Qui Pantianicco. 27

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Anno Domini 2006 Anno Domini 2006 Qui Pantianicco Qui Pantianicco

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2006. Bollettino parrocchiale di Pantianicco.

Transcript of Qui Pantianicco. 27

Anno Domini 2006Anno Domini 2006

Qui PantianiccoQui Pantianicco

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EDITORIALE

Questo è il tema dell’impe-gno pastorale della nostradiocesi nel prossimo trien-nio:2006-2007: cristiani capacidi dire e trasmettere la fedenella vita affettiva e nellerelazioni;2007-2008: trasmettere lafede nella complessità enella sofferenza;2008-2009: trasmettere lafede nel lavoro, nel tempolibero e nella festa.Ci troviamo nella difficoltàdella crisi della famiglia,della trasmissione dellafede ai giovani, per esserecristiani autentici, mante-nendo le radici culturali ecristiane dei nostri padriaquileiesi e friulani. Le

Prima Comunione - Mereto 08.10.2006 - Rocco Emanuele.

Cresima a Mereto, 11.03.2006 - Brandolino Mauro e Visintini Sara.

CRISTIANI CAPACI DI DIRE E TRASMETTERE LA FEDE OGGI

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Don Giovanni unito al Consiglio

Pastorale, al Consiglio per gli

affari economici e ai collabora-

tori del Bollettino Parrocchiale,

augura ai Pantianicchesi resi-

denti e sparsi per il mondo un

Felice Natale ed un buon 2007!

SANTO NATALE 2006

Semina, seminal’importante è seminare- poco, molto, tutto -il grano della speranza.Semina il tuo sorrisoperché splenda intorno a Te.Semina le Tue energieper affrontarele battaglie della vita.Semina il Tuo coraggioper risollevare quello altrui.Semina il Tuo entusiasmola Tua fedeil Tuo amore.Semina le più piccole cosee nonnulla.Semina e abbi fiducia:ogni chicco arricchiràun piccolo angolo della Terra.

Anonimo

difficoltà spronano, cam-minando insieme, a vivereuno stile di vita coerente alivello personale, familiaree sociale.La fede va intesa come“veri tà di fede” e come“relazione vitale” con Dioper mezzo di Gesù Cristonello Spir i to Santo. Lafede va vissuta nel contestosociale, nel mondo. Lafede non è un fatto privato,ma testimonianza. Tutti icristiani sono protagonistiresponsabili della testimo-nianza e della trasmissionedella fede, partendo dallafamiglia, primo luogo dovesi trasmette la vita con isuoi valori. I destinatarisono tutti: credenti, prati-canti, cristiani e non cri-stiani, valorizzando l’ini-ziazione alla vita cristianaper giungere al la fedeadulta che ha come centrol’Eucaristia.Ci accorgiamo dell’urgen-za di umanizzare l’esisten-za terrena, mettendo alcentro la persona. La fami-glia è il segno forte chel’amore di Dio è in mezzoa noi. Siamo chiamati adamare la Verità per essereliberi, persone autentiche efelici. Siamo chiamati adeducarci a una coscienzamorale con valori oggettivie validi per tutti: del vero,del buono, del bello, del

giusto, corrispondente conla dignità della persona.Di fronte a un mondo riccodi potenzialità e di doloro-se contraddizioni, c’è biso-gno di un rinnovato annun-cio della fede, converten-doci, convinti che cristianinon si nasce, ma si diventa,come dicevano i Padridella Chiesa. Non è suffi-ciente la catechesi, ci vuolela catechesi vissuta e testi-moniata; non è sufficientela Messa, bisogna che siavissuta nella settimana.Il rischio di oggi è di esse-re “asfissiati” dal “fare”,dall’ “avere”, dall’immagi-ne, dall’ individualismo,dallo svuotamento deivalori, dall’incapacità direlazionarsi.È stato detto che “nessunuomo è un’isola”. Tu esistiin quanto sei in relazione.C’è solitudine quando nonc’è relazione. Se c’è rela-zione c’è vita, c’è capacitàdi incontrarsi, di amare, diessere insieme, di progetta-

re, di migliorarsi e miglio-rare.Come cristiani riconoscia-mo che la relazione èessenzialmente Dio stesso:DIO TRI-UNITÀ (Trinità)di persone che interagisco-no e si amano.La Bibbia ci parla di“nuzialità” nella relazionesposo-sposa: creature doveDio ha impresso la suaimmagine. Due esseridist int i e differenti : i lmaschio e la femminachiamati a unità. Questoimplica un cammino, unatensione di comunione, èfatica, è esodo per andareverso una terra ignota(perché differente dellamia) che è abitata dall’al-tro/a, ma destinata a diven-tare amore, coltivando ladistinzione e la reciprocità.Cristo ci offre la NuovaAlleanza caratterizzata dadisposizioni interiori :mutua comunione, benevo-lenza, tenerezza, perdono,misericordia, fedeltà. Cosìognuno diventa “dono” ,“regalo” per l’altro e pertutti. È indispensabile vive-re l’incontro con gli altricon relazioni forti, condivi-dendo e lavorando insiemenella parrocchia e nellazona pastorale, sapendoascoltare.Auguro ad ognuno unarinasci ta personale delCristo, che dia speranza eil senso della responsabi-lità coerente per realizzarela pace del cuore. Mariache ci ha donato Gesù e havissuto accanto a Lui ,mantenga la sua presenzaaccompagnante in tutte lecircostanze della tua esi-stenza.Auguri

don Giovanni Boz

Salute e bene a tutti. Ancora una volta, con buona volontàe spirito di solidarietà, siamo riusci-ti a realizzare questo bollettino perentrare nelle vostre case e portarviun cordiale saluto ovunque voi siate.La Parrocchia desidera far sentire lasua vicinanza e la sua compartecipa-zione nei momenti felici e soprattuttoin quelli bui della vita quotidiana diogni famiglia. E lo fa con questogiornalino che cerca di collegarequello che noi viviamo, con il passa-to, guardando all’indietro di piùgenerazioni.Le lumache lasciano una scia dietrodi sé, così dobbiamo fare noi, senzapresunzione.Quel segno sulla carta è prezioso pernoi e per quelli che verranno dopo,perché impareranno anche dai nostrierrori. E ci diranno grazie perchénon abbiamo avuto paura di mostra-re quello che siamo. Questo è loscopo del bollettino, dando prova atutti i pantianicchesi che sono menosoli di quello che pensano. Qui c’è lapresenza viva della gente di ieri e dioggi, vivi e morti che si ritrovano,c’è lo spirito di appartenenza, il sen-tirsi figli della stessa terra, ricordan-doci che siamo ancora fratelli, tuttiuniti, nella religione, nella storia, nellavoro, nel sudore.E come nel rito delle rogazioni di untempo, si invocava protezione pertutti, lo facciamo anche noi, nell’at-tuale tormentato 2000, rivolgendocialle quattro parti del mondo: “Da lasaeta e da la tempiesta, dal flagjeldal teremot, da li disgracis, da la fane da la guera, da l’aer impestat diradiasions, e sopradut dal terori-sm…liberainus Signor!”Benedetti e rinfrancati dalla lucedella fede salutiamo tutti col nostrobeneaugurate MANDI, il cui signifi-cato è duplice: “nelle mani di Dio(Mane Deo) e che tu viva a lungo”(Mane Diu).

E’ Natale: la festa più intima e fami-liare della nostra tradizione religio-sa, è ancora un’occasione per fer-marsi a pensare, per vivere un più

stretto rapporto con se stessi e con ipropri ricordi. La casa torna adessere, per qualche giorno un rifu-gio sicuro nel quale poter ritempra-re forze fisiche e morali. La fami-glia diventa il luogo centrale di unaconvivenza quasi smarrita nella fre-nesia della moderna quotidianità.Natale è un’ottima occasione perricostruire idealmente l’unità dellafamiglia spesso sparsa ai quattroventi. Il tempo assume un ritmodiverso, si può stare insieme, perparlare, per scoprirsi meglio, anche

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dopo lunghi anni di vita in comune..C’è anche il tempo per raccontareai più giovani come si viveva ilNatale “ai nostri tempi”.Trasmettendole si rivivono conestrema intensità emozioni che sicredevano perdute.Chiunque abbia occhi e cuore, per-cepisce la magia del Natale, dellostare insieme, per volersi bene dav-vero.A tutta la nostra brava e laboriosagente, la gioia del Natale portitanta pace e serenità.

Saluto della Redazione

Pantianicco 1960Ricordo di un convivio in casa Della Picca per festeggiare Cisilino Giovanni eNorma in visita al paese natio.Al centro Manazzone Leone e la moglie Cisilino Rosa, alla loro sinistra Della PiccaEzechiele (Zario) con il piccolo “Richeto”. A destra Manazzone Mentana ed i figliItalo e Oliviero.

Ecco com’era una parte di piazza Cortina nel 1949: si riconoscono in partenzaper l’Argentina: Manazzone Margherita con la figlia Elsa Della Picca e poi Zita,Cesira, Velina, Luisa, Sunta, Nerina, Clementina e Rasimut.

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Terza ed ultima parte

LA’ DI BEPI DI FOTELNella seconda metà del 1800, in questoaltro ramo dei FOTEL, i più anzianiricordano ZUAN e IUDITA con i figliBepi, Vigj e Filumena.Segue un’esauriente descrizione deicomponenti e delle vicende della fami-glia di Bepi di Fotel redatta dal nipoteBruno Zotti:“Famiglia Buttazzoni: Il capostipitedei Buttazzoni di Pantianicco si trasfe-risce da San Daniele al nostro paesenel 1796 (come si trova registrato negliarchivi comunali). Nel 1850 nasceButtazzoni Giovanni Battista(Giobatta) che, alla giusta età, vienemesso a studiare nel seminario diUdine, da cui esce in data non precisa-ta, probabilmente senza aver terminatogli studi.Si sposa con Morassutti Giuditta daCasarsa e dal loro matrimonio nasco-no sette figli: Giuseppe, Luigi,Filomena, Clara, Antonia, Rosa,Alessio.Il primogenito Giuseppe, nasce nel1885 e suo fratello Luigi nel 1887. Nel

1896 vanno emigranti, a lavorare inuna fornace della Stiria. Percorrono ilnon breve percorso a piedi, si narra infamiglia, con, come provviste di viag-gio, del formaggio e delle ciliegie.Nel 1902 Giuseppe emigra inArgentina dove lavora come aiutantegaucho in una estancia. Non soddisfat-to cambia lavoro ed entra all’OspedaleItaliano di Mar Del Plata dove rimanefino al 1914 quando rientra in Italiaper la guerra. Nel periodo argentinonasce nel 1912 la sua primogenitaDerna. La secondogenita Carmennasce nel 1915. Giuseppe, di idee piut-tosto moderne per i tempi, la faràdiplomare all’Istituto Magistrale sot-traendola alla sorte di un lavoropesante nei campi.Nel 1919 ritorna in Argentina e lavoracome capo infermiere sempreall’Ospedale Italiano di Mar DelPlata. Rimane in Argentina fino al1932.Vi ritorna nel 1934 per ritornare defi-nitivamente in patria nel 1937 e quimorire nel 1946 per una banale opera-zione e per un errore dei sanitari diallora.Il fratello Luigi segue più o meno lostesso percorso stabilendosi però aCarlos Casares dove diviene perso-naggio di prestigio e a suo nome oggi èintitolata una piazza ed un quartiere.La sorella Filomena ed il fratelloAlessio emigrano in Argentina e nonfanno più ritorno in patria. La sorellaClara prende i voti e si fa suora in unconvento di Gemona.I due fratelli Giuseppe e Luigi sposanodue sorelle Manazzone della famigliadi Jiulio, Assunta e Aquileia e i discen-denti di quest’ultima vivono oggi inArgentina.”Come Luigi è stato molto apprezzato aCarlos Casares, così Bepi ha lasciatoun segno a Pantianicco. I più anziani,ancora oggi lo ricordano come unapersona di grande modestia, competen-te nella sua professione e sempredisponibile con chi era in difficoltà.Durante la prima guerra mondiale,

quando in paese scoppiò il tifo e poianche la febbre gialla, Bepi fu di gran-de aiuto alle famiglie: faceva più volteal giorno il giro del paese per praticarele iniezioni e la sua preziosa assistenzaagli infettati.Anche Sunta e Carmen vivono nelcuore dei compaesani perché furonoequilibrate, generose, sagge. L’amatamaestra Carmen ha insegnato qui inpaese a più generazioni per quasi 30anni.

LA’ DI SCIORA ROSA E CALISTODI SCJAVOSchiavo Calisto e Campana Rosa.Calisto era il primo dei 10 figli di Tonidi Scjavo, era una persona schiva,molto riservata, debole e per questo fusuccube per tutta la vita della moglieRosa. Morì verso la metà deglianni’40.Siora Rosa era parente di Siora ElenaCampana proprietaria della Trattoriaomonima di Mereto. Raccontano cheancora giovane aveva un carattereforte ed indipendente che l’ha portatain giro per il mondo. E’ stata a lavorarein Egitto alla corte di Re Faruk, poi èapprodata in Argentina dove ha fatto lacaposala all’Ospedale Italiano di

IL BÔRG DI SOTNei primi anni del 1900

Famèis - soranons - mistèirs - emigrasion - curiositâs di pui di un secul fa.

Arta 1930 - Giuseppe in vacanza conla figlia Derna e Carmen.

Udine 1917 - Unica immagine di ClaraButtazzoni, sorella di Giuseppe e Luigi.Si era fatta suora ed è morta giovanissi-ma a Gemona nell’aprile del 1921.

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Buenos Aires. Nel frattempo ha cono-sciuto Calisto, che era un gran bell’uo-mo e faceva il modello in vetrina in ungrande negozio di vestiti nella Capitale(a quel tempo non esistevano i mani-chini).Lei fece entrare anche Calisto a lavora-re nello stesso Ospedale. Erano glianni ’20, i due si sposarono e, stando aBuenos Aires, fecero costruire unabella casa a Pantianicco, nel terrenodei Scjavo. In seguito rientrarono inpaese ritenendo di avere guadagnatosufficientemente per vivere bene. Quifecero vita molto riservata imprestandosoldi con interesse alla gente. Siora Rosa non legò mai con il paese enon fece amicizia con alcuno. Daanziana decise di vendere la casa. Inuovi proprietari erano Cisilino Luigidi UCEL e Cerioli Adriana.Siora Rosa concluse la sua vita terrenain modo molto tragico: fu trovataimpiccata.In seguito alla sua donazione ereditariaalla nostra Chiesa, nel 1955 la Vicariadi Pantianicco diventò Parrocchia.L’attuale proprietaria dello stabile èCisilino Nadia.

LA’ DI SCJAVOTONI E MIUTA (Schiavo Antonio eMaria)Toni “sensâr e marcjadant di pioris”,possedeva e lavorava anche molticampi. Ebbe molti figli: Calisto,Santin, Marino Nibil, Insulina,Cherubina, Milia, Rosa, Redenta eTeresina (Schiavo Calisto, Sante,Marino, Annibale, Angela, Cherubina,

Emilia, Rosa, Redenta e Teresina). Idue primi maschi emigrarono presto inArgentina, gli altri due maschi Marinoe Nibil morirono nella guerra del1915-18. Tutte le femmine si accasaro-no in paese.Nella casa paterna era rimasto SAN-TIN e la moglie TARESIA DI BASET(Cisilino Teresina).Hanno avuto Derna, Pio, Zolia (mortaa 19 anni), Marino e Zolìa (SchiavoDerna, Pompilio, Zolìa, Marino eZolìa).Santin è partito e rientrato per tre voltedall’Argentina e definitivamente neglianni ’30, dopo aver tentato in tutti imodi di convincere la moglie a rag-giungerlo a Buenos Aires dove si eraconquistato un’ottima posizione.Infermiere diplomato, specializzato inchirurgia, molto apprezzatoall’Ospedale Italiano di Buenos Aires,tanto che il governo argentino lo avevamandato nella Pampa ad aprire un pre-sidio sanitario di cui era completamen-te responsabile, Santin visitava, curava,aiutava a partorire e operava come undottore. Al suo rientro portò con sétutti gli strumenti della professione chegli tornarono utili quando i compaesanivenivano a bussare alla sua porta perchiedere aiuto. In paese riceveva ipazienti nella stalla, visitava, dava dia-gnosi mirate e sicure, suturava e cava-va denti, disinfettando con acqua eaceto. Di più non poteva fare, anche seera in grado di farlo, perché il Dottor

Pordenone era geloso della sua compe-tenza, anche se spesso lo chiamava,perché gli desse una mano.Gli anziani ricordano ancora con rico-noscenza Santin come persona umile,tranquilla che ha sempre aiutato i com-paesani con saggezza e disponibilità.Nell’abitazione ora abita il figlioMarino e famiglia.N.B: La stalla di Scjavo è stata comeun albergo per tanti anni: nella bruttastagione di pomeriggio e di sera vi siradunavano almeno 20 persone “fracjaçadôrs, sensârs, feminis a gjavà dinço a domandà consèis e borghesans didutis li etâs”.

LA’ DI GAVANIGINIO E VITORIA (Cavani Iginio eVittoria Cisilino)Questa famiglia si è estinta qui inpaese, mentre i discendenti si trovano aCodroipo ed in Argentina.Raccontano gli anziani che nel 1800sono scesi dalla Carnia Filis e Menia(Cavani Felice e Domenica) tessitori.Possedevano un telaio e tessevanocotone per la gente., ogni famiglia fila-va in casa il cotone che veniva compra-to grezzo, poi portavano il filato “là diGavan” e dal grande telaio poi uscivala tela necessaria per confezionare len-zuola, federe, camicie e biancheria. La loro casetta bassa, con il tetto dipaglia, stava in fondo al cortile.Filis e Menia ebbero due figli: Iginio eValentino. Nella casa paterna rimase

Argentina 1905/1910 - Giuseppe eAssunta Manazzone in compagnia deifratelli Luigi ed Alessio.

Famea di Scjavo 1912 circa.Miuta e Toni seduti al centro e fra loro la figlia Redenta: a sinistra la figliaAnzulina con il figlio Diego e il marito.A destra la nuora Teresina di Baset con la prima figlia Zolia deceduta nel 1926.In alto le figlie Cherubina, Teresina, Milia e Rosina.

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Pantianicco 1911 - Questa bellissimafoto è stata scattata a Udine al pre-miato stabilimento FotograficoMalignani. Non è stato possibile iden-tificare i nominativi delle due persone.

Iginio, tessitore anche lui da giovane.Sposò Vitoria di Tarmât ed ebberoun’unica figlia Lea Maria.Poi emigrò in Argentina, rientrò perpartecipare alla I^ guerra mondiale, poipurtroppo morì molto giovane duranteil viaggio di ritorno.Già a quei tempi la figlia Maria fumandata in collegio a Udine a studiaree poi sposò Zoffi Corrado che erasceso a Codroipo con i genitoriGiovanni ed Irene da Paluzza, dopo lerequisizioni e le razzie della II^ guerramondiale, Giovanni ed Irene Zoffi vis-sero un periodo in questa casa, poi conil figlio Corrado aprirono il noto nego-zio di stoffe a Codroipo.L’abitazione ora è di proprietà dellafamiglia Zoffi, ma è stata data in affit-to.

LA’ DI GAVANTIN E DELA (Cavani Valentino 1878e Gori Angela 1873).Da giovanissimo Tin voleva andarefrate e veniva a fare la questua anche aPantianicco, poi cambiò idea, conobbeDela e la sposò. Lei portò molti campiin dote. Ebbero due figli: Genesio eArgentino.Valentino andò e tornò più voltedall’Argentina e si impegnò in primapersona a raccogliere fondi tra gli emi-granti per costruire e completare lanuova Chiesa a Pantianicco, durante iprimi decenni del 1900. Inoltre neisuoi rientri in nave, trasportò a speseproprie bellissimi tappeti, candelabrid’argento, un calice d’oro ed altrioggetti preziosi per arredare la nuovaChiesa. Fu un grande benefattore.Valentino riuscì anche a costruire unagran bella casa.Tornando alla sua famiglia, anche ifigli Genesio ed Argentino si imbarca-rono per l’Argentina seguiti più tardidalle mogli Marfisa e Sunta.Sunta ha lasciato a nonna Dela i figliBertino e Angjelina. Questi hannopotuto riabbracciare i genitori soloalla fine della II^ guerra mondiale,quando, alla riapertura delle frontiereitaliane, sono emigrati anche loro.Argentino morì improvvisamente qui aPantianicco negli anni ‘50, durante unavisita. L’abitazione fu venduta aEmilio Zanin e l’attuale proprietario èil figlio Bruno.DA RICORDARE: Valentino Cavani eDazio Rossi, da giovani erano ambe-due alle dipendenze dei Sigg.

L’abitazione è stata comprata daPetrazzo Ugo e Rosa nel 1949.Avevano cinque figli: Antonio, Maria,Duilio, Stefano e Vittoria. In seguito lacasa è rimasta di proprietà di Stefano efamiglia.Ora ci abita la moglie Alma Tomada efamiglia.

IL SUEI DI ROMANIN

Pochi sono al corrente che fra i 7 – 8stagni che anticamente il paese avevacreato per l’approvvigionamento idricocon l’acqua piovana e quella delCorno, c’era anche un piccolo stagnonel Borg di Sot, attualmente ViaD’Annunzio.Era il suei di Romanin, situato negliorti di Romanin, fra la casa diFilumena Buttazzoni (oggi Petrazzo) ela canonica di allora, mentre la casadei proprietari Toppano Benvenuto eClara Ninfa Cisilino era ubicata difronte con accesso in Piazza Cortina.Venuto e Infa ebbero 3 figli: Rino,Isotta e Sebastiano. Con loro viveva la“nona Minena” che dovette occuparsidei bambini quando Infa morì improv-visamente poco più che quarantenne,mentre il marito era in Argentina. Pocodopo anche la nonna si ammalò enonna e nipoti furono assistiti ed alle-vati “da la gnagna Nunsiada e dalbarba Anzulin” (genitori di Maria diNodal), e anche dalle donne del BorgoGurlinda e Noemi.Nel povero mondo contadino di una

Anchorena, una ricchissima famiglia diBuenos Aires, il primo come maggior-domo-autista e l’altro come cameriere.In quel periodo loro compilavano ungiornalino a Buenos Aires. Contenevanotizie di tutti gli emigranti e l’elencodi tutti i paesani che avevano fattoofferte per la nuova Chiesa. Quando igiornalini arrivavano in paese al ritornodi un emigrante, le mamme li compra-vano velocemente per avere notizie deiloro cari e anche per vedere se i proprifigli avevano fatto una buona offerta.

Di fronte a Valentino Cavani:LA’ DI FILUMENAFILOMENA BUTTAZZONI (sorelladi Vigj e Bepo di Fotel).Viveva in questa casa con il marito e lanipote Sara. Sono tutti emigrati inArgentina. Negli anni ’40 la casa èstata venduta a Rossi Armando eDelfina. Delfina veniva dagli StatiUniti e sapeva bene l’inglese.Raccontano che Armando e Delfinapossedevano una radio e, in tempo diguerra, la mettevano a disposizione ditutto il borgo per ascoltare RadioLondra. D’estate accorrevano talmentetanti paesani che dovevano sedersi sul-l’erba, nella Cortina, dietro la Chiesa,sempre con un po’ di timore di venirescoperti. Verso la fine degli anni ’40 lafamiglia è andata ad abitare a Lonca edil figlio adottivo Dante è poi emigratoin Canada.

13 gennaio 1931 - Vilma Della Picca,Dante Bertolissi, Iole Manazzone eCiro Cragno.

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volta gli orfani non restavano mai soli,venivano silenziosamente adottati daparenti ed amici senza carte bollate!Tornando al suei di Romanin, era ali-mentato dal principale “suei grant”epoi una “ledra” faceva defluire l’acquain eccedenza verso: “i canalons di frontli cjasis di Fotel” Il suei di Romaninera fiancheggiato da folte canne lacu-stri e recintato perché era privato. E’stato utile per bagnare gli orti fin neglianni anteguerra, poi lentamente è statoriempito di materiale vario, perché nelfrattempo la rete di “ledris” creata perportare l’acqua sulla porta di casa, l’a-veva reso inutile.Tracce del suei di Romanin sono spari-te definitivamente nei primi anni ’70,quando Toppano Sebastiano, rientratodall’Argentina, ha costruito la sua casaal civico n. 2 di Via G. D’Annunzio.Ora ci abita con la moglie Jovannica diorigine sarda.

LA’ DI TILIO DI FERINTILIO E VIGJA (Cisilino Attilio 1878e Olivo Luigia 1880 di Talmassons).La famiglia di Tilio era molto bene-stante, possedeva molti campi conmolti lavoranti sia fissi che stagionali.Tilio e Vigja hanno avuto tre figli:Leandro 1902, Marcelliano (Sian1904) e Margherita, deceduta bambina.Anche Vigja purtroppo morì molto pre-sto: aveva 27 anni. Leandro fu manda-to a scuola prima in seminario, poi èdiventato carabiniere. Durante la I^guerra mondiale era in servizio comemaresciallo a Firenze. Sian si è sempreoccupato dell’azienda di famiglia.Verso il 1930 Tilio ebbe l’incarico digiudice conciliatore del Comune di

ciata attuale, che aveva già allora laporta d’accesso principale davanti, edil portone per uso agricolo dietro. Ilfiglio Angelo “al era picinin ma peve-rin” e da lui derivò “il soranon Pèver”.Agnul sposò Rosa proveniente daFontanafredda. Angelo Della Picca eRosa Miotti campavano lavorando trecampi e intanto nacquero due figli:Jacun (1889) e Angjelina (1891).Angelo capì che bisognava emigrareper mantenere la famiglia e partì perqualche anno per il Brasile, dove perònon ebbe fortuna ed allora rientrò inpaese. Era il 1903 e Jacun Junior aveva14 anni. Quando il padre pensò diprendere la via dell’Argentina, come lamaggior parte dei paesani in queltempo, Jacun deciso, dichiarò che inve-ce sarebbe emigrato lui, giovanissimo.E così fece,mentre Angjelina, detta “laMora” restò a lavorare i campi con igenitori. Giacomo trovò subito lavoropresso il Consolato Italiano a BuenosAires e poi lavorò e studiònell’Ospedale Italiano dove si diplomòinfermiere e prestò la sua opera anchenell’Ospedale di TRENQUE LAU-CHEN. Fu talmente apprezzato che a18 anni era già assistente in sala opera-toria. Jacun attraversò più voltel’Oceano e nel frattempo sposò MariaLinzi di Martignacco e fece costruirel’attuale grande casa nel 1911, contem-poraneamente alla costruzione dellanostra Chiesa. Anche nel 1915-18Giacomo rientrò in Italia per partecipa-re alla I^ Guerra Mondiale durante laquale fu molto apprezzata la sua com-petenza infermieristica.Angjelina, dopo la morte del fidanzatoin guerra, restò sempre nella casapaterna, prima con i genitori e poi conla famiglia del fratello. Giacomo eMaria ebbero tre figli: Angjelin,Rosina e Paolino (Della Picca Angelo,

Pantianicco 1957 - Gasparini Benitacon la piccola Daniela (1956-1975) nelcortile di casa.

