuffaro, Ansa, 1° agosto 2003). A Palermo la nostra magistratura comunista, di sinistra, ha creato un reato, un tipo di delitto che non è nel Codice: il concorso esterno in associazione mafiosa (a The Spectator, 11 settembre 2003). I procuratori aggiunti di Palermo Guido Lo Forte e Roberto Scarpinato e il sostituto procuratore Gioacchino Natoli lo sbugiardano subito: «Sono storicamente false le affermazioni di Berlusconi e non meriterebbero alcuna replica, però non possono passare sotto silenzio nella parte in cui offendono gravemente la memoria di Antonino Caponnetto e di Giovanni F aleone, i primi giudici a utilizzare a Palermo tale fattispecie di reato nell'istruzione del maxiprocesso a Cosa Nostra, come si può leggere nel secondo volume, alle pagine 429 e seguenti dell'ordinanza-sentenza del 17 luglio 1987 del processo "maxi-ter". All'esemplare lezione di indipendenza e di professionalità di Falcone

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e Borsellino la magistratura palermitana è sempre rimasta e vuole continuare a rimanere fedele» (Ansa, 11 settembre 2003). Il governo ha un'attenzione assoluta e spasmodica affinchè non ci siano inquinamenti nei grandi appalti. Abbiamo fatto della Intra alle orpanÌ77a7Ìnni /-riminoi Il presidente imputato 71 che nessun governo abbia portato nelle patrie galere un numero così alto di latitanti. Noi siamo in guerra assoluta contro tutti i gruppi criminali del nostro Paese. Abbiamo riportato vittorie rilevanti e andremo avanti in questa direzione (Ansa, 25 novembre 2005). Mafia e camorra sono fenomeni che ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Purtroppo ci sono: dovremo convivere con queste realtà (Pietro Lunardi, ministro delle Infrastnitture, Ansa, 22 agosto 2001). 5. Il Codice da Arcore Io sono un grande estimatore della magistratura e l'ho dimostrato nella mia attività di governo, durante la quale sono sempre stato vicino ai problemi dei giudici (7 dicembre 1995). Chiedo al presidente Scalfaro di far luce su questo magistrato manovrato dalla sinistra e su questo inaudito atto da Stato di polizia. Siamo fuori dalle regole dello Stato di diritto (parlando del pm milanese Gherardo Colombo che ha chiesto l'arresto di Marcello Dell'Utri per le false fatture di Pu-blitalia, 10 marzo 1994). Questo governo è schierato dalla parte dell'opera di moralizzazione della vita pubblica intrapresa da valenti magistrati... Bisogna invece dotare di strumenti migliori la polizia e la magistratura. No ai colpi di spugna. Da questo governo non verrà mai messa in discussione l'indipendenza dei magistrati (discorsi d'insediamento del suo primo governo alla Camera e al Senato, 16 e 18 maggio 1994). Poi, appena si scoprono le tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza e alla vigilia dell'arresto di suo fratello Paolo e vari manager del gruppo, ecco il primo colpo di spugna: il decreto biondi che vieta la custodia cautelare in carcere per concussione, corruzione e gli altri reati di Tan-gentopoli. Questo è un provvedimento irrinunciabile. O passa il de- 72 Le mille balle blu stanno facendo un uso politico della giustizia (14 luglio 1994). Poi il decreto verrà ritirato ma nessuno, a parte i 2766 detenuti scarcerati in cinque giorni, andrà a casa. Ci sono pm che, diventati popolari come star, rimangono delusi se la loro faccia non va in tv. E cosa c'è di più facile che togliere la libertà a questo o quel personaggio? Pur di rimanere visibili, sono disposti anche ad andare contro la legge. L'Italia deve tornare a essere uno Stato di diritto, non può rimanere uno Stato di polizia, un sistema indegno di un Paese civile (15 luglio 1994). Questo Stato poliziesco, nel Paese di Cesare Beccaria, è motivo di vergogna intollerabile. Sarò il primo a chiedere emendamenti al decreto, ma non nel senso di restringere la concessione della libertà, bensì per aumentarla, per tutti indiscriminatamente. Sfidando l'impopolarità, farò di tutto per svuotare le carceri (16 luglio 1994). Poi, mentre i tangentisti escono a uno a uno fra le proteste popolari, il premier cambia idea e da la colpa a qualche impiegato distratto: II decreto Biondi non è immodificabile, noi siamo disponibili a tutte le migliorie del caso... Anzi, vi rivelo che sulla corruzione e la concussione il mio parere personale era opposto alla formulazione finale del decreto. Non voglio farne una colpa agli uffici legislativi dei vari ministeri che hanno inserito anche quei due reati... ma credo che il decreto vada modificato (18 luglio 1994). Infatti, su imposizione di Bossi e di fini, il governo ritira il decreto Biondi: è la stessa maggioranza a votarne la incostituzionalità alla Camera. La nostra non è affatto una marcia indietro... Mi sono sentito addolorato e amareggiato. S'è detto da qualche parte che io abbia pensato a questo decreto per qualcuno che sta all'estero [Craxi, nda]. Non credo che sia possibile che questo qualcuno possa tornare con gli arresti domiciliari, dai quali

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uscirebbe soltanto morto, conoscendo il suo carattere... La mia amarezza è che la gente possa pensare che l'abbiamo fatto senza slancio morale... (19 luglio 1994). Infatti non erti fìpr C.raxi: era tier sun fr/itoll^ D^/~ fi.. U presidente imputato 73 decreto, viene inseguito da un ordine di custodia cautelare ma si rende irreperibile. Le opposizioni si nascondono sotto le toghe dei pubblici ministeri... (21 luglio 1994). Questa situazione [l'inchiesta sulle tangenti alla Guardia di Finanza, nda] rischia di bloccare l'economia. Ma vi rendete conto in che condizioni viene messo un imprenditore tirato in ballo dai giudici? Coi giudici in azienda la sua attività è paralizzata per un anno, e addio: se poi è giudicato colpevole o innocente poco importa: il danno è fatto. È una colpa aver cercato di evitare tutto questo? (23 luglio 1994). Sotto la toga dei pubblici ministeri si rifugiano le vecchie forze politiche... I magistrati se vogliono governare il Paese, decidere le leggi, assumersi la responsabilità dell'economia, devono ottenere un mandato dal popolo sovrano... L'inchiesta sulla Guardia di Finanza può essere un'altra devastante azione di sventramento della società, questa volta non solo politica ma anche economica e delle imprese (26 luglio 1994). ELLEKAPPA ANZI, CIFRATI 74 Le mille balle blu Non voglio occuparmi di queste cose, dell'arresto di Paolo (per le tangenti alla Guardia di Finanza, 27 luglio 1994). Invece se ne occupa eccome: Mio fratello Paolo è una persona perbene, non uno da mandare in galera... Se tutte le aziende fossero gestite come la Fininvest, in Italia non ci sarebbero più problemi di moralità pubblica. Certo, se su una montagna si vuoi cercare uno spillo fuori posto, lo si trova (27 luglio 1994). Infatti il fratello Paolo confessa quelle e altre tangenti e patteggerà divene condanne per un totale di oltre 2 anni di reclusione. La storia di mio fratello mi amareggia, perché è il governo che prendono di mira (28 luglio 1994). 7/24 luglio il premier riunisce ad Arcare il presidente Fininvest Gonfalonieri, il ministro Previti, il sottosegretario Letta, gli avvocati Domi-nioni e Viola, difensori rispettivamente di Paolo Berlusconi e del manager latitante Salvatore Sciuscià. A metà serata arriva pure Paolo Berlusconi, ancora latitante. Proprio della sua consegna al pool si discute in quella cena. Quando poi la notizia del vertice esce su Repubblica, esplodono le polemiche sull'ennesimo conflitto d'interessi, al punto che persino Giuliano Ferrara minaccia le dimissioni da ministro. Ma il premier fa lo gnorri. C'è stata una cena privata in una casa privata in un giorno di festa... C'è stata un'emergenza che riguardava mio fratello, vittima di una concussione. Io sono stato doverosamente informato di quanto stava avvenendo... La presenza di questi due avvocati è una cosa assolutamente naturale: li ho ricevuti come fratello di mio fratello (10 agosto 1994). C'è il rischio di un governo dei giudici. C'è uno spirito giacobino di odio e di vendetta. Solo in Corea del Nord e a Cuba si governa con il Codice penale (alla Camera, 2 agosto 1994). C'è un accanimento spietato che si sta producendo nei confronti di un solo gruppo industriale. Un accanimento che non è casuale. Solo chi è in malafede potrebbe credere nella casualità. I magistrati stanno facendo politica, c'è chi la fa a sinistra e chi a destra. Si sta praticando un uso della giusti- 'yt-u r\f>i- fini rlictortl (a r\rf^t^s\c*tt-/^ ^J^ll 'i«,>Ui^o*i ^,^11 U presidente imputato 75 proprietà di Tele+, in mano ai soliti prestanomi del premier, 4 ottobre 1994).

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Era un episodio di concussione in cui chi aveva pagato era la vittima, quindi non imputabile moralmente. Ed era stato fatto per evitare la permanenza di gruppi di persone che da quattro mesi risiedevano nelle aziende ostacolando il lavoro (alla stampa estera, 12 ottobre 1994). Ma le tangenti non erano una: erano quattro. E sia i manager Fininvest che le pagarono, sia gli ufficiali della Finanza che le incassarono verranno condannati per corruzione. L'altro giorno mi parlavano al telefono di un avviso di garanzia dal Sud. Io posso guardare a queste cose solo con il sorriso. Sono tutte balle, infondate... Sono sereno, visto che non ho fatto nulla di moralmente condannabile: se l'avessi fatto, me ne ricorderei. Se mi arriva un avviso di garanzia vado avanti. Questo avviso, se fosse vero, si trasformerebbe in un boomerang contro i nostri oppositori. Sarebbe un atto politico (15 ottobre 1994). A furia di giocare d'anticipo, ¿121 novembre ecco l'invito a comparire per le mazzette alla Guardia di Finanza. Il 22, durante il convegno di Napoli, organizza una conferenza stampa: Ho una serenità interiore: non ho mai corrotto nessuno. Giuro sui miei figli che io di queste cose non sapevo nulla. Le ho sapute soltanto dopo. E neppure mio fratello Paolo, poverino, che si è preso la responsabilità per salvare dal carcere Salvatore Sciascia che ha quattro by-pass... Giuro sui miei cinque figli che non so nulla di quanto mi viene contestato. Sono vittima di una grande ingiustizia. Mi dicono che questo avviso è la risposta a quanto stiamo facendo (22 novembre 1994). Poi, rientrato a Roma, arringa la Nazione con un drammatico messaggio televisivo: Io naturalmente non ho mai corrotto nessuno. Dunque non ho niente da temere e l'accusa, che sono convinto si dimostrerà un incidente di percorso della magistratura, si scioglierà nell'aria come una bollicala di sapone. Finché l'Italia rimarrà uno Stato di diritto, in cui i magistrati fanno 76 Le mille balle blu mento inquisitorio fino al punto di cancellare la rettitudine e la perfetta moralità del mio operato. È successo, però, che la notizia è stata fatta filtrare a un giornale allo scopo di colpire il premier e sbalzarlo di sella per via giudiziaria. Voglio spiegarvi bene come reagirò a questa circostanza e a chi vuole sfruttarla per togliere di mezzo un personaggio scomodo cui gli italiani hanno dato il loro voto. Non mi dimetto in nessun modo. Soltanto un chiaro voto di sfiducia delle Camere mi indurrà a scrivere una lettera di dimissioni... Non cederemo di fronte a nessun ricatto... non siamo disposti a consentire che un abuso e una strumentalizzazione infami della giustizia penale conducano al massacro della prima regola della democrazia, la quale dice che deve governare chi ha avuto i voti. Nei prossimi giorni mi recherò dal capo dello Stato per ribadire questo mio orientamento e per chiedergli un impegno rigoroso, senza tentennamenti né ambiguità. Questa non è una crisi come le altre. Il vostro voto è stato chiaro, a nessuno sarà facile dimenticarlo 0 stracciarlo. E se qualcuno cerca di sfasciare con colpi sot to la cintola quel tanto che si è costruito liberamente e de mocraticamente a marzo, allora la parola dovrà necessaria mente tornare al popolo (23 novembre 1994). È come se mi avessero mandato un avviso di garanzia accusandomi di non chiamarmi Silvio Berlusconi. Siccome sono certo di chiamarmi Silvio Berlusconi, non credo che nessun tribunale giusto al mondo possa condannarmi perché mi chiamo Silvio Berlusconi. Può esserci una condanna, ma allora non sarà un atto di giustizia, ma sovversione (1° dicembre 1994). 1 magistrati devono fermarsi. Se si spingono troppo oltre, possono diventare un pericolo per la democrazia... È un'as soluta vergogna il tentativo di chi vuole usare il potere dei tribunali per rovesciare il risultato elettorale (a Vanity Fair, 7 dicembre 1994). Segue, puntuale, la smentita. L'iniziativa giudiziaria che mi ha coinvolto si basa incredi- U;!™,,.™* .,„ mnromn „-;„„ J; !_:,._: _: .. i- Il presidente imputato 77

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torio... Una violazione grave del segreto d'ufficio ha trasformato un avviso di garanzia per l'indagato in un clamoroso atto di ingiustizia spettacolo... A tutti è chiaro che in Italia si è sviluppato un uso distorto della giustizia penale a scopo di lotta politica (subito dopo l'interrogatorio davanti al pool di Milano, 13 dicembre 1994). Si è aperta una caccia all'uomo che non ha nulla a che fare con la giustizia. Il team delle toghe rosse di Milano non è nuovo a fatti di questo genere (5 aprile 1995). Questo non è un Paese di giudici, ma di giustizieri. La sinistra controlla le università, i giornali, le preture e ben 98 procure (8 aprile 1995). Anche quella di Napoli, capeggiata dall'ultraconservatore Agostino Cordova, sarebbe infestata di toghe rosse. L'arresto di Maurizio Japicca a Napoli [dirigente campano della Fininvest, nda] dimostra che la campagna dei referendum è cominciata. Il circuito delle procure rosse s'è rimesso in movimento (3 maggio 1995). Non vado al Palazzo di Giustizia dai magistrati: sarebbe una perdita di tempo per me e per loro. Eppoi i giudici hanno la possibilità di sapere le cose da sé (8 maggio 1995). Negli Stati civili si tenta di difendere l'imprenditoria, qui invece per distruggere un avversario politico si passa sopra gli interessi della collettività (23 maggio 1995). Di carte conosco solo i tarocchi, le napoletane e le francesi: quelle svizzere mi fanno solo sorridere (a la Repubblica, 13 luglio 1995). Infatti i suoi difensori cercheranno di bloccare con ogni sorta di ricorsi l'arrivo delle carte sui conti esteri della Fininvest tanto dalla Svizzera quanto dall'Inghilterra. Ancora una volta si rivela la connessione del pool milanese con il Pds. La Procura milanese ha un legame organico con Ill 78 Le mille balle blu struggere Forza Italia e il suo leader e tutti gli altri awersari politici. E a questo scopo va bene anche la menzogna che, come diceva Goebbels, ripetuta sette volte diventa verità. Con simili comportamenti si distruggono le basi stesse della civiltà giuridica (a proposito delle intercettazioni del pool sui telefoni di Craxi & C., la Repubblica, 1° ottobre 1995). Anche la Procura di Rrescia, alla quale tante volte si rivolgerà con affetto nei dieci anni successivi, si tinge improvvisamente di rosso solo perché non prende sul serio le calunnie del Cavaliere contro il pool di Milano. La Procura di Brescia è controllata di fatto da quella di Milano. Che cosa accade quando poi i procedimenti arrivano al Csm? Lì c'è una maggioranza di sinistra: e tutto ciò che va contro la sinistra viene puntualmente bocciato... Comunque lancio una sfida limpida limpida: il pool accetti di buon grado le ispezioni, e io mi impegnerò a convincere gli avvocati della Fininvest a consegnare le carte svizzere, dentro le quali peraltro, posso anticiparlo in tutta sicurezza, non c'è nulla di nulla (la Repubblica, 1° ottobre 1995). Sono innocente. Le pare che avrei giurato il falso sulla cosa che ho più cara, i miei figli? (15 ottobre 1995). Con tutti i delitti che rimangono impuniti, si mettono a cercare spasmodicamente non un ago dentro un pagliaio, ma un ago dentro una montagna di paglia (la Repubblica, 16 ottobre 1995). Ho ricevuto un invito a comparire, ma non credo che mi presenterò: non vedo la necessità di confrontarmi con chi cerca di fare solo del male e di usare la giustizia per altri fini (questa volta deve rispondere dei finanziamenti occulti a Craxi, 24 novembre 1995). Urge una riforma della giustizia in generale, in particolare con provvedimenti specifici che la facciano finita con Tan-gentopoli (16 gennaio 1996). In realtà vuole farla finita con Il presidente imputato 79 La verità è venuta finalmente a galla: questo processo [il suo per le tangenti alla Guardia di Finanza, nda] è figlio di un piano politico del pool che voleva conquistare il potere e per farmi dimettere mi ha inviato l'invito a comparire... Queste del pool sono cellule impazzite, metastasi che stanno per

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essere individuate... Le novità che emergono da Brescia confermano il fondato sospetto che il pool, attraverso i suoi sostituti e in alcuni casi direttamente per bocca del suo capo, abbia operato contro il governo per scopi politici di destabilizzazione, nella chiara intenzione di sostituire al governo legittimo un governo in cui fosse preponderante la presenza del partito dei pm e del loro programma esplicitamente enunciato (16 gennaio 1996). Questo processo per me è una partita facile: solo un grave errore dell'arbitro mi costringerebbe a giocare il girone di ritorno, l'appello. Eppoi ci sono le tv, cioè la moviola (alla vigilia della prima udienza del processo Guardia di Finanza, 16 gennaio 1996). Le tv naturalmente non ci saranno, perché l'indomani la difesa di Berlusconi si oppone alla diretta, sostenendo che la tv «confonde le menti deboli» ed è un diabolico «Leviatano del Duemila». La storia di Tangentopoli va riscritta. Altrimenti non usciremo mai da questo clima di veleni e di trabocchetti. È modo di vivere? È modo di fare politica? (16 gennaio 1996). È finita l'omertà, il muro è crollato e la gente non ha più paura della Procura. Proprio in questi giorni sono venuti a raccontarmi fatti nuovi sul pool di Milano, robe da farti accapponare la pelle, fatti sicuri, accertati, gravissimi, che potrebbero essere denunciati alla magistratura... Quella sui pm del pool non è una mia opinione. Ho parlato anche con avvocati. Con magistrati che sono rimasti tramortiti da ciò che è emerso. Con giornalisti assidui della Procura, da cui ho avuto giudizi impietosi su alcuni personaggi che prima erano considerati ben diversamente... Quando si squarcia il sipario, molti episodi possono venire fuori. Io non posso 80 Le mille balle blu a mia conoscenza da chi prima era bloccato dal timore... anche cose che erano segrete. Io con queste cose non ci farò niente, per rispetto delle cose che si sono confidate con me. Ma qualcuno sta pensando di raccontare tutto (17 gennaio 1996). Quel qualcuno, il costruttore Antonio D'Adamo, ex amico di Di Pietro, lancerà accuse gravissime di concussione contro l'ex pm, che però verrà completamente assolto dai giudici di Brescia, con una sentenza che indicherà Previti e Berlusconi come i promotori delle sue false accuse, peraltro ottimamente retribuite. Bisogna riscrivere la storia di Mani Pulite... Tutte le procure vivevano nella società civile, tutti sapevano tutto, come funzionavano le cose. Ma un giorno qualcuno si alzò e disse: «Guarda qua, ho scoperto un fatto nuovo!»... Ma è possibile che all'alba degli anni Novanta qualcuno, preso dal sacro fuoco della moralità dopo che per anni era andato a cena con tutti, si sveglia e scopre l'obbligatorietà dell'azione penale? Possibile che questa azione penale venga indirizzata solo sui partiti di governo e sui loro leader? Questi sacerdoti di una moralità nuova e sconosciuta... innalzano la bandiera di Mani Pulite, s'immergono nel lavacro, adottano il metodo delle manette facili, sbattono la gente in galera e buttano via la chiave finché non arriva la confessione. Ciascuno persegue un suo fine. Qualcuno apre il campo alla sinistra... Un altro poi intravede la possibilità di buttarsi, di giocare in proprio la partita. E tutto funziona finché arriva il signor Berlusconi che manda per aria i giochi... Da lì comincia l'accanimento totale. E siccome io sono stato un presidente del Consiglio irreprensibile, si mettono a frugare col lanternine nel mio gruppo, non trovano niente, ma continua il parossismo giustizialista. Questi sono i fatti, signori. Quindi adesso, per favore, ripiegate la bandiera della moralità (17 gennaio 1996). Le rogatorie svizzere sono una frode dei giudici (17 gennaio 1996). Tn nnti mi c/=>ntr\ U presidente imputato 81 In tutti i settori ci possono essere corpi deviati. Io ho una grandissima stima per la magistratura, ma ci sono toghe che operano per fini politici. Sono come la banda della Uno bianca (dopo l'arresto per

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corruzione del giudice Renato Squillante, 14 marzo 1996). Naturalmente non parla del giudice corrotto, ma di quelli che l'hanno arrestato. E, già che c'è, chiede anche l'arresto di Di Pietro: Se un cittadino normale fosse stato raggiunto da una frazione delle accuse che hanno raggiunto Di Pietro, sarebbe nelle patrie galere da tempo (5 novembre 1996). Salvo poi accusare la magistratura di abusare delle manette: Anziché amministrare con imparzialità la giustizia, certi magistrati vogliono imporre i princìpi dello Stato etico cari alla sinistra. C'è l'emergenza corruzione? E allora via, in galera, dentro fino a quando il cittadino non confessa, magari diventando delatore (la Repubblica, 17 maggio 1998). "Poi la stessa persona che ha chiesto l'arresto di Di Pietro per dei non-reati accusa la sinistra di volere l'arresto di Previti per gravissimi (e vari) reati: La sinistra vuole vedere in carcere Previti (a proposito del no del centrosinistra alla legge salva-Previti, 15 dicembre 2004). Mi spiano: ho trovato una microspia dietro il termosifone del mio studio a Palazzo Grazioli, una cimice perfettamente funzionante, in grado di trasmettere fino a 300 metri di distanza. Abbiamo procure eversive che calpestano l'immunità parlamentare (11 ottobre 1996). Onorevoli colleghi, il fatto è davvero grave... Un'attività spionistica ai danni del leader dell'opposizione, da chiunque sia stata ordita, rientra perfettamente nel panorama non limpido della vita nazionale. Mai, in nessun periodo della storia repubblicana, sono gravate sulla libera attività politica tante ombre e tanto minacciose... Le aule parlamentari possono diventare ricettacolo per attività spionistiche di agenti provocatori... delazione, provocazione, spionaggio... Nella giustizia malata di questo Paese siamo arrivati fino alle intercettazioni virtuali... (discorso alla Camera riunita in 82 Le mille balle blu ritrovamento da parte di Berlusconi di una voluminosa «microspia» dietro il termosifone del suo studio privato in via dell'Anima a Roma, 16 ottobre 1996). Berlusconi dice di aver trovato il «cimicione» «perfettamente funzionante», ma invece di chiamare i carabinieri ha avvertito subito D'Alema e i giornalisti, per lanciare accuse terribili a imprecisate procure eversive che spierebbero il capo dell'opposizione calpestando l'immunità parlamentare. La cosa desta enorme scalpore, si parla di «nuovo Watergate» e si invocano immediate riforme contro le intercettazioni, in un clima di pre-golpe. Qualche mese più tardi si scoprirà che il Watergate all'italiana era una bufala: il cimicione era un ferrovecchio scassato. E non l'aveva piazzato nessuna procura deviata, bensì la stessa ditta incaricata da Berlusconi di «disinfestare» casa sua. Ma intanto l'allarme generale è servito a favorire I'«inciucio» destra-sinistra per riformare la giustizia addirittura riscrivendo la seconda parte della Costituzione, nella bicamerale presieduta da Massimo D'Alema. Il quale, all'inizio, esclude la giustizia dalle norme da riformare, ma poi cede agli «avvertimenti» del Cavaliere e dei suoi cari. In Bicamerale la sinistra si accorgerà dell'incombente drammaticità del tema giustizia (Silvio Berlusconi, 10 ottobre 1996). La giustizia è il problema politico numero uno. Il capo dell'opposizione viene sistematicamente perseguitato dai giudici. D'Alema deve... intervenire per fermare gli aggressori. Se no D'Alema e i suoi si possono scordare tutto: le pensioni, l'ingresso in Europa, le riforme istituzionali, tutto. Basterebbe poco per rimettere in riga i pm... sotto controllo della politica. Vedrete che la sinistra qualcosa concederà (Giuliano Ferrara, la Repubblica, 9 febbraio 1997). La giustizia in Bicamerale? Qui si parrà la nobilitate dei signori dell'Ulivo. Per fortuna, il clima è molto positivo (Silvio Berlusconi, 23 febbraio 1997). Se facciamo le riforme giuste in Bicamerale, non ci sarà quasi più bisogno dell'amnistia. Ma se passerà l'autorizzazione all'arresto di Previti [chiesta venti giorni prima dai U presidente imputato 83 di una grande intesa si ridurranno praticamente a zero (Giuliano Urbani, 29 dicembre 1997).

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Fu stipulato un patto, nel gennaio 1997, che ha resistito per oltre un anno: l'opposizione collabora lealmente a fare le riforme istituzionali, la maggioranza accetta un programma di restaurazione dello Stato di diritto e garantisce il leader dell'opposizione dall'agguato giudiziario (Giuliano Ferrara dopo che Berlusconi, all'ultimo momento, ha fatto saltare la Bicamerale, II Foglio, 4 aprile 1998). Domanda. La vera causa della rottura in Bicamerale non fu il mancato accordo sulla giustizia? Risposta. Menzogne, non se ne parlò nemmeno (Silvio Berlusconi al Corriere della Sera, 14 aprile 2000). Intanto il nuovo padre costituente si è recato a Brescia per far incriminare il pool di Milano a base di calunnie. L'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha lasciato la caserma Masotti dove ha deposto davanti ai magistrati della Procura di Brescia alle 18.10. L'ex presidente del Consiglio era entrato per la deposizione poco dopo le 10... Berlusconi aveva dichiarato per la prima volta di essere intenzionato a recarsi a Brescia per rilevare «particolari agghiaccianti» sui magistrati del pool di Milano nel corso di una conferenza stampa a Trieste. Nei giorni scorsi alcuni organi di stampa avevano ipotizzato che uno dei «particolari agghiaccianti» potesse essere riferito agli episodi rivelati dall'ex maresciallo dei carabinieri Giovanni Strazzeri. U ex sottufficiale, sentito dal pubblico ministero Silvio Benfigli nel settembre scorso, aveva presentato un memoriale nel quale aveva raccontato di essere stato presente nel novembre del 1994, pochi giorni prima che Silvio Berlusconi venisse iscritto nel registro degli indagati, nell'ufficio di Di Pietro quando la sua segretaria gli passò una telefonata affermando che si trattava dell' on. Luciano Violante... Strazzeri aveva inoltre raccontato particolari in relazione alla pubblicazione sul Corriere della Sera della notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati e dell'invito a presentarsi a Silvio Berlusconi, notificato mentre presiedeva la Conferenza dell'Orni sulla cri- 1_11> A ___ 1 Q 84 Le mille balle blu bre 1996). È il momento di massima violenza della guerra scatenata dal Cavaliere contro il pool di Milano. L'altro «supertestimone» delle sue presunte «notizie agghiaccianti» è il maresciallo Felice Corticchia, che si è recato a Brescia a confermare e a rincarare le accuse contro il pool di Milano. Entrambi in rapporti con l'entourage del Cavaliere, finiranno maluccio. Gli ex sottufficiali dei carabinieri Giovanni Strazzeri e Felice Corticchia sono stati arrestati stamane nelle loro abitazioni su ordine del gip del tribunale di Brescia Giuseppe Ondei su richiesta del sostituto procuratore Silvio Bonfigli. Sono accusati di concorso in calunnia aggravata ai danni dei magistrati del pool Mani Pulite, di Antonio Di Pietro, del presidente della Camera, Luciano Violante, e di altre persone... Tra le persone calunniate vi sono anche la pm Daniela Isaia, la segretaria di Davigo, Maddalena Capalbi e la giornalista Chiara Beria d'Argentine. L'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Brescia, Giuseppe Ondei, è motivata con «il pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato». Secondo quanto si è appreso, l'accusa si riferisce all'esposto presentato da Strazzeri nel settembre scorso al pm Silvio Bonfigli e in parte confermato, un mese dopo, da Corticchia. I due ex sottufficiali hanno parlato di diversi episodi riguardanti presunti comportamenti illeciti di Antonio Di Pietro, e in generale dei magistrati del pool Mani Pulite, nelle indagini su Silvio Berlusconi e la Fininvest... Inoltre si riferiva di una serie di fughe di notizie e della diffusione di verbali di interrogatorio a giornalisti. Gli episodi riferiti dai due sottufficiali, che si trovano ora nel carcere militare di Peschiera del Garda, si collocano nell'autunno del 1994. Strazzeri, in particolare, aveva raccontato ai magistrati bresciani di una telefonata, alla quale avrebbe assistito nell'ufficio dello stesso Di Pietro in cui l'ex uomo simbolo del pool Mani Pulite avrebbe rassicurato l'onorevole Luciano Violante dell'imminente invio dell'avviso a comparire recapitato il 21 novembre 1994 al-l'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. L'ex // presidente imputato 85

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i magistrati del pool «Mani Pulite» anche se prestava servizio alla Procura presso la pretura, aveva raccontato, inoltre, che Di Pietro gli avrebbe chiesto di procurarsi un «passi» in bianco per Palazzo Chigi. La questione del «passi» per Palazzo Chigi trovato dal pm Gherardo Colombo nell'agenda dell'avvocato Massimo Maria Berruti è uno degli elementi determinanti del processo contro Silvio Berlusconi per le tangenti pagate dalla Fininvest a militari della Guardia di Finanza. Molte udienze del processo, che riprenderà ex novo mercoledì prossimo, sono state dedicate proprio alla vicenda del ritrovamento del «passi», sul quale la difesa di Berlusconi ha sollevato dubbi. Strazzeri aveva inoltre raccontato di una «strategia vessatoria» da parte dei magistrati milanesi nei confronti del gruppo Fininvest... Sempre Strazzeri aveva riferito che la giornalista Chiara Beria D'Argentine avrebbe ricevuto, quando era vicedirettore de L'espresso, verbali contenuti in una cartelletta con l'intestazione «Chiara» nell'ufficio di Antonio Di Pietro. L'ex carabiniere aveva poi raccontato di aver sentito la segretaria di Piercamillo Davigo, Maddalena Capalbi, riferire al cronista del Corriere della Sera Goffredo Buccini la notizia dell'invito a comparire a Silvio Berlusconi, con l'avvertenza di accertarsi se fosse già stato notificato. Capalbi, sempre secondo Strazzeri, avrebbe detto all'ex sottufficiale che era lo stesso Davigo a ordinare di dare notizia a quotidiani e settimanali di sinistra. Infine Strazzeri aveva raccontato di avances fatte da Di Pietro alla giornalista Renata Fontanelli, una freelance che ha seguito l'inchiesta Mani Pulite... Secondo il settimanale L'espresso, che a questa inchiesta, sugli ultimi numeri, ha dedicato alcuni servizi, le accuse nei confronti dei magistrati milanesi e di altre persone facevano parte di una sorta di complotto ordito direttamente da Silvio Berlusconi, il quale attraverso il direttore del Tg4, Emilio Fede, aveva incontrato Felice Corticchia (cronaca dell'Ansa, 1° febbraio 1997). Le notizie agghiaccianti di Berlusconi contro il pool erano dunque pure invenzioni, come accerterà il Tribunale di Brescia: lì Strazzeri e Corticchia 86 Le mille balle blu Si indaga su tutto, chissà perché non su Tangentopoli, non sulle deviazioni politiche della magistratura, sulla criminalità giudiziaria (25 giugno 1998). Secondo un sondaggio Datamedia il 68,3 % degli italiani condividerebbe le dichiarazioni di Silvio Berlusconi che ieri ha chiesto il trasferimento di tutte le inchieste che lo riguardano perché i magistrati del pool di Milano sarebbero prevenuti nei suoi confronti... Non condivide le dichiarazioni di Berlusconi il 26,2% del campione, non sa o non risponde il 5,5%. L'84,1% degli intervistati si è detto al corrente delle dichiarazioni di Berlusconi (cronaca dell'Ansa, 30 giugno 1998). Ho visto che la tricoteuse rossa, la signora Elena Paciotti, è rimasta vittima di uno scippo, di cui sono dispaciuto anche perché ha comportato delle fratture, all'uscita dal Palazzo di Giustizia di Milano. Forse non sarebbe successo se i colleghi della signora Paciotti non avessero impiegato i soldi dei contribuenti solo per correre dietro a tutte le accuse nei miei confronti (dopo le condanne di primo grado per corruzione della Guardia di Finanza e per i finanziamenti a Craxi da All Iberian, 16 luglio 1998). Non è che io sia indagato per iniziativa dei giudici spagnoli. Questa indagine [avviata a Madrid dal giudice istruttore Baltasar Garzón Real su presunti reati fiscali e violazioni dell'Antitrust spagnola per Telecinco, nda] è un pacchetto preconfezionato dai magistrati milanesi. A certi giudici spagnoli s'è attaccato il virus dei pm di Milano... Chi inventa teoremi in Italia, qualche volta, ama fare dei cadeaux a qualche collega straniero, saltando a pie pari le regole della solidarietà fra concittadini (Ansa, 24 luglio 1998). Ecco: i giudici italiani che colla-borano con i colleghi stranieri sono antipatriottici, almeno quando l'imputato si chiama Berlusconi. Se invece è un extra-comunitario, allora la collaborazione è cosa buona e giusta. I magistrati che si occupano del Cavaliere, infatti, sono terroristi. Come anni fa la sinistra si è saputa distinguere da chi faceva lo Intto ormata anrVlf» Offerì Amja o^^a^ J;,,.' J«_« !„ — '. - .-- U presidente imputato 87

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sponsabilità da chi fa la lotta contro l'opposizione con le sentenze. La sinistra deve isolare certi pm come fece con le Brigate rosse (8 agosto 1998). Negli anni Settanta c'era la volontà di abbattere lo Stato borghese con l'uso della violenza. La sinistra seppe distinguere la sua responsabilità da quella delle Br. Spero che oggi faccia la stessa cosa nei confronti dei giudici giacobini, quasi organici alla sinistra, perché non usino la giustizia (la Repubblica e il Giornale, 17 marzo 1999). Il voto della sinistra per l'arresto DelTUtri dimostra che c'è una collusione tra politica e giustizia (13 aprile 1999). Una volta si diceva: voglio l'assoluzione piena. Ma oggi ben venga qualsiasi prescrizione (dopo la prescrizione in appello per All Iberian, 5 novembre 1999). I Ds sono i mandanti delle toghe rosse. Noi non attacchiamo la magistratura, ma pochi giudici che si sono fatti braccio armato della sinistra per spianare a questa la conquista del potere. Questa sinistra continua a sostenere questa parte della magistratura e le dichiarazioni di D'Alema, Veltro-ni, Polena, Angius e Mussi hanno dimostrato che c'è una collusione diretta e precisa. Sono loro i mandanti? Credo che sia un'evidenza solare. Chi sono i beneficiari dell'azione politica delle toghe rosse? Noi vediamo che le dichiarazioni di Veltroni, Angius e Mussi costituiscono un vero manuale pratico della scuola comunista, quella di far fuori con tutti i mezzi l'avversario politico: con la mistificazione, la demonizzazione e la criminalizzazione (Corriere della Sera, 1° dicembre 1999). Nel 2001, per queste diffamazioni, Berlusconi sarà condannato dal Tribunale di Roma a risarcire i danni agli esponenti Ds ingiustamente accusati. La Repubblica ha barattato l'impunità del suo editore [Carlo De Benedetti, nda] offrendosi a questo partito dei giudici giacobini come la gazzetta giustizialista che sostiene sempre le loro posizioni (a «Radio anch'io», 30 novembre 1999). 88 Le mille balle blu lusconi si salverà dal processo grazie all'insindacabilità parlamentare. Per la cronaca, De Benedetti è stato arrestato nel 1993. Berlusconi mai. Molti operatori di polizia che ho incontrato dicono che ci sono giudici che stanno più di là che di qua. Più vicini a chi commette delitti che ai servitori dello Stato (la Repubblica, 5 dicembre 2000). Purtroppo i magistrati, invece di occuparsi dei reati di strada, si occupano di ciò che li porta sulle prime pagine dei giornali (a «Porta a Porta», 12 febbraio 2001). In Europa c'è un'internazionale giacobina dei giudici pronta ad agire... Potrebbe capitare a ognuno di voi... Agiscono con precisi obiettivi politici (al vertice internazionale di Granada, in Spagna, rivolto agli altri capi di Stato e di governo, 15 dicembre 2001). Negli ultimi anni c'è stata in Italia una guerra civile. È stata utilizzata illegittimamente la giustizia a fini di lotta politica (a Bruno Vespa per il libro «La scossa», Mondadori, 2001). L'Italia recepirà l'accordo sul mandato di cattura europeo solo nel 2004, dopo aver modificato la Costituzione in modo da rendere compatibile il nostro ordinamento con le nuove norme (11 dicembre 2001). In realtà nessuno in Europa s'è mai sognato di chiedere all'Italia di modificare la propria Costituzione: era stato semmai il governo italiano, con le sparate dei ministri Bossi e Castelli contro «Forcolandia», a dipingere gli ordinamenti altrui come meno garantisti del nostro e a chiedere che fossero adeguati a quello italiano. Le scorciatoie attraverso le vie giudiziarie, le scorciatoie attraverso i colpi di piazza, le scorciatoie attraverso i colpi di pistola non fanno parte di una democrazia (dopo la grande manifestazione della Cgil contro la riforma dell'articolo 18 ^lall,-, Cfni-iifi-» Af'\ lavnrfltnri 9A mo»--» U presidente imputato 89 Ho assoluta fiducia nella Cassazione, fiducia che non è mai mancata. Altra cosa sono certi pm che vogliono un ruolo particolare e imbastiscono processi che finiscono nel nulla (26 gennaio 2003). L'indomani la Cassazione gli da torto e non sposta i suoi processi da Milano a Brescia, nonostante

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l'apposita legge Girami. Allora il premier perde la fiducia e tuona contro la «magistratura golpista». Ma si lamenta anche per l'ennesimo fiasco dei suoi legali: Bel risultato! E pensare che ho speso 500 miliardi in avvocati... (29 gennaio 2003). Alle dieci avevo il Consiglio dei ministri, a mezzogiorno un appuntamento telefonico con il premier giapponese Koizumi, a mezzogiorno e mezzo un incontro col presidente della Toscana per le infrastrutture, alle 13.30 un vertice con il capo del governo russo Kasyanov. E parlo solo della mattina! Poi c'è il pomeriggio (all'uscita dal processo Sme dove si è seduto una mezz'eretta per poi andarsene, 19 aprile 2003). Da questo momento il premier si inventa ogni sorta di «impedimenti» per far saltare le udienze del processo Sme e dare tempo al Parlamento di approvare il Lodo Maccanico-Schifani che lo immunizza da tutti i dibattimenti. Intanto Previti viene condannato per Imi-Sir-Mondadori. L'obiettivo della sentenza Previti non è fare giustizia, come dimostra tutto l'andamento del dibattimento e la violenza con cui è stata costruita la gogna per un deputato di Forza Italia, ma quella di colpire le forze che hanno avuto il mandato di governare e rinnovare l'Italia secondo princìpi di democrazia liberale corrosi in quegli anni di faziosità che tanti danni hanno fatto a questo nostro Paese. Il nostro dovere è dunque quello di reagire, e di reagire per tempo. In una democrazia liberale i magistrati politicizzati non possono scegliersi, con una logica golpista, il governo che preferiscono... Questo è un caso di prevenzione, parzialità ideolo-gico-politica e spirito persecutorio... Perciò suonano ipocriti gli appelli ad abbassare i toni. Bisogna alzare il tono della nostra democrazia, bloccare il nuovo ordito a maglie larghe 90 Le mille balle blu ta un furto di sovranità. Ripristinando subito le immunità violate, battendosi per la libertà e la decenza (lettera a II Foglio, 30 aprile 2003). Questa è criminalità giudiziaria (1° maggio 2003). Poi, il 5 maggio, Berlusconi si presenta in Tribunale per rendere «dichiarazioni spontanee», e al termine ne annuncia una seconda puntata in data da destinarsi. Ma poi sparisce per un altro mese e mezzo. Sono un perseguitato politico (7 maggio 2003). L'incontro fra Silvio Berlusconi e Jean Claude Juncker, primo ministro del Lussemburgo, che si è svolto oggi, era stato programmato dai due dirigenti Uè il mese scorso al vertice di Atene: lo ha indicato questo pomeriggio, al termine dei colloqui con Juncker, lo stesso presidente del Consiglio. Quello con il premier lussemburghese è il primo incontro previsto da Berlusconi con i leader di tutti i Paesi Uè, nonché dei 10 che aderiranno il 1° maggio del 2004 e dei tre Paesi candidati in vista dell'inizio del semestre di presidenza italiana dell'Ue, ha affermato Berlusconi. «Già questa sera e domani riferirò agli altri leader europei», ha indicato il premier italiano (Ansa, 24 maggio 2003). Poi aggiunge: «Non scappo dalla giustizia, semmai dall'ingiustizia». Infatti l'improvvisa visita-lampo di Berlusconi in Lussemburgo ha colto di sorpresa l'imbarazzato Juncker, avvertito solo all'ultimo momento: quel giorno, infatti, Berlusconi non aveva impegni istituzionali, e avrebbe dovuto altrimenti recarsi finalmente al Tribunale di Milano, dove aveva chiesto di essere interrogato prima della fine del processo Sme. Una «fuitina» all'estero utilissima per allungare i tempi. Altre nei giorni successivi ne seguiranno: il premier arriverà a invocare per sei volte su sei udienze il «legittimo impedimento», ottenendo rinvii fino ali'II giugno, data definita «l'unica finestra disponibile tra i miei tanti impegni». Le scuse sono le più disparate: un vertice sull'immigrazione a Venezia, una visita in Egitto, un tour in Medio Oriente commissionato direttamente da Il presidente imputato 91 soprattutto un improrogabile impegno calcistico: il 28 maggio mattina parte per Manchester con famiglia e amici per pranzare con il Milan e poi assistere in serata alla finalissima di Champions League contro la Juventus. Cita «le uccisioni che avvengono ogni giorno, ieri anche di una bambina di tre anni, mi pare», l'onorevole avvocato Niccolo Ghedini, per dire quanto sia importante la missione di pace in Medio

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Oriente affidata al suo cliente, il presidente del Consiglio-imputato Silvio Berlusconi. «E voi dite che è più importante l'interesse del Tribunale di quello della pace in quell'area martoriata!», accusa. Il magistrato Luisa Ponti, presidente del Tribunale, lo fissa con espressione visibilmente contrariata. Quello che sta pensando lo scriverà di lì a poco nell'ordinanza: «Non corrispondono a verità i rilievi della difesa»... Da una parte i giudici, spalleggiati dalla pubblica accusa per una volta non in prima linea; dall'altra i difensori del premier accusato di corruzione di magistrati, sostenuti fuori dall'aula dalla maggioranza politica che grida allo scandalo. Scontro non previsto dagli avvocati e nemmeno nei palazzi delle istituzioni dove il processo viene seguito con la massima attenzione a ogni passaggio. Al Quirinale c'è preoccupazione per l'irrigidimento delle posizioni, mentre il presidente della Camera Casini ha definito coi suoi collaboratori «sorprendente» quel che è avvenuto in Tribunale. Il deputato forzista Sapo-nara, avvocato di Previti nell'altro troncone del processo Sme, si spinge a ipotizzare perfino un poco probabile intervento del «vertice del Csm», presieduto dal capo dello Stato, sui giudici milanesi... La prossima settimana, all'indomani dell'udienza con Berlusconi protagonista annunciato, a Montecitorio è previsto il voto definitivo sul Lodo biocca-processo... Il muro che separa più di prima il potere giudiziario dal potere politico si alza a fine mattinata, quando di fronte all'ennesima richiesta di rinvio per ascoltare l'imputato Berlusconi - i suoi legali non sanno più dire a quando, «forse a luglio» - i giudici rispondono che ne hanno le tasche piene. Per «equilibrare le esigenze di ciascun potere 92 Le mille balle blu nibili a celebrare le udienze quando vuole Berlusconi, ma questi ha disatteso tutti gli appuntamenti fissati da lui stesso, e ora andranno avanti anche in sua assenza. Al di là delle formule giuridiche usate nell'ordinanza, il Tribunale sostiene di fatto che il capo del governo li sta prendendo in giro. Difficile attribuire altri significati al passaggio in cui i giudici scrivono che «è evidente che, per quanto siano rilevantissimi gli impegni del presidente del Consiglio, non è possibile né realistico sostenere che non vi sia mai una giornata o parte di giornata che l'imputato possa destinare all'udienza; del resto la possibilità del presidente del Consiglio di espletare attività extrafunzionali, del tutto legittime, è pubblicamente provata...». Se ieri Berlusconi era al Cairo per incontrare il presidente egiziano Mubarak, tanto per fare l'esempio più citato nei corridoi del Tribunale, il 28 maggio era a Manchester per vedere Juventus-Milan, impegno non propriamente legato alla sua carica istituzionale. Com'è possibile che non trovi un'ora per il Tribunale? (cronaca del Corriere della Sera, 12 giugno 2003). Intanto, in pubblico, Berlusconi continua a fingere di non sapere nulla del Lodo Maccanico-Schifani. Al processo Sme mi aspetto l'assoluzione. Sul Lodo Macca-nico non ho ancora una posizione presa (20 maggio 2003). // Lodo regala l'impunità alle cinque più alte cariche dello Stato (compreso il presidente del Consiglio, unico peraltro a essere imputato), anche per reati commessi prima di ricoprire quella carica e al di fuori dell'esercizio delle funzioni. Sul Lodo non ho espresso parere favorevole, anche se ci sono insistenze... (17 giugno 2003). Con il Lodo l'Italia si è messa in linea con le altre democrazie europee, ponendo un limite all'uso di armi improprie che non sono parte della democrazia, che si basa sulla sovranità popolare. È la fine del mio calvario (18 giugno 2003). In realtà, non esiste alcuna democrazia al mondo in cui il primo ministro goda dell'immunità-impunità. Io non c'entro nulla con questo Lodo: è stata un'iniziativa autonoma del Parlamento, sostenuta dal presidente LUI:,,., lir\ ™;,,™«_ U presidente imputato 93 Quirinale, che smentisce e costringe Palazzo Chigi a ritrattare tutto: II Lodo Maccanico è una iniziativa parlamentare. E a questa proposta il presidente della Repubblica è ovviamente estraneo, come in realtà è estraneo a tutte le iniziative legislative (Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, 30 giugno 2003).

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Non ritengo probabile una decisione negativa della Corte costituzionale sul Lodo Maccanico (Silvio Berlusconi intervistato nel libro di Bruno Vespa, 14 novembre 2003). Infatti, il 13 gennaio 2004, la Corte costituzionale dichiara il Lodo Maccanico-Schifani incostituzionale e lo cancella dall'ordinamento. Lui allora sostiene che anche la Consulta è in mano ai comunisti: La Corte costituzionale ha 10 membri molto qualificati appartenenti alla sinistra e cinque al centrodestra. Quindi nessuna meraviglia che prenda provvedimenti all'opposto di quanto deciso dal popolo (17 febbraio 2004). Ho sempre notato che l'unica figura definita dal Vangelo «iniqua» è quella di un giudice: e mi pareva una definizione azzeccata. Il fascismo era stato meno odioso di questa burocrazia togata che usava la violenza in nome della giustizia. Nella Storia d'Italia, se la libertà avesse prevalso, come ormai mi sembra certo, i nomi dei magistrati di Milano, i Di Pietro, i Borrelli, i Davigo, i Colombo, le Boccassini sarebbero per sempre stati signati nigro lapillo come figure da ricordare con orrore, quelle del giudice iniquo (citando don Gianni Baget Bozzo alla festa per i dieci anni dalla «discesa in campo», 24 gennaio 2004). Se c'è una cosa che mi viene addebitata e che non risponde al vero è da parte mia un giudizio negativo nei confronti dei magistrati (25 novembre 1995). In realtà, è riuscito persino a perseguitare quelli svizzeri. Mi duole dirlo, ma l'unica pressione in questi vent'anni mi è venuta da Silvio Berlusconi: recentemente il suo avvocato svizzero ha presentato contro di me una denuncia per 94 Le mille balle blu zera può costare il posto a un magistrato (Carla Del Ponte, procuratore del Canton Ticino, Corriere della Sera, 13 agosto 1999). Quelli italiani, invece, sono peggio del cancro. Queste del pool sono cellule impazzite, metastasi... (16 gennaio 1996). L'uso politico della giustizia da parte di un ristretto gruppo di magistrati è un vero e proprio cancro che si deve rimuovere dal corpo della democrazia per preservare la democrazia nel nostro Paese (26 novembre 1999). L'uso politico della giustizia compiuto dai magistrati col mio rinvio a giudizio [per corruzione di giudici, nda] è un'anomalia patologica, un cancro da estirpare dalla società (La Stampa, 29 novembre 1999). Quello della giustizia è un cancro dello Stato di diritto che dobbiamo estirpare (4 ottobre 2002). Un pugno di magistrati militanti utilizza la giustizia a fini politici per far cadere il governo. È un cancro che bisognerà estirpare affinchè l'Italia diventi a tutti gli effetti uno Stato di diritto (a Le Figaro, 19 maggio 2003). L'impunità non è la mia, ma dei giudici che muovono accuse false, che sono ancora al loro posto e sono quasi organici ai partiti della sinistra. Sono il peggio, questa politicizzazione della magistratura è un cancro da estirpare (30 giugno 2003). In Italia c'è un cancro da curare: è la politicizzazione della magistratura. Ma con una drastica riforma renderemo i giudici imparziali (a Radio Europe 1, 30 giugno 2003). Se dai giudici verrà una decisione davvero infamante, non potrò che rivolgermi ai cittadini (minacciando le elezioni anticipate alla vigilia della sentenza Sme, 7 dicembre 2005). La stragrande maggioranza degli italiani non ha fiducia nella magistratura: solo l'8% professa fiducia nei magistrati (a «Radio anch'io», 7 maggio 2003). Ma il 19 maggio 2003 il sondaggio di Renato Mannheimer per il Corriere della Sera lo smentisce: gli italiani che hanno fiducia nei giudici sono il 33,6% (un mese prima, senza la campagna berlusconiana, era- .._ •/ A-> io/ i AfV J; f,,V, Jv lì: .i.. 7. _ £:]...:. ...7 __ U presidente imputato 95 verno e che condividono il ritorno all'immunità parlamentare: 61 su 100 dicono no, 11 sì per le alte cariche, 5 sì per tutti i parlamentari, 23 non sanno. Infatti Berlusconi accantona subito quel progetto.

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Gli italiani credono a me e non ai giudici: mi hanno votato, ho vinto le elezioni con questo processo [Sme, nda] già in piedi. Gli italiani hanno creduto a me e non ai miei accusatori (a The Spectator, 11 settembre 2003). Lo sciopero dell'Associazione magistrati è assolutamente grave, ai limiti dell'eversione (11 febbraio 2004). Sono sicuro che i pm hanno idee radicate nella scuola di Mosca e se andassero a Cuba sono sicuro che tornerebbero solo dopo aver fatto turismo sessuale, e senza avere imparato niente (Corriere della Sera, 5 febbraio 2006). 6. E continuavano a chiamarlo Impunità Sono molto orgoglioso di essere uscito dal settore delle opere pubbliche da vent'anni. Se avevo fiutato le tangenti? Altro che fiutate! Me le hanno chieste! Ne sono uscito perché era un sistema che giudicavo inaccettabile e perché ho visto che non c'era mezzo di starne fuori... Ma non voglio accusare indiscriminatamente gli imprenditori: capisco che chi ha un'impresa, un lavoro, si sia trovato nelle condizioni di adeguarsi (5 febbraio 1993). Io ve lo dico con estrema franchezza: sono stato schiavo dei partiti per quattordici anni, adesso certe telefonate non sono più in grado di sopportarle (primavera 1993, citato ne «II sabato andavamo ad Arcore» di Federico Orlando, La-rus, 1995). Non abbiamo mai venduto un bottone allo Stato, quindi non abbiamo mai pagato tangenti (Corriere della Sera, 10 dicembre 1993). A/(;1^«^ «ani; „,-,„; Ç^i-tot-.^ «ro un ra\\jctr\n rlnvpvi an- 96 Le mille balle blu dare e far passare la pratica da un ufficio all'altro e qualche volta ci dovevi andare con l'assegno in bocca (Agi, 9 maggio 2003). Nessuno in casa Fininvest ha mai promesso, offerto o pagato tangenti a chicchessia... Lo ripeto: mai una lira a nessuno (a La Stampa, 1° novembre 1993). Negli anni seguenti il fratello Paolo confesserà tangenti tre volte e patteggerà due volte, e numerosi manager Fininvest verranno condannati per tangenti, anche alla Guardia di Finanza. Berlusconi verrà condannato e poi dichiarato colpevole ma prescritto per una me-ga-tangente di 23 miliardi a Beffino Craxi e si salverà soltanto grazie alle attenuanti generìche e alla conseguente prescrizione per una mazzetta da 500 milioni al giudice Squillante e per la corruzione giudiziaria nel caso Mondadori. il tentativo di intossicare e avvilire moralmente la vita pubblica c'è stato: ma è stato sconfitto anche nelle urne dello scorso marzo... L'operato delle mie aziende e dei miei collaboratori è stato sottoposto ai raggi X... Qualsiasi altro gruppo ne sarebbe uscito distrutto. Invece ne è venuto fuori un gruppo straordinariamente corretto, in testa a tutte le classifiche per quanto riguarda l'entità delle imposte pagate. In linea con il suo azionista... (la Repubblica, 5 novembre 1994). Ma la Fininvest ha avuto una trentina di manager condannati, inquisiti o imputati per una lunga serie di reati, comprese evasioni fiscali per svariati miliardi. La Fininvest è un'azienda che ha correttamente operato nell'ambito delle leggi (28 maggio 1995). Infatti... Corruzione Guardia di Finanza Se io faccio così [e schiocca le dita, nda] e poi di nuovo così [e schiocca per la seconda volta le dita, nda] il gruppo in questi trenta secondi ha già guadagnato 100 milioni (ai pm di Milano che lo interrogano sulle tangenti alla Guardia di Finanza, 13 dicembre 1994). Sono infatti dì 100 milioni ciascuna le U presidente imputato 97 Questi non sono giudici, sono avversati politici. Non agiscono per fini di giustizia, ma per fare male, per odio, attuando una persecuzione politica che risponde a un preciso disegno politico. Oggi il nostro è solo uno Stato di polizia... Ero convinto che tutto sarebbe stato archiviato... Secondo me questa richiesta è anche una difesa del pool, una difesa della loro immagine, dopo che gli è crollata

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tutta l'impalcatura dell'accusa, quando hanno scoperto che l'avvocato Berruti non era mai venuto a Palazzo Chigi: la loro prova regina... Nemmeno sotto il fascismo sarebbe stato consentito intercettare le telefonate tra imputato e difensore. Ormai ogni volta che si prende in mano un telefono occorre calarsi un filtro, ricordandosi che ti stanno ad ascoltare. Con mia moglie non riusciamo nemmeno più a dirci le cose carine... (5 ottobre 1995). In realtà Massimo Maria Eerruti, ex finanziere poi divenuto avvocato e dirigente Fininvest e infine deputato di Forza Italia, è stato condannato a 8 mesi definitivi per favoreggiamento nelle tangenti berlusconiane alla Guardia di Finanza: andò a Palazzo Chigi I'8 giugno '94 per concordare con il premier (suo principale) come meglio depistare l'inchiesta del pool di Milano, inducendo al silenzio i finanzieri corrotti dal gruppo Fininvest. ELLEKAPPA RISCHIO 1 PRIMI -TëMPl.POl, cette COMODI / 98 Le mille balle blu Questo rinvio a giudizio era già scritto nei registri della sede giudiziaria milanese da quel 22 novembre del '94... Sono accuse che non stanno né in cielo né in terra, l'ho anche giurato sulla testa dei miei figli. Ma ho fiducia e stima nella magistratura, nessuna guerra, sono sicuro che alla fine la verità verrà fuori chiara e limpida. Hanno riversato su di me un'ondata di fango, quando sarebbe bastato farmi una telefonata e avrei chiarito tutto (14 ottobre 1995). Nessuno si è reso responsabile di corruzione, il capo del gruppo non era minimamente a conoscenza di quanto gli viene addebitato. Il vero scandalo sta semmai nel fatto che la mia impresa, come quasi tutte le imprese italiane, sia stata sottoposta a pressioni concussive da parte di un corpo armato dello Stato... Siamo stati costretti a pagare da un'associazione a delinquere come la Guardia di Finanza, da elementi deviati di un corpo armato dello Stato che si organizza verticalmente per spartirsi... Il capo dello Stato mi ha raccontato questa storiella. Uno entra in un ufficio e urla: «Fermi tutti, è una rapina!». I presenti, in coro: «Ah, meno male, temevamo fosse la Guardia di Finanza...» (16 gennaio 1996). In quel processo sono parte lesa (23 gennaio 1996). Berlusconi verrà condannato per corruzione in primo grado e prescritto in appello, mentre la Cassazione lo assolverà per insufficienza di prove, ma condannerà l'ufficiale pagatore della Finin-vest, Salvatore Sciuscià, e il depistatore Berruti, lasciando nel dubbio se ad autorizzarli a corrompere i finanzieri fosse stato Silvio Berlusconi oppure il fratello Paolo. Se fosse davvero parte lesa, Berlusconi avrebbe licenziato Sciuscià e Berruti. Invece, dopo la confessione dal primo e la condanna di entrambi, li ha promossi. Fondi neri per Lentini Potrei giurare, ma preferisco non fare giuramenti di cui ho già dato pessimo spettacolo in passato: ma dico che non ero a conoscenza di nulla che non fosse meno che regolare (a r>rr>nncitn Aft 10 miliarrli varcati in nprn (\i\\ Milan al nrpsi- Il presidente imputato 99 dente del Torino Calcio, Gianmauro Borsano, oltre ai 18 pagati ufficialmente per il giocatore Gianluigi Lentini, La Stampa, 29 maggio 1998). Berlusconi e i suoi coimputati nel processo Lentini si salveranno per prescrizione del reato grazie atta legge sul falso in bilancio approvata dal secondo governo Berlusconi. Fondi neri Medusa Cinema Questa di appropriazione indebita [10 miliardi di fondi neri nell'acquisto della casa cinematografica Medusa, nda] è un'accusa risibile. Siamo alle solite, è una persecuzione politica da Stato di polizia,

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dove il punto di partenza dell'azione penale non è la notizia di reato, ma l'individuazione di un colpevole predestinato (6 ottobre 1995). È una condanna senza effetti pratici, emessa solo per sfregiare la mia immagine. È un verdetto che dimostra l'odio ideologico senza confine dei giudici di Milano nei miei confronti (dopo la condanna a 16 mesi per falso in bilancio in primo grado, 4 dicembre 1997). In realtà le sentenze sul caso Medusa accerteranno che quei 10 miliardi finirono, in nero, sui libretti al portatore di Berlusconi. False fatture Publitalia Publitalia è un'azienda che non ha mai emesso fatture false, e funziona come un orologio (dopo l'arresto a Torino di Marcello Dell'Otri, 31 maggio 1995). Dell'Utri è un uomo di assoluta dirittura morale (17 giugno 1995). Infatti il presidente e amministratore delegato di Publitalia, Marcello Dell'Utri, e il contabile della società Vincenzo Lupo Stanghellini verranno condannati definitivamente dalla Cassazione per false fatturazioni e frode fiscale. Senza contare che nel 2002 il Tribunale di Milano condannerà Dell'Utri per tentata estorsione insieme al boss mafioso Vincenzo Virga, e nel 2004 il Tribunale di Palermo condannerà Dell'Utri a 9 anni per concorso esterno in associazione li 100 Le mille balle blu All Iberian Questi continueranno a perseguitarmi finché non avrò lasciato la politica, finché non mi avranno distrutto [dopo la nuova indagine sui finanziamenti Fininvest a Craxi tramite All Iberian, nda]. Appena l'ipotesi delle elezioni anticipate è diventata concreta, ecco scattare l'operazione intesa a delegittimare l'avversario politico. Prima le accuse di mafia a Forza Italia, poi gli avvisi di garanzia a deputati azzurri, un provvedimento di arresto illegittimo di dirigenti Fininvest, infine una gragnuola di colpi contro di me in tutte le direzioni... Che poi siano tornati indietro 5 miliardi [da Craxi alla Fininvest, che gliene aveva versati 15, cioè 5 di troppo rispetto alla prima tranche pattuita, nda], be', consentitemi una battuta: non è la prova che non si trattava di un finanziamento a un partito? Quando mai un partito ha restituito 5 miliardi? (la Repubblica, 24 novembre 1995). Questo fatto è semplicemente falso. Quando abbiamo letto le agenzie, ieri, c'è stato un momento di buio perché non capivamo a che cosa ci si riferisse. Poi il nostro settore estero ci ha confermato un pagamento della società Principal Comunication alla società olandese Accent Investment Financing, che fa capo al produttore cinematografico Tarak Ben Ammar, il quale ha prodotto film come «La Traviata», «I Pirati», «Anno Domini», ha coprodotto «La Bibbia» e i film di «Indiana Jones». Il contratto riguarda la commercializzazione di diritti televisivi e cinematografici in territorio francese per 100 miliardi. La All Iberian, dovendo procedere al pagamento per questo contratto, ha chiesto alla Accent di indicare una banca e il conto dove fare il pagamento. Questo conto è aperto ad altri movimenti ed è usato da altre persone. Il signor Tarak Ben Ammar conosce anche il signor Bettino Craxi: questa è la verità vera che contraddice quanto detto dai pm (Ansa, 24 novembre 1995). La versione dei miliardi pagati a Tarak Ben Ammar per i film e finiti per sbaglio a Craxi, verrà ripetuta dal finanziere franco-tunisino in un'intervista al Tg5. Mai, però, al Tribunale di // presidente imputato 101 Per due anni e mezzo i giudici non hanno voluto sentire il principale testimone, Tarak Ben Ammar (8 luglio 1998). Falso: il Tribunale ha convocato Ben Ammar per ben due volte, e lui per due volte non s'è presentato, accampando «impegni» improrogabili, la prima volta a Riad, la seconda a Los Angeles. Nell'intervista al Tg5 e in una successiva a Panorama, Ben Ammar spiega che «si trattava di soldi che la Finin-vest doveva a me, ma che io dirottai a sostegno della causa palestinese». Craxi? «Un semplice tramite, un amico della causa.» La prova? Una lettera scritta al finanziere da Nemer Hammad, massimo rappresentante dell'Olp in Italia, in verità piuttosto generica: «Grazie per

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l'appoggio per acquisire finanziamenti: sei un vero amico come lo è sempre stato Craxi». Peccato che la missiva sia datata giugno 1998, ben sette anni dopo il passaggio di denaro incriminato. E peccato che i 23 miliardi siano finiti (e rimasti) in parte (10 miliardi) sul conto Costellation Financière e in parte (10 più 3) sul conto Northern Holding, aperti e gestiti in Svizzera da Giorgio Tradati, compagno di scuola di Craxi, per conto dell'ex leader socialista e poi svuotati nel '93, per sottrarli a Mani Pulite, dal barista di Porto/ino Maurizio Raggio. Insamma, come confermerà la Cassazione, la versione di Tarak Ben Ammar è falsa. Come quella di Berlusconi. In questi giorni tutta questa valanga di fango con cui si cerca di delegittimarmi come imprenditore e anche come leader di Forza Italia e del Polo ha potuto creare negli italiani il convincimento che Berlusconi imprenditore facesse affari con uomini politici e con partiti politici. Allora, ieri sera, durante la riunione con i miei deputati, sono intervenuto sul tema e ho detto una cosa molto precisa, che vorrei ripetere con precisione anche a voi. Ho detto che sfido chiunque a dimostrare che io possa aver fatto delle operazioni industriali, commerciali o finanziarie con partiti politici, ivi compreso il Psi e il suo segretario (30 novembre 1995). Naturalmente, anche i finanziamenti illegali a Craxi per 23 miliardi verranno dimostrati per tabulas. Infatti gli avvocati di Berlusconi oppongono una strenua resistema contro la tra- I 102 Le mille balle blu lano sulla movimentazione di All Iberian. Ricorsi respinti in tutti i gradi dalla giustizia britannica, fino alla massima autorità del regno, il Lord Justice, che nega qualunque motivazione politica nelle indagini milanesi: È necessario chiarire con precisione quali reati siano definiti politici. Se ben capisco l'argomentazione dei richiedenti (la Fininvest), essi sostengono che una delle due serie di azioni giudiziarie attualmente in corso in Italia - per donazioni illecite di 10 miliardi al signor Craxi - è politica, e che le accuse di falso contabile in base alle quali è stata fatta la richiesta sarebbero reato connesso. Le donazioni politiche illegali sono un reato politico?... Non sono d'accordo. A me sembra piuttosto un reato contro la legge ordinaria promulgata per garantire un corretto ordinamento del processo democratico in Italia - reato in nulla diverso, diciamo, dal votare due volte alle elezioni. E certo un reato commesso in un contesto politico. A mio giudizio, però, ciò non ne fa un reato politico... Il reato in questione è stato commesso per influenzare la politica del governo: non si pagano clandestinamente grosse somme di denaro a un partito politico senza uno scopo... Non accetto in nessun modo che il desiderio della magistratura italiana di smascherare e punire la corruzione nella vita pubblica e politica, e il conflitto che ciò ha creato tra i giudici e i politici in quel Paese, operi in modo tale da trasformare i reati in questione in reati politici. È un uso scorretto del linguaggio definire la campagna dei magistrati come improntata a «fini politici», o le loro azioni nei confronti del signor Berlusconi come persecuzione politica. Al contrario, tutto ciò che ho letto su questo caso suggerisce piuttosto che la magistratura sta dimostrando al tempo stesso una giusta indipendenza politica dall'esecutivo ed equanimità nel trattare in modo eguale i politici di tutti i partiti... Nell'attuale contesa la magistratura sta in disparte... e i politici (o alcuni di loro) vi hanno invece il ruolo di rei contro i quali «la legge penale nelle sue forme ordinarie» viene fatta valere. È, a dire il vero, un'ironia che i richiedenti in questo caso contino di essere considerati come autori di reati politici commessi m norti1 rmannn il cipfior Rprllic/~rmt rli~r*r\rlwo la /~arìi^i A'i U presidente imputato 103 Primo Ministro... (Il reato) non è intrinsecamente politico, né lo diviene nel caso che l'autore del reato speri di cambiare la politica del governo comprando influenza politica, e neanche se il potere giudiziario perseguendo lui spera di ripulire la politica. Nessuno degli argomenti dei richiedenti riesce a persuadermi in nulla che i reati in questione siano politici. Non riesco proprio a vedere i

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pagatori corrotti della politica come «i Garibaldi di oggi», o cercatori di «libertà», o «prigionieri politici»... (dal discorso pronunciato dal Lord Justice del governo britannico Simon Brown per spiegare, di fronte alla Regina, il diniego opposto all'ultimo ricorso degli avvocati di Berlusconi contro la consegna al pool di Milano delle carte su All Iberian e sulle mazzette a Craxi, 23 ottobre 1996). Meno di due anni dopo, sia Craxi sia Berlusconi vengono condannati in primo grado per finanziamento illecito. Scrive il Tribunale di Milano nella sentenza di primo grado il 13 luglio 1998 che «la proprietà e la disponibilità di All Iberian appare direttamente riferibile alla Fininvest SpA». I giudici mi hanno condannato in base al teorema «non poteva non sapere» (Silvio Berlusconi, 15 luglio 1998). Ma il beneficial owner di All Iberian era Giuncarlo Pascale, cugino di Berlusconi, e amministratore delegato del gruppo Fininvest. Tant'è che, per alleggerire la posizione di Berlusconi, il suo stesso avvocato Ennio Amodia ha sostenuto al processo che «i soldi usati per queste operazioni [i finanziamenti illegali da 23 miliardi a Craxi, nda] vengono dalle riserve personali di Silvio Berlusconi». All Iberian? Mai conosciuta. Vi pare che, col mio senso estetico, avrei potuto accettare una società con quel nome? (7 dicembre 2000). Ma oltre al Tribunale di Milano, anche la Corte d'Appello e la Cassazione stabiliranno che All Iberian era tutta di Berlusconi: «Le operazioni societarie e finanziarie prodromiche ai finanziamenti estero su estero dal conto intestato alla All Iberian al conto di transito Northern Holding [di Bettino Craxi, nda] furono realizzate in Italia dai vertici 104 Le mille balle blu sconi quale proprietario e presidente... Non emerge negli atti processuali l'estraneità dell'imputato Berlusconi» (Corte di Cassazione, sentenza definitiva di prescrizione per Craxi e Berlusconi per finanziamento illecito, 22 novembre 2000). Toghe sporche Previti è vittima di una presunzione lombrosiana. Con quella faccia che ha, deve per forza essere colpevole delle cose di cui viene accusato (14 gennaio 1998). In realtà, Previti è vittima della documentazione delle banche svizzere che dimostra i passaggi di denaro fra i suoi conti all'estero e quelli di alcuni giudici romani. Mi fu riferito successivamente [al marzo 1996, nda] che il dottor Squillante voleva chiedere, come fecero tanti giudici, di partecipare alle elezioni come candidato al Senato. Ma io posso affermare, senza tema che qualcuno possa smentire, che io non ho mai incontrato il dottor Squillante in quei tempi [1996, nda]. Avevo avuto occasione di conoscere il dottor Squillante alcuni anni prima nella sua qualità di consigliere giuridico del presidente Cossiga (dichiarazioni spontanee al processo Sme, 17 giugno 2003). Ma Squillante prontamente lo smentisce: «Fu Berlusconi, nel '96, a offrirmi di candidarmi per Forza Italia. Fece tutto lui. Comunque, dopo lunga riflessione, rifiutai la candidatura» (Renato Squillante al processo Sme, 30 aprile 2004). Squillante non era giudice in nessuna delle nostre cause, quindi non capisco come sia successo [che i pm di Milano accusassero Berlusconi di averlo corrotto, nda] . Gli italiani credono in me e non credono ai giudici (Silvio Berlusconi a The Spectator, 4 settembre 2003). Non ho mai incontrato il dottor Squillante (dichiarazioni spontanee al processo Sme, 17 giugno 2003). Squillante non aveva un processo che mi riguardava, perché il mio gruppo doveva pagare Squillante se non c'era un solo processo dove Squillante aveva le mani dentro? Tut- Il presidente imputato 105 normali (The Spectator, 11 settembre 2003). Bugia enorme: il 24 maggio 1984 il giudice istruttore Renato Squillante interrogò a Roma (e poi prosciolse a tempo di record) Silvio Berlusconi, difeso da Cesare Previti e indagato per una vicenda di antenne abusive nel Lazio. Ancora una volta, il Cavaliere ha clamorosamente mentito. Non ho mai ricevuto telefonate da Squillante (17 giugno 2003). Eppure, dai tabulati telefonici, risulta che la sera del 31 dicembre 1995, poco prima della mezzanotte di Capodanno, il capo dei gip

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romani Renato Squillante chiamò quattro persone per gli auguri: ore 23.42, Silvio Berlusconi ad Arcare; ore 23.43, Paolo Berlusconi sul cellulare; ore 23.43, Gianni Letta sul cellulare; ore 23.44, Letta a casa; ore 23.45, Previti all'Argentario. Sbagliava numeri? Cinque volte in dieci minuti? Nel processo Sme non ci sono né indizi né prove contro di me, c'è solo il teorema della signora Stefania Ariosto, una mitomane che ha fatto dei pettegolezzi (17 giugno 2003). Ma tutte le sentenze dei processi «toghe sporche» dimostreranno l'attendibilità detta teste Stefania Ariosto, documenti bancari svizzeri alla mano. Stefania Ariosto verrà assolta in tutti i processi intentati contro di lei per calunnia e vincerà molte cause per le diffamazioni subite a causa della sua genuina testimonianza. Peraltro il processo Sme, come quello Imi-Sir/Mondadori, non si basa sulle dichiarazioni della Ariosto, che fornì ai magistrati soltanto lo spunto iniziale per indagare. Si basa sui documenti bancari giunti dalla Svizzera, che dimostrano passaggi di denaro da società Fininvest ad avvocati Fininvest a magistrati romani. Per esempio quello dei 434 mila dollari bonificati il 6 marzo 1991 dal conto Ferrido (Fininvest-Ali Iberian) al conto Mercier (di Cesare Previti) al conto Rowena (di Renato Squillante). Ma di questi bonifici Berlusconi preferisce non parlare. La bobina del bar Mandara e gli appunti dei poliziotti sulla conversazione Squillante-Misiani sono dei falsi (ibidem). 106 Le mille balle blu agenti dello Sco della Polizia che registrarono la convenazione del 2 mano 1996 fra i giudici Squillante e Misiani al bar Mandara di Roma sono stati completamente prosciolti: la bobina era autentica e così i loro appunti. Nella bobina e negli appunti risulta che Squillante e Misiani parlavano dei miliardi del primo in Svizzera e di una fuga di notizie mile indagini ancora segretissime di llda Boccassini sulle rivelazioni detta Ariosto. Tutte circostanze che il 2 marzo 1996 non conosceva nessuno, e che sarebbero emerse solo in seguito. Salvo essere dotati di virtù divinatorie, i due agenti non potevano certo inventarsele per attribuirle ai due giudici allo scopo di «incastrarli». Il caso Sme In questo processo manca la motivazione, non c'era motivo perché io corrompessi dei giudici (dichiarazioni spontanee al processo Sme, 17 giugno 2003). In realtà il movente c'era eccome. Berlusconi aveva avuto mandato da Craxi di bloccare con una controfferta (poi fatta da Fininvest insieme a Barilla e ferrerò: consorzio lar) l'acquisto della Sme (gruppo Iri) da parte di De Benedetti. E De Benedetti rischiava di avere partita vinta, avendo firmato un precontratto col presidente del-l'Iri Romano Prodi ed essendosi poi rivolto al Tribunale di Roma perché l'accordo venisse onorato. In quel processo del 1986 davanti al Tribunale di Roma, la Fininvest comparve contro De Benedetti. Lo ricordano i giudici di Milano nella sentenza di primo grado contro Previti &• C. sul caso Sme: pur assolvendo gli imputati dall'accusa di corruzione in relazione alla vicenda Sme, il Tribunale scrive: «Silvio Berlusconi ha detto che lui non aveva alcun interesse nella vicenda giudiziaria dopo aver ottenuto in sostanza, attraverso l'offerta poi formalizzata lar, che il ministro per le Partecipazioni statali bloccasse l'esecuzione delle intese intervenute tra De Benedetti e Prodi». Ma la verità per il Tribunale è un'altra. Non per niente «la lar, di cui era azionista la Fininvest assieme a Barilla, è interessata in tutti i gradi del giudizio». Non solo. La lar «conviene in altro giudizio l'Iri». Insamma: «non si può dire che la Fininvest non avesse interesse alla vicenda giudiziaria... vicenda di cui ebbe modo di occuparsi certamente Previti». U presidente imputato 107 Ma questa non è che una delle 85 bugie che gli autori di questo libro hanno contato e smentito nelle due dichiarazioni spontanee di Berlusconi al processo Sme (vedi Peter Gomez e Marco Travaglio, «Lo chiamavano Impunità», Editori Riuniti, 2003). Vediamone qualcun'altra delle più grosse. Invece di farmi sedere sul banco degli imputati, dovrebbero darmi una medaglia d'oro al valore civile per aver fatto guadagnare allo Stato 2 mila miliardi: la Sme è stata venduta a cinque volte il prezzo che era stato offerto dalla Buitoni di De Benedetti (La Stampa, 19 aprile 2003).

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Io mi interessai alla Sme solo per spirito di servizio e di pubblica utilità, per indignazione contro la svendita: la Sme Valeva 2500 miliardi e De Benedetti ne avrebbe pagati 500. Una rapina (dichiarazioni spontanee al Tribunale di Milano, 17 giugno 2003). Tutto falso. Berlusconi s'interessò della Sme nel 1985 su richiesta di Craxi che voleva ostacolare l'acquisto dell'azienda da parte della Buitoni del suo nemico Carlo De Benedetti. L'azienda pubblica fu valutata dagli alleati del Cavaliere, Barilla e Ferrerò, rispettivamente 10 e 30 miliardi in meno della cifra pattuita da Iri e dalla Buitoni sulla base di due perizie indipendenti commissionate a due esperti della Bocconi. E Berlusconi, quando rilanciò, offrì prima 550 miliardi (appena il 10% in più di De Benedetti, il minimo rilancio possibile) e poi 600. Se davvero, già all'epoca, valutava la Sme 2500 miliardi, non resta che concludere che anche lui voleva rapinare lo Stato. Altro che medaglia d'oro. Il fatto poi che 10 anni dopo la Sme sia stata venduta per 2000 miliardi dipende da altri fattori: l'inflazione; il boom del settore alimentare; il fatto che la società fu ceduta a pezzi e nel frattempo era stata risanata dall'In (mentre nel 1985 era un carrozzone fortemente indebitato); e soprattutto il fatto che ne fu ceduto il 100%, mentre nell'85 la Buitoni offrì 500 miliardi per rilevarne soltanto il 64,3%. Prodi non svendette nulla, e infatti fu prosciolto all'epoca dal Tribunale di Roma che indagava sull'affare. Nel caso Sme voglio una medaglia d'oro perché Prodi aveva svenduto l 108 Le mille balle blu giudici non è provato niente: io ho solo pagato delle parcelle a degli avvocati, i quali a Roma avevano un sistema di conti avanti e indietro con la Svizzera, a cui partecipava tutto il settore dei giudici romani. Non dico che questo è corretto, ma noi eravamo del tutto estranei (The Spectator, 11 settembre 2003). Che cosa fosse quel sistema di «conti avanti e indietro con la Svizzera» e quali fossero i giudici romani (addirittura «tutto il settore») che vi partecipavano, e perché, non è dato sapere. Si sa invece chi erano quegli avvocati: Attilio Pacifico e Cesare Previti, ed entrambi lavoravano per la Fi-ninvest. E si sa che proprio per questo sono accusati di corruzione di alcuni giudici romani che ricevettero denaro tramite Previti e Pacifico nel 1988, dopo la sentenza di Cassazione sulla causa Iri-Fininvest-Buitoni. E, visto che i soldi per pagare i giudici provenivano dalla Barilla e dalla Fininvest, è imputato anche il fondatore e proprietario della Fininvest Silvio Berlusconi. Dotti era stato diminuito nella sua carriera e voleva mettere nei guai anche Berlusconi, così mandò avanti la Ariosto a vuotare il sacco (dichiarazioni spontanee). Le cose - secondo il Cavaliere - sarebbero andate così: nel 1995 il coordinatore di Forza Italia Vittorio Dotti, uomo dall'astuzia volpina, per fare carriera nel partito di Berlusconi non trova di meglio che mandare avanti la sua fidanzata Stefania Ariosto ad accusare Berlusconi e Previti, ben sapendo che Berlusconi lo cancellerà dalla vita politica. Come infatti avviene puntualmente nel 1996, quando - appena rese note le accuse della teste Omega - il Cavaliere caccia Dotti da Forza Italia e gli leva il collegio ultrasicuro di Milano 4 dove l'aveva appena candidato. Il fascicolo 9520/95 contiene prove fondamentali per dimostrare la mia estraneità, nascoste dalla Procura (ibidem). Anche questa accusa, oltreché falsa come dimostreranno gli accertamenti successivi (pm di Milano assolti in sede penale a Brescia e disciplinare al Csm), è insensata: se davvero la Procura di Milano avesse raccolto testimonianze che scagionavano Berlusconi e Previti, e ne avesse nascosto i verbali in un fascicolo secreto, nessuno avrebbe impedito a auei testimoni di U presidente imputato 109 raccontare pubblicamente che cos'avevano detto e denunciare i pm per averlo occultato. Invece nessuno, in tanti anni, ha mai sostenuto niente del genere. A meno che la Procura non abbia pure eliminato físicamente quei fantomatici testimoni a discarico. In realtà il fascicolo 9520/95 era aperto contro ignoti per altri casi di cauzione giudiziaria, ed è stato poi archiviato nel 2005. Solo un folle pagherebbe dei giudici da banca a banca, anziché in contanti (ibidem). Si da il caso, però, che la Fininvest abbia girato a Previti alcuni miliardi, dai quali Previti attinse il 6 marzo 1991

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per bonificare estero su estero 434.404 dollari il giudice Squillante. Dargli del «folle» dopo il servizio prestato e le condanne subite è proprio inelegante. Sono in grave ritardo e sarò lieto di rispondere dove mi si usi la cortesia istituzionale di venire a Palazzo Chigi a Roma come si usa fare per tutti i presidenti (ibidem, al pm Ilda Boccassini che tenta di interrogarlo sui pagamenti in nero della Fininvest a Previti). Berlusconi, sebbene laureato in legge a pieni voti, ignora l'articolo 205 del Codice di procedura penale, che riserva soltanto ai «testimoni, periti e consulenti tecnici» il diritto di essere sentiti a domicilio in caso di assoluto impedimento - anche di tipo istituzionale - a comparire in aula. Ma in quel processo Berlusconi non è un testimone. È l'imputato principale. De Benedetti pensava di comprare la Sme come Totò pensava di comprare il Colosseo (ibidem). Berlusconi mente anche come cinefilo. Nel film «Totòtruffa '62», infatti, Totò non cerca di comprare nulla, né tantomeno il Colosseo. Vende la fontana di Trevi a un turista americano. Ho controllato la mia agenda. Garantisco che il 25 giugno sarò a disposizione del Tribunale, anche per fissare altre udienze (ibidem). In realtà il 25 giugno non si presenterà neppure, perché il processo a suo carico non esiste più: è stato nel frattempo cancellato dal Lodo Maccanico-Schifani che as- "j'-î-H 110 Le mille balle blu Diritti Mediaset Io sono fuori dal gruppo, dal 1994 non entro nella gestione, sono solo l'azionista, stacco cedole. Ho buttato in acqua i miei figli a nuotare. Sì, i miei figli sono più bravi di me. Nelle cose contestate non c'è nulla di nuovo, è tutto rimasticato, non c'è assolutamente alcun reato. Fondi neri? No, società estere intervenute sull'acquisto di diritti che, come si sa, sono la cosa più volatile possibile. È la solita persecuzione giudiziaria, l'ottantatreesima inchiesta sul mio gruppo (la Repubblica, 27 marzo 2005). In realtà Silvio Berlusconi ha continuato a occuparsi del mo gruppo anche dopo l'ingresso in politica. Agli atti dell'indagine Mediaset c'è, per esempio, la testimonianza dell'ex numero uno della Mondadori, Franco Tato, che lo conferma. Il Cavaliere parla di accuse vecchie, mentre l'inchiesta si fonda su elementi nuovissimi, Ipm gli contestano il falso in bilancio, la frode fiscale e l'appropriazione indebita fino al 1999: cioè dei reati commessi, questa volta, dopo la sua discesa in campo. Per la Procura, tramite società off-shore intestate a suoi famigliarì e al produttore Frank Agrama, il premier avrebbe sottratto alle casse del suo gruppo decine di milioni di euro. Easta leggere la testimonianza dell'avvocato inglese David Mills, architetto della finanza estera del gruppo Fininvest: «lo sapevo che Livio Gironi [il direttore finanziario, della Fininvest, nda] era direttamente legato a Silvio Berlusconi, che era l'uomo che amministrava il patrimonio personale. Ho avuto conferma di questo fatto in un incontro per me importante, avvenuto a Milano in quella che credo fosse la casa di Berlusconi: era una villa con un bellissimo giardino e una biblioteca a due piani, in legno... Fu in quell'occasione che Gironi mi disse che bisognava fare un'operazione: lo scopo fondamentale era destinare una parte del patrimonio privato di Silvio Berlusconi ai figli del suo primo matrimonio. L'idea era costruire due veicoli societari che dovevano fare trading (intermediazione) sui diritti e quindi ottenere profitti, che si voleva fossero destinati a Marina e Piersilvio... Il documento l'ho scritto io con le indicazioni che mi ha dato Gironi: fu lui a dirmi che la cosa doveva restare assolutamente riservata e unn hfiwrn furtri // presidente imputato HI roni a sottolineare che i figli sarebbero stati i beneficiari, ma la gestione pratica doveva essere sempre soggetta al consenso di Silvio Berlusconi, che nel documento viene denominato "X"»

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(David Mackenzie Mills, legale inglese del gruppo Fi-ninvest, interrogato daipm di Milano il 18 luglio 2004). Se fossero oggettivi, i magistrati dovrebbero chiedermi scusa. Scusa per tutti i processi subiti, processi che l'uno dopo l'altro hanno dimostrato la mia più assoluta estraneità alle accuse. L'ultima falsità è quella suoi diritti tv [l'accusa di aver corrotto l'avvocato Mills perché testimoniasse il falso in due processi al Cavaliere, nda] : vorrei capire come si fa a sostenere che sarei stato socio occulto di qualcuno accusato di aver pagato tangenti ai miei dipendenti, una cosa assolutamente campata per aria (1° dicembre 2005). Ma, come vedremo a pag. 427, risulta che nel 1997, poco prima di dichiarare il falso nei processi Guardia di Finanza e All Iberian, Mills ricevette dalla Fininvest almeno 635 mila dollari, come rivelò lui stesso in una lettera intitolata «Dividendi e regali di Berlusconi». IL II Cavalier Bugiardoni Berlusconi a pranzo ha completamente dimenticato ciò che su una data persona o situazione ha detto a colazione, e a cena non ricorda più di averne parlato (Indro Montanelli, 1995). Non ho mai detto quello che ho detto e, se l'ho detto, ho travisato le mie parole (Altan, 2005). 1. In Silvio Veritas Per me il bianco è bianco e il nero è nero, invece mi accorgo che in politica si dice una cosa e se ne fa un'altra. Ecco, io non sono così (18 gennaio 1994). Come ci si può fidare di chi usa la menzogna come mezzo della lotta politica? La gente deve fidarsi solo di chi dice la verità (2 marzo 1994). Io dico sempre cose sincere, anche perché non ho memoria e dimenticherei le bugie (2 marzo 1994). Quando ero appena dodicenne, studente dai Salesiani, una sera andai ad attaccare i manifesti per la De. Erano i famosi manifesti contro il Fronte Popolare in cui si avvertiva l'elettore che nel segreto dell'urna «Dio ti vede, Stalin no». Passò un gruppo di comunisti e mi buttò giù dalla scala su cui ero salito per attaccare i manifesti. Tornato a casa a fatica, ho spiegato a mia madre che ero stato malmenato, ma lei appena mi vide in quelle condizioni pensò che avessi combinato qualche marachella, e mi diede il resto (24 giugno 2005). Mamma Rosa l'aveva inquadrato bene fin da piccolo... La mia carriera canora [sulle navi da crociera, nda] è cominciata con una tournée in Libano (7 giugno 1989). Dalle accurate ricerche del suo biografo Giuseppe fiori, risulta che // Cavalier Bugiardoni 113 Al «Gardenia» di Milano, come poi sarebbe avvenuto a Parigi, dopo aver cantato mi buttavo in pista per ballare con le bionde (ibidem). Non risulta che Berlusconi abbia mai suonato a Parigi. Ho studiato due anni a Parigi, alla Sorbona, e per mantenermi dovevo suonare e cantare nei locali della capitale (8 luglio 1989). Berlusconi non ha mai studiato alla Sorbona: semmai alla Statale di Milano. A Parigi facevo il canottaggio ed ero campione italiano studentesco con il Cus di Milano (luglio 1989). Esistono seri dubbi sui titoli sportivi conquistati dal Cavaliere in canoa. La vita professionale di Berlusconi si fa sempre più fitta di impegni, giornate e notti dedicate al lavoro. La famiglia è serena, ma qualcosa nel rapporto con Carla cambia agli inizi degli anni Ottanta. L'amore si trasforma in sincera amicizia. Silvio e Carla, di comune accordo, decidono di continuare la loro vita seguendo ognuno le proprie aspirazioni (da «Una storia italiana», il fotoromanzo elettorale inviato in 20 milioni di copie a tutte le famiglie italiane nell'aprile 2001). Più prosaicamente Berlusconi liquida la prima moglie Carla Elvira Dall'Oglio per la più giovane Veronica Lario, col quale ha da anni una relazione, tenuta nascosta fino alla nascita della prima figlia di secondo letto.

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Questa immagine del Milan... si fonde e si confonde in me con tanti ricordi della mia infanzia... Con il mio carissimo, dolcissimo papa, dopo aver parlato di studio, della scuola, subito a parlare del Milan, quasi l'incarnazione dei nostri sogni, delle nostre utopie. «Vedrai, papa, vinceremo, dobbiamo vincere», come se in campo potessimo andarci noi due... E finalmente, mano nella mano, eccoci là all'entrata dello stadio, e io a farmi piccolo piccolo per profittare di un solo biglietto in due. Caro vecchio Milan, il Milan dei Puri-celli, dei Carapellese, dei Tosolini, dei Gimona... (da «Una storia italiana»). Poi però si scopre che, da ragazzo, 114 Le mille balle blu di Silvio Berlusconi non è sempre stata rossonera: all'inizio l'attuale presidente del Milan... era infatti tifoso dell'Inter». La rivelazione è di Tuttosport che è andato a scovare la testimonianza di Giovanni Ticozzi, che è stato uno dei giocatori della squadra di calcio Edilnord quando l'allenatore era Silvio Berlusconi. Per la verità il Ticozzi, che ha confermato «stima infinita» per il Cavaliere, ha però incrinato l'immagine di un Berlusconi in tuta a dare ordini da allenatore a bordo campo durante la settimana e sulla panchina alla domenica. «Guardi - ha dichiarato Ticozzi a Tuttosport - che hanno raccontato un sacco di balle su Berlusconi allenatore... Berlusconi non ha mai diretto nemmeno un allenamento: ci si trovava la domenica a Brugherio, lui dava le maglie... Qualche giocatore era arrivato dal Milan di Carrara, grande amico di Berlusconi, ma anche dall'lnter, squadra per la quale il presidente, allora, faceva il tifo. Sì, davvero, era interista» (agenzia Asea, 25 febbraio 2004, ore 11.21). Della Edilnord sono un semplice consulente, un progettista a cui è stato affidato l'incarico professionale della progettazione e della direzione generale del complesso residenziale di Milano 2 (a una pattuglia della Guardia di Finanza che lo interroga il 12 novembre 1979 nel corso di un accertamento valutario). In realtà Berlusconi è tutt'altro che un progettista consulente: è il proprietario dell'Edilnord. Ma i finanzieri si bevono la frùttola. Uno di loro, il col. Salvatore Gallo, risulterà iscritto alla loggia P2. L'altro, il capitano Massimo Maria Berruti, lascerà presto la divisa per diventare avvocato e iniziare a lavorare per il gruppo Fininvest. Condannato a 8 mesi per favoreggiamento, cioè per i depistaggi nell'inchiesta sulle mazzette Fininvest alla Guardia di Finanza, Berruti verrà eletto deputato in Forza Italia. Mi piacerebbe fondare un partito, ma non posso. Noi sì che sapremmo trasformare l'Italia in un'azienda in attivo... Non c'è in previsione alcun mio impegno diretto in politica. Nel mio mestiere di imprenditore la regola è di totale ecumenicità... L'editore televisivo non è interamente libero, è in ba- lio Af*ì r»i-Jii-ii"i «nttnm^ccr» al Pt*ini~ir^ Cp mi ntinnn /•*V»tp»ctr\ // Cavalier Bugiardoni 115 di candidarmi? Certo, mi telefonano, mi scrivono, qualcuno mi ha fermato perfino per strada. Ma io so perfettamente quello che posso fare. Se io facessi la scelta politica dovrei abbandonare le televisioni e cambiare completamente mestiere. Un partito di Berlusconi non c'è stato, né ci sarà mai (13 settembre 1993). Se fonderò un partito? Ho sempre dichiarato il contrario, sarà la ventesima volta che lo ripeto. Lo scrive chi ha interesse a mettermi contro gli attuali protagonisti della politica. E perciò farà finta anche stavolta di non leggere la mia smentita, per cui mi toccherà di ripeterla per la ventunesima volta e chissà per quante altre volte ancora (Epoca, 23 ottobre 1993). Il mio presunto partito esiste soltanto sulle pagine di alcuni giornali (alla commissione Bilancio della Camera, 26 ottobre 1993). Esattamente tre mesi dopo annuncia la nascita di forza Italia e la sua candidatura alla presidenza del Consiglio. Ho dimostrato ampiamente che la mia pazienza ha un limite. Sette mesi fa ho detto ai moderati: se non vi mettete d'accordo fondo un movimento politico. Non ci hanno creduto e io l'ho fondato. Un mese fa ho detto: se non vi mettete d'accordo scendo in campo personalmente. Non ci hanno

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creduto e mercoledì scorso io sono sceso in campo. Adesso dico: se non la piantate, correrò da solo... (La Stampa, 4 febbraio 1994). Sono sceso in campo per amore del mio Paese (11 maggio 1994). Ma si è dimenticato di catechizzare i suoi seguaci, che lo sbugiardano subito. Sì, Berlusconi è entrato in politica per impedire che gli portassero via la roba... Tenta di evitare che gli scippino insieme la sua impresa e la sua libertà di imprenditore (Giuliano Ferrara, La Stampa, 25 febbraio 1994). Silvio Berlusconi è entrato in politica per difendere le sue aziende (Marcello Dell'Utri, 28 dicembre 1994). Eravamo nel settembre 1993, Berlusconi mi convocò nella sua villa di Arcore e mi disse: «Marcello, dobbiamo fare un partito pronto a scendere in campo alle prossime eie- T " ' J ' — Ì*~~~*.~ C,~ VV I .1 1 1 OX7ÍÍ1T/1 t-»#"i-»TT«T*-j«» 11"* *•" •*••*••' •" •- — — -— --' *™ rtrt i 116 Le mille balle blu gni e Martinazzoli per costruire la nuova casa dei moderati... «Vi metto a disposizione le mie televisioni», aveva detto. Tutto inutile, e allora decise che il partito dovevamo farlo noi. Poi c'era l'aggressione delle Procure e la situazione della Fininvest con 5 mila miliardi di debiti. Franco Tato, che all'epoca era l'amministratore delegato del gruppo, non vedeva vie d'uscita: «Cavaliere dobbiamo portare i libri in tribunale»... I fatti poi, per fortuna, ci hanno dato ragione e oggi posso dire che senza la decisione di scendere in campo con un suo partito, Berlusconi non avrebbe salvato la pelle e sarebbe finito come Angelo Rizzoli che, con l'inchiesta della P2, andò in carcere e perse l'azienda (Marcello Del-l'Utri intervistato da Antonio Caldo per il libro «Saranno potenti?», Sperling & Kupfer, 2003). Nel maggio-giugno 1992 sono stato contattato da Marcello Dell'Utri perché lo stesso voleva coinvolgermi in un progetto da lui caldeggiato. Dell'Utri sosteneva la necessità che, di fronte al crollo degli ordinari referenti politici del gruppo Fininvest, il gruppo stesso «entrasse in politica» per evitare che una affermazione delle sinistre potesse portare prima a un ostracismo e poi a gravi difficoltà per il gruppo Berlusconi... Cominciai a lavorare presso gli uffici di Publi-talia, all'ottavo piano, in un ufficio nei pressi di quello di Dell'Utri... Non so indicare con certezza il momento in cui Berlusconi è stato informato della mia presenza alla Fininvest, o, per meglio dire, della ragione per cui ero in Fininvest. Sono certo comunque che nel settembre '92 lo stesso fosse informato pienamente. Ciò dico in quanto a una convention di quadri della Fininvest, tenuta a Montecarlo, Berlusconi tenne un discorso che posso definire «d'attacco», dicendo specificamente: «I nostri amici che ci aiutavano contano sempre di meno; i nostri nemici contano sempre di più; dobbiamo prepararci a qualsiasi evenienza per combatterli». Successivamente partecipai a un incontro tra Berlusconi e Dell'Utri, nel corso del quale Berlusconi disse espressamente a Dell'Utri e a me di non mettere a conoscenza di questo progetto né Fedele Gonfalonieri né Gianni Letta... Successivamente aderirono alle posizioni del Dell'Utri sia ~ // Cavalier Bugiardoni 117 Berlusconi e Dell'Utri prima per Publitalia, poi per Forza Italia, interrogatorio dinanzi ai pm di Palermo, 20 giugno 1997). La verità è che, se Berlusconi non fosse entrato in politica, se non avesse fondato Forza Italia, noi oggi saremmo sotto un ponte o in galera con l'accusa di mafia. Col cavolo che portavamo a casa il proscioglimento nel Lodo Monda-dori (Fedele Gonfalonieri, la Repubblica, 25 giugno 2000).

