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Corso di Specializzazione

Tesi

“La voce, il respiro, il ritmo,

il rilassamento in rieducazione

nella difficoltà di scrittura e disgrafia”

Relatore Corsista

dott.ssa Marcella Nusiner prof.ssa Adriana Volpato

Milano 2015

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INDICE

“La voce il respiro, il ritmo, il rilassamento in rieducazione

nella difficoltà di scrittura e disgrafia”

Introduzione……………………………………………………………………………….…....pag.4

1.Disgrafia ……………………………………………………………………………………..pag.5

1.1 l’intervento ………………………………………………………….……..…..…..pag.5

2.Rieducazione ……………………………………………………………….….……………pag.6

2.1 la voce…………………….….…………………………………………….….….pag.7

2.1.a. attività sul controllo della voce………………………………….….…........pag.9

2.2 rilassamento…………………………………………………………………..…..pag.19

2.2.a. tecniche di rilassamento……………………………………...……………...pag.19

2.3 il respiro …………………………………………………………………………..pag.20

2.3.a. attività sul controllo del respiro ………………………………………..…..pag.23

2.4 ritmo……………… ……………………………………….………………….......pag.29

3. Conclusioni …………..……………………………………………………………………..pag.32

4. Bibliografia……………………………………………………………………………..…..pag.34

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INTRODUZIONE

Quando ho iniziato il Corso di Specializzazione sull’ “Educazione e Rieducazione del gesto

grafico”, spesso riflettevo sulle vicinanze e similitudini che la mia primaria formazione mi

ha lasciato, sono una pianista di Conservatorio, con una specializzazione in “Didattica della

Musica” e come tale, molti degli elementi che contribuiscono al corretto gesto grafico, sono

comuni a quelli legali alla musica in senso lato, alla voce in senso più stretto.

Il fatto di verificare che molti elementi risultassero comuni alla mia formazione, mi hanno

permesso di comprendere chiaramente le proposte educative e rieducative del gesto grafico,

sia sotto il profilo psicologico, che quello teorico e pratico, in particolare quello emozionale.

Posso solo esprimere un sincero ringraziamento per aver vissuto momenti molto importanti

ed emozionanti legati sia all’aspetto grafico che musicale, che mi permetteranno di operare

con coscienza, consapevolezza del mio fare, e, spero, per il successo di coloro che si

rivolgeranno per essere aiutati a ri/trovare la strada più giusta per riuscire ad esprimersi e

trasmettere ogni pensiero, desiderio, emozione dal profondo dell’anima, che solo la scrittura

può dare.

La scrittura non è solo uno strumento di mediazione del proprio io, è qualcosa che va oltre, il

tratto grafico, permette di comunicare non solo un contenuto, ma anche tutti quegli aspetti

della persona, che non sono scritti ma che nella grafia emergono come indicatori significativi

del momento di vissuto personale, ma anche di difficoltà personali a carattere strumentale o

non, quindi più legati al respiro, al ritmo, al rilassamento. Questa tesi vuole essere un

contributo per coloro che come me saranno motivati e curiosi di sapere e capire che cos’ è la

disgrafia ma soprattutto come fare per affrontarla.

Ringrazio per aver avuto la possibilità di stendere questa tesi che mi ha permesso di

riordinare e apprendere con maggior chiarezza i contenuti proposti durante il Corso di

Specializzazione, ancora più apprezzati in questa sede. Un grazie particolare alla grafologa

G.Ranalli che mi ha fatto conoscere il reale mondo della disgrafia.

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Capitolo 1 – Disgrafia

La disgrafia è un disturbo che si manifesta come difficoltà a riprodurre sia i segni alfabetici

che quelli numerici; essa riguarda esclusivamente il grafismo e non le regole ortografiche e

sintattiche, sebbene influisca negativamente anche su quest’ultime a causa della

impossibilità di rilettura e di autocorrezione1.

Come per tutti i Disturbi Specifici di Apprendimento D.S.A., occorre distinguere fra “difficoltà”

relative alla componente grafica della scrittura e “Disturbo” specifico di Disgrafia, con

diagnosi da cui si evince un livello intellettivo nella norma in presenza di discrepanza fra

l’abilità legate alle caratteristiche qualitative del segno grafico e alla fluenza (< a 2 DS) e il

livello atteso per l’età cronologica, la scolarizzazione e al profilo intellettivo generale.

1.1 l’ intervento

Proprio dalla rieducazione dei soggetti con difficoltà grafica si possono attingere criteri e

tecniche simili al processo di acquisizioni che i bambini dovrebbero realizzare nelle prime

fasi dell’apprendimento della scrittura, si utilizza il condizionale, dato che non sempre accade

che le fasi di apprendimento della scrittura siano garantite in ambito scolastico, infatti non di

rado ci si imbatte in soggetti che vengono definiti “disgrafici” non tanto per una effettiva

compromissione di origine neurobiologica quanto piuttosto perché non esposti

sufficientemente a fasi chiare e sequenzialmente corrette della abilità scrittoria, senza

trascurare sollecitazioni proprie di un approccio metacognitivo che sostengano la

maturazione del processo di acquisizione della scrittura stessa.

