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1 LA PAROLA DELL’ARCIPRETE LA PAROLA DELL’ARCIPRETE mons. Bruno Stenco C QUANTI PANI AVETE? Cari lettori del bollettino, Quanti pani avete è il tito- lo, in forma di domanda, che il nostro vesco- vo Beniamino ha voluto dare alla sua Lettera Pastorale per il nuovo anno 2016/2017. «Gesú, osser- va il Vescovo, davanti alla gran quantità di persone che lo segue da tre giorni e che è attanagliata dal- la fame, «sen- te compassio- ne» (Mt 15,32; Mc 6,34; 8,2), e chiede di quali mezzi disponga- no i discepoli per venire incontro a questo bisogno ineludibile della gente: «Quanti pani avete?» (Mt 15,34; Mc 6,38; 8,5). Forse è la domanda che il Signore desidera porre amorevolmente anche alla nostra Chiesa diocesana». È la domanda che Gesú rivol- ge anche alla nostra comuni- tà di San Pietro. Anche a noi è richiesto che, nonostante il poco che pos- siamo offrire a Gesú (pochi pani e pochi pe- sci insufficienti per far fronte alle necessità di molti) offria- mo il meglio di noi stessi, sen- za riserve e con piena fiducia in Lui. «Il miraco- lo non si produ- ce da niente, ma da una prima modesta con- divisione di ciò che un semplice ragazzo aveva con sé. Gesú non ci chiede quello che non abbiamo, ma ci fa vedere che se ciascuno offre quel poco che ha, può com- piersi sempre di nuovo il miraco- «Non lontano (da Cafarnao) … c’è una campagna erbosa con fieno abbondante e molte palme e, lí vicino, sette sorgenti ognuna delle quali emette infinita acqua; in questa campagna il Signore saziò una moltitudine con cinque pani e due pesci. La pietra su cui il Signore depose il pane è divenuta un altare». Questo testo at- tribuito alla pellegrina Egeria (381-384 d. C.), costituisce la migliore attestazione dei ricordi cristiani di Tabgha, il cui nome proviene dalla deformazione del greco Heptàpegon (sette sorgenti). Ancor oggi nella chiesa della moltiplicazione dei pani si vede la celebre roccia sotto l’al- tare davanti alla quale c’è questo antico mosaico del V secolo che rappresenta il pane e i pesci che servirono a Gesú per sfamare la moltitudine.

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    LA PAROLA DELL’ARCIPRETELA PAROLA DELL’ARCIPRETE

    mons. Bruno Stenco

    C

    QUANTI PANI AVETE?

    Cari lettori del bollettino, Quanti pani avete è il tito-lo, in forma di domanda, che il nostro vesco-vo Beniamino ha voluto dare alla sua Lettera Pastorale per il nuovo anno 2016/2017.

    «Gesú, osserva il Vescovo, davanti alla gran quantità di persone che lo se gue da tre giorni e che è attanagliata dalla fame, «sente compassione» (Mt 15,32; Mc 6,34; 8,2), e chiede di quali mezzi dispongano i discepoli per venire incontro a questo bisogno ineludibile della gente: «Quanti pa ni avete?» (Mt 15,34; Mc 6,38; 8,5). Forse è la doman da che il Signore desidera porre amorevolmente an che alla

    nostra Chiesa diocesana».

    È la domanda che Gesú rivol-ge anche alla nostra comuni-tà di San Pietro.

    Anche a noi è richiesto che, nonostante il poco che pos-siamo offrire a Gesú (pochi pani e pochi pe-sci insufficienti per far fronte alle necessità di molti) offria-mo il meglio di noi stessi, sen-za riserve e con piena fiducia in Lui. «Il miracolo non si produce da niente, ma da una pri ma modesta condivisione di ciò che un semplice

    ragaz zo aveva con sé. Gesú non ci chiede quello che non ab biamo, ma ci fa vedere che se ciascuno offre quel poco che ha, può compiersi sempre di nuovo il miraco

    «Non lontano (da Cafarnao) … c’è una campagna erbosa con fieno abbondante e molte palme e, lí vicino, sette sorgenti ognuna delle quali emette infinita acqua; in questa campagna il Signore saziò una moltitudine con cinque pani e due pesci. La pietra su cui il Signore depose il pane è divenuta un altare». Questo testo at-tribuito alla pellegrina Egeria (381-384 d. C.), costituisce la migliore attestazione dei ricordi cristiani di Tabgha, il cui nome proviene dalla deformazione del greco Heptàpegon (sette sorgenti). Ancor oggi nella chiesa della moltiplicazione dei pani si vede la celebre roccia sotto l’al-tare davanti alla quale c’è questo antico mosaico del V secolo che rappresenta il pane e i pesci che servirono a Gesú per sfamare la moltitudine.

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    lo: Dio è capace di moltiplicare il nostro piccolo gesto di amore e renderci partecipi del suo dono»1.

    Occorre offrirgli il massi-mo della nostra disponibilità, una disponibilità individuale e comu nitaria, espressione del sentirci tutti partecipi e corre-sponsabili.

    LE «UNITÀ PASTORALI».PER UNA NUOVA PRESENZA DELLA CHIESA NEL TERRI-TORIO, CON UN NUOVO VOL-TO E UN NUOVO STILE

    La priorità che il Vescovo ci in-vita a mettere in cima al nostro cammino pastorale è quella di rinnovare la nostra presenza nel territorio cittadino.

    A questo scopo egli raccoman-da non solo di favorire la costi-tuzione di unità pastorali, ma di avviare concretamente iniziative di collaborazione tra parrocchie a vari livelli.

    «La trasformazione della diocesi berica in Unità Pa storali» precisa il vescovo Beniamino «è oggettivamente provocata dalla diminuzione del clero, dei consacrati e delle consacrate, del nume ro dei battezzati, dall’aumento delle persone prove nienti da altri paesi. Dentro a questo nuovo scena rio siamo chiamati a operare un serio discernimento al fine di cogliere i “segni” che ci provocano a dare risposte nuove di fronte a situazioni nuove».

    E prosegue: «Anche le parrocchie piú grandi e meglio organizzate non ri escono a raggiungere tutti quegli ambiti che per loro natura oltrepassano i confini geografici di essa, come la scuola, l’università, la cultura, il lavoro, la salute, le comunicazioni sociali. Di conseguenza le parrocchie non possono piú pensare di agire da sole, è necessaria una “pa-storale integrata” attraverso la quale – nell’u nità della diocesi e abbandonando ogni pretesa di au tosufficienza – esse si colleghino tra loro, accoglien do ogni carisma e ministero, valorizzando sia la Vita Consacrata sia il Laicato che, sempre di piú, si espri me nelle Associazioni e nei nuovi Movimenti Eccle siali. Le parrocchie e le Unità Pastorali, poi, devono supe rare il rischio – sempre latente – delle chiusure, del ri piego sull’esistente, dell’autoreferenzialità: esse sono chiamate a essere missionarie!»

    ALCUNI IMPEGNI PER IL NUOVO ANNO PASTORALE

    La nostra Parrocchia non è sta-ta costituita in Unità Pastorale, ma deve tenere conto della pro-spettiva indicata dal Vescovo, collaborando con le altre par-rocchie nella prospettiva di una pastorale cittadina, che guardi cioè alla città di Schio nel suo insieme.

    In questa prospettiva, ecco

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    qualche passo da condividere.- Riflettere insieme e con spiri-

    to di comunione e di preghie-ra sul valore profetico e anche missionario della nostra vita comunitaria parrocchiale.

    - Dedicare attenzione alla for-mazione dei laici chiamati a passare dalla sempli ce colla-borazione all’esercizio della corresponsabilità nell’opera di evangelizzazione e nella cura pastorale della comuni-tà; e ciò, nell’orizzonte di una «Chiesa in uscita» non piú ri-versa su una pastorale di sem-plice conservazione ma volta a una pastorale de cisamente missionaria2.

    - Dare una impostazione piú or-ganica al lavoro del Consiglio pastorale parrocchiale con l’at-tribuzione di responsabilità a servizio

    - della fede annunciata/professa-ta (Parola, catechesi),

    - della fede celebrata (liturgia), - della fede che si manifesta

    nell’attenzione agli ultimi (ca-rità),

    - della fede testimoniata ( lavo-ro, scuola, famiglia),

    - della fede vissuta nella fraterni-

    1. Benedetto XVI, Angelus, 29 luglio 2012.

    2. Si veda in Evangelii Gaudium, il primo capitolo sulla «Trasfor-mazione missionaria della Chiesa» (nn. 20-49) e quello dedicato a «Le tentazioni degli operatori pastorali» (nn. 76-109).