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Un giorno gli interventi pretorili oscurarono le mie tv (a «II senso della vita», 24 gennaio 2006). Falso: nel 1984 tre pretori sequestrarono gli impianti che consentivano alle tre reti Finin-vest I'«interconnessione», cioè la trasmissione degli stessi programmi in contemporanea su tutto il territorio nazionale, con l'effetto-diretta, in violazione del divieto stabilito dalla Corte costituzionale, che riservava quel tipo di emissione soltanto alla Rai. Fu la Fininvest a spegnere le sue tre reti per poter gridare all'oscuramento dei pretori e giustificare i due «decreti Berlusconi» subito varati dal presidente del Consiglio dettino Craxi per salvare il monopolio illegale dell'amico Silvio. La legge Mammì ha favorito tutti tranne la Fininvest (6 febbraio 1994). In realtà consentì alla Fininvest il monopolio su-la tv privata, dichiarato incostituzionale dalla Consulta il 6 dicembre 1994. La legge Mammì ci ha tolto la metà del fatturato (La Stampa, 24 maggio 1995). Falso: all'epoca della Mammì, nell'agosto del '90, le dimensioni del gruppo erano pressappoco le stesse del 1995. La Mammì ci ha costretti a vendere i quotidiani e ci ha impedito di tenere le pay-tv (La Stampa, 24 maggio 1995). I quotidiani erano uno solo: il Giornale (peraltro girato al fratello Paolo); le pay-tv non esistevano ancora, visto che la società Tele+ fu costituita il 20 ottobre '90, due mesi dopo l'approvazione della Mammì. Io non ho mai fatto affari con la politica. Anzi, ci ho sempre - ' 118 Le mille balle blu Lo ricevetti [Berlusconi, nel 1990, alla vigilia della presentazione della legge Mammì, nda] mantenendo un atteggiamento doverosamente istituzionale. Lui invece non smise un attimo di scherzare e far battute, cercando in ogni modo di accattivarsi la mia simpatia. Alla fine, con sguardo impassibile, gli dissi solo che avrei tenuto in debito conto le sue parole. Un commesso aveva appena aperto la porta per accompagnarlo all'uscita quando accadde l'incredibile. Berlusconi mi si inginocchiò davanti e, baciandomi la mano, mi disse: «La prego, ministro, non rovini me e le mie due famiglie!» (Oscar Mammì, ex ministro delle Poste del governo Andreotti, a Vanity Fair, 1° luglio 2005). Sportivi e star in Forza Italia? Neanche per idea: niente personaggi dello spettacolo, niente sportivi in attività, niente riciclati della politica: solo uomini con un mestiere (20 gennaio 1994). Poi candida Iva Zanicchi e Gabriella Carlucci, pensa di presentare Bud Spencer e Loredana Lecciso, offre un collegio sicuro a Mike Eongiorno e sceglie come portavoce di Forza Italia l'attrice Elisabetta Cardini. La lista dei riciclati della politica che ha fatto eleggere in Parlamento, poi, occuperebbe troppe pagine. Non parlo volentieri del governo Berlusconi: un impegno disumano, sono stati gli anni più difficili della mia vita (10 marzo 1995). Ma il primo governo Berlusconi durò solo sette mesi. Il Milan precisa che il presidente Silvio Berlusconi non si è mai occupato della vicenda Nesta. Per quanto riguarda il giocatore la trattativa è stata seguita dal vicepresidente vicario Adriano Galliani che ha formulato alla Lazio un'offerta di 26 milioni di euro. L'offerta è stata rifiutata dalla Lazio. Di comune accordo con il presidente della Lazio Sergio Cragnotti, la trattativa è da considerarsi chiusa (dal sito ufficiale del Milan Calcio, 11 agosto 2002). Nesta? È impossibile. Il Milan non acquisterà Nesta, nel calcio siamo arrivati a livelli che non hanno niente di economico e morale. Abbiamo sbagliato tutti, ora basta. E venuto // Cavalier Bugiardom 119 il momento di ravvedersi (Silvio Berlusconi, Rail, 23 agosto 2002). L'indomani ¿I Milan annuncia l'acquisto diNesta, concluso in segreto una settimana prima. Guardino al Milan? È troppo caro, non si possono spendere certe cifre per il calcio. Sarebbe amorale con i problemi che ci sono oggi (24 giugno 2005).

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Guardino ha firmato col Milan? Non ne so niente. Sono rimasto sorpreso da un titolo di giornale: «Guardino firma». Ma io non ne so nulla (Ansa, 9 luglio 2005). // 18 luglio il Milan annuncia l'acquisto di Gilardino. Non ho ricevuto mai, dico mai, finanziamenti dallo Stato (12 dicembre 1994). Il signor Berlusconi ha lavorato, ha rischiato, ha pagato le tasse e non ha mai chiesto alcuna lira di contributi allo Stato (22 maggio 1995). Ma, come rivelerà Palazzo Chi gì il 26 gennaio '95, il gruppo Mondadori (Berlusconi) ha ricevuto dallo Stato 70 miliardi di finanziamento, senza contare i fondi statali di sostegno alla stampa incassati ogni anno dal Giornale (Berlusconi) e i contributi per la cassa integrazione alla Standa (Berlusconi) e alla Mondadori. Inoltre la Fininvest è sotto diverse inchieste per evasione fiscale di diversi miliardi e Mediaset, come vedremo, farà ricorso al condono fiscale per tasse non pagate. Ci fu un referendum nel quale agli italiani è stato chiesto se io dovessi o meno vendere le televisioni e loro hanno detto no (al New York Times, 10 maggio 2003). In realtà quel referendum non c'è mai stato: ce ne fu uno nel '95 sugli spot nei film in tv, sulla prìvatizzazione della Rai e sulla legge antitrust per consentire a ogni singolo soggetto il possesso di una sola rete terrestre. Pochi ricordano che la Thatcher ha privatizzato qualunque cosa, tranne che la British Telecom (a Liberai, aprile 1995). Anche chi come la Thatcher ha fatto privatizzazioni spinte, non ha pensato di privatizzare la British Telecom (4 120 Le mille balle blu La signora Thatcher, che ha privatizzato tutto, non ha privatizzato British Telecom (13 aprile 1995). Scrive invece Margaret Thatcher nella sua autobiografia «Gli anni di Downing Street» (Sperling & Kupfer, febbraio '94, pag. 577): «British Telecom fu il primo servizio pubblico ad essere privatizzato. Più di qualsiasi altra, la sua vendita pose le basi del capitalismo ad azionariato popolare in Gran Bretagna... Fui più che soddisfatta quando nel novembre 1984, dopo il ritardo causato dalla necessità di abolire la legge originale a causa dei risultati delle elezioni del 1983, British Telecom fu finalmente privatizzata». Non rilascio più dichiarazioni per strada. Io sono il presidente del Consiglio e non trovo decoroso parlare per strada. Parlerò soltanto nelle sedi adeguate, quindi non seguitemi più (arrivando a Montecitorio appena nominato presidente del Consiglio, 10 maggio 1994). Da allora le dichiarazioni rilasciate per strada da Berlusconi saranno quasi quotidiane. Sarò un presidente del Consiglio che non appare, sarò un presidente del Consiglio del fare (a il Giornale, 21 dicembre 2000). Quando sarò presidente del Consiglio, mi vedrete solo alla fine dell'anno per dare conto di ciò che avremo fatto. Non farò interviste, saranno pochissime le mie apparizioni, non farò conferenze stampa, non andrò a presentare libri... (10 gennaio 2001). E sappiate che se sarò il presidente del Consiglio, invertirò le percentuali: 20% del tempo dedicato alla rappresentanza, 80% dedicato al fare. Sono fatto così. Anche mia mamma me lo dice sempre: te laurei semper. È milanese puro, ma sembra latino (Ansa, 27 gennaio 2001). Troppa tv? Ma se io odio andare in tv! Non ho le phisi-que-du-rhole, lo so e ci soffro. Ci vado perché è l'unico luogo dove posso spiegare i miei programmi, anche se so che mi faranno perdere e sto male quando mi fanno domande sul teatrino della politica. Se parlo tanto è perché dico cose, non narole (dooo le polemiche sulla sua logorrea inconteni- Il Cavalier Bugiardoni 121 bile in uno dei tanti monolghi a «Porta a Porta», 16 febbraio 2001). Non mi piace andare in tv, è una cosa che semplicemente odio, il fatto è che avrei tante cose da fare, ma desidero far conoscere agli italiani tutto ciò che è stato fatto (25 gennaio 2006). Sarò un presidente del Consiglio silenzioso (11 gennaio 2001).

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Se mi verrà addossata questa responsabilità, sarò operoso e silenzioso, non darò interviste, resterò lontano dalle dichiarazioni, dalle apparizioni, concentrato sul fare (16 gennaio 2001). Per la cronaca, Silvio Berlusconi è da dieci anni il politico italiano più presente sulle tv pubbliche e private fino alla maratona non-stop in tutti i programmi radio e tv nella campagna elettorale del 2006. Berlusconi ribatte che le riforme si faranno con un vasto concorso di consensi: il centrodestra, assicura, è ben diverso dall'attuale maggioranza che intende imporre la riforma del federalismo e la legge sul conflitto d'interessi sulla «punta delle proprie baionette» (cronaca dell'Ansa, 26 febbraio 2001). Infatti tutte le riforme, incluse quelle costituzionali, della sua maggioranza e del suo governo fra il 2001 e il 2005 saranno fatte a colpi di maggioranza, senza alcun consenso dell'opposizione. Fisserò un tetto minimo di un milione di lire alle pensioni (a «Porta a Porta», 8 maggio 2001). In realtà nessun tetto mimmo sarà fissato alle pensioni. Non ci sono stati nomi di copertura né ricorso a società estere. Tutto si è svolto in Italia alla luce del sole con operazioni sulle quali sono state pagate tante tasse (a «Sciuscià», 16 marzo 2001). In realtà, la società di revisione internazionale Kpmg, su incarico della Procura di Milano, ha scoperto 64 off-shore del comparto occulto Fininvest nei paradisi fiscali, sconosciute al bilancio consolidato del gruppo e contenenti almeno 1550 miliardi di fondi neri. Peraltro, pochi giorni do- 122 Le mille balle blu Le società estere sono cose assolutamente legittime che il mio gruppo ha poi abbandonato, ma che in un certo momento, affidandosi alla responsabilità di chi gestiva il sistema estero, si facevano perché si doveva trovare un modo in Europa per pagare tasse più convenienti. Ad esempio, se uno compra dei film in America, ne acquisisce i diritti e poi li vende in Germania, Francia, Spagna, se passa attraverso società italiane paga le tasse più alte in Europa, se invece lo fa attraverso una società collocata in Lussemburgo paga meno tasse. Se invece questa operazione la fa con una società terza, a cui presta anche i soldi, scrivendolo nel bilancio, e poi questa società fa l'acquisto, è una cosa assolutamente legale. Una cosa perfettamente legale e se un dirigente, essendo a conoscenza di questa possibilità, non lo facesse, l'azienda farebbe bene a dubitare di lui (all'Unione Industriali di Roma, Ansa, 3 maggio 2001). Io non farò campagna elettorale. Non farò comizi (Adnkro-nos, 6 maggio 2002). Poi incontra due volte i candidati della Cdl alle elezioni e fa persine un comizio a Olbia. La legge Pecorella sull'inappellabilità delle sentenze di assoluzione è un provvedimento sacrosanto, ma lo modificheremo seguendo i rilievi del capo dello Stato (dopo la bocciatura della legge in quanto «palesemente incostituzionale» da parte del Quirinale, a «Porta a Porta», Ansa, 20 gennaio 2006). La legge Pecorella? Noi la riapproviamo così com'è (la Repubblica, 22 gennaio 2006). Infatti la legge verrà riproposta sostanzialmente identica, salvo un emendamento peggiorativo per aborgare, oltre all'appello Sme, anche l'appello per mafia a carico di Calogero Mannino dell'Inde. Ma Berlusconi giura che il suo processo Sme non c'entra nulla. Tutti i cittadini dovrebbero considerare la giustezza della nostra proposta. Dopo una assoluzione c'è il diritto di guardare al futuro. Una legge come questa a me non serve affatto. Io non sono interessato personalmente a questa legge (a «Radio anch'io», 24 gennaio 2006). Poi ammette che è // Cavalier Eugiardoni 123 Sì, è vero, a Milano c'è un processo in appello per cui sono già stato assolto in primo grado, ma non c'è nessuna possibilità che questo verdetto possa cambiare tanto è chiaro lo svolgimento dei fatti («Omnibus», 3 febbraio 2006). In realtà non è stato affatto assolto: per il pagamento di 434 mila dollari a Squillante tramite Previti s'è salvato soltanto grazie alle attenuanti generiche e alla conseguente prescrizione del reato. Infatti Previti, per lo stesso fatto, non avendo ottenuto le attenuanti, è stato condannato.

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Non abbiamo mai usato i servizi, i poteri, nessuna arma di potere del governo contro gli awersari (Ansa, 11 settembre 2005). Ma un autorevole ministro del suo governo, in tempi di dissidio con lui, aveva raccontato esattamente il contrario. Di dossier ne giravano tanti [durante il primo governo Berlusconi, nda], questo è certo. Se ne parlava. Mi stupisco che non ne sia saltato fuori anche uno su di me. Mi dissero che esisteva addirittura un fascicolo su Oscar Luigi Scalfa-ro... Era la fase in cui si parlava del reincarico a Berlusconi in alternativa alla designazione di un altro presidente del Consiglio. Per correttezza e mio incarico istituzionale decisi di avvertire il capo dello Stato. Lui mi rispose tranquillo: «Che lo tirino fuori, io non ho nulla da nascondere». Di quel dossier non si seppe più nulla... (Roberto Maroni a Panorama, 15 giugno 1995). La vicenda Telekom Serbia è tutta una tangente (a «Porta a Porta», 22 maggio 2003). Naturalmente le tangentia Prodi, Passino, Dini, Rutelli e altri leader del centrosinistra, sbandierate da Berlusconi &• C. in base alle calunnie del falso testimone Igor Marini, verranno completamente smentite dalla magistratura. Il nostro obiettivo è dimezzare i reati nel corso di una legislatura (Ansa, 4 dicembre 2000). Non ho mai detto che dimezzerò i reati (Ansa, 6 dicembre 2000). Abbiamo istituito il vigile, il poliziotto, il carabiniere di ^i^-t^..^ —« „;„,,! .-„..; „* 1: : /- nn-i-i 1 J:~ i-> i- 124 Le mille balle blu glio 2003). Ma dai dati diffusi dallo stesso ministero dell'Interno del governo Berlusconi risulta esattamente il contrario. I reati sono aumentati: dalla relazione «Ordine e sicurezza pubblica 2002» del Viminale presentata il 6 ottobre 2003, risulta che i delitti denunciati sono saliti del 3,13%, in particolare i furti (+0,14%), le rapine (+5,12%) e i tentati omicidi (+6,94%). Aumentato anche il totale dei delitti commessi: 70 mila in più fra il 2001 e il 2002. Nel 2002-2003 il tasso di rapine è stato il più alto dell'ultimo mezzo secolo, dopo dieci anni di discesa. E dalla relazione del procuratore generale presso la Cassazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2004, risulta che «dal 1 ° luglio 2002 al 30 giugno 2003 le rapine sono aumentate del 9,5%, le estorsioni dell'8%, i sequestri di persona del 6%, le truffe del 21 %, i furti del 4%, il commercio e la produzione di stupefacenti dell'8% ». Da quando siamo al governo c'è stato un calo del 247 % degli sbarchi dei clandestini (conferenza stampa di fine anno, 30 dicembre 2003). Una cifra talmente iperbolica (oltreché falsa, visto che gli sbarchi col suo governo sono aumentati in modo esponenziale) da far pensare addirittura a un controesodo degli immigrati dall'Italia ai Paesi d'origine. Tanto che pochi mesi dopo Berlusconi la corregge. Sbarchi di clandestini diminuiti del 40%... (dall'opuscolo recapitato a 15 milioni di italiani per le elezioni europee 2004). Purtroppo anche questo è valso. Dai dati ufficiali del Viminale, «durante il 2002 si è assistito a un aumento del 231% del flusso di clandestini diretti alle coste della Sicilia (5504 persone sbarcate nel 2001, 18.225 nel 2002)». Abbiamo arrestato 200 terroristi islamici internazionali (6 novembre 2005). In realtà i terroristi arrestati sono soltanto due, perché soltanto due - un tunisino e un marocchino - sono finora gli islamici condannati in Italia per terrorismo. Gli integralisti arrestati sono in tutto 24, ma non c'è alcun elemento per dire che siano terroristi. La cifra di 200 non ha al- mv, rirrrtvtfrn n pllf]. YPdltà. // Cavalier Bugiardoni 125 Mi sembra che, come confermato dal ministro dell'Interno, le elezioni politiche si dovrebbero tenere il 9 aprile (Ansa, 18 ottobre 2005). È confermata la data delle elezioni politiche il 9 aprile e lo scioglimento delle Camere per il 29 gennaio (Ansa, 23 dicembre 2005).

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Spero che la legislatura duri qualche giorno in più, perché abbiamo ancora delle leggi da approvare in Parlamento (Ansa, 20 gennaio 2006). Silvio Berlusconi conferma che è intenzione del governo far svolgere le elezioni politiche il 9 aprile, così come previsto da tempo (cronaca dell'Ansa, 23 gennaio 2006, ore 9.49). Se non si ritenesse di dare le due settimane che abbiamo richiesto, potremmo arrivare a dire di spostare la data del 9 aprile, visto che nessuno ci obbliga, e arrivare alla scadenza naturale delle Camere (a «II senso della vita», Ansa, 23 gennaio 2006, ore 18.53). Le elezioni del 2001 si sono svolte il 13 maggio, quindi la cosa regolare è che anche quest'anno si svolgessero a maggio. Noi però abbiamo trovato opportuno anticipare al 9 aprile e quindi le Camere il 29 gennaio si chiuderebbero in anticipo di molte settimane e non è giusto. Non chiediamo nulla di eccezionale. I lavori parlamentari sono stati rallentati per colpa dell'opposizione e chiediamo di non buttare alle ortiche tutto quanto già fatto (a «Radio anch'io», 24 gennaio 2006). Ciam-pi cede sulla proroga della legislatura fino al 12 febbraio, ma pretende da Berlusconi un impegno scritto sulla data delle elezioni. Una scarsa fiducia che meraviglia molto il premier. Non credo si possa dire che, se c'è la parola del presidente del Consiglio, il capo dello Stato poi non si fidi: per me pacta sunt servanda (Ansa, 25 gennaio 2006). La par condicio è una legge illiberale, anzi liberticida. Il bavaglio non ce lo metteranno né Ciampi né la sinistra. Se 10 mettano bene in testa (La Stampa, 29 gennaio 2006). Ma 11 giorno dopo smentisce: «Nessuno scontro con il Quirinale». Cossutta è il ministro dell'Interno in pectore del governo delle sinistre (25 novembre 2005). Mai nessuno, nelcentrosi- hn ifintÌT>ntr\ iitin fi-mila r. 126 Le mille balle blu Io non ho mai insúltate nessuno, su nessun giornale è stato mai trovato un mio insulto (10 settembre 2005). Lei ha una bella faccia da stronza! (alla signora riminese Anna Galli, che lo contestava e lo invitava a tornarsene a casa, 24 luglio 2 003). L'altra sera a «Primo Piano», una trasmissione a senso unico su Rai3, ho visto Sergio Cofferati che diceva una serie di menzogne senza contraddittorio. Era in studio una giornalista compiacente (26 novembre 2005). Ma si trattava di Guglielmo Epifani intervistato da Maurizio Marinoni. Non sapevo che mio fratello Paolo avesse fatto un accordo per distribuire decoder (dopo che l'Antitrust ha aperto un'indagine sul decreto del governo Berlusconi che concede incentivi pubblici all'acquisto di decoder tv di cui è distributore per l'Italia un'azienda di Paolo Berlusconi, 23 dicembre 2005). C'erano le prove dei rapporti fra una cooperativa rossa e la camorra, ho letto gli atti, ma poi i giudici di Napoli hanno portato avanti il processo con tempi talmente lunghi che alla fine è arrivata la prescrizione! (Silvio Berlusconi, salvato sei volte dalla prescrizione in quattro processi per falso in bilancio e in due per corruzione di giudici, 2 febbraio 2006). Falso: in quel processo le coop furono assolte e risarcite, non prescritte. Quanto alla prescrizione... Con la legge ex Cirielli, quest'anno, andranno in prescrizione 35 mila processi in più dell'anno scorso (Roberto Castelli, ministro della Giustizia, 14 gennaio 2006). Perché non ho accettato la sfida in tv con D'Alema? Ho ritenuto di non dover concedere un vantaggio a chi sta indietro di diversi punti, di 10-15 punti, nei sondaggi. È come se Bartali, avendo scalato una vetta e avendo dato 15 minuti al suo diretto avversario, mettesse il piede a terra e lo aspettasse all'inizio della discesa e gli dicesse: «Be' adesso nel finale di tappa ci confrontiamo sullo spunto di velocità» (Corriere 14 anrile 2000). Poi nprn auandn nel ?iY)fi Prndi // Cavalier Bugiardoni 127 - essendo in vantaggio - rinvia il confronto in tv, lui se la prende a morte.

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Quando sarà il confronto tv con Prodi? Non lo so. Per me, anche subito, ma lui ha continui attacchi di panico e poi strascica le parole... Prodi, ci sei?... Non è connesso... (a «Tutte le mattine» con Maurizio Costanze, 26 gennaio 2006). Prodi s'è salvato grazie all'amnistia e alla modifica dell'abuso d'ufficio. Quelle sì che furono leggi ad personara, quando lui doveva rispondere davanti a un gip dei finanziamenti che le sue Partecipazioni statali davano alla De (21 gennaio 2006). In realtà, come abbiamo visto, fu Berlusconi a salvarsi da sicura condanna per falsa testimonianza sulla P2 grazie all'amnistia del 1990. Prodi non ebbe mai bisogno di amnistie. Quanto alla modifica dell'abuso d'ufficio, citata dal gup che prosciolse Prodi nel caso Cirio (che non riguardava finanziamenti a partiti ma eventuali conflitti di interessi per una consulenza fatta a suo tempo da Prodi per l'Unilever, il gruppo americano che poi acquistò la Cirio dall'lri), non fu affatto decisiva per quella sentenza (Prodi fu prosciolto perché «il fatto non sussiste», diversamente da Berlusconi che, per i fondi neri All Iberian, se la cavò «perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato» grazie alla riforma del falso in bilancio voluta dal governo Berlusconi). E comunque l'abrogazione dell'abuso d'ufficio non patrimoniale era nel programma di forza Italia, scritto da Cesare Previti nel 1996: non fu un'iniziativa del governo Prodi. Tant'è che fu votata nel 1997 da Forza Italia, Lega e Ccd insieme al centrosinistra. Contran solo An e Rifondazione comunista. Il passatempo di Prodi era svendere aziende pubbliche al suo amico De Benedetti (4 febbraio 2006). In realtà, come abbiamo visto apag. 106, non ci fu alcuna svendita. Anzi, De Benedetti nel 1985 citò in Tribunale l'Iri di Prodi per non avergli ceduto la Sme come pattuito nel pre-contratto siglato dall'Ingegnere e dal Professore. Prodi è un uomo di facciata. Se vince l'Unione, ma non succederà, a capo del governo ci mettono D'Alema (5 febbraio 128 Le mille balle blu C'è del marcio nella magistratura e nella sinistra, se una toga rossa come D'Ambrosio viene candidata dai Ds. La sinistra premia l'accanimento giudiziario di certi magistrati per i loro servigi... (2 febbraio 2006). In realtà D'Ambrosio è un magistrato in pensione da quattro anni. Berlusconi, che nel 1994 offrì un ministero a due pm in attività come Di Pietro e Davigo, che 1996 voleva candidare il giudice corrotto in attività Renato Squillante, nel 2001 ha portato in Variamento con la Casa delle Libertà ben 17 magistrati in servizio (oltre ad altri quattro trombati). E, a fine dicembre 2005, ha annunciato la candidatura a sindaco di Napoli del pm napoletano Arcibaldo Miller. Tutti giudici politicizzati, tutte toghe azzurre o nere premiate da Berlusconi? E per quali «servigi»? La sinistra candida Gerardo D'Ambrosio, l'unico pm che ha scagionato un imputato: Primo Greganti, credendo alla sua versione secondo cui i suoi soldi non erano un finanziamento illecito, ma servivano a comprare una povera casa... Vi assicuro che non sono matto, è tutto vero (Corriere della Sera, 5 febbraio 2006). Invece è tutto falso. Gerardo D'Ambrosio completò le indagini lacunose di Tiziana Parenti per verificare la destinazione di una tangente da 1,2 miliardi di lire versata a Primo Greganti dal gruppo Ferruzzi per gli appalti Enel. E scoprì che il denaro per metà era stato utilizzato per l'acquisto di un appartamento a Roma, e per metà parcheggiato su un conto svizzero. Insomma, Greganti prese quei soldi per conto del partito e poi se li tenne. Il che non risparmiò al «Compagno G» una condanna per corruzione, chiesta dal pool coordinato da D'Ambrosio (il pm era Paolo lelo, subentrato alla Parenti divenuta deputata di Forza Italia), inflitta dal Tribunale di Milano, confermata in appello e in Cassazione. In aula, lelo sostenne che Greganti ricevette il denaro «per conto della direzione centrale del Pds» e la Cassazione confermò: «Greganti è il fiduciario del Pci pronto a mettere a disposizione i versamenti e ipropri conti personali per esigenze lecite e illecite del partito». In un altro processo, lo stesso pool coordinato da D'Ambrosio chiese e ottenne un'altra condanna (anch'essa definitiva) a carico di Greganti per un finan- // Cavalier Bugiardoni 129 ziamento illecito dalla Fiat. In tutto, a Milano, il «Compagno G» ha totalizzato ) anni di reclusione.

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Caro don Massimiliano, la ringrazio molto per il suo appoggio, cercherò di essere all'altezza e le prometto sin da ora due mesi e mezzo di astinenza sessuale assoluta, fino al 9 aprile (al prete cagliaritano don Massimiliano Pusceddu, suo fervente supporter, il Giornale, 29 gennaio 2006). Voto di astinenza? Nemmeno per sogno. Son cose che si dicono ma non si fanno (1 febbraio 2006). Solo Napoleone ha fatto più di me (Corriere della Sera, 11 febbraio 2006). Sono una vittima, mi sacrifico per tutti. Io sono il Gesù Cristo della politica (la Repubblica, 13 febbraio 2006). 2. Il Grande Smentitore Non c'è giorno che non debba scoprire, con meraviglia, con divertimento e talvolta con rincrescimento, di aver detto cose che non solo non mi sono mai sognato di dire, truche sono assolutamente lontane dal mio modo di essere, di sentire e di esprimermi. Ma tant'è! Hanno deciso che debbo fare scandalo e scandalo tentano di fare usando male le mie parole (quelle effettivamente pronunciate, ma anche quelle che non ho neppure pensato), manipolandole in un modo o in un contesto diverso, aggiungendo, togliendo e spostando, tagliando e cucendo in modo da ricostruire il mio pensiero a modo loro, arbitrariamente, finendo per farmi esprimere concetti o giudizi diversi, o addirittura capovolti, rispetto alla realtà del mio discorso o del mio pensiero (Ansa, 12 marzo 1994). Gianni Agnelli mi ha detto che, in caso di vittoria delle sinistre, le imprese italiane varrebbero il 30 o il 40% in meno e ha aggiunto: «Anche così, chi se le comprerebbe?» (12 marzo 1994). Poi Agnelli smentisce. E Berlusconi a ruota: Sono stato frainteso (12 marzo 1994). 130 Le mille balle blu La nostra responsabilità è quella di dare un governo a questo Paese. Nel caso invece di un governo istituzionale saremmo di fronte a una situazione impossibile che va contro la volontà dei cittadini. Una situazione che potrebbe addirittura portare a disordini gravi. E questo vale anche per nuove elezioni (14 agosto 1994). Dopo le comprensibili polemiche, ecco puntuale la smentita che non smentisce nulla, ma conferma tutto: II mio era un messaggio positivo, ma è stato travisato e ribaltato di 180 gradi dai giornali che remano contro gli interessi del Paese. Io ho detto che un governo istituzionale avrebbe contro la volontà dei cittadini e credo che questo possa portare dei disordini economici e anche dei disordini veri e propri (15 agosto 1994). Il Parlamento mi fa perdere tempo (10 ottobre 1994). Altre polemiche, altra smentita: Io ho anche paura a parlare, si rischia sempre di vedere capovolto quel che è stato detto (Ansa, 15 ottobre 1994). Agnelli e De Benedetti mi scatenano contro i loro giornali. Feltri è impazzito, Funari non mi è simpatico, Fede non riesco a scrollarmelo di dosso, Di Pietro si crede il padrone dell'Italia, Bossi parla come un ubriaco da bar (l'Indipendente, 17 agosto 1994). Solito copione. Polemiche e smentita: Smentisco tutto, la cronaca dell'Indipendente è un cumulo di falsità (17 agosto 1994). Mussolini, in una certa fase, è stato un grande statista. Dopo, ovviamente, ha represso le libertà e portato il Paese alla guerra. Chiaro che il risultato finale è la condanna, ma per un certo periodo Mussolini fece cose positive (al Washington Post, 27 maggio 1994). Le dichiarazioni attribuite a Berlusconi non sono mai state fatte. Si riferiva a una frase di Fini (nota ufficiale di Forza Italia, 29 maggio 1994). Anziché l'immagine della Madonna, sul comodino ho sempre tenuto la foto dell'avvocato Agnelli (25 ottobre // Cavalier Bugiardoni 131 La foto di Agnelli sul comodino non l'ho mai avuta. I titoli dei giornali hanno travisato tutto (28 ottobre 1994).

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Per Prodi si è usata la stessa tecnica di Lenin e Stalin: quella dell'utile idiota: si prende una persona, la si mette lì e ci si nasconde dietro... Barbara Palombelli sembrava una gallina, tanto era astiosa (La Stampa, 15 aprile 1995). Non ho mai detto che Prodi è un utile idiota e che la Palombelli sembrava una gallina (17 aprile 1995). Farò un annuncio importante subito dopo i referendum (10 giugno 1995). Ho detto che farò un annuncio. Non questa sera, ma domani (11 giugno 1995). Vedo che giornali e telegiornali continuano ad annunciare una mia dichiarazione bomba. Niente che io abbia detto autorizza a pensare questo (12 giugno 1995). Massimo D'Antona [assassinato dalle Br, nda] è stato vittima di un regolamento di conti interno alla sinistra (Ansa, 21 aprile 2001). Poi il premier capisce l'enormità di quel che ha appena detto e, nella stessa conferenza stampa, cerca di minimizzare: La mia non vuole però essere una affermazione. La mia è solo una impressione, anzi il ricordo di una sensazione che provai in quei giorni leggendo i giornali, la mia è una valuta-zione assolutamente esterna, non un giudizio (ibidem). Quando poi la vedova Olga D'Antona protesta sdegnata, lui le scrive una lettera per riconoscere che: La mia frase si è prestata all'equivoco per il tentativo di strumentalizzazioni di alcune mie dichiarazioni (ibidem). Ho detto a George Bush che vinceremo noi. Il governo statunitense teme un cambio di governo in Italia perché è avvertito dei progetti della sinistra (a Washington, parlando con i giornalisti dopo l'incontro con il presidente Usa, Ansa, 31 ottobre 2005, ore 20.14). Allora Vittorio Zucconi di Repubblica gli domanda: «Presidente, è sicuro che Bush abbia detto una 132 Le mille balle blu politico e diplomatico spaventoso, un'ingerenza volgare e capace di scavare ancora più a fondo nella antipatia crescente per questa America bushiana?». Lui allora fa retromarcia: No, no, Bush non lo ha detto, sono io che deduco logicamente che gli Stati Uniti non potrebbero non temere la vittoria di una sinistra che ha in programma il ritiro dall'Iraq. Ma è evidente che il governo americano teme un cambio politico per i progetti annunciati dalla sinistra. Teme un effetto Zapatero, con un ritiro immediato dall'Iraq proprio come ha annunciato il leader dell'Unione. Uno più uno fa due e quindi Bush teme quei progetti. Ma come sempre gli Stati Uniti non interferiscono nei problemi interni di altri Paesi, specialmente nei periodi elettorali e pre-elettorali. Segue dichiarazione di Fred Jones, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, che smentisce tutto: «Le elezioni italiane sono un problema del popolo italiano» (Ansa, 31 ottobre 2005, ore 23.46). C'è chi pensa di salvarsi offrendosi al vincitore, ma parte da una valutazione errata (riferendosi all'Udc, La Stampa, 16 agosto 2005). Immediata la reazione del segretario U de Marco Fottini: «Levocazione di doppi giochi, tradimenti e passaggi di campo nei confronti di un partito coerente e sicuro come l'Udc è semplicemente miserevole. Ci aspettiamo dal presidente del Consiglio una smentita chiara e netta». Puntualmente il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti smentisce: «Nessuno in Forza Italia, tantomeno il presidente Berlusconi, ha pronunciato parole legate al concetto di tradimento o di traditore nei confronti dei nostri alleati». L'operazione su Alitalia [il piano di risanamento varato dal governo, nda] è stato accettata dall'Europa. Sta cominciando a funzionare la nostra presenza in Europa e penso che il peso che abbiamo, anche grazie a un ottimo Commissario europeo e a un presidente di commissione non ostile stia cominciando a dare i suoi frutti (29 aprile 2005, ore 13.39). Immediata la smentita da Bruxelles del portavoce del commissario Uè ai Trasporti Jacques Barrai: «Nessuna decisione su Alitalia è stata presa» (Ansa, 29 aprile 2005, // Cavalier Bugiardoni 133

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Io il lifting non lo volevo fare. Sono stato tirato dentro a farlo. È stata Veronica a spingermi a fare il lifting (27 gennaio 2004). Ma Veronica lo sbugiarda: «II lifting è stata un'idea sua». Mussolini non ha mai ucciso nessuno: gli oppositori li mandava in vacanza al confino (a The Spectator, 4 settembre 2003). Poi, nella bufera delle polemiche, tenta di correggere il tiro invocando come alibi lo stato di ebbrezza: Eravamo alla seconda bottiglia di champagne (19 settembre 2003). Ma gli intervistatori lo smentiscono a stretto giro: «Quel giorno a Villa La Certosa abbiamo bevuto solo té freddo». Sulla legge Gasparri non c'è stata alcuna perplessità da parte del presidente della Repubblica (all'indomani di un incontro al Quirinale, Ansa, 2 agosto 2003, ore 12.31). // Quirinale lo smentisce subito con un comunicato: «Nel corso degli incontri che il presidente della Repubblica Ciampi ha avuto con il presidente del Consiglio Berlusconi l'argomento riguardante i contenuti del disegno di legge Gasparri non ha formato oggetto di colloquio» (Ansa, ore 15.22). Berlusconi deve rettificare dando la colpa ai giornalisti: II presidente del Consiglio Silvio Berlusconi conferma che nel suo recente colloquio con il presidente della Repubblica non si è affatto parlato del ddl Gasparri (nota ufficiale di Palazzo Chigi, Ansa, 1° agosto, ore 17.53). Questa legge [il Lodo Maccanico-Schifani, che garantisce l'impunità alle cinque alte cariche dello Stato, nda] è un'autonoma iniziativa parlamentare sostenuta dal presidente della Repubblica. Io personalmente ero contrario, perché contro di me sono state formulate false accuse (a Radio Europe 1, Ansa, 30 giugno 2003, ore 10.29). Immediata e irritata la smentita del Quirinale. Segue affannata precisazione del solito sottosegretario Bonaiuti: «II Lodo Maccanico è una iniziativa parlamentare. E a questa proposta il presidente della Repubblica è ovviamente estraneo» (Ansa, 30 giugno 2003, nt-a 70 T9l 134 Le mille balle blu Ho fatto un'esposizione sommaria della legge finanziaria, della quale abbiamo toccato i punti principali, e che ha trovato un'ottima accoglienza sia da Prodi sia dal commissario Pedro Solbes (Ansa, 10 ottobre 2001, ore 17.11). Il presidente della Commissione europea Romano Prodi cade dalle nuvole: «Non ne abbiamo mica parlato» (Ansa, ore 17.45). Anche il commissario Uè agli Affari economici Pedro Solbes smentisce: «Non abbiamo dato giudizi di alcun tipo sulla finanziaria italiana, ma solo confermato che la stiamo studiando e che al momento opportuno daremo le nostre valutazioni. Non c'è stata alcuna discussione» (Ansa, ore 17.47). Berlusconi fa retromarcia, parlando di una sorta di silenzio-assenso: Io ho illustrato l'azione del mio governo, Prodi e Solbes mi hanno ascoltato in silenzio (11 ottobre 2001). Pannella? Ormai è immerso nella sua follia (dai giornali del 12 aprile 1995). Polemiche, smentita: È una storia assolutamente inventata, un caso classico da mettere in bacheca per illustrare come si possa capovolgere la realtà, un esempio tipico di disinformazione. È andata in una maniera molto semplice: durante un incontro gioioso, in cui ero particolarmente ironico, in cui scherzavo di tutto e di tutti, naturalmente non quando parlavo delle disgrazie attuali del Paese, lì sarei veramente impossibilitato a sorridere, una signora del pubblico con cui avevo appena scherzato mi dice: «Ma Pannella dove sta?». E io ho risposto: «Chi lo sa, probabilmente è immerso nella sua follia», con evidente ironia e con evidente affetto (Tg2, 12 aprile 1995). Negli anni Settanta dovevo fare lunghe file per seguire una pratica e poi passare da un ufficio all'altro con l'assegno in bocca, perché così si usava nella pubblica amministrazione. È stato così che ho smesso di costruire a Milano (al Forum della Pubblica Amministrazione, Ansa, 9 maggio 2003). Dopo la tragicomica confessione, capisce di averla detta grossa e tenta di metterci una pezza: La stampa ha frainteso. In verità non ho mai accettato di andare con buste in bocca, né tanto meno non ho mai voluto rhe In facessero i miei CnUaboratnri rifiiitanrl<-> /-in<=.ct/-v // Cavalier Bugiardoni 135

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calvario per ottenere le licenze edilizie. Tant'è che non presentai più domande a Milano, ma me ne andai fuori, in comuni più piccoli. Anche in questo caso c'è una opposizione che ribalta la realtà (Ansa, 10 maggio 2003). Il presidente D'Amato ha trovato condivisibile il decreto fiscale, anche se non ha fatto salti di gioia (Ansa, 20 settembre 2002, ore 17.26). Ma subito il presidente di Con/industria Antonio D'Amato lo smentisce: «Non ho mai condiviso il decreto fiscale del governo. Non avrei mai potuto condividerlo non conoscendolo. Tantomeno posso condividerlo oggi: è un provvedimento dannoso per l'economia» (Ansa, 20 settembre 2002, ore 20.07). Lo abbiamo dichiarato da molto tempo. Di fronte a questa posizione di Forza Italia, credo che chiederemo ai governatori di non presentare alcuna lista. La posizione di Forza Italia vale per tutte le regioni d'Italia (il Giornale, 12 gennaio 2005). Due giorni dopo tutti i giornali annunciano: «Accordo fatto nella Cài: sì alle liste di Storace nel Lazio e di Biasotti in Liguria, no a quelle di Formigoni in Lombardia e di fitto in duglia». ELLEKAPPA D¡ PAROLA QOAMbO UNA POI bice DI AVÉRLA 136 Le mille balle blu Se la sinistra andasse al governo, questo sarebbe l'esito: miseria, terrore, morte. Così come avviene ovunque governi il comunismo, Non sarebbe lo Stato liberale che vogliamo noi (Panorama, 17 gennaio 2005). Poi la solita smentita: Piero Passino fa sempre ricorso a un ribaltamento della realtà rispetto a ciò che io dico. Come quando mi ha fatto dire una cosa che io non posso aver detto e cioè che se i comunisti andassero al governo sarebbe miseria, terrore e morte. Io ho solo detto che, guardando alla Storia laddove il comunismo ha governato, ha represso le libertà e abbattuto l'economia e ciò ha portato miseria terrore e morte... La sinistra al potere sarebbe un guaio importante. Temiamo che in caso di vittoria dell'Unione si possano produrre azioni contro l'altra parte: azioni non democratiche. Che possano scatenare giudici politicizzati o portare a termine provvedimenti economici contro una classe sociale (a «Porta a Porta», 31 marzo 2005). In Italia c'è uno Stato manifesto, costituito dal governo e dalla sua maggioranza in Parlamento, e c'è uno Stato parallelo: quello organizzato in forma di potere dalla sinistra nelle scuole e nelle università, nel giornalismo e nelle tv, nei sindacati e nella magistratura, nel Csm e nei Tar, fino alla Consulta. Se si consentirà a questo Stato occulto di unirsi allo Stato palese, avremo in Italia un regime vendicativo e giusti-zialista, mascherato di legalità e ostile a tutto ciò che è privato (a Panorama, 5 aprile 2005). Segue, in serata, una scom-bicchierata smentita: Smentisco che in Italia l'avvento della sinistra al potere possa portare miseria, terrore e morte. Non l'ho mai detto, questa è una delle tante bugie orchestrate dalla sinistra. Quelle a Panorama non sono parole mie, sono riferimenti all'opinione di una parte dell'Italia (a «Ballarò», 5 aprile 2005). «Già da settembre cominceremo una progressiva riduzione del numero dei nostri soldati in Iraq.» Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel corso della trasmissione televisiva «Porta a Porta», aggiungendo che, co- rr»nfu"in<» rv»<-»ll-r\ rii T^RnHf^ra rl al I o r-ar\or-ito r\f*\ m^T7^»t*r\r\ i t-/i . // Cavalier Bugiardoni 137 cheno di dotarsi di strutture di sicurezza accettabili: «Ne ho parlato con Tony Blair, ed è l'opinione pubblica dei nostri Paesi che si aspetta questa decisione» (comunicato ufficiale sul sito della Presidenza del Consiglio, 16 marzo 2005).

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«Già da settembre potremmo cominciare una progressiva riduzione del numero dei nostri soldati in Iraq.» Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel corso della trasmissione televisiva «Porta a Porta», aggiungendo che, comunque, molto dipenderà dalla capacità del governo iracheno di dotarsi di strutture di sicurezza accettabili: «Ne ho parlato con Tony Blair dicendogli che dobbiamo costruire una exit strategy precisa. Anche perché le nostre opinioni pubbliche aspettano questa comunicazione» (comunicato ufficiale sul sito della Presidenza del Consiglio, dopo le proteste dei governi inglese e americano, 17 marzo 2005). Per la serie: trova l'errore. Ho trascorso una giornata terribile per la notizia precisa e verificata di un attentato su Roma nel giorno di Natale. Un aereo dirottato sul Vaticano. Un attacco dal cielo, chiaro? E poi un allarme su un attentato devastante che avrebbe colpito un certo giorno le metropolitane di Roma o di Milano. La minaccia del terrorismo è in questo istante altissima. Ho passato la vigilia a Roma per fronteggiare la situazione. Ora mi sento più tranquillo, passerà. Lo diceva Eduardo. Non è fatalismo, ma la coscienza di avere la guardia alta (a Renato Farina di Libero, 28 dicembre 2003). // Vaticano, ignaro di tutto, chiede spiegazioni. Palazzo Chigi smentisce a metà con una nota ufficiale: II presidente del Consiglio non ha rilasciato alcuna intervista. Non si può confondere un veloce scambio di auguri natalizi con delle dichiarazioni politiche. Le frasi virgolettate sono farina del sacco di Farina (Ansa, 28 dicembre 2003). Non c'è stato nessun rinvio del pacchetto sicurezza. Visto che non ci sono pericoli immediati: la prossima settimana lavoreremo insieme per verificare le misure già in atto e vedere rnsii o atrii in ar^rt* Ì1£ liir.li/- 138 Le mille balle blu Non abbiamo informazioni di attentati imminenti e dunque non c'è urgenza (per la legge anti-terrorismo, Corriere della Sera, 17 luglio 2005). Ci sono 13 mila obiettivi sensibili che sono sotto controllo. Siamo nella massima allerta (28 luglio 2005). Io sono oggetto di una minaccia diretta. Un kamikaze allo stadio contro di me. Ma non è una questione di me. Qui c'è di mezzo l'Italia. Come fate a non avere questa avvertenza? Siamo esposti ad attacchi micidiali del terrorismo. Io non rinnego nulla, espongo sempre la verità per togliere pretesti propagandistici a chi vuole organizzare stragi. Per questo evidenzio la mia assoluta disponibilità al dialogo con i Paesi islamici (a Libero, 3 novembre 2005). Per entrare in vigore è necessario che le leggi siano firmate dal capo dello Stato e che le sirene della sinistra non siano ascoltate dal presidente della Repubblica (a proposito delle perplessità del Quirinale sulla legge «salva-Previti», 26 febbraio 2005). Il Quirinale attende per 24 ore una smentita, poi replica con un secco comunicato: «Hanno destato sorpresa le parole attribuite al presidente del Consiglio dei ministri. È a tutti ben noto che, in questa come in altre materie, non è costume del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi dare ascolto a suggerimenti o critiche gratuite da qualsiasi fonte provengano. Tutti i provvedimenti legislativi rinviati dal capo dello Stato al Parlamento sono stati sempre accompagnati da messaggi debitamente, convintamente, dettagliatamente motivati» (Ansa, 27 febbraio 2005). Così Berlusconi è costretto alla retromarcia, ovviamente dando la colpa a fantomatici fraintenditori: Le dichiarazioni del presidente del Consiglio non hanno palesemente inteso mettere in dubbio la correttezza costituzionale delle decisioni del capo dello Stato. Erano una chiara allusione ai tanti e bene identificabili personaggi della sinistra che pretendono di dargli consigli non certamente disinteressati (Ansa, 28 febbraio 2005). Lavoriamo a un grande progetto: costruire case per tutto quel 19% di famiglie italiane che vive in condizioni di vita non causata da questo governo. Abbiamo un piano Il Cavalier Bugiardoni 139 fattibile (la Repubblica, 12 novembre 2005). Poi, fra le risate generali per l'assurdità di un progetto così faraonico e irrealizzabile, arriva puntuale la smentita:

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Case per tutti i poveri? Non l'ho mai detto, come sempre mi hanno frainteso. Le mie parole sono state strumentalmente modificate. Il messaggio era: case possibili per gli sfrattati. Reperiremo terreni a prezzo agricolo utilizzando i migliori architetti: case non certo da assegnare al 19% di italiani in affitto, ma solo a coloro che sono stati sfrattati perché non arrivano a fine mese (la Repubblica, 16 novembre 2005). Poi torna alla versione originaria. Stiamo preparando un piano per dare una casa a chi non ce l'ha (a «Radio anch'io», 24 gennaio 2006). 3. Lo smemorato di Cologne Non possiamo nemmeno metterci a parlare con questi per-sonaggetti della sinistra che un giorno dicono una cosa e l'altro l'esatto contrario: dei veri e propri Ridolini della politica (19 novembre 1999). Il mio cervello va a una velocità superiore alle parole (Ansa, 6 giugno 2003). Bisogna essere chiari e coerenti, perché alla fine la coerenza paga sempre (6 marzo 1994). Il Viminale si può anche dividere (26 aprile 1994). Il ministero dell'Interno? Non ho intenzione di sdoppiarlo (28 aprile 1994). Nei primi cento giorni di governo è impegno prioritario di questo governo accelerare le privatizzazioni, partendo da Ina, Stet, Enel ed Eni (al Senato, 16 maggio 1994). Perché mai dovremmo vendere delle aziende che vanno bene? Non vedo il motivo di tutta questa fretta (a una cena con gli industriali in casa Agnelli, a Roma, 23 settembre 1994). Le orivatizzazioni vanno fatte, ma non subito: farle ora 140 Le mille balle blu significherebbe svendere ai tedeschi o ai giapponesi le nostre aziende. Non possiamo farci colonizzare, meglio aspettare tempi migliori («Temporeale», 13 aprile 1995). C'è urgente necessità di adeguare le regole al nuovo sistema politico nato dalla nuova legge elettorale (16 maggio 1994). Chi, come D'Alema, ci chiede le regole dice delle pure stupidaggini (14 novembre 1994). Il bilancio dello Stato è terribile (18 luglio 1994). Gli indicatori economici danno evidenti segnali di ripresa. Il nervosismo dei mercati finanziari si rivela come una febbre benigna, quasi un riscaldamento prima della partenza (25 luglio 1994). Il marco ha appena battuto tutti i record sulla lira, toccando quota 1003 e la Borsa è crollata del 4%. L'Italia non è mai andata così bene, siate sereni e riposatevi. Agli italiani dico: Luone vacanze, e tornate tonificati, perché ci rimboccheremo le maniche per un futuro di benessere e di libertà. Sono solo tuoni, ma la realtà è che non piove... Tranquilli, ci aspetta un grande futuro (12 agosto 1994). È il venerdì nero della lira, con il marco a 1030. ELLEKAPPA IL. CI iN!FORMA CM£ HA 1C p£R GLI KAUAMI <¿ UÑA GODDISFAZIOMÊ POTER CONlblVlb£££ UÀ GIOIA e // Cavalier Bugiardoni 141 La fiscalità è obiettivamente eccessiva e va drasticamente ridotta e sottoposta a un limite massimo fissato per legge... È il nostro elemento di maggiore differenza nei confronti del cartello delle sinistre (2 gennaio 1994). Ridurremo il numero di tasse da 200 a 10 (28 febbraio 1994). Il tetto fiscale sarà ridotto al 30% (6 marzo 1994).

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Ci vuole un'aliquota unica del 33 % (8 marzo 1994). Ci vuole un drastico taglio della pressione fiscale e una riduzione dell'Irpef. Ad esempio, esentando tutti i redditi al di sotto dei 10 milioni all'anno (17 maggio 1994). Durante il primo governo Berlusconi non solo le tasse non diminuiscono, ma addirittura aumentano. Il governo deve intervenire per rilanciare la nostra industria dell'auto, riducendo o abolendo la tassa di immatricolazione o quella sul possesso (24 febbraio 1994). Ho già pronti i disegni di legge per dare una svolta al Paese nei primi cento giorni di governo. Punto primo: l'occupazione. Agiremo con sgravi fiscali immediati alle imprese... Bisogna intervenire sul mercato automobilistico che è in grave sofferenza (a La Stampa, 31 marzo 1994). Il governo Berlusconi si rimangerà anche la promessa di sgravi fiscali all'industria dell'auto. Agnelli mi aveva presentato il conto dopo le elezioni, ma io ho detto di no: non potevo mica sovvenzionare con soldi pubblici le loro aziende... (15 agosto 1994). Le nonne, le mamme, le zie stiano tranquille. Non sarà toccata una lira delle pensioni attuali (10 settembre 1994). Diciotto giorni dopo il governo Berlusconi vara il decreto taglia-pensioni. Non ho colpito i diritti, ma solo le illusioni... Una delle mie zie mi aveva promesso una torta di compleanno con le candeline se avessi mantenuto la promessa di non toccare i diritti acquisiti. Ora ho mantenuto la promessa e avrò la torta (28 settembe 1994). La finanziaria non si cambia né con uno né con dieci scioperi generali (14 nttr>Kr<=- 1QQA\ \J~ £,„..*.,..- ----- - ------- - ----- '--• • 142 Le mille balle blu Stralciare le pensioni dalla finanziaria? È una proposta che ci renderebbe ridicoli all'estero e ci farebbe perdere ogni credibilità. Siamo persone serie, non irresponsabili. Piuttosto, torniamo tutti a casa (16 novembre 1994). Subito dopo il governo fa retromarcia e stralcia le pensioni dalla finanziaria. Il presidente del Consiglio si basa su una maggioranza che può cambiare (7 giugno 1994). Chi cambia alleanza è un giuda, un traditore, un ladro di voti (22 dicembre 1994). Questo non è il momento delle discese in piazza (26 settembre 1994, quando in piazza scendono i lavoratori contro la finanziaria). La gente che scende in piazza in mio favore mi commuove, e mi da la carica ancora maggiore a non desistere (27 novembre 1994, quando in piazza scendono i suoi seguaci contro l'ipotesi di crisi di governo). Se fanno cadere il mio governo, mi appello al popolo (23 novembre 1994). Io non ho mai fatto appelli al popolo (23 dicembre 1994). A quest'umiliazione reagirò gridando nelle piazze e sulle televisioni (12 gennaio 1995). Un'altra conduzione del governo? Non l'ho mai escluso, mai detto né pensato «dopo di me il diluvio» (5 dicembre 1994). Non ritengo che l'unico premier possibile sia il signor Berlusconi (23 dicembre 1994). Per me il governo è un tormento, non sono legato alla poltrona. Credo che non ci sia alcun ostacolo alla possibilità che un'altra persona guidi il governo (30 dicembre 1994). Se concedessimo la fiducia a un governo guidato da un premier diverso da quello che gli italiani hanno voluto, tradiremmo. Niente soluzioni subordinate (3 gennaio 1995). Sarebbe accettabile un governo istituzionale che compren-Aa tiirtp \f fnr7f Dolitiche. Un anverno rii transÌ7Ìnnp npr // Cavalier Bugiardoní 143 dare modo al Parlamento di preparare in fretta nuove regole elettorali, sistema uninominale a doppio turno, e ridia al più presto la parola agli elettori (24 febbraio 1994). Un governo istituzionale sarebbe un golpe bianco, consociativo e antidemocratico (29 dicembre 1994).

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Il governo tecnico è facilissimo da fare: il presidente decide gli uomini e il Parlamento sa già che deve dargli la fiducia (11 maggio 1994). Un governo del presidente, un governo dei tecnici o come lo si voglia chiamare, non ci sono dubbi: è un colpo di Stato (6 gennaio 1995). Penso a un governo tecnico con noi dentro (28 gennaio 1996). Non ci può essere un governo a termine, non è nella nostra Costituzione. La fiducia o la sfiducia la da il Parlamento, non certo Fini, D'Alema o Buttiglione (23 novembre 1994). Non mi vengano a dire che non si può indicare fin da oggi la data delle dimissioni di Dini e delle elezioni anticipate. Ma dove sta scritto? (2 gennaio 1995). Un governo che duri diciotto o ventiquattro mesi, poi si va alle elezioni (29 dicembre 1995). Io i referendum [contro il suo monopolio tv, nda] li voglio fare. I sondaggi mi danno vincente su tutta la linea (5 marzo 1995). Questo Parlamento non può fare nessuna legge per evitarli. È una farsa, una caricatura della democrazia (28 marzo 1995). Nessuna leggina per evitare i referendum (5 aprile 1995). Questi sono referendum truffa... Nessuna trattativa per evitarli (3 marzo 1995). Io sono pronto a qualsiasi soluzione per evitarli, purché non si voglia la nostra distruzione (4 maggio 1995). Sono pronto a trattare, ma su basi certe. O si evitano tutti, o non se ne evita nessuno. Se questa azienda deve morire, preferisco che muoia con le armi in pugno, gloriosamente, 144 Le mille balle blu cambia solo il tipo di esecuzione: invece di un plotone che spara contro uno che sta al muro, la morte del malcapitato avviene lo stesso per altra via, per veleno, per coltello, per impiccagione (8 maggio 1995). Le elezioni anticipate sarebbero negative, aprirebbero un periodo di tempo senza governo e senza risposta agli urgenti problemi del Paese, che invece ha bisogno di essere governato (15 agosto 1994). Le elezioni anticipate sono l'unico strumento per far tornare la democrazia in questo Paese (10 gennaio 1995). L'Italia ha bisogno di una salutare doccia di schede elettorali (15 ottobre 1995). Chi chiede le elezioni oggi è un irresponsabile (28 gennaio 1996). Non capisco tutta questa fretta per la legge Girami sul legittimo sospetto (31 luglio 2002). La legge sul legittimo sospetto è una priorità per il governo (30 agosto 2002). Faremo le riforme da soli. È impossibile il dialogo con questa opposizione mistificatrice (il Giornale, 4 dicembre 2002). Ho un sogno: uscire finalmente dallo scontro fra maggioranza e opposizione. Penso soprattutto alla riforma della Costituzione, che non è la legge di una parte ma di tutti i cittadini, e che va ammodernata nella concordia, con il concorso non solo della maggioranza, ma di tutti (Corriere della Sera, 28 dicembre 2002). Poi naturalmente la riforma della Costituzione la farà senza, anzi contro l'opposizione. Il professor Bobbio non ha titolo per essere offensivo con Forza Italia sul tema della democrazia. Il suo personale passato non lo autorizza (8 ottobre 1994). Bobbio fa affermazioni false e guarda a fatti del passato estranei e lontanissimi da una nuova classe politica che viene dal fronte delle professioni (dopo le critiche di Norberto Bobbio al primo governo Berlusconi, 12 ottobre 1994). Bob- ht'fì ni »»,„ ¿_ \ ..; // Cavalier Eugiardoni 145 II Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi partecipa a nome suo personale e del governo al lutto della famiglia per la scomparsa del professor Norberto Bobbio. Lo afferma un comunicato dell'ufficio stampa della Presidenza del Consiglio riferendo il contenuto di un telegramma inviato

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da Palazzo Chigi. «Nel corso della sua lunga carriera di docente - continua il messaggio - il professor Bobbio ha dato lustro al mondo accademico italiano ed europeo con l'originalità del suo pensiero e con il suo continuativo impegno» (comunicato Ansa, 9 gennaio 2004). Bobbio è morto. 10 non mi siederò mai più allo stesso tavolo con Umberto Bossi. È totalmente inaffidabile, un monumento di slealtà. Non appoggerò mai più un governo che sia appoggiato an che da Bossi. La mia chiusura non è verso la Lega, ma verso 11 signor Bossi (2 febbraio 1995). Nel 1999 sigla un nuovo accordo con Bossi per le elezioni amministrative del 2000 e per quelle politiche del 2001 e da allora i pranzi e le cene fra i due non si contano più: Oggi pranzo fra Berlusconi e Bossi nella casa di Gemo-nio, per sigiare l'accordo con la Lega Nord in vista delle elezioni regionali (Tgl, 26 dicembre 2004). Quando si assume un ruolo come questo, la vita cambia. I cattolici la chiamano la «Grazia dello status». È una cosa che ti fa diventare una persona diversa senza che tu te ne accorga. Già stanotte ho dormito da persona diversa, anche se con lo stesso pigiama (30 aprile 1994). Io sono l'unto del Signore, c'è qualcosa di divino nell'essere scelto dalla gente. E sarebbe grave che qualcuno che è stato scelto dalla gente, l'unto del Signore, possa pensare di tradire il mandato dei cittadini (25 novembre 1994). Io unto del Signore? Non ho mai pronunciato questa sciocchezza (9 marzo 2004). A Nassiriya ci andrò quando lo decido io e non quando me lo chiedono i giornali, visto che in Italia ancora non si è in- 146 Le mille balle blu deciso di andare in una data alla fine dell'anno passato, e questa è stata resa nota da alcuni giornali [per esempio il suo Giornale, nda]. A quel punto i vertici delle Forze Armate hanno fatto sapere che esisteva un reale pericolo. I ribelli iracheni potevano centrare il mio aereo con un missile a lunga gittata. E quindi il presidente del Consiglio, con la saggezza che vi è nota, ha deciso di non andare (30 gennaio 2004). Non sento alcun bisogno di andare a Nassiriya, sarebbe solo una operazione dimostrativa e retorica (26 marzo 2004). Berlusconi a Nassiriya (cronaca dell'Ansa, 10 aprile 2004). Non c'è nessun impegno per Buttiglione alla Commissione europea (La Stampa, 17 luglio 2004). Rocco, ho sempre pensato che tu saresti un ottimo commissario Uè, e lo penso ancora (telefonata a Rocco Buttiglione, 18 luglio 2004). Un secondo mandato per Ciampi? Non credo che sia interessante neanche per lui (7 maggio 2005). La rielezione di Ciampi è un'ipotesi certamente possibile. Mi sembra però prematura (20 novembre 2005). Con il partito unico ci potrà essere gloria per tutti. Ci saranno tanti incarichi: quello di presidente del partito, di segretario del partito, di presidente del Consiglio e anche la carica di presidente della Repubblica (20 maggio 2005). Il partito unico dei moderati? Nessuna frenata: sono assolutamente convinto che il partito unico si farà. Anzi, è già fatto (15 giugno 2005). Alla fine non si farà alcun partito unico e tutti i partiti della Cdl si presenteranno in ordine sparso alle elezioni, in competizione fra loro. È a quel punto che Berlusconi escogita la formula dell'«attacco a tre punte», dove le altre due sarebbero Fini e Casini. Un orizzonte che non dobbiamo precluderci è l'innalzamento dell'età pensionabile a 68 anni (3 novembre 2005). Io non ho mai proposto di spostare l'età pensionabile a 77 Cavalier Bugiardoni 147 4. Indietro piano, quasi avanti Non ho mai parlato a vuoto in vita mia, la mia vita lo dimostra (7 aprile 1994). Metterò una tassa sulle chiacchiere (31 luglio 1994).

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Se dovessimo vincere noi, come credo, sono anche disposto a fare un passo indietro. Faccio un mestiere che mi piace, sarei ben contento di continuare a farlo (28 gennaio 1994). Non so se avrò voglia di tornare a Palazzo Chigi. Troppo faticoso. La Presidenza del Consiglio non la reputo essenziale, non ho questa ambizione personale (10 febbraio 1995). Non sono ancora stato preso dal virus della politica. Se l'interesse del Paese sarà di avere un altro presidente del Consiglio che non si chiami Silvio Berlusconi, Silvio Berlusconi si dichiara già ora prontissimo a fare non uno ma due, tre, dieci passi indietro (1° marzo 1995). ELLEKAPPA GoveR.Nio NOM HA <£MPO DA PAGGA SUBITO DALLE ALL6 148 Le mille balle blu Non ho mai avuto una spinta irrefrenabile a stare a Palazzo Chigi. Non mi ritengo indispensabile. Sono assolutamente favorevole a un tecnico a Palazzo Chigi, io potrei restare leader del Polo in cabina di regia (13 aprile 1995). Un passo indietro? No, due passi avanti (lettera a Vittorio Feltri, il Giornale, 10 maggio 1995). Si parla tanto di passi indietro. Qualcuno pensa addirittura che io possa fare un passo indietro. Invece bisogna fare due passi avanti (a il Giornale, 10 maggio 1995). Il leader del Polo sono io, dove sarebbero le alternative? (10 maggio 1995). Io sono sceso in campo perché credevo che in Italia ci fosse una grande voglia di cambiamento. Questo volevo fare, non impelagarmi negli intrighi, nei sotterfugi, nei tradimenti. Quando D'Alema dice che come leader politico sono un incapace ha ragione, perché io non ho mai voluto essere un leader di quel genere. Quindi adesso che si torna al teatrino della politica, diventa inutile che io resti in pista. Meglio tornare a curare le mie aziende... C'è una situazione assurda che non mi consente neanche di tutelare i miei legittimi interessi (31 maggio 1995). Mi spiace di deludere qualcuno, ma non lascio la politica. Non lascio, anzi raddoppio. Una leadership non si crea e non si nega. O uno ce l'ha nel sangue, o non ce l'ha. Io credo di averla. Poi ho parlato con quasi tutti i miei alleati: non mi risulta che qualcuno l'abbia messa in discussione. Ma se c'è da sacrificarsi, mi sacrificherò (1° giugno 1995). Mi piace confermare agli elettori l'impegno che guiderò la prossima competizione elettorale, non faccio un passo indietro neppure rispetto a Forza Italia (20 giugno 1995). Qualora vincessimo le elezioni ho dato la mia disponibilità ^Q^ 1/1 nroctAf^m^ nel Consiglio m<j p-wp-ntnalmpnl-f» ci no- // Cavalier Bugiardoni 149 trebbe ritenere che sarebbe meglio attribuirla a qualcun altro. Buttigliene propone la mia candidatura alla presidenza della Repubblica? Se arriverà una riforma costituzionale per cui il capo dell'esecutivo sarà anche il capo dello Stato, eletto direttamente dal popolo, sarà giocoforza che io mi candidi (2 settembre 1995). Se gli italiani vorranno cambiare questo Paese, approfittare di quello che so fare, sono a disposizione: devono darmi fiducia e farmi arrivare al 51%. Altrimenti, tornerò al mio mestiere di imprenditore (23 settembre 1995). Con le altre forze del Polo decideremo al momento dovuto nell'interesse del Paese il candidato che in quel momento ci sembrerà migliore. Se mi verrà chiesto un sacrificio non mi tirerò certo indietro. Ma il sacrificio, sia chiaro, sarebbe tornare a Palazzo Chigi. Il ruolo di regista delle riforme, come

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leader del Polo in Parlamento, è un ruolo che mi attira molto di più di quello di presidente del Consiglio... (10 ottobre 1995). Ma quale passo indietro: io ne farò due in avanti. Ripeto ancora una volta che sciolte le Camere tutti insieme decideremo la soluzione migliore. Con me sempre in prima linea, chiaro? Lo dissi il giorno stesso delle mie dimissioni, che tornare a Palazzo Chigi era un'idea che non mi entusiasmava affatto... Il presidente del Consiglio non ha in mano alcun volante, non può nemmeno sostituire un ministro... Quante probabilità su cento ci sono che io sia ancora il candidato premier? 90%... In caso di rinvio a giudizio? Trattandosi di una decisione palesemente infondata, sarebbe del tutto ininfluente (a la Repubblica, 11 ottobre 1995). Se riconfermo la mia candidatura a premier? Al cento per cento. Da oggi [dopo il rinvio a giudizio, ndr] è tutto ancora più chiaro: il leader del Polo sono io, il candidato premier sono io. Sono determinatissimo, la gente vuole così. \ .3 settimana rM-r^ccim-;} Irv ci-M^rtU^^A ~~1J ~11—t-* C~ ^~« „,-—~ 150 Le mille balle blu d'accordo con me, ne traggano le conseguenze. Agli alleati dirò: «Signori, le cose stanno così». E se non gli piace, si accomodino... Scalfaro? Lo vedremo. (Per non darmi l'incarico) dovrà andare davanti al Paese e dire ai cittadini che chi ha vinto le elezioni non può fare il presidente del Consiglio. Il capo dello Stato è vincolato anche all'indicazione della maggioranza di Camera e Senato. Finché non c'è una condanna che comporti l'interdizione dai pubblici uffici, non ci sono ostacoli (la Repubblica, 16 ottobre 1995). Dopo Dini, elezioni subito. E io non posso esimermi dal proporre me stesso quale leader designato dal Polo. Io sono il leader del partito di maggioranza relativa, io sono il leader del Polo: non posso, soprattutto oggi, non essere il premier designato (22 ottobre 4995). Che il Polo sia diviso non è assolutamente vero. A volte ci sono diverse opinioni sulla linea da seguire, ma la mia leadership non è in discussione (5 novembre 1995). Passi indietro? Non intendo farne. Casomai saranno i cittadini a farmelo fare. Io non arretrerò di un millimetro (24 novembre 1995). Il leader lo decidono gli elettori (25 novembre 1995). Il capo del Polo sono io. Chi ci sta ci sta, chi non ci sta resti fuori (27 novembre 1995). Per me la leadership è una condanna. Sono pronto a lasciare, ho anche pensato di farmi da parte, vorrei tanto prendermi una bella vacanza all'estero, ma non è più il momento. Non ho alcuna voglia di tornare a fare il presidente del Consiglio! Ma devo farlo perché non ci sono alternative. La gente vuole ancora me, mi ferma per strada, mi chiede di restare (29 novembre 1995). Nel Polo c'è addirittura chi mette in discussione la mia lea- // Cavalier Bugiardoni 151 10 all'opposizione mi sento un pesce fuor d'acqua. Se per dessi, finirei per lasciare la politica (al Corriere della Sera, 18 dicembre 1995). Oggi come oggi l'unico che può dare garanzie di vittoria sono io (29 dicembre 1995). Non ho ambizioni personali di potere, né adesso né per il futuro. Io mi considero una risorsa a disposizione del Paese (a La Stampa, 30 dicembre 1995). 11 voto degli italiani è stato chiaro, non ci sono più dubbi, i numeri lo impongono: io devo fare il centravanti, il premier. Punto. Di questo argomento non parlerò più (1° luglio 1999). Magari è meglio fare un passo indietro nelle infrastrutture del traffico, strade e ferrovie, per poi poter fare un salto nel futuro e avere un Paese moderno (3 ottobre 2002).

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Se fra voi ci fosse un Croce, un De Gasperi, un Salvemini me ne andrei anche, ma non li vedo. Non vedo neanche un Van Basten in panchina... (in un vertice con i leader della Cdl, la Repubblica, 15 aprile 2005). Credo che, se dovessimo arrivare al partito unico e al bipartitismo perfetto, non avrei nulla in contrario a considerare la mia esperienza conclusa con un grande successo storico... Ho un'età che comporta anche la possibilità di una uscita dalla politica (30 aprile 2005). Ma no, non ci sono passi indietro o passi avanti. Bisogna fare quello che è necessario (Adnkronos, 20 maggio 2005). Potrei anche essere il padre nobile del nuovo partito unico (Ansa, 20 maggio 2005). Io padre nobile del centrodestra? No, io resto io e farò comunque la campagna elettorale. Escludo staffette per la leadershin (Ansa 75 152 Le mille balle blu Le primarie nel nuovo partito unico del centrodestra? Certamente. Deve essere un partito in cui tutti abbiano diritto di porsi come protagonisti. Per questo ci devono essere regole da studiare tutti insieme, su come si elegge il segretario, il presidente, su come si decidono le politiche... Deve essere un partito assolutamente democratico, ci mancherebbe altro (27 aprile 2005). Non vale la pena di fare le primarie: tanto si sa chi sono i protagonisti. Tutto si deciderà tranquillamente e amichevolmente (25 maggio 2005). Formigoni dice che potrei fare un passo indietro? Tra poco compio dodici anni in politica, e potrebbe essere bello ritirarsi in bellezza. Ma ci deve essere un candidato migliore di me (24 giugno 2005). Quando ho detto che potevo ritirarmi parlavo seriamente, poi ho visto che senza di me avremmo perso di molto, soltanto io posso far vincere la coalizione (1° dicembre 2005). Devo smentire la notizia di una staffetta alla guida del governo fra me e il dottor Letta. È un'ipotesi irrealistica per molti motivi, primo fra tutti la non disponibilità del dottor Letta (15 gennaio 2006). 5. Sformato di riforme Quando li sento parlare di regole, mi viene l'orticaria (16 marzo 1995). La nuova legge elettorale [il Mattarellum, nda] è una legge scellerata... Farebbe fare al Paese un salto indietro nella Storia... Saremmo governati da una minoranza che diventa maggioranza solo grazie agli automatismi di questa legge... Sono favorevole al doppio turno, cioè a una scelta più meditata, ragionevole, che consenta agli elettori di rendersi ben conto al momento del voto quali sono le forze in campo, il Wn nropramma e i loro alleati. E di caoire dove si andrà a // Cavalier Bugiardoni 153 finire se vince l'uno o l'altro schieramento... Un sistema a doppio turno con il ballottaggio... Farò una calda raccomandazione: dovete cambiare subito questa legge, non potete lasciare al Paese un'eredità così devastante... Basterebbe applicare alle elezioni politiche le stesse norme delle Amministrative che regolano il ballottaggio (a La Stampa, 23 novembre 1993). Ho cambiato idea: ora sono anch'io convinto come Pannel-la che la strada migliore sia quella di un sistema uninominale secco a un turno, come in Gran Bretagna (10 aprile 1994). Vogliamo una scelta chiara per l'uninominale maggioritario, con l'eliminazione della quota proporzionale e il turno unico (7 giugno 1994). Questa legge [il Mattarellum, nda] impedisce oggi alle formazioni politiche alleate di poter governare sostenute da una chiara e limpida maggioranza delle due Camere (all'assemblea della Confcommercio, 21 giugno 1994). Preparare in fretta nuove regole elettorali con il sistema uninominale a doppio turno (24 dicembre 1994). Il maggioritario è la nostra religione (2 febbraio 1995). Non escludo miglioramenti alla legge elettorale, si potrebbe ripensare al doppio turno (26 aprile 1995).

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Se vogliono tornare alla proporzionale e al consociativismo, si sbagliano di grosso (15 maggio 1995). La legge elettorale non si tocca (a MF, 16 maggio 1995). Nutro diffidenza e paura per questo tentativo di tornare alla legge elettorale proporzionale, per questo disegno di ripristi nare la logica dei pedaggi. Il consociativismo fu il male oscu ro della vecchia Repubblica proporzionalistica. Il maggiori- tari^ à c(-o<-« «...,,™u~ :_ r>-_i . i"-- i • 154 Le mille balle blu quota proporzionale. Bisogna eliminarla, per togliere alla nomenklatura la possibilità di entrare in Parlamento attraverso una scorciatoia che consente di evitare il giudizio degli elettori... Il turno unico è risolutivo rispetto alla tentazione di far nascere partiti che si pongono come l'ago della bilancia adusi a prendere i voti alla spicciolata per riversarli all'ingrosso secondo la convenienza dei dirigenti (Ansa, 29 giugno 1995). Noi vogliamo il turno unico senza la quota proporzionale (2 agosto 1995). Il Polo è un'alleanza seria, intorno a un programma concreto: un programma centrato sulle riforme costituzionali, a cominciare dall'elezione diretta del capo dello Stato. Presenterò agli alleati del Polo la richiesta di elezione diretta del capo dello Stato, un passo decisivo per dare più forza a quest'organismo (30 luglio 1995). Com'è possibile un accordo sulla legge elettorale se loro vogliono il doppio turno e noi vogliamo il turno unico senza la quota proporzionale? (2 agosto 1995). Dico no al doppio turno elettorale: ci porterebbe alla sconfitta (1° settembre 1995). È un'assoluta falsità dire che sono presidenzialista. Ma quando mai l'ho detto? Non sono mai stato per l'elezione diretta del premier sul modello del «sindaco d'Italia». Voglio semplicemente rafforzare l'esecutivo, per avere governi che durino cinque anni. Sulle tecniche sono disponibilissimo. Le etichette hanno poco valore (28 gennaio 1995). Se - come auspichiamo - arriverà una riforma costituzionale per cui il capo dell'esecutivo sarà anche il capo dello Stato, eletto direttamente dal popolo, sarà giocoforza che io mi candidi (2 settembre 1995). La riforma presidenziale sarà al primo posto delle grandi •-¡f,-, .-m ¿> /-U» í-nctitilirflnno il nostro nroaramma flpttnr^lp TI Il Cavalier Bugiardoni 155 presidenzialismo è una proposta di innovazione dell'architettura dello Stato, indispensabile per uscire dall'attuale condizione che non può essere continuata o negata. Sarà una vera e propria rivoluzione copernicana, una trasformazione epocale: cominciando con l'elezione diretta del presidente della Repubblica-capo del governo (22 settembre 1995). Le elezioni si evitano solo con un accordo sul presidenzialismo e sul turno unico... Sia chiaro, noi restiamo per l'elezione diretta del capo dell'esecutivo e respingiamo il doppio turno (2 dicembre 1995). Se da una parte c'è l'elezione diretta del premier e dall'altra l'indicazione del suo nome sulla scheda, più il meccanismo dello scioglimento automatico della maggioranza se cade il presidente del Consiglio; se c'è convergenza sul maggioritario completo; allora credo che si possa anche prendere in considerazione, da parte di tutti, il doppio turno (a il Messaggero, 12 gennaio 1996). Ci sono diverse forme di presidenzialismo: apprezzo molto la proposta di Fisichella [elezione diretta del premier, nda] . Su un punto non devono esserci dubbi: il capo dell'esecutivo deve essere eletto direttamente dagli elettori. Forse la nostra cultura non ci consente di abbandonare una delle due figure tra quella del capo dell'esecutivo e quella del presidente della Repubblica. È bene che il capo dello Stato sia terzo, al di sopra delle parti (22 novembre 1995).

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Mi pare che sia accettabile come presidenzialismo l'indicazione del premier sulla scheda e la sua successiva elezione di conferma in Parlamento (23 gennaio 1996). Nessuno di noi si attacca a questa legge elettorale. Ho parlato con i nostri costituzionalisti: ci sono varie forme di doppio turno... (23 gennaio 1996). La proposta che ho avanzato, anche sfidando il rischio dell'incomprensione, è perfettamente comprensibile (10 gen- nao 156 Le mille balle blu Nessuno di noi si attacca a questa legge elettorale. Ci sono varie forme di doppio turno (23 gennaio 1996). C'è anche chi vuole tornare al Grande Centro, al sistema proporzionale, alla palude del consociativismo... (27 maggio 1996). A noi l'attuale legge elettorale va bene così, ma possiamo discutere garanzie maggiori per i partiti minori. Si può aumentare il peso della quota proporzionale, attualmente al 25 %(5 giugno 1997). Se le cose stanno così, tanto vale tornare al proporzionale perché è democratico e il cittadino sceglie i candidati che nel maggioritario sono imposti dall'alto (2 febbraio 1998). Sono per il doppio turno di coalizione, ma anche il proporzionale da stabilità: io non ho fatto nessun passo indietro, con coerenza assoluta dico sempre le stesse cose (7 febbraio 1998). C'è da chiedersi se non sia preferibile un cancelliere eletto in Parlamento con la proporzionale, lo sbarramento al 5 % e il premio di maggioranza (15 aprile 1998). A sentire Cossutta e Veltroni e anche altri stasera non c'è stato un referendum, ma un sondaggio dell'Abacus e Data-media! Invece quello che è uscito fuori è un sistema elettorale preciso. Gli italiani hanno votato per una legge precisa: vogliono che si confrontino due coalizioni, con alleanze dichiarate e programmi precisi. Senza l'escamotage di un doppio turno con un primo turno in cui ognuno si presenta con il proprio programma e poi nel secondo turno si fanno delle alleanze non dichiarate che quindi tradisce l'ispirazione di questa legge. Adesso aspettiamo al varco i promotori di questo referendum, soprattutto quelli più esagitati, che dovranno mantenere la parola, e cioè andare alle elezioni con il sistema elettorale che esce da questo referendum. Denunceremo come degli imbroglioni e dei truffatori coloro che vorranno che si cambi la legge che è uscita dalle urne (la sera Af] rpfWpnnnm oer 1 abrncri)7Ìone rlella nuota nrnnnrzin- // Cavalier Bugiardoni 157 naie, quando la battaglia referendaria pare vinta e non s'è ancora saputo che il quorum non è stato raggiunto per un soffio, 18 aprile 1999). Il sistema maggioritario è una menzogna, una truffa che tutti, me compreso, abbiamo ammannito agli italiani (la Repubblica, 18 novembre 1999). Anch'io avevo sperato nel maggioritario, ma si è vista la frammentazione che questo sistema ha prodotto (Corriere della Sera, 22 dicembre 1999). Modello tedesco con premio di maggioranza? Sono più che favorevole (II Sole-24 ore, 27 maggio 2000). Noi siamo da tempo per il sistema tedesco, ma siamo aperti a miglioramenti. Sono state richieste due innovazioni: l'indicazione del premier, su cui non abbiamo nulla da obiettare, e il premio di maggioranza in aggiunta allo sbarramento al 5%. Non abbiamo obiezioni (2 giugno 2000). Credo che dopo i disastri prodotti da questo sistema maggioritario, ribaltoni, trasformismi, moltiplicazione di parti-tini che ricattano i partiti più grandi penso sia legittimo guardarsi in giro per l'Europa e scoprire che la Germania ha avuto solo sette presidenti del Consiglio (21 marzo 2000). Sì a una legge proporzionale che non metta in crisi il bipolarismo (14 luglio 2004). Per la riforma proporzionale i tempi non ci sono, non riusciamo a farla. I problemi del Paese sono altri (Corriere della Sera, 28 luglio 2005).

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Questo è il momento in cui la riforma elettorale proporzionale si deve fare. Mancanza di tempo alle Camere? C'è, c'è, e poi si può lavorare di notte, il sabato e la domenica... (An- 158 Le mille balle blu O si arriva a un sistema con due forze politiche, e allora si deve rinunciare all'ibrido della legge elettorale con la quota proporzionale; oppure si torna al proporzionale integrale (28 aprile 2005). Non ho mai detto di voler tornare al proporzionale (30 aprile 2005). Si parla di aumentare la quota proporzionale, e noi siamo disponibili, lo siamo sempre stati in questi anni (Ansa, 3 settembre 2005). Berlusconi: accordo possibile sul proporzionale (il Giornale, 4 settembre 2005). Siamo fuori tempo massimo: in campagna elettorale non si cambiano le regole (Ansa, 26 agosto 2000). Questo il sacro principio sancito da Berlusconi quando è capo dell'opposizione e l'Ulivo propone di cambiare la legge elettorale in senso proporzionale. Non lasceremo che la sinistra cambi la legge elettorale. Se procederà con i propri numeri, calpestando ogni interesse dell'opposizione, sono certo che il capo dello Stato non firmerà mai (Ansa, 14 settembre 2000). Non esistono più le condizioni tecniche e politiche che consentano di proseguire nel confronto. Sarebbe quindi inaccettabile se in questa situazione la sinistra pensasse di potersi fare da sola la sua legge elettorale (comunicato congiunto di Berlusconi, Fini, Casini e Bossi, Ansa, 4 ottobre 2000). Il proporzionale è una legge elettorale tesa al bene della sinistra e al male del Paese. La legge elettorale attuale è stata votata da tutti, ed è sempre andata bene alla sinistra (4 ottobre 2000). Quando in una democrazia la maggioranza approfitta dei propri numeri per calpestare la minoranza, si è dinanzi a un classico esempio di dispotismo. La maggioranza potrebbe approvare una legge con cui si dispone che le tasse vengano pagate solo dalla minoranza. Questo è all'apparenza democratico, mentre la sostanza è dispotica. Sono certo che il capo dello Stato non potrà mettere la sua firma Il Cavalier Bugiardoni 159 politica il dispotismo, la tirannia della maggioranza, che si ha quando la maggioranza, anziché, come si deve fare in un sistema democratico-liberale, tutelare i diritti della minoranza, li calpesta e fa con i propri numeri una legge che avvantaggia se stessa e svantaggia l'opposizione (Ansa, 14 settembre 2000). Se la maggioranza cercherà di adottare una legge elettorale senza il consenso dell'opposizione ci opporremo con tutti i mezzi, in Parlamento e nel Paese. In nessun Paese mai si è cambiata una legge elettorale durante la campagna elettorale, e in Italia la campagna elettorale è cominciata. Non si possono cambiare le regole del gioco quando è iniziata la partita (5 ottobre 2000). Insomma, a sette mesi dalle elezioni del 2001, il leader dell'opposizione Silvio Berlusconi strepila contro la progettata riforma elettorale del centrosinistra. Poi, a sette mesi dalle elezioni del 2006, il premier, Silvio Berlusconi fa esattamente ciò che definiva «un golpe» quando a proporlo era l'Ulivo: modifica il sistema elettorale in senso proporzionale contro il parere dell'opposizione. Questa legge elettorale è una cosa che si deve fare all'inizio della legislatura? No, non mi pare. È questo il momento per farla, casomai. Si può lavorare di notte, di sabato, di domenica... Dipende tutto dal fatto se nella maggioranza c'è un accordo (da presidente del Consiglio, Adnkronos, 14 settembre 2005, a sette mesi dalle elezioni del 2006). 6. Il Nostradamus della mutua Silvio Berlusconi è un tipo previsivo, dall'intelligenza fuori dalla norma, che gli consente di prevedere come andranno le cose. Ha una costanza, una capacità di concentrazione e di lavoro incredibili. Non molla mai. E sa controllare lo stress. Sa dormire. Gli bastano tre, quattro ore a notte, più mezz'ora strategica al pomeriggio, che gli consente di recuperare il 40% delle energie. È

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sbalorditiva la sua capacità di dormire dovunque e in qualunque momento, in auto, in aereo... (Umberto Scapagnini, medico personale di Berlusconi cinric rii I atom ^;^ *>CÌ(ÌA\ 160 Le mille balle blu Politiche 1994 L'82% dei telespettatori che hanno seguito su Rai3 l'ultima puntata del «Processo del lunedì», secondo un sondaggio realizzato dall'istituto Abacus ritiene che il presidente della Fininvest, Silvio Berlusconi, abbia fatto bene a intervenire telefonicamente alla trasmissione per rispondere al conduttore, Aldo Biscardi. In particolare concordano con l'azione di Berlusconi le donne che fanno registrare una punta dell'88%, e le fasce giovanili dei telespettatori, con punte dell'87%. L'80% dei telespettatori ritiene inoltre che Berlusconi sia giustamente intervenuto per difendersi dalle calunnie. Il 75% infine afferma che il presidente della Fininvest si sia comportato come un uomo attaccato ingiustamente (nota della Fininvest, Ansa, 2 giugno 1993). Siamo a oltre il 37% dei consensi, è un successo che ha del miracoloso (al Tg4, 3 marzo 1994). Commento di Mino Mar-tinazzoli, segretario del Ppi: «I più recenti sondaggi ci dicono che I'87% dei cinesi vorrebbero Berlusconi imperatore della Ciña». Dai dati in nostro possesso, Forza Italia avrà il 36-37% dei voti (24 marzo 1994). Avrà il21,2%. Primo governo Berlusconi II 14,7% degli italiani vorrebbe Berlusconi re d'Italia, con diritto alla successione ereditaria. È quanto risulta da un sondaggio della Directa (Ansa, 19 maggio 1994). Sono stato accusato molto spesso di essere troppo amante dei sondaggi. Ma io credo che i sondaggi siano un fatto di grande rispetto verso la gente, e quindi un fatto importante dentro la democrazia. Quando c'è una decisione da prendere io ho l'abitudine di consultare l'opinione della gente. La mia affermazione di questa mattina sulla Rai era la foto della situazione che ognuno può evincere andando a fare domande alla gente comune. Ho visto alcuni sondaggi che sono molto chiari al riguardo. Questo è il convincimento della gente. Permettetemi nero di non rivelare una cosa che sarebbe indicativa di un // Cavalier Bugiardoni 161 certo atteggiamento della gente nei confronti di questo governo e di questa maggioranza (7 giugno 1994). Se invece che per le elezioni europee si fosse trattato di andare a votare per elezioni politiche, Forza Italia sarebbe andata vicino al 40%. E per noi credo ci sia in futuro un obiettivo addirittura vicino al 50% (13 giugno 1994). Non faccio sondaggi, dopo la finanziaria, per non abbassare il mio morale (12 ottobre 1994). Berlusconi ha il 63 % di possibilità di farcela. Questa è infatti la percentuale di persone che si è detta a favore, nel mio ultimo sondaggio, dell'attuale governo o di un Berlusconi-bis. Attribuisco il 63% di possibilità di farcela a Berlusconi perché nel sondaggio il 37% degli intervistati si è detto a favore dell'attuale governo, il 25% a un Berlusconi-bis, mentre il 22 % si è detto favorevole a un governo formato dall'alleanza tra Bossi, Buttiglione e D'Alema, che mi sembrano tre gatti chiusi dentro un sacco. Credo che la maggiore energia possano dispiegarla solo per distruggere. Stanno vedendo come cercare di buttar giù Berlusconi, mi chiedo come poi si possano mettere d'accordo su altro (Gianni Pilo, deputato e sondaggista di Forza Italia, Ansa, 17 dicembre 1994). Quattro giorni dopo Berlusconi cade e nasce il governo Dini con l'appoggio di Bossi, D'Alema e Buttiglione. Dini traditore Vedrete, il 24 aprile, all'indomani delle elezioni regionali, Lamberto Dini si dimetterà (5 aprile 1995). Dini si dimetterà il 1 gennaio 1996. Regionali 1995

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Forza Italia è al 27%, l'indice di popolarità di Berlusconi è al 63 % e l'altra sera dal sondaggio di una tv su un campione di 12 milioni di persone emerge che il 71% degli italiani 162 Le mille balle blu Silvio Berlusconi, secondo quanto riferito da alcuni partecipanti all'assemblea del Polo delle Libertà, ha rassicurato i parlamentari di Forza Italia, di An, del Ccd, e i federalisti li-beraldemocratici sullo stato di salute del Polo che, in caso di elezioni, otterrebbe oltre il 50% dei voti. La Lega, secondo i sondaggi di Forza Italia, sarebbe invece precipitata dall'8 al 4%: se la Lega si spaccherà e quella «buona» resterà dentro il Polo - avrebbe detto Berlusconi - il Carroccio di Bossi resterà con uno zoccolo duro del 2 %. Per quanto riguarda il Ppi i sondaggi di Forza Italia dicono che il partito di Butti-glione si attesta al 7% (Ansa, 19 gennaio 1995). Berlusconi ha detto che anche all'interno della Chiesa cattolica ci sono molti esponenti che guardano nella direzione del Polo. Dai sondaggi che darebbero il Polo senza il Ppi attorno al 52%, secondo l'ex presidente del Consiglio, Forza Italia raccoglie circa il 35% di elettori cattolici praticanti: «II doppio rispetto a quelli che danno indicazioni di voto per il Ppi» (cronaca dell'Ansa, 1° febbraio 1995). Tutti i sondaggi ci danno sopra al 50%, anche senza i popolari. Con Buttigliene, comunque, la maggioranza assoluta è assicurata (1° febbraio 1995). La scelta per Buttiglione è obbligata: o sta con noi, oppure se sta dall'altra parte perderà 7 elettori su 10. E rischia di sparire, facendo la fine della Lega (1° febbraio 1995). I sondaggi dicono che il 60-70% degli elettori popolari non vogliono accordi con la sinistra (dopo l'accordo con Buttiglione, 9 marzo 1995). Infatti, entrando nel Polo, Buttiglione alle Regionali porterà al Polo l'I % dei voti. Forza Italia è almeno al 30%, il Ppi al 6,8% (10 marzo 1995). Con i Popolari abbiamo il 60% dei consensi. Vinceremo le prossime elezioni regionali. E il risultato sarà molto attendibile anche in vista della consultazione politica (16 marzo Il Cavalier Bugiardoni 163 Chiedo agli elettori di fare del 23 aprile un grande pronunciamento di libertà: sarà un voto tra i più importanti della nostra storia. Il 23 aprile suonerà la campana, il Paese che ha scelto il nuovo farà sentire il suo rifiuto della menzogna e i signori della politica romana si sveglieranno dal sogno di cancellare la nostra vittoria del 27 marzo. Il Paese sta con noi e lo dimostrerà (27 marzo 1995). Infatti, il 23 aprile, il centrosinistra vince in 9 regioni su 15. Per noi la vittoria significa avere un solo voto in più dei nostri awersari (21 aprile 1995). La gente si è sbagliata, erano giusti gli exit-poll (26 aprile 1995). Infatti, diversamente dai dati reali, gli exit-poll davano molti più voti al Polo. Queste elezioni non contano, era in ballo il sindaco di Pizzi-ghettone (9 maggio 1995). Secondo un recente sondaggio il 73 % degli italiani ha fiducia in me (10 maggio 1995). Commenta Walter Veltroni: «Ormai, quando deve mangiare la pasta, chiede a Pilo se è maggioritaria rispetto alla minestra». Bossi traditore Se si torna a votare la Lega non riuscirà mai più a eleggere un solo deputato all'uninominale (Adnkronos, 29 giugno 1994). La Lega naviga intorno o sotto il 5% (16 dicembre 1994). La Lega è in caduta libera. È scesa addirittura sotto il 3%. Se si andasse alle elezioni non avrebbe più 180 parlamentari, ma 18 (30 dicembre 1994). Il ribaltone della Lega è un autogol: vedrete che fine farà quel traditore di Bossi, resterà solo con pochi intimi (4 gen- 164 Le mille balle blu La Lega rischia di sparire (1° febbraio 1995).

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Oggi la Lega vale l'I,8% dei voti (2 febbraio 1995). Bossi con questa Lega ha poco più dell'I%: mi viene da ridere. Gli stessi elettori leghisti non ne vogliono sapere di votare ancora Lega con Bossi leader (15 febbraio 1995). I nostri sondaggi danno la Lega di Bossi sotto l'I % (26 marzo 1995). Bossi ha dilapidato un grande patrimonio di popolarità, ha trascinato il suo movimento verso la morte sicura. I veri leghisti voteranno per i federalisti rimasti nel Polo, per quella che io chiamo la Lega buona (15 aprile 1995). La Lega è destinata a restare all'opposizione con pochissimi numeri. Chi ritenesse, per un malinteso senso di fedeltà, di votare ancora la Lega di Bossi, si troverebbe a disperdere il proprio voto (a Panorama, 28 aprile 1995). Nel '96, presentandosi da sola, la Lega supererà il 10% su scala nazionale. Politiche 1996 Oggi Forza Italia è al 24%, ma potremo crescere se sapremo diffondere adeguatamente il nostro programma (21 luglio 1995). Fini sa di avere un plafond al massimo del 18%. Io, da solo, valgo il 40. Sono sicuro di vincere, ho sempre vinto, e ora che ci verrà restituito anche il Lazio avrò vinto pure le Regionali (1° settembre 1995). Forza Italia è al 22%, la Lega al 3, il minimo storico. Il centrodestra sta davanti al centrosinistra di quattro punti. Potremmo vincere anche noi e An, senza l'apporto degli altri alleati [Ccd e Cdu, nda] (29 novembre 1995). Ho ancora un seguito tanto forte, con punteggi che arrivano rUrrli pWnri ÍCnrriprp rlpllcj CÍM-Í) 10 rlirpmKrp 1QQ5Ì // Cavalier Bugiardoni 165 Bossi è uno dei miei tre incubi, insieme a Bini e Di Pietro: ciascuno di loro è in grado di spostare a destra o a sinistra il 6-7% degli elettori di centro. Decisivi, al momento di votare. Se vanno tutti e tre con la sinistra, per noi sarà durissima (10 dicembre 1995). Nel Paese, secondo i sondaggi, esiste una maggioranza di moderati: è il 30% che costantemente non risponde ai sondaggi. Costoro sono certamente dei moderati, non appartengono alle ali estreme. Sono moderati che aspettano di conoscere i programmi, che aspettano di conoscere per quali programmi si batteranno i candidati (Ansa, 5 gennaio 1996). Non me l'ha ordinato il dottore di tornare a Palazzo Chigi: solo che il Polo ha deciso che, purtroppo, lì devo andare io (20 febbraio 1996). Infatti ci andrà Prodi. Governo D'Alema Questo governo riceverà anche il mandato, ma non ha una legittimazione perché, anche secondo le ultime inchieste, il 60% degli italiani non è d'accordo che sia D'Alema il presidente del Consiglio. C'è una indignazione dell'80% degli italiani, perché anche tra gli elettori della sinistra c'è profonda indignazione per il trasformismo che abbiamo di fronte (a «Fatti e Misfatti», 22 ottobre 1998). Noi sappiamo che lei ha contro l'80% degli italiani (dibattito alla Camera sulla fiducia al governo D'Alema, 24 ottobre 1998). Ribatte Fabio Mussi: «Quando arrivate oltre il cento per cento, fateci un fischio». Berlusconi ha infine letto un altro sondaggio sui leader politici che ispirano più fiducia: il primo è lui, che raggiunge il 52,3%. Berlusconi è in testa come popolarità, mentre chi ha compiuto il ribaltone (Mastella e Buttiglione) non entra neppure in classifica. E Cossiga ha solo il 4% (cronaca dell'Ansa 19 now^mkro 1QQQÏ 166 Le mille balle blu Dai sondaggi siamo tra il 27,4 e il 31%. Il resto del fantomatico centro è in ordine sparso: il Ppi ha il 5%, Dini lo 0,9, l'Udr Fl%. Cossiga parla, parla, ma lui e i suoi stanno uscendo di classifica. Le zie, i nipoti e i portieri sono gli unici che dicono di volerli votare (dopo che l'Udr di Mastella, Buttiglione e Cossiga ha lasciato il Polo per aderire al governo D'Alema, 13 novembre 1998).