Bibliografia: 1.M. Pratelli, “Disgrafia e recupero delle difficoltà grafo-motorie”, Erickson, Trento, 1995,

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Capitolo 2 - Rieducazione

La rieducazione della scrittura nasce in Francia nel 1946, ma solo con R. Olivaux e J.

Ajuriaguerra ha larga diffusione negli anni '60.

Olivaux è medico, psicologo, psicoanalista e grafologo che ha elaborato un proprio metodo

oggi molto diffuso. Ajuriaguerra, psichiatra, ha posto rigorose basi scientifiche per rieducare

la scrittura a largo raggio.

Dal 2000 queste tecniche sulla rieducazione del gesto grafico sono state introdotte anche in

Italia.

La L.170/10 – con il riconoscimento esplicito del Disturbo della Disgrafia e l’indicazione, tra le

finalità, quella di garantire il diritto all’istruzione e di promuovere lo sviluppo delle potenzialità

– e, con il Decreto Ministeriale del 12 luglio 2011 e delle Linee guida per il diritto allo studio

degli alunni e degli studenti con Disturbi Specifici di Apprendimento da come indicazione

quella di «…avvalersi del computer (con correttore ortografico e sintesi vocale per la rilettura)

per velocizzare i tempi di scrittura e ottenere testi più corretti… e/o limitazioni nella

produzione scritta….».

Le azioni a favore di soggetti con disgrafia o che presentano difficoltà grafiche devono

essere ben mirate in particolare negli anni della scuola Primaria, per consentire un recupero

almeno parziale della funzione strumentale.

L’azione rieducativa del gesto grafico, deve necessariamente essere svolta da personale

specializzato, (grafo terapeuta - rieducatore della scrittura …) in grado di riconoscere la

natura della difficoltà grafo motoria o disgrafia, e di intervenire secondo scuole di pensiero

del secolo scorso ma così attuali e spendibili nella realtà d’oggi, quella di R. Olivaux e di J.de

Ajuriaguerra che hanno permesso nella storia della grafologia e della neuropsichiatria di

individuare percorsi atti al recupero delle abilità di base della grafia.

Se si pensa ad un bambino che presenti un Disturbo Specifico di Disgrafia “puro” è piuttosto

raro incontrarlo e poiché in gran parte dei casi i bambini hanno una comorbilità che li porta

ad avere anche problemi di dislessia, disortografia e/o discalculia, questi sono seguiti dal

neuropsichiatra infantile in collaborazione con il logopedista ed educatori che stabiliscono in

base alla diagnosi, qual è la modalità di intervento più adatta.

La rieducazione consiste sostanzialmente in un processo di decondizionamento degli

automatismi “scorretti” per ricondizionare la scrittura sulla base di automatismi più agevoli e

funzionali.

«…è tuttavia di fondamentale importanza rispettare la scrittura del bambino, anche se

maldestra, perché essa esprime la sua personalità. Pertanto è un errore aggredire

direttamente il problema o il sintomo…» «…ciò significa rispettare le progressioni, le

pause, le regressioni che in molti casi funzionano per il bambino come valvola di sicurezza:

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questi sono i principi fondamentali dell’educazione, i quali devono essere posti anche alla

base di ogni trattamento di rieducazione2.

La rieducazione viene attuata solitamente verso la seconda / terza elementare, quando il

problema inizia ad essere evidente, in un numero di sedute che variano da un minimo 10 ad

un intervento della durata di un anno, ma non esistono limiti: l’unica condizione, che diventa

rilevante con l’aumentare dell’età, è la motivazione. Oltre agli appuntamenti settimanali della

durata di 45/50 minuti, infatti, è importante l’impegno del soggetto che deve eseguire a casa

esercizi quotidiani di scrittura.

Anche la famiglia assume un ruolo prevalente nella rieducazione, infatti qualora il bambino

fosse ancora piccolo per investire sulla motivazione intrinseca di ciò che sta facendo e

perché, i genitori lo dovranno aiutare e sostenere per tutto il percorso, credendo fermamente

sulla strada avviata e condividendo con il proprio figlio i successi ottenuti anche se piccoli.

