Quindicinale dell’Arcidiocesi di L’Aquila Numero 9 L'Aquila... · incontra i sacerdoti di...

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O 9 30 novembre 2009 Numero 9 “Oh ehhhhhhhh! Che il benvenuto tu sia! Oh ehhhhhhhh! E ben- venuto tra noi!” . Carissimo vescovo Giovanni, dopo la tua nomina mi son chiesto: “i giovani della nostra dioce- si e della nostra città come avranno accolto la tua nomi- na? Mi è venuta in mente, a proposito, una canzone di un cantante conosciuto an- che dai meno giovani che riscuote molto successo tra i ragazzi: Vasco Rossi. Allora voglio farmi portavoce dei tanti giovani della nostra cit- tà e con loro voglio cantic- chiare per te: Che il benve- nuto tu sia … E il benvenuto tra noi!”. Benvenuto perché sei mandato a noi dal S. Pa- dre e in lui vediamo la vo- lontà di Dio, Provvidenza infinita, che ha voluto soste- nerci nel lungo e duro cam- mino della ricostruzione in- viandoci un altro successore degli Apostoli. Il rischio di cedere, infatti, può essere dietro l’angolo per chi ha perso molto e in qualche ca- so ha perso tutto. Benvenuto perché tramite il tuo mini- stero tra noi, il Signore conti- nuerà a rinfrancare le nostre anime e rivolgerci quelle parole di consolazione di cui abbiamo tanto bisogno. Benvenuto perché hai det- to che ti metterai in ascolto dei sacerdoti e noi, così, po- tremo essere guide forti e sagge per il nostro gregge, pastori secondo il Suo cuo- re. Benvenuto, perché con la tua fraterna collaborazione, il nostro arcivescovo, come il Buon Pastore, guiderà tutti noi, con la fortezza che vie- ne dallo Spirito, sui pascoli erbosi della Vita vera. Ben- venuto perché vieni in nome di San Luigi Orione, quello strano prete – come lo definì Silone – che non ebbe pau- ra di sequestrare l’auto di re Vittorio Emanuele II in visita ai terremotati della Marsica, per portare con sé alcuni bambini rimasti senza fami- glia. Il Signore, per Sua in- tercessione, ti riempia dello stesso coraggio! Benvenuto! Claudio Tracanna In questo numero Anche Celestino era un senza tetto Pagina 6 Una chiesa per Natale Pagina 9 Angelo Narducci, un ragazzo aquilano Pagina 10 Il contadino dell’Aterno Pagina 11 Supplemento al n. 81/2009 di Sir - Iscrizione n. 367/08 al Trib. di Roma – sez.stampa - Sede Legale: via Aurelia n. 468, 00165 - Roma Il Direttore L’arrivo del vescovo Giovanni D’Ercole Che il benvenuto tu sia! Angelo Narducci, un ricordo a 25 anni dalla morte Il vescovo Giovanni d’Ercole incontra i sacerdoti di L’Aquila L’Aquila Quindicinale dell’Arcidiocesi di L’Aquila ...T orno nella terra che mi ha visto na- scere e alla quale sono ri- masto sempre affezionato: sono infatti aquilano, se non della città, della provincia e non l’ho mai dimenticato. La percezione di appartenere a questa nostra terra si è fatta più forte dopo il recente ter- remoto: le diverse visite che ho potuto fare sin dai primi giorni, mi hanno dato modo di sperimentare la vostra tri- stezza e il vostro dolore, ma anche la vostra speranza e la vostra voglia di risorgere che sono diventati sentimen- ti e impegni anche miei... Dalla lettera di mons. Gio- vanni D’Ercole alla diocesi di L’Aquila - 14 novembre 2009. La versione integrale del te- sto è su www.diocesilaquila.it

Transcript of Quindicinale dell’Arcidiocesi di L’Aquila Numero 9 L'Aquila... · incontra i sacerdoti di...

O

930 novembre 2009 Numero 9

“Oh ehhhhhhhh! Che il benvenuto tu sia! Oh ehhhhhhhh! E ben-venuto tra noi!” . Carissimo vescovo Giovanni, dopo la tua

nomina mi son chiesto: “i giovani della nostra dioce-si e della nostra città come avranno accolto la tua nomi-na? Mi è venuta in mente, a proposito, una canzone di un cantante conosciuto an-che dai meno giovani che riscuote molto successo tra i ragazzi: Vasco Rossi. Allora voglio farmi portavoce dei tanti giovani della nostra cit-tà e con loro voglio cantic-chiare per te: Che il benve-nuto tu sia … E il benvenuto tra noi!”. Benvenuto perché sei mandato a noi dal S. Pa-dre e in lui vediamo la vo-lontà di Dio, Provvidenza infinita, che ha voluto soste-nerci nel lungo e duro cam-mino della ricostruzione in-viandoci un altro successore

degli Apostoli. Il rischio di cedere, infatti, può essere dietro l’angolo per chi ha perso molto e in qualche ca-so ha perso tutto. Benvenuto perché tramite il tuo mini-stero tra noi, il Signore conti-nuerà a rinfrancare le nostre

anime e rivolgerci quelle parole di consolazione di cui abbiamo tanto bisogno. Benvenuto perché hai det-to che ti metterai in ascolto dei sacerdoti e noi, così, po-tremo essere guide forti e sagge per il nostro gregge, pastori secondo il Suo cuo-re. Benvenuto, perché con la tua fraterna collaborazione, il nostro arcivescovo, come il Buon Pastore, guiderà tutti noi, con la fortezza che vie-ne dallo Spirito, sui pascoli erbosi della Vita vera. Ben-venuto perché vieni in nome di San Luigi Orione, quello strano prete – come lo definì Silone – che non ebbe pau-ra di sequestrare l’auto di re Vittorio Emanuele II in visita ai terremotati della Marsica, per portare con sé alcuni bambini rimasti senza fami-glia. Il Signore, per Sua in-tercessione, ti riempia dello stesso coraggio! Benvenuto!

Claudio Tracanna

In questo numero

Anche Celestino era un senza tettoPagina 6

Una chiesa per NatalePagina 9

Angelo Narducci,un ragazzo aquilanoPagina 10

Il contadino dell’AternoPagina 11

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Il Direttore L’arrivo del vescovo Giovanni D’Ercole

Che il benvenuto tu sia!

‘‘Vola’’

Angelo Narducci, un ricordoa 25 anni dalla morte

Il vescovo Giovanni d’Ercole incontra i sacerdoti di L’Aquila

L’AquilaQuindicinale dell’Arcidiocesi di L’Aquila

...Torno nella terra che mi ha visto na-

scere e alla quale sono ri-masto sempre affezionato: sono infatti aquilano, se non della città, della provincia e non l’ho mai dimenticato. La percezione di appartenere a questa nostra terra si è fatta più forte dopo il recente ter-remoto: le diverse visite che ho potuto fare sin dai primi giorni, mi hanno dato modo di sperimentare la vostra tri-stezza e il vostro dolore, ma anche la vostra speranza e la vostra voglia di risorgere che sono diventati sentimen-ti e impegni anche miei...