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Risposta di Cossiga: «II sondaggio di Berlusconi è sbagliato, perché l'Udr è atto 0,1 % e Forza Italia al 101. E si è dimenticato un altro sondaggio: il 99% dei cattolici vuole Berlusconi papa». Ho qui i sondaggi Datamedia: per il 90% degli elettori del Polo Cossiga è il vecchio che ritorna, per il 96% degli elettori di Forza Italia io sono indispensabile (22 novembre 1998). I sondaggi ci danno al 30% e i Ds al 15% (due settimane dopo la vittoria alle Europee, 1° luglio 1999). Forza Italia sale al 34%, An risale al 14%, il Polo è al 50,7, la Lega al 3,3%, il Ppi al 2, la Benino cala al 5,2 per l'effetto di comportarsi come una protesi di Pannella (13 luglio 1999). Le ultime scientifiche rilevazioni danno Forza Italia al 34,2% dei consensi e il Polo al 52,6% (la Repubblica, 17 ottobre 1999). I sondaggi mi dicono che la lista Bonino-Pannella sta scendendo sotto zero (il Messaggero, 11 febbraio 2000). I sondaggi ci dicono che noi siamo al 58%, e loro a un 32% che con Rifondazione arriva a malapena al 38 (la Repubblica, 7 luglio 2000). Politiche 2001 Non voglio dire che ho già vinto, ma ho un vantaggio nei sondaggi di 10-15 punti (a Libero, 17 gennaio 2001). Ho appena letto gli ultimi sondaggi, quelli veri: volete sape-r<= miiintn ha l'Ulivo? Bene: il }0%! F, volete sanere nnantn Il Cavalier Bugiardoni 167 fanno con Rifondazione? Il 36% ! E ve lo dico quanto prende il Polo solo soletto? Ve lo dico: il 52%! E tutti insieme, con la Lega e gli altri alleati? Il 57,8%! (presentazione di Antonio Tajani candidato sindaco di Roma, 21 marzo 2001). In realtà, al Senato, la Casa delle Libertà prenderà il 42,5. Comunali 2002 La popolarità del governo, e in particolare del presidente del Consiglio, ha toccato un nuovo record, raggiungendo il 68,7%. Significa che mai nella storia della Repubblica un governo è stato così apprezzato dai suoi elettori (17 aprile 2002). In questi dieci mesi di governo sono stati conseguiti risultati ben superiori a quelli di qualsiasi altro governo precedente. La gente lo ha percepito, come dimostra l'alto gradimento attorno al 70% che registra il presidente del Consiglio (Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, al Quotidiano nazionale, 14 maggio 2002). Un mese dopo la sinistra vince a Verona, Piacenza, Asti, Alessandria, Cuneo, Go-rizia, Cosenza, Prosinone, Carrara, Manza e perfino Arcare. Viva Bolla! (Silvio Berlusconi corre in appoggio al candidato sindaco di Verona della Cdl Pierluigi Bolla, 7 giugno 2002). Bolla perde e vince l'ulivista Paolo Zanotto con il 54% dei voti. Amministrative 2003 Guardate che bel fioeu, il nostro Franz! (appoggiando Daniele Franz, candidato della Cdl a Udine, 10 marzo 2003). Franz viene travolto dal sindaco ex leghista, ora alleato del centrosinistra, Sergio Cecotti, che si ricandida e stravince con il53% dei voti. I miei sondaggi per Brescia ci danno con un risultato addirittura superiore a quello ottenuto alle politiche. Con questo entusiasmo, mi sembra che a Brescia abbiamo già vin- 168 Le mille batte blu Beccalossi di An, candidata della Cdl a sindaco di Brescia, Ansa, 8 aprile 2003). La Beccalossi viene sbaragliata dal sindaco di centrosinistra Paolo Corsini col 53,7% dei voti. In Friuli siamo sereni perché vediamo gli awersari al tappeto (11 maggio 2003). Infatti anche il Friuli va all'Ulivo, con il nuovo governatore Riccardo Illy. Ho detto a Silvano che ritornerò qui molto volentieri per festeggiare la sua rielezione e la sua possibilità di dedicarsi per altri quattro anni al servizio dei cittadini (parlando di Silvano Moffa,

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presidente della Provincia di Roma ricandidato per la Cdl, Ansa, 23 maggio 2003). Infatti vince Enrico Gasbarra dell'Ulivo. Osservavo il vostro mare e mi dicevo: guarda che azzurro, sarà di Forza Italia anche lui (in campagna elettorale a Pescara, Ansa, 23 mggio 2003). Infatti anche a Pescara il Polo perde e vince il candidato sindaco dell'Ulivo Luciano D'Alfonso. Alessandra, sei la nostra Lady di Ferro. Sei di ferro vero? (palpando la leghista Alessandra Guerra, candidata della Cdl alla Regione Friuli, 6 giugno 2003). La Guerra viene sconfitta dall'ulivista Riccardo Illy con il 53,58% dei voti. Amministrative 2004 L'amministrazione di Padova è paradigmática, dovrebbe essere d'esempio per tutte le città italiane. Non votarla sarebbe veramente una colpa (sponsorizzando Giustina Destro, ricandidata dalla Cdl a sindaco di Padova, 7 giugno 2004). La Destro viene travolta al primo turno dall'ulivista Flavio Zanonato, che la umilia lasciandole un misero 37%, la più bassa percentuale mai raccolta da un sindaco uscente. Ombretta Colli ha fatto bene e, con l'esperienza, farà ancora meglio nei prossimi cinque anni, e poi perché l'è una bela f-4jc/i e* co i-antí^rí* r1. tornara o r^antat*^ ma fra rir\n-m=* anni // Cavalier Bugiardoni 169 dopo il secondo mandato (Ansa, 24 maggio 2004). La presidente della Provincia di Milano Ombrella Colli lomera subito a cantare, essendo sconfitta al ballottaggio dal ds Filippo Penati. Europee 2004 È finito il semestre europeo, mi dedico al governo, e vi assicuro che alle elezioni europee stravinceremo (Corriere della Sera, 19 dicembre 2003). Abbiamo vinto le elezioni con il 49,8%, oggi siamo al 48,3 nella fase più delicata della vita di ogni governo. Sono il leader europeo di gran lunga con il maggior sostegno (Ansa, 20 dicembre 2003). Il 56% degli italiani è dalla nostra parte, approva l'operato del governo, con noi c'è l'Italia che lavora. Il resto sono chiacchiere... (14 febbraio 2004). Forza Italia quelli del Triciclo li batterà da sola. Manterremo i voti delle politiche, cioè il 29,8%, dieci punti in più della sinistra sotto la bandiera prodiana. Faremo'una campagna come si deve (15 febbraio 2004). Ragazzi, nei sondaggi siamo poco sopra il 23,5%, ma sono certo che alla fine arriveremo oltre il 25% (18 marzo 2004). Perdere le elezioni? È una ipotesi della irrealtà, e io non faccio commenti all'irreale. Lo dicono i giornali, ma quelli sono controllati all'85% dalla sinistra. Mitterrand ha governato quattordici anni, Kohl sedici, io sono più veloce, me ne bastano dieci (25 maggio 2004). Prenderemo il 25%, anche di più. Siamo già nella Storia e continueremo a starci da protagonisti. Le preferenze a me varranno come riconoscimento di quello che ho realizzato in nnlifirii fKtf^ro i<~nr>rTtv»cc/-> Ai A™«~~ in . 170 Le mille balle blu Alla fine tutti i partiti del Polo potranno dirsi soddisfatti: Forza Italia raggiungerà il 25%, manca un pelo per arrivarci. L'Udc è intorno al 4%. An al 10,5. Insomma, le elezioni europee non dovrebbero andare male (La Stampa, 4 giugno 2004). Risultato: Forza Italia perde 4 milioni di voti, quasi il 10%. Per il premier, capolista in tutti i collegi d'Italia pur essendo ineleggibile in Europa, è anche una cocente disfatta personale: a Roma Lilli Gruber, capolista di Uniti per l'Ulivo, ha ottenuto oltre 236 mila preferenze contro le 116 mila di Berlusconi, battuto sulla piazza romana anche dal suo vice Fini (136 mila). Il 13 giugno non ci sarà alcun terremoto. Ma non attribuirei tutta questa importanza a queste elezioni. Io credo che andranno bene per noi. Sono tranquillo. Il voto a Forza Italia ci permetterà di

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continuare a governare nei prossimi due anni con prestigio e senza subire gli attacchi della sinistra (Time, 6 giugno 2004). Le elezioni le vedo bene. Ho gli ultimi sondaggi, Forza Italia è sopra il 25 %, meglio che alle precedenti Europee. La verità è che i sondaggi bisogna saperli leggere. Ci sono tanti indecisi: il 60% è comunque orientato a votare Forza Italia (Corriere della Sera, 7 giugno 2004). È un voto dovuto agli effetti distorcenti della cosiddetta «par condicio» e dall'essere stato il capo del governo il bersaglio di tutti gli attacchi e di tutte le aggressioni dell'opposizione e dei suoi media con un «effetto parafulmine» a vantaggio degli alleati (14 giugno 2004). Suppletive 2004 Stiamo rispettando gli impegni e arriveremo alle elezioni con tutte le carte in regola. Le suppletive saranno un segnale che stiamo facendo bene (24 ottobre 2004). Infatti due giorni dopo il centrodestra perde le suppletive in tutti e sette i collegi: Lombardia 3, Toscana 4, Toscana 6, Liguria 10, Emilia. Romavna 30, Campania 1. Pue Ha 11. Il Cavalier Bugiardoni 171 Regionali 2005 Fidatevi delle mie intuizioni, siamo 4 punti sopra l'opposizione. L'economia mondiale è in ripresa e tutto sommato anche quella italiana va (la Repubblica, 27 ottobre 2004). Siamo 5 punti avanti ai nostri awersari. Io le cose me le sento dentro e il sesto senso mi dice che riconquisteremo la maggioranza senza tanti problemi. Forza Italia ha uno zoccolo duro del 20% che non ci abbandonerà mai, poi c'è un altro 10% del nostro elettorato fluttuante, che stiamo già recuperando. Infine i sondaggi ci segnalano un ulteriore 10% di incerti, i quali potrebbero essere attratti dal nostro messaggio (La Stampa, 23 dicembre 2004). Dopo la riforma fiscale, Forza Italia è sopra il 23 % (3 gennaio 2005). Siamo 3 punti sopra la Gad (il Giornale, 26 gennaio 2005). La nostra sarà una campagna spirituale, siamo alternativi in tutto ai comunisti. Usiamo il libro nero del comunismo quando facciamo i comizi, è efficacissimo! (la Repubblica, 26 gennaio 2005). Vincerà chi avrà più voti nell'insieme di tutte le regioni, e sono convinto che questa parte sarà la Cdl. Le regioni più importanti confermeranno l'attuale governo di centrodestra, perché lì si sono registrati concreti vantaggi per i cittadini. Sono convinto che la Cdl sarà vincente. Una regione in più sarà un risultato buono, due in più ottimo (il Giornale, 13 marzo 2005). Ho nei cassetti dei sondaggi molto positivi che fanno sperare in un buon risultato. Spero che la sinistra non inquini i risultati (il Giornale, 26 marzo 2005). Risultato finale delle elezioni: 11 regioni al centrosinistra e solo 2 (Lombardia e Ve- ¥)f>tr\\ /il rutst +-vf\sisìc--f-ttst 172 Le mille balle blu Comunali Messina 2005 Luigi Ragno migliorerà questa città, lo sostiene una squadra che non scende in campo con tre punte come a livello nazionale, ma con 21 attaccanti: le 21 liste che lo appoggiano (sostenendo Ragno, candidato della Cdl a sindaco di Messina, Agi, 25 novembre 2005). Ragno perde le elezioni contro l'unionista Francantonio Genovese. Oracoli portafortuna Conosco Marcello Dell'Utri da quarantanni e sulla sua innocenza metto la mano sul fuoco (10 dicembre 2004). L'indomani Dell'Ulri viene condannato a 9 anni dal tribunale di Palermo per concorso esterno in associazione ma/iosa. Sulle condizioni del Papa c'è ottimismo e si prevede che l'episodio potrà essere superato in due o tre giorni. Sono naturalmente a disposizione, ma credo che non si debba disturbare una convalescenza. Il ministro Sirchia è andato a trovarlo in ospedale e gli ha portato i miei saluti (il Messaggero, 3 febbraio 2005).

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Sono in contatto ora per ora con le autorità sanitarie e posso assicurare che la situazione della salute del Santo Padre è di assoluta tranquillità (il Giornale, 4 febbraio 2005). Due mesi dopo, il 2 aprile, il Papa muore. In Spagna credo che il partito popolare di Aznar vincerà con un vasto margine di vantaggio sulla sinistra (Agi, 9 marzo 2004). Infatti vincono i socialisti di Zapatero. L'ictus di Sharon? Gli ho consigliato di rimettersi in forma con una bella dieta mediterranea (23 dicembre 2005). Dieci giorni dopo, Ariel Sharon entra in coma. Politiche 2006 «Riusciremo a battere il Triciclo?» «Sìììì!» «Riusciremo a oltrepassare il 50% e governare per altri 5 anni?» «Sìììì!» (arringando la folla di Palermo alla festa per il decennale ' ' ~ // Cavalier Bugiardoni 173 Ragazzi, se ci va male scappiamo tutti in Russia, perché lì ci sono meno comunisti che in Italia (27 luglio 2004). Oggi siamo in svantaggio, e dico agli elettori: aiutateci a rimontare (23 dicembre 2 005). Voglio stravincere, voglio una valanga di voti e un programma che batta sul concetto di sogno. La nuova legge elettorale ci garantirà la vittoria (Corriere della Sera, 3 dicembre 2004). Forza Italia è al 24%, ma alle elezioni farà almeno il 29%. Io come premier sono campione d'Europa di gradimento popolare, con il 47,5%. La Cdl attualmente supera la sinistra di 3 punti, ma la supererà di molto più alle prossime elezioni (Ü Giornale, 4 febbraio 2005). La maggioranza dei cittadini di questo Paese non vuole i comunisti al governo. Quando Prodi prevalse nel 1996 noi non avevamo la Lega e comunque prendemmo 300 mila voti in più (la Repubblica, 27 marzo 2005). Con Bush abbiamo parlato anche delle elezioni in Italia nel senso che gli ho garantito che le vinceremo noi (a Wàshington, dopo aver incontrato Bush, la Repubblica, 1° novembre 2005). Siamo appena 3 punti sotto la sinistra (10 novembre 2005). Noi e la sinistra siamo alla pari nei sondaggi al 48% (18 novembre 2005). La Casa delle Libertà è al 48,6%, e l'Unione al 48,7. Praticamente parità (il Giornale, 25 novembre 2005). Forza Italia punta al 30% (26 novembre 2005). Con l'attacco a tre punte io, Fini e Casini ci faremo degli assist straordinari, faremo più gol e il nostro capocannoniere sarà premier. A quel che vedo per strada, il 95% degli italia- i~r\n nr\i T fi rr£»t-ì+- •*s,fa*r.*~ ¡1 1 174 Le mille balle blu Vinceremo. Ho governato bene e lo farò per altri cinque anni. In questi giorni ho girato via Condotti a Roma e galleria Vittorio Emanuele a Milano e ho sentito lo stesso clima del '94 (12 dicembre 2005). Siamo sotto solo dell'1,6% (a «Porta a Porta», 11 gennaio 2006). fl distacco è solo dell'1,2%, siamo in rimonta (12 gennaio 2006). A me risulta che siamo sotto dell'1,3% (a «Ballare», 17 gennaio 2006). I sondaggi dicono che questa campagna elettorale sta pa gando. Dobbiamo concentrarci sul 30% degli indecisi con la denuncia del sistema di potere delle coop. Vincerò con ampio margine e porterò a 800 euro le pensioni minime (19

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gennaio 2006). Sto aspettando i risultati di un grande sondaggio che ci da in pareggio o in lieve vantaggio (23 gennaio 2006). Stiamo recuperando lo 0,4% ogni settimana. Forza Italia è al 2!...(! febbraio 2006). Ora siamo al pareggio e fra quindici giorni saremo al sorpasso. Non date ascolto ai sondaggi che mettono in giro, perché sapete che la sinistra è presente in tutti i gangli della società, sondaggi inclusi. Così ho incaricato una società americana più vicina ai democratici che ai repubblicani. Solo gli americani sono imparziali. Infatti mi hanno assicurato che siamo testa a testa (3 febbraio 2006). Sta arrivando il sondaggio americano! Siamo in testa (TGl, II febbraio 2006). 7. Sbankitalia Berlusconi sostiene che il manifesto di Fazio «è in totale sin- — „ ^«-^./-n-iit-t-imn rii \-\r\r*--m Tt-iilirt ^ r-ir-i-*,"»»-» A a jj\Ks\f*f\^ rcl-irvnrp // Cavalier Eugiardoni 175 ri!» a chi lo interroga sull'ipotesi di una discesa in politica del governatore (cronaca dell'Ansa, 17 novembre 1999). Sono convinto che il governatore Fazio, che è un ottimo governatore, riterrà anche in futuro di dare il suo apporto allo sviluppo del Paese restando a fare il governatore (26 novembre 1999). Molti tecnici e pochi esponenti dei partiti: sarebbe questa la chiave di volta della lista di 12 ministri che Silvio Berlusconi in un'intervista rivela di avere già pronta, sfidando ogni scaramanzia visto che manca un anno alle elezioni politiche. E basta quest'annuncio per far scatenare in Transatlantico il toto-ministri alla ricerca dei 12 uomini d'oro del Cavaliere... Ed è noto che avrebbe sondato la disponibilità del governatore Fazio, dal quale avrebbe però ricevuto un cortese rifiuto (Ansa, 28 marzo 2000). Nessuno ha mai avuto, ha o avrà intenzione di fare processi a chicchessia, tanto meno al governatore Fazio (dopo l'esplodere dello scandalo Antonveneta-Fiorani, Corriere della Sera, 31 luglio 2005). Fazio? Se uno sente di aver bene operato, si comporta come suggerisce la propria coscienza, non sotto l'impatto dei media (Corriere della Sera, 3 settembre 2005). L'attuale governatore della Banca d'Italia è incompatibile con la credibilità internazionale del Paese e per questo la sua permanenza non è opportuna (quando ormai tutti, in Italia e in Europa, chiedono le dimissioni di Fazio, 22 settembre 2005). Il governatore della Banca d'Italia è stato oggettivo come sempre, aderente alla realtà senza sovrastrutture o contorni inutili (dopo gli elogi di Fazio alla finanziaria del suo governo, Ansa, 18 ottobre 2005). Due mesi dopo, con l'arresto di Gianpiero Fiorarli, Fazio toglie finalmente il disturbo. Ringrazio il governatore Fazio per aver compiuto un gesto che noteva anche non fare e che ha tolto il Parlamento e il 176 Le mille balle blu governo da una situazione difficile e complicata. Il governatore avrà anche compiuto degli errori, ma io non faccio il giudice. Pur non essendogli stato amico e devoto, l'ho sempre stimato come uomo di grande moralità e ritengo giusto che ora siano i giudici a giudicare il suo operato (a «Porta a Porta», 19 dicembre 2005). 8. Unipollo Non ricordo di aver parlato con Fiorani (a «Porta a Porta», 19 dicembre 2005). Ma le intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura di Milano lo smentiscono,

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Fiorani. Ho sentito il presidente [Berlusconi, nda], commosso della cosa... Gnutti. Gli ho detto che andremo avanti con Rcs e che ci deve dare una mano... Fiorani. Digli di chiamare il Number One [Fazio, nda]. Gnutti. Gli ho detto che, se non ci da una mano, la sinistra prende tutto (telefonata intercettata tra Gianpiero Fiorani, amministratore della Banca Popolare di Lodi, ed Emilio Gnutti, patron di Hopa, pochi minuti dopo il via libera della Banca d'Italia all'Opa su Antonveneta, ore 0.20 del 12 luglio 2005). Ciao, sono a cena con Berlusconi... Il governatore ha firmato un minuto fa il via libera e Berlusconi ha parlato in diretta al telefono con Fiorani (telefonata intercettata fra Emilio Gnutti e la moglie Omelia, ore 0.29 del 12 luglio 2005). Gli ultimi avvenimenti hanno fatto emergere con più evidenza quell'intreccio fra le giunte rosse e il mondo delle cooperative che ha sempre lucrato contratti da parte degli esponenti di partito di cui è organico. Gli elettori della sinistra saranno delusi. Evidentemente chi ha sempre guardato quella classe politica come qualcosa di diverso rispetto al resto della politica, resterà fortemente deluso. Non sarà così invece per gli elettori della Casa delle Libertà (5 gennaio 2006). Infatti Berlusconi era coinvolto in tutte e tre le scalate finanziarie dell'estate 2005: con quella di Fiorani ali'Antonveneta tramite Mediolanum, con quella di Ricucci alla Rcs f-vii^if-n il ftin /j/juirnr \\nfll.fin J i-unici {¿>v rw0i<Mhvn fleti i^~W/7 F*V_ // Cavalier Bugiardoni 177 ninvest), con quella di Consorte alla Bnl tramite la Hopa di Gnutti (di cui è azionista la Fininvest). Non sapevo nemmeno che la Fininvest avesse azioni della Hopa di Gnutti. Comunque entro gennaio la Fininvest venderà le sue quote (10 gennaio 2006). Berlusconi. Io le informazioni su Unipol le ho da una persona molto seria e molto autorevole, che è il signor Tarak Ben Ammar. Rutelli. Che è un suo socio. Berlusconi. Sì, sono orgoglioso di avere come socio... non so nemmeno se sia mio socio. Rutelli. Come, non sapeva di essere socio del dottor Gnutti? Berlusconi. No, non lo sapevo perché, anche se ad alcuni di voi può sembrare non vero, io dal '93 ho dato le dimissioni dal mio gruppo e non me ne interesso più (a «Matrix», 20 gennaio 2006). Curiosamente, però, se non sa nulla del suo gruppo, afferma di sapere tutto sutt'Unipol. I Ds su Unipol mentono. Ho cognizione di elementi in cui alcuni protagonisti della coalizione della sinistra non si sono fermati al tifo da stadio, ma sono scesi direttamente e personalmente in campo: hanno avuto incontri con azionisti Bnl affinchè cedessero le loro azioni a Unipol. Ho elementi ulteriori che sto pensando di portare alla magistratura (a «Porta a Porta», 11 gennaio 2006). L'indomani viene ricevuto dal procuratore capo di Roma Giovanni Ferrara. Credo di non aver detto nulla di penalmente rilevante (all'uscita dalla Procura di Roma, 12 gennaio 2006). Dinanzi aipm romani il premier ha fatto i nomi di Veltroni, D'Alema, Prodi e Rutelli e ha indicato due testimoni: il suo socio Tarak Ben Ammar e il presidente delle assicurazioni Generali Antoine Bernheim. Quattro esponenti dell'Unione hanno avuto incontri conviviali con Bernheim, non certo per chiedergli come stava di salute: ho fatto i nomi ai magistrati. Sono andato in Procura perché me l'avevano chiesto Bertinotti e Passino (13 gennaio 2006). Pressioni Ds per Unipol? È un titolo esagerato: io in 178 Le mille balle blu che possiamo immaginare che... Come al solito, la stampa esagera (a «Conferenza Stampa», Rail, 13 gennaio 2006). Il caso Unipol non è chiuso. Ai pm ho detto la verità, gli incontri ci sono stati e nessuno ha potuto smentirmi. Loro invece hanno mentito. Che cosa nascondono Prodi, D'Alema e Rutelli? (14 gennaio 2006). Prodi ha incontrato Bernheim nei giorni caldi dell'Opa dell'Unipol su Bnl, proprio come D'Alema (16 gennaio 2006).

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Sono andato in Procura per togliermi uno sfizio, dopo che per quindici anni sarò stato convocato duemila volte... Ho detto che alcuni leader della sinistra hanno avuto incontri col presidente delle Generali e che quegli incontri erano vietati dalla legge (al telefono con «Ballarò», 17 gennaio 2006). Ma se gli incontri erano penalmente irrilevanti, come potevano essere vietati dalla legge? Emerge un gigantesco conflitto d'interessi fra Ds, Uni-poi e cooperative, mentre nel caso mio e delle mie aziende che ho abbandonato prima di entrare in politica è tutto chiaro e trasparente (ibidem). Le mie accuse in Procura? Il presidente del Consiglio, per definizione, non può mentire (18 gennaio 2006). Peccato che persino il suo socio Tarak Ben Ammar lo smentisca in Procura. Il 15 giugno scorso accompagnai Bernheim a un incontro a Palazzo Grazioli con Berlusconi per parlare dell'Opa su Bnl... Ho rivisto Berlusconi alla vigilia di Natale a Palazzo Grazioli. Abbiamo parlato di tutto, anche delle Opa, delle intercettazioni e dei problemi di Fazio... Né io né Bernheim abbiamo mai detto a Berlusconi di pressioni esercitate da politici di destra o di sinistra (Tarak Ben Ammar, 18 gennaio 2006). Lo stesso fa il presidente delle Generali. Le nostre conversazioni conviviali con D'Alema, Prodi, Rutelli e Veltroni riguardavano i temi economici, non siamo mai entrati in questioni specifiche (Antoine Bernheim, presidente delle Generali, 18 gennaio 2006). Ma il premier fa finta di niente. La mia deposizione in Procura è stata confermata dai testimoni ascoltati dai giudici (19 gennaio 2006). Ma la Procu- 4-/1 ^/f' P/ii-n/7 vinti f> a nrrnr/ìn p iì 95 npwniiin rhipiìp ì'nrrhiiìin- Il Cavalier Bugiardoni 179 zione del procedimento nato dalle denunce di Berlusconi perché le sue accuse sono state smentite da tutti i testimoni indicati e dunque «non è emersa alcuna pressione di D'Alema, Veltroni, Prodi e Rutelli sul presidente delle Generali, né è emerso che i loro colloqui con Bernheim abbiano riguardato la cessione del pacchetto azionano Bnl in mano al gruppo assicurativo». Berlusconi però continua a fare lo gnorri: L'archiviazione era scontata. Sono stato io il primo a dire che non c'era alcun risvolto penale. Però ho dimostrato di aver detto la verità. Sconfessato io? Ma sconfessato cosa! Anzi, sono stato confermato nelle cose che ho detto (26 gennaio 2006). Poi, per cambiare discorso, comincia a cannoneggiare i pm di Milano, quelli che hanno scoperto i 50 milioni all'estero di Consorte e Sacchetti, incriminandoli per associazione per delinquere. E chiede l'arresto di Consorte e la scarcerazione di Fiorani. La Procura rossa di Milano su Unipol non manda avanti niente: hanno insabbiato tutto. Hanno appena nominato uno dei giudici più ideologizzati [alludendo al nuovo procuratore aggiunto Edmondo Bruti Liberati, nda]. Perché tanta differenza fra l'inchiesta su Fiorani e quella su Consorte? Intendiamoci, da vero garantista vorrei che Fiorani fosse fuori e mi chiedo perché sia ancora in galera (a «Porta a Porta», 31 gennaio 2006). Dobbiamo fare interrogazioni in tutti i comuni in cui siamo all'opposizione per sapere con quali compagnie le amministrazioni hanno stipulato le loro polizze assicurative e con quali procedure. Perché queste scelte o vengono fatte senza gare di appalto, o quando si fanno sono truccate. È un sistema immondo che non lascia spazio a nessun altro (La Stampa, 11 gennaio 2006). Poi si scopre che ben 4 mila dipendenti di Fininvest e Mediaset godono della copertura assicurativa di Unisalute, società di assistenza integrativa del gruppo Unipol. III. Una scoria italiana Berlusconi è allergico alla verità. Ha una voluttuaria e voluttuosa propensione alla menzogna... «Chiagne e fotte», dicono a Napoli dei tipi come lui. E si prepara a farlo per cinque anni di seguito (Indro Montanelli, 2001).

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Berlusconi mente anche con i capelli (Daniele Luttazzi, 2002). Ai matrimoni vuole fare lo sposo, ai funerali il morto (Roberto Benigni, 2001). 1. Chiagni e fotti Dormo tre ore e mezza per notte, faccio una vita da pazzi, non me l'ha ordinato nessuno (6 aprile 1994). Ora sono diventato povero (20 maggio 1994). Ho abbassato la qualità della mia vita. Ero presidente del Milan e la gente allo stadio si alzava in piedi per applaudirmi: adesso sto chiuso tutto il giorno a Palazzo Chigi (alla cena con gli industriali a casa Agnelli, 24 settembre 1994). Cosa credete, che non sia stufo di tornare a casa e vedere i miei figli piangere per come vengo descritto, per quel che si dice di me nelle piazze? (16 novembre 1994). Io sono come un centravanti acquistato per fare trenta gol, a cui i compagni non hanno fatto i passaggi giusti e gli av-versari hanno spaccato le gambe. Lasciate lavorare il centravanti (23 dicembre 1994). Questa è un'ulteriore differenza tra me e la vecchia classe politica che facendo politica prendeva soldi. Io posso dire che n<»r farp nnlitira ne ho SDesi narerrhi (1 5 dicembre 1995). Una scoria italiana 181 In quel momento ho cercato di trattenermi. Prima piangevo come... Ha presente uno che ha perso la moglie e tre bambini piccoli che piange tra le sue braccia? Ho provato a immaginare il mio dolore. E poi c'era un altro che ha perso due fratelli e nessuno, nessuno è andato da loro. Facevo fatica a non piangere. Il blocco navale non è degno di un Paese civile, sono venuto qui perché non è venuto nessuno, ho incontrato questa povera gente e... Non si fa così. Adesso un po' ce li porteremo su al Nord con le macchine... (in lacrime durante la visita a Brindisi, dopo la tragedia della nave carica di immigrati albanesi annegati in seguito allo speronamento da parte di un'imbarcazione della Marina militare italiana, 30 marzo 1997). Berlusconi, in quel momento all'opposizione, accusa il governo e promette di provvedere personalmente a dare ospitalità ad alcuni sopravvissuti. Poi naturalmente non se ne saprà più nulla. In compenso, quando le stragi di immigrati accadono sotto il suo governo, le lacrime diventano macabre battute. Forse avreste preferito che accogliessimo i corpi con delle grosse navi? Per raccogliere i cadaveri i pedalò vanno bene. Non credo che nessuno si sia lamentato... (a proposito delle polemiche sul fatto che la polizia ha recuperato tardivamente e con pedalò decine di cadaveri di clandestini morti affogati al largo di Agrigento, Ansa, 27 settembre 2002). Dopo una vita da peccatore, ho dovuto imparare a vivere nella trasparenza. Vivo circondato da guardie, non ho più segreti, non mangio al ristorante da due anni. A parte, forse, un pranzo... con Tatarella, si figuri! (la Repubblica, 12 luglio 1997). Mi hanno avvelenato (20 febbraio 1998). Con queste parole Berlusconi interrompe la relazione a una riunione di Forza Italia per chiudersi sei ore nella camera 583 dell'Hotel Villa Pamphili, perché colpito da dissenteria dopo il pranzo di nozze dell'onorevole Antonio Martusciello. Ma l'indomani ricompare in gran forma: Come vedete sono d'acciaio. Ho vinto in un giorno la guerra sferratami con armi batteriologiche. L'intestino è a fìrìCtr* A rii>CCi^ \JdA i rt t-mf^. I 182 Le mille balle blu Di Pietro ha arrestato mio fratello e fatto piangere mia madre (La Stampa, 24 ottobre 1998). A me non piace apparire. Non sono mai andato in un salotto né a Milano né a Roma. In sette anni sono andato solo una volta al ristorante, anzi in pizzeria (10 maggio 2001). Se in questo momento lasciassi la politica, l'Italia cadrebbe nelle mani dei comunisti. Non vedo nessun altro oggi in Italia. Chi altri? Chi altri? È una domanda che mi pongo spesso, quando mi chiedo per quanto tempo ancora dovrò fare questa vita sacrificata. Ho una barca a vela ma in due

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anni ci sono andato soltanto un giorno. Sono due o tre anni che manco dalla mia casa alle Bermude. Lo stesso per la mia casa a Port of ino, dove negli ultimi nove mesi ho messo piede una volta. La mia vita è cambiata. La qualità della mia vita è diventata pessima. Che lavoro brutale... sempre solo, sempre qui da solo! (al New York Times, 9 maggio 2003). Ci sono capitate sfortune che quando eravamo opposizione non potevamo immaginare. Ci è piovuto addosso di tutto e ci sarebbe bisogno di un amuleto, una croce fatta di mille croci, quante ne stiamo portando (10 ottobre 2002). Terremoti, vulcani, alluvioni, adesso il fuoco. E una maledizione (la Repubblica, 14 agosto 2003). Continuano ad accadere catastrofi e sciagure, ci voleva anche l'eruzione dello Stromboli... (30 dicembre 2002). Politici di professione, politologi, giornalisti, imprenditori, rappresentanti delle istituzioni e di tutti i poteri forti mi considerano ancora un mostro, alieno. Pensano che il mio governo sia formato da dilettanti allo sbaraglio. Non mi perdonano ancora di essere un imprenditore che è arrivato velocemente nei santuari della politica, ai suoi vertici (al convegno annuale di Cernobbio, La Stampa, 5 settembre 2004). Questo è il frutto di una costante campagna d'odio nei miei confronti. Non merito tutto questo, se queste persone mi co-nncr-f>cc(=-rr> varamente cambierebbero idea. Odiano me in Una scoria italiana 183 modo viscerale, maniacale. Forza Italia è nata per questo, per sconfiggere l'odio e impedirgli di andare al governo (allontanandosi incerottato dal pronto soccorso dov'è stato medicato per il colpo infertogli dietro l'orecchio da un passante che in piazza Navona gli ha lanciato il cavalietto della sua macchina fotografica, Corriere della Sera, 2 gennaio 2005). Io nella mia vita ho sempre fatto beneficenza, ma sempre riservatamente, senza dire niente a nessuno. È un mio principio e ho chiesto ai miei figli di fare altrettanto. Mi vergogno anche di aver detto pubblicamente dei 10 miliardi che ho donato a don Gelmini e del miliardo che ho destinato ai sa-lesiani. Ora però mi sono rotto le scatole di fare tutto questo bene in silenzio. Quando voi deputati venite a sapere che ci sono delle situazioni di povertà nei vostri collegi, segnalatemelo. Mettiamo su un vero a proprio sistema. E noi interveniamo con un vaglia. Io posso farlo. Solo che questa volta lo farò pubblicamente. Almeno fino a quando durerà la campagna elettorale (La Stampa, 27 gennaio 2005). Ho avuto trentanove minacce di morte, alcune delle quali serissime. Qualcuno può sempre pensare di uccidere il tiranno. Guardate cosa ho sul collo, dove fui colpito còl treppiede, guardate che bozzo (a la Repubblica, 27 marzo 2005). Io soffro da morire a fare il presidente del Consiglio. Soffro dalla mattina alla sera. E anche di notte. Per loro il potere è il sogno di una vita, per me fare il presidente del Consiglio è una condizione esistenziale peggiore di quella che potrei avere se non avessi questo ruolo. Sto qui per senso di responsabilità nei confronti del mio Paese e per l'impegno che ho preso davanti agli italiani. Altrimenti me ne starei in Sardegna, o me ne andrei via con chi so io (La Stampa, 27 marzo 2005). Se c'è qualcuno che fa un grande sacrificio a ripresentarsi come candidato sono io (29 agosto 2005). Berlusconi in un colloquio mi dice di essere molto amareg giato HPT IP ramt-idirn^ A'r\A\n ^^*-i«-**rt A', 1.,« «U^ it-»~~~ 184 Le mille balle blu no il rischio per la sua vita. Forse in Italia lo si ignora. Ma è una delle tre persone che in Occidente sono considerate a massimo rischio. Oltre a lui, ci sono Bush e Blair. Ha avuto una serie di minacce di morte. In tutto trentanove. Di esse, sei sono state ritenute particolarmente preoccupanti dalla nostra intelligence (Bruno Vespa dopo aver intervistato il Cavaliere per il suo nuovo libro, a Libero, 4 novembre 2005). Le altre 33 erano inventate? La vignetta di Giannelli sul Corriere è un fatto gravissimo che nuoce all'interesse del nostro popolo e lo espone a rischi mortali di attentati (stigmatizzando la vignetta che ritrae Bush che se la ride

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quando Berlusconi dice di aver tentato di convincerlo a non attaccare l'Iraq, Libero, 3 novembre 2005). Un giorno l'Unità mi ha paragonato a Saddam Hussein. Quella stessa sera qualcuno ha cercato di farmi fuori (24 gennaio 2006). Io sono colui che ha partecipato di meno alle trasmissioni televisive rispetto ai leader della sinistra. Per esempio stamattina dovevo andare da Costanzo e non ho fatto in tempo. Sono cinque anni che non andavo. Insomma, guardando tutte le partecipazioni dei principali leader della sinistra nelle varie trasmissioni tv si vede che il presidente del Consiglio ha lavorato e quando si porta la croce non si ha tempo per cantare (20 gennaio 2006). Faccio una vita grama. La mia è una vita di tanti sacrifici, di tante incomprensioni, di tanti nemici che ti insultano (26 gennaio 2006). 2. Un miracolo ¡tagliano L'attuale presidente del Consiglio ha un curriculum di studi rilevantissimo... Mi sono nutrito di ottime letture (27 gen- Una scoria italiana 185 Sebbene io sia titolare della più importante casa éditrice italiana, devo ammettere che probabilmente da vent'anni non ho più letto un romanzo (Ansa, 3 agosto 2003). «L'intendenza seguirà», come disse De Gaulle (durante l'interrogatorio davanti al pool di Milano, 13 dicembre 1994). Peccato che quel motto fosse di Napoleone Bonaparte. I nostri rapporti intergovernamentali con la Francia... (Tgl, 5 giugno 2003). La storia ci insegna che «senatores probi viri»... e non dico il resto (Ansa, 19 marzo 2003). Anche perché la storia insegna che si dice «senatores boni viri, Senatus mala bestia». Noi avremmo candidato Renzo Piano (Ansa, 6 giugno 2003). Il architetto Renzo Piano naturalmente non c'entra nulla. Si tratta del fonista friulano Renzo Tondo. Sarò lieto di venire e di incontrare papa Cervi (a «Porta a Porta», 7 ottobre 2000). Peccato che il padre dei fratelli Cervi sia morto da trent'anni. In questo luogo, il caso ha voluto che passasse Enea in fuga con il padre Anchise, fondasse la città di Lavinia e desse il via a una dinastia dalla quale poi nacquero Romolo e Remolo (al vertice Nato di Pratica di Mare, 29 maggio 2002). Simul stabunt, simul cadunt (21 novembre 1997). Ma il futuro del latino «cadere» è «cadent». Epoil'Estuania... (13 aprile 2002). Forza Marsiglia! (da «Super Berlusconate» di Alessandro Corbi e Pietro Criscuoli, Nutrimenti, 2006). Peccato che fosse a Marsala. TI 186 Le mille balle blu La Csco... (ibidem). Era la Csce, cioè la Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Il presidente Giulio Einaudi... (ibidem). Variava di Luigi Ei- naudi. Caro Mister Robinson... (ibidem). Ma era Lord Robertson, segretario generale della Nato. L'onorevole D'Avena... (ibidem). La cantante per bambini Cristina D'Avena non c'entra: parlava di Massimo D'Alema. Qui a Lubianka... (ibidem). Era a Lubiana, capitale della Slovenia, e non a Mosca nella sede del Kgb. C'è il pericolo di un vento giacomino... pardon, volevo dire giacobino... (ibidem). Questo Furio Colombo me ne sta facendo di tutti i colori (12 marzo 1994). Ma si riferiva alpm Gherardo Colombo. Deve intervenire il Consiglio superiore (12 febbraio 2003). // Csm non c'entra: Berlusconi intende parlare del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ma pensa sempre alla magistratura...

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Vi leggerò l'intervento che ho fatto in Liguria perché la situazione economica e finanziaria è molto simile... Credo siano discutibili le decisioni prese per la zona vicino al porto (la Repubblica, 1° dicembre 1996). Purtroppo sta parlando a Torino, dove notoriamente non c'è il porto e neppure il mare. Da parte della giunta regionale ci sono stati errori gravissimi (ibidem), beccato che il Piemonte, diversamente dalla Liguria, sia governato dal centrodestra. Infatti, quando vede il volto buio del presidente Enzo Ghigo seduto in prima fila, Berlusconi precisa: «Naturalmente sto parlando della Liguria» (ibidem). Bisogna rafforzare gli strumenti di pulizia giudiziaria (16 Una scoria italiana 187 Questa è una mia prorogativa (16 maggio 1994). O prerogativa? L'Italia deve organizzare una tax force (9 giugno 1994). O task? I giudici pensino a stipulare i processi (15 luglio 1994). Ma i processi si celebrano. I contratti invece si stipulano. Una persona non può essere annessa alle carceri... (20 luglio 1994). Non mi sembra che ci siano nessuna ragione vera (18 luglio 1994). Una mia condanna sarebbe un atto teso a sowèrtere l'ordinamento dello Stato (1° dicembre 1994). Eventualmente a sovvertire. Credo di aver risposto con questa domanda alla sua domanda (11 ottobre 1994). Credo che la giustizia dovrebbe procedere senza infierimen-ti eccessivi (16 luglio 1994). Occorre rincamminare l'economia nella direzione dello sviluppo (3 ottobre 1994). Ieri sera in tv ho visto una persona che dopo otto mesi è stata trasmessa al proprio domicilio (16 luglio 1994). Che i conti non tornassero, questo mi sembra obbligatorio (15 ottobre 1994). Sto imparando la macchina pubblica (15 novembre 1994). Non siamo in alcun modo intervenuti per convincerlo prima o per sconvincerlo poi... (22 ottobre 1995). Chi pensa di continuare a prolungare il deteriorimento... i 74 r,nr,Kt 188 Le mille balle blu Se l'operazione Gemina l'avremmo fatta noi... (2 settembre 1995). Sto facendo una verificazione (18 dicembre 1995). Le riforme che il Paese necessita (23 gennaio 1996). Una legge elettorale che in qualche modo soddisfasse le esigenze... (23 gennaio 1996). Carlo Max... (a Bruxelles, 17 ottobre 2003). Parlava di Carlo Marx. Credo che debbo guardare solo all'interesse del Paese (a La Stampa, 29 gennaio 1996). Se io fossi libero e non avressi queste responsabilità di governo, io mi offrirei per prendere in mano la Fiat (3 dicembre 2002). Non c'è nessuno nella storia d'Italia che s'è fatto processare quanto il sottoscritto. Il mio gruppo è stato sulla graticola con inenarrabili sofferenze umane. Figlie di miei dirigenti che sono diventate anoressiche, altre bulemiche. Persone che sono cadute in depressione e che ancora stiamo curando (a «Radio anch'io», 7 maggio 2003). Voleva dire bulimiche. ... stars and strips... (magnificando la bandiera americana a una serata di gala con Bush a Washington, 20 maggio 2004). Purtroppo «stelle e strisce» si dice «stars and stripes», mentre «stars and strips» vuoi dire «stelle e spogliarelli». Imbarazzo in sala. Valuto positivamente Yaccoppamento della Piaggio e della Aprilia... Porterò qui, alla Nuova Fiera di Milano, una sessione del mio governo per dare una spinta ali'inorgoglimen-to degli italiani per questa struttura (la Repubblica, 16 no-

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Una scoria italiana 189 II grande Donald Reagan... (a «Porta a Porta», 11 gennaio 2006). Ma Reagan si chiamava Ronald. Paolo di Tarso era un grande filosofo greco (a «Porta a Porta», 11 gennaio 2006). In realtà era un ebreo nato in Ciucia. Di Pietro? Con quella sintassi e quei congiuntivi, non posso certo andare d'accordo con lui... (a «Matrix», 20 gennaio 2006). George W. Bush ha ricevuto una grande eredità da un grande presidente, Ronald Reagan (a «Matrix», 20 gennaio 2006). Peccato che prima di George W. Bush il presidente Usa fosse Bill Clinton. Ragazzi, informatevi di più: il signor Granisci fu il primo a pensare che la conquista dell'Italia potesse avvenire attraverso le cosiddette casematte del potere controllando i gangli vitali della società, dall'università alla scuola, dai sindacati alla magistratura, dalla cultura al cinema perché gli equilibri internazionali non consentivano la presa del potere con la rivoluzione (a «Matrix», 20 gennaio 2006). In realtà Gramsci morì in carcere nel 1937, mentre gli equilibri internazionali di cui parla Berlusconi nacquero a Yalta nel 194?, quando il capo dei comunisti italiani era Tagliati!. Mio padre si dovette riparare in Svizzera durante la guerra (a «II senso della vita», 24 gennaio 2006). 3. Cabaret da Silvio Non è vero che io racconto barzellette, anzi disistimo chi lo fa (Ansa, 27 settembre 2002). Mi accusano di raccontare barzellette, ma io uso parabole ÍAr,c.o 1Q o^-i 190 Le mille balle blu Mia figlia piccola mi ha raccontato una barzelletta sporca... (La Stampa, 3 luglio 1990). Dio è arrabbiato e convoca Clinton, Eltsin e Berlusconi... (La Stampa, 23 novembre 1994). Antica Roma. Nerone chiama Tigellino. 'A Nero, che te serve? I romani si annoiano. Ci vorrebbe un bello spettacolo nel Colosseo... (Corriere della Sera, 29 ottobre 1995). Questa me l'ha raccontata la mia segretaria... (Ansa, 24 novembre 1997). Berlusconi racconta una nuova barzelletta ai coordinatori regionali di Forza Italia. Il Cavaliere muore e, sulla base delle cronache dell'Unità finisce all'inferno dove non funziona nulla. Aggiusta le cose e sale al Purgatorio dove risolve altri problemi. Arriva così in Paradiso dove però i cherubini litigano. A questo punto, racconta il Cavaliere, arriva il colloquio con il Padreterno che, però, al posto di quindici minuti, dura tre ore. Al termine Berlusconi esce con la mano sulla spalla di Dio. Che esclama: «Carina l'idea sul Paradiso SpA. Ma c'è una cosa che non ho capito: perché io dovrei fare il vicepresidente?» (la Repubblica, 19 marzo 2004). Alcuni indiani per avere una previsione sul tempo dell'inverno che stava per giungere, si recarono dal grande Vecchio che sta sulla montagna il quale risponde: «Sarà freddo». Allora gli indiani scesero a valle e iniziarono a tagliare gli alberi per ricavare la legna per l'inverno. Un altro gruppo di indiani andarono dal grande Vecchio e gli posero lo stesso interrogativo. E il Vecchio rispose: «Sarà molto freddo». A questo punto un indiano gli domandò coma faceva a fare queste previsioni. E lui rispose: «Ma, vedo che laggiù tutti si danno da fare per abbattere alberi e fare la legna da bruciare...» (Ansa, 2 aprile 1997). Silvio Berlusconi, in una sorta di sfida all'ultima barzelletta con i giornalisti, ne ha raccontata una che riguarda il nrn- Una scorta italiana 191 blema dell'Aids: «Un malato di Aids va dal medico e gli chiede: "Dottore, cosa posso fare per la mia malattia?". Il medico risponde: "Faccia delle sabbiature". "Ma dottore, mi faranno veramente bene?" "Bene no, ma sicuramente si abituerà a stare sottoterra"» (Ansa, 3 aprile 2004). «Un contadino stava falciando il suo campo e vede arrivare una berlina da cui scende Berlusconi che gli da subito un consiglio per raddoppiare la produttività: dotare il falcetto di un controfalcetto

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in modo da poter tagliare non solo da destra a sinistra ma anche da sinistra a destra, nel gesto di ritorno. Il giorno successivo, stessa scena, nuovo suggerimento del Cavaliere al contadino: allacciarsi alla vita un raccoglitore, sincronizzando i movimenti ondulatori della pancia con il gesto del braccio che falcia» (a questo punto il Cavaliere si è alzato in piedi mimando il doppio movimento provocando scrosci di risate in sala e tra i cronisti). Altro consiglio: calzare scarpini chiodati, stile calciatore, per poter, contemporaneamente sarchiare il terreno. Il contadino, messi in pratica i suggerimenti ne ricava soddisfazione, ottimizzazione della produttività e, soprattutto dimezzamento del tempo di lavoro. Così, il villico torna a casa all'ora di pranzo anziché al tramonto. «Mai tornare a casa prima del tempo», chiosa il Cavaliere facendo intuire l'epilogo. Appunto. Trova la moglie a letto con... «un comunista della sezione accanto». Apriti cielo. La donna invoca in lacrime il perdono e solo dopo molte ore giunge il compromesso: «Va bene ti perdono -le dice il marito - a patto però che non lo dici a Berlusconi perché se sa che ho anche le corna, chissà poi cosa mi ci fa fare con le corna...» (cronaca dell'Ansa su una visita di Berlusconi agli industriali romani, 3 maggio 2001). L'incontro oggi a Palazzo Chigi con i sindacati su Europa e rilancio dell'economia è cominciato con una barzelletta. A raccontarla, ha riferito il segretario della Uil, Luigi Angelet-ti, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, strappando il sorriso dei partecipanti. «Berlusconi è in elicottero con i figli - dice Angeletti ripetendo la barzelletta raccontata dal • 7,-J,-| nt-t f*s^r+t*K Ai l~,T,-«~< '• -1 ' *~ -<-- 192 Le mille balle blu protestando contro la sua politica e a un certo punto dice: "Adesso butto giù dall'elicottero una banconota da 500 euro, almeno uno di loro sarà contento"; il figlio dice: "Papa, invece di mandare giù una banconota da 500 euro mandane giù 5 da 100 euro, almeno saranno in 5 a essere contenti". A quel punto il pilota, che si stava un po' infastidendo, dice: "Dottore, si butti giù lei, vedrà che li fa contenti tutti"» (cronaca dell'Ansa, 18 settembre 2003). Nel corso della lunga riunione, il presidente del Consiglio - sempre secondo il racconto del governatore delle Marche, Vito D'Ambrosio - ha raccontato una barzelletta: «in un campo di prigionia il kapò riunisce tutti i prigionieri annunciando loro una notizia buona e una cattiva. "La notizia buona è che una parte dei prigionieri del campo verrà trasferita in un altro campo." A quel punto i prigionieri chiedono di sapere la notizia cattiva, e un guardiano, facendo segno con la mano, sentenzia: "Da metà vita in giù resteranno in questo campo, da metà vita in su saranno trasferiti"» (cronaca dell'incontro con i governatori regionali, Ansa, 18 febbraio 2004). Volete sapere come Bossi fa l'amore con sua moglie? La Lega... (Corriere della Sera, 19 dicembre 2003). Oggi ho sentito alla radio un ascoltatore che diceva di aver letto che ero dimagrito con una dieta africana. Diceva che l'aveva provata anche sua moglie: banane, noci di cocco, anacardi... «E funziona?», gli ha chiesto un altro ascoltatore. E lui: «Non lo so ancora. So che si arrampica per le tende e salta come una scimmia per tutta la casa» (nel giorno del ritorno dopo il lifting, a «Porta a Porta», 26 gennaio 2004). Un signore racconta a un amico di avere un cane milanista... (Ansa, 2 ottobre 1997). Un giorno Carlo Marx è ridisceso sulla terra, è andato al Cremlino e ha chiesto di parlare in tv... (Ansa, 7 maggio Una scoria italiana 193 Un signore affitta un appartamento... (Ansa, 19 ottobre 2000). Un tale dice all'altro: mi sono fatto disegnare un neo sul pene... (Corriere della Sera, 30 giugno 2001).

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La sapete quella del genovese che mette l'annuncio sul giornale? E quella del negro che cerca una stanza a Rimini? (Corriere della Sera, 7 marzo 1997). Ragazzi, ho due nuove barzellette formidabili. Ma una è un po' spinta, le signore dovrebbero uscire. Anzi no, restate. Allora... (la Repubblica, 15 giugno 1995). Non mi va di partire per Napoli e di lasciarvi con questi volti tesi. Ora vi racconto una barzelletta così vi metto di buonumore. La sapete quella del napoletano che vive in un basso? (Corriere della Sera, 22 settembre 2001) Tra le qualità del presidente del Consiglio c'è quella di essere un battutista (26 gennaio 2006). 4. Milan, Italia Nella squadra di calcio dell'Edilnord io facevo il centravan-ti, mio fratello Silvio il presidente e sedeva in panchina con Marcello Dell'Utri, che era l'allenatore... Le tattiche le faceva Silvio: dovevo essere io a marcare il libero, anziché farmi marcare dal centromediano. Può sembrare una banalità, ma 10 andavo sempre avanti, mi portavo dietro il libero avversa rio e lo stopper. Lanci lunghi, velocità e i goal venivano faci li. Ne abbiamo fatti tre anche al Milan, ma non era ancora quello dei Berlusconi (Paolo Berlusconi a Capital, 1° agosto 1986). Tutto sta nella testa di Silvio. Se lui decidesse che Greggio, 11 comico di «Drive In», è l'allenatore ideale per il Milan, 194 Le mille balle blu Roberto D'Agostino, «II vizionario dei nomi famosi», Mon- dadori, 1988). Non capisco perché a San Siró debbono entrare anche i tifosi delle altre squadre, togliendo il posto ai nostri. San Siró deve diventare solo rossonero (Silvio Berlusconi alla Gazzetta dello Sport, 10 ottobre 1988). L'Italia deve sforzarsi di adottare il modello Milan (dopo la vittoria sulla Steaua Bucarest per 4-0, 24 maggio 1989). Il professor Spaventa, prima di competeré con me, provi a vincere un paio di Coppe dei Campioni (10 marzo 1994). La mia missione politica è come ricostruire una squadra di calcio (incontrando la Nazionale di calcio in partenza per i Mondiali negli Usa, 6 giugno 1994). 10 il successo me lo sono meritato, come Franco Baresi che s'è fatto i suoi miliardi giocando da grande difensore (La Stampa, 7 aprile 1994). Se entro in politica lascerò tutte le cariche, con una sola eccezione: la presidenza del Milan (19 gennaio 1994). Se fosse necessario, per ricoprire incarichi di maggiore responsabilità non ci penserei nemmeno un minuto a lasciare la presidenza del Milan (festeggiando lo scudetto del Milan, 17 aprile 1994). Non credo che l'eventuale incarico governativo conflig-ga con la presidenza di una società senza fini di lucro (18 aprile 1994). 11 calcio è metafora della vita: dai successi del Milan la gente ha capito che la mia è una filosofia vincente, che lavorando si possono ottenere risultati ambiziosi... Il mio ruolo? Attac cante, centrocampista, difensore e anche regista in panchi na. Io sono fruibile per qualsiasi ruolo... Sì, forse è troppo.

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Sapete, sono un po' montato (alla festa del Milan, 18 aprile Una scoria italiana 195 Diciamolo agli altri: siamo stanchi dei successi? Nooo. Vinceremo ancora? Sììì. Dovunque e comunque? Sììì. Faremo diventare l'Italia come il Milan? Sììì (ibidem). La mia non è una civetteria da presidente del Milan, ma tra qualche settimana si svolgeranno i Mondiali di calcio, e allora vorrei rivolgere, se mi consentite, un semplice ma caldo augurio ai nostri atleti... Un saluto anche ai miei ragazzi del Milan, che scende in campo per difendere i suoi colori, quelli di Milano ma anche quelli dell'Italia... Ho imparato dal calcio l'arte e la passione. Da quando sono entrato nel calcio ho vinto tanti scudetti, ho raggiunto tante vittorie internazionali che hanno fatto onore all'Italia (discorso al Senato per la fiducia al suo primo governo, mentre il Milan vince la Coppa dei Campioni contro il Barcellona, 18 maggio 1994). Qui nel Polo manca collegialità. Ci vorrebbe un Arrigo Sac-chi (28 giugno 1994). Da lunedì saranno gli azzurri di tutti, e su di loro sposterò la batteria pregante composta delle mie zie suore... Presidente Matarrese, se vuole vincere i Mondiali mi lasci qui Sacchi per qualche ora... Arrigo, mi chiami pure dall'America per la consulenza... Sarà importante vincere, ma soprattutto rappresentare bene il nostro Paese nel calcio che è la metafora della vita: e voi sarete gli eroi positivi da emulare... (ricevendo la Nazionale di calcio in partenza per i Mondiali negli Usa, 6 giugno 1994). Credo che Baggio, dopo questo exploit ai Mondiali, potrebbe benissimo fare carriera politica. E la Pivetti viceversa (10 luglio 1994). Sono un centravanti che, nonostante gli awersari lo affrontino fallosamente e nonostante l'arbitro fischi sempre dalla stessa parte, i suoi bei gol li fa (13 marzo 1995). La riconferma di Capello al Milan? Decideremo dopo le 196 Le mille balle blu Io avevo anche in mente di fare il regista, ma il voto degli italiani è stato chiaro: devo fare il centravanti (30 giugno 1999). Per amor di patria volevo stare zitto invece devo dire che si poteva e si doveva vincere. Da Zoff sono arrivate scelte indegne: Zidane era sempre libero di creare gioco, non si poteva non vederlo. Lo avrebbe visto anche un dilettante e noi avremmo vinto. Si doveva mettere uno come Gattuso su Zidane. Un giocatore di quel tipo, che non lo lasciasse libero di scorrazzare a piacimento per tutta la partita. Sarebbe bastato questo per vincere. D'altra parte, l'intelligenza e l'arguzia o si hanno o non si hanno. Sono veramente indignato (dopo la finale degli Europei di Parigi, persa dall'Italia all'ultimo istante con la Francia, 3 luglio 2000). Diño Zoff, per protesta, si dimette da commissario tecnico della Nazionale. La politica è entrata anche nel calcio: è entrata a piedi giunti la faziosità, la partigianeria politica e ha caricato di significati falsi e artefatti una decisione della dirigenza del Milan, la sostituzione di Zaccheroni, necessitata, indifferibile, ma corretta e rispettosa nei confronti dello staff tecnico. Molte altre società hanno preso quest'anno lo stesso provvedimento senza destare scandalo (dopo l'esonero dell'allenatore Alberto Zaccheroni, notoriamente di simpatie progressiste, la Repubblica, 20 marzo 2001). Io ho insegnato al Milan come si gioca una partita al calcio (la Repubblica, 24 marzo 2001). Si riferisce alla partita contro il Deportivo La Corunà di dieci giorni prima, quando andò personalmente a spronare la squadra con queste parole: Vi parlo come futuro presidente del Consiglio. E sono sicuro che stasera voi vincerete, per quei 60 mila tifosi che aspettano la vostra vittoria, così come io vincerò per i 50 milioni di italiani che si aspettano la mia (14 marzo 2001). Sta rinascendo il grande Milan: riapriremo un ciclo di vittorie... Bisogna crederci, crederci, crederci. Anch'io talvolta, come in una seduta di auto-training, mi guardo allo spec-

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Una scoria italiana 197 esagerate con il sesso. Avete tanto tempo a disposizione per certe distrazioni, lasciatele a quando avrete terminato la carriera... Mi chiedo come tu, Pippo Inzaghi, possa segnare tanti gol e contemporaneamente dedicare tante energie alle donne... (5 ottobre 2002). Il Milan non vince più perché, da quando è in politica, il suo presidente non se ne occupa più (Ansa, 6 febbraio 1998). Zaccheroni? Non dipende da me riconfermarlo o meno. Non mi occupo più del Milan (10 gennaio 2001). Il problema del Milan è che io non me ne occupo più di persona. Per colpa della politica ho dovuto abbandonare la squadra. Devo pensare al Paese e non al Milan, mi state rovinando (Sette, 2 marzo 2001). Non ho più tempo, purtroppo, per il Milan. Per questo non è primo in classifica (17 aprile 2002). Poi però il Milan ricomincia a vincere e Berlusconi (con stampa al seguito) torna a dire che fa tutto lui: Milan modello Berlusconi: Roma a terra. Un gol di Leonardo e una doppietta di Shevchenko: ma è anche il trionfo del Cavaliere che da sempre chiede a Zac la difesa a 4 (titolo de il Giornale, 22 gennaio 2001). Non si parla mai del Milan di Berlusconi, ma di Sacchi, di Zac, di Ancelotti. Però sono io che da diciotto anni faccio le formazioni... (Corriere della Sera, 17 marzo 2004). fochi giorni dopo il Milan tracolla e Berlusconi non e entra più nulla: Deportivo La Coruña-Milan 4-0. Le stelle cadono. Dopo Real Madrid e Arsenal ieri, cade il Milan a La Coruña. Ed è un tonfo tremendo quello dei detentori della Champions... È una disfatta totale, senza attenuanti né recriminazioni, quella del Milan. Il Deportivo è stato superiore in tutto: organizzazione, lucidità, qualità di gioco, volontà di raggiungere l'obiettivo. Sicuramente, superiore anche in umiltà (cronaca dell'Ansa, 7 aprile 2004). Ogni tecnico del Milan da lunedì in avanti dovrà obbligatoriamente schierare in campo due punte, sennò rinunci a fare il tecnico del Milan (attaccando l'allenatore Carlo Ance- Intti Ar Id raf r\r\r\ lo tritolata rimonta npl rlprKv rr>n l'Tntpr 91 198 Le mille balle blu febbraio 2004). Polemiche a non finire nel mondo del calcio per l'interferenza del presidente «che non si occupa più del Milan». Segue immancabile retromarcia: Tutto questo scandalo sulle due punte... ma il Milan, almeno da quando sono presidente io, ha sempre giocato a due punte (Ansa, 25 febbraio 2004). Ora che l'economia verrà rilanciata con un deciso taglio delle imposte, l'Italia tornerà a vincere come il Milan, che vince e diverte. Ho intenzione di far vincere questo governo e di farvi divertire tutti quanti (all'assemblea di Confindu-stria, 3 aprile 2004). Il sacrificio più grande [impostogli dalla legge Frattini sul conflitto d'interessi, nda] è stato quello di non essere più presidente del Milan, anche perché io e il Milan siamo i numeri uno del calcio e ho intenzione di vincere ancora (al convegno dell'Ice sul Made in Italy, Ansa, 26 febbraio 2005). 5. Il Bisunto del Signore Cara Santità, mi lasci dire che lei assomiglia al mio Milan. Infatti lei, come noi, è spesso in trasferta, a portare nel mondo un'idea vincente, che è l'idea di Dio (in udienza da Papa Giovanni Paolo II con parenti, giocatori, manager, giornalisti, attori, 1988).

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Sono stato al santuario a pregare la Madonna perché ci aiutasse a battere i comunisti (alla vigilia della finale di Coppa dei Campioni Milan-Steaua Bucarest, 23 maggio 1989). Il Papa è un uomo straordinario, ogni suo viaggio è come un gol. Ha la stessa idea vincente del mio Milan, che poi è l'idea di Dio, la vittoria del Bene sul Male (30 marzo 1994). Mi auguro che quanto accadrà nelle prossime settimane al- . - Una scoria italiana 199 Ho deciso di bere l'amaro calice (6 febbraio 1994). Possiamo creare insieme un nuovo grande miracolo italiano (6 febbraio 1994). Anche per questa tomba [il mausoleo di famiglia, nel giardino di villa San Martino, opera dello scultore Cascella, nda] qualche giornalista mi ha preso in giro: ma perché l'ho costruito? Perché mio padre, prima di morire, mi disse: «Silvio, mettimi qui nel tuo parco, così quando vai a correre la mattina ti fermi un momento e mi dici: "Ciao, papa"...» (6 aprile 1994). Ho anche Sgarbi, nella funzione di San Giovanni Battista (9 aprile 1994). Quando faccio la messa ad Arcore, la chiesa si riempie di giovani. La religione spinge tutti noi a migliorarci, a tendere verso l'alto (29 aprile 1994). Quando si assume un ruolo come questo, la vita cambia. I cattolici la chiamano la «Grazia dello status». È una cosa che ti fa diventare una persona diversa senza che tu te ne accorga. Già stanotte ho dormito da persona diversa, anche se con lo stesso pigiama (30 aprile 1994). Sinite párvulos venire ad me, lasciate che i piccoli vengano a me (al Ppi, 17 maggio 1994). Sono religioso, cattolico praticante. Ho cinque zie suore, e la domenica un mio cugino sacerdote viene ad Arcore a celebrare messa nella mia cappella privata. La comunione? Sì, mi comunico spesso. Anche perché, se non lo faccio, mia madre mi chiama in disparte e mi rimprovera: «Cos'hai fatto a Dio, che oggi non ti sei comunicato?» (a Epoca, 24 maggio 1994). I nostri awersari non vinceranno, non praevalebunt (31 lu- 200 Le mille balle blu Anche se camminassi sulle acque, l'indomani i giornali titolerebbero che Berlusconi non sa nuotare (12 agosto 1994). Ho i nervi d'acciaio e la pazienza di un santo (8 agosto 1994). Il male di questo Paese è che tutti guardano alle loro parrocchie, invece bisognerebbe stare attenti alla diocesi (10 settembre 1994). Chi sta con noi e poi cambia idea e favorisce le opposizioni è un traditore: e quando parlerà in Parlamento lo chiamerò Giuda (23 settembre 1994). Di notte leggo libri sul federalismo, e penso anch'io di scriverne uno. Potrebbe intitolarsi «II federalismo ed io», oppure «II federalismo e Dio», questo lo vedremo... Sperando che qualcuno da Lassù ci dia una mano (28 settembre 1994). Da lunedì saranno gli azzurri di tutti, e su di loro sposterò la batteria pregante composta delle mie zie suore... (ricevendo la Nazionale di calcio in partenza per i mondiali negli Usa, 6 giugno 1994). Porto la croce, ma non mi piace tanto farlo (10 novembre 1994). Io sono l'Unto del Signore, c'è qualcosa di divino nell'essere scelto dalla gente (25 novembre 1994). Ho detto: vade retro Satana a tutti i pastrocchi della Prima Repubblica (7 gennaio 1995). I nostri valori sono gli stessi del pontificato di Giovanni Paolo II (al raduno di Forza Italia, primo anniversario della prima vittoria elettorale, 27 marzo 1995). Voi dovete diventare dei missionari, anzi degli apostoli, vi spiegherò il Vangelo di Forza Italia. Il Vangelo secondo Sil- iñn IA íi^rití» 1QQ"í1 Una scoria italiana 201

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«Discepoli»? Sì, mi sono fatto prendere la mano. Qualcuno dalla platea mi aveva gridato: «Sei il nostro Messia». Lei, Giuliano, sa come vanno queste cose... (a Giuliano Ferrara, La Stampa, 6 aprile 1995). Il momento è grave e noi dobbiamo diventare apostoli (9 aprile 1995). Voi dovete diventare, fino al 23 aprile, i nostri missionari, i nostri apostoli (16 aprile 1995). Io sono in collegamento continuo con Lassù... Mi aiuta il circuito delle zie suore (23 aprile 1995). Infatti l'indomani perde le elezioni regionali. L'altro giorno nella cappella di Arcore ho visto mia madre in colloquio diretto col mio angelo custode, con mio padre e anche con le zie che sono dall'altra parte: con accenti accorati li rimprovera di non aiutarmi abbastanza... Il mio angelo custode non lo immagino con i capelli biondi e gli occhi azzurri, ma con il volto di un amico, che ora è molto preoccupato per le mie sorti (30 aprile 1995). 10 sorrido con amarezza per il disprezzo così poco laico ver so l'amore che noi cattolici portiamo agli angeli custodi del la Divina Provvidenza (5 maggio 1995). Questi referendum [sulla tv, nda] saranno un giudizio di Dio (11 maggio 1995). Berrò l'amaro calice di tornare a Palazzo Chigi (3 giugno 1995). 11 Polo deve diventare l'arca dei moderati ed è ovvio che io sia Noè (24 luglio 1995). Ora vado a fare i soliti esercizi spirituali alle Bermude (19 202 Le mille balle blu Io sono semplicemente un imprenditore che fa miracoli (6 ottobre 1995). Accusare di corruzione me è come arrestare Madre Teresa di Calcutta perché una bambina del suo istituto ha rubato una mela (28 ottobre 1995). Mi guadagno un posto in Paradiso con la molta pazienza di cui ogni giorno ho bisogno (14 novembre 1995). Per me Baresi è come la Madonna: quando passa, mi inginocchio (27 settembre 1997). Se mi ha assolto? Non ho peccati da farmi perdonare (dopo l'incontro con il cardinale Ersilio Tonini, 16 gennaio 1998). Bisogna passare da 100 tasse a 8: l'è un laura' de la Madona (28 maggio 1999). Anche Gesù fu tradito e noi non siamo più bravi di Gesù (dopo il passaggio di cossighiani, mastelliani e Buttigliene nell'Udeur con il governo D'Alema, 18 novembre 1999). Questi signori della sinistra sono sepolcri imbiancati (10 febbraio 2000). Sul volo Roma-Genova di venerdì pomeriggio vedo rannicchiato in un angolo un esimio collega deputato del centrosinistra come assorto in preghiera. Incuriosito, mi avvicino e scopro che stava pregando la Madonna perché nel corso del varo della nave di Berlusconi accadesse qualcosa, un temporale, comunque qualche inconveniente. Erano le 13 e su Genova c'era un sole che spaccava le pietre. Dopo appena due ore alle 17 al porto si scatenava un tremendo temporale, per non parlare del libeccio di Livorno e delle disavventure delle ultime ore... Evidentemente c'è stato, come diciamo noi avvocati, un combinato disposto tra maledizioni terrene e interventi trascendentali (Alfredo Biondi, Ansa, 3 Una scoria italiana 203 All'ospedale San Raffaele una madre mi pregò di convincere il figlio bloccato provvisoriamente su una sedia a rotelle a riprendere a camminare. Mi presentai dal ragazzo e gli dissi: «Giacomo, fatti forza. Alzati e cammina...». Lui, dopo alcuni giorni, si alzò (Silvio Berlusconi a un gruppo di forzisti di Vicenza, Ansa, 15 novembre 2000). Il programma verrà presentato in dodici disegni di legge, come le Dodici Tavole (Corriere della Sera, 21 dicembre 2000).

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Siete apostoli del Verbo, anche se so già che domani ci sarà chi dirà che Berlusconi si crede Gesù (26 febbraio 2001). Per sistemare l'Italia ci vorrà un laura de la Madona (all'assemblea della Confindustria, 18 marzo 2001). Mosè era un passatavole: non le scriveva lui, le leggi, gli venivano da sopra. Anche noi abbiamo pronte le nostre Dodici Tavole (5 aprile 2001). A Palazzo Chigi l'è un laura' de la Madona, come dice la mia mamma (21 dicembre 2001). Fare le riforme l'è un laura de la Madona (all'assemblea Confindustria, 24 maggio 2002). Ormai sono diventato quasi un santo (6 dicembre 2002). Mio nipote Gabriele avevo pensato di farlo nascere il 25 dicembre, così lo chiamavamo Gesù Bambino (30 dicembre 2002). Sandro Bondi è un puro di cuore (Corriere della Sera, 6 ottobre 2003). Nel parco, i piloti dell'elicottero presidenziale giocano a pallone. Daini. Cavalli. Due molossi divoratori di caprette, discendenti da avi africani addestrati alla lotta contro il Icone, che un giorno - racconta Bondi camminando a mani 204 Le mille balle blu «che li ammansi con un grido» (cronaca di Aldo Cazzullo, Corriere della Sera, 25 ottobre 2003). Domani non si terrà il conclave dei ministri. Troppi sono malati (Ansa, 20 gennaio 2005). Questa cerimonia [alla comunità antidroga di don Piero Gel-mini, nda] mi è piaciuta molto: io credo alle cose che rimangono nel tempo come questa comunità e anch'io ho creato un partito perché voglio che continui a vincere il Bene. Va a finire che prendo i miei azzurri, li metto in ginocchio davanti a me e li faccio promettere in nome dell'amore e della libertà, per difendere e ampliare questi valori... Certe volte l'ho fatto privatamente, in segreto. Ma ora lo faccio pubblicamente perché bisogna dare l'esempio: dopodomani regalerò 10 miliardi delle vecchie lire a don Gelmini... Io confessarmi da lui? Ma è lui a confessarsi da me... (Ansa, 20 gennaio 2005). Noi siamo scesi in campo per un fatto spirituale, perché non vogliamo che trionfi il Male, per il bene anche di tutti gli altri a cui portiamo amore e la cui libertà vogliamo difendere e ampliare (in visita alla comunità di don Gelmini, 20 gennaio 2005). Eh, don Giussani... Mi ripeteva sempre di considerarmi l'uomo della Provvidenza per l'Italia... (pochi minuti dopo la morte di don Luigi Giussani, 22 febbraio 2005). Tanto ormai il fondatore di CI non può più smentirlo. Dobbiamo radicalizzare lo scontro con la sinistra sui temi più tipicamente cattolici. Far capire che siamo noi i più vicini alla Chiesa, siamo noi gli unici interlocutori (la Repubblica, 20 novembre 2005). 6. Modestamente Io, uomo delle tivù, sono per essenza l'uomo della demo- :_ Ite: U-,, 1CIQ7\ Una scoria italiana 205 10 non ho il know-how per odiare (10 marzo 1994). Sono come quel Colleoni che madre natura dotò di attributi tali da abbattere ogni avversità (18 marzo 1994). 11 signor Berlusconi ha creato Forza Italia, primo partito del Polo delle Libertà e quindi non ci sono dubbi su chi sarà il nuovo presidente del Consiglio. Se permettete, ho molta fi ducia in lui (31 marzo 1994). Io sono l'equilibrio, la moderazione, la misura in persona (6 aprile 1994). Cosa volete, sono un po' montato (18 aprile 1994). C'erano due ali di gente, fuori dalla mia abitazione fino al Quirinale. Mi hanno mandato auguri, mi hanno mandato dei baci (18 aprile 1994).

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Silvio Berlusconi ha dato dimostrazione, nella sua vita, di saperci fare (28 aprile 1994). Ho un complesso di superiorità che devo frenare (1° maggio 1994). Ecco mi piacerebbe farla qui la presidenza del Consiglio, in mezzo al verde del mio parco, in questa pace (a La Stampa, 1° maggio 1994). I lavori del G7 sono andati bene perché dovete tenere conto di chi era il presidente (10 luglio 1994). Cioè lui. La mia discesa in campo ha cambiato la storia di questo Paese (10 luglio 1994). Qualcuno dovrebbe darmi la medaglia della santa pazienza. Ma, essendo io alla guida di un governo, dovrei darmela da solo... E se devo essere sincero mi sento un po' eroe: del 206 Le mille balle blu Guardando in giro, non vedo un governo migliore del mio. Ho un complesso di superiorità che stento a frenare (21 luglio 1994). Non sapete che quando entra un presidente del Consiglio ci si alza in piedi? (ai sindacalisti giunti per un vertice a Palazzo Chigi, 21 luglio 1994). Vi ringrazio di volermi vedere e mi dispiace che la mia parte destra non sia la più avvenente (ai fotografi seduti alla sua destra, 27 luglio 1994). Ho intenzione di governare a lungo, per cambiare profondamente l'Italia. Anzi, sono convinto di essere l'unico in grado di farlo (29 luglio 1994). La gente ha premiato me proprio per le mie straordinarie qualità imprenditoriali. Molti italiani sono contenti di avere un presidente del Consiglio che può usare i suoi aerei, le sue auto, e ricevere i suoi ospiti di Stato nei palazzi di sua proprietà (8 agosto 1994). Ho fatto bene più di chiunque altro in tutti i settori in cui mi sono cimentato (13 agosto 1994). Io credo che se faceste un'esegesi di tutti i giudizi del signor Berlusconi, vedreste che ha sempre avuto ragione, nel calcio e non (17 agosto 1994). Vado avanti perché la gente lo vuole: sono sceso in campo e ho salvato il Paese da un futuro senza libertà e senza democrazia. Sono ciò che serve all'Italia (11 ottobre 1994). Chi vorrei essere se non fossi Berlusconi? Il figlio di Berlusconi (12 ottobre 1994). Se non riuscissi a farcela, significa che è molto difficile che possa farcela qualcun altro. Quindi, peggio per voi (15 otto- L_~ 1 OCl/Cl Una scorta italiana 207 Non ho scelto io la politica: mi è stata imposta dalla Storia (15 ottobre 1994). Mi son dato tanti traguardi e non ne ho mai mancato uno (15 ottobre 1994). Io faccio come mia zia Marina, che ha più di ottant'anni: un giorno l'ho trovata con un bellissimo vestito a fiori, che si guardava allo specchio e diceva: «Marina, cume te se bela». Io le dissi: «Ma zia, te lo dici da sola?». E lei: «Per forza, non me lo dice nessuno»... (24 ottobre 1994). Ai miei figli dico la verità: che il papa è un soldato in guerra per salvare il nostro Paese, per salvare la libertà di tutti, e quindi anche la loro, e che l'ho dovuto fare perché non c'era nessun altro modo di farlo (6 novembre 1994). La ripresa dell'Italia si chiama Forza Italia. Anzi, esageriamo, si chiama Silvio Berlusconi (23 novembre 1994). Mi spiace, non voglio parlare di me in terza persona, ma molto spesso mi viene comodo. Questo però non significa nessuna aumentata considerazione di me stesso, anche perché più alta di così non potrebbe essere (6 dicembre 1994). Non posso parlare di me e dire che sono il migliore. Ma io lo so che sono il più bravo (16 dicembre 1994). Sono condannato a tornare a Palazzo Chigi per salvare il Paese (5 marzo 1995). A Palazzo Chigi ci hanno lasciato esprimere il 15% del nostro talento (10 marzo 1995). Scusate il ritardo, a volte mi capita, ma sono sempre in anticipo sulla Storia (11 marzo 1995).

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Ma quale onorevole? È troppo poco. Sono ancora presi- 208 Le mille balle blu chiamatemi presidente, per me va benissimo così (11 aprile 1995). Vorrei potermi donare in tanti Berlusconi un po' più giovani (21 aprile 1995). La verità è che un leader non s'improvvisa, uno nasce con certe attitudini (28 aprile 1995). La leadership uno ce l'ha o non ce l'ha e io credo di averla (2 giugno 1995). La verità è che io sono il più bravo di tutti (1° settembre 1995). Se mi guardo allo specchio vedo un uomo sereno, tranquillo, equilibrato, paziente, tollerante, rispettoso degli altri (10 ottobre 1995). Ho grande considerazione di me (1° novembre 1995). Se muoio domani ho già avuto tante soddisfazioni. Ma sono preoccupato per il Paese (18 gennaio 1996). Io sono concavo con i convessi e convesso con i concavi. E impossibile non andare d'accordo con me (23 gennaio 1996). Ma perché mi attaccano? Perché non capiscono che io sono l'unico che può aggiustare questo Paese? (19 aprile 1996). Forza Italia esiste perché esisto io (4 dicembre 1996). Penso di non avere il petto abbastanza largo per contenere tutte le medaglie che merito per quello che ho fatto per il Paese (17 ottobre 1997). Ma dove vanno, ma dove va il centrodestra senza di me? (dopo il tracollo del Polo alle amministrative, 18 novembre Una scoria italiana 209 Ho riletto il mio intervento del 2 agosto 1995 alla Camera. Be', mi sono fatto i complimenti: un intervento mirabile (31 maggio 1998). Il nostro mestiere è la fiducia, la nostra vocazione è l'amore per questa Repubblica avvilita da patti, da consorterie, da cordate che si vergognano di esporsi al giudizio elettorale dei cittadini... In questa piazza, davanti alla facciata austera di una delle grandi basiliche su cui si fonda, come sulla pietra, la nostra civiltà, noi abbiamo rinnovato, con il cuore sincero e la testa lucida, il nostro giuramento alla libertà (alla manifestazione del Polo in piazza San Giovanni a Roma, 24 ottobre 1998). Io non sono mica come questi ominicoli che rappresentano le loro mogli, suocere, zie. Io ho preso 3 milioni di preferenze, rappresento un italiano su tre: è Berlusconi che gli italiani vogliono per rifare questo Paese (30 giugno 1999). Berlusconi ha costruito un impero, tiratemi fuori uno che in Europa possa avere un peso specifico come quello di Berlusconi (5 aprile 2000). Se l'Italia affida il governo a Berlusconi, è una fortuna per il Paese (5 aprile 2000). In Italia nessuno può dire di aver fatto quanto ho realizzato io. E nemmeno in Europa c'è uno che abbia una caratura paragonabile a quella di Silvio Berlusconi. E in America solo Bill Gates mi fa ombra. Adesso direte che sono presuntuoso, che ho un complesso di superiorità. Ma parlano i fatti. Dalle città venute su dal nulla al Milan che con me è diventato numero uno al mondo, dalle televisioni con cui facciamo concorrenza al monopolio di Stato alla politica: ho fondato il primo partito italiano e nel Ppe, dopo le disavventure di Kohl, non si muove foglia senza che io venga interpellato (La Stampa, 6 aprile 7000V 210 Le mille balle blu

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La gente ha capito che c'è in giro un rivoluzionario che vuole cambiare il Paese e vuole governare per la felicità di tutti (23 agosto 2000). Secondo voi, gli italiani affiderebbero i loro risparmi a questa gente qui, o a uno che ha messo su un gruppo da 70 mila miliardi? (la Repubblica, 18 ottobre 2000). Nella corsa non mi batte nessuno, neppure uno più giovane di dieci anni (la Repubblica 13 novembre 2000). Io sono assolutamente certo di essere l'uomo più democratico che sia mai giunto a essere primo ministro d'Italia (26-gennaio 2001). Sono il più adatto a suscitare un'umana simpatia (8 febbraio 2001). All'Italia ghe pensi mi (alla Confcommercio, II Sole-24 Ore, 7 aprile 2001). Passerò alla Storia, preparate il monumento (a Libero, 30 maggio 2001). Spengo la luce, chiudo l'acqua, raccolgo la carta, me la prendo per ogni lira sprecata (23 dicembre 2001). In sei mesi di governo ho sostenuto 72 incontri ufficiali e oltre 120 conversazioni telefoniche (Corriere della Sera, 7 gennaio 2002). Dimostrerò nero su bianco di essere eticamente superiore agli altri protagonisti della politica europea (Ansa, 11 gennaio 2002). Tra vent'anni state sicuri che sarò ancora qui a farmi il mazzo (13 aprile 2002). Non mi aspetto gratitudine. Non è di questo mondo. Come Una scoria italiana 211 per la Storia (ad Adrian Nastase, premier rumeno, 17 aprile 2002). Mi sta venendo un complesso di superiorità, per cui dico: meno male che ci sono io (3 dicembre 2002). Questo governo è da record per i molti provvedimenti varati in questi diciotto mesi, ben 252: nessun governo ha realizzato tanto in tutta la Storia d'Italia. Con il sottosegretario Letta abbiamo dedicato tutte le notti, da mezzanotte in avanti, all'esame, parola per parola, di tutti i provvedimenti poi sottoposti al voto del governo (Ansa, 3 dicembre 2002). Un cambio al vertice di Forza Italia? Non so, mi interrogherò e risponderò (Agi, 10 febbraio 2003). Ho una famiglia, una barca, posso andare in posti bellissimi, non sto qui per smania di potere... (25 ottobre 2003). La gente veniva da me a migliaia, sotto le mie finestre, a casa mia... Ero l'unico italiano con una popolarità oltre il 90%, popolare perfino fra la sinistra... (al New Yorker, 3 novembre 2003). Non conosco la furia, è un sentimento che non mi appartiene. Io sono dolce, riflessivo, estroverso (la Repubblica, 17 dicembre 2003). Sono troppo buono, me lo dice sempre anche la mia mamma (il Giornale, 8 febbraio 2004). Vi invito a segnalarmi le situazioni di necessità collegio per collegio. Voi segnalatemele, io cercherò di intervenire. Io posso farlo. All'inizio avevo una certa ritrosia a comunicare in pubblico tutte le iniziative di beneficenza mie e della mia famiglia. Poi mi sono detto: perché tenerle segrete? E ho capito che è meglio farle conoscere (Libero, 27 gennaio 212 Le mille balle blu Oggi mi avete lapidato di complimenti. La prossima volta, per favore, gli apprezzamenti mandatemeli per cartolina (la Repubblica, 17 luglio 2005). Sono un imprenditore santo (la Repubblica, 16 novembre 2005). Sono meglio della Thatcher, che nei primi quattro anni di governo ha combinato poco o nulla (30 novembre 2005). 7. Presidente transformer Tra me e Fedele Gonfalonieri c'è un patto: quello di avvisarci reciprocamente qualora uno dei due rincoglionisse. E Fedele non mi ha ancora detto niente (29 novembre 1993).

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Infiltrato. Una volta mi sono camuffato a una manifestazione della sinistra: i più protestavano senza conoscere le cose. Ora che sono capellone mi verrebbe più difficile (30 novembre 2005). Machiavelli. Mi sento incompreso, come Niccolo Machiavelli (21 gennaio 2006). Fata. Sono stato come la fata Smemorina di Cenerentola: erano delle zucche e li ho trasformati in principi (20 aprile 1994). Massaia. Anch'io sono stato un po' donnina di casa, quando studiavo ed ero un ragazzo di famiglia, buttavo giù la polvere e ogni tanto facevo la spesa. So quanta fatica ci vuole per lavorare a casa, per creare un clima di serenità quando il marito torna (9 giugno 1994). Masaniello. Se qualcuno cerca di rovesciare questo governo con un tradimento, allora io divento un Masaniello e mi ap- Una scoria italiana 213 Gandhi. Se c'è qualcuno che mi ricorda la mitezza di Gandhi, quello è il signor Berlusconi (23 dicembre 1994). Sancho Panza. Non sono un don Chisciotte che combatte ogni giorno contro i mulini a vento (15 dicembre 1995). Negoziatore. Io sono un negoziatore nato (17 gennaio 1995). Principe azzurro. Per i miei sono come il principe azzurro: erano zucche, ne ho fatto dei parlamentari (25 gennaio 1995). Mandela. Mandela è arrivato al potere dopo vent'anni di attesa forzata: io sono più giovane (16 febbraio 1995). Noè. Seguitemi fedelmente: il Polo è un'arca e io sono Noè (26 luglio 1995). Biancaneve. Sono come Biancaneve in un mondo che non è una fiaba (26 ottobre 1995). Nella parte di Biancaneve mi trovo benissimo. Ho mangiato la mela avvelenata e sono in attesa del principe azzurro, cioè degli elettori. Letta è Mammolo perché arrossisce, Dotti è (lucciolo, Urbani è Dotto (29 dicembre 1995). Poi il principe azzurro sceglie Prodi. Ealio asciutto. Non sono un orco, io. Pensate che ogni volta che c'è un bambino che piange lo danno in braccio a me per farlo smettere (27 ottobre 1995). Suora. Io corruttore? Sarebbe come incolpare suor Teresa di Calcutta (27 dicembre 1995). Penelope. Io sono Penelope di giorno e Fini è Penelope di notte (23 gennaio 1996). ^i-costituente. Io quando entro lì [in Bicamerale, nda] sento una vocina che mi chiama papa. Mi sento veramente un 214 Le mille balle blu Fioraio. A «Mela Verde», di Rete4, illustra il proprio genio vivaista e racconta di avere commissionato nel '94 a un vivaista amico una «rosa del buongoverno», che dura da primavera ad autunno inoltrato (cronaca dai giornali del 28 ottobre 1999). Sto filmando i bulbaggi di molte piante (Ansa, 9 aprile 2003). Giustiniano e Mosè. Anch'io ho scritto le tavole della legge, come Napoleone e Giustiniano (7 aprile 2001). Grecista. Al liceo bastano due anni di greco, giusto come ginnastica mentale, e poi bisognerebbe privilegiare altro. Credetemi, lo dico io che ero un grecista che amava declamare le poesie greche (la Repubblica, 13 gennaio 2001). Risposta di don Erminio Furlotti, salesiano, suo ex insegnante: «Non mi stupisce affatto quello che ha detto del greco. Le cose che non danno profitto, lui le scarta. Di storia dell'arte, per esempio, siccome era la Cenerentola, non ha mai letto un libro: quelli li ha sempre rivenduti nuovi nuovi al mercatino». ELLEKAPPA SILVIO UNI UOMO

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cue si I Una scoria italiana 215 Agricoltore. Io ho antichi ricordi di vicinanza a chi lavora in campagna: vengo da lì e sono stato per tre anni in un paese dove ho fatto lavori in campagna. C'era la guerra, mio padre era via, e sono dovuto passare, tra l'altro con molto piacere, attraverso la collaborazione nei lavori della campagna. E del resto anche lo slogan della mia campagna elettorale è «Una scelta... di campo»... (all'assemblea dei coltivatori diretti, 20 marzo 2001). 77 verde Sauro Turroni ironizza su un Cavaliere che - nato nel '36- «avrebbe iniziato a lavorare più o meno all'età di sei anni». Allora l'ufficio stampa del Cavaliere in una nota conferma i suoi trascorsi agresti: «II presidente Berlusconi ha passato tre anni del periodo di guerra a Oltrona San Mámete, Várese, e a Lurate Caviccio, Como, dove fu sfollato da bambino e dove ritornò in seguito tutte le estati. Lì, da bambino, aiutò i parenti nella raccolta del granturco e delle patate e in altri lavori agricoli, come lui stesso racconta in un libro di prossima pubblicazione». Imprenditore. Sono l'imprenditore d'Italia (a un convegno di Confindustria, la Repubblica, 21 marzo 2001). Artigiano. Anch'io so cosa vuoi dire fare l'artigiano. Io sono un uomo del fare, contro gli uomini del dire della sinistra, gente che non ha mai provato il piacere di abbellire e migliorare la propria sede, il proprio laboratorio... Avevo un amico alla Fiera di Milano e quando l'esposizione finì, andai a prendermi i rotoli di moquette... (alla Confartigianato, la Repubblica, 22 marzo 2001). Baby-cucitore. Io so cosa vuoi dire la passione per lo sport. Da giovane cucivo i palloni (la Repubblica, 22 marzo 2001). Acrobata. Mi hanno invitato quelli del circo, ma io gli ho detto che per il momento non se ne fa nulla, perché al presidente acrobata non ci sono ancora (la Repubblica, 22 marzo 2001). Campione. Non l'ho voluto io quel libro [«Una storia italia- n il Vi nrlol r»/-^*-*j--«l-«.«1— — - *- — _ - . - 1 .- i- - 216 Le mille balle blu to. Mancano molti dei miei successi nel volley, nell'hokey... Non si dice che il mio tema alla maturità fu premiato (Corriere della Sera, 20 aprile 2001). Operaio. Incontro in piazza Scala con un ragazzine di sedici anni, Simone Lazzari: «Presidente, anche mio papa fa l'operaio - dice a Berlusconi, in passeggiata dopo il ristorante -, ma al Savini a pranzo non è mai andato». Risposta traballante: «Si vede che il tuo papa ha lavorato meno di quel che ho lavorato io. Comunque, sono andato al Savini perché han pagato gli altri...». Tenace il ragazzo: «Ma cosa ne sa lei? Mio padre ha sempre lavorato, ma non ha tre tv e il Milan...». Berlusconi: «Allora vuoi dire che ha avuto un'idea meno ambiziosa di quelle che ho avuto io. Comunque - gli ha toccato i capelli impomatati - tu comincia a risparmiare, usando meno gel». Simone ha continuato: «Anch'io ho fatto i salesiani, ma non ho mai venduto appunti ai miei compagni, come faceva lei». Il Cavaliere: «Ma tu sei capace di fare tre temi in un'ora?». L'altro: «Sì, ma non li vendo». Berlusconi: «Se sei capace di fare tre temi, hai iniziato bene. Ti voto fra vent'anni...» (cronaca del Corriere della Sera, 29 aprile 2001). Mi sono definito un presidente operaio: se avete bisogno di due forti braccia, chiamatemi. Sono pronto a dare il mio contributo (inaugurando un ponte, 17 luglio 2002). Tornerò presidente operaio con l'elmetto in testa sui cantieri per lottare contro un sistema di ostacoli messo in piedi dalla sinistra e dai verdi (la Repubblica, 6 ottobre 2003). Marine. Un presidente marine non sarebbe niente male. Del resto i muscoli ci sono, starei molto bene (Ansa, 11 aprile 2003).

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Cantante. Berlusconi inciderà in un compact disc venti canzoni del repertorio «classico» francese, il suo preferito. Lo fa, pare, per esaudire un desiderio della figlia Marina. Brani scelti: da «Les feuilles mortes» e «A Paris» di Yves Mon-tand. E poi «Un monsieur attendait», «C'est si bon», «Et maintenant», fino alla celeberrima «Que reste-t-il des nos i r*1-r\r\ n r- n At C^Vi! t-i/->i7O!->-lKrp Una scoria italiana 217 1999). A tenere viva la serata ci hanno pensato i Paraguayos, gruppo latinoamericano, che ha cantato e duettato con Berlusconi (cronaca delle nozze fra John Elkann e Lavinia Bor-romeo, mentre in Ossezia si contano i morti della strage di bambini nella scuola di Beslan, Corriere della Sera, 5 settembre 2004). Paroliere. Voi perdete tempo con le fibrillazioni della maggioranza, e invece io anche di notte lavoro. Questa ad esempio l'ho scritta stanotte (mostrando ai giornalisti un foglio con due versi dattiloscritti: il testo della nuova canzone creata insieme a Mariano Apicella, la Repubblica, 26 luglio 2003). Andrea Boccili aveva imparato tutte le mie canzoni a memoria (a Libero, 24 agosto 2003). Sono l'unico italiano che scrive dei samba in napoletano (12 novembre 2005). Von Karajan. Da giovane volevo fare il direttore d'orchestra (1° febbraio 2006). Giardiniere. Il museo dei cactus a Villa La Certosa? Ho deciso a Pasqua. Volevo dimostrare a me stesso che non sono del tutto rincoglionito dal governo. Quando non ho intralci, realizzo, umanizzo la realtà al meglio (a Libero, 19 agosto 2003). De Gasperi. Io sono l'erede di De Gasperi (commemorazione di Alcide De Gasperi, 14 ottobre 2003). Comunicato stampa delle figlie di De Gasperi, Cecilia e Paola: «In merito al discorso di Berlusconi tenuto ieri, desideriamo far sapere di non condividere affatto né la sua analisi del pensiero e dell'opera di nostro padre né la sua pretesa di esserne l'erede» (Adnkronos, 15 ottobre 2003). Rivoluzionario. Sono un conservatore cui tocca fare la rivoluzione (5 marzo 1995). Nel 1994 facemmo una rivoluzione arancione (27 novembre 2005). Don Sturzo. C'è una perfetta coincidenza fra il pensiero di A~~ e» i- . •<- -1 218 Le mille balle blu devolution. Questo può ravvisarlo chiunque non sia accecato da uno spirito di parte. Noi ci sentiamo i continuatori della sua affascinante avventura umana (scoprendo una targa in ottone per il fondatore del Ppi nella sede romana di Forza Italia in via dell'Umiltà, 23 novembre 2005). Ma don Luigi Sturzo sosteneva tutt'altre idee: «La Costituzione è il fondamento della Repubblica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa dal governo e dal Parlamento, se è manomessa dai partiti verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà» (discorso al Senato, 27 giugno 1957). Professore. Non ho fatto il professore universitario perché, dopo avere fatto l'assistente, mi sono trovato in un nido di vipere e sono scappato (a Panorama, 10 giugno 2005). Earista. Quando gli ho detto che ero di Clusone, Berlusconi mi ha raccontato che a quattordici anni ci era andato per fare il barista al bar Stazione (Angelo Savoldelli, maglia rosa al Giro d'Italia e primo dei non eletti alle comunali di Bergamo per Forza Italia, dopo essere stato ricevuto a colazione ad Arcore da Berlusconi, il Giornale, 12 giugno 2005). Avvocato. Un paio d'anni fa sostenne che il professor avvocato Giandomenico Pisapia lo voleva nel suo studio, ma lui rifiutò: dunque stava pure per diventare avvocato. Naturalmente non era vero niente, come subito precisò il figlio del luminare, Giuliano Pisapia: «Berlusconi incontrò mio padre per chiedergli di difenderlo in una causa, ma mio padre lo mise alla porta...» (cronaca de l'Unità, 14 giugno 2005).