La fase cruciale di una rieducazione è il momento in cui il ragazzo deve cominciare a

scrivere "bene" anche a scuola: questo passaggio viene vissuto come “difficile”, ma è

indispensabile raggiungerlo per avere la certezza dei nuovi automatismi acquisiti. La

riabilitazione deve avvenire possibilmente con un accordo tra specialista – scuola - famiglia

in modo da formare rete tra le parti, ed agevolare il più possibile l’alunno dal punto di vista

dell’apprendimento ma soprattutto psicologico. Bisogna infatti sempre avere come obiettivo

principale l’autostima ed il senso di autoefficacia, il benessere della persona prima ancora

dei risultati scolastici

Lo scopo della rieducazione è di recuperare le funzioni della scrittura (comunicazione ed

espressione del pensiero e rappresentazione della personalità) attraverso il raggiungimento

di una sufficiente padronanza degli strumenti grafici ed un certo livello di scioltezza e

personalizzazione del gesto grafo motorio.

Obiettivo della rieducazione è anche quello di restituire al bambino il piacere di scrivere.

La rieducazione può considerarsi conclusa quando il soggetto scrive automaticamente e in

ogni situazione, in maniera fluida ed agevole, con una forma leggibile e una velocità

adeguata all’età.

2.1 la voce

Il mio intervento in sede rieducativa, pur mantenendo la routine di prassi indicata nel corso di

specializzazione, che scandisce fasi e tempi di riabilitazione / potenziamento, vuole porre

l’accento su alcuni aspetti che ho personalmente verificato molto interessanti sia per la mia

formazione professionale che per il riscontro oggettivo durante gli incontri rieducativi.

I punti focali da me individuati e che svilupperò motivando in questa tesi sono i seguenti:

-la voce nel rilassamento

Bibliografia:

2.R.Olivaux –“Disgrafie e rieducazione della scrittura” – AGI 2005

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-la voce nel respiro

-la voce nel ritmo

Come si può osservare l’elemento che unisce è la voce, che in questa sede farà da

leitmotiv in tutte le attività suddivise per ambiti di seguito proposte.

BISOGNA SAPERE CHE…

La voce deriva da un insieme di sistemi/fattori:

-una corretta postura del corpo

-una corretta respirazione

-una corretta emissione del suono attraverso le corde vocali

-un modo corretto di auricolare le parole in base al ritmo

-una buona capacità di auto-ascolto

-come per la calligrafia, il bambino tende a imitare l’altezza, il volume, la tonalità e il timbro

delle persone che per lui sono significative. Un modello vocale errato può essere facilmente

imitato dal bambino che non è ancora cosciente degli atteggiamenti vocali scorretti.

Anche le parole sono suoni musicali prodotti dalla nostra voce, infatti, ogni parola,

espressione e frase linguistica, possiede oltre ad un suo ritmo un’organizzazione data da

accenti e curve intonative. La filastrocca ne è un chiaro esempio, di origine popolare, (non di

rado si intona in dialetto) è formata da un testo poetico molto semplice, musicale, a volte,

con un significato incomprensibile, ma, facile da riconoscere3.

Del canale vocale-uditivo si può certamente affermare che non è la parola nel suo specifico

valore semantico a creare il legame con il bambino nello stadio primitivo dello sviluppo, ma

sono i tratti paralinguistici (tono, timbro, pause, respirazioni ecc.)

Questa sensibilità primordiale potrebbe essere una delle ragioni che rendono questo aspetto

della comunicazione non verbale così pregnante e carico di affettività che trascende dal

contenuto stesso delle parole.

Sembra che il tono della voce in particolare contribuisca, secondo gli studi di Meharabian a

determinare impressioni circa l’atteggiamento personale.

Tra gli elementi indipendenti dal linguaggio verbale sono da ricordare anche i pianti, le grida,

le risate particolarmente presenti nei bambini in accompagnamento al movimento e al gioco

con gli oggetti. In un’ottica più globale di espressività corporea del bambino si può dire che

“suono, rumore è presenza, il silenzio al contrario è assenza, è morte”4.

Bibliografia:

3.Antonietta Fittipaldi – “il ritmo – parola – scrittura” – Manuale AED 2016

4.Maria Luisa Scirea – “LA VOCE E LE VOCALIZZAZIONI NON VERBALI”

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2.1.a. Attività sul controllo della voce

Attività n.1

Attività di discriminazione per il bambino delle emissioni prodotte dall’educatore di vocalizzi

ascendenti o discendenti. Chiedere successivamente al bambino di imitare la pioggia che

scende a volte piano, a voce forte5. Utilizzo di arabeschi + spessore + chiarezza

Bibliografia: 5.A. Baretter e F. Gaio (2015) – “Il mio quaderno della voce” ed. Erickson

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Attività n.2

Attività di potenziamento sulla durate delle emissioni delle vocali, (attenzione: il bambino

sospenda l’emissione vocale quando sente che sta per finire il fiato, non deve mai sforzare).

Il bambino dovrà aiutarsi con il dito sul percorso tratteggiato e contemporaneamente

emettere il suono della vocale, la durata dipenderà dalla lunghezza del percorso.