Dalla lettera di mons. Gio-vanni D’Ercole alla diocesi di L’Aquila - 14 novembre 2009. La versione integrale del te-sto è su www.diocesilaquila.it

Diocesi

quella terra Gesù aveva camminato, aveva visto quel cielo, quelle montagne, quel lago di Genezareth… Sem-brava di sperimentare ogni momento la presenza del Fi-glio di Dio…E meditai, spesso, in quei giorni, le Lettere di S. Paolo, soprattutto le Lettere ai due giovani Vescovi Tito e Timo-teo. Mi commuovevo ascol-tando le raccomandazioni di Paolo. Le sentivo come fatte a me stesso: “Nessuno disprezzi la tua giovane età, ma sii di esempio ai fedeli nel parlare, nel comporta-mento, nella carità, nella fede, nella purezza (…) Non trascurare il dono che è in te e che ti è stato conferito, mediante una parola profe-tica, con l’imposizione delle mani da parte dei presbiteri (…) Non rimproverare dura-mente un anziano, ma esor-talo come fosse tuo padre, i più giovani come fratelli, le donne anziane come madri e le più giovani come sorel-le” (1 Tim. 4,12). E mentre

leggevo queste parole pen-savo a questi giovani Vesco-vi, al loro apostolato, così ben sintetizzato dalle parole dell’Apostolo. Ma pensavo anche ai tanti fratelli e so-relle che venivano affidati al mio ministero di Vescovo. E già pregavo tanto per loro.In questi venti anni di Epi-scopato devo, purtroppo, registrare tante debolezze e carenze da parte mia. Ma ogni giorno, non finisco di stupirmi del grande dono che mi ha fatto il Signore. E soprattutto non dimentico mai ciò che sentii un giorno da un teologo che parlava della fondamentale missio-ne del Vescovo: “Io dal mio Vescovo mi aspetto una co-sa sola: che mi rafforzi e mi confermi nella fede nel Cri-sto Risorto!”.Carissimo fratello Giovanni Vescovo!Io continuo ogni giorno a ringraziare il Signore per-ché ti ha mandato tra noi.Ringrazio il Santo Padre che ti ha scelto.

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In questi giorni, do-po che è stata resa pubblica la nomina di mons. Giovanni D’Ercole a Vescovo Ausiliare dell’Arci-

diocesi dell’Aquila mi sono tornati alla mente i giorni della mia nomina a Vescovo di Rieti.Ricordo che, precedente-mente, mi ero prenotato (e da molto tempo!) per un viaggio in Terra Santa.Era la prima volta che mi capitava di realizzare que-sto grande sogno: visitare la terra di Gesù. Qualcuno, saggiamente, mi suggerì: “Anche se è intervenuta questa nomina che sconvol-ge tante cose nella tua vita, vai ugualmente in Terra San-ta. Questo tuo viaggio sarà come un bellissimo corso di Esercizi Spirituali in prepa-razione alla Consacrazione Episcopale”. E fu veramente così.Furono giorni pieni di at-tesa, di preghiera e di con-templazione: in fondo su

Diocesi2 Vola 30 novembre 2009

Un saluto affettuoso al vescovo Giovanni

Amatissimo fratello

E ringrazio te che hai sapu-to rispondere con gioia pur sapendo che ti attendeva un ministero difficile in una ter-ra così duramente ferita dal-la tragedia del terremoto.Io ti assicuro tutta la mia vi-cinanza affettuosa, la mia piena comunione, la pre-ghiera mia e di tutti i fedeli dell’Aquila.Ho saputo di una piccola comunità che… ha appreso con entusiasmo la notizia che sarà facile comunicare con te (dicevano: “Ha dato il suo cellulare a tutti!”). Ma sono contenti soprattutto perché vogliono parlarti… della loro chiesa di pietra da ricostruire!Quante chiese da ricostrui-re troverai nella nostra Dio-cesi! E quante lacrime da asciugare, quanti problemi da risolvere (e, piacendo al Signore, lo faremo insieme, naturalmente, con l’aiuto di Dio, dei sacerdoti e di tutti!). Ma io, con tanta umiltà e tanto affetto, ti chiedo, in-nanzitutto, di aiutare ogni fratello e sorella che incon-trerai a rafforzare la sua fe-de in Cristo Risorto. Sembra poco. Ma è tutto. Da questa rinnovata fede nel Risorto può nascere tutto: anche la “risurrezione” della nostra comunità diocesana, delle nostre Chiese e delle nostre parrocchie. E, lo speriamo vivamente, di tutto il nostro popolo, di tutte le nostre isti-tuzioni e di tutte le nostre re-altà produttive.Grazie fratello Giovanni Ve-scovo!Il Signore Gesù Cristo, che ti chiamò un giorno al Sacer-dozio e oggi ti chiama alla pienezza del Sacerdozio ti riempia della sua grazia e delle sue benedizioni. Ma soprattutto del suo amore.Perché è di questo amore che tutti abbiamo un immen-so bisogno. Io per primo!La Madonna, Stella del mare e Stella dell’evangelizzazio-ne, guidi tutti i tuoi passi e sostenga il tuo cuore.Ti aspettiamo!

+ Giuseppe MolinariArcivescovo Metropolita

dell’Aquila

A bbiamo raggiunto telefonicamente monsignor Gio-vanni D’Ercole

per dargli il benvenuto nel-la nostra diocesi in quanto da poco nominato vescovo ausiliare per collaborare alla ricostruzione morale e materiale della nostra co-munità cristiana trovatasi in difficoltà dopo la tragedia del sisma.Nativo aquilano (è infatti na-to a Morino 62 anni fa), mon-signor D’Ercole ha vissuto la situazione dolorosa del ter-remoto da vero abruzzese, portando la sua solidarietà a L’Aquila con diverse visite sin dai primi tempi, pregan-do per tutti noi ed ora anco-ra di più venendo lui stesso nella nostra città inviato di-rettamente dal papa.Volto noto della tv, don Gio-vanni ha avuto nel corso del-la sua vita diverse esperien-ze che lo hanno portato ad essere una figura di spicco nel panorama ecclesiastico italiano e non. La sua ordi-nazione risale al 1974 nella Congregazione di don Orio-ne, santo da cui ha ripreso

Ordinazione Il 12 dicembre in San Pietro

Nelle tue mani

i saldi valori della carità e dell’amore per il prossimo abbandonandosi totalmen-te nelle mani di Dio e Maria così come recita il suo motto “In manus tuas”. E proprio come don Orione che si fe-ce missionario tra i terremo-tati siciliani nel 1908 e quelli abruzzesi nel 1915, così don Giovanni si farà missionario tra noi. Sì, missionario e non “commissario per l’emer-genza” così come definito in un articolo apparso in questi giorni su una delle più note testate italiane e come lui stesso ha tenuto a precisare.La sua vocazione sacerdo-tale si è coniugata da sem-pre con una forte passione giornalistica (è difatti autore di diverse pubblicazioni a

carattere sociale e religioso, iscritto all’ordine dei gior-nalisti pubblicisti e direttore della rivista “Don Orione Oggi”) e ciò lo ha portato, su indicazione dell’allora Giovanni Paolo II, alla vice-direzione della Sala Stampa e poi in Segreteria di Stato. Da esperto quindi di co-municazione sociale e do-po aver sfogliato il nostro quindicinale, monsignor D’Ercole ha espresso giudi-zio positivo augurandoci di continuare così in modo che il nostro Vola “voli” sempre più in alto.E allora appuntamento al 12 dicembre nella Basilica di San Pietro per la sua ordi-nazione episcopale: tutti noi gli saremo vicini con la pre-ghiera per far sì che possa adempiere a questo nuovo ministero guidato sempre dalla luce di Dio.

Francesca Ciotti

(Per prenotare i bus per il pellegrinaggio diocesano a Roma in occasione dell’Ordi-nazione di Mons. D’Ercole ri-volgersi al proprio parroco)

>Volto noto della tv, don Giovanni ha avuto diverse esperienze che lo hanno portato ad essere una figura di spicco...

