Qui Pantianicco. 30

52
Anno Domini 2009 Anno Domini 2009 Qui Pantianicco Qui Pantianicco

description

2009. Bollettino parrocchiale di Pantianicco.

Transcript of Qui Pantianicco. 30

Page 1: Qui Pantianicco. 30

Anno Domini 2009Anno Domini 2009

Qui PantianiccoQui Pantianicco

Page 2: Qui Pantianicco. 30

2

EDITORIALECarissimi,non è facile testimoniare Cristo, ilVangelo nel mondo d’oggi. Ma la fedegarantisce la presenza dello SpiritoSanto che ti dà coraggio, ti infuoca ilcuore per essere testimone. Il temapastorale di quest’anno 2009-2010 è“Comunità cristiane capaci di vivere etrasmettere la fede oggi, al pozzo diGiacobbe per ascoltarsi”.Oggi c’è la tendenza a parlare, a chiac-chierare, a saperla lunga... pochi sannoascoltare se stessi, gli altri, la famiglia,i segni dei tempi. Così viene a mancarel’essenzialità, quello che veramenteoccorre per “essere protagonisti” di unastoria di salvezza, di una vita vissuta inarmonia, nella serenità e nella gioia. Cimanca la maturità che non è fatta dianni, ma dai valori vissuti, anche con-tro corrente. Gesù, il modello dellavera umanità, ha evangelizzato, è pas-sato facendo il bene e ha chiamato ognicristiano a evangelizzare, a testimonia-re la sua fede convinta, facendo delbene a chiunque incontri.Anche noi, come la samaritana, siamoassetati, andiamo al pozzo, dove Cristoci svela chi siamo e ci invita ad esseremissionari, a dire la nostra esperienzadi Cristo, l’unico salvatore. L’incontrotra Gesù e la samaritana avviene in unasituazione di solitudine. Hanno sete, siaGesù che la samaritana. C’è il dialogoche piano piano, penetra nella profon-dità del pozzo che è il cuore e la vita eviene a galla la verità, i bisogni fonda-mentali: l’acqua viva, Gesù, profeta,messia, salvatore del mondo, l’amore,Dio. Abbiamo bisogno di fare, come lasamaritana, l’esperienza della fede, del-l’incontro con Cristo e scoprire che Dioha la stessa sete, e nello stesso tempo èl’acqua che spegne la tua sete.Cristo ti chiama, come fedele laico,come collaboratore, a metterti in ascol-to per capire l’OGGI con le sue ric-chezze e le sue drammaticità, ed esserel’anello della catena di comunione, difraternità, per realizzare la civiltà del-l’amore che salva.Il Signore ci ha donato un nuovo pasto-re, il 18 ottobre u.s., Mons. AndreaBruno Mazzocato, proveniente dalladiocesi di Treviso. Appena eletto hascritto che viene a noi come vescovo ePastore, pronto a conoscerci, ad amarcie a donare tutto quello che ha di suo. Ilsuo motto paolino “Pro vobis in Cristoministri” (servo in Cristo a vostro favo-re) è il programma del servitore che

porta Gesù per aiutarci nella fede, spe-ranza e carità.Impariamo anche noi a metterci inascolto, prima di tutto della Parola diDio, poi della propria coscienza retta.Non dimenticarti che sei cristiano,quindi “SACERDOTE” e offri in sacri-ficio gradito a Dio, te stesso, quelloche sei, che fai e che hai, insieme a chicammina con te.Tieni presente che “ASCOLTARE” nonè “sentire”. Chi ascolta si mette neipanni dell’altro, lo accetta e non lo giu-dica, cerca di entrare nel punto di vistadell’altro per condividere le sensazioni,cosicché l’interlocutore si sente capitoe sente di poter fare una storia assieme.L’ascolto deve essere disponibile eaperto verso l’altro, verso la comunità,ma anche verso te stesso, per ascoltarele tue reazioni, per prendere coscienzadel limite, del tuo punto di vista eanche accettare di non sapere tutto e dinon capire.Prega lo Spirito di Cristo perché anchetu, nel tuo piccolo, sia un costruttore diuna comunità di fratelli e di sorelle,con doni e compiti diversi, per il servi-zio del bene di tutti.Quest’anno celebriamo anche l’annoSACERDOTALE ... 19 giugno 2009-2010, nel 150º della morte del santocurato d’Ars, Giovanni Maria Vianney(1859-2009), patrono dei sacerdoti,specie dei parroci. La parrocchia è la

cellula indispensabile della chiesa, illuogo privilegiato dell’annuncio delvangelo. Non ci può essere parrocchiasenza il SENSO DI APPARTENENZAdei fedeli laici alla FAMIGLIA formatada famiglie. E non c’è famiglia se qual-che membro diserta: c’è la sofferenzadell’allontamento, del disinteresse, del-l’individualismo, del relativismo. Nonc’è parrocchia senza parroco e non c’èparroco senza i fedeli laici. Non c’ècammino di santità né per il parroco néper i cristiani se non si avanza tuttiassieme sulle orme di Cristo, sfruttandoi doni dello Spirito Santo, afferratidalla preghiera, dalla Parola di Dio edai sacramenti, specie dell’eucarestia edella confessione, e nella carità. Pregail Curato d’Ars per i sacerdoti affinchésiano autentici indicatori della stradaper il cielo, per i sani e i malati, per igiusti e i cercatori di Dio, per i vicini ei lontani.Il Santo Natale ci invita a RINASCE-RE, continuando a crescere nella matu-rità della fede, a guardare avanti, conimpegno, fiducia, senso di responsabi-lità, e tanta gioia nel cuore, nonostantei limiti e la precarietà, convinti di esse-re con Dio, per fare una storia di sal-vezza. Auguri a tutti i pantianicchesi diqui e del mondo: Vi ricordo e vi bene-dico: State bene e siate in pace. Mandi

don Giovanni Boz

Prima Comunione - Plasencis 11.10.2009: Barbieri Gaia, Cisilino Diana, Ermacora Alice

Page 3: Qui Pantianicco. 30

3

Saluto della RedazioneCari lettori vicini e lontani,sono talmente tanti anni (quasi duedecenni) che ci teniamo in contattoattraverso queste pagine, che è unpo’ difficile da parte nostra trovareun modo nuovo per salutarVi.Ringraziamo veramente di cuore letantissime persone, di qua e di làdall’oceano, che ci sostengono conrichieste, telefonate, lettere, articoli,notizie, fotografie, offerte, perché ilnostro giornalino diventi sempre piùinteressante e ricco di scambi fra lanostra gente.Da parte nostra resta inalteratol’impegno sempre costante ed attivonel portare nelle Vostre case il piùcordiale e fraterno abbraccio dellacomunità parrocchiale ad ogniSanto Natale.

Il nostro obiettivo è che i nativirestino legati alle loro radici ed inuovi parenti ed i nuovi abitantiimparino a conoscerle.E’ una grande soddisfazione sapereche leggendo “Qui Pantianicco” siriscoprano i propri antenati, parentiche non sapevamo di avere, viaggiincredibili e sconosciuti che gli avihanno compiuto più di un secolo faa piedi (Es: ROMA-VIENNA)…tante grandi cose che hanno fattoper sopravvivere…, quanta saggez-za avevano accumulato e noi nonl’avevamo capito… purtroppo! “Chidimentica la storia sarà costretto ariviverla” è un ammonimento cheribadisce la necessità di conosceree ricordare gli avvenimenti, le sto-rie, gli sbagli che si sono succeduti

negli anni per costruire un futuromigliore. Anche nel terzo millennioin cui oggi viviamo, dove media estrumenti tecnologici rendonodisponibili informazioni e dati comemai finora, vi è il rischio di nonconoscere le nostre radici.Inoltre, “Qui Pantianicco” tieneinformati i lettori sul nostro presen-te: le principali manifestazioni reli-giose, caritative, culturali, socialiche si succedono durante l’anno,scambi di progetti interculturaliinternazionali, storie attuali di pan-tianicchesi per il mondo, pellegri-naggi foraniali, e tante tante foto-grafie di ieri e di oggi, che più diqualsiasi discorso descrivono avve-nimenti importanti, quotidiani, felicie dolorosi della nostra gente.

Come in television,a voi sierâs,eco che tal pinsîri’ viôd tal timp passâtla sere dai Madìnsa çiase me.Insomp da la cusineun comud fogolârlà che cricànd,sflamiàndal ard il Nadalìn.Atôr,sui cadregons,la mame, il puar papàche cul so tireboris al bat di spesil zocpar fa là su lûs e calôral Divin Bambinùt,c’al nàs tal scûr, tal frêt.E dongje noaltris frùzdi spès a domandà:– Ma,su! Ché da la Stelequand ‘vino di ciantà? –(Si sa: quand ca è finidel’è il mandolât di dà).E plui tard, iù pa la nape,il glon da la cjampane daiMadins,

– In pîs, in pîs duç quanç,c’al nas il Bambinùt! –E a durmì ogni frut dopo preâte dopo ‘vè supât il mandolât.Ma atôr dal fogolâr,in cercli,pâr a pâr,scarpis e zuculùsche plui tard,pa la napea èmplin,cui lôr sciòps, i agnulùs.

– Bon Nadâl,mamute,e bon Nadâl,papà! –– Savèis: par tanç puarinsusgnòt veis di preà.–E la canae felicea lave su a pensàca l’à fat dome benal Divin Bambinùte mâl l’à ricevût.–Mame e papà intant,restâs bessoi,gjoldevin la poesieche a cidìn,drenti vieur sflurive tal cûre ur lusive tai voi.

Anute Fabris

Vizilie di Nadâl

Bon Nadâl!E pa l’an c’al ven salût amôr e ogni sorta di ben!

Don Giovanni

unito al

Consiglio Pastorale,

al Consiglio per gli

affari economici

e ai collaboratori del

Bollettino

Parrocchiale,

augura ai

Pantianicchesi

residenti e

sparsi per il mondo

un Felice Natale

ed un Buon 2010!

Page 4: Qui Pantianicco. 30

4

Per un sacerdote, raggiungere questo traguar-do, è sicuramente molto gratificante special-mente dopo aver dato la gran parte della pro-pria vita al servizio della gente di ogni cetosociale, giovani e anziani, sani e ammalati,semplici e difficili e con idee ed esigenzediverse; in modo particolare essere a seviziodel Signore nell'inculcare, a noi sui figli, gliinsegnamenti che Gesù stesso ha vissuto einsegnato per tutta la sua vita terrena e che halasciato a noi con la testimonianza dei suoidiscepoli e con la sua morte in croce. Noi cri-stiani, siamo stati sempre fedeli agli insegna-menti di Gesù che questo ministro di Dio ci haproposto continuamente?, il regalo più belloche ci ha chiesto di fargli in questa circostanzaera accostarsi ai Sacramenti della confessionee della comunione.Penso, che abbiate compreso di quale ministrodel Signore sto descrivendo tutto questo, è ilnostro parroco e pastore don Giovanni Boz.Tutta la zona pastorale sabato sera, 20 dicem-bre 2008, ha solennemente festeggiato il pro-prio pastore, con una S. Messa nella parroc-chiale di Mereto, accompagnata dal localecoro.A concellebrare assieme a don Giovanni, oltreai suoi collaboratori: don Adriano Menazzi,mons. Paolino Della Picca, don GianniGiacomini e il salesiano don GianlucaMolinari, c'erano il Vicario generale dellaDiocesi mons. Giulio Gherbezza e il Vicariodella Forania don Plinio Galasso.Alla ricorrenza, era presente il gruppo degliaffezionati di Risano, comunità, della qualedon Giovanni è rimasto molto legato; in questopaese passò la sua infanzia e la sua giovinezzae si ritemprò dopo il suo ritorno dallaColombia.Proveniente da Porto Nogaro, don Giovanni è

arrivato nella nostra zona Pastorale nel 1989con l'assegnazione della parrocchia di Mereto,un anno dopo a Pantianicco, nel 1992 gli fuassegnata la parrocchia di Tomba e nel 2001 laparrocchia di Plasencis.Ricordiamo che i primi anni di sacerdozio,come religioso della Consolata, don Giovannili ha passati nelle missioni della Colombia,rientrato per motivi di salute gli è stata asse-gnata la comunità di Ontagnano e poi quella diPorto Nogaro. Il suo obiettivo è sempre statoquello di promuovere la fede in Cristo e di faraumentare il senso di Chiesa. Fin dal suo arri-vo ha chiesto a tutte le comunità di mettere incampo, con spirito di servizio, i propri talenti esopratutto di fare in modo che tutte le comu-nità, insieme, camminino per quanto possibileanimate da spirito di collaborazione e di condi-visione.Alcuni spunti tratti dall'omelia: "40 anni disacerdozio, tante cose buone e meno buone,con gioia siamo presenti per ringraziare congratitudine e stupore il Signore per il grande

dono che mi ha fatto di essere suo eternosacerdote. Dio continua a seminare in mezzo anoi per mezzo dell'Eucarestia che è la forza perandare avanti nella presenza di Cristo. Conquattro parrocchie (campanili) è molto proble-matico essere dei pastori sempre presenti egiusti, si è inadeguati, solo lo Spirito Santo dala forza che viene da Dio, forza che fa matura-re anche collaboratori laici corresponsabili eche assieme ci aiutano a portare la gioia di Dionelle proprie comunità per restarne sempreentusiasti, è un andare avanti assieme, senzalaici che potrei fare da solo? In questo tempotormentato da tante sfide ringrazio il Signore,e la Venerabile Concetta, che mi ha dato l'aiutoe la forza per superare il percorso dell'ultimamalattia. Non dimentico gli "angeli custodi", inmodo particolare i giovani, che mi sono statimolto vicini in questo momento particolare.Ringrazio tutte quelle persone che hanno pen-sato di farmi il più bel regalo, la confessione ela comunione."Al termine della Liturgia, ci siamo recati pres-so la sala parrocchiale per partecipare ad unmomento conviviale, conclusosi con il tradi-zionale taglio della torta.

Auguri, don Giovanni, per questo importantetraguardo. In questa felice circostanza siamoprofondamente riconoscenti per la continuatestimonianza di azione pastorale e di solida-rietà umana da Lei dataci in questi anni. Cistringiamo intorno a Lei riconoscendola padre,maestro e guida. Possa ancora per tanto offrirela sua opera di testimone di Cristo presso lenostre comunità: abbiamo veramente bisognodi Lei quale importante punto di riferimento.GRAZIE.

Vilmograzie a “Il Feràl” di Tomba

MINISTRO DI GESÙ CRISTO40º DI SACERDOZIO

Page 5: Qui Pantianicco. 30

5

INAUGURAZIONE DELLA NUOVA PARROCCHIA

Dal libro storico della parrocchia: 2 ottobre 1955

“Alle 10,30 il primo parroco Sac.Guido Cappellari accompagnatodai bimbi dell’asilo, dai fanciullidella scuola, dai giovani diAzione Cattolica, dalla bandalocale, attorniato dai Rev. Parrocidi Pozzecco, Mereto di Tomba eCoderno, dal Rev.mo Prof. Sac.Angelo Della Picca e dall’Ill.moe Rev.mo Mons. Travani,Arciprete della S. Metropolitanadi Udine, con commovente esolenne cerimonia, venivaimmesso nel possesso dellanuova parrocchia da Mons. R.Travani. Nella circostanza vennemandato per ogni famiglia unricordino (Madonna del Rosario)con la scritta: “Celebrando esul-tanti l’inaugurazione della nuovaparrocchia, nel centenario diliberazione da mortale epidemia.Il primo parroco Sac. GuidoCappellari e i fedeli ringrazianola B.V. del Rosario, loro celesteProtettrice”.Pantianicco, 2 ottobre 1955”.

Informiamo

i nostri lettori che

è attivo l’indirizzo e-mail

del bollettino:

[email protected]

per inviarci

tutte le

informazioni che

desiderate

Page 6: Qui Pantianicco. 30

6

Page 7: Qui Pantianicco. 30

7

I “camerieri” Agnul e Franco con“Capelina”.

Page 8: Qui Pantianicco. 30

LA LAMPADA ACCESA VA POSTA IN ALTOricognizione dei resti mortali della venerabile Concetta Bertoli

11 - 16 - 23 dicembre 2008

8

Una lampada è stata accesa dalSignore ai nostri tempi. Una luceassai preziosa in questi nostri giornicosì nebbiosi circa il riconoscimentodei valori etici riguardanti il sensodella vita e il significato cristianodella sofferenza.Si tratta della venerabile ConcettaBertoli, dell’Ordine FrancescanoSecolare, nativa di Mereto di Tomba(Ud). È un’umile figlia del nostropopolo cristiano, che ha vissuto inmodo eroico il dono di sé, diventan-do un gigante nell’amore oblativo. Alei con fiducia innalzano la preghie-ra d’aiuto ammalati di ogni tipo epersone bisognose di speranza.Consumata dai dolori, Concettamorì serenamente la sera dell’ 11marzo 1956, dopo 31 anni di malat-tia, 26 dei quali in completa immo-bilità e 5 anche nella totale cecità. Ilsuo funerale fu una festa.Il 13 gennaio 1969 fu iniziato il pro-cesso di canonizzazione, che si con-cluse il 24 aprile 2001 con il ricono-scimento da parte di Giovanni PaoloII delle sue virtù, vissute in modoeroico.

Prima esumazione e traslazioneQuando Concetta Bertoli morì l’11marzo 1956, il suo corpo martoriatoe consumato fu collocato in unacassa di zinco, dentro una bara bian-ca di legno, e sepolto nel cimiterodel paese, a ridosso del muro dicinta in battuta di sole (com’erastato il suo desiderio), dietro la chie-sa dei santi Daniele e Agostino.A oltre 17 anni dalla sua morte, donEugenio Peressini, quel santo parro-co che accompagnò Concetta nellasua infermità, sostenuto e appoggia-to da molti altri sacerdoti, religiosi epopolo, ottenne la riesumazionedella salma e la traslazione dal cimi-tero alla chiesa parrocchiale.Per quattro giorni i resti mortali diConcetta, trasportati e rinchiusinella nuova bara, rimasero vegliatinella chiesetta del cimitero e il 5

agosto 1973, con grande concorsodi popolo e sacerdoti, la nuova barafu trasferita dal cimitero al piazzaledella chiesa parrocchiale. Qui perl’occasione era stato costruito unpalco con sopra l’altare, per consen-tire ai numerosi fedeli di parteciparealla santa messa presieduta da mons.Emilio Pizzoni, vescovo ausiliare diUdine.Finita la messa, la cassa fu portatain chiesa e tumulata nella tombanuova preparata per lei, sotto il pavi-mento a destra dell’ingresso. Acopertura fu posta una semplicelapide di marmo bianco con scrittosemplicemente “CONCETTA BER-TOLI”; mentre sulla parete un’altralapide, pure di marmo, riporta lascritta in oro: «SERVA DI DIOCONCETTA BERTOLI TERZIA-RIA FRANCESCANA 1908-1956».

Seconda riesumazione e ricogni-zioneOra a processo canonico terminato,in occasione del centenario della suanascita, era ben giusto, dopo oltre30 anni dalla prima riesumazione ea oltre 50 dalla morte, che venisseeseguita anche la ricognizione ecomposizione dei resti mortali dellavenerabile Serva di Dio.In questo senso il parroco donGiovanni Boz, sollecitato dal vice-

potulatore P. Aurelio Blasotti, scris-se il 1º maggio 2007 a P. FlorioTessari, postulatore generale dellaCausa, che ben volentieri, a suavolta inoltrò la richiesta alla SacraCongregazione. Questa diede rispo-sta affermativa il 19 settembre 2007con lettera protocollata n. 1197-21/07, raccomandando solo di evita-re ogni segno di culto pubblico.L’arcivescovo di Udine, mons.Pietro Brollo, delegò a rappresentar-lo il suo vicario generale mons.Giulio Gherbezza e nominò pure lacommissione deputata per la rico-gnizione canonica delle spogliemortali della venerabile Concetta,tra cui anche il sottoscritto. Ora lariesumazione e la ricognizione sisvolsero in tre tappe successive.La prima l’11 dicembre 2008. Siiniziò con la preghiera, per mante-nere quel clima di fede e di raccogli-mento che già si era creato sin daiprimi arrivi. Gli operai dell’impresafunebre Fabello di Codroipo tolserola grande lastra di marmo, facendoapparire subito l’intera cassa dirovere. Questa, pur mostrandosiintatta nella struttura, risultò subito,a causa della molta umidità, fragile e inconsistente al trasporto in superf icie, così da costringere gli operatori al recupero manualedelle ossa e di ogni cosa

Page 9: Qui Pantianicco. 30

9

recuperabile, stando dentro la fossa.Su una grande tavola anatomica ilprofessor Carlo Moreschi, docentedella Medicina legaledell’Università di Udine, ricomposelo scheletro di Concetta, dettandopoi la descrizione di ogni repertorecuperato al suo assistente, che concura annotava ogni particolare. Allafine, essendo le ossa molto bagnate,fu deciso di collocarle provvisoria-mente per alcuni giorni nella sacre-stia riscaldata, perché si asciugasse-ro un po’. Tutto il residuo, invece, fuaccuratamente collocato in unanuova bara di zinco, saldata a fuocoe rinchiusa in una nuova di legno,sigillata con il timbro dell’arcidio-cesi e ricollocata nella fossa prece-dente nel pavimento della chiesa.La commissione, ad eccezione deidue medici, si ritrovò per la secondavolta martedì 16 dicembre 2008,ancora il mattino. Si rinnovò ilclima di fede con la preghiera e poisi procedette alla ripulitura dellevarie ossa e via via ricomposte nellanuova urna in acciaio inox, rivestitaall’interno di raso bianco. In questaoperazione si staccarono, purtroppo,alcuni denti dalla mandibola. Tuttele ossa minute e i capelli furono col-locati in un sacco di iuta e postiall’interno della nuova bara, mentrei brandelli dei vestiti e di altre stoffecollocati in un’urna di legno trucio-lato e sigillata a caldo con il timbrodell’arcidiocesi.Alla fine i componenti la commis-sione, considerando troppo grandela nuova urna contenente le ossadella venerabile Concetta Bertoli e

difficoltosa per la nuova sistemazio-ne nella parete della chiesa, decise-ro di comune accordo di ordinareuna nuova urna in acciaio inox didimensioni più ridotte. E, considera-ti i tempi per la sua realizzazione, lacommissione si aggiornò alle ore 15del 23 dicembre successivo. Tuttaviafurono posti ugualmente i sigillidella curia arcivescovile di Udine,anche se provvisori, all’urna conte-nente i resti mortali di Concetta.