    Domenica 9 ottobre, al termine della messa di apertura dell’anno pastora-le, il Consiglio pastorale parrocchiale ha voluto anche ricordare il 40° di or-dinazione dell’Arciprete (mons. Stenco era stato ordinato il 19 marzo 1976) regalandogli, a nome della Parrocchia, un’icona di fattura romena con la san-ta Madre di Dio.

    tà (koinonia).Dedicare la Settimana della

    Comuni tà «E vi fu grande gioia in quella città» a riflettere su questa rinnovata presenza della Chiesa nel territorio cittadino attraverso la testimonianza e l’annuncio della gioia del Vange-lo.

    Sostenere la preghiera per-sonale e co munitaria, la lectio divina settimanale e in modo particolare la celebrazione dell’Euca ristia domenicale nel solco dell’anno liturgi co.

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    SOTTO IL PRÒNAO DEL DUOMOSOTTO IL PRÒNAO DEL DUOMO

    Novembre è un lugubre mese au-tunnale. Infatti vediamo la morte della natura, che tuttavia si risveglia in pri-mavera. Inoltre ricordiamo i nostri cari defunti che non ritorneranno a prima-vera, ma dovrebbero continuare la vita dello spirito nell’Aldilà. Questo speria-mo tutti, forse lo sperano anche gli atei. E la Speranza, (dal greco ˜lp…j, elpís = desiderio di un bene futuro), è la se-conda delle tre virtú teologali (assieme alla Fede e alla Carità), per la quale il cristiano, con l’aiuto della Grazia, con-fida nel perdono dei peccati, nella vita eterna e nella visione di Dio.

    Il mese scorso si è celebrato un fu-nerale civile sul sagrato (guarda caso, proprio lí) del duomo di Milano: il figlio del defunto ha esordito proclamando con sicurezza e tracotanza (ma nes-suno glielo aveva chiesto) «noi siamo comunisti e atei... i miei genitori non hanno mai piegato la testa». Bravo!

    Il defunto, morto anche lui, nono-stante pensasse di essere immortale perché artista osannato, ovviamente non ha detto nulla. In vita, è vero, il Fo ha sputato spesso contro la Chiesa, i cristiani, la religione. E come attore e

    istrione, amava polemizzare in partico-lare sulla religione (l’oppio dei popoli, secondo la concezione marxista), ma nessuno può essere certo di quello che lui avesse pensato veramente nel suo intimo, quando era da solo, fuori dal palcoscenico.

    Era un abile attore, premiato perfino con il Nobel. Ma se era veramente in-telligente, come sembrava, al di là di ta-lune affermazioni velenose, non poteva avere tutte quelle certezze che manife-stava sul palcoscenico: qualche dubbio deve pur averlo sfiorato, sull’esistenza di un Dio creatore e sull’immortalità dello spirito.

    ***La popolazione mondiale, secon-

    do i dati statistici dell’agosto 2016, è salita a 7,45 miliardi di abitanti. Il nostro pianeta non può garantire a tutti suffi-cienti risorse di vita se la popolazione continua a crescere con questo ritmo: siamo già arrivati al limite. L’aumento di popolazione è avvenuto soprattutto in questi continenti: Asia (primo posto), quindi Africa, America latina e tutti gli altri, esclusa l’Europa che è a cresci-ta zero. Si parla di sovrappopolazione quando la crescita supera la capacità di sostentamento. In tal caso i popoli cer-cano il cibo e una vita migliore altrove, migrano verso altre terre dove spera-no di trovare il necessario sostenta-mento per vivere meglio. Perciò penso che la crescita zero sia una conquista, forse una necessità.

    Questo e il clima spiegherebbero l’e-norme flusso di profughi (solo in parte fuggono dalle guerre), che arrivano in

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    Europa. Ho detto piú volte che le mi-grazioni non si possono fermare (ce lo insegna la storia), se mai rallentare, ma solo in parte. Coloro che dicono per fini elettorali che loro le fermerebbe-ro, non sono riusciti a fermarle quando erano al governo, perché l’Italia è una penisola, proiettata sul mare; hanno ral-lentato qualche sbarco per l’intervento del dittatore libico che imprigionava ed eliminava una parte dei profughi. Ma tolto di mezzo quello in nome della democrazia, il flusso è aumentato fra il caos generale delle tribú libiche in lotta tra loro.

    Alcuni (che non ospitano i migranti nella loro abitazione) dicono che non c’è alcuna emergenza profughi, nessuna invasione, tutto va bene, anzi è bene e utile accogliere e ospitare tutti. E poi-ché sono assai esperti di cellulari, im-portanti quanto il pane, i profughi di-vulgano e propagandano queste notizie.

    Anche il Papa ne parla e fa un discor-so da papa, si rivolge a tutto il mon-do, e ha ragione sul piano teorico. Ma sul piano operativo, in pratica, appare chiaro che la piccola e povera Italia non potrà ospitare la popolazione di due continenti.

    A me sembra un’emergenza cro-nica, perché dura da anni e durerà ancora a lungo. Qualcuno si consola dicendo: non sono aumentati gli sbar-chi. Ma occorre sommare i nuovi ai vecchi arrivati negli anni precedenti per intuire quanti siano gli immigrati in Italia, dove ora si fermano tutti, poiché le frontiere a nord sono presidiate: i profughi possono entrare, non uscire dall’Italia. Ma poi bisognerebbe aggiun-gere i clandestini mai registrati e quelli

    espulsi teoricamente dal nostro paese con una sentenza. Perché tutti quelli ri-mangono in Italia e sono ospitati in un albergo, in una caserma, in una colonia a nostre spese, oppure vivono alla gior-nata, accampati da qualche parte. È una migrazione biblica!

    ***È apparsa una notizia su tutti i giorna-

    li: l’Isis ha iniziato una lotta, proprio una guerra armata, contro i gatti. Contro i gatti? Sembra impossibile.

    Infatti era una bufala, come altre che alcuni giornalisti sono specialisti nell’in-ventare.

    Quelli dell’Isis sparano ai cristiani, non ai gatti.

    ***A dicembre andremo a votare il re-

    ferendum sulla riforma costitu-zionale. Spero che molti voteranno, perché significa esercitare un diritto. Ho seguito diverse discussioni televi-sive, ma non mi sono sembrate molto chiare, poiché ognuno faceva conside-razioni di tipo politico, non tecnico. Perciò ho riletto la Costituzione, che già conoscevo, e le modifiche che ri-guardano la seconda parte. I principi fondamentali della prima parte non sono stati toccati. Ho capito di piú e andrò a votare con maggiore consape-volezza.

    Ora tocca ai cittadini dire sí o no alla mini-riforma, votata dal parlamento ed ora sottoposta al parere dei cittadini.

    ***Per le prossime elezioni politiche,

    consiglierei a quei giornalisti che sanno tutto, di mettersi in lista per essere vo-tati. Infatti essi criticano tutto e sanno come si deve governare e che cosa non

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    si deve fare. Perciò dovrebbero andare loro stessi a tentare la non facile pro-va di governare. Cosí dimostreranno di saper scegliere ed agire, non solo chiacchierare contro tutti e prendere in giro con un sorriso di sufficienza co-loro che sono stati eletti per governare la cosa pubblica.

    ***Vi sono argomenti ricorrenti nella

    storia d’Italia. Uno di questi è il ponte di Messina. Ne ho già parlato su que-sta rubríca nel passato e non ho cam-biato idea sull’inopportunità e perico-losità di un ponte cosí lungo in zona sismica. È piú sicuro e meno costoso il traghetto.

    Lo storico e geografo greco Strabo-ne narrò che i romani avevano costrui-to un ponte di barche per portare dalla Sicilia al continente gli elefanti presi ai Cartaginesi. Piú che storia, sembra una favola. Quindi ne riparlò Carlo Magno, il fondatore del Sacro Romano Impero. Tuttavia era impensabile fare un pon-te di 3 chilometri e 300 metri con la tecnologia del passato. Zanardelli ne accennò nel 1876. Nel 1908 il catastro-fico terremoto con relativo maremo-to sconvolse tutto e distrusse la città di Messina. Se ci fosse stato un ponte, spariva anche quello. Nel 1921 si era pensato ad un tunnel sottomarino. An-che il Benito Mussolini, che amava le opere faraoniche, ci aveva pensato.

