RACCONTARE E RACCONTARSI€¦ · Il bambino gli disse: -Sai, tua mamma ha perfettamente...

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Istituto Comprensivo Montalto Uffugo Scalo Scuola Secondaria di Primo Grado Plesso scolastico: SCUOLA SEC. I GRADO Classe PRIMA Progetto di un intervento didattico su “Italiano” Titolo dell’attivit à RACCONTARE E RACCONTARSI SCHEDA PER LA COSTRUZIONE DI UN RACCONTO

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Istituto Comprensivo Montalto Uffugo Scalo

Scuola Secondaria di Primo Grado

Plesso scolastico: SCUOLA SEC. I GRADO Classe PRIMA

Progetto di un intervento didattico su “Italiano”

Titolo dell’attività

RACCONTARE E RACCONTARSI

SCHEDA PER LA COSTRUZIONE DI UN RACCONTO

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TITOLO

AMBIENTE Rifletti sull’ambiente che ti circonda, sui luoghi in cui sei stato, al mare, in montagna oppure nel tuo paese, al campo da calcio, ai giardini…….e descrivilo.

PROTAGONISTA/I Chi è il personaggio o chi sono i personaggi principali della tua storia? Fanne una breve descrizione.

PERSONAGGI SECONDARI Introduci altri personaggi coerenti con l’ambiente, devi poterli immaginare mentre agiscono, camminano, costruiscono con le loro azioni la storia.

SITUAZIONE INIZIALE Descrivi la situazione di partenza. Per fare questo è bene porsi qualche domanda, per esempio: dove comincia la storia? Chi sono i personaggi che la animano? Che cosa accade?

SVILUPPO DELLA VICENDA Che cosa accade al protagonista. Che cosa fa? Quale episodio cambia il corso degli avvenimenti? Chi lo ostacola? Chi lo aiuta? Racconta che cosa accade, intanto descrivi ancora con qualche aggettivo l’ambiente . Crea qualche battuta di dialogo fra i personaggi, portali verso la risoluzione della vicenda.

CONCLUSIONE Scrivi la conclusione della storia in cui il problema trova una soluzione, metti in evidenza qualche pensiero, riflessione del personaggio protagonista.

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IMMAGINI PER L’AMBIENTAZIONE

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UNA GRANDE AMICIZIA

Era un martedì pomeriggio, quando Kevin decise di andare ai giardini.

Era un ragazzo con la pelle chiara,i capelli biondi e gli occhi azzurro-

mare. Era come tutti noi, ma purtroppo da piccolino, in un incidente,

aveva perso la mano e anche i genitori.

Quando lo ritrovarono lo portarono in ospedale e ,in seguito, in una casa

famiglia. Kevin cambiò scuola molte volte perché era sempre preso in giro

e un giorno decise di lasciarla definitivamente.

Per questo piccolo problema si sentiva sempre umiliato, non considerato

e non accettato. Kevin stava cadendo in depressione e non mangiava.

Un giorno, arrivato ai giardini , si sedette sull’altalena da solo e

all’improvviso passarono dei ragazzi molto più grandi di lui che lo presero

in giro e lui indifeso piangeva, così i bulli non lo sopportarono e lo misero

nel bidone della spazzatura dove trovò un cane.

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Riuscirono ad alzare il coperchio e uscirono.

Kevin, una volta fuori decise di tornare a casa e il cagnolino lo seguì ma lui

non se ne accorse.

Arrivato a casa il bambino sentì abbaiare ai suoi piedi e finalmente capì

che era il cane che lo aveva aiutato.

Chiese ai tutori della casa famiglia se poteva tenerlo e loro risposero di sì.

Con il nuovo amico Kevin guarì dalla depressione, ricominciò a mangiare e

iniziò nuovamente la scuola. Era come rinato. Non aveva più paura di

nessuno e tra i due nacque un bellissimo rapporto.

Diventarono amici inseparabili.

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L’ELEFANTE FORTUNATO

In un’antica foresta dell’India, c’era una volta un branco di elefanti che

viveva in pace e armonia.

Lontano da loro c’era una tribù molto felice ma soprattutto molto

pacifica. La foresta in cui abitavano era piena di alberi che davano tanta

frutta che serviva a sfamare gli abitanti e gli animali della foresta.

Qui il passatempo preferito dei bambini era quello di giocare con gli

animali soprattutto con gli elefanti nell’acqua, perché con le loro

proboscidi schizzavano i bambini e a loro piaceva tanto.

Un giorno, nel branco di elefanti, tutti erano molto agitati perché Ecà ,la

mamma elefante, stava per dare alla luce un piccolo elefantino. Nessuno

osava muoversi di lì;nessuno voleva perdersi quel momento e proprio

quando stavano per andar via si vide un piccola creatura molto lucente

nelle zampe del padre: era Fajar, il piccolo elefantino. Era tenerissimo, ma

aveva una caratteristica che lo faceva distinguere dagli altri: aveva due

zanne lunghe cinque metri l’una.