Una lampada per la ChiesaSe è vero che i santi sono un segnodella vitalità della Chiesa e che ilSignore sa darci ad ogni periodo sto-rico i suoi santi, risulta pure chiara laresponsabilità a non spegnere questaluce che il Signore ha acceso per noi.Nel Friuli abbiamo grandi personag-gi nello sport, nella cultura, nell’arte,nella politica, nel mondo del lavoro.Anche nella storia della Chiesa inFriuli troviamo grandi vescovi,eccelsi sacerdoti, luminosi religiosi...Ma anche tra il semplice popolo cri-stiano numerosissimi sono i testimo-ni intrepidi del Vangelo. Sono questepersone, spesso nascoste, che dannogloria alla fede dell’intero popolo,diventando veri testimoni e validipunti di riferimento.Oggi il Signore vuol porre sul can-delabro la persona luminosa diConcetta Bertoli! Il Signore ci vuolparlare attraverso una donna amma-lata, una povera handicappata.Interroghiamoci: quali sono i mes-saggi di cui la nostra gente di oggiha maggiormente bisogno?Viviamo in un contesto di scarse

vocazioni sacerdotali e religiose:Concetta ha offerto le sue sofferen-ze perché non manchino mai santisacerdoti. Oggi non si crede più chela vita di ogni persona abbia semprevalore: Concetta ci dice che il valo-re di una persona non sta nella salu-te o nel possesso di cose, ma la vitaè sempre preziosa agli occhi di Dioe capace di realizzare e trasmetterecose positive. L’uomo contempora-neo ha sempre più terrore della sof-ferenza e della morte: Concetta cidice che la sofferenza vissuta comeamore non impoverisce ma diventacreativa. Molta gioventù non sa tro-vare il senso della propria vita:Concetta ci dice che solo fidandosidi Dio e credendo al suo amore si ècapaci di trovare il senso.Queste sono solo alcune delle pro-vocazioni che ci possono raggiunge-re accostandoci a Concetta. Ma ilsuo messaggio resterà sterile e lasua luce verrà spenta se non c’è chifarà conoscere questo dono di Dioalla nostra Chiesa, ai nostri ospeda-li, ai nostri ammalati, ai nostrisacerdoti.Voglia il cielo che l’attuale ricogni-zione canonica delle spoglie mortalidella venerabile Concetta Bertoli ela sua nuova collocazione nellachiesa parrocchiale di Mereto diTomba aumenti presso il popolo cri-stiano il desiderio di conoscerla e diimitarla, invocando dal cielo ilsegno per la sua glorificazione.

P. Aurelio Blasotti

NOTA IMPORTANTE

Chiunque desideri pubblicaresul bollettino foto di battesi-mo, comunione, cresima, matri-monio, anniversario, decesso,di avvenimenti vari ed articoli,è pregato di provvedere a con-segnarli personalmente aicomponenti della redazioneentro il 30 settembre di ognianno, altrimenti non verrannopubblicati.

Page 10: Qui Pantianicco. 30

10

Bentornato tra noi, Don Paolino,anche se Lei non è mai mancato neipensieri di noi compaesani, perchètutti abbiamo seguito il suo camminosacerdotale.Lei è stato un prete emigrante, che halasciato prestissimo le sue radici, edopo varie esperienze, è andatoPastore a Bethlehem USA, proprio inuna colonia fondata da emigranti ita-liani, che ha guidato e servito per piùdi 30 anni.Gli amici dell'infanzia e dell'adolescen-za, anche quelli che non ci sono più...ricordavano e ricordano in modo parti-colare con affetto e rimpianto i giochinella sua casa paterna: le cerimoniereligiose perfettamente imitate con leletture, i canti ed i sermoni in latino,ma soprattutto il solenne pontificaledella nomina a "Vescovo di Paolino",per cui lui stesso aveva preparato conpazienza e bravura, la mitria ed ilpastorale con colla e cartone.In quell'occasione era stato nominatomonsignore un compagno di giochi,"Monsignor Putelini" a cui toccò ilcompito di celebrare la Messa pontifi-cale, mentre il "Vescovo Paolino"sedeva sul seggio a lato dell'altare".Don Angelo e mamma Maria assiste-vano seminascosti in corridoio allacerimonia.Poi Paolino ha preso la sua via, la suamissione, ma siamo certi che ha avutonel cuore il paese e la sua gente.Oggi ci troviamo davanti un sacerdotepuro ed autentico, appena uscito dal-l'ultima cena, un cristiano nel sensopiù alto della parola, che ha vissutoper mezzo secolo in una società in cuiprevale la cultura materialistica nellaquale il valore dell 'uomo stanell'Avere più che nell'Essere, unacultura che persegue la logica del pro-fitto per cui annulla i valori fonda-

mentali della vita,ebbene... DonPaolino è tornatosenza rimanernecontaminato, èrimasto testimoneprezioso dei valoriumani proclamatidal Vangelo.Questa testimo-nianza ci fa capire che ilCristianesimo con isuoi principi fon-damentali per l'es-sere umano, frater-nità, carità e giusti-zia, può rappresen-tare, soprattuttonell'attuale oscu-rantismo dei valori,il punto di partenzaper una rinascitacivile, sociale ereligiosa.L'esperienza di vitadi Don Paolinoindica la via dapercorrere per riac-quistare i valoriperduti.Il suo rientro aPantianicco, lodobbiamo ritenerecome un dono delcielo, per tutti noi,perchè la sua spiri-tualità, come la suadolcezza, la sua benevolenza, vengo-no sparsi nella comunità: donare unsorriso e regalare un mandi trasmetteluce, serenità, un senso di pace e dibenessere generali.Grazie Don Paolino di aver scelto ilsuo paese natale per il suo riposo, daparte nostra, anche se siamo parchi di

parole, come tutti i friulani, Le mani-festiamo dal profondo del cuore lanostra gioia ed insieme chiediamo aDio salute e grazie.

Ad multos annos, Monsignore!

Pantianicco 12 luglio 2009

Bentornato tra noi, Don Paolino

CISILINO Otelia in Urbananni 99, Peckville-Pensilvenia

22 gennaio 2008

ERRATA CORRIGE

Page 11: Qui Pantianicco. 30

11

CHEI DI UCEL

COME ERAVAMO 1850-1950

IL PATRIARCA CISILINO FELICEIL SCINDIC FILIS 1847-1930

Parlare delle vicende di una grandefamiglia in un periodo storico cosìlontano da noi, è sicuramente diffi-cile per cui si rende necessaria unabreve ricostruzione storico-socio-economica per meglio comprenderei comportamenti. Sono cent'annistraordinari sotto ogni profilo: dopol'unità d'Italia troviamo due guerremondiali che fanno saltare tutti gliequilibri, il fascismo, la sua caduta,l'esilio del Re e la proclamazionedella Repubblica.Dai tempi più remoti Pantianiccovisse sempre stentatamente di agri-coltura condizionata dalle pericolo-se inondazioni e dai lunghi periodidi secca del torrente Corno. La suaterra, arida, magra e sassosa non hamai offerto ai suoi abitanti il neces-sario per vivere, costringendoli già

dal 1870 a forzare e laceranti emi-grazioni, spesso permanenti, di unabuona metà della sua gente. Nel1911 Pantianicco contava 1184 resi-denti e 229 erano già via per ilmondo a cercare fortuna, garanten-do così alle famiglie un costante eduraturo flusso di denaro.Agli eventi della grande storiaprima ricordati vanno aggiunti altridella nostra piccola storia: il coleradell'agosto 1855 che si portò via 77persone fra cui 16 neonati, 10 bam-bini, 6 ragazzi e tanti giovani, quasiun'intera generazione; le frequenti edevastanti piene del Corno che pro-vocarono ancora e ancora miseria ele requisizioni ed i bombardamentidelle due guerre che ci hanno priva-to anche della migliore gioventù. Ilquadro è quasi completo per deli-

neare una comunità che ha dovutosempre lottare in tutti i modi possi-bili per sopravvivere. Sono quindicent'anni straordinari anche per ilnostro paese, che in questo contesto,si è industriato a realizzare autono-mamente, tutte le istituzioni socialidi un vivere civile di cui noi ancoraoggi usufruiamo: il Campanile(1813-1873), il pozzo (1862), lascuola (1900), la nuova chiesa(1911-1930), il monumento ai cadu-ti (1921-22), la latteria sociale(1932-34), l'allacciamento alla lineaelettrica (1924) e a quella telefonica(1949).Con questi preziosi ricordi vogliamorendere omaggio a tutta la nostragente infaticabile, ingegnosa,unica!!!

"Era un cristiano di antico stampa, difede profonda, venerato da tutto ilpaese per la sua bontà (14 genn.1930). Così sta scritto nel libro stori-co della Parrocchia.A perenne memoria si può vedere lasua tomba in cimitero, a destra inprima fila. Il padre Antonio avevaavuto 3 mogli: la prima proveniva dalcasato di Ucel, la seconda di Ferin ela terza di Gjuliu. Proprio dalla terzamoglie Maria Manazzoni naque Filise una sorella che poi è diventata la

madre di Albin. Filis è ricordatocome il scindic di Ucel ed anchetutta la sua discendenza; ma in realtànon è proprio così perchè nei primidecenni del 1800 due fratelli dal Çuet(fra cui il padre di Filis) “a son lâs acucs là di Ucel” sposando due sorel-le, là si sono accasati e tutti i lorodiscendenti sono ricordati “col sora-non di Ucel”. Pochi sanno questoparticolare, ma per chi ci tiene e risa-lire alle sue radici è importante! Infamiglia stavano bene perchè aveva-no molta campagna ma occorrevanoanche molte braccia per lavorare: perquesto motivo il ragazzo Filis rinun-ciò al suo sogno di entrare inSeminario e diventare sacerdote,essendo unico figlio maschio dovevalavorare i campi. Ma gli piaceva stu-diare, con qualsiasi sacrificio, tantoche a 11 anni, dal 1858 al 1860 andòper 3 anni a scuola a S. Daniele apiedi, solo ogni tanto gli capitava diavere un passaggio “su la careta” diqualche contadino. Filis non è emi-grato, è vissuto sempre a

Pantianicco. Ha sposato Teresa(Cisilino Teresa) di Tarmât, sorella diSantin di Tarmât: hanno avuto 5maschi e 2 femmine: Federico,Marcello, Fabiano, Maria, Stanislao,Lauti, Innocente, Marianna. Daldocumento che pubblichiamo risultache nel 1894 Filis aveva la carica diConsigliere Comunale, poi, racconta-no i nipoti, da Udine è arrivata unalettera che lo avevano nominato sin-daco. Qualche volta andava inMunicipio a Mereto direttamente dalcampo “pa la strada vecja, cu li ciu-culis ta la man” altre volte con lacarretta trainata da un cavallino nero,per circa 15 anni. Con una figliolan-za così numerosa Filis e Teresiahanno lavorato sodo per assicurare aimaschi case e campi da lavorare ebuone dote al femminile. A questoproposito, raccontano in famiglia,che la moglie Teresia ha pagato lacaparra per l'acquisto di un campo,tagliando e vendendo i lunghi capelli,che erano ben pagati a quel tempo,perchè servivano per fare trecce per

Page 12: Qui Pantianicco. 30

12

le nobili signore (per Pantianicco passava “ilcjavelâr” una volta alla settimana fino aglianni '50).Dal passaporto del 1917, conservato dai nipotiche il “scindic Filis” a 70 anni, poteva viag-giare per tutto il regno Lombardo-Veneto. Aquel tempo la sua famiglia patriarcale crescevacontinuamente, fino a raggiungere nel 1923,28 componenti, 10 adulti e 18 bambini. Già datempo nonno Filis si stava preparando in modoconcreto alla divisione della famiglia e deibeni, com'era naturale che fosse.Era un compito delicato e laborioso acconten-tare otto f igli: il vecchio saggio cominciòcomprando una vecchia casa dalla famiglia“dal VAU tal Bôrg di Sora”.Con qualche lavoro di ristrutturazione c'eraposto per abitazioni e stalle per due f iglimaschi. Lo stesso fece nella casa paterna: “talcurtil di Ucel” c'era una casetta di proprietà“la Mora da la pacja”, acquistò anche quellae la tenne per sé e Teresia, poi fece ingrandirela sua casa e la trasformò in due abitazioni peraltri 2 figli maschi. A questo punto abbinò alle4 abitazioni 15 campi per ciascuna e cosìerano a posto 4 maschi. Al primogenito Ricotoccò solo la legittima perché “è andato cuc”sposando Mariana di Ferin che possedeva casae campi. Le figlie Maria e Mariana avevanoavuto “la dota” al momento del matrimonio.Come si desume dal documento datato 1913,“la dota o aventari o legjtima” era un minu-zioso elenco di lenzuola, vestiario o altri benicon relativo costo che spettava alla figlia, eraun documento importante ufficializzato conla f irma dei testimoni, davanti al notaio.Talvolta al momento della divisione, la legit-tima veniva integrata con qualche campo.L’assegnazione delle 4 abitazioni con i relati-vi campi ai figli Fabian, Marselin, Lauti eNosent veniva decisa dalla sorte: un bambino,in questo caso Firo, di 7-8 anni tirò “li spi-lucjs” e fu così che a Fabian e Marselin toccòla casa del Bôrg di Sora, mentre Lauti eNosent rimasero vicino al padre “tal grantcurtîl di Ucel, tal bôrg dal poç”.Naturalmente non tutti furono soddisfatti,soprattutto fra le cognate, ma non si potevadiscutere.Il scindic Filis, terminato il suo impegnofamiliare e sociale, ebbe una lunga e serenavecchiaia, i nipoti ricordano ancora il grandepatriarca con la lunga barba bianca, sedutonel vasto cortile, circondato da tanti bambiniche seguiva soddisfatto la sua numerosadiscendenza.È morto di vecchiaia, il vecchio saggio, sere-namente, nella stalla a 82 anni, il 13 gennaio1930, accompagnato dall’afffetto e dal rispet-to di tutta la sua gente.

Page 13: Qui Pantianicco. 30

13

CISILINO MARCELLINO (1878-1936)

Rico era il primogenito del sindacoFelice (1877-1964). Ha sposatoCisilino Marianna di Ferin, figlia unicadi una famiglia possidente. La memoriapopolare racconta che i genitori diMarianna avevano tanta servitù impe-gnata nei campi, nella stalla e in casa eche la f iglia aveva tutto quello chepoteva desiderare: il maestro privatoperché a quel tempo non c’erano scuolepubbliche a Pantianicco, inoltre avevauna “pettinatrice” personale e due sartefisse in casa per la preparazione del cor-redo e le necessità di tutta la famiglia.“Pari e mari la tignivin come un dêtmadûr”. Sembra che sia stato il padre ascegliere per lei come marito Rico diUcel, perché era un gran bravo lavora-tore: purtroppo, di lui, come di tuttiquelli che sono morti nella I guerramondiale si ricorda molto poco. Rico eMarianna hanno avuto 5 f igli: Siro(1903-1987), Maria (1907), Norina(1909), Giovanni (1912-1979), Odilia

(1914). Praticamente con il primogeni-to ragazzino, 3 figli piccoli e una neo-nata, Rico è andato in guerra e non èpiù tornato. Morì con il grado diCaporale all’ospedale di Udine. Il suonome è ricordato e onorato nel nostroMonumento ai Caduti nel TempioOssario di Udine. I due maschi eranomolto portati allo studio e vi si applica-rono con serietà e sacrifici. Siro adole-scente soffrì molto per la perdita delpadre, si impegnò ancora di più neglistudi, scelse la via del sacerdozio e poi,da autodidatta, diventò uno dei piùimportanti musicisti e musicologi che ilFriuli possa vantare. Anche Giovanniconquistò più di una laurea, ma poiqualcosa nella sua mente s’inceppò enon riuscì a laurearsi in matematica, chegli era necessaria per andare a lavorarenegli Stati Uniti. Arruolato nella II guer-ra mondiale, fu preso prigioniero daifrancesi e fu dato per disperso. Il fratel-lo Siro attivò molte ricerche e Giovanni

tornò a casa quasi due anni dopo la finedella guerra. Le grandi sofferenze psi-cologiche e fisiche patite durante ladura prigionia avevano segnato profon-damente il suo equilibrio. Dopo lamorte della mamma Marianna si ritiròin solitudine, non permettendo a nessu-no di avvicinarlo e non si riprese maipiù. Le tre sorelle, inizialmente, con lamamma e dei coloni, mandavano avantil’azienda di famiglia, ma poi negli anni‘30 ognuna scelse la sua strada: Maria eOdilia il convento con il nome rispetti-vamente di Suor Domitilla e SuorSelesia e Norina il matrimonio.Le due suore, prima catechiste, dedica-rono la vita ai più poveri, missionarie inEgitto e in Brasile, mentre Norinasposò Francesco Cisilino (Checo), emi-grarono stabilmente in Argentina edebbero due figlie, Dora e Alice, unicherappresentanti viventi al di làdell’Oceano, di questa famosa famigliaFerin-Ucel.

Marselin non ha scelto l’emigrazione, hapreferito da giovane lavorare i campi con ilpadre Filis e, dopo la divisione, i suoi per-sonali. Marselin è ricordato tra i fondatoridella Filarmonica di Pantianicco nel 1897mentre il padre costituì una commissionedi 15 persone che stilò lo statuto ed il rego-lamento del gruppo bandistico che vennepoi approvato dalla Curia Arcivescovile nel1898.Ha sposato Santa Della Picca (1883-1977)e hanno avuto quattro figli e due figlie: laprima figlia, Alma (1907), è morta a 10anni, Norino (1909), Avelio (1911-1975), Dante (1915-1996), Alma (1921),Federico (Titi 1925) l’unico ancoravivente. Anche Marselin a 37 anni epadre di tre figli dovette partecipare allaI guerra mondiale, ma con più fortunadel fratello Rico, perché poté tornare allasua famiglia. Mattiussi Abele in“Pantianicco in cerca della sua storia”racconta che Filis, a quei tempi il mag-giore notabile del paese, aveva cinquefigli sotto le armi.Il primogenito Norin è partito molto gio-vane per l’Argentina e non è più tornato:si è stabilito a Lujan dove ha lavorato inuna clinica come custode, infermiere,tuttofare. Era sposato e i suoi eredi sono Annamaria e Marcello.Avelio, come il fratello Dante, è rimasto in paese a lavorare icampi. Ha sposato Mattiussi Eufrasia ed ha avuto le due gemelleMarcella e Teresina, Marisa, Luciano e Armanda. Allo scoppio

della guerra è stato richiamato, nonostante avessegià tre figli a carico, e mandato in Grecia. La figliaMarcella racconta che si è salvato dai tedeschi chevolevano fucilare tutto il battaglione, gettandosi nel

fiume e stando nascosto per tre giorni sott’acqua.Anche Dante è stato richiamato sotto le armi, ha subìto la prigio-nia ed è rientrato con problemi di salute. Si è sposato con LuciaBrandolino ed i suoi discendenti sono Guerrino e Loretta.

CISILINO FEDERICO

Pantianicco - Buenos Aires. I discendenti di Marselin

Page 14: Qui Pantianicco. 30

14

È documentato nella lista di sbarco ad EllisIsland (New York) che Fabiano nel 1904, a24 anni, è arrivato negli Stati Uniti, manessun discendente ne è al corrente.Fabiano sposò Anastasia Della Picca(1886-1934) ed ebbero otto figli: Norma(1908-1979, Olindo (1910-1976),Redento (1912-1986), Sereno (1913-1969), Fiorenzo (1915-1952), Luigi(1920-1967), Aldo (1924), Maria Teresa(1926), l’unica vivente.Nello stesso anno in cui era nata l’ultimafiglia Fabiano emigrò in Argetina e nonfece più ritorno. Il suo nome risulta tra ipantianicchesi che hanno lavorato nell’o-spedale italiano. Purtroppo nel 1934 morìla moglie Anastasia e tutti questi ragazzirimasero veramente orfani, senza unaguida e in condizioni disagiate.La primogenita Norma, dopo essere stataa servizio a Roma, emigrò col maritoDemo Mattiussi, lasciando i figli Eno eIrvana alla nonna Ansulina. Venne ariprenderli nel 1946. Norma lavorò alungo come infermiera. Il f iglio EnoMattiussi (1929-1998) dottore specializ-zato in clinica medica, cardiologia emedicina del lavoro, per le sue grandi dotiumanitarie, lasciò un segno a BuenosAires, ricoprì importanti cariche e fu insi-gnito di prestigiose onorificenze, anche inFriuli. La sua preziosa eredità è “Los friu-lanos”, una ricerca approfondita dei friu-lani sparsi nelle varie provincedell’Argentina. Dopo Norma attraversaro-no l’oceano anche Lindo e Sereno, men-tre i più giovani emigrarono dopo la guer-ra. Sereno sposò Genovega d’Ambrosio

di Castions di Strada e i loro discendentisono Elda e Aldo, mentre Aldo conAnnamaria Valoppi di Gradisca hannoavuto Fabiano e Annamaria. Fabiano aiutòi suoi figli ad inserirsi nel nuovo mondo,morì improvvisamente nel 1951. I suoifigli, nipoti e pronipoti tennero e tengonolegami molto stretti con le loro radici, confrequenti visite al paese natio.A Pantianicco rimasero Redento, Luigi eMaria. Redento, a 22 anni, alla mortedella madre si è trovato ad avere laresponsabilità del capofamiglia e poiassieme alla moglie Bianca (1913-1985) afare i vice-genitori dei fratelli minori fradifficoltà di ogni genere.Quando si cominciarono a sentire i ventidi guerra, nonostante la sua precaria situa-zine familiare, Redento fu chiamato allearmi nelle nostre zone verso est e poi fumandato nell’isola di Creta, in Grecia,dov’era attendente del cappello militareDon Redento Bello. Fra i due rimase sem-pre una sincera amicizia. In Grecia, almomento dell’armistizio, diventatiimprovvisamente nemici, i tedeschi hannofatto prigionieri i soldati italiani e li hannodeportati in Germania. La prigionia fudurissima, Redento ha patito talmente lafame da arrivare a pesare 37 kg e di esse-re in pericolo di vita. È riuscito a tornaresalvo in patria, ma il suo fisico ne harisentito per sempre. Ripeteva spesso “Ami mi à salvât un cjan!”, perché di nasco-sto si cibava del contenuto della ciotola diun cane, trattato bene dalla padrona. Glieredi di Redento e Bianca sono Edda eAnastasio.