Pantianicco 1942. Cisilino Leandro (fra-tello di Marcelliano). Maresciallo deiCarabinieri a Fiume durante la secondaguerra mondiale. Morto poco tempodopo, per cause di guerra.

Cisilino Attilio giudice conciliatoredel Comune negli anni ‘40.

Mereto e lo mantenne per quasi 20anni. Leandro e la moglie Ebe sonoemigrati in Argentina, poi lui è tornatomalato ed è morto giovane. Sian hasposato Ida Lupieri di Cisterna.Proveniva da una famiglia molto bene-stante che in casa aveva assunto unatessitrice per confezionare i corredialle tre figlie. Ida è ricordata come unadonna saggia, buona e generosa. Sian eIda hanno avuto cinque figli: Gjgjuta,Esterina, Claruta, Noè, Dino (CisilinoLuigia, Esterina, Clara, Noè, Adino).Le prime due figlie si sono sposate inpaese, Claruta si è diplomata infermie-ra a Milano e là vi ha lavorato fino allapensione. I due maschi Noè e Dinohanno portato avanti l’azienda di fami-glia.Ora la casa è divisa fra i figli Noè (oraeredi) e Dino.

CASE CHE CIRCONDAVANOLA CHIESA

LA’ DI PEVERNella prima metà del 1800 al postodella casa attuale non c’era niente,mentre dove è situata la pesa pubblicac’erano “i fosalàs”, con acqua stagnan-te, alberi e piante spontanee: erano iresti dell’antico fossato che circondavala Cortina. La stirpe dei Pever, amemoria dei familiari inizia nellaseconda metà del 1800 con Jacun(Giacomo Della Picca, bisnonno diDon Angelo, Rosina e Don Paolino).Era soprannominato così perché avevaotto mucche nella stalla, quindi a queitempi “al era considerât un bon paron”.Jacun comprò il terreno in piazza efece costruire una casetta dietro la fac-

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Rosina e Paolino). Tutti ricordanoMaria come una bravissima donna dicasa, affabile e generosa con tutti.Appena sposata si occupò della conta-bilità della Latteria, come segretaria,prima di “Rasimut”. Fece un buonlavoro con intelligenza e precisione. Fuuna mamma affettuosa e premurosaverso le necessità dei suoi figli, inoltreallevò amorevolmente anche la nipoteNoemi, figlia di una sorella in diffi-coltà, rimasta vedova con cinque pic-coli orfani. Il marito era carrozziere delre.Jacun, rientrato definitivamentedall’Argentina, durante la guerralavorò un periodo per la T.O.D.T. cometutti in paese: con carretto e muloandava a portare il rancio e con unatinozza piena d’acqua del pozzo rifo-cillava gli operai nei vari cantieri dilavoro della nostra zona.Alla fine della guerra aprì in casa unambulatorio autorizzato dall’INAIL, dipronto soccorso, per gli incidenti chepotevano capitare ai contadini neicampi, e a casa, ai ragazzini ed ai cor-ridori nell’occasione della sagra di SanLuigi. “Jacun l’apuestul” così lo chia-mavano gli amici per via del suo nome,aiutava tutti: iniezioni, medicazioni,visite, consigli……Tutto sempre gra-tis, con rara competenza e disponibilità(da tre Infermìrs: Bepi, Jacun, Santindi A. Covazzi).I due figli maschi di Jacun e Mariahanno scelto la via del sacerdoziocome tanto desiderava mamma Maria:Don Angelo, professore di musica e didiritto canonico, con diversi masters especializzazioni ha dedicato la vitaall’insegnamento e alla composizionedi musica classica e sacra, raggiungen-do traguardi e riconoscimenti interna-zionali di massimo livello. E’ statoinsegnante, compositore e direttore dicori in varie città degli Stati Uniti, sta-bilendosi definitivamente per 40 anni aCincinnati – Ohio – Per la sua prezio-sissima opera è stato nominato“Professor Emeritus”.Don Paolino, conseguito il dottorato insociologia all’Università Lateranense aRoma, seguì il fratello negli Stati Unitidove insegnò latino e religione e fuassistente e parroco in diverse località,fino a stabilirsi definitivamente aBethlehem, una colonia fondata daemigranti italiani. Mons. Paolino è unprete emigrante, con una fede immen-sa e una totale condivisione con il

prossimo. La figlia Rosina è rimasta inpaese, ha sposato Eligio Bertolissi, sin-daco del nostro Comune per 5 legisla-ture, hanno avuto due figli: Carletto eMeris. Rosina è stata vicino a Maria,Jacun e Angjelina, con dedizione.Concludendo, la casetta del bisnonnoJacum-Otto” in più di un secolo, si èulteriormente ingrandita soprattuttocon l’ultima riuscitissima ristruttura-zione ed ora vi abitano Rosina e Merise durante le vacanze il prof. Angelo eMons. Paolino.

LA’ DAL SCLÂFDopo il 1870 due coniugi di cui non siricorda il nome hann preso in un orfa-notrofio il bambino Cervino Giuseppee l’hanno allevato come loro figlio atutti gli effetti. Da ragazzo andava afare il “famei là di Fotel” dove, haavuto modo di imparare a leggere, scri-vere e far di conto “dal avocat di Fotel”che aveva la sua stessa età. In seguitoha sposato Beta.

CERVINO GIUSEPPE (1870) ECISILINO ELISABETTAHanno avuto 5 figli: Maria 1900, LuigiSMERSERREI (1901), Savio SeveroAntonio (1910), Nazario Sauro Olindo(1914), Domitilla (1916) – In friulano:Maria, Vigji, Severa, Zario e Tila.Bepo era un appassionato lettore diromanzi storici e classici, da cui hatratto il nome dei suoi figli: Smerserreiproviene dal romanzo “Genoveffa”,Nazario Sauro e Severo dalla storia eDomitilla dal romanzo “Quo Vadis?”Tornando un passo indietro nella vitadi Bepo, dopo aver messo su famigliacon due figli, vedendo che non si pote-

va vivere facendo il “famei” e lavoran-do i pochi campi di famiglia, partì perl’Argentina. Lavorò prima presso iSigg. Anchorena e poi nell’OspedaleItaliano, era soddisfatto della situazio-ne e avrebbe desiderato che Beta loraggiungesse con i due figli, ma lei nonha mai accettato di lasciare il paese,allora Bepo tornò definitivamente acasa. Comprò l’orto e qualche campo esi mise a lavorare in proprio. Fu versoil 1919 – 1920 che a Bepo, che era unadelle poche persone in paese che avevaun po’ di cultura, fu offerto il posto dimesso notificatore in Comune “scor-sôr”.Se da un lato era una buona cosa avereuno stipendio sicuro, dall’altro si sonoaccumulati tanti problemi negativi,sommati a quelli di salute. Furono annidifficili e travagliati per il povero Bepoche per la sua ingenuità perse tutti isuoi averi e la salute. Morì a 62 anni.I primi tre figli emigrarono inArgentina, Luigi apprezzato infermiereall’Ospedale Italiano, Severo lavoròprima nella pampa e poi in una ferrie-ra. La figlia Domitilla si accasò inpaese e nella casa rimase Zario con lamoglie Rina di Ucel – Cervino Nazarioe Cisilino Rina – Ebbero i figli Sandroe Manuela ambedue precocementedeceduti, mentre la mamma Rina è oraospite nella Casa di Riposo diCodroipo.Ora la casa è disabitata.

LA’ DI TITAInizialmente questa casetta era di pro-prietà di un prete (“una stansia di peitin su”) poi è stata acquistata dalla cop-pia Tita e Veronica di Tomba. Giovanni

Santa Fè - Buenos Aires primi annidel ‘900. - D’Ambrosio Angelica(nonna di Leone e Leonella (1879-1966) nativa di Castions di Strada.

Udine - Basilica delle Grazie - anni‘50. - Mattiussi Zita con la figliaAngelina, il genero Dante Brandolinoed i nipoti Manlio e Adriano.

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Battista Galotti e Veronica, ebbero ununico figlio che poi è morto in guerra.In seguito questi coniugi hanno adotta-to Irma da una famiglia diFontanafredda. A 15 anni Irma andò aservire a Roma, tornò a casa malata e a22-23 anni morì di tisi al sanatorio diUdine. Questa casetta venne compratada Bepo Scorsor ed ora è un unicogrande fabbricato ristrutturato alladestra della chiesa.

LA’ DI BILITIl capostipite di questa famiglia, nellamemoria paesana è stato Vigji che havissuto tutta la sua vita lavorativa edanche il resto in Argentina. Avevaavuto quattro figli: Rovinio, Fulvio,Fedele ed Irma Cisilino. Li ha chiamatitutti in Argentina. Li ha seguiti ed aiu-tati a sistemarsi. Fulvio era rimasto perqualche tempo nella casa paterna edaveva sposato Zita (Brandolino Zita)che veniva di “là di TAVARIN”. Fulvioe Zita hanno avuto 2 figli : Mattia eAngjelina. Angjelina si è accasata inpaese con Dante Brandolino ed halavorato praticamente tutta la vita nellaCooperativa di Consumo. Mattia èrimasto nella casa paterna, ha sposatoGjgjuta di Sian (Cisilino Luigia) edinsieme hanno lavorato la campagna difamiglia. Angjelina e Mattia sonoambedue deceduti. Ora nella casa abitaCisilino Luigia.

Errata corrige

La Sig.ra Maria Della Picca Cragno diAvellaneda così precisa: “Nel Bôrg diSot, là di Cjarvon, ai figli di “nonoZef” già elencati: Dolfi, Giacinto,Virgjlio, Venuta, bisogna aggiungereanche Giovanni emigrato molto prestoin Argentina. E’ quel “barba Gjovaninche ha accolto il nipote Elso DellaPicca nel 1927 nella sua stanzetta inaffitto con un unico letto! Elso dormivadi notte, mentre lo zio poteva usare illetto di giorno perché lavorava dinotte” .Grazie per la collaborazione, ziaMaria!

LA CORTINA(Corte fortificata X secolo)

Si presume che i nostri antenati, perdifendersi dalle incursioni barbariche,con uno sforzo comune, abbiano deci-so di fortificare una zona al centro delpaese. L’area interna venne sopraeleva-ta, circondata da alti terrapieni, attor-niati a loro volta da un profondo elargo fossato dove veniva immessal’acqua del Corno. All’interno c’erauna vasta piazza dove si tenevano “levicinie” (riunioni), un torrione erettoper gli avvistamenti, la Chiesa, ilCimitero, bassi fabbricati con i tetti dipaglia, adibiti a magazzini dove i con-tadini depositavano i cereali durante leinvasioni barbariche e stalle per glianimali. Al primo accenno di pericolotutti gli abitanti si chiudevano nellacortina ed alzavano il ponte levatoio.Tutto questo però fu inutile contro iTurchi che bruciarono la cortina diPantianicco.

LA GLISIA E IL CJAMPANÎLDopo le terribili devastazioni deiTurchi, la vita riprese a Pantianicco:verso il 1520-25 si ricostruì la Chiesaall’interno della cortina, documentatada una commissione per una pala dialtare al pittore Giovanni da Tolmezzo,pagata 57 ducati. Sul finire del ‘700 ipantianicchesi edificarono una nuovaChiesa che prese il posto della prece-dente. Di questa oggi rimane il presbi-terio che oggi chiamiamo Cappelladella Madonna del Santo Rosario.Un secolo dopo è stato innalzato ilcampanile altro 30 metri che porta ladata del 1873.Agli inizi del secolo scorso, anche que-sta Chiesa si dimostrò assolutamenteinadatta a contenere una popolazione

di oltre 1.000 abitanti, tutti credenti epraticanti, che la domenica si accalca-vano nella piccola Chiesa per soddisfa-re tutti allo stesso tempo al precettofestivo. Così si costruì nel 1911, lanuova Chiesa alta 17 metri, lunga 35 elarga 15. Questo grande tempio neo-gotico costò venti anni di sudori ainostri vecchi: in fatiche pratiche perchi era rimasto in paese, in preziosicontributi in denaro da parte degli emi-granti.Era un orgoglio di quei tempi per unpaese così piccolo esibire un tempiocosì grande. A questo punto però ilvecchio campanile, in stile romanico,appariva ed appare troppo piccoloaccanto alla Chiesa. E così deve rima-nere perché il nostro campanile è lega-to ad un vincolo che non consentealcuna modifica della forma ed altezzadella costruzione, perché su di esso èstato fissato un punto geodetico nazio-nale (di cui l’esercito si serve per effet-tuare le misurazioni del Nord Italia)(da “Pantianicco in cerca della sua sto-ria”).

IL SIMITERIIl primo Cimitero rimasto nella memo-ria storica degli anziani era ubicato alposto del sagrato dell’attuale ChiesaParrocchiale e proseguiva a semicer-chio nello spiazzo erboso verso il Borgdi Sot. Nei secoli scorsi questa era laregola: dapprima i morti venivano sep-pelliti sotto il pavimento delle Chiese,poi esternamente intorno alle Chiese.Un editto napoleonico in seguito impo-se di situare i Cimiteri ad una datadistanza dal paese, per cui nel 1887 siinaugurò il II° Cimitero nei Cjasai in

Borg di Sot 1932.Ricordo della S. Comunione diMattia e Angelina con la mammaMattiussi Zita da inviare al papàFulvio Cisilino in Argentina.

Via C. Percoto che è stato in funzionesolo 22 anni: la terra su cui era costrui-to non era la più adatta a questa fun-zione perché non consumava i resti.C’è ancora chi ricorda i racconti pas-sati di padre in figlio di avvenimentiaccaduti un secolo fa quando tutte leossa rinvenute scavando nel II°Cimitero, caricate su un carretto, furo-no trasportate nella fossa comune delIII° Cimitero attuale con una solenne,memorabile ed affollatissima funzionee processione.Nel 1911 si inaugurò il terzo ed attualeCimitero dal lato opposto del paeseverso Sedegliano.

LA VISINIAAnticamente le vicinie erano le adu-nanze o riunioni dei capi-famiglia dellacomunità rurale, dove si trattava e sideliberava questioni di interesse gene-rale. Di solito si tenevano sulla piazzadel paese all’ombra di un tiglio, o diuna quercia, o di un abete.Per i nostri anziani invece, la “VISI-NIA” era una grande sala al primopiano di un fabbricato che appartenevaal paese e che era sito al posto dell’at-tuale canonica. Al pianterreno c’era unvecchio forno dato in affitto ad ErnestoParavano per molti anni e sopra laVISINIA, cioè la sala sociale per tuttele necessità comunitarie: riunioni deicapifamiglia, pranzi con autorità reli-giose e civili, pranzi della banda, tea-

tro, comizi politici e soprattutto quellagrande stanza era usata per le prove dimusica, tanto che ancora oggi glianziani la chiamano “sala della musi-ca”. Prima di ristrutturare e sistemarequesta sala, le riunioni si tenevano nelBorg di Sot “tal tinel di Zef diCjarvon” cioè nello studio del “perit diCjarvon”. Lì si sono tenuti per tantianni tutti gli incontri che sono servitiper far nascere la Cooperativa nel 1919e la latteria nel 1933.

COME ERAVAMO 2006

IL MULIN DI FOTELRaccontano che nel 1800, di fronte allecase di Fotel c’erano dei canaloni checircondavano la parte posteriore dellaChiesa ed in alcuni c’era anche acquastagnante. Si presume fossero resti delfossato che anticamente circondava laCORTINA. Parte di questo fossato eraanche “il SUEI” che nel 1921 fu pro-sciugato e sulla cui area sorge ilMonumento ai Caduti. (dal libro“Pantianicco in cerca della sua sto-ria”) “Nel tempo dell’occupazione (duratafino all’armistizio del 3 novembre1918) la vita in paese in qualche modocontinuava. C’erano frequenti perqui-sizioni, alla ricerca di viveri, ma lagente sapeva inventarsi nascondiglisempre nuovi, dove sistemare un po’ dimais o di altri cereali. Per la macina-zione si poté utilizzare un vecchiomulino per uso domestico, che la fami-glia di Giuseppe Buttazzoni (fotel)mise a disposizione del paese. Stava inuna cascina (costruita in un punto delfossato che un tempo correva intornoalla Cortina, dietro l’abside dell’attua-le chiesa parrocchiale) e, dal 1893,cioè dopo la costruzione del MolinoRomano o Mulin di Marchet, era rima-sto inattivo. Si trattava di un comples-so rudimentale, costituito da una maci-na di pietra forata, che veniva fattagirare a mano mediante una stangaattaccata di lato. Fu prelevato da quel-la cascina e sistemato in una stanzasemidiroccata, nell’attuale via NazarioSauro, nei pressi dell’orto coltivatooggi da Elvio Cisilino. Il mulino veni-va usato a turno dalle famiglie delpaese e, mentre si eseguiva l’operazio-

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ne della macinatura, due persone sta-vano di fuori, sulla strada, per control-lare il passaggio della polizia tedescaed, eventualmente, dare l’allarme e farcessare il rumore sospetto”.

I FORNI RURALINel 1800 nei nostri paesi era diffusa lapellagra, un grave deperimento gene-rale dell’organismo umano. Ne soffri-vano molte famiglie perchéil loro nutrimento non era nè sufficien-te né equilibrato. La pellagra era cau-sata da avitaminosi per l’uso continuodi farina di mais, talvolta anche guastae alterata da muffe. Di questa situazio-ne inizialmente presero atto i parrocied i soci dei vari movimenti cattolicidel Medio Friuli organizzando unaserie di provvedimenti per sfamare laparte più povera della popolazione. Iforni rurali avevano due scopi princi-pali: combattere la pellagra, vendendoun pane buono e ben salato a modicoprezzo, inoltre di anticipare il panegratis nei mesi precedenti il raccolto oa chi non aveva i mezzi per pagare incontanti. Famoso per la sua lotta con-tro la pellagra fu per primo e sopratutti Don Pietro Baracchini, animatoredella fondazione del “Forno rurale” diPasian di Prato. Fu questo il primoforno rurale del Friuli che distribuìper la prima volta il suo pane sano ecroccante il 17 ottobre 1884.Il secondo forno rurale fu aperto aRemanzacco il 1° gennaio 1885 ed erasorto dagli sforzi uniti del parroco edel sindaco e posto sotto la sorveglian-za diretta del parroco.A questi due forni accorreva numero-sissima la popolazione anche dai paesivicini.Nel nostro Comune, nel 1887, per ini-ziativa del presidente della congrega-zione della carità, Giuseppe SomedaDe Marco, un fabbricato affittato aipoveri a Mereto, venne ampliato e tra-sformato in “forno rurale” che, unita-mente alla cucina economica, avevanoil compito di distribuire pane, carne,minestre e sale ai più poveri “in pella-gra laborantes”.Un addetto “cu la careta” faceva ilgiro per le frazioni a vendere il paneper i malati.Con l’inizio del nuovo secolo 1900,furono i Comuni a occuparsi dellaparte più debole della popolazionecreando il comitato comunale per l’as-

Prima Comunione, Pantianicco anno1969. In alto a sin.: Facchin Erminia,Giacomini Loredana, Cisilino Milva,Cisilino Rosita, Minuzzo Graziella.In basso a sin.: Cisilino Gianna,Cisilino Gabriele, Cisilino Roberta,Cisilino Eli, Uliana Magda.

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sistenza.A Pantianicco, nel periodo fra le dueguerre erano molte le famiglie chericorrevano all’assistenza delComune: “a partivin a Merêt a peit culcitut, pa la strada vecja a cjoli di gustàe di cena”.Si ricordano Marselin di Craign,Fulgjiendo di Craign, Pieri di Agnin,Maria Cinisa e tanti altri andavano aMereto al forno rurale a ritirare i pastiper sé o più persone come stabilitodall’Ente Comunale per l’assistenzaE.C.A.Esempio: nel 1934, nei tre mesi inver-nali di gennaio, febbraio e marzo, ilComune aveva assistito una media di190 persone al giorno.Questo aiuto ai più poveri si prolungòfin dopo la seconda guerra mondiale .Dalla cronaca del tempo:“Il 27 luglio 1906 a S. Pietro alNatisone è stato inaugurato il fornorurale. Per l’occasione sua Maestà ilRe volle contribuire a questa festadonando a spese della sua cassettaprivata, del buon pane a tutti i poveri.Compresa e commossa di tale affettuo-sa attestazione del Sovrano, la popola-zione del borgo volle, a sua volta, che“il pane del Re”avesse un adeguatocontorno: e così i poveri in quel giornoebbero anche una gradita abbondantedistribuzione di minestra, salsiccia evino”.

Da “La Patria del Friuli” del 23

Maggio 1915Dopo la dichiarazione di guerradell’Italia contro l’Impero Austro-Ungarico

MERETTO DI TOMBAPatriottiche parole

Nel consiglio comunale

22 – Ieri, il nostro consiglio comuna-le si radunò per trattare su varioggetti. All’aprirsi della seduta, il,Cav. G. Someda De Marco proponeche il consiglio comunale di Merettodi Tomba, interprete dei sentimentipatriottici del Comune in queste oredi angoscie e di speranze che preoc-cupano la Patria, applaude al Re perla conferma del Ministero Calandrache sa apprezzare i Santi diritti dellaPatria e le aspirazioni della Nazioneed ha salvato l’onore dell’Italia.Deplora che uomini politici italianiabbiano prestato il loro consenso el’opera alle mene straniere; e sistringe unanime intorno alla bandie-ra nazionale, al grido di Viva il Re!Viva l’esercito! Viva l’Italia!Il consiglio applaude, gridando Vivail Re! Viva l’esercito!

LE INONDAZIONI DEL CORNO(testo rielaborato da “Cuar di SanDenel” di Mossenta-Melchior)

Dal Monte di Buja (m. 325) scendonoparecchi corsi d’acqua, i maggioridei quali sono il Corno ed il Cormòr.

In realtà il Corno non possiede sor-genti, esso raccoglie tutte le acqueche, per ruscellamento da rii edacquitrini, provenienti dal dilava-mento delle colline confluisconoall’interno dell’anfiteatro morenico edanno origine a questo nuovo corsod’acqua. Il toponimo Corno è docu-mentato fin dal 1275, proviene dallatino “Cornu” tortuosità , ansa,meandro, corso d’acqua con giri erigiri. Nel Friuli Venezia Giulia sonoben quattro i corsi d’acqua chehanno il toponimo Corno: il Cuar diSan Denel, il torrente Corno, che haorigine a valle del Comune diGonars ed è affluente dell’Aussa, poiesiste il torrente Corno a monte diCorno di Rosazzo che sbocca nelloJudrio, infine troviamo il CornoIsontino che nasce in Slovenia e fini-sce nell’Isonzo. I l Corno di SanDaniele ha un suo bacino imbriferodi circa 153 Kmq. e l’asta una lun-ghezza di Km. 41. L’acquitrino palu-doso dove ha origine il Corno sitrova nei pressi di Carpacco (m. 185s.l.m.), poi nel suo corso raccoglie leacque di molti canali, rii e ruscelli: ilLini, i l Ledra, i l Gjà l ia, Venate,Ripudio, Patoc, Corgnolo, Fossalat,Rio Cuarnarie, Cuel di Spie, Poime,Rio Rosolat, Rio Zimul, Rio dal BoscGrant, Rio Grande, Rio Piccolo, Riodelle Pecore, ecc.Da sempre Mereto di Tomba ePantianicco hanno convissuto con ilCorno per cercare continuamente didare al corso d’acqua un aspettolineare nonostante le continue pienee quindi, erosioni ed ammassamentidi materiali di ogni genere. Nel corsodei secoli, il torrente Corno, a causadi violente inondazioni, uscì spessevolte dagli argini e le zone che nesubirono le maggiori conseguenzefurono quelle a valle di RiveD’Arcano.Le cronache medioevali raccontanoche nel 1431 fu lo straripamento ditutti i fiumi in Friuli, ma uno tra iprimi allagamenti che fece entrare ilCorno nella storia, avvenne il 4 feb-braio 1593 in cui venne asportato ilponte nei pressi di Raucicco, quellodel 7 febbraio 1597 allagò lo stessoborgo. Il 22 marzo 1642, il Cornoinondò Coseano facendo temere lasua totale distruzione e l’8 ottobredello stesso anno, l’inondazione siripetè con minore intensità . Nel

W il 1925! Era il 1942 e già soffiavano venti di guerra. Avevano solo 17 anni.In piedi da sinistra: Manazzone Raffaele, Cragno Onelio, Manazzone Belgrano,Cisilino Onorino, Cisilino Filomeno, Picco Riccardo, Cisilino Renzo. Seduti dasinistra: Cisilino Mario, Cisilino Domenico, Cragno Sebastiano, Cisilino Mattia.

