Pratiche narrative

in counseling

Premessa

Il Counseling Narrativo

Il Raccontarsi attraverso la autobiografia

Antonella Scalognini

Sul perché spieghiamo

cosa accade che diventa

una narrazione

"Gli uomini, per la loro stessa natura, tendono a darsi una

spiegazione

sul mondo in cui sono nati. Tutti, compreso il più

miserabile degli

emarginati , sin dalla nascita si emarginati , sin dalla nascita si danno una spiegazione della

realtà. E

questa li aiuta a vivere. Senza, affogherebbero nella pazzia”

Elsa Morante, La storia 1974.

La pratica narrativa

• Il suo scopo è di aiutare le persone e le comunità a passare da una spiegazione, una storia, identitaria carica di problemi ad un’altra, diversa, che consenta loro di tornare a prendere in mano la propria vita.a prendere in mano la propria vita.

• Piuttosto che parlare di “diagnosi e guarigioni”, la pratica narrativa potrebbe dire che una persona “ha rivisto la propria storia”

Premesse

Non esiste una verità

assoluta, ma piuttosto verità

che hanno un valore

e una validità locali, entro la comunità

che le definisce e le accetta. (White)

• Il contesto è influente nella narrazione

Concetto di interdipendenza• Il contesto non è da intendersi come “ciò che limita”

l’individuo, e neppure come un contenitore “dentro” il quale stanno le persone o le loro azioni.

• Le persone e ciò che esse fanno creano un intreccio di relazioni che contestualizza le loro comunicazioni

• Come tutti i messaggi, essi hanno ‘significato’ solo grazie al contesto (Bateson, 1972).

• Come tutti i messaggi, essi hanno ‘significato’ solo grazie al contesto (Bateson, 1972).

• Ma anche: un “tessuto di contesti e di messaggi” crea contesti, che ricorsivamente danno significato ai messaggi.

• E questo intreccio di relazioni, contesti e messaggi è in costante movimento, in evoluzione.

• Es. famiglia dove i conflitti non possono essere espressi in quanto vige il principio che in una famiglia sana non ci sono conflitti e se ci sono vanno superati sacrificandosi a far come se non ci fossero

• questo contesto darà luogo a relazioni in cui le parole, i comportamenti di facciata non sono congruenti con le modalità ad es non verbali

• La non congruenza crea a sua volta un contesto di relazioni • La non congruenza crea a sua volta un contesto di relazioni che possono essere di franca ribellione o di passività e/o di malattia

• La malattia, la ribellione etc crea a sua volta un contesto dove è ulteriormente possibile lo spostamento dell’attenzione al particolare (malattia, ribellione) che può creare alleanze sul non dirimere i conflitti personali propria a causa dello stato delle cose

• Esempio: se un cliente mi racconta una storia, quella

che racconta non è la sua storia, è la storia che quel

cliente racconta a me (in quanto counselor donna o

uomo, giovane o adulta, tratti del carattere, CV e

CNV etc- transfert e controtransfert),

• Esempio: la storia che emerge in una famiglia

acquista significato dal suo essere raccontata in acquista significato dal suo essere raccontata in

quella famiglia, risultato dei racconti dei singoli

componenti, e poi dall’essere raccontata a un terzo

alla presenza della famiglia, e poi dal fatto che il terzo

è considerato un terapeuta di tipo…., eccetera.

• L’individuo può essere prigioniero di storie che

altri raccontano su di lui, raccontarle a sua

volta di se stesso;

• al counselor spetta soprattutto il compito di • al counselor spetta soprattutto il compito di

aiutarlo a liberare le sue “storie alternative” (White e Epston, 1989).

• Nella ricerca di storie alternative da “liberare”

ricordarsi di far uso dell’assente ma implicito

ovvero: es. l’essere "disperato", deve avere,

anche una qualche conoscenza ed esperienza anche una qualche conoscenza ed esperienza di cose che disperazione non sono, come “ottimismo” o “speranza” (Derrida)

• Nella ricerca di storie alternative da “liberare”, il counselor è privato della posizione di esperto sulla vita dell’altro, e si unisce al cliente in una mutua esplorazione della comprensione e dell’esperienza di quest’ultimo. quest’ultimo.

Non è simulazione di “non sapere” ma è credere fermamente nella complessità dell’essere

umano e fare “epochè”

Per narrare

• Usiamo il ricordare= ritornare al cuore

(cor,cordis= cuore)(cor,cordis= cuore)

• Usiamo il rammentare=ritornare alla mente

(men,mentis=mente)

Il counseling narrativo

• Il lavoro della consulenza diventa soprattutto una

lettura e una riconfigurazione di contesti, di circuiti di

relazioni.