Al suo funerale a rendergli omaggio c’eraanche il suo omonimo amico cappellano.Luigi da ragazzo ha studiato in seminarioa Udine (da qui il soprannome “Vigjpredi”, per distinguerlo dai tanti Luigi delpaese). Poco più che ventenne si unì con ipartigiani della Osoppo, con il nome diRaul. Una sera fu prelevato in casa da uncommando tedesco con i fucili spianati eportato nelle prigioni di Via Spalato aUdine. Dopo qualche tempo il gruppo deipartigiani fu caricato su un treno chedoveva deportarli in Germania. Alcuni diloro riuscirono a fuggire di notte, quandoil treno rallentava in prossimità di unponte, saltando nel fiume, prima del con-fine di stato. Alcuni si salvarono, altrifurono decimati dalle raffiche di mitra.Nascondendosi nei boschi, Luigi riuscì araggiungere persone amiche a Tarcento epoi a tornare in bicicletta in paese dovestette a lungo nascosto dal futuro suoceroCerioli Ernesto. Luigi si è sposato conAdriana e ha avuto l’unica figlia Nadia.Ricoprì per tanti anni il ruolo di applicatonegli Uffici del Comune di Mereto diTomba, ma è ricordato soprattutto perchéera specializzato nel preparare i documen-ti necessari per espatriare nel dopoguerraattraverso l’Agenzia Paretti di Udine. Incambio riceveva qualche pezzo di for-maggio e del salame.L’ultima figlia di Fabiano, Maria Teresa(Mariuta) vedova di Ariedo Toppano,madre di Flavia e Silvana, oggi è rimastail punto di riferimento e di contatto pernipoti e pronipoti di Ucel che vivono diqua e di là dell’Oceano.

CISILINO FABIANO (1880-1951)

Pantianicco 1979. Nella foto-ricordo del matrimonio di Toppano Silvana, figlia di Maria, c’è la gran parte della discendenza di Fabian.

Alma è emigrata nel 1947 e ha sposatoAntinesco Cragno (Enico). Prima di emi-grare Enico faceva il muratore aPantianicco con Checo di Gjuliu, Gjgj diNoemi, Pieri di Tinat e Arduino di Ustin.

In Argentina ha continuato a costruirecase per compaesani. Alma ed Enicohanno avuto una figlia, Laura.Infine Federico (Titi), emigrato nel dopo-guerra, ha lavorato prima come capofab-

brica in un maglificio e poi è riuscito amettersi in proprio, sempre nello stessosettore. Dalla moglie Ada ha avuto l’unicoerede Mario.

Page 15: Qui Pantianicco. 30

15

CISILINO MARIA (1882-1961)

CISILINO STANISLAO LAUTI (1885-1970)

Miuta, come la sorella Marianna,accompagnata da una buona dotedescritta nei minimi particolari incarta da bollo e sottoscritta dai testi-moni e dal notaio, ha sposatoButtazzoni Modesto (1181-1964) eda loro sono nati Angjelin (1908),Iola (1910-1962), Dante (1919-1999), Federico (1922-1943).Angjelin da giovane è ricordato perla sua passione per la musica, tantoche gli venivano assegnati i compitipiù impegnativi come gli assolo colclarinetto. Ha dato il suo contributomilitare alla II guerra mondiale epoi ha lavorato come apprezzato

muratore ed impresario in tutta lanostra zona. Ha sposato MariaBertolissi di Coderan e i lorodiscendenti sono Ennio, Vanni,Lionello.Iola, dopo una poliomelite infantileche le ha causato grosse difficoltà dideambulazione, è stata inviata daigenitori ad un mestiere sedentario:si è formata alla scuola di taglio ecucito a Udine e per 30 anni è statauna delle più brave sarte della nostrazona e punto di riferimento per tan-tissime ragazze del paese e circon-dario per le quali è stata maestra eamica.

Il terzogenito di Miuta, Dante, hascelto di fare il contadino e allamaggiore età ha fatto il militare inSicilia: raccontava di essersi trovatolà proprio allo sbarco degli america-ni e che nessun soldato italiano hasparato un colpo contro di loro. Poiè stato fatto prigioniero e portato inAmerica, da dove è tornato sano esalvo. Dante ha sposato MariannaCisilino di Tinat e i loro discendentisono Federico e Delio.L’ultimogenito di Miuta, Federico, èstato mandato in Russia a combttereed è morto durante la ritirata difame, freddo e stenti.

Le vicende terrene dei due fratelliLauti e Nosent si svolsero in manierasimilare nel paese natio lavorando iloro campi, partecipando alla I guerramondiale, allevando i loro figli e soste-nendo le attività sociali che contraddi-stinsero Pantianicco in quel tempo. Cipiace ricordare Lauti con le toccantiparole con cui è descritto in“Pantianicco in cerca della sua sto-ria”, “Il pensiero va ancora all’emo-zione profonda che suscitavano, nelsilenzio totale dell’elevazione, le melo-diche, intense note della tromba diLauti di Ucel: toccavano le corde piùintime del cuore e parevano raggiunge-re il cielo. Lauti, musico appassionato,stringeva al petto il suo strumento conaffetto e devozione, quasi come venera-zione, come una reliquia.Nell’atteggiamento di questa figurasignificativa e nell’efficacia della suainterpretazione vibrante di spiritualità,traspaiono le doti di sensibilità musi-cale, di sentimento e di trasporto inte-riore che i nostri vecchi sapevanoesprimere”. Lauti sposò ManazzoneEvelina (1893-1992) ed ebbe 5 figlie e3 maschi: Adelma (1913-1995), Isiola(1914-1973), Teresina (1915), Rina(1916), Umberto Quinto (1919), Eno(1922), Renzo (1925-2002), Maria(1933). Le prime quattro figlie crebbe-ro nel lavoro dei campi, nella cura dellacasa e dei fratelli e frequentando rego-larmente ogni domenica pomeriggio lebrave suore dell’asilo, dalle qualiimpararono tante cose utili. Poi Isiola,

che non amava lavorare i campi, attra-verso il vicario Don Paolo Venuti neglianni ‘30 andò a Roma nel collegiodelle Hermane, dove le suore provve-devano ad insegnare alle ragazze lagestione di una casa e poi trovavanoloro un lavoro come domestiche ebambinaie nelle famiglie romane.Isiola era soddisfatta della sua scelta.Le altre tre sorelle scelsero di formarefamiglia in paese: Delma sposòAlfonso Bertolissi di Coderan ed ebbe-ro Enea, Giuseppe, Romeo, Asterio.Teresina si maritò con Cisilino Guelfoe i loro eredi sono Edda, Giancarlo,Gilberto. La famiglia si trasferì aUdine. Rina col marito CervinoNazario ebbe Sandro e Manuela.

I tre fratelli Quinto, Enio e Renzo(sempre uniti) scelsero di lavorare laloro campagna, inoltre si specializzaro-no come, falegname Quinto e comecostruttore Renzo. Quinto ha fatto ilmilitare a Udine nel genio civile ed èrimasto sempre in sede, è stato fortuna-to perché faceva parte della banda mili-tare. Quinto si era già distinto in paeseper la sua bravura nel suonare il flicor-nino: il suo assolo sul campanile, men-tre la banda al completo rispondeva giùin piazza, nei concerti durante le gran-di feste religiose o patriottiche, nonl’ha dimenticato nessuno dei presenti.Memorabile, a conclusione, a mezznot-te della sagra di San Luigi era l’assolodi Quinto nel “Silenzio d’ordinanza”

Pantianicco 1962 - Chei di Ucel dal Bôrg dal Poç - 50º Anniversario di matrimonio diCisilino Stanislao e Manazzone Evelina “cu la discendensa di Lauti e Nosent”.

Page 16: Qui Pantianicco. 30

16

sul campanile, mentre Nino di Cjarvonbatteva le ore 12 col martello sullacampana grande. Quinto ha lavorato alungo in falegnameria con Vaniglio,Ciro di Craign, Gueri di Livo, Mino diCjarvon e Gjovanin di Fut, Gjovanin diGjldo e Agnul di Craign. Ha sposatoEtelvina Della Picca e il suo unicofiglio è Flavio.Eno è stato meno fortunato di Quinto:dapprima riformato e poi richiamatonel settembre 1942 a fare serviziosedentario per gli esiti della poliomeli-te avuta nell’infanzia, pur mandato aChiavari, poi nell’Ansaldo a fare laguardia ai prigionieri inglesi che lìlavoravano. Nella grande confusionedell’8 settembre 1943 in cui tutti scap-pavano, anche Eno e altri militari cer-carono un treno per tornare a casa. Mafu proprio lì alla stazione che i tedeschili bloccarono e li deportarono vicino aBerlino dove lavorarono nei boschi enella costruzione di un poligono di tiro.Il trattamento non era malvagio. Poinel 1945 arrivarono i russi e li sposta-rono a est verso la Polonia, ma anche lìla gente era generosa e dava loro delcibo. Infine, nel settembre 1945, con

10 giorni di treno, rientrò in patria.Renzo, da ragazzo frequentò per annila scuola di disegno a Basiliano, ognidomenica mattina: aveva una vera pas-sione per il disegno tecnico e l’architet-tura. Disegnò tanti progetti di case aUdine che poi venivano firmati dalgeometra e mentre costruiva palazzispesso faceva osservazione agli inge-gneri sui loro calcoli: noi paesanisiamo certi che con la sua grande pas-sione, la pratica acquisita ed anche lostudio da autodidatta, Renzo abbia rag-giunto notevoli conoscenze tecnichenel settore. Ha lavorato fino agli ultimigiorni di vita.L’ultimogenita Maria ha avuto un granlavoro in casa con tanti fratelli: cometutte le ragazze, negli anni ‘40, è anda-ta a imparare a cucire “là di Iola” per-ché serviva tanta biancheria “e came-sos, cjamesis, bregons e vestaglis parducju”. Maria ha sposato GiacominiAngelo con cui ha vissuto e lavoratoalcuni anni in Sicilia. Mamma diLoredana e Teresa. Maria, sempre vici-na ai fratelli si è anche presa cura e lofa tuttora degli affezionatissimi nipoti-ni.

PANTIANICCO 1926 - FAMIGLIA DEL PATRIARCA CISILINO FELICE “UCEL”Dall’alto partendo da sinistra: Buttazzoni Angelino, Cisilino Olindo, Della Picca Anastasia con in braccio la figlia di pochi mesi,Stanislao (Lauti), Innocente (Nosent), Fabiano, Buttazzoni Modesto, Marcellino, Della Picca Santa con il figlio Mario (Titi), 2ª riga:(vicino alla piccola Maria) suor Odilia, Delma, Sereno, Dante, Redento, Avelio; 3ª riga: Onorino, Norina, Norma, Maria Ferin,Buttazzoni Iole, nonna Teresa, nonno Felice, Maria (Miuta), Maria Stanos, Marianna Ferin, Evelina con in braccio il figlio Renzo; 3ªriga: i bambini Quinto, Eno, Aldo, luigi, Iva, Felice, Dante Buttazzoni, Alma, Fiorenzo (Firo), Teresina, Rina, Isola e in basso Anna(Anuta), Martino, Federico Buttazzoni.

10 LUGLIO 1991COME RADDRIZZARE LATORRE DI PISA?

Page 17: Qui Pantianicco. 30

17

CISILINO MARIANNA (1862)

Infine Marianna, l’ultima figlia scin-dic Filis, della quale pubblichiamo“l’Aventari” datato 22 aprile 1913,che il padre le consegnò in occasionedel matrimonio con Cisilino Calisto.I due sposi poi emigrarono inArgentina. Nella vita Marianna nonebbe molta fortuna perché rimasevedova due volte: Calisto morì inCanada e poi morì anche il secondomarito genovese Modesto.

N.B. Un altro ramo di chei di Uceldiscende da un fratello di Antoniodal Çuet di cui non conosciamo ilnome, “ca l’è lât cuc là di Ucel”padre di Cisilino Domenico (1846).Domenico ebbe 4 f igli: Emidio,Orazio, Dante e Alfonso.I discendendi di Emidio furonoOreste, Sesa, Anidos (Nani); quelli diOrazio Otelia, Vaita, Bavia, Balilla eTeresina; quelli di Dante Guelfo,Sidrac, Maria, Armanda e i figli diAlfonso Erasma, Sirio, Meni, Lina.

Ricerca curata da Ines Della Piccacon la collaborazione di EddaCisilino ed Eno Cisilino

“L’AVENTARI”

Anche Nosent, come i fratelli, ha servitola patria durante la 1ª guerra mondiale eanche lui, come tanti di Ucel ha datolustro alla Filarmonica di Pantianiccosuonando con passione da solista il suoclarinetto. Ha sposato Maria Bertolissi diStanos (1891-1971) e i suoi discendentisono: Iva (1919-1998), Felice (1921-2000), Anna (1923), Martino (1924-1995), Ilio (1929-1982).Nosent ha sempre lavorato la sua campa-gna e partecipato socialmente alla cresci-ta del suo paese.Anche i suoi figli da giovani sono staticontadini poi hanno fatto scelte diverse:Iva ha sposato Pio Cisilino di Toni Lunc epoi si sono stabiliti a Belluno. I loroeredi, Ginetta, Gianfranco, Maria Luisavivono in quella città. Filis, giovanissimomilitare in Africa contro gli inglesi, èstato fatto loro prigioniero ed ha scontatouna lunga prigionia a Londra. A questoproposito vogliamo ricordare come neldopoguerra friulano la gente ringraziavala Madonna perché era sopravissuta algrande conflitto. L’8 e il 9 aprile 1948 laMadonna Missionaria, poi MadonnaPellegrina, fu ospite a Pantianicco. Nel

pomeriggio, verso le 17, tutta la popola-zione a piedi sostava presso l’incrocio delMulin Marchet ad attendere il suo arrivoproveniente da Beano. Donne, uomini,bambini, anziani, sacerdoti, missionari,chierichetti, erano tutti scalzi per fare lapenitenza ed in segno di riconoscenza perla pace riacquistata. All’arrivo dellaMadonna, commoventi parole di saluto lesono state rivolte dal Vicario DonAntonio d’Agostini, dal Sindaco EligioBertolissi, da un reduce della prigioniaCisilino Felice e da un’orfana di guerra. Ireduci hanno portato a spalla la statuadella Madonna in paese. Nella vita Filisha fatto il contadino, poi il muratore edinfine l’impresario con successo. Ha spo-sato Anita Moretti proveniente daVillaorba ed i suoi discendenti sonoErcole, Valerio e Paride che continuanol’opera del padre.La terzogenita di Nosent, Anna, neldopoguerra emigrò in Argentina, si sposòcon Bruno di Basaldella: ebbe due figli,Bruno e Annamaria. Ritornò in visita alpaese una volta sola.Martino, diciannovenne nel settembre1943, fu chiamato a fare il servizio di

leva che durò solo 8 giorni perché fu fir-mato l’armistizio e lui poté tornarsene acasa. Martin scelse di lavorare la suacampagna, ingrandì l’azienda e, neglianni ‘60, creò una stalla moderna, doveallevava mucche e vitellini e con tantaproduzione di latte,Martin sposò Cisilino Teresa, ed i suoidiscendenti, Paolo e Tiziano, portanoavanti la stessa azienda anche con l’aiutodella mamma Teresina.Ilio, giovanissimo, a 10 anni nel ‘38-’39lavorava già, con lo zio Lauti alla costru-zione dei canali di irrigazione e quando èandato in pensione ha trovato i contributipagati! Poi iniziò a fare il commesso nelnegozio di ferramenta Leonarduzzi diCodroipo, dove lavorò per molti anni.Anche lui avrebbe voluto imparare a suo-nare uno strumento musicale e far partedella mitica banda, ma alla fine deglianni ‘40 questa ebbe il suo triste epilogo.Nel 1967 rilevò e gestì la vecchia ferra-menta Broili e nel 1981 inaugurò lanuova sede “Ferramenta Cisilino” cheebbe molto successo. Ilio sposò MariaLuisa Deanna ed i suoi discendenti sonoVania, Alberto, Cinzia e Massimo.

L’Istituto della dote era unalegge che è stata abolita nel1975, quando è andata invigore la nuova legge sul dirit-to di famiglia.

REGNO D’ITALIARegnando Sua MaestàVittorio Emanuele III pergrazia di Dio e volontà dellanazione Re d’Italia-Provincia di Udine-Mandamento di Udine-Comune di Mereto diTomba-frazione diPantianicco. Ad’ 22 aprile1913 inventario e stima deibeni mobili che CisilinoFelice fu Antonio consegnaalla figlia Marianna almomento che sta per passa-re in matrimonio conCisilino Galisto di Angelo diPantianicco, da aconto spet-tante sulla quota ereditàpaterna a ciò giusta la stimafatta quest’oggi del capoteste Cisilino Cirillo pure diPantianicco, a ciò tutti pre-senti li denominati sposi.

CISILINO INNOCENTE (1887-1973)

Page 18: Qui Pantianicco. 30

18

UNA PAGINA DEL BOLLETTINO PARROCCHIALE DEL 1950

Page 19: Qui Pantianicco. 30

19

Bepi mi veve telefonât che sabi-de si saressin cjatâts chei diPantianins par saludâ, cui pîtssot de taule, Etore e Sare, la sôfemine. «O fasarai il pussibil parvignî ancje jo!», i disei sclet.Etore e Sare ju ai cognossûts inArgjentine. Pre Claudio e jo ojerin invidâts ogni an a Olivos, lidi lôr, pal gustâ di Nadâl. Sidevin dongje fîs e nevôts e viecui salûts espansîfs sudameri-cans, il cin cin cul most di pom-pelm, pomis tropicâls o miluçs,un stuzighin di «palmitos», undoi «pionono», cuatri ulivisgrandis tant che brombolons epo lis pitancis. Dut si conclude-ve, tal caligo dal dopo di misdìaustrâl, cun coculis, mandolât epaneton cu la ue calabrie o lacjocolate. Mangjative adate paifrêts furlans, ma mantignudevirgjine tai cjalts dai Nadâiargjentins. Potence des betincisalimentârs cjapadis sù di piçui!Lis puartarìn cun nô f int inparadîs o, almancul plui dacîs, inArgjentine e Sud Afriche.O rivai puntuâl tal capanon dulàche si fasin lis fiestis dal paîs esi celebrin lis grandis ocasionsde comunitât. Un lûc di mieç trala cjase e la frascje, un puestcomunitari dulà che si è infamee, dulà che l’acet e il servisia a il carat specific dal incuintrifra amîs.Ogni volte che si salude un emi-grât di Pantianins vignût a fâ lisferiis, prin che al torni a lâ si dandongje parincj e amîs e lu salu-din cuntun gustâ o une cene.Chei di Pantianins che a son palmont, co si ur domandi, comeche o ai fat cetantis voltis inArgjentine: «Di dulà sêstu?», lôra rispuindin francs: «Dal miôrpaîs dal mont. Di Pantianins!».A mi mi parevin esagjerazions eo riduçavi, ma co o soi tornâtplui voltis in chestis «despedi-

A PANTIANINS DUT IL MONT INTUN PAÎS

Buenos Aires - anni 60. Manazzone Eliseo e la moglie Beatriz con la figlia Bettysposa. A destra la sorella Antonia e il nipote Angelo.

ERRATA CORRIGE

dis», ven a stâi i salûts prin di lâvie, mi soi rindût cont che e jerevere. Cjo! Dulà cjatistu un paîsche ti fâs sintî ancjemò a cjasetô, cun dut che tu sês lât a stâ adîs mil chilometris e za fa cin-cuante sessante agns? Miracuidal afiet, dai leams, e storie efede condividude, dai sacrificispatîts, dai progjets realizâts, delenghe e de tiere mari che ti anudrît i prins agns de vite.Di Pantianins a son partîts pardut il mont, ma in Argjentine ason un altri paîs intîr. Culà vie sison metûts a fâ i infermîrs, avore in fabriche, a inviâ un lavôrdi ar tesan o une imprese dimuradôrs, a mandâ i fîs a scuele.Ducj e an progredît, ducj e anonorât il paîs e il Friûl, ducj e anmantignût un leam cu la parintâte i amîs.Si capìs, alore, parcé che cuantche a fevelin di Pantianis urlusin i vôi, a proferissin peraulisdi afiet, di nostalgjie, di agrât.Cun dut che a son lâts pal montsocâts de miserie e de sperance,cun dut che tancj e an cognossûtil pari o i gjenitôrs di grancj epal mont, Pantianins no podin

dismenteâ-lu. Cussì laint diPantianinse je deven-tade la pluii n t e r n a -zionâl dalFriûl. Ognivolte che adisin Messe in glesie ur ven facîlcjapâ dentri il mont intîr e viodi-lu sintât tai bancs, cu la muse delôr parintât sparniçade par ognicjanton de tiere. A lôr ur vennaturâl un pensâ catolic, tant adî universâl, par vie che acognossin int in ducj i conti-nents.Pantianins al è il Friûl, al è uma-nitât secont il sium di Diu; al èla Glesie, migo une socie dibasse leghe! Di fat te vite ducj osin migrants.La diference e je dome se o sisintìn di Pantianins o no.

par cure di Pre Vigji Glovazda “La Vita Cattolica”

Page 20: Qui Pantianicco. 30

20

La sera del 12 marzo 1972 nellaaula magna della scuola diPantianicco si tenne il II convegnodegli insegnanti e dei genitori deglialunni, frequentanti quel centro.Doppio lo scopo pref isso dagliorganizzatori. 1 - Fare un ragguagliocirca l’andamento della scuola spe-rimentale ad orario pieno a giudiziodei genitori. 2 - Esporre le principalinozioni circa lo sviluppo fisico-psi-cologico del fanciullo.Molto interessante fu giudicata laprima parte, sostenuta dal dott.Paolo Tonutti, direttore didattico,presentato dal m.o Sut direttore delcentro.Esordì dicendo di rammaricarsidella scarsa presenza dei papà deifanciulli. Difatti, su circa 80 presen-ti soltanto 4 erano i padri degli alun-ni. Precisò che il primo responsabiledell’educazione dei figli davanti aDio, alla coscienza e alla Società èil padre. È un grave errore l’assen-teismo dei più i quali si scagionanosulle mamme. I parenti, gli inse-gnanti e gli altri educatori avventizihanno una parte di secondo ordinenell’opera educativa dei figli. La piùimportante l’hanno i genitori ed inprimo posto i padri.Purtroppo la predica fu fatta agliassenti! Speriamo che le numerosemamme abbiano riferito ai consortiil signif icato di quelle toccantiosservazioni.Ma veniamo alle attività del Centroscolastico.Come impostazione va benissimo. ANatale presentò una bella mostra dilavori scolastici intonati alla circo-stanza. Vi aderirono anche gli alunnidi altri Centri similari come SanWolfango, Prato Carnico e Flaibanocon i loro campionari. Si trattava dicomponimenti, disegni e lavori pla-stici di notevole interesse. Per la cir-costanza fu applicato il primonumero unico di VITA del centrodistribuito anche per le famiglieinteressate. Bello!A carnevale fu organizzato il caro-sello delle mascherine che nel

pomeriggio del 6 marzo col favoredi una bella giornata di sole furonovisti in giro con un mite asinello neinostri paesi, applauditi ovunque.Per Pasqua è prevista la 2ª sacra rap-presentazione, che si svolgerà nellachiesa a Tomba dopo la SantaMessa serale del Mercoledì Santo.Ci auguriamo di bissare i consensigià meritati a Natale.Intanto è uscito il 2º numero unicodi attività che riporta disegni, com-ponimenti, relazioni, diari e intervi-ste di ottima fattura. Domina fra le

altre la relazione circa la visitaall’aereoporto delle Frecce Tricoloridi Rivolto. Alcuni disegni ti dannol’impressione di essere usciti dallostudio di un ingegnere precoce!In conclusione dobbiamo conferma-re che l’istituto della Scuola a orariopieno è il tipo di scuola dell’avveni-re. Il segreto del successo è affidatoalla serietà degli insegnanti e dipen-de dalla loro compresione e collabo-razione.