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1692 il Tagliamento straripò in piùpunti sulla sinistra ed a Codroipoaddirittura le sue acque raggiunsero,allagando le campagne, quelle delCorno, a nord di Zompicchia. Treanni dopo, nel luglio 1695, l’enormequanti tà di pioggia caduta feceingrossare il torrente, a tal puntoche, da Coseano a Zompicchia, l’in-tera vallata fu allagata. Anche peggioavvenne il 21 luglio 1702, quando“fu la grandissima montana d’acquagiù pel Corno et fece danni grandis-simi, entrò nella chiesa di Baracettoet nella chiesa di Santa Margherita,empì il pozzo di Baracetto ed per icortivi et case di detta Villa, lasciòsegni del suo furore non provato nelpassato”.Il 26 giugno 1749, il Corno inondòCoseano trascinando via, attrezzi,mobili, bestiame, ma, per fortuna,l’acqua ruppe gli argini di giorno,perché se fosse accaduto di nottealmeno la metà degli abitanti sareb-bero stati travolti. Il 26 giugno 1815tutta la valle del Corno fu sott’acqua,con distruzione dei raccolti e conse-guente aumento dei prezzi, cui seguìuna grave carestia. Nel 1861 aNogaredo di Prato fu rifatto il pontesul Corno distrutto dall’alluvionel’anno precedente.Nell’ottobre 1893 un’ improvvisapiena colse di sorpresa i contadini diMereto e Pantianicco, intenti adeffettuare la raccolta del mais nellacampagna posta a destra del torren-te; la piena iniziò alle ore 16,00 delgiorno 6 ed ebbe il suo massimo alle4 antimeridiane del giorno susse-guente. All’epoca, l’alveo del Cornoin queste località, presentava unapendenza di m. 3,50 al chilometro,quindi la velocità era assai rilevante.Le inondazioni del settembre 1920furono considerate tra le più gravidell’intero secolo da poco trascorso.Un forte vento di scirocco portòparecchia umidità nell’aria e nellamattinata del giorno 19, nuvole cari-che di pioggia avanzarono dalla pia-nura verso i monti cominciando nelpomeriggio a riversare sulla collinauna quantità spaventosa d’acqua. Lostudioso dell’epoca Egidio Feruglioraccolse dettagliatamente i particola-ri degli avvenimenti accaduti in quel-le giornate e constatò che, solo nelcircondario di S. Daniele, cadderomm. 600 di pioggia. Dei quali due

terzi nella sola giornata del 20.Nella parte alta le devastazioni delCorno coinvolsero il mulino di Farla,la fornace De Mezzo e danneggiaro-no o distrussero 7 ponti.Rafforzato dalle acque di piena deisuoi affluenti, il Corno invase le cam-pagne e gli abitati di Raucicco,Rodeano Basso e Coseano, che furo-no completamente allagati con altez-za d’acqua da 1 a 2 metri, mentregravi danni vennero a subire le stra-de interrotte in vari punti conprofonde e vaste erosioni e le campa-gne coltivate che rimasero sommersedalle acque per parecchi giorni; lacampagna, coperta da centinaia dicubi di ghiaia, rimase improduttivaper diversi anni in quanto furononecessari estenuanti lavori di sgom-bero e bonifica.A Raucicco la fiumana aprì nel pianoun solco profondo da 1 a 3 metri,largo una cinquantina di metri inmedia, tanto da formare un nuovoalveo, maggiore di quello del Corno.Fu demolito il mulino e divelto unlungo tratto del binario della tramviada Udine a San Daniele. Nogaredo diCorno non fu inondato perché sorgesopra un terrazzo, mentre aBarazzetto la sera del 20 le vie delpaese erano sommerse da1 metrod’acqua. A Mereto di Tomba, strari-pando al ponte della strada perCoderno, il Corno asportò un trattodi strada e fu demolita parzialmenteuna casa che sorgeva sulla destra deltorrente. Il paese venne parzialmente

allagato dal Corno, ma dovette subi-re invece una pesante inondazione daparte delle “Lavie” Madrisana eViuzza che, all’alba del giorno 20,fecero arrivare le proprie acque fan-gose dalla campagna a Nord dellachiesa dedicata a S. Daniele, con 60centimetri d’acqua. Pantianiccoebbe a subire maggiori danni, perchévenne completamente invasa dalCorno, le cui acque corrosero alcunitronchi stradali, provocarono il crol-lo di alcune case, coprendo vasteestensioni delle campagne con ban-chi di ghiaia e ciotoli trascinati dal-l’impetuosa corrente. Parecchie per-sone si rifugiarono in Chiesa trasci-nandosi anche le mucche, altri sulcampanile; la maggioranza trovòscampo sui granai delle case doveaprirono anche dei varchi con i con-finanti per soccorrersi a vicenda.Alcuni riuscirono a mettere in salvole proprie bestie a Villaorba. Il colmodella piena si verificò fra le ore 16 e17 del giorno 20 quando il livellodell’acqua aveva raggiunto i l I°piano delle case. La più disastratarimase Via Piave, dove si univanovarie correnti dopo aver attraversatol’abitato, ad un certo punto, vicino alponte per Sedegliano, la corrente sidirigeva a Sud, formando un torrentevicino al corso d’acqua naturale,lasciando poi uno scavo profondo 2metri.Il bilancio dei danni fu preoccupan-te: 14 case crollate o inagibili, 50mucche annegate, 60 maiali , 15

W il 1926! Che bella gioventù: eleganti e sorridenti, forse era appena finita la guer-ra. In piedi da sinistra: Molaro Luigi, Cragno Nelido, Cragno Marcello, della PiccaGiovanni, Cisilino Ugo, Visentini Enzo. Seduti da sinistra: Toppano Germino, DePlano Sergio, Cisilino Onelio.

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pecore ed altrettante capre ed un’in-finità di galline morte (esclusi idanni ai raccolti ed alle campagne).Pure l’Arcivescovo di Udine, Mons.Anastasio Rossi, venne ad incontrarela comunità ed ebbe modo di visitareil “Bôrg di Sot” che più aveva soffer-to dei danni dell’inondazione, offren-do parole di incoraggiamento pertutti. I lavori di riparazione e rico-struzione di case e strade iniziaronoimmediatamente e la Provincia misea disposizione anche un autocarroper il trasporto e lo sgombero dighiaia e macerie; vennero impiegati200 operai per circa un mese. Fu pure allagato Beano e, più avalle, gli abitati di Rivolto,Passariano e Lonca: le acque giun-sero fino alla piazza centrale diCodroipo. A Zompicchia la fiumanad’acqua aprì una profonda erosionealla base del campanile provocandoil crollo.Negli anno ’40 e ’50 i Comuni inte-ressati a questi rischi si riunirono inuno sforzo comune, vennero sollevatealcune problematiche del corso d’ac-qua, ma senza grandi risultati.Seguirono altre esondazioni in tonominore nel 1948, nel maggio 1954, il12 – 13 novembre ed il 6 – 7 dicem-

bre 1960, le alluvioni del 1965 e1966, l’11 e 13 settembre 1998.L’ultimo grave pericolo di esondazio-ne del Corno si verificò il 24 feb-braio 2004 e interessò esclusivamen-te il codroipese.Per scongiurare definitivamente ilpericolo delle alluvioni del torrenteCorno, molte sono state le soluzioniproposte nel secolo scorso, iniziandodagli anni ’90, ma non andarono inporto, finchè negli anni ’80 si optòper un’opera molto interessante: lacostruzione di un canale scolmatorein galleria tra il nodo idraulico di S.Mauro e Aonedis di S. Daniele, insponda sinistra del Tagliamento dellalunghezza di metri 5.600. Il deflussodelle acque viene regolato da unaserie di paratoie metalliche che por-tano le acque del Corno a confluirenel Tagliamento, nel tratto in cui idue corsi d’acqua si trovano allaminima distanza. I lavori ebbero ini-zio il 7 ottobre 1991 e terminarono il19 novembre 2003. Il canale scolma-tore ha avuto il battesimo il 31 otto-bre 2004, garantisce, con assolutogrado di sicurezza, l’eliminazione diogni rischio di esondazione delCorno a valle di San Mauro.

50 anni fa moriva la Venerabile CONCETTA BERTOLIdi Mereto di Tomba

La missioneA Mereto di Tomba, tranquillopaese agricolo in provincia e indiocesi di Udine, tutti ormai chia-mavano Concetta Bertoli “la croci-fissa”. Immobile su un letto, daanni, aveva trasformato la suacameretta, al primo piano di unamodesta casa, in un centro di spiri-tualità e di vita.Dal paese e dai dintorni erano moltiquelli che andavano da lei per chie-dere l’aiuto della sua preghiera edella sua sofferenza. E lei accoglie-va tutti e s’impegnava nell’offerta:«Chiederò oggi al Signore che mimandi un bel mal di testa» - rispon-deva.

A chi le chiedeva il segreto dellasua forza morale e spirituale confi-dava: «Tutti hanno una missione dacompiere. Io sono missionaria deldolore. E non ho abbastanza fiatoda ringraziare il Signore di avermimesso in queste condizioni, perchése io fossi stata sana, chissà quantocattiva sarei stata».Ma Concetta non è nata santa. Si èfatta santa.

Dolorosa accettazioneConcetta Bertoli nacque il 14 aprile1908 a Mereto di Tomba daGiuseppe e Felicita Marcuzzi.Ultima di dieci figli (tre morironoin tenera età), si può affermare che

non conobbe la mamma, perchémorì a 43 anni, quando lei avevaappena 20 mesi.Una vita di sacrificio e di lavoro neicampi, che però non impediva aConcetta di sognare una vita serena

Questa ricostruzione del Bôrg di Sotnei primi decenni del 1900 è statapossibile in modo determinantedalle testimonianze orali delle per-sone più anziane che qui sono nate evissute e custodiscono anche i pre-ziosi ricordi dei loro padri. Essendomemorie e ricordi prettamente sog-gettivi e molto, molto lontano iltempo preso in considerazione, edessendo inoltre presenti una grandequantità di nominativi, è più chenaturale e probabile che affiorinoinesattezze ed imprecisioni.I lettori che ne riscontreranno,faranno cosa gradita se li segnale-ranno alla sottoscritta, perché conla collaborazione dei compaesani laricostruzione del borgo risulti piùveritiera possibile. La ricerca nonha la pretesa di essere completa escientifica, vuole solo aprire unosquarcio per ricordare volti, luoghie situazioni ormai dimenticati.Esprimo pubblicamente la mia rico-noscenza alle persone che semprevolentieri mi accolgono, soddisfanole mie curiosità, riportando così allaluce il loro lontano vissuto, tesseredel mosaico della nostra storia.

Ines Della Picca

STORIA DI UNA CROCIFISSAdi Padre Aurelio Blasotti

e le dame dell’UNITALSI, chefanno di questo servizio lo scopodella loro missione umana e spiri-tuale. Dopo lunghe e faticose ore diviaggio, eccola il 9 luglio 1938distesa nel suo lettuccio davantialla grotta. Non chiese la graziadella guarigione, ma molto di più.Supplicò di saper sempre soffrirecon rassegnazione per la conversio-ne del peccatori, come chiedeva labianca Signora e Bernardetta. Perse stessa chiese, piangendo, la gra-zia di poter nuovamente essere ingrado di ricevere la santa comunio-ne. Erano, infatti quattro anni chele mandibole inchiodate le impedi-vano di ricevere la particola.Concetta poteva nutrirsi solo diliquidi.Informato di questo santo deside-rio, un sacerdote raggiuse Concettaall’Asile: teneva tra le mani la pissi-de. S’inginocchiò a fianco di lei;depose un frammento di ostia nel-l’acqua di un cucchiaio e lo accostòalle labbra dell’inferma. Concettariuscì a deglutire la particola, dopoaverla assorbita fra gli angusti spaziinterdentali.La gioia di Concetta era indescrivi-bile. Da quel giorno poté comuni-carsi fino alla morte. E a chi lechiedeva di Lourdes, tutto il suoricordo era riassunto in: «Mi sonopotuta comunicare!». La Vergineimmacolata aveva esaudito le suepreghiere.Altro singolare episodio avvenne aLoreto. Anche questo ampiamentedescritto dalle sorelledell’UNITALSI che accompagna-rono Concetta a visitare la SantaCasa nel settembre del 1951. Laserva di Dio era ormai anche com-pletamente cieca, e stava anchediventando sorda. Chiese allaMadonna di salvarle la vista o l’u-dito.Trasportata in basilica per la S.Messa, alla fine fu vista commossae piangente. Alla dama che la con-solava disse: «Ho visto tutto. Hovisto tutto.». E anche dopo potéammirare la sacra immagine dellaVergine, la Santa Casa e raccontaretutto per filo e per segno le coseviste.Fatta salire in treno, finito il sog-giorno di Loreto, fu adagiata vicinoal finestrino. Vide anche il mare e

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e gioiosa. Dotata di carattere alle-gro e spensierato, partecipava atutte le iniziative del paese e dellaparrocchia.Ma un brutto giorno (lei aveva solosedici anni) verso il Natale del1924 si manifestarono i primi sinto-mi della malattia che la portaronolentamente e inesorabilmente aduna vita d’immobilità e di totaledipendenza: artrite deformantepoliarticolare.Le lunghe e interminabili ore dellasolitudine erano riempite da scon-volgenti domande: «Perché a me?Perché così presto? Cosa ho fattodi male per soffrire così? Quandofinirà?» E sempre c’era una solarisposta, gridata come una giovanegazzella ferita: «Non voglio! Nonvoglio!».Il Signore aveva per Concetta undisegno meraviglioso che solo aisuoi intimi osa proporre fino infondo: salire con lui sulla croce perla salvezza del mondo.Quella croce, aiutata dalle parole edalla presenza santa del parroco,prima don Nicodemo Zanin e poidon Eugenio Peressini, un po’ allavolta, crescendo in intensità, diven-tava per incanto sempre più leggerae fonte di amore che realizza e chesalva.Un percorso lungo e faticoso, macontinuo, che condusse Concetta aconfessare che non avrebbe volutocambiare il suo letto con nient’altroal mondo. Dichiarò: «All’inizio èstata dura e non potevo rassegnar-mi, ma ora sono contenta. I dolorisono la mia compagnia».Nel 1930 Concetta, a ventidue anni,era già completamente immobiliz-zata. Poteva solo girare le pupilledegli occhi. La bocca era ermetica-mente chiusa.Alcuni numeri sono più eloquentidi un lungo discorso. Concettavisse 48 anni. Di questi 31 furonodi malattia, 26 vissuti totalmenteimmobile e 5, gli ultimi della vita,anche completamente cieca.

I miracoli di Lourdes e di LoretoQuesti santuari mariani segnaronodue momenti importantissimi nelcammino spirituale di Concetta. Mediatori di queste grazie, come ibarellieri che portarono il paraliticoda Gesù, furono appunto i barellieri

fu ricolma di gioia. Vicino adAncona ritornò nella sua cecità enon vide più nulla, ma riacquistòcompletamente l’udito.

Verso gli altariConsumata in tutto il corpo, presagìl’imminente sua morte. Prima vollefesteggiare il venticinquesimo dinozze con la sua malattia. Volle esse-re vestita da sposa e che le campanesuonassero a festa, per dire a tutti lasua gioia. Per l’occasione il parrococelebrò la S. Messa nella sua came-retta. Diceva Concetta ad un sacerdo-te che cercava di consolarla: «Non socome ringraziare Dio del dono dellavita: mi aiuti lei a ringraziarlo.Quante cose grandi possiamo farenoi in questo mondo per il Signore!».Il parroco le conferì il sacramentodegli infermi, piangendo come unbambino. La sera dell’11 marzo1956 Concetta entrava nella casa delPadre. Era domenica, giorno delSignore. L’inverno stava per finire etra poco sarebbe iniziata la primave-ra.Il suo funerale fu una festa. Ora isuoi poveri resti mortali sono conser-vati nella chiesa parrocchiale diMereto di Tomba.Il processo di canonizzazione, inizia-to il 13 gennaio 1969, si è concluso il24 aprile 2001 con il riconoscimentodelle virtù vissute in modo eroico.Chiediamo la grazia del miracolo,perché questa grande figlia del Friulipossa essere additata come consola-trice a tanti ammalati e come stimoloal dono di sé a tanti cristiani.

Anduins 1951 - Manazzone Anastasio(il Nini) con i figli Romano e Franca.

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FESTA DEI NONNIIl 26 luglio 2005 lo Stato Italiano haapprovato la legge che istituisce la“FESTA DEI NONNI”.Tale istituzione mette in risalto l’im-portanza che essi svolgono all’inter-no della famiglia e anche nellasocietà. Su di un piano spirituale, come hascritto “Famiglia Cristiana” la sceltadel 2 ottobre, evoca la bella immagi-ne degli Angeli Custodi.… Essere nonni non è certo unmerito, ma fare però i nonni è unacosa importante sia per i nipoti cheper i figli!I nonni sono libri di storia vivente, enelle case dei nonni poi i piccoli tro-vano sfogo, rifugio e i figli sostegnoe dei servizi qualificati e affidabili.

PREGHIERA PER I MIEI NONNI

Signore, ti voglio parlaredei miei nonni.I miei nonnihanno l’argento sui capelli,l’oro nei denti,il piombo sulle gambee tanto amore in cuore.O Signore,dà loro una bella serapiena di luce calmae tanta pace.Fà che siano come quei fiori cheal tramonto mandano piùprofumoe come gli alberi che in autunnolasciano trasparire più cielo.Soprattutto, Signore,dà loro sempre tanta dolcezza,perché mai mi manchi la lorocarezza!

RENDICONTO 2005 DELLA PARROCCHIA DI S. CANCIANO MARTIRE IN PANTIANICCO

Abitanti residenti al 31.12.2005 n. 610

ENTRATE• Offerte in Chiesa Euro 6.602,16• Candele votive “ 2.095,50• Offerte per servizi (battesimi, matrimoni, funerali,

benedizione famiglie, animatici, ecc.) “ 7.911,50• Entrate per attività parrocchiali “ 110,00• Offerte da enti e privati (contributi vari) “ 668,70• Affitto e reddito da terreni e fabbricati “ 2.721,93• Interessi da capitale (banca, ecc.) “ 582,34• Entrate straordinarie “ 62.665,71• Varie “ = =• Giornate e collette imperate

(giornata missionaria, carità del Papa, seminario, ecc.) “ 745,00TOTALE ENTRATE Euro 84.102,84

USCITE• Imposte, tasse, assicurazioni Euro 2.408,06• Spese di culto (candele, ostie, vino, arredi, ecc.) “ 638,58• Spese gestionali (ENEL, SIP, riscaldamento, ecc.) “ 1.958,20• Spese per attività parrocchiali “ 500,93• Remunerazione, stipendi e contributi

(parroco, vicari parrocchiali ed altre persone) “ 601,27• Manutenzione ordinaria ed acquisto attrezzature “ 4.156,10• Contributo attività diocesane “ 162,00• Spese ed uscite straordinarie “ 68.556,59• Varie “ 779,21• Giornate e collette imperate “ 745,00TOTALE USCITE Euro 80.505,94

SALDO ATTIVO Euro 3.596,90

Codice delle beatitudini dell’anziano

- Beati quelli che rispettano i miei piedizoppi e le mie mani paralizzate.

- Beati quelli che comprendono lo sforzoche le mie orecchie devono compiere perintendere le loro parole.

- Beati quelli che si accorgono della miavista indebolita e del mio pensiero chesi forma al rallentatore.

- Beati quelli che, con un amabile sorri-so, mi fanno dono del loro tempo perconversare con me.

- Beati quelli che non mi dicono: - miavete già raccontato questa storia.

- Beati quelli che mi consentono di evo-care e gioire nel ricordo dei tempi pas-sati.

- Beati quelli che mi richiamano al pen-siero che un giorno sono stato anch’iogiovane, che sono stato amato e stimatoe mi consolano, assicurandomi di nonessere abbandonato.

- Beati quelli che, con bontà, danno sol-lievo ai giorni che mi separano dal mioarrivo nella casa del «Padre» che stanei cieli. Amen.

1938 - Fam. Cragno Virgilio “Cjarvon”.Da sinistra: Evelina, Mercedes,Mafalda, Virginio e Ersilia Cisilino, ilbambino Cisilino Lidio.

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PARTENZA SENZA RITORNO(Il flagello della svastica)

Sono passati sessantun anni dalla finedella guerra di liberazione. Non pos-siamo dimenticare quei venti mesi chevanno dal settembre 1943 al maggio1945. Questo è stato un periodo trava-gliato per l’Italia, ma sopratutto per ilFriuli, poiché si trova proprio in zonadi confine. La gente aveva problemiimmediati da affrontare per la soprav-vivenza quotidiana. Era tempo di fame,di paura e di morte.Gli uomini validi furono reclutati per ilfronte; a casa rimasero i vecchi, ledonne e i bambini. La principale risor-sa era data dall’agricoltura, che con-sentiva un magro reddito ai contadini,pure taglieggiato attraverso la conse-gna obbligatoria, per esigenze di guer-ra, di una parte dei prodotti. Nei negoziscarseggiava tutto: generi alimentari,generi di monopolio come sale e tabac-co. Chi era fumatore si arrangiava allameno peggio: tutti avevano imparatoad arrotolare tra le dita le cartine riem-pite di foglie tritate di camomilla.Per avere pane e latte razionati, biso-gnava mettersi in fila nei giorni stabili-ti, e non sempre bastava.Quanto al vestiario c’era poco da staretranquilli.Le donne e i vecchi portavano ciabattee i bambini zoccoli a forma di scarpo-ne con grossi chiodi, piantati nellasuola di legno, perché durassero di più.La gente era con l’orecchio teso alsuono delle sirene, che preannunciava-no il passaggio di “Pippo”, come veni-va chiamato il pilota di un aereo rico-gnitore degli alleati, o quello più graveed allarmante dei bombardieri.Nelle settimane tra il 25 luglio 1943 el’otto settembre, cioè la caduta delfascismo e la firma dell’armistizio“Badoglio”, i tedeschi iniziarono lacalata da Tarvisio verso Udine.Al confine si trovava dislocato unreparto degli alpini e ben 24 soldaticaddero nello scontro: questi furono iprimi martiri della resistenza. Il 15ottobre venne dichiarata guerra allaGermania da parte del governo diBadoglio. Le forze militari erano sotto-messe al comando germanico ed i gio-vani venivano chiamati a prestare ser-vizio o nella Wehrmacht o nella Todt:costruivano ponti, strade e piste per

l’atterraggio degli aerei. La gente intuìche stavano per incominciare giornibui, quando i tedeschi calarono sulFriuli: i fascisti convinti si schieraronoal loro fianco, credendo alle loro men-zogne. Quei mariti e quei figli vestitidi grigioverde, che si trovavano lonta-no dal Friuli, nella sterminata Russia oin Albania o nei Balcani non sapevanose sarebbero riusciti a rimpatriare. Traquesti vi era un giovaneUn uomo esemplare, padre di famiglia,a soli trentun anni fu strappato dallasua famiglia, composta dalla madreAndrusiana Cisilino, dalla moglieAlfonsina Zoratto e da due figliolette,

Liana di tre anni e Ada di soli cinquemesi.Egli era nato il 14.10.1913 in Meretodi Tomba-fraz. Pantianicco. Facevaparte della banda musicale del paeseed aveva la passione della caccia.Aveva un cuore molto grande: se vede-va una persona in difficoltà, cercava intutti i modi di aiutare. Successe anchecon un signore di Venezia a lui scono-sciuto. Questi era stato preso daiTedeschi, forse considerato un sovver-sivo ed era in attesa di sentenza. Moltepersone venivano prese dai Tedeschicome ostaggi ed erano trattate male.Davano loro poco da mangiare e que-sti, appena potevano essere inosservatidalle guardie, andavano per le case delpaese a chiedere aiuto.Quel Veneziano venne da noi unavolta, poi tornò una seconda e chiedevafarina di grano e di mais, dato chevoleva mandare il tutto alla sua fami-glia, pure essa composta dalla moglie,da due figlie e dalla madre; il papà,ascoltando la sua storia, si immede-simò e mosso a compassione gli diedeviveri, che lo rifocillarono. Il papà eracattolico e la sua religione gli avevainsegnato che siamo tutti fratelli. Quelsignore trovò l’optimum per tornare,vedendo la disponibilità della miafamiglia. Difatti tornò per la terza voltae portò delle sigarette al papà, che eraun fumatore.In quel periodo di guerra le sigarettevenivano erogate con la tessera. Questa

Cisilino Andrusiana, anno 1940.

Foto dei coscritti classe 1913. Cisilino Tullio, il secondo da sinistra in alto.

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così. Mai avrebbe creduto che quelsorriso fosse per lui l’ultimo saluto…Dietro l’insistenza della mamma, chegli diceva: “Tullio, c’è la bambinaLiana che ti aspetta, sbrigati che leialtrimenti si sporca il vestitino dellafesta!” Così andammo a Messa.Finita la funzione, come soleva fareogni domenica, mi portò, orgoglioso,al bar per far vedere la sua bambinaagli amici e mi comprò una caramella.Egli era grande amico di tutti: in parti-colare di Eligio Bertolissi, suo testimo-ne di matrimonio, di Redento Cisilino,mio padrino di battesimo, di AnselmoCisilino, con cui da giovane era statoin Argentina; era molto amico anche diVaniglio Della Picca, di Alceo Bernavae di molti altri, di cui non ricordo inomi.Nel frattempo nella mia famiglia arrivòil “mostro della morte”. Una vetturacon due tedeschi e quell’uomo diVenezia, che il papà aveva cercato diaiutare. Chiesero alla mamma, che inquel momento allattava la bimbettapiccola, dove fosse il marito. Lamamma ebbe subito un brutto presenti-mento alla vista delle SS insieme aquel signore sconosciuto di Venezia erispose: “Mio marito è a Messa con labambina”.Essi replicarono che la messa era finitae la gente era già fuori dalla chiesa. Alche la mamma con un fil di voce quasiin preda allo svenimento disse loro :“Sarà andato al bar con gli amici!”Difatti dopo pochi secondi ci raggiun-sero al bar “Al Cacciatore”. I Tedeschichiesero se ci fosse Cisilino Tullio edegli, che stava proprio sull’uscio eteneva me per mano rispose all’appel-lo, forse ignaro della gravità della cosasoprattutto per il periodo che si stavaattraversando. Lo fecero salire sullatopolino nera e fecero salire anche mecon lui. Io, trovandomi chiusa in quellaspecie di scatola, non avendo maivisto prima una macchina, con quegliuomini sconosciuti mi misi a strillare:strillavo, strillavo e piangendo davo deipugni a chi mi stava seduto davanti. Mifecero scendere dalla macchina, milasciarono sola nel mezzo di piazzaCortina, e si diressero verso casanostra per recuperare il tedesco, rima-sto a fare la guardia, affinché nessunopotesse andare ad allertare il papà. Ungentile signore del paese, Libero DellaPicca, vedendo quella bambina solache piangeva, la prese per mano e l’ac-

compagnò dalla sua mamma. Sia leiche la nonna si straziavano poiché ave-vano visto il loro caro partire; il caneda caccia di nome Brik, che il papàaveva, correva dietro la macchina, per-ché aveva visto partire il suo padrone elo voleva raggiungere.Il papà venne portato nelle carceri divia Spalato a Udine, in attesa di sen-tenza. La mamma più volte alla setti-mana andava a confortarlo, cercando diinfondergli coraggio morale, spiritualee psicologico. Quel coraggio, di cuiavrebbe avuto tanto bisogno anche lei,ma che nessuno le poté dare. Partivacon la borsa piena di viveri con la bici-cletta dei bersaglieri, cioè con legomme piene, per incontrare edabbracciare suo marito.Spesso si trovava in strada in corso dibombardamenti aerei e correva dietroalle persone che si ritiravano nei rifugisotterranei, per potersi salvare, senzaconoscere alcuno. Mentre la mammasentiva esplodere le bombe, nelladisperazione di quei momenti chiedevaal Signore la grazia di poter rivedere lesue bimbe e piangeva, … piangeva.Anche in carcere il papà ha dimostratodi avere un cuore grande, e il cibo chela mamma gli portava lo divideva conaltri malcapitati, divenuti suoi amici;fra questi ricordo il nome del sig.Corrado Zoffi di Codroipo e non ram-mento altri nomi. Un giorno la mammachiese informazioni al responsabile delcarcere, e le fu risposto che il maritosarebbe stato di lì a poco trasferito inun campo di concentramento tedesco,stabilendo una data approssimativa. Inuna delle sue visite successive, la cuidata sembrava ancora lontana per lapartenza, non trovò più il marito adattenderla. Il guardiano le si avvicinò ele disse: “Mi dispiace signora, suomarito è già partito”. La mamma,affranta dal dolore, prese la bicicletta edisperata se ne tornò a casa. In quelmomento avrebbe desiderato morire.Il papà era stato portato con “i trenidella morte” nel campo di concentra-mento di Landsberg am Lech pressoDachau in Germania. Fu adibito ailavori forzati e se non andava avanti,gli venivano aizzati contro i cani per lopiù pastori tedeschi. Nel lager conobbeun signore di Mereto di Tomba, che loinvitava a fuggire insieme. Egli si dettealla fuga e si salvò, mentre il papàrimase, perché pensava di non averfatto cose gravi, e diceva che in breve