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Strega. Vedo tutto d'istinto, come ha detto una volta la mia mamma. Sono una specie di strega (da R. D'Agostino, «II vizionario dei nomi famosi», Mondadori, 1988). Progressista. Io sono un liberale di sinistra, preferisco la politica dei Democratici Usa a quella dei Repubblicani (27 Una scoria italiana 219 Forza Italia potrebbe essere ragionevolmente perfino descritta come un partito di centrosinistra (a «The Times», 17 marzo 2002). Cicerone. Da giovane ho fatto anche la guida turistica. Spiegavo al pubblico le città che non avevo mai visitato, ma avevo studiato sui dépliant (a «II senso della vita», 24 gennaio 2006). Maratoneta. Nessuno mi ha mai battuto sui 100 metri, non sono certo un anziano (a «Porta a Porta», 31 gennaio 2006). Calciatore. Da giovane giocavo come centravanti di sfondamento, poi il regista a centrocampo, poi il libero. Potevo fare anche il portiere, ma bisognava essere più alti. Alla fine feci l'allenatore, e poi il presidente (a «II senso della vita», 24 gennaio 2006). 8. La Sacra Famiglia Certe volte, quando lo prendo tra le braccia, sento di conoscerlo veramente. Ma è una fuggevole illusione. Per tutti è talmente complicato conoscere bene un'altra persona...» (Veronica Berlusconi, Ansa, 17 luglio 1994). Berlusconi. Iniziamo male l'anno ! Dell'I]tri. Perché male? Berlusconi. Perché dovevano venire due [ragazze, nda] di «Drive In» che ci hanno fatto il bidone! E anche Craxi è fuori dalla grazia di Dio! Dell'I]tri. Ah! Ma che te ne frega di «Drive In»? Berlusconi. Che me ne frega? Poi finisce che non scopiamo più! Se non comincia così l'anno, non si scopa più! Dell'Utri. Va bene, insomma, che vada a scopare in un altro posto! Berlusconi. Senti, dice Fedele [Gonfalonieri, nda] che devi sacrificarti (...). Devi venire qui! 220 Le mille balle blu Berlusconi. Purché le tette siano tette ! Truccate soprattutto bene le tette! (...) Grazie, ciao Marcellino! Dell'Utri. Un abbraccio, anche a Veronica. Ciao! Berlusconi. Anche a te e tua moglie, ciao (telefonata intercettata sul telefono della villa di Arcore - dove Berlusconi festeggia il Capodanno con Gonfalonieri e l'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi - dalla Guardia di Finanza, in un procedimento per bancarotta a carico di DeU'Utri a Milano, alle ore 20.52 del 31 dicembre 1986). Mio fratello Paolo è un ragazzo low profile per natura. Io cerco di spingerlo a diventare un po' meno low, anche perché poi uno bisogna che cambi, no? (L'europeo, 8 settembre 1984). Per me sarà una notte da campione del mondo... conosco Veronica da dieci anni, ma ogni giorno con lei è come se fosse la prima volta (il giorno del matrimonio con Veronica La-rio, Ansa, 15 dicembre 1990). È il 1980, da poco Silvio ha acquistato la quota di maggioranza del Teatro Manzoni di Milano... Una sera appare sul palco una giovane attrice bolognese, Miriam Bartolini in arte Veronica Lario, protagonista femminile del «Magnifico cornuto» di Fernand Crommelynck. Quando Veronica torna dietro le scene trova ad attenderla Berlusconi. Non si lasceranno più. Ma la situazione non è facile nemmeno per un uomo come lui. Carla [la prima moglie, nda], Marina e Piersilvio [i figli, nda] sono la sua famiglia, la sua tranquillità. Veronica è l'amore romantico e inquieto. Per mesi e mesi quest'uomo, considerato da tutti indistruttibile, si strugge, soffre, s'interroga. Solo pochissimi conoscono il suo tormento, i rimorsi che gli affollano la mente. Una cerchia ristrettissima che conserverà per anni il segreto di via Rovani, l'antica villa Borletti ora quartier generale della Fi-

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ninvest, e allo stesso tempo nido d'amore del presidente. Qui infatti si è trasferita Veronica assieme a sua madre Flora. Il silenzio s'interrompe il 30 luglio 1984 quando in una rlinira «vÌ77prfl nasce Barbara fiolia a tutti oli pffptti Ai Cil- i Una scoria italiana 221 vio e Verónica. Padrino della bambina sarà Bettino Craxi («Berlusconi Story», supplemento al n. 5 di Trend, febbraio 1994). La vita professionale di Berlusconi si fa sempre più fitta di impegni, giornate e notti dedicate al lavoro. La famiglia è serena, ma qualcosa nel rapporto con Carla cambia agli inizi degli anni Ottanta. L'amore si trasforma in sincera amicizia. Silvio e Carla, di comune accordo, decidono di continuare la loro vita seguendo ognuno le proprie aspirazioni. Ma molte cose continuano a unirli; innanzitutto, Marina e Dudi. La vita continua. Una sera Berlusconi, al Teatro Man-zoni di Milano, vede recitare Veronica Lario. È subito amore. Qualche anno dopo si sposano e nascono Barbara (1984), Eleonora (1986) e Luigi (1988) che porta il nome del nonno (da «Una storia italiana» a cura di Sandro Bondi, capitolo: «L'uomo», subcapitolo: «II carattere e le passioni», aprile 2001). Rasmussen è anche il primo ministro più bello d'Europa... Penso di presentarlo a mia moglie, perché è molto più bello di Cacciari... Secondo quello che si dice in giro... Povera donna... You don't know the history, I'll tell you after... (conferenza stampa congiunta con il primo ministro danese, 4 ottobre 2002). Veronica è bellissima, ma anche un po' kapò (a «II senso della vita», 24 gennaio 2006). Chiamano, una dopo l'altra, le zie suore del presidente del Consiglio, per accertarsi che il nipote sia contento. «Sì, zia, lo so che tutti mi vogliono bene. No, zia, sta tranquilla, non c'è nessuno che mi vuole male» (cronaca del Corriere della Sera, 30 aprile 1994). La zia Silvana mi ha chiesto: «Dimmi la verità, Silvio, ti sei pentito di quello che hai fatto?». E io: «Zia no, te lo dissi anni fa. Ho come una fiamma nel petto che mi suggerisce di 222 Le mille balle blu La signora Rosa Berlusconi ogni sera, prima di andare a dormire, passando dall'ingresso, da la buonanotte ai suoi due figli maschi che la guardano da due quadri a olio, grandezza naturale. «Ciao Silvio, ciao Paolo»... La signora Ro-sella abita in una delle palazzine costruite da suo figlio Silvio, in un appartamento molto elegante, moquette verde prato, tanto legno scuro a foderare soffitti, divisori, librerie, un senso di calore: «L'ha arredato Silvio»... Anche la signora Rosella cercò di dissuadere il figlio dall'entrare in politica. «Ma Silvio, perché?» «Mamma, lo devo fare! Per la nostra Italia! Non vedi come siamo combinati? Bisogna pure che qualcuno si faccia avanti. I comunisti sono rimasti gli stessi. Disieranno l'Italia! Gli imprenditori veri se ne andranno. Non ci sarà più libertà, non si potrà più lavorare» (intervista di un'intera pagina a il Giornale, 6 ottobre 1994). Io sono in collegamento continuo con Lassù, mi aiuta il circuito delle zie suore (23 aprile 1995). Mi sono impegnato in politica perché c'era il rischio di un governo della sinistra, che non garantisce totalmente la democrazia. Mi contrastavano tutti, in famiglia. Solo mia madre mi ha detto: «Vai! Bisogna avere il coraggio di fare ciò che si sente il dovere di fare». Lei è solidale con me (29 ottobre 1995). Alla fine decido sempre io, anche se ascolto tanta gente. Addirittura chiedo dei pareri per fare il contrario. Ad esempio so benissimo che mia madre non ha il senso dell'orientamento. Per cui spesso mi è capitato di chiederle: «Mamma dov'è il mare?». Lei mi diceva: «Di là». E io trovavo la montagna. Così andavo dall'altra parte (1° marzo 1998). La mia mamma è una madre d'assalto, un vero sturm und drang (la Repubblica, 23 marzo 2000). La maggioranza e il governo si impegneranno sempre in difesa della famiglia. Il matrimonio è una cosa sacra (all'Am-

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Una scoria italiana 223 La Santità Vostra rappresenterà per noi tutti il primo riferimento spirituale come già lo rappresentarono i Pontefici suoi predecessori. L'Italia ha il privilegio di una vicinanza particolare con la Santa Sede e rinnoverà, secondo la sua tradizione, ogni attenzione all'alto Apostolato della augusta Cattedra di Pietro. Con devozione, Silvio Berlusconi (messaggio al neoeletto Papa Benedetto XVI, 19 aprile 2005). Personalmente sono in totale accordo con la posizione di Papa Benedetto XVI sulla difesa della vita fin dal suo concepimento (durante la visita del nuovo Papa Benedetto XVI al Quirinale, 24 giugno 2005). Al quinto mese di gravidanza ho saputo che il bambino che aspettavo era malformato e per i due mesi successivi ho cercato di capire, con l'aiuto dei medici, che cosa potevo fare, che cosa fosse più giusto fare. Al settimo mese di gravidanza sono dolorosamente arrivata alla conclusione di dover abortire... Ancora oggi è doloroso condividere pubblicamente quell'esperienza (Veronica Berlusconi, Corriere della Sera, 8 aprile 2005). Se sono fedele? Le darò una risposta malandrina: sono stato frequentemente fedele (a «Radio Rtl», 25 gennaio 2006). La sinistra non è solo contro i padri, ma anche contro i figli. Basta riflettere sulla sicumera con cui i suoi dirigenti affermano che gli embrioni non siano già vita. Non può non colpirci la superficialità e la rozzezza con cui si trinciano giudizi così inediti che riguardano il sacro valore della vita. Questa assenza di dubbi fa davvero paura (La Stampa, 22 gennaio 2005). Prodi è un relativista estremo (30 novembre 2005). 9. Odo Celli far festa Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo comunque che è di poco anteriore allo scandalo. Non ho 224 Le mille balle blu sta (dinanzi al Tribunale di Verona, 27 settembre 1988). In realtà Silvio Berlusconi s'iscrisse alla P2 nel gennaio 1978 e pagò regolarmente la quota dì iscrizione di 100 mila lire. Di qui il processo per falsa testimonianza, conclusosi con una sentenza di colpevolezza, che non può tradursi in condanna soltanto per la provvidenziale amnistia del 1990. Iscrivermi alla P2 non fu un errore, ma un incidente senza colpa. Eppoi la P2 raccoglieva gli uomini migliori del Paese (a «Mixer», 21 febbraio 1994). Qualche esempio: Sindona, Calvi, Ortolani, Pazienza, Poggiolini, Rizzali, Tassan-Din, i generali Loprete e Giudice, il dittatore argentino Massera e così via. Neanch'io, come Bossi, voglio un piduista a Palazzo Chigi (8 marzo 1994). Infatti poi ci va lui, tessera P2 numero 1816. Basta con questa storia della P2: l'ho già detto, ricevetti la tessera per posta e non pagai neppure la quota d'iscrizione (10 marzo 1994). Secondo Celli, invece, «Berlusconi ha fatto la normale iniziazione alla loggia P2». Quando mi iscrissi alla P2, Celli era uno che non si appalesava per quello che poi si è scoperto... Eppoi a un giovane imprenditore cui facevano tanti complimenti non dispiaceva... Insomma, nella P2 c'erano persone di fronte alle quali togliersi tanto di cappello, per chi aveva l'età che io avevo... Era un àmbito di persone perbene, riuniva i migliori del Paese. Mi dicevano: «Tu sei il migliore, farai strada». Era una cosa che colpiva il mio orgoglio. Ero molto giovane. Solo dopo ho scoperto la verità... Quando mi arrivò la tessera della P2 rimasi offeso perché c'era scritto: «Apprendista muratore». Ma come, a me che ero già un costruttore affermato!? (16 gennaio 1996). Essere un piduista non è un titolo di demerito... La vicenda P2 fu più che altro uno scoop giornalistico. E poi la magistratura non ha mai accertato responsabilità di nessun tipo (7 marzo 2000). Per la verità, Lido Celli è stato condannato per i depistaggi nelle stragi, e per la bancarotta del Banco Am-

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l> :.:J:. i: D „;„„„,,„ r .1..: Una scoria italiana 225 10. Forza Hammamet E una falsità, una cosa senza senso dire che dietro il signor Berlusconi ci sia Craxi. Non devo nulla a Craxi e al cosiddetto Caf, e non rinnego nulla di ciò che ho fatto (a «Mixer», 21 febbraio 1994). Infatti... Avevo già comprato il Milan da Farina. Ma ricevetti una telefonata di Craxi che mi ordinava di cedere immediatamente il Milan a Berlusconi, che volò da me a stipulare l'accordo. Praticamente, gli regalai il Milan. Non volli nulla in cambio, chiesi solo tre favori: il 5% del Milan, un posto in consiglio d'amministrazione per mio figlio e la possibilità per Cabassi di partecipare alla costruzione del terzo anello di San Siró (Giancarlo Parretti, finanziere pluriinquisito, 19 agosto 1994). Nell'85 io e Nicola Trussardi volevamo comprare la Scalerà Film. Era un affare. Non volevamo fare cinema ma solo speculare sui terreni che la Scalerà aveva dalle parti di Pisa. Bettino lo venne a sapere e mi fece una scenata davanti a Trussardi, Gonfalonieri e Berlusconi. «Ma che ti sei messo in testa di fare cinema? Ricordati che in Italia per questo ci sono solo la Rai, Berlusconi e mia figlia» (Umberto Cicconi, fotografo personale e amico di Bettino Craxi intervistato da Claudio Sabelli Fioretti, Magazine, 19 maggio 2005). Caro Bettino, come ti ho accennato verbalmente, Radio Fante ha annunciato che dopo la visita a Torino, Guffanti e Cabassi, la Polizia Tributaria si interesserà a me. Ti ringrazio per quello che crederai sia giusto fare (lettera di Silvio Berlusconi a Bettino Craxi nel 1980, dopo il ritorno dei socialisti al governo, citata da Umberto Cicconi, fotografo personale e amico di Craxi, nel suo libro di memorie «Segreti e misfatti», ed. Sapere 2000, 2005). I maggiori gruppi economici dovrebbero dire la verità circa le pratiche seguite da tempo immemorabile e affrontare la realtà flplla sitnazinnp rVlP «i P rrf^ta \r\\iart* Ai noc^<->nrli»rci 226 Le mille balle blu dietro un dito, come una parte di loro almeno continua a fare. Per quanto riguarda i privati mi riferisco evidentemente, innanzitutto, a grandi gruppi di importanza nazionale e internazionale, che in varie forme dirette e indirette hanno certamente finanziato o agevolato i partiti politici e, anche personalmente, esponenti della classe politica. Dalla Fiat al-l'Olivetti, dalla Montedison alla Fininvest (Bettino Craxi, memoriale del 23 ottobre 1993 consegnato ai pm di Milano e Torino). Funari sostiene di essere stato allontanato per ragioni politiche [cioè per ordine di Craxi, nda] ? Non è un mistero che sono sempre stato schiavo del Principe, e in più di un'occasione ho dovuto tenerne conto. Un anno fa, se ricordate bene, io stavo aspettando le concessioni... (Silvio Berlusconi, 13 settembre 1993). Craxi? Sta pagando per tutti... Il giudizio finale lo darà la Storia. Si metteranno sulla bilancia il bene e il male e si vedrà quale piatto peserà di più (13 aprile 1995). Forza Italia e Craxi sono politicamente lontani anni luce... Craxi tenta di difendersi come crede e come può. Rifiuta di diventare un capro espiatorio di un sistema condiviso da tutti i partiti. E il processo della metropolitana milanese ha dimostrato che il pool non indaga in tutte le direzioni con la stessa determinazione (a la Repubblica, 1° ottobre 1995). Quando fondammo Forza Italia, avevamo in mente le parole di Bettino Craxi (il Giornale, 30 gennaio 2005). Io ho un rapporto di solidarietà umana con quella persona malata che sta all'estero. Ma posso assicurare che politicamente non abbiamo nulla a che fare con Craxi, e siamo stati molto attenti anche nella formazione delle liste elettorali. L'amicizia verso Bettino Craxi è un sentimento che non intendo rinnegare, ma è assolutamente escluso che Forza Italia possa avere avuto o abbia alcun rapporto con Craxi (2 ottobre 1995). Infatti, subito dopo le intercettazioni del pool Ai Mil/inn rhe dimostrano il filn diretto tra. Fnr?a Italia e

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Una scoria italiana 227 Hammamet, Vittorio Dotti licenzia l'addetto stampa del gruppo forzista alla Camera, Luca Mantovani, perché teneva al corrente Craxi delle iniziative del partito in tema di giustizia. Che io sia stato e sia amico di Bettino Craxi lo sanno tutti. Che la Fininvest abbia finanziato legalmente il Psi e tutti gli altri partiti attraverso gli spot e gli sconti pubblicitari, pure (23 novembre 1995). Purtroppo Berlusconi verrà riconosciuto colpevole di aver finanziato illegalmente Craxi con 23 miliardi attraverso la società All Iberian. Sono pronto a lasciare la guida del Polo, la Camera e la vita politica se verrà dimostrato un rapporto mio o della Fininvest o di una società del gruppo col signor Bettino Craxi, diverso da quello della pura amicizia! (29 novembre 1995). La Corte di Cassazione confermerà nel 2000 la prescrizione per il reato di finanziamento illecito a Craxi tramite All Iberian. Ma Berlusconi non lascerà la vita politica. Andrò ai funerali di Craxi con lo stato d'animo addolorato di chi ha perso un amico (20 gennaio 2000). ELLEKAPPA LICENZIA It. psl GU COMGUbiA VOLTA 228 Le mille balle blu Contro di me si accaniscono come contro Bettino Craxi (6 dicembre 2003). In memoria di un'intensa amicizia. Silvio Berlusconi (scritta autografa sul registro dei visitatori della tomba di Craxi al cimitero di Hammamet, 6 dicembre 2003). L'amicizia con Craxi fa parte del mio patrimonio personale nel quale nessuno ha diritto di entrare (2 agosto 2004). Da notare la scelta del vocabolo «patrimonio»,.. A Berlusconi non perdono di non essere mai stato a trovare mio padre neppure una volta (Stefania Craxi, Corriere della Sera, 2 agosto 2004). 11. Silvio dalle Bande Nere Fini ha detto che Mussolini, in una certa fase temporale, è stato un grande statista. Dopo, ovviamente, ha represso la libertà e portato il Paese alla guerra, così è chiaro che il risultato finale è di condanna, ma per un certo periodo Mussolini fece cose positive, e questo è un fatto confermato dalla storia (al Washington Post, 27 maggio 1994). Il 25 aprile è un giorno simbolo della libertà contro tutti i totalitarismi, compreso quello islamico (la Repubblica, 26 aprile 2001). Questa sinistra è senza bussola. Si nasconde dietro la Resistenza per non far capire agli italiani che si trova in un angolo. Ha sempre difeso i dittatori, ora anche Fidel Castro. Quindi, mi consenta, questo gioco non lo consento... Ho proprio bisogno di un periodo di riposo. Devo staccare per un po'. Mi devo curare la mano sinistra. Mi sono fatto male il 23 dicembre scorso a San Giuliano. Per suonare la campana della nuova chiesa ho scaricato sul braccio tutti i miei 85 chili e mi sono stirato i tendini. E poi qui posso lavorare al m<r\ farvn liKrn tA .í\ fnr7íi rii nn sncrnn» e sentire a] telefono

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Una scoria italiana 229 i leader internazionali... (rispondendo dalla sua villa a Porto Rotondo alle polemiche sulla sua ennesima assenza dalle celebrazioni per il 25 aprile, la Repubblica, 24 aprile 2003). Quella di Mussolini era una dittatura molto più... benigna. Mussolini non ha mai ammazzato nessuno. Mussolini mandava la gente a fare vacanza al confino (a The Spectator, 11 settembre 2003). Polemiche a non finire in tutta Europa. Ma per Berlusconi è tutta colpa della sinistra: Gaffe su Mussolini? Ma quale gaffe! Dall'opposizione magari arrivassero critiche. Mi colpiscono solo con inscienze e insulti (Ansa, 12 settembre 2003). Poi, visto che le critiche non si placano, sostiene che l'intervista allo Spectator fu rilasciata in stato di ebbrezza: Eravamo alla seconda bottiglia di champagne bevuta in terrazza nella mia villa a Porto Rotondo (la Repubblica, 18 settembre 2003). Ma i giornalisti dello Spectator smentiscono: «L'unica cosa che abbiamo bevuto durante l'intervista era thè freddo al limone, caraffe e caraffe» (Ansa, 20 settembre 2003). Allora Berlusconi peggiora le cose: tenta di scusarsi con gli ebrei, dichiarandosi geneticamente antifascista perché... ELLEKAPPA MUSSOLINI NON HA MAI HA AFFI DATO UCCISO NleÇÇusJO, L-A STORIA DICE aeeioscoNi AL suo STAFF DI AVVOCACI r 230 Le mille balle blu Anche un mio familiare è stato manganellato [dai fascisti, nda]. Poi lo colpirono i reumatismi quando dormiva sotto i ponti ai Navigli... (la Repubblica, 18 settembre 2003). Quello che ho visto ad Auschwitz è tutto il contrario della ragione, dell'amore e di ciò che è l'uomo. Voglio tornarci con i miei figli la prossima estate. Ho già prenotato (27 gennaio 2005). Manco fosse il Club Mediterranee. Ormai Pino Rauti è acquisito alla causa moderata (25 gennaio 2006). Berlusconi, dopo Mussolini, è il più grande statista del secolo. Entrerà nella storia, insieme a Cesare... Mussolini ha fatto anche cose buone, mica come Stalin... Gli islamici bisogna buttarli fuori tutti... I comunisti sono una piovra, bisogna combatterli con la repressione. Andando in quei posti dove sono e togliendoli di lì a uno a uno. Sono peggio della mafia, ha ragione Silvio. La mafia non è niente a confronto... L'Unità è una latrina, bisognerebbe farla chiudere. Io li arresterei tutti quelli lì (Maria Antonietta Cannizzaro, moglie di Gaetano Saya, arrestato per la «polizia parallela» scoperta a Genova e leader del Nuovo Ms-Destra Nazionale, dopo aver incontrato Berlusconi a Palazzo Grazioli per concordare un'alleanza elettorale, Corriere della Sera, 29 gennaio 2006). 12. Il nuovo che avanza, il vecchio che è avanzato Sogno un Paese senza politici di professione (11 marzo 1993). Io, dopo quello che ho fatto nella vita, non intendo certo mettermi a livello dei politicanti (6 aprile 1994). Io non sono abituato ad ascoltare le cretinerie che si sento- nn in nnliHra C?9 piimno 1994 i Una scoria italiana 231 Non siamo politicanti esperti dei vecchi usi e costumi della Prima Repubblica: siamo gente seria, che viene dal mondo del lavoro e vuole governare l'Italia in un modo nuovo (proclama televisivo dopo il primo invito a comparire, 23 novembre 1994). La politica italiana è un teatrino (10 dicembre 1994). Risposta di Bossi: «E tu sei il capocomico».

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Torno a Roma, torno nella cloaca (La Stampa, 6 marzo 1995). Avverto diffidenza e paura per questo tentativo di tornare alla legge elettorale proporzionale, per questo disegno di ripristinare la logica dei pedaggi, degli agguati delle minoranze in danno delle maggioranze, dei compromessi sotto banco e delle mediazioni consociative della vecchia scuola politica. Il consociativismo fu il male oscuro della vecchia Repubblica proporzionalista (ai giovani imprenditori, Santa Margherita Ligure, 10 giugno 1995). ELLEKAPPA \u CAVALI e Re HA UNI SACRO CONlCLUbC I GUOI AFFARI MIGLIORI 232 Le mille balle blu Ho una profonda nausea di questa politica del nulla: gli altri parlano, io voglio fare (30 agosto 1995). Nelle prossime settimane diserterò o quasi questa politica di Roma: quando sento questo abbaiare alla luna mi sento male. Io sto male di fronte a questo teatrino, a questi cori e a queste voci bianche, con battutisti che non troverebbero spazio neanche nei programmi televisivi (22 settembre 1995). La Democrazia cristiana è stata l'asse portante di quella Prima Repubblica che ha dato al nostro Paese cinquant'anni di benessere e democrazia, e per questo non può essere demonizzata come cerca di fare la sinistra (4 aprile 1998). Penso al fare e all'agire, gli altri all'apparire e al promettere (il Giornale, 1° dicembre 2000). La politica alta è quella che dico io: non quella di cui parla la gente alla Andreotti (la Repubblica, 13 gennaio 2001). Io sono qui per moralizzare la politica e sono particolarmente attento al problema delle spese elettorali. Chi lo sa dove questi vanno a prendere i finanziamenti? C'è un problema di integrità. Anche perché alla fine chi ne risponde sono sempre io (la Repubblica, 26 luglio 2003). Basta con i minuetti della vecchia politica. Entro domenica o lunedì io voglio avere cose chiare: voglio sapere con chi si fa la corsa. Altrimenti sono disposto anche a correre da solo (Ansa, 3 febbraio 2004). Queste sono persone che non hanno mai messo piede in una vera azienda, nel mondo del lavoro, sono persone che hanno soltanto chiacchierato nella loro vita, che non hanno combinato nient'altro che prendere i soldi dei cittadini. Ci sono anche tanti signori che sento che hanno la casa al mare, che hanno la casa in città, la casa ai monti, la barca. i^.iiorrlonrlr> a mipl rnp PI i a fl a arm n r> niipsH si (morì osmi mese Una scoria italiana 233 e quello che a volte devono anche dare ai loro partiti, mi chiedo: ma come hanno fatto a farsi tutte queste proprietà? Sono soldi rubati. Soldi rubati. Soldi rubati ai cittadini, perché avranno combinato tutta una serie di cose, facendo lobby o facendo anche affari meno puliti... I cittadini dovrebbero fare i conti in tasca a questi signori (a margine del summit del Partito popolare europeo, ApCom, 19 febbraio 2004). Le istituzioni sono piene di cose e uomini vecchi, c'è un residuo di quello Stato che vogliamo cambiare (alla festa a Palermo per il decennale della prima vittoria, 27 marzo 2004).

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Io sono allergico a tutte le parole della vecchia politica, perché sono in politica anche per cambiare il modo in cui la si fa. E sono allergico a tutto ciò che è dannoso alla stabilità (Tg3, 7 giugno 2004). I politici di professione sono dei fannulloni (a «Porta a Porta», 11 gennaio 2006). 13. Il Cavaliere di Hard-core Dicono che io sia un donnaiolo? Sì, lo dicono. Che dicano... (la Repubblica, 29 aprile 1994). Io sono un playboy quasi professionista (L'espresso, 3 giugno 1994). Sono incapace di dire di no. Per fortuna sono un uomo e non una donna (Ansa, 22 aprile 1999). Un flirt con Valeria Marini? Non che non sia una bella donna ma ho una moglie di cui sono innamorato e che è anche una bellissima donna. La signora Marini l'ho incontrata credo sei-sette anni fa a una festa di Tv-Sorrisi Canzoni. Entrai e non dico che l'occhio non corse lì. Vidi un monumento Ki™J~ -i—-— J ' ...... 234 Le mille balle blu gettai l'occhio distratto sul... viso, naturalmente. La salutai. Parlammo trenta secondi. Da allora la signora Marini l'ho vista in televisione (Ansa, 24 giugno 1999). Ecco un uomo che ha sempre le mani in pasta... è ginecologo! (presentando a Catania l'onorevole Giuseppe Palumbo, Corriere della Sera, 4 aprile 2000). La qualità della mia vita è peggiorata: prima dedicavo il lunedì a mia moglie, da quando sono premier li passo con Bossi. Potete immaginare... (Ansa, 12 luglio 2001). Ma che belle gambe che vedo nelle prime file! (al congresso di An, 5 aprile 2002). A noi i capelli sono caduti per le troppe fidanzate. Anzi, no. Ho fatto una visita tricologica e mi hanno spiegato che facendo politica il cervello mi si è ingrossato e ha espulso i capelli... Ora in Italia trasmetteremo un documentario sulle bellezze della Bulgaria (17 aprile 2002). Peccato che fosse in visita a Bucarest, in Romania. Un saluto a tutti voi, ma in particolare alle belle delegate (al vertice sulla fame della Fao, 16 giugno 2002). Alcune di queste, uscendo dall'assemblea plenaria, dicono ai giornalisti di non aver gradito il complimento, giudicandolo fuori luogo in un'assemblea sui temi della fame nel mondo. Io veramente non sono mai stato una madre. Il padre di solito pensa a mantenere la famiglia e nella famiglia i compiti sono divisi. La mamma sta a casa, con i bambini (9 ottobre 2002). Io sono con voi anche perché da giovane ho avuto una meravigliosa fidanzata turca (agli industriali turchi a Roma, la Repubblica, 13 novembre 2002). system, è vero, ma io personalmente non Una scoria italiana 235 peccato grande, giustamente perseguito penalmente (Ansa, 5 febbraio 2003). Io ho risolto il problema della «riunionite acuta»: ho fatto togliere le sedie dai tavoli dalle sale riunioni e così sono rimasti tutti in piedi. I tempi si sono ridotti da 3 ore a 20-30 minuti. Sono rimasti tutti contenti ed è cresciuta la produttività. Così, i muscoli delle gambe si sono rafforzati e le mogli erano molto più contente trovando i loro uomini più robusti e meglio predisposti a pagare il loro debito coniugale... (alla conferenza nazionale dei dirigenti d'azienda, La Stampa, 6 febbraio

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2003). Tengo duro, non abbiate paura, non mollo. E poi adesso ci sono le pillole... (11 maggio 2003). È un diritto dei cittadini rivolgersi alla Cassazione se l'atmosfera non fa presagire che ci sia un giudizio imparziale perché magari qualcuno ha fregato la fidanzata al presidente del tribunale: a noi succede perché siamo tombeur de femmes. Mai di un amico, però. Di un magistrato, questo è decente... (per spiegare la legge Girami, Ansa, 11 maggio 2003). Un altro motivo per venire a investire in Italia è che oltre al bel tempo e alla bellezza dell'Italia, abbiamo anche bellissime segretarie, delle bellissime ragazze. Consiglio a tutti di fare investimenti da noi, perché li farete in letizia e con la gioia, se non altro negli occhi (discorso a finanzieri di Wall Street, 23 settembre 2003). Per approvare un disegno di legge, se va bene, passano sei mesi. Poi si ricomincia in Senato, e i senatori cambiano ancora qualcosina, per dimostrare a moglie e figli che non vanno a Roma solo perché hanno l'amante... Oltre i 400 chilometri l'amante non conta. Come si dice a Napoli, in questi casi 'a commare nun è peccato... (24 maggio 2004). L'aeroporto di Olbia è uno splendido aeroporto, rasenta quasi il lusso. Eppoi, bellissime ragazze che fanno la felicità 236 Le mille balle blu dei passeggeri maschi in arrivo e in partenza (Ansa, 6 giugno 2004). La conduttrice di «Domenica In» Mara Venier e la soubrette e moglie del cantante Al Baño, Loredana Lecciso, sono giunte questa sera a Palazzo Grazioli (cronaca dell'Ansa, 19 gennaio 2005). Alla serata partecipavano anche il collega di serenate del premier, Mariano Apicella, e Francesco Cossiga. «Sono pazza di lui», scherza ancora la Venier fuori da Palazzo Grazioli: «La cena è nata dal fatto che mi voleva incontrare. È un mio vecchio amico, era divertito dal fenomeno Lecciso e allora Loredana Lecciso è venuta con me.» L'ex capo dello Stato, insomma, è stato l'ispiratore della serata. E il vero mattatore: «L'ho visto in forma strepitosa - aggiunge la conduttrice di «Domenica In" - ha raccontato vecchi aneddoti del suo passato. È stato esilarante». E Berlusconi? Questa volta è la Lecciso a parlare: «È una persona brillante ed estremamente simpatica. Era la prima volta che lo incontravo». Cossiga: «La Lecciso sarebbe una bugia se dicessi d'averla voluta io. Sedeva alla mia destra ed era piuttosto imbarazzata: indossava un corpetto nero con i lacci che continuava a stringere, pensando di essere troppo scollata» (cronaca de La Nazione, 20 gennaio 2005). La competitivita è bello averla sulle ragazze... (al convegno dell'ke sul Made in Italy, Ansa, 26 febbraio 2005). Penso ancora al «muretto» quando io, a quei tempi un vecchio playboy, vedevo tutte quelle belle ragazze... Parlando col sindaco gli ho chiesto se fossero ancora così belle, mi ha detto che oggi sono purtroppo tutte rifatte. Mah... Anch'io mi sono rifatto i capelli (in visita ad Alassio, Ansa, 17 marzo 2005). «Lei che ne pensa della Mussolini?» «Secondo me — ha risposto il sindaco - dobbiamo lasciarla lì dov'è.» «Ma è una bella donna», ha replicato Berlusconi. «Veramente ce ne so- ' "!„ .. ..\7_ULl i Una scoria italiana 237 sconi sorridendo - buttala via!» (cronaca dell'Ansa su un duetto fra il premier e il sindaco di Alassio, esponente di An, 17 marzo 2005). Tanti anni fa a un comizio ho incontrato una bellissima giovane. Ero tentato di chiederle il numero di telefono, ma prima le domandai quanti anni avesse. Mi rispose: «Diciotto». Allora le chiesi se sua mamma fosse bella come lei e mi rispose: «Anche di più». Le chiesi quanti anni avesse e lei mi rispose trentotto. Allora le dissi: «Dammi il numero di tua nonna» (La Stampa, 18 marzo 2005). Convincete tutti a votare: parenti, amici e - perché no - anche le amanti: in nome della libertà (a Catania nella campagna elettorale per il sindaco Umberto Scapagnini, 6 maggio 2005).

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Vi trovo particolarmente belle, signore giornaliste, splendenti e con i colori dell'estate e quindi io so cosa farei se non facessi più il presidente del Consiglio... (conferenza stampa a Palazzo Chigi, Ansa, 2 settembre 2005). Dopo il 1° gennaio del 2007 presenterò al premier rumeno una parcella professionale come avvocato difensore dell'ingresso del suo Paese in Europa. Come minimo mi dovrà presentare una bella ragazza del suo Paese... (Ansa, 12 ottobre 2005). Sì, questa volta in Albania ci vengo. I socialisti di prima non mi avevano presentato mai una bella ragazza! (ricevendo il presidente albanese Sali Berisha, Ansa, 14 ottobre 2005). Lo ringrazio per l'appoggio morale con il quale ha sostenuto finora questa causa. Noi donne azzurre rimaniamo sue alleate fedeli. Sono fiduciosa, infatti, che in futuro il presidente ci garantirà, come ha sempre fatto, gli spazi adeguati all'interno del partito (Gabriella Carlucci, Corriere della Sera, 14 ottobre 2005). TI ,,„» 11, 238 Le mille balle blu una legittima difesa. Alcuni deputati hanno fatto i calcoli e hanno ragionato così: già rischiarne molto passando al proporzionale, se poi ogni tre di noi ci mettono una signora.... Ma a noi le signore, soprattutto quelle belle, in Parlamento ci piacciono molto... (Silvio Berlusconi, Ansa, 18 ottobre 2005). Poi, di fronte alle proteste di Stefania Prestigiacomo, sbotta: «Su, non fare la bambina!». Per la cronaca, nell'ultima legislatura Forza Italia contava alla Camera 13 deputate su 168 eletti (7,7%), 5 su 75 al Senato (6,6%), 8 su 98 al governo (8,1%). Povero Ricucci, si fa per dire... Credo che gli invidiamo tutti qualcosa e sapete cosa... (alludendo alla moglie dell'immobiliarista, Anna Falchi, Ansa, 18 ottobre 2005). Caro Hugo ti passo una tua ammiratrice... (alla Camera di commercio di Milano, durante l'incontro con il presidente venezuelano Hugo Chavez, passandogli al cellulare Aida Yespica, la modella venezuelana protagonista dell'«Isola dei Famosi», la Repubblica, 19 ottobre 2005). La signora Pollini s'è arrabbiata perché ho detto che la politica è l'unica passione di suo marito? Mi fa piacere che, oltre a parlare di politica, facciano anche altro... (14 dicembre 2005). In quel momento uno dei megaschermi proietta dati sulla «Siciglia» e Berlusconi non perde l'occasione per ironizzare sull'errore ortografico: «Deve essere stata una donna. Sono fissate con il punto G. Lo vedono dappertutto. Ma voi sapete dov'è il loro vero punto G? È nella G di shopping. È lo shopping che le fa godere» (cronaca de La Stampa, 11 gennaio 2006). 14. II senzatetto Le mie cinque ville in Sardegna? Ho cinque figli, devo pensare anche a loro... (al «Maurizio Costanzo Show», 3 marzo Una scoria italiana 239 Le altre ville che avevo acquistato per i miei figli le ho vendute tutte. E agli acquirenti ora hanno offerto il doppio del prezzo (a Libero, 19 agosto 2003). Renato Soru [governatore della Sardegna, nda] ha detto che avrei sottratto autonomia alla Sardegna per i lavori a Villa La Certosa, una cosa inesistente visto che ho sempre fatto tutto nel rispetto della legge e della natura. Ma ve lo immaginate un presidente del Consiglio che viene «cuccato», come si dice, mentre fa dei lavori abusivi? (Ansa, 5 giugno 2004). In realtà, le opere abusive ci sono eccome, a cominciare dalle cinque piscine per la talassoterapia. Verranno sanate, come vedremo, con apposito condono «ambientale». Il segreto di Stato alla Certosa non l'ho chiesto io, l'ha preteso il Cesis [il servizio segreto, nda] . E comunque nella villa non è stato costruito niente, si son fatti solo abbellimenti: un museo di cactus, un museo di ibiscus, un museo di agrumi rari con centosessantaquattro tipi diversi... La grotta sottomarina è una grotta per far entrare un canotto, non ho fatto neanche un graffio a una roccia (la Repubblica, 27 marzo 2005). Ma, come rivela Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, il bilancio del 2003 della società Idra, che contiene tutte le ville del Cavaliere, registra un nuovo «considerevole

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incremento del valore dei terreni di proprietà» da 16,9 a 23,9 milioni di euro. Aumento, spiegavano i documenti, «dovuto a nuove acquisizioni di lotti di terreno facenti parte del progetto di espansione dell'area di Porto Rotondo per un milione 208 mila euro, all'incorporazione di due società controllate e per la differenza degli imponenti lavori di sistemazione e riqualificazione proseguiti per tutto l'anno». Gli interventi comprendono «la realizzazione di nuove costruzioni e di impianti sportivi e ricreativi [come un anfiteatro "greco" nuovo di zecca, nda] a servizio della residenza principale», cioè di Villa La Certosa. Un affare non da poco, se è vero che «la parte di questi lavori ultimata nel 2003» si sarebbe «riflessa in un incremento del valore dei fabbricati di circa un milione 780 mila euro» (Cor- T7 ------- -- 240 Le mille balle blu Pm. Lei ricorda l'epoca in cui il dottor Dell'Utri acquistò la casa di Sala Comacina sul lago [di Como, nda] ? Berlusconi. No. Pm. Voglio dire, se poniamo come 1989-90 l'acquisto della casa di Milano 2, l'acquisto della casa sul lago... è anteriore o posteriore? Berlusconi. Non glielo so dire. Guardi, era frutto, e l'uno e l'altro acquisto, di una mia continuativa pressione su di lui perché si dotasse, dotasse la propria famiglia di un patrimonio immobiliare, e continuavo a ripetergli: «Devi avere almeno... devi arrivare ad avere tre cose, anzi quattro in verità: un appartamento a Milano, un appartamento sul lago per il week-end e un appartamento al mare per l'estate, e poi un patrimonio in contanti familiare. Il tuo obiettivo, il tuo dovere nei... confronti dei tuoi quattro figli è di costruire questa situazione patrimoniale della famiglia». E lui alla fine mi... dette ragione e io gli detti naturalmente l'impulso necessario attraverso le donazioni (testimonianza di Silvio Berlusconi al Tribunale di Torino nel processo a carico di Marcello Dell'Utri per frode fiscale e false fatturazioni, 15 ottobre 1996). Gheddafi mi ha promesso la costruzione di una villa sulla costa libica. Ho accettato volentieri, purché le spese siano a carico mio (10 febbraio 2004). 15. Sua Altezza Berlusconi raggiunge nuove altezze. Fatto interessante: durante il summit di Bruxelles, Berlusconi stava seduto su un cuscino bianco (cronaca del Financial Times, 19 ottobre 2003). Sono alto un metro e 71. Ma le pare che un uomo alto un metro e 71 possa essere definito un nano? (a La Stampa, 27 marzo 2005). L'80% dei giornalisti italiani mi sono ostili, in tv sono conti- Una scoria italiana 241 anche se sono alto come Aznar. Sono un italiano medio, giusto? (al New York Times, 5 dicembre 2003). L'ho detto anche a pranzo ai miei colleghi ministri, è falso come leggo oggi su alcuni giornali come L'espresso che metto i tacchi: guardate! (levandosi le scarpe davanti ai giornalisti di tutto il mondo, al vertice dei ministri degli Esteri europei di Caceres, in Spagna, Corriere della Sera, 9 febbraio 2002). Ma ecco subito due autorevoli smentite. Chi è più alto fra me e Berlusconi? Senza tacchi, io (Maria-nò Apicella a La Stampa, 30 ottobre 2003). Ma è vero che suo padre mette le scarpe con il tacco interno? No, guardi, se vuole vado a prendergliele così le misuriamo. No, mi fido. Hanno enfatizzato molto il suo essere piccolo. C'è poco da enfatizzare. Suo padre è piccolo.

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È come lei. Uno e 70? Faccio finta di crederci. Andando avanti con gli anni comunque ci si rimpicciolisce... (Barbara Berlusconi intervistata da Claudio Sabelli Fioretti, Magazine, 15 settembre 2005). Lui però insiste. La sinistra mi accusa di essere un nano. Ma sono alto un metro e 71... (a «II senso della vita», 24 gennaio 2006). Misurando soltanto un metro e 67, Silvio Berlusconi il problema della statura lo sente. Nelle conferenze stampa i suoi collaboratori gli sistemano un cuscino sulla sedia perché appaia alto come gli altri. E quando c'è una foto di gruppo, si alza sulla punta dei piedi subito prima del flash (cronaca del New York Times citata da L'espresso, 3 maggio 2001). Il politico più alto nel governo Berlusconi è Gianfranco Fini: un metro e 85. Al secondo posto Lucio Stanca, ministro per l'Innovazione e la Tecnologia, che raggiunge un metro e 83 (da giovane ha pure fatto il modello). Marco Pollini e 242 Le mille balle blu ratti soprannominata «il corazziere» un metro e 78. Il più basso sarebbe Giuliano Urbani: un metro e 60; quasi come Gianni Alemanno (un metro e 62). A Berlusconi da Palazzo Chigi attribuiscono un metro e 65 (cronaca di Vanity Fair, 20 gennaio 2005). Ma Berlusconi si consola con altre prodigiose caratteristiche fisiche. Il dottor Scapagnini assicura che sono venticinque anni più giovane della mia età reale. Ve lo consiglio, non costa neppure tanto perché ha uno spirito missionario e da via certe pillole che sono magiche (25 novembre 2005). Per la verità Scapagnini aveva detto soltanto che Berlusconi è tecnicamente immortale e che le sue pillole l'hanno ringiovanito di dodici anni. Oggi sono più bello di cinque anni fa perché ho fatto la delocalizzazione dei capelli (a «Porta a Porta», 19 dicembre 2005). Le creme le metto tutte le sere. Mica da solo, è la mia sciura che mi dice: «Vieni qua...» (Corriere della Sera, 15 ottobre 2000). Mi piace far credere di essere Superman... Vorrei essere più bello, somigliare a Gary Grant e a Gary Cooper. Invece somiglio a Silvio Berlusconi (il Giornale, 26 gennaio 2006). 16. Bonjour finesse Luigi Coscia (Lega Nord). Bravo, inciucione! Berlusconi. Bravo tu, furbacchione. Bravi tutti. Votare con Rifondazione. Avete proprio delle facce di cazzo! Rascia. Guarda che non siamo mica i tuoi camerieri di Arcore. Berlusconi. Sì, proprio delle belle facce che sprizzano intelligenza da tutti i pori! (scambio di battute alla Camera durante il voto sulla missione militare in Albania, 9 aprile 1997). Voi ex democristiani mi avete rotto il cazzo, me lo hai rotto Una scoria italiana 243 Conosco i vostri metodi da irresponsabili. Fate favori di qua e di là e poi raccogliete voti, ma io vi denuncio, non ve la caverete a buon mercato, vi faccio a pezzi. Io le televisioni le so usare e le userò. Chiaro? Mi avete rotto i coglioni. Non mi faccio massacrare due anni e mezzo per poi schiattare come un pollo cinese. Se andiamo avanti in questo modo ci stritolano, lo capite o no, affaristi che non siete altro? (durante la verifica di governo, Libero, 6 febbraio 2004). Anche il giorno delle mie nozze d'oro ha trovato il modo di far divertire tutti. Eravamo ad Arcore io e mio marito con tutti i figli e tutti i nipoti, io ho fatto il discorso e alla fine i miei nipoti mi hanno chiesto: «Ma quanto tempo siete stati fidanzati tu e il nonno?». «Otto anni», ho risposto. E loro: «Ma come sei arrivata al matrimonio?». Io: «A quei tempi era un obbligo andare all'altare pura». A

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quel punto salta su Silvio: «Adesso capisco - dice ridendo - perché sono riuscito così bene: dopo otto anni di attesa!» (mamma Rosa Berlusconi, la Repubblica, 2 agosto 1995). Da un lato è un grande dispiacere, non lo nascondo, ma dall'altro vi confesso che sono tutto contento: faccio in tempo a tornare da mia moglie a farmi una bella ciulatina (Silvio Berlusconi alla festa per l'ottantesimo compleanno di un grande imprenditore di Parma, conclusasi anzitempo per un attacco di stanchezza del festeggiato, frase citata in «Ber-lusconeide», supplemento del settimanale «II Diario», 30 marzo 2001). Be', mia madre mi dice: «Gli italiani sono con te». E io: «Mamma, non tutti, un po' più della metà». E lei: «No, tutti. Lo vedo per la strada, me lo dicono». E io: «Guarda mamma che venendo qui uno mi ha visto e ha alzato il dito medio in verticale. Sai che vuoi dire?». E lei: «Sì, vuoi dire che sei il numero uno» (la Repubblica, 27 marzo 2005). Quelli della sinistra sono sempre incazzati... Sui giornali leggo che ho fatto solo coglionate (4 febbraio 2006). IV. Lui e gli altri È il bugiardo più sincero che ci sia, è il primo a credere alle proprie menzogne. Quando piange, alcuni pensano che le sue siano lacrime di coccodrillo: niente affatto, sono lacrime vere. È questo che lo rende così pericoloso. Non ha nessun pudore (Indro Montanelli, 2001). Berlusconi ha avuto diverse mogli, di cui due sue (Roberto Benigni, 2001). Berlusconi è ¿I più grande piazzista del mondo. Se un giorno si mettesse a produrre vasi da notte, farebbe scappare la voglia di urinare a tutt'Italia (Indro Montanelli, 2001). 1. Elettori, cioè clienti La media degli italiani è un ragazzo di seconda media che nemmeno siede al primo banco... È a loro che devo parlare (Corriere della Sera, 10 dicembre 2004). In un Paese democratico, come gli Usa, la politica si fa soprattutto (o forse solo) in televisione. I duelli sono spot contro spot. Da ogni studio emerge che se la Coca Cola deve mantenere il 30% del mercato, deve fare il 30% di pubblicità: be', non ci sono sostanziali differenze per la scelta di un acquisto o del voto (Corriere della Sera, 10 dicembre 2004). Un partito è come un'azienda: al posto del fatturato c'è il consenso (19 settembre 1997). Sia per un partito sia per la Coca Cola le regole per raggiungere il consenso sono le stesse (Corriere della Sera, 9 febbraio 2000). Basta con la doppiezza e con i vecchi giochi della vecchia politica. È ora di finirla che gli elettori vengano trattati come se r 1 m ] l\ <; ;1«TnA/1\ Lui e gli altri 245 Questi qui si alzano tutte le mattine e, guardandosi allo specchio, cosa vedono? Vedono uno stronzo. Non serve a niente cambiare lo specchio, cambiare casa, cambiare look. Tutte le mattine si vede la stessa terribile, disgustosa immagine. E quindi i signori che disgraziatamente appartengono a questa categoria si incazzano immediatamente e restano incazzati tutto il giorno... Questi uomini vengono trattati da stronzi... Se però lo stronzo trova qualcuno che lo tratta in maniera diversa, gliene sarà grato, sarà disponibile... insomma un po' meno stronzo. E quindi abbiamo reso un servigio all'umanità, l'abbiamo alleggerita... Bisogna conquistare questi clienti principalmente perché diventeranno gli amici più sinceri... E quindi con loro avremo relazioni fantastiche (ai venditori di Publitalia, 1994, da «II libro azzurro di Berlusconi», a cura di Aldo Vincent, ed. Scipioni, 2003).

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Attenzione all'alito, state a una certa distanza dalle persone con cui parlate... Tenete un fazzoletto in tasca per asciugare la mano ogni tanto... Se entrate in una toilette pubblica sporca, pulitela, altrimenti chi entra dopo penserà che siete stati voi a sporcarla... Fate sempre lo stesso discorso inserendo gli otto chiodi, soprattutto i primi quattro che riguardano tasse, sicurezza, pensioni, lavoro... Badate ai grandi elettori, penso ai medici, ai dentisti, ai parroci, ai vescovi e alle associazioni sportive... Fate complimenti sinceri, dite alle signore: «Che bel sorriso, che eleganza!». ...Una volta con Marcello Dell'Utri facemmo una gara per vedere chi trovava più parole gentili. A un certo punto mi sono visto davanti uno spastico. Non sapevo cosa dire. Leggevo già il sorriso del vincitore negli occhi di Dell'Utri, poi ho trovato: «Ma che stretta di mano vigorosa!»... (9 marzo 2000). Nel contatto con la gente dovete cercare di instaurare un clima di simpatia con gli interlocutori. Ricordatevi che per ciascuno c'è una musica particolarmente gradita: il proprio nome e cognome. Quindi continuate a ripetere il nome e il cognome delle persone che incontrate, perché questo sarà considerato un segno di attenzione che vi darà la fiducia 246 Le mille balle blu un esercizio di generosità. Per esempio dire: che bella cera che hai, che bella cravatta, che bel sorriso... (5 maggio 2002). Io sono una persona moderata, ma il 62 % dei miei elettori è di sinistra (21 luglio 2002). Felicitazioni per il tuo arrivo! Questa è certamente la prima lettera che ti viene indirizzata. È il presidente del Consiglio a scriverti per porti probabilmente anche la prima domanda della tua vita: lo sai che la nuova legge finanziaria ti assegna un bonus di mille euro?... «Un grosso bacio» (dalla lettera spedita da Silvio Berlusconi ai 600 mila bebé nati nell'ultimo anno, 30 gennaio 2006). 2. Un sincero democratico 10 le istituzioni non le ho mai attaccate (7 marzo 1995). O vinciamo, o si torna a votare... Di fronte a un Parlamento incapace di esprimere una maggioranza liberaldemocratica, chiederemo di tornare subito alle urne (1° marzo 1994). 11 Parlamento mi fa perdere tempo... Dovrò andare a ri spondere a interpellanze, la giornata di mercoledì se ne an drà per questo fatto... (11 ottobre 1994). Poi, dopo le pole miche, smentisce: II mio rispetto per il Parlamento è assoluto... le frasi pronunciate contro le perdite di tempo non volevano in alcun modo ledere i diritti e il prestigio della Camera e del Senato (ibidem). Senonché, quando torna al governo, ricomincia a disertare l'aula del Parlamento e viene rimbeccato persino dal presidente della Camera Pierferdinando Casini. Poi i Ds gli chiedono di riferire alle Camere sulla situazione drammatica del Medio Oriente: Sono richieste ridicole! Basta leggere i giornali, anche l'Unità, e tutti possono sapere qual è la situazione in Medio _._.._ lì _ T> ____ Lui e gli altri 247 Chi critica il mio governo rema contro l'intero Paese (13 agosto 1994). Par condicio? Dividiamo gli spazi in tv secondo i consensi elettorali dei partiti. Un partito ricco deve poter sfruttare le sue risorse in pubblicità (25 gennaio 1995). La Corte costituzionale, ammettendo i referendum contro la Fininvest, ha agito come un organo politico per danneggiare una realtà non schierata sulle sue posizioni (7 marzo 1995). Queste Camere non possono più legiferare: se dopo le Regionali non si va alle elezioni politiche, blocchiamo il Parlamento con un'opposizione durissima, con l'ostruzionismo (5 aprile 1995). I partiti delle opposizioni devono capire che devono smetterla con l'abitudine di mettersi di traverso per cercare di impedire l'azione di governo. La loro azione deve essere di controllo e di stimolo al governo (13 giugno 1994).

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Dimettiamoci in massa dal Parlamento, per non far sopravvivere Dini (19 settembre 1995). Invidio Eltsin che può fare quello che vuole. Io non posso dimissionare nemmeno il presidente di una banca o un ministro, persine reiterare un decreto per me è un problema complicato (10 settembre 1994). A Eltsin la Costituzione russa da ben altri poteri, che io non ho (14 ottobre 1994). Sono solo un primus inter pares con i vari ministri. Il presidente del Consiglio non ha potere alcuno. L'unico potere che ho è quello di avere pazienza (II Sole-24 Ore, 12 aprile 2003). Ho parlato con Putin e mi sono fatto spiegare come si fa a prendere alle elezioni il 71% (Ansa, 16 marzo 2004). Tre milioni di lavoratori sono scesi in piazza contro la finanziaria? Io penso a quei 20 milioni di lavoratori che sono ri- 248 Le mille balle blu Bisogna lavorare, non scioperare (13 novembre 1994). Quando sento le cose dette in piazza dai sindacati, capisco come nascevano le purghe staliniane (23 novembre 1994). Le scorciatoie attraverso i colpi delle vie giudiziarie, i colpi di piazza e i colpi di pistola non fanno parte di una democrazia... E i 700 mila - perché non erano di più - della manifestazione dell'altro giorno non sapevano che questa è la verità. Certo, c'era tanta gente che faceva una scampagnata per il semplice motivo che è stato loro offerto un viaggio gratis, la colazione gratis. Oppure sono venuti a Roma per visitare i musei la domenica pomeriggio (dopo la manifestazione di 2 milioni di lavoratori indetta dalla Cgil di Coffera-ti al Circo Massimo contro la riforma dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, 26 marzo 2002). Ogni sciopero toglie forza allo sviluppo. È un danno che ogni categoria, scioperando, fa a se stessa e a tutti gli italiani, senza raggiungere alcun risultato (16 maggio 2002). Che volete che vi dica? Giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra... la sinistra è tutta giù per terra (14 settembre 2002, dopo la manifestazione dei Girotondi contro la legge Girami con almeno un milione di persone in piazza San Giovanni a Roma). Gli scioperi degli operai della Fiat sono incivili (12 dicembre 2002). Contro gli scioperi selvaggi ho chiesto al ministro Pisanu di intervenire con la forza pubblica: ci sono le leggi, si facciano rispettare, si arresti chi insiste (a Libero, 28 dicembre 2003). C'è una situazione difficile riguardo l'agitazione Alitalia. C'è da fare un intervento deciso, addirittura manu militari nei confronti di coloro che si oppongono (24 gennaio 2006). Le manifestazioni dei lavoratori? Gente portata in piazza dall'Ulivo, pensionati cammellati che vengono pagati, arrivano col cestino del pranzo e non sanno nemmeno perché sono lì (Corriere della Sera, 10 dicembre 2004). La nostra Costituzione risente di alcune influenze sovieti-che, perché non è costruita intorno all'impresa (all'assem- 1-7 _____ *>nr\i\ Lui e gli altri 249 La nostra Costituzione risente della cultura sovietica dei padri costituenti. Mi sono più volte lamentato del fatto che la nostra stessa Carta fondamentale dia all'impresa pochissimo spazio, circondandola di vincoli: basti guardare la formulazione dell'articolo 41, che v'invito a rileggere, e che risente delle implicazioni sovietiche che fanno riferimento proprio alla cultura e alla Costituzione sovietica, da parte dei padri che hanno scritto la Costituzione. Certamente si dovrà cambiarla (a un convegno di Confindustria a Torino, 12 aprile 2003). E meglio che non mettiate le vostre facce sui manifesti. Anche se siete una bella ragazza o un bel figliolo non raggiungerete mai il mio 60% di consensi, perché ci sarà sempre un fidanzato geloso o

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una moglie gelosa che non vi voterà (ai candidati della Casa delle Libertà, Corriere della Sera, 12 aprile 2001). Che capelli! Sembra che te li sei fatti fare da un parrucchiere di Sesto San Giovanni... (a un giovane che l'ha avvicinato, Corriere della Sera, 23 maggio 2002). Proteste dell'associazione parrucchieri e del sindaco di Sesto San Giovanni. In Italia si santificano soltanto gay e comunisti (Ansa, 23 marzo 2005). 3. Il Pollaio delle Libertà Vi confermo che il Polo è unito sotto la stella polare dell'interesse del Paese (3 gennaio 1996). Quelli del Ccd sono stati eletti con i voti di Forza Italia e mezz'ora dopo hanno tradito l'accordo decidendo di fare un loro gruppo parlamentare. E da allora han cominciato a chiedere cariche di tutti i tipi, creandoci problemi anche seri. E hanno la faccia tosta di chiederci di stare insieme anche per le elezioni europee. Mi pare che in politica il buonsenso serva a poco. Ma cosa vogliono questi cristiano-de- 250 Le mille balle blu Sono stato costretto a dire dei no per evitare l'ingresso nel governo di gente che ne avrebbe compromesso l'immagine. Per esempio, non potevo dire di no a Mastella, perché me l'hanno presentato come capo delegazione del Ccd. Ma proprio per questo ho detto di no alla Fumagalli Carulli. Tutti e due insieme nel governo avrebbero dato un'immagine di vecchio. Meglio D'Onofrio, che almeno ha un'immagine bassa, che colpisce di meno (11 maggio 1994). Biondi dopo il terzo whisky aumenta in simpatia (29 novembre 1994). Sono stato come il principe azzurro con le zucche: li ho fatti diventare tutti onorevoli (19 gennaio 1995). Ma siete matti? Ma non vedete che cosa ci stanno facendo? Lasciate fare a me questo mestiere... Dotti pensasse a fare opposizione alla Camera e La Loggia al Senato, e lasciate fare la politica a chi la deve fare (ai deputati di Forza Italia che chiedono di far passare la manovra-bis del governo Di-ni, 10 marzo 1995). Io ho fatto un mare di battaglie in vita mia mentre i miei alleati hanno fatto solo politica (10 maggio 1995). La vecchia De [Cdu e Ccd, nda] vuole ricompattarsi e intende usare Forza Italia come facciata per riciclarsi. Io non sono un chirurgo estetico, e chi vuole fare questa operazione sappia che non la farà certo grazie a me (31 maggio 1995). Alle riunioni del Polo, quando parlano i rappresentanti degli alleati più piccoli, gli altri vanno al bagno (27 luglio 1995). Ve la vedete la gente del Nord che vota un candidato di An? (1° settembre 1995). Le elezioni potremmo vincerle anche senza Ccd e Cdu, che Lui e gli altri 251 Oltre a me e a Fini, gli altri del Polo sono leader che esistono solo sulle pagine dei giornali (29 novembre 1995). Non voglio neppure definire i comportamenti di certi nostri alleati. Mettono addirittura in discussione la mia leadership... accettano di rispondere a domande che per il sol fatto di essere poste incidono negativamente sull'immagine e sul prestigio di chi, credo che nessuno lo possa negare, il Polo lo ha inventato... Piccoli uomini nel cui gorgo sento il pericolo di essere risucchiato... Intendono le cose come prima: se c'è una cosa pericolosa e che mi fa male è di venire assimilato a questi politici di professione, che hanno sulle spalle una carriera fatta di chiacchiere (5 dicembre 1995).

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Certi nostri alleati sono ancora fermi a un vecchio modo di far politica... I sondaggi dimostrano che solo una piccolissima percentuale di elettori del Ccd motiva la sua scelta con la forza di Casini (8 dicembre 1995). Ho intorno gente che sa dire solo di sì a tutti, anche ai miei awersari (dopo sconfitta alle Amministrative, 17 novembre 1997). Di tutti quei signori che ci sono nel Palazzo, non ce n'è nemmeno uno che assumerei in una mia azienda (27 giugno 1999). Come: chi sarà il candidato premier del Polo? Posso dire? Andate al diavolo. Basta. Ho preso 3 milioni di preferenze, rappresento un italiano su tre: è Berlusconi che gli italiani vogliono per rifare questo Paese. Io non sono mica come questi ominicoli che rappresentano la suocera, la moglie e la zia (in Transatlantico parlando degli alleati, 30 giugno 1999). Bisogna dire alla gente che se non siamo riusciti ad attuare fino in fondo il nostro programma è per colpa dei nostri alleati. Sono stati loro a impedirci di approvare la separazione arrierp K «Ptnnrp Inrn nnn rt Vionn/-\ t-«f»rmecc/-i Ai nV\- 252 Le mille balle blu bassare le aliquote fiscali al di sotto del 40%. Diciamoci la verità: se ci sono dei giustizialisti e dei clientelati, questi sono i nostri alleati (La Stampa, 11 gennaio 2006). Mi sarebbe piaciuto che gli alleati avessero levato una volta una voce per difendermi dagli attacchi. Sono dodici anni che contro di me si fa di tutto (Ansa, 12 gennaio 2006). Io non ho mai criticato i miei alleati (31 gennaio 2006). 4. Pier, Marco e Rocco Tarocco Buttigliene, firmando la mozione di sfiducia insieme con Bossi, si dimostra un mentecatto doppiogiochista (18 dicembre 1994). Buttigliene, complice di Bossi, vuole consegnare l'Italia a D'Alema e ai comunisti. Non glielo permetteremo (26 dicembre 1994). Per le elezioni ho già in mente i manifesti, tipo quelli della De nel '48: una donna che brandisce lo scudo crociato, ma non per difenderci dal bolscevismo. Lo scudo è squarciato, con la scritta: «50 anni dopo vota Ppi per mandare i comunisti al governo» (19 gennaio 1995). In quel momento il segretario del Ppi è Rocco Buttigliene. Buttigliene è un amico, un cattolico liberale che, dopo lunga meditazione, ha preso la decisione di andare verso il nostro polo moderato (1° febbraio 1995). Noi e Buttiglione abbiamo gli stessi ideali, la famiglia, il cattolicesimo, una posizione che si riflette nel magistero di Giovanni Paolo II (28 marzo 1995). Sono stufo di questi democristiani (dopo la approvazione di un emendamento dell'opposizione sulla Gasparri grazie ai T iKpt-n 9 cmril Lui e gli altri 253 Date il 51% a Berlusconi e Forza Italia e nel nostro Paese si lavorerà come si lavora nelle vostre aziende (all'assemblea di Confindustria, 13 aprile 2003). Da quando il suocero [Francesco Caltagirone, nda] lo porta sulla barca di 40 metri, Casini s'è montato la testa (la Repubblica, 2 ottobre 2003). Silvio Berlusconi. Mi hai rotto i coglioni... Parliamo della par condicio: se non abbiamo vinto le elezioni, caro Pollini, è colpa tua che non l'hai voluta abolire. Marco Pollini. Io trasecolo. Credevo che dovessimo parlare dei problemi della maggioranza e del governo. Berlusconi. Non far finta di non capire, la par condicio è fondamentale. Capisco che tu non te ne renda conto, visto che sei già molto presente sulle reti Rai e Media-set. Follini. Sulle reti Mediaset ho avuto 42 secondi in un mese. Berlusconi. Non dire sciocchezze, la verità è che su Media-set nessuno ti attacca mai. Follini. Ci mancherebbe pure che mi attacchino. Berlusconi. Se continui così, te ne accorgerai. Vedrai come

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ti tratteranno le mie tv. Follini. Voglio che sia chiaro a tutti che sono stato minacciato (durante la verifica di governo, dai giornali del 12 luglio 2004). Non capisco, proprio non capisco questa liturgia democristiana. Ho il sospetto che Casini e Follini tramino per farmi fuori, oppure per avere ciccia, tanta ciccia. Ma gli ho chiesto, per scoprire il loro gioco, quali e quanti ministeri vogliono e Follini mi ha detto che non ne vuole... Boh?! (il Messaggero, 17 aprile 2005). Uno come me, che ha un patrimonio di 20 mila miliardi, deve perdere tempo con voi ! Vorrà dire che, quando mi sarà passata, visto che sono una persona gentile, vi scriverò qualche cartolina dalle Bahamas (citato da Filippo Ceccarelli, la Repubblica, 17 luglio 2005). Follini è immarcescibile, gli faccio gli auguri di continuare a fare politica. È la sua passione, forse l'unica... Poi Follini è nn rí^mr>í~rict-ia«/-* 254 Le mille balle blu Auspico che la coalizione non venga bacata dall'interno, che non ci siano metastasi che favoriscono un'erosione continua (a proposito delle critiche di Marco Pollini, che infatti poco dopo sarà costretto a lasciare la guida dell'Udc, 21 settembre 2005). Quello [Casini, nda] vuole conquistare visibilità a scapito mio, si fa ancora condizionare da Pollini, sta inventando di tutto per salvare l'Udc, ma non arriva neanche al 4% (la Repubblica, 27 novembre 2005). 5. A Gianfra', che te serve? Fossi elettore a Roma sceglierei senza esitazioni Fini, esponente di quell'ala moderata che si è unita e può garantire un futuro al Paese (a Casalecchio sul Reno, alla vigilia del ballottaggio Rutelli-Fini per il Comune di Roma, 23 novembre 1993). Con Fini non siamo soltanto alleati, siamo anche ottimi amici (12 novembre 1994). ELLEKAPPA HA IL MASSIMO ANZI, QUASI QUASI CON FILIPPIMA FINI Lui e gli altri 255 Adesso Fini sta esagerando. Che cosa sarebbe Fini senza il Polo? (28 gennaio 1995). Fini non mi ha ancora fatto le scarpe. È intelligente, sa che non gli converrebbe: da solo non può vincere. Tra noi, oltre a una salda alleanza, è nata una sincera amicizia, basata sulla fiducia e la simpatia reciproca (2 marzo 1995). Fini è un amico e un compagno fedele (27 marzo 1995). Tra me e Fini non ci sono problemi. Ci siamo visti e sentiti molte volte, chi parla di disagio tra me e Gianfranco non dice il vero (29 dicembre 1995). In queste condizioni solo uno che fa dei ragionamenti populisti e demagogici e che bada esclusivamente ad aumentare il proprio consenso elettorale, magari togliendolo agli alleati, può fare qualsiasi tipo di discorso. Ma se uno vuoi fare un discorso nell'interesse del Paese, da uomo di governo, da statista, allora deve avere il coraggio di assumere anche posizioni impopolari... Fini

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vuole le elezioni per un calcolo molto preciso... Il suo... Io però non voglio correre dietro ai voti in più o ai voti in meno (La Stampa, 29 gennaio 1996). Al di là della politica, io e Gianfranco Fini siamo amici veri (28 febbraio 1998). Se non si prepara la risposta, Fini è uno capace di dire di tutto (dopo una gaffe di Fini sui maestri di scuola omosessuali, 9 aprile 1998). Io sul presidenzialismo, che pure era soprattutto la vostra bandiera, ho tenuto duro, ho dato battaglia. Voi, sulla giustizia, avete fatto di testa vostra. Siete andati all'Associazione nazionale magistrati ad affossare la separazione delle carriere, avete lodato l'ipotesi di Polena di ridurre a due i gradi di giudizio. Quel vostro Mantovano sta facendo una politica troppo filogiustizialista, appiattita sulle posizioni dei ni~r\rr!ii rr\r\ 1^ /-t-ii-i^hia /-ï^lr A r*rm n\\^ 256 Le mille balle blu riforma della Bicamerale sulla giustizia, la Repubblica, 28 maggio 1998). Io li ho tirati fuori dalla polvere, e ora... Non so se abbiamo a che fare con dei deficienti o con dei delinquenti (la repubblica, 1° luglio 2004). Questi di An sono pazzi, o vogliono la crisi di governo. È assurdo: sono sceso in politica per combattere i comunisti, e ora mi ritrovo a litigare con i fascisti... (La Stampa e la Repubblica, 30 ottobre 2004). Fini deve essere impazzito se davvero pensa di poter fare lui il candidato premier nel 2006: non ci sono le condizioni, il Paese non è pronto, rischieremmo di perdere voti, di arretrare... Quelli dell'Udc sono davvero pronti a passare di là, io lo dico da tempo che non bisogna fidarsi di loro, e loro stanno dimostrando con i fatti che sono pronti a tradire... Ma io non mollo, non ho nessuna intenzione di mollare. Ci provino a farmi fuori, ma alla luce del sole, se sono capaci. Poi mi dicono come si presentano agli elettori (Corriere della Sera, 11 aprile 2005). La colpa della crisi è di Fini. Se Gianfranco non si metteva alla coda di Pollini, si andava avanti. È un poveretto... (dopo le dimissioni del suo governo per la sconfitta alle elezioni regionali, la Repubblica, 21 aprile 2005). Non credete a chi dice [come Fini, nda] che il comunismo non fa più paura. Vorrà dire che gli italiani con gli occhi aperti voteranno per noi (26 novembre 2005). 6. Umberto B. Io sarei il vero leader della Lega, non quello scemo di Bossi (citato da Eugenio Scalfari, la Repubblica, 18 febbraio 1994). Mi viene il sospetto che Bossi voglia guidare il Polo non del-IP liKprtà ma delle oarole in libertà (7 marzo 1994). Lui e gli altri 257 I leghisti hanno più buonsenso di Bossi (8 marzo 1994). Bossi è la Wanna Marchi della politica italiana (6 aprile 1994). A volte ha metodi da venditore di Piaget falsi (la Repubblica, 29 aprile 1994). Solo dei minus habens potrebbero credere alle cose che Bossi dice di noi (1° giugno 1994). Bossi è inaffidabile (a La Stampa, 2 giugno 1994). Bossi? Solo un santo come me può non mandarlo al diavolo (23 luglio 1994). Io e Bossi siamo d'accordo sul 95% delle cose (dopo l'incontro con Bossi nella villa di Arcore, 13 agosto 1994). Alla fine i due danno vita a un siparietto da cabaret a favore di telecamera: Berlusconi. Stanotte l'ho messo sotto físicamente. Bossi. Mavalà, neanche se fai i pesi. Berlusconi. Eh, eh, stanotte lui ci ha provato, ma io ho resistito. Bossi. Eh, a dir la verità questa

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notte ho dormito con la porta della camera aperta. Berlusconi. Ieri mi aveva detto: se vengo lì mi ammazzi nel sonno, poi s'è fidato e ha dormito con la porta aperta... (ibidem). Bossi parla come un ubriaco da bar (15 agosto 1994). Con Umberto è tutto chiarito, siamo più uniti e concordi di prima (16 agosto 1994). Bossi è un Giuda traditore. La sua è la mozione della vergogna (sulla mozione di sfiducia firmata da Bossi, Buttigliene e D'Alema contro il governo Berlusconi, 16 dicembre 1994). La mozione di sfiducia della Lega è uno schiaffo alle regole nonrhp una truffa a rlunnn ricali plpttnri t->pr Afir \nti a nn <«•«>_ 258 Le mille balle blu cutivo che porti al governo i partiti sconfitti alle elezioni... Bossi ha una personalità doppia, tripla e forse anche quadrupla. La stessa umanità dell'on. Bossi, il suo carattere rude e popolano che in una certa fase della vita italiana era sembrato un elemento di chiarezza contro le fumisterie della vecchia politica, è stato piegato infine alla logica partigiana e faziosa del piccolo sotterfugio e dell'inganno, alle spalle del cittadino elettore come del cittadino risparmiatore, alle spalle di chi lavora e chiede al governo efficienza, trasparenza, autorevolezza e dignità. Ricordo episodi imbarazzanti nel Consiglio dei ministri, con ministri della Lega seri e consapevoli costretti a un ruolo di portaparola degli incubi di un leader che girava a vuoto nella giostra delle più spericolate improvvisazioni politiche. Alcune grandi idee come il federalismo, che sono state un patrimonio storico della Lega lombarda e della Lega Nord, e che possono risultare ancor oggi un lievito decisivo per il decollo della Seconda Repubblica, sono state agitate, triturate, masticate e rimasticate solo per essere usate come armi improprie di destabilizzazione politica... Nel momento in cui l'on. Bossi rinnega i suoi stessi elettori e li tradisce, espropriando la loro volontà politica e trasportandola nel campo degli awersari, in quel preciso momento il suo mandato parlamentare si trasforma in un inganno che carpisce la buona fede dei cittadini italiani, in un furto con scasso per mere ambizioni di potere, in una clamorosa violazione del primo articolo della Costituzione: in quel preciso momento, il suo mandato diventa carta straccia. I voti del Polo delle Libertà... ora vengono rubati e svenduti con un'operazione di puro trasformismo parlamentare. Per sette lunghi mesi gli italiani che lavorano, che vivono la loro vita quotidiana battendosi per salvare e migliorare questo Paese, sono stati sottoposti a un bombardamento di insulti, di accuse calunniose, di bugie e di chiacchiere senza costrutto. Ora sappiamo che, per sette lunghi mesi, è stato preparato il terreno all'offensiva finale, alla grande rapina elettorale (discorso alla Camera, Ansa, 21 dicembre 1994). Bossi è un Giuda, un ladro di voti, un ricettatore, truffatore, traAìtnrf «npriilfltore (21 diremhrp 1 994) Lui e gli altri 259 Voglio solo dire una cosa: mia madre, mio figlio, mia figlia e mia moglie hanno votato per Bossi e compagnia bella che ora, con questi voti, sfiduciano il governo che ho l'onore di presiedere (22 dicembre 1994). Quando Bossi mi accusa di peronismo, pensa alla birra Peroni (23 dicembre 1994). Ormai è un cadavere politico (14 gennaio 1995). Uomo dalla personalità complessa e dalla mentalità dissociata (20 gennaio 1995). Traditore, Giuda, pataccaro della politica, ladro con scasso di voti (27 gennaio 1995). 10 non mi siederò mai più allo stesso tavolo con Umberto Bossi. È totalmente inaffidabile, un monumento di slealtà. Non appoggerò mai più un governo che sia appoggiato an che da Bossi. La mia chiusura non è verso la Lega, ma verso 11 signor Bossi (2 febbraio 1995). Ormai per Bossi sono quello che eran gli ebrei per Hitler (13 febbraio 1995). Ho fatto un fioretto: mai nominare Bossi (16 febbraio 1995). Bossi è un dissociato mentale, uno sfasciacarrozze (25 febbraio 1995).

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Bossi è un folle che fa dichiarazioni folli. Sembra che sia normale, invece è completamente folle (Ansa, 20 luglio 1995). Bossi lasciamolo agli altri, sarà uno splendido argomento per la nostra campagna elettorale. Anzi, ho già pronto un manifesto, con Alberto da Giussano che regge in mano una falce e un martello e sotto la scritta: «Per un'Italia comunista vntfl T.pcra IMnrrks O? limlir, 260 Le mille balle blu Al programma di FI aggiungeremo la riapertura dei manicomi, così daremo una casa a Umberto (26 luglio 1995). Poi riapre il dialogo con Bossi, nella speranza di un governo di larghe intese e di un'alleanza elettorale. Siamo favorevoli alla proposta della Lega di un'Assemblea costituente (3 gennaio 1996). Il controribaltone con la Lega [cioè un ritorno della Lega nel Polo, nda] era a un passo dalla realizzazione. La Lega chiedeva un cambiamento federalista della Costituzione, una situazione interessante, e alcune aperture erano sul punto di realizzarsi. Ma c'è stata una presa di posizione contraria e molto ferma del nostro alleato Fini (10 gennaio 1996). Una maggioranza per la Costituente esiste: il Polo e la Lega (13 febbraio 1996). Un patto di desistenza con Bossi? Vedremo cosa dirà Bossi. Con la legge elettorale maggioritaria, questi appoggi esterni possono essere considerati (15 febbraio 1996). Eossi però rifiuta e alle elezioni del '96 si presenta da solo, raccogliendo il 10% dei voti. Bossi con il lavoro non ha molta dimestichezza, non può certo dagli del tu, né del lei, né del voi, visto che non l'ha mai frequentato (14 settembre 1996). Assieme a Bossi avremmo il 55% dei voti (14 ottobre 1997). Risposta di Eossi: «Non posso mica allearmi coi morti». Un accordo con la Lega è pura fantasia (8 marzo 1998). Dopo quello che è successo nel '94, trovare un accordo con Bossi è molto difficile: qualcuno potrebbe darmi del pirla (a «Porta a Porta», 9 marzo 1998). Prima di mettermi d'accordo con Bossi ci devo pensare rtprrhp duello è cañare rVip mi tira il hirlnnp un'ultra Lui e gli altri 261 volta e io non voglio far la figura del pirla (28 marzo 1998). Al tavolo con Bossi? Abbiamo un vasto senso dell'ospitalità. Quindi credo che ci sarà l'antipasto, il primo, il secondo, la torta, il caffè, il liquore... (3 aprile 1998). Bossi al Nord ha chiesto i voti moderati, facendo promesse che non ha mantenuto, e poi li ha venduti a Roma alle sinistre (Ansa, 14 dicembre 1998). Bossi? Un balordo da bar (28 gennaio 1999). Pochi mesi dopo, Berlusconi stipula con Bossi un accordo di ferro in vista delle Regionali del 2000 e delle Politiche del 2001. In cambio, ritira le denunce miliardarìe sporte contro di lui ogni volta che il Senatur gli dava del mafioso e garantisce unafidejus-sione plurimiliardaria che libera dai debiti la Lega Nord. Io ho cinque figli, Umberto quattro: non ci tradiremo, non potremmo più guardarli negli occhi... Si ricomincia nella Casa delle Libertà che è qualcosa di più grande del Polo delle Libertà... Molto è cambiato dal 1994 (20 febbraio 2000). Bossi mi buttò le braccia al collo. Parlammo a lungo. Da quel momento, mi è stato sempre molto vicino: mi ha telefonato per farmi i complimenti per le mie apparizioni in tv, mi ha telefonato per chiedermi come stavo quando mi ha visto stanco, mi ha rassicurato dicendomi: «Guarda che

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vinciamo, il Nord è nostro, siamo forti»... Bossi non ha fatto alcuna richiesta di inserire suoi uomini nei listini delle Regionali. Sono io che ho insistito, perché ci fosse qualcuno di loro (al Corriere della Sera, 14 aprile 2000). Per tornare con Bossi abbiamo dovuto gettarci dietro le spalle tante frasi spiacevoli. Solo io con lui avevo 18 cause giudiziarie (28 ottobre 2000). Mi ha detto la mamma: «Dig al Bossi che faga el brav e dag un basin per mi». Come potevo dunque andare contro la vo- 262 Le mille balle blu Bossi è il mio amico più caro (all'uscita dalla veglia di preghiera organizzata dalla Lega a Pontida tre giorni dopo il ricovero di Bossi colpito da ictus, Corriere della Sera, 15 marzo 2004). 7. Votantonio Di Pietro? Sì che mi piacerebbe averlo con me, come ministro (al «Maurizio Costanze Show», 22 febbraio 1994). Avevo una rosa, ora è caduto un petalo e mi restano le spine (dopo aver incontrato Di Pietro nello studio Previti per offrirgli il ministero dell'Interno, rifiutato però dal pm, 7 maggio 1994). Non ho mai offerto un ministero a Di Pietro (15 agosto 1994). Eh, se Di Pietro avesse dato retta a me, e fosse entrato nel mio governo... (dopo le dimissioni di Di Pietro dal pool Mani Pulite, 7 dicembre 1994). Non è vero che io abbia offerta a Di Pietro di fare il ministro nel mio governo (20 gennaio 2006). Quello si crede il padrone d'Italia (15 agosto 1994). Le dimissioni di Di Pietro, un magistrato che si era guadagnato il rispetto di tutti gli italiani, lasciano l'amaro in bocca. Le sue inchieste esprimevano una grande ansia di verità (6 dicembre 1994). Penso di incontrarlo molto presto... Di Pietro in politica potrebbe essere un'ottima cosa... La sua spinta alla moralizzazione sarebbe un patrimonio prezioso per il Paese... Ho sempre riconosciuto il ruolo svolto dai magistrati nella lotta al sistema perverso della Prima Repubblica. E le tv e i giornali della Fi-ninvest sono sempre stati in prima linea nel difendere i magistrati e in particolare Antonio Di Pietro. Dal Tg5 al Tg4 a Panorama a Epoca al Giornale. Anche quando le inchieste, che io continuo a ritenere ingiuste, si sono indirizzate contro dirigenti del gruppo. Le ho criticate, ho messo in guardia dai rischi di strumentalizzazione politica, ma semnre rirnrrlanrlo il i Lui e gli altri 263 merito complessivo della magistratura, e di Di Pietro soprattutto... Le intemperanze di Sgarbi non possono far dimenticare tutto l'appoggio dato dalle reti e dai giornali Fininvest ai magistrati (la Repubblica e il Messaggero, 8 dicembre 1994). Di Pietro in politica? Non se ne parla, prima si faccia eleggere (9 dicembre 1994). Farà la Madonna pellegrina (20 febbraio 1995). Di Pietro è una persona di valore. È sempre stato il benvenuto (il Giornale, 1° aprile 1995). Meglio che Di Pietro resti una Madonna, una delle poche che abbiamo in Italia, anche se adesso han cominciato a piangere... Nella casa dei moderati è bene accolto chi ha servito lo Stato, ma non scelga di schierarsi (4 aprile 1995). Non credo che Di Pietro fosse così convinto di inviarmi l'avviso di garanzia... Chi me l'ha detto? C'è stato un colloquio privato tra me e Di Pietro, ma non sono autorizzato a riferirlo (13 aprile 1995). Di Pietro smentisce subito di avergli detto quelle cose, infatti fu proprio lui a decidere i tempi dell'invito a comparire spedito a Berlusconi per le tangenti alla Guardia di Finanza.

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La sinistra vuole distruggere il mito di Di Pietro, da quando lui ha fatto intendere che, se scendesse in politica, starebbe con i moderati. Il suo è il destino di tutti quelli che stanno da questa parte (dopo le denunce dell'avvocato Carlo Taor-mina, futuro deputato di Forza Italia, che innescano una serie di processi contro Di Pietro a Brescia, 18 aprile 1995). Di Pietro è tanto che non lo sento. Quando uno passa da zero a cento di successo, non regge (1° settembre 1995). Di Pietro è subdolo. Le cose che dice gli si ritorceranno contro. Mi ricorda quei giudici che ti dicono: «Se fosse per . nni ti cattnnr» i 264 Le mille balle blu sue mosse indicano che la campagna acquisti dell'Ulivo sta andando a buon fine (8 ottobre 1995). Di Pietro è un maestro... nei dogmi della più retriva inquisizione... Non accetterò mai il suo metodo e il metodo dei suoi colleghi, che non è quello di accertare, ma di produrre la verità (che poi vuoi dire la «loro» verità) attraverso forme di coazione psicologica diretta o indiretta esercitata sugli inquisiti... Di Pietro si comportava come un sovrano assoluto che fa un uso incontrollato del suo potere di punizione o di grazia, fino al punto di non dare esecuzione a un ordine di custodia cautelare firmata dal gip... Su Nanocchio [uno dei marescialli della Guardia di Finanza corrotti dalla Fininvest e reo confesso, nda] è emerso un quadro impressionante di un'accorta tecnologia dell'estorsione della verità, basata sul ricatto legale... Si risolve dunque in un'ipocrita proclamazione di principio l'affermazione di Di Pietro che la Procura di Milano non ha messo sotto inchiesta Occhetto e D'Alema per il fatto che per incriminare le persone ci vogliono prove e non supposizioni... Per D'Alema vale la presunzione di innocenza, per me la presunzione di colpevolezza... Di Pietro è stato indagato sulla base di una precisa e circostanziata denuncia avente per oggetto fatti pacifici, da lui stesso ammessi... Nei miei confronti invece non c'è una sola denuncia, una sola testimonianza, una sola chiamata di correo che comprovi la mia responsabilità... Al lettore spetta il compito di giudicare chi effettivamente racconta fruttole e chi dice la verità (la Repubblica, 9 ottobre 1995). Di Pietro? Forza Italia è aperta a tutti coloro che vogliono rinnovare anche moralmente il Paese. Chi vuoi dedicarsi a questo con passione civile e tensione morale, è il benvenuto (al Corriere della Sera, 10 ottobre 1995). Di Pietro faccia ciò che vuole, la gente giudicherà (la Repubblica, 11 ottobre 1995). Di Pietro è un moderato. E il polo dei moderati c'è già, è il nnstrn (14 ottobre 1995). Lui e gli altri 265 Molti lo danno già alleato con l'Ulivo. Io non correrei troppo. Anzi, se dovessi fare un pronostico o accettare una scommessa, ci andrei molto cauto perché io credo che sia poco probabile che Di Pietro entri in politica (5 novembre 1995). Di Pietro per me è diventato un incubo: può spostare da una parte o dall'altra il 6-7% di elettori di centro. Se andrà con Prodi e D'Alema, per noi sarà durissima (la Repubblica, 22 novembre 1995). Di Pietro è fuori di testa... È come Celli: ricordate quando Gelli raccontò al Corriere di essere il burattinaio della politica? Quando si vivono per mesi certe esperienze si può arrivare a credere di essere stati prescelti per un grande avvenimento... (16 gennaio 1996). Devono venire fuori tutti i suoi abusi d'ufficio e le violazioni di segreto istruttorie (17 gennaio 1996). Di Pietro verrà totalmente assolto a Brescia da tutte le accuse. Se un cittadino normale fosse stato raggiunto da una frazione delle accuse che hanno raggiunto Di Pietro, sarebbe nelle patrie galere da tempo (5 novembre 1996). Non è che Di Pietro non mi sia simpatico: mi fa orrore. È una cosa molto diversa da un sentimento come l'antipatia (22 aprile 1998).

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Non ho mai difeso Mani Pulite né tantomeno Di Pietro. Anzi, ho sempre pensato che lui non potesse neppure fare il magistrato, perché ho l'intima convinzione che lui non si sia mai laureato regolarmente (a «Matrix», 20 gennaio 2006). 8. Confìndustria-Comintern La Confindustria è un covo di lazzaroni. Io non ci vado spesso perché sto in giunta e non mi va di sedere con certa gente 266 Le mille balle blu di trincea, di lavoro. Lì ho sempre avuto l'impressione che vadano quelli che è meglio non tenere in azienda. Quelli bravi spesso hanno altro da fare (il Giornale, 10 marzo 1994). Gianni Agnelli è un mio mito. Invece dell'immagine della Madonna, sul comodino ho sempre tenuto la foto dell'avvocato Agnelli (all'inaugurazione dello stabilimento Fiat di Melfi, 25 ottobre 1994). Non ho niente da spartire con Agnelli e De Benedetti: io ho portato soldi allo Stato, non ho scaricato su di esso le mie perdite (6 marzo 1995). Come si fa a far rappresentare il Paese dalla sorella del padrone dell'Italia? (a proposito di Susanna Agnelli, ministro degli Esteri del governo Dini, 19 gennaio 1995). Gli industriali italiani non mi hanno mai appoggiato perché erano invidiosi del mio successo. Adesso corteggiano Prodi perché non hanno princìpi. Pranza o Spagna, purché se magna. Ho letto che Lucchini dice che io sono troppo estremista. Perché l'ha detto? A Genova si dice: «E morto? Si vede che avrà avuto la sua convenienza»... (12 marzo 1998). Ciò che va bene agli imprenditori va bene a tutti gli italiani (II Sole-24 Ore, 7 aprile 2001). Alla Fiat c'è tantissimo da fare per risollevare una azienda che è stata condotta senza troppa fiducia nel futuro e che, se avesse un management giusto, potrebbe superare questa crisi passeggera... I marchi Ferrari, Alfa, Maserati potrebbero cancellare il nome Fiat, con il Lingotto che continuerebbe a produrre auto con un profondo restyling, simile a quello della Ferrari... Non una Stilo-Ferrari, ma casomai un'auto chiamata sempre Ferrari o Super-Ferrari... (Ansa, 3 dicembre 2002). Imbarazzo e proteste dai vertici della Fiat. I poteri forti e la Confindustria stanno con la sinistra (18 Lui e gli altri 267 9. L'Oscar del comunismo Noi siamo rispettosi, abbiamo una mentalità liberale: per noi è inconcepibile andare a gridare «buffone, in galera», fare gestacci, insultare uno dei loro leader. Questo odio ci da dolore (11 maggio 2003). Via Scalfaro? La questione non è mai stata all'ordine del giorno. Il suo comportamento in questo delicato momento è stato ineccepibile, al di sopra delle parti. Nessuno può muovere critiche al Presidente (15 febbraio 1994). Nessun solco tra me e Scalfaro, i nostri rapporti sono cor-dialissimi, ci sentiamo continuamente (12 maggio 1994). Siccome questa manovra si incentra su Bossi ma è incentivata da Scalfaro, io in Parlamento porrò agli uomini della maggioranza questo confronto: volete un uomo della Prima Repubblica che ha attraversato tutti i miasmi della politica, o volete proseguire sulla via del rinnovamento? (14 dicembre 1994). Scalfaro rifiuta infatti di sciogliere le Camere su richiesta del premier dimissionano Berlusconi, visto che in Variamento c'è una maggioranza (Ppi, Lega e sinistre) disponibile a un governo istituzionale. Il governo del Presidente? Un vero imbroglio (3 gennaio 1995). Il governo del Presidente è un colpo di Stato (5 gennaio 1995). Scalfaro? Un serpente, un traditore, un golpista (La Stampa, 16 gennaio 1995). Altro che impeachment ! Scalfaro andrebbe processato davanti all'Alta Corte per attentato alla Costituzione. E di noi due chi ha maneggiato fondi neri non sono certo io. D'altra parte, Scalfaro da

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magistrato ha fatto fucilare una persona invocandone contemporaneamente il perdono cristiano. Be', l'uomo è questo! Ha instaurato un regime misto di mo- 1 C ^»rt *•.*-.,-.«,-* 268 Le mille balle blu 10 non sono in contrasto con il capo dello Stato, non ne ho nessun motivo, anzi sono un suo sostenitore convinto. Ho con lui un rapporto molto cordiale (28 febbraio 1995). In questo momento i vertici delle istituzioni non hanno un comportamento conforme alla Costituzione: come leader politico ho il dovere di denunciare situazioni non conformi agli interessi del Paese. Il presidente della Repubblica ha detto d'essere il garante del voto degli italiani. Mi chiedo: in questo momento ciò viene rispettato? (7 marzo 1995). Non so quanto possa continuare l'ostinazione di chi [Scal-faro, nda] deve decidere, di chi deve mantenere fede alla promessa fatta pubblicamente, quando a Capodanno disse che avrebbe rispettato il voto del 27 marzo. Scalfaro non ha 11 coraggio di smentire le promesse del voto a giugno, fatte a me davanti a Letta, e ora calpestate (10 marzo 1995). Scalfa ro naturalmente smentisce di aver mai promesso le elezioni anticipate a Berlusconi con tanto di data precisa. La verità è che i danni e le minacce alla nostra economia sono solo il conto che tutti paghiamo all'irresponsabilità di chi ha mandato il Paese allo sbando, infischiandosene del voto degli elettori e delle regole della democrazia al fine di consegnare l'Italia alle sinistre (17 marzo 1995). Scalfaro imbroglione, imbroglione! (28 marzo 1995). Il serpente (5 aprile 1995). Ci hanno rimproverato per aver chiamato in causa il presidente della Repubblica per come si è comportato durante la crisi. Ma ci domandiamo cosa doveva fare l'opposizione quando Cossutta diceva che Scalfaro non concedeva le elezioni perché temeva la vittoria del centrodestra: la nostra reazione è stata sin troppo responsabile (Ansa, 28 ottobre 1998). Ma vaffanculo! (accompagnando l'insulto con un gesto del- Lui e gli altri 269 Senato il «servilismo» della politica estera del governo Berlusconi nei confronti degli Usa sull'Iraq, la Repubblica, 27 settembre 2002). Nel 1994 ci fu un golpe. Scalfaro disse a Bossi: «Berlusconi è nel baratro, i giudici di Milano lo condanneranno. In quel baratro non finirci anche tu». I giudici di Milano dopo sette anni mi assolsero, ma gli italiani nel frattempo non ci videro più al governo, ma all'opposizione. Ecco se vincesse la sinistra, tutta l'Italia sarebbe sotto l'emblema della falce e del martello (26 gennaio 2006). 10. Il compagno Lamberto Ribadisco al presidente incaricato Dini la mia stima personale. L'ho indicato io, al capo dello Stato, come segno di continuità con il mio governo (13 gennaio 1995). Quello di Dini è un governo proiettato verso i comunisti. Non lo votiamo (17 gennaio 1995). Le scelte di Dini dimostrano che Bossi ha fatto scuola. Gli ho chiesto tre ministri, mi ha detto di no. Ho chiesto garanzie sulla data delle elezioni: lui e Scalfaro me le hanno date, poi han fatto finta di niente... È un tradimento: gli ho chiesto di rinunciare all'incarico perché i patti erano stati violati. Mi ha risposto: non importa, io vado avanti lo stesso (17 gennaio 1995). Dini ha mancato alla parola data. Mi ha preso in giro. Il suo governo sembra un senato accademico, è un misto di monar-chia e aristocrazia. Ha tenuto fuori i vecchi ministri tecnici del mio governo come se avessero l'Aids (19 gennaio 1995). Se il governo Dini passa senza i voti del Polo, Dini deve dimettersi (21 gennaio 1995). 270 Le mille balle blu

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Noi faremo di tutto per aiutare Dini (22 gennaio 1995). Votiamo contro il governo Dini (23 gennaio 1995). Alla fine, dopo aver annunciato voto favorevole e poi contrario, il Polo si astiene. Dini è stato sgarbato: nel suo discorso alla Camera non ha citato neanche una volta il mio nome. Lo considero un insulto (24 gennaio 1995). Sì alla manovra correttiva Dini, a un patto: che poi si vada a votare (a il Giornale, 17 febbraio 1995). Non ho mai detto né pensato che votiamo la manovra in cambio di elezioni a giugno: siamo alle solite con la disinformazione (18 febbraio 1995). Con Dini nessun problema. Io ragiono così: al primo posto c'è la stabilità del governo (20 febbraio 1995). C'è bisogno di una manovra vera, quella che solo il popolo può fare: le elezioni al più presto (22 febbraio 1995). Questa manovra aggiuntiva è l'esatto contrario di quella che avremmo fatto noi, ma conveniamo sulla necessità di approvarla per senso di responsabilità. Però occorre anche la riforma previdenziale... Se tutto questo avverrà, noi passeremo dall'astensione a un atteggiamento di supporto (1° marzo 1995). Noi votiamo la manovra dando prova di senso di responsabilità (2 marzo 1995). Votiamo contro la manovra e poi boicotteremo il Parlamento. Non possiamo tollerare che si giochi con gli interessi del Paese. Questa manovra di Dini non serve a niente. L'unica che serve è quella vera, quella degli elettori (3 mar- Lui e gli altri 27 i Siamo disposti a votare la manovra se c'è anche la riforma delle pensioni e soprattutto se saranno indette le elezioni a giugno (a Studio Aperto, 5 marzo 1995). I punti programmatici di Dini erano tre, non quattro. Per questo lo mandammo a Palazzo Chigi. Dini, contro ogni accordo, ha aggiunto all'improvviso la riforma delle pensioni, che adesso si farà come la vogliono i sindacati (10 marzo 1995). Ora basta: il presidente Dini non è più un nostro uomo: è condizionato dal Pds. Se passa la fiducia [sulla manovra-bis, nda], finisce la favoletta del governo tecnico (15 marzo 1995). Alla fine il Polo vota contro per far cadere il governo, ma Rifondazione si spacca, la manovra passa e Dini si salva. Con questo voto nasce il governo del ribaltone. A Dini è caduta la foglia di fico, è il governo delle sinistre. Con un bel timbro così. Dini ha cambiato politica, ha gettato la maschera. Faremo un'opposizione durissima, potremmo ricorrere all'ostruzionismo, parlare in cento ogni giorno, per bloccare il Parlamento (16 marzo 1995). Lamberto dopo il 23 aprile vuole lasciare. Io gli credo. Con lui continuo ad avere un bellissimo rapporto. Si è trovato imprigionato in una situazione di cui non ha colpa. Se tornerà nel Polo? Noi siamo aperti, dipende da lui (5 aprile 1995). Dini premier del Polo dopo le elezioni? Perché no? (13 aprile 1995). Faccio il tifo perché Dini risolva la riforma previdenziale. È una questione importantissima per il nostro Paese. Se gliela lasciano fare, evviva (14 aprile 1995). Dini dovrebbe dimettersi (4 maggio 1995). Dini potrebbe anche capeggiare un governo a maggioranza più ampia, purché elettorale. Ma possono esserci anche al- 272 Le mille balle blu Dini ha operato con diligenza (30 maggio 1995). L'ho sempre detto che di Dini non ci si può fidare (2 ottobre 1995).