Farsi dire dal bambino quale vocale è risultata più facile e quale più difficile e perché.

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Attività n.3

Attività che può essere ridotta con tono monotono che con variazioni tonali verso l’alto o

verso il basso del percorso. Variante: il bambino può alternare un vocalizzo piano a uno

forte. Il bambino dovrà dosare l’emissione in funzione del tratto da percorrere con la matita

che all’inizio sarà più veloce e successivamente sempre più lento.

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Attività n.4

Attività con l’utilizzo delle sillabe [z] per controllare la coordinazione tra respirazione,

fonazione in modo rilassato, e motricità fine (dito che segue il tratteggio). Si invita il bambino

ad accentuare la vocale finale per l’emissione più forte e a dosarla in funzione della

lunghezza di ogni sillaba o del numero delle sillabe consecutive che riesce a produrre.

Utilizzo di arabeschi.

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Attività n.5

Attività per il controllo dell’altezza tonale dell’emissione. Si invita il bambino al controllo

dell’intensità dell’emissione.

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Attività n.6

Attività per allenare il bambino a discriminare le variazioni di altezza tonale o intensità

prodotte dal rieducatore. Chiedere successivamente al bambino che sia lui a riprodurre i

suoni con le variazioni di altezza tonale, provando ad emettere più richiami uno dopo l’altro.

Utilizzo di arcate /onde

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Attività n.7

Attività di potenziamento per il bambino per discriminare le variazioni di altezza tonale o

intensità prodotte dal rieducatore. Si chiede successivamente al bambino di riprodurre i suoni

dal basso verso l’alto e viceversa, richiamando l’attenzione sulla durata del respiro.

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Attività n.8

Attività per la coordinazione tra respirazione e voce. La voce deve percorrere in

concomitanza al gesto, il percorso antiorario (partenza ore 13.00) in cui sale, poi scende, poi

sale. Si può chiedere al bambino di eseguire alternando il piano al forte. Utilizzo di ovali /

tondi.

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Attività n.9

Attività per l’acquisizione dell’accento tonico nella parte più bassa della ghirlanda per

procedere con slancio. Utilizzo di ghirlande verticali /orizzontali

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Attività n.10

Attività che invita il bambino ad eseguire i vocalizzi provando da solo a trovare la sua

frequenza, utilizzando diversi tipi di intensità di voce mentre disegna. Utilizzo ovali/ tondi +

arcate / tane

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2.2 rilassamento

La disgrafia è spesso associata a un’alterazione del tono muscolare e a un’eccessiva

tensione della muscolatura. Il rilassamento ha quindi un effetto positivo e benefico, in quanto

favorisce stati d’animo positivi e, al tempo stesso, predispone a una migliore performance

esecutiva6 perchè concorrono a migliorare la presa di coscienza del sé corporeo e il profilo

tonico-emotivo, a favorire la dissociazione motoria dei vari segmenti corporei, a stabilire una

relazione empatica con l’intero contesto educativo.

La difficoltà primitiva è quella di tenere la “mano leggera”, di sostenere, di non gravare la

mano.

[…] Di più, la mano non coordinata tremolante e/o instabile non può seguire dei segni così

precisi come sono le lettere dell’alfabeto ancor di più nell’uso del corsivo in cui sono richiesti

grafemi che si sviluppano su tre livelli (centrale – superiore – inferiore), che richiede un gesto

armonioso, fluttuante, e diversi tipi di collegamenti tra lettere.

Eseguire è proprio di una mano già capace di dirigersi in modo determinato. Ma questo

richiede lunghi esercizi pazientemente ripetuti che partono dalla percezione delle parti del

proprio corpo, (risorsa significativa per l’apprendimento della grafia), passano per una

riproduzione del gesto grafico nell’aria, in grandi dimensioni, e poi sempre più ristrette, con

materiale facilmente utilizzabile con massimo rendimento, per poi passare a segni

riconoscibili (linea, punto ecc) e poi a forme riconoscibili, (coppe, arcate, onde, occhielli ecc.)

per arrivare alla riproduzione di tracciati scivolati con i primi segni grafici che a mano mano

diventeranno grafemi dell’alfabeto in corsivo, fino all’unione di lettere tra loro, alla parola

finita, dall’assunzione di una postura adeguata al coinvolgimento dei movimenti che

coinvolgono spalla, avambraccio, gomito ma anche quelli fini delle dita e del polso.

2.2.a. tecniche di rilassamento

7Oggi siamo in presenza di più tecniche di rilassamento, tuttavia il Training Autogeno di

Schultz risulta essere ancora attuale e oggettivamente efficace in sede rieducativa. È un

metodo di auto-distensione in cui il soggetto in concentrazione mentale passiva, modifica

situazioni psichiche e somatiche a livello del tono muscolare, delle funzionalità vascolare,

cardiaca, polmonare e dello stato di coscienza..