Alfonsina Zoratto e Tullio Cisilino, anno1940.

volta osò chiedere dell’abbigliamentoperché voleva fuggire da quell’infernoe disse al papà che si trovava sempresotto i colpi della morte. A tale richie-sta il papà rispose: “Non vorrei che peraiutare te dovessi trovarmi nei guai!”Egli insistette e tranquillizzò il papàdicendo: “Non potrei fare questo, dopoaver trovato in lei aiuto!”Il papà ha creduto di trovarsi di frontead un uomo bisognoso, onesto: emandò la mamma a prendere i pantalo-ni, che lui usava sul lavoro. La mammacercava di dissuaderlo dal fare quell’a-zione, anche se considerata umana; mavista la sua insistenza prese quei male-detti pantaloni e glieli consegnò pian-gendo e continuando a dire: “No,Tullio, no, ti prego, non farlo!”. Mai ilpapà avrebbe creduto di trovarsi difronte ad un traditore e rivolgendosi aquell’uomo lo supplicava di non met-terlo nei guai, dato che lui cercava didargli aiuto. Egli lo rassicurò, prese ipantaloni e se ne andò. I Tedeschi,accortisi che il tale mancava all’appel-lo, lo cercarono e lo trovarono aVenezia nell’ambito della sua famiglia.Venne interrogato e sotto torchio eglipalesò il nome della persona che loaveva aiutato.Il giorno di Pasqua nell’anno 1944 ilpapà ed io dovevamo andare alla S.Messa, ma non riusciva a staccarsidalla culla dov’era la figlioletta Ada, disoli 5 mesi, che continuava ad alzare latestolina e a sorridergli. Era la primavolta che quella creatura si comportava

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fenomeno. Il giorno seguente parlandocon le persone, capirono che quello eraun segnale che il loro caro aveva volu-to mandare: l’ultimo segnale della suaesistenza. Forse telepatia?!Nel 1958 le povere spoglie furono rim-patriate in una piccola bara di cm40x50, avvolta nel tricolore. Noi abbia-mo sperato che in quell’urna ci fosserole sue ceneri. Era portata da quattroalpini e presenziavano alle esequie altifunzionari dell’esercito ed un picchettodi alpini nelle loro classiche uniformi.Per noi è morto una seconda volta.Venne tumulato nel camposanto diPantianicco, nella tomba di suo padreSante. In quella circostanza, tantomesta, tutto il paese si unì al nostrodolore. Da allora possiamo pregare eportargli un fiore sulla sua tomba. Miricordo che da piccole chiedevamo allamamma perché tutte le nostre compa-gne avessero un papà e noi no. Lamamma con tanto equilibrio e santarassegnazione ci diceva che la guerraaveva portato via nostro padre e cheora era in cielo e che ci guardava dalassù!Ma era davvero questo un giustomovente per strappare un padre allapropria famiglia e fargli fare quellafine così crudele? Proprio per un paiodi pantaloni?! Noi siamo cresciute conla mancanza dell’amore paterno, maperò con la grande presenza di spiritodi dedizione da parte della mamma edella nonna. Esse hanno voluto colma-re nel modo migliore questa nostralacuna, ma il vuoto è per sempre rima-sto nei nostri cuori.È stato fomentato che il papà fosse un

partigiano, perché una persona fascista,che abitava vicino a noi, lo vide partireal mattino con dei sacchi sul calesse:sacchi pieni di mais e di frumento,donatigli dal nonno materno di S.Lorenzo di Sedegliano. Questo granoserviva per pagare un mulo che il papàaveva acquistato da un signore diReana del Roiale e precisamente diZompitta. Il fascista che lo aveva vistocosì di buonora, aveva fatto la sua sen-tenza e disse che Tullio andava a porta-re da mangiare ai partigiani sui monti.Il suo nome è scritto sul libro “FriulaniDeportati nei Campi diConcentramento al n. 142137 - AUE-STEHEN” dell’AssociazioneNazionale Ex-deportati-Sezione diUdine, e dichiarato partigiano.Noi figlie, quando a malincuore parlia-mo della nostra vita vissuta… “nonvissuta”, perché troppo piccole percapire tante cose, dicevamo spesso:“Avesse voluto il cielo che il papàfosse stato un partigiano o un fascista,se per lui era già stabilito che dovessemorire così giovane: almeno sarebbemorto per un suo ideale”.Invece lui era del tutto apolitico eapartitico. Fu ex deportato civile perquestioni politiche.Nel nostro percorso di vita, non abbia-mo avuto la gioia di riempire il cuoreneppure una volta per chiamarloPAPÀ!Le figlie così lo ricordano.

Liana e Ada Cisilino

Pantianicco fine anni ’40. Cisilino Ada eLiana con la nonna Andrusiana e lamamma Alfonsina.

Sessantesimo anniversario della prima Santa Messa di Don Angelo Della Picca

Sono ormai trascorsi dieci anni.Nell’agosto 1995 Don Angelo è ritornatonella sua piccola patria di Pantianicco perfesteggiare il 50º anniversario della suaprima santa messa con la sua “Messepiçule in onôr dai SS. Ermacure eFortunât”. Ora che l’anno sta per finireritorna per festeggiare con noi il suo 60º diMessa. Sarebbe puntualmente venuto inagosto, se motivi di saluti non l’avesserotrattenuto; così appena ha potuto è rientra-to ed ha portato nella chiesa natale il coroda lui istruito “Saint Henry District HighSchoos’s Chamber Choir” (Erlangen, Ky.,

USA), in pellegrinaggio di preghiera emusica per l’Italia, diretto da una suaallieva.È stato un evento grandioso, nonostantel’inclemenza del tempo. Nella chiesa diPantianicco, gremita di folla, mercoledì28 dicembre 2005, alle ore 20.00 è statoeseguito un concerto con un singolareprogramma, in cui si alternano voci soli-ste, flauto e coro. Fra le altre vengono ese-guite due composizioni di Don Angelo:“Dio” e “La Chiesa”.L’esecuzione è stata perfetta ed almomento dei saluti particolarmente com-

ci sarebbe stata la liberazione a salvar-li. Ma per lui la liberazione non arrivòmai.Il papà a quel signore, mi pare di nomeOtello, aveva raccomandato che, sefosse riuscito a salvarsi, andasse asalutare ed abbracciare per lui lamoglie, la madre e le figliolette. Cosìfece! Il papà durò ancora alcuni mesi epoi per gli sforzi e gli stenti il suocuore cessò di battere il 10.02.1945, asoli trentun anni. Venne sepolto nelcimitero di Landsberg-Spotting con ilnumero di sepoltura 11-2-18.Nella notte in cui morì, io sentivo lamamma che chiamava la nonna perchiederle se il suo letto dondolasse,come in presenza di un terremoto.Anche la nonna aveva avvertito questo

Pennsyvalnia, retta dal fratello Mons.Paolino. Ai fratelli sacerdoti in terra stra-niera i più cordiali saluti dalla redazione el’augurio di rivederci presto a Pantianicco.

E.B.

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movente il momento in cui l’anziano mae-stro ha ringraziato le sue allieve, chiaman-dole per nome una ad una.Anche se poi nel giorno dell’Epifania edel suo 83º compleanno Don Angelo hacelebrato la messa in ricordo del suo 60ºanno di sacerdozio, il grande incontrocon la sua gente è avvenuto nella seratamusicale del 28 dicembre, in cui si è potu-to veramente comprendere quanto il mae-stro ha dato e quanto sia stimato ed amato.Ricordiamo che Don Angelo nel 1995 haricevuto il titolo di “Professor Emeritus”ed ha continuato a dirigere il “WesterCincinnati Chorale”, un complesso di 40voci da lui fondato nel 1970, in musichedi Palestrina, Viadana, Monteverdi,Benedetto Marcello, Vivaldi, Bach,Haendel, Mozart, Beethoven, Brams,Verdi, Mascagni, Puccini e sue proprie nelCollege Chapel e nel College Theatre perun uditorio da 800 a 1.150 persone.Il Wester Cincinnati Chorale è stato ripe-tutamente invitato a cantare per laCincinnati Opera Association in Aida di

Pantianicco, anni ’30 - da sx: Rizieri,Alpi, Egidio, Pietro.

Verdi e in Cavalleria Rusticana diMascagni. Nel periodo natalizio il mae-stro ha presentato annualmente l’opera diGiancarlo Menotti “Amahl and the nightvisitors” per un pomeriggio e cinque sere.Le sue composizioni di rilievo sono:Easter Rondò, Christmas Rondò, RondòCapriccioso, Rapsodie Furlane, CantoNuziale, Eine Kleine Sonate fur Bass-Tuba und Harfe ed il TE DEUM, su testodi Gertrud von Lefort, per Soli, Coro eOrchestra, recentemente inviato al mana-ger della Cincinnati Synphony Orchestra,la cui esecuzione è prevista durante ilMay Festival del 2007.Ora Don Angelo è in pensione, ma la suaattività di compositore, iniziata all’età di11 anni e continuata durante tutta la suavita in Friuli, a Roma e dal 1956 negliUSA, è tuttora in pieno vigore; ed eglicome sacerdote da 61 anni continua acelebrare la Santa Messa e predicare e adaiutare col canto le funzioni specialmentedomenicali nella chiesa parrocchiale diOur Lady of Pompeii in Bethlehem-

In realtà non ricordo l’anno preciso incui cominciai a indossare la veste per“servir messa”. La testimonianza piùvecchia è una foto sul bollettino del1986. Mi ricordo chiaramente che quan-do ho iniziato avevo parecchia paura eche c’era sempre uno più grande di meche mi diceva cosa fare e in quale preci-so momento. Da qual giorno sono pas-sati molti anni e ora sono gli altri che sirivolgono a me per sapere cosa fare. Questo singolare “mestiere” è difficileda spiegare. Infatti siamo una veraminoranza in paese e se non lo hai maifatto non puoi capire. E’ la prima occa-sione per entrare nel mondo dei grandicon i loro tempi e i loro modi, espostoallo sguardo di tutti. Si potrebbe parlaredi una specie di ingresso in società.Non tutte le cerimonie sono uguali,ovviamente, e di conseguenza anchel’impegno dei chierichetti. Personal-mente il periodo pasquale è certamenteil più impegnativo che con la sua sugge-stione viene prima persino della messadi mezzanotte di Natale. Per quantoriguarda i funerali, che non saprei attri-buirne la difficoltà, ammetto che per unragazzo è decisamente complessoseguirne le varie fasi. Oltre a tutto que-sto ci sono gli eventi speciali come imatrimoni, cresime, comunioni, ecc.

(con l’aggravante di comparire neglialbum fotografici!).E’ doveroso comunque ringraziare perquesto traguardo raggiunto chi mi èstato vicino da ragazzino, Don Claudioe chi mi segue da giovane, DonGiovanni.Un pensiero particolare comunque nonpuò mancare per Jan Fioritto con cui ho

condiviso molti anni assieme e perMauro Brandolino il mio “allievo”numero 1.Infine un sentito grazie e un invito acontinuare a tutti i ragazzi che in questiultimi anni hanno cominciato a fare ichierichetti. E’ una vera gioia seguireuna messa quando ci siete voi!

Raffaele

20 ANNI DA CHIERICHETTO

I chierichetti: da sinistra Edoardo, Andrea, Samuel e Leonardo. Alle loro spalle Mauroe Raffaele.

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EVELINA CISILINO

Cari pantianicchesi,sono una persona per alcuni di voiconosciuta, per molti mai sentitanominare. Sono una delle “rare”(sette in tutto) Suore TerziarieFrancescane Elisabettine di Padova,partite da questo paese negli anni trail 1930-1960. Delle sette suore cin-que sono già defunte. Le ricordocon simpatia e stima: Suor Orsolina,Suor Costanzia, Suor Domitilla,Suor Dorangela Cisilino e SuorZelmira Uliana. La loro esistenzanon è passata invano; hanno lasciatoun segno sia tra le Elisabettine siatra la gente che hanno servito, testi-moniando la fede semplice, il corag-gio nella missione loro affidata, l’a-pertura verso gli altri e una infatica-bile operosità.Suor Augusta Cisilino è una delleSuore ancora viventi che conoscetee che conserva ancora, nonostantel’età, la sua vivacità e voglia divivere. Alla fine che chiude per orail cerchio delle suore nate aPantianicco sono io, Suor OrazianaCisilino Evelina, di Orazio e diMarigo Maria, Vicolo Chiuso 7,famiglia non più presente in paese.Nata nel 1939, sono entrata dalleSuore elisabettine nel 1957, sonotornata poche volte in famiglia neglianni in cui erano vivi i miei genitorie dopo più raramente.Nei 18 anni trascorsi a Pantianiccoho assorbito la cultura, le tradizioni,la religiosità di cui erano, sono por-tatori le famiglie, la comunità…L’impianto l’ho ricevuto da questanostra terra friulana, in particolaredai miei genitori e familiari, grazieancora a questo ho potuto risponde-re alla chiamata religiosa, spenderela mia vita perché ogni uomo scoprala sua dignità di figlio di Dio.La Famiglia elisabettina di cui fac-cio parte si propone di sperimentarela bontà del Signore e la sua miseri-cordia tra le sorelle della comunità edi testimoniare tale misericordia aifratelli che serve e che incontra. Neiservizi apostolici, in Italia e all’este-ro, esprimiamo la misericordia diDio, dedicandoci all’educazione-formazione dei giovani, anche insituazione di disagio, all’assistenza

dei malati e degli anziani.A me, in questi 50 anni di vita reli-giosa, sono stati affidati servizi vari:per parecchi anni ho assistito imalati all’Ospedale di Padova, inseguito ho svolto il compito di for-mare delle giovani che si preparava-no alla vita consacrata e ultimamen-te ho operato come animatrice dellesuore all’interno della Famiglia eli-sabettina. Solo un anno mi sonooccupata di adulti in disagio.Potreste chiedermi: perché solo orati fai viva? C’è stato un incontro(casuale, forse no) con la SignoraInes Della Picca che s’interessa delBollettino di Pantianicco, che pun-tualmente ricevo e che leggo coninteresse. L’incontro mi ha spinto adare voce al mio vissuto e a parteci-parvi qualcosa di me, di quello chemi abita dentro.In primo luogo desidero esprimerela riconoscenza al Signore per ildono della vita e della famiglia,della fede, della vocazione religiosae di quanto ho ricevuto dalla comu-nità pantiniacchese, in particolaredai sacerdoti.A tutto questo, sicuramente, mi sta acuore far presente che esiste unamodalità di vita non per nientesuperata nella Chiesa, una vocazio-ne che impegna chi la riceve adannunciare il messaggio del Vangeloall’uomo di oggi. Lo annuncia conl’evangelizzazione diretta, con l’e-

ducazione-formazione o medianteuna vita solidale e caritativa verso lapersona sofferente o disagiata. Sonoconvinta che tra gli adolescenti e igiovani di Pantianicco ci sono le“chiamate” del Signore e ci sono le“risposte”, forse meno rispetto allechiamate. C’è poco tempo per fer-marsi ad ascoltare quello che vivedentro di noi, quella che ci risuonain cuore all’ascolto della parola diDio, quello che ci dà gioia, senso,speranza, ci libera dalla gabbia del-l’avere e di quanto ci attrae superfi-cialmente.Avete compreso perché vi scrivo,ma non solo perché c’è bisogno discoprire una chiamata di specialeconsacrazione, ma ancora perché dasempre nutro il desiderio che ognipersona si riconosca, si ritrovi inquello che la qualifica, le dà dignità,la fa vivere dentro la storia, la realtàquotidiana animata dalla forza inte-riore che ha ricevuto nel Battesimoe che matura con il divenire dellapersona adulta.È questo l’augurio che consegno aciascun compaesano, assieme alricordo nella preghiera e al deside-rio che riflessione e ricerca ci carat-terizzino e ci portino a vivere in pie-nezza la nostra esistenza.

Suor Oraziana Evelina Cisilino

Padova, 8 settembre 2006

Pantianicco 1962Una divertente immagine di Versaci Vincenzo con i generi Sante Pacino e Angelo Fidenato,marito di Graziella.

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Martùeri di Zuan il Batiste (Mc. 6,14-29 / Lc. 9,7-9)

“In chê volte la innomine di Gjesùe rivà tes orelis dal tetrarcheErode, che ur disé ai siei fameis:“Chel chi al è Zuân il Batiste ch’alà resurît dai muarts, difat lis sôsvirtûts meraculosis a opèrin in lui”.Erode, dopo vê cjapât e incjadenâtZuan, lu veve metût in presòn parcolpe di Erodiade, femine di sofradi Filip. Parceche Zuan i diseve:“No ti è permetût di tignîle!”Seben ch’al voleve fâlu fûr, al veverivuart dal popul che lu ritigniveun profet.Il bal al pues fâ pierdi il cjâf, spe-cialmentri se fat da une svualdrinecence pudôr, come Erodiade.Une dì, che Erode al finive i agns,la fie di Erodiade e balà denant diducj e i plasè tant a Erode che cuntant di zurament, i imprometè didâi dut ce che i domandave.Alore jê, saborade di sô mari, idomandà : “Dàmi ca, sun tuneguantiere, i l cjâf di Zuan ilBatiste”.Il re si svilì, ma par colpe dal zura-ment e par rivuart dai invidiôs alordenà che la sò domande e fosacetade, e al mandà a copâ Zuan inpreson.Il so cjâf lu puartàrin sun tuneguantiere e i al consegnàrin a lafantaçute, e jê i al passà a sô mari.

Dopo la decapitazion dal Batistevolude di Erode, a San Luche ch’aldomandave il cuarp par sapulilu, ivignì consegnade dome la mandrete cul sot dal braç (avambrac-cio).Puartade a Antiochie, la man e sco-mençà a fâ meracui. Ae vilie dalBatisim di N. Signôr, l’arcipredi algjavave la man se i dêts si dreça-vin, il racuelt al sarès stât bon.Da Antiochie la man e vagolâ taisecui pe Asie Minôr e pe Europe.Doi dêts e son stâts disseparâts ecumò si cjàtin: un a Siene e chelaltri a Istanbul.

Ae fin dal sietcent, i cavalîrs diMalte, in scjampe des armadis diNapoleon, a domandàrin protezional cristianissim zâr Pauli I, checussì al cjapà la paronance de reli-cuie.La man e restà a San Pietroburg,fin al 1919, cuant che lis armadisblancjis in ritirade l’e puartàrin talforest: Estonie, Danimarche,Gjarmanie e po Jugoslavie.E cumò come che i grancj gjornâinazionâi a àn scrit (domenie 06 dijugn ‘06) che a Moscje la int e jetornade in code, par viodi la mandal Batiste, e venerâ chê relicuie,ch’e scomence a fâ meracui.“… Un pensionâ t Vladim îrMastyukov, colpît di ictus, sîs agnsindaûr, al à ripiât a cjaminâ, dopovêle bussade: “O ài sintût a l’im-provise une grande lizerece in dutil cuarp”;

… Tinute Sergeevna e conte che ilfì al jere sparît di cjase da plui diun an. E à preât tant il Batiste che,cuant che je tornade cjase, e à cja-tade une letare di Sergjei. Al jerein presòn, ma vîf!”Chê man drete ch’e à batiâ tN.Signôr e je la relicuie plui sacrech’e puedi esisti pe glesie ortodos-se russe.La man dal Batiste e je tornade inRussie pe prime volte dopo la rivo-luzion di otubar. E je stade imprestade da un mona-

steri Montenegrìn, che l’e custodìspermanentementri.Cun grandis cerimoniis, l’urne e jestade puartade te Catedrâl di CristSalvadôr, su lis rivis de Moscove:Glesie, ch’e je al centri de ortodos-sie russe, e ch’e jere stade distruteda Stalin tai agns trente.Podopo Krusciof al veve fat fâ unegrandiose pissine al aviert, cunaghe cjalde, ch’e funzionave ancjed’unviâr e che i moscovits l’ama-vin tant tant.Cun Eltsin la glesie e je tornade inposse dal lûc. E à demolît la pissi-ne, e à ricostruide la Catedrâl, pluigrande e plui sfarzose di prin.Vuê ducj, “omps, feminis, vecjos,fraris, …” di sburtin par lâ avenerâ la relicuie, parvie ch’erestarà a Moscje fin al 16 di jugn06, e podopo e partirà par lâ in tan-tis citâts de Russie, in Ucraine e

Bielorussie, prin di tornâ tal mona-steri di CETTIGNE.‘Cetinje’ - in italiano Cettigne -città del Montenegro (ab. 12.000) a720 m. di quota, sull’altipiano aNO del lago di Scutari. Centromonastico nel secolo XV, fu capi-tale del Montenegro dal 1878 al1918 e dal 1941 al 1945.Ducj a sperin tai meracui!

A. Covazzi

A Mosca la calca nella chiesa del Salvatore per venerare la reliquia di San GiovanniBattista.

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UN MATRIMONI DI MIEÇ SECUL FATutto iniziò in casa mia quando Ugoveniva con “Toni dindiot” per parlarecon me. La nostra storia cominciò dauna semplice amicizia che piano pianodivenne una cosa seria e così Ugo michiese se ero contenta e se volevo con-tinuare, gli risposi sì e lui parlò con imiei genitori. Iniziarono allora sei annidi fidanzamento, lui veniva a casa miail martedì, il giovedì , il sabato e ladomenica, quando non era impegnatonella bottega. Andavamo con gli amicial cinema a Sedegliano e a ballare allesagre vicine, ovviamente con l’unicomezzo a disposizione: la bicicletta.Ricordo… il primo bacio, me lo diede acasa mia, “una volta a no si faseva come-dis a tôr”, l’emozione era forte e la paurache qualcuno potesse vederci anche seeravamo in casa, ancora di più.Il nostro fidanzamento durò molti anniperché c’era tanta miseria e poi dove-vamo andare ad abitare a casa di Ugodove la sua famiglia era già numerosa,ma quando suo fratello Alcido decisedi sposarsi, Ugo lo seguì e ci sposam-mo proprio nello stesso giorno.L’11 febbraio del 1956 mi svegliai alle7.30, racconta Silva, non avevo dormi-to niente per l’emozione e poi avevanevicato tutta la notte e continuava anevicare tanto, ero proprio preoccupatavisto che noi quattro dovevamo sposar-ci a Udine perché mio fratello Romanolavorava alla redazione della VitaCattolica, e aveva combinato di farcisposare nella “Chiesa della Purità”.Guardavo avvilita dalla finestra: iltempo era bruttissimo e la neve nonsmetteva di cadere, fu impossibileandare fino a Udine, le strade eranoimpraticabili, così una volta parlatocon il prete la S. Messa fu celebrata aPantianicco, alle 5 del pomeriggio “alera già scûr”.La giornata più importante della miavita iniziò un po’ male… dopo essermialzata era tradizione che la sposa dove-va andare in chiesa a confessarsi, quan-do ritornai mi misi ad aiutare nelle fac-cende di casa, andai a prendere la legnache si trovava “parsora dai cjôs dai pur-cis”, ma quando feci per scendere sci-volai e caddi dalla scala di legno facen-do un gran rumore, al che le donne incasa si misero ad urlare perché eranoconvinte che mi fosse ferita, per miafortuna non ci fu nemmeno un graffio.Mia madre “Sesa” tranquillizatasi, una

volta acceso il fuoco iniziò a preparareil pranzo che avremmo consumatoprima del matrimonio, per festeggiarecon le persone del mio borgo. Subitodopo mangiato, sono salita in cameraper prepararmi con l’aiuto della miaamica Zolîa che era anche mia vicinadi casa.Silva mi racconta che le sarebbe tantopiaciuto indossare il vestito bianco, madato che sua cognata aveva già com-prato un “tailleur” per non essere diver-sa lei si fece fare un vestito color cene-re con soprabito e tanto di capellinodella stessa tinta. Bisogna precisare cheil giorno prima le due future cognateerano state dalla parrucchiera a Meretoperché a Pantianicco non c’era e sierano fatte pettinare per benino macome mi racconta Silva: “in che volta ano erin lachis” e così il giorno dopo icapelli avevano perso un po’ la piega…Visto che per le strade del paese eraimpossibile camminare per la tantaneve, alle cinque “Gjgj di Mular” eSario vennero con Ugo a prendermicon la macchina: una Lancia Apriliagrigia, con la guida dalla parte destra etutti insieme andammo in chiesa.Durante il tragitto piansi, sia per lagrande emozione, sia per colpa deltempo che non smetteva di cadereneve.Il mio “copari di gnocis” era MolaroLuigi, purtroppo nello stesso giornodoveva essere presente ad un altromatrimonio, così ci accompagnò solo

in chiesa e durante la cerimonia, manon partecipò alla festa, ci dispiacquemolto, comunque il suo posto lo preseAngelo Covazzi che ci fece da “copari”per tutto il resto della festa.Una volta usciti dalla chiesa e salutatoil prete andammo tutti insieme “talcurtîl di Ferin”, dove avremmo abitatoper un po’ di anni: l’usanza era chedopo una bicchierata gli invitati anda-vano a vedere la camera matrimonialedove erano esposti anche i regali dinozze, di solito utensili per la casa.E Silva continua: “la mia camera dinozze era nuova di zecca, in nocescuro, con un armadio a tre porte, unbel “buro” il letto e “il toilette”.Finito il giro tornammo a casa, sposi einvitati per cenare, tutte le pietanzeerano state accuratamente preparatecon ciò che avevamo in casa, solo latorta era stata acquistata. Tutti ballaro-no e cantarono fino a tarda notte, men-tre noi eravamo già a dormire per poiessere tormentati dagli scherzi degliamici che fingevano di portare lacomunione a letto, e le sentivano per-ché essendo un po’ ubriachi c’era ilrischio che sporcassero il nostro letto”.Il giorno dopo la sposa doveva alzarsipresto e andare a portare il latte, dove-va poi sistemare il disordine del giornoprima perché verso mezzogiorno igenitori dei neosposini venivano apranzo da loro.

11.02.2006 - 50º anniversario di Ugo e Silva.