Vola 30 novembre 2009

>Lo stemmaLa stella, l’aquila e le colonne

La stella di oro in alto, po-sta sul tutto, indica la fede in Dio, che orienta e diri-ge l’azione del Vescovo in tutta la sua attività pasto-rale e caritativa, rappre-sentata dal campo di rosso. L’aquila vuole ricordare sia il simbolo dell’evangelista San Giovanni, di cui il Vesco-vo porta il nome; sia la città e la diocesi dell’Aquila, nella cui regione ha avuto origini il Vescovo; sia il campo del-la pastorale diocesana alla quale l’ha destinato il Papa. Le colonne d’Ercole vo-gliono essere un chiaro ri-ferimento al cognome di famiglia, ed anche la rap-presentazione di una forte barriera del bene contro il male.

>...ringrazio il Santo Padre ...E ringrazio te che hai saputo rispon-dere con gioia pur sapendo che ti attendeva un ministero difficile

Diocesi4

Il primo vero ritiro del clero si è svolto pochi giorni dopo il terre-moto nella tenda della

Caritas nel piazzale della parrocchia di Pettino. Fu un incontro organizzato per ri-vederci, per rivedere i volti di tutti i confratelli dopo la terribile tragedia. Quello dello scorso 18 novembre, però, è stato il primo ve-ro incontro del clero come quelli che prima si tene-vano nel piccolo teatro del Seminario. Si è svolto in un edificio, quello della Curia, e non in una tenda e tutti, nonostante i problemi che permangono, eravamo mol-

to più sereni. C’erano vari punti all’ordine del giorno ma l’arrivo del nuovo vesco-vo ausiliare durante la pre-ghiera dell’Ora media ha cambiato il piano della gior-nata. L’arcivescovo subito ha presentato mons. D’Ercole e poi ha lasciato la parola al fondatore della tendopoli di S. Gabriele – p. Cordeschi – per illustrare un progetto per i giovani della nostra città da realizzare insieme alla pastorale giovanile dio-cesana. Dopo l’intervento di padre Cordeschi, mons. Mo-linari ha presentato uno ad uno i sacerdoti presenti e poi ha lasciato la parola a mons.

Incontro del clero Il vescovo Giovanni e i sacerdoti

Notte e giorno

Preti La ripresa dell’anno pastorale

ricominciare... da una mensa

D’Ercole che ha voluto con-dividere le esperienze fatte come sacerdote nei vari pa-esi del mondo e in Vaticano a servizio del Santo Padre. Infine “don Giovanni” ha da-to il suo numero di cellulare a tutti i sacerdoti. “Chiama-

chiese parrocchiali non sono agibili, i locali parrocchiali neanche, così come le case canoniche. Qualche parroco è riuscito a trovare una casa in affitto.I tempi delle ricostruzio-ni logistiche sono lunghi, ed i silenzi o i rinvii talvolta sconcertano e scoraggiano. Ai soliti interrogativi, se ne aggiungono di nuovi: Dove potremo fare catechismo? Dove potremo celebrare l’Eucaristia ora che arriva l’inverno? Dove potrò abita-re per continuare ad essere presente nella parrocchia

che mi è stata affidata? Da dove ripartire?Uno dei luoghi da cui si sta ripartendo è la mensa condi-visa che non significa certo annegare i disagi e le sof-ferenze nel mangiare e nel bere. Il cap.14 del Vangelo di Luca in questi giorni ci ha proprio ricordato che si pos-sono insegnare molte cose a partire da un banchetto. Ri-partire dalla mensa significa ripartire dalla voglia di ritro-varsi insieme, dalla voglia di vivere perché apprezza il ci-bo chi prima di tutto apprez-za la vita.

Veramente, più ci penso e più mi rendo conto di aver vissuto uno dei pranzi più belli della mia vita. Sono gra-to a questi parroci per la loro testimonianza di fedeltà ad un ministero e a delle comu-nità pur in un momento mol-to difficile e precario. Sono grato allo stile e alla presen-za di queste ragazze che cer-cando di creare comunione con queste comunità parroc-chiali, prima di tutto offrono occasioni di comunione gio-iosa e concreta.Non potremmo ripartire an-che noi, che ringraziando Dio non abbiamo ora quel tipo di problemi, dal piacere di con-dividere la mensa, che chia-ramente ci rimanda e deriva dalla gioia di partecipare al banchetto eucaristico?

Giordano Trapasso

temi notte e giorno – ha det-to il nuovo vescovo – voglio dedicarmi in particolar mo-do ad ascoltare voi sacer-doti”. Poi mons. Molinari ha invitato alcuni parroci che sono in situazioni difficili o nuove come quelli che vivo-no a ridosso dei villaggi del progetto Case, a parlare un po’ della loro situazione. In-fine una pacca sulle spalle, una stretta di mano, un “ciao Padre” rivolto ad ognuno di noi e mons. D’Ercole è ripartito alla volta di Roma per intervenire ad un con-vegno sulla comunicazione nella vita del sacerdote.

C. T.

Ormai è ricomin-ciato l’anno pa-storale nelle no-stre parrocchie.

Ricominciare ogni anno è importante, è un segno di speranza e di vitalità. Ogni anno, per me, i mesi di set-tembre e ottobre sono mi-cidiali, intensissimi. Finché ogni percorso non è avviato, si è sempre in sospeso…Martedì 3 novembre ho avuto l’opportunità, a Pizzoli, nella casa dove si trovano Noemi, Giulia e Rosanna, rispettiva-mente delle caritas Marche e Basilicata, che da giugno stanno portando avanti un affiancamento umano e pa-storale con le parrocchie di questa zona della diocesi dell’Aquila, di condividere la mensa e di dialogare con alcuni parroci di queste co-munità. Dopo il terremoto, le

Caritas 5

5 dicembreOrdinazione diaconale di don Jesus Iban Munoz Gal-lardo – Rocca di Mezzo

8 dicembre ore 11 Inaugurazione chiesa della parrocchia di Onnaore 11 Festa nella parrocchia di s. Giovanni Battista in Pile per la ripresa delle attività pastorali nel tendone dona-to dal sindaco di Romaore 18.30 Chiesa di s. Fran-cesco d’Assisi in Pettino XX anniversario di ordinazione episcopale dell’arcivescovo metropolita mons. Giusep-pe Molinari

12 dicembreore 16.30 Consacrazione

Luoghi e date Dicembre

Agenda diocesana

episcopale di S.E.R. mons. Giovanni D’Ercole- Roma basilica di s. Pietro. Presiede S. E. R. il cardinale Tarcisio Bertone Segretario di Stato di Sua Santità

13 dicembreore 11 Prima Messa episco-pale di mons D’Ercole nella parrocchia di Ognissanti in via Appia Nuova 244 a Roma.

