Quando la precarietà è “agita”. Sindacati, movimenti e...Lavoro I lavoratori e il Mercato del...

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Anno Accademico 2012-2013 Sociologia del Lavoro Dott. Riccardo Guidi / [email protected] Modulo Sociologia del Lavoro (6 cfu) Quando la precarietà è “agita”. Sindacati, movimenti e... Lezione 26/03/2013 Giovani e precarietà in Italia. Problemi, attori, politiche e “invenzioni” dal basso Dott.ssa Sandra Burchi / [email protected]

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Anno Accademico 2012-2013

Sociologia del Lavoro

Dott. Riccardo Guidi / [email protected]

Modulo Sociologia del Lavoro (6 cfu)

Quando la precarietà è “agita”. Sindacati, movimenti e...

Lezione 26/03/2013

Giovani e precarietà in Italia.Problemi, attori, politiche e “invenzioni” dal basso

Dott.ssa Sandra Burchi / [email protected]

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Il sindacato nella storia (1): le origini

Il sindacato per come lo conosciamo nasce generalmente con larivoluzione industriale e lo sviluppo del capitalismo. Ma le origini sono

differenti a seconda dei differenti contesti nazionali.

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Prima del sindacato moderno esistono varie forme di aggregazione deilavoratori (es.: le corporazioni artigiane medioevali), ma si tratta di

organizzazioni diverse rispondenti a un contesto diverso.

In Italia la traiettoria storica di origine del sindacato moderno è diversadall’esempio inglese. Alla metà del XIX secolo il capitalismo italiano è

più agrario che industriale e i lavoratori salariati sono perdipiù avventizi.

Le grandi federazioni sindacali nascono in Italia all’inizio del XX secolocon il consolidarsi dell’industria metallurgica (la FIOM viene fondata nel1901) e si sviluppano fino al 1925 quando il fascismo proibisce la libertà

sindacale.

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Il sindacato nella storia (2): i “trenta gloriosi”

Crescono gli iscritti, cresce la legittimazione popolare e istituzionale. Isindacati diventano attori-chiave del “compromesso fordista-

keynesiano” del dopo-guerra.

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Nei “trenta gloriosi” il sindacato in Italia conosce la propria massimaespansione

Il ruolo dei sindacati è fondamentale in questo contesto perché questicontribuiscono a “istituzionalizzare” il conflitto tra capitale e lavoro,

rendendolo positivo.

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Il sindacato nella storia (3): dopo i “trenta gloriosi”

Il tema fondamentale diventa l’adeguamento dei sindacati ai nuovicontesti. Nella “società dei servizi” entra in questione l’adeguatezza e

l’utilità stessa del sindacato.

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Dopo i “trenta gloriosi”, assieme alla crisi dei modelli fordista-keynesiani, anche il sindacato sperimenta fattori di crisi e declino.

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Il “potere” del lavoro (Borghi, Dorigatti, 2011)

Potere organizzativolegato alla capacità dei lavoratori di agire

collettivamente

Potere strutturalelegato alla posizione del lavoratore sul

mercato o nel processo produttivo

Il lavoratore e il Mercato delLavoro

I lavoratori e il Mercato delLavoro

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Nei “trenta gloriosi”

Nei “trenta gloriosi” il sindacato ha costituito il principale strumento dell’azionecollettiva dei lavoratori e un potente strumento per le identità collettive.

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Il “sistema di scambi” intorno al sindacato (cfr. Provasi, Borgogna, 1984)

Iscritti (“la base”)

S i n d a c a t o

Attori esterni (imprese, Stato, partiti...)

Il sindacato offregaranzie della conformitàdei comportamenti dellabase rispetto ad alcuni

standard pattuiti

Il sindacato offre tutele,riconoscimento sociale,

beni e servizi legali,amministrativi, assicurativi

Il sindacato ricevelegittimazione, titoli di

rappresentanza,risorse materiali per ilproprio funzionamento

Il sindacato ricevelegittimazione, titoli di

rappresentanza,risorse materiali per ilproprio funzionamento

La gestione di questocomplesso sistema discambi ha richiesto la

costruzione diun’articolata

organizzazione delSindacato.

Nei “trenta gloriosi”

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Logica di conflitto

Logica di associazione

Essere al centro diquesto sistema discambi espone il

Sindacato a molteplicidilemmi di azione:

quanto rivendicare equanto collaborare?Strategie a breve o

medio termine? Ecc.

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L’articolazione organizzativa dei sindacati (della Rocca, Fortunato, 2006)

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Nei “trenta gloriosi”

Organizzazione e rappresentanza sindacale sui singoli luoghi di lavoro(Commissioni interne dal 1943 alla fine anni ‘60, Consigli di fabbrica dalla fine anni ‘60 agliinizi anni ‘70 a, R.S.aziendali dagli anni ‘70 agli anni ‘90, R.S.unitarie dagli inizi anni ‘90)

Organizzazione e rappresentanza sindacale verticale di categoria(metalmeccanici: FIOM, FIM, UILM; chimici: FILCTEM, FEMCA, UILTEC)

Strutture di coordinamento orizzontale: le Confederazioni (CGIL(FIOM+FILCTEM +...), CISL (FIM+FEMCA +...), UIL (UILM+UILTEC +...)