Don Pietro Del Medico

Ricordo della 1^ Comunione della classe 1948 (da sinistra) 1^ fila: Manazzone Giannino-Della Picca Italo-Cisilino Fausto-Manazzone Rinaldo-Manazzone Graziano-Manazzone TizianoIn mezzo: Manazzone Annina-Cragno Offelia (seminascosta)-Cragno RosinaIn alto: Cogoi Arcangela-Bertolissi Ida-Don Guido Capellari-Cerioli Giuseppina-Manzon Lia-Brandolino Doralice.

Una relazione di 37 anni fa

Vita del Centro scolastico di Pantianicco

Page 21: Qui Pantianicco. 30

21

C’erano, nel nostro paese, due nucleifamiliari denominati “chei di Marìn”. Icapi famiglia erano Cisilino Andrea eCisilino Angelo, parenti stretti, che aveva-no le case a poca distanza l’una dall’altra:il primo abitava nel “bôrc dal poç” inVicolo Chiuso, l’altro “devour i ôrs”, invia Felice Della Rovere.Essendo assai poveri, nullatenenti al paridi tanta gente nell’ottocento, emigraronoentrambi ancor giovani.Andrea di Marin, detto Drea, classe 1866,andò all’estero col padre Giovanni Battista(Tita), già emigrante. Tita di Marin, infat-ti, si era dapprima recato a Roma dove,come altri all’epoca, aveva cercato lavoronel settore panetteria; poi, non avendo tro-vato l’occupazione cercata, prese la viadel ritorno a piedi, diretto verso l’Austria.Drea ricordava che il padre camminò daRoma a Vienna, chiedendo qua e là perstrada qualcosa da mangiare.Erano tempi duri. La miseria era tale che,di sette fratellini, solo Andrea sopravvisse,mentre gli altri morirono ancor piccoli. Iltetto della loro casa era in parte di paglia ele sole cose possedute erano il badile e lacarriola. La madre Lucia andava a piedi aUdine, per vendere un cesto di foglie diGelso e comprare col ricavato un po’ difarina da polenta.Pertanto, ancor bambino di dodici anni,Andrea partì per l’estero col padre,seguendo il flusso migratorio che allora sidirigeva verso l’Impero Austroungarico,la cui industria estrattiva, edilizia, infra-strutturale assorbiva manodopera stranie-ra. Lavorò a Vienna, Villaco, Innsbruk,Salisburgo, Baden Baden (Germania) eanche in Ungheria. Faticò duramente nellefabbriche di mattoni, nell’estrazione delcarbone, nei cantieri edili e impiantistici; aBudapest partecipò alla costruzione di unponte sul Danubio. Il lavoro, anche mino-rile, era pesante, durava molte ore al gior-no e i bambini non abbastanza efficientierano trattati a calci. Dormivano in barac-che di legno.Drea aveva un carattere serio, laborioso erisparmiava fino all’ultimo centesimo delmagro salario, per mandare i soldi a casaalla famiglia povera. Era austero, sobrio,non si permetteva alcun divertimento,tanto che alcuni compagni di lavoro can-zonavano la sua parsimonia, dicendo cheprogettava di comprarsi il Comune diMereto. Taluni di essi, raccontava poiAndrea, amavano divertirsi e tante volte al

lunedì avevano già speso la pagasettimanale riscossa il sabato; main seguito, nella vecchiaia dovette-ro andare in giro a mostrare lafodera del cappello – così diceva– ossia a mendicare.Tornava a Pantianicco una voltaall’anno, per le feste di Natale.Potè così, con grandi sacrif ici,farsi la casa, costruita dai “Vàuls”stimati muratori del paese. Lavolle robusta e spaziosa con diver-si portici ad arco utili al lavoroagricolo. Pensò quindi a metter sufamiglia e sposò unaPantianicchese che abitava in piaz-za: Carolina Taboga, detta Carlina.Ebbero cinque figli e vivevano conil vecchio Tita, rimasto vedovo. Ifigli si chiamavano Redento, Luigi,Lucia, Palmira, Aurora. I più gran-di andavano a fare qualche servizioper le case, mentre Lucia, cheaveva particolari attitudini, fu inca-ricata dal sacerdote di allora d’in-segnare come volontaria ai bimbiin età di elementari, dato che nonc’era scuola pubblica. In seguito lefu attribuito il compito di segretaria dellalatteria di Pantianicco, impegno che svolsecon cura e che le permise di guadagnarequalcosina.La famiglia numerosa da mantenere richie-deva la prosecuzione, per Drea, del lavoroall’estero. Con gli anni potè comprareanche alcuni campi. Poco dopo l’inizio del900, decise di andare in Canada. Eranotempi in cui i transatlantici moderni con-sentivano di raggiungere in sicurezzal’America, dove i salari erano più elevatiche in Europa. Il lavoro in miniera erapesante e il freddo canadese terribile.Resistette due anni, poi la salute non resse,si ammalò e dovette rientrare in Italia.Poco dopo scoppiò la prima guerra mon-diale, i figli furono richiamati alle armi edegli non partì più. Nelle notti silenziosed’estate, seduti in cortile, Drea e Carlinasentivano rimbombare, lontani, i colpidella guerra sui monti e ogni sera, col pen-siero ai figli e alle vittime dei combatti-menti, recitavano il rosario “intero”.Il figlio Luigi fu arruolato nel Corpo deiBersaglieri, reggimento “La Marmora”.Quando fu inviato coi commilitoni al fron-te, viaggiarono in treno, attraversandoanche la pianura friulana. Luigi sapevache la ferrovia passava per Beano: stette

all’erta e, vicino a quella località si buttòdal convoglio in corsa, restando fortunata-mente illeso. Un triste destino volle cheproprio tutti i suoi compagni perissero alfronte. La sera stessa della fuga egli sirifugiò a casa dai famigliari, che s’impau-rirono per la situazione venutasi a creare.Dovette subito nascondersi nel fienile,sotto il foraggio, perché immediata scattòla caccia al disertore. Già l’indomani ven-nero a cercarlo, rovistando in ogni angolodella casa. Restò nascosto per tre giornima poi, stanco, disse di non poter conti-nuare la latitanza e decise di ripresentarsial reggimento. Il gesto fu apprezzato enon fu punito. Alla fine della guerra, i figli e le figlie diAndrea si sposarono e poiché l’economiaitaliana non offriva possibilità, a loro voltapartirono per l’estero, emigrando inArgentina. Il padre rimase a casa con unpo’ di campagna, insieme alla moglie, auna nuora e a due nipoti. Nelle serateinvernali passate al tepore della stalla, rac-contava le vicende vissute all’estero, qual-cuna anche ridicola, come quella accadutain Canada, dove aveva avuto per compagnidei calabresi. Diversi di essi, essendoanalfabeti, gli dettavano le lettere da spe-dire a casa e quando egli domandava l’in-dirizzo, protestavano vivacemente, sospet-

FAMIGLIA DREA DI MARIN

Pantianicco 1891Ricordo del matrimonio di Andrea Cisilino eCarolina Taboga.

GENERAZIONI DI EMIGRANTI

Page 22: Qui Pantianicco. 30

22

tando che volesse andare a conoscere leloro mogli e insistevano perché scrivessesolo “Calabria”. Drea era alfabetizzato,avendo frequentato, prima dell’espatrio, icorsi facoltativi che venivano organizzatiper i maschi intenzionati ad emigrare. Saldamente credente, Drea aveva osserva-to con scrupolo le pratiche religiose ancheall’estero. Aveva acquisito, probabilmentein Germania, due abitudini tradizionaliper lui irrinunciabili: ogni anno a SanGiovanni, il 24 Giugno, andava in campa-gna “sui i Prâs di Poç” all’alba, per con-templare a est il sorgere del sole che quelgiorno – diceva – faceva tre salti, come latesta mozzata del Battista. Ogni estate,poi, si procurava un ceppo di legno e lometteva a essiccare; doveva essere abba-stanza grosso da ardere tutta la notte aNatale, quando lo accendeva sul fuoco del“Spolêr” per scaldare il Bambin Gesù, trail 24 e il 25 Dicembre.Vissuto più di fatti che di parole, adusopiù a lavorare sodo che a discorrere e adiscutere, costretto dalla necessità a unadura concretezza f in da bambino, conpoco spazio per le emozioni, Drea era,specie negli ultimi anni della sua vita,uomo di poche parole, parco nei consumianche alimentari e sempre laborioso. Nonsprecava un minuto del proprio tempo e

quando non lavorava nei campi o nellastalla, trovava sempre qualcos’altro dafare, per esempio sgranare le pannocchiea mano.Nell’ultimo periodo, ormai debole perl’età, restava per ore seduto immobile esilenzioso accanto al tavolino, in penom-bra, nell’angolo della grande cucina.Chissà quante, quali immagini e ricordi,passavano per la sua mente. Chissà qualeschietta saggezza, di quelle “senza fronzo-li”, permeava i suoi pensieri di vecchio:aveva dovuto girare il mondo, conosceregenti e luoghi estranei, crescere lontano da

casa, arrangiarsi nelledifficoltà, parlare lin-gue straniere, frequen-tare persone di tantigeneri, temprare ilcarattere nella fatica enella rinuncia.Con la moglie Carlinavisse un lunga vec-chiaia, potendo festeg-giare anche le nozze didiamante. Novantenne,nei suoi ultimi giorni fu

costretto a letto per malattia e vecchiaia.Benchè ormai semicosciente, sentendoprossima la fine, ripeteva intensamente ilPater Noster per giornate intere. Così sispense.Nei novanta anni della sua magra esisten-za, a cavallo fra otto e novecento, avevaconosciuto la miseria, la dura sorte deipoveri, si era adattato agli stenti, al sacrifi-cio. Ancor piccolo aveva dovuto vivereesperienze più grandi di lui, e anche inseguito lo sforzo e il sudore furono suopane quotidiano.Tenace e instancabile, dovette affrontare adenti stretti un destino mai tenero, semprein salita e irto di ostacoli. Le circostanzedifficili non scalfirono la sua interioresolidità morale che mantenne vivo l’at-taccamento alla famiglia, alla casa, alpaese e alimentò un profondo sentimentoreligioso.Alle sue tante partenze, come a quelle deitanti compaesani migranti, si addicono iversi di una celebre canzone:Probabilmente uscì, chiudendo dietro a séla porta verde.Qualcuno si era alzato a preparargli infretta un caffè. D’orzo.Non so se si girò: non era il tipo d’uomoche si perdein nostalgie da ricchi, e andò per la suastrada “senza sforzo”.… e già sentiva in faccia l’odore d’olio emare che fa Le Havre,e già sentiva in bocca il sapore della pol-vere della mina.… e fu fatica uguale mattina e sera… di negri e di d’irlandesi, polacchi editaliani nella minierasudore d’antracite, in Pennsylvania,Arkansas, Tex, Missouri. … l’inglese, un suono strano, che lo ferivaal cuore come un coltello.… Tornò come fanno molti, due soldi egiovinezza ormai finita…

Meritano ilnostro gratoricordo gli aviche, come lui,hanno pagatoprezzi umanienormi per get-tare le basi del-l’attuale benes-sere e di unaciviltà che tradi-rebbe la loromemoria se noncomprendesse enon alleviasse ildramma di chioggi, come loroieri, è migrante,questa volta neinostri paesi.

Il bersagliere Luigi Cisilino (1894-1970) figliodi Andrea per 30 anni ha esercitato la profes-sione di infermiere in vari ospedali italianiargentini assieme al fratello Redento.

Pantianicco 5.2.1951Dedica pa li nocis di diamant di Drea e Carlina dapart da la famea dal “Farut”.

Page 23: Qui Pantianicco. 30

23

LA FAMIGLIA TABOGA

Carolina, prima di sposare Andrea diMarin, abitava nella piazza centrale delpaese, assieme alla zia Giuliana e ai duefigli di questa, Antonio e Clorinda. La ziaera vedova e anche Carolina, nata nel1865, aveva perso i genitori. Le restava ilfratello Giuseppe (Bepo), classe 1862,anch’egli emigrato. Come rivela il cogno-me, il padre era originario di Buia.Allora, per le donne non c’era alcunascuola. Tuttavia, caso raro per l’epoca,Carlina sapeva leggere, scrivere e far diconto. Intatti, da bimba, aveva avuto comeinsegnante una vicina di casa, venuta adabitare a Pantianicco da Roma.Il fratello Giuseppe aveva preso la via del-l’oriente, verso Gerusalemme, dove lavoròper diversi anni, rientrando a Pantianiccouna volta all’anno. Acquisì una buona pro-fessionalità edilizia, così che coltivò e rea-lizzò il suo grande sogno: costruire una

casa di quattro piani, la più alta del paese.Essa fu il suo orgoglio, sia pure fugace.Immaginava che molte ragazze sarebberostate felici di sposarlo, per abitare nellagrande casa. Ancora oggi la costruzionetestimonia la sua abilità e il suo orgogliososforzo, ma egli non potè goderne. Ebbe untragico destino.Era appena partito per il suo ultimo, final-mente definitivo ritorno in patria, e avevaappena riscosso retribuzione e risparmi,quando fu seguito, aggredito, derubato eucciso. La sorella ebbe la notizia da altrimigranti italiani che lo conoscevano e inseguito ricevette dalle autorità i documentidel defunto. Carolina parlava sempre congrande dolore della disgrazia e, in ricordodel fratello, fece porre una lapide in bron-zo sul muro del cimitero, che ora non c’èpiù, essendo, non si sa come, sparita.

L

Gerusalemme fine 1800Nel secolo scorso questa fotografia è giunta aPantianicco dal lontano Medio Oriente doveGiuseppe Taboga (1863) era emigrato e dovepurtroppo è morto in un agguato.

Fagagna - Primi anni 50.La famosa scuola di economia domestica: cucina, taglio, cucito, tombolo, ricamo erammendo, gestita dalle suore. Era frequentata da molte ragazze dei dintorni fra cuila nostra CELIA.

Roma 1937 - A Settimia Toppano unaffettuoso ricordo da MafaldaToppano.

Pantianicco 1950 - Cragno Ines, TominiLina (Argentina), Leonella Cisilino,Vima della Picca

Page 24: Qui Pantianicco. 30

24

RIMEDIS NATURAI

FOUC PREMIÂT

Chista a è suceduda a Pantianins unsecul indevour. In che volta, sevie licognossincis, sevie li pussibilitâs e imiés di cura a erin una vora pôcs.Si veva di rangjâsi cun rimiedis palamiôr e sperâ tala buna sorta. Cussì, il barba Tita cal era plen diramatics di fa fadia a cjaminâ, al àpensât ben di lâ culi gjambis a bulîtal vin. Tita al era un grum indevant cuiains e al viveva cula brût e i nevôspiciui, dato che il fi al era al estero.A vevin tal ôrt un pocjis di vîs cacuravin una vorona, par fa qualchedamigjanuta di vin. Bevi un tai apast in che volta al era un lusso, eencje lôr ai tignivin tant.

Chel an a vevin vendemât ben e po’,tala podina, a vevin pescjada l’ua,ca veva comenciât a bulî. “Bisugnachi vadi dentri a meti in muel ligjambis cumò ca bôl” al à dit ilbarba “Sigûr ca mi giovarès paidolôrs”.A sintî cussì, la brût si è ingrisula-da, no saveva ce fa: in che volta, nosi ussava a contradî i vecjus e je noveva coragjo di protestâ, ma cemûtpodê bevi il vin dopo chel trata-ment? Alora, par risolvi la roba a àdecidût di domandâ consei a socopari Toni. “Lassa fa di me. Tu vaa cjasa e no sta vê penseir. ” al à ditchel. Dit e fat, al è lât là di Tita, ca vevin

amicissia, e un grum serio j à dit:“Tu sâs chi voi ogni tant a lei ilgjornâl tala butega: si tu sintis cechi ai let vué, tu restis!” Chel atri alera curiôs di savê e lui al à contât:“L’ è capitât che un om al è lât cuipeis tal vin cal buliva e ce ise, ce noise, al è muârt. Al è restât lì talbrincjel.” “ Pardibòn Toni? Ce chi tumi disis! Ma di fata chi tu mi âsfevelât: satu chi vevi idea encje jo difâ compagn. Tu mi âs salvada lavita!”Cussì al barba Tita ai à passada lavoa di lâ a bulî tal vin e la brût a àpodût bevi encje chel an qualchetacia cencia penseirs.

VECJIUS RICUÂRS

Li gjenerazions passadis, si sa, no annodât tala bondansia. Ristretecis and’eratantis, miés pôcs. Miseria e nui’atri a veva encje unafameuta di Pantianins – mari vedua e fiadi maridâ – ca era a stâ in t’una cjasutatacada dala piciula stala. La vacjuta aera dut ce ca vevin, ma no era avondapar campâ.Si era tai ains trenta, la fia a era in etâtdi maridâsi e a coventavin bês par fâ unpo’ di coredo. Dulà cjataiu? No vevinavonda nencje par mangjâ. No savevin ace sant vodasi.Ala f in, la granda necessitât ur à fatvignì un’idea no tant pala quâl. A vevinsintût a fevelâ di sigurazions: a àn pen-sât di sigurâ i lôr quatri mûrs e di dâfouc par scuedi il premi.A àn rivât adora a cjiatâ i bês in prestite, fat il contrat, dopo un pôc di timp aàn preparada la disgracia. Cencia fassiviodi di nissun, a àn puartât chei quatrisbrendui e pôc atri ca vevin, in cjasa diun cognossint, a àn dispeada la vacjutapala stala e t’una gnot d’unviêr a àn dâtil fouc. Dut al è lât como proviodût: lôr a àndât l’alarme, la int a à corût a iudâ e noàn scugnût mateà tant par salvà lavacjia: tal viergi la stala a l’àn cjatadasula puarta, già pronta par iessî.

Tal doman al è rivât chel dala siguraziona stimâ il dam. Tal mieç dal curtîl, laparona di cjasa no finiva mai di vaî e amenava i bras par aer pui ca podeva aspiegai che la pierdita a era grandaparce che il fouc al veva brusât dut ilcoredo dala fia, cal veva una vora divalôr. “Sì, parce cal veva un grum dibatons” al à giontât un mataran vignût acuriosà. La femina, par sei miôr crodu-

da sperant di cjapâ di pui, a esolava e siscjassava tant che ai àn coladis li cotu-lis. “Vonda, vonda, siora” al à dit ilsiguradôr, capint la sunada, “cuietaisi,se no i pierdeis encje dut ce chi veisintôr!”Ala fin, a ogni mût, e à podût scuediavonda bês di podê fa chel benedetcoredo e maridâ la fia.

L.

Pantianicco - anni 40Due nonni giocano a briscola Bastian e Tonin, Della Picca Sebastiano e Cisilino Antonio.

ERRATA CORRIGE

Page 25: Qui Pantianicco. 30

25

PANTIANICCHESI NEL MONDONairobi, è una delle tante mega-lopoli africane in cui la miseriaregna sovrana per la gran partedegli abitanti e raggiunge il suoapice nelle baraccopoli, dove lavita non vale un soldo, non esi-ste anagrafe, né legge, le perso-ne non conoscono bene la pro-pria età e vivono in tuguri dilamiera, senza elettricità néacqua corrente, fra immondizie,escrementi, liquami, nel dilaga-re di corruzione e criminalità.Kibera, un milione di abitanti, èla baraccopoli più grande diNairobi, e una delle più grandidell’Africa che continua adessere terra di fame e malattie,spesso aggravate dalla guerra.Così, chi ne ha la possibilitàemigra in cerca di lavoro.Come immaginare, in un tale contestodegradato, una moderna fabbrica chedia lavoro a decine e decine di persone,consentendo loro di migliorare le condi-zioni di vita? Eppure, un’ idea cosìardua è divenuta realtà, grazie allascommessa di Cristina, che ha impegna-to intraprendenza, coraggio, risorsef inanziarie per vincere la sua sf ida:creare un’efficiente realtà produttiva aKibera.Cristina Cisilino, pantianicchese figliadi Ines e Aldo, trasferitasi a Londra daragazza, si è recata col marito in Kenianel 2003 a visitare un amico di Nairobi,ed è rimasta colpita dall’estrema povertàdi Kibera, ma anche dall’inventiva e dal-l’abilità manuale della gente locale,capace di creare oggetti dal nulla (unportachiavi, un contenitore, una sedia,un braccialetto). Cristina, che alloralavorava come responsabile acquisti peralcuni grandi magazzini di Londra, giàappassionata dei colori e dello stile del-l’artigianato africano, decise di fare unafollia: ipotecare la casa londinese eavviare un’impresa per la produzionemanuale di gioielli e accessori ideati danoti desaigners, impiegando manodope-ra locale a Nairobi. Prodotti da venderepoi sul mercato inglese, col marchio“Made”. Non fu impresa facile. Sia avviare laproduzione, sia trovare gli acquirentirichiese sforzo e tenacia. Il contesto

africano è particolarmente rischioso pergli investimenti: è povero d’infrastruttu-re e servizi, carente di regole, senza cer-tezza del diritto, oppresso da ignoranza,analfabetismo, travagliato da corruzionee contrasti tribali. Tutte queste difficoltàsi accentuano nell’ambito pericolosodelle bidonvilles. All’inizio sono statiforniti ai lavoratori gli strumenti di lavo-ro e le conoscenze tecniche per l’attivitàa domicilio. Per dare un’idea della situa-zione a Kibera, vi si respira un odorecosì nauseabondo che Cristina e il mari-to in quella fase iniziale dovevanoindossare delle maschere per entrarvi. Inseguito è stata costruita la fabbrica inun’altra zona della città, per una partedegli addetti, che vengono anche agevo-lati nello spostamento da casa e nellarefezione quotidiana. Altri, intanto, con-tinuano il lavoro a domicilio nella barac-copoli.L’iniziativa vuole creare sviluppo nonattraverso la carità, ma stimolando ilavoratori a guadagnare con l’impegnoresponsabile: viene retribuita a cottimol’opera che rispetta i previsti livelli diqualità e i tempi di consegna. Il com-penso, per gli standard locali, è buono econsente agli artigiani innanzitutto disostituire i loro rifugi di lamiera construtture in muratura e poi di scolarizza-re i figli, migliorare l’abbigliamento oaltro. L’impresa si ispira ai principi delcommercio equo e solidale, devolvendoil 5% dei proventi a progetti di migliora-

mento della comunità locale (ad esem-pio, è stata costruita un scuoletta essen-ziale, dove i bimbi sono protetti dalleintemperie e dispongono del materialescolastico necessario). Verifiche effet-tuate, hanno riconosciuto all’aziendaMade il rispetto degli standard del com-mercio etico. Inoltre, i prodotti Madesono ecocompatibili e il ciclo produttivonon è inquinante: è manuale, impiegatinte naturali, materiali naturali locali,fornaci tradizionali, limone per lucidarei metalli. Tutto viene fatto in loco, nes-sun materiale o componente è importa-to.Oggi Cristina vive a Nairobi con la suafamiglia. Gerson, il marito, conduce conlei l’azienda, che richiede anche fre-quenti viaggi in Inghilterra a fini com-merciali. Il figlio studia nella capitaleKeniota e ne è contento. La nostra com-paesana dice che questa esperienza hareso molto più bello il suo matrimonioperché potersi dedicare assieme e conpassione a qualcosa in cui si crede,vedendone crescere i frutti benefici, dàuna grande gioia.Il progetto Made si va consolidando e leprospettive auspicate per il futuro sonodi allargare la rete produttiva e commer-ciale, magari con la gestione autonomadell’attività da parte degli stessi artigia-ni. Essi potrebbero estenderla in nuovezone dell’Africa, creando lavoro per unnumero sempre maggiore di persone.Cristina dice che la terra africana ha

Nairobi - Kenya, agosto 2009; Cristina con la sua gente.