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O sintìn tantis voltis a fevelâ di magos:- di magos bogns e- di magos triscj.Personalmentri o riten miôr di dut stâlontàns di chê int!Bogns o triscj… a son dome periculôsvenditôrs di fum, cence scurpui ecognossincis. Lâ a butâ-vue bêçs par unpuartefurtune, un magheç al ûl dî fassiimbroiâ!Ma a dìsin dutcâs istes: atents al voglàt!I Romans a clamavin la cjalade “FASCI-NUM” e se in sornade di vuê il significâtde peraule al è un altri, l’efiet al è simprichel, come chel di une volte.Il “VOGLAT” ch’al rapresente la partscure de cialade, al pò puartâ damps aepersone che lu ricêf, come: “malstâ, sfur-tune, o alcaltri”.Dal moment che il cjalâssi e je une robenormâl dal vivi, si capìs il parcè di tanteint - malade di cjâf - e à pôre dal voglat ea lis superstizions che i son colegadis.Par antic si crodeve che il besteam alfossi stât in mût particulâr sogjet a jessistriât.O savìn che i siôrs a vevin vacjis, cjavai,pioris… e che se ur murive une o un nojere une disgracie.Ma se al puar, ch’al veve dome miserie esì e nò une piore, o une cjavrute, o unevacje, … se i murive la bestie, par lui ejere une grande disgracie.Partant i puars a cirivin di protezi la lôrmiserie cun: “cuârs, fiers di cjaval, vecjisfuarpis, falcets, tocs di spieli, nastros dicolôr ros, riestis di ài, peveronuts, ghir-landis di rosis, jerbis particulârs, cjapa-dis-sù te ricorence di S. Zuan”. (La jerbedi S. Zuan - iperico - e jere ancje clama-de jerbe “soche diaul” e i flôrs di feno-glàt(1) a tignivin lontàn lis striis).Unevore impuartants a jerin i magheçs diaur, arint e ance di ram. Il ram al jereconsiderât un metâl sacri.Ancje la Bibie e fevele des minieris diram dal Re Salomòn e dal “Mâr di ram”- vâs considerât da lis misuris sacris e da

lis proprietâts misteriosis, ch’al jere talTempli.O savìn ancje che i Egjits a si metevin ibraçâi di ram a scopo terapeutic; i grecslu consideravin sacri ae Dee Venere.Ancje vuê i braçâi di ram a son atuâicome 6 mîl agns indaûr e al somee che sicjatìn a vendi tes farmaciis.Si lei che cuant che il metâl al sporcje lapiel di vert, al “puarte vie” lis malatiis.Ancje il fier al è sacri: a Marte, Efesto oVulcàn (paròn dal fûc, dal fier e desarmis di tai).Cul passâ dal timp a cambin lis usancis ecussì a tàcjin a nassi gnovis superstizionse di conseguence gnûfs rituâi par difindi-si.

❃ ❃ ❃

Te liste des personis superstiziosis inteste a son i atôrs: a àn une pôre - mostredal colôr viole.Po a vegnin i sportîfs. A disin che Sivorial lave sul cjamp di zûc cui cjalçutsrodolâts jù.Il puartîr Albertosi al spudave e al balavesul so cjapelut prime di parâ un rigôr.Maradona, ancje in dì di vuê, al fâs alc…Herrera (agn 60) al faseve prin de parti-de, dai rituâi segrets par fâ vinci la scua-dre.Se si visais, tai campionâts mondiâi dibalòn in France (1998), si podeve viodi irituâi “MACUMBA” ch’a fasevin listifoseriis al seguit des scuadris africaniso latino-americanis.Il ct. Zuan Trapattoni, in panchine denazionâl di balòn, al tignìve simpri tesmans, mintri che la scuadre e stavezuiant, une butiliute di “aghe sante” che iveve dât sô agne muinie.Si sint a dî che tancj pulitics a àn un con-seîr magjic!Te storie si lei che a Turìn tal 1648, unSenadôr e un Aiutant di Cjamare, a jerinlâts a domandâ a un frari (ritignût mago)di fâ murî “Madama Reale Cristina diSavoia”, pretindinte al Trono.Podopo ai congjurâts ur je lade a finî

mâl, parvie che il Sant Ufizi, al à scuviertdut e al è intervignût - si dîs - cun manpesant.

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Il gjat al è un nemâl piçul; ma su di lui azìrin tantis diceriis, superstizions e lien-dis, massime s’al è neri.Gjat e strie a son leats!Il gjat neri al puarte sfurtune a cui che luincuintre denant, mintri invecit al puartefurtune al paròn.Se ti travierse la strade al è un segnâlnegatîf, ma il massim di sfurtune al ècuant che il gjat neri, al travierse da mançampe a man drete.Anìn un pôc indaûr: il gjat te antichitât,al jere considerât sacri.In Egjit al jere adiriture ritignût l’incar-nazion de Dee Bastet.Tal Tibet, une raze di gjats feroçs, evignive tirade-sù tai monasteris parcustodî i tesaurs.I gjoiei podevin restâ sui altârs, parvieche i temibi gjats no lassavin lâ dongjenissun, dome i predis che lôr a cognosse-vin.Tignìn presint che la superstizione jeparint strete de ignorance e dutis dôs ason une brute companie.

❃ ❃ ❃

Cemût il 17, isal un numar sfortunât efurtunât? Sfurtunât te tradizion latine,venerât invecit te culture islamiche!Tornìn indaûr te Rome Imperiâl.Tai numars romans disesiet si scrîf XVII.Anagramant si lei VIXI, “vâl a dî VISSI”ho vissuto e duncje ‘o soi aromai Muart.E culì al nas il malintindût… Pal l’Islaminvecit al è ben! In Italie par es. VINARS17 al è il massim de sfurtune!!Vinars pai cristians al è il dì ch’al è stâtcrucifis il Signôr e partant sornade scalo-gnade!Une volte il vinars no si mangjave cjâr,no si lave a divertissi: al jere miôr preâ efâ lavôrs in cjase.

A. Covazzi

FASCINUM (incantesimo, stregoneria, maleficio di strega; influsso che si attribuisce allo sguardo di uomini o animali: malocchio)

(1) Il fenoglat clamât ancje FUMOSTERNO al è la “FUMARIA OFFICINALIS”. Erba delle papaveracee, comune nei coltivati; fra le mace-rie, sui muri e lungo le strade dalla regione media alla montagna.

Allora nei matrimoni non si facevanofotografie, così Silva e Ugo dieci giornidopo si rivestirono di “gnocis” e anda-rono a Codroipo con la loro vecchiacinquecento, dal fotografo per una fotoricordo.

Il matrimonio di Silva e Ugo dura da50 anni… in mezzo secolo di sacrifici edifficoltà ci sono stati anche moltissimimomenti di gioia vera… tre figli e bensei nipoti sono la testimonianza di tuttoquesto.

Sono un esempio per noi giovani e ilmessaggio che ci arriva è che se ci sivuole veramente bene, nella vita si puòaffrontare quasiasi prova…

a cura di Elisabetta

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UN DECALOGO DELLA DISCIPLINALa disciplina è la seconda cosa piùimportante che i genitori devono aifigli, dopo l’amore.La parola disciplina significa sempli-cemente INSEGNAMENTO. Eccodieci semplici riflessioni:1 - La disciplina nasce dagli occhi piùche dalle orecchie. Non si fa con leprediche. I genitori fungono da model-lo e da specchio per quelle stesserichieste e per quello stesso comporta-mento che chiedono ai figli.2 - Sgorga dall’amore chiaramentepercepito: può pretendere molto solochi dà molto. Se si considera la disci-plina come un insegnamento, e la sitrasmette con grande affetto, attenzio-ne e capacità di dedizione, i bambini sisentono bene quando osservano taledisciplina. Sapere di essere la lucedegli occhi di qualcun altro è una sen-sazione che nutre e infonde calore.3 - La disciplina è una faccenda alungo termine, come tutte le forme diinsegnamento, i genitori devonoapprofittare di ogni opportunità persedersi con un bambino e dirgli:

“dovrò farti smettere ogni volta che ticomporti in questo modo, fino a quan-do non sarai in grado di smetterla dasolo”. È una vera dichiarazione d’amo-re: “Ti amo tanto e perciò, a qualunquecosto, ti impedirò di sbagliare”.4 - La madre e il padre devono lavora-re insieme, come una squadra. Questopuò avvenire solo se essi si nutrono avicenda d’intimità, affetto e compren-sione. Molti genitori non si occupanodei figli perché non si occupano di lorostessi.5 - Non è una guerra. Non ci possonoessere vincitori e neanche vinti.6 - La buona disciplina è preventiva: leregole devono essere chiaramente defi-nite, conosciute e concordate. I genito-ri devono essere chiari e precisi, per-ché la disciplina è fonte di sicurezza.Non serve a niente dire a un bambinodi essere ordinato. I genitori devonodire al bambino che cosa esattamentevogliono da lui e mostrargli comefarlo. Devono lodare il comportamentocorretto e continuare a gratificare ifigli che si comportano bene, finché la

disciplina esteriore non si trasformanel “piacere dell’autodisciplina”.7 - Man mano che cresce, un figliodeve essere coinvolto nella compren-sione e nell’accettazione dei limiti. I“no” devono incoraggiare al contatto enon spingere all’isolamento, attirare ifigli nella discussione. Dopo il “no”dei genitori arriva il “perché” dei figli.Hanno diritto a una risposta. I genitoridevono formarsi la sensibilità necessa-ria per riconoscere la differenza tra isuoi bisogni e i suoi capricci. Dalpunto di vista del bambino, i limitipossono rappresentare delle restrizionie mandarlo su tutte le furie, ma sonoanche dei cancelli, che proteggono efanno sentire al sicuro. Esistono moltebuone ragioni per fissare dei limiti,oltre a quelle ovvie della salvaguardiadell’incolumità fisica.8 - I limiti aiutano i figli a crescereforti. Se i genitori soddisfano ognicapriccio dei figli, questi cresconodeboli e sempre più incapaci di sop-portare la frustrazione. Il genitore che,con le migliori intenzioni, cerca di

Vicariato Apostolico de San Vicente - Puerto Leguizamo

Reverendo Padre Giovanni Boz

Apreciado Padre Giovanni

Riceva un cordiale saluto, augurandotimolti risultati dal tuo lavoro pastorale.Ricordo con molta gratitudine e ringra-ziamento a Dio Padre per l’attenzione ei gesti di affetto che ci hai espressodurante la nostra visita nelle tue par-rocchie. Approfitto di questa occasioneper augurare a te e alle comunità chesegui, un buon e felice Natale: che ilBambino Dio, nato a Betlemme, cipossa consolare per continuare ilnostro lavoro evangelico.

Paolo Vianello, il giovane laico trentino,mi ha consegnato la busta con la tua let-tera e le generose offerte da parte delletue comunità. Siamo molto riconoscenti,solo tu sai quanto ci serva questo aiutoper portare avanti alcune delle opere delVicariato, come la Finca del Niño, laCiudadela e il Seminario…

Vi mando un ringraziamento e un salu-to di Natale (cartoncino).In questi giorni stiamo realizzando laXX assemblea del Vicariato, speriamoche le conclusioni ci aiutino a conti-nuare ad annunciare il Cristo, in mezzoa tante difficoltà.Vi trasmetto un saluto speciale da parte

di Mons. Mùnera Francisco e nellostesso tempo la benedizione e l’impe-gno di pregare per voi.Un ricordo,

P. Adalberto Lopez IMC

San Vicente 20 de Noviembre de 2005

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SUOR AUGUSTA CISILINO (1911)

risparmiare al figlio qualsiasi sofferen-za, potrebbe privarlo dell’opportunitàdi sviluppare degli strumenti per farfronte alle difficoltà.9 - I limiti aiutano i bambini a svilup-pare le proprie risorse. Il bambino chevuole attenzione, o un certo giocattolo,o desidera svolgere un’attività, e deve

aspettare o rinunciare, impara anche aessere flessibile e paziente, a cercaredelle alternative, a essere creativo,tutte qualità utili nella vita. La frustra-zione stimola il bambino a fare usodelle proprie risorse, purché natural-mente il “no” sia ragionevole e nongeneri disperazione.

10 - Le regole dovrebbero sempreavere delle conseguenze. Se l’adole-scente riconosce che la regola è giusta,probabilmente non si ribellerà, quandoi genitori la faranno applicare.

Da il Bollettino Salesiano,ottobre 2005

Due donne, stesso anniversario, due lunghe esistenze vissute inambienti, situazioni e con scelte di vita diversissime,

ma tutte e due in vari modi hanno tracciato un segno positivofatto di amore e di solidarietà.

“Dio mi ha voluto bene, mi ha amatatanto, mi ha aiutata e salvata nella vitapratica e professionale e anche quan-do ho dubitato di lui, mi ha fatto usci-re indenne da rischi esistenziali e dapaure indescrivibili”. Così inizia SuorAugusta quando racconta sprazzi edepisodi della sua lunga vita dedicatacompletamente ai malati, ai bambini,ai sofferenti, alle persone in difficoltà.Settanta anni di obbedienza, sottomis-sione, sopportazione e dedizione asso-luta al prossimo. Olimpia, poco più che ventenne erauna ragazza allegra, espansiva, anchetroppo esuberante, tanto che il papàAlbin commentava perplesso: “IlConvent al fas un bus ta l’aga cun chefruta lì”. Ma Olimpia era anche sen-sibile, scrupolosa, intelligente e deter-minata nelle sue scelte, per cuiaffrontò con convinzione la vita reli-giosa e professionale nei conventi enegli ospedali; è stato un percorso for-temente voluto, sofferto, difficile, maOlimpia non rinnega niente, è serena,realizzata, appagata.Neppure i suoi primi vent’anni sonostati facili, senza mamma a 8 anni,non è stata mai bambina, ha dovutofare presto la donna di casa nella suanumerosa famiglia e lavorare i campi.Ricorda che mentre riassettava i letti efaceva prendere aria ai materassi di“scartos”, teneva sempre un libroaperto sul davanzale e quando vi pas-sava davanti leggeva qualche frase epoi proseguiva nel suo lavoro riflet-tendo. Si guardava intorno e cercavadi programmare la sua vita. A orien-

tarla verso la vita religiosa è statoDon Luigi D’Odorico, il parroco diallora, molto aperto verso i giovani,ma soprattutto l’esempio delle suorearrivate a Pantianicco nel 1920. Erauna festa per le bambine, le ragazze ele giovani andare a trascorrere ladomenica pomeriggio nell’asilo,intrattenute dalle tre suore con ognitipo di giochi, canti e recite. Questoesempio ebbe una notevole influenzasull’educazione della generazioneche seguì, tanto che dal 1922 al 1936,ben 10 giovani, attirate dal loro stiledi vita si fecero suore e tennero alto ilnome del paese, sparse per l’Italia eper il mondo.E fra queste anche Olimpia che nel1933 lasciò Pantianicco per iniziare ilsuo noviziato presso le suore terziariefrancescane elisabettine di Padovadove frequentò la 1^ e 2^ avviamentodopo che in paese aveva ottenuto lalicenza elementare rilasciata alla finedella 3^ classe.Furono due anni splendidi perOlimpia perché si sentiva compresaed amata dalla maestra Suor Luisa eperché le piaceva studiare e prepararsiper il suo avvenire. Al termine haemesso i voti temporanei che divente-ranno voti perpetui cinque anni dopo,assumendo il nome della mammaAugusta. Nel frattempo ha scelto difrequentare nella scuola convitto pro-fessionale per infermiere, i corsi per“funzioni direttive” e poi ha iniziato ilsuo iter lavorativo per brevi periodi alBusonera di Padova, a Trieste e adAsolo. Negli anni 40^ fu mandata a

Roma nella clinica privata-sanatoriodel prof. Morelli, inventore della tera-pia pneumotoracica per curare latubercolosi nell’anteguerra. Morelli fuun personaggio importante anche per-ché fu nominato tutore dalla famigliaMussolini alla morte del duce, eraresponsabile dei suoi figli e li haseguiti a lungo. In questa clinica suorAugusta ha curato due figli diMussolini ed anche celebrità del cine-ma degli anni 50^, in questa clinica halavorato serenamente per 10 anni e cisarebbe rimasta per sempre perché eraapprezzata e stimata da medici epazienti. Ma improvvisamente ungruppo di suore fra cui suor Augusta èstato trasferito a Catanzaro, inCalabria in due sanatori dell’INPS edel Consorzio. Un dottore l’accolsecosì: “Sorella, ma sa dove l’hannomandata? Sa che io sono il nipote dellupo della Sila?” Era il dottor Talaricoche poi si è rivelato un ottimo medico.Ma che benvenuto! Era capitata alcentro di una zona controllata e spa-droneggiata dalla “ndrangheta” attra-verso intimidazioni ed estorsioni.Cose queste che entravano silenziosa-mente anche nelle corsie dei sanatorie non rendevano certo la vita facilealla responsabile Suor Augusta checontrollava il personale, le cartellemediche, permessi, medicine, chiavi,insomma tutto l’andamentodell’Istituto di cura. Suor Augusta haoperato per quasi 40 anni in questoclima di omertà, in situazioni imba-razzanti, costretta a subire e a repri-mere il suo desiderio di lealtà e di

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DIRCE MICONI

giustizia.Ripete molto spesso: “Ho avuto tantatanta paura, ma Dio mi ha capita e miha salvata! Ho dato tutto, senzarisparmio ai malati, ero sempre dallaloro parte, anche contro i sindacati,quando era necessario, tanto da averricevuto minacce se non mi piegavoalle loro richieste. Anche verso il per-sonale ho sempre cercato di compren-dere, promuovere invece che reprime-re. Questo grande sforzo spesso non èstato capito, anche mal giudicato, mail tempo è galantuomo ed ora tutto ilconvento mi conosce e mi apprezzaper quello che ho fatto”. A 70 anni

suor Augusta ha lasciato il servizio,ma non l’hanno lasciata partire, èrimasta in Parrocchia a Catanzaro adare una mano all’asilo, alle famigliedisagiate, a portare cure al domiciliodei sofferenti.La gente le è grata e ancora oggi, perla strada la saluta con riconoscenza edaffetto.A 90 anni ha lasciato Catanzaro pergodere il meritato riposo a Venezia.Conclude: “Sono stata fortunata per-ché Dio mi ha dato tanti talenti: l’in-telletto, la salute, l’esuberanza, la lon-gevità, la fede per aiutare l’umanitàinferma; ma è più quello che ho impa-

rato di quello che ho insegnato, è piùquello che ho ricevuto di quello cheho dato. Parlo col Signore, durantel’Eucarestia e gli dico di non pensarepiù a me, ma a chi ha più bisogno dime e gli raccomando soprattutto imiei straordinari parenti che mi accol-gono sempre con tante attenzioni eche io ringrazio di cuore. Sono undono raro del cielo e perciò li abbrac-cio e li benedico.

Suor Augusta, ti accompagni anchetutto l’affetto e l’ammirazione dellacomunità parrocchiale di Pantianicco.

Quest’anno Dirce festeggia il suo 95°compleanno ed anche 70 anni di perma-nenza a Pantianicco.E’ nata a Zompitta nel 1911 da unafamiglia molto laboriosa che possedevauna grande casa e tanti campi e boschi.Dirce è la penultima di 10 fratelli:“Gjenio dal ’96, Ida dal ’98, Second dal‘100 muart soldat, Tilde dal ‘2, Diegodal ‘3, Bepo dal ‘5, Mario dal ‘7, Anutedal ‘8, Dirce dal ’11 e Vigjute dal ’14muarte giovine”. Dirce ricorda e rac-conta ogni particolare con sicurezza eprecisione. Oggi si ritrova con 190 franipoti e pronipoti di 3 – 4 generazioniche le vogliono bene e la vengono a tro-vare.Negli anni ’30 lei viveva tranquilla lasua giovinezza in questa grande fami-glia imparando da “mame Catine” acucire il corredo ed a confezionarematerassi di crine e di lana, quandoancora in tutto il Friuli si dormiva “suiscartos”.E naturalmente lavorava anche in casa,nella stalla e nei campi. Nel 1935 PreSilvio Noacco, dopo due anni di Vicarioa Zompitta, fu mandato a Pantianicco elo seguì anche la sorella Liduina, legatada amicizia con la famiglia di Dirceperché il fratello Gjenio era stato sacre-stano. E Dirce in bicicletta venne a tro-vare Pre Silvio nel nostro paese. NelNatale seguente tornò per qualche gior-no ospite di Liduina e per l’occasioneandarono insieme a fare visita a Dorache non stava bene. Era presente ancheErmacora (Maco) che offrì loro da bere.Maco capì subito che quella era laragazza ideale e, data la lontananza lescrisse tante lettere e andò qualchevolta a trovarla. Dirce racconta: “Maco

al ere vedran, e nissune fantate dal paisal oleve velu, al veve tredis ains di pluidi me, ma al ère un bon omp!”. A que-sto punto si misero in moto i “media-tors:il muini Serilo, il fornar, Agnul diUstin, Ciro di Craign e Nuti (CisilinoCirillo, Paravano Ernesto, Della PiccaAngelo, Cragno Ciro e CovazziCanuto”. Si recarono a Zompitta infamiglia a indagare se era possibilecombinare questo matrimonio. Perfino“il pari di Pre Pauli Venuti” si è presen-tato in casa a perorare la causa di Maco.Il giovane, anche se piuttosto maturo,aveva fatto una buona impressione infamiglia e Dirce decise di accettarlocome “muros”. Siccome il tragittoPantianicco – Zompitta, con carretta emulo, era abbastanza lungo e faticoso,si strinsero i tempi e a tre mesi esatti dalgiorno in cui si erano conosciuti si cele-brò il matrimonio (25 aprile 1936).Domando: “In tre mes conossus e spo-sas? E il coredo?”. Dirce risponde cheera già pronto da tanto: sotto la guidadella mamma aveva iniziato a 14 anni apreparare il corredo, e che corredo!Dopo 70 anni ci sono ancora 2 cassettidel comò pieni di lenzuola, federe ecamicie con pizzi e ricami preziosi. E’ interessante ascoltare come si prepa-rava “L’aventari” negli ani ’30. Lefamiglie benestanti assumevano unasarta in casa che doveva pensare a tutto,dall’acquisto della lana per fare il mate-rasso, al cotone in pacchi, fino ai singo-li capi confezionati, compreso l’abitoda sposa. Mame Catine era una bravis-sima sarta, perciò veniva molto richie-sta quando era in vista un matrimonio:iniziava andando a Tresesin a compra-re la lana o il crine per i materassi

“rotoli e rotoli di bombas che poi porta-va a tessere a Savorgnan o aTarcint.Quando erano pronti i rotoli di tela lar-ghi circa un metro e molto lunghi, liportava a casa della sposa e iniziava aconfezionare lenzuola, federe, camicieda giorno e da notte e tutto ciò che ser-viva per la casa. Mame Catine sapevafare di tutto: coghe, comari, iniezionicontro il tetano, vestiva i morti e cucivadelle vestaglie apposite per le donnedefunte. Dirce aveva appreso questoenorme bagaglio pratico-culturale chele servì moltissimo nella sua nuovafamiglia ed anche per aiutare altredonne del paese. Delle nozze di Dirce eMaco si parlò a lungo in paese per l’ot-timo pranzo preparato da mame Catinema soprattutto per l’insuperabile ver-duzzo di Zompitta: “Mai plui bevut di

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PRE BEPO - Mons. Giuseppe Della Marina

cussì bon”.Dirce fu accolta bene nella nuova fami-glia, dove ha trovato i suoceri Dora eVigj e le cognate Maria e Melia chesono sempre rimaste in casa, mentreLinda e Emma sposate in seguito aVariano e Nogaredo. Dirce si è subitodata da fare, senza risparmio, a casa,nella stalla, per i campi, a giornata pres-so i grossi contadini, ha assistito tante

partorienti per un mese lavando la bian-cheria e risciacquandola “tai lavadors”a tutte le stagioni, senza mai lamentarsi.Ma è stata più ricercata ed apprezzataper la sua bravura nel fare e rifare imaterassi di lana e “grena”, perfino danegozianti di Codroipo. “Tantis nuvi-cis” del circondario e anche dei suoipaesi venivano a chiederle di preparareil letto matrimoniale, oppure di rifare

materassi vecchi, quasi fino al 1985.Ora Dirce è serena, soddisfatta della sualunga vita, coccolata dalla sua bellafamiglia, onorata da parenti ed amici, sigode il meritato riposo in buona salute.Affettuosi auguri da tutta la comunitàparrocchiale.

I.D.P.

La Chiesa Udinese e la nostra comunitàsono in lutto per la scomparsa dell’alloraVicario don Giuseppe Della Marina.Si è spento nella sua natia Gemona, loscorso 23 luglio alla bella età di 95 anni.Era sacerdote dal 1938 e ha dato il suoimpegno religioso e la sua dedizione invarie comunità del Friuli. Il suo primoimpegno pastorale è stato per anni aMadrisio di Fagagna, nel 1948 è arrivatoa Pantianicco rimanendo fino al 1954,quando gli è stato comandato di svolgerela sua azione pastorale a Cavalicco eMolin Nuovo. Infine è approdato, nel1964, alla grande parrocchia udinese delRedentore dove rimase per ben 23 annifino al 1987.Si è ritirato poi nella sua Gemona dovecontinuò a collaborare con la parrocchiarendendosi disponibile verso i bisognosi.Prima di ritirarsi, l’Arcivescovo mons.Battisti lo aveva nominato CanonicoOnorario della Metropolitana udinese.Durante i sei anni della sua permanenza aPantianicco Pre Bepo è stato molto attivospecialmente nel svolgere il suo apostola-to nell’unire i compaesani nel nome delSignore, raccomandando la devozionealla S. Vergine con la recita del S. Rosariospecialmente nelle famiglie. Nelle varienovene, tridui, conferenze e solennitàinvitava spesso predicatori esterni e con-ferenzieri affinché i fedeli avessero piùpossibilità a comprendere il messaggiodel Vangelo. Con il suo entusiasmo dipastore è riuscito ad iscrivere all’AzioneCattolica rappresentanti di tutte le età, daibambini agli adulti, uomini compresi. Inpreparazione all’Anno Santo del 1950 hapreparato i nostri compaesani con le SS.Missioni, con 12 giorni di riflessioni epreghiere.Pre Bepo, oltre alla costante dedizione alservizio pastorale, si è molto prodigatoper completare gli arredamenti della chie-sa e l’impianto elettrico che ancora man-cavano dopo la sua consacrazione avve-nuta il 2 agosto 1930.Con il contributo dei paesani residenti ed

emigrati, ha dotato la chiesetta di S.Antonio di una statua del Santo cheattualmente possiamo ancora ammirare,ha completato e fatto consacrare i duealtari laterali dedicati uno alla MadonnaImmacolata e l’altro a S. Luigi Gonzaga.Ha fattto costruire e installare la cantoriaai lati dell’altare maggiore (in Presbiterio)che tuttora ammiriamo. L’anno prima,costruita da Vaniglio Della Picca era stataposta la bussola davanti alla porta centralepoi modificata con l’attuale che fa dasostegno all’organo. Durante dei lavori di

restauro alla cappella della Madonna, hafatto costruire un corridoio di collega-mento con la sacrestia. Nei suoi anni divicario, pre Bepo, ha benedetto la nuovarete telefonica che ci collegava a Mereto eil vecchio ponte sul torrente Corno.Non dobbiamo dimenticare che pre Bepoè stato il precursore dell’attuale bollettinoparrocchiale, nel periodo del suo ministe-ro a Pantianicco ha pubblicato ben 10numeri, Don Claudio, nelle sue ricerchein archivio ne ha trovato traccia.Ho conosciuto Pre Bepo negli anni 64-68quando ero allievo al Bearzi e alla dome-nica mi recavo alla parrocchia delRedentore a prelevare l’occorrente percelebrare Messa, da parte di un Salesiano,alla cappella Manin. In pre Bepo ho sem-pre trovato un sacerdote cordiale, prontoal diaglo e disponibile; spesso mi chiede-va notizie della famiglia e del paese perquanto io potevo sapere. Gli dobbiamo ungrazie, per quanto ha fatto alla nostracomunità nelle opere materiali ed in parti-colare per il bene delle nostre anime glichiediamo di intercedere presso il Signoreaffinché ci conceda di vivere serenamente.