    Nel 1981 il governo Forlani fonda la Società per azioni Stretto di Messina. Il Berlusconi, il penultimo della serie, ne riparla nel 2001, ma nel 2012 il gover-no Monti blocca tutto. Tuttavia occorre pagare diversi milioni per l’onorario dei progettisti. Da ultimo Matteo Ren-

    zi, ma credo che scherzasse. Infatti l’ha detto sorridendo. Avrà voluto fare una battuta, per far contenti i siciliani. Ma la Sicilia avrebbe bisogno di altro: per esempio, avrebbe bisogno di moder-nizzare la linea ferroviaria e magari co-struire un secondo binario ferroviario, ridurre le guardie forestali di foreste inesistenti, ecc. Altrimenti il ponte, da solo, sarebbe una cattedrale nel deser-to.

    ***Una diva americana, un tempo

    bella e affascinante, assai famosa e am-mirata, si trova a Roma di passaggio e vuole rivedere via Veneto, ché le ricor-da il passato glorioso. Entra tutta sola in un caffè rinomato che aveva frequen-tato da giovane, beve un espresso e si guarda attorno. Un’altra signora, seduta ad un tavolino la segue con lo sguardo, la scruta bene e la riconosce. Quindi rivolgendosi alla sua amica che siede accanto le mormora: «L’hai riconosciu-ta? Un tempo gli uomini la coprivano di fiori e di regali, le davano pellicce e gioielli costosi… Ora le danno soltan-to la sua età!».

    ***«Sai caro – dice la moglie al marito

    – questa notte ho sognato che tu mi avevi regalato una magnifica collana di perle. Che cosa vorrà dire?»

    «Lo saprai domani, mia cara», rispon-de il marito.

    L’indomani il marito rincasa con un elegante pacchetto. La moglie lo pren-de subito, toglie il nastro, lo apre con apprensione e vi trova un libro dal tito-lo: «La vera smorfia napoletana – Spie-gazione dei sogni».

    IL DIRETTOREGiuseppe Piazza

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    TTra ieri e oggi tanti fanno una visita al cimitero, che, come dice questa stessa pa-rola, è il «luogo del riposo», in at-tesa del risveglio finale. È bello pensare che sarà Gesú stesso a ri-svegliarci. Gesú stesso ha rivelato che la morte del corpo è come un sonno dal quale Lui ci risveglia. Con questa fede sostiamo – anche spiri-tualmente – presso le tombe dei nostri cari, di quanti ci hanno voluto bene e ci hanno fatto del bene. Ma oggi siamo chiamati a ricordare tutti, anche quel-li che nessuno ricorda. Ricordiamo le vittime delle guerre e delle violenze; tanti «piccoli» del mondo schiacciati dalla fame e della miseria; ricordiamo gli anonimi che riposano nell’ossario comune. Ricordiamo i fratelli e le so-relle uccisi perché cristiani; e quanti hanno sacrificato la vita per servire gli altri. Affidiamo al Signore specialmen-te quanti ci hanno lasciato nel corso di quest’ultimo anno.

    La tradizione della Chiesa ha sem-pre esortato a pregare per i defun-ti, in particolare offrendo per essi la Celebrazione eucaristica: essa è il mi-glior aiuto spirituale che noi possia-

    mo dare alle loro anime, partico-larmente a quel-le più abbando-nate. Il fonda-mento della pre-ghiera di suffra-gio si trova nella comunione del Corpo Mistico. Come ribadi-sce il Concilio Vaticano II, «la Chiesa pelle-grinante sulla

    terra, ben consapevole di questa co-munione di tutto il Corpo Mistico di Gesú Cristo, fino dai primi tempi del-la religione cristiana ha coltivato con grande pietà la memoria dei defunti» (Lumen gentium, 50).

    Il ricordo dei defunti, la cura dei se-polcri e i suffragi sono testimonianza di fiduciosa speranza, radicata nel-la certezza che la morte non è l’ulti-ma parola sulla sorte umana, poiché l’uomo è destinato ad una vita senza limiti, che ha la sua radice e il suo compimento in Dio. A Dio rivolgiamo questa preghiera: «Dio di infinita mi-sericordia, affidiamo alla tua immen-sa bontà quanti hanno lasciato questo mondo per l’eternità, dove tu attendi l’intera umanità, redenta dal sangue prezioso di Cristo, tuo Figlio, morto in riscatto per i nostri peccati. Non guardare, Signore, alle tante povertà,

    PAROLA DEL PAPAPAROLA DEL PAPA

    RICORDIAMO I DEFUNTI

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    miserie e debolezze umane, quando ci presenteremo davanti al tuo tribu-nale, per essere giudicati per la feli-cità o la condanna. Volgi su di noi il tuo sguardo pietoso, che nasce dalla tenerezza del tuo cuore, e aiutaci a camminare sulla strada di una com-pleta purificazione. Nessuno dei tuoi figli vada perduto nel fuoco eterno dell’inferno, dove non ci può essere più pentimento. Ti affidiamo Signore le anime dei nostri cari, delle persone che sono morte senza il conforto sa-cramentale, o non hanno avuto modo di pentirsi nemmeno al temine della loro vita. Nessun abbia da temere di incontrare Te, dopo il pellegrinaggio terreno, nella speranza di essere ac-colto nelle braccia della tua infinita misericordia. Sorella morte corpora-le ci trovi vigilanti nella preghiera e carichi di ogni bene fatto nel corso

    della nostra breve o lunga esistenza. Signore, niente ci allontani da Te su questa terra, ma tutto e tutti ci so-stengano nell’ardente desiderio di riposare serenamente ed eternamen-te in Te. Amen» (P. Antonio Rungiu, passionista, Preghiera dei defunti).

    Con questa fede nel destino supre-mo dell’uomo, ci rivolgiamo ora alla Madonna, che ha patito sotto la Croce il dramma della morte di Cristo ed ha partecipato poi alla gioia della sua ri-surrezione. Ci aiuti Lei, Porta del cielo, a comprendere sempre piú il valore della preghiera di suffragio per i de-funti. Loro ci sono vicini! Ci sosten-ga nel quotidiano pellegrinaggio sulla terra e ci aiuti a non perdere mai di vista la meta ultima della vita che è il Paradiso. E noi con questa speranza che non delude mai, andiamo avanti!

    (Angelus del 2 novembre 2014)

    Il tavolo dei relatori all’incontro dedicato al mondo della scuola nell’ambito della «Settimana della Comunità». Moderato da Ferdinando Cerchiaro, responsabile dioce-sano della scuola, ha visto il pubblico, ahimè poco numeroso, confrontarsi con l’espe-rienza di una docente, uno studente, un dirigente scolastico e un genitore alla ricerca di segni di speranza nel mondo della scuola.

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    L’Arciprete

    IIl vescovo Beniamino nella Lettera Pastorale alla Diocesi 2016/2017 Quanti pani avete? sottolinea due aspetti del rinnovamento pastorale che riguardano la vita dell’intera co-munità parrocchiale e che fanno da cornice anche al cammino del cate-chismo.

    Innanzitutto il Vescovo ha voluto ri-chiamare l’impegno delle parrocchie nel «generare alla vita di fede… con particolare attenzione alla comuni-tà, alla fa miglia e agli adulti». Con un rinnovato coinvolgimento da parte degli adulti nei confronti della forma-zione cristiana (iniziazione cristiana) dei bambini, dei ragazzi e dei giovani è possibile procedere con fiducia ed entusiasmo anche nella proposta di catechesi.

    Il secondo aspetto riguarda il fatto che la comunità parrocchiale intera è

    chiamata a riflettere sulla propria pre-senza nel territorio cittadino con un nuovo volto e con uno stile piú profe-tico e missionario.

    «Sappiamo – dice il Vescovo – che anche le parrocchie più grandi e meglio organizzate non ri escono a raggiungere tutti quegli ambiti che per loro natura oltrepassano i confini geografici di essa, come la scuola, l’università, la cultura, il lavoro, la salute, le comunicazioni sociali. Di conseguenza le parrocchie non possono più pensare di agire da sole, è necessaria una “pastorale in-tegrata” attraverso la quale – nell’unità della diocesi e abbandonando ogni pretesa di au tosufficienza – esse si colleghino tra loro, accoglien do ogni carisma e ministero, valorizzando sia la Vita Consacrata sia il Laicato che, sempre di più, si espri me nelle Associazioni e nei nuovi Movimenti Eccle siali». Il

    CATECHESI 2016/2017CATECHESI 2016/2017

    Una celebrazione di qualche anno fa con i bambini del catechismo.

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    Vescovo aggiunge che sono proprio le unità pastorali il «luogo ecclesia-le» di questa rinnovata presenza e correspon sabilità verso una nuova evan gelizzazione e promozione uma-na.