Page 26: Qui Pantianicco. 30

26

MERCATINO DI NATALE

grande bisogno di investimenti e finan-ziatori che credano nelle potenzialitàproduttive della sua gente: sono iniziati-vee che affrontano difficoltà e rischi, mala sua vicenda dimostra che riuscire èpossibile.Pantianicco può essere orgoglioso di unacompaesana che ha avuto la capacità e ladeterminazione necessarie a vincere una

sfida che per molti sarebbe stata scorag-giante. Con audacia pionieristica, haaffrontato un’avventura densa d’incogni-te, riuscendo a realizzare, in uno dei con-testi mondiali più difficili e bisognosi, untessuto produttivo che rispetta insiemel’uomo e l’ambiente. Esso è fattore diquell’ evoluzione economica e sociale dicui il continente nero ha estremo bisogno

per la dignità e il benessere della suapopolazione che generalmente può soloscegliere fra miseria e migrazione.Oggi c’è, dunque, un legame nuovo traPantianicco e l’Africa, perché dal nostropaese è partito un seme di progresso chesta sbocciando nel cuore del continentenero.

V.

Dopo tanto tempo è doveroso rac-contare come è nata questa iniziati-va per aiutare le persone più biso-gnose che abitano in terra di missio-ne.La data ufficiale di inizio è il perio-do di Avvento che precede il Nataledel 1998.L’anno prima, Lizit Mila moglie diManazzone Adriano, dopo aver con-sultato la parrocchia, ha pensato diconfezionare alcuni grembiuli, dimetterli in vendita sul sagrato dellachiesa e offrire il ricavato in benefi-cenza per le missioni: è stata unamagnif ica idea, i grembiuli sonostati venduti in un momento, pecca-to non averne avuti altri.Dopo questa prima prova, fattaanche senza tanto pensarci su, alcu-ne signore hanno ritenuto di ripeterel’esperienza ogni anno nel periodoche precede il Natale presentandopiù prodotti costruiti preferibilmen-te in casa da qualsiasi persona rite-nesse di dare con il suo contributoun aiuto ai più bisognosi.In accordo con don Giovanni, lesignore, hanno pensato di devolvere,quanto raccolto nel mercatino, alleopere missionarie del VicariatoApostolico de San Vicente-PuertoLeguizamo, un luogo che si trova alsud della Colombia dove il nostrodon Giovanni è stato missionario neiprimi anni della sua vita religiosa eche dopo oltre 20 anni aveva potutovisitare.Questa iniziativa continua e vaavanti bene. A una persona che silamentava che aveva gli armadipieni e che non avrebbe acquistatoniente al mercatino, ho risposto chenon è obbligatorio acquistare i pro-

dotti del mercatino, si può visitarlougualmente e dare il contributo allemissioni; facendo così si è fattaun’altra buona azione, evitando diacquistare inutilmente per riempiregli armadi con ulteriori preoccupa-zioni per smaltire il superfluo.In tutti questi anni le offerte raccolteassommano all’incirca a 20.000euro, è una somma considerevoleche ha permesso di mantenere alcu-ni ragazzi in adozione e ragazzi conborse di studio, permettendo loro dipoter frequentare un corso allaScuola Agraria. Questa somma èservita anche per finanziare alcuneopere per l’attività della missione.Come vediamo, la nostra gente èsempre sensibile e generosa verso lesoffereze che ci sono per il mondoed è disponibile a dedicare un po’del proprio tempo per confezionare itanti oggetti del mercatino, per orga-nizzare e preparare la mostra e noitutti per visitarla, apprezzandone gli

oggetti esposti ed acquistandoli,dando così un grande valore all’ini-ziativa.Non dimentichiamoci delle personeche hanno gestito con gusto, sapien-za e pazienza il mercatino per ben10 edizioni.Se ognuno di noi desse solo unaminima parte del tanto tempo liberosprecato, se le persone dedicasseroal bene un po’ del tempo che dedi-cano ad accumulare beni, il mondosarebbe più equilibrato.Dopo le feste natalizie, tutte lesignore che hanno collaboratoall’ottima riuscita del mercatino siritrovano in pizzeria, dove alla“romana” consumano una pizza,programmano e passano un momen-to in spensieratezza. Grazie perquanto avete fatto e che continuere-te a fare da parte di tutta la comu-nità.

Vilmo

Croazia, agosto 2008: i settantenni del 1938 in un momento di serenità con ilcoscritto Andriano, arrivato appositamente dall’Argentina.

Page 27: Qui Pantianicco. 30

27

I COGOI DAL MULIN

I Cogoi sono di origine cecoslovacca, emigrarono col cognomedi Kogoi attraverso la Jugoslavia nel Goriziano, poi alcuni ramisi sparsero nella pianura friulana sempre costruendo e gestendomulini.Gli antenati di Cogoi Antonio (1887-1965) che acquistò il mulindi Marchet nel 1823, facevano lo stesso mestiere prima ad Arisdi Rivignano e poi a San Vito di Fagagna. Dopo Antonio l’atti-vità è stata portata avanti dal figlio Felice (Vigj il mulinar) l’ulti-mo mugnaio del mulino di Pantianicco.

Anni 1916-17Cogoi Maria (1912) Felice (Gjgj) (1914) Arcangelo

(1911)

Ida Battistutta, Adele (1921) e Maria CogoiCampagna di Russia – Arcangelo Cogoi (in mezzo in alto) che ècaduto per la Patria

Anni 40^ in tempo di guerraMULIN MARCHETCogoi Antonio, la moglie Ida con Maria e Adele inuna pausa del lavoro di trebbiatura con giovani clienti– Felice e Arcangelo erano in guerra

Page 28: Qui Pantianicco. 30

28

In un tempo ormai lontano aPantianicco viveva una signora dipiccola statura e dalla corporaturaminuta, ma con un grande cuore;classe 1918, grande lavoratrice:questa persona eccezionale eraLucia Brandolino, da tutti conosciu-ta come “Lusia Cutin”. Chi ha avutola fortuna d’incontrarla nel suocammino, non l’ha certo dimentica-ta, con il suo modo di essere ti con-quistava. Molti la conoscevano soloperché si prestava a fare le punture achi necessitava, ma la sua più gran-de dote era la sua umanità e la pron-tezza nell’aiutare il prossimo, senzavolere nulla in cambio, solo per lasoddisfazione di aver dato una manoa chi ne aveva bisogno. Quandodiventava tua amica lo diventava perla vita, la sua amicizia era vera esincera come se ne trovano poche,specialmente al giorno d’oggi dove ivalori veri stanno scomparendo. La

disponibilità, l’umiltà e la sempli-cità che la contraddistinguevano,non sono virtù che si imparano nellebuone scuole o da famiglie di uncerto ceto sociale, ma sono valoriche vengono dalla profondità delnostro animo.Era la migliore amica di mia nonnaMercedes. Ogni giorno si incontra-vano per bere il “loro caffè” insiemee scambiare qualche parola. Il piùdelle volte mia nonna quando dove-va fare qualche lavoro, si faceva aiu-tare da lei, anzi la consultava primadi agire. Era molto ingegnosa e nonc’era cosa che non sapesse fare oproblema pratico che non potesserisolvere. Silenziosamente, pazien-temente e con precisione aggiustavaqualsiasi oggetto: aveva delle manid’oro.Se andava da mia nonna per il loroabituale appuntamento e non la tro-vava si peoccupava immediatamente

venendo a chiederci se fosse succes-so qualcosa. Ricordo gli ultimi gior-ni di vita di mia nonna con “Lusia”immancabilmente a suo f ianco.Arrivava tutte le mattine verso leundici, le sedeva accanto e capivaimmediatament se era il caso di par-larle o lasciarla tranquilla. Mai unaparola fuori luogo, sempre presentecon il suo modo di essere calma emisurata. L’ultimo giorno mia nonnale ha detto “tu Lusia no tu miabbandonis mai”... queste furono lesue ultime parole e “Lusia” non sidava pace perché non si era resaconto che quello sarebbe stato l’ulti-mo saluto e che mai più si sarebberoriviste se non nel regno dei cieli.Meno di un anno dopo Lusia l’haraggiunta. Noi ce le immaginiamosedute lassù davanti al loro caffè chechiacchierano insieme alle altreamiche e ai loro cari.

Catia

UN’AMICA VERA

RENDICONTO 2008 DELLA PARROCCHIA DI S. CANCIANO MARTIRE IN PANTIANICCO

Abitanti (al 31.12.08) n. 601ENTRATE• Offerte in Chiesa Euro 3.297,79• Candele votive “ 1.622,32• Offerte per servizi (battesimi, matrimoni, funerali, benedizioni famiglie, animatici, ecc.) 8.719,50• Entrate per attività parrocchiali “ 417,00• Offerte da enti e privati (contributi vari) “ 1.099,30• Affitto e reddito da terreni e fabbricati “ 4.166,97• Interessi da capitale (banca, ecc.) “ 1.652,07• Varie “ -• Entrate straordinarie “ 29.792,21• Giornate e collette imperate (giornata missionaria, carità del Papa, seminario, ecc.) “ 685,00TOTALE ENTRATE Euro 51.452,16

USCITE• Imposte, tasse, assicurazioni Euro 2.749,48• Spese di culto (candele, ostie, vino, arredi, ecc.) “ 870,52• Spese gestionali (ENEL, telefono, riscaldamento, ecc.) “ 2.351,96• Spese per attività parrocchiali “ 2.209,67• Remunerazione, stipendi e contributi (parroco, vicari parrocchiali, ed altre persone) “ 630,00

• Manutenzione ordinaria fabbricati ed acquisto attrezzature “ 1.857,10• Contributo attività diocesane “ 162,00• Varie “ 365,66• Spese e uscite straordinarie “ 450,00• Giornate e collette imperate “ 685,00TOTALE USCITE Euro 12.331,39

SALDO ATTIVO Euro 39.120,77 Pantianicco - I giovanotti degli anni 60

Page 29: Qui Pantianicco. 30

29

DOTTRINA - CATECHISMO: riflessioniDa alcuni anni a questa parte, si vivono esi notano che ci sono molte difficoltà perinsegnare le elementari regole di religionee di DISCIPLINA ai nostri ragazzi che sistanno preparando alla Prima Comunionee alla Cresima. Regole che servono ancheper proseguire cristianamente il corsodella propria vita e per essere buoni citta-dini. (Don Bosco)La prima difficoltà è mettersi d’accordo sulgiorno e l’ora del catechismo, essendo inostri ragazzi molto impegnati o per iltempo prolungato delle elementari, o per ivari rientri delle medie, o per gli impegnidovuti ai tanti sport e attività che intra-prendono, sport che vedono i nostri ragaz-zi impegnati anche al mattino della dome-nica, dove un battezzato avrebbe anchealtri doveri da compiere, (la messa prefe-stiva!!!???).Fra tutti questi “impegni” non vannodimenticati quelli dei genitori che nehanno moltissimi...Una volta trovato l’accordo, normalmentepoco dopo l’inizio dell’anno catechistico,subentrano ancora difficoltà per gli orari.Al catechismo la partecipazione è libera,

nel senso che nessuno è obbligato a parte-ciparvi, ma chi desidera ricevere i sacra-menti della Comunione, dellaConfermazione e un domani del matrimo-nio “in Chiesa” è richiesta una formazionecristiana che a questo punto rende obbli-gatoria la frequentazione della catechesi.All’apertura del nuovo anno catechistico,che a rotazione viene fatta nelle varie par-rocchie della nostra zona pastorale, que-st’anno a Plasencis, viene chiesto verbal-mente ai genitori presenti e passando laparola ai non presenti, una adesione per ivari corsi.L’adesione purtroppo non è totale edurante il corso dell’anno qualcuno saltadegli incontri e altri, li saltano completa-mente.Un grosso problema, che dà maggioreimpegno ai catechisti, è la mancanza didisciplina dei ragazzi; a questo riguardoracconto un episodio vissuto di personaquando si faceva catechismo a Pantianiccoprima di trasferirsi tutti a Mereto. Dovevorecarmi in canonica e sapendo che era incorso un’ora di religione ho aperto laporta in modo da non disturbare la lezio-

ne, ma grande fu la mia sorpresa nel senti-re tutto un vociare dentro la sala. Mi sonofermato ad origliare sentendo che tutti iragazzi parlavano fra loro ad alta voce e ilcatechista cercava di attirare la loro atten-zione ma inutilmente. Il mio primo impul-so fu di entrare e di ottenere un po’ diordine, ma il rispetto per il catechista, miha impedito di farlo.Anche noi grandi siamo stati ragazzi e ciavevano insegnato che quando un adultoo un bambino parla in pubblico (aula) glialtri devono ascoltare; oggi bisognerebberiprendere questa buona norma che èanche fonte di buona educazione.Per questo anno catechistico è stato pen-sato, dal parroco e dai catechisti, di richie-dere ai genitori un impegno non solo ver-bale ma anche scritto per la partecipazionedei propri figli all’ora di catechismo.

Vilmo, le catechiste e i catechisti.

Di seguito, pubblichiamo il testo per l’impegnodi catechesi.

ZONA PASTORALE DI MERETO DI TOMBADOMANDA DI PARTECIPAZIONE ALLA CATECHESI

PER MATURARE LA MIA FEDE DI CRISTIANO

Da parte di (cognome e nome) .....................................................................................................................figlio/a di .................................................................. e di ..............................................................................nato/a il .......................................................... tel. .....................................................................................via ...................................................................... nr. ............. paese...............................................................gruppo di catechismo ............................................................. Parrocchia di ..................................................

Dal momento che il terzo comandamento ci insegna a santificare le feste sono convinto che la partecipazionealla Santa Messa è l’incontro con il sacrificio-dono-amore del Padre per me e l’incontro con i fratelli e le sorelledella comunità cristiana.Per questo desidero partecipare alla catechesi perché seguire Cristo mi aiuta a realizzare me stesso nell’esi-stenza del tempo della mia vita.Sono certo che i sacramenti implicano la maturità nella fede• per il Primo Incontro con GESU’ EUCARESTIA,• per ricevere il dono dello Spirito Santo (Cresima),• per prepararmi al sacramento del Matrimonio,• il Signore mi chiama alla Riconciliazione, spesso, perché sono fragile, debole, incapace di voler bene per ilmio egoismo

N.B. il gruppo che frequento non ha a che fare con il ricevere un sacramento.È questione di fede, non tradizione, sentimentalismo: “CHI VUOL VENIRE DIETRO DI ME RINNEGHI SE STES-SO, PRENDA LA SUA CROCE E MI SEGUA” “CHI MANGIA DI ME, VIVRÀ PER ME ... AVRÀ LA VITA ETERNA”

I Sacramenti sono mezzi per vivere la mia fede e non tappe di “addio” alla Chiesa.

Non ha senso ed è contraddizione, andare a catechismo e non partecipare alla S.Messa domenicale e festiva.

Firma del partecipante Firma dei genitori

Page 30: Qui Pantianicco. 30

30

Era la prima delle sette figlie di Pieri diMos e di Vira di Ferin, seguita da Gjsa,Cristina, Maria, Marianuta e dallegemelle Norma e Bianca. A 18 anni eragià a Buenos Aires con il padre Pietro,emigrato per tentare di ricostruire il pic-colo patrimonio di famiglia che si eradissolto per la troppa fiducia accordataai compaesani con firme e prestiti nononorati. Nel 1912, l’apertura degli ospe-dali argentini alle donne, invogliò molteragazze pantianicchesi, come Aurora, ad

emigrare e nonostante le modestebuste-paga iniziali ed i pesanti turni dilavoro e studio, nessuna di loro rim-piangeva la durezza della precedentevita contadina. Aurora non ebbe moltosostegno dal padre, che, preso dalladisperazione morì giovane; lei proseguìla sua strada con determinazione e rag-giunse in poco tempo i suoi obiettivi:diventò infermiera caposala e inviòregolarmente alla mamma e alle sorelledenaro per vivere e per ricomprarequalche campo. Aurora possedeva unavocazione, un acume particolare per lediagnosi mediche per cui veniva spessoconsultata dai medici e il suo parere eratenuto in grande considerazione.Lavorava all’ospedale di Rivadavia, maaveva davanti a sè possibilità di carrierain qualsiasi ospedale argentino.Ma dopo aver conosciuto UmbertoParoni di Bertiolo, infermiere all’ospe-dale Los Niños, maturarono insiemel’idea di tornare in Italia. Prima creòl’opportunità di arrivare in Argentinaalla sorelle più vecchie, trovando loroun lavoro in ospedale e poi rimpatriòassieme al futuro marito. Si sposò e fu

accolta in una grande famiglia patriar-cale di agricoltori possidenti di Bertiolo.Aurora e Umberto ebbero tre figli:Maria, Pietro e Olga. Nel tempo liberoAurora decise di continuare il suolavoro di infermiera volontaria e assi-stente dei malati in paese. Ma questosuo volontariato diventò totalizzantequando la medicina negli anni ‘40 sco-prì l’uso della penicillina: praticamenteAurora era giorno e notte a disposizio-ne dei malati. Il medico condotto pre-scriveva le endovenose al paziente solose questi aveva la certezza che“L’Aurora” poteva iniettargliele ognitre ore. Il paese era grande, Auroranon voleva scontentare nessuno, cosìtalvolta passava giorni e notti fuoricasa ad assistere con competenza e pas-sione tutti i malati di Bertiolo. Finchéun giorno si ammalò gravementeanche lei e morì a 60 anni lasciandonella costernazione familiari e compae-sani. A 51 anni dalla morte le nipotiMarcella, Erta e Italo, Pierina, Edda eAnastasio la ricordano a tutti conammirazione!

I.D.P.

COME ERAVAMOCRAGNO AURORA (1897-1958)

COMMEMORAZIONE DI CRAGNO AURORA IN PARONIIl Comune di Bertiolo alla Sua Benemerita

Non solo il Comune, non solamente l’Amministrazione Comunale, ma tutta la popolazione del Comune intero, dà l’ultimo saluto diAddio a Colei, che per tutta la vita, si dedicò, con spirito di sacrificio e di abnegazione, con le sue premure e i suoi consigli, ad alleviarele sofferenze di chiunque l’avesse chiamata al suo capezzale.La sua vita fu un continuo accorrere al letto dei moribondi, alla casa degli ammalati e dei sofferenti. La casa del ricco e il tugurio delpovero erano le mete quotidiane,diurne e notturne.Nell’afosa giornata estiva, nella rigida giornata invernale, nello splendido meriggio e nella tetra notte noi, testimoni oculari, la vedeva-mo passare silenziosamente,modestamente,con la sua bicicletta,per andare al suo posto di lavoro,ovunque stava scritto:“Sofferenza”.Trascurò gli interessi personali, ma unicamente per spirito umanitario e cristiano. In modo che la sua giornata terrena non conoscevaorologi; la sua vita non conobbe calendario; il suo amore per i sofferenti non conosceva tariffe, non imponeva orari: era totalmete adisposizione dei sofferenti.Tutto dava senza nulla chiedere.Nata nella sofferenza,chiudeva la sua giornata terrena nella sofferenza,conspirito di rassegnazione cristiana,pienamente conscia del male che l’aveva colpita e che non risparmia alcuno.Conobbe, dunque, la sofferenza tra i sofferenti degli ospedali di oltre oceano; conobbe la sofferenza nell’ambito comunale; conobbe lasofferenza sopratutto in famiglia. Per questo fu stimata e apprezzata dall’autorità civile ed ecclesiastica e da tutti i medici, che aBertiolo la conobbero e la vollero come collaboratrice al letto dei sofferenti.Sì, cara Aurora, noi tutti Vi salutiamo e Vi proclamiamo BENEMERITA del Comune di Bertiolo. Iddio Vi ha certamente riservato il postodei Giusti.Vissuta nella sofferenza tra i sofferenti, da ieri, siete a godere la Gioie eterne. E dall’alto dei cieli certamente continuerete avegliare e a pregare per coloro che soffrono. Grazie! Grazie di cuore! La vostra memoria rimarrà indelebile, incancellabile, nel nostrocuore, la nostra riconoscenza sarà perenne.Come cittadino privato, un grazie! riconoscente particolare per quanto avete fatto per la mia famiglia. Mia madre, colpita dal vostrostesso male,ebbe Voi al suo capezzale sino all’agonia; quando nacque mio figlio, sostituiste Voi mia madre,già defunta,al capezzale dimia moglie; quando io stesso fui ammalato, per un mese intero, foste ancora Voi al mio capezzale.Tutto ciò che avete fatto per la miafamiglia, lo avete fatto anche per quella di molti presenti,per tutto il popolo di Bertiolo.Come Sindaco, interpretando i sentimenti di cordoglio dell’Amministrazione Comunale e di tutti i cittadini,Vi ringrazio, Aurora, e anome di tutti,Vi dò l’ultimo saluto di commiato.BENEMERITA AURORA,arrivederci!