• Nel racconto non ci si scambia soltanto parole, per

quanto metaforiche, polisemiche, inserite in vari

giochi linguistici ma anche da una serie di scambi

significativi che avvengono con altri mezzi:

paralinguistici, cinesici, prossemici …

Il counseling narrativo

• L’obiettivo di fondo è riuscire, insieme con il

cliente, nella ricostruzione narrativa di quel

che egli sta facendo, di ciò che gli piacerebbe

fare, di quale potrebbe essere la sua storia fare, di quale potrebbe essere la sua storia

futura, viste anche le abilità e le esperienze di

successo che emergono dalla sua storia di vita

passata.

Passi

• Posizione non giudicante

• Posizione decentrata nel senso che “il terapeuta non è l’autore della posizione delle persone sui problemi e le difficoltà delle loro vite...” (White, 2007). Quindi verificare che sia il cliente a guidare la direzione in cui il il cliente a guidare la direzione in cui il colloquio.

Ad esempio: “Stiamo parlando delle cose che desideravi affrontare nell’incontro di oggi?”

• Osservare l’interlocutore (CNV)

Passi

• Ascoltare l’interlocutore:

Curiosità: esercitarsi alla curiosità verso ciò che sembra banale. Un esercizio per allenarsi alla curiosità,è, a coppie, farsi numerose volte la domanda sul tema “cosa fai di solito quando ti domanda sul tema “cosa fai di solito quando ti alzi la mattina?”

• Come racconta la storia (in quale posizione figura/sfondo? Chi sono gli altri attori? Quale visione del mondo, di sé, degli altri? Riesce a decentrarsi? Etc)

Passi • Dare un nome al problema: L’esteriorizzazione tramite il

nome aiuta il cliente a guardare al problema con più distacco, riprendendo consapevolezza della propria capacità di agire per contrastarlo.

Serve anche per conferirgli un senso di novità, e renda più interessante la possibilità di pensarlo in modi nuovi.

• La storia alternativa e la ricerca delle eccezioni. Le eccezioni • La storia alternativa e la ricerca delle eccezioni. Le eccezioni provengono da quella parte dell’esperienza di una persona che non conferma la storia del problema e dalla quale può partire la storia alternativa

• Se è difficile rintracciarle si può chiedere: cosa direbbe sua madre o il suo miglior amico? Cosa potrebbe dire facendo come se lo sapesse?

Passi

• Il consenso sulla meta da raggiungere: “Come farà a sapere quando non avrà più bisogno del counseling?.

• La domanda del miracolo:

“Supponiamo che, alla fine del nostro incontro, lei se ne vada a fare le sue cose, ritorni a casa, si faccia qualche cosa per cena e, più tardi, vada a letto…...e, più tardi, vada a letto…...

Proprio mentre dorme, succede qualche cosa di miracoloso(o di meglio), e il problema che l’ha portata qui svanisce all’improvviso, come d’incanto….

Lei però sta, dormendo, e quindi non lo sa….

Quando si sveglia, il mattino dopo, quale pensa che sia la prima cosa da cui si accorgerebbe che il suo problema è sparito?”

Passi

• Rendere esplicito alla consapevolezza il

funzionamento reale di presunte “verità” (si

deve, le regole sociali, si dice, si fa, se ci si ama

non si deve litigare…) e l’azione che esercitano non si deve litigare…) e l’azione che esercitano

sulla vita delle persone, così da dar loro

l’opportunità di dire “no” al controllo

esercitato da queste “verità”.

Passi

• il problema di partenza viene ripreso e messo in rapporto con la storia alternativa

• Si può concordare di scriverla per rivisitarla aggiungendo particolari sulle competenze, conoscenze e le capacità che una persona possiede a conoscenze e le capacità che una persona possiede a sostegno della sua storia alternativa, ed eventuale materiale relativo agli ulteriori passi avanti che si può sperare di realizzare in futuro. A questo materiale scritto si può fare riferimento in seguito se il problema dovesse ripresentarsi.

Raccontarsi:

l’autobiografia come cura

di sè

• Il destino della ninfa Eco fu l’eterna ripetizione di una parola spezzata in due. Ridotta a un frammento privo di senso, per chiunque l’udisse…lascrittura riscatta tutti coloro che rinunciando alla voce, rompono l’incantesimo funesto e alla parola resa meno che una scheggia sanno restituire una forma compiuta, una forma compiuta, liberandola dalla immobilità della pietra. Restituendola ai richiami d’amore. Da allora, ogniqualvolta le parole ci manchino, ricorrere alla penna ne dischiude il senso compiuto. È dare sollievo tardivo al balbettio di quella dolcissima ninfa

• (Demetrio. D)

• La scrittura rivela e al contempo nasconde• Scrivere non ci annulla mai, se non lo eleggiamo a

ragione del nostro autocompiacimento

• Chi scrive non si annulla mai (non come Narciso che non accetta e non comprende la natura del doppio) chi scrive accetta di essere altro da sé tanto agli occhi degli altri, quanto sulle proprie paginequanto sulle proprie pagine

• Si addestra ai trucchi delle metamorfosi, sa entrare ed uscire dalla parte che scrivendo si assegna

• Se riusciamo con la mano pescare nel torbido dello specchio d’acqua, di turbare l’immagine del proprio volto riflesso, senza più pena. Reinventandosi.