Mandi, pre Bepo, dalla comunità diPantianicco

Mons. Giuseppe Della Marina.

Mercatino di NataleIl giorno di Santo Stefano, durante l’offertorio della S. Messa è stato consegnato aDon Giovanni il ricavato di euro 2.100 del mercatino, iniziato con la festadell’Immacolata. Nonostante i lodevoli sforzi dei volontari a organizzare questa occa-sione, quest’anno la raccolta è stata più scarsa, è impressione comune che la gentenon compera perché ha ormai i cassetti pieni. Perché non si pensa invece ai cassettivuoti dei più bisognosi? Il mio modesto parere è che al mercatino si debba comunqueandare con lo scopo di aiutare, non di soddisfare i propri bisogni, si guarda quanto èesposto magari elogiandolo e se si constata che non c’è niente che ci serve, è buonacosa dare un’offerta doppia di quanto si era preventivato, così si hanno meno cassettipieni e più meriti presso Dio. Come ogni anno il ricavato è andato per le borse di stu-dio di due ragazzini in Colombia che frequentano la scuola agraria “Don Bosco” a S.Vincente e per il sostegno a distanza di Francisco e Edilberto. All’offerta del mercatinosi devono sommare i 100 euro raccolti durante la distribuzione dei pani benedettidurante la giornata del ringraziamento. Un sentito grazie alle organizzatrici e a quantihanno dimostrato ancora una volta la loro sensibilità verso i deboli e i bisognosi.

Vilmo

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DON WIMALRoma, colle del Gianicolo,Collegio S. Pietro, dal quale si hauna meravigliosa vista della cittàdel Vaticano, dei giardini, dellaBasil ica, del Colonnato e deipalazzi apostolici.Nel collegio S. Pietro, Don Wimalper tre anni, è stato ospite per fre-quentare un corso di laurea inDiritto Canonico e lì ha incontra-to padre Riccardo, dellaColombia, che molti di noi hannoconosciuto nelle varie visite fattealle nostre comunità.Padre Riccardo ha fatto presente aDon Giovanni le difficoltà di DonWimal a trovare una sistemazionedurante le vacanze natalizie epasquali, dato che in quei periodiil collegio non dà ospitalità ed ècosì che gli è stato proposto divenire nella nostra zona pastorale.Le nostre comunità, già durantegli ultimi giorni delle vacanzeestive del 2003, hanno così avutola gioia e la fortuna di averloospite ed è ritornato nei momentiforti degli anni liturgici seguenti.Don Wimal proviene dall’isoladello Sri Lanka, repubblica a sud-est dell’India, dove le religionipredominanti sono il buddismocon percentuali minori di induistie mussulmani, i cattolici sono il7% della popolazione.Per renderci conto di come lapopolazione si sostiene economi-camente è interessante sapere cheil loro Prodotto interno lordo perabitante è un ventottesimo delnostro.Come sappiamo il 26 dicembredel 2004 una tragedia colpì quellepopolazioni dell’estremo Oriente,Sri Lanka compreso, un maremo-to ha provocato una grande ondache ha colpito le coste, devastan-do quanto vi si trovava. Subito lenostre comunità si adoperaronoper fare arrivare a quelle popola-zioni il nostro piccolo contributoe si è pensato di consegnarlo aDon Wimal direttamente interes-sato. Per raccogliere fondi, oltrealle cassette in fondo alle chiese,

il coro “Cjastelir” ed il gruppoteatrale “I scuintias” di Tomba,hanno promosso due serate, unateatrale a Tomba e una corale aPantianicco. Queste due manife-stazioni con entrata ad offertalibera, assieme ad una pesca dibeneficenza, fatta durante unafesta presso la chiesetta di S.Antonio, unite ad altre offerte pri-vate hanno consentito un buonrisultato che poi è stato consegna-to all’interessato. Don Wimal,avendo saputo di queste nostreiniziative, durante una sua visitada Roma, in una serata in canoni-ca a Mereto ci ha messo al cor-rente della situazione che si eravenuta a trovare nel suo paese: aparte i morti e le misere cosedistrutte, la gente r imasta silamentava della mancanza com-pleta dei mezzi per andare apescare, perché distrutti dall’im-

mensa ondata, si ricorda che perloro, abitanti della costa, il pesca-re è l’unico sostentamento.Don Wimal a fine novembre delloscorso anno è passato nelle nostrecomunità a portare il suo salutoed il ringraziamento, per quantonoi abbiamo potuto fare in aiuto aquelle popolazioni, collegandosial Vangelo di quella domenica,festa di Cristo Re: “Avevo fame emi avete dato da mangiare, avevosete e mi avete dato da bere, eroforestiero e mi avete ospitato…”.Grazie, don Wimal, mai un rin-graziamento è stato così semplicee importante e tutti noi dobbiamofare in modo di non dimenticarcidi questo passo Evangelico e ditanti altri.Da parte di tutta la comunità for-muliamo i nostri migliori auguri ate, don Wimal e a tutti i tuoi par-rocchiani.

Vilmo

Udine - Sala della PrefetturaNel 2005 due nostri compaesani sono stati insigniti della nominadi Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana perl’impegno profuso nel campo sociale e nel luglio 2006 hannoricevuto la pergamena dalle mani del Prefetto.• MANAZZONE MENTANA, da sempre attiva nell’AssociazioneColdiretti, prima nel movimento femminile ed attualmentenell’Associazione Pensionati nella quale ricopre la carica di vicepresidente provinciale,inoltre è anche membrodel consiglio regionaleColdiretti.• BISAGGIO ZENO,dona sangue instancabil-mente dal lontano 1965e, da gran lavoratore, colsuo lodevole volontariatoha sostenutol’Associazione FriulanaDonatori di Sangue ed ilsuo paese adottivo.Per ambedue è il ricono-scimento del loro enco-miabile operato umanita-rio e civile.Congratulazioni vivissi-me!

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30º ANNIVERSARIO DEL TERREMOTO (1976-2006)Abbiamo pensato di ricordarequesto tragico avvenimento ripor-tando, una volta tanto, affermazio-ni e giudizi positivi e lusinghieri,sulla nostra gente, da chi non ciconosce ma che ci ha visto all’o-pera dopo il terremoto.Leggere questo articolo fa bene aogni friulano, è come fare un pier-no di energia positiva, ci restitui-sce un po’ di quell’autostima chenon abbiamo mai avuto, infonde atutti noi più fiducia in se stessi enelle proprie possibilità.Da Roma, il 17 maggio 2006, ildirettore responsabile PINO BEL-LERI, scrive su “Oggi” uno deimaggiori settimanali nazionali, inprima pagina…

Ricordare la notte in cuil’Orcolat, così chiamano il sismain Friuli , spaccò una regione(1.000 morti, 100.000 personesenza casa) e soprattutto spiegarecome e con che spirito quellaregione è stata ricomposta, fram-

mento per frammento, più bella diprima, non è solo richiamare allamemoria un pezzo di storia italia-na, e di memorie ne abbiamo unbisogno estremo perché ormaitutto svanisce e nulla è più impor-tante, ma serve a mostrare che icosiddetti miracoli della volontà,del coraggio, dell’efficienza e del-l’onestà sono possibili anche inItalia. Quello che hanno fatto lepopolazioni del Friuli è davverostraordinario o forse normale pergente speciale come loro. Sonostate aiutati, certo, il mondo inte-ro si mosse dopo la catastrofe perdare una mano, per mandare uncontributo, però oggi tutti, daGemona Venzone, dalla valle delTagliamento alle valli delNatisone, possono affermare conorgoglio di non aver buttato unsoldo. Quello che ebbero fu benspeso, non ci furono sprechi néscandali, ci fu una gara intelligen-te a rimettere ogni cosa e ognicasa al loro posto più solide e più

eleganti di prima. Ora fra quellagente e quegli amministratori pub-blici c’è orgoglio, c’è la fierezzadi aver dimostrato che anchedalla più grande sciagura ci sipuò sollevare. Anzi, può essere l’i-nizio di una vita che non avrestidetto. Se non fosse una bestemmiae un sacrilegio verso le vittime, sipotrebbe affermare che il terremo-to è stato la fortuna del Friuli. Daquel rimboccarsi le maniche dopoaver versato le lacrime, poche perla verità perché non c’era tempoda perdere, è nata una regionedall’economia formidabile. InFriuli t i spiegano che tutto ècominciato allora e che sullo slan-cio sono partite aziende e attivitàche oggi fanno dire: altro chedisoccupazione, qui ci sono alme-no tre lavori a testa, volendo.Poche ore dopo la devastantescossa su un campanile apparvela scritta: «Fuarce Furlans». Ah,se la forza dei friulani potesseessere esportata!

Don Gianluca

Tutti noi che partecipiamo alla messa domenica-le, che quest’anno riguardo alle altre comunità èalle 9.30, abbiamo riscontrato che alternato aDon Giovanni a celebrare la S. Messa c’è il sale-siano e friulano don Gianluca Molinari, prove-niente dall’Istituto Bearzi di Udine.Per la sua presenza, per il suo contributo pastora-le che ci dà nelle omelie, tutta la comunità glirivolge un caloroso ringraziamento ed un augu-rio di ogni bene.

“QUI PANTIANICCO” alla V. JOPPINel mese di maggio la Biblioteca Civica “V. Joppi” di Udine ciha fatto pervenire la richiesta di alcuni fascicoli mancanti delBollettino Parrocchiale “Qui Pantianicco” per poter rilegaretutti i numeri pubblicati, in quanto presentano un certo inte-resse per la storia locale.Alla nostra spedizione sono seguiti i ringraziamenti delDirettore Dott. Romano Vecchiet.Abbiamo ricevuto con soddisfazione questa richiesta perchéle nostre pubblicazioni sono state prese in considerazionedalla più importante Biblioteca del Comune di Udine.

Pantianicco anni ‘40. Mestroni Maria, Brandolino Angelo eBrandolino Gianpietro.

Quelli di una certa età si ricordanosicuramente le “Missioni” che oltre40 anni fa si svolgevano nelle nostrecomunità dove, sacerdoti predispostialla predicazione, venivano chiamatiin parrocchia per animare i fedeli adun più approfondito incontro conCristo e il Vangelo.Quest’anno, dopo tanto tempo, dal 9al 14 maggio, abbiamo avuto di nuovola possibilità di fare questa esperien-za, non più a livello parrocchiale, mabensì di zona pastorale comprendentetutto il territorio comunale. Le giorna-te comunitarie missionarie sono stateanimate dai fratelli della ComunitàMissionaria di Villaregia che hannouna sede a Pordenone e che quest’an-no festeggiano il 25º della loro fonda-zione.I momenti missionari sono stati scan-diti dalla recita del S. Rosario primadi ogni S. Messa celebrata con orarionormale in ogni nostra comunità;anche tutti gli altri momenti di incon-tro venivano fatti coincidere con levarie liturgie già precedentementeprogrammate. È stata fatta una riunio-ne con tutti i Consigli pastorali, hannoincontrato gli alunni delle varie classidi catechismo, dalle elementari finoalle superiori, i genitori dei bambinidella scuola materna ed elementare edi genitori dei ragazzi delle medie edelle superiori; non è mancato l’in-contro con le persone della 3ª età intutte le comunità.Cosa molto gradita è stata la visitache i fratelli missionari hanno fatto atutti gli anziani ed ammalati, i quelihanno molto apprezzato questoincontro che ha dato loro la possibilitàdi parlare ed ascoltare persone nuoveche li hanno infervorati ed aiutati adessere in comunione con tutti i fedelisofferenti e soli di questo mondo.La chiusura di queste giornate è statafatta nelle messe prefestive e domeni-cali delle comunità, si è conclusa conun incontro conviviale con tutti i variconsigli parrocchiali e nel pomeriggiocon le proiezioni dei filmati missiona-ri, giochi in comunità e con saluti eringraziamenti cordiali.Il tema principale di questi incontri

era: “Infondere in noi la speranza e lagioia che Dio è l’unico che ci dà lavita e trionfa sulla morte”.Tutto questo fiorisce dal dono dellavita per amore, in modo particolareverso i più bisognosi, che se ci guar-diamo bene attorno, ne siamo circon-dati. A dimostrazione di tutto questo èstata fatta, in tutte le comunità, unaraccolta di materiale per pulizia per-sonale e della casa da destinarsi ai fra-telli più poveri delle missioni. Perpoter portare a Pordenone questomateriale, è stato necessario adopera-re un mezzo molto capace.

Per tutti questi momenti dobbiamoringraziare in primo luogo il Signoreche ci ha dato l’opportunità d’incon-trare le missionarie Felicia, Mabel,Gledys e P. Alessio, i nostri sacerdotiDon Giovanni e Don Adriano e quantinelle varie comunità hanno permessocon le loro varie disponibilità chetutto si svolgesse nel migliore deimodi.Questi incontri, anche se sono pocopartecipati, aiutino tutti a fare piùcomunione.

Vilmo

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SETTIMANA DI ANIMAZIONECOMUNITARIA E MISSIONARIA

Zompicchia 1951 - Due immagini - ricordo della Cresima di Franca Manazzone conla “santola” Maria Gherdol De Plano e di Rino Del Plano con Giorgio Viviani. Lacerimonia si è svolta a Zompicchia.

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Messa da Requiem per D. Siro Cisilino

Anche quest’anno la Comunità diBlessano (07.03.2006) vi ha accoltinumerosi per questa commemorazioneannuale anniversaria nel 19º dellamorte di D. Siro Cisilino che è statovicario di Blessano dal 1935 al 1953.Oltre all’impegno pastorale ammirevo-le e zelante nella formazione catechi-stica, morale e religiosa qui si distinseanche per molteplici opere esterne diedilizia, decorazioni, ristrutturazione.Lui lavorava personalmente con l’aiu-to di parrocchiani esperti e volenterosi.Fece costruire anche l’Organo recupe-rando registri antichi di un vecchioorgano di Grado, l’attuale sagrestìacon le parti marmoree. Ha costruito ilpiccolo Oratorio vicino alla Canonicae il muro di cinta per protezione e con-tenimento del sagrato della Chiesa,vicino al campanile. Ha arrichito ilCoro con le pitture della vita di S.Stefano, patrono della Parrocchia. Eraanche un grande appassionato di musi-ca sacra e qui a Blessano iniziò a tra-scrivere opere manoscritte inedite diautori rinascimentali di tutte le scuoledi polifonia: romana, veneta, fiammin-ga, tedfesca con referenti di bibliote-che di tutta l’Europa. Faceva fare e

spedire i microfilms di opere musicalidimenticate negli archivi, che egli poitrascriveva e integrava nelle operemancanti. Partito da Blessano (1953)si trasferisce alla Fondazione GiorgioCini di Venezia dove aveva contattocon i migliori musicologi d’Europa, diBruxelles, di Monaco di Baviera e diParigi. La sua fortuna fu quella di tro-vare nella biblioteca Marciana il

“Lexicon”, fonte di tutte le operemanoscritte e stampate nel mondo incampo musicale.D. Siro fu un autodidatta. Da lui con-venivano studiosi europei, nordameri-cani e giapponesi che andavano aVenezia come turisti e come ricercato-ri musicali. D. Siro lavorava instanca-bilmente giorno e notte. Trascrissecirca 600 opere di autori delRinascimento europeo e ogni opera sicompone di 600 e 700 pagine. Tutto sitrova nella biblioteca musicale dellafondazione Cini. Per decine di anniindagò con costanza esemplare le anti-che stampe veneziane e approfondì laconoscenza diretta della produzionemarciana. Trascrisse migliaia di pezzi,in taluni casi addirittura gli “Omnia”di più autori cinquecenteschi.Nel 1973 ricevette il premio“Epifania” a Tarcento come storico emusicologo. Viveva poverissimo; aBlessano tutti ricordano di averlo vistoin canonica in mezzo a libri e mano-scritti tutto preso con calamai e foglidi musica e in pieno inverno si riscal-dava con un tronco sul fuoco fino acompleto esaurimento e lo spingevavolta per volta con la gamba per gua-dagnare tempo e fatica. Tutti lo ricor-dano alto e magro, pallido in viso, congli occhiali spessi, vivacissimo nelparlare.Negli ultimi due anni non trascrivevapiù musica, perché si sentiva stanco,vedeva poco. Tutti lo stimavano per le

15 novembre 1973 - Don Siro alla presentazione de ibro “Arte Organaria in Friuli”.Nella foto M.o Onorio Barlini, cav. Alfeo Mizzau, Don Siro e Don Gino Paroni.

OFFERTE SECONDO LE INTENZIONISS. messe a S. Antonio

Parecchi di noi, sicuramente, ricordano che fino a qualche anno fa, incaricati dellaparrocchia si recavano casa per casa a ritirare le offerte di quanti chiedevano,anche non recandosi alle messe, preghiere e grazie a S. Antonio durante le celebra-zioni eucaristiche nella chiesetta a Lui dedicata, dove ogni giovedì mattina dei mesidi agosto e settembre c’è una consistente partecipazione di fedeli.Ciro di Belo, che ai suoi tempi era uno di questi incaricati, mi racconta che, comenumero, stavano su una mano le persone che non davano un’offerta e per scusarsidicevano che sarebbero andati loro stessi a portarla al parroco.Questo piccolo episodio dimostra che per S. Antonio c’è una grande devozione inpaese.In questi ultimi tempi, vuoi per mancanza di tempo, di programmazione, di gentedisponibile ad andare per le famiglie nelle quali tutti sono sempre di fretta; tuttoquesto ha reso difficile continuare questa bella tradizione. Per ovviare a questo si èpensato di posizionare un’apposita cassetta i giovedì nella chiesetta in campagna enegli altri giorni nella parrocchiale, dove rimarrà tutto l’anno così ognuno di noipuò fare la sua offerta secondo le proprie intenzioni e possibilità.Si spera che questa iniziativa, già sperimentata lo scorso anno, sia di gradimento atutti.Ci scusiamo, se questa novità possa aver recato disturbo a qualche parrocchiano;che S. Antonio l’aiuti a superarla e Gli chiediamo inoltre di non dimenticarsi di noi,uomini fragili.

Vilmo

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sue doti di appassionato lavoratore, peril rapporto spontaneo e franco cheaveva con la gente e per l’integritàmorale.Tutto il patrimonio liturgico, dal gre-goriano alla lingua latina era intoccabi-le. Ebbe molte sofferenze quando ven-nero introdotte le nuove norme liturgi-che che hanno sostituito il rito latino eil canto gregoriano “una melodia chenasce dal soffio dello Spirito”.Perdendo l’unicità del rito latino cheteneva unito i cattolici di tutto ilmondo nell’unica espressione usata“ab immemorabili” della Chiesa diRoma, D. Siro ebbe una reazioneprofonda ed emotiva. Tuttavia nongiunse mai alla rottura con la Chiesa elavorò con l’AssociazioneInternazionale “Inter Multiplices UnaVox” per far rivivere il più possibilequel deposito liturgico dal quale anchein futuro si dovrà attingere per il benedella Chiesa.D. Siro non è stato capito ed è statomale interpretato, inguistamente “per-seguitato come fosse un eretico”. Ora itempi fanno giustizia perché proprioadesso si attende un documento “motuproprio” firmato dal Papa per “libera-re” la Messa in rito latino di S. Pio Vcelebrato, nella Chiesa Cattolica finoal 1965 (ma mai dichiarato decaduto):questo rito tornerebbe ad avere pienacittadinanza, al pari di altri riti cattoli-ci, dal bizantino, al mozarabico o alsiro antiocheno. In difesa dell’anticorito tridentino l’allora Card. Ratzingersi era apertamente schierato nel 1997nel libro-intervista “Il sale della terra”,dicendo: “Non si vede proprio checosa debba esserci di pericoloso oinaccettabile”.Nel prossimo anno ricorre il 20º anni-versario della morte (04.03.1987). Inquesti anni è stata fatta la commemo-razione annuale. In particolare nellaChiesa di Blessano si è celebrato sem-pre il rito antico con i Vesperi, laMessa da requiem e l’assoluzione fina-le dei Defunti del Liber Usualis.L’ultima volta è intervenuto Mons.Ferruccio Sutto (quando era D. Siro aBlessano, lui era giovane Cappellanodi Valvasone) Canonico di Concordia ePordenone. Prima di lui c’erano P.Miori degli Stimmatini del Bertoni diUdine poi deceduto, e il Prof. Don IvoCisar Spadon, nominato poi Canonicodi Concordia Pordenone, deceduto nel2005. C’erano sempre i sacerdoti che

facevano da Diacono e Suddiacono,qualche volta è stato anche D. ClaudioBevilacqua quando era Parroco aSedegliano. Egli aveva vicino D. Siroaccompagnandolo fino alla mortequando era Parroco di Pantianicco. Aqueste celebrazioni c’era sempre l’as-semblea dei fedeli e numerosi aderentia “Una Voce” movimento per la salva-guardia della lingua latina diPordenone, Gorizia, Trieste e Venezia.È sempre stata presente laConfraternita di S. Giacomo di S.Martino al Tagliamento per sostenere eaccompagnare i canti gregoriani. Per laprima volta quest’anno a Blessano è

intervenuto anche tutto il gruppo litur-gico della Parrocchia di Cormons pereseguire la Messa da requiem di Hallere alcuni pezzi di Haydn accompagnaticon l’Organo.Alla fine la famiglia di D. Siro diPantianicco offre come ogni anno unincontro conviviale in Canonica.Arrivederci a Blessano nel ventennaledella morte: quest’anno come lo scorsoanno sarà di martedì il 6 marzo, salvocontrattempi, nel periodo quaresimale.

Don Adolfo ComelloParrocchia S. Stefano di Blessano

Era il 1966: Manazzone Danilo e Cisilino Angelina assieme a Pierina Novelli eCisilino Amanzio ad una festa.

Austria, anni ‘70 - Gita di alcuni donatori di sangue.

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LE PAGINE DELL’EMIGRANTEDON LEONARDO DELLA PICCA

La famiglia di Luciano Della Picca di San Martin, hal’orgoglio ed il piacere di partecipare a tutti i pantia-nicchesi di là e di quà dell’Oceano, che il figlioLeonardo è diventato sacerdote il 21 ottobre 2006.Leonardo, figlio di Luciano,è nipote di Nibil e proni-pote di Doro Della Picca.Il neo sacerdote, in visita ai maggiori santuari italiani,nel mese di gennaio sarà ospite dell’Arcidiocesi diUdine e quindi sosterà qualche giorno a Pantianicco aconoscere la terra ed i discendenti dei “bis-abuelos diUstin, Fotel, Stanos e Scjavo”.Di seguito pubblichiamo la sua autopresentazioneinviata alla nostra parrocchia e contemporaneamenteall’Arcidiocesi di Udine. Lasciamo il testo integrale,senza traduzione, perché facilmente comprensibile.A don Leonardo auguriamo che nella sua nobile mis-sione il buon Dio gli conceda salute eserenità e che possa trovare fra la suagente quelle qualità umane e cristianeche aiutano a vivere ed operare consoddisfazione.

Desde San Martìn, Buenos Aires, ArgentinaORIGEN FRIULANO…Tanto del lado materno como paternotengo familiares provenientes delFriuli. Pero principalmente mis abue-los de parte de mi padre.Los Della Picca llegan a principiosdel siglo XX desde Pantianicco de lacomuna de Mereto di Tomba (UD).Como una suerte de cabeza de puentese establece una corriente inmigrato-ria que aquellos que en el Pantianiccono tenían otra actividad que campesi-nos, llegan a Buenos Aires y se inser-tan en instituciones hospitalariascome enfermeros y auxiliares en ser-vicios de los hospitales Italiano-Rivadavia, geriátrico del hospitalItaliano en San Justo. Este fue elcamino elegido por los BisabuelosQuerino Buttazzoni, Benvenuta

Bertolissi, Teodoro Della Picca yTeresa Schiavo.Una vez asegurado el techo y el pan,enviaban los fondos necesarios paraque viajen a Argentina todos los hijos.En el año 1936 llegan mis abuelosAnibal Della Picca y LucianaButtazzoni. Como muchos inmigra-dos del Friuli integran las actividadesproprias de los circulos friulanos deAvellaneda y otros Fogolares.Participan de los encuentros de losfriulano con las visitas pastorales deMonseñor Ridolfi en 1948 y misiónapostolica de Monseñor G. Zaffonatoen 1961 u Octtavio Valerio en 1966.Mis abuelos se casan en 1944, siendosus hijos Jorge, mi padre Luciano yposteriormente Cecilia.

MI VIDA…Yo nacì el 7 de diciembre de 1980.Desde chico recibí la fe católica prin-cipalmente de mi familia. Fui siemprea colegios religiosos, donde progresi-vamente fui creciendo, madurando yasimilando valores critianos. Nuncafaltaron campamentos, salidas y reti-ros, que fueron motivando mi com-promiso parroquial. La cercanía y elcontacto con varios sacerdotes mepermitío ir conociendo el ministerioordenado más de cerca.Terminado los estudios secundarios,en 1999, luego de un largo discerni-miento, decidí ingresar al seminariodiocesano de mi diócesis, “SanMartín”. Tanto mi mamá Julia, mipapá Luciano, mis hermanos Renata y

Para mejor comprension de la foto donde estanuestra familia y amigos; les describo el detal-le:Parados de izquierda a derecha. Flavio y SofiaIuri; Renata con Joaquin en brazos; RicardoCragno; Gustavo DP; Leonardo DP; MariaDP; Pablo DP con Maria Catalina en brazos;Maggiorina DP; Luciano; Julia; SaritaCragno; Nelida Buttazzoni; Hector Cragno.Encuqlillas de izquierda a derecha Rosario(espota de Pablo DP); Pablo Garcia (Esposo deRenata), Candela Capelli (Hija de MariaCecilia); Ticiano DP; Marica Cecilia DP yJorge DP.

Leonardo al momento dell’ordinazione.