    NON SOLO CATECHISTI

    «Le parrocchie e le Unità Pastorali – aggiunge il Vescovo – devono superare il rischio – sempre latente – delle chiusure, del ri piego sull’esistente, dell’autoreferenzialità: esse sono chiamate a essere missionarie! Per esserlo hanno biso gno di laici che si sentano responsabili dell’annuncio del Vangelo, di preti più pronti e dediti alla collaborazione nell’unico Presbiterio, di diaconi disponibili a testimoniare la “carità di Cristo” anche nelle con trade e negli angoli più lontani e più nascosti del ter ritorio della diocesi, di consacrati e di consacrate che sappiano manifestare, con dedizione e passione, la chiamata radicale a essere segno di Cristo povero, ca sto e obbediente nella Chiesa e nel mondo».

    Per quanto riguarda la nostra par-rocchia di San Pietro (pur non es-sendo ancora stata costituita in unità pastorale) stiamo acquisendo consa-pevolezza del necessario rapporto tra catechisti e animatori dei per-corsi per preadolescenti e giovani e della collaborazione con l’Oratorio Salesiano, con l’AGESCI-Schio1, con la scuola primaria dell’Istituto canossiano, con la pastorale giova-nile della Comunità di San Nicolò presso il convento dei Cappuccini.

    In prospettiva, ci auguriamo che un migliore coordinamento catechistico coinvolga anche noi sacerdoti, chia-

    mati (nell’unità pastorale) a dar vita a vere comunità sacerdotali fraterne.

    NON SOLO UN’ORA DI «LEZIONE»

    Il cammino di fede dei nostri bam-bini, dei nostri ragazzi e giovani coin-volge la loro vita quotidiana, si inseri-sce in una trama di relazioni educa-tive che riguarda anche le esperienze del GREST, dei campi estivi, delle esperienze di solidarietà (Caritas, San Vincenzo, e altro) in un clima di libertà e di amicizia distinto (ma in continu-ità e non separato dalla loro esperien-za scolastica). Il cammino coinvolge i genitori perché riguarda anche la fede che si celebra nel corso dell’anno litur-gico e si caratterizza per alcune tappe da vivere insieme (genitori e bambi-ni): in terza primaria la consegna del Credo; in quarta primaria la consegna del Padre nostro; in quinta la conse-gna del Comandamento dell’amore. E successivamente gli ulteriori passi che caratterizzano la preadolescenza, l’adolescenza, la giovinezza fino ad una matura professione della fede.

    ALLE CATECHISTE, UN GRANDE GRAZIE

    Non si tratta solo di fare catechi-smo. Ma di essere catechista. Per que-sto siamo grati al Signore che ci ha fatto il dono di catechiste impegnate con la loro vita alla sequela di Gesù.- Catechiste dei bambini di 6-8 anni:

    madre Luciana Comparin, ma-dre Carmen, Franca Dalle Nogare, Riccardo Casarotto (San Nicolò), Enrico Tonin (San Nicolò), Giulia Cortiana (San Nicolò), Carlotta Beggio (San Nicolò), Francesca

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    Cristofori (San Nicolò), Cristina Zanella (san Nicolò).

    - Catechiste dei bambini di terza pri-maria: Antonella Cornolò, Antonella Silvestrucci, madre Laura Maier, Martina Marangoni, Giovanna Peroni, Barbara Zangrande, Sara Garbin (San Nicolò), Elisa Cortiana (San Nicolò).

    - Catechiste dei bambini di quar-ta primaria: Fiorella Sella, Livia Raumer Zanrosso, Margherita Rossi, Federica Dalla Fina, Francesca Righele (San Nicolà), Barbara Gecchelin (San Nicolà), Matilde Dalla Costa (san Nicolò), Chiara (San Nicolò).

    - Catechiste dei bambini di quinta primaria: Cristina Dalle Carbonare Fioravanti, Gabriella Adriani Leoli, Monica Gianoli Zambon, Chiara Dalla Vecchia (San Nicolò).

    - Catechiste/i dei ragazzi di pri-ma media: Valentina Breda, Laura

    Manea.- Catechiste/i dei ragazzi di se-

    conda Media: Barbara Bobice, Sara Broccardo, Alessandra Dalla Vecchia, Paola Campara, Beni Federica (San Nicolò), Giulia Letter (San Nicolò), Sabrina De Marchi (San Nicolò), Maria Dalla Vecchia (San Nicolò)

    - Catechiste/i di ragazzi di ter-za Media: Emanuelita Rampon, Francesco Fiocchetti, Matilde Bonato, Pia Clementi, Sara Radin, Giovanni Marchetti. Sonia Costa (San Nicolò), Katia Zuccolin (San Nicolò), Daniela Zanrosso.Siamo grati alle catechiste che

    cessano il loro servizio, dopo anni di generosa collaborazione nella Parrocchia: Mariarosa e Mina Piazzo, Caterina Dalla Via, Maddalena Campanaro (San Nicolò), Michela Ceron (San Nicolò) e Cristina Bonato (San Nicolò).

    I partecipanti alla marcia «Camminando con Bakhita», svoltasi lo scorso 1 ottobre, raccolti davanti alla chiesa di San Tomio di Malo.

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    CCoro, siamo un coro perché abbiamo deciso di pregare Dio con le nostre voci e la nostra musica; Giovani, siamo giovani perché ci piace metterci in gioco, condividere sempre cose nuove, non fermarci di fronte alle difficoltà; Cappuccini, siamo ai Cappuccini dove una Comunità ha deciso di proseguire il proprio percorso di Fede dopo che il destino sembrava segnato.

    CORO «GIOVANI» CAPPUCCINICORO «GIOVANI» CAPPUCCINI

    È stato un inizio anno pastora-le ricco di eventi e amicizie quello appena iniziato. Avevamo chiuso il 2015/16 il giorno 2 agosto con la bel-lissima celebrazione del Perdono di Assisi organizzata dal nostro O.F.S. di San Nicolò. Momento davve-ro toccante nel contesto dell’anno Santo della Misericordia.

    Dopo un breve periodo di vacanza (per alcuni, ma non per tutti) abbia-

    Gilberto Miazzon e Gianfranco Gonzato

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    mo ripreso le attività con la celebra-zione della Cresima in Duomo l’11 settembre; sempre un momento im-portante per noi per cantare le can-zoni che maggiormente ci piacciono sullo Spirito santo.

    Il 17 settembre ai Cappuccini abbiamo ricordato, sempre con il nostro O.F.S., le Stimmate di san Francesco. Il 25 settembre siamo andati in trasferta a Monte Berico, in occasione del pellegrinaggio del-la Parrocchia e, assieme alla Schola Cantorum «santa Cecilia», abbiamo animato la santa Messa in basilica.

    Il 4 ottobre ancora un emozionan-te appuntamento francescano nella nostra chiesetta di San Nicolò: lodi alla natura e al creato, canti tradi-zionali e moderni per la santa Messa in ricordo del poverello di Assisi a

    cui noi tutti siamo particolarmente legati.

    Il 9 ottobre siamo risaliti di nuovo sul Gorzone per celebrare, assieme a tutta la parrocchia di San Pietro, la conclusione della settimana del-la comunità e l’inizio dell’anno pa-storale. Abbiamo cantato assieme ai nostri cari amici del coro dei Salesiani alcuni brani che già da al-cuni anni condividiamo.

    Ed ora ci aspetta un nuovo ric-chissimo anno assieme con l’ani-mazione della santa Messa delle ore 10 ai Cappuccini e le nostre prove il venerdí alle 20.45. Cerchiamo sem-pre nuove voci e strumenti (magari qualche altro giovane chitarrista) che vogliano condividere con noi l’e-mozione del canto. Benvenuto quin-di a chiunque si vuole unire a noi!

    Un momento del pellegrinaggio parrocchiale a Monte Berico: la celebrazione peni-tenziale nella cappella delle confessioni, adiacente al santuario, che ha preceduto il passaggio attraverso la «Porta della misericordia».

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    Chiara Ferracin

    DDomenica 15 ottobre si sono aperte le porte dell’Oratorio Don Bosco al nuovo anno ADS, Amici di Domenico Savio. Il mo-mento di inizio anno è partito con la santa Messa, animata dal coro, e celebrata da don Alberto insieme a don Guido e a don Andrea, nuovo responsabile del gruppo associativo. La messa è stata un bellissimo momento di festa condiviso dai ragazzi, da-gli animatori, dalle famiglie e dai nostri cari salesiani.