Determinante nell’applicazione della tecnica di T.A. è l’utilizzo della voce del rieducatore.

La formula “calmo, tranquillo, piacevolmente rilassato” - esplicitata con calma, scandendo

parola per parola, espressa con un tono di voce con l’uso della paralinguistica, ossia quella

branca della linguistica che studia gli elementi che stanno attorno al linguaggio, come

l’altezza, il volume, la tonalità e il timbro - è la porta di ingresso agli esercizi di rilassamento.

Bibliografia:

6. M. Pratelli, Disgrafia e recupero delle difficoltà grafo-motorie, (1995) – ed. Erickson

7. M.Nusiner – “Rilassamento e visualizzazione” Corso AED Milano (2015)

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La voce può suscitare stati d’animo - in particolar modo modulando il ritmo, l’intonazione e

l’intensità dell’eloquio - è la voce del rieducatore il filo conduttore che permette al bambino di

raggiungere lo stato di rilassamento, è la voce e il suo uso che è in grado di farci entrare in

una rappresentazione mentalmente che se prima è resistente, poi a mano a mano diventa

sempre più libera e personale, fatta di immagini, parole, pensieri…

Vi è un’altra tecnica di rilassamento ritenuta valida ai fini rieducativi, ideata da Bergès rivolta

sia ai bambini che agli adulti, che nonostante preveda la terapia di gruppo, di fatto si rivolge

al soggetto individualmente parlandogli sottovoce, anche qui la voce ha un ruolo

predominante, assoluto nella relazione terapeuta – soggetto, il tono, ritmo, intonazione,

permettono di instaurare uno stato di fiducia tra le parti, infatti senza questo, il bambino /

adulto non potrà mai raggiungere il reale stato di rilassamento, di concreto abbandono, così

vicino alle emozioni.

Se nel T.A. di Schultz si parla di respiro negli esercizi di ripresa, in Bergès il rieducatore deve

porre l’attenzione sul respiro in modo diretto, anticipando con l’espressione: “nel tuo corpo,

questo insieme calmo, pesante e solido, la tua respirazione è tranquilla, leggera, il respiro

scorre liberamente”, le parole sono esplicite, ma la voce deve mantenere quelle

caratteristiche che permettono lo stato di fiducia del bambino / adulto, espresse con sua

mano sull’addome del bambino per fargli percepire il respiro e prendere consapevolezza

della parte addominale, l’attenzione è sul “movimento” del respiro, successivamente si

lavorerà sul ritmo respiratorio, anticipato dall’espressione verbale “la respirazione è calma e

regolare”. “Pensa alla tua respirazione come ad un’onda che viene e va sulla spiaggia, o

come il pendolo di un orologio” – il rieducatore mentre verbalizza, per primo si deve creare le

immagini mentali enunciate, così da creare tempi, ritmi e pause di riflessione significativi per

sé e di conseguenza per il bambino.

Per Bergès è talmente importante il tempo respiratorio, da considerarlo come una delle

quattro fasi del rilassamento, definita “rilassamento del respiro”.

2.3 il respiro

Il respiro segue un ritmo naturale che il bambino può imparare a controllare attraverso le fasi

di inspirazione ed espirazione…» […] «…ai bambini più grandi si può insegnare la

respirazione addominale o diaframmatica, cioè “gonfiare” la pancia durante l’inspirazione e a

“sgonfiarla” durante l’espirazione.

La visualizzazione di immagine da associare alle fasi di inspirazione ed espirazione aiuta il

bambino a controllare il proprio ritmo respiratorio.

Di seguito alcune attività8:

Bibliografia:

8.R.Pellegrini e L. Dongilli (2010) – “Insegnare a scrivere – pregrafismo, stampato e corsivo” – ed. Erickson

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“Il topolino vuole mangiare il formaggio: segui il percorso con il dito, inspira (tira

dentro l’aria) quando sali, espira (tira fuori l’aria) quando scendi”.

“Sali ed inspira - trattieni il fiato – scendi ed espira per arrivare alla carota”

“Sei un bambino che si tuffa in acqua, fai un bel respiro e poi trattieni il fiato”

“Fai un bel respiro, gonfia la pancia e poi butta fuori l’aria lentamente sgonfiando la

pancia”. (per una corretta percezione, all’inizio è preferibile che il bambino sia in

posizione supina)

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R. Olivaux nelle forme prescrittorie intende la respirazione controllata e combinata con il

gesto grafico, utilissimo per l’acquisizione del ritmo, per il rilassamento e la scrittura.

Consiste in una serie di respirazioni combinate con una serie di ghirlande semplici,

l’inspirazione deve essere naturale e leggera, continua, senza bruschi arresti tra i quattro

momenti dell’atto respiratorio9.

