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Comune di Bologna Settore Istruzione U.O. Laboratori per la didattica Quaderni del Planetario: Scienza e stelle nell’Istituto Penale Minorile di Bologna Anna Basilisco; Angela Turricchia N° 3- Anno scolastico 2003-2004 Anna Basilisco- insegnante di lettere per la scuola media inferiore. Ist. Comprensivo N. 1 G. Dozza- Bologna Angela Turricchia- insegnante presso il Laboratorio per la Didattica Planetario- Settore Istruzione- Comune di Bologna

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Comune di Bologna Settore Istruzione

U.O. Laboratori per la didattica

Quaderni del Planetario:

Scienza e stelle nell’Istituto Penale Minorile

di Bologna

Anna Basilisco; Angela Turricchia

N° 3- Anno scolastico 2003-2004

Anna Basilisco- insegnante di lettere per la scuola media inferiore. Ist. Comprensivo N. 1 G. Dozza- Bologna

Angela Turricchia- insegnante presso il Laboratorio per la Didattica Planetario- Settore Istruzione- Comune di Bologna

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Alla base del programma politico dell’Amministrazione Comunale di Bologna sta

una idea di città educativa fondata anche sulla consapevolezza dell’accrescersi

delle difficoltà che le ragazze e i ragazzi, oggi, devono affrontare.

Crescono, infatti, nelle città, i meccanismi di esclusione e di emarginazione e

colpiscono in particolare sia i giovani sia i nuovi cittadini che vengono da altre

culture. Poter sentire come propria la città in cui si vive è sempre più difficile.

Per fortuna, Bologna possiede da sempre una rete sociale di solidarietà

preziosissima che ne ha costruito l’identità e costituisce patrimonio collettivo. E

tuttavia, a volte, questa rete diventa troppo stretta e non riesce ad aiutare chi si sente

differente, estraneo e/o straniero.

La realtà dei ragazzi sottoposti a provvedimenti penali ci è ben presente.

Per questo riteniamo necessario e urgente mettere in campo interventi educativi e

progettuali mirati sulla loro condizione con l’obiettivo di offrire loro la speranza di

essere riconosciuti come persone che hanno desideri, bisogni e diritti.

In questa direzione si è mossa l’esperienza che questo testo vuole comunicare e che

ha avuto luogo presso l’Istituto penale minorile “ Pietro Siciliani”. E’ frutto di un

lavoro di rete e cioè del coinvolgimento dell’istituzione scolastica statale con una

delle agenzie educative che il Comune di Bologna ha progettato e realizzato nei

luoghi più significativi della città: il laboratorio per la didattica “Planetario”.

E’ un esempio di buona pratica che ci proponiamo di valorizzare e sviluppare.

Assessora Scuola, Formazione e Politiche delle Differenze

Maria Virgilio

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Presentazione

Non è agevole cogliere le cause del disagio giovanile ed ancora meno quelle della

devianza rapportata all’unicità dell’esperienza di vita e delle dinamiche della singola

persona e conseguentemente è molto complesso mettere a punto modalità di intervento

che incidano positivamente sui comportamenti.

L’assenza inoltre del senso di partecipazione, di aggregazione del gruppo, di

progettualità individuale non facilitano il percorso degli insegnanti che scelgono di

svolgere attività didattica, anche se forti delle giuste competenze educative-formative e

con buone capacità di relazione, nei luoghi di reclusione per i giovani coinvolti in

vicende penali.

Questo quaderno è la testimonianza di una esperienza, in cui traspare anche

l’apporto emozionale, che ha portato alla realizzazione di una unità di apprendimento

all’interno dell’Istituto Penale Minorile “Pietro Siciliani” dall’insegnante Angela

Turricchia del Laboratorio per la didattica Planetario del Comune di Bologna in stretta

collaborazione con l’insegnante Anna Basilisco dell’Istituto Comprensivo n.1 .

Entrambe, supportate dalla Direzione dell’Istituto, hanno creduto in primo luogo che

tutte le materie, anche le più complesse come l’astronomia, possano essere proposte ed

approfondite anche in questo contesto.

Sembrava quasi inopportuno parlare a lungo del cielo, là dentro dove il cielo e lo

spazio infinito sembrano dolorosamente lontani e questa lontananza ancora più pesante

perché la giovane età rende forse più difficile l’attesa e l’esercizio della pazienza.

Ed invece si può parlare di cielo e non solo in modo letterario ma affrontandone le

complessità e le leggi fisiche in modo scientificamente corretto anche se con la

consapevolezza che solo quando i concetti di regola, di metodologia, di obiettivo

saranno interiormente acquisiti, solo allora i ragazzi potranno finalmente “toccare”.. il

cielo.

La Responsabile della U.I. Rete scolastica

Dott.ssa Grazia Russo

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1. Quadro istituzionale L'esperienza di cui si parla in queste pagine nasce da una collaborazione tra l’

Istituto Comprensivo n.1 di Bologna, che ha al suo interno la sezione legata al

carcere minorile, e il Laboratorio per la didattica Planetario (Settore Istruzione-

Comune di Bologna).

L’Istituto Penale Minorile di Bologna accoglie al suo interno ragazzi di

diverse età, per periodi diversi e di provenienza diversa. Vi sono ragazzi che si

fermano per periodi brevi, altri per periodi molto più lunghi a seconda della pena

che devono scontare, a seconda se siano o meno in attesa di processo. Si verificano

pertanto momenti di maggiore o minore presenza di persone, che possono scegliere

o meno di partecipare alle attività proposte dall’Istituzione carcere stesso.

Qualunque sia il tipo e la durata della pena che un ragazzo deve scontare, è

però riconosciuta “...la valenza educativa che anche un evento penale deve

garantire, favorendo la continuità dei percorsi di crescita, di maturazione

individuale e di socializzazione della persona in età minore. Si rileva inoltre la

necessaria complementarità tra gli Enti e i Servizi interessati ed il coordinamento

delle reciproche attività”.1

Nella nostra regione è sviluppata una consistente rete di servizi educativi, di

aggregazione… che consente di dare risposte integrate nel territorio di

appartenenza, ai bisogni espressi dall’utenza che transita nei Servizi del Centro

della Giustizia minorile; ed è importante “ promuovere le condizioni che

consentono la partecipazione degli Enti locali e il coinvolgimento degli organismi

pubblici, privati, dell'associazionismo e del volontariato per iniziative educative,

culturali ricreative e sportive nei servizi dell'Amministrazione della Giustizia.”