Il Sindaco cav.Gelindo CianiBertiolo, 21.5.1958

Page 31: Qui Pantianicco. 30

31

In un caldo giorno dell’e-state dell’anno 2001, graziea quattro amici compagno-ni nacque l’idea di unire illoro comune interesse perun mezzo di trasporto utile,maneggevole, versatile esoprattutto pratico per iltrasporto e nel parcheggio.Decisero di fondare unClub, per avere la scusa perlasciare a casa le rispettivemogli (chi ce l’aveva) epoter andare a fare qualchescampagnata insieme.Nacque così l’APE FANSCLUB di Pantianicco.Dato che uno dei soci (il presidente) “lavorava” in unbar e non gli era facilmente possibile andare in giro, iquattro si ritrovavano nel suddetto locale (bar coopera-tiva in via Bertoli 19) che ben presto diventò la sedeufficiale dell’associazione. Nel paese il mezzo era relati-vamente diffuso, veniva usato per il trasporto bibite,legna, prodotti dell’orto, per i brevi spostamenti dalleabitazioni ai campi (al bar) e soprattutto per le stradinedella riforma.Con il passare del tempo anche altri paesani si unironoalla combriccola e nel corso degli anni anche gente da

fuori paese s’iscrisse al CLUB, qualcuno perché in pos-sesso di un’APE PIAGGIO, qualcuno perché volendounirsi alla comitiva se n’è comprata una. Il Club si espanse, si fece notare e conoscere, così davenire invitato a partecipare a diverse sagre o manife-stazioni in tutto il Friuli Venezia Giulia, o semplicemen-te organizzando raduni o uscite con il semplice scopo disocializzare e stare in compagnia (collaudo e pagamentodel bollo sono due di queste occasioni).Nell’agosto del 2008 il CLUB è diventato un’associazio-ne ufficiale e conta oggi circa una cinquantina di soci,

dei quali più di trenta solo del paese quindi quasiogni casa ha un’APE (se non due e qualcunoanche quattro). Tutti si ritrovano ogni anno il 2 digiugno per il conviviale raduno a Pantianicco.Inoltre con cadenza mensile, se non quindicinale,la comitiva si sposta per raggiungere i vari luoghidi destinazione dove viene invitata per animaresagre, manifestazioni o quant’altro (su gentilerichiesta si effettuano trasporti per addii al celiba-to o nubilato e matrimoni).CURIOSITÀ: - ogni APE di un socio residente a Pantianiccoviene numerata. Il numero resta abbinato almezzo, quindi nel momento in cui viene vendutoo rottamato, il numero andrà perso.- Ogni qualvolta un’APE ha “un incidente” dovu-to solo a causa del proprio conducente (si ribaltanel fosso a causa dell’alcool contenuto in corpo),alla presenza di soci testimoni, il mezzo vienedotato di una stella. Ci sono veicoli illibati e qual-cuno pluridecorato (4 stelle). Per questioni di pri-vacy non possiamo citare le generalità.- Alcuni soci con la propria APE hanno partecipa-to come comparse a due film realizzati nella zona.Se la domenica siete in giro e vi capita di vederepiù di tre APE in fila, lo sciame è vicino; o lavostra macchina è dotata di una buona accelera-zione per il sorpasso o cambiate strada, perchéfare 50 km (o più)a 40 km/h può causare seriproblemi di nervi anche alla persona più tranquil-la (parola di chi scrive, che fa parte della scorta).Visto il risultato ringraziamo per l’idea i soci fon-datori Manlio, Cino, Roviglio, Ettore.

UN PO’ DELLA NOSTRA STORIA

Pantianicco, 1953-54.Immagini della vecchia scuola: la classe 3ª con la maestra Gina Nobile.

Page 32: Qui Pantianicco. 30

32

Pantianicco primi anni 50^ - C.Bruno, C.Luciano, C.Liviano, Rosso Nello, C.Adino, Toppano Vittoriano, Tonizzo Romeo, LaCavalla Lino, C.Olvino, Bertolissi Carlo, Buttazzoni Lionello, C.Gianni, Manazzone Eros, C.Amanzio, Cragno Ado, C.Carletto,Rizzato Guido, C.Raffaele, Bertolissi Pierino, C.Franco, C.Angela, Toppano Maria, C.Ada, Zoratti Danila, Zanussi Fernanda,Manazzone Settimio, Bunello Pierino, Manazzone Goffredo, Brandolino Fiorenza, Manazzone Franca, Gallai Bruna, C. Elvia,C. Luciana, C.Valdina, Manazzone Ines, Tonizzo Odilla, Cragno Lidia, C.Lucia, C.Pia.

VOTI COMPLESSIVI

SEZIONE IL POPOLO DELLE LIBERTA’ LA RINASCITA PER MERETO PAESI VIVI LISTA CIVICA

1 (Mereto 95 29 1872 (Pantianicco) 92 29 2043 (Plasencis- 159 44 357

Savalons-San Marco)4 (Tomba) 59 19 193

ELEZIONE DIRETTA DEL SINDACO E DEL

CONSIGLIO COMUNALEDEL 6 E 7 GIUGNO 2009

Sono stati proclamati eletti alla carica diconsigliere comunale i seguenti candidati:• Per la lista n. 3PAESI VIVI LISTA CIVICA, collegata al candidato elettoSindaco (per la seconda volta) Sig.Andrea CECCHINI:1. Eros Cisilino2. Amorino Moretuzzo3. Alessia Rovere4. Alberto Cisilino5. Paola Fabello6. Vittorina Miotti7. Deniso Nicoletti• Per la lista n. 1PDL BERLUSCONI PER MERETO1. Liliana Di Bernardo2. Luca D’Antoni3. Raffaella Tomada• Per la lista n. 2LA RINASCITA DI MERETO DI TOMBA1. Cristian Cisilino

Pantianicco 1953Prima comunione e comunione solenne di fine catechismo.

Page 33: Qui Pantianicco. 30

33

INCONTRO

Nel mese di aprile ho visitato, conmia moglie Julia, Pantianicco il paesedei miei padri. Grande sorpresa èstato l’incontro con la realtà attuale,ma sopratutto comprendere nella giu-sta dimesione il contesto storico deinostri avi.È stato l’incontro con “la civiltàt daiclaps” da cui compresi lo sforzo perlavorare la terra nel secolo scorso, conscarsi mezzi tecnologici, in mezzoalle due guerre mondiali. L’incontrocon la chiesa di Pantianicco, frutto diun obiettivo permanente della comu-nità “di qui e di là” nella sua vicinan-za a Dio.E l’incontro con il monumento aicaduti ha il suo significato profondodi servizio e di dedizione; leggere lalista dei morti è stato come incontrar-mi con i loro antenati. E il cimitero,che è la sintesi della grande famigliada dove si ricrea la sua storia. Questomi ha portato a comprendere l’originedell’amicizia di tante famiglie inArgentina, che han dato origine a tantipiacevoli aneddoti trasmessi oralmen-te dai nostri nonni, padri, parenti,amici e adesso mi ricreo attraverso ilgruppo del nostro caro Bollettino.Ritrovo con gioia le generazioni divi-se che però obbediscono a una solaorigine e ci fanno sentire noi ospiti,parte integrante della famiglia pantia-nicchese.Conoscere le due case paterne e visi-

tare i luoghi di cui tante volte si parla-va nelle riunioni familiari “mulin diMarchet, latteria, cuar, borg dal poc,borg di sora e i sueis”, mi ha moltoemozionato. Attualmente si stannoriscattando con il mantenimento del-l’architettura classica di tutto il Friuli,si conservano come simboli di unaparte della stessa storia. Mi ha colpitol’ordine e la cura per le cose pubbli-che, il rispetto per le leggi, cose moltodifficili da ottenere nelle nostre cittàin Argentina. La riforma, una nuovamodalità di sfruttare la ter ra, hamigliorato il rendimento dell’attivitàagraria.Voglio ricordare in modo particolare,tante piccole cose in diversi luoghi e ilcoraggio con il quale i nostri antenati,nella loro gioventù, intrapreseronuove sf ide, lotte, preoccupazioni,

timori e ansie nell’altro latodell’Oceano.L’incontro con il Pantianicco di ieri edi oggi, mi pemette di visualizzare lamaturità raggiunta in ogni aspettodella comunità umana, come dice ilnostro caro Ettore Cragno:“Pantianins al è il mior pais dalmond”.Dopo questa piacevole visita desideroche quella maturità e lo sforzo deinostri padri ci servano come referenzaper raggiungere un obiettivo: i nostripaesi non saranno “Pantianicco” nè lopossono essere, se non raggiungono lapropria maturità con il proprio sforzoe il proprio coraggio.

San Martin, settembre 2009

Luciano Della Picca

LE PAGINE DELL’EMIGRANTE

STELLA AL MERITO DEL LAVORO A MARIO MATTIUSSI

Venerdì 5 giugno durante la celebrazione della Festa dellaRepubblica celebrata nella Casa degli Italiani a Montevideo,Uruguay, le autorità dell’Ambasciata italiana hanno consegnatoall’ing. Mario L. Mattiussi, la Stella al Merito del Lavoro, onorifi-cenza della Presidenza della Repubblica Italiana destinata ai lavo-ratori italiani all’estero che abbiano dato prove esemplari di singo-lari meriti di laboriosità, di probità e di patriottismo.L’Ambasciatore d’Italia in Uruguay Guido Scalice, assieme alConsole d’Italia a Montevideo Gaia L. Danese, hanno personal-mente premiato l’ing. Mattiussi, figlio e nonno di pantianicchesi,sottolineando la sua attività e proficua vita di 50 anni di lavoro connumerosi lavori nel campo dell’energia, l’aeronautica e anchecome volontario nel settore sociale e culturale, rappresentando illavoro italiano in diversi paesi d’Europa come la Germania,Francia e Russia e nell’America Meridionale in Argentina, Cile,Brasile, Venezuela, Bolivia e l’Uruguay.

Page 34: Qui Pantianicco. 30

34

LE PAGINE DELL’EMIGRANTE

Matrimoni emigranti

Lujan, 21.02.09; sposalizio di Luciana Cisilino e Mariano Garralda (figlia di Claudio Cisilino e Adriana).

Isole Haway, 2009; Toppano Angelo e Margherita sposi.

Il giorno 8 agosto del 2009 è nato Pedro Della Picca, figlio diPablo e Maria Del Rosario Della Picca e fratello di MariaCatalina e fu battezzato il 17 di agosto. Vogliamo condividere contutta la famiglia e amici dell’Italia, dell’Argentina e del mondoquesto prezioso regalo che Dio e la Santa Madre di Gesù ci hadato. Come genitori abbiamo il dovere di educare i nostri figlicon buoni valori, esempi e spiegando loro le origini della fami-glia; è per questo che speriamo in un futuro di poter visitarePantianicco, unendo sempre più la famiglia presente e seminandola speranza che le generazioni nuove conoscano e continuino letradizioni dei loro antenati.Un Natale molto felice e che l’anno 2010 ci porti molta pace

Pablo Herman Della Picca21 settembre 2009

Nostra Signora de Lujan del Buen Viaje,19 luglio 2009: Battesimo di GuadalupeGarcia Della Picca, nipote di DonLeonardo, che qui è circondato dallafamiglia.

K

Battesimi

Congratulazioni!

Page 35: Qui Pantianicco. 30

35

Lo scorso febbraio, dopo oltretrent’anni, Luigi e Augusta sonoritornati in Argentina, questa voltaaccompagnati dai loro cugini bellu-nesi Gina e Gianfranco.L’accoglienza da parte dei pantianic-chesi argentini è stata travolgente.Già al loro arrivo all’aeroporto diEzeiza di Buenos Aires, i quattrocugini viaggiatori si sono trovati cir-condati dai volti sorridenti di Ettore,Albi, Andriano, Claudio e Licia,nonostante fosse ancora notte fonda.Dopo una dozzina di giorni dedicatialla visita delle bellezze naturalisti-che dell’Argentina, dalla Terra delFuoco alle cascate di Iguazu, pas-sando per i grandi ghiacciai e lapenisola di Valdes, (encomiabilel’organizzazione dell’Agenzia turi-stica), Luigi e compagni sono statiaccolti dal calore delle famiglie deiparenti e amici e fatti oggetto ditutte le possibili attenzioni e premu-re. Sono stati catturati in una spiraledi festeggiamenti fastosi per cele-brare, di volta in volta, vari com-pleanni di paesani residenti ed invisita e il matrimonio di Luciana eMariano.Conversando con Bruno Galiussi, sisono ricordati i tempi della sua emi-grazione in Argentina, quando nel

49 si imbarcò alla volta dell’estremosud del mondo insieme ad altri sei-cento italiani (in maggioranza emi-liani e friulani) al seguito del cava-lier Borsari per trasformare la fami-gerata colonia penale di Ushuaia inuno dei centri di maggiore richiamoturistico argentino.Sotto la guida di Andriano Cisilino,amico d’infanzia di Luigi ed emi-grato in Argentina a 10 anni assiemeal fratello Luigino di 7 e allamamma Velia per raggiungere ilpapà e marito Anselmo, i quattrocugini hanno trascorso una indimen-ticabile giornata a Rosario, dove

Andriano dirige una fabbrica all’a-vanguardia nel settore della mecca-nica di precisione. Il mese di set-tembre, Velia ha compiuto 90 anni,da tutti tanti auguri.Commovente è stato il commiatoall’aeroporto di Ezeiza. A scortare iquattro viaggiatori verso l’imbarcoerano davvero in tanti; nella fotomancano, Claudio e Fabian. Acostoro e a tutti gli argentini chehanno reso delizioso il loro soggior-no in Argentina, Luigi Augusta Ginae Gianfranco desiderano esprimerela propria commossa riconoscenza.

LE PAGINE DELL’EMIGRANTEIN VISITA AI NOSTRI “PAESANI”

Argentina, anno 1951: ricordo dei Pantianicchesi in casa di Elso Della Picca. Adelchi Colautti, saluti a tutti.

Page 36: Qui Pantianicco. 30

36

LE PAGINE DELL’EMIGRANTE

Windsor - Canada luglio 2009: Agostini Monica e Sandy figlie diErnesto presentano i loro bimbi: Alessia e Gianluca Foscarino (asin:), Alexander e Lukas Stavridis (a dx.)

S. Miguel, 19.10.2008; il pronipote: papà diego, Aldo, Sergio, AnnaCristina, mamma Analia, nonna Norma e il nono bis Nelido con inbraccio Rocco.

Martinez, 20.02.2009; Augusta e Luigi Cisilino (Maco), con i cuginiGina e Gianfranco, in visita in Argentina. Sono fotografati in casadi Fabian con Sarita, Ettore e la figlia Nancj.

Pantianicco anno 1940; Alberto Cragno e la moglie Dosolina con i figli: Sereno, Vilma, Onorina e Angelo.

Buenos Aires 1975, i fratelli: Sergio, Vilma e Sereno Cragno.

Page 37: Qui Pantianicco. 30

37

LETTERE DEGLI EMIGRANTI 2009Quilmes, 26.01.09Caro Padre don Giovanni: chiediamo perdono per ilritardo nell’inviarvi i nostri saluti ed auguri per ilnuovo anno e per ringraziarla del Bollettino cheabbiamo già ricevuto.

Alicia y Dora Cisilino y Juan C. Pajon

Quilmes, 21.02.09Questo contributo è per sostenere l’edizione delBollettino, una iniziativa che vi auguro continuiper molti anni e che non vi stanchiate. Saluto tuttii collaboratori.

Alisia, Dora e Juan Carlos

San Miguel, 19.02.09Carissimi, colgo l’occasione per mandarvi quelloche vi avevo promesso per il sostegno del nostroBollettino. Saluti a auguri, sempre vi ricordo.

Nelido Cragno

Avellaneda, 20.02.09Un grazie a tutti i collaboratori di “QuiPantianicco”. Vi mando una collaborazione..

Anna Maria Valoppi in Cisilino

Avellaneda, febbraio 2009Reverendo padre Giovanni, approfittiamo di questaoccasione per ringraziare lei e tutti i suoi collabora-tori per il magnifico regalo, che rappresenta per noi“Qui Pantianicco” che con immenso piacere ricevia-mo sempre. Grazie per tanto impegno e lavoro.Tantissimi auguri per il 2009, a tutti un affettuosoabbraccio. Mandi. Aggiungiamo un pensierino per ilcarissimo giornalino..

Giancarlo e Lilia Cragno

Avellaneda, 18 febbraio 2009A tutti i collaboratori di “Qui Pantianicco”. Invio lemie migliori felicitazioni per un bel lavoro, ringra-ziando per il bollettino aspettato sempre con tantissi-mo piacere e che fa ricordare la nostra gioventù. Atutti voi i migliori auguri per l’anno nuovo e aggiun-go un piccolo pensierino per il giornalino. Vi salutocordialmente,

Maria Della Picca, Silvano e Riccardo

Pantianicco, maggio 2009Carissimi collaboratori del nostro amato bollettino,un grandissimo ringraziamento ed un contributo peril prezioso lavoro che state facendo. Mandi

Sarita ed Ettore CragnoGiugno 2009Toppano Angelo, figlio di Irma Della Savia (USA),

in breve visita a Pantianicco, saluta cordialmentetutti i compaesani e offre un contributo per il nostrogiornalino. Grazie

Hamilton, Canada 2009Un grazie per quanto ci fate rivivere con l’invio delbollettino, vi ho datto pervenire un contributo, buonproseguimento del vostro lavoro.

Manazzone Gastone

San Martin, 11.7.2009Caro Vilmo e Ines: le emozioni che abbiamo vissutoin Friuli in aprile passato sono state molto forti edora abbiamo fatto una sana riflessione ed evidente-mente abbonda in noi il vostro affetto. Molti ringra-ziamenti.In questa occasione desideriamo partecipare di cuoredel tributo che “di ca e di la di Pantianins” (de cadalado del Oceano) a Don Paolino per l’anniversariosacerdotale. Saremo presenti alla distanza nellaMessa di anniversario e al festejo nella Latteria congli amici e i parenti, ricordandoci la sua serena pro-fundità e di affetto delle conversazioni effettuate.Inoltre un saluto rispettoso a tutta la Comunità, chetramite la realizzazione di questi eventi sono simbolidella maturità di tutto il Pantianins. Nel nome di tuttala nostra famiglia, un calorosissimo abbraccio.

Julia y Luciano Della Picca

Lujan, agosto 2009Ho ricevuto con allegria il bollettino 2008. E misono particolarmente emozionato nel vedere il facsi-mile della cartolina di guerra inviata dal mio nonno eomonimo ALBINO (tonilunc). Grazie e tanti auguriper tutto Pantianicco in generale, ai miei cugini ealtri parenti ed amici in particolare.

Albino Pedro Cisilino

Canada; Gastone Manazzone, celebra 80 anni di buona salute consua moglie Giovanna e il suo ultimo nipote Christian.

Page 38: Qui Pantianicco. 30

38

Villa Maria (Còrdoba)Sono Carlos Daniel Lasa. La mia nonna si chiamavaErnesta Sabadini, figlia di Albano e Rosa Buttazzoni.Era nata a Mereto di Tomba il 15 aprile 1909.Sempre recivo la bella rivista Qui Pantianicco.Questa rivista provoca nostalgia. Mi piacerebbe ini-ziare un rapporto con alcuni dei miei parenti.Sicuramente abitarono a Pantianicco o a Mereto diTomba alcune famiglie con dei cognomi della mianonna. Aspetto tutta l’informazione possibile. Moltegrazie. Un saluto cordiale.

Carlos Daniel LasaRoma, 472 - 5900 Villa Maria (Còrdoba) ARG.

([email protected])

RINGRAZIAMO TUTTI I NOSTR I EMIGRANTI CHE SOSTENGONO CON OGNI

MEZZO IL PROSEGUIMENTO DI “QUI PANTIANICCO”

Ringraziamo la signora Beatrice di Mereto, per laconsegna a Ettore Cragno di alcuni numeri delBollettino, effettuata nel suo viaggio in Argentinadurante le feste di Natale.

Olivos, ottobre 2009Cari pantianicchesi: io sono Tomás ilnipote di Ettore e Sarita e sono statonel mese di agosto nel vostro paesedel quale il mio caro nonno parlatutto il tempo: Davvero di cuorevoglio ringraziarvi per il soggiorno, ilvostro affetto per il vostro amore chemi avete dato per quasi due settima-ne: Quando mi trovavo in Pantianiccodavvero non potevo crederlo di essere“nel paese più bello del mondo”, ilpaese del quale parla senza stanchez-za il mio caro nonno. Il periodo chesono stato a Pantianicco io sentivo diessere in famiglia per la solidarietà, lavostra amicizia ed il vostro affetto.Veramente potrei scrivervi di tutto ciche avete fatto per me, ma voglioriassumere questa lettera dicendo grazie di cuore a tutti per tutto. Siete stati troppo gentili.Desidero tornare qualche giorno per trovarvi un’altra volta e ripetere l’esperienza che è stata unica. Grazie

Tomás

Pantianicco 2009...e qui con un’allegra compagnia di giovani amici

Buenos Aires, aprile 2009; Gianfranco, Bianca, Antonella; nipoti diOlimpia e Luigi Cisilino.

LETTERE DEGLI EMIGRANTI 2009

Lago di Fusine 2009Tomás con Enrichetta, Don Claudio, Rovilio e Beppino

Page 39: Qui Pantianicco. 30

39

Emigranti che ci hanno lasciato

VALOPPI Anna Maria vd.Cisilino di anni 80,

Avellaneda Bs. As. luglio 2009

GALLAI - RAFFA ANTONIA di anni 75Nacque a Flumeri (Av) il 24 febbraio1934 in una famiglia molto numerosa.Perse la mamma giovanissima. e a soliotto anni dovette cominciare a lavorarepresso conoscenti a Napoli per sfamare ifratelli. Nel 1961 emigrò in Svizzera,trovò lavoro alla Landis&Gyr e conobbeRomano Gallai, che sposò nel 1963.Allietarono la famiglia Sonia e Claudio.Più tardi arrivarono anche i nipotini, l’af-fetto dei quali le fu di grande aiuto dal2001, quando si scoprì affetta da una

grave malattia che la portò alla tomba il 25 maggio. È sepolta nelcimitero di Baar.

Mi nombre es Pierina Cristina Rizzato, tengo 64 años, ysoy hija de Pedro Rizzato y de Angela Cragno, “fia di lanera di santirosa” como decia mi madre. Naci el01.02.1945 cuanto y habian matado a mi padre Pedro,trabajando en el campo, los americanos a fines del año1944. Mio padrino era Aldo Cisilino. Digo era puesmurio el año pasado.Ustedes no se imaginan la alegria que tengo cuando reci-bo la revista todos los años. Me acerca a tanta gente noconocida por mi, pero si haber escuchado sus nombres dela boca de mi madre. Mi emociòn y alegria es inmensa.A mi madre la perdí en mayo de 1989, a los 75 años.Tengo mi hermano que se llama Arveno Juan Rizzato,nacido el 20.02.1945, tambien hijo de Pedro y Angelina.Nos trajo a la Argentina mi madre en el año 1948, pueshabia quedado sola, y tenia a todas sus hermanas aqui,sus hermanas eran Vaniglia, Alma y Cristina Cragno,todas fallecidas. Se que tengo familiares de la parteRizzato, pero no los conozco (es la parte de familia queme gustaria conocer).De la familia de mi madre Cragno, no tengo a nadie. Séque queda una prima de mi familia que se llama OlgaPrimus.Al padre de la iglesia de Pantianicco, le agradezco detodo corazòn el envio de la revista anual. En unos de susnumeros leí la historia de cuando mataron a mi padrePedro. me emociono mucho hasta las lagrimas. Cuandome acuerdo de Pantianicco, se me estruja el corazòn. Megustaría saber si recibieron estas lineas, y que Dios losbendiga a todos los que hacen que yo reciba el anuario.Cariños para todos, con mucho afecto.