Un giorno mentre Kabir ,un bambino della tribù che aveva circa 12 anni,

andò al fiume per lavarsi , incontrò Ecà e Fajan che giocavano nell’acqua.

Kabir li osservò , l’elefante se ne accorse e si diresse verso di lui molto

lentamente .Kabir lo accarezzò , Ecà fece salire sulla sua schiena Fajar e il

bambino e li portò al villaggio degli elefanti. Quando furono arrivati, Fajar

mostrò a Kabir i suoi piccoli amici elefantini.

Kabir e Fajar si capivano e per questo stavano ore e ore a parlare.

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Un giorno Fajar svelò un segreto a Kabir; l’elefantino gli disse: -Lo sai che

la mia mamma mi ha detto che non posso mai uscire da solo senza di lei,

perché io ho queste zanne lunghissime e ci sono delle persone

cattivissime che mi vogliono rapire?-

Il bambino gli disse:

-Sai, tua mamma ha perfettamente ragione;l’unico posto dove puoi

andare da solo è il mio villaggio. Là tutti quanti ti vogliono bene e non

vorrebbero che ti succedesse qualcosa di brutto. Hai capito bene?-

L’elefantino annuì.

Passarono molti mesi e l’elefantino e il bambino avevano una bellissima

amicizia. Un giorno, mentre Fajar stava riportando a casa Kabir,

incontrarono Amir ,un altro bambino indiano, che li avvertì che nel

villaggio degli elefanti erano entrati i cacciatori.

I due bambini, insieme all’elefantino, andarono a chiamare il padre e la

madre di Kabir e ritornarono nel villaggio . Sfortunatamente ancora i

cacciatori non erano andati via.

Quando videro il piccolo elefante iniziarono a sparare sonniferi per farlo

addormentare e quando erano sul punto di colpirlo in pieno, la madre si

mise davanti a lui e fu catturata.

Con molta rapidità i cacciatori caricarono Ecà e la vendettero ad un circo.

Prima di andarsene ,però, dissero questa frase:-Torneremo perché è

l’elefantino piccolo che noi vogliamo.- Poi se ne andarono.

La tribù di Indiani nascose gli elefanti .

Un giorno Kabir portò con sé Fajar a lavarsi nel fiume.

Quello stesso giorno i cacciatori erano andati nella foresta per prendere

l’elefantino e anche qualche altro elefante.

Loro però non agirono subito, aspettarono e li seguirono per scoprire così

il loro nascondiglio.

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Il giorno seguente, mentre Amir e Kabir erano andati al pozzo per

prendere dell’acqua, i cacciatori entrarono nel villaggio e iniziarono a

sparare .

Appena Amir e Kabir arrivarono al villaggio, il piccolo elefantino uscì dal

nascondiglio e corse verso di loro.

Mentre l’elefantino correva venne sparato e gli abitanti del villaggio

fecero giusto in tempo a prenderlo e a nasconderlo per non farlo portare

via.

Quando i cacciatori si girarono non lo videro e dopo averlo cercato per

poco più di un’ ora se ne andarono a mani vuote.

Subito venne il dottore del villaggio e iniziò a prendere delle erbe per

curarlo, ma sfortunatamente la ferita era molto grave.

Inoltre nessuno aveva i soldi per comprare dei medicinali; per questo

motivo Amir e Kabir andarono in città e iniziarono a lavorare notte e

giorno per accumulare il denaro necessario per pagare un dottore che lo

potesse curare, ma anche per ricomprare Ecà, la mamma dell’elefantino.

Essi lavoravano di giorno nei campi e di notte mungevano le mucche per

un salario bassissimo . Passarono poco più di cinque mesi quando i due

ragazzi riuscirono a mettere insieme un somma sufficiente per far curare

l’elefante e ricomprare la madre.

I due giovani andarono nello studio del veterinario più bravo di tutta

l’Asia che curò con molta facilità Fajar. Dopo si fecero accompagnare dal

gentilissimo signore al circo della città dove c’era Ecà, che comprarono e

riportarono dal suo piccolo elefantino.

Kabir, Ecà, Amir e Fajar tornarono al villaggio e vissero per sempre felici e

contenti.

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Un’ amicizia speciale

Una bellissima ragazza di nome Martina viveva in una casa di montagna,

in un posto isolato dal mondo, insieme a sua nonna. Martina era una

ragazza alta e magra, con i capelli biondi e gli occhi azzurri. Forse era un

po’ testarda, ma coraggiosissima . Un giorno Martina e la nonna decisero

di andare a fare una passeggiata per raccogliere fiori e frutti . Tornando a

casa videro un signore che stava cercando proprio loro, gli chiesero:-

Perché, signore, state cercando noi?- Egli rispose: - Io sono il preside della

scuola dove sua nipote risulta iscritta, perciò è il momento che inizi a

frequentarla. Ad aiutarla ad inserirsi ci sarà un altro ragazzo, pure lui

nuovo.- La ragazza ci pensò un po’ e decise che voleva imparare cose

nuove e magari viaggiare, così fece le valigie e partì.