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LE PAGINE DELL’EMIGRANTE

Ticiano fueron apoyando siempre mivocación.Durante los ocho años de seminariofui pasando por diversas experienciaspastorales en tre parroquias. Cursémis estudios en la “Facultad deTeología”, de la Universidad CatólicaArgentina, donde me recibí el añopasado del Bachillerato y profesoradoen Teología. Trabajé con grupos ymovimientos, desde los Scout, laAcción Católica Argentina, laRenovación Carismática, etc, y otrosgrupos de niños, jóvenes y adolescen-tes. Actualmente me encuentro en lacomunidad de Nuestra Señora deLujàn del Buen Viaje, en LomaHermosa. Fui ordenado de Diáconopor mi obispo, Mons. GuillermoRodrìguez Melgarejo, el 11 de marzode este año, en el santuario deLourdes, y espero, Dios mediante, miordenación Sacerdotal para el 21 deOctubre del corriente.Actualmente estoy trabajando dedica-do más a la adolescencia, tanto en el

colegio parroquial como con gruposde perseverancia. También en una delas varias comunidades de base delradio parroquial, que es en un asenta-miento, de más de 50 manzanas, conunas dos mil familias, y estoy acom-pañando algunos proyectos para losmarginados. Estos son de alfabetiza-ción, apoyo escolar, catequesis, come-dor, huertas, talleres para adolescentesen riesgo, trabajando con Cáritas.Como miembro ya del Clero de SanMartín, me animo a decir que somosconcientes de la tanta ayuda que enaños recibió mi diócesis desde Udine,y también por el lado de mi familiavaloramos el hecho de que uno de“los Della Picca” pueda, Diosmediante, hacerse presente para agra-decer, tanto a la “Comunidad dePantianicco”, que nunca se perdieronlos vínculos por carta o actualmentepor mail, como a la Iglesia arquidio-cesana de “Udine”.

Leonardo Della Picca

En el mes de noviembre 2006, se realizóuna exposición de pintura y pirograba-dos, de los alumnos del”AtelierGraciela”.En dicho evento se pueden apreciardistintos talentos, de todas las edades ytemáticas, que pueden sorprender alespectador, que percibe en cada obra, unimpulso vital a traves, del instinto real eimaginativo.Hija de inmigrantes friulanos, GracielaDella Picca, nacida en 1953, lleva 30años brindanio su férrea vocación, quedata de mucho tiempo atras, ya que susprimeros dibujos de la primaria, desperta-ron en ella, una fuerte inquietud artistica.Es asi que realizo inumerables esposicio-nes individuales y colectivas, en distintasgaleria de la Cap. del Gran Bs. As. y delextranjero, de la algunas de ellas son:- 1º premio XXII Salón de la Pintura1992.- Artista invitada en el Centro Friulano dela Exposición Dante Alighieri 1995-1997- 2º Premio Concurso de Manchas, reali-zado por el departamento Cultural delClub Boca Junior.- 2º Premio en el Salón de la Pintura enadhesión al 91º Convención del Rotary

Internacional Argentina 2000,- Premio de Honor, en el Centro de Artey Diseño, en Villa Carlos Paz, Córdoba2002,- 1º Premio en pirograbado en la XXIIFiesta del Inmigrante en Obera, Misiones2003,- Exposicion colectiva en la GaleriaToronto, Barcelona España 2004,- Exposición individual de sus obras depirograbado en el Club Nautico de SantaP o l a ,A l i c a n t e -E s p a ñ a2005,- 2ª Premioen el Salónde la Mujer,organizadopor laDirección deCultura leLanús 2006.Por todoesto, la arti-sta plastica ypirograbado-ra, el II den o v i e m b r e ,

llevará a cabo una nueva exposición, peroa diferencia de las anteriores, esta lléva30 años, de dar a sus alumnos y a ellamisma un diálogo entre lo figurativo y loabstracto, en el cual siempre existe unrespeto por la manifestación artistica,tanto a sus alumnos, como a los expecta-dores que la van a ver.

A Graziella complimenti ed auguri di ogni bene da parenti ed amici.

UNA ARTISTA PLASTICA, HIJA DE FRIULANOS

Teresa Cragno, sorella di Mercedes,Argentina.

Qualche anno fa qui in Canadà incon-tro un signore, che dandomi la manodice: “Sono Remigio Cisilino!”Rimango sbalordito, penso che mi stiafacendo uno scherzo; non mi sonoancora ripreso, che lo stesso signore,additandomi un’elegante signora alsuo fianco, continua: “E questa è miasorella Marfisa Cisilino!” A questopunto ribatto d’ istinto: “Eh…no,Marfisa Cisilino è mia zia, sorella dimio padre e vive in Argentina!” Lasignora sorridendo dice: “Sì, lo so chec’è un’altra Marfisa in famiglia!”A questo punto parto con una rafficadi domande: “Ma chi siete veramente?Come si chiama vostro padre? Dadove viene?” Salta fuori che il padreproviene da Pantianicco: si chiamaFerdinando Cisilino (Nando diVigjàn), fratello di mio nonnoRemigio e di Eugenio (Gjenio diVigjàn), che in paese era soprannomi-nato “il dòler”. Queste persone sonoproprio miei cugini ed io non avevomai saputo che esistessero. Da quel-l’incontro ho incominciato a scavarenel passato per saperne di più, perriscoprire le mie radici famigliari. Chierano i Vigjàns? Come ebbe inizioquel soprannome? Ai tempi di mio nonno erano cinquefratelli: tre maschi Remigio,Ferdinando ed Eugenio e due sorelleDomenica e Teresa.Loro padre, ossia mio bisnonno sichiamava Luigi (Vigj). Può darsibenissimo che secondo il costume pae-sano qualcuno chiedesse: “Cui sonochèi frus lì?” E la risposta: “Eh… ason i fîs di Vigj, i Vigjanùs!” E pensoche così sia incominciato il sopranno-me “Vigjan”. Purtroppo le persone chelo potrebbero confermare o smentirenon ci sono più.Ora di recente i nuovi cugini mi hannofatto pervenire una cassetta magnetica,su cui loro padre Ferdinando nel 1981all’età di 95 anni racconta le peripeziedella sua vita di emigrante. Ascoltandoquella registrazione sono venuto aconoscenza di cose, fatti di vita, chenon avrei mai immaginato.Ferdinando nacque il 17 gennaio 1886e a 13 anni incominciò ad andare “pa

li Gjermàniis”, stagionale, e lo feceper cinque anni. A 18 anni il 28 marzo1904 si imbarcò sulla nave a vaporeLorein, francese, ed arrivò il 18 aprilein Lethbrige, cittadella della provinciaAlberta-Canadà. Ma lì non c’è il mare,solo prateria e miniere di carbone. Luinon lo dice, ma certamente la naveapprodò nel porto canadese di Halifaxe da lì in treno fino a Letherige. L’altrapopolare destinazione era New York -U.S.A.; ma chi vi sbarcava era costret-to a passare la quarantena sull’isola diEllis e sull’elenco di tutti i Cisilinomaschi che passarono da l ì , luiFerdinando non c’è affatto. Proseguedicendo che sul lavoro, dopo 8 giorni,vide che dalla miniera portavano fuoridei morti: e il giovane Nando, sgo-mento, se la diede a gambe, scappò acasa, e casa era la baracca che gli ave-vano assegnato.Otto mesi dopo manda i soldi del viag-gio al fratello Remigio (mio nonno), ilquale sbarcò a New York nel 1905,aveva 24 anni e, passata la quarantenasull’isola di Ellis, raggiunse il fratello.I due lavorarono in miniera; in seguito,venuti a sapere che il governo canade-se assegnava agli emigrati che lo vole-vano, alcuni ettari di terreno da colti-vare, accettarono l’offerta e si miseroin proprio a fare gli agricoltori. Ma idue non rimasero a lungo insieme.

Nonno Remigio essendo il più vecchiovoleva comandare.A Ferdinando non piaceva lavorare laterra e così un giorno piantò tutto epartì alla volta di Toronto. Cambiòdiverse località, in qualche modo attra-versò il confine canadese e si fermò aDetroit-U.S.A. a fare il gessino. Poi dinuovo ritornò in Canadà ad Amilton.Nel 1925 dopo 21 anni di lontananzarientra per la prima volta in Italia.Sposa Maria Aurora Pilutti diRivignano e torna in Canadà insiemealla giovane sposa. Si sistemarono adAmilton, ebbero quattro figli: duemaschi Remigio e Norman e due fem-mine Marfisa e Ines; poi si trasferironodefinitivamente a Windsor dove Nandolavorò alla Ford-Motors per 28 annifino alla pensione. Morì nel 1983 allaveneranda età di 97 anni.Suo fratello Remigio, mio nonno,dopo 6 anni rientrò in Italia, sposònonna Leonilda ed insieme a leiritornò in Canadà, via New York, infat-ti lo ritrovo sull’elenco dell’isola Ellis,nel 1911 all’età di 30 anni. Si accasa-rono a Prince Albert, città della pro-vincia Saskatchewan e lì ebbero trefiglie Lilia, Beatrice e Marfisa, miezie. Poi ritornarono tutti insieme inItalia. L’intenzione era quella di siste-mare la moglie con le giovani figlie aPantianicco e ripartire da solo per

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LE PAGINE DELL’EMIGRANTE

Roma 31 maggio 2006: Sarita ed Ettore Cragno in casa Iacumini per salutare lanovantunenne zia Maria Bertolini vedova Bertolissi e tutta la famiglia Iacumini.Nella foto insieme alla cugina Maria Pia Bertolissi in Iacumini.

CHEI DI VIGJAN: storie di vita ed emigrazioneriscoperta da REMIGIO CISILINO

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LE PAGINE DELL’EMIGRANTEqualche anno. Ma nel frattempo scop-piò la prima guerra mondiale eRemigio fu mandato al fronte: correval’anno 1915 e a settembre nacque miopadre Callisto. Due anni dopoRemigio fece ritorno dal fronte grave-mente ammalato e morì nel suo letto:era il 29 aprile 1917, aveva 37 anni.Terminata la guerra nonna Leonilda,vedova, con quattro giovanissimi figlida sfamare, partì per l’Argentina,lasciando la figlia più grande a far damamma ai fratelli più piccoli e pregan-do la sorella Brigida di dare un’oc-chiata ai quattro ragazzi: era il 1920.In Argentina la nonna lavoravanell’Ospedale Italiano di Buenos Airese mandava i soldi affinché i figli potes-sero mangiare.Ogni due anni faceva ritorno per vede-re di loro, fino a che portò con sé inArgentina le ragazze ormai diventatesignorine, lasciando solo il figlioCallisto, mio padre, che allora faceval’apprendista muratore. Qualche annodopo, sistemare le figlie, ritornava inItalia a vivere con il figlio, sperando distare finalmente in pace a casa sua; mapurtroppo il destino le riservava altresofferenze. Prima la guerra le porta viail marito, poi in un tragico incidente dicaccia le muore il figlio (mio padre).Era il 2 ottobre 1945 ed a me e miofratello mancavano 17 giorni rispetti-vamente al compimento di 6 anni e di2 anni. Un anno dopo nonna Leonildatorna in Argentina a vivere con lefiglie. Io, molti anni dopo, ormai adul-to, sapevo solo che la nonna avevafatto la spola diverse volte tra l’Italia el’Argentina, ma non sapevo che inonni mi avevano preceduto in Canadàe tanto meno che le mie zie erano natecolà. La nonna finì i suoi giorni inArgentina, dove morì all’età di 94anni. Ritornando a Ferdinando, nel suoracconto non menzionò mai Eugenio,l’altro fratello, classe 1877: era il piùanziano dei tre. Eugenio pure emigròdiverse volte prima della prima guerramondiale ed anche dopo. Ogni voltache tornava, sua moglie Albina sfog-giava al collo una nuova grossa collanad’oro massiccio.Di lui non sono riusciti a trovare alcu-na traccia, perché sbarcò sempre inporti canadesi, fino al 1920, quando lanave sbarcò a New York e il suo nome

si trova sull’elenco dell’isola Ellis,aveva 43 anni e credo che quella fossel’ultima volta che emigrasse. Quandorientrava in patria, aveva tanta paura eteneva sempre ben stretta con sé unavaligetta, contenente tutti i suoi rispar-mi: era piena di dollari d’oro.Nel 1934 Eugenio si impadronì dellacasa, che tuttoggi si chiama casa di“Vigjan”. La casa fu costruita neiprimi anni 20 da Raffaele Cragno, cheera una bravissimo muratore: lavoravacon Angelo Della Picca (Agnul diUstìn). Raffaele vi abitava con lamoglie Brigida e i loro 8 figli: il piùgiovane Nelido nacque il 20 luglio1926. Per costruire quella grande casaRaffaele si indebitò forse un po’ trop-po; ma lavorava, faceva i pagamenti etutto proseguiva per il meglio. Sultetto seduto sul camino stava un uomo(statua): era là di guardia a proteggerela casa ed i suoi abitanti dalla sventu-ra, e scacciare il malocchio. Ma nongiovò a niente, perché Raffaele siammalò e morì giovane a 41 anni nel1929, lasciando la moglie Brigidavedova con 8 bocche da sfamare e ungrosso debito da pagare.Brigida fece del suo meglio per farfronte ai debiti e mantenere la fami-glia, incominciò a vendere uno allavolta i campi, e 5 anni dopo, era il1934, non potendone più, fece permutacon Eugenio, cedendo la grande casanuova per quella tanto più modesta diEugenio ed in più un gruzzolo di dena-ro, che le permise di pagare tutti idebiti. Nelido, emigrato in Argentina,ora ottantenne, ancora oggi ricorda emi dice: “Avevo circa 8 anni, quantovidi quella casa di piccole dimensioni,il pavimento di mattoni rossi consunti,con l’orto sul retro più alto del pavi-mento della casa, che arrivava fin sottola finestra, mi misi a piangere, perchénon mi piaceva, ma mi dovetti adatta-re, come si adattò il resto della fami-glia”.In quanto a Eugenio, per 30 anni sigodette la grande casa, morì nel 1964a 87 anni d’età, ed in paese circolò lavoce che, quando andarono a compor-re la salma, videro che teneva unpugno chiuso e quando glieglo apriro-no, scoprirono che stringeva l’ultimodollaro d’oro.Questa è storia di ieri, di un tempo

lontano, di gente che non c’è più, sto-ria di miseria, di emigrazione, di soffe-renze, qualche gioia e molti sacrifici,vite prematuramente strappate, vedovedisperate rimaste sole e lottare per farsopravvivere la famiglia.Questa è la storia della mia famiglia“Vigjan”, rimasta sepolta nel tempo efaticosamente riportata alla luce conl’aiuto di diverse persone che con rico-noscenza qui di seguito ringrazio:I cugini Remigio Cisilino e moglieBonnie-Detroit U.S.A.;I cugini Marfisa Cisilino e maritoDino Sabucco-Welland-Ontario-CanadàNelido Cragno-San Miguel B.A.-ArgentinaErnesto Agostini-Pantianicco (Ud)-ItaliaMaria Cisilino in Todon-Windsor-Ontario-CanadàInes Della Picca Cisilino-Pantianicco(UD)-ItaliaEnzo Visentini-Pantianicco (Ud)-ItaliaEnnio Buttazzoni e moglie Isa-Pantianicco (UD)-ItaliaEd a Ferdinando Cisilino (Nando), isuoi fratelli ed i nonni di questa storiavada un “Reqiuem” di eterna pace.

Remigio CisilinoPowell River - B.C. - Canadà

Mereto di Tomba - Foto ricordo diCisilino Calisto e Regina Linzi genitori diRemigio e Liviano

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Cari compaesani,voglio gioire insieme a voi, per lagrande sorpresa che ho avuto al miorientro dalle vacanze passate in Italia.Tutto è iniziato il mese di maggioquando, per curiosità, ho voluto semi-nare nel mio orto una decina di giraso-li che poi hanno iniziato a crescere inmodo del tutto normale. In seguitosono partito venti giorni in ferie inItalia come faccio ogni anno, ma almio ritorno notai che le mie “piantine”erano cresciute troppo, perché quellapiù alta misurava ben 3 metri e 65 cm,la base del fusto aveva il diametro di7,5 cm e il fiore di 40 cm. Fra tuttic’era uno che continuava ancora a cre-scere, pensai che forse aveva pauradelle api che gli giravano intorno dicontinuo, oppure che stesse cercandoun raggio di sole che in quel momentoda noi era una cosa rara, certo è chefece il fiore a 4,20 metri di altezza.Come potete vedere dalla foto il pesodei fiori ha fatto curvare un po’ le

piante e cosìhanno un po’perso la loroaltezza originale.Ho voluto man-darvi le foto diproposito perchétutto ciò nondovesse passareper una barzellet-ta.Un noto giornali-sta è stato quil’otto di agostoper scrivere unarticolo su questacrescita così rara.La bambina chevedete nella foto è la mia nipotinaChloé di sei anni, e alle mie spalle idue girasoli più grandi.Termino con il ringraziare tutti coloroche si occupano di tutte quelle bellecose che leggiamo e vediamo nel bol-lettino parrocchiale “Qui Pantianicco”.

Di nuovo tanti saluti a tutti, grazie pertutto ciò che fate per il paese.

Mario Pancino

Complimenti Mario, hai il polliceverde e non lo sapevi!

LE PAGINE DELL’EMIGRANTE

CAUDRY (FRANCIA), agosto 2006

San Miguel, 21 luglio 2006. - Cragno Nelido compie 80 anni cir-condato dall’affetto dei figli Irene, Gabriele, Norma e Sandro.Auguri di buona salute anche dalla comunità di Pantianicco.

San Miguel, 22 agosto 2003 - Nelido e Vana (Cragno Nelido e SofiaIrvana Mattiussi) festeggiano il 50º anniversario di matrimonio.

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LETTERE DEGLI EMIGRANTI

Udine, gennaio 2006Vi ringrazio per l’invio di “Qui Pantianicco”. Hoil piacere di fare una offerta. Saluti a tutti.

Giancarlo Cisilino

La Plata, 2/1/2006Padre, mi rivolgo a voi per ringraziarvi della rivi-sta annuale che mi inviate. Vi faccio sapere il mionuovo indirizzo, mi farebbe pena perdere l’inviodel Bollettino. Vi ringrazia la nipote AgataBrandolino per la foto della famiglia apparsa sulBollettino. Vi mando i più cari auguri per questonuovo anno.

Clelia Zambon moglie di Onelio Cragno

Udine, Natale 2005Questa piccola offerta, in ricordo dell’amico AldoCisilino, è per il Bollettino Parrocchiale che rice-vo sempre con molto piacere. Grazie e cordialiauguri per il nuovo anno.

Ing. Franco Dal Dan

Quilmes, 20/01/2006Caro Don Giovanni, ringraziamo il ricordo chesempre avete nell’inviarci il Bollettino, che ognianno ci avvicina al nostro caro Pantianicco.Grazie e mandi

Dora e Alicia Cisilino e Juan Carlos Pajon

Don Torcuato, 1/2/06Reverendo padre Giovanni e collaboratori degnidella mia stima, che l’anno 2006 vi sia portatoredi costanza e salute per continuare la vostra nobi-le missione, con l’aiuto di Dio. Vi ringrazio perl’articolo riguardante la mia umile persona e pertutte le notizie dedicate ai nostri amici e parenti.E anche vi ringrazio per la bella rivista che sem-pre guardo con molto affetto. Vi saluto cordial-mente.

Olga S. de Galli

Roè Volciano, febbraio 2006Cari compaesani, collaboratori del bollettino, gra-zie per quello che così bene sapete fare. Con ilbollettino possiamo seguire l’attuale camminodel paese natio e riscrivere un pezzo di esistenzadei nostri padri con una dolce nostalgica malia.Abbraccio tutti con emozione e aggiungo un pic-colo contribto per il giornalino che mi sta tanto acuore ricevere e per il quale ringrazio molto.

Teresina Cisilino Boria

Buenos Aires, luglio 2006La famiglia di Alberto Angel Degano decedutoil 25 maggio dello scorso anno, desidera ringra-ziare Don Giovanni e i collaboratori delBollettino Parrocchiale per il necrologio del lorocaro e per il ricordo della mamma CragnoVaniglia. Alberto era veramente innamoratodella terra dei suoi genitori e ha legato il suoamore alla sia discendenza.

Mirta Eugenia Degano

Carissimi collaboratori, vi ringrazio dell’indiriz-zo e della possibilità di dire una parola sullavita consacrata attraverso il bollettino diPantianicco. Spero di essere capace di trasmet-tere qualcosa… Saluti cari a tutti. A risentirci

Suor Oraziana Cisilino

San Martin (Buenos Aires) 10/09/06Stimati collaboratori, tanti compaesani, discen-denti di Pantianins, si sono messi in contattocon me e mio fratello Jorge per comunicarci varicommenti su quanto pubblicato sul Bollettinoparrocchiale, molto gradito e molto apprezzatoda tutti. La forza degli immigrati di Pantianiccoe l’attaccamento alle loro radici è molto forte epoiché l’immigrazione in Argentina conta piùdi cent’anni, speriamo di poter raccontare ancheda questa parte dell’Oceano il “COMO ERAVA-MO de los Pantianiccheses en Argentina”.Saludos cordiales

Luciano Della Picca

Pantianicco, 13 settembre 2006Parole di Nelido Cragno: sono qui a portare ilmio contributo per il bollettino, apprezzatissi-mo da me e da tutta la mia famiglia. Buon lavo-ro!

Pantianicco, 22.10.06Raffaele Cragno, residente a Genova, in visita aPantianicco con la moglie Luciana e la sorellaZaira, ha ringraziato la parrocchia per ilBollettino che riceve ed apprezza da molti anni,lasciando una gradita offerta.

GRANDE RICONOSCENZA A TUTTI VOIDon Giovanni e collaboratori

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LE PAGINE DELL’EMIGRANTE

Al XXI Festival del CinemaLatinoamericano di Trieste durantel’ultima settimana d’ottobre si è pre-sentato in anteprima mondiale il lun-gometraggio "Olga, Victoria Olga",opera prima della regista argentinaMercedes Farriols. Il film girato inlingua spagnola con alcuni dei piùbravi attori argentini, racconta inmodo poetico la storia di OlgaSabbadini, emigrata da Pantianiccoall'Argentina. Durante un incontro con un gruppo dipantianicchesi la regista disse "il miolavoro rappresenta un omaggio argen-tino al Friuli perchè, come si vedesullo schermo ad un certo punto c'era-no più pantianicchesi in Argentina chea Pantianicco e sono stati loro i piùbravi infermieri e ostetriche daBuenos Aires alla Pampa”.Farriols trovò Olga Sabbadini nellaprovincia di San Luis ed è qui che leile raccontò la sua storia dalla qualedopo si è tratta la sceneggiatura cheattraversa tre generazioni.Nello scenario naturale di VillaMercedes (San Luis, Argentina) rico-struirono Pantianicco “ a partire d’unpreciso lavoro che ci ha portato a fare

più di mille dise-gni basati su vec-chie fotografie edati trovati suilibri”.La storia che siracconta è per noimolto familiarecome i cerchidella vita: emi-grazione e ricercadelle proprieradici. Invecequella del filmappena inizia,dopo aver vinto aTrieste il premio per lamigliore colonna sonoraripartirà per proseguireverso il Festivaldell'Avana (Cuba) e quellodi Mar del Plata(Argentina).

Chi avesse intenzione diconoscere di più su questofilm può andare sul sitodel registawww.autores.org.ar/mfar-riols

EMIGRAZIONE PANTIANICCHESE RACCONTATA IN UNA “FICTION” ARGENTINA

Niagara - Canada anni ‘20. Questo ragazzinoera figlio di Norma Cisilino. È rimasto uccisosotto un’automobile il 29 agosto 1922.

San Martin B.S. - 8 settembre 2006, Norina Mattiussi e le nipoti:Sarita, Alicia, Armanda e Mirta, il giorno del suo 91º compleanno.

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LE PAGINE DELL’EMIGRANTE

Emigranti che ci hanno lasciato

“Sants di Diu

compagnaiu vuatris

in te cjase dal pari”

MATTIUSSI Sofia Irvana (Vana)di anni 73, San Miguel, Bs.AS.

25 febbraio 2006

CAVANI Valentin,nato l’8 ottobre1938, Quilmes Bs.As., dopo una brevee coraggiosa batta-glia contro il tumo-re, soccombeva il 19luglio 2006, andan-do a raggiungere lamadre MarfisaCisilino ed il padreArgentino, che èsepolto nel cimiterodi Pantianicco.

CISILINO Chiarina ved. Lusso,di anni 92, Torino 03 aprile 2006

CISILINO Onelio di anni 80, Argentina,settembre 2006.

CISILINO Aldodi anni 81, Avellaneda Bs.as.,

01 aprile 2006

Olivos-.B.A. - 14 maggio 2006 - Festa per il 15º compleanno di Bruna.Nella foto Nancy, Bruna, Franca e Fabian Cisilino.

Baia Blanca 1935 - Cisilino Ciro con la moglie.

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SALUTO AI NOVANTENNI

Ernesto e Adelina, in attesa delle loro nozze d’oro (gennaio 2007) festeggiano con i figliil 15º anniversario di matrimonio per Mauro e Chiara (il 26 gennaio 2006) e le nozzed’argento per Erminia e Luciano (il 15 settembre 2006).

Lunga vita a tutti: siete la memoria mitica delle nostre origini, siete i

custodi delle nostre tradizioni, santuari di vita vera per gente vera, scri-

gni sacri di gioie, dolori, fatiche e sudori, con unico sostegno e unica

forza la fede in Dio.

A questi valori ed a voi tutti va la nostra massima stima e rispetto.

La Comunità parrocchiale

Pantianicco 6 aprile 1946/2006 - Tonizzo Armando e Manazzone Nellide festeggiano infamiglia il 60º anniversario di matrimonio con i figli Angelo, Iones e Novella.Auguri di salute e serenità!

“Novant’ainsUn sore chel atri,come intassâs;vignus a plan a plan,partansi daurun grun di novitâsbielas discretes,encje cualchi malòre,che dut, misturat insieme,a si po’ clama esistence,Jo no mi lamenti,dut à mi è plasûte forse mi meritavidut ce chj ai vut”(G.M.)

ANNIVERSARI

Io… RINGRAZIODurante tutto il tempo dell’anno lenostre case hanno bisogno di pulizie,di ordine e manutenzioni varie, cosìanche la nostra Chiesa, che è la casadi tutti e ciascuno di noi è chiamato adare il suo contributo per il buon fun-zionamento.Questo non è possibile e quindi èdoveroso dare il nostro ringraziamen-to a tutte quelle persone che si dedi-cano, chi alle pulizie delle nostre duechiese, parrocchiale e S. Antonio, chialla preparazione delle piante e deivasi per abbellire gli altari durante levarie cerimonie. Grazie anche a chioffre fiori per permettere tutto que-sto. Ringraziamo ancora quelle perso-ne che mantengono in ordine,mediante tosatura e bagnatura, iprati e le varie piante e che provve-dono alla preparazione di quantoserve per lo svolgimento delle variecelebrazioni liturgiche, e a chi pensaa lavare, stirare, riordinare e rammen-dare i paramenti sacri e gli arredi. Ec’è anche chi, quando serve un lavorodi manutenzione urgente, è subitopronto a portarlo a termine. Quantolodevole volontariato. Grazie Signoreper averci donato tante persone dibuona volontà!