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Se non si dimette, Dini con noi ha chiuso (22 ottobre 1995). La finanziaria di Dini è dannosa, di restaurazione... Questo governo ha fatto propria una politica giudiziaria illiberale e autoritaria (24 ottobre 1995). Se si va al voto, noi vinciamo: con noi ci sarà anche Dini (30 novembre 1995). Dini ha un passato incentrato su sentimenti e collocazioni ben precise nel campo liberale (19 dicembre 1995). Dini capo del governo di larghe intese? Non ci sono veti né per Dini né per altri (a La Stampa, 30 dicembre 1995). Dini potrebbe dimettersi ed essere reincaricato l'indomani per il governo della buona volontà (9 gennaio 1996). Infatti Dini si dimette. Ma il 23 gennaio, interpellati da Scalfaro, Berlusconi e Fini mettono il veto su Dini. E passa Maccanico, per un progetto di «governissimo» che fallirà subito. Per storia personale e per cultura, non credo che Dini si alleerà mai con la sinistra. Non è persona che fa scherzi del genere. Comunque dobbiamo avere un buon rapporto con lui, dobbiamo dargli la nostra solidarietà (15 febbraio 1996). Pochi giorni dopo Dini fonda Rinnovamento Italiano e si presenta alle elezioni con il centrosinistra. 11. Tovarish Cicciobello Vorrei una campagna elettorale senza attacchi personali, ma non posso esimermi dal dire che Rutelli non è altro che un Lui e gli altri 273 giovane e con più capelli di me, ma io alle Europee nel Lazio ho preso 500 mila preferenze contro le sue 131 mila (11 ottobre 2000). Rutelli, in vita sua, non ha varcato mai la soglia di un posto di lavoro (a «Radio anch'io», 20 febbraio 2001). Ma perché dovrei declassarmi scendendo al livello di un professionista della pubblica opinione preso a contratto dall'Ulivo? Lui ha tutta la convenienza ad alzarsi al mio livello, ma la realtà è che noi abbiamo diverse storie e diverse sostanze: è logico che io non mi abbassi... Quando Rutelli ci chiederà di confrontarci, senza offesa per Vito, gli manderemo Vito: lo conosce bene ed è al suo livello (25 febbraio 2001). Il mio invito a costruire una casa comune è esteso anche a quegli italiani che finora non ci hanno dato la loro fiducia e che stanno altrove, magari nella Margherita, e vivono con profondo disagio l'alleanza con la sinistra radicale e antagonista. È cominciato in quell'area politica un serio processo ELLEKAPPA IL 25 APRILG Ev Uhi PA<Rl MOhl IO DI Dice BERLUSCONI i \ IUI CON LA SUA \ QUOTACI 61 & COMPRATO RACXl 274 Le mille balle blu di ripensamento. A quel mondo sin da oggi rivolgiamo un invito: lasciate quella collocazione innaturale e costruite con noi la casa comune dei moderati e dei riformisti. Le forze moderate dell'Unione e la Margherita non possono che concludere il loro percorso in una forza democratica, popolare e liberale, come quella che nascerà con la casa comune del centrodestra. Non posso pensare che queste forze scelgano l'autoannullamento in una permanente alleanza con Rifondazione e in quella che lo stesso Rutelli ha definito egemonia comunista (Ansa, 14 giugno 2005). Lei è il migliore dei peggiori. Anche perché è bello (a «Matrix», 20 gennaio 2006). 12. Bolscevichi assortiti Canticchiavo «Café du palais» perché questa canzone racconta di un signore che attende una donna in un caffè. Passano gli anni, il locale è distrutto dalla guerra e ricostruito ma quel signore è ancora

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lì che aspetta, anche perché, si sa, le donne sono imprevedibili. Un po' come Cossiga. Alla fine scopre che la donna era da sempre al caffè di fronte. Ecco: io sono sempre al caffè di fronte, quello dall'opposizione liberale alle sinistre. Quando Cossiga uscirà dall'ambiguità e deciderà di ampliare il centro anziché devastarlo, gli offrirò la politica delle braccia aperte, il caffè e anche la torta sbrisolo-na (20 marzo 1998). Risposta di Cossiga: «Canta che ti passa... Berlusconi si rivolge a me coi modi di un guitto». Cossiga attaccò il Polo perché faceva, secondo lui, opposizione finta, temendo che volesse inciuciare con D'Alema, e ha dato vita all'Udr per fare opposizione vera: ebbene, oggi, Cossiga e l'Udr sono nel governo della sinistra, portatori d'acqua dell'esecutivo D'Alema e quel che è peggio portatori d'acqua che non è loro (Ansa, 28 ottobre 1998). Chi salverei tra Bertinotti, D'Alema, Veltroni e Prodi? Butterei giù la torre e mi candiderei al Nobel per la pace: sareb-(9R ottobre 1995). Lui e gli altri 275 Vediamo che le dichiarazioni di Veltroni, Angius e Mussi... costituiscono un vero manuale pratico della scuola comunista: quella di far fuori con tutti i mezzi l'avversario politico, con la mistificazione, la demonizzazione e la criminalizzazione (a «Radio anch'io», 30 novembre 1999). La loro cultura è quella di sempre. Una cultura comunista, marxista, statalista, dirigista. Pensate che nella stanza di Veltroni campeggia ancora il ritratto di Togliatti. Ah no, quello di Berlinguer? Va be', è la stessa cosa, metodi e cultura sono quelli di sempre. A forza di dire bugie, finiscono per crederci, come Tartarin di Tarascona (5 maggio 1995). Veltroni è un coglione (3 settembre 1995). Veltroni è un miserabile (Ansa, 4 aprile 2000). Fabio Mussi bugiardo, sei un gran bugiardo! (16 marzo 1995). Luigi Berlinguer è un professore di menzogne (7 aprile 1995). La nomina di un comunista come Napolitano a capo di una commissione parlamentare è una cosa di straordinaria gravita (9 marzo 1995). La commissione Napolitano è il plotone d'esecuzione per fucilare Berlusconi. Vogliono assassinare la Fininvest, levandole una rete. Il che sta a dimostrare che, se questi signori di quella parte politica dovessero andare al governo, si cadrebbe in un regime non solo senza benessere, ma anche senza libertà (24 settembre 1995). Diamo vita a un governo dei migliori in ogni settore... con dentro dei garanti politici di alto livello, per esempio Gianni Letta e Giorgio Napolitano... (28 gennaio 1996). Chiameremo tutti i giorni Amato l'utile idiota che siede a Palazzo Chigi. Ad Amato non faremo sconti (dopo la nascita del governo Amato, il Messaggero, 21 aprile 2000). Armando Cossutta gestiva bande armate negli anni non Ion- 276 Le mille balle blu a tenere in piedi un'organizzazione armata in Italia (a «Porta a Porta», 12 aprile 2000). Cossutta lo denuncia e chiede 100 miliardi di danni. Così Berlusconi è costretto a ritrattare tutto in una letterina piena di elogi al vecchio comunista, per estinguere la causa persa in partenza. A seguito della azione giudiziaria intentata, l'on. Berlusconi ha tenuto a precisare che tali affermazioni erano conseguenza dell'esasperato clima elettorale allora esistente e che va escluso in modo inoppugnabile anche in base alla successiva verifica delle fonti storiche, giudiziarie e parlamentari, il compimento da parte dell'on. Cossutta di attività siffatte. L'on. Berlusconi ha tenuto a confermare i sentimenti di stima sempre avuti nei confronti dell'on. Cossutta la cui vita è stata interamente dedicata alla creazione in Italia del regime democratico e alla difesa della democrazia. L'on. Cossutta, a seguito di tale precisazione, ha rimesso la querela (4 febbraio 2002). Il candidato dell'Ulivo Tagliasacchi è un tagliaborse, un funzionario di partito buono solo a lanciare bottiglie molotov (comizio a sostegno del candidato del Polo alla Provincia di Lucca, 20 aprile 1997). Poi Andrea Tagliasacchi vince le elezioni e querela Berlusconi per diffamazione. Rinviato a

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giudizio, il Cavaliere è costretto il 10 gennaio 2000 a scrivergli una lettera di scuse e a pagargli un risarcimento simbolico, oltre alle spese processuali, per far ritirare la denuncia. 13. Dalemovic II fatto è che Silvio e Massimo si piacciono: sono le famiglie che non vogliono... (Emilio Fede, Sette, 12 maggio 1996). In televisione c'era D'Alema, i suoi baffi tremavano per una specie di sconcia allegria (spiegando nel 1994 il movente della sua «discesa in campo», citato da Filippo Ceccarelli, La Stampa, 13 maggio 1999). D'Alema è un comunista che fa opposizione a carte truccate Í1A cei-i-^mKrf» 1QQ4Ì Lui e gli altri 277 Come ci si può fidare di gente come il signor D'Alema, che prima espropria le aziende di Berlusconi, poi magari tassa i Bot, e infine espropria la seconda casa agli italiani? (3 gennaio 1995). Se gli chiedono come si chiama, non può nemmeno dire che si chiama Massimo D'Alema perché due verità di fila lo ucciderebbero (Ansa, 22 febbraio 1995). Il leader è D'Alema e io parlo solo con D'Alema (3 marzo 1995). I comunisti alla D'Alema e i loro alleati stanno preparando la guerra totale. Hanno individuato quello che Lenin chiamava il nemico principale. E come Lenin ha loro insegnato, non mi trattano da avversario politico. Ma da nemico da distruggere, nell'immagine, nell'azione e probabilmente anche físicamente (13 marzo 1995). D'Alema fa grande confusione sulle persone giuridiche delle varie aziende: oltre i 100 milioni gli riesce difficile pensare... Siamo nell'era delle comunicazioni, e qualcuno vorrebbe farci tornare al Medioevo (16 marzo 1995). D'Alema ha un'inquietante immaturità democratica (a il Giornale, 1° aprile 1995). D'Alema è rimasto un comunista. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio (5 aprile 1995). Si può votare solo se D'Alema e i suoi sono certi di vincere, altrimenti il voto è sequestrato (5 aprile 1995). D'Alema è un fifone (15 aprile 1995). Io non ho nemici, anzi uno solo: il comunista D'Alema (a II Mattinoci aprile 1995). Un giorno vorrei tanto credere in quello che dice D'Alema O morrrri 278 Le mille balle blu Visto Affittopoli? A D'Alema non affiderei nemmeno la cancelleria di un ufficio: è uno che usa lo Stato come il garage di sua zia, e che è stato a Mosca 33 volte (2 settembre 1995). Non credo che gli italiani vogliano farsi dominare da un regime governato da un funzionario di partito che ha fatto la scuola delle Frattocchie e che non si è laureato, che ha lanciato molotov e andava a Mosca... (23 settembre 1995). Si parla di 100-120 miliardi incassati dal Pci-Pds dalle cooperative. D'Alema non se n'è mai accorto? Non posso credere che sia un allocco (24 settembre 1995). Dicendo che Craxi è il puparo di Berlusconi, D'Alema ha dimostrato ancora una volta un'inguaribile cultura sovietica, degna delle grandi purghe staliniane. È ancora comunista dalla punta dei capelli alle dita dei piedi (30 settembre 1995). Il battutista più grande che c'è in giro è D'Alema (29 ottobre 1995). Ma subito dopo comincia l'idillio, con le trattative per il «governissimo» di Maccanico. D'Alema? Io ho fiducia nelle persone con cui tratto. Io voglio fare delle regole. Se per farle devo accordarmi col diavolo, mi accordo anche col diavolo (a il Giornale, 23 gennaio 1996). Massimo, ce l'ho fatta: ho convinto Gianfranco Fini! (al telefono con D'Alema, a proposito del governissimo Maccanico, 31 gennaio 1996).

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L'accordo è fatto, io di D'Alema mi fido. Mi sembra sincero e coraggioso, e anche obiettivamente interessato a un vero accordo (1° febbraio 1996). Poi però il governissimo naufraga grazie all'ostilità di Prodi e Fini. Si va alle elezioni del 21 aprile 1996. E si ritorna agli insulti. D'Alema è falso e vile. È figlio della tradizione comunista Lui e gli altri 279 Caro Massimo, per fortuna che c'è lei. Con lei si può parlare... (29 ottobre 1996). È iniziato un nuovo idillio Berlusconi-D'Alema. Il Cavaliere fa votare Forza Italia per D'Alema presidente della Bicamerale, dopo aver avuto la garanzia che verrà «riformata» la giustizia. Caro D'Alema, tutti gli italiani debbono guardare alla sua politica con estremo favore (30 ottobre 1996). Il minuetto finisce due anni dopo, quando Berlusconi - dopo aver ottenuto favori di ogni genere dal centrosinistra -fa saltare la Bicamerale. Siamo stati noi a dire basta a queste riforme e oggi devo dire che abbiamo sbagliato a fidarci di D'Alema e del suo partito: sono rimasti i comunisti di sempre, stanno costruendo un regime (Ansa, 3 giugno 1998). Quattro mesi dopo D'Alema subentra a Prodi a Palazzo Chigi, e ricominciano gli insulti. Annuncio il mio voto sdegnato contro questo governo privo di legittimazione popolare... Provo amarezza per il Paese e vergogna per coloro che hanno disertato i nostri banchi... (intervento in fotocopia fatto trovare nella cassetta di tutti i deputati del Polo perché dicano no al governo D'Alema con le stesse parole, 23 ottobre 1998). Sotto altre forme, continua con D'Alema la maledizione dei partiti comunisti: quella di non essere mai riusciti ad andare al governo in nessun Paese con un libero, inoppugnabile, voto popolare... Il suo, onorevole D'Alema, è un governo senza legittimità democratica, perché ha solo il 28% dei consensi... Si tratta di uno sciagurato mix fra vecchi gladiatori e vecchie guardie rosse... Lei ha ricordato le parole improntate al dialogo di un martire della democrazia italiana, quell'Aldo Moro che fu assassinato in un carcere del popolo da un'organizzazione di terroristi i cui volti spuntavano dall'album di famiglia del comunismo italiano, le Brigate rosse (discussione alla Camera sulla fiducia al governo D'Alema, 24 ottobre 1998). D'Alema mi ricorda Benito Mussolini (Ansa, 26 gennaio 280 Le mille balle blu D'Alema è un Capitán Fracassa (31 marzo 2000). Ma, in vista della campagna elettorale per le Politiche del 2001, Berlusconi torna a blandire D'Alema, che critica la presunta «demonizzazione» del Cavaliere. D'Alema lo stimo. Se c'è una persona credibile a sinistra, è D'Alema (Ansa, 4 settembre 1999). D'Alema? L'ho sempre detto: è il più intelligente, è il «mejo fico del bigoncio» (Ansa, 22 aprile 2000). Sono ottimista e fiducioso nell'evoluzione dei Ds, alla luce anche della elezione di D'Alema alla presidenza. Hanno capito che la demonizzazione dell'avversario non porta da nessuna parte e che la via giudiziaria non è altro che un boomerang. Faranno un'opposizione che non sarà contro il governo (Ansa, 12 gennaio 2001). D'Alema ha detto che il caso Luttazzi-Travaglio è un boomerang per la sinistra? Lui è il migliore dei peggiori. E quindi è intelligente (17 marzo 2001). Dio volesse che la sinistra seguisse le parole di D'Alema! (a proposito del nuovo invito di D'Alema a non «demonizzare» Berlusconi, Ansa, 4 novembre 2004). Non credo che gli elettori siano così stupidi da affidarsi a gente come D'Alema e Passino, a chi ha una complicità morale con chi ha fatto i più gravi crimini come il compagno Pol Pot (14 dicembre 2005). 14. Mortadella Rossa Noi non abbiamo mai offeso l'avversario (25 novembre 2005). TÌ—i: x <:„„!;„ Ai fi™ if. fokk».,,;

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Lui e gli altri 281 Non vorrei che l'Ulivo producesse, come le querce, le solite inutili ghiande (14 febbraio 1995). Prodi? Un leader d'accatto (22 febbraio 1995). Prodi? Per me non è il candidato del centrosinistra, lì il vero leader è D'Alema. Prodi è un signore che si è autocandidato, è solo un simpatico ciclista. Non vedo perché dovrei incontrarlo (2 marzo 1995). Le ricette economiche di Prodi, quello che dovrebbe essere il leader delle opposizioni, sono risibili. Siamo a livelli di comicità pura (10 marzo 1995). Quelli del ribaltone, non sapendo a che santo votarsi, si sono attaccati alla faccia larga e paciosa di un dottor Balanzone -ero incerto se chiamarlo fra' Giocondo - di un vecchio manager delle partecipazioni statali che si candida a leader (27 marzo 1995). Per Prodi si è usata la stessa tecnica di Lenin e Stalin: quella dell'utile idiota: si prende una persona, la si mette lì e ci si nasconde dietro (15 aprile 1995). Segue immediata smentita: Non ho mai detto che Prodi è un utile idiota ( 15 aprile 1995). Prodi è usato dai comunisti. E di facciata, di comodo, è uno specchietto per le allodole, ma comanderà D'Alema (29 aprile 1995). Prodi mi sembra un candidato in vitro (30 aprile 1995). Come fa uno come me che ha preso 10 milioni di voti e rappresenta il 50% degli italiani mettersi sul piano di uno come Prodi che è stato solo il dinosauro di De Mita e il lottiz-zatore dell'In? (11 giugno 1995). Prodi è un burattino di D'Alema (9 settpml-irp 1QQSÏ 282 Le mille balle blu La Bindi e Prodi sono come i ladri di Pisa: litigano di giorno per rubare insieme di notte (29 settembre 1996). Non capita tutti i giorni la fortuna di avere un avversario come Prodi (10 ottobre 1995). Il popolo sceglierà se farsi governare dal Polo e restare in Europa, oppure se farsi condurre sul pullmann di Prodi verso il Nord Africa e magari verso un regime di sinistra capace di calpestare le leggi e i diritti dei cittadini (23 ottobre 1995). Il popolo sceglierà Prodi. Il governo Prodi si comporta come il governo Mussolini quando chiese i pieni poteri nel 1926, e fu dittatura per vent'anni (Ansa, 13 novembre 1996). Questo è un governo rosso shocking. Un esecutivo sempre più schiacciato verso sinistra con un Dna di Mosca (a proposito del governo Prodi, 16 ottobre 1997). C'èpersino Carlo Azeglio Ciampi ministro del Tesoro... Non mi sembra che certi simboli facciano migliorare la politica. Vale anche per l'Asinelio: se proprio dovevano pescare nella Walt Disney, allora meglio la Banda Bassotti (a proposito del simbolo del nuovo partito prodiano dei Democratici, la Repubblica, 17 marzo 1999). Prodi è una maschera dei comunisti (a «Porta a Porta», 22 maggio 2003). Di Prodi penso tutto il male possibile (Corriere della Sera, 1° dicembre 2004). Prodi in Europa ha remato sempre contro l'Italia coi figli, nipoti e nipotini rimasti qui (il Giornale, 23 marzo 2005). Prodi è bollito (1° dicembre 2005). T3^J; ¿ ,,nfl minestra rkraìrW-j Í1Q rlirpmbre ?005). Lui e gli altri 283 Prodi ha svenduto la lira in cambio dell'euro (12 dicembre 2005). 15. Mai dire regime Noi siamo dalla parte dell'amore, gli altri dell'odio (11 maggio 1995). Se la sinistra andrà al governo controllerà la carta stampata, la tv e l'economia attraverso i processi, le prigioni e l'esilio (25 marzo 1994).

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Questa congiura contro di me, per vastità e intensità, può essere paragonata a un golpe vero e proprio (13 dicembre 1994). Il ribaltone è un'operazione tipo Algeria (7 gennaio 1995). Stiamo vivendo una situazione eversiva (a proposito del governo Bini, 24 gennaio 1995). In questo momento l'Italia non è una democrazia (a Newsweek, 5 febbraio 1995). Boicotteremo il Parlamento, abbandoneremo l'aula, se necessario daremo vita a una resistenza per riconquistare la libertà e la democrazia (3 marzo 1995). Mai nella storia repubblicana la situazione era stata altrettanto grave. Stiamo peggio che nel '48, quando c'era il rischio di uscire dall'Occidente. C'è una minoranza che è diventata maggioranza in Parlamento in modo furbesco e clandestino. La situazione è molto grave, c'è una democrazia alla rovescia, una democrazia a gambe all'aria, c'è la dittatura di una minoranza (4 marzo 1995). Questo Parlamento è illiberale e liberticida. In questo momento la democrazia in Italia non c'è (10 marzo 1995). 284 Le mille balle blu Oggi il Paese è nelle mani dei comunisti e dei loro alleati, che stanno preparando una guerra totale contro il Polo e i suoi esponenti. Una guerra totale nella quale, come diceva Lenin, il nemico principale da distruggere sono io. Il ribaltone ci ha tolto dalla democrazia affidando il Paese agli sconfitti delle elezioni del 27 marzo: in Parlamento comandano loro (Ansa, 13 marzo 1995). Questo Parlamento è una farsa, una caricatura della democrazia (28 marzo 1995). Quella che esiste oggi in Italia non è democrazia, ma una caricatura della democrazia (Ansa, 20 luglio 1995). Se'gli italiani vogliono vivere in una situazione che può diventare un regime, essere governati da funzionari di partito, da gente che ha fatto la scuola delle Frattocchie e che non si è laureata, da chi ha lanciato molotov e andava a Mosca, ebbene, facciano. Se invece vogliono cambiare le cose, approfittare di quello che so fare, allora sono a disposizione (23 settembre 1995). ELLEKAPPA <BA PARLAMELO Lui e gli altri 285 Se vince la sinistra siamo sicuri che voteremo ancora? (a proposito della temuta vittoria di Prodi, 12 aprile 1996). Siamo sicuri che, se l'Ulivo vince il 21 aprile, avremo ancora la possibilità di elezioni veramente libere? Io non rispondo, fatevi voi questa domanda (17 aprile 1996). L'Italia non è uno Stato democratico, bensì uno Stato poliziesco, unico in Occidente il cui governo è appoggiato da un partito di estrema sinistra che crede ancora in Marx ed Hengels (a proposito del governo Prodi, 26 ottobre 1996). L'opposizione sta diventando non più un diritto democratico, ma un rischio personale. Io continuerò la mia battaglia. Ho rischiato e rischio in questo impegno la mia vita (1997, citato da La Stampa 9 febbraio 2000). C'è una maggioranza che detta legge e zittisce l'opposizione. Un clima come questo si respirava nel secondo decennio del governo Mussolini (3 aprile 1998). Il plumbeo regime comunista (che ha appena consentito la quotazione di Mediaset in Borsa, evitato una legge antitrust e una sul conflitto d'interesse, promosso Berlusconi a padre costituente, e così via) prosegue dall'ottobre 1998 con il governo D'Alema. Non siamo in quel Paese normale che qualcuno vorrebbe farci credere, siamo in un regime. La nostra è una democrazia ferita da questo governo, non è più una vera democrazia perché non c'è vera libertà. I sepolcri imbiancati fìngono di scandalizzarsi quando noi parliamo di regime e fingono di non sapere che ci sono mezzi diversi dai carri armati in piazza, per comprimere le libertà. E

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questo è appunto il regime, con l'occupazione sistematica e scientifica dei posti di potere, delle televisioni, delle aziende del parastato, con i posti di lavoro usati per attirare nuove clientele. L'uso politico della giustizia, le visite della Guardia di Finanza per spaventare chi non accetta di chinare la testa, il controllo della vita privata nostra e dei nostri cari. In Italia ci sono decine di rii tf^li^frvni /"nntrrJlati' ciom 286 Le mille balle blu d'Italia. Gli ipocriti fingono di non sapere che oggi si può sequestrare la libertà dei cittadini in modi striscianti e sur-rettizi per far regredire un cittadino a suddito timoroso. Questa è una democrazia minore anche per l'alleanza cupa di poteri forti e fortissimi. Tutto questo ci provoca inquietudine. Siamo cittadini di serie B in Europa. Vorrebbero che noi chiudessimo gli occhi, è proibito parlare di Brigate rosse, si può dire solo che comunisti non ce ne sono più e che quelli del passato erano tutti buoni. Sotto altra forma, con D'Alema continua la maledizione dei partiti comunisti, quella di non essere mai andati alla guida del governo di un Paese con un inoppugnabile voto popolare. Questo governo non ha legittimità democratica (Ansa, 24 ottobre 1998). Per non parlare delle giunte nate nel Sud con passaggio dei fedeli di Mastella, Buttiglione e Cossiga con il centrosinistra. La nuova giunta siciliana grazie al ribaltone dell'Udr è uno scandalo: siamo fuori dalla democrazia. Siamo in un regime extraparlamentare. L'opposizione deve continuare a protestare perché questo è un governo truffa, questa è una maggioranza che non è stata voluta e votata dagli italiani (21 novembre 1998). La nuova giunta alla Regione Calabria è frutto della solita via della doppiezza tipica della cultura dei comunisti. È la stessa cultura comunista di un governo guidato da D'Alema, un figlio del Partito comunista, con tutte le operazioni immorali dei vari ribaltoni. Questo governo calabrese è nato da un'operazione immorale, si basa su voti ricettati. Dopo aver fatto il ribaltone per il governo, ne hanno minacciati o fatti altri, come in Campania, in Calabria, o altrove (Ansa, 23 gennaio 1999). Le prossime elezioni regionali saranno illegittime, non saranno libere, non saranno democratiche. Con la carenza di comunicazione politica che ci hanno imposto, i risultati saranno inaccettabili, stravolti, falsati... Si tratta comunque di elezioni svolte con regole decise da una sola parte politica, quella che comanda. I loro risultati non saranno moralmente legittimi. La sinistra ha occupato la Rai e ormai a Media- cf*t r/actonr» crJri If isolp m T'Vnp f* T iminri T a t-\ot- i~rmr!i/~ir» Lut e gli altri 287 nasce nel liquido amniotico di menzogna dei postcomunisti, di quell'oligarchia fattasi regime (9 febbraio 2000). Poi, visto che le vince il Polo, le Regionali diventano legittime. Così come le Politiche del 2001. Per la prima volta in Italia, con il voto del 13 maggio è accaduta una cosa mai successa prima. Da quando l'umanità ha conosciuto la più feroce e disumana impresa che sia apparsa nella storia dell'uomo, l'ideologia folle che si chiama comunismo, non era mai successo che, una volta al potere, lo avesse lasciato con libere elezioni: è successo in Italia per la prima volta il 13 maggio (26 maggio 2001). In compenso Berlusconi comincia a sostenere di aver vinto anche le elezioni che ha perso: quelle del 1996. Nel 1996 un milione e 171 mila schede elettorali sono state distrutte... In Italia la sinistra ha una lunga tradizione di brogli (14 aprile 2001). Poi, col passare del tempo, i voti «rubati» crescono a dismisura. Secondo mie informazioni i professionisti della sinistra ci hanno sottratto circa un milione e 700 mila voti (Corriere della Sera, 27 novembre 2005). Non si può consentire a chi è stato comunista di andare al governo (11 maggio 2003). In Italia c'è un regime, ma i dittatori siete voi giornalisti (Ansa, 10 dicembre 2003). La sinistra ci vuole in galera (11 novembre 2005). C'è un'opposizione illiberale che vorrebbe che noi non votassimo (il Giornale, 22 novembre 2005).

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I comunisti controllano tutto: magistratura, scuola, università, i sindacati, le principali banche... e allora non diamogli anche Palazzo Chigi! Perché questo sono: comunisti. Anche se si spacciano per socialisti, per liberali... Sono da eliminare, se non fisicamente, politicamente (Corriere della Spffl 97 nrMji^rnnr 288 Le mille balle blu Se vince la sinistra, addio democrazia e addio alternanza (a «Batti e ribatti», 13 dicembre 2005). Con i comunisti bisogna andarci giù duro (Corriere della Sera, 26 gennaio 2006). 16. Mosca, Italia La politica della mano tesa alle opposizioni mi appartiene, l'ho cominciata io. Io per natura non sono sospettoso (15 novembre 1995). Noi nella campagna elettorale non useremo l'argomento del comunismo, ma ci baseremo solo sul programma (Corriere della Sera, 13 gennaio 2001). Le nostre tre «I»: inglese, Internet, imprese. Quelle dell'Ulivo: insulto, insulto e insulto (27 maggio 2004). Quando scesi in politica, c'era il pericolo che l'Italia cadesse nelle mani della sinistra, e ciò avrebbe significato la fine del benessere, della libertà e della democrazia (8 agosto 1994). Il Pds fa un'opposizione a carte truccate (10 settembre 1994). I comunisti, il 27 marzo, erano già pronti a prendere il potere con un governo illiberale: avevano già piazzato i loro uomini in tutti i gangli dello Stato (21 settembre 1994). La sinistra è un'ammucchiata insensata e grottesca (1° febbraio 1995). Questa è la tregua voluta dalle sinistre: loro menano e noi stiamo a guardare (4 marzo 1995). I comunisti e i loro alleati stanno preparando la guerra totale. Hanno individuato quello che Lenin chiamava il nemico nrinrinalf F, rome Lenin ha lorn insegnato e Inrn hen im- Lut e gli altri 289 parato, non mi trattano da avversario politico. Nella mia immagine, nella mia azione e probabilmente nei loro sogni, anche fisicamente (13 marzo 1995). Nel Ppi da una parte ci sono i cattolici liberali, dall'altra quelli che hanno da sempre simpatie per la sinistra comunista. Comunisti travestiti da cattolici. Gente che secondo alcuni usa il cattolicesimo per coprire la vera identità: totalita-rista e comunista (14 marzo 1995). Vogliono l'esproprio, la sopraffazione (3 maggio 1995). Il centrosinistra è peggio di un'armata Brancaleone (21 luglio 1995). Il centrosinistra è un'oligarchia di politici professionisti responsabili dello sfascio. Credono che lo Stato vero siano i partiti, si credono inamovibili, insindacabili, sono i privilegiati che hanno portato alla distruzione dello Stato. Avete visto Affittopoli? E tra poco scoppierà anche Parentopoli, familiari fatti assumere nelle aziende di Stato (2 settembre 1995). Sarebbe drammatico se questo Paese finisse nelle mani di una sinistra illiberale, capace di calpestare i diritti fondamentali dei cittadini e la Costituzione (22 ottobre 1995). Noi non siamo un grottesco caravanserraglio come i nostri awersari (10 novembre 1995). Al mattino sono tutti belli incravattati proprio come noi, e parlano di liberismo; a mezzogiorno il loro liberismo si è già attenuato; alla sera sono quelli di prima, quelli di sempre... All'Est i comunisti sono ancora quelli di prima. Pensavamo fossero cambiati dopo la caduta del muro, invece no. E anche nel nostro Paese esiste lo stesso pericolo, che si basa sulla stessa filosofia e sulla stessa cattiveria (1° dicembre 1995). Questi comunisti non sono affatto ex: si fingono liberali Air<Ar\ct 111-10 f \\torn\r-tatn a. liotï»-.^. ^^,^Ua 'A ^^^«™™¡« Á', „„ 290 Le mille balle blu

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darlo a spiegare alla City. Ma continuano le colate di fango contro di me, secondo una strategia perseguita da sempre (5 dicembre 1995). Le liti nell'Ulivo non sono scene da un matrimonio: sono scene da un manicomio (21 aprile 1997). Bandiera rossa color del vino, viva Stalino, viva Staline! (La Stampa, 24 ottobre 1998). I comunisti del Pci-Pds-Ds portano addosso la responsabilità di aver appoggiato e plaudito un regime colpevole di genocidi e di milioni e milioni di morti. Il Pci-Pds-Ds non è il partito delle mani pulite, è il partito delle mani sporche, dei soldi sporchi di sangue innocente (2 dicembre 1999). Al congresso Ds è caduta la maschera. Sono un esercito di mercenari, di opportunisti, pronti a combattere per la causa che di volta in volta gli conviene. Hanno rimosso completamente il loro passato e non conta nulla il fallimento della loro ideologia. Veltroni ha detto in pratica: noi siamo una casta di professionisti della politica, come un esercito di mercenari, non importa sotto quale bandiera militino e combattano, gli importa solo la causa che di volta in volta gli conviene. L'importante è fare l'unica cosa che sanno fare, il mestiere della politica, i profittatori della cosa pubblica (a Studio Aperto, 19 gennaio 2000). Né con i comunisti né con i nazisti (il Messaggero, 3 febbraio 2000). La sinistra esagera per comprensione verso i delinquenti (Corriere della Sera, 9 febbraio 2000). Siamo stati costretti a cedere la Standa perché non ci facevano più aprire nuovi punti vendita. Se c'è un imprenditore e un'impresa penalizzati dalla sinistra, questi sono Berlusconi e la Fininvest (Corriere della Sera, 9 febbraio 2000). In re/iltìì Rprìufrnni mflMOUrn nel 7 09-? i IÌÌJP tiifi nr/rnfìi ilìpr-mcv- Lui e gli altri 291 catì Standa proprio nei comuni «rossi» di Casalecchio di Reno e Grugliasco. Sarei l'uomo più felice del mondo se non ci fosse il pericolo comunista in Italia, ma il pericolo esiste: c'è il rischio della toscanizzazione dell'Italia. Spero che si possa giungere a rendere azzurre le città rosse della Toscana. In Toscana c'è un regime illiberale, come dimostrano tutti quegli imprenditori che per lavorare sono costretti ogni giorno a rivolgersi ai dirigenti Ds con la schiena curva e l'Unità in tasca. Sono i comunisti di sempre, cambiano il nome, la sigla, ma rimangono gli stessi. Dobbiamo detoscanizzare l'Italia (conferenza stampa a bordo della «Nave Azzurra» ormeggiata nel porto di Livorno, 1° aprile 2000). Il centrosinistra? Mentecatti, miserabili alla canna del gas (Ansa, 4 aprile 2000). Ho girato i porti d'Italia e dappertutto ho sentito un grido: «Silvio, liberaci dai comunisti!» (la Repubblica, 14 aprile 2000). Quel referendum sul maggioritario è comunista ( 11 maggio 2000). Quelli della sinistra sono mercenari, mercenari a cui non importa per quale cosa, per quale ideale, per quale bandiera si battono: importa solo di fare la guerra, di avere un nemico che oggi individuano nel sottoscritto; importa solo di restare a fare il mestiere della politica (al Meeting dell'Amicizia fra i Popoli di Comunione e Liberazione, Rimini, 24 agosto 2000). Mi si accusa di aver detto che i comunisti mangiano i bambini. Ma se volete posso organizzare un convegno in cui dimostrerò che i comunisti hanno realmente mangiato bambini e fatto anche di peggio (20 ottobre 2000). La scuola è da rifare completamente. Ci vogliono buoni in- cprrrmnti Kiií->t-iíí ctrnH-.ifo Kimnt nf^n**™,^,¡ T r,^ot^; £;„!; 292 Le mille balle blu non dovranno più, ad esempio, studiare su testi di Storia con deviazioni marxiste (12 novembre 2000). Ogni scolaro dovrebbe essere un imprenditore di se stesso, bisognerebbe dire ai ragazzi che l'impresa non è quel luogo dove il padrone sfrutta gli operai, ma un elemento di creazione e di benessere (12 aprile 2003).

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Anche se Gesù ci ha mandato in terra i comunisti, noi ce la possiamo fare (L'espresso, 11 gennaio 2001). «Il comunismo al potere ha sempre e dovunque prodotto: 1) miseria 2) terrore 3) morte. Con il comunismo al potere gli oppositori sono 1) in esilio 2) in galera 3) al cimitero» (dal manuale contenuto nel kit del candidato di Forza Italia, marzo 2001). Gli uomini della sinistra sono gli stessi che hanno plaudito alla più feroce e disumana impresa della storia dell'uomo e dobbiamo perciò, quando li incontriamo, ricordarci che sono stati compiici, politicamente e moralmente, di quanto è accaduto sotto i regimi comunisti (il Giornale, 26 maggio 2001). Sono l'uomo più felice del mondo perché in Italia il Partito comunista aveva più del 30% dei voti e controllava il governo. Ora, con un voto democratico, tutto ciò è stato spazzato... Il mio obiettivo è sbarazzare l'Italia dal comunismo (al vertice europeo di Gòteborg, Corriere della Sera, 16 giugno 2001). Imbarazzo di molti capi di Stato e di governo, ex comunisti o sostenuti da partiti comunisti o ex comunisti. C'è in giro una voglia preoccupante di chi non accetta le regole democratiche e si aspetta una spallata al governo a colpi di piazza e di malagiustizia... C'è il vento dell'odio giacobino, di un odio quasi ideologico, e ci sono le piazze che urlano, inveiscono e diffamano... La maggioranza dei cittadini sa distinguere tra ciò che è odio e ciò che è amore, e preferi- LUÍ e gli altri 293 ...Altrimenti i comunisti si prenderebbero l'Italia. Altrimenti l'Italia avrebbe supportato Chirac contro gli Stati Uniti. Altrimenti non ci sarebbe libertà. Perché i comunisti non sono ancora democratici. Sono dei turisti della democrazia. Non hanno ancora imparato perché sono tuttora vicini ai dittatori: Milosevic, Castro, Saddam Hussein. Questa è la loro anima. Perché il più forte Partito comunista dell'Occidente era ed è in Italia. Questi sono veri comunisti. Sono gli stessi che per anni hanno supportato Pol Pot e tutti i dittatori e i regimi comunisti del mondo. E hanno sempre la stessa mentalità (al New York Times, 10 maggio 2003). Dopo la caduta del Muro di Berlino, il Partito comunista, la sinistra, era stato sconfitto dalla Storia, non fu processato per la complicità morale con i crimini dei regimi comunisti che loro avevano sempre appoggiato, dalla Cambogia a Fi-dei Castro a Milosevic. Il Pci appoggiava questi regimi perché la sinistra ha sempre avuto un'attrazione fatale per la dittatura. Non furono portati in tribunale perché la sinistra fece infiltrare i suoi uomini in tutti i punti nodali dello Stato, cioè le scuole, i giornali, le stazioni tv, la magistratura, nel sistema nervoso centrale dello Stato. Invece di essere processati, usarono le loro infiltrazioni per portare in tribunale tutti gli altri partiti a cui la storia aveva dato ragione (a The Spectator, 4 settembre 2003). L'Italia è un Paese straordinario per fare investimenti ora... Oggi in Italia ci sono molti meno comunisti. Erano al 34%, ora sono al 16% e negano di essere mai stati comunisti (discorso alla comunità finanziaria di Wall Street, Agi, 24 settembre 2003). Chi crede nella verità e nella libertà non può non distinguere tra il Bene e il Male. Noi abbiamo deciso di restare nella vita politica per affermare il Bene perché, quando il Male prende il sopravvento, non si sa dove si possa arrivare. Noi vogliamo uno Stato basato sulla giustizia e l'amore, e non sull'odio, la menzogna, l'invidia predicata dalla sinistra con 294 Le mille balle blu manifestazione forzista «Neve azzurra 2005» a Roccaraso, 16 gennaio 2 005). Sono in politica perché il Bene prevalga sul Male. Se la sinistra andasse al governo l'esito sarebbe questo: miseria, terrore, morte. Così come avviene ovunque governi il comunismo (telefonata alla manifestazione forzista «Neve Azzurra 2005» a Roccaraso, 17 gennaio 2005). Anche il suo Giornale, l'indomani, titola a tutta prima pagina «"La sinistra porta solo miseria". Berlusconi:

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"L'Ulivo al governo non farebbe crescere l'Italia, con loro terrore come nei Paesi comunisti"». Ma lui smentisce tutto: Dire che sono stato male interpretato è un eufemismo. C'è stata una colossale calunnia e una capacità di menzogna assoluta da parte di chi ha voluto far passare queste mie frasi sulla sinistra come riferite all'attuale situazione dell'Italia. Mi riferivo agli ex regimi comunisti (il Giornale, 19 gennaio 2005). La Storia ha dimostrato che il comunismo ha prodotto sempre e soltanto, ripeto le parole di Bettino, totalitarismo, oppressione e miseria. Eppure ancora oggi c'è qualcuno che si professa con orgoglio comunista. C'è ancora chi, abiurando il proprio nome, non teme di allearsi con gli epigoni di questa ideologia (29 gennaio 2005). Faremo anche la scuola per chi andrà in televisione, così si impara l'approccio con le telecamere e con gli altri interlocutori. La sinistra infatti li ha istruiti tutti. Guardate cosa fa uno dell'opposizione quando gli diciamo qualcosa: continua a scuotere la testa, a sorridere, a fare gesti di derisione, noi invece in tv restiamo belli ed educati, sentiamo gli altri che parlano e sembra che condividiamo tutto (Adnkronos, 28 luglio 2005). Quelli del centrosinistra sono indegni, dei professionisti dello sciacallaggio e della cialtronaggine. Mi cambiano e rivoltano le mie dichiarazioni (a Washington, dopo aver in- rr>nff3tn Rush la RcDubblica 1° nnvpm1->r<= ?005Ì I Luì e gli altri 295 La democrazia e la libertà nel nostro Paese non sono ancora garantite perché c'è un'opposizione che ancora sventola nelle sue bandiere i simboli del terrorismo e della tirannide sovietica (21 novembre 2005). La sinistra, per denigrare il nostro governo, usa i pensionati. Salgono sui tram di Milano e dicono: «uhè ti, cassa l'è ch'el gh ha dì elBerlusca? Che l'aumentava i pension? S'è visi na-gott»... (21 novembre 2005). Chi non salta comunista è! (festeggiando l'approvazione definitiva della devolution al Senato, 16 novembre 2005). Dobbiamo fare una colossale operazione verità: spiegare che quelli della sinistra, se andassero al governo, porterebbero il Paese al fallimento, costringerebbero i piccoli imprenditori a chiudere, i produttori di vino a non vendere più bottiglie, almeno negli Stati Uniti, gli industriali della moda alla crisi, il made in Italy a non essere più apprezzato sui mercati... Questa sinistra vorrebbe tanto ricoverarmi: li vedo come si voltano alla Camera per non salutarmi (25 novembre 2005). Siamo orgogliosi di non avere mai rubato e di non avere mai trasformato Palazzo Chigi in una merchant bank. Non abbiamo mai messo le mani nelle tasche degli italiani. Non abbiamo mai usato la giustizia contro i nostri awersari politici; avete mai sentito parlare di toghe azzurre? Non abbiamo mai usato le intercettazioni telefoniche, ma abbiamo fatto una legge per vietarle, non abbiamo mai mandato a nessuno la Guardia di Finanza mentre, nel mio piccolo, mi ha visitato 476 volte (25 novembre 2005). Se non si vergogna della storia del comunismo, lei si dichiara complice di 100 milioni di omicidi! (mostrando la prima pagina dell'Unità del 1953 che annunciava la morte di Sta-lin a una giornalista del quotidiano, 23 dicembre 2005). Lui invece non si vergogna di essere amico dell'ex agente del Kgb Ili 296 Le mille balle blu Putin è un fiero anticomunista. Non era mai stato convinto di quell'ideologia, ha vissuto l'assedio di Stalingrado e la sua famiglia è stata sterminata (23 dicembre 2005). Peccato che Putin sia nato

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nel 1952, ben dopo la guerra mondiale, e che la sua famiglia sia stata sì sterminata, ma a Leningrado. Del resto Berlusconi non si vergogna nemmeno di... aver fatto affari con l'Unione Sovietica, un anno e mezzo prima detta caduta del Muro di Berlino: Un manifesto di Publitalia'80 stampato nel 1989 in occasione dell'accordo tra la Tv di Stato dell'Unione Sovietica Publitalia (Berlusconi) sta per firmare a Mosca l'esclusiva pubblicitaria. Il contratto riguarda solo gli spot televisivi. Marcello Dell'Utri, amministratore delegato di Publitalia, è volato ieri a Mosca per sigiare l'intesa che affiderà al gruppo Berlusconi l'esclusiva come concessionaria della pubblicità televisiva delle aziende europee in Unione Sovietica. È probabile (ma non certo) che l'accordo venga firmato già oggi. Intanto sono trapelati alcuni particolari del contratto. A cominciare dal fatto che esso comprende la sola pubbli- Lut e gli altri , 297 cita tv e non quella sulla stampa o sui tabelloni esterni. I contatti fra i russi e Publitalia sarebbero iniziati a febbraio durante Reklama '88, la prima mostra sovietica della pubblicità. L'interesse delle autorità moscovite sarebbe stato suscitato proprio dallo stand allestito dal gruppo Berlusconi, uno dei più fastosi della fiera. Secondo alcune indiscrezioni, Publitalia in un primo momento si sarebbe candidata come concessionaria televisiva di tutta la pubblicità mondiale. Una richiesta che i russi avrebbero respinto. Questa versione non viene confermata da Publitalia, che al contrario fin dall'inizio avrebbe puntato al solo mercato europeo. Tuttavia permane qualche piccolo dubbio sull'effettiva possibilità che Berlusconi si assicuri il monopolio totale del mercato pubblicitario televisivo per le aziende europee in Urss. Un'altra società italiana, la Reklama srl, afferma di aver chiesto e ottenuto, prima di Publitalia, la concessione per una serie di spot che saranno trasmessi nel prossimo autunno in concomitanza di Italia 2000, la mostra promossa in Urss dall'Istituto per il commercio estero. A confermare la vitalità delle imprese italiane sul mercato pubblicitario sovietico contribuisce un terza società, la Fap (41 miliardi di fatturato). Fino a oggi, dice Natale Accetta, presidente della Fap, siamo i soli ad aver ottenuto una concessione in esclusiva per la pubblicità in Urss. Si tratta dell'allestimento di poster luminosi che in un primo momento saranno 120 a Mosca e 100 a Leningrado. Accetta ha inoltre sottolineato che tabelloni con inserzioni di Fiat, Scavolini, Benetton e Honda sono già visibili in alcune strade della capitale sovietica (cronaca de la Repubblica, 30 aprile 1988). V. Due governi, una catastrofe Ho provato. Ho fallito. Non importa. Riproverò. Fallirò meglio (Samuel Beckett). Why Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy (titolo di copertina dell'Economist, 26 aprile 2001). Berlusconi era il mio Dio. Adesso sono ateo (scritta su un muro di Bari, 2005). 1. Girone d'andata L'80% è fatto: battere le sinistre. Adesso resta il 20%: governare (30 aprile 1994). Se ricevo l'incarico da Scalfaro, il giorno dopo si avrebbe il programma di governo, una squadra e, senza consultazioni, si andrebbe direttamente alle Camere (5 aprile 1994). Santo cielo, ma quanto ci dovrei mettere per la lista dei ministri? Per quella che ho in mente, mi basta mezz'ora (1° maggio 1994). Infatti, dopo l'incarico, impiegherà undici giorni per le consultazioni. Il nostro futuro ministro della Giustizia è la dottoressa Parenti (6 febbraio 1994). Infatti sarà Alfredo Biondi. Io credo che al ministero dell'Interno ci sia bisogno di una persona esperta... di un nonno (La Stampa, 20 aprile 1994). Poi nomina Roberto Maroni, trentanove anni.

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Siamo orientati a un governo molto snello, magari con meno sottosegretari: sarebbe una bella rottura con il passato (12 aprile 1994). I sottosegretari saranno trentanove, tre più dell'ultimo governo presieduto da Ciampi, quattro più del pe- ***il4-**Mf\ -^*.rti-*'^>x/^//^ì Art >d*-M/i/^i Due governi, una catastrofe 299 Per i ministri non accetterò veti da nessuno (29 aprile 1994). Infatti accetta i veti di Scalfaro su Mirko Tremaglia, su Gianfranco Miglio e su Cesare Previti (dirottato dalla Giustizia alla Difesa). Il criterio per l'assegnazione dei ministeri sarà assolutamente meritocratico, nessuna spartizione delle poltrone (19 aprile 1994). Qualche esempio: Adriana Poli tortone, latinista, alle Risorse Agricole; Antonio Martino, economista, agli Esteri. Il presidente Ciampi converrà con me sul fatto che l'ingente numero di decreti legge a cui si è sentito obbligato il suo governo è indizio... di una patologica incapacità dello Stato a far fronte ai suoi compiti nelle forme della correttezza istituzionale (16 maggio 1994). Infatti Berlusconi reitererà quasi tutti i decreti del governo Ciampi e ne aggiungerà una trentina di nuovi in sette mesi. Con Bossi siamo d'accordo sul 95% delle cose... Il governo non è mai stato in discussione. La maggioranza può non essere concorde su tutto, però sulle cose fondamentali c'è identità di vedute (13 agosto 1994). Questo governo durerà... La dissociazione di Bossi è un fatto più emotivo che politico. È un realista, senza il suo realismo il Polo delle Libertà non sarebbe mai nato (la Repubblica, 5 novembre 1994). Un mese dopo, Eossi ritira la fiducia al governo e lo rovescia. Dimissioni? Neanche per sogno (22 novembre 1994). Io non mi dimetterò mai (1° dicembre 1994). Se non sarà possibile andare avanti, mi dimetterò (5 dicembre 1994). Ho rassegnato le dimissioni al presidente della Repubblica (21 dicembre 1994). Berlusconi si dimette sema neppure attendere la sfiducia dal Parlamento. 2.Votare, oh oh Mi dovete riconoscere una assoluta linearità di comporta- J: i: :_ /1 r\ —„„_:_ ir\nx\ 300 Le mille balle blu Elezioni in primavera? Un'assurdità. Non esiste (5 novembre 1994). Noi chiediamo le elezioni in primavera, possibilmente il 26 marzo (30 dicembre 1994). Si potrebbe andare a votare subito, già a fine febbraio (24 dicembre 1994). Si deve andare a votare I'll giugno (8 gennaio 1995). Io insisto per il voto entro l'estate (13 gennaio 1995). Sono sicuro al cento per cento che si andrà a elezioni politiche a giugno (1° febbraio 1995). Non c'è tempo per aspettare giugno, bisogna votare a maggio (22 febbraio 1995). Non ho mai chiesto elezioni a giugno (26 aprile 1995). Non sarò soddisfatto finché non ci saranno le elezioni. In ottobre (4 maggio 1995). La coerenza è una sola, la nostra posizione non cambia. Le elezioni vanno fatte alla prima data possibile. Ottobre, al massimo novembre (1° agosto 1995). Rispetterò gli accordi presi al tavolo delle regole, ma prima datemi la data delle elezioni. Le abbiamo sempre chieste e continueremo a chiederle finché non ce le daranno (2 agosto 1995). Dini deve dimettersi dopo la finanziaria per consentire al paese di tornare alle urne a marzo. Ma una mozione di sfiducia non la presenteremo (18 agosto 1995). Un mese dopo presenta una mozione di sfiducia e se la vede respingere dalla Camera. Ho deciso di partecipare con molta parsimonia allo stucchevole dibattito sulla data delle elezioni e ad altre sceneg- nnlitirhe (al Corriere (\e\\a Çpra Q c^tt-í.í-1-iKr

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i Due governi, una catastrofe 301 Approveremo la finanziaria se ci daranno una data certa per le elezioni, a marzo. Altrimenti, sarà ribaltone e dovremo chiedere le dimissioni di Scalfaro (13 settembre 1995). Ho detto a Dini che dopo la finanziaria presenteremo una mozione di sfiducia (2 ottobre 1995). Infatti la presentano prima della finanziaria. In dicembre si vota. Se non è possibile votare a dicembre, si può arrivare a marzo, persine a giugno. Ma con un governo di ampia maggioranza con incorporata la data delle elezioni (22 ottobre 1995). Noi vogliamo votare. Ma in via subordinatissima potremmo accettare obtorto collo un governo istituzionale per fare le riforme (28 ottobre 1995). Il primo accenno di svolta coincide con il suo primo rinvio a giudizio a Milano, per corruzione della Guardia di Finanza. Elezioni nel più breve tempo possibile (8 novembre 1995). Sono una persona concreta e se non si riesce a ottenere lo scioglimento delle Camere, allora dico: utilizziamo almeno questo tempo per fare le cose che sono utili o addirittura indispensabili (11 novembre 1995). Nessun rinvio delle elezioni: votare subito (12 novembre 1995). La proposta di D'Alema [per un «governo delle regole», nda] è positiva. Noi non abbiamo paura del voto, però il Paese ha bisogno di stabilità: purtroppo nuove elezioni non sono in grado di garantirla, perciò siamo disponibili a trattare sulle riforme (15 novembre 1995). Si va fortissimamente verso le elezioni a febbraio (29 novembre 1995). Il semestre europeo è un motivo in più per votare entro fdKKt-^if-v T ^ A\^I^*^K An ii«-« rtt-i»-»^. ~;,\ ~U*~«~ J; ~~~ìi c.,U;<-~ 302 Le mille balle blu dopo le dimissioni di Dini bisogna sciogliere le Camere e votare (1° dicembre 1995). Se non si può in febbraio si voti in marzo, in aprile, in maggio... Noi siamo chiarissimi: è D'Alema che cambia idea e perde la faccia (3 dicembre 1995). Sto verificando se ci sono le condizioni per un governo di larghe intese. Ma sia chiaro che io sono contrario, bisogna votare subito (15 dicembre 1995). Io ho sempre detto elezioni presto. Proprio come sub-sub-sub istanza ho ammesso che avrei accettato un rinvio del voto. Ma solo come soluzione estrema. Se si continua così, va a finire che si vota nel 1998 (18 dicembre 1995). Penso a un governo di larghe intese ed elezioni tra diciotto-ventiquattro mesi... (28 dicembre 1995), Noi continuiamo a chiedere le elezioni subito (La Stampa, 30 dicembre 1995). Le elezioni? Rinuncio a una battaglia che potrei vincere, potrei ottenere il voto, ormai. E invece mi batto per ottenere un cambiamento, regole nuove per il bene di tutti (17 gennaio 1996). Chi è una persona responsabile, chi sente davvero la responsabilità di fare gli interessi del Paese, non può pensare di andare alle elezioni... Parliamoci chiaro: il voto lascerebbe le cose come stanno, non risolverebbe il problema di un governo stabile che ci porti in Europa e faccia le riforme. Anche se vincessimo le elezioni, ritorneremmo alla situazione di due anni fa, quando eravamo al governo... Chi chiede le elezioni è un irresponsabile (28 gennaio 1996). Andare alle elezioni senza aver cambiato le regole significherebbe avere subito dopo un governo che non ha gli strumenti e la stabilità per governare e risolvere i nroKl^mi Api Due governi, una catastrofe 303 Paese. Io propongo un'Assemblea costituente (13 febbraio 1996). A questo punto, non c'è altra soluzione che andare subito alle elezioni, come noi abbiamo sempre chiesto da un anno, per dare finalmente al Paese un governo stabile (14 febbraio 1996). 3. Il governissimo che fa benissimo

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Un governo delle regole è una cosa inconsistente: sarebbe come una partita di calcio giocata da 22 arbitri. Un po' strano, no? (la Repubblica, 5 novembre 1994). Governissimo? Noi siamo esattamente all'opposto di questa posizione. Gli italiani non amano i pasticci (21 luglio 1995). La Costituente è una bella idea. Purtroppo non esistono le condizioni per farla (1° agosto 1995). ELLEKAPPA DAVANTI CASA DI PUÒ APPROFITTARNE COM IMCI AR.£ A FARG IL RlMPAS-TO 304 Le mille balle blu Per fare le riforme istituzionali è necessario un nuovo Parlamento eletto con nuove elezioni, perché quello attuale non ha ricevuto un mandato, e può quindi fare soltanto ordinaria amministrazione (22 settembre 1995). Governo di larghe intese? Sarebbe un'ammucchiata (28 ottobre 1995). Governissimo? Non parliamo di fantasmi, per favore (10 novembre 1995). L'apertura di D'Alema sul presidenzialismo la considero positiva... Se ci fosse un avvicinamento con il Pds, dico: confrontiamoci già in questa legislatura sulla legge elettorale e i poteri del presidente del Consiglio. Se dall'altra parte c'è volontà costruttiva io sono pronto, sapendo che per fare un accordo occorre rinunciare a qualcosa. Ma per le grandi riforme istituzionali credo che sia obbligatorio un passaggio davanti agli elettori (15 novembre 1995). Non c'è alcun accordo possibile sulle grandi riforme costituzionali (28 novembre 1995). Le elezioni potrebbero essere evitate se anche il centrosinistra fosse d'accordo sul presidenzialismo, se capisse che la par condicio è una legge illiberale, se fosse d'accordo sul turno unico: una serie di «se» che testimonia l'abisso che c'è fra noi e loro (2 dicembre 1995). Il governo di grande coalizione per le riforme è un'idea ormai archiviata (7 dicembre 1995). Meglio un governo-governo piuttosto che un governo cosiddetto tecnico che poi si fa guidare dalle sinistre. Allora piuttosto preferiamo esserci dentro anche noi... Vede, io all'opposizione mi sento un pesce fuor d'acqua (al Corriere della Sera, 18 dicembre 1995 ). Penso a un governo vero e autorevole... Una squadra di gen- f-O f~'iir\fìf~>O: ("•;-* fi 1 mi CTl IOTI fi t /"\rm1 0<"r» 1 ¿ifo t-V-liat-lf-j"* I If* rv«"\T TÍ* t+t-t i-* Due governi, una catastrofe 305 di larghe intese che duri il tempo necessario per alcune riforme: diciotto o ventiquattro mesi, come è successo dopo la guerra quando tutte le forze si sono riunite per scrivere in accordo quella Costituzione che ha regolato la nostra vita democratica per cinquant'anni (28 dicembre 1995). Chiamatelo accordo costituzionale, chiamatelo governo delle larghe intese. Ma io un nome adatto ce l'ho: governo della buona volontà (a La Stampa, 29 dicembre 1995). Un accordo sulle riforme? Sono molto fiducioso. Sulle proposte di Fini sull'elezione del premier e di D'Alema sull'indicazione del premier, si può trovare un'intesa (a il Messaggero, 11 gennaio 1996). Mi aspetto un governo che darà luogo a un periodo di tregua per riscrivere la seconda parte della Costituzione. E che questo esecutivo, che io chiamo di buona volontà o governo dei migliori, affronti le emergenze gravi di questo Paese. Tra queste l'emergenza giustizia (16 gennaio 1996).

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Bisogna continuare in questo tentativo d'intesa con D'Alema, speriamo di averne il tempo. Dobbiamo metter mano a riforme che sono così urgenti e importanti da giustificare il rinvio delle elezioni (17 gennaio 1996). Un governo di garanzia. Un governo politico. Politico perché ha un'ampia maggioranza, comprende nel suo seno i vincitori del 27 marzo e nasce da un accordo politico per la riforma della Costituzione. Un governo di tregua effettiva e di compromesso sulle principali questioni economiche, una buona carta per l'ingresso dell'Italia nel sistema della moneta unica europea (a il Giornale, 23 gennaio 1996). Un governo il più ristretto possibile, con la gente più competente possibile e meno di area possibile, dentro uno loro e uno nostro per tenere i collegamenti con le realtà politiche... Un altro governo tecnico, con gente più brava, in cui i --- _~¡_ i CtCì/ \ 306 Le mille balle blu il governissimo tentato da Antonio Maccanico fallisce. Le Camere vengono sciolte e si vota il 21 aprile 1996. Vince Prodi e per cinque anni governa il centrosinistra. 4. Girone di ritorno La mia squadra per Palazzo Chigi sarà resa nota a due settimane dal voto (La Stampa, 24 marzo 2001). Ma il 29 aprile, a due settimane dal voto, non se ne sa nulla. Berlusconi comunica la squadra a «Porta a Porta» solo l'8 maggio, peraltro mezza sbagliata. A «Porta a Porta»... Berlusconi ha indicato «per rispetto nei riguardi del presidente della Repubblica» solo i nomi di alcune personalità, ma non l'incarico. Oltre ai già preannunciati Tremonti all'Economia, Pera alla Giustizia, Marzano all'Industria e Matteoli all'Ambiente, Berlusconi ha fatto oggi i nomi di Franco Frattini, Domenico Fisichella e Alberto Brambilla vicino alla Lega. Mentre ha escluso la presenza di Susanna Agnelli, Berlusconi ha anche confermato i nomi di Letizia Moratti, Lucio Stanca all'innovazione tecnologica e Pietro Lunardi alle grandi opere. Ma la vera sorpresa è stata quella dell'annuncio di un nome che, secondo Berlusconi, «farà piacere a molti italiani» e cioè quello del presidente della Ferrari Luca Corderò di Montezemolo (cronaca dell'Ansa, 8 maggio 2001). Invece Pera, Brambilla, Fisichella non saranno ministri. E nemmeno Montezemolo. Qualche magistrato nella compagine di governo ci sarà (a «Porta a Porta», 8 maggio 2001). Invece nessun magistrato sarà ministro. Il ministro degli Esteri non sarà un tecnico, ma l'espressione politica del governo politico a cui intendiamo dare vita (Ansa, 18 maggio 2001). Invece sarà un tecnico, l'ambasciatore Renato Ruggiero. I sottosegretari saranno meno delle altre volte. Sarà una bella squadra anche questa (Adnkronos, 10 giugno 2001). Invece *„„„.«„„ TO t~~ ¿v, f,,Vy A al „„.,„ TV /I / - C /-- - .•> 7 7 Due governi, una catastrofe 307 verno Amato. Tra premier, vicepremier (2, contando Fini solo qui e non agli Esteri), ministri (23), viceministri (9) e sottose-gretarì (58), il nuovo esecutivo raggiunge quota 93 poltrone, a cinque lunghezze dal primato del settimo governo Andreotti (30 ministri e 69 sottosegretari). Nel Berlusconi 2-bis poi, nell'aprile 2005, le cifre saliranno ancora: alla quota di 101 persone (26 fra premier, vicepremier e ministri, più 9 viceministri e 66 sottosegretari), record assoluto nella storia della Repubblica. Entro sette giorni Antonio Martusciello sarà nominato viceministro (18 ottobre 2001). Il sottosegretario all'Ambiente Antonio Martusciello diventerà viceministro (Beni culturali) quasi quattro anni dopo, nel dicembre 2004.

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Il governo non farà alcuna marcia indietro rispetto alla posizione che ho espresso domenica con il comunicato in cui spiegavo che respingevo le dimissioni di Scajola. Non esistono alternative (Adnkronos, 2 luglio 2002). L'indomani il ministro dell'Interno Scajola, che ha appena definito «rompi-coglioni» il professor Marco Biagi, assassinato dalle Br, lascia il Viminale, sostituito da Beppe Pisanu. ELLEKAPPA Ct AGGI CO 308 Le mille balle blu II documento economico di An non è in distonia con quello su cui sta lavorando Tremonti, che è una buona base di discussione: su quei temi c'è un'importante sintonia (1° luglio 2004). Due giorni dopo An ottiene le dimissioni di Tremonti per divergenze insanabili sulla politica economica: Fini accusa addirittura il ministro uscente di aver presentato «conti falsi all'Europa». Il governo ritiene opportuno accelerare la riforma della giustizia dai tre anni previsti a sei mesi (Agi, 5 dicembre 2001). Per fortuna, la controriforma verrà approvata definitivamente soltanto nell'agosto 2005. Ci siamo dati un anno per fare tutto: dal presidenzialismo alla devolution, dalla riforma dell'ordinamento giudiziario a quella della Corte costituzionale, al Senato delle Regioni. Noi vogliamo arrivare alla fine del 2003 avendo fatto le grandi riforme. Poi semmai i referendum saranno un anno dopo. Ma tutta la parte che riguarda le approvazioni del governo e in Parlamento ci piacerrebbe farla nel 2003 (Adnk-ronos, 6 dicembre 2002). Nessuna delle riforme citate verrà approvata entro il 2003. La cosa più importante sono le priorità dell'azione di governo e l'impegno che ciascun partito dovrà prendere sulle cose certe da fare. Posso anticipare una legge elettorale per le amministrative, una legge elettorale per le europee, chiesta da tutti. I partiti della coalizione sono coesi e si basano sugli stessi princìpi, sugli stessi valori, sullo stesso programma, a differenza del centrosinistra (Adnkronos, 22 gennaio 2004). Poi, visto che i partiti del centrodestra sono divisi dalla legge elettorale per le Amministrative e le Europee, cambierà quella per le Politiche. 5. Grandi opere, grandi balle ... E poi il raddoppio dell'Autosole, il ponte sullo Stretto di Messina e tante, tante tangenziali perché negli ultimi anni il tempo casa ufficio si è raddoppiato. E infine la rivoluzione copernicana della macchina statale. Privatizzeremo tutto il pos-cikili» ciikitr» F.I-IÍ»] prl F.ni fla T?f>r«iikk1i/-/i 1 "ï ^.tt^ki- i Due governi, una catastrofe 309 Guardi qua, il ponte sullo Stretto. Una grande opera no? Ecco: si può fare, servono 9 mila miliardi: i privati possono mettercene 4500, l'Europa ne ha già stanziati altri mille, bastano solo altri 3500 miliardi (a Bruno Vespa, «Porta a Porta», la Repubblica, 20 dicembre 2000). Invece di spendere 12 mila miliardi l'anno per le alluvioni, basterebbe una spesa una tantum di 30 mila miliardi per evitare tutte queste calamità naturali (ibidem, 20 dicembre 2000). Non c'è opera di quelle indicate nel programma di governo da cui ritiriamo l'impegno. Le realizzeremo tutte. Mi trovo qui a «Porta a Porta» per rispondere all'invito cordiale, uscito dal cuore di Lunardi, che, trovandosi nella situazione di dover assicurare il lavoro di quattro diversi ministeri, si trova ora a dover intervenire in settori importanti avendo anche l'onere di realizzare un importante piano per il governo che è quello delle grandi opere. Si tratta di 346 mila miliardi di vecchie lire per un decennio. Nel «Contratto con gli italiani» mi sono impegnato a realizzare almeno il 40% di tutto

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il piano. Già si è fatto molto, ma il mio impegno sarà rivolto a rimuovere gli ostacoli, a velocizzare i tempi e a sensibilizzare alcuni ministri, soprattutto quelli che gestiscono le risorse. Le priorità da seguire sono la Salerno-Reggio Calabria e tutta una serie di collegamenti essenziali come quello dell'autostrada tra Palermo e Messina che sarà inaugurata entro la fine del 2003 (20 novembre 2002). Inaugurata nel dicembre 2004 da Berlusconi e Cuff aro, la Palermo-Messina verrà subito chiusa perché l'asfalto steso in tutta fretta si stacca, perché un lungo tratto ha un solo senso di marcia, perché mancano i caselli e perché vari tratti sono privi delle necessarie garanzie di sicurezza. Quattro grandi trafori per tenere la Lombardia legata all'Europa, altrimenti restiamo più spostati verso l'Africa (la Repubblica, 6 ottobre 2003). Abbiamo dovuto cambiare le leggi per realizzare le grandi opere ma non basta perché c'è un sistema messo in piedi 310 Le mille balle blu lizzazione di opere fondamentali. Ma ora è il momento del presidente operaio che con l'elmetto in testa avrà il piacere di recarsi là dove s'aprono i cantieri (6 ottobre 2003). Anche sulla Salerno-Reggio Calabria siamo dovuti intervenire a piedi giunti per sbloccare lavori, dividendo in pochi lotti l'intera opera. È ormai sicura la data di ultimazione dell'opera (25 febbraio 2004). Ma non dice quale, tant'è che ancora nel 2006 i lavori sono in alto mare. Da gennaio nell'università di Messina cominceranno i corsi di formazione per chi dovrà lavorare alla costruzione del ponte. Sarà come un set cinematografico, sarà interessante assistere all'avanzamento dei lavori, una delle meraviglie della moderna tecnologia che porterà almeno 15 mila posti di lavoro. E questo nell'eventualità più pessimista (Messina, due giorni prima delle elezioni comunali, Ansa, 25 novembre 2005). Sto trattando con la Federazione Russa del mio amico Putin per aprire un corridoio negli Urali e collegarci all'Oceano Pacifico (a «Porta a Porta», 11 gennaio 2006). 6. Io verifico, tu verifichi... Rimpasto? Io non mi occupo di culinaria. Credo sia irresponsabile buttare al vento l'esperienza che i ministri hanno avuto modo di fare in questi quindici mesi. Non cadiamo nell'errore di cambiare ministri e governo ogni anno. 157 governi cambiati in cinquant'anni fanno parte del passato (Ansa, 7 ottobre 2002). Infatti cambierà due governi, quattro ministri degli Esteri e dell'Economia, tre della Funzione pubblica, due dell'Interno, due delle Comunicazioni, due della Sanità, due delle Attività produttive e così via. Il chiarimento c'è stato e non serve alcuna verifica. Quella è roba da vecchia politica (15 ottobre 2003). Infatti la verifica si trascinerà finn alla fine del 9004 Due governi, una catastrofe 311 Verifica? E cos'è la verifica? (Ansa, 5 febbraio 2004). Il rimpasto? Basta, non lo si può chiamare con questa parolaccia. Diciamo che si farà ciò che è fisiologico e ragionevole per rafforzare la squadra di governo (Tg3, 7 giugno 2004). La verifica è chiusa, il governo resta com'è, non cambio più niente (29 luglio 2004). Se Follini entra nel governo, si può ritoccare la squadra in maniera ampia (5 settembre 2004). Ti assicuro che non ci saranno altre nomine ministeriali (al presidente Ciampi, 2 dicembre 2004). Lo stesso giorno sono entrati nel governo Marco bollini come vicepresidente del Consiglio e Mario Vaccini come ministro della Funzione pubblica. Quattro mesi dopo, Berlusconi viene nuovamente sconfitto alle elezioni regionali. Ma non si dimette, come fece D'Alema, nel 2000. Anzi, torna da Ciampi per annunciargli il suo governo-bis con nuovi ministri e nuovi sottosegretarì. 7. Silvio 2-bis Ha ragione Fini, le elezioni anticipate sono necessarie al più presto: dopo il risultato inequivocabile delle Regionali, non si può non restituire subito la sovranità al popolo come prevede l'articolo 1 della Costituzione. È la cosa più urgente da fare e per questo riteniamo necessarie le elezioni. Ci

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sono state due elezioni consecutive, le Europee prima e le Regionali poi, che hanno ratificato questa verità: la maggioranza in Parlamento è minoranza nel Paese. Ci vogliono elezioni anticipate, sono la cosa più urgente da fare. Alla luce di questi risultati io non credo che questo governo sia legittimato a continuare. Non ha credibilità. E gli italiani di tutto hanno bisogno tranne di confusione. Io spero che questa volta sia tenuta in considerazione la volontà degli italiani. Ci si riempie sempre la bocca di maggioritario: bene, ora esisto- 312 Le mille balle blu seconda volta che questo è un governo abusivo. Si deve prendere atto una volta per tutte che la maggioranza in Parlamento non corrisponde alla maggioranza nel Paese (Ansa, 17 aprile 2000). Dopo la sconfitta del centrosinistra alle Regionali del2000. D'Alema dovette dimettersi dopo le elezioni regionali del 2000, ma io non lo farò. Ho una coalizione che mi sostiene, ho un programma molto avanzato da portare a termine che D'Alema non aveva. Ho preso l'impegno di portarlo a termine. Ho l'orgoglio di dire agli italiani: questo ho promesso e questo ho fatto (a «Ballarò», 5 aprile 2005). Dopo la sconfitta del centrodestra alle Regionali del 2005. Nessuna ipotesi di elezioni anticipate (6 aprile 2005). Non ho posizioni preconcette sulle elezioni a ottobre. Sono assolutamente aperto a una discussione con le forze della Cdl (7 aprile 2005). Non è previsto nessun cambio nella squadra di Forza Italia (6 aprile 2005). Per quanto mi riguarda non vedo nulla di positivo da una eventuale crisi di governo; che poi ci possa essere un rafforzamento della squadra di governo io sono sempre stato aperto a questa ipotesi e sono e rimango aperto (7 aprile 2005). Non si tocca niente nel governo e nel programma (5 aprile 2005). Io sono disposto a discutere di un rimpasto che premi il tuo partito, sono aperto anche alle vostre richieste programmatiche. I ministri tecnici, che sono amici miei, sono venuti a dirmi che sono pronti a farsi da parte per essere sostituiti (a Pollini, 13 aprile 2005). Non ci sarà nessun Berlusconi bis (17 novembre 2004). Questa storia del Berlusconi bis mi pare una vera buffo-nata, e io non faccio il buffone (Corriere della Sera, 14 aprile 2005). // 15 aprile Udc e Nuovo Psi ritirano le loro delegazioni del governo, che è costretto alle dimissioni. Il 23 aprile nasce il Berlusconi bis. VI. Il presidente granturismo A Berlusconi il silicone sta come il sigaro stava a Churchill (Le Figaro, 2003). L'Italia è rappresentata nel mondo da una barzelletta che cammina (Furio Colombo, 2005). Quando vado all'estero tutti mi battono una mano sulla spalla per farmi coraggio (Umberto Eco, 2006). 1. Silvio for Africa Quando sono entrato in carica, ho trovato un Paese che non contava niente sulla scena internazionale, ora abbiamo recuperato (30 dicembre 2002). Guiderò personalmente una missione di imprenditori in Africa per esaminare le possibilità di intervento (il Messaggero, 27 luglio 2001). Mai vista quella delegazione in Africa. Nelle prossime settimane il governo italiano porterà in Libia la scultura marmorea di Afrodite, conosciuta al grande pubblico come Venere di Cirene, sottratta dagli italiani al tempo del colonialismo. La statua si trova ora a Roma ed è pronta per essere restituita alla Libia: questo rientra negli accordi raggiunti con il governo libico (a Tripoli, in visita ufficiale al colonnello Gheddafi,

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Adnkronos, 28 ottobre 2002). Naturalmente la statua non si muoverà mai da Roma. Quando torna in Libia il 25 agosto 2004 Berlusconi si dimentica penino di citarla. Tutto dimenticato. Gheddafi è disponibile ad ascoltare, appassionato quando parla. Signori, è da trentatré anni alla guida del governo. GliePho detto, lei è un vero professionista, io sono solo un A\\aA+nr**o CìS ^H-^Uf 314 Le mille balle blu Ci stiamo preparando alla firma congiunta di un accordo che prevede l'invio di soldati italiani per il controllo di porti libici e delle frontiere che consentirà alle nostre navi di navigare nelle acque libiche (Ansa, 26 giugno 2003). Immediata la smentita del governo libico. Muhammar Gheddafi è un grande amico mio e dell'Italia. È il leader della libertà, sono felice di essere qui (in visita ufficiale a Tripoli, Ansa, 7 ottobre 2004). La tirannide del colonnello Gheddafi dura ormai da trentasette anni, dal colpo distato militare con cui l'ufficiale depose il re ldris-al-Senussi, si proclamò «guida della Rivoluzione», abolì le elezioni e i partiti politici. Per aiutare i Paesi più poveri è meglio intervenire con azioni dirette. L'Italia farà ogni sforzo per aumentare i propri contributi alla cooperazione e lo sviluppo in Africa (a Tony Blair, 27 maggio 2005). Il governo italiano ha appena tagliato i fondi per la cooperazione e lo sviluppo del Terzo Mondo. Bisogna accorciare i tempi degli interventi perché la nostra non sarà una tragedia, ma anche noi abbiamo fame (al vertice mondiale della Fao a Roma, interrompendo il presidente del Togo Gnassingbè Eyadéma che sta spiegando la tragedia del Malawi, dove 13 milioni di persone stanno morendo di fame, la Repubblica, 11 giugno 2002). Grazie di essere stati con noi, il pranzo è pronto, spero che il menu sia totalmente italiano, in questo caso sarete soddisfatti (dopo il discorso dell'ultimo oratore, che ha appena spiegato come nel mondo ogni quattro minuti un bambino muoia di fame, ibidem). Dovresti dimagrire un po' (al direttore della Fao, il senegalese Jacques Diouf, Ansa, 13 giugno 2002). 2. Silvio for Palestine Arafat mi ha chiesto di dargli una tv per la Striscia di Gaza. Gli manderò «Striscia la Notizia» (Corriere della Sera, 7 r^.-,,.™ 1QQ71! U presidente granturismo 315 L'Italia promuoverà un grande piano per la ricostruzione e lo sviluppo palestinese. Il piano servirà a dare un futuro ai giovani della Palestina che oggi non hanno alcun lavoro né alcuna speranza. Mi sono impegnato col presidente Arafat a favorire un intervento di emergenza per il ripristino delle infrastrutture idriche e abitative della città di Betlemme, danneggiate nel corso degli ultimi scontri (dopo il vertice a Roma con Yasser Arafat, II Nuovo, 30 ottobre 2001). Non se n'è mai più saputo nulla. 3. Eurodeliri L'Europa è un male per l'Italia (15 aprile 1994). Almeno quando governa lui. Infatti quando c'era Prodi... Il dato della pagella della Commissione europea di Bruxelles sull'economia italiana è molto più negativo di quanto non sia espresso nella differenza numerica dello 0,2%. Il traguardo del 3 % non è irraggiungibile, basta che questo governo, com'è sua abitudine, metta qualche nuova tassa e il gioco è fatto. Quello che preoccupa è il 3,9% del Fmi. Per l'Italia è difficile stare in Europa con un'economia stressata, che si basa su tasse, artifizi contabili, una tantum... Dovremo pagare delle multe all'Europa o addirittura riuscirne fuori. Credo che il governo stia prendendo in giro gli italiani. Non vedo come i nostri partner possano accettare una situazione del genere (Ansa, 23 aprile 1997). Ora infatti al governo c'è Prodi e Berlusconi diventa europeista.

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Non si possono accettare provvedimenti pericolosissimi [come la superprocura europea e il mandato di cattura europeo, nda], perché ve lo immaginate cosa significa concedere a qualunque pubblico ministero d'Europa, e soprattutto a quelli che dipendono dai governi e dunque sono di fatto politicizzati? Per non parlare di qualche giudice di un Paese dell'Est con reminiscenze comuniste che magari ti manda un avviso in piena campagna elettorale: eh no ! (7 di- 9001 i tnvM/i1-r\ /il nr 316 Le mille balle blu L'Europa è percepita dai cittadini come un freno allo sviluppo e deve decidere se vuole diventare competitiva. Servono meno lacci per il Gulliver europeo bloccato dagli ominidi, dai burocrati dell'Unione (20 marzo 2005). Berlusconi ha appena subito l'ennesima bocciatura di Euroslat alla sua politica economica. Ho in tasca qualche proposta di compromesso, ma non di compromessi al ribasso che impediscano il funzionamento dell'Ue. Se ve la dico la proposta evapora, quindi me la tengo... Ma ne ho diverse, ci sono tante possibilità. Abbiamo lavorato molto, abbiamo fatto più di 200 incontri per comprendere le posizioni e cercare di cambiare alcune volte le posizioni, e ora abbiamo trovato l'accordo su vari punti. Bisogna ancora trovare un accordo, ma penso che non sia così diffìcile (Ansa, 4 dicembre 2003). Presidente di turno dell'Ue, Berlusconi promette di appianare i contrasti fra gli stati membri sulla nuova Costituzione europea con grandi sorrisi e pacche sulle spalle. Il barometro dell'ottimismo è 50 a 50, anche se chi porta avanti la negoziazione ha il dovere di essere ottimista e di esprimere fiducia (Ansa, 6 dicembre 2003). Dopo il colloquio col cancelliere Schroeder, Berlusconi ha detto di essere relativamente ottimista: se ieri stimava le chance di successo al 50%, oggi le ha rivalutate al rialzo al 55% (Ansa, 7 dicembre 2003). Ho in tasca una formula a cui credo che da a Polonia e Spagna il riconoscimento di grandi Paesi: la tirerò fuori all'ultimo minuto (Ansa, 10 dicembre 2003). Naturalmente la sua tasca è vuota. Infatti tre giorni dopo il vertice di Bruxelles sulla nuova Costituzione europea fallisce miseramente. Ma Berlusconi non se ne accorge: II semestre italiano è stato un trionfo (13 dicembre 2003). 4. In tournée II prestigio italiano nel mondo è cresciuto: andate a chiedere ai turchi o a qualche bravo giocatore che gioca nell'Inter Il presidente granturismo 317 che idea avevano dell'Italia di D'Alema che accoglieva Oca-lan e che idea ne hanno adesso (5 dicembre 2003). Nonostante i tanti impegni, normalmente non faccio gaffes (Ansa, 10 aprile 2002). Le signore stavano con gli occhi socchiusi, romantici. E io a qualcuno ho detto: attenzione, se no questa notte aumentiamo la prole. Poi abbiamo fatto tardi e non se n'è fatto niente (la Repubblica, 11 luglio 1994). Le sedi diplomatiche devono diventare vere e proprie agenzie commerciali, gli avamposti dell'azienda Italia nel mondo (la Repubblica, 15 ottobre 1994). Devo dire che ho trovato il presidente Eltsin assolutamente in palla... Nemmeno io, la prima notte al Cremlino, sono riuscito a dormire: ma più che l'emozione ha potuto la vodka. È da tantissimo tempo che non bevevo vodka, bevo pochissimo vino, ma ieri mi sono adeguato alla situazione come era giusto, e quindi i brindisi che si sono succeduti sono stati numerosi, uno a ogni volta che ci trovavamo d'accordo... (Ansa, 14 ottobre 1994). Sì, con Eltsin ormai ci diamo del tu... ci chiamiamo Boris e Silvio, non è più un segreto. Sin dal primo momento ho apprezzato la franchezza con cui Eltsin mi ha parlato delle sue difficoltà. E

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anche la signora mi ha confessato le paure e le angosce condivise con il marito. Per questo mi sono avvicinato a loro, umanamente e politicamente: ho buttato nel rapporto anch'io franchezza e apertura, e ormai sembra che ci conosciamo da sempre, abbiamo anche la stessa età. Eppoi, in fondo, anche in Italia abbiamo avuto una piccola rivoluzione (la Repubblica, 15 ottobre 1994). Kohl? La sua mamma l'ha fatto senza risparmi (alludendo alla stazza del cancelliere tedesco, la Repubblica, 11 dicem- 318 Le mille balle blu Ho suonato «Au revoir Paris» per Mitterrand (La Stampa, 1° ottobre 1995). Sono convinto che gli stessi partner europei abbiano la massima fiducia in un uomo, anzi in un tycoon, che ha creato dal nulla un gruppo da six billion dollars (La Stampa, 9 dicembre 1995). Ricordo ancora quella volta in Germania, quando la banda suonò l'inno italiano in onore mio e del Paese che rappresentavo. Le gambe cominciarono a tremarmi, a farmi giaco-mo-giacomo, e io dovetti usare una mano per fermare il tremore. Ecco, questo è il senso dello Stato, questa è trasparenza d'animo, questa è voglia di fare il bene del Paese (La Stampa, 21 febbraio 1996). Lo sa che abbiamo comprato Ziege? Ah, non sa chi è? È un calciatore tedesco! (al responsabile esteri della Cdu tedesca, Corriere della Sera, 7 marzo 1997). Sapete perché l'estrazione di un dente costa cara a Mosca? Lì com'è noto non si può aprire bocca, e quindi bisogna operare dal basso... (15 ottobre 1997). ELLEKAPPA BeR.lO<5CONl I G<A GIRANDO COM e UNI A FROfTOL-A // presidente granturismo 319 Fantastica quella volta che ho parlato a Eltsin per venticinque minuti della Csce, la Conferenza per la sicurezza e la cooperazione europea, e non sapevo cosa fosse. Eravamo a cena. Eltsin si lamentava che l'Europa non lo aiutava a risolvere la crisi in Cecenia attraverso la Csce. Io mi dicevo: chissà di che parla. Finisce, silenzio, finché lo svede-se Cari Bildt per toglierci d'imbarazzo dice: «Abbiamo qui il presidente di turno, chiediamolo a lui». E si gira verso di me. Io sussulto, poi sento i tricolori che sventolano alle mie spalle, capisco che non posso fare una figuraccia per il mio Paese. E comincio a parlare e per venticinque minuti discetto di Cecenia, Europa, guerre. Alla fine Mitterrand mi dice: «Bene, la questione è nelle tue mani». Quale?, mi chiedo io. Appena finisce la cena prendo Felipe Gonzales da parte e gli chiedo: «Ma tu lo sai che cos'è la Csce?». Lui comincia a ridere, non si ferma più, e finisce seduto per terra tanto che lo devo raccogliere... (Corriere della Sera, 2 febbraio 1998). Margaret Thatcher mi ha detto che saremmo stati una bella coppia (Ansa, 22 aprile 1999). Mi hanno portato nella sala dove processarono Tommaso Moro, ma mi hanno detto che lì ci fanno i funerali e i processi. Sono scappato subito (Ansa, 22 aprile 1999). Mi dispiace che non siamo in Italia: sentire i canti in arabo è una cosa che ci poteva essere risparmiata (nella chiesa di Hammamet ai funerali di Bettino Craxi, 21 gennaio 2000). Sono arrivato con un aereo di una mia società... È un Gulf Stream 3, ma ho anche il 4 e il 5, e mi muovo anche dall'Italia a Los Angeles... Noi paghiamo così tante tasse al nostro Stato che queste in confronto sono piccole spese... Se posso permettermi di stupirla, le racconto che il gruppo che ho creato da zero paga più di 2 milioni di dollari al giorno di imposte. Come vede, posso spendere qualcosa in carburante (al presidente di Israele Ezer Weizman, Ansa, 13 marzo 9000Ì Cnmmpntn di Weizman: «Nf>n mi fa compassione».

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320 Le mille balle blu Vado a incontrare l'80% del Pii francese (in visita agli imprenditori della Francia, Ansa, 27 settembre 2000). Bush vuole vedermi anche perché sarò io a dover organizzare il G8, a luglio. A Napoli diressi personalità come Kohl, Mitterand, Eltsin, Chretien, Clinton, che fu un grande e non il pirla che dicevano (la Repubblica, 13 gennaio 2001), La Thatcher l'ho trovata molto in palla (Ansa, 9 febbraio 2001). Non c'è nessuno sulla scena mondiale che può pretendere di confrontarsi con me, nessuno dei protagonisti della politica che ha il mio passato, che ha la stessa storia che ho io. Da un punto di vista personale c'è qualcuno che ha una posizione di vantaggio e questo qualcuno sono io. Quando mi siedo al fianco di questo o quel primo ministro o capo di Stato, c'è sempre qualcuno che vuoi dimostrare di essere il più bravo, e questo qualcuno non sono io. La mia bravura è fuori discussione, la mia sostanza umana, la mia storia gli altri se le sognano. Sono loro che devono dimostrare di essere bravi (Ansa, 7 marzo 2001). Che degrado, in questa zona. Mercatino di paccottiglia, panni stesi alle finestre... Brutto spettacolo per le delegazioni straniere (ispezionando Genova alla vigilia del G8, 8 luglio 2001). Poi fa appendere centinaia di limoni col filo di nylon alle limonaie che gli paiono troppo improduttive. Noi dobbiamo essere consapevoli della superiorità della nostra civiltà, che ha dato luogo al benessere e al rispetto dei diritti umani, religiosi e politici. Un rispetto che certamente non esiste nei Paesi dell'Isiam. Dobbiamo evitare di mettere le due civiltà, quella islamica e quella nostra, sullo stesso piano. La libertà non è patrimonio della civiltà islamica... La nostra civiltà deve estendere a chi è fermo ad almeno 1400 anni fa i benefìci e le conquiste che l'Occidente conosce... L'Occidente è destinato a occidentalizzare e a conquistare i DODoli. L'ha fatto con il mondo romimista e- V\\* fattn Il présidente granturismo 321 con una parte del mondo islamico... C'è una singolare coincidenza fra gli islamici e gli anti-global nella loro opposizione all'Occidente (a Berlino, due settimane dopo l'attentato di Al Qaeda alle Twin Towers di New York, 26 settembre 2001). Prendono le distanze tutti i Paesi occidentali, protesta la Lega Araba, chiedono pubbliche scuse quasi tutti i governi arabi. Essendo stato ripreso da molte tv, Berlusconi non può smentire integralmente il discorso. Allora si attoreiglia in una serie di contorsionismi che peggiorano vieppiù la situazione: Mi hanno frainteso, io parlavo dei fondamentalisti e non del mondo islamico in generale. È la solita strumentalizzazione della sinistra (27 settembre 2001). Qualche politicante ipocrita, isolando una parola dal contesto, ha montato una polemica artificiosa basata sul nulla e alimentata da dichiarazioni irresponsabili di nostri oppositori. Le sinistre hanno istituito un supremo tribunale di correttezza ideologica che emette verdetti in contumacia senza dare al reprobo la possibilità di difendersi, impiccandomi a una parola estrapolata dal contesto e imbastendo una polemica artificiosa. Sono dispiaciuto che qualche mia parola sia stata male interpretata e abbia potuto urtare la suscettibilità dei miei amici arabi e musulmani (Ansa, 28 settembre 2001). Incontrerò martedì gli ambasciatori dei Paesi islamici e sarò lieto di illustrare direttamente a loro, che peraltro già la conoscono, la linea del governo italiano (Corriere della Sera, 29 settembre 2001). Qualcuno a quel punto parla di scuse, ma lui - in un'intervista al quotidiano saudita Asharq al-Awsat - smentisce di essersi scusato, riattizzando le polemiche: Perché dovrei scusarmi? Per qualche cosa che non ho detto? Non ho detto nulla di sbagliato. C'è stata una situazione in cui mi sono state attribuite parole che non ho mai pronunciato e la colpa è di certe persone nella stampa italiana di sinistra che vogliono offuscare la mia immagine e distruggere le mie relazioni di lunga data con arabi e musulmani... Ho profondo rispetto per l'Isiam, una grande religione in cui credono oltre un miliardo di persone e che pre-

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Al r- n \n *-/-vl I ctfrt »-» -7/1 i I f t cr\f*ttr\ Hoi At fi + +-Ì i i*v-i rt*iÌ 1 ,n «-»rt/-i •£*/-*! 322 Le mille balle blu convivenza fra i popoli, la reciproca comprensione e che ha fornito il suo significativo contributo alla civiltà umana (2 ottobre 2001). Dare soldi, vedere cammello (durante lo scontro diplomatico con il governo francese per l'affare dell'Airbus europeo, Ansa, 5 dicembre 2001). C'è la convinzione che l'Italia è il Paese più simpatico del Mediterraneo... (Corriere della Sera, 6 dicembre 2001). Parma sì che è sinonimo di buona cucina, mentre i finlandesi non sanno nemmeno cos'è il prosciutto: una cosa che non posso accettare! (a proposito della sede dell'Agenzia alimentare europea, in ballottaggio fra Helsinki e Parma, 7 dicembre 2001). Come si poteva pensare di collocare questa agenzia in un Paese che forse va molto fiero della sua renna marinata o del pesce baltico con polenta? (Ansa, 20 dicembre 2001). Per portare l'Agenzia alimentare a Parma ho rispolverato le mie doti di playboy con la presidente finlandese Tarja Halonen (Ansa, 24 giugno 2005). Il governo finlandese protesta ufficialmente e convoca l'ambasciatore italiano. Berlusconi, invece di fare marcia indietro, tenta di fare 10 spiritoso. Purtroppo c'è una generale mancanza di umorismo (l'Unità, 25 giugno 2005). E peggiora la situazione con incaute ironie sulla cucina finlandese e sull'improponibilità di un confronto tra il prosciutto e la renna affumicata. Immediata rappresaglia dei 170 mila produttori agricoli e forestali finlandesi (Mtk): «Non compreremo più vini e olii italiani». Qualche giorno dopo, a un convegno di forza Italia, Berlusconi mostra una foto della Halonen e ridacchia: «Ma credete davvero che abbia fatto la corte a una così?». È giusto che le nostre diplomazie si riconvertano a fare la promozione di imprenditori e prodotti italiani (arringando 11 rnrno rlinlomatico italiano nellf» «HP nnr»vf» WÌ»CH Ai mini_ U presidente granturismo 323 stro degli Esteri ad interim dopo le dimissioni di Renato Ruggiero, 9 gennaio 2002). Io sono esperto di politica estera, ho avuto 72 incontri, li ho contati in questi mesi... Un vento nuovo entra nella diplomazia italiana: sono l'uomo giusto al posto giusto. Porterò al ministero degli Esteri la mia cultura della trincea del lavoro... (9 gennaio 2002). Poi comincia a promettere che Vinterim durerà pochissimo. Durerà circa sei mesi, finché non sarà partita l'operazione di riordinamento dell'attività del ministero (8 febbraio 2002). Credo che tutto si possa risolvere entro questa estate, prima delle vacanze (4 luglio 2002). Dopo il 24 luglio il governo avrà il nuovo ministro degli Esteri (Adnkronos, 15 luglio 2002). Vi disturberò ancora per qualche mese alla Farnesina. Non so se sarà per qualche tempo in più. Vedremo nei prossimi mesi, ma il cambiamento non significherà un cambiamento nella nostra politica estera, perché chi verrà alla Farnesina sarà in strettissimo contatto col premier... Il nostro è un governo di coalizione e dentro questa coalizione non sono ancora maturate le condizioni per la nomina di un nuovo ministro. Spero che possano maturare presto. Qui però dico intimamente che se non ci saranno sarò molto lieto, assolutamente felice di continuare a fare quello che ho fatto in questi mesi (24 luglio 2002). Quando lascerò questo interim sentirò la mancanza dei tanti gilet che indossavo e che allo specchio mi facevano più magro: sapete, lavorando così tanto sono ingrassato di dieci chili... Entro novembre ci rivediamo. Ora vado in vacanza, si fa per dire. E con me viene Giulio Tremonti. Glielo chiedo io di dare più soldi alla Farnesina. Se dice di no, ghe pensi mi (25 luglio 2002).