20 dicembreore 11 Festa nella Parrocchia di Monticchio per la ripresa delle attività pastoraliore 18 Chiesa di s. France-sco d’Assisi in Pettino Mes-sa per il solenne inizio mini-stero episcopale in diocesi del Vescovo ausiliare

Gli orari delle Sante Messe in diocesi

Parrocchia Orario SS. Messe feriale festivo

Fossa 18.00 11.00San Demetrio 17.30 11.00Casentino - 10.00Sant’Eusanio - 11.15Ripa - 12.00Villa Sant’Angelo 16.00 10.00Opi - 17:00 (sabato)Fontecchio 17.00 11.00Fontecchio RSA 9.00 9.00Fontecchio “Casa Serena” 10.00 10.00Succiano - 15.00Beffi - 16:00 (sabato)Roccapreturo - 16.00Acciano - 17.00Santa Maria del Ponte - 10.00Tione - 11.00Goriano - 17.00 Colle di Roio - 10.30Santa Rufina - 11.30Poggio di Roio 17.00 11.00Pianola 17.00 10.30Civita di Bagno 17.00 11.00Bagno 18.00 11.30 Pettino 18.30 9:00 - 11:30 - 18:00Pile 17.00 10.30Coppito 17.00 11.00Cansatessa 7:30 - 17:00 11.00San Sisto 17.30 9:00 - 11:00 San Pio X 7:45 - 18:00 8:00 - 10:30 - 18:00San Giacomo 17.30 11.00Gignano 18.00 11.00Sant’Elia 18.00 11.00Torretta mer.e ven. 17:30 11.00Collebrincioni 16.00 11.30Aragno - 10.30Santa Rita 18.00 11.30Cimitero - 11.00 Paganica 17.00 8:30 - 9:30 - 11:00Tempera 17.00 11.00Bazzano 17.30 11.00San Gregorio 18.00 11.00Monticchio 16.30 8:30 - 11:30Onna 17.00 8:30 - 11:30 Pizzoli - Santo Stefano 17.00 11.00Arischia - 10.00Montereale - 8:00 - 10:30 - 11:30 - 17:00Marana - 11.30Marruci - Santa Maria - 10.00Marruci - San Lorenzo - 11.30San Giovanni di Cagnano - 10:00 o 10:45Capitignano - 8:00 - 11:00Sivignano - Capitignano - 10.00Ville di Fano - 10.30Cesaproba - 11.30Verrico - 15.00Castiglione - 16.00Santa Vittoria - 17.00Cagnano Amiterno - 10.00

a cura di Ivana Damiani

Una nuova costruzione scolastica a Roio Poggio (AQ), si trat-ta di una scuola dell’infanzia e primaria per una superficie di 1.445 mq

Caritas: le immagini delle opere: Una scuola a Roio

>una pacca sulle spalle, una stretta di mano, un “ciao Padre” rivolto ad ognuno di noi e mons. D’Ercole è ripartito alla volta di Roma...

2 settembre 2009

26 ottobre 2009

20 novembre 2009

Vola 30 novembre 2009 Vola 30 novembre 2009

incontri 7

Religiosità popolare La “peregrinatio” fino ad agosto 2010

Anche Celestino è un senzatetto

Universitari In quattromila a San Gabriele

Quel filo robusto è la speranza

presidente nazionale Ac, e Gaetano Sabatini, ordinario di storia economica. Erano presenti il coordinatore ed il presidente diocesano don Danilo Priori e Francesco Ti-nari. L’arcivescovo di L’Aqui-la, mons. Giuseppe Molinari ha offerto alcune considera-zioni sull’impegno dei cri-stiani nella vita politica e ne ha auspicato l’impegno come “lievito attivo”, come alta forma di carità. La presidente della Provin-cia, Stefania Pezzopane, nel suo intervento ha afferma-to che nel volontariato e nell’associazionismo vede un aiuto fondamentale per dare significato alla vita, an-che quando questo sembra essersi smarrito. La parola è quindi passata alla solidarietà a cominciare da Cristiana di Cesare rap-

dal sisma del 6 aprile. Il filo conduttore di tutta la gior-nata è stato quello della speranza; ogni preghiera, ogni riflessione, ogni testi-monianza sono state carat-terizzate da questo spirito. “Spes”, Speranza, era que-sta la parola dipinta su di un murale che ogni gruppo universitario, col suo matto-ne, ha contribuito a formare, come si fa con i tasselli di un puzzle. Commoventi le testimonian-ze di alcuni ragazzi abruzze-si che, raccontando l’espe-rienza del terremoto, hanno manifestato la loro speranza nel futuro. A chiusura della giornata è stata celebrata la Santa Mes-sa, presieduta dal nostro ar-civescovo mons. Giuseppe Molinari. Molti sono stati gli attimi intensi della celebrazio-

presentante dl Consorzio Parco composto da piccole e piccolissime aziende agro alimentari che, fuori dal cir-cuito della grande distribu-zione, sono aiutate dall’Ac per la vendita a distanza dei loro prodotti tipici. Ha chiu-so la prima parte del con-vegno Anna Maria Monti, presidente del comitato re-gionale Unicef Abruzzo che ha presentato il libro “E… vola, vola, vola” che racco-glie testi scritti dai bambini delle tendopoli dell’aquila-no grazie all’aiuto di nume-rosi insegnanti. Il dibattito si è quindi aper-to con l’intervento di mons. Sigalini. Le fede è un “atto intellettualmente onesto ed umanamente sensato” che ti fa sentire l’amore di un Padre, non è un tranquillan-te dell’anima, ma ha come

ne. Primo tra tutti quello dell’omelia dell’arcivesco-vo aquilano che ha invitato tutti a guardare nel Cristo morto, ma risorto la rinasci-ta; importante è stato poi il momento dell’ offertorio, quando la stoffa firmata da-gli studenti presenti al pel-legrinaggio è diventata to-vaglia per l’altare. Infine la preghiera eucari-stica, durante la quale sono stati ricordati, uno per uno, tutti gli studenti vittime del terremoto. Anche noi voglia-mo salutarli: Ciao ragazzi!

Annalisa Mazza e Rita Colagrande

Un murales realizzato dagli universitari in occasione

dell’incontro regionale

I l convegno “Fede, cul-tura e lavoro: un per-corso di ricostruzione e speranza” promos-

so dall’Azione Cattolica Italiana ha avuto luogo lo scorso 14 novembre presso l’auditorium della Guardia di Finanza. L’incontro si inse-risce nel cammino di prepa-razione della Chiesa italiana alla Settimana Sociale di Reggio Calabria dell’otto-bre 2010 e le considerazio-ni sui temi trattati sono stati un’occasione per la nostra città dell’Aquila per coniu-gare speranza e ricostruzio-ne. Tanti i presenti, membri dell’Ac e non. Il convegno è stato aperto dal presidente regionale Giulio Saraceni. I relatori sono stati il vescovo di Palestrina, mons. Domeni-co Sigalini, assistente gene-rale dell’Ac, Franco Miano,

L o scorso 7 novem-bre il Santuario di san Gabriele dell’Addolorata ha

ospitato 4000 universitari, giunti a Isola del Gran Sasso per partecipare al VII pel-legrinaggio degli studenti romani e abruzzesi . “Lo ri-conobbero nello spezzare il pane” (Lc24,35), è stato il titolo della giornata aperta-si con il benvenuto di mons. Lorenzo Leuzzi, direttore del’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, e seguito dall’in-tervento di mons. Michele Seccia, vescovo della dioce-si di Teramo-Atri. Quest’ultimo ha invitato tutti a ripartire dalle macerie per ricostruire un futuro nuovo. La volontà di quest’anno è stata, infatti, quella di dimo-strare solidarietà e sostegno ai ragazzi abruzzesi colpiti

incontri

I l pellegrinaggio è un feno-meno religioso complesso, comune a tutte le religioni mondiali e praticato dalla