    Il clima di festa ha aleggiato nei cortili e negli ambienti per tutta la giornata contagiando

    un po’ tutti. Ciascuno si è dato da fare perché quello di dome-nica fosse un bel momento di amicizia e di comunità da con-dividere: chi nella preparazione della messa, chi in cucina, chi al bar, chi nel gioco, chi nel servire a tavola, chi sorridendo e infine chi semplicemente essendo pre-sente.

    Con l’inizio del cammino, quindi, dalla settimana pros-sima i ragazzi delle elementari e delle medie si ritroveranno ogni sabato alle 15.30, mentre per quelli delle superiori l’in-contro è previsto ogni giovedí

    IL RISCHIO DI UN NUOVO INIZIOIL RISCHIO DI UN NUOVO INIZIO

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    alle 20.30, sempre in orato-rio. Inoltre, quest’anno an-che per i genitori si è pen-sato di offrire nuove oppor-tunità di cammino attraver-so gli incontri con Federico Mucelli, relatore già cono-sciuto e gradito l’anno scor-so, che animerà vari incon-tri con gli adulti offrendo importanti spunti di rifles-sione e di crescita; ai geni-tori inoltre è stato rivolto l’invito di collaborare alla vita dell’oratorio in modo piú deciso, partecipando e coinvolgendosi attivamente nei vari servizi possibili: c’è lavoro per tutti!

    Inizio è una parola che mi è sempre piaciuta, signifi-ca «entrare in», e in questo inizio di anno ADS siamo stati invitati tutti, grandi e piccini, a «entrare in» e a metterci in gioco, per ren-dere l’ambiente dell’orato-rio sempre piú bello e gioio-so. Per i bambini e per i ragazzi forse questo è piú semplice; per noi adulti, invece, a volte è piú faticoso uscire dal nostro quo-tidiano tran tran e rischiare di incontrare qualcosa che possa scombussolarci e rendere piú scomoda, ma piú felice, la no-stra vita. Ecco, domenica ciò che è stato chiaro è che all’Ora-torio si rischia proprio questo: «si rischia» di essere coinvolti, spinti avanti, buttati nell’avven-tura; si rischia in sostanza di

    essere piú felici e di stringere nuovi legami, in un clima bello e sano.

    Sono certa che questa possi-bilità vale tanto per i ragazzi, animati e animatori, quanto per i grandi, perché dopo qual-che anno di frequentazione, per me e famiglia, varcare il grande cancello dell’Oratorio è sempre una gioia, è come quando torni a casa, e sai che oltre la porta c’è sempre Qualcuno che ti aspetta.

    Buon Anno ADS a tutti.

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    ANNIVERSARI DI MATRIMONIO 2016ANNIVERSARI DI MATRIMONIO 2016

    DDomenica 16 ottobre alle ore 11 in Duomo sono stati invi-tati tutti gli sposi che celebra-vano importanti anniversari di matrimonio. La giornata ancora autunnale ha favori-to una buona partecipazione tanto di chi celebrava 50, 45 o 40 anni di matrimonio, che rappresentano il gruppo piú fedele, quanto degli sposi che celebravano altri anniversari. A loro, durante la messa, con-celebrata dall’Arciprete con

    don Filippo, è andato il «gra-zie» della comunità per la te-stimonianza che danno all’ide-ale della famiglia.

    Le foto di queste due pagine ci mostrano il gruppo di tutti gli sposi presenti

    Tutti gli sposi hanno poi po-tuto continuare la festa con il pranzo offerto dalla Parroc-chia a casa San Giacomo.

    (Le foto di gruppo di queste pagine sono di Giuseppe Piaz-za).

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    DTEMPO DI AVVENTO

    Domenica 27 novembre 2016 (I domenica di Avvento) ci introdu-ce nel nuovo anno liturgico. Il van-gelo di Matteo ci accompagnerà come lettura prevalente nel suc-cedersi delle domeniche durante l’anno. Il tempo di Avvento si apre come di consueto sulla prospetti-va del ritorno del Figlio dell’uomo e dunque con un brano (Mt. 24,37-44) che ci invita a guardare alla se-conda venuta del Signore alla fine dei tempi.

    In attesa del Natale (prima ve-nuta del Signore Gesú Cristo) la liturgia ci ricorda con il tema di questa prima domenica, la ne-cessità di non staccare tale cele-brazione dalla memoria della se-conda venuta di Gesú Cristo e ci sollecita a una coerente vita cri-stiana. L’evangelista vuole sotto-lineare l’imprevedibilità dell’ora della venuta del Figlio dell’uomo e la necessità di essere pronti, di vegliare. Nell’ora che non immaginate il Figlio dell’Uomo verrà. L’espressione Figlio dell’uomo ci rimanda al testo di Dn 7,13-14 che naturalmente per i cristiani, va ri-ferita a Gesú Cristo, poiché sarà lui che verrà come giudice alla

    fine dei tempi.La seconda domenica di

    Avvento (4 dicembre) ci trasferi-sce da Noè a Giovanni il Battista (Mt 3,1-12). Risuona il grido del Precursore: «Convertitevi perché il Regno di Dio è vicino». La venuta del Messia implica un giudizio: «l’albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco». Ma c’è anche una cresci-ta, un germoglio che spunta dal-la radice: è una Persona. E non giudicherà per sentito dire, ma la sua giustizia sarà equa e compas-sionevole perché su di Lui posa lo Spirito del Signore.

    Nella terza domenica di Avvento (11 dicembre) viene dato un volto a colui che viene a salvar-ci. «Sei tu colui che deve venire?» chiede Giovanni il Battista (cfr. Mt 11,2-11). In questa domenica Gaudete la gioia è dei sofferenti, abbandonati e umili di cuore. Non è una gioia facile data a chiunque: «si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo…» (Is.35,5-6).

    La Quarta domenica di Avvento (18 dicembre) ci fa vi-vere la fede di Giuseppe, figlio di Davide. L’angelo gli dice «Non te

    ANNO LITURGICO ACON IL VANGELO DI MATTEONEL NUOVO ANNO LITURGICO 2016/2017 (I)

    ANNO LITURGICO ACON IL VANGELO DI MATTEONEL NUOVO ANNO LITURGICO 2016/2017 (I)

    mons. Bruno Stenco

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    mere» (Mt 1,18-24). Di fronte alla gra-vidanza misteriosa di Maria, Giuseppe cerca spiegazio-ne nelle Scritture. «Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: ecco la vergine concepirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele». Dunque sono at-tendibili le antiche Scritture a cui noi dobbiamo l’obbedienza della fede (Rom. 1,5).

    TEMPO DI NATALE

    La millenaria storia di attesa del popolo (Avvento) continua a es-sere evocata, ma ora in chiave di adempimento. Si realizza la pro-messa (Natale).

    Nel Natale del Signore, alla messa vespertina ascoltiamo il testo dell’evangelista Matteo: la «genealogia di Gesú Cristo, Figlio di Dio» (Mt.1,1-25). L’antica pro-messa regale, legata a Davide si re-alizza: «Ho stretto un’alleanza con il mio eletto, ho giurato a Davide mio servo: stabilirò per sempre la tua discendenza, ti darò un trono che duri nei secoli» (salmo 88, 4-5).

    Trascorse le solennità del Natale del Signore e di Maria Santissima Madre di Dio (1 gennaio) ritrove-remo il vangelo di Matteo venerdi

    6 gennaio 2017, solennità dell’Epi-fania (Mt. 2,1-12). È nato per tutti ed è morto per tutti: ecco il significato dell’adorazione del Magi. Oggi il tema della luce si im-pone con partico-lare forza: a tutti è rivolto il miste-ro della salvezza come un’illumina-zione spirituale. E anche quello della pace: l’illuminazio-

    ne preparata da Israele e rivelata in Gesú Cristo realizza concreti rapporti di giustizia tra i popoli e le persone. E il frutto della giusti-zia è la pace.

    Domenica dopo l’Epifania (8 gennaio) celebriamo il Battesimo del Signore. In Cristo Gesú l’Al-tissimo manifesta e realizza il suo disegno di salvezza: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto» (cfr. Mt. 3,13-17). Il momento culminante del-la manifestazione o Epifania del Salvatore è quello di cui oggi si fa memoria: il battesimo del Cristo per mano di san Giovanni Battista nel fiume Giordano. È un battesi-mo che già orienta verso la futu-ra croce che Gesú chiama un «altro battesimo». Con il battesimo, Cristo, Figlio Unigenito del Padre si è fatto servo perché noi che sia-mo nati servi potessimo diventare figli.

    San Matteo (miniatura dell’VIII seco-lo dal Codex aureus di Stoccolma).