PIERINA CRISTINA RIZZATOYatay 192 - C.P. 1184 Capital - ARGENTINA

Pantianicco, febbraio 2009; Manazzoni Luciana con l’amicaFlorencia in visita ai parenti friulani. (Luciana è figlia di Hectorpronipote di Guelfo e Iola Manazzone).

Martinez, 20.02.09; Nancj Cragno, festeggia il suo compleanno (50anni) assieme al marito Fabian Cisilino, le figlie Franca e Bruna conparenti ed amici.

ZORATTI Danilo di anni 69, Castello Lavazzo (BL)

18-08-2009

LETTERE DEGLI EMIGRANTI 2009

Page 40: Qui Pantianicco. 30

40

LE PAGINE DELL’EMIGRANTE

I FRATELLI ENZO E ROMANO GALLAI CI MANDANO LORO NOTIZIE

GALLAI DOPO 25 ANNI IN SELLA, LASCIA IL PEDALE CAMBIANESE

L’hobby di Gallai Romano inSvizzera.Cari paesani di Pantianicco, quellidella mia età ed i più anziani siricorderanno che al ristorante “Alcacciatore di Leon di Belo” oltre albar per bere esisteva una stanzachiusa con porte a vetrate ed al cen-tro un braciere e, appesa, una grandepentola; dentro c’era un brodo squi-sito che veniva distribuito gratis inquantità, aggiungendo sale, pepe eformaggio.Cari paesani, quella usanza io la tra-sportai in Svizzera, anche se sono

passati più di 40 anni con i mieinipoti, figli di nipoti ed amici, fun-ziona ancora.Dal 1967 ad oggi, ogni seconda set-timana di Novembre, a San Martino,la famiglia Gallai fa la tradizionalegrigliata di costine e salsicce conpolenta, in buona compagnia conparenti ed amici.Vi ricordo tutti, cari paesani, anchequelli che non ci sono più, con affet-to e tanta nostalgia.

RomanoRegistrasse, 163

6340 BAAR – Svizzera

Cambiano - Piemonte. Dopo unavita passata nel mondo del ciclismo,si è ritirato Enzo Gallai, 76 anni,figura storica del pedalatori cambia-nesi. Per un quarto di secolo ha fattocorrere migliaia di persone su asfal-to e nel fango, di giorno e di notte,su circuiti cittadini, lungo tragitticicloturistici e nei prati. Il“Memorial Fontana”, gara di ciclo-cross disputata nella campagna cam-bianese lo scorso 23 dicembre, èstata l’ultima.Gallai arrivò a Cambiano nel ‘64,dopo avere lasciato il suo Friuli ven-tenne per tentare la fortuna a Parigie poi panettiere in Svizzera. ACambiano ha passato la vita tra laFiat, il deposito di bombole della

moglie Luisa, i tre figlie, ovviamente, i sellinidelle biciclette.Entrò nel mondo delciclismo nel 1976, quan-do fu tra i fondatori delVelo Club Cambianoassieme a Beppe Conti,Luigi Calosso e GiustoMondo.Oltre ad essere organiz-zatore, questo friulanococciuto come vuole lasua terra è stato ancheun valido cicloturista e direttore dicorsa. «Da cicloturista la soddisfa-zione più bella è stata nel ‘93, quan-do da solo ho percorso 2000 chilo-metri in una settimana partendo da

qua e andando in Friuli. In quel-l’occasione ho anche siglato ungemellaggio con l’Avis di Latisana».Oltre ad essere stato campione ita-liano Avis nel ‘92, si è sciroppatoclassiche del cicloturismo come ilGiro dlla Svizzera e sei Giri delSestriere, una gara micidiale di 190chilometri sui monti. «Dal 1977 peruna decina di anni sono anche statodirettore di corsa in gare che si sonodisputate in tutto il Piemonte».Con Gallai il ciclismo non morirà;però soffrirà un poco... Anche per-ché la cultura della fatica non appar-tiene al ventunesimo secolo. «Unavolta c’erano molti più ragazzi cheandavano in bicicletta. Il ciclismo èuno sport che comporta molti sacri-fici e sempre meno ragazzi sonodisposti a praticarlo».

Sintesi di un articolo di Corrado Cagliero

Cambiano - Torino, settembre 2009. Cari paesani, dopo 50 anni di lontananza ho parte-cipato con grande gioia alla festa di Don Paolino dove ho incontrato la mia gente dellaquale nutro un ricordo indimenticabile. Grazie infinite. Mandi. Benito Enzo Gallai

Page 41: Qui Pantianicco. 30

41

C O M P L E A N N I

PER I NOSTRI NONNI E I NOSTRI ANZIANI

“Nella società attuale che esalta l’efficientismo, il produttivismo e la redditività, l’anziano viene dimenticato,emarginato, quando invece può essere una risorsa indispensabile per ricostruire solidarietà fra le generazioni, pro-muovere utilizzi socialmente utili del tempo, ricostruire il senso di appartenenza ad una comunità...”

O Signore, sento che la mia vitas’incammina verso il tramonto.

Se guardo il mio passato,due sentimenti mi invadono l’animo:il pentimento e il ringraziamento.

Signore, ti domando perdonodi tutto il male che ho fattoe mi affido al tuo amore misericordioso.

Ti ringrazio per tutti i donidi cui mi hai colmato durante la vita.

Ti prego, conservami vivo

e aperto ai problemi del mondo,capace di accettare le nuove generazionie di rendermi ancora utilemettendo la mia esperienzaa servizio degli altri.Difatti se sono ancora in questo mondo,significa che non hi portato,ancora, a termine i compiti che tu oSignore,mi hai affidato.

Concedimi di trascorrerequesta stagione della mia vitanella serenità, nella pacee in buona salute.

Ma se l’infermità dovesse colpirmi,dammi la forza di accettarla con amore.

Ti prego per coloro che mi vogliono benee che non mi lasciano solo.

Sii vicino a tutti gli anziani che sonoabbandonatiO Signore nostro Diotu mi ami e mi conosci,la tua pace e la tua veritàsiano sempre con me.Amen

Pantianicco 13 gennaio 2009: i nipoti e ipronipoti (Giacomo, Alice e Nicol) conle loro famiglie, festeggiano la nonnaMentana Manazzone

La nonna Mentana ottantenne, ringrazia inipoti: Manuela, Alessia, Marco, Damiano,

Davide, Monica e Margherita per questagrandissima sorpresa.

PREGHIERA DELL’ANZIANO

Page 42: Qui Pantianicco. 30

42

JJAAVIER GRVIER GR OSSUTTIOSSUTTI

EmigrEmigr azione special izzata del Fazione special izzata del Friul i :r iul i :

g l i infermieri di Pgl i infermieri di Pantianicco in ant ianicco in ArAr gg entina.ent ina.Il libro, uscito nel 2007, non è stato recapitato a tutte le famiglie né qui in loco, né inArgentina, perciò pensiamo di fare cosa gradita pubblicando a puntate queste pagine impor-tantissime e dolorosissime della nostra storia. Ricercatori specializzati sul piano storico -socio - economico, hanno effettuato una ricerca molto analitica sul fenomeno migratorio diquegli anni sul “Caso Pantianicco”. È un omaggio ai coraggiosi protagonisti dei secoli scor-si e nello stesso tempo è un dovere far conoscere ai giovani le gesta dei nostri avi.

Riduzione e adattamento a cura di Ines Della Picca.

L’emigrazione “vicina” e “lontana” tra Ottocento eNovecento

In Friuli, le prime partenze versol’estero nella seconda metàdell’Ottocento vanno inquadrate inuna situazione in cui il lavoro incampagna non soddisfa neppure ibisogni alimentari delle famiglie. Ilricorso all’emigrazione stagionalenei cantieri edili, ma soprattuttonelle fornaci dell’Europa centrale,rappresenta, quindi, una scelta quasiobbligata per la maggior parte deifriulani e degli abitanti di tutte lefrazioni del comune di Mereto diTomba, tra cui Pantianicco. Fino alloscoppio della grande guerra, infatti,i proventi del lavoro stagionale neipaesi del bacino danubiano costitui-scono la base economica dell’econo-mia domestica: senza di essi il lavo-ro nei campi avrebbe perso ognisignificato. Nel territorio comunaledi Mereto di Tomba, la percentualedi emigranti rispetto alla popolazio-ne residente varia da frazione a fra-zione. Secondo i prospetti riassuntividel Censimento 1871, per esempio,a Pantianicco, gli assenti dalla fami-glia per meno di sei mesi (21 unità)e per più di sei mesi (42) rappresen-tano l’8,6% dei residenti (63 su 728persone), mentre la media comunaleè del 5,7% (158 su 2.955 ab.). Nelborgo friulano, l’emigrazione oltreo-ceano non ha ancora preso piede; gliabitanti di Pantianicco e dei paesivicini, tuttavia, alimentano un flus-so, seppure ridotto, verso Roma.Prima del 1870, ma in piccole pro-porzioni, contadini e artigiani emi-gravano anche all’interno, a Roma,come fu già accennato, e si impiega-vano nel panif icio, ed a seconda

della capacità e dell’opera che pre-stavano, ritraevano buone mercedi.Zompicchia, Beano, San Lorenzo,Pantianicco, Rivolto davano il mag-gior contributo a questa piccola emi-grazione di specialisti. Alcuni fecerofortuna, divennero agiati e cittadiniromani. Ma l’industria della panifi-cazione, che era un monopolio sottoil governo pontif icio, ha dovutoanch’essa subire, coi tempi nuovi, lagran legge naturale della libera con-correnza; cessarono quindi i lautiguadagni di pochi, migliorò la fab-bricazione, ed oggi invece non sonoi romani e i friulani, che soli forni-scono il pane quotidiano con saleall’eterna Città, el ’ e m i g r a z i o n enostra può dirsiquasi per interocessata.Nel Comune diMereto di Tomba, iprimi viaggi versol’Argentina inizia-no nel 1878: rap-presentano unaparte relativamentelimitata del flussomigratorio totale.“L’emig raz ioneperiodica da undecennio continuanella stessa misurae nella stessa dire-zione; da un annopoi si ha di più l’e-migrazione perl’America nellaragione del trentaper cento dell’emi-grazione periodi-ca”, scrive il sin-daco di Mereto diTomba il 22 luglio

1878. Nella risposta all’inchiestasull’emigrazione all’estero avviataun mese prima dalla Prefettura dellaProvincia di Udine, il sindaco osser-va che “l’emigrazione è in parteindotta dalla miseria originata dallamancanza di lavoro ed in parte sieffettua nella speranza di un mag-gior lucro. Vi hanno fin qui moltoinfluito le circolari delle agenziesedenti in Genova per ciò che riguar-da l’emigrazione per l’America” che“essendo ancora limitatissima nes-sun effetto ha prodotto in riguardo aisalari come sui valori della terra esull’economia agricola”.Emigrazione “vicina” e “lontana”

Luigi Della Picca Scanio con la famiglia; Pantianicco 1916. Sulretro: “A..a mia Carsima qugina Affettuosamente ofro DellaPicca Oliva Pantianicco 15 ottobre 1916”.

Page 43: Qui Pantianicco. 30

43

sono, tuttavia, considerate tempora-nee. “Nei prospetti mensili, non si èmai esposta per permanente neppurel’emigrazione per l’America giacchégli emigrati s’intende facciano ritor-no in patria. Partono individui solied intiere famiglie e più queste chequelli vendono prima ogni lorosostanza. Un poco fece ritorno dopoessersi trasferiti fino a Genova perdeficienza di mezzi di trasporto”,aggiunge il sindaco.Nome. età, professione, condizioneeconomica (agiata, stentata, misera-bile), epoca dell’emigrazione eluogo di emigrazione dei tredicicapofamiglia (28 persone) del comu-ne di Mereto di Tomba partiti oltreo-ceano tra gennaio e agosto 1878vengono riportati nel “Prospetto sta-tistico degli Emigrati per l’Americameridionale” che il sindaco delComune di Mereto trasmette il 4agosto 1878 al “Comitato pel patro-nato degli agricoltori friulani emi-granti per l’America meridionale”.Le destinazioni migratorie di questoprimo gruppo di pantianicchesi inArgentina variano a seconda che apartire siano singoli o famiglie. Tra iprimi, il tessitore Osualdo Majano(nato nel 1853) e i muratori LuigiCisilino Mazzorin (nato nel 1837) eLuigi Della Picca Scanio (nato nel1850) che lasciano Pantianicco nelmese di febbraio 1858, si stabilisco-no a Buenos Aires. Prima della par-tenza, la condizione economica deitre emigranti - comunica il sindato alComitato creato dall’AssociazioneAgraria Friulana - è miserabile. Leautorità comunali non sono in gradodi indicare, invece, la meta migrato-ria del ferraio Giacomo CisilinoFerrin, di posizione agiata, partitoda solo nel mese di febbraio, che“non ha mai dato notizie di sé”.Negli anni Settanta e Ottantadell’Ottocento, tuttavia, la maggiorparte degli emigranti originari dalFriuli e dal territorio comunale diMereto di Tomba diretti inArgentina, varca l’oceano per rag-giungere le colonie agricole dell’in-terno del paese e per restare contadi-ni. È il caso, per esempio, dellafamiglia del tessitore BeniaminoPicco, nato a Flaibano nel 1836, che,sempre a febbraio, parte insieme allamoglie pantianicchese AngelaToppano e al figlio Emidio per rag-giungere la colonia Jesus Maríanella provincia di Córdoba.

L’agricoltore Giuseppe Nobile, origi-nario di Pasiano Schiavonesco, lamoglie Pasqua Ermacora e i cinquefigli nati a Pantianicco, partiti nelmese di gennaio 1878, che, secondole informazioni fornite dal sindacodel Comune di Mereto di Tomba,dovrebbero trovarsi a Buenos Aires,sono, invece, nella provincia diCorrientes. Dal capoluogo provin-ciale, infatti, il 13 aprile 1878,Giuseppe Nobile scrive al compareGiuseppe Buttazzoni, residente inpaese: “Prostratto avanti li tuoi piedisono a pregarti di mandarmi il viag-gio onde poter ritornar ancora unavolta a godere i giorni felici deinostri Paesi perché noi siamo tuttialla rovina e siamo statti tutti traditi,dunque siamo distanti di BuenosAires più di trecento Leghe e cosivano molti soldi, in tutto ci vano più

di 1500 Franchi dico Mille e cinque-cento Franchi, quindi sono a pregartia non lasciarci morire in questaestrema miseria perché a dircelatutta sono propriamente disperatissi-mo ed afflito e pieni di febbre”.Secondo il sindaco, praticamentetutti i trenta compaesani “emigraro-no per mancanza di lavoro o permigliorare la loro condizione”. Eaggiunge: “Essendo tutte personelaboriose e dabbene probabilmenteotterranno un buon esito”.Qualche anno più tardi, traOttocento e Novecento, gli emigran-ti di Pantianicco oltreoceano rara-mente si dedicano all’agricoltura: ipochi contadini sono nell’internodella provincia di Buenos Aires, aTandil e a Carlos Casares per esem-pio.

(continua)

Germania 1917-18Manazzone Gaetano - classe 1896 - prigioniero di guerra n. 337/2 - infermiere (primoda snistra).

Dicembre 1989; rientro dalla visita ai parenti in Argentina, dei fratelli Roberto e RenzoManazzone.

Page 44: Qui Pantianicco. 30

44

7 novembre 2009Il Friuli è tra le regioni europee piùricche di organi antichi, ce ne sonopiù di 400 ospitati solo nelle chiesedella Provincia di Udine ePordenone. Il motivo di una taleconcentrazione sta nel fatto che neisecoli scorsi in Friuli hanno vissutoe lavorato importanti musicisti maanche, e soprattutto, bravissimicostruttori e restauratori come laditta della famiglia Zanin che è atti-va dal 1827. La Ditta FrancescoZanin di Gustavo Zanin è una Casaorganaria friulana Doc, operativa aCodroipo, specialista nella produ-zione di organi a canne, di trasmis-sione meccanica. Ha costruito orga-ni in parecchie chiese e basilicheimportanti in Italia ed all’estero edha curato anche notevoli restauri diorgani storici del 1700 a Venezia. AlCav. Gustavo, la comunità diPantianicco desidera porgere unsentito ringraziamento per la dispo-nibilità dimostrata durante gli annidi collaborazione.Gli organi sono delle vere e proprieopere d’arte... e la nostra comunità èorgogliosa di possederne una e diinaugurarla oggi per la secondavolta alla presenza di estimatori edamici. Si sa che il nostro organorisale ad un secolo fa, che ha fattoun lungo e onorato servizionell’Abbazia di Sesto al Reghena epoi fu abbandonato in un solaio. Pernoi la sua storia inizia il 2 novembre1955 quando il nostro musicologoDon Siro Cisilino ed il Parroco DonGuido Cappellari si recano a Sestoal Reghena a vedere questo stru-mento fuori uso. Il primo giudiziodeve essere stato abbastanza positi-vo se due giorni dopo è stata chia-mata la Ditta Zanin che ha consi-gliato l’acquisto. Con il monsignorAbate è stato f issato il prezzo diLire 600.000 compreso il trasportonei laboratori di Camino e Lire1.850.000 per il restauro ed il collo-camento.Intanto Don Guido si dà da fare inVicaria per raccogliere offerte proorgano dalle maggiori istituzionilocali ed in predica raccomanda “ali paronis di cjasa” di mettere acovare un uovo in più pro organo. Il 10 luglio 1956 la Ditta dei fratelliZanin trasportò l’organo aPantianicco e cominciò a collocarlodietro l’altare maggiore. Bisognaricordare che con il primo restauro ilnostro organo funziona elettricamen-te, quest’ultimo restauro l’ha portatoal sistema meccanico originale.Il 5 agosto 1956, solennità di S.Luigi, è il giorno dell’inaugurazio-

ne. Dopo una Messa solenne ed unaaltrettanto solenne processione offi-ciata dal Mons. Arciprete diCodroipo, alla sera è stato eseguitoun importante concerto d’organo dalMaestro Don Albino Perosa che hadeliziato il folto pubblico con nume-rosi brani musicali: Toccata diVidor, Pentecoste, Cigno, MarciaTurca, Biricchinissima, Marciafunebre, Canto serafico, Toccata diBachman e chiusura con l’AveMaria di Schubert.Tutto questo risulta dal LibroStorico della Vicaria, appena diven-tata Parrocchia nel 1955 a firma delI° Parroco Don Giudo Cappellari.In seguito l’organo venne collocatodefinitivamente in cantoria sopra laporta maggiore d’ingresso. Venivausato regolarmente nella messasolenne domenicale, quando si tro-vava qualche giovane che sapevausarlo, poi nelle grandi occasioni equando rientravano dal paese inostri musicologi Don Siro e DonAngelo. Lo hanno usato GianpietroBrandolino, Roberto Manazzone,William Cisilino, poi il ragazzinoStefano Barberino di Codroipo cheil nonno accompagnava regolarmen-te a Pantianicco ogni domenica. Perun lungo periodo Stefano ha arric-chito ed allietato le nostre SanteMesse, poi i suoi studi lo hanno por-tato lontano. Ma stasera è qui pernoi, in veste di MAESTRO di musi-ca! Congratulazioni Stefano!.Mauro Brandolino, da alcuni annied anche attualmente, si occupa diquesto lodevole servizio.Il tempo passa e, come succede nel-l’ordine naturale delle cose, ci si èaccorti che l’organo aveva bisognodi una buona manutenzione per eli-minare alcuni difetti alle tastiere edal suono. Nel gennaio 2000 la DittaZanin fece un sopralluogo e nedecretò la spesa preventiva.Iniziarono così sei lunghi anni di iterburocratico e pratico per riportarel’organo alla sua antica efficienza.La Commissione per gli AffariEconomici ha affidato questo com-pito a Aldo Cisilino che si è datosubito da fare con domande, richie-ste e documentazione varia fraParrocchia, Curia Arcivescovile,Servizio dei Beni Culturali dellaRegione Friuli Venezia Giulia e laDitta Zanin. Regolarmente Aldo partiva daPantianicco con “l’autista” Rovilioper seguire l’andamento dei lavorinei laboratori Zanin. Il Cav. Gustavoli riceveva con grande cordialità alpunto che un giorno dichiarò riden-

do: “d’ora in poi Voi siete “precetta-ti” a presentarVi qui una volta almese!” E così fu. Ad ogni visita ilCav. Gustavo offriva i pasticcini, unbuon bicchiere ed il caffè e poiseguivano lunghe e cordiali chiac-chierate.Dopo l’improvvisa dipartita di Aldo,Luciano e Rovilio hanno continuatoqueste visite per qualche tempo...poi le pratiche per la ristrutturazionedell’organo sono passate a Lucianoe Offelia che dal 2003 hanno segui-to e ne seguono tuttora l’iter ammi-nistrativo.La spesa preventivata era notevole,per cui è stato deciso di dividere ilavori in due lotti: dal 2001 sonostate regolarmente presentate ognianno domande di contributo alServizio dei Beni Culturali dellaRegione F.V.G. a Trieste, alcune diqueste hanno avuto esito negativo acausa della limitatezza dei fondi adisposizione dell’Ente, ma due sonoandate felicemente in porto.Attualmente le pratiche amministra-tive relative al II° lotto dei lavorisono giunte alla fase conclusiva.Noi parrocchiani ne siamo veramen-te lieti perché il suono armoniosodelle canne accompagna i momentidi gioia e di dolore delle nostrefamiglie e porta serenità nei nostricuori.Terminiamo questo nostroMemorandum con i dovuti ringra-ziamenti alla Regione AutonomaFriuli Venezia Giulia - Trieste per lasensibilità dimostrata, ai nostri com-pianti musicologi Don Siro Cisilinoprima ed il prof. Don Angelo DellaPicca che ha avuto sempre a cuorele sorti dell’organo, lo ha sponsoriz-zato con un sostanzioso aiuto e si èauto invitato all’inaugurazione, mapurtroppo non è qui con noi. Grazieanche ai tre parroci che hanno servi-to la nostra comunità nel mezzosecolo trascorso: Don GuidoCappellari, Don Claudio Bevilacquae Don Giovanni Boz, e grazie ai dueconsigli Pastorale e per gli AffariEconomici, agli organisti, ai segre-tari, ai sacrestani ed alle tantissimepersone di buona volontà che inquesti 50 anni hanno dato una manoin mille modi perché la nostraParrocchia sia sempre viva e vitale.Infine manifestiamo il desiderio dipoter ascoltare le dolci e toccantiarmonie di questo mirabile strumen-to anche al di fuori delle funzionireligiose, in qualche concerto dibuona musica, com’era nella tradi-zione bandistica della nostra gentenel secolo scorso.