1 Dal “Protocollo di Intesa tra il Ministero di Grazia e Giustizia e la regione Emilia Romagna”.

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All’interno di questo quadro regionale è stata stipulata una convenzione tra

IPM2, Provincia e Comune di Bologna che disciplina il rapporto “ al fine di offrire

un servizio di informazione, consulenza ed orientamento al lavoro che valorizzi i

bisogni dei detenuti e nel contempo sia di supporto agli operatori penitenziari che

operano all’interno della struttura carceraria”3.

Il Planetario, in quanto struttura di supporto alla didattica, ha sempre fornito

collaborazione alle scuole di diverso ordine preparando percorsi didattici, lezioni,

progetti legati soprattutto ad Astronomia e a Fisica e, soprattutto negli ultimi anni

ha rivolto il proprio interesse alle scienze in senso lato attraverso la partecipazione

a progetti nazionali ed internazionali4.

2 IPM= Istituto penale minorile 3 Dalla “Convenzione tra Comune di Bologna e Ministero di Grazia e Giustizia” 4 Il Planetario è uno dei Laboratori per la Didattica e fa capo al Settore Istruzione del Comune di Bologna ed ha coordinato a laivello nazionale il progetto L’Europe des Découvertes che ha portato alla preparazione di suggerimenti didattico-pedagogici per insegnanti e alla pubblicazione del volume con lo stesso titolo- ed Le Pommier -agosto 2004 .

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2. Attività scolastiche in IPM

In carcere, proprio per garantire che venga continuato il percorso di crescita, di

maturazione individuale dei ragazzi è attivato un corso EdA (educazione degli

adulti) del Centro territoriale permanente dell’Istituto comprensivo n 1 Giuseppe

Dozza sia di scuola media inferiore che di alfabetizzazione. Per la scuola media

sono previsti gli insegnamenti di: italiano storia e geografia, matematica e scienze,

informatica e lingua straniera.

Considerando la presenza di ragazzi provenienti da realtà geografiche

composite5 e i diversi livelli di scolarità presenti, gli insegnanti che lavorano in

IPM hanno ritenuto opportuno avvalersi, come nella scuola pubblica esterna al

carcere, di esperienze provenenti dal territorio, provenienti quindi dalla realtà extra-

scolastica locale per consentire un arricchimento dell’offerta formativa proposta.

In particolare Anna Basilisco scrive nel suo piano di lavoro annuale approvato

dal Collegio dei docenti dell’Istituto Comprensivo di appartenenza: “Il percorso

educativo-didattico senza tralasciare l’insegnamento curricolare, è teso ad

instaurare prioritariamente un clima positivo dal punto di vista comunicativo-

relazionale, favorendo l’ascolto e l’accoglienza. I ragazzi, infatti, esprimono un

forte bisogno di relazioni e di punti di riferimento, data la precarietà estrema della

loro condizione, lo stato di incertezza e di confusione, il senso di abbandono.

Ciò implica il sostanziale superamento della didattica curricolare rigidamente

intesa e l’adozione di metodologie orientate a creare situazioni educative che

valorizzino le abilità già possedute dagli allievi ed il ruolo tutoriale dell’insegnante

come guida e sostegno.

5 In alcuni momenti sono stati presenti ragazzi provenienti da Albania, Cina, Nord Africa, Sud- America, Romania, ex Jugoslavia…

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Inoltre, in considerazione delle altre iniziative già previste all’interno del

carcere (teatro, laboratorio di Terra Verde, Sala Borsa ragazzi) e della necessità di

tutti i ragazzi di usufruire delle varie esperienze, sarebbe opportuno realizzare un

percorso educativo complessivo nel quale vi sia una integrazione tra l’esperienza

scolastica e gli altri percorsi. Si auspica, pertanto di favorire una reale condivisione,

anche nei ragazzi, del percorso formativo scolastico.”

Anna, nel tentativo di interessare i ragazzi e di fornire stimoli culturali

“innovativi” rispetto a quelli della scuola tradizionale, ha ricercato persone ed Enti

di sua conoscenza e che potessero coinvolgere maggiormente l’interesse dei

ragazzi. In particolare la scelta di un argomento legato al cielo e alla scienza e

quindi molto lontano dall’ambiente della quotidianità è stato motivato dal fatto di

avere già seguito, durante il suo lavoro precedente nella scuola elementare, una

esperienza analoga con una classe di bambini. L’interesse dimostrato dai bambini in

quella occasione la ha portata a pensare alla possibilità di un analogo possibile

coinvolgimento dei giovani ragazzi del carcere di fronte ad una esperienza “ di

stelle e di scienze”.

Come insegnante del Planetario alla proposta fattami da Anna, ho ritenuto

significativo il mio coinvolgimento in questa esperienza in quanto esperienza

rivolta a fasce deboli della società (vedere esperienze con disabili già svolte6). Il

mio ruolo di insegnante in un servizio pubblico mi ha sempre fatto ritenere

prioritario questo a qualunque altro intervento e in questa scelta sono sempre stata

appoggiata dal coordinatore dei Laboratori7.

In questi anni il lavoro all’interno del Planetario ha sempre avuto una forte

caratterizzazione laboratoriale che si è venuta ulteriormente evidenziando con

l’ideazione e progettazione di percorsi scientifici per Istituti scolastici di diverso 6 Le esperienze svolte con ragazzi disabili sono visibili nel sito http://www.polare.it dove è visibile la maggior parte della produzione didattica del Planetario.

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ordine e grado e per l’ideazione di laboratori per mostre di carattere astronomico a

livello nazionale8. Per laboratorio intendo un ambiente in cui ragazzi ed insegnanti

possano eseguire “esperimenti” scientifici come comunemente intesi, ma anche un

ambiente che costituisca un punto di riferimento, in particolare per insegnanti, dove

discutere, progettare percorsi, trovare supporti di materiali e di competenze relativi

alla didattica delle scienze.