(da “Perché amiamo scrivere” Raffaello Cortina Ed, Milano 2011 Demetrio. D)

• Nel mentre ci rappresentiamo e ricostruiamo - ci rivediamo alla moviola, o come ebbe a dire Marcel Proust “sviluppiamo i negativi della nostra vita” – ci riprendiamo tra le mani

• Il segreto rimedio, la cura, prende forma dal fatto che • Il segreto rimedio, la cura, prende forma dal fatto che diamo forma alla vita di un’altra persona: quando ripensiamo a quello che abbiamo vissuto, creiamo un altro da noi

• Lo vediamo agire, sbagliare, amare, soffrire, godere, ammalarsi e gioire: ci sdoppiamo, ci bilochiamo, ci moltiplichiamo

• Ricorriamo alla penna per sopportare il male di

vivere, per uscire dal buio, per perdonare

• Possiamo ricorrervi per suturare le ferite dell’animo,

scegliendo di trovare, d’istinto parole che potessero

non addolorarci

• La scrittura è momento sacro perché ha tentato di

dare risposte alla morte, alla tragicità dell’esistenza e dare risposte alla morte, alla tragicità dell’esistenza e

al non senso

• Ci conduce in alto e in basso, nelle regioni dove

qualche mostro può ancora aspettarci e diventa arma

per affrontarli, per resistervi e risalire

• La mia depressione svanì, quando, in ciò che mi deprimeva riconobbi una struttura, la sua descrivibilità

• Peter Handke cit da Demetrio in Autoanalisi per non pazienti • Peter Handke cit da Demetrio in Autoanalisi per non pazienti

Iniziare a scrivereLa pagina dei personaggi chiave della mia vita

La pagina degli oggetti (soprammobili, abiti…)

La pagina degli interni fondamentali (i luoghi dell’intimità al chiuso: stanze, cortili, vicoli, cunicoli…)

• L’architettura evita il caos

• La lista autobiografica come

raccoglitori da riempire e

poi svuotare con calma

• La lista continua…viaggi, La pagina dei paesaggi (luoghi aperti. campagne., spiagge…)

La pagina delle sensazioni più antiche 8gli odori, i suoni, i colori…)

La pagina delle scene (i quadri viventi, i gruppi di famiglia…)

La pagina dei compagni di gioco o di scuola

La pagina degli amori (persone, animali, giochi…)

• La lista continua…viaggi,

dolori, conquiste, rinunce,

prove superate/fallite,

trasgressioni, sogni,

convinzioni, responsabilità

assunte…

La cronologia

• Incrociare il contenuto

delle pagine che avete

trovato con le età

EtàCose

Prima infanzia

Adolescenza

Adultità ecc

Oggetti

Interni

Paesaggi Paesaggi

Scene

Sensazioni

Compagni

Amori

Ecc…

Mettere in trama

1. Incipit (sensoriali, figurativi, scenici…)

La mia vita ha inizio con un odore, un paesaggio…

Ricordi evidenti di cose(volti, oggetti, rumori..)Ricordi evidenti di cose(volti, oggetti, rumori..)

Riflessioni d’apertura

Figure che mi hanno aiutato

Fatti e antefatti

2. Ruit (fluire) (ruit hora: il tempo fugge)

La mia vita corre attraversando…

Educazione ricevuta

La mia famiglia

Ambienti di vita d’infanzia

Figure adulte

CoetaneiCoetanei

Giochi

Crisi, rotture, scoperte, attese, abbandoni

Bilanci, tappe, desideri

Fughe, incontri, amicizie, passioni

3. Exit

La mia vita si conclude a questo punto, almeno per ora

Risultati raggiunti

Risultati non raggiunti

CapacitàCapacità

Scopi ulteriori

Programmi

(con l’aggiunta di eventi del nostro ultimissimo periodo)

Bibliografia

• Bateson, G. Verso un’ecologia della mente. Milano, Adelphi, 1978

• Demetrio. D., Raccontarsi, Raffaello Cortina Ed, Milano 1995

• Demetrio. D., Perché amiamo scrivere, Raffaello Cortina Ed, Milano, 2011

• Demetrio. D., Autoanalisi per non pazienti, Raffaello Cortina Ed, Milano 2003

• Milner, J., O’Byrne, P. Counseling Narrativo Ed. Erickson, Trento, 2004)

• Nanetti F., Il counseling, modelli a confronto, Quattroventi, Urbino 2003• Nanetti F., Il counseling, modelli a confronto, Quattroventi, Urbino 2003

• Nanetti F., Il counseling, modelli a confronto, ed Pendragon, Bologna 2010

• Watzlawick, P., Jackson, D.D, Beavin, J. Pragmatica della comunicazione umana, Roma, Astrolabio, 1971