maggior parte dei fedeli. Le dina-miche di questo viaggio sacro so-no principalmente due: il raggiun-gimento di una meta religiosa e il ricongiungimento personale con la collettività universale dei cre-denti. Nell’ambito cristiano il pel-legrinaggio è, fin dai primi secoli, ampiamente praticato e vissuto, come un’esperienza spiritualmen-te vivificante e rigeneratrice. Pelle-grinare è un dovere-diritto di tutti i credenti, così che in passato non erano solo le persone comuni ad intraprendere questi viaggi sacri, ma anche i grandi del tempo, quali nobili, re e papi etc. Reinserendo-si in questa tradizione, il 29 agosto scorso, al termine della consueta Perdonanza, è iniziata la solenne “peregrinatio” delle spoglie mor-tali di Pietro Angelerio, meglio co-nosciuto come Celestino V. La “peregrinatio” sta toccando tut-te le sedi episcopali della nostra regione, cercando di riallacciare e rinsaldare il forte legame che papa Celestino ha sempre avuto con il territorio abruzzese. L’inte-ra “peregrinatio” si protrarrà fino all’agosto del 2010, mese in cui ricade anche la chiusura dell’anno celestiniano. Il lungo viaggio, che Celestino sta compiendo nella sua

terra, è principalmente una buona occasione di riflessione religiosa, ma anche una possibilità imperdi-bile per rideterminare e ripensare la figura di questo povero monaco, divenuto poi papa, ripulendola da tutte le sconvenienti esagerazioni di quest’ultimi anni. In primo luogo con questo cammi-no Pietro Angelerio vuole riconfer-mare la sua umanità, la semplicità della sua scelta di vita e la sua ap-partenenza a questa terra, soprat-tutto in questo momento così triste. Il legame con il suo popolo viene ulteriormente sottolineato dalla comune condivisione delle avver-sità del dopo terremoto: anche Ce-lestino non ha più un tetto sotto cui stare, tanto che con un po’ di ironia si potrebbe definirlo come il primo papa terremotato della storia. In secondo luogo il pellegrinaggio del pontefice è la testimonianza più viva e diretta del dolore di una città distrutta, del disorientamento di una società sfaldata e dei timori di una gioventù spaesata. In ultimo Celestino con la sua “peregrina-tio” vuole essere la dimostrazione della speranza di un popolo che, pur avendo accettato i tristi even-ti dell’aprile scorso, non si è mai arreso ed è impaziente di riparti-re per ritornare alla vita di prima, racchiusa, per il momento, soltanto nei suoi ricordi.

Luca Capannolo

Convegno Ac Fede, cultura. lavoro

Tre parole per ricostruirepunto di partenza la ricerca di Dio quando ne sentiamo l’assenza dalla nostra vita. Mons. Sigalini ha auspicato una ricostruzione delle chie-se aquilane affinché intorno ad esse possa ritrovarsi il popolo di Dio per dare ossi-geno all’amore vicendevole perché questo è il senso del-la fede. Un pensiero ribadito anche da Franco Miano, che ha spiegato come il terremo-to necessiti di una risposta davvero globale, che sia in grado anche di “puntellare il pensiero e le relazioni”. So-no tre, secondo il presidente di Ac, gli strumenti concet-tuali utili per riflettere sulla ricostruzione spirituale del-la società: l’idea di memoria, quella di comunità e quella di territorio.

Francesco Mazza e Angela Alfonsi

>Una piccola perla preziosaLa Consulta regionale laicale

Definita da mons. mons. Tommaso Valentinetti, vescovo di Pescara, all’inizio del suo intervento, come “piccola perla preziosa che si incastona nel percorso delle nostre comunità”, la Consulta Re-gionale delle Aggregazioni Laicali ha chiamato a raccolta la Chiesa d’Abruzzo e Molise, nell’Audito-rium della Parrocchia dei Dodici Apostoli a Chieti Scalo, nel pomeriggio di domenica 8 novembre.Mons. Valentinetti ha illustrato i contenuti e l’iter della formazione, dei messaggi che la Conferen-za episcopale abruzzese e molisana ha lanciato attraverso il documento del 25 luglio 2008 “Una nuova sobrietà per abitare la terra” e quello, an-cora più recente, del 25 febbraio 2009, “Al servi-zio del bene comune”. www.diocesilaquila.itNel suo intervento mons. Valentinetti ha cercato di rapportare i due documenti al tema dell’incon-tro: “Il bene comune per un’etica della politica e dell’ambiente”, rappresentativo di una sintesi efficace e raccogliendo intorno ad esso la dispo-nibilità di alcuni vescovi che si sono impegnati a tradurre in realtà gli auspici Consulta.Notevole il numero di interventi, al punto che si è dovuto dare lo stop per non sforare di troppo i tempi stabiliti. A rendere una nota negativa, che tuttavia non ha certo pesato sulla comunione ecclesiale che ha animato l’intero pomeriggio, è stata la quasi com-pleta diserzione della prima fila, quella riservata alle autorità.Ha fatto riflettere anche la limitata partecipazio-ne aquilana, di laici e non, a questa come ad altre recenti manifestazioni di comunione ecclesiale. Occorre vigilare di fronte al rischio di chiusura eccessiva e di accartocciamento postumo sotto le macerie delle nostre chiese e dei nostri spazi di comunione. E questo la realtà cattolica di una comunità civi-le, così tanto provata, non credo che se lo possa permettere.È auspicabile un confronto costruttivo e sereno, magari proprio in seno a quell’ambito di comu-nione ecclesiale - citato dai vescovi presenti al Convegno – qual è il Consiglio Pastorale.

Assunta Graziosi Segretaria Cdal L’Aquila

6 Vola 30 novembre 2009 Vola 30 novembre 2009

incontri8 Chiese 9Vola 30 novembre 2009 Vola 30 novembre 2009

Informazione Un geologo parla di prevenzione

Perché capire dopo il terremoto

per persone diversamente abili, il centro S. Pio X. Prima del concerto molte autorità sono intervenute, primo tra tutti il padrone di casa Fa-brizio Lisi, Generale della guardia di finanza, che ha espresso la felicità, sua e di tutta la Guardia di Finanza, di poter essere di aiuto al-la popolazione aquilana. Al Generale è stata donata una targa con su scritto “grazie di aver fatto della Guardia di Finanza la grande casa di tutti gli aquilani”; Dopo di lui sono intervenuti mons. Giuseppe Molinari, arcive-scovo dell’Aquila, altre au-torità e il direttore della Ca-rispaq dott. Tordera. Infine il presidente della “Saving L’Aquila”, ha raccontato com’è nata l’idea di questo progetto, di come nei gior-ni dopo il sisma, trovandosi

fessore universitario come lui, ma è riuscito a calamita-re l’attenzione dei convenuti con una semplicità di lin-guaggio e di ragionamento che davvero tutti avrebbero potuto capire. Capire cosa? Soprattutto perché capi-re ora che la tragedia si è consumata? Capire quanto sia importante informarsi, quanto sia indispensabile che ciascun cittadino sappia che l’ambiente in cui vivia-mo è una risorsa preziosa, che ci fa vivere serenamen-te. Questo però a patto che l’uomo sappia rapportarsi bene con l’ambiente, sappia

sulla costa, sentiva di dover fare qualcosa per ricomin-ciare e per aiutare gli altri; “Se uno crede ai sogni que-sti si possono realizzare”. L’associazione ha creato un ciondolo con sopra una “L” apostrofata su cui si intra-vede un’aquila in volo. Dalla vendita di questo ciondolo non solo all’Aquila, ma in tutta Italia, si ricaveranno altri fondi per la costruzione del centro per diversamen-te abili.A metà del concerto di Simo-na Molinari accompagnata dalla Mosca jazz band, sono saliti sul palco alcuni dei ra-gazzi della comunità di San Pio X testimoniando la loro voglia di ricominciare e di stare insieme, e chiedendo una struttura per poterlo fa-re. Sullo sfondo quando so-no state proiettate le imma-

cioè capire dove può co-struire e dove no, dove deve adottare misure particolari di costruzione e dove inve-ce lasciare che il territorio rimanga non edificato. Ai circa duecento parteci-panti – studenti universitari per la maggior parte, ma anche semplici cittadini cu-riosi di capire – è rimasta in mente una parola: preven-zione. “I terremoti, che sono eventi naturali e ripetitivi, non si possono prevedere, ma si possono prevenire”, ha ben esposto il prof. Parot-to. E prevenire vuol dire sa-pere su quale terreno poter