I.D.P.

IL NOSTRO ORGANO

Page 45: Qui Pantianicco. 30

45

C R O N C R O N A C A C AAOTTOBRE 2008

Lunedì 13. È stata recapitata in ogni famiglia unabusta contenente una lettera che spiegava il nuovomodo di riscuotere l’animatico. Da quest’anno si è pen-sato di farlo casa per casa, consegnando la busta e poiripassare a ritirarle, chi lo desiderava le ha portate adon Giovanni o agli incaricati. Il ritiro delle buste hareso 7350,00 euro, un grazie a quanti hanno a cuore ibisogni della parrocchia. L’animatico raccolto com-prendeva gli anni 2007-2008.

Domenica 19. In tutte le parrocchie e chiese del mondocattolico si è svolta la Giornata Missionaria Mondiale.Questa giornata è dedicata alla raccolta di aiuti finan-ziari per i nostri missionari che si trovano ad operare neiluoghi più bisognosi del mondo, ma in modo particolareè un momento dove la nostra preghiera è la forza piùgrande per dare aiuto ai missionari e al loro lavoro ditestimonianca del Vangelo. La Diocesi, da ottobre 2007a ottobre 2008 ha raccolto la somma di Euro 118.516,41che sono serviti a finanziare alcune realizzazioni urgen-ti e a sostenere i 261 missionari friulani. La nostra par-rocchia in questa domenica ha raccolto euro 200,00.

Il tempo:i primi 22 giorni di sole, alternati a vento forte, caldoumido; i restanti giorni pioggia abbondante e intensa,mm 170.

NOVEMBRE

Domenica 2. Durante la S. Messa in cimitero abbiamopregato per tutti i nostri cari defunti, il ricordo era statopreceduto il pomeriggio del giorno dei Santi con la pro-cessione al camposanto.

Domenica 9. L’Amministrazione Comunale, in memoriadei caduti per la Patria, ha deposto nel monumento unacorona d’alloro. È stata una cerimonia semplice assiemealle rappresentanze comunali di ex appartenenti alle variearmi.

Lunedì 10. Collaudo dell’organo. Lo strumento è statorevisionato, controllato e provato da un sovrintendente deiBeni Culturali della Regione; l’augurio è che sia adoperato

il più possibile, il suo suono aiuta ad essere più vicini a Dio.

Domenica 23. Giornata del Seminario Diocesano, rccoltieuro 120,00.

Lunedì 24. Da oggi abbiamo la possibilità di assisterealla Messa feriale ogni giorno della settimana e questograzie alla disponibilità di mons. Paolino Della Picca, alquale va il nostro grazie.

Domenica 30. Inizio nuovo anno Liturgico e giornata delRingraziamento al Signore per quanto ci ha dato nelcorso di tutto l’anno. L’incontro conviviale si è svolto neilocali della Pro Loco e gestito dagli stessi collaboratori.

Il tempo:inizio piovoso, prosegue con vento freddo, termina conpioggia e nebbia. Il 24 una spruzzata di neve, tempera-tura -3° pioggia mm 130.

DICEMBRE

Venerdì 5. I bollettini “Qui Pantianicco” destinati ainostri emigranti, sono stati recapitati all’ufficio postaledi Mereto.

Dal giorno 11 al 23, antivigilia del Natale, la comunitàdi Mereto e tutta la zona pastorale, ha vissuto un

momento particolare con la riesumazione e laricognizione dei resti della salma dellaVenerabile Concetta Bertoli.

Giovedì 11. Anche quest’anno, nella nostraParrocchiale, il gruppetto giovani e meno gio-vani, che ha a cuore il bene della comunità, haprovveduto all’allestimento del presepe. Èstato fatto in modo molto semplice ma signi-ficativo; quando vedremo le nuove leve!!??

Sabato 20. Le comunità parrocchiali diMereto, Pantianicco, Plasencis e Tomba, sisono riunite assieme a don Giovanni, nellaparrocchiale di Mereto, per ringraziare ilSignore dei suoi primi 40 anni di consacrazio-

ne sacerdotale. Il regalo che ci ha chiesto, è stato quellodella confessione e comunione.

Page 46: Qui Pantianicco. 30

46

S. Natale. La S. Messa della notte per tutta la zonapastorale, è stata celebrata a Mereto; poi ci siamo trova-ti sulla piazza a scambiarci gli auguri, scaldati da unacioccolata calda e da un brulé.

Mercatino. All’offertorio della S. Messa del giorno diNatale, è stato portato all’altare il rendiconto del mer-catino appena conclusosi. Anche inquesta edizione dobbiamo ammettereche tutti sono stati magnifici, da chi hapreparato a quanti hanno acquistato,permettendo un ricavato di 2480 euroche, sommati alle offerte di 86 euro delpane benedetto della giornata del rin-graziamento, serviranno per sosteneredue adozioni a distanza più due borse distudio presso la scuola agraria DonBosco a S. Vicente del Caguán(Colombia).

Il tempo:fino al 18 del mese piogge abbondantial di sopra delle medie del periodo;sole e vento forte i restanti giorni; tem-peratura -7°, pioggia caduta mm 250.

GENNAIO 2009

Giovedì 1. 42ª Giornata mondiale per la Pace; primadella S. Messa si è cantato il Veni Creator affinché loSpirito Santo ci aiuti durante tutto l’anno. La Messafestiva è alle ore 11,00 per tutto il corso dell’anno.

Martedì 6. Epifania del Signore, giornata conclusivadelle festività del Natale, durante la S. Messa si sonobenedetti: l’acqua, il sale e la frutta; essendo anche lagiornata per i bambini delle Missioni, sono stati bene-detti i fanciulli della parrocchia presenti e assenti. Perl’Infanzia Missionaria sono stati raccolti 100 euro.Il “Pan e Vin”: la direzione dei fumi, da cui si traggonole previsioni per tutto l’anno, sembra non sia stata dellepiù favorevoli.

Domenica 18. Per la settimana dell’Unità dei Cristiani,nella chiesa parrocchiale di Variano, si è svolta unacelebrazione Ecumenica con preghiere e riflessionibibliche, presieduta dal prete Ortodosso, padreJustinian e da don Roberto Nali, parroco di Variano.

Alla celebrazione era invitata tutta la zona pastorale.

Domenica 25. A Tomba, per tutta la zona pastorale, conuna S. meesa si è ringraziato il Signore e festeggiate lecoppie di sposi per i lustri di matrimonio, alle coppie chehanno raggiunto i 25 anni è stato donato un ricordo. Chilo desiderava ha partecipato ad un incontro conviviale.

Il tempo:i primi giorni del mese caratterizzati da vento forte dibora gelida e ghiaccio, temperature a -5°. I restantigiorni intervallati da sole, nuvoloso e pioggia, mm 91.Il primo giorno dell’anno si è vista una bella nevicata.

FEBBRAIO 2009

Per l’anno 2008 i contributi, che l’AmministrazioneComunale di Mereto di Tomba ha elargito alle varieassociazioni sportive, culturali e ricreative che operanosul nostro territorio, ammontano a 35 mila euro; alleparrocchie sono stati assegnati i seguenti contributi:Mereto di Tomba 600 euro; Pantianicco, Savalons ePlasencis 200 euro ciascuno; San Marco 400 euro;Tomba 700 euro. (notizia rilevata dal MessaggeroVeneto del 17.02.09).

Il tempo:dieci giorni di pioggia, mm 140; alto il tasso di umi-dità. I restanti giorni cielo sereno con vento forte efreddo -6º. (fevrarut pies di dut)

MARZO

SECONDA GIORNATA ECOLOGICA COMUNALEDomenica 22, in tutto il territorio comunale si è svolta,nell’ambito della giornata ecologica, la raccolta dirifiuti abbandonati da cittadini con nessun senso del-l’ordine e del rispetto del territorio in cui vivono.Come cristiani dobbiamo pregare per loro affinché ilSignore li illumini a trovare il giusto cammino pervivere da bravi cittadini che rispettano il prossimo.Cerchiamo di avere un comportamento civile che siad’esempio ai ragazzi e ai giovani.Dai fogli fatti pervenire in tutte le famiglie rilevo alcu-ni dati che devono coinvolgerci ancora di più nel tene-

C R O N C R O N A C A C AA

Page 47: Qui Pantianicco. 30

47

Il tempo:un mese caldo e soleggiato con temperature al di sopradella media del periodo, 31°. Negli ultimi giorni, si èverificato un brusco calo della temperatura, 11° dimassima. Pioggia caduta mm 50.

GIUGNO

La giornata del Ritiro Spirituale per la zona pastorale aSan Antonio, 31 maggio e la festa in suo onore, dome-nica 28, quest’anno sono state disturbate dalla pocaclemenza del tempo che, in mattinata non dava nessunagaranzia ma poi nel pomeriggio era ritornato favorevo-le. La giornata del ritiro si è svolta nei locali dellacanonica e in chiesa. La festa in onore di S. Antonio,dopo la S.Messa nella Parrocchiale, ci siamo recati aconsumare il “pranzo al sacco” presso i locali della ProLoco, dove è stata estratta la pesca di beneficenza perle missioni di euro 1450 e la lotteria del “purcit” dieuro 215. Un encomio solenne a quanti hanno permes-so il buon risultato di questa giornata.

Il tempo:il mese inizia con cielo sereno e giornate di caldo afoso, tem-peratura massima 32°. Prosegue con giornate alternate dasole e pioggia, mm 190.

LUGLIO

Domenica 12. 50º di ordinazione sacerdotale dimons. Paolino Della Picca. La comunità, unita a tutti ifamigliari ed amici, con una solenne S. messa, ha rin-graziato il Signore per il traguardo raggiunto dalnostro compaesano don Paolino. Numerosissimi icompaesani vicini e lontani che sono accorsi a festeg-giarlo anche nel riuscitissimo convivio gestito dallaPro Loco.

Il tempo:le giornate partono con cielo incerto e terminano console e caldo torrido, temperatura 34°. Il giorno 07 si èavuto un forte temporale con abbondante pioggia, mm 85.

AGOSTO

Giovedì 20. Dopo le dimissioni, dettate dalDiritto Canonico, annunciate l’anno scorso daMons. Pietro Brollo, dal Vaticano è giuntanotizia alla nostra Diocesi, della nomina delnostro nuovo Arcivescovo nella persona diMons. Andrea Bruno Mazzocato, provenientedalla sede arcivescovile di Treviso. Domenica23, tutte le campane della diocesi hanno suona-to a festa per dargli il nostro sincero benvenu-to.

Il tempo:un mese di caldo torrido, la temperatura massi-ma ha raggiunto i 36º, un caldo eccezionale. Igiorni, 03 e 22, si sono verificati due grossi eviolenti temporali, pioggia caduta mm 95.

C R O N C R O N A C A C AAre pulito il territorio; Mereto di Tomba ha una superfi-cie di 27,30 km quadrati, con una popolazione di 2750abitanti. La quantità di rifiuti prodotti nel 2008 è statadi 1.354.640 kg, pari a una media di 492.6 kg per abi-tante. Grazie a un nuovo metodo di raccolta differenzia-ta, introdotto a metà 2008, il nostro comune ricicla il70,3% del rifiuto; si può fare meglio.

Il tempo:i primi due giorni e i quattro ultimi del mese, pioggiaabbondante mm 230. I rimanenti giorni, sole accompagna-to da vento forte e gelido.

APRILE

Domenica. in ogni chiesa della Diocesi Udinese, durantela S. Messa, siamo stati invitati a fare una offerta per lepopolazioni dell’Abruzzo colpite dal terremoto del 6 apri-le; nella nostra parrocchia sono stati raccolti 300 euro.

Durante il mese ci hanno fatto visita Della Picca Lucianoe la moglie Julia, genitori di don Leonardo, che abbiamoavuto l’onore di avere ospite due anni fa per la sua primaS. Messa al paese dei nonni. Emozionante è stata la loropermanenza a Pantianicco e meraviglioso quel poco chehanno visto visitando l’Italia.

Domenica 26. Nei locali della Pro Loco, si è svolto ilpranzo per tutte le persone che collaborano al buon funzio-namento delle attività della parrocchia. L’invito al pranzo,letto il giorno di Pasqua e la domenica seguente era cosìformulato: chi ritiene di aver dato un contributo in qualsia-si maniera al funzionamento della parrocchia, è pregato,per motivi di organizzazione, di dare la propria adesione.Un grazie a tutti per quello che hanno fatto e che farannoancora per la parrocchia, si lavora per il Signore.

Il tempo:nei giorni centrali del mese, sole e caldo, eccezionaleper il periodo. Le restanti giornate caratterizzate danuvolosità e pioggia, mm 131. Il giorno 5 si è verificatoil primo temporale dell’anno.

MAGGIO

Incontro fra Ettore e Melita, figlia del maestro Luigi Lanzafame. Fanno da corni-ce Marcella, Sarita e Ines.

Page 48: Qui Pantianicco. 30

48

SETTEMBRE

Venerdì 4. Don Plinio Galasso, dopo 9 anni di permanenzaa Basiliano come vicario foraneo di Variano, è stato nomi-nato nuovo parroco delle comunità udinesi di S. Giorgio inBorgo Grazzano e di S. Nicolò al Tempio Ossario. Tutta lacomunità porge a don Plinio i migliori auguri e un grazie.Domenica 20. A Basiliano si è fatta l’apertura del nuovoanno liturgico, che quest’anno ha per tema: “Comunità cri-stiane capaci di vivere e trasmettere la fede oggi. ALPOZZO DI GIACOBBE PER ASCOLTARSI”. La cerimo-nia è proseguita con la concelebrazione Eucaristica contutti i sacerdoti della forania per il saluto al vicario donPlinio.

Venerdì 25. Apertura della quarantesi-ma mostra regionale della mela che pro-seguirà anche nei primi quattro giorni diottobre.

Domenica 27. Nella parrocchiale diPlasencis, durante la S. messa, si èsvolta l’apertura ufficiale della cate-chesi per i ragazzi delle elementari,medie e superiori.

Il tempo:un mese caldo e soleggiato con alcunegiornate di alto tasso di umidità.Temperatura massima 35°; i giorni 14,16, 17 pioggia burrascosa mm 155.

OTTOBRE

Giovedì 1. Ora di adorazione Eucaristica a Plasencis aperta atutti i fedeli delle nostre comunità parrocchiali; questomomento di preghiera, si tiene a rotazione coinvolgendo tutti ipaesi del comune. È una consuetudine intrapresa nel 1998 e sifa ogni primo giovedì di tutti i mesi dell’anno.

Domenica 4. S. Messa e processione con la statua dellaMadonna del S. Rosario; si lamentava la scarsa presenza difedeli. Che la Madonna ci aiuti a convertirci e a essere autenti-ci cristiani nel dire sì quando è sì e no quando è no.

Domenica 11. Solenne Prima Comunione dei ragazzi dellanostra zona pastorale, nella parrocchiale di Plasencis. I ragaz-zi, che per la prima volta hanno ricevuto il Corpo di Gesùerano 11 e in 3 provenivano dalla comunità di Pantianicco:Ermacora Alice, Barbieri Gaia e Cisilino Diana.

In questa annata agricola, la raccolta del mais sui terreni dellaparrocchia è di 242,7 quintali.

Cronaca a cura di Vilmo

Il meteorologo Luigino Manazzoni,che da quest’anno è aiutato, per i dati,

da una “potente” centralina elettronica.

Terra Santa, luglio 16-23

Mereto, canonica; 31 agosto, 1e 2 settembre, ritiro - campeggio dei ragaz-zi della prima comunione.

Padova, 11-10-2009; i coscritti del 39 festeggiano i 14 lusti di vita.

Page 49: Qui Pantianicco. 30

49

L A U R E E

Il 9 dicembre 2008, presso l’Università degli Studi Milano-Bicocca, si è laureata in Scienze Giuridiche KATIAPERSELLO, figlia di Giovanni e Silvana Toppano, discutendocon il chiar.mo Prof. Giandomenico Dodaro, la tesi in dirittopenale dal titolo “il mobbing e il reato di maltrattamenti”. Sicongratulano con la neo dottoressa e le augurano “in bocca allupo” per il proseguimento degli studi: mamma, papà, Andrea,la nonna Maria, gli zii e i cugini.

D’ODORICO GIULIO28 Settembre 2009Presso l'Università degli Studi diTrieste, ha conseguito la laureaspecialistica in FISICA, con ilpunteggio di 110/110 e lode, D'O-DORICO Giulio (f iglio diLuigino e Cragno Offelia) discu-tendo la tesi: Metodi idrodinamiciLagrangiani in simulazionicosmologiche. Relatore Prof. Stefano Borgani -Correlatore dott. GiuseppeMurante.

CISILINO VALENTINAIl 19.02.2009 presso l’Universitrà degli Studi di Trieste, ha

conseguito la laurea specifica in sociologia delle reti territo-riali ed organizzative, con il punteggio di 110/110 e lodeCISILINO Valentina (figlia di Silvio e di Rinaldi Vania),discutendo con il Chiar.mo Prof. Moreno Zago la tesi daltitolo: “transnazionalismo e duplici appartenenze: il caso

delle migrazioni friulane in Argentina”.

CCCCoooonnnnggggrrrraaaattttuuuu llll aaaazzzz iiii oooonnnn iiii

vvvv iiii vvvv iiii ssssssss iiiimmmmeeee

ddddaaaa ttttuuuuttttttttaaaa llll aaaa ccccoooommmmuu

uunnnn iiii ttttàààà

n. 30 novembre 2009

Numero unico della parrocchia di

PANTIANICCO

Piazza Cortina, 533036 Mereto di Tomba

tel. 0432.860064

Aut. Trib. Ud n. 13 del 25.10.48Sped. in abb. post. gr. IV/50%

Page 50: Qui Pantianicco. 30

50

VIVONO NELLA PACE DI DIO!

ZANIN BRUNOanni 85 - 27.10.2008

CISILINO ENOREanni 85 - 15.11.2008

CISILINO GIOVANNIanni 86 - 06.12.2008

MATTIUSSI EVELINAv. Frisano

anni 86 - 25.12.2008

CISILINO MARGHERITAv. Toppano

anni 88 - 29.12.2008

MANSUTTI AUGUSTOanni 89 - 22.01.2009

CISILINO OLINDA(Teresina) v. Cisilinoanni 93 - 29.04.2009

MAUTARELLI GIANPAOLOanni 24 - 11.09.2009

RedazioneDon Giovanni Boz

Cragno OffeliaDella Picca Ines

Manazzoni Vilmo

Hanno collaboratoBrandolino Raffaele

Cisilino CatiaCisilino EddaCisilino Lida

Manazzoni LuiginoMattiussi Viviana

Padre Aurelio Blasotti

Ringraziamento

Don Giovanni e i collaboratori ringraziano tutti gli emigrantie paesani che hanno contribuito all’uscita del bollettinooffrendo la propria disponibilità, articoli, fotografie, offerte.Un plauso particolare a quanti hanno sostenuto economica-mente la divulgazione del presente bollettino.

ZUCCO FRANCESCOanni 87 - 17.05.2009

“non dobbiamo piangere

i nostri fratelli

che la chiamata del

Signore

ha tolto da questo mondo,

perhé sappiamo

che non sono perduti,

ma partiti prima di noi:ci hanno lasciati,

come viaggiatori, come navigatori,per precederci.Dobbiamo dunque invidiarliinvece di piangerli,e non indossare abiti scurimentre lassùessi portano vesti candide”

San Cipriano

Page 51: Qui Pantianicco. 30

51

Matrimoni

Cisilino Matteo e Pitton Ingrid - 21.03.2009

09.11.2008 Cisilino Marianna diFranco e Eleonora Di Lenarda

Battesimi

06.01.2009 Cragno Sebastiano di Emiliano e Toppano Elisa

25.10.2009 Siria Zecchin di Marco e Livon Charlie

25.10.2009 Mattiussi Cesare di Gabriele e Manazzone Simona

Brandolino Raffaele e Cisilino Silvia - 13.06.2009

Page 52: Qui Pantianicco. 30

52

Monsignore, dopo 23 anni di episcopato, di cui 19 al

servizio della nostra Arcidiocesi, prima come

Ausiliare e gli ultimi anni come Arcivescovo, Lei

lascia la guida pastorale per il meritato “riposo” pres-

so la casa paterna a Tolmezzo. La ringraziamo per

quanto ha fatto e in particolare nel dare ufficialità e

riconoscimento ai laici impegnati, la nuova forza

della Chiesa che, con l’aiuto del Signore, non venga

mai a mancare per il sostegno ai nostri sacerdoti.

Le auguriamo un meritato riposo, di poterla rivedere

in tante altre occasioni, religiose e non e La accom-

pagniamo con le nostre preghiere, perché il Signore

Le doni tante possibilità di bene, salute e serenità.

Mandi.

Andrea Bruno Mazzocato è nato a S. Trovaso di

Preganziol (TV) il 01.09.1948. Ha frequantato gli

studi nel Seminario di Treviso ed è stato ordinato

sacerdote il 03.09.1972. Dal 1972 al 1977 cooperato-

re parrocchiale a San Martino di Lupari (PD).

Dal 1977 al 2001 è docente di Teologia Dogmatica

nello Studio teologico del Seminario di Treviso,

tenendo corsi anche presso lo Studio Teologico “San

Massimo” dei frati Conventuali di Padova e presso

l’Istituto Superiore di Scienze Religiose. Dal 1977 al

1986 è padre spirituale nel Seminario maggiore dio-

cesano. Dal 1987 al 1994 è delegato Vescovile per la

formazione del clero giovane. Nel 1990 è pro-Rettore

del Seminario minore di Treviso e poi, nel 1994,

Rettore dei Seminari maggiore e minore.

Nominato Vescovo della diocesi di Adria-Rovigo l’11 ottobre 2000, ha ricevuto la consa-

crazione episcopale il 9 dicembre dello stesso anno. Il 3 dicembre 2003 è trasferito alla

sede di Treviso.

Il 20 agosto 2009 è eletto Arcivescovo di Udine.

Monsignore, Le diamo un caloroso benarrivato e Le auguriamo un proficuo lavoro in que-

sta nostra terra friulana, le nostre preghiere saranno di sostegno per il Suo lavoro, anche a

Lei diamo il nostro saluto friulano, mandi.

La comunità saluta Mons. Pietro Brollo e Mons. Andrea Bruno Mazzocato