Di seguito vengono proposte attività per la respirazione – rilassamento con l’utilizzo della

voce con i seguenti obiettivi:

-presa di coscienza dello schema corporeo relativo in particolare al sistema pneumo - fonico

-insegnare la corretta respirazione orale - nasale

-insegnare la corretta modalità di respirazione diaframmatica

-insegnare modalità differenti di distensione muscolare generale

-sviluppare la capacità di attenzione uditiva e discriminazione di produzione corrette di

prestazioni vocali

-controllare l’intensità dell’emissione vocale corretta

-imparare a riconoscere somiglianze e differenze vocali

-sviluppare l’osservazione, la percezione, l’ascolto, la respirazione, il rilassamento vs dalla

contrazione muscolare

-sollecitare l’ascolto del battito del proprio cuore10

-stimolare la produzione di atti respiratori controllati (respiro breve, respiro lungo, respiro

alternato breve – lungo)

-coinvolgere il bambino in descrizioni di situazioni piacevoli, verbalizzandone le sensazioni

ad esse relative.

Bibliografia

9.A.Barretter e F. Gaio – “Il mio quaderno della voce” – (2015) – ed. Erickson

10.R.Olivaux – “Disgrafie e rieducazione della scrittura” – AGI 200

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2.3.a. Attività sul controllo della respirazione

Attività n.1

Attività per la diversa percezione sulla respirazione orale – nasale con l’utilizzo di suoni

consonantici (S)11.

Bibliografia:

11.A. Baretter e F. Gaio (2015) – “Il mio quaderno della voce” ed. Erickson

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Attività n.2

Attività per la diversa percezione sulla respirazione orale. Si invita il bambino ad annusare

con ritmi veloci e ripetuti o lunghi e singoli percependo l’introduzione dell’area nel cavo

nasale.

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Attività n.3

Attività per la percezione sulla espirazione orale: il soffio deve essere controllato e costante,

di deve scoprire l’importanza dell’intensità, inversamente proporzionale alla durata.

Si invita il bambino ad aumentare o diminuire la durata del fonema / ḟ / immaginando di

soffiare tante o poche candeline.

Si possono utilizzare anche delle vere candeline per insegnare a dosare il soffio: brusco e

rapido per spegnere la candelina, dolce e prolungato per far traballare la fiamma senza

spegnere.

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Attività n.4

Invitare il bambino a soffiare (variante: anche emettendo il vocalizzo / ḟ /) per far muovere i

petali del fiore controllando di inspirare per il naso ed espirare per la bocca. È possibile far

comprendere che il soffio ha una diversa “forza” in relazione a una diversa spinta espiratoria.

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Attività n.5

Attività per la percezione dell’apnea, alternata con respiri profondi.

Invitare il bambino a fare tante piccole apnee e, tra l’una e l’altra, espirare piano: “vediamo

quanto tempo riesci a resistere!”

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Attività n.6

Attività per il controllo del corretto immagazzinamento dell’aria e della fase respiratoria.

Invitare il bambino a soffiare tracciando contemporaneamente con il dito il corpo del

serpente. Dapprima sarà un movimento veloce per un soffio di breve durata, poi il

movimento andrà rallentato progressivamente aumentando la durata del soffio. Si fanno

colorare i segmenti per evidenziare i progressi.

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2.4 ritmo

L’educazione al ritmo è educazione al movimento, alla percezione, alla coordinazione gesto -

suono: nasce dalla sincronizzazione tra movimento e suono dei ritmi naturali del bambino,

come dondolare, camminare, inoltre sviluppa il senso dell’orientamento, la lateralità, la

coordinazione dinamica generale, l’organizzazione dello spazio e del tempo, il controllo

respiratorio.

L’esercizio eseguito in forma ritmica permette l’armonia dei gesti motori e il rilassamento,

elementi indispensabili per il raggiungere la padronanza del proprio corpo e per favorire una

adeguata acquisizione degli apprendimenti di base.

Nella scrittura il ritmo è una componente importante perché è legato al pulsare ordinato degli

elementi del tracciato grafico12.

Secondo M. Pratelli la valutazione delle abilità di integrazione spazio – temporale può essere

effettuata attraverso la somministrazione della prova di ritmi elaborata da M. Stambak che si

suddivide nelle seguenti fasi:

- produzione di ritmi spontanei – il bambino inventa

- riproduzione ritmica di strutture temporali – l’adulto esegue la battuta con la mano

nascosta sotto il tavolo

- simbolizzazione di strutture spaziali – l’adulto mostra i cartoncini delle battute e

chiede al bambino di copiarle

- simbolizzazione di strutture temporali – l’adulto mostra i cartoncini delle battute e il

bambino le esegue

- trascrizione di strutture temporali – l’adulto esegue la battuta con la mano nascosta

sotto il tavolo, il bambino la deve trascrivere 13.