La possibilità di una sperimentazione di un progetto scientifico all’interno del

carcere è apparsa come un ulteriore momento di verifica della validità di ipotesi

didattiche e metodologiche di lavoro già utilizzate nel Planetario con fasce di età

assai diverse.

Abbiamo ritenuto importante un incontro preliminare tra operatrice del

Planetario e i ragazzi in modo da verificare la reciproca disponibilità ad un lavoro

comune tenendo conto della difficile situazione che si può verificare all’interno

delle pareti del carcere stesso.

7 Coordinatori dei Laboratori per la Didattica sono stati il dott. Pierpaolo Sacchetto, e la dott.ssa Grazia Russo. 8 L’insegnante del Planetario ha ideato i Laboratori didattici per la mostra “Dal cielo all’Universo: il messaggio della luce”; attualmente gli stessi laboratori saranno presenti alla Mostra Futuro Remoto della Città della Scienza di Napoli.

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Sono stata subito messa al corrente della situazione cui mi sarei trovata

entrando nel carcere e il primo incontro è stato volutamente molto breve e di

semplice presentazione. Si è svolto all’interno di una stanza ampia, al primo piano

del carcere, in presenza di una guardia carceraria che ha seguito tutto l’incontro.

3. Perché scienze e la sua metodologia laboratoriale nella scuola

carceraria minorile.

In questa situazione la collaborazione tra Anna, insegnante della classe, ed

Angela, insegnante del Planetario, ha permesso la realizzazione del rapporto tra

scuola ed extrascuola auspicato prima ed ha permesso di utilizzare competenze

esterne per la preparazione e la sperimentazione di un mini percorso che

avvicinasse i ragazzi alla scienza.

Perché proprio la scienza e l’extra-scuola rispetto a tutte le attività che

possono essere proposte?

Scrive Sebastiana Lai 9 “In particolare i progetti extra-scuola dovrebbero

sfruttare le condizioni del tempo didattico in modo più radicale che non nelle

attività “normali” della classe, mettendo in campo ipotesi di lavoro più aderenti ai

percorsi di apprendimento degli alunni/alunne, dove nei percorsi labirintici della

loro ricerca si accompagnino il rischio e il piacere della scoperta. Restano molte

domande aperte sul come realizzare delle condizioni di

insegnamento/apprendimento in situazioni così frammentarie e brevi come sono gli

incontri previsti dai progetti esterni alla scuola”.

La scelta quindi di una attività scientifica che preveda una parte di laboratorio è

stata basata sulla nostra ipotesi/speranza di attivare quello che Sebastiana Lai

chiama “rischio e il piacere della scoperta”.

9Sebastiana Lai – “ Trasposizione Didattica: Astronomia e matematica”

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Inoltre la scienza in IPM assume un ruolo particolare proprio grazie al suo

linguaggio universale, capace di superare i limiti dovuti ad una non piena

padronanza della lingua italiana. Per chi ha problemi di linguaggio l’uso di

immagini, di simbolismo matematico costituisce un momento di “sicurezza” nello

svolgimento di una attività e favorisce il superamento del “teorizzare senza fare –

fare senza capire”.

Il lavoro di tipo scientifico che è stato proposto pone in evidenza la capacità di

collegare e valorizzare reciprocamente i momenti dell’ osservare-capire- fare-

progettare.

Il laboratorio scientifico racchiude in sé infatti una parte “pratica-manuale” e

una parte invece concettuale. La fusione di questi aspetti permette di costruire una

conoscenza duratura e soprattutto armonica che inserisce il “faccio quindi capisco”

in una conoscenza più complessiva dei concetti.

La metodologia del laboratorio favorisce l’apprendimento significativo dei

saperi e offre all’insegnante la possibilità di osservare l’agire dell’alunno, senza che

l’attività sia recepita da quest’ultimo come una verifica e un giudizio sulle sue

conoscenze o carenze.” (M. Polo, 2000).

Gli obiettivi dell’educazione scientifica sono in parte comuni ad altre aree

disciplinari e, in carcere più che mai, assumono una valenza educativa per stimolare

i ragazzi a porsi criticamente delle domande costruttrici di atteggiamenti:

a. lo sviluppo di atteggiamenti nei confronti del mondo, come la

tendenza a porre proprie domande, ad osservare, a scoprire; l’intraprendenza

inventiva soprattutto per quanto riguarda la formulazione di ipotesi e spiegazioni,

l’autonomia del giudizio accompagnato a disponibilità a considerare le opinioni

altrui e di confrontare queste e le proprie con i fatti;

b. l’acquisizione di abilità cognitive generali, quali, per esempio, la

capacità di analisi delle situazioni e dei loro elementi; la capacità di collegare i dati

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dell’esperienza in sequenze e schemi che consentano di prospettare soluzioni ed

interpretazioni; la capacità di formulare ragionamenti ipotetico-deduttivi;

c. lo sviluppo di uno stretto rapporto tra il “fare” ed il “pensare”.

In aggiunta a questo è importante ricordare che in un lavoro di laboratorio si opera

per piccoli gruppi e quindi rende indispensabile la cooperazione con gli altri che ,

se pure è una condizione del vivere in comunità, non è così ovvia all’interno di un

ambiente come il carcere.

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3. Il percorso proposto

Di seguito le osservazioni emerse dal primo incontro10:

2/04/2004 primo incontro di un’ora. 5 persone

presenti di cui: due slavi, un cinese, due rumeni. Di

questi due non parlano assolutamente l’italiano e

non lo capiscono. L’ambiente in cui lavoriamo è

grande e soleggiato, si presta bene ad una attività

sul Sole. All’uscita, che avviene passando tra le

celle (hanno lo spioncino come quelle che si vedono

in televisione!) un ragazzo passa ad Anna un

compito; mi dice successivamente che si tratta di

E. un ragazzo che si sta preparando per l’esame di

ammissione al secondo anni di una scuola media

superiore.

Il progetto pensato inizialmente (Allegato 1), proprio a seguito delle osservazioni

successive al primo incontro, è risultato irrealizzabile; si è dovuto subito pensare

ad una modificazione che prevedesse l’uso di una strumentazione diversa e con

momenti di consolidamento direttamente interne alla lezione e soprattutto una

10 in corsivo note personali dell’insegnante del Planetario e che costituiscono osservazioni a caldo al termine della giornata di lavoro in carcere. Alcune di queste sono state utilizzate dalla Direttrice del carcere in sede di un Convegno per mettere in luce dinamiche che si possono creare all’interno di un IPM.