M.V.

C R O N C R O N A C A C AA

Domenica 6 NOVEMBRE 2005Oggi, durante la S. Messa abbiamo ricordato tutti inostri compaesani caduti per la Patria, essi hanno datola vita per dare a noi la libertà che attualmente abbia-mo e che siamo a rischio di perderla rendendo cosìvano il loro sacrificio. Non dimentichiamoli… Dopo laS. Messa in corteo ci siamo portati al monumento aicaduti a deporre una corona a ricordo dei nostri cari.

Sabato 19 NOVEMBRE 2005Don Wimal durante la Messa prefestiva ci ha salutati eringraziati tutti per gli aiuti che ha avuto dalla comu-nità prendendo spunto dal Vangelo del giorno “festa diCristo Re”: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare,avevo sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e miavete ospitato…”. Martedì 22 abbiamo accompagnato Don Wimal allastazione di Codroipo per il suo rientro in SRI LANKA.

DOMENICA 20 NOVEMBRE 2005Tutti gli operatori della Forania si sono ritrovati, nelpomeriggio presso il Santuario della MadonnaMissionaria, per un incontro di riflessione e di lavoro sultema: “Annunciare il Vangelo in un mondo che cambia”.

L’Udinese gioca in casa, può essere causa della pocaaffluenza, o è la nostra poca volontà?

Domenica 27 NOVEMBRE 2005Inizio dell’anno liturgico e giornata del ringraziamentoal Signore per tutto quanto ci ha dato durante quest’ul-timo anno lavorativo. All’offertorio, nella S. Messa,sono stati presentati tutti i prodotti della terra e allaconsacrazione sono stati benedetti dei piccoli pani cheogni famiglia ha portato a casa per ricordarci di ringra-ziare sempre il Signore per tutto quello che ci dà nelbene e nel male. Inoltre dobbiamo stare attenti a nonsprecare il cibo e a dare più valore alle persone cheagli animali e alle cose. La giornata si è conclusa conun agape fraterna presso il capannone, gestito per laprima volta dai giovani.

Il tempo:Ottobre - il mese inizia con 8 giorni di pioggia; aseguire sole caldo fino al 21. Termina con giornateuggiose e nebbiose (pioggia ml. 223)

Novembre - inizio del mese con giornate limpide esoleggiate (vero il detto: estate di S. Martino).Seconda parte freddo -3º. Pioggia abbondante, vento,tempo invernale. Spruzzata di neve il 25.

Venerdì 9 DICEMBRE 2005Riunione a Mereto dei Consigli pastorali riuniti, pochele presenze, per risolvere assieme ai genitori di unaclasse primaria di catechismo il problema per ottenerepiù disciplina nell’aula durante l’ora settimanale dilezione.Alcuni giorni dopo mi è arrivato in casa il mensileSalesiano nel cui interno c’era l’articolo: “Un decalogodella disciplina” che si invita tutti a leggere nell’inter-no.

Sabato 10 DICEMBRE 2005 ore 1.15A quest’ora si è conclusa la preparazione del presepe.Di ritorno dall’incontro a Mereto e arrivando in piazzaCortina ho buttato l’occhio verso la chiesa notando lemacchine ferme e la luce accesa, a quel punto mi sonoricordato che avevo promesso ai ragazzi che al ritornomi sarei fermato per dare un’occhiata come procedevala preparazione del presepe. Grande è stata la meravi-glia nel constatare che era già completato e non mi èrimasto che fare un grande plauso agli organizzatori:che il loro esempio sia di scuotimento verso quei gio-vani e ragazzi che sotto sotto avrebbero voglia di con-cludere qualcosa di diverso dal solito ma che sonomancanti di coraggio; ricordiamoci che la chiesa èaperta a tutti.La Pro Loco, come già da alcuni anni, ha provveduto a

22.11.2005 Saluto a Don Wimal.

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Commemorazione ai Caduti per la Patria.

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disporre le luminarie natalizie all’inizio delle principalivie di ingresso al paese ed ha allestisto l’albero sullapiazza antistante la chiesa. Quest’anno l’abete, è statoofferto dai fratelli Cisilino, Ercole, Valerio e Paride; ungrazie dalla comunità.

Giovedì 22 DICEMBRE 2005Visita a domicilio del Babbo Natale organizzato dallaPro Loco: un pensiero gentile e gli auguri alle personepiù anziane.

S. NATALEAlla mezzanotte tutti i fedeli dellecomunità di tutta la zona pastorale sisono ritrovati nella nostra chiesa perricevere l’annuncio della nascita diNostro Signore Gesù, al quale chiedia-mo di essere sempre presente accanto anoi anche nelle nostre debolezze.A chiusura di questa solenne cerimoniareligiosa, ci siamo ritrovati sul piazzalea scambiarci gli auguri e riscaldandocicon le bevande tradizionali, vin brulè ecioccolata calda.

Lunedì 26 S. STEFANODurante la S. Messa è stato portato all’altare il ricavatodel mercatino di Natale svolto dall’8 al 18 dicembre.

Mercoledì 28 DICEMBRE 2005Per il 60º di sacerdozio di Don Angelo Della Picca, uncoro polifonico proveniente dagli Stati Uniti e aventeper direttrice una alunna dello stesso don Angelo, hatenuto, nella nostra chiesa, un concerto con brani scrittidallo stesso festeggiato al quale tutti noi auguriamo ungrandissimo “ad multos annos”.

Il tempo:Mese con giornate umide, fredde sino a -4º, in maggio-ranza di sereno. A fine mese misto neve, pioggia nulladi che.

ANNO 2006

Giovedì 5 GENNAIO 2006La Vigilia dell’Epifania, secondo l’antica tradizionedella Chiesa Aquileiese, è stata fatta la benedizionedell’acqua, del sale e della frutta.

Venerdì 6 EPIFANIA DEL SIGNORENella S. Messa, tutta la comunità presente, ha ringra-ziato il Signore per il 60º di sacerdozio e il complean-no di Don Angelo Della Picca. Durante questa solen-nità è stato dato l’annuncio delle principali celebrazio-ni religiose dell’anno liturgico ed è stata impartita la

benedizione dei bambini che “non c’erano ma cisono…”.Al termine del rito ci siamo ritrovati in canonica per unbrindisi augurale a Don Angelo e a ringraziarlo perquanto ha fatto e farà per la nostra comunità.Alla sera c’è stata la tradizionale accensione del Pan eVin.

Domenica 29 GENNAIO 2006Lustri di matrimonio nella nostra comunità: un belgruppo di coppie dell’intera zona pastorale si è ritrova-

ta per ricordare il giorno del matrimonio e ringraziareil Signore per quanto ha dato loro e continuerà a dare.

Il tempo:giornate prevalentemente fredde e uggiose con puntedi meno 8º. Tre giorni di pioggia, mentre il 18, 26, 27brevi nevicate. Caldo quasi primaverile le giornatedella merla.

FEBBRAIO 2006All’inizio di questo mese, il comitato per laBeatificazione della Venerabile COncetta Bertoli, perricordare i 50 anni della sua morte, ha preparato unprogramma a carattere religioso caratterizzato damomenti di preghiera, di adorazione e riflessivi suivari periodi salienti della vita della Venerabile. Questoprogramma è stato distribuito a tutte le parrocchiedella diocesi.Durante questo periodo, il nuovo vice-postulatorepadre Aurelio Blasotti, ha stampato un piccolo opusco-lo con la vita della Venerabile e una preghiera per otte-nere grazie.

Il tempo:fino a metà mese sole e freddo -4º. Otto giorni di pio-viggine, termina con 3 giorni di aria, freddo e ventoforte -2º.

Domenica 5 marzo, 1ª di QUARESIMADurante questo periodo, le offerte “Un pane per amor

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29.01.2006 Lustri di matrimonio

Giovedì 13 APRILE 2006A Tomba inizio al triduo pasquale con la celebrazioneeucaristica “In Caena Domini”. Al termine dell’omeliaè stata eseguita la lavanda dei piedi. Gesù con questogesto ha voluto darci una lezione di umiltà, di cordia-lità e di purezza.

14 APRILE - VENERDI SANTOA Mereto si è tenuta la solenne azione liturgica pome-ridiana con la celebrazione della Passione del Signorecon la lettura del Vangelo, lo scoprimento della croce ela sua adorazione.La sera, per le vie del paese, presieduta dai laici si èsvolta la Via Crucis, accompagnata dalla grande croceche da alcuni anni siamo abituati a vedere. Suggestivele varie stazioni lungo il percorso preparato da personedevote.

15 APRILE - SABATO SANTOVeglia Pasquale di tutta la zona pastorale nella nostraparrocchiale. Sul sagrato della chiesa la Santa Veglia èiniziata con la benedizione del fuoco e del cero, dopoessere entrati in chiesa alla sola luce del cero pasqualefino all’accensione completa di tutte le luci; all’arrivoin presbiterio è stata proclamata la solenne risurrezio-

ne di nostro Signore, durante la veglia è statabenedetta l’acqua battesimale.

DOMENICA 16 SANTA PASQUADomenica della risurrezione del Signore.La S. Messa solenne è stata celebrata da DonGiovanni e Don Ismael che ha dato un aiutodurante tutta la settimana santa.Don Ismael proviene dalla Colombia ed attual-mente frequenta un corso triennale a Roma edurante le varie interruzioni dell’anno scolasti-co va ad aiutare alcune parrocchie, quindiavremo ancora l’opportunità di vederlo.

di Dio” indetta dalla diocesi, sono state devolute ainostri sacerdoti diocesani che operano in Brasile.

Sabato 11 MARZO 2006Cinquant’anni dalla morte della Venerabile Concetta aMereto. Al mattino, questa giornata è stata solennizza-ta con la recita del S. Rosario meditato e la celebrazio-ne della S. Messa per gli ammalati ed anziani, eranopresenti il Terz’ordine Francescano e l’Unitalsi.Questo rito religioso è stato trasmesso in diretta daRadio Mortegliano.Alla sera, con la presenza dell’Arcivescovo PietroBrollo, è stata amministrata la confermazione a 22 gio-vani delle nostre comunità che si sono preparati medi-tando la vita della Venerabile; auguriamo loro cheConcetta sia sempre presente durante il loro camminoe tutti noi ricordiamoci che la nostra vita è nelle manidel Signore.

Lunedì 13 MARZO 2006Incontro interforaniale a Codroipo, con l’Arcivescovoper verificare quanto è stato fatto dopo gli incontrinelle foranie nell’aprile dello scorso anno. A questaverifica erano presenti le foranie di Codroipo,Latisana, Rivignano, Varmo e Variano.

22-23 MARZO 2006Un piccolo gruppo di una ventina di persone dellanostra comunità si è recato in gita-pellegrinaggio alSantuario della Madonna di Fatima e alla tomba dell’a-postolo S. Giacomo a Compostela.

Sabato 25 MARZO 2006L’albero di Natale che fino a questo momento facevabella figura in mezzo alla piazza è stato rimosso e pre-parato a farne altro buon uso.

Il tempo:sole e nuvole a giorni alterni. Il 12 aria molto forte, il14 una spruzzata di neve. NB: nelle vicinanze delnostro una fortissima grandinata.

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Pantianicco 09.04.06 - Domenica delle Palme con Don Jsmael.

Via Crucis del Venerdì Santo.

Domenica 11 GIUGNO 2006S. Messa presso la chiesetta di campagna in onore diSant’Antonio da Padova. Al termine della celebrazionesi è svolto il tradizionale pic-nic dove c’era ogni ben diDio; per tutti, con la collaborazione della Pro Loco èstata offerta la pastasciutta. È stata fatta la consuetapesca del maiale, nell’indovinare il suo peso è stato ilgruppo di Giuliano. Si ricorda che anche quest’anno ilmaiale è stato offerto dal signor Franco Dametto.Durante il pic-nic si è svolta una lotteria di beneficenzain favore delle missioni colombiane, che ha dato lusin-ghiero risultato.Un grazie a quanti hanno permesso la perfetta riuscitadi queste iniziative.

Domenica 18 GIUGNO Festa del Corpo e Sangue diCristoDopo la celebrazione solenne dell’Eucaristia, l’ostiaconsacrata è stata portata solennemente in processioneper le vie del paese; sarebbe più completa e partecipatase ci fosse la presenza dei bambini e dei giovani.

Domenica 25 GIUGNO 2006Ritiro spirituale per tutti i cristiani della zona pastoralenel tranquillo parco antistante la chiesetta di S.Antonio. Il tritiro è iniziato verso le ore 10.00 ed è ter-minato nel tardo pomeriggio con le relazioni dei varigruppi e la celebrazione dell’Eucaristia. Il tema trattatoè stato: “Testimoniare il Vangelo con coraggio e coe-renza”.Si realizza che noi adulti potremmo essere un ottimomodello di vita per i nostri giovani prendendo esempioda Cristo.

Il tempo:primi 6 giorni di aria fresca con 16 ml di pioggia; ilmese termina con sole, caldo torrido, punte massime di32º.

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Il tempo:giorni alterni di pioggia e sole. Il giorno 21 caldo esti-vo, invece il 30 freddo e neve in montagna, pioggia(ml. 115).

Martedì 9 - Domenica 14 MAGGIO 2006Settimana di animazione comunitaria e missionariaguidata da un gruppo di fratelli della ComunitàMissionaria di Villaregia, composta dalle laicheMabel, Gladis e Felicia e da Padre Alessio.

A metà mese circa…… è stata molto gradita la visita dall’Argentina deinostri compaesani Cragno Ettore e Bertolissi Sarita,Cisilino Claudio e Adriana, Cisilino Daniel, MolaroAldo e Cisilino Fabian.

Il tempo:molti giorni di sole con qualche giornata interrottadalla pioggia. Nel fine mese, freddo quasi invernale.

Venerdì 2 GIUGNO 2006 Festa della Repubblica6º raduno dell’APE nel capannone S. Luigi, durante ilpranzo c’è stata la presenza del maestro fisarmonicistaNicola Pascolo di Variano che ha rallegrato i convivialicon la musica del suo strumento e accompagnato varicanti spontanei.Molte le presenze di questi piccoli mezzi di lavoroprovenienti oltre che da fuori del nostro territorioanche da fuori regione.

Sabato 10 GIUGNO 2006Despedida ai nostri paesani emigranti che in questoperiodo erano in visita ai parenti e a rivedere la loroterra natia.

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Pantianicco, 10 giugno 2006 - Presso il capannone della coop.S. Luigi, Claudio e Adriana, Ettore e Sarita, il sig. Boria e lamoglie Teresina.

Pantianicco, 13.05.2006 - Raccolta prodotti di pulizia per lemissioni.

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C R O N C R O N A C A C AADomenica 2 LUGLIO 2006 - 11º MemorialChristian CisilinoPer ricordare il nostro giovane compaesano i borghi delpaese si sono cimentati, per tutta la giornata in un pic-colo torneo di calcio che quest’anno è stato vinto dalborg dal Poç.

Giovedì 6 LUGLIO - Lavori dell’organo della chiesaÈ arrivata dalla regione F.V.G., la concessione definiti-va del secondo e ultimo lotto di contributi per il restau-ro conservativo originale del nostro organo, affinchécon le sue melodie riprenda ad accompagnare i cantinei vari riti liturgici. Nella concessione stessa, erariportata la data di ultimazione dei lavori che è il 31gennaio 2008.

Il tempo:caldo torrido con assenza di pioggia. Non si ricordaun mese così caldo e afoso con punte di 38º.

Mercoledì 30 AGOSTO 2006Inaspettata visita di Don Wimal, con il suo vescovo siera recato a Roma per importanti colloqui in Vaticano eapprofittando di qualche giorno di pausa, ha lasciato ilvescovo con un gruppo di connazionali a Verona, perfarci visita.

Il tempo:un mese molto piovoso, giornate autunnali e freddo.Negli ultimi giorni del c.m. è tornato il sole e giornisplendidi (ml. 280)

Lunedì 4 - Mercoledì 6 SETTEMBRE 2006A Mereto, nel parco della canonica, ritiro-campeggiodei bambini in preparazione della Prima Comunioneche come tema di riflessione avevano: “Eucarestia:cibo di vita eterna”. Una volta incontrato Gesù, cambivita? Un grazie a Mario, Roviglio, Paolo, Valeria,Federica, Mattia e Mauro, per la loro preziosa collabo-razione.

14 settembre 2006Visita dall’Argentina al paese di Nelido Cragno e dellafiglia Norma, ospiti della nipote Silva ed OlvinoCisilino. Parenti e tanti amici hanno voluto salutarlicon un felice momento conviviale in un ristorante diCoderno. Era palpabile la commozione e la gioia dirincontrarsi e di ricordare insieme vicende e avveni-menti della passata gioventù. Da queste pagine unabbraccio a Nelido e Norma.

Domenica 10 SETTEMBRE 2006In cattedrale a Udine, l’Arcivescovo mons. PietroBrollo, con un incontro di riflessioni e preghiere, hadato inizio ufficiale al nuovo anno pastorale nel qualesiamo chiamati a rileggere, alla luce del Vangelo, ilnostro cammino di crescita nella fede all’interno della“Vita affettiva e delle relazioni” richiamandoci alleparole bibliche: “Se non è il Signore ad edificare lacasa, invano si affaticano i costruttori”.

Venerdì 22 SETTEMBRE - Domenica 1º OTTO-BREOrganizzata dalla Pro Loco si è svolta la 37ª MostraRegionale della Mela. Nella sede della ex latteria, dopola ristrutturazione, è stata aperta “La Casa del Sidro”,una scritta ne fa richiamo sulla facciata.

Giovedì 28 SETTEMBRE 2006Inizio del triduo in preparazione della festa dellaMadonna del Rosario con esposizione della sua statua,sarebbe buona cosa esporla già dalla domenica prece-dente.

Sabato 30 SETTEMBRE 2006L’amministrazione comunale con la collaborazionedella Pro Loco, ha invitato gli anziani del comune apartecipare ad una giornata di vita comunitaria conpranzo ed intrattenimento presso i capannoni della“Festa della Mela”. Primo appuntamento della giornataè stata nella parrocchiale per una S. Messa di ringrazia-

Cividale del Friuli, 27.08.06 - Prima Comunione delle sorelleEva e Samantha Cisilino.

14.09.2006 - Norma e Nelido

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mento alla quale c’è stata molta partecipazione. Glianziani sono un dono per i giovani e la società, una ric-chezza umana e culturale. L’esperienza degli anziani hamolte cose da dire e condividere con i giovani. Noi tuttidiamo loro ascolto?

Il tempo:tre giorni di pioggia. I restanti caldo 30º con cielo lim-pido. Pioggia ml. 45.

Domenica 1 OTTOBRE 2006Solenne ricorrenza della Santa Vergine del Rosario,dopo la celebrazione della S. Messa, la sua statua è stataportata a spalla, in processione per il paese accompagna-ta da canti e preghiere invocanti la sua intercessionedurante tutto il nostro cammino terreno. Un doverosograzie ai portatori che ci hanno permesso di avere ancorala statua della Madonna portata in mezzo alle case, ciauguriamo che questi portatori non vengano mai a man-care, anche questo è un modo di lodare il Signore.Durante tutto il mese si è recitato il S. Rosario in onoredella Madonna, per le missioni e per i missionari che vilavorano.

Giovedì 6 OTTOBRE 2006Alla sera a Mereto, hanno ricevuto la loro primaComunione 15 bambini della nostra zona pastorale unitialla chiesa domestica che non è formata da soli familia-ri dei bambini, ma da tutti quanti noi che ci professiamofratelli in Cristo.

Sabato 7 OTTOBRE 2006Al termine della S. Messa prefestiva, Don Giovanni haletto una lettera di Don Wimal, proveniente dallo SriLanka. Ringraziava quanti, nella sua breve visita fatta afine agosto, gli hanno fatto delle offerte per le urgentinecessità della sua gente. Con quelle offerte ha potutoacquistare alcune macchine per cucire, delle stoffe,delle scarpe per alcuni studenti ed attivare altre numero-se iniziative, Don Wimal oltre ai ringraziamenti ci assi-cura la sua preghiera e benedizione nel Signore e cimanda un grande “mandi”. Anche noi ringraziamo Don

Wimal perché ci ha permesso di contribuire a solleva-re, almeno un po’, le necessità più urgenti della suagente e che la sua preghiera ci aiuti a perseverare inquesta piccola opera.

Domenica 8 OTTOBRE 2006A Mereto, accompagnati dai genitori, dai parenti e dallacomunità, i 15 bambini durante la S. Messa comunita-ria hanno solennemente fatto la Prima Comunione. Che

il Signore appena ricevuto sia loro sem-pre di esempio e guida. Alla sera si sonoritrovati in chiesa per un doveroso gra-zie della giornata così importante.Dopo, assieme ai genitori, catechisti,animatori e a Don Giovanni si sonoritrovati nella sala parrocchiale per unmomento di agape fraterna per consu-mare il pane benedetto portato in offertadurante la S. Messa.

Ottobre, metà mese circaraccolta del mais coltivato nei terrenidella parrocchia che questa annata ha

reso 251,50 q. di granella. Questo risultato è reso pos-sibile da tante persone volontarie che provvedono atutti i lavori.

Quest’anno la cronaca si chiude con un richiamo a quel-le persone, poche per fortuna, che in ogni stagione esti-va, dall’evento del riordino fondiario, si “preoccupano”di prelevare certi materiali dagli impianti di irrigazionealtrui per sopperire alle proprie necessità. Questa neces-sità di materiali altrui, in una società abbastanza bene-stante qual è la nostra, si pensa non sia così urgente, sefosse veramente necessaria una persona educata che pervari motivi non può procurarsela, la chiede.Chi si procura i materiali a discapito degli altri denotache è colpito da una grave malattia che solo con l’aiutodel Signore si può sperare nella sua guarigione.

Cronaca a cura diVilmo, Agnese e Ester Cemulini

Il meteorologoLuigino Manazzoni

Pantianicco 01.10.06 - Madonna del S. Rosario

Pantianicco 30.09.06, anziani in festa.

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RedazioneDon Giovanni BozBrandolino RaffaeleButtazzoni EnnioCisilino Elisabetta Cisilino ValentinaCovazzi AngeloCragno OffeliaCragno SabinaDella Picca InesManazzone VilmoMolaro IsaToppano ElisaZotti GiuliaZucco Denis

Hanno collaboratoCemulini AgneseCemulini EsterCisilino LianaCisilino Remigio (CAN)Della Picca Luciano (ARG.) Manazzoni LuiginoMattiussi Walter

Ringraziamento

Don Giovanni e i collaboratori

ringraziano tutti gli emigranti e

paesani che hanno contribuito

all’uscita del bollettino offrendo

la propria disponibilità, articoli,

fotografie, offerte.

Un plauso particolare a quanti

hanno sostenuto economica-

mente la divulgazione del pre-

sente bollettino.

L A U R E E

28 settembre 2005Presso l’Università degli Studi di Padova si è laureata in BIOLOGIA,Cozzarin Elisa (figlia di Cisilino Gianna e nipote di Benita), discutendocon la prof.ssa coppellotti Olimpia la tesi: “Uso primaverile apparentenell’Habitat da parte dell’orso bruno in area prealpina” conseguendo lavotazione di 104/110.

Alla NEO DOTTORESSA

VIVISSIME FELICITAZIONI

DA PARTE DELL’INTERA COMUNITÀ

DI PANTIANICCO

Udine 1920-1921Toppano Giuseppe, diplomato infermiere a La Plata e rientrato in Italia, ha trovatolavoro al Lazzaretto.

Roma anni ’40, Toppano Settimia eOdilia Cisilino.

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VIVONO NELLA PACE DI DIO!

BUTTAZZONI Mariapia anni 65 - 15.01.2006

DELLA PICCA Vaniglioanni 94 - 22.01.2006

MATTIUSSI Belarmina anni 83 - 12.04.2006

CRAGNO Teresa v. Cragnoanni 85 - 26.04.06

“Il ricordo va alla notte di Ognissanti che una volta era la notte tragicamente magica riservata al ritorno deimorti nelle case dove avevano vissuto; non venivano ricevuti con timore, ma attesi come ospiti: le porte doveva-no rimanere socchiuse, ovunque si riempivano i secchi ed i tegami di acqua, perchè i visitatori soffrivano tantis-simo la sete e poi la tavola doveva esssere imbandita per gli ospiti.Sacralità e potenza di un tempo senza tempo in cui vivi e emorti incrociavano a volte le loro strade e l’Altissimoera forse meno lontano di oggi”.

P.P.

DI GIUSTO Delma v. Cisilinoanni 84 - 12.05.06

TAVAGNÀ Paolaanni 52 - 22.06.2006

COZZI Ancilla v. Toppanoanni 88 - 04.09.2006

CISILINO Marianoanni 56 - 11.07.2006

NOTA IMPORTANTE

Chiunque desideri pubblicare sul bollettino foto di battesimo, comunione, cresima, matrimonio, anni-versario, decesso, di avvenimenti vari ed articoli, è pregato di provvedere a consegnarli personalmenteai componenti della redazione entro il 30 settembre di ogni anno, altrimenti non verranno pubblicati.

Informiamo i nostri lettori che è attivo

l’indirizzo e-mail del bollettino: [email protected]

per inviarci tutte le informazioni che desiderate

n. 27 Novembre 2006

Numero unico della parrocchiadi

PANTIANICCOPiazza Cortina, 5

33036 Mereto di Tomba - tel. 0432.860064

Aut. Trib. Ud n. 13 del 25.10.48 - Sped. in abb. post. gr. IV/50%

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Matrimoni

Mattiussi Gabriele e Manazzone Simona

Pantianicco, 06/05/2006.Marco Buttazzoni e Valerie Craig

Fort Lewis Lodge - Millboro - Contea di Bath Virginia U.S.A.

20 maggio 2006

Franco Cisilino e Eleonora Di Lenarda

Coderno, Chiesa parrocchiale di San Filippo e Giacomo

17 giugno 2006Cragno Emiliano e Toppano Elisa

Pantianicco, 20/05/2006

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Battesimi

30.10.2005 Brandolino Tommaso di Nicola e di Tirri Monia 29.07.2006 Cosentino Damiano di Cosimo e Calò Federica

02.04.2006 Toppano Lorenzo di Cristian e Chittaro Raffaella

29.07.2006 Mattiussi Marco Lucianodi Walter Mario e Gonzalez Paula Lorena

29.07.2006 Rostirolla Davidedi Antonio e Cragno Cristina

Matrimoni

Cisilino Giuseppe Giovanni

e De Clara Stefania

Codroipo, 16/09/2006

Cisilino Sandra

e Longo Edoardo

Pantianicco, 21/10/2006

Dissegna Francesco

e Cragno Claudia

Pantianicco, 05/08/2006