Di seguito viene riportata la prima parte della prova di ritmo di Stambach in cui il rieducatore

esegue le battute utilizzando un bastoncino o altro materiale sonoro non visibile per

escludere che il bambino venga condizionato da ciò che vede. Il bambino ascolta e riproduce

le sequenze.

Le strutture ritmiche devono essere proposte una alla volta, si procede prima con due

esempi/prove da non valutare.

Bibliografia: 12 R.Pellegrini e L. Dongilli (2010) – Insegnare a scrivere – pregrafismo, stampato e corsivo – ed. Erickson

13 M.Pratelli –“Disgrafia e recupero delle difficoltà grafo-motorie” – ed Erickson

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R. Olivaux afferma che con la conta si introduce il concetto di ritmo: fa eseguire al bambino

una ghirlanda di quattro elementi semplici, scandendo con lentezza e regolarità la

numerazione ad alta voce. L’acquisizione del ritmo è molto importante non solo perché è la

base della coordinazione motoria della persona, ma anche perché facilita il lavoro sulla

velocità. Eseguire contando ad alta voce, aiuta il bambino sia ad acquisire il ritmo sia a

“sentire” la velocità. Il bambino deve cogliere la differenza tra lentezza e velocità, per

giungere ad una velocità crescente, decrescente, fino ad arrivare ad una velocità alternata14.

Ma anche introduce nella rieducazione fisico – muscolare come punti importanti il ritmo e la

respirazione: per esempio cantare canzoni o filastrocche, battendo le mani o con piccoli

strumenti15.

La coscienza del suono e del senso ritmico è propedeutica al linguaggio e alla scrittura e

sviluppa le componenti essenziali per l’acquisizione della letto – scrittura cioè la conoscenza,

la rappresentazione corporea, le abilità percettive, l’orientamento spaziale e quello

temporale, l’integrazione spazio – temporale, la dominanza laterale, la coordinazione

generale, la motricità fine, quella oculo – manuale, la MLT - MBT – ML, e l’attenzione16.

Mentre la difficoltà grafo – motoria non lascia emergere il ritmo personale, la riduce ad un

tracciato quasi anonimo, in cui lo stesso scrivente non si ritrova: è aritmia (alterazione del

ritmo) priva di ritmo proprio o disritmia, ritmi alternati in modo discontinuo e irregolare che

possono influire negativamente sulla fluidità del gesto grafico.

Si possono quindi riscontrare velocità eccessiva o estrema lentezza, la mano che esegue i

movimenti a scatti, frequenti interruzioni, legature monotone 17.

Come affermano i grafologi Crotti e Magni non è la velocità in sé ad alterare il ritmo, bensì la

gestione della stessa.

Moretti non parla esplicitamente di ritmo ma dalle sue definizioni il ritmo vitale è implicito in

ogni segno che indica il dinamismo di una personalità, parlando di aspetti positivi o negativi

quando essi sono in armonia (in equilibrio) o in disarmonia nel contesto generale18.

«… Ludwig Klages (1872-1956, filosofo, psicologo e grafologo) ha addirittura basato la sua

grafologia sul ritmo che dà forma alla scrittura...»[…]« La forza della forma, sostiene Klages,

è forza creatrice dell’anima, manifesta la ricchezza della produzione originale, cioè il ritmo è

espressione della vita»19.

Bibliografia: 14.R.Olivaux – “Disgrafie e rieducazione della scrittura” – AGI 2005

15. I.Bellini – “il trattametno riabilitativo secondo R. Olivaux - Sand Therapy - dispense AED Milano - (2015)

16. Antonietta Fittipaldi – “il ritmo – parola – scrittura” – Manuale AED 2016

17.” il bambino e le difficoltà di scrittura” – slide

18. Manuale di Grafologia (2003), ed.Gribaudi

19. Alga Vanna Guernieri – “Il gesto grafico”

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3.Conclusioni

Tutte le proposte didattiche illustrate hanno certamente valenza, oltre che nella prevenzione,

anche nel recupero delle difficoltà grafiche e della disgrafia, in questa prospettiva è

fondamentale quindi agire a monte dell’insuccesso, non limitandosi a considerare gli aspetti

grafici o grafo-motori.

È importante che si individuino le capacità piuttosto che le disabilità; per iniziare un itinerario

di recupero è infatti più proficuo conoscere le potenzialità del soggetto anziché le sue

difficoltà, sono proprio questi aspetti positivi che permettono al rieducatore del gesto grafico

di individuare i punti di partenza e, in base a questi, di stabilire gli obiettivi da raggiungere20.

Gradualità e competenza nella valorizzazione dei risultati positivi, anche parziali, sono

elementi altrettanto importanti.

Il comportamento del rieducatore può essere efficace solo in funzione della piena

comprensione di ogni singolo caso e dell’adattamento del metodo a quel caso specifico.