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Guardate che riunire in una stessa persona il primo ministro e il ministro degli Esteri è cosa che ha avuto il suo peso. Non dovrei essere io a dirlo, ma è così. Diciamo la ve- 324 Le mille balle blu familiarità, la cosa funziona come tra uomini d'affari. Si stabilisce un'intesa personale (6 settembre 2002). Il nuovo ministro degli Esteri sarà nominato tra poco tempo, entro qualche settimana (Adnkronos, 18 settembre 2002). Il nuovo ministro degli Esteri sarà nominato entro il prossimo mese e se possibile anche prima (21 settembre 2002). // nuovo ministro degli Esteri, nella persona di franco trattini, verrà nominato solo il 14 novembre 2002, dopo undici mesi di «brevissimo» interim di Berlusconi. Il quale, nel frattempo, ne ha combinate di tutti i colori in giro per il mondo. Be'? Non sapete che questo è un vertice informale? Ma stavo scherzando! Era per creare amicizia, cordialità, simpatia, rapporti affettuosi nelle riunioni... (cercando di spiegare il gesto delle corna sul capo del ministro spagnolo Joseph Piquet al vertice dei ministri degli Esteri europei di Caceres, in Spagna, 8 febbraio 2002). Poi si leva le scarpe davanti agli attoniti giornalisti di tutto il mondo: L'ho detto anche a pranzo ai miei colleghi ministri: è falso come leggo oggi su alcuni giornali come L'espresso che porto le scarpe coi tacchi alti: guardate! (ibidem). Putin mi dice «Caro Silvio» e io rispondo «Caro Volodia»... (3 aprile 2002). Amo la Francia e continuo ad amarla anche se qualcuno, ignorando la realtà delle cose italiane, si mette a fare il clown (alludendo al presidente Chirac e al premier Jospin, che hanno indicato l'Italia come un modello «autoritario» da non imitare, Ansa, 18 aprile 2002). Prendi uno sottobraccio e stabilisci un ruolo preferenziale. Siamo o no il Paese più autorevole e più simpatico dagli altri nel Mediterraneo? E allora dobbiamo contare di più (Ansa, 19 aprile 2002). Il vertice Nato di Pratica di Mare è stato possibile per merito nostro... Bush mi ha ringraziato... Non vi dico poi Putin... /aro ntjv slvinpç ili «SPtttmo rlplr* f Anco 98 rr»onrrrii~v U presidente granturismo 325 Ormai la Russia di Putin è matura per entrare nell'Unione Europea. E sono convinto che questo accadrà, deve accadere (28 maggio 2002). Immediate smentite del presidente della Commissione europea Romano Prodi e del presidente francese Jacques Chirac. Io scherzando ho detto alla signora Putin che avevo appena finito di scrivere undici canzoni e lei mi ha guardato stupita. Io avevo un ed con tre canzoni registrate e la mattina dopo le ho portate. La sera, un po' di corsa, sono entrato per la cena nella straordinaria Sala dei Diamanti al Cremlino fatta da architetti italiani con affreschi incredibili. Sono entrato dentro e mi sono trovato immerso in una musica suonata da un'orchestra di 50 elementi: stavano suonando le mie canzoni (Ansa, 10 luglio 2002). Aver costruito un impero è una qualità, non un peccato: ho trasformato lo Stato e adesso gli altri capi di governo mi chiedono consigli (Ansa, 21 luglio 2002). Con gli altri leader si è creato un rapporto di vera amicizia, ci diamo del tu anche con quelli socialdemocratici (Ansa, 23 agosto 2002). Mi sono accorto che l'Italia era poco considerata. Ho telefonato ai leader degli altri Paesi e gli ho detto: «Se fate così non contate più sull'Italia!». L'atmosfera da quel momento cambiò (l'Unità, 25 agosto 2002). Mi hanno chiesto perché ho parlato in inglese. È che non riesco a leggere né il cinese né l'arabo... (Agi, 13 settembre 2002). Berlusconi ha appena finito di tenere in uno strano inglese, lingua a lui sconosciuta, il suo discorso all'Assemblea generale dell'Onu. In realtà ha imparato a memoria un testo onomatopeico, preparatogli da altri con le parole «fonetiche», cioè scritte come si pronunciano. Lo conferma due giorni dopo il presidente della commissione Esteri della Camera Gustavo Selva: «Posso confermare che l'impiego del

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+ S>lsvi-r\s-i /Vy5^-*^-^i +S\ xi ///"i r i1J A1r\ /7 UÌÌ n fs^i/i /->t-ts*si t\ xï n^//*«^//^ yi*-xi xf / 326 Le mille balle blu sonno di Berlusconi» (Corriere della Sera, 18 settembre 2002). A me sembra che siamo i più ascoltati e che tutti si voltano verso di me quando ci sono problemi di un certo tipo 0 situazioni divergenti: questo per la mia abitudine a me diare. Credo che ormai l'Italia dia del tu al mondo e que sta è una cosa di cui bisogna essere soddisfatti, visto che abbiamo portato nel nostro Paese i personaggi più impor tanti e l'Italia non era abituata a questo. Credo che il mio predecessore vi abbia portato in Italia la Baraldini e Oca- lan, la situazione è un po' cambiata... (Agi, 23 settembre 2002). Chiamatemi zio (alle figlie di Putin, Agi, 16 ottobre 2002). Possiamo essere gli amici che, a braccetto con Mosca, fanno rinascere l'economia russa... Con Putin avremo una linea diretta e protetta con cui ci telefoneremo per fronteggiare emergenze, ma anche per mantenere i rapporti una volta alla settimana (Ansa, 16 ottobre 2002). Non leggerò il mio discorso, tanto ce l'avete già scritto (esordio del discorso al Parlamento di Tirana, in Albania, II Venerdì di Repubblica, 22 novembre 2002). Manderò qui la Rai a riprendere le vostre magnifiche coste, così gli italiani verranno in vacanza (ibidem). Un membro della delegazione albanese domanda ingenuo ai giornalisti italiani: «Perché, la Rai è sua?». 1 ministri dell'Economia di Francia, Italia e Germania si vedranno fra qualche giorno [per allentare i vincoli di Maastricht, nda] (Ansa, 23 novembre 2002). Ma il porta voce del ministro francese fa sapere che «nessun incontro è previsto al momento nella sua agenda» (Ansa, 25 novembre 2002). E il ministro tedesco comunica: «Non abbiamo rice vuto nessuna richiesta di un incontro dei ministri delle Fi nanze» (ibidem). // presidente granturismo 327 Rasmussen è anche il primo ministro più bello d'Europa. Anzi, io penso di presentarlo a mia moglie, perché è molto più bello di Cacciari, secondo quel che si dice in giro... Povera donna... Ah ah ah, you don't knok the history? I explain you after... (conferenza stampa al fianco del premier danese in visita in Italia, 4 ottobre 2002). Commenta Caccia-ri: «Mai vista Veronica Lario in vita mia, neanche da lontano. Posso solo esprimere tutto il mio rammarico alla signora per il marito che si ritrova» (Ansa, 23 gennaio 2003). Signor Schulz, so che in Italia c'è un produttore che sta montando un film sui campi di concentramento nazisti. La suggerirò per il ruolo di kapò (inaugurando a Strasburgo il semestre di presidenza italiana dell'Unione Europea e rispondendo a una domanda del capogruppo socialdemocratico, il tedesco Martin Schulz, sul conflitto d'interessi, 2 luglio 2003). Dinanzi al coro di proteste che si leva dai banchi di tutti i gruppi dell'Europarlamento, mentre al suo fianco Fini non trattiene una smorfia e Buttigliene lo guarda impietrito, Berlusconi peggiora la situazione: Siete tutti dei turisti della democrazia! All'uscita dal Palazzo, mentre anche gli alleati lo implorano di rettificare e di chiudere l'incidente, il presidente di turno dell'I]e continua ad aggravarlo: nega penino di aver chiesto scusa al cancelliere tedesco Schroeder, al quale ha appena telefonato:

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Non ho offeso Schulz, quella sul kapò era solo una battuta per cui è scoppiato a ridere l'intero Parlamento, un'osservazione di venti secondi poiché volevo semplicemente scherzare per allentare l'atmosfera... La telefonata a Schroeder? Non mi sono scusato con Schulz, è lui ad avere offeso pesantememente me, la vicenda è stata enormemente gonfiata dalla sinistra italiana. Poi tenta di spiegare la presunta battuta di spirito: In Italia tengono banco da decenni storielle sull'Olocausto. Gli italiani sanno scherzare sulle tragedie per superarle, e forse non abbiamo la sensibilità che avete voi in Germania (la Repubblica, 3 luglio 2003). Così ora protestano anche le comunità israelitiche, per bocca di Riccardo Pacifici, portavo- ra /ìonìi ahrpi rii Rnntn- «T)irhif]Y/i-/ir<-nì rhp cntin un' nffpsn noì.i 328 Le mille balle blu italiani che si indignano di fronte a pochi imbecilli che raramente raccontano barzellette sull'Olocausto» (Corriere della Sera, 3 luglio 2003). A quel punto, in un raro sprazzo di sincerità, Berlusconi ammette dinanzi a pochi intimi: Quando, dopo, mi sono guardato allo specchio, mi sarei morso la lingua... Avrei fatto meglio a tagliarmela, la lingua (la Repubblica, 4 luglio 2003). Nel bel mezzo del discorso di Chirac in Canada, Berlusconi si è alzato e ha cominciato a distribuire orologi agli altri leader, con un delizioso sprezzo politico (dalla cronaca del Time, 15 luglio 2003). Dopo che gli ospiti avevano terminato il gelato tricolore -pistacchio, vaniglia e fragola - Berlusconi si è diretto a passo svelto verso una scalinata di marmo invitando i giornalisti a seguirlo nella stanza da bagno di cui aveva parlato in precedenza. Ha aggiunto che li portava lì perché la cosa poteva «interessare alle signore». E li ha invitati ad andare al piano di sopra a vedere la vasca da bagno nella quale Gary Cooper ha lavato la schiena ad alcune signore... Quando una giornalista scozzese particolarmente alta si è messa accanto a lui per farsi fotografare, il primo ministro, che è relativamente basso, ha cominciato a saltare su e giù come se volesse colmare il divario in altezza. È stato uno spettacolo insolito... Venerdì a cena le cose serie non sono state ignorate... Tuttavia, per la maggior parte del tempo, Berlusconi ha parlato di se stesso (cronaca da Bruxelles dell'International Herald Tribune, 15 luglio 2003). Capisco che si sta parlando di grandi problemi, ma sono digiuno da ieri e vorrei andare a pranzo (interrompendo una conferenza stampa con Putin sulla guerra in Iraq, Agi, 29 luglio 2003). Ma come: io vado a Istanbul al matrimonio del figlio di Er-dogan, sono l'ospite d'onore, faccio un gesto gentile come un accenno a un baciamani che mette un po' in imbarazzo ri^rr-hfí ria Irtrn non SI 11C.il Pnf1 l'nct^itr» rl'r»nr\r^ ci ir\/~Kini rlo_ U presidente granturismo 329 vanti a chicchessia, e da noi anziché parlare del successo del nostro Paese e di come siamo considerati all'estero, montano su una polemica contro di me? Be', è incredibile. Le cose devono cambiare (Corriere della Sera, 18 agosto 2003). In realtà, l'imbarazzo che ha creato un mezzo incidente diplomatico-religioso dipende da ben altro: nelle nozze islamiche, nessun uomo può toccare la sposa. Figurarsi farle il baciamano, come l'ignaro Berlusconi ha fatto. Una giovane giornalista italiana in abito succinto si è seduta davanti a Putin protendendo il registratore e divaricando le gambe. Il panorama, dalla reazione di Berlusconi, non potevano sognarselo neanche gli agenti dell'Fbi interrogando Sharon Stone in «Basic Instinct». Il premier ha chiuso gli occhi, ha teso le braccia verso la giornalista e, a gesti, ha descritto la visione che gli si era parata davanti agli occhi. Vi assicuro, erano gesti espressivi, da artista... (cronaca del giornale russo Kommersant, ripresa da la Repubblica, 2 settembre 2003). Prima di noi l'Italia era conosciuta solo per lo sceneggiato «La Piovra». Ora è un Paese col quale bisognerà fare i conti in politica estera (5 novembre 2003). Chiedo scusa a Putin, ma adesso intervengo io come suo avvocato difensore non richiesto, e per questo gli invierò una parcella di un euro. La verità è che ci sono delle realtà che anche in Italia

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come all'estero vengono spesso distorte dalla stampa. E anche per quanto riguarda la Cecenia. Lo so per certo perché mi sono informato con fonti italiane che conoscono bene la realtà in Russia: in Cecenia c'è un'attività terroristica con molti attentati anche contro cittadini russi senza che ci sia una risposta corrispondente da parte della Federazione russa, che ha invece organizzato un referendum democratico. Non diffondiamo quindi leggende, ma guardiamo ai fatti (durante la conferenza stampa al termine della visita di Vladimir Putin a Roma, a proposito della domanda di un giornalista di le Monde sulle violazioni dei diritti J ..„ J_11_ T> 330 Le mille balle blu 2003). Proteste di governi europei e organizzazioni umanitarie, che denunciano le stragi e le feroci repressioni dell'esercito russo in Cecenia, con 200 mila persone eliminate su un milione di abitanti e la capitale Grozny rasa al suolo. L'intervento di Berlusconi verrà poi sbugiardato da una «deplorazione» votata dalla stragrande maggioranza dell'Europarlamento, la prima nella storia contro un presidente Uè in carica: «Si deplorano le dichiarazioni fatte dal presidente in carica dell'Unione Europea, quando ha espresso il suo appoggio alla posizione del governo russo sui diritti umani in Cecenia» (Ansa, 20 novembre 2003). Silvio Berlusconi si guarda intorno e propone: «Ragazzi, parliamo di donne». Racconta la barzelletta dell'elicottero che cade, ma il primo ministro polacco è ancora in sedia a rotelle per un incidente aereo. Il silenzio si diffonde nella stanza. Il problema europeo era difficile da risolvere, ma Berlusconi ha contribuito molto al fallimento (cronaca di George Parker sul vertice Uè a Bruxelles, Financial Times, 15 dicembre 2003). Il mio governo ha stretti rapporti con i protagonisti della scena internazionale. Questo dispiace alla sinistra (27 marzo 2004). Il premier italiano era particolarmente attivo ed era chiaro che aveva un obiettivo: era evidente che non sarebbe stato contento se non fosse riuscito ad avvicinarsi a un gruppo di operaie. Poi, rivolto a Putin: «Voglio baciare la lavoratrice più brava e più bella». Aveva già individuato la sua vittima. Si è avvicinato a una donna grande come la Sardegna e con tutto il corpo ha fatto il gesto tipico dei teppisti negli androni bui dei cortili, quando importunano una ragazza che rincasa. Lei s'è scansata, ma il signor Berlusconi in passato deve aver fatto esperienza con donne anche più rapide di questa: con due salti ha raggiunto la ragazza e ha iniziato spudoratamente a baciarla in faccia. E ha scosso l'operaia ridendo, quasi volesse buttarla a terra. L'unica cosa che la Il presidente granturismo 331 Putin assisteva alla scena immobile, gelido. Pare che non sopporti più i continui scherzi e giochetti pesanti dell'amico Silvio (cronaca del giornale russo Kommersant sulla visita di Berlusconi e Putin allo stabilimento Merloni di Lipetsk, 400 chilometri a sud di Mosca, ripresa da la Repubblica, 23 aprile 2004). I give you the salutation of my president of the Republic (tentando di parlare inglese al vertice dei ministri delle Finanze di Bruxelles, il Messaggero, 6 luglio 2004). Vorrei qui ricordare l'attacco del comunismo alle Due Torri... (serata di gala con Bush a Washington, 21 maggio 2004). I presenti, convinti che l'attentato fosse opera di Al Qaeda, lo guardano esterrefatti. L'Unità, consultando il sito del Federal Register degli Stati Uniti, ha scoperto che gli omaggi di Palazzo Chigi a Bush e agli altri uomini dell'amministrazione, fra orologi, porcellane e merci varie, hanno toccato un valore di 27.813 dollari nel 2001; nel 2002 il totale è salito a 76.664 dollari, per assestarsi a 42.185 nel 2003. Nello stesso triennio, solo l'Arabia Saudita degli sceicchi ha stanziato più denaro pubblico per gli americani (cronaca de L'espresso, 2 settembre 2004). Washington. Incontro Bush-Berlusconi, conferenza stampa. Un giornalista italiano pone una domanda sulla questione degli elicotteri: Berlusconi si è inserito immediatamente tessendo le lodi della Lockheed che utilizza elementi progettati dall'Agusta Westland, controllata anglo-italiana

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della Fin-meccanica SpA, industria italiana del settore difesa: «L'unica cosa che posso dire è che volo su questi elicotteri da trent'anni, e sono ancora qui» ha detto Berlusconi a proposito degli elicotteri AgustaWestland. «E non ti sei mai sfracellato - ha detto Bush - è un buon punto di partenza...» (cronaca del Washington Post, 5 gennaio 2005). Ricordo un funzionario che mi dice: perché non vieni in Ci- 332 Le mille balle blu gli rispondo io, che sottolineo però come in un solo anno siano stati giustiziate 3700 persone. E che questo stato di cose non può continuare. E lui mi risponde: hai ragione, ma ti assicuro che almeno la metà di loro era colpevole... (al convegno dell'Ice sul Made in Italy, Ansa, 26 febbraio 2005). Io per George, Tony e Vladimir sono un tycoon che ha fatto tante cose, come Murdoch. Mi dicono: «Quando non avremo più incarichi, ci assumi tu?». Io li assumerei tutti e tre (la Repubblica, 27 marzo 2005). In politica estera siamo diventati dei protagonisti. E questo grazie al rapporto personale che ho instaurato con tutti i grandi. C'è stato fin dall'inizio. Mi ricordo quando al vertice del G8 a Napoli nel 1994 ci raggiunse la notizia della morte del dittatore coreano Kim II Sung. Ero con Clinton e Mitterrand e questi era particolarmente addolorato. Gli chiedemmo perché e ci rispose che Kim II Sung lo riforniva di un particolare gin-seng che lo aiutava sul piano sessuale (La Stampa, 11 gennaio 2006). 5. La Volpe del Deserto Sono sempre stato decisamente vicino alle posizioni degli Stati Uniti. Mi chiamavano amerikano, con la kappa, anche quando era difficile e non di moda stare dalla parte degli Stati Uniti (Ansa, 2 giugno 1994). Io sono sempre dalla parte degli Stati Uniti, prima ancora di sapere come la pensano (il Messaggero, 26 settembre 2002). Ho avuto personalmente dal presidente Bush la garanzia che, prima di qualsiasi decisione sull'Iraq, ci incontreremo e lui ne discuterà insieme con me (Ansa, 23 agosto 2002). La nostra amicizia e la nostra riconoscenza nei confronti degli Stati Uniti non ci può che vedere accanto agli Stati Uniti, U presidente granturismo 333 lutamente fondate. Tutti diciamo no alla guerra, siamo tutti per la pace nella giustizia, ma certe volte per mantenere la pace occorre un'azione armata (Ansa, 9 settembre 2002). O le cose cambiano, oppure sarà necessario agire concretamente con tutti i mezzi diplomatici o politici possibili e senza escludere l'opzione militare. Si può essere incauti per troppa fretta, ma anche se si passa all'azione troppo tardi (a II Foglio, 10 settembre 2002). Se Saddam Hussein non cede, l'attacco sarà a gennaio e sarebbe inutile una seconda risoluzione Onu come chiede la Francia, sarebbe un nonsenso (alla Camera, 14 settembre 2002). Siamo per una risoluzione dell'Onu che dia termini precisi a Saddam e stabilisca l'intervento militare se Saddam non dovesse accettare la risoluzione (25 settembre 2002). Con realismo bisogna dire che non c'è alternativa alle due risoluzioni dell'Onu (16 ottobre 2002). Sull'Iraq l'Italia, come l'America, si muoverà solo in àmbito Onu (30 dicembre 2002). ELLEKAPPA IN QU£<5fA STORIA BUGIARDA, ILLEGALE: AVU-TO PIÙ' DI QUEL CMC <5\ CRE.DE 334 Le mille balle blu

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La nostra missione in Iraq è autorizzata dagli Stati Uniti... cioè... volevo dire... dalle Nazioni Unite (serata di gala con Bush a Washington, 21 maggio 2004). In realtà né l'attacco Usa in Iraq né la missione italiana a Nassirya sono stati autorizzati preventivamente dall'Onu. Abbiamo avuto molti dubbi sulla necessità di questa guerra, e abbiamo cercato di evitarla. Ma quando abbiamo visto che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, nostri tradizionali alleati, avevano deciso di farla, noi siamo stati solidali con loro... Sono abituato a mettermi nei panni degli altri e ho pensato che se fossi stato in Saddam mi sarei detto: «Faremo sparire tutte le armi di distruzione perché così bloccheremo la risoluzione dell'Onu e non ci sarà un attacco dall'America». Così Saddam ha eliminato le armi di distruzione di massa perché qualcuno, qualcuno molto importante, gli ha riferito che non ci sarebbe stato un attacco senza una risoluzione dell'Onu. Dunque credo che le abbia distrutte o mandate all'estero... Nel Medio Oriente non c'è democrazia e giudico questo intervento in Iraq positivo perché ha messo fine a una dittatura e può essere paradigmático per l'intera regione. Capisco la difficoltà di insegnare la democrazia a gente che ha conosciuto solo la dittatura (a The Spectator, 4 settembre 2003). È necessaria e indispensabile una risposta per salvaguardare la comunità internazionale dal pericolo costituito da un accumulo di armi di sterminio di massa da parte dell'Iraq (al-l'Onu, 13 settembre 2002). Ci sarebbero prove fotografiche che l'Iraq sta tentando di costruire missili di lunga gittata (al vertice europeo di Copenhagen, Ansa, 23 settembre 2002). Credo che in Iraq non ci siano ormai più armi di distruzione di massa, perché c'è stato il tempo per la loro eliminazione o riallocazione. È un mio parere personale. Penso quindi che ci siano buone possibilità che ci siano ispezioni approfondite, senza condizionamenti, e che i risultati possano essere positivi per tutti (conferenza stampa al termine di un ¡n/~r>ntrn al ("rpmlinri rr\n P U presidente granturismo 335 ore 16.21). Imbarazzo della Casa Bianca, che sostiene esattamente il contrario. Berlusconi tenta di scaricare quello che fino a un istante prima era «un mio parere personale» su Vladimir Putin: Questa è la posizione russa, l'ipotesi che ha avanzato Putin... Putin ha cambiato la sua posizione (Ansa, 16 ottobre 2002, ore 22.41). Ma nemmeno l'amico Putin ci sta a prendersi le colpe della gaffe del premier italiano. Che l'indomani è costretto a cambiare ancora versione: Anche Putin è convinto che Saddam Hussein stia operando per occultarle [le armi di distruzione di massa, nda], per non farsi trovare con le mani nel sacco (Ansa, 17 ottobre 2002, ore 13.38). Poi, meno di un mese dopo, torna alla posizione originaria, come se non l'avesse mai rettificata: Sono stato l'unico fra i premier ad avere espresso il convincimento che Saddam Hussein avrebbe accettato la risoluzione dell'Onu (Agi, 13 novembre 2002). Sulla possibilità di evitare la guerra, noi siamo sempre ottimisti. Tuttavia io credo che ci saranno delle prove inoppugnabili [sulle armi di distruzione di massa, nda] e che quindi tutto avverrà attraverso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (29 gennaio 2003). La crisi irachena si risolverà, in un senso o nell'altro, al massimo entro tre, quattro settimane. Anche perché, se malauguratamente si decidesse per un'azione militare, occorrerà tener conto delle situazioni climatiche. Per cui la temperatura sarebbe troppo alta per consentire ai militari di indossare le tute speciali contro gli attacchi chimici (Adnkro-nos, 4 febbraio 2003). Due settimane dopo gli angloamericani attaccano l'Iraq iniziando un'occupazione militare che — mentre scriviamo — non s'è ancora conclusa a tre anni di distanza. Ma Berlusconi, così addentro ai segreti di Bush, aveva fatto tutt'altre previsioni. «La crisi irachena avrà sicuramente uno sbocco pacifico»: per Silvio Berlusconi, non solo si allontana lo spettro di una guerra in Iraq, ma si fa sempre più concreta l'ipotesi J' ^^ «~l,,™;rt«^ t-,^1 c,arrnr\ Aa]\s* ^^^^ "È1 ,,^ ^^«-.o^rr' A' 336 Le mille balle blu

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più, un convincimento che il premier ha consolidato nei due giorni del vertice Nato di Praga, nel corso del quale ha avuto occasione di approfondire proprio il caso Iraq con gli altri membri dell'Alleanza atlantica. E ha ripetuto questa sua previsione ottimistica più volte nel corso della giornata, ogni qualvolta ha affrontato con i giornalisti l'argomento. Tra l'altro - è stato il suo ragionamento - è nello stesso interesse del rais di Baghdad adottare comportamenti consoni, anche perché Saddam Hussein sa che per lui non ci saranno «scappatoie ulteriori». Dovrà dunque rispettare il dettato della risoluzione Onu e annientare l'arsenale di armi di distruzione di massa, cosa che, a giudizio di Berlusconi, Saddam ha avuto «tutto il tempo di fare». Al di là delle previsioni improntate alla fiducia del presidente del Consiglio, resta sul tappeto dell'Alleanza atlantica il dilemma guerra sì-guerra no, in attesa dei prossimi sviluppi e del verdetto degli ispettori dell'Onu. Ma dal premier italiano è giunto un secondo messaggio rassicurante, rivolto direttamente al nostro Paese: nella nota lettera riservata inviata da Bush agli alleati per sondarne la disponibilità e il possibile contributo in vista di un eventuale intervento militare, per quanto riguarda l'Italia non vi è alcuna richiesta di uomini da impiegare in azioni di guerra. «Voglio tranquillizzare tutti», nella lettera «non c'era la richiesta di uomini per un'azione armata...», sono state le parole rassicuranti del presidente del Consiglio... (cronaca dell'Ansa, 22 novembre 2002). Nel 2004, dopo la cattura di Saddam Hussein e senza alcun mandato dell'Onu, l'Italia invierà 3 mila militari a sostegno delle forze di occupazione, con la responsabilità (sotto comando britannico) sulla regione di Nassiriya e sotto le mentite spoglie di «missione di pace». I no alla guerra «senza se e senza ma» non bastano a costruire la pace, perché c'è già il pericolo, quando si gioca con la preoccupazione della gente di fronte al rischio militare, di rendere più difficile la realizzazione di un obiettivo sacrosanto come disarmare l'Iraq (al Senato, 19 febbraio 17 presidente granturismo 337 «Si vis pacem, para bellum», se vuoi la pace prepara la guerra, ed è quanto ha detto Bush, e quanto abbiamo detto oggi Blair e io, e lo stesso Consiglio europeo (Ansa, 21 febbraio 2003). L'azione militare di un Paese al di fuori delle Nazioni Unite sarebbe un fatto talmente nefasto che non credo che qualcuno vorrà caricarsi di una responsabilità così grave (28 febbraio 2003). Bush è il primo a non volere la guerra (13 marzo 2003). Sette giorni dopo, il 20 marzo, gli angloamericani attaccano l'Iraq contro il parere delle Nazioni Unite. L'unica Guerra che ci piace è la qui presente Alessandra (cioè la candidata della Cdl alle regionali del Friuli, Ansa, 10 marzo 2003). In caso di guerra all'Iraq, l'Italia parteciperà (20 novembre 2002). Naturalmente non è vero. Non siamo una nazione belligerante: l'Italia non parteciperà direttamente a operazioni militari in Iraq, non invierà né uomini, né mezzi, come ho detto fin dall'inizio agli amici americani (alla vigilia dell'attacco Usa, Ansa, 19 marzo 2003). L'Italia con Berlusconi si proclama «non belligerante» ma «vicina» a Usa e Gran Bretagna. Alla cui aviazione impresta le basi militari per far decollare e rifornire gli aerei per i bombardamenti. Cedendo le nostre basi credo che davvero abbiamo fatto un capolavoro diplomatico e politico (20 marzo 2003). Caro Romano, è vero: forse la guerra si poteva evitare. Forse aveva senso continuare a insistere sul disarmo. Ma ormai è fatta e come facciamo a tirarci indietro? (a Prodi, 29 marzo 2003). ;1;,>.-,; A\ inn Quelle bandiere [presenti alla grande manifestazione contro la guerra, nda] sono rosse perché macchiate del sangue o/~/-r>ctarf> ae» 338 Le mille balle blu diere della pace sia veramente bestemmiare la pace (Corriere della Sera, 30 marzo 2003). La sinistra ha dimostrato ancora una volta Pinsopprimibile attrazione che ha verso i dittatori e le dittature. Quello di Saddam era un regime dispotico e feroce che andava avanti da ventitré anni.

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Abbiamo visto quanta sofferenza comporta una guerra. Ma a volte per arrivare all'ordine, c'è bisogno del disordine. Non c'è pace senza libertà. Contiamo in una conclusione rapida della guerra (Ansa, 8 aprile 2003). Due giorni dopo, con l'entrata delle truppe alleate in Baghdad e la fuga di Saddam e dei suoi gerarchi, Berlusconi si convince che ormai la guerra è finita. E canta vittoria, puntando il dito contro la sinistra che aveva previsto una guerra lunga: Si dovrebbero mettere in fila tutte le frasi pronunciate da troppe persone che sono andate in giro in televisione a fare gargarismi di antimilitarismo (10 aprile 2003). Mi rallegro che la guerra è finita e che sia stata rapida e che abbiamo prodotto meno vittime di quanto si poteva temere... Quegli uomini della sinistra i quali speravano che le forze alleate sarebbero rimaste impantanate come in Vietnam non hanno capito lo spirito con cui Stati Uniti e Gran Bretagna hanno affrontato questo conflitto, cioè di realizzare un sistema democratico indispensabile per garantire la libertà che è un bene che si diffonde positivamente su tutti. La posizione filoamericana assunta dal governo italiano fin dall'inizio è stata vincente (Ansa, 10 aprile 2003). Naturalmente la guerra non è affatto finita: durerà altri tre anni con circa 3 mila morti americani e 100 mila morti iracheni. Sono stato al telefono con il presidente Bush che mi ha riferito dei colloqui in Medio Oriente e abbiamo concordato la linea da tenere nei prossimi giorni (Ansa, 6 giugno 2003). Si è visto quale tirannia fosse quella di Saddam. Certo si può discutere se fosse giusto scegliere quel Paese come primo obiettivo. Ha dimostrato di essere debole, con un esercito scarso. Le armi di distruzione di massa non si troveranno, le 1 *—t—;»„ ^ll'oc-to^^ C,,11'.,..* :~. »—J: c_JJ__ // presidente granturismo 339 che ha determinato la guerra, ha inciso la speranza suscitata in lui dai francesi, da Chirac... Ma io ora vorrei che la comunità delle democrazie premesse sulla Corea del Nord, ponesse degli aut aut a Fidel Castro: i dittatori se ne devono andare. Altrimenti si può minacciare l'uso della forza... A Bush ho raccomandato la necessità di rafforzare la comunità delle democrazie, come base dell'Onu. Le democrazie hanno l'autorità per porre degli altóla a chi minaccia l'umanità e viola i diritti umani del proprio popolo... Ora io credo che, rimanendo pienamente Italia e pienamente Europa, non si possa essere timidi nell'appoggiare la guerra dell'America al terrorismo cui già partecipiamo. Non ci tireremo indietro... A Genova, l'ultima sera del G8... io posi una premessa: il bene più prezioso è la libertà. La libertà dell'individuo, come sorgente di democrazia, a sua volta basata sui diritti umani. Le democrazie non fanno guerre, di solito. Le democrazie si aprono ai commerci e danno prosperità. Bush fu molto colpito, accettò questo ragionamento. Dopo I'll settembre questo è stato il suo perno ideologico... Quando l'ho visto di recente, Bush mi ha abbracciato e mi ha detto di aver discusso con teologi protestanti della tesi che gli avevo esposto: ci sono fondamenti nella Bibbia (a Libero, 24 agosto 2003). Infatti, dopo I'll settembre, Bush ha fatto due guerre, all'Afghanistan e all'Iraq. In Iraq c'è l'assoluta volontà di continuare e c'è anche un certo ottimismo. Nel Paese molte cose vanno bene... Dobbiamo far sapere che le scuole funzionano, che gli ospedali funzionano, che c'è l'elettricità, che l'amministrazione comincia a svolgere il suo compito... Il Paese ricomincia a funzionare (Ansa, 29 ottobre 2003). La situazione in Iraq sta migliorando molto. Con Bush abbiamo avuto modo di soffermarci su questo aspetto. Si parla molto di attentati terroristici che prevalgono sulla immagine globale della situazione: attacchi assolutamente negativi, ma che non contraddicono i miglioramenti nella vita sociale. Ormai in Iraq funzionano quasi tutte le scuole e sono aperti tutti gli ospedali. Anche la polizia sta completando i suoi organi- 340 Le mille balle blu

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la situazione continui a migliorare e questo sta avvenendo (Cnn Italia, 1° novembre 2003). Dodici giorni dopo, 19 italiani muoiono uccisi in un terribile attentato a Nassiriya. «\ Quando penso ai 19 caduti di Nassiriya, mi dico: se invece di essere io al governo ci fosse stato, che so, D'Alema, non li avrebbe mandati in Iraq e sarebbero vivi. Mi sento responsabile. È stata una scelta grave (Libero, 27 dicembre 2003). Poi Berlusconi e i suoi attaccano chi, a sinistra, chiama resistenza irachena» quella che loro chiamano «terrorismo», i anche il premier parla di «resistenza». Si sono fatti molti passi avanti per la normalizzazione dell'Iraq. Certo, è evidente, c'è un'azione di resistenza, che però non deve nascondere ciò che di positivo si è fatto per la democratizzazione del Paese (Adnkronos, 5 novembre 2003). foi si smentisce. Il terrorismo in Iraq non è da intendersi assolutamente come una resistenza, perché la resistenza si ha quando si lotta per la libertà contro un regime e non quando si lotta per riportare un regime in Iraq (Ansa, 11 dicembre 2003). Sulle ali dell'entusiasmo il premier auspica il rovesciamento a cannonate di tutti i regimi non democratici e filo-occidentali del mondo. Perché non riformiamo l'Onu? Diciamo al signor X o Y, in questa o quella dittatura: tu devi riconoscere i diritti umani nel tuo Paese, e noi ti diamo sei o dodici mesi, altrimenti interveniamo. E possiamo farlo perché non c'è una forza contrastante. Dobbiamo dimostrare che non scherziamo (a The Spectator, 4 settembre 2003). Guardando al futuro dopo l'esempio iracheno, la comunità delle democrazie occidentali deve essere pronta, in certi casi, a intervenire come esportatrice di democrazia e libertà nel mondo intero... Un simile approccio potrebbe richiedere un cambiamento nel diritto internazionale che precedentemente prevedeva che la sovranità di uno Stato era inviolabile. Oggi l'Occidente è la sola potenza militare e all'interno dell'Occidente c'è l'incomparabile superpotenza militare de- rtli Ct-nti TTt-iiti T-i" rtoot r'\ *~nit*Aini-*-,^ c.^ ^^^ì* *^^^^;U;1~ ~,,,-.*. // presidente granturismo 341 dando al futuro, intervenire come esportatori di democrazia e libertà nel mondo (al New York Times, 5 dicembre 2003). Polemiche in Europa e in Italia. Segue smentita: Quella dell'esportazione della democrazia con la forza è l'interpretazione maliziosa di cose che io non ho mai detto, come al solito. La guerra non è uno strumento di esportazione della democrazia perché è il contrario della pace, che è il risultato che vogliamo. L'esportazione della democrazia non deve basarsi sulla forza, ma sull'informazione, sulla globalizzazione mediática, sulle televisioni diffuse nei vari Paesi, con l'economia che preveda aiuti ma anche sanzioni (6 dicembre 2003). Poi però torna a esaltare l'esportazione della democrazia con la guerra. L'Italia è un Paese non solo amico, ma anche leale e condivide in pieno gli sforzi americani per esportare la libertà e la democrazia nel mondo. L'Italia si è assunta la sua quota di responsabilità e la manterrà sia per la crisi irachena che per la lotta al terrorismo internazionale. L'Italia sarà vicina agli Stati Uniti in questa missione di libertà e democrazia senza esitazioni ritenendo che solo così si può combattere il terrorismo in tutto il mondo (Ansa, 26 gennaio 2004). Dopodiché torna a dire che la democrazia non si esporta con le armi. Io non sono mai stato convinto che la guerra fosse il sistema migliore per arrivare a rendere democratico un Paese e farlo uscire da una dittatura anche sanguinosa (La?, 29 ottobre 2005). Dick Cheney ha confermato lo stretto legame che esiste tra il presidente Bush e Berlusconi spiegando che il capo di Stato americano considera il presidente del Consiglio italiano «come non solo un amico, ma anche un saggio consigliere». Cheney si è quindi detto «lieto del fatto che Stati Uniti e Italia lavorano insieme, fianco a fianco, non solo in Iraq ma anche contro il terrorismo e insieme renderanno più sicuro questo mondo». Anche perché, ha aggiunto, ci sono ancora «molte sfide difficili da affrontare e gli Stati Uniti sono felici di poter contare sul sostegno dell'Italia» (cronaca dell'Ansa, 26 gennaio 2004). Poi naturalmente 'Bush fa il contrario di quanto gli

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342 Le mille balle blu Ho tentato a più riprese di convincere Bush a non fare la guerra, di trovare altre vie e altre soluzioni, anche attraverso un'attività congiunta con il leader libico Gheddafi. Non ci siamo riusciti e c'è stata l'operazione militare. Ma io ritenevo che si sarebbe dovuta evitare (La7,29 ottobre 2005). Chi non salta interista è! (in visita ai soldati italiani a Nassi-riya, 10 aprile 2004). C'è l'impegno delle forze occidentali a favorire il progresso democratico dell'Iraq in modo tale che le forze di occupazione possano lasciare al più presto il Paese. Oggi l'Iraq è una nazione che sta progredendo verso la democrazia, verso la normalità. È un Paese dove le scuole, gli ospedali, l'amministrazione pubblica e il governo provvisorio funzionano (Ansa, 4 marzo 2004). Intanto in Iraq proseguono il caos e le stragi. L'Italia resta con la sua missione militare in Iraq fino a quando non saranno sconfitti i banditi che hanno attaccato la sede dell'Onu e la democrazia non sarà portata nel Paese. L'Italia resta e resterà fedele alla sua alleanza con gli Stati Uniti, anche perché ritirarsi oggi sarebbe un oltraggio alla memoria dei caduti italiani. Resteremo fino in fondo in Iraq. La nostra politica estera è sempre stata guidata da princìpi fermi e non certo dall'opportunismo. Non ci sarà alcun ritiro alla spagnola. I terroristi sanno di avere i giorni contati. Sono incredulo per la richiesta di ritiro delle opposizioni (Ansa, 20 maggio 2004). Dall'Iraq non ci ritiriamo. I nostri soldati sono lì per dare quel minimo di ordine pubblico senza il quale non si può andare a elezioni regolari. Qualcuno da noi parla di un ovattato clima antiamericano, ma io non ci credo. Le elezioni regolari saranno la conseguenza di uno Stato ben funzionante. Ormai in Iraq c'è una vita regolare, ci sono le scuole eccetera. Poi, certo, ci sono le cose che non funzionano: ad esempio, i semafori a Baghdad non funzionano. Ogni tanto scende uno dalla macchina e si mette a dirigere il traffico (30 settembre 2004). Dopo le elezioni in Iraq del 30 gennaio si può iniziare a studiare il ritiro delle truppe. Ne ho già parlato con Blair e U presidente granturismo 343 Già da settembre cominceremo una progressiva riduzione del numero dei nostri soldati in Iraq. Ne ho parlato con Tony Blair (a «Porta a Porta», 15 marzo 2005). Per quanto riguarda il ritiro delle truppe dall'Iraq, la situazione non è cambiata. Noi cominceremo, come ho già avuto modo di annunciare, il parziale rientro con circa 300 unità dalla metà di settembre. Ne abbiamo già parlato con gli alleati e con il governo iracheno. Con Bush e Blair ho più volte parlato di una operazione di progressivo ritiro delle nostre truppe (dal vertice del G8 a Gleneagles, in Scozia, 8 luglio 2005). È un nostro dovere essere in Iraq: perché dovremmo ritirare le truppe da quel Paese e non dalla Bosnia o dal Ko-sovo? La nostra missione in Iraq è una missione di successo. Dove operano i nostri militari c'è la pace, gli ospedali funzionano, le scuole funzionano e la gente ci vuole bene. I nostri soldati in Iraq sono contenti di essere lì. Sono militari che hanno la consapevolezza della scelta fatta: la scelta di fare i militari in una democrazia, e di partecipare a delle missioni che sicuramente hanno delle componenti di rischio in più (Ansa, 28 luglio 2005). Se ci ritirassimo dall'Iraq ritorneremmo l'Italietta inaffidabile d'un tempo, e non una nazione coerente con le proprie idee. I nostri militari non amano stare a casa a ninnare i bambini, ma sono professionisti che hanno una componente di amore per l'avventura (Bari, Fiera del Levante, 10 settembre 2005). Prevediamo di far rientrare i nostri soldati dall'Iraq a gruppi di 300, tranne gli ultimi 1000, che torneranno tutti insieme. Si sta lavorando a un programma di ritiro che abbiamo chiamato success strategy, strategia del successo nel cammino verso la democrazia (a Bruno Vespa per il suo nuovo libro, 27 ottobre 2005). Insamma, una fuga a rate. 6. Non si tratta, anzi sì Nessuna trattativa. Certamente il negoziato con la guerriglia e i terroristi è contrario alla logica che sia l'Italia sia gli altri

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T> : . i . . J _ /T7, T7 ,t- • • • , 1 1- 344 Le mille balle blu Esteri, dopo il rapimento dei «bodyguard» Quattrocchi, Stefio, Agliana e Cupertino in Iraq, 13 aprile 2004). Non cederemo al ricatto. Quello che il governo non farà mai è farsi dettare la politica estera dai rapitori degli ostaggi (Antonio Martino, ministro della Difesa, 13 aprile 2004). Non vi può essere alcuna trattativa con i terroristi (dichiarazione ufficiale di An, 14 aprile 2004). C'è stato un rallentamento nella trattativa, ma non un intoppo. Restiamo fiduciosi. Ci siamo mossi in tutte le direzioni possibili e credo che tutti abbiano dato una mano (Silvio Berlusconi, 21 aprile 2004). Mai pagato alcun riscatto (Silvio Berlusconi dopo l'uccisione di Fabrizio Quattrocchi, 21 aprile 2004). Ma subito arrivano due autorevoli smentite. Sono sempre stata fiduciosa sulla liberazione degli ostaggi... perché ho visto tantissimi riscatti pagati da luglio scorso fi- ELLEKAPPA e,i IL GAPPOfirlO DI DA A SUBAPPALTO U presidente granturismo 345 no a poco tempo fa. Se anche in questo caso potrebbero essere stati pagati dei soldi? Sì, certo (Barbara Contini, governatore della provincia di Nassiriya, parla della liberazione dei «bodyguard» Stefio, Agliana e Cupertino, intervistata da Maurizio Belpietro, il Giornale, 23 aprile 2004). Pagare dei riscatti significa aiutare il terrorismo che con le ingenti somme ricavate è in grado di comprare armi ed esplosivi, è tempo di mettere un punto fermo. D'ora in poi ai seque-stratori non dovrà essere dato un centesimo. In futuro in caso di nuovi sequestri di ostaggi italiani il governo dovrà adottare la linea della fermezza contro i terroristi. Se non si agirà in questo modo si potrà rischiare il rapimento di altri connazionali. Bisogna comportarsi come gli americani: o si fanno dei blitz in stretta collaborazione con loro e gli alleti, altrimenti dobbiamo scontare che gli americani ci guardino con qualche sospetto, con le inevitabili conseguenze politiche (Gustavo Selva, An, presidente della Commissione Esteri del Senato, dopo la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena e l'uccisione dell'agente del Sisde Nicola Calipari a un posto di blocco americano, Radio 24, 9 marzo 2005). Dunque se «d'ora in poi» non si paga più, significa che finora si è pagato. Una commissione d'inchiesta della forza multinazionale in Iraq, che comprenderà anche rappresentanti italiani, cercherà di fare piena luce sulla tragica scomparsa di Nicola Calipari in tempi «strettissimi», tre o quattro settimane al massimo. È il segnale che il governo italiano e il premier Silvio Berlusconi attendevano dopo i continui contatti tra le due sponde dell'Atlantico... Il presidente del Consiglio, che ha chiesto sin dal principio agli alleati americani di fare «chiarezza» e di accertare le «responsabilità» sull'accaduto, non ha mai tagliato il filo dei contatti con Washington nella convinzione che l'obiettivo comunque sia proprio quello di appurare come siano andate effettivamente le cose. Una convinzione espressa immediatamente dal premier sia al presidente degli Stati Uniti George Bush, nel corso della telefonata di venerdì notte, che all'ambasciatore Usa a Roma, Mf>1 ÇpmKW (rrnnaca dell'Ansa. 8 marzo 2005). Poi si sco- 346 Le mille balle blu prirà che la commissione mista non è affatto paritaria, in quanto i membri italiani hanno il ruolo di semplici «osservatori». Ma tutto questo il governo italiano non lo dice.

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L'atteggiamento di fermezza era l'unico che il governo potesse assumere e proprio perché la nostra amicizia con il governo e il popolo americani è forte e leale, abbiamo il dovere di esigere da loro la massima collaborazione per raggiungere la verità dei fatti e individuare le responsabilità. Alla commissione di inchiesta parteciperanno anche un alto ufficiale e un diplomatico italiani, perché la realtà dei fatti non può non essere condivisa con gli amici americani. Solo il reciproco riconoscimento delle eventuali responsabilità rappresenta la condizione per chiudere un incidente che ha procurato tanta sofferenza. La commissione mista è un'iniziativa senza precedenti: è la testimonianza della nostra fermezza, ma è anche la dimostrazione della grande considerazione che gli alleati americani, con il presidente George Bush in testa, hanno dell'Italia. Un'iniziativa indispensabile per fare piena luce su una vicenda che ha portato alla morte di una persona a causa del fuoco amico: un fatto molto doloroso che ha il sapore di una ingiustizia che valica ogni sentimento (Silvio Berlusconi, riferendo al Senato sul caso Calipari, Ansa, 9 marzo 2005). Su un punto non si discute: si devono rintracciare i responsabili della morte di Nicola Calipari. Sono convinto che Bush farà di tutto per fare piena luce sull'accaduto. Il presidente degli Usa non può deludere un alleato leale ( 15 marzo 2005). Entro un mese sapremo di chi è la responsabilità dell'uccisione del dottor Calipari (Libero, 16 marzo 2005). Alla fine la commissione assolverà gli americani da ogni responsabilità e le autorità Usa ostacoleranno le inchieste della Procura di Roma sull'uccisione di Calipari nel silenzio di Silvio Berlusconi. Mi dispiace per Nicola Calipari (Bush a Berlusconi durante la cena a Villa Madama alla vigilia dei funerali del Papa, 7 VIL II presidente economista Sai cosa mi sembra l'Italia? Un tugurio i cui proprietari sono riusciti a comprarsi la televisione (Pier Paolo Pasolini ad Alberto Arbasino, 1963). Silvio, ancora con quei disegnini? Metti via quei foglietti, gli italiani non sono mica stupidi... (Diego Della Valle, 19 dicembre 2005). 1. Il Milione, di Silvio Polo Io sono sempre stato dalla parte della verità. Sono nato così (20 gennaio 2006). Non ho mai parlato a vuoto in vita mia. La mia vita lo dimostra (7 aprile 1994). Berlusconi si arrabbia perché D'Alema promette un milione di posti di lavoro? Si vede che il brevetto delle balle pensava di averlo lui (Umberto Bossi, Corriere della Sera, 30 agosto 1999). Creeremo un milione di nuovi posti di lavoro in due anni (29 febbraio 1994). In campagna elettorale ho detto un milione di posti di lavoro perché sono certissimo che saranno molti di più (a La Stampa, 31 marzo 1994). I nuovi posti di lavoro saranno 100 mila per il primo anno (9 aprile 1994). Potremo arrivare a un milione e 800 mila posti in meno di quattro anni (17 aprile 1994). All'Italia prometto un milione di nuovi posti di lavoro in 348 Le mille balle blu Vi do una buona notizia. Mi informano proprio ora che, secondo i dati Istat, negli ultimi mesi sono stati creati dal nulla 100 mila nuovi posti di lavoro (7 luglio 1994). Ma si scopre subito che i posti sono 92 mila, si accompagnano a 87 mila disoccupati in più e si riferiscono al primo trimestre del '94, quando ancora governava Ciampi. Il nuovo disegno di legge sul mercato del lavoro rappresenta un passo avanti da cui potersi attendere 200 mila nuovi posti di lavoro (21 luglio 1994). Negli anni passati si erano persi 800 mila posti di lavoro, ora si è fermata l'emorragia: anzi, se ne sono recuperati qualche centinaio di migliaia (25 novembre 1994). Un mese dopo, l'istat informa

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che nel '94 si sono perduti 421 mila posti di lavoro. Secondo il Cipe, l'occupazione è calata dello 0,8%. Spiegheremo chiaramente anche in questa campagna elettorale che il milione di posti di lavoro era un obiettivo realizzabile, e che lo è ancora, a patto che si lavori per più di sei mesi e che ci sia un governo che possa operare per almeno due anni e mezzo (15 febbraio 1996). ELLEKAPPA BlSOû Ni A CAPI-TARE AL GOVÈRNO ¿ ç<A<0 SFORMATO ^1°^ U presidente economista 349 Creeremo un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro in cinque anni (al «Maurizio Costanze Show», 1° marzo 2000). La mia ricetta per lo sviluppo del Paese garantirà 400 mila nuovi posti di lavoro all'anno (Ansa, 14 settembre 2000). I 1800 operai Fiat di Termini Imerese che rischiano il posto? Mi viene in mente una cosa semplicissima: per esempio, trasformarli in infermieri. Ora non dico tutti e 1800, ma vuoi che non ce ne siano 10 o anche 40 che hanno fatto un corso di pronto soccorso, o che all'oratorio avevano la responsabilità dell'armadietto delle medicine? Si prendono e si formano per sei mesi, anche un anno, dopodiché si reimmettono nel mercato del lavoro. In un Paese come il nostro, non saranno mica 1800 persone senza lavoro il problema... (la Repubblica, 4 dicembre 2002). Un buon lavoro anche per te... 1.353.000 nuovi posti di lavoro... (dall'opuscolo recapitato da Silvio Berlusconi a 15 milioni di italiani per le elezioni europee 2004). Da quando siamo al governo, ci sono 1 milione e 526 mila posti di lavoro in più (26 novembre 2005). Anche qui - come vedremo meglio a pag. 398 - si gioca con le cifre, ma anche con le promesse, che nel «Contratto con gli italiani» erano ben più ambiziose: «Dimezzamento dell'attuale tasso di disoccupazione con la creazione di almeno un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro». Obiettivo praticamente irraggiungibile: infatti, per arrivare al milione, Berlusconi calcola anche gli extraco-munitari clandestini regolarizzati con la grande sanatoria della Eossi-Fini (635 mila): ma esistevano anche prima, dunque non sono nuovi, sono solo emersi dal sommerso. 2. Eurovisioni La Guardia di Finanza dovrà attuare un efficace programma di controllo che contribuisca a combattere i fenomeni legati al carovita impiegando non meno di 350 mila ore persona ir;;,,1m Tramonti Corriere della Sera. 16 febbraio 2004). 350 Le mille balle blu Le affermazioni di Tremonti sul controllo dei prezzi sono state travisate: non parte nessuna caccia ai commercianti. Non ci sono intenti punitivi nei confronti dei commercianti, ma solo una serie di controlli da parte della Guardia di Finanza, che verranno incrociati con altri controlli, per verificare che gli esercizi che hanno aumentato i prezzi abbiano anche aumentato le dichiarazioni dei loro profitti. E in ogni caso non è possibile introdurre da parte del governo un controllo dei prezzi perché in un libero mercato il prezzo è determinato dall'incontro della domanda con l'offerta. Non ci saranno nuovi aumenti dei prezzi. Addirittura abbiamo segnali di un ritorno ai prezzi precedenti perché molti commercianti, usando la calcolatrice per il cambio euro-lira, stanno tornando ai vecchi prezzi (Silvio Berlusconi, Confcommercio on line, 20 febbraio 2004). Il governo non può controllare i prezzi. In un regime di libero mercato nessuno può controllare i prezzi (Silvio Berlusconi, Ansa, 7 maggio 2005).

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L'euro di Prodi ci ha fregati tutti (Ansa, 28 luglio 2005). L'euro è stato assolutamente positivo e riconosco il merito a Prodi (Ansa, 4 settembre 2005). Prodi ha svenduto la lira all'euro con un cambio sfavorevole (24 gennaio 2006). In realtà la trattativa sul cambio lira-euro la condusse l'allora ministro delle Finanze Ciampi, da tutti elogiato per l'ottimo successo strappato in Europa. Il raddoppio di certi prezzi dal 2002 non dipese, come sostiene Tremonti, dalla mancanza della moneta cartacea da 1 euro, ma iniziò da un suo decreto del I ° gennaio 2002 che raddoppiava la puntata minima al lotto da 1000 lire a 1 euro (1936,27 lire) stabilendone ufficialmente l'equivalenza, nel silenzio della task force del governo contro gli aumenti dei prezzi presieduta dal sottosegretario Paolo Bonaiuti. 3. II ricco e i poveri I poveri sono persone diseducate al benessere (12 settembre 1QQ4Ï 17 presidente economista 351 Con il governo Prodi, per la prima volta i poveri che vivono al di sotto del minimo vitale sono aumentati: dal 6,3 % al 7,5% (Ansa, 11 giugno 1998). Meno tasse per le famiglie e il lavoro, più flessibilità, meno sprechi, più investimenti. Questo ci consentirà di far diminuire anche quei 7 milioni di italiani che costituiscono un'Albania in Italia (Ansa, 26 febbraio 2000). Nel nostro programma al primo punto c'è la lotta alla povertà (Ansa, 14 settembre 2000). Il problema dei 7 milioni e mezzo di italiani da togliere dalla povertà per farli entrare nella fascia del benessere è per noi un dovere morale. Presenteremo presto la nostra ricetta al riguardo (23 settembre 2000). In cinque anni di governo della sinistra il numero dei poveri è aumentato notevolmente, dai 6 milioni e mezzo del '96 ai 7 milioni e mezzo del '99 (Ansa, 26 ottobre 2000). Al primo punto del nostro programma c'è l'Italia dei poveri, quei 7 milioni e mezzo di cittadini che vogliamo far uscire dall'attuale condizione (intervista-manifesto a IdeaAzio-ne, novembre 2000). Diciamo che posso destinare 50 mila copie del mio libro «L'Italia che ho in mente», senza spesa alcuna per chi volesse scrivermi ad Arcore (12 febbraio 2001). La gente sa che non potrò essere comprato e non penserò a garantirmi proprio perché sono già abbastanza ricco (20 febbraio 2001). I soldi, se non arrivano dal governo, li mando direttamente da Arcore (8 luglio 2001). Italiani, state sereni, tanto i vostri stipendi non diminuisco- n^-> Al maccirnn rmorlflanate rnmp I'imnr> «rnrso f~!r>nriniiatp 352 Le mille balle blu a spendere e non risparmiate... Tutte queste voci sull'economia che va male, quanti mal di stomaco inutili provochiamo. Non leggete tutte queste storie. Lasciate che siano gli esperti del settore a strapparsi i capelli. Il presidente del Consiglio di capelli ne ha pochi, ma non se ne strappa nemmeno uno (22 settembre 2002). Ho eliminato la povertà di 2 milioni di persone aumentando loro la pensione (al New Yorker, 2 novembre 2003). C'è stato un arricchimento generale del Paese, nonostante le menzogne infinite dell'Eurispes. Il ceto medio consuma più di prima ed è più ricco di prima: 800 mila italiani sono usciti dalla soglia di povertà anche se molti si percepiscono più poveri a causa della disinformazione delle sinistre (a «Porta a Porta», 11 febbraio 2004). I soloni che parlano di impoverimento e gli istituti come l'Eurispes sono vicini all'opposizione e perciò diffondono una serie di menzogne infinite. L'Italia è in salute, con 800 mila poveri in meno e 842 mila occupati in più, di cui 284 mila nel Mezzogiorno. Stipendi e consumi aumentano più dell'inflazione (La Stampa, 12 febbraio 2004).

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La ricchezza cresce e i poveri diminuiscono, chi dice il contrario racconta menzogne (Corriere della Sera, 13 febbraio 2004). Con noi al governo un milione di persone sono uscite dalla povertà (al consiglio nazionale di Forza Italia, Ansa, 3 febbraio 2005). Ho sentito parlare di una chiusura del contratto del pubblico impiego a 100 euro, ma non credo che ciò sia possibile: il governo intende portare l'aumento a 95 euro. Non credo che sia possibile reperire ulteriori risorse (la Repubblica, 30 marzo 2005). Infatti poi il governo concede 100 euro. ha \-,f ,-l'T7in-/~»-.o T L'Italia non solo è bella per i suoi beni artistici, culturali e rne le rpann «li rìi~r- U presidente economista 353 ricchezza delle famiglie supera di otto volte il Pii annuo, abbiamo una percentuale altissima di telefonini, auto e case di proprietà (Ansa, 27 maggio 2005). L'Italia è anche il Paese dei miracoli, ma è soprattutto un Paese ricco e meraviglioso che deve far fruttare meglio la sua ricchezza (Ansa, 10 giugno 2005). In Italia c'è un benessere diffuso. Molte regioni sono all'avanguardia. L'81% delle famiglie italiane possiede un'abitazione, siamo il primo Paese come numero di telefonini, televisioni e automobili (10 novembre 2005). Essendo stato povero, so benissimo come sia difficile far quadrare i conti e arrivare a fine mese (25 settembre 2005). Se la percezione degli italiani sulla loro ricchezza è negativa è perché la sinistra insiste, mette i manifesti. L'impoverimento è un'invenzione della sinistra. Anche perché questi dati sono dell'Istat, e se non si crede all'Istat i cui vertici sono stati nominati dalla sinistra... (a «Radio anch'io», 24 gennaio 2006). Berlusconi ha detto che sono un uomo fortunato perché comunque io un sussidio di disoccupazione ce l'ho. In Italia, mi ha precisato, non tutti hanno un lavoro. E che dovrei fare, consolarmi così? (Sisinio Puddu, cassintegrato della Montefibre, Cagliari, la Repubblica, 29 gennaio 2006). 4. Miracolo! Nella mia vita ho già compiuto tre miracoli. Da costruttore, da sportivo, da editore... Adesso, tutti insieme, dobbiamo fare il nuovo miracolo italiano (la Repubblica, 31 marzo 1994). La ripresa dell'Italia si chiama Silvio Berlusconi (la Repub- 354 Le mille balle blu Una volta che sarà superato il problema Bin Laden, l'economia avrà una fase di forte ripresa (Ansa, 20 novembre 2001). Il 2003 è l'anno della ripresa (Agi, 27 dicembre 2002). Infatti, nel secondo e nel terzo trimestre del 2003 il Pii scende sottozero, a -0,1%. Non accadeva dal terribile 1992. Grazie a Dio abbiamo la capacità creativa di Tremonti (17 gennaio 2 003). Per far aumentare i consumi dovremmo far uscire di più le nostre mogli, loro sanno benissimo cosa fare. Mia moglie dice: «Faccio del mio meglio, tu mi dici che bisogna spendere». Lei e le sue amiche che sono terribili consigliere, sanno cosa fare (Ansa, 10 maggio 2003). Dovrei fare come Roosevelt, dire ai cittadini: uscite di casa, datevi da fare, verniciate le vostre case, mandate i vostri figli a scuola con i vestiti nuovi. Questa è la ricetta vera (Agi, 22 maggio 2003). ELLEKAPPA IL RACCONTA UNI'ITALIA CHB MOKI c'è

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E. COM UN! QU G COMlNlCIA AD ANDAR.6 MALE ANCHE- U presidente economista 355 Le massaie, per sconfiggere il caro-vita, devono fare come mia madre quando mi portava al mercato e percorreva tutto il lato destro delle bancarelle e poi tutto il lato sinistro informandosi sulle offerte - mele, arance e quant'altro - che le apparivano migliori per qualità e a prezzi più convenienti (11 febbraio 2004). Il nostro piano di riduzione delle tasse rilancerà l'economia italiana (Adnkronos, 27 maggio 2004). Sono ottimista: la prossima settimana dovremmo chiudere tutto, sia il lancio della politica per lo sviluppo dell'economia, che comprende la riduzione delle tasse, sia un eventuale rafforzamento della squadra di governo (Adnkronos, 27 giugno 2004). Invece cinque giorni dopo il ministro Tremanti si dimette su richiesta di An e Udc e il governo vara aumenti delle marche da bollo e dei servili di banche e assicurazioni. L'Italia è un grande Paese industrializzato e non credo a chi dice che il momento è grave e che c'è stato un impoverimento del Paese. Non c'è stato un impoverimento e l'Istat - che non è una compagnia di comici, ma un serio istituto di ricerca - ci dice che negli ultimi tre anni le retribuzioni sono aumentate più dell'inflazione (7 luglio 2004). Nel 2005 il potere d'acquisto reale aumenterà del 2,2%: un aumento spontaneo dello 0,7%, più un altro 0,7 derivante dal blocco dei prezzi, più un altro 0,8% derivante dalla riforma fiscale. Sarà questo il motore in grado di far aumentare la fiducia delle famiglie (17 settembre 2004). Il 2005 sarà sicuramente migliore del 2004. Sarà l'anno della svolta. Sono ottimista sulla crescita, sui consumi, sulla possibilità di diminuire ancora spese improduttive e tasse per i cittadini. Le tasse su cui può influire il governo non aumenteranno. E poi trasformeremo l'Italia in un grande ....... /->/-, j: i tr\(\A\ 356 Le mille batte blu Non sono tranquillo per l'andamento dell'economia (all'assemblea di Confindustria, 19 marzo 2005). I dati dell'Istat ci dicono che c'è un rallentamento dell'economia che fa temere una fase di stagnazione. Non credo a una recessione, ma la situazione non induce all'ottimismo (13 maggio 2005). Senta, dalla mia villa ho un gran bel panorama, davanti a Punta Lada noto anche quest'anno molte barche. Se sono barche da ricchi vuoi dire che ne abbiamo proprio tanti. Gli stipendi crescono più dell'inflazione, la ricchezza delle nostre famiglie non ha eguali in Europa (La Stampa, 17 agosto 2005). 5. Meno tasse per lui Assicuro ai miei soci, gli italiani, che il primo atto dei primi cento giorni del mio nuovo governo sarà il taglio delle tasse. Sarà il primo passo per creare quel circolo virtuoso dello sviluppo, che ci consentirà di creare un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro in cinque anni e di aumentare il prodotto interno lordo del 3 % all'anno (al «Maurizio Costanze Show», 1° marzo 2000). Con buon senso e attenzione, nell'arco di tré-quattro anni ridurremo la pressione fiscale dal 47 al 35%. E taglieremo del 20%, pari a 50 mila miliardi, il prelievo legato all'Irpef. Le pensioni minime verranno aumentate considerevolmente: dalle attuali 750 mila lire a oltre un milione (a «Porta a Porta», 9 aprile 2001).

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Tagli alle tasse, ma solo dal 2002 (Antonio Marzano, candidato al ministero delle Attività produttive, La Stampa, 8 giugno 2001). Meno tasse dal 2003 (Silvio Berlusconi, il Messaggero, 5 maggio 2002). Tasse più leggere nel 2004 (forum degli executive del Te- Il presidente economista 357 Appenderò Tremoliti con un cappio alla quercia più grossa del mio giardino, se non tagliamo le tasse. Ma so che Tremonti ce la farà (la Repubblica, 6 ottobre 2003). Confermo, meno tasse entro il 2005 (La Stampa, 3 aprile 2004). Rispetteremo i patti: meno tasse entro il 2006 (Gianfranco Fini, vicepresidente del Consiglio, il Giornale, 3 marzo 2004). Entro il mese di aprile porteremo in Consiglio dei ministri i tagli alle tasse e alle spese (3 aprile 2004). Ma non specifica entro l'aprile di quale anno. Infatti entro aprile 2004 non se ne saprà più nulla, e nemmeno entro l'estate. Taglieremo le tasse già in finanziaria. Siamo in anticipo sul programma, al di là delle fibrillazioni dialettiche (3 agosto 2004). Dobbiamo solo trovare lo strumento per il taglio delle tasse. Se necessario, anche un decreto legge (Silvio Berlusconi, 23 settembre 2004). Due sole aliquote Irpef: 23 e 33% (8 maggio 2001). Berlusconi pensa a misure forti, «shock», di riduzione della spesa per consentire poi un taglio netto delle tasse. Il ELLEKAPPA COLMARE; 358 Le mille balle blu premier, parlando con i giornalisti a margine della festa dell'Indipendente, fa riferimento a misure complessive per 24 mila miliardi di vecchie lire per garantire entro la legislatura la riduzione delle aliquote al 33 % e al 23 % come promesso nel Contratto firmato con gli italiani. «È un impegno solenne» che il premier prende, dicendo che se non sarà rispettato, «neanche si presenterà» alle prossime elezioni. Berlusconi ha quindi chiarito che sono già allo studio delle misure che potranno essere varate nel giro di qualche settimana, entro aprile, per consentire un risparmio di spesa intorno ai 6 miliardi di euro, circa 12 mila miliardi delle vecchie lire... Si tratta di misure che saranno poi esaminate in una riunione collegiale di maggioranza e successivamente dal Consiglio di gabinetto per poi approdare al Consiglio dei ministri, appunto, entro aprile 2004 (cronaca dell'Ansa, 10 marzo 2004). Abbatteremo subito tutte le aliquote, perché questo è il momento giusto, per far ripartire l'economia dobbiamo mettere i soldi in tasca agli italiani. Conto di ridurre l'aliquota massima delle imposte dal 45 al 33% entro qualche settimana. Senza questo provvedimento, non mi ripresento alle elezioni (30 marzo 2004). Le aliquote saranno tre: 23, 33 e 39% (11 settembre 2004). A partire dal 2005 le imposte sul reddito delle persone saranno ridotte e il numero delle aliquote scenderà soltanto a tre in due anni (Domenico Siniscalco, 3 ottobre 2004). La riduzione delle imposte è ormai una cosa accettata da tutte le forze della maggioranza (Silvio Berlusconi, 3 agosto 2004). Gli sgravi fiscali non sono un capriccio del presidente del Consiglio, ma una leva fondamentale della nostra politica di sviluppo (11 settembre 2004). Oggi mi sembra di essere rimasto l'unico, in Italia, che pensa alla riduzione delle tasse. Non mi sembra che ci sia un grande sostegno da parte di altri. Nessuno che scenda in campo con decisione. Non parlo solo dei miei alleati, ma

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U presidente economista 359 tre la mia. Sono rimasto solo, ma io andrò avanti lo stesso (21 settembre 2004). Con il mio governo la pressione fiscale globale è stata ridotta del 7,5% (a «Porta a Porta», 11 febbraio 2004). Già oggi sono oltre 28 milioni i cittadini che pagano meno tasse (30 marzo 2004). Ma l'economista fioretta Padoa Schiappa dell'Isae (Istituto Studio Analisi Economica), citando il Sistema statistico nazionale, calcola che «la nostra pressione fiscale, lungi dall'essere diminuita, è sensibilmente aumentata»: nel 2000 era al 42,5, nel 2001 era scesa al 42,3 e nel 2002 al 41,7%, poi nel 2003 è risalita al 42,1 %. Nel 2004 ridurremo Irpef e Irap di 6 miliardi, e nel 2005 di un secondo modulo di 6 miliardi. Ma ci saranno riduzioni anche nei due anni successivi (4 settembre 2004). Infatti la nuova finanziaria prevede: stangata sulla seconda casa (la prima ipotesi era stata anzi di tassare anche la prima) con un aumento di 8 volte (dallo 0,25 al 2%) dell'imposta sui mutui e il raddoppio (dal IO al 20%) dei moltiplicatori per l'imposta di registro. E nei «due anni» successivi potrebbe non governare più Berlusconi. Stiamo lavorando di fantasia per tagliare le festività, ma gli italiani devono lavorare di più: dobbiamo ridurre alcune festività (28 marzo 2004). Nessun aumento delle tasse... Riduzione delle tasse per i redditi medio-bassi... Eliminazione delle tasse per i più poveri... Già oggi 28.622.000 italiani pagano meno tasse... È allo studio la riduzione delle attuali aliquote dell'imposta sulle persone fisiche che interesserà tutti i cittadini italiani (dall'opuscolo recapitato da Silvio Berlusconi a 15 milioni di italiani per le elezioni europee, aprile 2004). Ma Berlusconi, nel «Contratto con gli italiani», non aveva promesso di non aumentare le tasse: aveva promesso di tagliarle drasticamente con I'«abbattimento della pressione fiscale» e la riduzione dell'aliquota massima al 33%. In ogni caso, è falso che 360 Le mille balle blu II mio unico rimpianto è non aver potuto ridurre le tasse (Giulio Tremonti, 3 luglio 2004). La riforma fiscale si baserà sulla regola di «non più di un terzo di tasse» sui redditi delle famiglie e delle imprese. Non pagheranno tasse le famiglie a 20-22 milioni, e l'Irpef sarà portata al 33 % per i redditi oltre i 200 milioni (Corriere della Sera, 22 aprile 2001). Niente di tutto questo, come vedremo. La pressione fiscale comincerà a calare dal prossimo anno. Avremmo voluto attuare da subito la riforma fiscale, ma abbiamo trovato 25 mila miliardi di extradeficit e ricevuto pressioni dall'Unione Europea per rientrare. Solo dal prossimo anno cominceremo il cammino per ridurre di qualche punto la pressione fiscale (Adnkronos, 4 maggio 2002). Niente di tutto questo, come vedremo. La riforma fiscale produrrà i suoi primi effetti positivi dal 2003. E questi effetti riguarderanno le famiglie e le imprese (Adnkronos, 18 giugno 2002). Secondo l'Istat nel2003 la pressione fiscale è aumentata dal 41,9 del 2002 al 42,8% (Ansa, 5 luglio 2004). L'abbassamento delle aliquote non lo faccio per me. Quello che risparmio lo do in beneficenza (15 novembre 2003). Il governo ha spostato il limite fiscale delle barche a dieci metri dando finalmente la possibilità al capofamiglia di portare a spasso i propri figli e la propria moglie senza incorrere in rischi concreti. Molti italiani non si dotavano di un'imbarcazione perché temevano le saette della Guardia di Finanza (9 ottobre 2004). È un piacere essere qui. Lo sarebbe molto meno se ci fosse una vostra visita a casa mia (alla festa dei 230 anni della Guardia di Finanza, 11 novembre 2004). La quarta aliquota fiscale verrà cancellata il prossimo anno, ridurremo le tasse almeno del 40% (la Repubblica, 16 marzo 2005). Naturalmente non se ne farà nulla, né dell'uno né // presidente economista 361

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Nel 2006 cancelleremo l'Irap (agli industriali, 19 marzo 2005). Non se ne saprà più nulla. Ma, in fatto di tasse, il premier non è proprio un intenditore. Momento di grande imbarazzo al vertice di Palazzo Chigi. Berlusconi stava spiegando a tutti che una riduzione fiscale per i contribuenti più ricchi è indispensabile, mentre Fini e gli altri osservavano che in qualche misura la riduzione delle aliquote più basse produce effetti pure su chi ha redditi molto alti. «Che c'entrano i tagli alle aliquote basse?», ha replicato il premier: «Qui stiamo parlando dei redditi alti, che versano il 45 % di quanto guadagnano allo Stato». Nell'imbarazzo generale, Siniscalco ha dovuto riassumere al premier il meccanismo progressivo della tassazione, spiegando che gli scaglioni hanno effetto anche sui redditi maggiori: «Se uno guadagna 100 mila euro, sui primi 7500 non paga niente, poi fino a 15 mila paga il 23%, da 15 a 29 mila il 29%, da 29 a 32.600 il 31%, da 32.600 a 70 mila il 39%. E solo qui, sui restanti 30 mila, scatta l'aliquota massima del 45%». Berlusconi, a questo punto, avrebbe detto: «Capisco. È che il 740 me l'hanno sempre fatto i commercialisti...» (cronaca di Milano Finanza, 22 novembre 2004). 6. La miglior vendetta è il condono Fiscale Mancano quindici giorni alla data di scadenza del condono fiscale, ma ancora manca la necessaria circolare esplicativa. Dunque, da un lato lo Stato sacrifica i princìpi della giustizia per avere gettito, dall'altro lato fa di tutto per non averlo o per averlo in ritardo con conseguente foltissimo incremento degli oneri finanziari a suo carico (Giulio Tremonti quando non era ancora in politica, Corriere della Sera, 6 maggio 1992). Non ci sarà alcun condono fiscale (Silvio Berlusconi, Adnk-ronos, 20 giugno 2002). La finanziaria 2003 approvala dal Parlamento il 21 dicembre 2002 contiene ben 12 tipi di con- 362 Le mille balle blu Mai e poi mai il condono fiscale verrà esteso al 2002 (Giulio Tremonti, ministro dell'Economia, Adnkronos, 15 aprile 2003). C'è stato uno spostamento in avanti, il 16 maggio era la scadenza. Il condono fiscale è stato prorogato di poco, di qualche ora. Credo che l'intenzione del ministro sia stata resa nota (Silvio Berlusconi, Ansa, 10 maggio 2003, ore 12.28). Non c'è nessuna decisione del governo su una proroga di alcune ore del condono (Ansa, 10 maggio 2003, ore 13.34). I termini per aderire alle sanatorie fiscali sono stati prorogati fino al 16 ottobre 2003. È quanto si legge nel comunicato diffuso da Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri odierno (cronaca dell'Ansa, 19 giugno 2003). Poi il condono viene prorogato di un anno, fino al 16 aprile 2004, mentre la finanziaria 2004 approvata il 22 dicembre 2003 lo estende a tutto il 2002. Le aziende mie e della mia famiglia non faranno ricorso ad alcun condono (30 dicembre 2002). Cinque mesi dopo L'espresso scopre che Mediaset ha regolarmente fatto ricorso al condono, risparmiando circa 120 milioni di euro di imposte. Un anno dopo la scena si ripete. Nessun condono tombale, ma una semplice operazione di routine come milioni e milioni di italiani per rimediare a eventuali inesattezze formali. Nessun risparmio di imposta da parte mia, han fatto tutto i miei commercialisti, io non ne sapevo nulla. Giuro su Dio di non aver fatto niente di male (a «Porta a Porta», 11 gennaio 2006). S'è appena scoperto che nel 2002, grazie a uno dei tanti condoni contenuti nella finanziaria, con 1850 euro in due rate Berlusconi ha sanato tutti i debiti col fisco, rendendo impossibili le verifiche tributarie sul suo conto dal 1997 al 2002, compreso il periodo nel quale la Procura di Milano gli contesta evasioni fiscali fino a 130 miliardi di lire. Lo scudo fiscale è stato pensato per chi, temendo i comuni- _^; 1_ . ^ _:f,,rr;^, nll'ao* /=• 1-1 -%/-./-vi\ Il presidente economista 363 Edilizio

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Vi posso assicurare che nessun ministro finora ha mai parlato di condono edilizio, e questa ipotesi non è mai stata al centro di riunioni di governo (20 maggio 1994). Vi assicuro che non ci sarà il condono edilizio (30 maggio 1994). Nel Consiglio dei ministri o altrove non ho mai pronunciato la parola condoni. Sono i giornali che vogliono farci apparire come gli altri governi (23 giugno 1994). Un mese dopo il primo governo Berlusconi vara il condono edilizio. Il condono edilizio è un'ipotesi sconosciuta al governo e di cui il governo non ha mai neppure ipotizzato l'esistenza (Ansa, 17 dicembre 2002). Abbiamo aperto un altro capitolo che sta molto a cuore a tutti noi e a me in particolare: la lotta all'abusivismo. Quindi non c'è nessuna sanatoria, nessuna ipotesi di condono edilizio in vista (Agi e Adnkronos, 22 gennaio 2003). A fine 2003 il secondo governo Berlusconi vara il condono edilizio. E poi, come vedremo a pag. 447, il premier varerà e utilizzerà penino il condono ambientale. 7. Mezzogiorno di cuoco Per il Sud niente più aiuti clientelari inutili o peggio dannosi per qualsiasi economia, ma lotta senza quartiere alla criminalità organizzata e incentivi mirati alla nascita di nuove imprese e al sostegno di quelle esistenti (Ansa, 5 luglio 1994). Nei prossimi giorni il Consiglio dei ministri nominerà un commissario straordinario dotato di mezzi e poteri straordi-nari... Vogliamo rendere Messina come Barcellona e per questo il Cipe approverà alla prossima riunione un finanziamento di 800 milioni di euro per riqualificare la parte meridionale della città mettendo così fine alle baraccopoli della città (due giorni prima elezioni comunali a Messina, Ansa, 364 Le mille balle blu A Messina si creerà un centro di eccellenza oncologico che si propone di mettersi in concorrenza con il celebre centro analogo del professor Veronesi a Milano (ibidem). Lo stadio di Messina verrà completamente coperto (ibidem). Non mi piace la posizione in classifica del Messina. Mi fa soffrire e allora dirò a Braida, nonostante che loro lo scorso anno ci hanno battuto, di fare un gesto di signorilità dando dei giocatori alla squadra del Messina (ibidem). Tutte le promesse clientelavi fatte dal premier a Messina non salveranno la Cài dalla sconfitta alle elezioni comunali. Per il Mezzogiorno, quando sarò al governo, chiederò al commissario Uè Monti gli stessi sgravi fiscali dell'Irlanda. Ridurrò l'Irpeg al 25% (la Repubblica, 22 gennaio 2001). Ma il commissario europeo Mario Monti, presente alla stessa manifestazione, lo sbugiarda subito: Bruxelles dira no a «qualsiasi differenziazione fiscale entro i singoli Stati». Con i provvedimenti che prenderemo nei primi nove mesi del nostro governo saremo in grado di creare le condizioni per avviare entro un anno un processo per il completo decollo del Mezzogiorno... Un piano preciso per il rilancio definitivo che riguarda la legalità e la vocazione turistica (Ansa, 5 maggio 2001). E, a proposito di legalità... Fate i complimenti a Cuffaro: avete visto com'è dimagrito? Ora non ha più ritenzione idrica. Dov'è andato Cuffaro? Forse è andato a bere dell'acqua? (a Palermo, nel pieno della drammatica crisi idrica della Sicilia, Corriere della Sera, 15 maggio 2002). Costruiremo una nuova San Giuliano in termini esemplari di fianco a quella distrutta dal terremoto. Ho già affrontato la questione con alcuni amici architetti, già protagonisti di Milano 2, per mettere a punto questo progetto. Dobbiamo dare risposte immediate molto concrete evitando qualsiasi ritardo burocratico. In ventiquattro mesi si potranno conse- ._*.: J: c __ /->• U presidente economista 365 struiti con sistemi innovativi all'avanguardia, in un ambiente verde, con un centro commerciale, una piazza, un grande campo giochi con all'interno una scuola materna, di fianco una scuola media ed

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elementare, e anche una chiesa (dopo il terribile sisma che ha colpito San Giuliano di Puglia in Molise, 3 novembre 2002). Gli interventi per l'emergenza terremoto a San Giuliano sono stati a tempo di record. Non abbiamo ricevuto nessun appunto, ma anzi unanime apprezzamento per la tempestività degli interventi. In tempi strettissimi sono stati installati i prefabbricati, la nuova scuola, e anche la chiesa che domani potrà ospitare le famiglie per la messa di Natale di mezzanotte. I sindaci dei comuni interessati sono preoccupati per i fondi che il governo potrà mettere a disposizione, ma io li ho rassicurati sulla consistenza del fondo previsto dalla legge obiettivo, che rende inutile un provvedimento di solidarietà. Ma qualora dovesse crearsi l'esigenza, si farà ricorso a un provvedimento per chiedere agli italiani di soccorrere i cittadini più sfortunati. Entro due mesi tornerò a San Giuliano per inaugurare il nuovo villaggio dei 154 chalet, che ospiteranno le famiglie (23 dicembre 2002). Non se ne saprà più nulla. Vili. Un uomo solo al telecomando Questa non è la destra, questo è il manganello. Gli italiani non sanno andare a destra senza finire nel manganello (Indro Montanelli, 2001). Nelle dittature il dittatore mente quanto vuole senza tema di smentite. Manca il modo per smentirlo: il dittatore comanda su tutti i media e ne dispone a suo piacimento (Giovanni Sartori, 2004). 1. Affari suoi Sono uno dei pochi politici che fa politica non per fare soldi ' (la Repubblica, 11 maggio 2003). Chi pensa al bene di tutte le famiglie italiane non può dimenticare la propria (31 marzo 1994). Sono assolutamente intenzionato a vendere le mie televisioni. Ma non posso perché la legge Mammì non me lo consente oltre il 40%. Si fa di tutto perché io non trovi i compratori (28 febbraio 1994). Ho dato incarico ai miei manager di avviare le dismissioni delle mie proprietà (23 marzo 1994). Sono pronto a vendere qualche azienda non strategica e, se trovo qualcuno disposto a comprarla, persino una rete tv (29 marzo 1994). Non venderò mai le mie televisioni (1° aprile 1994). Sono pronto a vendere le mie aziende, ad andare anche oltre il blind trust americano. Questa storia delle riserve personali su di me è diventata una barzelletta. Ho già detto che Un uomo solo al telecomando 367 con nettezza adamantina il mio ruolo di imprenditore, che peraltro è già alle mie spalle, e quello di leader politico. Ho messo fatti che pesano come macigni a suffragare questo impegno, dalle dimissioni dalle cariche sociali del mio gruppo al progetto di un blind trust e di dismissioni di attività economiche: la mia non è dunque «parola di re», non è una promessa d'onore, ma una scelta di fatto. Tutta la campagna sul Signor Tv che si mangia il Paese per i suoi interessi è naufragata nel ridicolo di una sconfitta campale nelle urne (Ansa, 7 aprile 1994). Le mie aziende o le congelo o le vendo. Voglio assolutamente dividere i miei interessi privati che ho come azionista Fi-ninvest dalla mia attività pubblica che svolgerò nell'interesse di tutti. Credo che quella del blind trust americano sia la soluzione ideale (11 aprile 1994). Vendo la Standa, e le altre aziende - mi credano - seguiranno la stessa sorte (12 aprile 1994). Conflitto d'interessi? La migliore garanzia sono io (18 aprile 1994). ELLEKAPPA NCSSUN CONFLITTO DI

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L1 rfAUA ene HA IN COINCIDE CON QUEUA CHE HA i M BANlCA I 368 Le mille balle blu II blind trust è inapplicabile nella situazione attuale (26 aprile 1994). Per ora non c'è possibilità immediata di vendere le tre reti tv. La miglior garanzia è quella che può venire dall'impegno, dalla passione civile, dal disinteresse personale che io mi accingo a mettere in questo incarico (28 aprile 1994). Lo stesso giorno nomina tre «saggi» per «risolvere» il conflitto d'interessi con un presunto blind trust. Dei saggi e dei blind trust si perderanno definitivamente le tracce. L'unico problema di incompatibilità che mi pongo è quello tra Laudrup e Raducioiu [due giocatori del Milan, nda] (30 aprile 1994). Le garanzie ci sono eccome: i tre saggi, la legge antitrust, il Parlamento, le opposizioni, i protagonisti dell'informazione, il garante per l'editoria, la magistratura... E poi ci sono le mie garanzie personali: non compirò mai un gesto che possa avvantaggiare gli interessi del mio gruppo... Vendere la Fininvest? Non ci penso nemmeno. Non sono mica matto, potrei rimanere presidente del Consiglio per un anno, per un mese o per un giorno. E ho cinque figli... (a La Stampa, 1° maggio 1994). È stato legittimamente sollevato il problema del conflitto d'interessi che può sorgere nell'attività di governo, in ragione dello status di imprenditore nel campo della comunicazione di chi questo governo presiede. Ci impegniamo a trasformare in disegni di legge le proposte che verranno entro settembre dalla commissione di esperti nominata dal governo... Nel primo Consiglio dei ministri da me presieduto è stata decisa la formazione di una commissione di esperti per trovare delle soluzioni entro la fine del mese di settembre al problema del conflitto di interessi (presentando il suo primo governo al Senato, 16 maggio 1994). C'è una sola difficoltà: come vendere il mio gruppo. Se conoscete qualcuno interessato, fatemelo sapere (al Washing-- Un uomo solo al telecomando 369 Ne convengo, questa situazione è un'anomalia soltanto italiana (7 giugno 1994). C'è una situazione di blind trust, la mia azienda oggi è una realtà che non mi appartiene (9 giugno 1994). Sto pensando seriamente di cedere la Fininvest ai miei cinque figli e agli amici di una volta (10 giugno 1994). Non ho mai promesso di vendere le mie emittenti. Ho solo detto che se qualcuno vorrà comprarle sarà il benvenuto, ma mi sembra difficile (16 giugno 1994). Mi chiedono di privarmi in tre mesi di un impero che ho messo su in treni'anni. E quegli stessi che me lo chiedono parlano di una crisi di governo. E allora che dovrei fare in futuro? Il disoccupato? (26 giugno 1994). L'antitrust? Ma se c'è già! (27 giugno 1994).