Si è svolto il 18 novem-bre presso l’audito-rium della finanza il concerto di benefi-

cenza “Una gioia per te una casa per loro” organizzato dall’associazione “Saving L’Aquila onlus” in collabora-zione con Simona Molinari; la cantante aquilana ha pre-sentato il nuovo video della canzone “Nell’aria” girato nel centro storico della città; il ricavato delle vendite sa-rà devoluto al progetto per la realizzazione di un centro

Sabato 13 novembre si è svolto a L’Aquila presso il centro dire-zionale “Via Strinella

88” un convengo intitolato “Geologia dell’Aquila per aquilani”. Si è trattato di un convegno aperto a chiun-que si volesse informare su cosa sono i terremoti, come agiscono e quali attenzioni vanno tenute. Organizzato dall’ordine dei geologi del-la regione Abruzzo, ha visto relazioni di vari studiosi, tra cui Parotto, docente di geo-logia all’università di Roma Tre. Avrebbe potuto spaven-tare una lezione di un pro-

Concerto per L’Aquila Musica e canto per un progetto di solidarietà

se uno crede ai sogni…gini della distruzione della nostra città, il clima si è tra-sformato; sguardi persi e la-crime hanno inevitabilmen-te preso il sopravvento sui sorrisi di pochi attimi prima. La serata si è conclusa con la musica di Simona Molinari e l’intervento di Guido Berto-laso, arrivato all’ultimo mo-mento a causa dei suoi mille impegni.Mi piace finire con le parole con cui la cantante ha con-cluso i suoi ringraziamenti all’interno del dvd: “Chi ha braccia per sorreggere si rimbocchi le maniche, chi ha occhi per non dimentica-re osservi, chi ha voce per raccontare… canti!”

Alessandra Di Stefano

costruire. Significa adottare le giuste misure perché gli edifici, specialmente quelli abitativi, non cedano e tanto meno facciano vittime. Sono rimaste alcune domande aperte, che è bene lasciare a ciascuno: come pensare la ricostruzione di quello che non si può adattare alle giuste norme antisismiche (es. gli edifici antichi)? E chi invece ora abita questi edi-fici? Giuste domande non di esperti, ma di sensati citta-dini che vogliono vivere e vivere bene.

Giulio Signora

Grazie al sindaco di RomaLa nuova “chiesa” di Pile

Grazie al dono del tendone fatto dal Sindaco di Roma Gianni Alemanno la parrocchia di Pi-le (7000 abitanti) può avere un centro dove riunirsi e cele-brare.

Culto Gli edifici agibili per le Feste

Le chiese “di Natale”

Ecco l’elenco degli edifici religiosi per i quali è già stata espletata, o in via di espletamento, la gara per

l’aggiudicazione dei lavori di con-solidamento e restauro necessari per rendere agibile i complessi architettonici in argomento per il Natale 2009.

OCRE SAN PANFILOCHIESA DI S. PANFILO

L’AQUILA CRISTO RE

L’AQUILA TEMPERACHIESA S. MARIA DELLE GRAZIE

L’AQUILA ASSERGICHIESA S. MARIA ASSUNTA

L’AQUILA SAN VITTORINOCHIESA S. MICHELE ARCANGELO

L’AQUILA SANTI DI PRETUROCHIESA SAN DONATOBARETECHIESA DI S. VITO

L’AQUILA BAGNOCHIESA S. MARIA DI BAGNO

L’AQUILA CHIESA S. RITA

L’AQUILA COPPITOCHIESA DI S. PIETRO

L’AQUILA CAMARDACHIESA DI S. MARIA DI VALLEVERDE

MONTEREALE - FRAZ. S. VITTORIACHIESA DI SANTA VITTORIA

MONTEREALE - FRAZ. ARINGOCHIESA S. SALVATORE

MONTEREALE - FRAZ. CABBIACHIESA DI S. MARIA ASSUNTA

ACCIANOCHIESA S. PETRONILLA

L’AQUILA - FRAZ. S. MARCO DI PRE-TUROCHIESA S. MARCO

L’AQUILA - FRAZ. PRETUROCHIESA S. PIETRO APOSTOLO

TORNIMPARTECHIESA DI S. VITO

PRATA D’ANSIDONIACHIESA S. NICOLA DI BARI

NAVELLI - FRAZ. CIVITARETENGACHIESA SANT’EGIDIO

MONTEREALECHIESA S. MARIA DEL SUFFRAGIO

VILLA S. ANGELOCHIESA MADONNA DELLE GRAZIE

SASSACHIESA S. GIUSTA

LUCOLI - FRAZ. S. MENNACHIESA DI S. MENNA

ACCIANO BEFFICHIESA SAN MICHELE ARCANGELO

FOSSACHIESA SAN CLEMENTE

L’AQUILA PAGANICACHIESA SAN GIUSTINO

PRATA D’ANSIDONIA - TUSSIOCONGREGA DI SAN GIUSEPPE

L’AQUILA - PAGANICACHIESA MADONNA D’APPARI

SCOPPITO CIVITATOMASSACHIESA S. GIOVANNI BATTISTA

L’Aquila, ........................................................

Presidenza del Consiglio dei MinistriDIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE

Ufficio del Vice-Commissario delegato per la tutela dei Beni Culturali odpcm n° 3761 del 01 maggio 2009

C.F. 93045210668

Scuola Guardia di Finanza – Coppito, L’Aquila Palazzina C1, 2° piano

Tel. 0862 312479 – fax 0862 319121

Alla Curia Arcivescovile di L’Aquila

FAX 0862.33.23.21

Prot………………del……………….

Oggetto:Progetto “Una chiesa per Natale” Edifici religiosi inseriti nel territorio della Curia Ve-

scovile di L’Aquila –Comunicazione aggiudicazione lavori.

Con riferimento all’oggetto, agli accordi intercorsi, si inoltra di seguito l’elenco degli edifici re-

ligiosi per i quali è già stata espletata, o in via di espletamento, la gara per l’aggiudicazione dei

lavori di consolidamento e restauro necessari per rendere agibile i complessi architettonici in ar-

gomento per il Natale 2009.

In relazione a ciò si chiede, qualora non sia già stato fatto,di procedere urgentemente con la no-

mina del direttore lavori per ogni intervento indicato in elenco, in ottemperanza all’art..130 del

D.Lgs 163/2006 e s, m.i..

Inoltre, in relazione alle finalità del progetto, si ribadisce la necessità che i lavori vengano conse-

gnati immediatamente.