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maggiore parte pratica per “irretire” l’interesse degli allievi. Inoltre, la presenza di

persone che non parlavano l’italiano non permetteva di pensare di introdurre un

percorso basato essenzialmente su “lezioni” parlate. Si è pertanto pensato di

modificare il percorso rivolgendosi maggiormente ad una parte di sperimentazione

in modo da costituire anche una situazione intermedia tra un lavoro soltanto

manuale e un lavoro invece soltanto teorico.

A seguito di questo incontro, si sono previsti quattro interventi di durata di tre ore

l’uno durante i quali sarebbero stati affrontati temi diversi utilizzando anzitutto

esperienze sperimentali per poi giungere ad un approccio della parte più teorica. L’

ipotesi comunque è stata quella di scegliere esperimenti che potessero essere

considerati significativi per una modificazione del pensiero anche da un punto di

vista storico (da qui la scelta di Galileo e di Volta…) per poter eventualmente avere

un momento di approccio successivo a tematiche di respiro culturale più ampio.

Possiamo dire che il lavoro che è stato impostato ha avuto come argomento

conduttore quello dell’energia naturale (Sole) per giungere invece ad un discorso di

energia collegato all’esperienza di Volta per poi tornare al discorso del Sole. La

scelta di conservare legami a stelle, universo… è dettata dal fatto che questo è un

argomento di fascino per gli studenti e quindi questo può essere un elemento

importante per interessarli ulteriormente.

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Di seguito la proposta degli incontri:

1. Incontro

28 aprile

costruzione di un cannocchiale- Materiale necessario: tubi, lenti, seghetti, schotch, forbici. .

Materiale da introdurre: computer, viedeoproiettore, binocolo.

2. Incontro

7 maggio

Uso del cannocchiale costruito: materiale di Galileo sulla Luna.

Materiale da introdurre: computer, videoproiettore e fotocopie su Galileo.

3. Incontro

10 maggio

Energia nel Sole... concetto di energia... corrente elettrica. Lettura di Volta per ragazzi e costruzione della pila come detto da Volta.

Materiale da introdurre: computer, videoproiettore e fotocopie su Galileo.

4. Incontro

12 maggio

Sole e radiazione: inverso del quadrato della distanza. Esperienze con calamite... dal testo di “alla scoperta del cielo”.

Materiale da introdurre: computer, videoproiettore. Eventuali filmati, diapositive usati devono essere appositamente preparati.

5. L’ambiente reale di lavoro

Il “laboratorio” in cui si svolge l’attività non è sempre lo stesso, ma può

variare da una volta all’altra: dipende da quale stanza è libera e da quali problemi

interni si sono verificati nelle giornate precedenti. La giornata si volge in due parti:

una prima di lavoro con quello che viene definito il “gruppo classe”, poi un

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intervallo in cui i ragazzi escono nel corridoio, ed infine una seconda parte in cui

c’è di nuovo lezione.

L’ambiente in cui ci troviamo a lavorare è quella che viene chiamata “la

biblioteca”, un locale a piano terra da cui non si vede il Sole e che guarda su un

ampio corridoio dove sostano ragazzi transitanti per pochi giorni o che rifiutano

l’inserimento in qualsiasi attività presente nel carcere. Questo porta ad una

situazione di movimento, di rumore continuo, di passaggio davanti alla porta di altri

ragazzi in qualche modo interessati a ciò che avviene all’interno. Da questa

postazione si rivelerà impossibile osservare il Sole, in più le sbarre alle finestre

renderanno l’esperienza eseguita di difficile utilizzo. Durante la lezione entrano nel

laboratorio soltanto i ragazzi della classe, ma nell’intervallo si mescolano a questi

anche i ragazzi che passano nel corridoio e si crea un gruppo misto. Sarà questa la

stanza in cui verranno svolti tutti i laboratori, per cui dopo l’intervallo saranno

presenti spesso anche ragazzi esterni alla classe dando origine al formarsi di gruppi

che in qualche modo disturbano l’andamento “canonico” del lavoro creando un

dislivello culturale tra i presenti e dinamiche relazionali complesse11.

11 La realtà si è configurata decisamente più complicata del previsto e proprio per affrontare questa situazione ho deciso di elaborare l’esperienza attraverso la scrittura di un “diario di bordo” che ha permesso successivamente un confronto con l’insegnante e gli educatori dell’IPM (brani nei vari allegati numerati come gli interventi, in parte invece costituiscono parte integrante di questa pubblicazione).

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Figura 1- Una fotografia dall'interno della "biblioteca". E' visibile l'inferriata alla finestra che dà sul

corridoio di cui abbiamo parlato.

All’interno della biblioteca le esperienze pratiche sono state svolte facendo

sedere i ragazzi intorno ad un unico tavolone su cui si sono appoggiati i materiali

di uso. Nella seconda parte della mattinata spesso si è utilizzato un secondo tavolo

suddividendo i ragazzi presenti in due gruppi: una parte che continuava il lavoro

più scientifico, l’altra parte che svolgeva un lavoro di recupero linguistico.

Il numero degli studenti, decisamente piccolo (5 ragazzi), che faceva pensare a

un buon svolgimento del lavoro a piccoli gruppi, si e’ invece spesso rivelato un

momento di difficoltà per tre motivi:

1. la presenza di ragazzi con livelli culturali estremamente eterogenei e quindi

che rispondevano a stimoli cognitivi diversi.

2. la necessità per alcuni ragazzi di risultare al centro dell’attenzione e quindi al

centro del processo cognitivo escludendo così personalità meno emergenti, seppure

interessate all’attività.