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Io per primo ho riconosciuto che la scesa in campo di un editore e del proprietario di un grande gruppo economico come la Fininvest era un'anomalia in sé nella complicata situazione italiana. Un'anomalia e una novità senza precedenti (29 luglio 1994). Stiamo approntando una soluzione seria al conflitto d'interessi, per separare nettamente la mia attività privata da quella pubblica: il blind trust indicato dai tre saggi (31 luglio 1994). Quello da noi proposto non è un blind trust: di blind, cioè di cieco, non c'è proprio nulla (Agostino Gambino, uno dei tre saggi, a la Repubblica, 15 ottobre 1994). Ho sempre costantemente riconosciuto che c'era un'anomalia da sanare... Sono il primo a proporre una soluzione di separazione drastica tra l'esercizio dei doveri di governo e A^', Ait-itti nrnnriptari (") aanstn 1 Q94Ì 370 Le mille balle blu La libertà di impresa non si tocca, la Costituzione non consente a nessuno di espropriare o collettivizzare la proprietà privata. Siamo in Italia, per grazia di Dio, non neÜa Romania di Ceausescu (alla Camera, 2 agosto 1994). Risposta di D'Alema: «Cavaliere, lei ha scelto il paragone sbagliato: in Romania, Ceausescu controllava tutte le tv, proprio come lei...». Cedere le mie aziende? No, a meno che qualcuno pensi di collettivizzare la Fininvest... In realtà questo conflitto d'interessi non esiste (3 agosto 1994). Non ho mai compiuto un solo atto che entri in qualche modo in conflitto con l'interesse generale o sia di premio ai miei interessi particolari (4 agosto 1994). Bisognerebbe fare una legge per tutelare il mio gruppo dal fatto che io mi occupo della cosa pubblica (24 settembre 1994). I miei collaboratori, se venissero a conoscenza della decisione di vendere, si sentirebbero demotivati (16 ottobre 1994). In fondo, avere tre reti televisive mi ha danneggiato ( 15 novembre 1994). Oggi vi annuncio che ho deciso di vendere le mie aziende, perché credo che qualcuno, quando si prende un impegno e dentro questo impegno ci sono certe condizioni che sono ostative allo svolgimento globale dell'impegno, deve avere anche il coraggio di sacrificarsi... Non sarà facile trovare un compratore, ma andremo in Borsa con la televisione e terrò una quota assolutamente non di maggioranza (23 novembre 1994). Qui si vuole mettere in discussione un gruppo industriale che onora il Paese (2 febbraio 1995). La storia del famoso conflitto d'interessi non sta veramente • i- /-M. : .i T> „!„,„„ r\.:^: „ _^ .__ Un uomo solo al telecomando 371 bile favorire se stessi o le proprie aziende. Anzi, si può danneggiarle, come è successo a me in moltissime occasioni: ogni volta che c'era anche solo un dubbio del genere, ho sempre scelto l'altra strada... (28 febbraio 1995). La valutazione della Fininvest la lascio fare a un consorzio di banche nazionali e internazionali. Se mi danno in cambio titoli pubblici, la Fininvest è loro (7 marzo 1995). Da novembre ho dato mandato irrevocabile alla Fininvest di vendere le tv (18 marzo 1995). Vendere una rete Fininvest? Sarebbe come togliere una ruota a un'auto. O come togliere la Nutella alla Ferrerò (22 marzo 1995). Venderò le tv a imprenditori internazionali (a il Giornale, 1° aprile 1995). Non cederò una rete televisiva. Dico no alla rapina, no all'esproprio proletario (2 aprile 1995). Io ho il dovere di difendere la Fininvest perché è un patrimonio dell'Italia (4 aprile 1995). Vanno seguente, una singolare sintonia... Mediaset è un patrimonio per l'Italia (Massimo D'Alema all'Unità, 23 marzo 1996). Io non voglio vendere una rete a gente come Murdoch. Non serve agli interessi del Paese. Piuttosto bisogna fare delle fusioni, mettere insieme la Stet e gli altri... C'è lo strumento delle fusioni: penso ad esempio alla Telecom, alla Stet (Silvio Berlusconi, 5 aprile 1995). Infatti venderà alcune quote di

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Mediaset a un arabo, lo sceicco saudita Al-Waleed, a un tedesco, Leo Kirch, e a un sudafricano, Johann Rupert. A cinquantotto anni, dopo quello che ho fatto nella vita, de- 1 ' : 1_4.__:_ I A ; 372 Le mille balle blu Parlare di conflitto d'interessi sarebbe come dire che il guardiano del faro, sull'isola deserta con la moglie, potrebbe commettere adulterio (5 maggio 1995). Non cedo le mie tivù, meglio morire combattendo armi in pugno (9 maggio 1995). Prendetevela, la Fininvest, all'Iri o al Tesoro: fissate un prezzo e io l'accetterò, ma non potete distruggerla (11 maggio 1995). Della Fininvest terrò solo il 30%, in effetti è una quota di minoranza. S'era pensato anche di vendere tutto, ma si sono opposti i miei figli (dopo la vittoria ai referendum sulle tv, 13 giugno 1995). Il conflitto d'interessi? Se lo sono inventato i miei awersari (20 luglio 1995). Dire che nell'attività di governo e politica ci sia stato qualche volta un interesse personale, non solo del signor Berlusconi ma anche di altri membri di Forza Italia, è una vergogna (14 dicembre 1995). Antitrust? Massi, nessuna preclusione a parlarne, anche se c'è stato un significativo referendum popolare (17 gennaio 1996). Io ho preso la decisione di alienare le mie aziende. Ma non è così facile trovare un acquirente. Comunque le mie aziende hanno subito danni enormi per il fatto che il proprietario è sceso in politica (23 gennaio 1996). Trovatemi una segretaria o un telefonista che possa dire che da Palazzo Chigi mi sono occupato della Fininvest (20 febbraio 1996). A Mediaset mi danneggiano per non favorirmi (23 novem- 1 i acn\ Un uomo solo al telecomando 373 Non ho venduto le tivù per ragioni di cuore, perché considero le televisioni una mia creatura, le ho costruite, le ho fatte crescere, le ho difese dal black out dei pretori e dall'ostracismo degli awersari politici. E poi ho pensato anche ai miei figli Piersilvio e Marina, che si sono inseriti così bene in azienda (dopo aver rotto le trattative con il magnate australiano Rupert Murdoch che gli aveva offerto 8 mila lire ad azione contro le 10 mila richieste: 7 mila miliardi per il pacchetto di maggioranza, 21 marzo 1998). Sono pronto a vendere qualche azienda non strategica e, se trovo qualcuno disposto a comprarla, persine una rete tv (29 marzo 1998). Mediaset mi danneggia, nemmeno i miei giornalisti sono liberi, tengono famiglia e si adeguano (a La Stampa, 9 febbraio 2000). Chi parla di conflitto di interessi è un mascalzone, un miserabile (a il Messaggero, 11 febbraio 2000). Ai cittadini il conflitto d'interessi non interessa niente, anzi 10 considerano una garanzia assoluta che chi ha la responsa bilità di governare non abbia bisogno di fare i propri inte ressi, insomma di rubare, disponendo comunque di una po sizione propria (a la Repubblica, 7 luglio 2000). 11 primo atto del mio governo sarà l'approvazione della leg ge sul conflitto d'interessi (25 ottobre 2000). Le accuse di conflitto di interessi? Una bufala della sinistra (a «Radio anch'io», 28 marzo 2001). Mi auguro che la legge sul conflitto di interessi venga approvata entro i primi cento giorni della nuova legislatura, se vincerò le elezioni. Dopodiché il cittadino Silvio Berlusconi si adeguerà a quella legge (a «Telecamere», 26 aprile 2001). Faremo una legge sul conflitto d'interessi entro i primi cen-

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374 Le mille balle blu L'ultima volta che sono stato presidente del Consiglio la sinistra voleva che vendessi Mediaset. Ma ho speso trentacinque anni per costruirla e dopo sette mesi a Palazzo Chigi non c'ero più. Che fine avrei fatto se l'avessi venduta? (Corriere della Sera, 6 maggio 2001). Silvio Berlusconi si è impegnato «a fare nei primi cento giorni di governo quello che la sinistra non ha fatto in sei anni», e cioè la presentazione e l'approvazione in sede di Consiglio dei ministri di un disegno di legge che affronti il problema «in sintonia con le leggi che disciplinano in altri Paesi occidentali questo problema». «I tre saggi a cui mi sono rivolto - ha aggiunto - entro fine maggio mi daranno il frutto del loro lavoro» (cronaca all'Ansa, 9 maggio 2001). Non se ne saprà più nulla. In cento giorni farò quel che la sinistra non ha fatto in sei anni e mezzo: approverò un disegno di legge che regolamenterà i rapporti tra il presidente del Consiglio e il gruppo che lui ha fondato da imprenditore (al «Maurizio Costanzo Show», 11 maggio 2001). Io ho preso un impegno a dare una soluzione entro i primi cento giorni, cosa che faremo sicuramente. Immagino di poterlo fare addirittura prima delle ferie estive e quindi credo che non ci siano problemi al riguardo (Ansa, 23 giugno 2001). Ma non precisa le ferie estive di quale anno, infatti il conflitto d'interessi non verrà mai risolto (e la legge che non lo risolverà, la Fruttini, sarà approvata solo 1141 giorni dopo quella promessa). Pot Berlusconi aggiunge che non può dare i nomi dei tre esperti stranieri che risolveranno il suo conflitto d'interessi perché essi stessi hanno preteso di «mantenere l'a-nomimato». L'articolato del provvedimento sul conflitto di interessi non è ancora pronto, ma sarà presentato alla ripresa del lavoro del governo dopo le ferie. Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. «Mi spiace - ha detto - non averlo presentato prima delle ferie. L'impegno era quello di farlo entro i cento giorni. Lo presenterò alla ripresa. L'articolato non è an- Un uomo solo al telecomando 375 Mi spiace che si parli e si discuta di cose che non si conoscono. L'articolato non c'è. Ci lavorerò anch'io durante le vacanze. Lo presenterò alla ripresa dei lavori. Ma credo che tutta l'attività dei primi giorni di governo confermi che non si è mai verificata e non si può mai verificare una situazione di conflitto. E del resto ho potuto constatare che questo problema non è un problema che preoccupi i nostri interlocutori internazionali» (cronaca dell'Ansa, 9 agosto 2001). Pera ha fatto bene a subordinare la nomina del nuovo Cda Rai al voto del Parlamento sul conflitto d'interessi. Secondo me, il conflitto d'interessi danneggia soprattutto me. Le mie aziende sono mortificate. In molte situazioni si trovano nell'impossibilità di svilupparsi perché il loro fondatore ha responsabilità di governo (21 dicembre 2001). In Italia c'è un conflitto d'interessi: è quello della sinistra con la verità e l'equilibrio (14 febbraio 2002). Giornalista Rai. Presidente, eravamo d'accordo per l'intervista. Berlusconi. Ma l'ho già fatta con Mediaset. Giornalista Rai. Presidente, ma non siamo ancora la stessa azienda. Berlusconi. Vi incorporeranno... (scambio di battute allo stadio di San Siró dopo la partita Milan-Roma, Ansa, 8 dicembre 2002). Solo il 7% degli italiani ritiene che il conflitto d'interessi abbia una certa importanza (3 dicembre 2002). Dov'è questo conflitto di interessi? Quando si accende la televisione e si leggono i giornali hanno tutti una visione di sinistra a me ostile... L'attività pubblica ha sempre danneggiato i miei affari e non il contrario. Perché non ho mai venduto? Lo volevo fare, ma i miei figli non hanno voluto, loro amano le mie aziende, vogliono continuare a dirigere quello che il padre ha costruito (al New York Times, 10 maggio 2003). Non ho mai guadagnato un soldo nella mia vita dalla politi- TT • •• li! 11 1 • • v /-. - --- ' ' "- ~~l^-n *-i^ll/-i t-i,-,! ,«.< t~n r>< r\f*v- f-1 r* o n ?! o fi^

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376 Le mille balle blu Forza Italia. Non oso telefonare al mio gruppo perché un solo operatore telefonico potrebbe dire: «Berlusconi sta chiamando» (a The Spectator, 4 settembre 2003). Il conflitto di interesse c'è, ma dall'altra parte... Sulle reti Mediaset il presidente del Consiglio è dileggiato... Sulle reti Rai potete vedere tutti quali sono i programmi (10 dicembre 2003). Sarebbe davvero impensabile che qualcuno dicesse che in Italia non c'è pluralismo televisivo. Sarebbe sommerso dai fischi di tutti. Nel nostro Paese c'è un grande pluralismo nella stampa e nella tv. Anzi, è addirittura eccessivo il numero di reti (la Repubblica, 17 dicembre 2003). Abbiamo rifatto la Scala nei tempi prestabiliti. Anch'io ci ho messo dei soldi, 5 milioni di euro. Cioè... ehm... Media-set... noi! (all'inaugurazione della nuova Scala di Milano, 7 dicembre 2004). Il conflitto d'interessi è una leggenda metropolitana (19 dicembre 2003). Non la pensa così un suo ministro, dopo che la lobby degli assicuratori (Mediolanum berlusconiana inclusa) è riuscita afar slittare al 2008 l'entrata in vigore della riforma delTfr. È chiaro il messaggio che Roberto Maroni invia a Silvio Berlusconi: sulla riforma della previdenza complementare dimostri di essere «un vero uomo di Stato» e dica di sì. Secondo il ministro del Welfare, intervistato dalla Stampa, questo sarebbe per il premier un modo per screditarsi anche di fronte a chi lo ha sempre inchiodato sul conflitto di interessi. Un conflitto «che c'è - sottolinea Maroni - è un fatto ogget-tivo. È stato lo stesso Berlusconi a riconoscerlo: viste le ricadute su Mediolanum, nel momento in cui il Consiglio dei ministri ha cominciato a discutere il provvedimento, il premier si è alzato e ha lasciato la sala». Secondo il leghista «ora, però, ha un'occasione irripetibile per la sua immagine di uo- Un uomo solo al telecomando 377 La sinistra vuole le banche per fare un regime (a «Batti e ribatti», 13 dicembre 2005). Peccato che lui di banche ne abbia almeno due. È nata Mediolanum Private Banking. Più valore al tuo valore (pubblicità sui quotidiani del 6 dicembre 2005). Berlusconi entra nel patto di sindacato di Capitalia (dai giornali del 29 novembre 2005). Se c'è qualcuno penalizzato dalla politica, quello sono proprio io: ho dovuto rinunciare a Repubblica, L'espresso, 15 quotidiani locali, Tele+, la Standa, una catena di giocattoli e Blockbuster. Ho paura persino a chiamare qualcuno in Me-diaset per paura che qualche centralinista lo racconti in giro... (a «Otto e mezzo», 9 gennaio 2006). Sono un imprenditore che non ha mai fatto affari (a «Porta a Porta», 11 gennaio 2006). Giovedì con D'Alema da Anna La Rosa? Ma quel giorno c'è la prima puntata del «Grande Fratello» su Canale5. Meglio un'altra volta (13 gennaio 2006). Non ero a conoscenza che una società di mio fratello Paolo aveva accettato l'offerta di una società produttrice di decoder per la commercializzazione degli apparecchi nel nostro Paese. Mi ha avvertito ieri dicendomi di essere rimasto di sasso e prospettando l'intenzione di dismettere l'attività (dopo che l'Antitrust ha aperto una indagine sul decreto del governo Berlusconi per gli incentivi pubblici all'acquisto di decoder tv, distribuiti da una società di Paolo Berlusconi, 23 dicembre 2005). 2. Libera Rai in libera Mediaset Alla Rai non sposterò nemmeno una pianta (29 marzo 1994). Epurazioni? Non fanno parte della nostra cultura. Tagliare teste? Non ci pensiamo nemmeno (10 aprile 1994). T „ 00*;™ o il centri della libertà (2^ marzo 2001). 378 Le mille balle blu Mai mi occuperò di questioni televisive, per non dare l'impressione di voler favorire i miei affari, anzi starò più dalla parte della Rai che della Fininvest (30 maggio 1994). Due mesi dopo sfiducia il

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Cda Rai dei «professori» con due anni di anticipo sulla scadenza fissata per legge; poi mette il veto sul nuovo Cda nominato dai presidenti delle Camere Irene Civetti e Carlo Scognamìglio perché mancano il suo amico Giulio Malgara e Francesco Gentile, il filosofo gradito a Fini; infine impone alla presidenza Rat Letizia Moratti e alla direzione della Sipra l'ex amministratore di Publitalia Antonello Perricone. Il Cda [dei «professori», nda] dovrebbe dimettersi, lì perdono miliardi e poi ne spendono altri con programmi che fanno propaganda ai comunisti. Io però non posso intervenire perché direbbero che ho un interesse personale (1° giugno 1994). È certamente anomalo che in uno Stato democratico esista un servizio pubblico televisivo contro la maggioranza che ha espresso il governo del Paese. La Rai è faziosa, è contro il governo che la gente ha voluto, e la gente è d'accordo con me, questa Rai non le piace: me l'ha detto un sondaggio. Il governo se ne occuperà tra breve (7 giugno 1994). Dopo le prevedibili polemiche, Berlusconi fa retromarcia: Sulle mie affermazioni c'è stata disinformazione e molti giornali hanno completamente capovolto la realtà delle mie parole. Mai auspicato una Rai filogovernativa, io la voglio indipendente, autonoma, equilibrata (8 giugno 1994). C'è da ritenere che, proprio perché proprietario di un gruppo che è in concorrenza con le tre reti Rai, il presidente del Consiglio stia un po' più dalla parte della Rai che della Fininvest (25 giugno 1994). Il vertice Rai non gode della fiducia del governo. L'esperienza dei «professori» è in via di esaurimento (Giuliano Ferrara, portavoce del premier Berlusconi, 26 giugno 1994). I professori hanno presentato un piano triennale scandaloso! (Silvio Berlusconi, 28 giugno 1994). Tre giorni do- Un uomo solo al telecomando 379 mento al decreto salva-Rat, che prevede la decadenza dei «professori» in caso di bocciatura del piano triennale. Il Cda si dimette. Fra i nuovi direttori non c'è nessun nome indicato da Forza Italia (18 novembre 1994). Ma c'è chi lo smentisce in tempo reale: Se le faccio vedere il bigliettino che qualche tempo fa ho scritto sulla Rai per il Big Boss [Berlusconi, nda], scoprirà che quattro nomi su cinque siamo riusciti a portarli: Rossel-la, Angelini, Mimun e Vigorelli. Solo su Beha è andata male, per colpa della Lega... Comunque la Lega se l'è voluta, ha pagato il suo modo di fare (Fabrizio Del Noce, deputato di Forza Italia, La Stampa, 18 novembre 1994). In Rai c'è un clima da soviet, ma se non passerà la disinfor-matja vinceremo noi (4 marzo 1995). Un terzo polo televisivo sarebbe una disgrazia (4 maggio 1995). ELLEKAPPA su tie £ AU' OSCURO Di L'ULTIMO A SAP6RÊ COGA ACCAbe 380 Le mille balle blu Silvio Berlusconi. Santoro, complimenti a questi processi in diretta, siamo allibiti per come la Rai usi le trasmissioni di informazione politica per fare dei processi che invece si devono svolgere nelle

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aule dei tribunali... Michele Santoro. No, no scusi, così no... Berlusconi. Posso anche smettere subito se lei continua... Santoro. Lei non può attaccare la Rai, se lei continua chiudo il collegamento telefonico. Berlusconi. Lei è un dipendente del servizio pubblico, si contenga! Santoro. Del servizio pubblico, ma non suo, appunto! (telefonata in diretta a «II raggio verde», 17 marzo 2001). Due reti Rai saranno vendute e una continuerà a garantire il servizio pubblico (La Stampa, 11 maggio 2001). Naturalmente Berlusconi si guarderà bene dal venderne anche una sola, onde evitare l'affacciarsi di concorrenti privati nel suo monopolio. La Rai è ancora nelle mani della sinistra. Noi vogliamo una televisione pubblica obiettiva, equilibrata. Come le mie televisioni private (25 gennaio 2002). Dalla vicenda Rai mi tengo rigorosamente fuori. Il compito delle nomine spetta ai presidenti di Camera e Senato. Non leggo neppure gli articoli, guardo solo i titoli, con tutte le candidature possibili e immaginabili. Non voglio parlare di questo tema di cui sono responsabili i presidenti delle Camere (Ansa, 5 febbraio 2002). Poi comincia subito a parlarne, dettando le sue liste di prescrizione. Il modo in cui è stata gestita la tv pubblica durante le precedenti elezioni è stato scandaloso. C'è stata una sorta di kille-raggio politico della tv pubblica gestito da una parte politica nei confronti dell'opposizione e del suo leader. Mai nella storia della Repubblica si era verifìcato che la tv pubblica si facesse arma contro una parte politica. Si è andati contro la mia immagine con una serie di trasmissioni, come quelle di Luttazzi, Santoro e Biagi, che hanno portato alla discesa, dal 64 al 47%, del mio gradimento personale presso l'opinione _,,UU1: T „ *,, t,,iKKliVo i. „<-„* »:» -i n/r- Un uomo solo al telecomando 381 questo non accadrà più, il centrodestra garantirà una tv pubblica super partes e un'informazione equilibrata e og-gettiva senza privilegiare una parte o penalizzarne un'altra. Sulla questione delle nomine Rai voglio restare fuori: sono sicuro del senso di responsabilità dei presidenti di Camera e Senato: indicheranno un Cda che garantirà una televisione pubblica equilibrata (al vertice internazionale di Caceres, in Spagna, Ansa, 8 febbraio 2002). Non ci sarà un Santoro di centrodestra, non ci sarà un Biagi di centrodestra, non ci sarà un Travaglio di centrodestra, perché il centrodestra ha davvero un'anima liberale e non si avvicinerà mai neppure lontanamente all'utilizzo della tv pubblica che è stato fatto in maniera scandalosa e antidemocratica dalla sinistra al potere nella Rai. Secondo Data-media, la campagna elettorale mi aveva portato ad acquisire, oltre allo zoccolo duro di consensi che avevo sempre avuto, anche una fascia importante di incerti, che era arrivata al 64%. Qui cominciò l'offensiva della Rai di Zacearía, con i suoi Travaglio, i suoi Santoro, i suoi Biagi, con tutta quella falsa satira che invece era un'azione volta a demolire l'immagine del leader dell'opposizione. Guardate che cosa è successo: la prima settimana c'è stata una discesa di 6,5 punti, 3,5 la seconda, poi addirittura 5 punti nelle due settimane successive, fino ad arrivare al 47 % il giorno precedente le elezioni, che poi vincemmo con il 49,4%, cui va aggiunto lo 0,4% della lista che era stata fatta per le regole della legge elettorale. Abbiamo vinto con la larga maggioranza che ci ritroviamo oggi alla Camera e al Senato, e immediatamente dopo ecco il ritorno al 65,2%, poi al 68% e nell'ultimo sondaggio addirittura al 70%. Che cosa è successo? Questa parte di elettori e di cittadini italiani sentendo affermare certe cose in tv ha ritenuto che fossero cose vere: se poi queste cose vengono ripetute, sono ritenute addirittura incontrovertibili. Non lo dico io, è stato un pm certamente non favorevole a me che ha fatto questa affermazione. Immediatamente dopo invece si sono detti: ma allora queste erano fandonie, erano false accuse, non era stato Berlusconi ;i _ — j.,«ta AÌ nc^occini nmirirli rii tutto ciò che si era fatto 382 Le mille balle blu credere attraverso l'autorevolezza della rete pubblica. Quello che voglio affermare è che il centrodestra non farà mai un attentato alla democrazia come quello che è stato messo in atto dalla

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Rai del centrosinistra (ancora dal vertice di Cace-res, Ansa, 9 febbraio 2002). Peccato che, un anno prima, dopo la messa in onda dei programmi «incriminati», Berlusconi ~ sempre citando Datamedia - avesse fornito dati esattamente opposti: aveva infatti sostenuto che il solo «Satyricon» gli aveva fatto guadagnare 5 punti percentuali, con un balzo dal 53 al 58% in pochi giorni. E Dell'Utri aveva ringraziato i «demonizzatoti» con queste parole: «Mi hanno fatto una grande campagna pubblicitaria. La demonizzazione a cui sono stato sottoposto ha fatto scattare una molla in tante persone, anche di sinistra». Io mi tengo fuori dalla questione Rai ed è una novità, un fatto nuovo che il governo si tenga fuori (Corriere della Sera, 10 febbraio 2002). 11 presidente Berlusconi non è intervenuto, non sta interve nendo e non interverrà nella vicenda Rai (Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Ansa, 18 feb braio 2002). Io non ho cambiato posizione, mi tengo fuori da questa vicenda della Rai. Ma l'altra sera mi sono permesso di dire a Fini che, se sente Casini, gli dica di non perdere tempo dopo il voto in commissione sulla legge per il conflitto di interessi, per far sì che non si inizi o continui una telenovela (Silvio Berlusconi, Corriere della Sera, 20 febbraio 2002). Due giorni dopo, il 22 febbraio, Casini e Pera obbediscono e nominano un Cda Rai di stretta osservanza berlusconiana: Antonio Baldassarre (FI-An), Ettore Albertoni (Lega), Marco Sta-derini (Udc), Luigi Zanda (Margherita) e Carmine Donzelli (Ds). Nuovo direttore generale: l'ex direttore di Rail Agostino Sacca, che ha appena dichiarato di votare forza Italia «con tutta la mia famiglia». Il neopresidente Baldassarre, intimo di Previti, promette comicamente: «È una svolta storica, terre- ..; J-77- r> _.• Un uomo solo al telecomando 383 Solo fra qualche settimana alla Rai ci sarà qualche cambiamento e - dobbiamo esserne tutti orgogliosi - non ci saranno mai un Biagi, un Luttazzi, un Santoro di centrodestra che attaccheranno la sinistra. Noi non useremo mai in modo criminoso la televisione pubblica pagata con i soldi di tutti (Silvio Berlusconi al congresso di An a Bologna, 5 aprile 2002). Le nomine Rai? Io me ne sto fuori e faccio bene. Il governo ne sta fuori. Non ne voglio sapere nulla (Ansa, 12 aprile 2002). In questi giorni la Rai ha cambiato i responsabili dei tg e delle reti. Tornerà finalmente a essere una tv pubblica, cioè di tutti, cioè oggettiva, cioè non partitica, cioè non faziosa come è stata con l'occupazione manu militari da parte della sinistra. L'uso che i Biagi, i Santoro e i... come si chiama quello là... ah sì, Luttazzi, hanno fatto della televisione pubblica, pagata con i soldi di tutti, è stato criminoso. Preciso dovere della nuova dirigenza Rai è di non permettere più che questo avvenga. Ove cambiassero, nulla ad personam. Ma siccome non cambieranno... (conferenza stampa a Sofia, 18 aprile 2002). Verrà prontamente esaudito. Intanto la Cài occupa pure gran parte delle direzioni di reti e tg: Del Noce (FI) a Kail, Clemente ]. Mimun (FI) al Tgl, Antonio Maraño (Lega) a Rai2, Mauro Mazza (An) al Tg2, Angela Buttiglione (Udc) ai tg regionali, Sergio Valza-nia (Udc) a Radio Due e Tre. In seguito, Berlusconi, negherà spudoratamente di avere ordinato l'epurazione di Biagi, Santoro e Luttazzi. Ma vede, Vespa, in Bulgaria... si stava ridendo e scherzando con gli imprenditori lietissimi che finalmente il governo italiano fosse lì a sostenere il loro ruolo in Bulgaria. Non era prevista la presenza dei giornalisti. Poi invece entrarono i cronisti, senza che nessuno ci avesse avvisato. Davanti ai giornalisti mi sarei attenuto assolutamente a un linguaggio ufficiale, perché c'è sempre lo stravolgimento di quello che dico (a «Porta a Porta», 31 marzo 2005). i ctcìtn

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384 Le mille balle blu 10 a penalizzare questi signori, ma l'Autorità preposta alla verifica della par condicio (a «Otto e mezzo», 9 gennaio 2006). Non dice quale Autorità, anche perché nessuna auto rità ha mai sanzionato né Biagi né Santoro per violazione del la par condicio. La Rai? Io mi tengo fuori dalla vicenda e voglio continuare a farlo (Adnkronos, 5 dicembre 2002). Poi riceve i vertici Rat nella sua residenza privata romana a Palazzo Graziali. E, quando la sinistra protesta, risponde: Ma quale conflitto d'interessi! Vadano a dire queste cose a un resuscitato «Drive in»! (28 febbraio 2003). Spero che la prossima settimana si possa concludere con le nomine Rai. Petruccioli presidente? Perché no? (27 maggio 2005). 11 premier Berlusconi mi ha chiamato e mi ha detto: «Pro fessore, lei è sempre stato al servizio del Paese, adesso è al Paese che deve dare un ultimo contributo e assumere la pre sidenza della Rai». E, nonostante le mie perplessità, ho do vuto dare la mia disponibilità... La cosa è stata mal gestita. Sono molto contrariato. Gianni Letta e soprattutto Berlu sconi certe cose le dovrebbero sapere. E le dovrebbero sa per fare (Andrea Monorchio, appena indicato da Berlusco ni come presidente della Rai, ma bocciato dall'opposizione, La Stampa, 2 giugno 2005). Andrea Monorchio sarebbe andato benissimo come presidente della Rai, anche in vista della privatizzazione della tv pubblica... Io pensavo a Petruccioli come presidente, ci si può ripensare se tutto il centrosinistra è d'accordo. Altrimenti niente (Silvio Berlusconi, 2 giugno 2005). Infatti il 27 luglio il ds Claudio Petruccioli diventa presidente della Rai dopo una visita a Palazzo Grazioli, residenza privata del presidente del Consiglio nonché proprietario di Mediaset. Il quale però non è ancora soddisfatto e allunga la lista bulgara. Non c'era bisogno di Adriano Celentano per avere ventate Un uomo solo al telecomando 385 Rai per vedere battute contro il presidente del Consiglio da parte di Serena Dandini e Sabina Guzzanti, Gene Gnocchi ed Enrico Bertolino, Dario Vergassola, Corrado Guzzanti e altri che cerco di non tenere a mente. Oltre, è ovvio, a «Rockpolitik». Quello di giovedì 20 ottobre è soltanto l'ultimo episodio di un sistema della comunicazione, televisione ma anche stampa, che dal 2001 ha sistematicamente attaccato l'operato del governo e il presidente del Consiglio (a proposito di Adriano Celentano che ha invitato Michele Santoro a «Rockpolitik» e ha denunciato le censure e le epurazioni berlusconiane alla Rai, 23 ottobre 2005). La Rai è una vera e propria macchina da guerra contro di me. E anche le mie televisioni mi remano contro (Corriere della Sera, 28 gennaio 2006). 3. Bar condicio La par condicio ha danneggiato gravemente il Polo delle Libertà (dopo la sconfitta alle Regionali, 20 aprile 1995). Ma i dati dell'Osservatorio dell'università di Pavia dimostrano che, alle Regionali, le reti Fininvest hanno dato al Polo Ì82,5% del tempo e che anche le reti Rai hanno avvantaggiato il centrodestra. Il presidente Rai Zacearía, coi dati sulla presenza in tivù, ha truffato l'opinione pubblica e dietro lui si è accodata una bella processione di truffatori. Dare un terzo al governo, un terzo alla maggioranza e un terzo all'opposizione significa dare alla sinistra il doppio che a noi. Mi auguro che possiamo scampare in futuro il pericolo di avere a che fare con gentaglia del genere (16 febbraio 2001).

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Infuturo, quando al suo governo e alla sua maggioranza la Rai regalerà ben più dei due terzi degli spazi riservati ai politici, non si lamenterà più. Se un'acqua minerale con il 35% del mercato può fare pubblicità solo per il 4% inevitabilmente venderà di meno. Senza contare che di un'acqua minerale nessuno dice in tv che è in- (la Rermbblira. 25 marzo 2001). 386 Le mille balle blu Dobbiamo riformare la par condicio, una legge fatta su misura, ad personara, contro di me (Ansa, 19 ottobre 2005). Dopo la legge elettorale c'è la par condicio, è una riforma necessaria perché l'attuale testo è calibrato sulla vecchia legge elettorale (17 novembre 2005). La legge sulla par condicio rimarrà così. Abbiamo perso un'occasione per rendere l'Italia una democrazia come le altre (la Repubblica, 27 novembre 2005). Sono sempre rimasto sulla stessa posizione: quando avremo la riforma elettorale approvata, sarà opportuno mettere sul tavolo l'impar condicio. Non credo sia giusto che un partito come Forza Italia, che ha avuto il 30% dei voti ed è rappresentato in modo corrispondente in Parlamento, possa avere in televisione lo stesso spazio di un partito che magari si presenta per la prima volta. Mi sembra contrario a ciò che accade nelle democrazie occidentali (il Giornale, 9 dicembre 2005). Poi l'Udc, An e la Lega gli impediscono di modificare la par condicio. Ma lui insiste. È la Marx Condicio... (a «Porta a Porta», 11 gennaio 2006). ELLEKAPPA 8&RUU5COMI, o SALVA lu O SAUVA smesso DUMQUG es SI POM C Un uomo solo al telecomando 387 4. Minculpolo Noi non abbiamo giornali-partito. Noi non teorizziamo né tantomeno pratichiamo l'informazione come strumento di ricatto politico. I nostri sono eccellenti prodotti editoriali, non fabbriche di consenso o, quel che è peggio, di calunnie, di derisione, di disprezzo (a Epoca, 20 ottobre 1993). Infatti due mesi dopo caccia Indro Montanelli perché rifiuta di trasformare il Giornale nell'organo di Forza Italia. Non ho mai usato né mai userò i miei mezzi di comunicazione per scatenare campagne di aggressione contro un concorrente, né diffamare chi non è d'accordo con me. Lascio questi metodi ad altri (a Epoca, 20 ottobre 1993). Cioè a Sgarbi, Feltri, Liguori, Fede, Vigorelli, Jannuzzi, Ferrara... L'informazione è un bene prezioso, un bene comune anche quando la proprietà è di un privato. Ai miei direttori ho sempre garantito il massimo di libertà. A maggior ragione, ora che ho scelto di impegnarmi in una battaglia di libertà... (Epoca, 20 ottobre 1993). Panebianco mi consiglia di lasciar perdere la politica? Se si rivolge a una persona che ha realizzato molte più cose di lui, farebbe meglio a stare zitto (10 dicembre 1993). Sono l'editore più tollerante e rispettoso del Paese... Non ho mai interferito con la linea del Giornale. Montanelli avrebbe potuto scrivere i suoi articoli per tutta l'eternità... Avevo fatto costruire in Paradiso un fax speciale per ricevere i suoi articoli (dopo aver cacciato Montanelli dal Giornale, Tg5, 11 gennaio 1994). Peccato che solo tre giorni prima Berlusconi, pur non essendo più

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l'editore del Giornale, si sia presentato, all'insaputa e in assenza del direttore, all'assemblea dei redattori per arringarli sulla sua prossima discesa in campo e invitarli a sostenerlo dissociandosi dalla linea di Montanelli. Con queste precise parole: Credo che, se il Giornale darà segni di voler combattere 388 Le mille balle blu posizioni dei maggiori quotidiani italiani schierati nel polo opposto, allora non mancheranno assolutamente i mezzi per il rafforzamento della linea de il Giornale. Credo che dobbiate mettervi d'accordo su questo: è difficile affrontare col fioretto chi scende in campo col mitra (8 gennaio 1994). Subito dopo Montanelli e il condirettore Federico Orlando si dimettono. Ma Berlusconi continua a far finta di niente e a interferire nel Giornale: Credo che Montanelli non possa continuare a giocare di fioretto in un clima politico dove gli awersari di turno usano, se va bene, la sciabola. Lei sa quanto vende l'Indipendente di Vittorio Feltri? 120 mila copie. Segno che in quell'area c'è un grande spazio. Vorrei un giornale da combattimento (al Corriere della Sera, 9 gennaio 1994). Non contento di aver cacciato il più grande giornalista italiano continua ad attaccarlo fino al giorno della sua morte. Li ho avuti sempre tutti contro, anche in questa campagna elettorale. I giornali mi erano contro, Scalfari, la Repubblica e L'espresso perché sono di un altro partito, Mieli al Corriere e Mauro alla Stampa per le loro convinzioni e quelle dei loro redattori. Montanelli ha lasciato il Giornale senza che 10 gli dicessi mai nulla, solo una frase a colazione su Segni, che mi pareva uno destinato a perdere. Se n'è andato per ché uno innamorato della sua immagine come lui non pote va sopportare la coabitazione con uno che lo stava superan do proprio nell'immagine (La Stampa, 7 aprile 1997). Bella gratitudine: Montanelli, Travaglio, Luttazzi, Freccerò, Santoro, tutti miei ex dipendenti mossi da un sentimento irrazionale, un'ingratitudine umana senza confini. La cosa che mi è più dispiaciuta è l'essere ripagato in questo modo. Travaglio, l'autore del libercolo [«L'odore dei soldi», scritto con Elio Veltri per Editori Riuniti e presentato a «Satyricon» 11 14 marzo 2001, nda], è un giornalistucolo, non l'ho mai conosciuto. Ma Montanelli l'ho sempre difeso, da direttore del Giornale gli ho coperto le spalle quando i politici ne chiedevano la testa, e ora ecco come vengo ripagato. Al «Raggio verde» ha detto cose false, la sua versione del distac- Un uomo solo al telecomando 389 realmente. È come Tartarin di Tarascona: a furia di raccontarsi certe storie inventate, alla fine ci crede (24 marzo 2001). Piango l'amico con cui ho condiviso molte battaglie e al quale sono rimasto legato anche quando ha espresso dissenso dalle mie posizioni, con lo spirito di libertà che ha sempre animato il suo lavoro e che ho sempre rispettato (alla notizia della scomparsa di Montanelli, 22 luglio 2001). Poi ricomincia a insultarlo anche da morto. Credo ci sia un elemento di gelosia in ognuna di queste persone, perché non riesco a trovare un'altra spiegazione. Tutti questi giornalisti, Biagi, Montanelli, erano più anziani di me e credevano di essere loro quelli importanti nel nostro rapporto. Poi il rapporto si è capovolto e io sono diventato ciò che loro stessi volevano essere. Dunque, dato che loro non mi sono politicamente affini, si è sviluppato un sentimento irrazionale tra giornalisti italiani molto famosi (a The Spectator, 4 settembre 2003). Il 90% dei giornalisti italiani milita sotto le bandiere del fronte comunista e paracomunista (6 febbraio 1994).

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La grande stampa internazionale non ha giudizi propri, esprime i giudizi dei corrispondenti in Italia. E si sa che le sinistre, su questi corrispondenti, hanno lavorato benissimo (15 marzo 1994). In tutto il mondo gli intellettuali e gli opinionisti sono quasi tutti di sinistra ed è per questo che l'immagine del governo italiano è così negativa (a Italial, 15 maggio 1994). Paolo Liguori fa il telegiornale più sereno e obiettivo (7 giugno 1994). I giornali hanno riportato con la solita faziosità le mie affermazioni. Questo atteggiamento la dice lunga: tutti i sorci sono usciti dai buchi (8 giugno 1994). Insuccesso alle Amministrative? Questa è l'opinione del 390 Le mille balle blu dimostra una chiara e limpida linea editoriale contraria al governo... Eugenio Scalfari? Non capisce nulla di marketing e di pubblicità... io di solito non lo leggo (27 giugno 1994). Giornali e tv mi hanno trattato malissimo [sul decreto Biondi e dintorni, nda]. Da una cosa in buona fede ne hanno tratto l'esatto contrario. Mi hanno fatto passare per uno che voleva salvare i delinquenti per i propri interessi privati. È immondo... Ma non finirà così (21 luglio 1994). Lei non è una giornalista, è un'agit-prop! (6 agosto 1994, a Giovanna Pajetta del Manifesto, che aveva osato chiedergli notizie del blind trust). Anche se un giorno camminassi sulle acque, l'indomani Stampa, Corriere, Repubblica e Unità - che si telefonano per concordare i titoli - scriverebbero che Berlusconi non sa nuotare (12 agosto 1994). Se camminassi sulle acque, la Repubblica scriverebbe: non sa manco nuotare (13 agosto 1994). Le critiche di Saverio Vertone sul Corriere? Ma quello non è il suo stile, gliele hanno fatte scrivere. È un articolo scritto su commissione (16 agosto 1994). Due anni dopo candida Vertone al Senato per Forza Italia. I giornali fraintendono sempre tutto. Agnelli e De Benedetti mi scatenano contro i loro giornali. Feltri è impazzito, Fede non riesco più a scrollarmelo di dosso, l'Indipendente [diretto da Gianfranco Funari, nda] è contro il governo e Funari non mi è simpaticissimo (l'Indipendente, 16 agosto 1994). Dichiarazioni, al solito, smentite. La stampa è bugiarda, la voglia di scoop prevale troppo spesso sulla verità. Tutto questo non può e non deve avvenire. Non possiamo non condannare la menzogna. Dobbiamo combattere una dura battaglia, con una rivisitazione seria e ______ C ___ ];*„ J«11^ larre Un uomo solo al telecomando 391 II caro, eroico Fede... Innamorato di me? Sono gli inconvenienti di chi avanza troppo con l'età. Ma devo dire che ero molto critico nei suoi confronti. Oggi però comincio ad apprezzarlo. Molti lo considerano addirittura un baluardo per la democrazia e per l'informazione corretta in Italia (3 gennaio 1995). La par condicio la dovremmo chiedere noi del Polo: ci sono 4 milioni e 700 mila copie di grandi giornali dei grandi gruppi, circa 20 milioni di lettori con una linea editoriale assolutamente contraria al governo. A favore, soltanto 750 mila copie (3 gennaio 1995). Scalfari è un bugiardo e un calunniatore (2 febbraio 1995). Non leggo L'espresso da otto-nove mesi, da quando vi ho trovato un articolo che mi qualificava con tali menzogne che ho deciso che non valeva la pena di spenderci un minuto di più. Sopravvivo tranquillamente. È una cosa che consiglio a tutti gli italiani perbene (10 marzo 1995). Scalfari è il capo della Spectre: vuole la mia eliminazione (27 marzo 1995). Fede deputato? Non lo escludo affatto (18 aprile 1995). L'85% dei giornalisti Rai sono di sinistra: lo dichiarano con la loro iscrizione al sindacato (19 aprile 1995). La caricatura era l'arma preferita di Goebbels contro gli ebrei (criticando una caricatura comparsa su L'espresso, 28 aprile 1995).

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Tant'è la voglia di quelli de L'espresso di vedermi scomparire che, in mancanza di meglio, si sono inventati di sana pianta un mio malore a Villa Pamphili durante un allenamento. È un'ulteriore falsità che si aggiunge alle infinite altre di cui L'espresso mi ha gratificato nelle oltre 1000 pagine che mi ha dedicato negli ultimi mesi. Un record difficilmente egua- 1995Ì 392 Le mille balle blu Centrali di disinformazione e faziosità? No, noi della Finin-vest non ci riconosciamo affatto nel bersaglio di Scalfaro. Sono ben altre le fonti della disinformazione. Io credo che il presidente si riferisse a tutto il sistema dei media nel complesso. Un esempio di faziosità? Ma basta guardare l'informazione che fanno Rai3 e Telemontecarlo (5 novembre 1995). Le accuse del Mundo? Il suo direttore ha fatto ridere tutta l'Europa con i filmati in cui si faceva frustare da una prostituta (Corriere della Sera, 4 maggio 2001). Dal prossimo anno nella mia rassegna stampa non ci saranno gli articoli che mi criticano. Solo quelli favorevoli. Comporterà un risparmio di tempo perché certi giorni non ce n'è nemmeno uno (Ansa, 20 dicembre 2001). Il gruppo Mediaset non ha mai attaccato nessuno, neanche dal Tg4 (1° dicembre 2002). Infatti da mesi Emilio Fede ripete al Tg4 che Nanni Moretti, leader dei Girotondi, è «un imbecille». Senza contare il linciaggio di Fede e Sgarbi contro Montanelli nel 1993-94, il killeraggio di Sgarbi, Liguori & C. contro i magistrati di Milano e di Palermo, e così via, Mi saluti il direttore del «manifesto»... (a Cesare Romiti, editore del Corriere della Sera diretto da Ferruccio De Bor-toli, 28 marzo 2003). Due mesi dopo, bersagliato da continui attacchi e denunce di Berlusconi, Previti e relativi avvocati, De tortoli dovrà dimettersi da direttore del Corriere. L'Economist ha fatto un grande e fondamentale errore confondendo le guardie con i ladri. Ha preso i protettori della democrazia e della libertà per i ladri, e ha preso i ladri per le guardie (a The Spectator, 4 settembre 2003). Voi non potete fermare il progresso, il digitale, e cioè che ci siano più canali tv, che è una cosa negativa anche per Rai e Mediaset. È come quando i produttori di carrozze, in In- Un uomo solo al telecomando 393 auto e, non riuscendoci, ottennero che le automobili fossero precedute da un «battitore» che gridava «fate luogo, fate luogo». I periodici fan parte d'una stagione dell'informazione, oggi c'è anche internet... Voi [rivolto ai suoi intervistatori Paolo Gambescia e Marcello Sorgi, nda] fate dei bellissimi giornali, ma per una élite. Non so indicarvi io la soluzione, ma quando ci sono prodotti che diventano obsoleti bisogna prendere altre strade (alla presentazione dell'ennesimo libro di Vespa, Ansa, 10 dicembre 2003). Lei è una famosa giornalista italiana e lavora in una di quelle televisioni che sono mie perché mi viene attribuita la proprietà anche delle tv di Stato, in tutto di sette televisioni in Italia: invece sappiamo bene che sono dei veri soviet, quindi, prego signora del soviet... Ho appena parlato di design italiano e di moda e lei si presenta così. Mi scusi, quando viene all'estero si vesta un po' meglio (all'inviata del Tg3 Mariella Ven ditti, conferenza stampa in Slovenia, Ansa, 30 gennaio 2004). Ogni giorno l'Unità insegna intolleranza, odio, addirittura razzismo verso il demonio Berlusconi, tant'è che insiste soprattutto sulla mostrificazione dell'aspetto fisico, su presunte psicopatologie e sul dileggio. Insomma, il quotidiano di Furio Colombo si trova a metà strada tra la rappresentazione del «nemico del popolo» (matrice comunista) e la descrizione orripilante delle caratteristiche fisiognomiche dell'ebreo (matrice nazista). In Polonia la chiamerebbero «sindrome nazicomunista» (dal dossier sul quotidiano l'Unità, presentato da Berlusconi al Consiglio nazionale di Forza Italia, 3 febbraio 2005). Ogni giorno l'Unità di Furio Colombo insegna intolleranza, odio, addirittura razzismo verso il demonio Berlusconi, tant'è che insiste soprattutto nella mostrificazione dell'aspetto fisico, su

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presunte psicopatologie e sul dileggio. L'Unità mira a eccitare gli animi alla violenza, anche fisica, contro il nemico del popolo! (3 febbraio 2005). Dicianno- 394 Le mille balle blu tore dell'Unità, giornale «vicino» ai Ds. Prima Montanelli, poi De Boriali, infine Colombo. Anche nella carta stampata, chi tocca certi fili salta. Non ho paura di confrontarmi con nessuno. Se c'è qualcosa con cui mi sento a mio agio è proprio la dialettica. Ma non è assolutamente possibile incontrarsi con persone che ti hanno denigrato, oltraggiato e calunniato. Prima mi devono chiedere scusa. Passino ha coperto con la sua responsabilità tutto ciò che l'Unità ha scritto di me. E quindi è impossibile il dialogo con persone che, tramite quel giornale, hanno consentito che si scrivesse che sono peggio di Pinochet, di Francisco Franco, il re dei bari e un mostro bavoso. Io invece non ho mai insultato nessuno (a «Conferenza stampa», Ansa, 14 febbraio 2005). Purtroppo è tutto falso. Gli insulti «re dei bari», «mostro», «peggio di Franco e di Pinochet» sono stati riportati, sì, dall'Unità, ma citandoli da Umberto Eos-si che era solito chiamare così Berlusconi quando non era ancora tornato con lui. Quanto a «mascalzone bavoso» - anch'esso citato dall'Unità - era uno dei tanti epiteti riservati a Prodi, sulla prima pagina del Giornale di Berlusconi, dal condirettore e senatore forzista Paolo Guzzanti. Né Berlusconi né Anna La Rosa smentiranno mai in tv quelle gravissime accuse rivelatesi false. Da Rai3 all'Economist, c'è una capacità mistificatrice della sinistra che ha messo in piedi una vera e propria operazione falsità. Una specie di complotto, di congiura dell'opposizione (25 novembre 2005). Anche questi quotidiani internazionali hanno qui i loro giornalisti che non sono i migliori: diciamolo chiaro, sono collegati ai giornalisti italiani che se li coccolano. Se io fossi il direttore di le Monde, chi manderei in Italia volendo denigrare e avendo una posizione preconcetta? L'Economist, poi, è una causa persa (la Repubblica, 4 febbraio 2006). Gaffe spettacolare, visto che migliaia di giornalisti stranieri stanno per sbarcare in Italia per seguire le Olimpiadi invernali di Appendice fl contraffatto con gli italiani Le leggi vergogna Fedina penale Il contraffatto con gli italiani L'Italia berlusconiana è la peggiore delle Italie che ho mai visto, per volgarità e bassezza. Il berlusconismo è la feccia che risale il pozzo. Gli italiani devono vedere chi è questo signore. Berlusconi è una malattia che si cura soltanto con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, al Quirinale, al Vaticano, dove vuole. Soltanto dopo saremo immuni (Indro Montanelli, 2001). Se tutti i nostri grandi progetti per il Paese non verranno realizzati, me ne tornerò a casa mia, dove sto tanto bene (Corriere della Sera, 27 aprile 2001). Le promesse fatte si mantengono. Le persone serie mantengono le promesse, altrimenti se ne vanno a casa. Io quando prometto una cosa la mantengo (27 ottobre 2004).

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Il governo ha fatto miracoli attuando tutti e cinque i punti del «Contratto con gli italiani» e sta facendo tante altre cose. Ho passato in rassegna tutti gli atti del governo, non ne ho visto uno che si possa considerare un errore, non c'è una cosa che non rifarei (2 settembre 2005). Proporrò un nuovo Contratto con gli italiani, ma più ampio dei 5 punti contenuti nel precedente (28 novembre 2005). 1. Meno tasse per tutti «Abbattimento della pressione fiscale - con l'esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire an nui [11.362 euro, nda\; - con la riduzione al 23% dell'aliquota per i redditi fino a 200 - 398 Le mille balle blu COSTJIATTO COST GLI ITALIAHI tra Silvio Bérluiconi, na:: a KilMO 11 11 Istunbre :îit, léate jj Fsrajttalii a dalla Ca« dilli ia ;iaso Kcsric c:n t'itti çll aUsaUJilla i ciliadim italiani li cavitr.» i il i'.ipdi .jauto t«gui. silno ïsrlïsîor.;, nsl case i: ara vigoria cUt:::3l¡ dilli Casa dalla Liiarti, »1 ^ialiti d: fr«Uir.te da; Cauiìlio, i rejliiari liti eiiqua ami i: cwego_i_ aderii otiattivl : 1. ta:jttjjuan!,o ìilli pranto iiicali • con L'wwiau traili tó raldici !ioc > 22 iilic.-.i di lirt intuii : i isdlitl fino iK niliaiiì rsui:i i 30'i iil:or_: ex h nii:ig:j il 2] pc cinto faU' :;j la iLAucci- il 3i par cime JaU' con l'i li iiisai dai eittadisi 8 1:. ttnazioa dit criàai' ' i»;l'iiij-.ato Pii 'toliiiotta o caratbiara o vi;Ilii il qiaaim* hito di ca f:rti riteicaa di', n-je.'c di iati riitnt; Jsli i_íílU casia di rmualcnt i átlla tassa «gilí dciaiíoií, Attijâîicns jal "Eijrj trs_Lj¡tW 1'ÍB.iaJii ali; cittì, eoe ÍL I attuai; 3 aálici attuai: 3 ad altta.ic 1 BÍUsn« di lira il tS9a. I ^*i ^itfJiiatguA. um* BLLjd^a taadL/ u. I ^_ di nuovi i- '*•" di larero. 5. »f«rcirí_dsi citici ;« ÍÍISK ü ¡i: '.I teiiái Oiíti" vCü. pi«?iiti (Ul h Mint^V -r:jr;ama t ¿Jpranimn t'.raiv is:ro5Cli58n(,_firr37Ì3, rat: iirisha <ts«:> iJrs-gsî'.îJicia ;;r la difiaa di-U a '- clajB aai d: itati cs-su^tr.i, Sihi: Btrlaioii *L_-*tffA fana loua î son r.',r;-sìi.aja ' "~7L-£.Jo I M^, ^ X • • \uf"^."^:'-.:' Silr.c S arÀ IMO Taliic a «iia:i'<o il 1J mia ;¡C' c:s il fan i;;U rtsttcr; i:slii.-.

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Il contraffatto con gli italiani 399 - con la riduzione al 33% dall'aliquota per i redditi sopra i 200 milioni; - con l'abolizione della tassa di successione e della tassa sulle donazioni.» È l'8 maggio del 2001, mancano cinque giorni alle elezioni, quando Silvio Berlusconi, sulla scrivania di ciliegio offerta da Bruno Vespa a «Porta a Porta», mette la riduzione delle imposte al primo posto del suo «Contratto con gli italiani». Cinque anni dopo, la promessa non è stata mantenuta. Le due aliquote non sono entrate in vigore. La pressione fiscale complessiva è rimasta sostanzialmente immutata. Secondo il documento di programmazione economico e finanziaria del governo Berlusconi per il 2006-2009, era pari al 42,2% del prodotto interno lordo nel 2001; ed è scesa ad appena il 41,7% nel 2004. Secondo altre stime più attendibili, è anzi complessivamente aumentata con le tasse degli enti locali e le ondate di rincari delle tariffe. L'unico obiettivo centrato è l'abolizione della tassa di successione e di quella sulle donazioni. Nel primo Consiglio dei ministri del Berlusconi-2, è stata approvata la riforma dell'imposta di successione. Una legge per super-ricchi. L'Ulivo aveva già abbattuto la tassa fino ai 350 milioni di lire per ogni erede con un'aliquota del 4%. Il 90% dei cittadini italiani era al di sotto della franchigia. A Berlusconi, però, non bastava. Mentre Bill Gates si batteva per mantenere la tassa in America, il nostro premier l'aboliva. Permettendo così ai suoi eredi di risparmiare in futuro, secondo una stima dello stesso Berlusconi, almeno 58 miliardi di lire. 2. Città più sicure «Attuazione del "Piano per la difesa dei cittadini e la prevenzione dei crimini" che prevede tra l'altro l'introduzione dell'istituto del "poliziotto, carabiniere o vigile di quartiere" nelle città con il risultato di una forte riduzione del numero dei rea- 400 Le mille balle blu , Nel 2001, quando Berlusconi mette nero su bianco la sua seconda promessa, i reati commessi ogni anno in Italia non sono 3 milioni, ma 2.163.826, contro i 2.205.782 del 2000 (fonte Istat). Negli anni seguenti non solo non diminuiscono, ma aumentano. Dal rapporto Censis, reso pubblico il 3 dicembre 2004, si evince che nei primi 24 mesi di governo Berlusconi la criminalità ha ripreso a correre: tra il 2001 e il 2003 si verifica un incremento del 6,7% e il numero dei reati toccherà quota 2.456.826. All'inaugurazione dell'anno giudiziario 2005 il procuratore generale Francesco Favara segnala un'ulteriore crescita: tra il luglio 2003 e l'agosto 2004, i reati denunciati per i quali è stata iniziata l'azione penale sono il 3,7% in più dello stesso periodo del 2002-2003. Dunque i reati sono aumentati nonostante l'introduzione del poliziotto di quartiere. Secondo il premier (a «Porta a Porta», 19 dicembre 2005), gli agenti e i militari impiegati in questo specifico servizio sarebbero 3701. A metà agosto del 2004, secondo il ministero dell'Interno, erano 1900 e operavano in 433 quartieri o zone da circa 10 mila abitanti. A ferragosto dell'anno successivo il Viminale assicurava che il loro numero era salito a 2200. In ogni caso, per garantire un poliziotto di quartiere ogni 10 mila abitanti in tutto il Paese servirebbero almeno 5900 uomini, che diventerebbero più di 16 mila volendo alternarli in turni di otto ore. Lo stesso Berlusconi sembra rendersene conto. Infatti, in caso di rielezione, ha promesso di aumentarli fino a 10 mila. Nell'attesa, ha mancato anche il secondo obiettivo del Contratto. 3. Pensioni più dignitose «Innalzamento delle pensioni minime ad almeno I milione di lire al mese.» Il terzo punto del «Contratto con gli italiani» non ammette repliche. Già nella finanziaria 2001 il governo stanzia 2 miliardi e 169 milioni di euro per cercare di mantene- Il contraffatto con gli Italia

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401 no, in una relazione tecnica, a stimare che quel denaro è sufficiente a «coprire» solo 2 milioni e 200 mila pensionati. Alla fine però solo un milione e 800 mila incasseranno effettivamente l'aumento. Ma gli aventi diritto, stando alla lettera della promessa, sono appunto il quadruplo. La Uil infatti calcola che gli anziani che nel 2001 ricevono ogni mese meno di 516 euro (pari a un milione di lire) sono 5.901.244. Secondo l'economista Tito Boeri, alla fine del 2002 sono addirittura saliti a 8 milioni, Insomma, per il 75 % dei pensionati con meno di un milione di lire al mese l'impegno di Berlusconi non vale. Il perché è presto detto. Per mantenere la parola servirebbero ogni anno dagli 11,5 ai 17 miliardi di euro. Fino a un punto e mezzo del Pii. Una soluzione possibile sarebbe quella di aumentare le pensioni minime a tutti coloro che hanno compiuto 65 anni. Ma anche in questo caso il piatto piange: servirebbero 8,67 miliardi euro. Per questo si decide di aumentare solo la pensione minima a chi ha più di 70 anni, sempreché non cumuli un reddito di coppia superiore ai 6800 euro annui. In barba al Contratto con gli italiani, che non faceva alcuna distinzione. «Fatto l'annuncio, gabbato l'anziano», commenterà nel gennaio 2004 Dario Di Vico sul Corriere della Sera. Il risultato è particolarmente odioso. Nei primi mesi del nuovo governo, centinaia di pensionati telefonano all'Inps reclamando inutilmente l'aumento. E alla fine qualcuno decide di passare alle vie legali. Nel 2006 Berlusconi viene citato in giudizio da una pensionata, Ida Severini, che gli contesta l'inottemperanza del Contratto. Il presidente del Consiglio dovrà presentarsi, accompagnato dai testimoni Bruno Vespa e Roberto Maroni (ministro del Welfare), il 28 febbraio davanti al giudice di pace di Roma. La Severini, 78 anni, nata a Recanati e residente a San Cesareo (Roma), lamenta la mancanza di 138 euro sulla sua pensione e rivela di aver votato Berlusconi alle Politiche del 2001: «Ho deciso di votarlo - spiega - proprio dopo averlo sentito annunciare il terzo punto del Contratto: l'innalzamento delle pensioni minime ad almeno I milione di lire al mese». Ha atteso qua- 402 Le mille balle blu dei Valori e dalla Lista Consumatori, di trascinare il premier in tribunale per il mancato adempimento di una «promessa al pubblico», secondo quanto previsto dal Codice civile. Cause simili vengono intentate anche da pensionati di Udine e Bolzano. 4. Più lavoro per tutti «Dimezzamento dell'attuale tasso di disoccupazione con la creazione di almeno I milione e mezzo di nuovi posti di lavoro». Nei cinque anni di governo Berlusconi, i disoccupati sono diminuiti, ma di poco. Non certo dimezzati. Secondo Eurostat, nel gennaio 2001 il tasso dei senza lavoro era pari al 9,9%. Cinque anni dopo è sceso al 7,1%. Per dimezzarlo bisognerebbe toccare quota 4,95, obiettivo ormai irraggiungibile. Anche guardando i dati numerici, il milione e mezzo di nuovi posti è ben lontano dall'essere realizzato. Secondo i dati del Sole-24 Ore dell'8 gennaio 2006, l'incremento totale degli occupati tra il 2001 e il 2005 è stato in tutto di 1 milione e 74 mila unità. A questa cifra, già lontana dalla promessa iniziale, vanno oltretutto detratti gli immigrati clandestini che un lavoro l'avevano già prima del 2001 e che Berlusconi infila tra i «nuovi occupati» solo perché hanno regolarizzato la loro posizione uscendo dal sommerso: 343 mila persone sulle oltre 650 mila ammesse alla sanatoria. I nuovi posti scendono così a 731 mila: meno della metà di quelli promessi. Comunque la si guardi, insomma, la clausola del contratto non è stata rispettata, anche se il ministro del Welfare Maroni assicura che sono stati creati «circa 2 milioni di posti di lavoro», senza peraltro specificare che nello stesso periodo ne sono andati perduti centinaia di migliaia. Ma non è tutto. Anche l'apparente crollo della percentuale dei disoccupati ha una spiegazione tutt'altro che incoraggiante: visto che il lavoro non si trova, molti iscritti alle liste di collocamento smettono di cercare un impiego e si cancellano dagli // contraffatto con gli italiani 403 lazione sulla disoccupazione: «II motivo principale del calo

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lazione sulla disoccupazione: «II motivo è lo scoraggiamento dal cercare lavoro». 5. Più cantieri per tutti «Apertura dei cantieri per almeno il 40% degli investimenti previsti dal "Piano decennale per le Grandi Opere" considerate di emergenza e comprendente strade, autostrade, metropolitane, ferrovie, reti idriche e opere idro-geologiche per la difesa dalle alluvioni.» Secondo II Sole-24 Ore del 6 gennaio 2006, nemmeno questo obiettivo - peraltro generico (aprire i cantieri non è la stessa cosa che costruire le opere) - è stato raggiunto. Alla luce dei dati disponibili forniti dal ministero delle Infrastnitture, si è raggiunto appena il 21,4% degli investimenti previsti dalla legge. Infatti sono stati appaltati cantieri per 51,2 miliardi su un totale di 173. E se anche nel giugno 2006 ci si arriverà, come garantito dal ministro Pietro Lunardi nel suo «bilancio sulla legge obiettivo a quattro anni dalla sua approvazione», si toccherebbe al massimo quota 25,4%. Ben lontana dal traguardo del 40%. Il ministero però sostiene che a giugno l'obiettivo sarà raggiunto e superato, arrivando al 45% delle opere «affidate e/o cantierate». Ma l'affidamento di un'opera, pur rappresentando per molti versi un punto di non ritorno, è qualcosa di molto diverso dall'apertura di un cantiere. Esempio: l'appalto per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Il 24 novembre 2005 la realizzazione dell'opera è stata assegnata a Impregilo, ma prima che le ruspe si mettano al lavoro passerà molto tempo: si arriverà a fine 2006, secondo le stime della stessa impresa appaltatrice, o forse molto più tardi se ci saranno intoppi nella progettazione definitiva e/o esecutiva, nella verifica di impatto ambientale, nella successiva approvazione del Cipe, previo consulto con le regioni. In ogni caso, anche se il governo Berlusconi ha fatto qualcosina in più degli esecutivi precedenti, non si può certo sostenere che abbia mantenuto la 404 Le mille balle blu 6. Se non mantengo vado a casa «Nel caso in cui al termine dei 5 anni di governo almeno 4 su 5 di questi traguardi non fossero stati raggiunti, Silvio Berlusconi si impegna formalmente a non ripresentare la propria candidatura alle successive elezioni politiche.» Pur avendo mancato tutti e cinque i traguardi, Silvio Berlusconi si ricandida. Così non mantiene nemmeno il sesto e ultimo impegno. Le leggi vergogna Berlusconi non ha idee: ha solo interessi (Indro Montanelli, 2001). Forte dei suoi 20 mila milioni d'euro, divus berlusco inquina teste, leggi, apparati: scardina la giustizia; con lui salgono al potere volgarità, sopruso, menzogna; potendo, ridurrebbe la vita psichica dei sudditi a giaculatorie e fescennini. Abbiamo un Führer barzellettiere, canterino, ottimista: «siete ricchi, belli, giovani, felici», svela ridendo a poveri diavoli italiani arrancanti in bolletta; e, guardandosi allo specchio, confida d'aver visto un santo (Franco Corderò, 2006). La lista nera dei disastri del governo Berlusconi è talmente lunga che, da sola, occuperebbe un libro. Infatti ne ha occupati diversi, usciti negli ultimi due anni. Noi qui ci limitiamo a riassumere le leggi vergogna che hanno portato vantaggi al presidente del Consiglio, ai suoi cari e ai suoi coimputati. Nei quattro settori chiave della giustizia, del fisco, della televisione e degli affari. Quelle leggi non previste dal programma sottoposto agli elettori nel 2001 e che non rispondono ad alcuna reale esigenza politica. Conosciamo bene i guasti che hanno provocato e provocheranno «riforme» come quelle della scuola, della sanità, della legittima difesa, della droga, del diritto fallimentare, del Csm; e ancora la sanatoria per i fondi ai partiti - infilata nell'ultimo decreto «milleproroghe» - che renderà incontrollabili i finanziamenti fino a 50 mila euro; e decisioni come il taglio delle scorte ai

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magistrati, ai testimoni antimafia e ad altri obiettivi a rischio (come il professor Marco Biagi). E abbiamo ben presente il dibattito intorno ad altre leggi controverse come quella sul mercato del lavoro, cioè sul precariato selvaggio. Per non parlare della controriforma della Costituzione («devolution» e non solo), fortunatamente non ancora in vigore in attesa del referendum confermativo. E della legge elettorale che sprofonda il 406 Le mille balle blu questa la sede per illustrarle, o perché erano previste in gran parte dal programma della Casa delle Libertà, o perché riflettono le legittime convinzioni di una coalizione di centrodestra, o perché manca lo spazio per entrare in tutti i dettagli di una legislatura devastante quant'altre mai. La sintesi che qui proponiamo ci pare più che esaustiva. (INGIUSTIZIA 1. Falso in bilancio-1 II primo atto della Casa delle Libertà al governo è, il 28 settembre 2001, la legge delega per la riforma del falso in bilancio. In dieci giorni viene riscritto l'articolo 2621 del Codice civile, norma approvata a tempo di record grazie anche ali'«infortunio» del capogruppo Ds alla Camera Luciano Violante, che ha chiesto addirittura la «procedura d'urgenza» per il dibattito in aula. Relatori due forzisti: Giorgio La Malfa (condannato definitivamente per la tangente Eni-mont) e l'avvocato Gaetano Pecorella, difensore del premier imputato per falso in bilancio e presidente della commissione Giustizia. Da una mano con preziosi emendamenti l'altro onorevole avvocato di Berlusconi, Niccolo Ghedi-ni. L'Economist parla di «una legge di cui si vergognerebbero persine gli elettori di una repubblica delle banane». Tre, sostanzialmente, le novità rispetto al passato (alcune delle quali già contenute nel progetto Mirone presentato dall'Ulivo nella precedente legislatura): a) II falso in bilancio, da reato «di pericolo» (per i soci, ma soprattutto per il mercato, i creditori, i fornitori, gli investitori e i concorrenti), diventa un reato «di danno» (se non danneggia i soci o i creditori, non è più reato: ma chi falsifica i bilanci per pagare tangenti lo fa per avvantaggiarli, i soci, conquistando illegalmente nuove fette di mercato). E le pene massime, già lievi, scendono ancora: per le società quotate, da 5 a 4 anni, e per le non quotate addirittura a 3 Le leggi vergogna 407 meno nelle ipotesi aggravate. Prescrizione ancor più rapida di prima (il termine massimo passa da 15 a 7 anni e mezzo per le quotate e addirittura a 4 e mezzo per le non quotate). b) Per le società non quotate, il falso in bilancio sarà perseguibile solo a querela di parte (azionisti o creditori). Per le quotate, invece, anche d'ufficio. Così, paradossalmente, se il reato danneggia i soci (ipotesi più grave), sarà perseguibile soltanto se qualcuno lo denuncia (cosa che non avviene mai); se invece non cagiona danni (ipotesi meno grave), la magistratura se ne potrà occupare sempre, anche se nessuno l'ha investita (sia pur con pene irrisorie e prescrizione fulminea). In ogni caso, fra attenuanti e sconti vari, ogni pena detentiva sarà sostituibile con una piccola multa. «Stabilire la perseguibilità del falso in bilancio a querela dell'azionista - ironizza il giudice Piercamillo Davigo - è come stabilire la perseguibilità del furto a querela del ladro.» e) II falso non è più punibile sotto alcune «soglie quantitative». Chi tace a bilancio fino al 5 % del risultato d'esercizio (calcolato sull'utile prima delle imposte), fino al 10% delle valutazioni, fino ali' 1 % del patrimonio netto della so- ELLEKAPPA GIÀ ClNQUG OC CUG IL FALSO IN! BILANCIO £RA UN! 408 Le mille balle blu cietà (che comprende immobili, beni immateriali, partecipazioni, ammortamenti, utili, brevetti, magazzini) non rischia più nulla. Così, mentre gli Stati Uniti sono sconvolti dai crac di Enron e

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Worldcom, due mega-scandali di bilanci falsi, e inaspriscono le relative pene, nell'Italia degli scandali Cirio e Parmalat si va alla deregulation pressoché totale. Secondo i calcoli de L'espresso, l'Enel potrà stornare 191 milioni di euro (quasi 400 miliardi di lire) all'anno, la Pirelli 241, l'Eni 408, il San Paolo-Imi 105, la Fiat 79, la Fininvest 41. Cifre che, prese singolarmente, basterebbero a mantenere tutti i partiti politici italiani: basti pensare che la Tangentopoli più cospicua, quella dei fondi neri Eni, ammontava a circa 500 miliardi di lire accumulati in diversi anni. Ora la stessa società può accantonare il doppio, per giunta in un solo anno, senza rendere conto a nessuno. «È la modica quantità di falso in bilancio - scherza ancora Davigo - magari per uso personale, come per la droga.» Gli effetti della legge sono paradossali. Chi, come la Telecom, è quotato anche a Wall Street si trova in una situazione grottesca: a Milano Tronchetti Provera potrebbe impunemente creare provviste extrabilancio da centinaia di milioni di euro. Ma, una volta messo piede a New York, rischierebbe fino a 25 anni di carcere. Lì infatti, in seguito agli scandali finanziari, i numeri uno delle grandi aziende sono tenuti a giurare sulla veridicità dei loro conti, con pene severissime per chi giura il falso. Tutto questo per il governo italiano non conta. Grazie alla sua riforma, il Cavaliere ottiene la prescrizione nel processo per l'acquisto da parte del Milan del calciatore Gian-luigi Lentini (10 miliardi versati in nero al Torino) e in quello per i fondi neri utilizzati per pagare nel 1991 una maximazzetta da 23 miliardi di lire a Bettino Craxi. E risolve anche la questione più spinosa: il dibattimento per i falsi nel bilancio consolidato del suo gruppo. Il 26 settembre 2005 il Tribunale di Milano, dove si tiene il processo All Iberian 2 per circa 1500 miliardi di lire di presunti fondi neri accantonati all'estero dalla Fininvest, assolve Berlusconi «perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato». Ciò è perché l'imputato lo ha, nel frattempo, depenalizzato. Grazie Le leggi vergogna 409 Giancarlo Foséale e vari manager del gruppo, tra cui Fedele Gonfalonieri e Adriano Galliani. 2. Falso in bilancio-2 Dopo gli scandali Parmalat e Cirio, maggioranza e opposizione sembrano voler correre ai ripari. A partire dal 2003, per due anni, si discute in Parlamento la cosiddetta «legge sul risparmio». Dopo che le nuove norme sul falso in bilancio hanno permesso a Berlusconi e ai suoi collaboratori di uscire indenni dai processi, la Casa delle Libertà medita una mezza marcia indietro. Risolti i problemi del premier, non c'è più ragione per tenere in piedi una riforma criticata in tutto il mondo. Così, nell'autunno-inverno 2005, il Senato modifica la legge sul risparmio inasprendo le pene per il falso in bilancio. Se anche la Camera darà il suo assenso, si tornerà di fatto alla normativa pre-2002: niente più «modica quantità» di fondi neri e pene relativamente severe. Il 7 dicembre 2005, però, nuovo colpo di scena. Dopo un vertice di maggioranza, il governo cambia idea: il falso in bilancio «light» non si tocca. Perché? Una settimana prima, il 30 novembre, i sostituti procuratori Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo hanno disposto l'acquisizione di una serie di documenti riguardanti compravendite di film da parte di Media-set avvenute nel 2005. L'indagine è quella sui diritti tv, in cui Berlusconi è accusato di aver gonfiato il prezzo di acquisto di film e telefilm, in modo da sottrarre centinaia di milioni di euro dalle casse dell'azienda e dirottarli su una serie di società off-shore. Fino a quel momento l'accusa si era limitata a contestargli il falso in bilancio e l'appropriazione indebita fino al 1999. Ora però le difese temono un'estensione temporale del capo d'imputazione fino a tempi recentissimi. I pm potrebbero arrivare a sostenere che anche la contabilità del 2005 è stata manipolata. Se così fosse, nemmeno la prescrizione dimezzata della legge ex Cirielli basterebbe a garantire l'impunità al Cavaliere. Meglio lasciare tutto come prima. Alla faccia degli scandali finanziari e dei 410 Le mille balle blu 3. Rogatorie II 12 maggio 2000, nell'aula del processo Sme-Ariosto, l'avvocato Filippo Dinacci, che difende il Cavaliere insieme agli avvocati-deputati Pecorella e Ghedini, chiede al Tribunale di Milano di cestinare tutti gli atti giunti per rogatoria dall'estero. Secondo il legale, i documenti sarebbero

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inutilizzabili perché «manca il numero di pagina», oppure perché si tratta di «fotocopie semplici» senza «specifica certificazione di conformità». I giudici, alla luce dei trattati internazionali e delle prassi europee consolidate da decenni, respingono l'istanza. Ma il 3 agosto 2001, appena vinte le elezioni, i parlamentari forzisti Marcello Dell'Utri, Lino Jannuzzi e Paolo Guzzanti presentano un emendamento alla ratifica della convenzione italo-svizzera sulle rogatone, modificando il Codice di procedura penale sulla falsariga dell'eccezione presentata dall'avvocato Dinacci e bocciata dal Tribunale. La nuova legge è approvata a tappe forzate il 3 ottobre 2001. Risultato, almeno sulla carta: sono da rifare circa 7 mila rogatone (252 inoltrate alla Svizzera dal pool Mani Pulite e ancora pendenti, 810 per delitti di mafia, 1045 per traffico di droga, 746 per corruzione e 66 per delitti di terrorismo). Le nuove norme prevedono, fra l'altro, Pinutilizzabilità di tutti gli atti recapitati dalle autorità giudiziarie straniere che non siano «in originale» oppure «autenticati» con apposito timbro, pagina per pagina. Non solo: qualunque documento trasmesso via fax, o via mail, o brevi manu, o in fotocopia, o con qualche lieve irregolarità formale, o direttamente da giudice svizzero a giudice italiano senza passare per i ministeri degli Esteri e della Giustizia, è sanzionato nella forma più grave: l'inutilizzabilità. Anche se l'imputato non ha mai eccepito sulla loro autenticità, le carte estere - documenti bancari, verbali di interrogatorio e di perquisizione, perizie tecniche e così via — finiscono nel cestino e si deve ricominciare tutto da capo (ammesso che, nel frattempo, la banca o l'autorità straniera non abbia distrutto la documentazione). Se poi queste carte sono l'unica prova a ca- 1',-. Le leggi vergogna 411 nico elemento in base al quale una persona è detenuta, scatta la scarcerazione. Si gioca, poi, sull'espressione «in originale», sommamente equivoca. Lo spiega il procuratore generale di Ginevra, Bernard Bertossa: «È impossibile trasmettere l'originale di un estratto conto bancario: ciò di cui disponiamo è sempre un tabulato stampato, cioè una copia. L'originale è l'hard disk della banca, e quello non possiamo proprio trasmetterlo all'Italia...». All'articolo 18, l'ultima e decisiva innovazione: «Le disposizioni della presente legge si applicano anche ai procedimenti in corso». Cioè alle indagini, alle udienze preliminari, ai dibattimenti di primo, secondo e terzo grado iniziati con le vecchie regole. Per la prima volta, in decenni di storia del diritto, viene disatteso il principio latino «tempus régit actum» (non si cambiano le regole a partita iniziata) che presiede a ogni riforma di procedura. La riforma è retroattiva per poterla applicare ai processi «toghe sporche» contro Berlusconi e Previti. Giuliano Ferrara ammette sul Foglio: «C'è un interesse a proteggere il presidente del Consiglio dietro la grinta con cui la maggioranza si è battuta per far passare questo testo? Sì. C'è un interesse politico. Altro che cavilli». L'Economist parla di «interessi personali» del Cavaliere. Il Los Angeles Times lo accusa di «favorire i terroristi». Bertossa definisce la nuova legge «una catastrofe per la giustizia internazionale». Durissime le critiche del presidente del Tribunale internazionale dell'Aja Carla Del Ponte, del giudice spagnolo Baltasar Garzón, del francese Renaud Van Ruymbeke, del presidente della Corte d'Appello di New York Guido Calabresi. E, naturalmente, dei più noti magistrati italiani di ogni corrente e sede. Borrelli promette: «Cercheremo di neutralizzare sul piano interpretativo gli effetti più devastanti della legge». Alla Camera e al Senato lo scontro è furibondo. Berlusconi sostiene che «la legge si è resa necessaria perché negli ultimi 10 anni alcuni giudici hanno usato prove alterate o che non corrispondono al vero... fotocopie senza nessuna garanzia di autenticità». Il capo dei senatori forzisti Renato 412 Le mtlle balle blu di prove false». Il ministro Bossi parla addirittura di «condanne fondate su carta da pacchi trasmessa via fax». La Svizzera protesta, il ministero della Giustizia di Berna chiede spiegazioni al governo

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italiano, poi blocca le procedure post-ratifica del trattato del '98. Molti giudici elvetici si ribellano e congelano le rogatone ancora inevase, negando sdegnosamente di aver mai inviato carte false ai colleghi italiani. Il ministro Castelli licenzia cinque magistrati del suo ufficio legislativo che avevano espresso parere contrario alla riforma. Il giudice Piercamillo Davigo lascia polemicamente l'incarico di consulente della commissione ministeriale sulle convenzioni internazionali. Il 4 ottobre 2001 la legge sulle rogatone, approvata il giorno 3, viene trasmessa a Palazzo Chigi per la firma di Berlusconi. Ventiquattr'ore dopo è già sul tavolo del capo dello Stato. Ciampi ha un mese di tempo per firmarla, ma lo fa subito, in un batter d'occhio, verso le 15. Poi telefona a Berlusconi per dargli l'annuncio. Il giorno dopo, sabato 6 ottobre, la legge viene stampata in tutta fretta sulla Gazzetta ufficiale. Di solito, per pubblicare una legge, occorrono in media dai 30 ai 60 giorni, ai quali se ne aggiungono sovente altri 15 di vacatio legis. Per quella contro le rogatone, nulla di tutto questo. Il 9 ottobre, al processo Previti, i difensori la usano subi to per chiedere di cestinare tutti gli atti giunti dall'estero. Commenta sarcastico Armando Spataro, membro del Csm: «L'avvocato eccepisce, il Tribunale respinge, la Camera ap prova». Berlusconi tenta di rassicurare gli italiani e i partner europei, impegnati proprio in quei giorni a serrare i ranghi della cooperazione giudiziaria internazionale contro i canali di finanziamento occulto del terrorismo: «Con questa legge non succede niente, nessuno esce dal carcere». Ma pochi giorni dopo, a Várese, un uomo di nome Giovanni Pozzi, arrestato con l'accusa di riciclare denaro sporco per il clan Caruana fra l'Italia e la Svizzera, viene scarcerato. Il gover no, imbarazzato, replica che la norma non c'entra: è stato un errore dei giudici varesini. Senonché Previti chiede subi to ai giudici del processo Sme di applicare la legge sulle ro- _„.. : „,„ ; 1~,.~ ^^1U«U; A; \T TI T_:1 !„ J: u Le leggi vergogna 413 contesta la costituzionalità della riforma davanti alla Consulta. Altri, come quello di Milano, fanno invece prevalere sulla nuova normativa i trattati e le prassi internazionali degli ultimi trent'anni. E stabiliscono che, per certificare l'autenticità delle carte giunte per rogatoria, basta la lettera di accompagnamento firmata dal giudice straniero che le ha trasmesse. Così si salvano centinaia di processi. «Il Tribunale di Milano calpesta una legge del Parlamento per condannare a tutti i costi Berlusconi», insorge la Cdl a una sola voce. Ma la stessa interpretazione l'hanno data i Tribunali di Napoli e Torino. E via via tutti gli altri in Italia. Ma nessuno sembra accorgersene. Anzi, Castelli minaccia un'ispezione al Tribunale di Milano. Poi fa scrivere da Augusta Tannini, la moglie del giornalista Bruno Vespa appena nominata direttore generale degli Affari penali del ministero, una circolare a tutti i capi degli uffici giudiziari, preannunciando conseguenze disciplinari per i magistrati che non osservino pe-dissequamente la nuova legge sulle rogatorie. Il 5 dicembre 2001, visto che la legge sulle rogatorie è risultata inapplicabile alla luce della giurisprudenza e i processi contro Berlusconi e Previti non sono saltati, la maggioranza della Cdl al Senato approva una mozione programmatica sulla giustizia in 12 punti, introdotta da un preambolo che censura esplicitamente le inchieste del pool su Berlusconi e le ordinanze della I e della IV sezione del Tribunale di Milano su una sentenza della Consulta e sulle rogatorie. Lo scontro istituzionale è senza precedenti. Mai, neppure sotto il fascismo, il Parlamento italiano aveva censurato i provvedimenti di un tribunale italiano. Infatti la mozione suscita l'immediata protesta scritta di 300 docenti di diritto (fra i quali moltissimi avvocati) di 25 università italiane, che definiscono «false» le accuse al Tribunale di Milano a proposito della sentenza della Consulta e delle rogatorie, «plausibili alla luce del diritto vigente» le decisioni dei giudici milanesi e «grave e

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intimidatoria» la mozione del Senato, «un evento mai verificatosi nella storia parlamentare dell'Italia unita, che mette a repentaglio le stesse fondamenta dello Stato costituzionale». La giunta dell'Anni, con il suo presi- 414 Le mille balle blu contro quella «risoluzione in contrasto con il modello di giurisdizione e di assetto dei poteri disegnato dalla Costituzione». L'Anm si era sciolta soltanto un'altra volta: nel 1924, dopo il delitto Matteotti e la svolta autoritaria di Mussolini. Quello dei senatori della maggioranza è un chiaro abuso di potere, tantopiù che la Corte di Cassazione, di lì a poco, confermerà che i tribunali fanno benissimo a disapplicare le norme sulle rogatone, in quanto queste violano apertamente i trattati e le prassi internazionali. Almeno questa legge vergogna, dunque, non produrrà altri effetti. 4. Un giudice in meno per Previti II 31 dicembre 2001, mentre gli italiani preparano il cenone di Capodanno, il ministro della Giustizia Roberto Castelli, sollecitato con «urgenza» dai difensori di Previti, nega contro ogni prassi la proroga in Tribunale al giudice Guido Brambilla, membro del collegio giudicante del processo Sme-Ariosto, e dispone la sua «immediata presa di posses- ELLEKAPPA UN! i VOUTA <5 1 PROP ILA ecco pesene QU£<3<I CiMQO AslMl SGMZA Le leggi vergogna 415 so» a partire dal 2 gennaio 2002 al Tribunale di sorveglianza, dov'è stato trasferito. Così il processo a Berlusconi, Previti, Pacifico e Squillante dovrà ricominciare da capo. La decisione viene annunciata in aula, il 3 gennaio, dagli stessi difensori degli imputati. Il Tribunale, la Procura e Brambilla non ne sanno ancora nulla. Il procuratore aggiunto Gerardo D'Ambrosio è indignato: «Decisione incredibile, siamo entrati nella notte della democrazia». Castelli lo minaccia di azione disciplinare. La Corte d'Appello rimedierà «applicando» Brambilla al Tribunale ordinario fino al termine del processo Sme. 5. Mandato di cattura europeo II 6 dicembre 2001 l'Italia, a Bruxelles, vota da sola contro il «mandato di cattura europeo» (che in realtà è solo una semplificazione delle procedure di estradizione per gli imputati di reati commessi all'estero, già decisa in vari trattati internazionali sottoscritti da due anni anche dall'Italia) e ne blocca l'approvazione. Il no dell'Italia non riguarda il sistema del mandato di cattura tout court. Riguarda soltanto 5 dei 32 reati da assoggettare alle nuove regole: l'Italia vuole escludere dall'elenco la corruzione, la frode, il riciclaggio e gli altri crimini finanziari (sono compresi tutti quelli di cui Berlusconi deve rispondere in Italia e in Spagna). Dure proteste degli altri 14 partner europei, tutti uniti contro l'Italia: soprattutto del Belgio, che ha la presidenza di turno del-l'Ue. Ma, secondo il ministro Bossi, «pare che il prodotto tipico del Belgio sia la pedofilia», mentre la giustizia europea è roba da «Forcolandia ex comunista». Il ministro Castelli spiega che il mandato di cattura europeo consentirebbe ai giudici di qualunque altro Paese di venire in Italia «ad arrestare i leghisti solo perché manifestano con Bossi contro l'immigrazione clandestina». Poi proclama: «Non posso svendere il popolo italiano e il popolo padano». Per Berlusconi, il mandato di cattura «mette a rischio le libertà individuali». Il ministro degli Esteri Renato Ruggiero, europei- 416 Le mille balle blu Newsweek commenta: «Berlusconi teme di essere arrestato in Spagna».

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U11 dicembre 2001, al vertice europeo di Laeken, l'Italia ottiene un compromesso: recepirà l'accordo sul mandato di cattura europeo solo nel 2004 e solo se - annuncia Berlusconi - «il Parlamento italiano avrà modificato la Costituzione e l'ordinamento giudiziario per renderli compatibili con quelli degli altri Paesi». Il governo punta a separare le carriere, a privare le procure delle garanzie di indipendenza dalla politica e ad abolire l'obbligatorietà dell'azione penale (articoli 107, 108, 112 della Costituzione). «Queste modifiche ce le impone l'Europa», allarga le braccia il premier. Ma è vero il contrario. Nell'accordo di Laeken fra Berlusconi e il collega belga Verhofstadt si legge testualmente: «Per dare esecuzione alla decisione quadro sul mandato di cattura europeo, il governo italiano dovrà avviare le procedure di diritto interno per rendere la decisione compatibile con i princìpi supremi dell'ordinamento costituzionale e per avvicinare il suo sistema giudiziario ed ordinamentale ai modelli europei, nel rispetto dei princìpi costituzionali». Dunque modificare le leggi ordinarie senza toccare la Costituzione, anzi ispirandole proprio alla Costituzione. D'altra parte è stato il governo italiano a mostrarsi diffidente sul tasso di garantismo degli altri ordinamenti europei, e non viceversa: non si comprende dunque perché mai l'Italia dovrebbe ora avvicinarsi a quei modelli, che esponenti autorevoli del governo non esitano a bollare come «Forcolandia». Il dato politico è comunque uno solo: per uscire dal grave impasse, tutto viene rinviato di tre anni. Ma nemmeno quel termine verrà rispettato. Tanto che il giorno di Natale del 2004, in uno sprazzo di sincerità, il ministro Castelli ammetterà: «Oggi ci troviamo in una situazione un po' imbarazzante perché prima abbiamo detto sì e ora siamo l'unico Paese dei 25 che non ha approvato il mandato di cattura europeo». La maggioranza lo approverà solo il 12 aprile 2005, senza che nessun'altra modifica sia introdotta nel nostro ordinamento: segno che le obiezioni del 2001 servivano ortl*-~*-.«-^ f\ r^*c**\Af*rf* f-«*nt-*/-v T n (nfr^tt\n nAr\+ + r* + n o/i*-rt r*r* Le leggi vergogna 417 munque così macchinosa che, durante l'estate, saranno necessari ben due mesi per poter estradare in Inghilterra uno dei presunti responsabili delle stragi nella metropolitana di Londra. 6. Legge Girami Dopo aver tentato più volte la carta della ricusazione dei collegi giudicanti nei processi Imi-Sir/Lodo Mondadori e Sme-Ariosto, Berlusconi e Previti chiedono lo spostamento a Brescia dei due dibattimenti: secondo loro, a Milano tutti i magistrati sono prevenuti. Il 30 maggio 2002 le sezioni unite della Cassazione che esaminano le loro istanze ricorrono a un compromesso: i processi restano a Milano e possono proseguire (le difese ne chiedevano la sospensione), ma intanto viene accolta un'eccezione di legittimità costituzionale. La Consulta dovrà decidere se l'articolo 45 del Codice di procedura che dal 1989 regola la rimessione dei processi ad altra sede senza più prevedere la vecchia «legittima suspicione» sia o no conforme alla Costituzione. Ma i berluscones non possono attendere. Il 9 luglio il senatore Melchiorre Girami (Udc) presenta il disegno legge n. 1578 che reintroduce la formula vaghissima del «legittimo sospetto». A suo dire, la proposta nasce perché la Cassazione, chiedendo l'intervento della Consulta, ha segnalato un «vuoto normativo». Naturalmente non è vero. Ma il 18 luglio 2002, forzando i regolamenti, il presidente del Senato Marcello Pera mette immediatamente in discussione la Girami. Il Corriere della Sera rivela una riunione «a casa Berlusconi dove s'è discusso anche della necessità di approvare la Girami al più presto. Presenti, oltre al premier, Garga-ni, Schifani e gli avvocati Ghedini, Pecorella e Previti». La nuova norma passa al Senato il 24 ottobre. Qui, come denuncia la Margherita, una ventina di parlamentari «pianisti» della maggioranza votano anche per i colleghi assenti. Ma di fronte allo scandalo dei pianisti il presidente Pera fa sapere che tutto è regolare. «Non delegittimate il Senato» 418 Le mille balle blu

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ta al posto dei colleghi, ma chi denuncia la cosa. La Cdl comunque (con l'appoggio dei Ds) decide di approvare il verbale della seduta. Il 5 novembre la Girami, con un emendamento restrittivo voluto dal Quirinale (il trasferimento dei processi dev'essere motivato con «gravi situazioni locali»), passa anche alla Camera. Due settimane dopo la Consulta respinge in quanto «inammissibile» la questione di legittimità costituzionale sollevata da Pecorella e dalla Cassazione il 30 maggio. Insomma, non c'era alcun «vuoto normativo» da colmare con una nuova legge. La Girami era nata solo per metter in mano alle difese una carta in più per far saltare i processi. Ma il 29 gennaio 2003 la Cassazione stabilisce che a Milano il clima è perfettamente sereno e i giudici sono del tutto imparziali: i processi a Berlusconi e Previti non traslocano a Brescia. 7. Lodo Maccanico-Schifani Fallite le leggi vergogna sulle rogatone e sul legittimo sospetto, Berlusconi e i suoi sodali sono davvero nell'angolo. Nessuna delle norme ad personam ha funzionato e le sentenze si avvicinano. Berlusconi rischia di essere condannato insieme a Previti e Squillante per corruzione nel processo Sme-Ariosto. Sarebbe uno smacco enorme per un presidente del Consiglio che, dal 1° luglio 2003, assumerà per sei mesi anche la presidenza dell'Unione Europea. In un Paese normale l'opposizione chiederebbe le dimissioni del premier che rischia di infangare l'Italia in Europa e la sua sostituzione con un uomo pulito del suo schieramento. Ma quasi nessuno lo fa. Anzi entra (o rientra) in gioco una vecchia idea di Antonio Maccanico, senatore della Margherita, già ministro delle Poste, autore nel 1998 di una legge sulle tv tanto favorevole a Berlusconi da essere poi dichiarata incostituzionale dalla Consulta. Maccanico, amico di Ciampi, propone una legge che garantisce l'assoluta immunità da qualunque processo penale alle cinque massime cariche dello Stato (presidente della Repubblica, della Ca- «-M^fo Afì Çiincitn npllit ( .Ctrtf* mctltiTzlrmalF» f* r\p-\ f^nncicrlinì Le leggi vergogna 419 durante tutto il loro incarico. Di fatto, è l'ennesima legge salva-Berlusconi: il premier è infatti l'unica alta carica sotto processo. L'idea risale al 12 settembre 2002. Durante la discussione della legge Girami, Maccanico suggerì alla maggioranza di abbandonare il legittimo sospetto e di risolvere la questione, insieme all'opposizione, con il suo «lodo» sull'im-munità-impunità. Il «compromesso», in realtà, era una resa alla prepotenza della destra, in barba al principio di eguaglianza tra tutti i cittadini sancito dall'articolo 3 della Costituzione. Ma nel 2002 la proposta non fu accolta: risolveva il problema di Berlusconi, ma non quello del suo avvocato e sodale Previti. Dopo la bocciatura della Girami e la prima condanna di Previti nel processo Imi-Sir/Lodo Mondadori (29 aprile 2003), però, il Lodo Maccanico viene ripescato in tutta fretta dal centrodestra. Massimo D'Alema e Piero Passino lasciano una porta aperta e così il 29 maggio il testo viene presentato al Senato dal capogruppo di Forza Italia Renato Schifani, sotto forma di emendamento alla legge Boato (che aumenta l'immunità parlamentare, come vedremo più avanti). Il 6 giugno 2003 la legge Boato-Maccanico passa al Senato. I sì sono 152, i no 107. Anche Sdì e Udeur sono favorevoli, ma escono dall'aula al momento del voto. Incredibilmente l'opposizione decide di non fare ostruzionismo, consentendo alla Casa delle Libertà di approvare le norme nel giro di due giorni. Il presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che ha osato parlare in aula di «ferita alla Costituzione», viene aggredito verbalmente da Schifani. Sedici parlamentari ulivisti del comitato «La legge è uguale per tutti», guidati da Nando Dalla Chiesa, denunciano Berlusconi per attentato alla Costituzione, ma vengono attaccati dai loro stessi capi-gruppo. Ora si attende l'approvazione alla Camera, ma la sentenza Sme è ormai questione di giorni. Berlusconi, per evitare che arrivi prima del Lodo, fa saltare una serie d'udienze accampando una raffica di «legittimi impedimenti» veri r> nt-psnnti TI 5 mnüüio si nresenta ner la orima volta in Tri- 420 Le mille balle blu

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bunale e per 51 minuti si produce in una lunga «dichiarazione spontanea», rifiutando - come suo diritto - di rispondere a qualsiasi domanda. Al termine fa sapere che, da quel momento in poi, vuole presenziare a tutte le udienze. Che non potranno più celebrarsi in sua assenza. Dopodiché scompare dalla circolazione per un mese e mezzo, in attesa dell'approvazione definitiva del Lodo Maccanico. E infatti mette subito in agenda una serie di impegni istituzionali «inderogabili» in Italia e all'estero. Quale sia lo scopo diventa chiaro a tutti il 24 maggio. Poi assicura che sarà in aula I'll giugno per proseguire le sue dichiarazioni spontanee. La sua «melina» induce il Tribunale a stralciare la posizione del Cavaliere dal processo principale, per evitare che le sue continue assenze impediscano di giudicare anche per altri imputati. Infatti, nonostante le promesse, nemmeno l'I 1 giugno Berlusconi si presenta in aula. I suoi legali chiedono al Tribunale di rinviare tutto sine die, «anche tenendo conto della nuova legge che - salvo imprevisti - sospenderà il processo. E a luglio non si sa, vedremo con il semestre europeo...». Il prn Ilda Boccassini, «a nome dello Stato che ritengo di rappresentare», insorge: «L'imputato Berlusconi vuole soltanto sottrarsi al processo e intanto lancia accuse e insinuazioni gravissime all'estero, senza che possano essere vagliate nell'unica sede legittimata: il processo». Il Tribunale respinge come «non assoluto» l'impedimento istituzionale del giorno (incontro di un'ora al Cairo con il presidente egiziano Mubarak, proprio nella data indicata dallo stesso premier per la seconda puntata delle dichiarazioni spontanee), in quanto l'imputato «disattende il criterio di reciproca collaborazione sancito dalla Corte costituzionale nel 1991» provocando uno «stallo della giurisdizione». L'udienza dunque riprende e, di questo passo, la parola potrebbe passare al pm per la requisitoria, con l'eventualità che la sentenza arrivi addirittura prima dell'entrata in vigore del Lodo. A questo punto Pecorella e Ghedini chiamano precipitosamente Berlusconi e, all'improvviso, si materializza una data utile per le sue dichiarazioni-bis: il 17 giu- Le leggi vergogna 421 Quel giorno, infatti, Berlusconi irrompe nell'aula magna del Tribunale di Milano e si produce in un'altra ora di monologo, attaccando ancora i giudici, la Procura, la polizia giudiziaria, Prodi, De Benedetti, Stefania Ariosto e Vittorio Dotti. Poi se ne va a Roma per incontrare il premier greco Kostas Simitis, annunciando che non ha ancora finito: «Garantisco che sarò di nuovo qui il 25 giugno, anche per fissare altre udienze». Lui, infatti, si dice contrario al Lodo Maccanico: «Non ho espresso parere favorevole, anche se ci sono insistenze...». Ma, appena uscito, gli onorevoli avvocati Pecorella e Ghedini chiedono di rinviare l'udienza perché impegnati nel pomeriggio in «votazioni alla Camera»: le votazioni per approvare la norma che eliminerà il processo al Cavaliere e renderà impossibile anche l'udienza per le dichiarazioni spontanee-tris appena chiesta da Berlusconi per il 25 giugno. Il Tribunale, preso atto dell'impedimento pomeridiano del premier e della sua volontà di presenziare a ogni minuto delle udienze prossime venture (che non si terranno mai), dichiara tolta la seduta e rinvia al 25 giugno. In serata, la Camera vota la costituzionalità della legge Boato con annesso Lodo Maccanico-Schifani. Venti-quattr'ore dopo la legge è approvata definitivamente con 302 sì, 13 astenuti (fra i quali Maccanico e Boato) e 17 con-trari (gli ulivisti rimasti in aula, mentre la gran parte esce per protesta). In tutte le maggiori città d'Italia i Girotondi organizzano proteste e si appellano a Ciampi perché non firmi. «Col Lodo il processo Sme-Berlusconi è finito per sempre», sentenzia l'onorevole avvocato Michele Saponara, difensore di Previti. Ma Previti, tagliato fuori dal Lodo, scalpita. Così la Cdl presenta un disegno di legge costituzionale per estendere l'impunità a tutti i parlamentari. Il Financial Times titola: «Un abuso di potere» e commenta che «l'immunità per Berlusconi danneggia l'Italia e l'Europa». Ma il Cavaliere canta vittoria: «Finalmente l'Italia si è messa in linea con gli altri Paesi europei. Il Lodo mette un limite all'uso di armi improprie che non sono parte della democrazia che si basa sulla sovranità popolare. Ora bisogna riformare tutto l'ordina- +-«rt«i4-.rt rt-i A'i<-*i<-i ' A 1* V 1* ' 1 + A' 422 Le mille balle blu

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ter subire i calvari che io ho provato in prima persona». Il 20 giugno 2003 il presidente Ciampi firma la legge biocca-processi a tempo di record. Una legge talmente indecente che nessuno vuole assumersene la paternità. La maggioranza preferisce chiamarla «Lodo Maccanico», l'opposizione «Lodo Schifani». E si capisce perché: la legge immunizza le alte cariche senza limiti di tempo né di reato. Teoricamente, qualsiasi cittadino potrà persine stuprare o uccidere senza essere processato: gli basterà diventare presidente della Repubblica, del Consiglio, delle Camere o della Consulta e non pagherà per i suoi delitti. Nemmeno se, come nel caso di Berlusconi, li ha commessi prima di ricoprire la carica istituzionale. Ovviamente la Corte costituzionale, dinanzi all'eccezione di incostituzionalità sollevata dal Tribunale di Milano, annullerà il Lodo nel gennaio 2004, perché viola il principio di eguaglianza. Il processo Berlusconi così ricomincia, separatamente da quello a Previti. L'avvocato sarà condannato insieme a Pacifico e Squillante. Berlusconi invece si salverà grazie alla prescrizione, dimezzata dalla generosa concessione delle attenuanti generiche. Il doppio regalo è firmato dal presidente della I sezione del Tribunale di Milano Francesco Castellano: lo stesso giudice che a fine 2005, verrà accusato di aver rivelato notizie riservate sull'inchiesta sulle scalate bancarie a Giovanni Consorte, presidente dell'Unipol. Un giudice quantomeno disinvolto. 8. Nessuno li può intercettare II 5 giugno 2002 l'ingegner Mario Fecarotta, vecchio amico del viceministro forzista dell'Economia Gianfranco Micci-che, viene arrestato su richiesta della Procura di Palermo: era in contatto con il clan dei corleonesi e in particolare con il figlio di Totò Rima. Fecarotta, secondo l'accusa, acquisiva appalti nel settore portuale grazie alla sua buona reputazione, poi si impegnava a girare i lavori ai picciotti. Ma in Par- S'l Le leggi vergogna 423 ciche, bensì il fatto che nell'ordinanza di custodia cautelare vengano riportati alcuni colloqui intercettati fra l'imprenditore colluso e il viceministro. In realtà la cosa è perfettamente regolare: la Costituzione e la legge infatti vietano di mettere sotto controllo le utenze degli onorevoli, ma se un onorevole parla con un indagato intercettato, non è previsto alcun limite. E questo è anche il caso di Micciché, al quale Fe-carotta chiedeva di darsi da fare per ottenere dei crediti presso le banche. Il presidente dell'Antimafia Roberto Cen-taro di Forza Italia, però, anziché prendersela con il collega di partito che telefonava con un amico della mafia, bacchetta i magistrati palermitani. Negli stessi giorni scoppia un caso simile a Potenza. Il pm Henry John Woodcock intercetta Claudio Calza, un banchiere molto amico di Francesco Cossiga, già indagato e poi assolto per una vicenda di appalti petroliferi. In quel periodo, mentre è intercettato, Calza passa il proprio telefonino a Cossiga, così alcune conversazioni dell'ex presidente finiscono nelle carte dell'inchiesta. Cossiga s'infuria, spalleggiato dal presidente della Camera Casini. Il presidente della giunta per le autorizzazioni a procedere Vincenzo Siniscalchi, deputato Ds, incaricato da Casini di fare luce sulla questione normativa, accerta quel che si era capito fin dall'inizio: e cioè che non c'è alcun divieto di utilizzare le intercettazioni «indirette» di un parlamentare (nella fattispecie, il senatore a vita Cossiga): la legge non prevedeva nulla al riguardo. Immediatamente, in Parlamento, c'è chi si attiva per colmare il presunto, anzi inesistente, «buco normativo». Cioè per mettere al riparo gli onorevoli anche dal rischio di intercettazioni indirette, con la scusa di dare «attuazione» all'articolo 68 della Costituzione che dal 1948 regola l'immunità parlamentare, e che nessuno s'è mai sognato di dover completare. Già che c'è, la Casa delle Libertà estende addirittura il concetto di intercettazione indiretta ai tabulati del traffico telefonico. E tenta di farvi rientrare persine le conversazioni tra due criminali che, parlando fra loro, nominano un parlamentare (se, concordando un omicidio o trattando ,.r^ «ortita Ai rimera due dclinauenti citano il nome di un

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424 Le mille balle blu onorevole, le intercettazioni diventerebbero inutilizzabili senza l'autorizzazione del Parlamento). La riforma, portata avanti da Marco Boato, senatore del centrosinistra sempre disponibile alle esigenze e inclinazione della destra, viene agganciata al Lodo Maccanico-Schi-fani e votata nel 2003. Il 9 aprile la Camera l'approva in prima lettura e già il 10 aprile, al Tribunale di Palermo dove si processa Dell'Utri per calunnia pluriaggravata, si alza l'avvocato Giuseppe Di Peri. Agli atti ci sono tabulati che scottano: provano che Dell'Utri ha contattato alcuni falsi pentiti per ordire un complotto ai danni dei pentiti (veri) che lo accusano. Inspiegabilmente da mesi la difesa chiedeva di rinviare l'audizione in aula di un consulente della Procura, Gioacchino Genchi, che aveva lavorato su quei tabulati telefonici, scoprendo parecchie liaisons dangereuses. Ora Di Peri può finalmente estrarre l'asso dalla manica: «Mi permetto di prevedere che entro e non oltre quindici giorni la legge sarà approvata». La cinghia di trasmissione delle leggi vergogna funziona ormai in modo trasparente: l'avvocato aggiunge di aver ricevuto «assicurazioni in tal senso». Ovviamente quelle «assicurazioni» saranno mantenute. La legge viene approvata il 18 giugno 2003. Subito dopo la difesa di Dell'Utri chiede di dichiarare inutilizzabili quei tabulati. E il Tribunale accoglie la richiesta, scorporando quelle prove dal processo e restituendole ai pm (che chiedono ai giudici di sollevare un'eccezione di incostituzionalità contro la legge Boato, ottenendo alla fine la riammissione dei tabulati fra le prove del processo). Ma nel 2005 la legge Boato diventa un boomerang per buona parte della classe politica. Nel corso delle indagini sulle scalate bancarie dei «furbetti del quartierino», per un mese e mezzo la Procura di Milano intercetta il capo della Banca Popolare di Lodi Gianpiero Fiorani e quello del-l'Unipol Giovanni Consorte. Poi deposita i brogliacci delle conversazioni, depurati dai colloqui che coinvolgono parlamentari (coperti da omissis). Parte così la caccia all'onorevole: basta aver parlato (magari di calcio o di vacanze) con questo o quell'indagato perché onorevoli e senatori vengano ad- Le leggi vergogna 425 ogni smentita e spiegazione lascia il tempo che trova. Poi ci sono le fughe di notizie: il Giornale della famiglia Berlusconi pubblica un'imbarazzante telefonata (non trascritta e non depositata agli atti) tra Piero Passino e Consorte. Lo scandalo, sapientemente alimentato dal premier, «monta» a dismisura senza che nessuno possa sapere che cosa si sono detti i due, ma anche altre decine di parlamentari (in buona parte del centrodestra) intercettati al telefono con Stefano Ricucci, con Fiorani e con il vice di quest'ultimo Gianfranco Boni. Insomma, grazie alla legge Boato, le intercettazioni diventano per la prima volta materia di ricatto politico. Con le vecchie norme, invece, l'opinione pubblica avrebbe potuto sapere fin da subito chi si era comportato bene e chi no. 9. Niente appello per l'accusa Salvatosi in primo grado, grazie alla prescrizione, dall'accusa di aver corrotto il giudice Squillante, Berlusconi deve affrontare il giudizio di appello, in seguito al ricorso della Procura contro la concessione delle attenuanti generiche in Tribunale. E lì, in secondo grado, i giudici potrebbero accogliere il ricorso ribaltando la prima sentenza. Insomma, il premier rischia di passare dalla prescrizione alla condanna. Ma niente paura. Per scongiurare il pericolo scende di nuovo in campo l'onorevole avvocato Gaetano Pecorella. La trovata, proposta già nel 2002, è semplice: il secondo grado, in caso di assoluzione in primo, è abolito. Il pm non potrà più ricorrere contro le sentenze di proscioglimento. Potranno invece continuare a farlo gli avvocati della difesa contro i verdetti di condanna. La nuova norma - che contrasta evidentemente con il principio di parità delle parti processuali (sancito dall'articolo 111 della Costituzione) e con i diritti delle parti lese, e che trasforma la Cassazione da giudice di legittimità a giudice di merito - viene approvata il 12 gennaio 2006, a meno di venti giorni dallo scioglimento delle Camere. Lo scandalo è ben riassunto in un intervento in rima del senatore della Margherita Nando Dalla Chiesa a Pa- 426 Le mille balle blu

