AL PAPA - iubilum · 2020. 6. 4. · Ma in contrario ne 'La regola d'arte', autore il sottoscritto,...

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LETTERA APERTA AL PAPA Santità, un metodo oggettivo di canto gregoriano... Cose di ragione, non fede!, eppure non valutate abbastanza dai musicisti, forse perché scritte da chi senza titolo musicale perfino, o potute poco pubblicizzare anche per malattia sorta subito dopo all'udito. E non praticate nel culto, forse per scrupolo della consuetudine musicale invalsa, o perché riscoperte da chi disubbidiente in esperienze musicali-religiose (tuttavia con benedizione di Giovanni Paolo II per lettera privata su ciò). La questione si potrebbe mettere così dunque: se sia il minor male riproporre come attualmente il gregoriano tradotto e accompagnato. Allora al musicista potrebbe sembrare di sì, perché: primo, come si dice, «Dio accetta il canto delle cicale come quello delle ranocchie», perché «la perfezione sta in cielo»; quindi è anzi bene. Secondo, vediamo il Papa lasciare fare nelle celebrazioni; perciò non è male. Terzo, le sue forme specialmente ritmiche non note bene, ma riproposte solo per consuetudine tutte uguali noiose, mentre per autorità tutte varie non ammirevoli, invece soggettive misurate con figure; perciò così più comprensibili e piacevoli, minor male. Quarto, il popolo non ne capirebbe il latino, e i monaci perfino lo accompagnerebbero con organi di tono moderno ('temperato'), sebbene prima inesistente; e perciò non c'è male minore. Ma in contrario ne 'La regola d'arte', autore il sottoscritto, dal 1998 ricostruite oggettivamente forme gregoriane in genere naturalmente armoniche. Cioè con varietà senza che l'uguaglianza venga meno, come nell'armonia del creato. Misurando rispettivamente il ritmo con accenti verbali latini e figure quadrate musicali insieme, secondo la 'regola dell'uguaglianza' della metrica antica; e il tono con la voce e il monocordo naturale ('zarliniano'), secondo il 'numero armonico' dell'acustica antica. Per conferma anche audio al sito elettronico www.iubilum.net ... Dunque, Santità, se Dio dovesse guardare al maggiore o minore male, veramente, nessuno si salverebbe! Ma tra liturgia e musica nessuna contraddizione. Si può invece avere disubbidito, ad esempio (stando al suono delle parole), a Paolo VI, nella lettera apostolica "De lingua latina [....] retinenda" (Ench. Vat. 2/914), perché, in effetti, riproposto solo nei modi sopra, il gregoriano, può sentirsi proprio il bisogno di renderlo più adatto alla sensibilità musicale umana in qualche modo. Ma così peggiorato, perché smodato in pratica anche nei ritmi e toni naturali, originari. Con cui invece così ammirevole da potersi ricordare certo anche dal popolo, almeno con testo tradotto letteralmente sotto e in un minimo repertorio modello e per l'unità della Chiesa. Perciò l'oggetto in questione non propriamente il minor male. Perché, per rispondere pure al musicista: primo, vero pure che «nessuno è confermato in grazia», per non fare il bene possibile, perché «i beati sono in cielo». Secondo, il magistero del Papa dissentito in pratica eventualmente. Terzo, forme gregoriane assai migliori certo le naturali. Quarto, il gregoriano naturalmente facile, ma strumenti temperati o elettronici (campane a parte...) troppo dispendio perfino. Santità, piaccia o non piaccia al musicista, comunque, se non queste, le vere forme gregoriane, tanto meno quelle! La questione non 'italiano o latino', ma quali queste forme. Le vere forme gregoriane non si eseguono. Perché deve essere lasciato spazio agli imbroglioni? In verità, Lucio Marcucci x/x/2008

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LETTERA APERTA

AL PAPA

Santità, un metodo oggettivo di canto gregoriano... Cose di ragione, non fede!, eppure non valutate abbastanza dai musicisti, forse perché scritte da chi senza titolo musicale perfino, o potute poco pubblicizzare anche per malattia sorta subito dopo all'udito. E non praticate nel culto, forse per scrupolo della consuetudine musicale invalsa, o perché riscoperte da chi disubbidiente in esperienze musicali-religiose (tuttavia con benedizione di Giovanni Paolo II per lettera privata su ciò). La questione si potrebbe mettere così dunque: se sia il minor male riproporre come attualmente il gregoriano tradotto e accompagnato.

Allora al musicista potrebbe sembrare di sì, perché: primo, come si dice, «Dio accetta il canto delle cicale come quello delle ranocchie», perché «la perfezione sta in cielo»; quindi è anzi bene. Secondo, vediamo il Papa lasciare fare nelle celebrazioni; perciò non è male. Terzo, le sue forme specialmente ritmiche non note bene, ma riproposte solo per consuetudine tutte uguali noiose, mentre per autorità tutte varie non ammirevoli, invece soggettive misurate con figure; perciò così più comprensibili e piacevoli, minor male. Quarto, il popolo non ne capirebbe il latino, e i monaci perfino lo accompagnerebbero con organi di tono moderno ('temperato'), sebbene prima inesistente; e perciò non c'è male minore.

Ma in contrario ne 'La regola d'arte', autore il sottoscritto, dal 1998 ricostruite oggettivamente forme gregoriane in genere naturalmente armoniche. Cioè con varietà senza che l'uguaglianza venga meno, come nell'armonia del creato. Misurando rispettivamente il ritmo con accenti verbali latini e figure quadrate musicali insieme, secondo la 'regola dell'uguaglianza' della metrica antica; e il tono con la voce e il monocordo naturale ('zarliniano'), secondo il 'numero armonico' dell'acustica antica. Per conferma anche audio al sito elettronico www.iubilum.net...

Dunque, Santità, se Dio dovesse guardare al maggiore o minore male, veramente, nessuno si salverebbe! Ma tra liturgia e musica nessuna contraddizione. Si può invece avere disubbidito, ad esempio (stando al suono delle parole), a Paolo VI, nella lettera apostolica "De lingua latina [....] retinenda" (Ench. Vat. 2/914), perché, in effetti, riproposto solo nei modi sopra, il gregoriano, può sentirsi proprio il bisogno di renderlo più adatto alla sensibilità musicale umana in qualche modo. Ma così peggiorato, perché smodato in pratica anche nei ritmi e toni naturali, originari. Con cui invece così ammirevole da potersi ricordare certo anche dal popolo, almeno con testo tradotto letteralmente sotto e in un minimo repertorio modello e per l'unità della Chiesa.

Perciò l'oggetto in questione non propriamente il minor male. Perché, per rispondere pure al musicista: primo, vero pure che «nessuno è confermato in grazia», per non fare il bene possibile, perché «i beati sono in cielo». Secondo, il magistero del Papa dissentito in pratica eventualmente. Terzo, forme gregoriane assai migliori certo le naturali. Quarto, il gregoriano naturalmente facile, ma strumenti temperati o elettronici (campane a parte...) troppo dispendio perfino.

Santità, piaccia o non piaccia al musicista, comunque, se non queste, le vere forme gregoriane, tanto meno quelle! La questione non 'italiano o latino', ma quali queste forme. Le vere forme gregoriane non si eseguono. Perché deve essere lasciato spazio agli imbroglioni? In verità, Lucio Marcucci x/x/2008