Livelli localiLivelli regionaliLivelli nazionale

Gestiscono le relazioni extra-contrattuali (aspettimacroeconomici, governo dei diritti sociali...)

Con gli imprenditori di settore definiscono lecondizioni di lavoro mediante il CCNL (legge)

Livelli nazionaleLivelli regionaliLivelli locali

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Gli strumenti dell’azione sindacale in Italia (Mingione, Pugliese, 2005)

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Nei “trenta gloriosi”

Concordata tra sindacati e imprenditori di categoria

La contrattazione collettiva Ha forza di legge

Vale per tutti i lavoratori (iscritti e non ai sindacati)

Lo sciopero

Classico: interruzione del lavoro

A singhiozzo: interruzione del lavoro e riprese

Bianco: applicazione letterale e astratta il regolamento

Del rendimento: riduzione di ritmi e rendimenti

A rovescia: lavorare gratuitamente a dimostrazione dellapossibilità/necessità di creare occupazione

Selvaggio: non indetto dal sindacato ed eventualmente anchecontro il sindacato

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La crisi dei sindacati (Borghi, Dorigatti, 2011)

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Dopo i “trenta gloriosi”

Le trasformazioni economiche, politiche e sociali degli ultimi 30 annicontribuiscono alla perdita di centralità del sindacato.

De-standardizzazione del lavoroGlobalizzazione del lavoro

Crisi identità collettive connesse al lavoro

Diminuzione della sindacalizzazioneConcentrazione della sindacalizzazione

Delegittimazione popolare dei sindacati

Declino del potere simbolico eorganizzativo dei sindacati

soprattutto per i lavoratori non-standard (in crescita)

Crisi economica e Disoccupazione

Quale ruolo del sindacato tra i lavoratorinon-standard?

Quale “repertorio” d’azione appropriato delsindacato verso i lavoratori non-standard?

E’ possibile rappresentare i lavoratori non-standard?

Nuovi rapporti tecnologie / produzione / lavoro

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3 strategie d’innovazione sindacale (Borghi, Dorigatti, 2011)

1) Strategia cooperativa. Abbandono della conflittualità e potenziamento del ruolo “positivo”per l’impresa garantendo un contributo attivo nel raggiungimento degli obiettivi di competitivitàaziendale.

2) Strategia dei servizi al lavoratore. Sviluppo dei servizi individuali offerti dal sindacatoal singolo lavoratore (CAF, informazioni, assicurazioni, viaggi…)

3) Strategie neo-movimentiste.a) Ripensamento del rapporto tra funzionario sindacale e iscritto: il

funzionario va verso un profilo di attivista di comunità

b) Azione prioritaria: estensione sindacalizzazione a settori marginali dellaforza-lavoro (lavoratori a bassa qualifica e basso reddito, migranti,giovani), ritenuti non sindacalizzabili

c) Pluralizzazione del repertorio di azione: logica dell’azione diretta e delpublic shaming

d) Nuove alleanze: coalition-building con altri movimenti e con soggettiesterni al sindacato, compresi i consumatori

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Dopo i “trenta gloriosi”

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I movimenti di “auto-organizzazione” precaria (Murgia, Selmi, 2011)

Accanto alle più tradizionali pratiche di rappresentanza sindacale, nel corso degli ultimianni si sono sviluppate nuove forme di rivendicazione basate su reti di azioni, persone e

progetti e su pratiche dal basso e orizzontali. (Murgia, Selmi, 2011, 167)

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Dopo i “trenta gloriosi”

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I movimenti di “auto-organizzazione” precaria (Murgia, Selmi, 2011)

Due grandi differenze dei movimenti “auto-organizzati” dal sindacato:

1) (metodi) rifiuto di forme intermedie di organizzazione che interpretano ledomande e le traducono in ambiti istituzionali

2) (oggetti) mobilitazioni non legate esclusivamente al lavoro, ma più in generaleai percorsi di vita dei soggetti.

Due funzioni svolte dai movimenti “auto-organizzati”:1) “auto-rappresentazione”: per rendere consapevoli, rendere visibili, rendere ‘pubblico’

2) “auto-rappresentanza”: per gestire forme collettive locali di mobilitazione e conflitto.

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Dopo i “trenta gloriosi”

Due conclusioni dallo studio di campagne di movimenti “auto-organizzati”:1) I lavoratori precari non sono per natura “inorganizzabili”, è piuttosto la struttura

sindacale che non è appropriata;

2) Le attività realizzate dai movimenti precari auto-organizzati possono funzionare comeattività di advocacy verso i sindacati.