3. lo scatenarsi di dinamiche di leaderismo e gregarismo all’interno del “gruppo

classe”; questo fenomeno è risultato particolarmente evidente in alcuni momenti,

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soprattutto nel momento in cui si è introdotto l’uso del computer per osservare

alcune presentazioni power point appositamente preparate. Avrebbe potuto essere

un momento comune per tutti, anche per chi ha problemi di lingua, ma l’interesse e

le domande poste da alcuni ha reso impossibile ad altri di seguire l’intervento. 5. Lo svolgimento dell’esperienza

Considerando il contesto assai particolare in cui si è operato si è deciso di

affiancare accanto alla descrizione dell’attività laboratoriale e delle modificazioni

apportate in itinere anche le osservazioni personali di Angela e che hanno

costituito il diario. Queste ultime fanno capire le reali condizioni di lavoro e le

dinamiche che si scatenano all’interno del gruppo classe e che mettono in gioco non

soltanto capacità professionali dell’adulto, ma anche e soprattutto la capacità di

gestire una complessità che presuppone una disponibilità al cambiamento e alla

flessibilità.

1. Incontro: 28 aprile – Sole e costruzione di un cannocchiale- Materiale necessario:

tubi, lenti, seghetti, schotch, forbici. Materiale per l’introduzione: computer,

videoproiettore, binocolo.

Prima tappa all’entrata: ricerca dell’autorizzazione da

parte della guardia all’ingresso, consegna carta di identità,

ricerca del foglio di materiali vari.

Dopo questa prima fermata si entra nella stanza degli

educatori. La borsetta deve essere lasciata qui con

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cellulare rigorosamente spento. Recupero tutti i materiali

che Biagio12 era venuto a prendere al Planetario.

Seconda tappa: il cancello del carcere vero e proprio.

Qui viene scritto tutto il materiale: tanto entra, tanto esce.

Lascio fuori il seghetto, la macchina fotografica che dovrò

poi chiedere successivamente. Mi viene immediatamente

detto che non siamo nell’aula prevista, ma in quella che

viene chiamata biblioteca: una stanza alta, cupa e

disadorna. Noto subito che non c’è Sole, alle pareti sono

appesi lontanissimo dei neon: faremo anche fatica a

cercare il fuoco delle lenti.

Attività prevista: osservazione di un semplice cannocchiale e dei suoi componenti

per costruire un secondo cannocchiale. I ragazzi hanno a disposizione dei tubi e

delle lenti di cui una convergente e una divergente. Si deve:

• calcolare la distanza focale della lente per comprendere quale deve essere la

lunghezza del tubo che costituisce il corpo del cannocchiale;

• scegliere il tubo di lunghezza appropriata oppure tagliare il tubo alla

lunghezza appropriata;

• montare la lente convergente ad una estremità del tubo, mentre quella

divergente deve essere montata all’estremità di un altro tubo.

Si comincia: sono presenti 5 ragazzi due soltanto sono quelli della volta scorsa; di

questi due non si interessano: uno si sdraia sul tavolo e dorme, uno gioca col

computer. Si comincia a “lavorare” sono tutti terribilmente impacciati e legati.

12 Biagio è uno degli educatori che lavora all’interno dell’IPM e che ha seguito i vari momenti di evoluzione dell’esperienza.

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Sembrano “in prestito” poi, pian piano W. comincia a lavorare e dopo tutti quanti lo

seguono.

Figura 2- Un momento di costruzione del cannocchiale e a destra, un momento di osservazione.

Problemi didattici: la costruzione dura circa 40’, ma hanno solo eseguito

manualmente l’esperienza, non hanno capito le cose concettuali.

Hanno osservato, anche se ovviamente si vedono le sbarre… ma realizzano che

guardando da una parte si vede ingrandito, dall’altra invece rimpicciolito.

W. tenta di spiegare questo rovesciando il tubo del cannocchiale ed osservando nei

due modi diversi.

Accendiamo il computer dove ho preparato alcune immagini sul Sole. Sono

interessatissimi. La presentazione power point è seguita con attenzione, ma i

ragazzi hanno grosse difficoltà di comprensione del linguaggio.

Osservazioni: Per la prossima volta occorre individuare

parole chiave da utilizzare e rielaborare e su cui costruire

ulteriori attività.

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Intervallo. Nell’intervallo si discute su che cosa fare dopo. Propongo le immagini

del viaggio in astronave che ho su computer e che utilizzo in genere al Planetario

con bambini delle prime classi elementari per avvicinare i ragazzi che parlano poco

l’italiano. La cosa funziona, ma ben presto di fronte al computer rimangono solo

due ragazzi le domande sono diventate di livello culturale troppo alto13.

Osservazioni:

Il percorso didattico non ha potuto essere svolto in pieno a causa del

cambiamento di aula. Si sono notati atteggiamenti di tipi diversi:

1. i ragazzi disinteressati (in particolare uno che però poi mi è

stato detto successivamente essere la prima volta che entra nello

spazio classe, prima si era sempre rifiutato);

2. i ragazzi interessati che però di fronte ad un lavoro manuale si

sono sentiti a disagio (ma che hanno poi cercato di lavorare con

impegno: il commento di uno: Si vede!!! E’ stato caratteristico).

Poca manualita’ degli studenti stessi;

3. un gruppo che mi ha prima voluto valutare: Anna dice che mi

hanno accettato solo dopo avermi visto assolutamente rilassata

nei loro confronti.

2 Incontro: 7 maggio

L’attività è stata notevolmente modificata rispetto all’ipotesi fatta per tener conto

delle osservazioni emerse dal primo incontro. Si è ritenuto importante utilizzare il

computer e le presentazioni power point proprio cercando di ovviare le

13 Parte del diario di bordo che riguarda l’intervallo e le dinamiche che si sono instaurate sono visibilu negli allegati.

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problematiche della volta precedente. Le presentazioni sono brevi (contengono al

massimo 10 diapositve) e pochissime parole che vengono riprese più e più volte.

Il materiale approntato per questa lezione è notevole come quantità, ma si sta

lavorando con concetti complicati; la sequenza logica è quella sotto indicata, ma si

prevede fin da adesso che i tempi siano eccessivi per questo lavoro.

Ci si propone di presentare:

1. un power point sull’energia del Sole e su come si pensa essere formato

all’interno (Allegato 6).

2. Diagramma di flusso che usi il concetto di energia come concetto

portante e che quindi conduca i ragazzi dall’energia del Sole all’energia

prodotta dall’uomo.