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    MATRIMONIO E FAMIGLIA:GENERARE SPERANZA MATRIMONIO E FAMIGLIA:GENERARE SPERANZA

    «e vi fu grande gioia in quella città»

    CCerchiamo segni di speranza nella Chiesa e nella società. Riconoscere questi segni significa riconoscere che lo Spirito santo è all’opera nelle coscienze delle persone e nella comunità. Motivo di particolare conforto è riconoscere quanto lo Spirito opera nella nostra realtà familiare e di coppia, civile e religiosa. E a sostenere l’amore coniugale è anche il generoso impegno quotidiano che tante coppie e famiglie testimoniano vivendo la relazione coniugale come sacramento, segno dell’amore di Dio per noi.

    All’incontro erano presenti numerose coppie in rappresentanza dei gruppi famiglia della Parrocchia, dell’Oratorio salesiano, dei cooperatori salesiani, del gruppo coppie della comunità di san Nicolò presso il Convento dei cappuccini, del Masci.

    Motivi di speranzaNonostante le apparenze, il

    tempo presente è un tempo favo-revole – ha esordito don Battista Borsato. Non c’è piú la spinta ideologica e sociale del recente passato (privatizzazione, indif-ferenza), ma la relazione affetti-va e amorosa non è morta. È un germoglio (forse post-cristiano, ma non post-evangelico) che non è rinsecchito, ma è animato da nuova linfa e alimentato da tre pulsioni.- Il risveglio della persona e del

    la coscienza: questo risveglio è in consonanza con il Vangelo. Gesú è il pastore che fa usci-re le pecore dall’ovile e non le

    trattiene sotto la schiavitú della legge.

    - La soggettività democratica che significa corresponsabilità. Il Concilio Vaticano II ha impres-so una vera svolta al riguardo. La Lumen gentium ha eviden-ziato la realtà del popolo di Dio (cap.2) prima delle ulteriori differenziazioni (clero-laici-re-ligiosi). Da qui nasce la fanta-sia, la creatività, la speranza.

    - Il risveglio del femminile nel senso del pensiero al femmini-le. Il pensiero maschile è rivol-to al successo, alla vittoria, alla separazione, alla conoscenza attraverso le idee. Il pensiero femminile è creatività e senti-

    INCONTRO DELLE FAMIGLIECON MONS. GIAMBATTISTA BORSATO

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    mento. È cosí anche nell’inna-moramento: prima si ama la verità e poi la si conosce. Prima delle funzioni ci sono le rela-zioni. Tutto ciò è motivo di spe-ranza.

    Il ministero della speranza

    - Innanzitutto è essenziale aiu-tare il mondo ad imparare ad amare. La stabilità della coppia deriva dall’amore e non dal do-vere. Dall’interno e non dall’e-sterno. La crisi attuale deriva dall’amore stesso, da come lo si intende. Se è solo sentimento… oppure se è progetto. Ama-re è prendersi cura del destino dell’altro e del suo progetto. E progetto significa intelligenza e volontà. È questo l’amore in-

    telligente o l’intelligenza dell’a-more.

    - L’amore è dialogo tra diversità. Occorre amarsi nella diversità. La pace è la convivialità delle differenze. È l’antenna del fu-turo di un mondo che vive in-sieme nella diversità.

    Conclusione

    - L’amore di coppia è apertura alla trascendenza. La casa dell’uo-mo non è solo una vicenda umana: c’è una ulteriorità. L’a-more dell’uomo e della donna è il sacramento della trascenden-za. Uno non si basta; c’è biso-gno dell’Altro.

    - Occorre sopravvivere nell’insicurezza. Spes deriva pes. Spe-ranza è camminare

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    RIGENERARE IL LAVORO.LA CHIESA VICINARIGENERARE IL LAVORO.LA CHIESA VICINA

    «e vi fu grande gioia in quella città»

    UUn cordiale saluto a tutti i pre-senti. Un ringraziamento partico-lare ai relatori. Questo incontro «Rigenerare la comunità. Allean-za tra welfare, lavoro e impresa» è stato programmato dalla nostra parrocchia di San Pietro Aposto-lo, in collaborazione con il circolo ACLI di Schio, nell’ambito della «Terza Settimana della comunità» che quest’anno ha per titolo «...e vi fu grande gioia in quella città». Il titolo «...e vi fu grande gioia in quella città» si riferisce ad un pas-so tratto dagli Atti degli Aposto-li (cap.8,8): una città, dopo aver ascoltato la parola del Vangelo del diacono Filippo e aver visto i segni di guarigione di storpi, paralitici e indemoniati che accompagnavano la sua parola, si sente raggiunta e come rigenerata da una gioia mai prima di allora conosciuta e tanto condivisa.

    La nostra Parrocchia si interro-ga come anche oggi l’annuncio del Vangelo produce gioia nella città, nella nostra città.

    Con l’incontro di stasera e gli al-tri due programmati dal Consiglio pastorale parrocchiale, prendiamo in considerazione il lavoro.

    Di fronte al permanere di diffi-coltà produttive contrassegnate da indici negativi di crescita, cre-sce la situazione di precarietà e di precarizzazione del lavoro non solo di casi fisiologici di emergen-

    za, ma di un’intera generazione, quella giovanile, e ci sono segnali diffusi di impoverimento delle fa-miglie e della classe media.

    Questa situazione, in mancan-za di prospettive certe di crescita come si affronta, o meglio come la stiamo affrontando?

    I soggetti implicati (imprese e la-voratori) non possono riuscire da soli a far fronte ad una situazione che si caratterizza per una ridu-zione delle risorse. È insufficiente anche guardare solo alle politiche passive del lavoro (cassa integra-zione, mobilità).

    In una situazione come l’attuale di crisi perdurante, si richiede una convergenza, una rete di intenti e collaborazioni, se si vogliono atti-vare politiche attive del lavoro.

    Fare rete significa anche che ognuno deve fare qualche rinuncia: - lo Stato (sussidiarietà, politiche

    fiscali di agevolazione per le im-prese),

    - l’impresa (i contratti, la concilia-zione lavoro famiglia),

    - il welfare (non solo spesa, ma ge-nerazione di lavoro),

    - i centri per l’impiego e gli Enti locali (perché ci sia un progetto locale, territoriale che riguardi l’Alto Vicentino).Moderatore dell’incontro sarà

    Gerolamo Spreafico, pedagogista, docente dell’università cattolica di Milano, autore di pubblicazioni sui

    L’Arciprete

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    temi del Welfare generativo e sul lavoro, collaboratore della Fonda-zione Zancan di Padova.

    Dunque se il processo di riduzio-ne delle risorse si compie nei pros-simi anni sotto l’egemonia della frammentazione o di una cultura individualistica, lo scenario futu-ro sarà quello di un aumento della tensione sociale con forti differen-ziazioni tra cittadini e famiglie.

    Per questo è indispensabile scal-zare tale egemonia.

    L’obiettivo di stasera è capire quello che si sta facendo in posi-tivo per le politiche attive del la-voro e se si sta agendo in modo concorde, collaborativo e proget-tuale, oppure se si sta proceden-do a vista senza una vera politica del lavoro. Inoltre, quali sono gli ostacoli principali che ne condi-zionano o addirittura ne impedi-scono l’avvio?

    La Chiesa, in quanto tale, non ha ricette tecniche da offrire. In questi anni si è impegnata lodevolmente con la preghiera, con la Caritas e

    con i cosiddetti «Sostegni di Vici-nanza». Ma non basta. Il suo do-vere è anche un altro. La Chiesa stasera vuole farsi promotrice di un’occasione di ascolto e di rifles-sione che riguarda la nostra città e il nostro territorio. Vuole suscitare una riflessione comunitaria perché la Chiesa è convinta che, in una situazione come quella odierna, non si rigenera il lavoro se non si rigenera una comunità. Sono i Ve-scovi del Triveneto a chiedere che le Parrocchie diventino luoghi di ascolto e di stimolo sul tema della educazione al lavoro e, attraverso le associazioni come le ACLI, favo-riscano il discernimento e la presa di coscienza collettiva su questi temi. Lascio, per questo la parola a Carlo Cavedon, presidente del-le ACLI provinciali che ringrazio.Ecco il perché del titolo: “Rigene-rare la comunità. Alleanza tra welfare, lavoro e impresa”. Dalle difficoltà attuali, si può uscire se si opera insieme. Occorre rigenerare la fiducia e la concordia.

    L’immagine che qui proponiamo ricorda il primo dei tre incontri sul mondo del lavoro che la «Settimana della comunità» aveva previsto e di cui, in queste pagine, pubbli-chiamo il saluto introduttivo dell’arciprete.