Per una risposta responsabile del bambino e successivamente motivata dall’adulto, che

permetta di recuperare la sicurezza e l’autonomia che l’esperienza precedente non è riuscita

a fornire, fondamentale è la consapevolezza dei bisogni personali e del significato delle

proposte di lavoro che vengono rivolte: il lavoro non può avere il carattere

dell’addestramento, ma deve poter contare sulla scoperta dell’allievo di regole e

procedimenti.

L’obiettivo finale sarà infatti quello di raggiungere la completa padronanza delle mete parziali

conseguite, conoscenze e abilità si conseguono attraverso l’esercizio sistematico e

consapevole fino al raggiungimento di una completa automatizzazione, che è in fondo la

capacità di compiere l’atto scrittorio senza “dover pensare” al processo da seguire.

Tempestività dell’intervento, gradualità, sistematicità, risposta articolata sulle particolari

esigenze di ogni allievo (fino a prevedere, se necessario, l’impiego di supporti per migliorare

la prensione), utilizzo di metodologie per l’insegnamento del gesto motorio, esercizio delle

abilità anche difficoltose, nella consapevolezza che la loro mancata funzione non possono

che peggiorare la situazione, motivazione, sono i criteri cui i rieducatori devono ispirarsi nel

caso delle difficoltà scrittorie o disgrafia. Inoltre, le attività didattiche relative alle discipline ed.

Motoria e Musica possono essere declinate alle esigenze del soggetto disgrafico.

Spero con questa tesi di aver adeguatamente illustrato che con la voce, il respiro, il ritmo e il

rilassamento, si può favorire la rieducazione del gesto grafico, perché questi elementi sono

di base a tutte le funzioni inerenti l’apprendimento, che si esplicitano da “un dentro al fuori”,

e quel dentro fa i conti con il soggetto, con quello che lui realmente è, e che ti chiede aiuto o

chi per lui per migliorare determinate aritmie grafiche che non gli permettono di

Bibliografia:

20. M. Pratelli, Disgrafia e recupero delle difficoltà grafo-motorie, - ed. Erickson

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rileggere ciò che ha appena scritto, qualcosa di cui è privato, qualcosa che non rimane.

Non è facile il compito di rieducatore, ma penso, data la mia esperienza allo studio con

soggetti D.S.A., ADHD… che il livello di sfida che mi viene proposto, di certo mi troverà

disponibile nel procedere con e per lui per il raggiungimento della speditezza, la leggibilità, la

fruibilità e perché no… del piacere di scrivere.

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4. Bibliografia

- A. Venturelli, “Dal gesto alla scrittura” ed. Mursia, Milano 2004

- J. De Ajuriaguerra - J. Auzias - M. Denner, L’écriture de l’enfant,1971

- C.Cornoldi - S. Zaccaria, In classe ho un bambino che…, Giunti, Firenze 2011

- A. Biancardi - G. Milano, Quando un bambino non sa leggere, Rizzoli, Milano 1999

- R.Olivaux –“Disgrafie e rieducazione della scrittura” – AGI – 2005

- Antonietta Fittipaldi – “il ritmo – parola – scrittura” – Manuale AED 2016

- Maria Luisa Scirea – “la voce e le vocalizzazioni non verbali”

- A. Baretter e F. Gaio (2015) – “Il mio quaderno della voce” ed. Erickson

- M. Pratelli, Disgrafia e recupero delle difficoltà grafo-motorie, (1995) – ed. Erickson

- M.Nusiner – “Rilassamento e visualizzazione” Corso AED Milano (2015)

- R.Pellegrini e L. Dongilli (2010) – “Insegnare a scrivere – pregrafismo, stampato e corsivo”

– ed. Erickson

- A.Barretter e F. Gaio – “Il mio quaderno della voce” – (2015) – ed. Erickson

- I.Bellini – “il trattametno riabilitativo secondo R. Olivaux - Sand Therapy - dispense AED

Milano - (2015)

- Antonietta Fittipaldi – “il ritmo – parola – scrittura” – Manuale AED 2016

- …..” il bambino e le difficoltà di scrittura” – slide

- Manuale di Grafologia (2003), ed.Gribaudi

- Alga Vanna Guernieri – “Il gesto grafico”

- D. Colina – “150 giochi in movimento” – ed Erickson (2015)

- C. Piantoni - “Tecniche per le attività espressive” La Scuola. Brescia

- M.Nusiner “Trattamento riabilitativo secondo J. de Ajuriaguerra” – dispensa Corso AED

Milano (2015)

- Metodo R.Feuerstein – MCS

- M. Matera – “I tracciati scivolati” - dispensa Corso AED Milano (2015)

-- G. Pesci, “Come sconfiggere la disgrafia”

- M. Montessori, La scoperta del bambino