3. Esempio di pile ad acqua e frutta e loro funzionamento .

4. Pila come produttore di energia: misura di che cosa “mette fuori la pila”

(uso del tester)

5. Lettura del brano di Volta (allegato 7)

6. Costruzione della pila di Volta

7. Ulteriore diagramma di flusso dall’energia elettrica all’energia solare.

Svolgimento:

L’attività è risultata contemporanea ad altre due esperienze che si stavano

svolgendo contemporaneamente nel carcere:

- la preparazione di una festa

- la presenza di una volontaria che fa lezione individuale ad E.

La lezione inizia in ritardo: la gestione degli spazi non è così semplice come

appare, anche perché in queste stanze devono essere presenti degli agenti la cui

presenza, per quanto “invisibile”, non lo è poi così tanto.

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Tre i ragazzi presenti: due partono immediatamente interessati; d’altra parte visto

che due sono le persone che non parlano l’italiano è importante che anche loro mi

capiscano. In questa situazione la scelta di preparare un power point appare buona:

le immagini sono chiare; i concetti fisici sono complicati.

W. utilizza i termini usati in italiano interno= dentro esterno= fuori. Lo scrive sul

foglio, chiede cose che non capisce.

Figura 3 - Un momento della prova del funzionamento di un orologio.

Esperienza di far funzionare un orologio con due mele e dei cavetti. L’esperienza

li conquista, passano il resto del tempo a provare, cambiano gli elettrodi, cambiano

la frutta (ho anche due kiwi).

Cosa si può fare con questo: una bomba? Se abbiamo finito la

batteria del lettore CD e abbiamo due frutti, possiamo farlo

funzionare lo stesso? W. si propone di farlo vedere quando esce dal

carcere!

T. chiede agli assistenti due bicchieri con l’acqua (il tutto viene

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passato attraverso le sbarre della finestra che da’ sul corridoio!) e

la meraviglia è che funziona anche con l’acqua. W. rileva che allora

sono i materiali dei due cavetti e il liquido. Ma e se sono sue

persone? Si prova… non funziona!!!

Quindi…. S. ci vuole del liquido!

Provano con due frutti diversi, l’orologio parte sempre!

Osservazione: Introduco il concetto di circuito e la cosa importante è che

capiscono da soli che se il circuito non è chiuso non si legge nulla!!

3 incontro: 10 maggio

Nel precedente incontro non è stato affrontato il problema di Volta e quindi gli

argomenti della lezione precedente sono stati spostati a questo incontro.

1. costruzione della pila a colonna di Volta con monete da 20 centesimi e da 5

centesimi

2. uso del voltmetro

3. discorso di nuovo sull’energia

4. passaggio da energia prodotta ad energia solare e stelle

5. planetario portatile: si vedono le stelle.

E’ presente Carla una volontaria che collabora con Anna. La prima parte

della lezione funziona, anche se a fatica .

In realtà il planetario portatile non funziona, si è scollato per cui

sostituisco questa parte con il discorso della spettroscopia. Ho lampade

colorate e per J. ed E. due CD di astronomia.

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Svolgimento

Stavolta la costruzione della pila risulta particolarmente complicata; non riescono a

costruire la pila, le monete cadono in continuazione, e i ragazzi hanno problemi di

tipo diverso.

Punto 4 - Di fronte alla parte di spettroscopia un ragazzo vive l’esperienza come

troppo infantile.

Ma all’improvviso scopre che la parte di spettroscopia è citata su un libro di testo e

quindi viene rivalutata, almeno da due studenti.

L’attività scolastica è abbastanza strana, l’impressione è che la durata

dell’attenzione sia al massimo di 10 minuti.

La situazione “didattica” si è rivelata particolarmente

faticosa: alla fine mi sono resa conto che E., pur avendo

seguito l’attività “di straforo”, ha capito le cose essenziali,

sicuramente lo stesso vale per W. e S. assolutamente nullo

invece l’interesse di T. Non capisco quanto sia un “modo di

fare” per sentirsi al centro dell’attenzione o quanto invece

sia un suo modo per sentirsi maggiormente curato da Anna.

4. incontro: 12 maggio

E’ l’ultima giornata: per salutarmi è prevista anche una “merenda” .

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L’ipotesi di lavoro prevede di guardare il CD 14 passi nell’universo con

discutendone poi assieme. La lezione è volutamente questa volta in qualche modo

“teorica”.

Una presentazione power point che chiuda l’esperienza ribadendo il concetto di

energia.

Proposta di un foglio che debbano riempire direttamente sul computer (per avere

una idea di come hanno reagito ai vari stimoli) (Allegato 8)

Osservazioni: il CD 14 passi nell’universo scorre troppo

veloce, occorre diminuire anche la velocità del parlato.

Sarebbe opportuno che le immagini scorressero più

lentamente.

In questa ultima giornata ho scelto volutamente una posizione da insegnante che

non avevo mai adottato finora. La scelta non è risultata delle migliori, ma ritenevo

importante comprendere quanto i ragazzi accettassero le cose fatte finchè il

rapporto rimaneva su un piano di “finta parità”14.

6. Conclusione

L’ipotesi iniziale di utilizzare la metodologia laboratoriale per arricchire l’offerta

formativa della scuola anche con interventi di esperti operanti sul territorio ha reso

la proposta culturale generale meno “passivizzante” e si è rivelata positiva proprio

per l’approccio sperimentale per quanto riguarda l’approccio cognitivo, per quanto

riguarda la capacità di modificare in itinere il progetto inziale (parliamo quindi di

14 Le osservazioni del diario di bordo risultano chiarificatrici di questa posizione (Allegati vari)

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una esperienza di ricerca in situazione) e per quanto riguarda la gestione delle

complesso relazioni comunicativo-relazionali.

L’attività ha interessato i ragazzi sia sotto l’aspetto operativo ma anche per le

conseguente stimolazioni cognitive.

I ragazzi hanno:

• capito oltre le parole concetti scientifici significativi;

• operato con le proprie mani (molti hanno una scarsa manualità);

• posto domande ponendosi come protagonisti in vari momenti delle attività;

• dimostrato, con una presenza costante e attiva, di scuotersi dalla apatia

talora mostrata nei confronti dell’attività scolastica;

• Mostrato visibile curiosità o addirittura entusiasmo per le scoperte fatte.