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«Bentornati Senatori, dalle feste e dai ristori, tutti insieme per votare la gran legge secolare: la più urgente, la più bella; sì, la legge Pecorella. Ma quant'è curioso il mondo, nel suo gran girare in tondo, che fa nascere d'incanto una legge che può tanto. E la scrive un avvocato per salvare il suo imputato, che poi, caso assai moderno, è anche capo del governo; mentre invece l'avvocato è un potente deputato. Ah, che idea stupefacente, non si trova un precedente. È un esempio da manuale di cultura occidentale che sa metter le persone sopra la Costituzione. E ora è bello, edificante, che di voci ne sian tante - di giuristi, ex magistrati, di causidici avvocati - pronte intrepide a spiegare che la legge è da votare, poiché vuole la dottrina che il diritto su una china più virtuosa scorrerà se la norma si farà. Ma pensate che bellezza per un reo, l'aver certezza che se il giudice è impaurito o corrotto o scimunito, potrà dar l'assoluzione senza alcuna sconfessione; che il processo finirà e un macigno calerà sull'accusa dello Stato e su chi subì il reato. Che trionfo, che tripudio! E per Silvio che preludio a una dolce terza età, l'assoluta impunità. bentornati Senatori per la fine dei lavori. Cinque anni incominciati coi tesori detassati, poi vissuti con amore a far leggi di favore - rogatone, suspicioni, lodi, falsi e prescrizioni - approvate in frenesia e con gran democrazia, che chi c'è non può parlare e chi è assente può votare. Mentre al pubblico, in diretta, Lui giurava: "Date retta, se non si combina niente sui problemi della gente colpa è di opposizioni, Parlamento e commissioni!". Bravi voi che con tempismo combattete il comunismo, anche se nell'ossessione ce l'avreste una ragione: proprio falsa è quella tesi che lo Stato è dei borghesi; ci insegnaste voi del Polo che lo Stato è... di uno solo. Or votando con l'inchino si completi il Gran Bottino delle leggi personali, questo sconcio senza eguali. Del diritto sia mattanza, ma l'Italia ne ha abbastanza». Il presidente Ciampi respinge, per gravi e palesi motivi di incostituzionalità, la legge Pecorella. Ma Berlusconi ottiene una proroga di legislatura per ripresentarla pressoché identi- Le leggi vergogna 427 10. Legge (ex) Cirielli Sistemad, almeno per sé, i processi «toghe sporche», ora Silvio Berlusconi deve accontentare Cesare Previti. E, in aggiunta, gli tocca pure badare a un altro processo che lo riguarda personalmente: quello sui diritti tv, nel quale è accusato di falso in bilancio, appropriazione indebita, frode fiscale e, di nuovo, corruzione in atti giudiziari. Secondo i pm Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale, infatti, il premier non solo avrebbe creato centinaia di milioni di euro di fondi neri gonfiando il costo dei programmi televisivi acquistati all'estero da Mediaset; ma avrebbe anche versato a David Mills (l'avvocato inglese che costituì il sistema delle off-shore Finivest) almeno 600 mila dollari nel 1997, alla vigilia di due sue testimonianze (false o reticenti) davanti ai magistrati italiani. A risolvere questi intoppi provvede una legge taglia-prescrizione, detta prima Cirielli e poi ex Cirielli perché sconfessata dal suo stesso proponente, Edmondo Cirielli di An. Nata in origine per inasprire le pene contro i recidivi, la legge è stata poi stravolta da Forza Italia per assicurare la prescrizione anche a Cesare Previti alla vigilia delle probabili condanne definitive. Infine, proprio in dirittura d'arrivo, è stata emendata su richiesta dell'Udc (e del Quirinale) per evitarne gli effetti più devastanti sui processi in corso. Basti pensare che, col taglio delle prescrizioni in ogni fase dei procedimenti, la Cassazione prevedeva la cancellazione dell'81% dei processi per corruzione, del 73% di quelli per truffe alla Uè, del 68% di quelli per il falso in atto pubblico e per calunnia, del 64% di quelli per usura. Così la prescrizione abbreviata viene limitata ai processi che non siano ancora giunti al dibattimento. Compresa dunque l'inchiesta sui diritti Mediaset. Ma esclusi i processi Imi-Sir e Sme-Ariosto (che vedono Previti & C. condannati due volte in Appello e ormai in attesa della Cassazione). Ma anche Previti se ne giova, mandando in prescrizione la corruzione giudiziaria che gli contesta la Procura di Roma per una presunta mazzetta pagata a un perito del Tribunale nel caso Imi-Sir. E comunque, anche se condannato a Milano, diffidi.—«*„ TJ,^.,;*; nr^Arà <n /~or/~otv» i7Ìctr> /~Vif> un drtirnlo della

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428 Le mille balle blu stessa ex Cirielli consente gli arresti domiciliari ai pregiudicati ultrasettantenni. In ogni caso l'aggiustamento «migliorativo» - divenuto definitivo con l'approvazione della legge il 29 novembre 2005 - non sarà però sufficiente per evitare un enorme e generalizzato colpo di spugna. Lo ammette il 18 gennaio 2006 lo stesso ministro della Giustizia Roberto Castelli: in conseguenza della legge - comunica, dopo che è stata approvata - andranno in prescrizione circa 35 mila procedimenti in più dei 100 mila dell'anno precedente. 11. Condono sulle tangen ti Nella finanziaria del 2006 la maggioranza introduce un colpo di spugna per i politici e gli amministratori pubblici condannati dalla Corte dei Conti per «danno erariale». Il meccanismo del condono - denunciato dal procuratore generale della Corte Vincenzo Apicella - è semplice. I condannati nei giudizi di primo grado per danno erariale (cioè, in larga parte, i tangentisti che dovrebbero restituire il maltolto) possono chiedere alle sezioni d'appello della Corte di definire il giudizio pagando una somma tra il 10 e il 20% del danno quantificato nella sentenza. Il giudice, sentito il procuratore, può accogliere la richiesta nella misura massima del 30%. Per il Sole-24 Ore è «un regalo non da poco ai furbetti del quartierone della Pubblica amministrazione. Le stime, assai approssimative, parlano di un condono che vale diverse decine di milioni di euro. Forse centinaia di milioni di euro...». Quando Apicella denuncia l'ennesima legge scandalo, il ministro Tremonti commenta: «Ci hanno beccati». 12. Due leggi vendetta contro Caselli «Voglio essere sicuro che il successore di Vigna non sia Caselli, perché quest'ultimo non mi sembra presentare le necessarie caratteristiche di imparzialità.» Dopo le leggi Le vergogna 429 esplicitamente una contra personam. Il 10 marzo 2004 il parlamentare presenta un emedamento, poi approvato, alla riforma dell'ordinamento giudiziario (già rinviata alle Camere dal presidente Ciampi perché incostituzionale). Poche righe per vietare gli incarichi direttivi ai magistrati ai quali manchino meno di quattro anni per andare in pensione. Una formuletta che mette fuori gioco Gian Carlo Caselli, ex procuratore di Palermo all'epoca dei processi Andreotti, Mannino, Contrada, Carnevale, Dell'Utri & C., dalla corsa per la successione a Piero Luigi Vigna alla guida della Procura nazionale antimafia. Il concorso era stato bandito dal Csm nel novembre 2004, quando Caselli non aveva ancora compiuto 66 anni e dunque garantiva i quattro anni di «copertura» dell'incarico prima del pensionamento, fissato a 70. Ma il concorso era stato smantellato con un emendamento al decreto «milleproroghe» del 31 dicembre 2004, che prorogava Vigna per altri 6 mesi, oltre il 66° compleanno di Caselli. Il quale, avendo già compiuto l'età fatidica, è stato estromesso dal nuovo concorso, per effetto della seconda legge contra personam (l'emendamento Bobbio), che ha spianato la strada al suo unico concorrente Piero Grasso. 13. La legge vendetta contro tutti i magistrati II 16 dicembre 2004 il presidente Ciampi rinvia alle Camere, perché «palesemente incostituzionale» in quattro punti, la riforma dell'ordinamento giudiziario voluta dalla Casa delle Libertà e firmata dal ministro Castelli. Le norme, ripresentate con pochi cambiamenti, verranno approvate definitivamente con il voto di fiducia nel luglio 2005. La riforma Castelli rispolvera vecchie ricette degli anni più bui della giustizia italiana: la riproposizione di una «piramide giudiziaria» egemonizzata dalla Cassazione, che dominerà la selezione dei magistrati; il rilancio di una carriera

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selettiva che avvilupperà i giudici in un'intricatissima rete di concorsi interni; lo svilimento delle competenze del /-• ^._ ; ]_) 1;_ .._ J_] m,^l« J; „„ 430 Le mille balle blu rante dell'indipendenza del «terzo potere»; l'introduzione di una surrettizia separazione delle carriere tra giudici e pm; la ristrutturazione verticistica e gerarchica delle Procure della Repubblica; l'istituzione di «esami psicoattitu-dinali» per i magistrati, come previsto nel 1976 dal «Piano di rinascita democratica» del maestro venerabile della P2 Licio Celli. Il procuratore capo, che negli ultimi venticinque anni era stato una sorta di primus inter pares con funzioni organizzative e di coordinamento dei sostituti procuratori, torna a essere investito di forti poteri di supremazia come negli anni Cinquanta e Sessanta. Sarà lui l'esclusivista dell'azione penale, con una grande discrezionalità nell'assegnazione e revoca dei fascicoli ai sostituti, ridotti a semplici bràcci operativi privi di reale autonomia. Inoltre solo il procuratore potrà parlare con i giornalisti. Se lo farà qualcun altro, scatterà l'azione disciplinare. Anche sul fronte disciplinare vengono introdotte molte innovazioni peggiorative. Gli illeciti di cui si può rendere responsabile un magistrato vengono puntualmente elenca- ELLEKAPPA se UÀ VAI A CI VeNGOslOALMCsIO L6GSI Le leggi vergogna 431 ti. Ma solo in apparenza. La maggioranza, infatti, ha approvato fattispecie vaghe, che aumentano il potere discrezionale di interferenza del governo: come «il perseguimento di fini diversi da quelli di giustizia» (che sembra fatto apposta per spedire davanti al Csm i magistrati pretestuosamente accusati di uso politico della giustizia), o il «rilasciare dichiarazioni e interviste in violazione dei criteri di equilibrio e di misura». Un'altra novità suscita preoccupazioni: mentre il guardasigilli continuerà a detenere la «facoltà» di promuovere l'azione disciplinare, la riforma ne impone l'obbligo al procuratore generale della Cassazione. Il quale non potrà più valutare, caso per caso, la fondatezza o meno di un addebito. Ma sarà tenuto per legge a coltivare tutti gli esposti contro i magistrati, anche quelli presumibilmente strumentali, che qualsiasi imputato potrà presentare a scopo intimidatorio o ritorsivo, per appannare la credibilità del suo giudice agli occhi dell'opinione pubblica, e magari sbarazzarsene. Cambia poi il meccanismo delle promozioni in carriera. Per poter accedere alle funzioni di Appello e di Cassazione, la riforma reintroduce i vecchi concorsi per esami e per titoli, che non premiano i meriti effettivi dimostrati dal magistrato nell'esercizio delle sue funzioni, ma l'abilità formale dei candidati che hanno coltivato un arido nozionismo e steso eleganti sentenze (i «titoli», per l'appunto), ovviamente in sintonia con gli indirizzi giurisprudenziali della Cassazione, che avrà un ruolo preponderante nelle commissioni concorsuali. Il farraginoso meccanismo dei concorsi interni, oltre a incentivare (come in passato) il conformismo a scapito dell'effettiva professionalità, distoglierà i magistrati dal lavoro quotidiano per impegnarli in una continua competizione carrieristica, con prevedibile allungamento dei tempi già biblici della giustizia. Dulcís in fundo, vengono di fatto separate le carriere. Il passaggio dal ramo giudicante a quello requirente (o viceversa) sarà consentito, per una sola volta, entro il terzo anno di esercizio delle funzioni assunte dopo il periodo di tirocinio, superando un concorso per titoli, previo giudizio posi- 432 Le mille balle blu

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rirsi in un altro distretto giudiziario. Ogni ulteriore passaggio sarà precluso. Un'altra «conquista» liberamente tratta dal piano della P2. TASSE E SOLDI 14. Autoriduzione fiscale Nel 2003 Silvio Berlusconi è al 45° posto degli uomini più ricchi del pianeta secondo la classifica di Forbes, il suo patrimonio personale ammonta a 5,9 miliardi di dollari. Nel 2004 balza al 30° posto e quasi raddoppia i suoi averi: 10 miliardi di dollari. Nel 2005, dopo quattro anni di governo, eccolo al 25° posto, con 12 miliardi di dollari. Così, quando a fine 2004 il suo governo abbassa le aliquote fiscali per i redditi dei più abbienti, L'espresso calcola che il contribuente Berlusconi risparmierà 764.154 euro all'anno. 15. Condoni fiscali È l'uomo più ricco d'Italia, il primo contribuente del Bei-paese a stabilire quante tasse si pagano e come. Per rendere perfetto il conflitto d'interessi, Berlusconi nomina ministro dell'Economia il suo fiscalista: Giulio Tremonti. Le conseguenze sono grottesche. Nel 1994, nel primo governo Berlusconi, Tremonti ministro approva una legge per agevolare le aziende che investono. Per ogni acquisto di nuovi diritti e nuovi macchinari, lo Stato concede un bonus fiscale del 50%. Poi, subito dopo la caduta del primo governo Berlusconi, il Tremonti fiscalista consiglia al Cavaliere di avvalersi della stessa legge in un'operazione che spingerà il fisco a contestare a Mediaset un'evasione di 197 milioni di euro. Nel 1994 il gruppo Berlusconi ha acquistato e fatto circolare tra numerose società estere del gruppo grossi pacchetti di diritti per film vecchi di anni. Nes- Le leggi vergogna 433 ma, l'investimento è tutt'altro che «nuovo» e produttivo. Ma il risultato è comunque un bel risparmio fiscale per Mediaset: 243 miliardi di lire, senza che l'economia nazionale ne benefìci né poco né punto. Il contrario della ratio legis. L'erario interviene contro Mediaset, «difeso» dall'Avvocatura dello Stato e dall'Agenzia delle Entrate. L'Agenzia è diretta da Massimo Romano, un manager pubblico lodato anche dal presidente Ciampi per la sua fattiva lotta all'evasione (ha fatto recuperare 85 mila miliardi di lire). Ma nel 2001, appena Tremonti torna al ministero, Romano viene trasferito. Poi viene varato il condono fiscale. Vale per tutti, ovviamente anche per il gruppo Berlusconi, che però pubblicamente giura: «Le mie aziende non si avvarranno del condono». Bugia. Per mettersi in regola con il fisco, che reclama 197 miliardi di lire, la società approfitta del condono e ne paga solo 35. Un affarone. Anche perché il vantaggio resta tutto in famiglia. La Fininvest infatti appartiene al 100% ai Berlusconi e si era impegnata, al momento della quotazione di Mediaset, a pagare tutte le tasse dovute dalla sua nuova holding televisiva (che, essendo quotata, ha anche altri soci) per i fatti precedenti all'entrata in Borsa. La stessa strada del condono viene poi battuta da altre società personali di Silvio Berlusconi, come l'Immobiliare Idra, che controlla le sue varie ville sparse per l'Italia. Non contento il Cavaliere - come si scopre nel dicembre 2005 - utilizza il condono fiscale per cancellare le sue ulteriori pendenze con il fisco, versando appena 1800 euro in due comode rate ed evitando così ogni accertamento sulle sue presunte evasioni (contestate dalla Procura di Milano) per il periodo 1997-2002. 16. Scudo fiscale II 25 settembre 2001 il governo Berlusconi vara il decreto Tremonti numero 350 sul rientro dei capitali guadagnati e/o detenuti all'estero: quelli illegalmente esportati, ma spesso 434 Le mille balle blu " rassicurante etichetta di «scudo fiscale» si cela una realtà preoccupante. Chiunque vorrà rimpatriare i propri tesori parcheggiati oltre frontiera potrà farlo depositandoli presso una banca italiana che funge anche da «mediatore»: cioè trattiene, per conto dello Stato, una modica tassa del 2,5% (invece delle normali aliquote d'imposta del 50-60%) e rilascia al cliente una «dichiarazione riservata» di ricevuta. Ma la novità più ghiotta è l'assoluto anonimato garantito a chi compie l'operazione. Il

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procuratore aggiunto di Torino Bruno Tinti parla di «riciclaggio di Stato» e di «ricettazione istituzionalizzata». Il governo e la maggioranza giustificano lo «scudo fiscale» con la necessità di «far riemergere il sommerso» e al contempo di «riportare denaro fresco in Italia» con notevoli benefici anche per l'erario. Singolare è però la coincidenza fra il provvedimento e uno dei processi che vedono imputato il presidente del Consiglio, accusato di possedere oltre 1500 miliardi di lire su conti riferibili a 64 società off-shore del «comparto estero» Fininvest. Teoricamente, versando all'erario appena 50 miliardi di lire, Berlusconi può far rientrare tutto quel denaro senza neppure farlo sapere. Se l'abbia fatto o meno, resterà per sempre un mistero: la sua legge impedisce a chiunque di andare a controllare. 17. Niente tasse sulle plusvalenze Nel 2003, sul modello di quanto fatto in Germania con scarsi risultati, Tremonti vara una riforma fiscale che detassa le plusvalenze da partecipazione. Il creativo ministro parte da un presupposto preciso: le tasse sulle plusvalenze in Italia non le ha mai pagate nessuno, o perché le società si recano in Lussemburgo per realizzare l'operazione, o perché in mezzo alla catena societaria spunta regolarmente una «bara fiscale», cioè una scatola contenente perdite pregresse che permettono di compensare le plusvalenze. Il caso della vendita della Seat alla Telecom con 3500 miliardi di lire di guadagni realizzati dalla De Agostini in Lussemburgo, con zero introiti per il fìsco italiano, è uno dei più luminosi Le leggi vergogna 435 stratore di una SpA ha sempre sfruttato al massimo la possibilità di dedurre fiscalmente le minusvalenze - anche solo contabili - sulle partecipazioni stabili. Inoltre, secondo i tecnici del ministero, il provvedimento «dovrebbe produrre un sistematico rientro di tutte quelle società estere (holding olandesi e lussemburghesi) costituite al solo fine di fruire del regime di esenzione sulle plusvalenze». In realtà la Tre-monti-bis non convincerà gli imprenditori a rinunciare ai paradisi fiscali. Anzi il Lussemburgo continua a rappresentare un comodo approdo per chi vuoi far sapere poco o nulla dei suoi affari. La riforma viene però utilizzata da Berlusconi - come spiega Ettore Livini su Repubblica - quando cede il 16,88% di Mediaset detenuto da Fininvest per 2,2 milardi di euro nell'aprile 2005. Secondo Livini, la legge «ha consentito di rimbalzo al premier di risparmiare 340 milioni di tasse sull'ultimo collocamento Mediaset». Un bel colpo, oltretutto ampiamente previsto: i bilanci Fininvest del 2004 avevano già registrato «100 milioni di euro di profitti straordinari, frutto di un regalo (di sponda) di Giulio Tremonti. La società ha deciso infatti di cancellare un fondo imposte accantonato negli anni scorsi, legato alle eventuali tassazioni sui guadagni realizzati cedendo titoli Mediaset. Fondo che non ha più ragione di esistere, visto che la riforma dell'ex ministro del Tesoro ha eliminato la tassazione sulle plusvalenze azionarie». 18. Decreto salva-calcio II 12 agosto 2002, passeggiando nella piazzetta di Porto Rotondo, il presidente della Lega Calcio e vicepresidente del Milán, Adriano Galliani, è categorico. Il difensore della Lazio Alessandro Nesta - annuncia il Galliani vicepresidente del Milan - «costa troppo, non è compatibile con il nostro bilancio» e quindi non diventerà mai rossonero. L'obiettivo - aggiunge il Galliani presidente di Lega - è quello di «calmierare il mercato». Due settimane dopo, al Meeting di Rimini. Berlusconi in persona conferma: «Nesta non è possi- 436 Le mille balle blu bile, nel calcio siamo arrivati a livelli che davvero non hanno più nulla di economico e di morale». In quel momento Nesta è già del Milan da diversi giorni, come ben presto la società rossonera annuncerà ufficialmente per la modica cifra di 31 milioni di euro (circa 60 miliardi di lire). Poi il Galliani presidente di Lega si incontra nelle prime settimane del 2003 con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, per mettere a punto gli ultimi dettagli del decreto salva-calcio, che sarà approvato dalla maggioranza il 18 febbraio. La norma vale ovviamente per tutte le

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società sportive professionistiche e prevede, contro ogni regola di corretta amministrazione, che queste possano ammortizzare sui bilanci 2002 e «spalmare» nei dieci anni successivi la «svalutazione» del cartellino dei calciatori conseguente al generale stato di crisi in cui versano quasi tutti i club (tra serie A e serie B, il deficit sfiora i 4 mila miliardi di lire). Il risultato viene ottenuto grazie a un doppio conflitto d'interessi: quello tra il Berlusconi presidente del Consiglio e il Berlusconi presidente del Milan; e quello tra il Galliani vicepresidente del Milan e il Galliani presidente di Lega. Il 17 febbraio persine il direttore generale dell'Ue-fa, Gerhard Aigner, denuncia: «La situazione italiana è anomala». La Lega risponde con un duro comunicato: in Italia i regolamenti del pallone non prevedono incompatibilita tra cariche e quindi «il problema non esiste». Galliani può seguitare a recitare due parti in commedia. L'ha stabilito Galliani. Se anche vale per tutti, il decreto salva-calcio fa risparmiare al presidente del Milan 242 milioni di euro. Vediamo come. Nel 2003, al 30 giugno, il patrimonio netto dei rossoneri è di 78 milioni. Ma, senza decreto, i conti sarebbero di tutt'altro segno e colore: profondo rosso. Il Milan infatti si è appena liberato di una consistente voce nella colonna delle perdite, attraverso una doppia operazione: la svalutazione del valore della «rosa» calciatori e la distribuzione del suo ammortamento nell'arco dei successivi dieci anni. Glielo consente, appunto, la nuova legge. L'artificio provoca un effetto rigenerante sulle casse e i conti del club. Sva- Le leggi vergogna 437 una perdita patrimoniale secca, e distribuendola nel tempo, il Milan ottiene infatti un beneficio lordo sul suo risultato di esercizio e sul suo patrimonio netto di 54 milioni 305 mila euro. Così i conti rossi diventano neri. Non solo. Nel 2003, per la prima volta, Galliani decide di capitalizzare - come già fa la maggior parte dei club - i costi del «vivaio». Si tratta di sottrarre le voci che attengono al settore giovanile al normale conto economico della società, per iscriverle all'attivo patrimoniale. In altre parole, dalla voce «costi» quegli importi finiscono tra le voci dell'attivo. Il che significa attribuire al valore di una giovane «promessa» (che forse sarà mantenuta o forse no), come al lavoro di un addetto alle pulizie degli spogliatoi dei «pulcini», un impatto sui risultati del club identico a quello prodotto dalla prima squadra. È un bel risparmio: 3 milioni 659 mila euro. Quella sul «vivaio» è una scommessa sul futuro, e come tale imponderabile. Ma il Milan, come il suo presidente, crede nel futuro. Anche quando decide di iscrivere tra gli attivi del bilancio 12 milioni 808 mila euro di crediti verso 11 fisco a titolo di «imposte anticipate». Si legge in un rap porto della Practice Audit (la società di revisori contabili a cui il presidente della Federcalcio Franco Carraro ha chie sto di analizzare i bilanci delle cinque società maggiori del campionato): «L'ammontare delle imposte anticipate deve essere rivisto ogni anno, in quanto occorre verificare se continua a sussistere la ragionevole certezza di conseguire in futuro redditi imponibili fiscali e, quindi, la possibilità di recuperare l'intero importo dalle imposte anticipate». Domanda: e se quegli utili non saranno prodotti? «Occorre monitorare, perché nel caso di previsioni di perdite, questi 12 milioni 808 mila euro dovrebbero essere stornati dall'at tivo e portati a perdita nel conto economico». Conclusione del rapporto: «II patrimonio netto al 30 giugno 2003 del- l'AC Milan, ricalcolato al netto dell'effetto prodotto dalla svalutazione dei giocatori e dalla capitalizzazione dei costi del vivaio, ha un saldo negativo di 142 milioni 693 mila eu ro». I 78 milioni da cui siamo partiti sono dunque solo un numero. Non esistono. Al loro posto c'è un buco di 142 mi- 1: — : /ni

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438 Le mille balle blu 19. Sondaggi a spese del contribuente Sondaggi a raffica sul presidente del Consiglio Silvio Berlusconi pagati con soldi pubblici. La brillante idea, come ha rivelato L'espresso, è venuta a due senatori di Forza Italia, Salvatore Lauro e Mario Ferrara, che ne hanno ricavato un emendamento alla finanziaria 2005, puntualmente approvato dalla maggioranza. In discussione in realtà erano il finanziamento e il programma delle celebrazioni di Cristoforo Colombo, ma nottetempo una mano furtiva ha inserito un ultimo comma che sembra fatto su misura per il premier. Ora il capo del governo, instancabile controllore del suo indice di gradimento, potrà consultare anche «enti o istituti di ricerca, pubblici o privati, istituti demoscopici nonché consulenti dotati di specifica professionalità». Per compensare tutti questi soggetti, la Finanziaria ha stanziato 6 milioni di euro. Scopo ufficiale: monitorare costantemente «le politiche pubbliche adottate dal governo». 20. Pubblicità istituzionale a Mediaset Secondo i dati Nielsen, tra gennaio e agosto 2001 (governo deU'Ulivo) la Presidenza del Consiglio acquistò spazi pub-blicitari da Mediaset per 1.571.000 euro. L'anno seguente, nello stesso periodo (governo Berlusconi) l'investimento pubblico su Mediaset salì a 9.218.000 euro. E continuò a lievitare fino ai 10 milioni di euro del 2005 (dati dell'Econo-mist). TELEVISIONI 21. H pallone in tv L'apoteosi del conflitto d'interessi calcistico-televisivo viene raggiunta I'll gennaio 2006, quando Forza Italia dice no al Le leggi vergogna 439 titi di maggioranza e opposizione per modificare le regole della vendita dei diritti tv del calcio: dal sistema «soggettivo» inaugurato nel 1999 (ogni squadra tratta con le tv per «vendere» le proprie partite) a quello collettivo (si vende tutti insieme e poi si divide, non per forza in parti uguali). Così, bloccata la legge, Juventus, Milan, Inter e pochi altri big potranno continuare a fare la voce grossa, incassando cifre da record (come i 218 milioni di euro per due anni versati da Mediaset nel 2005 per acquistare tutte le partite della Juve). In compenso i piccoli club dovranno mendicare con il cappello in mano. La norma che avrebbe accomunato ricchi e poveri, grazie all'ostruzionismo del partito di Berlusconi, e del Milan, è rinviata sine die. L'opposizione grida al conflitto di interessi, che questa volta investe il premier nella sua quadruplice veste di capo del governo, padrone del Milan, proprietario di Mediaset e amico intimo del presidente della Lega Calcio Galliani. Il Cavaliere, però, nega tutto: «Di questo episodio non sono al corrente. Credo che si tratti di cose che riguardano i problemi del calcio, ma io non sono più il presidente del Milan». Diego Della Valle, presidente della Fiorentina, lo sbugiarda a stretto giro di posta, raccontando di aver discusso personalmente della cosa con lui. An non nasconde il suo malumore: Andrea Ronchi, portavoce del partito e primo firmatario del testo bocciato, parla di «grave errore di cui Forza Italia si deve assumere la responsabilità». Forza Italia ha bloccato tutto impedendo che il provvedimento fosse approvato in commissione senza passare per l'aula di Montecitorio. La cosa era possibile, ma richiedeva il consenso di tutti i partiti. Il no del capogruppo forzista Elio Vito è bastato a mandare tutto a monte. Se ne potrà riparlare solo nella prossima legislatura: dopo le elezioni e, con ogni probabilità, dopo l'inizio del nuovo campionato. «Non mi sembrava opportuno - balbetta Vito - affrontare un argomento così importante e delicato, negli ultimi scam-poli della legislatura.» «Mancano i tempi tecnici per valutare la proposta», gli fa eco un altro forzista, il presidente della Commissione Cultura Ferdinando Adornato. In realtà An aveva presentato il disegno di legge il 3 agosto 2004. Senza Vie anche neeli ultimi scamooli di legislatura Forza 440 Le mille balle blu

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Italia impone nuove leggi vergogna che stanno a cuore al premier e ai suoi coimputati. Riuscendo a farle approvare in tempi ben più ristretti. 22. Conflitto d'interessi II 18 giugno 2001, nel discorso per la fiducia al Senato, Berlusconi promette solennemente un disegno di legge sul conflitto d'interessi «prima della pausa estiva». Anche se - aggiunge - «la situazione in cui mi trovo era ben nota ai 18 milioni d'italiani che mi hanno votato». Rispetto a quanto aveva garantito solo sette giorni prima al «Maurizio Costanze Show» («Farò una legge entro 100 giorni») è una mezza marcia indietro. Ma sul momento nessuno sottilizza troppo. Per approvare definitivamente le nuove norme, talmente blande da impedirgli soltanto di restare presidente del Milan, di giorni ne occorreranno comunque ben 1153. La legge infatti passerà soltanto il 14 luglio 2004. L'iter del disegno di legge Frattini parte a rilento fin da subito, e il limite della «pausa estiva» viene immediatamente superato. Il governo da il via libera soltanto il 27 settembre e fa arrivare il provvedimento a Montecitorio solo il 17 gennaio 2002. Un mese e mezzo dopo, il 28 febbraio, la Camera lo approva, con i soli voti della maggioranza (308 sì e 2 astenuti). I deputati dell'opposizione abbandonano l'aula. Non basta la «mera proprietà» di aziende per configurare il conflitto d'interessi. E le sanzioni, anche quando il conflitto scatta, non esistono. Berlusconi è salvo e può tenersi il suo impero. In ogni caso per il voto definitivo ci vorranno altri due anni e mezzo. Un ritardo talmente imbarazzante da indurre, il 28 gennaio 2003, il Consiglio d'Europa ad approvare (103 sì, 14 no) una risoluzione della liberale finlandese Tytti Asunman sul conflitto d'interessi televisivo di Berlusconi, che «interferisce con la nozione abituale della legittimità democratica, minaccia il pluralismo dei media e da un cattivo esempio alle giovani democrazie». Il perché di tanta lentezza sta tutto in una parola: Rete4. Le leggi vergogna 441 e di Emilio Fede interrompa le trasmissioni terrestri. Una sentenza della Corte costituzionale, la 466 del 20 novembre 2002 che dichiara incostituzionale la legge Maccanico del 1998, ha infatti ribadito che Rete4 è abusiva. E ha stabilito che entro il 31 dicembre 2003 dev'essere ceduta o trasferita sul satellite. Insomma, prima occorre fare una legge per salvare la terza rete Mediaset in barba alla Costituzione, poi si penserà a regolare (si fa per dire) il conflitto d'interessi. Persine la pur blanda Frattini, infatti, impedirebbe a Berlusconi di legiferare sulla sua tv. 23. Legge Gasparri II 6 settembre 2003 il ministro delle Telecomunicazioni Maurizio Gasparri illustra al Consiglio dei ministri il disegno di legge che dovrebbe regolamentare il sistema radiotelevisivo. Subito Berlusconi e Letta lasciano la riunione: non vogliono incorrere in un possibile caso di conflitto d'interessi. Per dare solennità alla cosa, nel verbale della seduta viene data notizia della loro momentanea dipartita. Ma bastano un'occhiata al lungo articolato e una alla faccia del ministro, per domandarsi chi mai abbia concepito e scritto quella legge. Che sia l'ennesimo regalo a Berlusconi, è fuor di dubbio. Tant'è che, dopo la sua approvazione, il 16 dicembre 2003 Ciampi rifiuterà di firmarlo e lo rimanderà alle Camere perché «palesemente incostituzionale». Lo scandalo più plateale è la trovata che consente a tutte e tre le reti Mediaset non solo di continuare a trasmettere in barba alla norma antitrust fissata dalla Consulta, ma anche di aumentare a dismisura la raccolta pubblicitaria. I punti forti della Gasparri sono infatti essenzialmente due. a) Come già accadeva in passato, il ministro (o chi per lui) stabilisce che nessun editore può controllare più del 20% dei canali nazionali. Solo che fino al 2003 le reti considerate nazionali (cioè capaci di raggiungere col loro segnale l'80% della popolazione) erano dieci: le tre della Rai, due di Mediaset (Rete4 infatti è fuorilegge), La7, Mtv, Tele+bian-"~ 1^,1 am,-, t-Voi- o I-i fiintnmutiro Piirrmii 7 una tv che ha vin- 442 Le mille balle blu

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to la gara per le concessioni, ma non può trasmettere perché le sue frequenze sono occupate abusivamente da altri. Con la Gasparri, le reti nazionali diventano quindici. Come? Il ministro vara una sorta di condono: restano in vita tutte le emittenti nazionali «ancorché prive di titolo abilita-tivo». In questo modo rientrano nella partita anche stazioni minori come Rete Mia, Rete A e Rete Capri, fino a quel momento destinate allo spegnimento. Ma non è tutto. Per legge, Gasparri impone alla Rai di varare, entro il 1° luglio 2003, due canali digitali sperimentali. La nuova tecnologia (che permette di trasmettere in contemporanea su ciascun canale fino a cinque diversi palinsesti) è però molto costosa. Così Gasparri stabilisce che i canali digitali, per potersi definire nazionali, non debbano raggiungere l'80% della popolazione, come previsto per quelli analogici. Basta che li possa vedere appena il 50% degli italiani. Il risultato della spericolata operazione è semplice: le emittenti nazionali diventano all'improvviso 15 (o molte di più, calcolando i diversi palinsesti tematici mandati in onda dalla Rai sul digitale). E il 20% di 15 è uguale a tre: Canale5, Italial e Rete4. Quando si dice la combinazione. b) II secondo punto forte della Gasparri riguarda i limiti antitrust per la raccolta pubblicitaria. Qui il ministro da il meglio di sé. A prima vista, la nuova norma parrebbe ancor più rigorosa della vecchia, perché fissa il tetto di raccolta al 20%. Con la vecchia norma invece si poteva arrivare fino al 30% (limite peraltro regolarmente sforato sia da Rai sia da Mediaset). Ma il trucco c'è, e si vede. La Gasparri stabilisce che la barriera del 20% non sia calcolata in base a quanto il mercato radiotelevisivo è in grado di incassare (pubblicità per Mediaset, pubblicità più canone per la Rai). Il conteggio del 20% va invece fatto su un paniere molto più ampio. Visto che la riforma permette, pur con qualche limitazione, ai proprietari di tv di possedere anche giornali, radio, imprese editoriali, siti internet, sale cinematografiche, case di produzione e così via, ecco spuntare il «Sic»: Sistema integrato delle comunicazioni. Mediaset non dovrà quindi rispettare un limite antitrust Le leggi vergogna 443 sulla base del Sic. Cioè rimanere sotto il 20% delle entrate totali garantite da un contenitore enorme, che comprende pubblicità nazionale e locale, sponsorizzazioni, televendite, offerte televisive, vendite di beni, produzioni, abbonamenti e molto altro. Il fatto è che, alla fine, nessuno sa a quanto esattamente ammonti questo fantomatico, incalcolabile Sic. Spiega Giovanni Sartori sul Corriere della Sera: «La legge Maccanico stabiliva un tetto del 30% del mercato per cia-scun operatore. La Gasparri fa scendere a 20% questo tetto, ma (ecco il trucco) amplia a dismisura il paniere delle risorse che lo vanno a determinare. Il 30% di 100 è 30; ma il 20% di 200 è 40. Così Berlusconi si tiene tutto e può anche crescere in pubblicità». Di quanto? Le stime tra gli esperti divergono. Secondo II Sole-24 Ore, «il Sic consente al gruppo Mediaset una crescita valutabile attorno a 1,2-1,7 miliardi di euro». Fedele Gonfalonieri è ancor più ottimista. Inizialmente si lamenta perché il tetto è troppo basso. Poi, approvata definitivamente la legge (con il Sic addirittura ridotto nella sua portata, dopo le censure di Ciampi), dichiara: «Le nostre prospettive di ricavi in più sono nell'ordine di 1-2 miliardi di euro». C'è poco da meravigliarsi. L'idea del Sic, infatti, non è di Gasparri. È degli avvocati Cesare Previti e Aldo Bonomo, rispettivamente braccio destro di Berlusconi e presidente della Fininvest. I due già nel 1988 - come rivelerà alla Camera il diessino Antonio Soda - sostennero, in una memoria inviata alla Corte costituzionale per conto di Publitalia, che «per misurare il vero grado di concentrazione del gruppo Fininvest non ci si può limitare a considerare il mercato della pubblicità televisiva; occorre assumere a parametro l'intero mercato della comunicazione commerciale». Il Sic l'ha inventato il gruppo Berlusconi. Gasparri (o chi per lui) l'ha solo tradotto in legge. 24. Decreto salva-Rete4 II 5 dicembre 2003 la legge Gasparri arriva sul tavolo del capo dello Stato. Che, dieci giorni dopo, decide di non firmarla nerrhé - snieea il oresidente alle Camere - «alcune parti 444 Le mille balle blu

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della legge, per quanto attiene al rispetto del pluralismo dell'informazione, appaiono non in linea con la giurisprudenza della Corte costituzionale». Berlusconi non si scompone. Come prima mossa, emana un decreto che salva la sua rete fuorilegge dal rischio - espressamente previsto dalla sentenza della Consulta a partire dal 31 dicembre 2003 - di finire su satellite, con gravissima riduzione degli introiti pubblici-tari (spot in meno per circa 192 milioni di euro all'anno). Il decreto del presidente del Consiglio per salvare la sua tv è un monumento al conflitto d'interessi (ma in ogni caso, in quel momento, la legge Frattini non è ancora in vigore). Sarà convcrtito in legge solo grazie a una mozione di fiducia, per mettere in riga alcuni alleati riottosi. Intanto la legge Gasparri, con un paio di modifiche di poco conto, va avanti. Il Senato approva la seconda versione in via definitiva il 29 aprile 2004. Commenta ancora Sartori: «È una legge spudorata. La sostanza è, e resta, che da ora in poi l'impero mediático di Sua Emittenza non è riconducibile e nemmeno fermabile; sarà un impero in espansione continua... Dicevo che la legge Gasparri è spudorata intendendo che chi la vota si dovrebbe vergognare. Ma è anche, oggetti-vamente, una legge micidiale. Ci occorreva una legge che salvasse il pluralismo dell'informazione e, invece, ci viene servita una legge che aiuta Berlusconi a distruggerlo». 25. Aiuti di Stato ai decoder La Gasparri da ufficialmente il via all'èra del digitale terrestre. Per cercare di convertiré gli italiani al nuovo sistema (una piattaforma sulla quale, a parte il calcio subito accaparrato da Mediaset, non c'è nulla o quasi da vedere), il governo Berlusconi concede finanziamenti a piene mani a chi acquista gli indispensabili decoder. Sky, che trasmette su satellite, parla di aiuti di Stato illegali e si rivolge all'Unione Europea. Ma, per non farsi mancare proprio nulla in fatto di conflitto d'interessi, la famiglia Berlusconi una ne fa e cento ne pensa. Paolo, il fratello del premier, fiuta il busi- _ A^_* 1 1 ; Le leggi vergogna 445 campagne pubblicitarie vantano una testimonial d'eccezione: la sua compagna Natalia Estrada. Il 22 dicembre 2005 sul caso comincia a indagare l'Autorità garante della Concorrenza e del Mercato. L'Antitrust fa sapere di aver «deliberato l'apertura di un procedimento. Riguarda il presidente del Consiglio e punta a verificare quanto segnalato da alcuni parlamentari circa l'eventuale sussistenza di una situazione di conflitto di interessi nell'ambito degli stanziamenti stabiliti dalla legge Finanziaria a favore dell'acquisto di decoder televisivi». Paolo Berlusconi replica: «È una questione ridicola, che si spiega soltanto con la malafede di chi vuole strumentalizzare dati inoppugnabili. I decoder rappresentano una parte minima del fatturato della società, pari al 3% e addirittura meno del 2% del fatturato globale del mercato dei decoder». Silvio, dal canto suo, si dice totalmente all'oscuro delle attività del fratello. In ogni caso il Berlusconi junior, quando si tratta di sfruttare le buone occasioni, è sempre presente. Il 21 gennaio 2006, non appena vengono rese note le nuove norme che consentono ai maggiorenni di trasportare un passeggero anche sui motorini di cilindrata 50, annuncia di aver acquistato in Ciña 30 mila «cinquantini»: la sua azienda li distribuirà con il marchio Garelli, rispolverato per l'occasione. 26. Criminale chi non paga il calcio II digitale terrestre è un buon affare solo per la famiglia Berlusconi. Mediaset (e La7) infatti si aggiudicano le trasmissioni delle partite di calcio e, visto il costo concorrenziale dell'affare rispetto al satellite di Sky, il business va a gonfie vele. Resta il problema delle truffe informatiche. Al mercato nero, le tessere fasulle per vedere il campionato gratis vanno via come il pane. Ma gli acquirenti devono stare attenti: già il 15 gennaio 2003, dopo tante depenalizzazioni, la maggioranza ha varato finalmente una legge draconiana, quella che inasprisce le pene almeno per il reato di installazione iic-i-tj/i Hi

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/^rvn cmart_/~arr-| //tarnrriltP» HPT If tV " 446 Le mille balle blu Si rischia fino a 3 anni di carcere e a 30 milioni di multa. Più che per un falso in bilancio. Quattro giorni prima la Feder-calcio ha scelto Publitalia come advisor e concessionaria di pubblicità per la Nazionale. La Maurizio Costanze Communication, invece, curerà l'immagine degli arbitri italiani. DALLA VILLA ALLA TOMBA 27. Sardegna, dal segreto di Stato al condono II 6 maggio 2004 La Nuova Sardegna segnala un vistoso cantiere abusivo sugli scogli di Punta Lada, confine a mare della proprietà La Certosa di Silvio Berlusconi. L'indomani, giorno 7, un decreto del ministero dell'Interno da il via libera ai lavori. Ragioni di sicurezza nazionale. Si lavora da tempo anche di domenica e di notte, alla luce dei fari, sulle rocce di granito rosa. La gru issata su terra demaniale, la chiatta per il trasporto materiali, il ponteggio dipinto di bianco, gli operai nascosti da teloni. Si costruisce un pontile di attracco coperto con opere fisse. E, dalla bocca di una grotta preesistente, uno scavo si addentra nella collina: è un tunnel di collegamento con la residenza del premier, progettato dal ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi. I detriti sono scaricati nel mare, pattugliato dalle motovedette dei carabinieri. Più in alto, nel giardino, prendono forma un anfiteatro «greco» da 400 posti che sarà inaugurato da un concerto di Mariano Apicella; cinque piscine per la talassoterapia, le cui immagini verranno pubblicate da una rivista di arredamento; un la-ghetto artificiale e una serie di dépendance destinate a ospitare gli uomini della scorta del premier. Gli ispettori della Capitaneria di Olbia inviati dalla Procura di Tempio Pausa-nia se ne rendono conto osservando il tutto da lontano. E nei loro rapporti segnalano come il proprietario non abbia chiesto alcuna concessione al Comune di Olbia né all'Ufficio tutela del paesaggio di Sassari che fa capo alla Regione. Ma il 6 maggio, proprio il giorno in cui La Nuova Sarde- 1 ' -J=i:~- c:i.^_r!_1,,^^; Ko fatto Le leggi vergogna 447 approvare due decreti. Il primo è di tre righe: stabilisce l'approvazione del piano nazionale antiterrorismo e contiene anche il piano, segretato, per la sicurezza di Villa La Certosa. Il secondo - come scriverà il Corriere della Sera - individua la residenza di Berlusconi in Sardegna come «sede alternativa di massima sicurezza per l'incolumità del presidente del Consiglio e per la continuità dell'azione di governo». Ed estende il beneficio anche a tutte le altre residenze del premier e dei suoi famigliar! sparse per l'Italia. I due decreti verranno inviati dal sottosegretario Gianni Letta (che li ha firmati) al Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti (Copaco) con grave ritardo, soltanto il 7 febbraio. E non otterranno mai l'approvazione (peraltro non vincolante) perché il Copaco si spaccherà: a favore voteranno i quattro rappresentanti della maggioranza, contro tutti gli altri. Il risultato pratico è quello di mettere Berlusconi al riparo dalle contestazioni della magistratura: per mesi e mesi, infatti, i pm di Tempio Pausania non possono entrare nella villa per effettuare sopralluoghi, perché il segreto di Stato vieta ogni accesso «allo scopo di preservare la conoscibilità dei luoghi». L'indagine penale viene così bloccata (la Procura ricorrerà inutilmente alla Corte costituzionale). Almeno fino al 13 maggio 2005, quando il ministro Pisanu toglie il segreto. Ma ormai è tardi. La società Idra Immobiliare, pro-prietaria delle residenze private del Cavaliere, ha già presentato dieci diverse richieste di condono edilizio, che vengono allegate a una memoria inviata

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alla Procura di Tempio. Il premier si è appena salvato grazie a una sanatoria sui reati ambientali approvata dalla sua maggioranza con voto fiducia nel!'ottobre-novembre 2004 (Senato e Camera). Non è tutto. Il 14 gennaio 2005 il Consiglio dei ministri ha anche impugnato la legge salvacoste voluta dal neopresidente della Regione Sardegna Renato Soru per impedire qualsiasi edificazione entro due chilometri dal mare. È l'ennesimo caso di conflitto d'interessi. Da anni una società di Marina Berlusconi sta tentando di lottizzare la Costa Turchese, un vasto appczzamento di terreno a sud di Olbia. Con la legge Soru l'affare diventava di fatto impossibile, ma il governo di papa Silvio ha sistemato tutto. 448 Le mille balle blu 28. Il mausoleo di Arcore II 21 gennaio 2003 il settimanale Diario rivela che la legge obiettivo sulle opere pubbliche firmata dal ministro Lunar -di contiene un codicillo, all'articolo 28 («edificabilità nelle zone limitrofe ad aree cimiteriali»), che riforma l'editto di Saint Cloud, cioè la legge napoleonica del 1804 che vietava di seppellire i morti fuori dai cimiteri. La nuova norma consentirà a Berlusconi di dare degna sepoltura ad amici, parenti e infine a se stesso nel celebre mausoleo progettato da Pietro Cascella ed eretto sul modello della tomba di Tu-tankamon nel giardino della villa di Arcore, promuovendolo a «cappella gentilizia autorizzata». A completare il tutto provvede poi una seconda norma, approvata alla Camera il 17 febbraio 2005, che consente di realizzare cappelle private fuori dai cimiteri. Dopo tante leggi ad personam, una legge «ad cadaver». Una sorta di condono tombale. Bloccato però in extremis al Senato. EDITORIA 29. Libri scolastici, solo Mondadori II 9 giugno 2005 il ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Scientifica stipula un accordo con le Poste SpA per un servizio (denominato «Postescuola») di consegna e di ordinazione - per telefono e on line - dei libri di testo destinati agli alunni della scuola secondaria. Subito dopo la firma del contratto, il ministero retto dal futuro candidato sindaco di Milano Letizia Moratti scrive ai prèsidi una lettera in cui - secondo la Cgil - «con tono burocratico ma minaccioso chiede di spiegare perché la loro scuola non si sia avvalsa di questa opportunità». Le scuole che non hanno attivato il «servizio», insomma, devono giustificarsi. Il fatto è curioso soprattutto perché le case editrici dei libri di testo non consegnano i loro volumi direttamente, ma tramite la ri A rt-ii-\1^1/-\ Le leggi vergogna 449 Mondadori Editore SpA. E chi ne è il proprietario? Silvio Berlusconi, naturalmente. Sul caso interviene l'Antitrust, le cui conclusioni mettono in evidenza come la legge sul conflitto d'interessi sia perfettamente inutile. U Authority, infatti, pur accertando l'indubbio vantaggio per le casse della Mondadori, non può censurare l'iniziativa a causa di uno dei tanti «buchi» della legge Frattini. In sostanza, è vero che l'accordo favorisce una società del presidente del Consiglio, ma a firmarlo non è stato lui, bensì il ministro Letizia Mo-ratti. Premette l'Antitrust: «Si rileva, più precisamente, nella legge una concezione restrittiva del conflitto di interessi, focalizzata essenzialmente nelle sue manifestazioni formali. Prevale un approccio di tipo privatistico, legato al verificar-si di un "evento di danno" non adeguato alla complessa realtà dell'amministrazione e dell'interesse pubblico concretamente violato». E sul caso specifico aggiunge: «In seguito agli accertamenti effettuati, l'Autorità ha dovuto constatare che, nel caso di specie, era assente il presupposto necessario per l'applicazione della legge n. 215/04, ovvero la riconducibilità dell'atto al titolare di carica nel cui patrimonio si produce il vantaggio. Infatti, pur essendo vero che Mondolibri Boi, ovvero la società che beneficerebbe dell'accordo, è posseduta al 50% da Arnoldo Mondadori Editore SpA, di proprietà del presidente del Consiglio, l'atto da cui trae origine il beneficio (l'accordo del 9 giugno 2005) non è un atto alla cui adozione ha partecipato il presidente del Consiglio, ma un atto adottato dal ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Scientifica, che non risulta avere alcun legame con la società Mondolibri. Pertanto, qualsiasi vantaggio dovesse discendere dall'atto di governo in questione ricadrebbe su un titolare di carica di governo diverso rispetto a quello che ha

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posto in essere l'atto, circostanza che la legge non prevede». Insomma, se Berlusconi ha l'accortezza di far firmare da qualcun altro i provvedimenti a suo favore, anche le blandissime sanzioni previste dalla legge Frattini diventano lettera morta. Sempre a proposito delle Poste Italiane, va segnalato l'appalto concesso senza gara dalla società alla Mediolanum rii TWIiismni e Doris ner l'utilizzo dei 14 mila sportelli pò- 450 Le mille balle blu stali sparsi in tutta Italia. E, a proposito di Mediolanum, ricordiamo lo scandaloso slittamento al 2008 della riforma del Tfr per venire incontro alle resistenze della lobby degli assicuratori (di cui Mediolanum è una delle capofila). 30. Il libro elettronico L'8 febbraio 2005 scatta l'operazione «E-book», cioè la sperimentazione del libro di testo elettronico in quattro regioni italiane. Come rivela L'espresso, a deciderlo è il Comitato dei ministri per la società dell'Informazione (Crasi), con i dicasteri dell'Istruzione e dell'Innovazione tecnologica che hanno stanziato 3 milioni di euro per la prima fase del progetto. E a chi hanno affidato la sperimentazione i ministri Letizia Morato e Lucio Stanca? Alla Mondadori e allibra. La prima azienda è di proprietà del premier Silvio Berlusconi. La seconda è l'ex datore di lavoro di Stanca, che ne è stato vicepresidente fino al marzo 2001.1 concorrenti restano di sasso. Nessuno si è sognato di interpellare società di lunga esperienza in materia, come Zanichelli, La Scuola, Giunti, Eds o Ericsson, giusto per fare qualche nome. Il governo va a colpo sicuro. A proposito di informatica: ricordate le «tre I» del programma berlusconiano del 2001 Internet, inglese e impresa. L'inglese nelle scuole è calato del 30%. Le imprese sappiamo come procedono. Quanto a internet, il 13 settembre 2004 il ministro per l'Innovazione e le tecnologie Lucio Stanca annuncia: «Nel 2001 c'era un computer ogni 28 studenti, oggi siamo a uno a 11, a fronte di una media europea di uno a 20. Nelle scuole italiane sono installati 534 mila personal computer, di cui 12 mila portatili». Poi sostiene che anche l'impegno di portare l'informatica nelle scuole dell'obbligo è stato mantenuto. Nel giro di tre anni, grazie a un investimento di 143 milioni di euro, il governo ha fatto il miracolo. Peccato che questo, più che un miracolo, sia una truffa. Per accorgersene basta leggere la fonte delle informazioni del ministro e cioè l'indagine sulle risorse tecnologiche per la didattica nelle scuole italiane del 2001 e del ran/-* ctat-l /^(ancii-i crilr* ¿A ^/-\mrnit/^r multi- vergogna 451 mediali con processore Pentium i quali siano destinati alla didattica». Le scuole che avevano risposto al censimento erano il 68,5% per una popolazione studentesca di 5.215.744 e per un numero di pc rilevati pari a 183.623. Così il rapporto computer-studenti era di uno a 28. Tre anni dopo vengono modificati i criteri di rilevamento. Non si chiede più ai vari istituti quanti computer siano effettivamente a disposizione degli studenti e nemmeno di segnalare solo quelli con processore Pentium. Ora le scuole devono semplicemente dire quanti pc posseggono: entrano così nel conto anche gli apparecchi destinati soltanto alle attività di segreteria e quelli vecchissimi ancora con microprocessori 286. Non basta: al questionario risponde questa volta l'88,7% degli istituti. Così risulta che negli istituti scolastici italiani esistono ben 534.000 computer. Peccato che per la maggior parte siano dei ferrivecchi. Lo conferma lo stesso rapporto del 2004, dal quale si evince che il 50% dei macchinati sono o 486 o Pentium 1, mentre solo 256 mila computer sono Pentium 3 o superiori, quindi adatti all'uso didattico multimediale. Nessun dato rivela quanti siano i pc messi effettivamente a disposizione degli studenti. L'unico fatto certo è la truffa dai numeri. 31. Comitato per il libro

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II presidente del Consiglio controlla più della metà delle azioni del più grande gruppo editoriale italiano. Con 1557 milioni di euro di fatturato nel 2001, l'influenza di Monda-dori si estende dal mondo dei libri (315 milioni di euro) a quello dei periodici (871,7 milioni). Dopo l'ascesa di Berlusconi al governo, nel 2002 il fatturato è aumentato del 5 % e l'utile del 10%. Il gruppo comprende le case editrici Einau-di, Sperling & Kupfer, Club Editori ed Elemond, con un duplice conflitto d'interessi: Berlusconi può avvantaggiare la sua casa éditrice, ma soprattutto la Mondadori può avvantaggiare il suo padrone in politica. Alcuni autori registrano uno scarso entusiasmo nella rM-r>mr>7Ìnnp rlpì libri rhe trattano argomenti scomodi. Così 452 Le mille balle blu Giorgio Bocca lascia la casa di Sagrate per pubblicare con Feltrinelli. Stessi problemi per Daniele Luttazzi e per Gian Antonio Stella (querelato da Maurizio Gasparri per il suo ritratto impietoso dei vizi dei berluscones, «Tribù», Stella è stato abbandonato a se stesso e ha tolto il disturbo). Ma non è tutto. La biografia di Paolo Borsellino scritta da Umberto Lucentini è uscita dal catalogo Mondadori, mentre il libro di Fabrizio Calvi, il giornalista francese che aveva realizzato l'ultima intervista al giudice antimafia, è stato censúrate: nel suo libro «Padrini d'Europa», Calvi parlava di Vittorio Mangano, il fattore mafioso di Arcore, ma nell'edizione italiana (Mondadori) il nome di Mangano si è volatilizzato. «Il conflitto di interessi soffoca la produzione culturale italiana», sostiene l'editore Giuseppe Laterza, che nel marzo 2002 si è rifiutato di partecipare al Salone di Parigi e ha rilasciato un'intervista a le Monde per denunciare l'insoste-nibilità della situazione. Da allora le cose sono peggiorate. Dopo la morte di Leonardo Mondadori, la società è guidata da Marina Berlusconi. Il padre nel frattempo è diventato presidente del Comitato per il libro, istituito il 13 dicembre 2002 dalla Presidenza del Consiglio per coordinare le politiche dei vari enti operanti nel settore. Secondo la legge, Berlusconi dovrà mantenere l'assoluta riservatezza sulle informazioni acquisite in tale veste: in particolare, «non dovrà utilizzarle per fini estranei all'attività istituzionale». Testuale. Non mancano neppure i casi di conflitto di interesse nel senso inverso: il governo Berlusconi ha affidato a Monda-dori il quindicinale «Euroitalia» sulla moneta unica e l'appalto per la comunicazione delle Forze Armate. VARIE ED EVENTUALI 32. L'inquinamento non c'è più Nel 2001 la Procura di Firenze apre un'inchiesta sui lavori per l'alta velocità in Toscana. E scopre che, durante gli scavi Le leggi vergogna 453 gio, sono state intaccate le falde acquifere, tanto che intere zone sono ormai sprovviste di acqua potabile. A risolvere parzialmente il problema interviene la legge numero 443 del 21 dicembre 2001, nota come legge Lunardi, in cui si afferma che le terre e le rocce da scavo, anche di gallerie, non costituiscono rifiuti. Sono perciò escluse dall'applicazione del decreto sui rifiuti e possono essere utilizzate per riempire cave o depressioni del terreno, anche se si tratta di rocce contaminate da sostanze inquinanti derivanti dalle attività di escavazione, perforazione e costruzione. Tutto ciò a patto che la composizione media dell'intera massa non presenti una concentrazione di inquinanti superiore ai limiti massimi previsti dalle leggi vigenti. Ma anche qui c'è un inghippo. Il trucco sta nel diluire l'inquinamento aumentando il volume della massa considerata. In altre parole, una tonnellata di materiali fortemente contaminati viene mischiata ad altre cento tonnellate di rocce non inquinate e il gioco è fatto: tutto risulta in regola, anche se l'inquinamento è stato soltanto mascherato, non certo eliminato. Non basta. Nell'agosto 2002 il governo decide di dare «un'interpretazione autentica» del concetto di rifiuto: migliaia di tonnellate di residui di produzione, anche pericolosi, con un semplice tratto di penna vengono «riabilitati». All'improvviso non sono più rifiuti, ma sostanze riutilizzabili seguendo norme meno rigorose e cautelative. I margini di

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discrezionalità della «interpretazione autentica» sono molto ampi. Troppo ampi per la Corte di giustizia europea, che ha aperto un fascicolo sulla vicenda. 33. Esenzione lei per la Chiesa Nell'ultima finanziaria, dopo settimane di polemiche, la maggioranza stabilisce che le confessioni religiose che hanno sottoscritto l'Intesa con lo Stato italiano non pagheranno ITci nemmeno sugli immobili a fini commerciali. L'esenzione riguarda anche le associazioni no-profit. Rispetto alla proposta iniziale, che prevedeva l'esenzione solo per le chiese, è un passo avanti. La norma, che ha un chiaro fine elet- 454 Le mille balle blu torale, viene approvata nonostante la bocciatura dei tecnici del servizio Bilancio della Camera. La Cgil stima che il buco che si creerà nei bilanci dei comuni sarà enorme: «Soltanto il comune di Roma ha previsto una perdita di gettito tra i 50 e i 60 milioni di euro l'anno. Se si considera l'impatto sull'intero territorio nazionale, la perdita di gettito non sarà inferiore ai 500-700 milioni di euro». Fedina penale Qualora l'applicazione della causa estintiva della prescrizione del reato sia conseguenza della concessione di attenuanti, la sentenza si caratterizza per un -previo riconoscimento di colpevolezza dell'imputato ed è fonte per costui di pregiudizio (Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza n. 5069 del 21 maggio 1996). Sulle «leggi ad personara» è stata compiuta una manipolazione che ha dell'incredibile. E che non ha tenuto alcun conto di un fatto fondamentale. Cioè che il presidente del Consiglio e altri esponenti del suo partito, sottoposti a processi penali (infondati e per esclusivi motivi politici), non hanno ricevuto alcun beneficio da leggi che, invece, hanno agevolato nei loro diritti di difesa migliaia di cittadini (la Repubblica, 7 agosto 2005). Mi piacerebbe che sulla mia lapide fosse scritto: era una persona buona e giusta (25 gennaio 2006). Non c'è una sola legge nel campo della giustizia che mi bia portato benefici di sorta (30 novembre 2001). 1. Bugie sulla P2 (falsa testimonianza] La Corte d'Appello di Venezia, nel 1990, dichiara Berlusconi colpevole di aver giurato il falso davanti al Tribunale di Verona a proposito della sua iscrizione alla P2, ma il reato è coperto dall'amnistia del 1989. Interrogato sotto giuramento Berlusconi aveva detto: «Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo comunque che è di poco anteriore allo scandalo... Non ho mai pagato una quota di iscrizione, né mai mi è stata richiesta». Berlusconi però si era iscritto alla P2 nel 1978 (lo scandalo è del 1981) e aveva pagato la sua quota. Incriminato per falsa testimo- ab- 456 Le mille balle blu nianza, viene prosciolto in istruttoria. Il 25 febbraio '90, alla vigilia dell'appello, scrive a L'espresso: «Spero che la prossima amnistia, che si annunzia non rinunziabile, non mi tolga il piacere di veder confermata la sentenza di proscioglimento». Invece in secondo grado viene dichiarato colpevole e l'amnistia (peraltro rinunciabile) gli toglie il piacere di essere condannato per aver giurato il falso in tribunale. Scrivono infatti i giudici della Corte d'Appello il 22 ottobre 1990: «Ritiene il Collegio che le dichiarazioni dell'imputato non rispondano a verità..., smentite dalle risultanze della commissione Anselmi e dalle stesse dichiarazioni rese del prevenuto avanti al giudice istruttore di Milano, e mai contestate... Ne consegue quindi che il Berlusconi ha dichiarato il falso», rilasciato «dichiarazioni menzognere» e «compiutamente realizzato gli estremi obiettivi e subiettivi del delitto di falsa testimonianza». Ma «il reato va dichiarato estinto per intervenuta amnistia». Anziché chiedere alla

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Cassazione di essere assolto nel merito, Berlusconi rinuncia a impugnare la sentenza, diventa definitiva nel 1991. 2. Tangenti alla Guardia di Finanza (corruzione) I grado: condanna a 2 anni e 9 mesi per tutte e quattro le tangenti contestate (niente attenuanti generiche). Appello: prescrizione per tre tangenti (grazie alle attenuanti generiche), assoluzione con formula dubitativa (comma II art. 530 c.p.p) per la quarta. Nelle motivazioni si legge: «II giudizio di colpevolezza dell'imputato poggia su molteplici elementi indiziari, certi, univoci, precisi e concordanti, per ciò dotati di rilevante forza persuasiva, tali da assumere valenza probatoria». Cassazione: assoluzione con formula dubitativa. Non è sufficientemente dimostrato che sia stato proprio Silvio (e non Paolo, reo confesso ma assolto in tribunale) ad autorizzare le tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza. Tangenti peraltro accertate, tant'è che il manager Salvatore 0 ' ' ! -!-£:«;«-;.T/itvianto /-.->t-i,-1anntitn npfrVip p rlpfi- fedina penale 457 nitivamente accertato che la Fininvest pagò tre tangenti per «aggiustare» le verifiche fiscali a Mediolanum, a Mon-dadori e a Videotime. Secondo i supremi giudici, è «non manifestamente illogica» la sentenza d'appello, là dove stabilisce che «Sciasela operava per il gruppo... per l'illecito vantaggio del gruppo... e non a titolo personale» in base a una serie di «pertinenti elementi», fra i quali la «predisposizione della Fininvest a gestire in modo programmato le situazioni oggetto di causa, anche con la formazione di fondi per pagamenti extra bilancio e la designazione di uno specifico soggetto [Sciascia, nda] delegato a tenere opportuni contatti» con i finanzieri da corrompere. Una condotta reiterata, sistematica, «programmata» di «corruzione propria». Ed è pure accertato che l'ex capitano delle Fiamme Gialle e poi avvocato della Fininvest Massimo Maria Berruti tentò di depistare le indagini, recandosi a Palazzo Chigi l'8 giugno 1994 per incontrare il premier Berlusconi e subito dopo avvicinò un ex sottufficiale (il maresciallo Corrado) perché avvicinasse un ufficiale in servizio (il colonnello Tanca) per incaricarlo di «silenzia-re» i sottufficiali che avevano percepito la tangente per la Mondadori. Condannato a 8 mesi per favoreggiamento, Berruti viene eletto deputato di Forza Italia. Quanto al Cavaliere, la motivazione dei giudici della VI sezione penale contiene due riferimenti alla classica insufficienza di prove. Prima cita esplicitamente P«articolo 530 cpv»: dove «cpv» significa «capoverso», cioè comma 2 («prova con-traddittoria o insufficiente»), A 12 righe dalla fine, a scanso di equivoci, i supremi giudici vogliono essere ancora più chiari: «Tenuto conto di quanto già osservato sulla insufficienza probatoria, nei confronti di Berlusconi, del materiale indiziario utilizzato dalla Corte d'Appello...». 3. All Iberian 1 (finanziamento illecito ai partiti) I grado: condanna a 2 anni e 4 mesi per i 23 miliardi versati estero su estero dalla Fininvest, tramite il conto All Iberian, «n Hue Hpnnsiti svizzeri oersonali di Bettino Craxi. 458 Le mille balle blu Appello: il reato cade in prescrizione grazie alla concessione delle attenuanti generiche, ma c'è: «per nessuno degli imputati emerge dagli atti l'evidenza dell'innocenza». Cassazione: prescrizione confermata, con condanna al pagamento delle spese processuali. Nella sentenza definitiva tra l'altro si legge: «Le operazioni societarie e finanziarie prodromiche ai finanziamenti estero su estero dal conto intestato alla All Iberian al conto di transito Northern Holding [Craxi] furono realizzate in Italia dai vertici del gruppo Fininvest SpA, con il rilevante concorso di Berlusconi quale proprietario e presidente. ... Non emerge negli atti processuali l'estraneità dell'imputato». 4. All Iberian 2 (falso in bilancio] II 26 settembre 2005 la II sezione del Tribunale di Milano, davanti alla quale Berlusconi e altri tre ex manager Fininvest sono accusati per i copiosi fondi neri accantonati dal gruppo su una serie di

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conti esteri di All Iberian, proscioglie tutti gli imputati «perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato». Detto in altre parole: tra il 1989 e il 1994 Berlusconi ha falsificato la contabilità, ma non può essere condannato perché, diventato presidente del Consiglio, ha depenalizzato il suo reato. Ma dalle carte bancarie, come sottolinea il pm Francesco Greco nella sua requisitoria, la All Iberian, capofila della Fininvest occulta, fu imbottita di 1200 miliardi in sei anni per compiere ardite scalate in Italia e all'estero: 456 miliardi per acquisire P86% della madrileña Telecinco tramite prestanomi; 637 per finanziare altre teste di legno per controllare abusivamente Tele-i-; 15 a Previti per quelle che lui chiama «parcelle» e invece, in parte, sono tangenti a giudici; 23 a Craxi dopo la legge Mammì; e altri miliardi «per fare acquisti alla Borsa di Milano, eludendo la normativa Consob che impone di dichiarare nuovi pacchetti superiori al 2% di società quotate». Quali acquisti? Le scalate a Rinascente, Standa e Fedina penale 459 5. Medusa Cinema (falso in bilancio] I grado: condanna a 1 anno e 4 mesi per 10 miliardi di fondi neri accantonati, nel corso della compravendita della casa cinematografica Medusa, su una serie di libretti al portatore di Silvio Berlusconi. Appello: assoluzione con formula dubitativa (comma 2 art. 530). Berlusconi, secondo il collegio, è così ricco che potrebbe anche non essersi reso conto che, nel corso della compravendita, il suo collaboratore Carlo Bernasconi (condannato) gli aveva versato 10 miliardi di lire in nero. Scrivono i giudici: «La molteplicità dei libretti riconducibili alla famiglia Berlusconi e le notorie rilevanti dimensioni del patrimonio di Berlusconi postulano l'impossibilità di conoscenza sia dell'incremento sia soprattutto dell'origine dello stesso». Cassazione: sentenza d'appello confermata. 6. Terreni di Macherio (appropriazione indebita, frode fiscale, falso in bilancio) I grado: assoluzione dall'appropriazione indebita e dalla frode fiscale (per 4,4 miliardi di lire pagati in nero da Berlusconi all'ex proprietario dei terreni che circondano la villa di Macherio, dove vivono la moglie Veronica e i tre figli di secondo letto), prescrizione per i falsi in bilancio di due società a cui «indubbiamente ha concorso Berlusconi». Appello: confermata l'assoluzione dalle prime due accuse. Assoluzione anche dal primo dei due falsi in bilancio, mentre il secondo rimane, ma è coperto da amnistia. Cassazione: sentenza d'appello confermata. 7. Caso Lentini (falso in bilancio) I grado: il reato (10 miliardi versati in nero dal Milan al Torino per l'acquisto del giocatore Gianluigi Lentini) viene dichiarato prescritto grazie alla concessione delle attenuanti generiche e alla riduzione dei termini di prescrizione intro- J~«-4-~ J^ll^, .-,,,^,7^ l^rrrt^ pnl folcii in nll^nTIO. 460 Le mille balle blu Appello: la posizione di Berlusconi viene stralciata da quella degli altri coimputati in seguito all'approvazione del Lodo Maccanico-Schifani. Per Adriano Galliani e il parlamentare di Forza Italia Massimo Maria Berruti è confermata la prescrizione. Quando poi il Lodo viene dichiarato incostituzionale, la Procura generale rinuncia all'appello per il premier, così la sentenza di primo grado (prescrizione in seguito all'approvazione del nuovo falso in bilancio) diventa definitiva. Cassazione: confermata nel 2005 la sentenza di prescrizione per Galliani e Berruti. 8. Bilanci Fininvest 1988-1992 (falso in bilancio e appropriazione indebita) II 25 ottobre 2004 il gup milanese Fabio Paparella archivia per prescrizione un'inchiesta per falso in bilancio e appropriazione indebita, relativa ai bilanci Fininvest dal 1988 al 1992, che vede indagati Silvio Berlusconi, il fratello Paolo e ELLEKAPPA

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HCGUO blfi£ NONI Fedina penale 461 altri dirigenti ed ex dirigenti del gruppo come Gonfalonieri, Sciascia, Foséale e Vanoni. Il fascicolo riguardava l'acquisto di diritti televisivi da parte di alcune società Fininvest, come Fininvest Service e Fininvest Sa, e altre società off-shore come Rovares, Antares e Stanhope, a prezzi gonfiati per creare presunti fondi neri. In questo caso sono decisivi i nuovi termini di prescrizione «abbreviati» dalla riforma del falso in bilancio del governo Berlusconi. 9. Consolidato Fininvest (falso in bilancio) II gup Fabio Paparella ha dichiarato prescritti, sempre grazie alle nuove regole della nuova legge sul falso in bilancio, i presunti fondi neri accantonati dal gruppo Berlusconi su 64 società off-shore («comparto B della Fininvest») non incluse nel bilancio consolidato del gruppo. Nelle motivazioni della sentenza Paparella scrive, tra l'altro, che «la lettura degli atti, ossia delle relazioni della Gdf e dei relativi allegati, degli atti delle numerose rogatorie internazionali espletate, dei conti correnti sequestrati..., dei relativi movimenti, di tutta la documentazione in sequestro ed altresì delle carte di lavoro della Arthur Andersen, società di revisione, dei verbali delle dichiarazioni rese a sommarie informazioni testimoniali, dei verbali degli interrogatori degli indagati, non permette certo di ritenere palese e chiara l'insussistenza dei fatti reato di falso in bilancio, né di ritenere palese e incontestabile l'estraneità ai medesimi dei soggetti cui gli stessi sono addebitati». Berlusconi & C. non sono dunque innocenti. Hanno semplicemente cancellato per legge questo processo. 10. Lodo Mondadori (corruzione giudiziaria) Berlusconi è accusato, insieme a Previti di avere comprato la sentenza della Corte d'Appello di Roma che nel 1990 annullò il «Lodo Mondadori» e consegnò alla Fininvest il primo gruppo editoriale italiano, sottraendolo a Carlo De Benedetti. Previti viene assolto, mentre il Cavaliere se la cava 462 Le mille balle blu grazie alle attenuanti generiche: il reato è dichiarato prescritto dalla Corte d'Appello di Milano e dalla Corte di Cassazione. Nelle motivazioni della Cassazione, tra l'altro, si legge: «II rilievo dato [per concedere le attenuanti generi-che] alle attuali condizioni di vita sociale ed individuale del soggetto [Berlusconi], valutato dalla Corte d'Appello come decisivo, non appare per nulla incongruo». 11. Sme-Ariosto 1 (corruzione giudiziaria} I grado: a causa dei continui «impedimenti istituzionali» sollevati da Berlusconi e dei conseguenti rinvii delle udienze, la posizione del premier viene stralciata nel 2003 dal processo principale. Nasce così un processo parallelo, che però Berlusconi tenta di sospendere fino al termine del suo incarico (o sine die, in caso di rielezione o di nomina ad altra carica istituzionale) facendo approvare a tempo di record il Lodo Maccanico, proprio alla vigilia della requisitoria, delle arringhe e della sentenza, e a quaranta mesi dall'inizio del dibattimento. Dopo la condanna dei coimputati Attilio Pacifico, Cesare Previti e Renato Squillante e l'annullamento del Lodo Maccanico da parte della Corte costituzionale, il processo al premier si riapre davanti a un nuovo collegio presieduto dal giudice Francesco Castellano (il magistrato che nel 2005 finirà sotto inchiesta perché accusato di aver rivelato al numero uno di Unipol, Giovanni Consorte, notizie riservate relative alle indagini sulle «scalate» bancarie ad Antonveneta e Bnl). Il 10 dicembre 2004 il Tribunale presieduto da Castellano concede per la sesta volta le attenuanti generiche a Berlusconi e dichiara prescritta la corruzione commessa il 6 marzo 1991 bonificando 434.404 dollari da un conto estero Fininvest a un deposito di Previti e da quello a un conto dell'ex capo dei gip di Roma Squillante. Il premier è invece assolto, ai sensi dell'articolo 530 comma 2 (la vecchia insufficienza di prove), dall'accusa di aver comprato la sentenza che impedì a Carlo De Benedetti di acquisire la Sme dall'Iri nel 1986. Asso-

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Fedina penale 463 effettuati, secondo la supertestimone Stefania Ariosto, da Previti in favore di Squillante. Nelle motivazioni si legge, tra l'altro: «II quadro indiziario [a carico di Berlusconi per il versamento di 434 mila dollari a Squillante] non consente una pronuncia assolutoria nel merito». Quel denaro non può essere ricondotto a una tranche di «maxiparcella» corrisposta a Previti per le sue attività in Italia e all'estero: la movimentazione dei conti dimostra che l'operazione «appare destinata, sin dall'inizio, al beneficiario» Squillante che «l'ha prontamente utilizzata». I giudici non credono, inoltre, che i dirigenti Fininvest abbiano «in piena autonomia» effettuato un bonifico «all'apparenza già "predestinato" a un giudice» con cui non avevano alcun contatto. «Diversamente è stato acclarato come Squillante avesse un rapporto di conoscenza con Silvio Berlusconi.» L'ex magistrato aveva i numeri di telefono di Arcore, giudicò e assolse Berlusconi in un processo nell'84 e nel '96 il Cavaliere gli offrì una candidatura al Senato per Forza Italia. Per questo il reato va considerato prescritto solo grazie alla concessione delle attenuanti generiche (che dimezzano i tempi di prescrizione da 15 a 7 anni e mezzo). «All'imputato - scrivono i giudici - possono essere riconosciute le circostanze attenuanti generiche, sia in considerazione del fatto che lo stesso è incensurato, sia perché l'impianto accusa-torio, costruito principalmente intorno alla vicenda Sme, non ha trovato riscontro per quanto riguarda la posizione di Silvio Berlusconi... Inoltre il Tribunale ritiene che per l'imputato debba essere valorizzato il dato relativo alle condizioni di vita individuale e sociale.» I giudici ricordano pure che la Corte d'Appello di Milano, già nella sentenza Mon-dadori, «ha riconosciuto all'imputato le circostanze attenuanti generiche, con espresso riferimento alla sua condotta di vita successiva al reato contestato... E sono proprio le condizioni di vita individuale e sociale di Silvio Berlusconi rimaste immutate, e non la carica istituzionale da lui ricoperta, a fondare il giudizio del Tribunale di meritevolezza delle riconosciute attenuanti generiche». Il meno fortunato Cesare Previti, per quello stesso versamento da 434 mila ctot<-i ^nnrlannatrv n nrmo 464 Le mille balle blu do grado: a lui nessun giudice ha pensato di concedere le fatidiche attenuanti. Appello: il processo di appello non è stato ancora fissato. Ma il 12 gennaio 2006 il Parlamento ha approvato una legge, proposta nel 2002 da Gaetano Pecorella (avvocato difensore di Berlusconi, parlamentare di Forza Italia e presidente della Commissione Giustizia della Camera) che cancella i dibattimenti di secondo grado nel caso in cui l'imputato sia stato assolto o prescritto in Tribunale. Una garanzia in più per il premier che, in caso di una diversa va-lutazione sulla concessione delle attenuanti, correva ancora il rischio di essere condannato in secondo grado. Il 21 gennaio 2006 però il presidente della Repubblica Carlo Aze-glio Ciampi ha rinviato alle Camere la legge Pecorella perché «palesemente incostituzionale». Berlusconi ha quindi ottenuto di prolungare il funzionamento delle Camere oltre la data già fissata del 29 gennaio per il loro scioglimento, spiegando esplicitamente che uno dei motivi era la necessità di far approvare di nuovo la norma sull'inappellabilità delle sentenze di assoluzione: «un grande principio di civiltà e democrazia». 12. Sme-Ariosto 2 (falso in bilancio] In seguito all'entrata in vigore delle nuove norme sul falso in bilancio, anche questo capo d'imputazione contestato a Berlusconi per le ricadute sulla contabilità Fininvest dei versamenti in nero ad alcuni giudici tramite Previti, è stato stralciato. L'esito del processo è però scontato: prescrizione o assoluzione perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato. 13. Diritti televisivi (falso in bilancio, frode fiscale, appropriazione indebita] Udienza preliminare in corso al Tribunale di Milano (pm - —•-*'-'-•-x At tTiirnf^rn-

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fedina penale 465 si manager del gruppo, più il presidente di Medias* Fedele Gonfalonieri e il titolare Silvio Berlusconi. Il quale - secondo l'ipotesi accusatoria - avrebbe continuato anche dopo l'ingresso in politica nel '94 a esercitare di fatto il ruolo di dominus dell'azienda. Oggetto dell'indagine: una serie di operazioni finanziarie di acquisto di diritti cinematografici e televisivi da majors americane, con vorticosi passaggi tra una società estera e l'altra del gruppo Berlusconi, con il risultato di far lievitare artificiosamente il prezzo dei beni compravenduti e beneficiare di sconti fiscali previsti dalla legge Tremonti, approvata dal primo governo dello stesso Berlusconi per detassare gli utili reinvestiti dalle imprese. 11 Cavaliere, in particolare, avrebbe gonfiato il prezzo di acquisto dei diritti televisivi in modo da poter intascare, tramite due società off-shore intestate ai figli, almeno 170 milioni di dollari, sottraendo al fisco almeno 130 miliardi di lire e falsificando i bilanci anche nella fase cruciale della quotazione di Mediaset in Borsa nel 1996. Ma il processo rischia di finire nel nulla grazie alla prescrizione abbreviata dalla legge ex Cirielli. ELLEKAPPA l^i. . \Jl>_V-M ^WN-' •••'" • AWOCAfl SApQeHO CUE J&1 pBOGCAMMA HA FÒRZA IIAUA \ 466 Le mille balle blu 14. Mazzette a Mills (corruzione in atti giudiziari) «Non meno di 600 mila dollari versati nel 1997 da Carlo Bernasconi [manager Fininvest morto nel 2001, nda] a seguito di disposizioni di Silvio Berlusconi e al fine di favorire Silvio Berlusconi», su conti svizzeri dell'avvocato inglese della Fininvest David Mills affinchè costui, chiamato a testimoniare in due inchieste italiane sulla Fininvest, «dichiarasse il falso, negasse il vero o tacesse in tutto o in parte fatti a sua conoscenza» in due sue deposizioni dinanzi al Tribunale di Milano: il 20 novembre 1997 nel processo per le tan-genti Fininvest alla Guardia di Finanza e il 12 dicembre 1998 nel processo All Iberian. È questo il capo d'imputazione contenuto nell'invito a comparire notificato dalla Procura di Milano a Berlusconi il 30 novembre 2005. Nell'atto vengono contestate la corruzione in atti giudiziari del teste (il testimone di un processo è equiparato a un pubblico ufficiale) e il concorso nella falsa testimonianza addebitata a Mills. L'indagine, aperta nel gennaio 2006 dopo la scoperta di una lettera in cui Mills ammetteva di aver ricevuto 635 mila dollari alla vigilia delle sue testimonianze, è a un passo dalla chiusura. Berlusconi, convocato in Procura per il 3 dicembre 2005, non si è presentato. 15. Telecinco (violazione della legge antitrust e frode fiscale in Spagna] II giudice anticorruzione di Madrid Baltasar Garzón Real, dopo aver chiesto nel 2001 al governo italiano di processare Berlusconi o, in alternativa, di privarlo dell'immunità in mo do di poterlo giudicare in Spagna, non ha mai ricevuto ri sposta. Per questo il processo è stato congelato in attesa che il Cavaliere smetta di essere il capo del governo italiano. Berlusconi in Spagna è accusato - insieme a Marcello Del-; ^tri e ad altri dirigenti del gruppo Fininvest - di aver pos- > grazie a una serie di prestanomi e di operazioni fi- -««troiu totalitario dell'emit- Fedina penale 467

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anni in cui il tetto massimo per ciascun soggetto privato era il 25% delle quote azionarie di una società televisiva. il 16. Mafia (concorso esterno in associazione ma/iosa e riciclaggio di denaro sporco] Sei indagini archiviate a Palermo su richiesta della stessa Procura per scadenza dei termini massimi concessi per indagare. Ma, nella sentenza emessa I'll dicembre 2004 dalla II sezione del Tribunale di Palermo a carico di Dell'Utri (condannato a 9 anni per concorso esterno) e motivata il 5 luglio 2005, i giudici scrivono che il gruppo Berlusconi ha ricevuto finanziamenti «non trasparenti» a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta. E ha versato «per diversi anni somme di denaro nelle casse di Cosa Nostra». Dell'Utri infatti, «anziché astenersi dal trattare con la mafia..., ha scelto, nella piena consapevolezza di tutte le possibili conseguenze, di mediare tra gli interessi di Cosa Nostra e gli interessi imprenditoriali di Berlusconi (un industriale, come sì è visto, disposto a pagare pur di stare tranquillo)». Quando poi, nel 1993, la Fininvest si tramutò in Forza Italia, il capo di Cosa Nostra Bernardo Provenzano «ottenne garanzie» che lo convinsero a «votare e far votare per Forza Italia», con cui aveva «agganci» anche il boss stragista Leoluca Bagarella. Garanzie fornite da Marcello Dell'Utri, che ha avuto «per un trentennio contatti diretti e personali» con boss del calibro di Stefano Bontate e Mimmo Teresi, oltre al «fattore» Vittorio Mangano, assunto ad Arcore nel 1974 «pur conoscendone lo spessore delinquenziale, e anzi proprio per tale sua "qualità", con l'avallo compiaciuto di Bontate e Teresi». Da tre decenni Dell'Utri svolge un'«attività di costante mediazione tra il sodalizio criminoso più pericoloso e sanguinario del mondo e gli ambienti imprenditoriali e finanziari milanesi, in particolare la Fininvest», nonché una «funzione di "garanzia" nei confronti di Berlusconi». Nei «momenti di crisi tra Cosa Nostra e la Fininvest» Dell'Utri fa da mediatore, «ottenendo favori» dalla mafia e «promettendo appoggio 468 Le mille balle blu politico e giudiziario». Tutte condotte «pienamente e in confutabilmente provate da fatti, testimonianze, intercet tazioni». I rapporti fra Dell'Utri e Cosa Nostra «sopravvi vono alle stragi del 1992-93, quando i tradizionali referen ti, non più affidabili, venivano raggiunti dalla "vendetta" di Cosa Nostra, e ciò nonostante il mutare della coscienza sociale di fronte al fenomeno mafioso nel suo complesso». Il senatore berlusconiano è sempre «disponibile verso l'or ganizzazione mafiosa nel campo della politica, in un perio do in cui Cosa Nostra aveva dimostrato la sua efferatezza criminale con stragi gravissime, espressioni di un disegno eversivo contro lo Stato, e, inoltre, quando la sua figura di uomo pubblico e le responsabilità connesse agli incarichi istituzionali assunti, avrebbero dovuto imporgli ancora maggiore accortezza e rigore morale». Insomma, Dell'Utri ha continuato a «manare» anche dopo l'entrata in Parla mento nel '96 e a «inquinare le prove» durante il suo pro cesso. Fatti, non teoremi, secondo i giudici: la «pluralità delle sue attività ha costituito un concreto, volontario, consapevole, specifico e prezioso contributo al manteni mento, consolidamento e rafforzamento di Cosa Nostra, cui è stata offerta l'opportunità, con la mediazione di Del

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l'Utri, di entrare in contatto con importanti ambienti del l'economia e della finanza». Ed esistono «prove certe della compromissione mafiosa dell'imputato Dell'Utri anche re lativamente alla sua stagione politica». Sempre secondo i giudici, Forza Italia nasce nel '93 da un'idea di Dell'Utri, il quale «non ha potuto negare» che ancora nel novembre '93 incontrava Mangano a Milano, come risulta dalle sue agende, mentre era «in corso l'organizzazione del partito Forza Italia e Cosa Nostra preparava il cambio di rotta verso la nascente forza politica». Il perché, secondo i giu dici, è semplice: Dell'Utri incontrava Mangano nel 1993- 94 per promettere «aiuti concreti ed importanti a Cosa Nostra in cambio del sostegno a Forza Italia». Tant'è che ancora nel '99, come risulta da intercettazioni, Cosa No stra impone ai suoi uomini di votare Dell'Utri «per tirarlo fuori dai suoi guai giudiziari: i rappresentanti delle istitu- • » a tuttj j costj ma non avrebbe- Fedina penale 469 ro più potuto fargli nulla se fosse andato al Parlamento Europeo». Dunque fin dal '94 «vi è prova che Dell'Utri aveva promesso alla mafia precisi vantaggi politici e la mafia si era vieppiù orientata a votare Forza Italia». Quanto all'origine delle fortune di Berlusconi, che incamerò a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta centinaia di miliardi di lire di provenienza ignota, i sospetti della Procura sono condivisi dal Tribunale: «La scarsa trasparenza o l'anomalia di molte operazioni Fininvest negli anni 1975-84 non hanno trovato smentita dal consulente della difesa Dell'Utri; non è stato possibile risalire... all'origine, qualunque essa fosse, lecita od illecita, dei flussi di denaro investiti nella creazione delle holding Fininvest. E allora le "indicazioni" dei collaborant! e del Rapisarda [sul riciclaggio di denaro mafioso, nda] non possono ritenersi del tutto "incompatibili" con l'esito degli accertamenti svolti». Poteva chiarire tutto Berlusconi. Ma quando il Tribunale si è recato a Palazzo Chigi per interrogarlo, nel 2002, il premier «si è avvalso della facoltà di non rendere interrogatorio» e così «si è lasciato sfuggire l'imperdibile occasione di fare personalmente, pubblicamente e definitivamente chiarezza sulla delicata tematica, incidente sulla correttezza e trasparenza del suo precedente operato di imprenditore che solo lui, meglio di qualunque consulente o testimone, avrebbe potuto illustrare. Invece, ha scelto il silenzio». 17. Bombe del 1992 e del 1993 (concorso in strage) Le inchieste delle Procure di Firenze e Caltanissetta su Berlusconi e Dell'Utri come presunti «mandanti a volto coperto» delle stragi del 1992 (Falcone e Borsellino) e del 1993 (Milano, Firenze e Roma) sono state archiviate per scadenza dei termini d'indagine. A Firenze, il 14 novembre 1998, il gip Giuseppe Soresina ha però rilevato come Berlusconi e Dell'Utri abbiano «intrattenuto rapporti non meramente episodici con i soggetti criminali cui è riferibile il programma stragista realizzato». Cioè con il clan corleonese che da venticinque anni guida Cosa 470 le mille balle blu Nostra, con centinaia di omicidi e una mezza dozzina di stragi. Aggiunge il giudice fiorentino che esiste «una obiettiva convergenza degli interessi politici di Cosa Nostra rispetto ad alcune qualificate linee programmatiche della nuova formazione [Forza Italia]: articolo 41 bis, legislazione sui collaboratori di giustizia, recupero del garantismo processuale asserita-mente trascurato dalla legislazione dei primi anni Novanta». Poi aggiunge che, nel corso delle indagini, addirittura «l'ipotesi iniziale [di un coinvolgimento di Berlusconi e DelTUtri nelle stragi del 1993 a Milano,

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Firenze e Roma] ha mantenuto e semmai incrementato la sua plausibilità». Ma purtroppo è scaduto «il termine massimo deÙe indagini preliminari» prima di poter raccogliere ulteriori elementi. Il gip di Caltanissetta Giovanni Battista Tona, parallelamente ha scritto nell'archiviazione del 3 maggio 2002 per le stragi del '92 a Capaci e in via D'Amelio: «Gli atti del fascicolo hanno ampiamente dimostrato la sussistenza di varie possibilità di contatto tra uomini appartenenti a Cosa Nostra ed esponenti e gruppi societari controllati in vario modo dagli odierni indagati [Berlusconi e Dell'Utri]. Ciò di per sé legittima l'ipotesi che, in considerazione del prestigio di Berlusconi e Dell'Utri, essi possano essere stati individuati dagli uomini dell'organizzazione quali eventuali nuovi interlocutori». Ma «la friabilità del quadro indiziario impone l'archiviazione». C'è, infine, la sentenza della Corte di Assise di Appello di Caltanissetta, che il 23 giugno 2001 ha condannato 37 boss mafiosi per la strage di Capaci: nel capitolo intitolato esplicitamente «I contatti tra Salvatore Rima e gli on. Dell'Utri e Berlusconi», si legge che è provato che la mafia intrecciò con i due imprenditori e poi uomini politici «un rapporto fruttuoso quanto meno sotto il profilo economico». Talmente fruttuoso che poi, nel 1992, «il progetto politico di Cosa Nostra sul versante istituzionale mirava a realizzare nuovi equilibri e nuove alleanze con nuovi referenti della politica e dell'economia». Cioè a «indurre alla trattativa lo Stato ovvero a consentire un ricambio politico che, attraverso nuovi rapporti, assicurasse come nel passato le compli- índice Premessa Prologo - Pronto Silvio? 1983. Silvio e Benino contro Indro 1986. Silvio, la mafia e la bomba affettuosa 1986. Silvio, la mafia e la cassata 1988. Silvio, la mafia e la testa di Piersilvio 2004. Silvio e Totò Vasa Vasa I. II presidente imputato 1. Reaty Show 2. Tangentopoli, Bugiardopoli 3. Il fattore Mangano 4. La mafia non esiste 5. Il Codice da Arcore 6. E continuavano a chiamarlo Impunità II. Il Cavalier Bugiardoni 1. In Silvio Veritas 2. Il Grande Smentitore 3. Lo smemorato di Cologno 4. Indietro piano, quasi avanti 5. Sformato di riforme 6. Il Nostradamus della mutua 7. Sbankitalia 8. Unipollo III. Una scoria italiana 1. Chiagni e fotti 9 19 32 35 40 43 43 48 61 65 71 95 112 112 129 139 147 152 159 174 176 180 180

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472 Le mille balle blu 2. Un miracolo ¿tagliano 184 3. Cabaret da Silvio 189 4. Milan, Italia 193 5. Il Bisunto del Signore 198 6. Modestamente 204 7. Presidente transformer 212 8. La Sacra Famiglia 219 9. Odo Celli far festa 223 10. Forza Hammamet 225 11. Silvio dalle Bande Nere 228 12. Il nuovo che avanza, il vecchio che è avanzato 230 13. Il Cavaliere di Hard-core 233 14. Il senzatetto 238 15. Sua Altezza 240 16. Bonjour finesse 242 IV. Lui e gli altri 244 1. Elettori, cioè clienti 244 2. Un sincero democratico 246 3. Il Pollaio delle Libertà 249 4. Pier, Marco e Rocco Tarocco 252 5. A Gianfra', che te serve? 254 6. Umberto B. 256 7. Votantonio 262 8. Confindustria-Comintern 265 9. L'Oscar del comunismo 267 10. Il compagno Lamberto 269 11. Tovarish Cicciobello 272 12. Bolscevichi assortiti 274 13. Dalemovic 276 14. Mortadella Rossa 280 15. Mai dire regime 283 16. Mosca, Italia 288 V. Fue governi, una catastrofe 298 1. Girone d'andata 298 2.Votare, oh oh 299 3. U governissimo che fa benissimo 303 índice 473 5. Grandi opere, grandi balle 6. Io verifico, tu verifichi... 7. Silvio 2-bis VI. Il presidente granturismo 1. Silvio for Africa 2. Silvio for Palestine 3. Eurodeliri 4. In tournée 5. La Volpe del Deserto

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6. Non si tratta, anzi sì VII. Il presidente economista 1. Il Milione, di Silvio Polo 2. Eurovisioni 3. Il ricco e i poveri 4. Miracolo! 5. Meno tasse per lui 6. La miglior vendetta è il condono 7. Mezzogiorno di cuoco Vili. Un uomo solo al telecomando 1. Affari suoi 2. Libera Rai in libera Mediaset 3. Bar condicio 4. Minculpolo Appendice II contraffatto con gli italiani 1. Meno tasse per tutti 2. Città più sicure 3. Pensioni più dignitose 4. Più lavoro per tutti 5. Più cantieri per tutti 6. Se non mantengo vado a casa Le leggi vergogna 1. Falso in bilancio-1 9 Halen in Klldnnn-2 308 310 311 313 313 314 315 316 332 343 347 347 349 350 353 356 361 363 366 366 377 385 387 395 397 397 399 400 402 403 404 405 406 409 474 Le mille balle blu 3. Rogatone 410 4. Un giudice in meno per Prevití 414 5. Mandato di cattura europeo 415 6. Legge Girami 417 7. Lodo Maccanico-Schifani 418 8. Nessuno li può intercettare 422 9. Niente appello per l'accusa 425 10. Legge (ex) Cirielli 427 11. Condono sulle tangenti 428 12. Due leggi vendetta contro Caselli 428 13. La legge vendetta contro tutti i magistrati 429 14. Autoriduzione fiscale 432 15. Condoni fiscali 432 16. Scudo fiscale 433

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17. Niente tasse sulle plusvalenze 434 18. Decreto salva-calcio 435 19. Sondaggi a spese del contribuente 438 20. Pubblicità istituzionale a Mediaset 438 21. Il pallone in tv 438 22. Conflitto d'interessi 440 23. Legge Gasparri 441 24. Decreto salva-Rete4 443 25. Aiuti diStato ai decoder 444 26. Criminale chi non paga il calcio 445 27. Sardegna, dal segreto di Stato al condono 446 28. Il mausoleo di Arcore 448 29. Libri scolastici, solo Mondadori 448 30. Il libro elettronico 450 31. Comitato per il libro 451 32. L'inquinamento non c'è più 452 33. Esenzione lei per la Chiesa 453 Fedina penale 455 1. Bugie sulla P2 (falsa testimonianza) 455 2. Tangenti alla Guardia di Finanza (corruzione) 456 3. All Iberian 1 (finanziamento illecito ai partiti) 457 4. All Iberian 2 (falso in bilancio) 458 5. Medusa Cinema (falso in bilancio) 459 6. Terreni di Macherio (appropriazione indebita, frode ficaio feltri in hilando) 459 Indice 475 7. Caso Lentini (falso in bilancio) 459 8. Bilanci Fininvest 1988-1992 (falso in bilancio e appropriazione indebita) 460 9. Consolidato Fininvest (falso in bilanciò) 461 10. Lodo Mondadori (corruzione giudiziaria} 461 11. Sme-Ariosto 1 (corruzione giudiziaria) 462 12. Sme-Ariosto 2 (falso in bilancio) 464 13. Diritti televisivi (falso in bilancio, frode fiscale, appropriazione indebita) 464 14. Mazzette a Mills (corruzione in atti giudiziari) 466 15. Telecinco (violazione della legge antitrust e frode fiscale in Spagna) 466 16. Mafia (concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro sporco) 467 17. Bombe del 1992 e del 1993 (concorso in strage) 469