Era il primo giorno di scuola e, prima di entrare, Martina e Antonio fecero

conoscenza. Martina chiese ad Antonio:- Come ti chiami?-

Antonio rispose:- Io sono Antonio e scommetto che tu sei ... Martina. –

-Si è vero. Tu mi sembri simpatico e siccome dobbiamo passare tanto

tempo insieme che ne dici di diventare migliori amici?- Antonio sorrise e

rispose di sì.

Erano le 8:00 ed era il momento di entrare a scuola , così Antonio e

Martina entrarono insieme. La professoressa fece l’appello e quando

arrivò al nome di Martina, lei arrossì e si nascose dietro lo zaino

appoggiato sul banco.

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Alla ricreazione Martina aveva capito di essere innamorata di Antonio,

però non lo poteva dire per paura di non essere ricambiata e di rovinare

la loro amicizia. Il pomeriggio di quel giorno Antonio andò a trovare

Martina per darle una notizia: si era fidanzato con una ragazza di nome

Francesca. Martina era molto triste e aveva il cuore spezzato, così andò

via e gli disse che non lo voleva più vedere. Lei però capì che l’amicizia

con Antonio era speciale e che doveva accettare questa realtà.

Il giorno dopo all’ entrata di scuola Martina lo vide e gli disse:- Tu sei

importante per me e non voglio che litighiamo- Antonio rispose:- Anche

per me è importante la nostra amicizia ,perciò facciamo pace.-

Così Antonio e Martina ritornarono amici.

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SCHEDA PER LA REVISIONE DEL TESTO

Titolo del testo: Andrea e Federico

Correzione

In una piccola contrada di periferia, non molto lontano dalla città, vive Andrea, un ragazzo di 13 anni. Lui è molto alto, moro con occhi verdi e fisico da atleta, ma con un grande problema: non riesce a socializzare con i suoi coetanei. Purtroppo questo problema Andrea lo ha sempre avuto, ma nessuno, neanche lui stesso, è mai riuscito a capirlo. Una domenica sera sua mamma, una signora di cinquant’anni che somiglia molto ad Andrea, dopo tanti tentativi di convincimento, riesce a portare Andrea a vedere una partita di calcio al campo vicino. Sua mamma, finalmente, si era resa conto del problema del figlio e cerca in questo modo di trovare la soluzione. Federico, un ragazzo alto, magro, intelligente, che già andava a scuola calcio da tre anni, legò subito con Andrea. Al contrario di lui, era molto espansivo e pieno di amicizie e, dopo tanti tentativi, convinse Andrea a partecipare ad una partita, quella decisiva, quella che

viveva Lui era riusciva aveva era somigliava riuscì cercava mancano i dialoghi

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avrebbe fatto vincere ai ragazzi una borsa di studio per andare a New York. Il pomeriggio del 15 settembre, alle ore 18.30, iniziò la partita. Il primo goal fu fatto proprio da Andrea che, anche se timido, era molto bravo a giocare. Il punto non venne fatto solo da loro, ma anche la squadra avversaria ne fece uno. Dopo il primo, fu segnato il secondo goal , quello che fece Federico all’ultimo minuto e che fece vincere la partita alla squadra. Da quel giorno Andrea fece amicizia non solo con tutti i ragazzi del suo gruppo, ma anche con gli avversari.

La correzione è stata effettuata

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SCHEDA di VERIFICA 1

Individua nel testo ed inserisci nella tabella: parti descrittive - parti narrative – parti emotive

Sezioni del testo

Parti descrittive

Parti narrative

Parti emotive

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SCHEDA DI VERIFICA 2

Individua nel testo i connettivi testuali:

connettivi temporali: indicano ordine cronologico • prima, in precedenza, qualche giorno fa, allora, ora, adesso, mentre, nel frattempo, intanto che, a questo punto, in questo momento, in questo istante, alla fine, successivamente, dopo molto tempo, poi, in seguito, quindi.

connettivi spaziali: indicano i rapporti spaziali secondo cui sono costruite le descrizioni o si sviluppano le azioni • dove, lì, là, sopra, sotto, verso, in direzione di, a destra, a sinistra, fino a , all’interno, all’esterno.

connettivi logico-causali: indicano una successione causa-effetto • dato che, siccome, poiché, perché, dal momento che , di conseguenza, quindi, dunque, pertanto, perciò, da ciò si deduce che, così che

connettivi d’importanza: indicano l’importanza delle varie informazioni • in primo luogo, anzitutto, prima di tutto, oltre a questo, oltre a quanto è stato detto, poi, infine, non ci resta che.

connettivi di spiegazione: introducono una spiegazione o un’esemplificazione • cioè, infatti, ad esempio, in altre parole, per quanto riguarda, tra l’altro, in sintesi

connettivi di opposizione: introducono un’opposizione a quanto si è detto prima • ma, invece, ciononostante, tuttavia, pure, nondimeno, eppure, mentre, al contrario….