E’ significativo che, in sede di esame di licenza media, un ragazzo dell’IPM abbia,

sia nell’elaborato scritto che nella prova orale citato, tra le esperienze più

significative svolte nel corso dell’anno scolastico, proprio quella del laboratorio

scientifico.

Nell’ipotesi di pensare di proporre un altro percorso di questo tipo occorre

prevedere interventi ravvicinati, ma costituiti di tante piccole unità con ben

identificate le parole chiave e i concetti che dovranno poi essere ripresi.

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Allegato 1- Progetto iniziale di Angela Turricchia - Planetario U.O. Laboratori per la didattica- Settore Istruzione- Comune di Bologna

2/12/2003

Il percorso prevede quattro incontri; tra gli utenti si prevede la presenza di un

numero discreto di cinesi di “prima generazione”.

Tenendo conto di questo e del fatto che all’interno del carcere non si possono

introdurre materiali ritengo sia preferibile, almeno per questa prima

sperimentazione, utilizzare materiale di lettura e visivo.

Va inoltre considerato il fatto che la stanza è piccola e i ragazzi non vedono il cielo

esterno... è difficile pertanto parlare di astronomia facendo osservazioni.

Obiettivo è fornire stimoli culturali attraverso letture, osservazioni, filmati...

Propongo pertanto una successione dei quattro incontri così strutturati:

1- momento di conoscenza e di “accoglienza” dell’insegnante esterno.

Discussione guidata che permetta di comprendere la conoscenza che gli studenti

hanno dei fenomeni celesti partendo dall’idea che essi hanno del Sistema Solare.

2- Preparazione ed esecuzione, da parte degli studenti, di semplici esperimenti

che permettano la comprensione delle forze fondamentali che regolano il Sistema

Solare.

3- Uscita dal Sistema Solare: le stelle- Semplici esperimenti.

Costellazioni: leggende di popoli diverse. Introduzione del concetto che

costellazioni sono invenzioni dell’uomo (scambio interculturale di esperienze, se

possibile). La nostra Galassia

4- Le galassie e l’Universo. Di nuovo semplici esperimenti e letture.

Il materiale, opportunamente preparato, proviene dai testi di “Alla scoperta del

cielo”.

Eventuali filmati, diapositive usati devono essere appositamente preparati.

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Allegato 2 Diario del primo incontro (dialogo durante l’intervallo)15

Anna chiama E. per fargli vedere nella presentazione power point il suo paese. Il

ragazzo si avvicina e si allontana ripetutamente, interessa o non interessa? Esce e

subito dopo entrano nella zona classe altre due persone di cui uno particolarmente

“ingombrante” sia dal punto di vista fisico che come personalità. Tutti i ragazzi mi

hanno stretto la mano presentandosi, ma hanno la classica stretta “molle” dei

ragazzini della loro età; J. ha una stretta forte, sicura, sembra essere stato invitato

da E. per valutarmi.

Impressione ricevuta: E. interessato all’attività ha cercato qualcuno che dia la sua

approvazione alla mia presenza.

Gli altri ragazzi si allontanano ed inizia l’interrogatorio (cerco di riscriverlo

testualmente)

J. “perché sei venuta a lavorare qui?”

Angela “conoscevo Anna che me lo ha proposto e io ho detto: perché no?”

J. “ Non avevi paura?”

Angela “E di che?”

J. “Di noi, siamo cattivi!”

Angela “siete cattivi? Non credo esistano persone buone o cattive credo che

esistano situazioni in cui uno fa certe scelte. Bah… sai nemmeno io penso di essere

buona!”

J. “dipende dal significato che si dà alla parola bontà! Tu sei sicuramente più

buona di me!”

Angela “non sapremo mai se io sono più buona di te, le circostanze cui io mi sono

trovata di fronte sono sicuramente diverse da quelle cui ti sei trovato di fronte tu –

se non altro per la diversa età-. Sai non sarebbe male rifare un’altra vita e 15 E., J. , sono le iniziali di due ragazzi

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confrontare i risultati… Applichiamo un po’ di metodo sperimentale, che dici, ce lo

lasciano fare???”

J. ride, ho l’impressione di essere stata accettata.

E. mette una cassetta di musica coinvolgente e ritmica. I ragazzi la seguono col

corpo, Anna accenna dei movimenti, decido di interpretarlo come un invito e quindi

anche io che sto muovendomi nella stanza cercando il cestino del pattume seguo il

ritmo. E. mi chiede “capisci le parole?”; non ho sicuramente avuto il tempo di

ascoltarle, ma dico immediatamente di no, ma ne apprezzo il ritmo.

Questo credo sia il momento in cui sono realmente accettata, ho passato l’esame:

posso stare con loro… ma non ho tenuto conto delle dinamiche interne.

Invito a vedere le immagini tutti quanti, ma restano soltanto J. ed E., W. si

avvicina, si ferma poco, poi se ne va. Vengo sommersa da moltissime domande che

denotano un livello culturale decisamente superiore a quello degli altri studenti.

Ogni tanto i due ragazzi parlano tra loro nella loro lingua, che io non conosco. Ad

un certo punto ho le sensazione che stiano parlando di me e esco con una frase “

ma cavolo! Usate la vostra lingua come un’arma, io non capisco quello che dite!

Che cosa state raccontando?” Appena detta la frase rimango senza parole, mi

avevano detto di stare attenta a quello che dico… mi e’ sfuggita, se tentassi di

migliorare la situazione sarebbe sicuramente peggio.

E. mi dice “noi non parliamo bene l’italiano per cui quando facciamo troppa fatica

mettiamo parole della nostra lingua”.

Accetto la mano tesa senza alcuna esitazione “hai ragione, faccio così anche io con

l’inglese!”

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Allegato 3 - Diario del secondo incontro.

Noto sul braccio destro del ragazzo (W.) un numero enorme di cicatrici dovute a

bruciature di sigarette: cerco di nascondere la mia curiosità che mi porterebbe

immediatamente a chiedere cosa è stato e come se le è fatte.

Tra i tre mi sembra di evidenziare una dinamica strana: due sicuramente si trovano

bene a fare questa esperienza, il terzo invece sembra seccato: l’aria un po’

sbruffona, sembra voler presentarsi come capo però non riconosciuto.