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    SSi può dire ormai che un profondo legame uni-sce Lucio Caracciolo, direttore di «Limes» ed esperto geopolitico di fama internazionale, al Centro di cultura «Dalla Costa» e alla città di Schio; è questa infatti la sua quarta presenza ad un ciclo di conferenze offerto alla cittadinanza. Ed anche in questa occasione egli ha saputo guidare il numeroso pubblico ad una lettura chiara, articolata ed ampiamente documentata di alcu-ni aspetti sociali, politici, economi-ci e culturali della realtà del nostro tempo. Una presentazione ad ampio spettro, insomma, delle problema-tiche di un mondo sempre più in-terconnesso e globalizzato. Proprio questi due termini (interconnessione e globalizzazione) devono essere le chiavi di lettura per comprendere la mutevole varietà del nostro pianeta: un insieme di molteplici realtà etni-che, nazionali, culturali e religiose in costante, inarrestabile movimen-to dalla periferia al centro. Ma quale periferia e quale centro, se nulla è piú fissato in modo stabile e defini-tivo (come suggerisce provocatoria-mente il titolo della conferenza)?

    I recenti flussi migra-tori, destinati secondo il relatore a non cessare ma anzi ad intensificar-si, anche se con nuove dinamiche e percorsi, sono una chiara testi-monianza di questo pro-cesso di dissolvimen-to del centro (Vecchia Europa) a favore della periferia (Stati asiatici,

    africani, sud-americani). Numerose sono le cause che spingono alla mi-grazione milioni di persone: demo-grafiche (l’«esplosione» demografica di questi Paesi è destinata a soffoca-re l’Occidente), politiche (in molti casi si assiste ad una disintegrazione dello Stato che rimane solo una fac-ciata di tipo formale), economiche (il divario tra paesi «ricchi» e «po-veri» è ulteriormente aumentato) e, non ultimo, climatiche (desertifica-zioni di vastissime aree precedente-mente coltivabili). Ne consegue che la cosiddetta «emergenza» migra-toria non è più un evento tempora-neo, ma una situazione destinata a perdurare e a modificare sostanzial-mente l’attuale assetto geopolitico del nostro pianeta. Come affrontare il problema? La soluzione – secondo Caracciolo – sta nelle parole di papa

    Daniela Nardello

    CENTRO DI CULTURA «CARD. ELIA DALLA COSTA»XXXIII ANNO DI ATTIVITÀCICLO PRIMAVERILE DI INCONTRI

    CENTRO DI CULTURA «CARD. ELIA DALLA COSTA»XXXIII ANNO DI ATTIVITÀCICLO PRIMAVERILE DI INCONTRI

    LE PERIFERIE DEL MONDOSENZA CENTRO

    INCONTRO CON LUCIO CARACCIOLO

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    Francesco, nella sua proposta di ac-coglienza e di confronto. Egli ha po-sto l’idea di periferia al centro della sua missione, rovesciando il rappor-to tradizionale tra centro e periferia: non piú il Vaticano e Roma devono porsi al centro del mondo religio-so, ma le esigenze, le esperienze, le realtà dei credenti di tutto il globo devono costituire la prospettiva at-traverso cui riflettere sul messaggio cristiano.

    Questo cambiamento di prospet-tiva, questo spostamento di oriz-zonte (dalla periferia verso il centro e non piú viceversa) sostenuto dal Pontefice è, secondo il relatore, il modo corretto di guardare il mon-do, perché attraverso uno sguardo periferico possiamo capire meglio ed affrontare, quindi, nel modo piú corretto il futuro che ci attende.

    In conclusione: Caracciolo ha af-frontato il problema migratorio attraverso un’analisi economica e

    geopolitica ma, alla fine, è giunto a suggerire il messaggio di Francesco come unica via percorribile per una soluzione sicura degli attuali proble-mi… ed una simile conclusione da parte di una persona dichiaratamen-te «laica» – come lui stesso si defini-sce – deve farci pensare!

    Al numeroso pubblico presente all’incontro non sarà certo sfuggito che la relazione si è aperta e chiusa con una citazione di papa Francesco; e ciò può aver creato stupore, data la conclamata laicità del relatore. Ma seguendo il chiarissimo filo con-duttore della conferenza, si è potuto comprendere che, davvero, l’unico modo efficace per gestire i flussi mi-gratori che contraddistinguono e se-gnano profondamente il nostro tem-po è rappresentato dall’accoglienza, suggerita dal nostro Pontefice, in una realtà globale in cui centro e pe-riferia sono solo due diversi aspetti di un’unica realtà.

    La processione introitale della messa di inizio dell’Anno pastorale dello scorso 9 otto-bre 2016, momento conclusivo degli incontro legati alla «Settimana della Comunità.»

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    LLunedí 16 maggio 2016 alle ore 20.30 presso palazzo Boschetti si è riunito il Consiglio pastorale parrocchiale del-la parrocchia di San Pietro apostolo di Schio, convocato con avviso dell’Arcipre-te del 9 maggio 2016, per discutere il se-guente ordine del giorno: 1. approvazione del verbale della riunio-

    ne dell’11 aprile 2016 (Regolamento, art. 17);

    2. intervento del vicario generale del-la diocesi di Vicenza, mons. Lorenzo Zaupa, sul tema delle Unità pastorali;

    3. comunicazioni sulla celebrazione del Corpus Domini (29 maggio) e sulla fe-sta patronale di san Pietro.Alle ore 20.37, prima di passare alla

    discussione dell’ordine del giorno il Par-roco-presidente invita tutti alla preghie-ra, poi dichiara aperta la seduta.

    All’inizio della seduta i votanti sono 23. Come da Regolamento del Consiglio pastorale parrocchiale (articolo 17), per la validità delle decisioni è necessaria la metà piú uno dei voti validamente espressi (pari a 12).1. Si passa al primo punto all’ordine

    del giorno: «approvazione del verbale della riunione dell’11 aprile 2016». Il verbale della riunione precedente è approvato con 20 voti favorevoli e 3 astenuti.

    2. Si passa al secondo punto all’ordine del giorno «intervento del vicario ge-nerale della diocesi di Vicenza, mons. Lorenzo Zaupa, sul tema delle Uni-tà pastorali». L’Arciprete presenta al Vicario generale quanto finora fatto

    dalla Parrocchia e la situazione com-plessa in cui essa si trova sia per la struttura, sia per la diversità delle sue articolazioni. Per cercare di costruire un’unità si sono svolte due «settimane della comunità» nel 2014 e nel 2015 e si sta progettando quella di quest’an-no anno. Il tema potrebbe essere trat-to dagli Atti degli apostoli: «E vi fu grande gioia in quella città» per inter-rogarsi sul modo con cui siamo per-cepiti all’esterno, in primo luogo dalla stessa città di Schio. Per introdurre il tema dell’incontro odierno ricorda che nel nostro Consiglio pastorale non si è mai affrontato il tema delle unità pastorali, se non in occasione dell’in-contro dello scorso 16 marzo. Ciò spiega perché in tale occasione il no-stro Consiglio pastorale parrocchiale si sia trovato spiazzato di fronte alle prese di posizione chiare dei Consigli pastorali parrocchiali di Santa Cro-ce e di Santissima Trinità. Questo ha suggerito l’incontro di questa sera. È chiaro che il progetto di riforma del-la presenza della Chiesa nel territorio vicentino punta a un’estensione del modello delle unità pastorali a tutte le parrocchie della diocesi. Per que-sto aveva scritto una lettera al Vica-rio generale per sottolineare la prima preoccupazione che dovrebbe stare alla base del progetto stesso per quan-to riguarda la realtà scledense: vale a dire la necessità di un coordinamento a livello cittadino della pastorale gio-vanile, di quella caritativa, di quella

    CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALESINTESI DEL VERBALE16 MAGGIO 2016

    CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALESINTESI DEL VERBALE16 MAGGIO 2016

    Giorgio Zacchello

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    catechistica e di quella sociale. Mons. Lorenzo Zaupa, vicario generale del-la diocesi di Vicenza presenta e com-menta il documento che è stato predi-sposto per illustrare il progetto della diocesi ai vari consigli. A conclusione dell’intervento si apre la discussione. Gechelin chiede informazioni sulla pastorale sanitaria nel caso di unità pastorale. Vicario generale risponde che la cura dei malati è data da una équipe che vede insieme preti, religio-si, religiose e laici. Ciò provoca scon-certo comprensibile all’inizio. Madre Luciana ritiene che la prospettiva di un cambiamento cosí radicale esiga una preparazione dei laici, altrimen-ti i fedeli non accetterebbero serena-mente il passaggio. Mazzon chiede informazioni circa la struttura del Gruppo ministeriale. Si tratta di vo-lontari o sarà previsto una specie di stipendio. Vicario generale in rap-porto all’ultima domanda dichiara che non è previsto uno stipendio vero e proprio, ma un rimborso spese. È chiaro, poi che coloro che apparten-gono al Gruppo ministeriale dovran-no essere formati specificatamente, come specificato nel Progetto illustra-to. È necessario che ci sia un gruppo di persone, perché ciò permette di evi-tare una personalizzazione, visto che il loro compito non è quello di sosti-tuire il parroco, ma è quello di sovrin-tendere e stimolare l’azione della co-munità. Dato che si tratta di un impe-gno continuativo, poi, è necessario il consenso del coniuge, se sono sposati. Montanari chiede quale sia il com-pito di questo gruppo. Vicario gene-rale risponde che essi coordinano la normale attività della parrocchia nei diversi ambiti (liturgico, catechetico, caritativo, eccetera). Il gruppo cerca di mettere in relazione queste attivi-tà, quasi facendo da ponte fra di loro.