Restando a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento nel merito, si inviano cordiali saluti

Il Vice Commissario Ing. Luciano MARCHETTI

PM

10

Bernardino Vittorini è nato a Preturo di L’Aquila l’11 luglio 1926, dove risie-

de, già docente di Lingua e Letteratura francese in vari Istituti Superiori, ha collabo-rato, come incaricato delle esercitazioni di Francese, all’Università di L’Aquila con il Professor Guido Saba ed è stato poi per anni Pre-side delle Scuole Medie di Montereale, Pizzoli e L’Aqui-la (“Teofilo Patini”). Consi-gliere comunale della sua città nei primi anni del ‘’60, in tale veste è stato anche delegato del Sindaco per il suo paese.Instancabile promotore di attività culturali, per le quali è conosciuto e apprezzato dai suoi concittadini, ha or-ganizzato numerosi spet-tacoli teatrali, conferenze, dibattiti, mostre, incontri di poesia. Musicista autodidat-ta, ha studiato canto come baritono ed è organista e direttore del Coro parroc-chiale. Da tempo coltiva la poesia e ha anche ottenuto significativi riconoscimenti di alcuni premi letterari.La sua esistenza è stata scon-volta dalla prematura perdi-ta della figlia Maria Cristina, morta a 36 anni dopo una terribile malattia affrontata con cristiana rassegnazione. Pur se fortemente provato, ha mantenuto salda e viva la sua Fede ed è un esem-

pio per i suoi familiari, che guida e sostiene nella quo-tidiana accettazione della Volontà divina.La Fede dell’Autore è il filo conduttore del libro, dove la presenza e l’intervento di-vino nella storia dell’uomo e nella natura traspaiono in tutte le poesie, i racconti e le divagazioni.Senza nessun timore affron-ta argomenti che riguarda-no l’uomo e il suo rapporto con Dio, con la chiarezza e il convincimento che il Cri-stianesimo esprime una Ve-rità assoluta e non si farà mai schiacciare dal nulla, angosciante e nichilista, del “pensiero debole” che la cultura (!!?) dominante cer-ca di imporre all’uomo con-temporaneo.Persino quando affronta il mistero della morte nella

Il contadino dell’Aterno Poesie, racconti, divagazioni

Pane al pane, vino al vinopoesia del “2 novembre”, dove, esaltando il crocifisso, mette in risalto quei dialo-ghi spirituali, fatti a volte di semplici gesti materiali e simbolici, che le persone instaurano con i defunti du-rante le visite al camposan-to, in una “corrispondenza d’amorosi sensi”, vuole ribadire che è questo che permette al Cristiano di vi-vere la propria esistenza terrena con gioia e, quindi, di accettare anche l’immen-so dolore della separazione dai propri cari in un rappor-to (spirituale) tra vivi, certo di una vita oltre la vita.Il titolo è spiegato diretta-mente dall’Autore, nella se-guente nota introduttiva al libro: «Perché come titolo “Il con-tadino dell’Aterno”? Jac-ques Maritain, per spiegare il titolo dato al suo libro “Il contadino della Garonna”, scriveva che “un contadino del Danubio (o della Garon-na) è, come si sa, un gua-stafeste, ossia un uomo che dice pane al pane e vino al vino”.Anche il contadino dell’Ater-no è unanimemente consi-derato un guastafeste, ossia “un uomo che dice pane al pane e vino al vino”.Quindi anch’io, vero figlio della valle amiternina, con questo mio primo volume di poesie, racconti e diva-gazioni, come Maritain, dico: “È proprio ciò che io vorrei tentare di fare, molto modestamente e non sen-za temere d’essere impari al compito, meno agevole certo di quanto si potrebbe supporre.” »

Angelo Zaccagno

11storia

F osse ancora vivo, Ange-lo Narducci, aquilano, Di-rettore stori-co di “Avveni-

re” (dopo la breve parentesi di Leonardo Valente e con questi iniziatore, nel 1968, della stupenda avventura del quotidiano nazionale di ispirazione cattolica), avrebbe 79 anni. È morto in-vece a maggio di 25 anni fa, mentre la prima legislatura dell’Unione Europea, di cui era Parlamentare, volgeva al termine, nella pienezza del-la maturità professionale, politica, poetica. A lui ben si adattano le parole della Sapienza: “Consummatus in brevi explevit tempora mul-ta”; fu impegnato politica-mente fin da ragazzo, bruciò le tappe della professione giornalistica rivestendo ruoli di Caposervizio, di vi-cedirettore e di Direttore a “Il Popolo”, “La gazzetta del popolo” e quindi di “Avve-nire”, esordì giovanissimo in letteratura con un volu-metto di poesie stampato in proprio all’Aquila dalla Tipografia Centofanti dal titolo suggestivo e profetico insieme, “Stagioni”, fu firma autorevole delle maggiori riviste letterarie dell’epo-ca, da “Il Caffè” alla “Fiera letteraria” mentre, in edizio-ni esclusive “per gli amici” e quindi fuori commercio, pubblico numerosi libri di poesie che erano le sue strenne per le festività. Da Parlamentare Europeo, come ricorda il suo amico fraterno, Angelo Paoluzi, che fu suo vicedirettore ad Avve-nire e che gli successe nella direzione, volle occuparsi dei rapporti con il terzo mondo, partecipando al Gruppo Eu-ropa-Africa, finché lo colse la morte, dopo una malattia accettata con la consapevo-lezza dell’uomo di fede che vede oltre questo esilio e già si inabissa in Dio.Il Direttore di “Vola” mi ha chiesto di parlare di Ange-lo Narducci: ho risposto sì con entusiasmo, ma adesso

avverto tutte le remore che mi derivano dall’essergli cugino ed emulo, anche se assai lontano dai traguardi che egli raggiunse. Con l’Istituto di Abruzzesi-stica e Dialettologia che ho fondato e presiedo, s’era stabilito di ricordare il ven-ticinquesimo della morte di Angelo, anche dietro le amorevoli pressioni di Pa-oluzi. Altri amici avevano avviato l’iter per una inti-tolazione toponomastica al suo nome”. Stavamo orga-nizzando ogni cosa, quan-do il terremoto di aprile ci ha costretti al rinvio. Come guida ai lavori avevamo una preziosa tesi di un sacerdote napoletano, don Giuseppe Merola, che avevamo distri-buito a coloro che avreb-bero dovuto relazionare. Quella tesi è diventata nel frattempo un libro, “Angelo Narducci e Avvenire” , che è la storia, come recita il sot-totitolo, “di un giornalista, poeta, politico con l’ansia di essere cristiano”. Un cri-stiano incrollabile, pur nelle incertezze del cammino, che emerge già dalla sua prima

raccolta di poesie (1952), in versi colmi di serenità e di speranza: “C’è Dio dietro la porta che guarda/ se il ma-le ci spezza/ se il pane ci manca/ c’è Dio che guarda/dietro la porta bianca/ Se muti dinanzi al dolore/ non sappiamo che dire/ se ci spezza il soffrire/ se il cuore fa male/ non essere stanca, mamma/ Dio ci rinfranca”.Se vogliamo, Angelo Nar-ducci traeva questa certezza della presenza di Dio, pro-prio dalla radici contadine dei suoi, genitori: il padre, fratello del mio, originario di Vigliano, la madre, friu-lana.A casa sua, come nella mia, non si muoveva foglia, co-me dice un vecchio adagio, senza pensare che Dio non lo volesse. Ed ogni momen-to della giornata si svolgeva sotto il suo sguardo, dalla preghiere del mattino e del-la sera a quelle dei poveri pasti, al rosario in famiglia, al segno di croce che cade-va sul bucato come sul pane quotidiano.La stessa certezza della pre-senza di Dio nell’uomo e nella storia, lo aveva portato a non inseguire il successo effimero che per molti è il

traguardo ultimo, nemmeno nella propria professione. Pure avendone avute tutte le possibilità, egli restò fedele a quella idea della profes-sione, che escludeva titoli e prebende sostanziose. Scri-veva all’amico Paoluzi: “Se credessi che l’uomo è nato per essere felice cercherei anche il successo: ma chi è persuaso che si vive per la libertà e l’amore, per essere redenti dalla colpa di nasce-re e di esistere, potrà cercare mille cose, strane e assurde se vuoi, non l’appagamento di qualche vanità che invece compete a quanti ripongono nell’avere, anziché nell’es-sere, la propria verità”.

Nella ricerca della verità, e quindi nella esigente pro-posta che attraverso “Avve-nire” egli lanciava non solo al pubblico dei lettori, la scrittura di Angelo Narduc-ci non fu mai gridata, sopra le righe, offensiva, sempre lasciando egli intoccabili la dignità e il rispetto dovuti agli interlocutori silenziosio vivaci con i quali incrocia-va i suoi giorni.Lo stesso rispetto che mi in-culcò, quando lavoravo co-me vaticanista a “Il Popolo”, il quotidiano che fu suo, nei radi incontro ai “Tre scalini” di Piazza Navona, quando il suo ruolo lo portava da Mi-lano a Roma.Così carico di responsabi-lità, così cresciuto in fretta, così pensoso, Angelo Nar-ducci; ma anche così ricco di humor e di freschezza, di distacco dalle cose che pas-sano proprio in virtù dell’As-soluto che conta. Ciò che gli permise di restare fino alla fine dei suoi giorni “Il ragaz-zo che ero” di un suo volume di poesie che ancora oggi, a rileggerlo, tramuta in rim-pianto le occasioni perdute di una più ravvicinata fre-quentazione.

Mario Narducci

ritrattoVola 30 novembre 2009 Vola 30 novembre 2009

>vola L’AquilaQuindicinale dell’Arcidiocesi di L’Aquila

DirettoreDon Claudio Tracanna

RedazioneCorso Sallustio, 11167017 Pizzoli (AQ)Tel. 0862 977502 [email protected]

Impaginazionewww.ottaviososio.it

FotoservizioAnnalisa Mazza, Mario Narducci Claudio Tracanna

StampaC.M. Graf - L’Aquila

>[email protected]

Questo è il nostro nuovo indirizzo email! Scriveteci e vi risponderemo sul nostro giornale!

Angelo Narducci Giornalista, poeta, politico

“il ragazzo che ero”

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>La stessa certezza della presenza di Dio nell’uomo e nella storia, lo aveva portato a non inseguire il successo effimero...

La copertina dell’ultimo libro pubblicato su Angelo Narducci.

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12 Letture

È poi arrivato il mo-mento in cui il la-voro ha prodotto il risultato finale. Ecco

là la mia casa, che meraviglia! E le case dei miei amici. E la scuola. E i negozi. E la piaz-za principale dove avremmo potuto far rivivere il nostro mercatino di semi e chicchi di grano. Avevamo ricostru-ito Formicopoli. Avevamo di nuovo la nostra città”. Chi parla è Mika, una picco-la formica, a cui una notte viene portata via la sua vita “normale” dalla Cosa che distrugge completamente la sua città, Formicopoli. La Cosa è il terremoto, che Mi-ka vive e guarda con occhi di bambina, gli stessi occhi dei bambini aquilani che abbiamo incrociato in que-sti mesi e nei quali abbiamo letto lo smarrimento, la pau-

Scrittore aquilano Il nuovo libro di Carlo Scataglini

Una favola per volarera, la rabbia, la nostalgia. Questa favola è dedicata ai piccoli e consigliata ai gran-di per due buoni motivi. Il primo risiede nella potenza dell’allegoria per esorciz-zare e elaborare le paure, e i bambini troveranno nel libro di Carlo Scataglini un valido strumento per affron-tare e superare ciò che la formichina Mika chiama la Cosa. Ma se ciò non bastas-se c’è un’altra buona ragio-ne: il ricavato della vendita del libro e i relativi diritti d’autore saranno devoluti ad attività educative e socia-li nell’ambito del progetto “Per l’Abruzzo: biblioteche e ludoteche per bambini e ragazzi” promosso da un coordinamento di bibliote-che, istituzioni politiche e universitarie, associazioni che vogliono esprimere la

loro solidarietà ai bambini e alle famiglie colpite dal ter-remoto attraverso i libri e la lettura. Può sembrare strano, tra le tante priorità che ha la nostra città, dedicarsi ai libri, e invece servono, eccome! Servono per comprendersi meglio attraverso le sensa-zioni che suscitano, servono per creare e conservare una memoria collettiva, per dare unità a una miriade di emozioni che se vissute in

solitudine sarebbero deva-stanti. Servono per condivi-dere, e la “potenza del fare insieme” è il messaggio di speranza che Scataglini, in-segnante e scrittore aqui-lano che come tutti noi ha vissuto il “suo” terremoto lancia: l’ottimismo, il calore dell’amicizia, la potenza del-la cooperazione e infine la felicità della rinascita. Mika torna finalmente nella sua Formicopoli, e scopre che la felicità si nasconde in una fetta di pizza al pomodoro preparata dalla mamma!Il libro sarà i vendita a parti-re dal 30 novembre, lo si può acquistare, oltre che nelle librerie, sul sito www.azeta-libri: per Natale facciamoci e facciamo un regalo intel-ligente e utile per i nostri bambini e per la nostra città.

Maria Cristina Teti

N on è esatto dire che riapre il ne-gozio di articoli religiosi, perché

lo fa in una veste del tut-to nuova e soprattutto con un’attenzione particolare. Dopo il terremoto la nostra città è rimasta sprovvista, tra le tante cose, di una libreria di cultura e formazione reli-giosa e la titolare Carla Spe-ranza, insieme con il marito Ezio e soprattutto con la fi-glia Anna, si sono resi conto di quanto fosse importante allestirne una nuova. In tempi in cui la buona stampa è un valore da incre-mentare, è prezioso avere un luogo dedicato in cui il cristiano o semplicemente il comune cittadino possa tro-vare libri, riviste e audiovisi-vi in cui potersi fare un’idea matura su se stesso e sulla

Cultura religiosa Riapre il negozio “San Massimo”

La buona stampapropria esistenza. Il nuovo negozio “San Massimo” non vuole essere soltanto una vetrina per addetti ai lavori, né tantomeno punta a ven-dere esclusivamente ogget-ti per il culto, che comunque continua a fare, ma si propo-ne di incentivare la cultura religiosa per chiunque. Ci saranno sconti particola-ri per gli studenti dell’Isti-tuto Superiore di Scienze Religiose e per i religiosi, ma a chiunque verrà messa

a disposizione un accom-pagnamento alla lettura e all’acquisto. Sarà infatti la figlia Anna, studentessa di Filosofia presso la Pontificia Università Lateranense, a curare il reparto libri. La prenotazione dei libri sa-rà completamente informa-tizzata e garantita entro le 48 ore dall’ordine. Il nuovo punto vendita potrà esse-re disponibile anche per la presentazione di nuovi libri pubblicati di interesse reli-gioso, specialmente locale. Il nuovo negozio si tro-va presso l’ex capannone “Icra”, immediatamente dopo l’uscita del casello au-tostradale di Aquila ovest, sulla S.S. 17bis al civico 25, all’interno di un piccolo centro commerciale.

G. S.

Vola 30 novembre 2009

>è prezioso avere un luogo in cui trovare libri, riviste e audiovisivi in cui potersi fare un’idea matura su se stesso e sulla propria esistenza.