    Si configura quindi come in servizio assai prezioso e, per la sua delicatez-za a tempo. Si pensa a un massimo di cinque anni, rinnovabili. La formazio-ne è importante; pertanto, come per i preti, c’è una formazione permanente per approfondire la propria prepara-zione. In risposta, poi, a chi chiedeva se non era il caso di affrettare i tem-pi, osserva che le parrocchie di San-ta Croce, Santissima Trinità e Piane hanno appena iniziato un cammino di preparazione, proprio nella logica che è bene non fare tutto subito. Un cammino possibile potrebbe essere con la parrocchia del Sacro Cuore, quella di Poleo e quella di Santa Cate-rina, poiché il parroco abita già nella canonica di San Pietro. Si deve proce-dere però passo dopo passo per evita-re due rischi:

    - l’unità pastorale come accentramen-to di tutte le funzioni nel centro piú grosso;

    - l’unità pastorale come un’addizione di altre esperienze.Vicario generale conclude con la sot-tolineatura che quella che ha presen-tato è solo una proposta che andrà presentata ed esaminata a piú livelli. Il tutto, poi, culminerà in un’assem-blea diocesana che si pronuncerà sul-la proposta, proprio per evitare che appaia come qualcosa calato dall’alto.

    3. Si passa al quarto punto all’ordine del giorno «comunicazioni sulla cele-brazione del Corpus Domini e sulla fe-sta patronale di san Pietro». Arciprete comunica che quest’anno la celebra-zione del Corpus Domini sarà diversa dal solito, perché si vogliono coinvol-gere maggiormente i ragazzi. Per la festa di san Pietro si comunica quanto si è fatto finora e le iniziative future.

    Alle ore 22.35, dopo la recita di una preghiera e la benedizione, la seduta è tolta.

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    NOVEMBRE - DICEMBRE 2016NOVEMBREMartedí 1 – solennità di tutti

    i Santi: giornata della santificazio-ne universale. Al Cimitero ore 15: liturgia della Parola e preghiera per i defunti, guidata dalla nostra Par-rocchia.

    Mercoledí 2 - commemora-zione di tutti i fedeli defun-ti: nella chiesa del Cimitero ore 15: santa Messa per tutti i defunti. A San Nicolò ore 20.30: riunione del gruppo pastorale.

    Giovedí 3: a San Nicolò ore 20.45: ascolto della Parola.

    Venerdí 4 – memoria di san Carlo Borromeo: ore 10 Regina pacis suona per i caduti. A Sant’An-tonio abate giornata di adorazione eucaristica e preghiera per le voca-zioni.

    Lunedí 7: a palazzo Boschetti ore 20.30: riunione del Consiglio pasto-rale parrocchiale.

    Martedí 8: a San Nicolò ore 20: percorso francescano.

    Mercoledí 9 – festa della dedi-cazione della basilica Late-ranense: a palazzo Boschetti ore 20.30: incontro degli adulti di A.C.

    Giovedí 10: a San Nicolò ore 20.45: ascolto della Parola.

    Domenica 13: 66ª giornata nazio-

    nale del ringraziamento.Sabato 19: a Casa San Giacomo

    ore 17: incontro ACLI.Domenica 20 – festa di Cristo

    re: giornata di sensibilizzazione per il sostentamento del clero. In Duo-mo ore 16.15: concerto di santa Cecilia.

    Lunedí 21 – presentazione della beata vergine Maria: giornata delle claustrali.

    Martedí 22 – memoria di san-ta Cecilia. Grazie a tutti i nostri gruppi corali. A San Nicolò ore 20.30: percorso biblico francesca-no.

    Giovedí 24: a San Nicolò ore 20.45: ascolto della parola.

    Sabato 26: a San Giacomo ore 9: incontro di preghiera per le rosa-rianti. All’Oratorio salesiano ore 17: corona d’avvento.

    Domenica 27 – prima dome-nica d’avvento: inizia l’anno li-turgico A. In Duomo ore 11: Santa messa con i ragazzi del catechismo.

    Martedí 29: a Sant’Antonio abate ore 18: inizia la novena dell’Imma-colata.

    DICEMBREGiovedí 1: a San Nicolò ore 20.45:

  • 29

    ascolto della Parola.Venerdí 2: a Sant’Antonio abate

    giornata di adorazione eucaristica e preghiera per le vocazioni.

    Sabato 3: all’Oratorio salesiano A.D.S. festa delle promesse. Alle ore 17: corona d’avvento.

    Domenica 4 – seconda dome-nica d’Avvento: a San Nicolò ore 10: Battesimo comunitario. In Duomo ore 11: Battesimo comu-nitario. A casa San Giacomo ore 16: ritiro di Avvento. Si chiude con i vespri.

    CONCERTO DI SANTA CECILIADomenica 20 novembre alle ore 16.15 Duomo si svolgerà la XXV edizione del Concerto di S. Ce-cilia, organizzato dalla nostra Schola Cantorum «Santa Cecilia», diretta da Luciana Silvestri e ac-compagnata dall’organista Efrem Marchioretto, che proporrà brani di Franz Biebl (Ave Maria), Charles Villiers Stanford (Beati quorum via), Ivo Antognini (O magnum mysterium e O filii et filiae) e Ola Gjei-lo (The Ground e Northern Lights in the Moments). Assieme al coro si esibierà anche l’organista Massi-miliano Raschietti, che proporrà un programma or-ganistico con brani di Johan Sebastian Bach, Felix Mendelssohn e Salvatore Esposito.L’ingresso con offerta libera.

  • 30

    ANNO XL – NUMERO 2 – NOVEMBRE 2016Periodico della Parrocchia del Duomo di S. Pietro - SchioRegistrato dal Tribunale di Vicenza il 12 settembre 1978 al n. 375Proprietà di mons. Bruno Stenco, arcipreteDirettore Giuseppe Piazza - Schio, via Milano, 34 - Tel. 0445 521425Atelier Grafico srlComitato di redazione: Gianni Grendene, don Alberto Maschio, Giuseppe Piazza, mons. Bruno Stenco, Giorgio ZacchelloSede della redazione: Canonica di San Pietro apostolo – via C. Cavour, 3 – 36015 Schio (VI) – tel. 0445/521103 - e-mail: [email protected]: realizzazione grafica di Renzo Matino.Per abbonamenti: CCP n° 20562484 - intestato a «Parrocchia San Pietro apostolo» - Causale «Offerta per rinnovo Bollettino anno 2015/2016»

    ANAGRAFE PARROCCHIALE DAL 15 SETTEMBRE AL 15 OTTOBRE 2016RINATI NEL BATTESIMO37 Tommaso Mattiello di Paolo e Paola Cicchelero (18 settembre)38. Alessandro Barbiero di Alberto e Beata Majer (24 settembre)

    UNITI NEL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO12. Alessandro Manzardo e Angela Maistrello (17 settembre)13. Alberto Barbiero e Beata Majer (24 settembre)14. Angelo Bon e Federica Polga (1 ottobre)15. Ruggero Lorenzin e Paola Creuso (2 ottobre)16. Giuseppe Guido Stefanello e Valentina

    Prosdocimi (8 ottobre)

    RITORNATI AL PADRE51. Rita Bolfe (1947), coniugata52. Giovanni Bergoni (1927), coniugato53. Pierina Manfron (1929), vedova54. Guglielmina Simoni (1929), nubile55. Lucia Anna Boccardo (1943), coniugata56. Giorgio Fabris (1959), già coniugato57. Franco Riva (1933), coniugato

  • BOLLETTINO DUOMO SAN PIETROin gabbia no abbondanze

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