Entra all’inizio E. che deve fare una attività di storia con una volontaria

La stanza in cui ci troviamo (la solita biblioteca) è chiusa a chiave (noi siamo

dentro) i ragazzi che sono fuori non possono entrare, quelli che sono dentro non

possono uscire (per fortuna me ne rendo conto solo a metà della lezione! L’idea di

non potermi muovere come voglio mi lascia a disagio: realizzo solo adesso la

situazione dei ragazzi: per la prima volta mi chiedo che cavolo di cose possano

aver fatto per essere carcerati questa è realmente la parola che devo usare!)

Meno male sono abituata a fare continui confronti con la realtà e con il concreto,

riutilizzo tutti gli esempi che adopero con i bambini più piccoli, anche il “contatto”

per far comprendere il passaggio di calore (solo dopo un po’ mi rendo conto che

per fortuna io e W. abbiamo una temperatura delle mani decisamente diversa per

questo l’esperienza risulta immediata.) Con i bambini questo è molto semplice

l’esperienza di anni mi fa dire che le temperatura delle mani di un bambino è

sempre superiore alla mia… questa volta invece W. ha una temperatura inferiore…

A questo punto compare visto dal vetro della porta J. urlante e pieno di energia:

aprono la porta è intervallo. Si precipita dentro, mi saluta stringendomi la mano…

e mi chiede cosa faccio. La lezione è finita si siede e comincia a disegnare in

silenzio. Chiacchieriamo un attimo (se sapesse che avevo portato appositamente

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un CD sulla vita nell’Universo memore degli interessi che l’altra volta aveva

mostrato!).

Vengo invitata alla festa che fanno domani… se Anna va andrò anche io almeno

per un’ora.

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Allegato 4 – Diario del terzo incontro

La giornata non parte bene: T. non ha assolutamente voglia di fare nulla, di nuovo

dice di conoscere tutto e di sapere tutto “io so” è la frase che preferisce e che

costituisce il leit motif di oggi. Il suo atteggiamento mi indispone anche perché al

contrario di quanto dice le sue competenze sono, da un punto di vista scientifico,

minimali e soprattutto perché sembra voler avere un ruolo di predominanza sugli

altri due che invece hanno voglia di lavorare e realizzano la pila.

“cosa mi interessa a me di stelle e di colori, quando devo mangiare” e, in uno dei

numerosi scatti di rabbia, si allontana dal tavolo su cui stiamo lavorando. Sembra

con questo chiudere le prime domande fattemi da J. Sul perché ero lì e che mi

aveva rivolto la prima volta.

Entra J. E tutti assieme si fa l’intervallo: foto di gruppo ed altro che rimangono

sulla mia macchina fotografica. E. e’ affascinato dalla tecnologia: ha provato a far

avviare i CD… ma a questi preferisce il solitario.

I ragazzi chiedono di fare foto con Anna…

Si termina la giornata tutti attorno al mio computer: si guardano le foto che sono

finalmente riuscita a far scaricare; in questa fase anche T. si avvicina.

E’ strano, sembra che il fare foto, una esperienza che probabilmente facevano

anche nella vita esterna, li attiri in modo particolare, dicono che terranno le foto

per sé, per ricordarsi l’esperienza.

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Allegato 5- Diario del quarto incontro.

Siamo in quattro persone: io, Anna, Carla e una altra volontaria che dovrebbe

seguire in particolare T per l’esame per la seconda media. Si parla un po’

soprattutto Anna mi pone la domanda se me la sento di dare una mano a T. e a E.

per gli esami di preparazione per gli esami.

Entriamo nell’aula; entrano T, W, S, E. Ci si dispone come al solito attorno al

tavolo per la prima parte: i ragazzi leggono i giornali. Nel momento in cui si

capisce che stavolta si lavora sul computer E mi adotta (!!!). Si cambia tavolo e

tutti i ragazzi si affollano attorno al computer: si tende a riprendere la posizione di

ieri l’altro: E davanti al video e mi lascia la sedia di lato a lui; la mia risposta è

no: per un po’ rimango seduta sul tavolo, poi invece volutamente mi siedo di fronte

a loro.

La posizione intorno al tavolo è la seguente:

Anna, T, E, W, C. S. è leggermente dietro tra T ed E; N resta in piedi. Quanto dà

fastidio a T che Anna abbia una posizione di ascolto e non di insegnante?

Si affaccia dietro i vetri della finestra J. Che chiede di entrare a vedere le foto, io

dico che dobbiamo prima lavorare, E gli dice che dobbiamo studiare ( mi sembra

strana questa posizione, all’improvviso sembra apprezzare le cose che faccio!)

Mi rendo conto immediatamente che il CD parla e scorre troppo veloce per le

capacità linguistiche di W e S (occorre pensare ad un rallentamento del ppt perché

possa essere usato devo parlarne all’Osservatorio). Mi sposto dietro il tavolo per

poter vedere le diverse impressioni, desidero vederli in faccia; infatti mi rendo

conto subito che le immagini presenti sono troppo poche per W che si allontana

leggendo il giornale.

Gli altri si irrigidiscono: ho preso la posizione insegnante che non accettano e

subito parte l’attacco verbale di T ed E: le cose che si vedono sul CD “sono bugie”

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dice E; “non e’ vero!, solo quello che vedo e’ vero” dice T. Piccolo vantaggio mio

“beh, io non ho mai visto il Sud america, ma a quello che mi dicono esiste” E.

“perbacco ci sono io…” “ma tu adesso sei qua!!”

E. continua sul discorso bugia- ipotesi scientifiche… propongo l’uso del dizionario,

Anna interviene smascherando il gioco: “bugia è una cosa voluta e che si sa che è

falsa e la si dice volutamente!” E. si torna a sedere… Battaglia vinta.

Continuiamo a scorrere il CD.

E. dimostra di aver perfettamente capito la differenza fra bugia ed ipotesi

scientifica perchè usa a proposito la parola ipotesi scientifica quando parlando

della Luna dice che si pensa che si sia staccata dalla Terra. Lo dice sorridendo, il

peggio è passato!!!

Nel frattempo si è affacciato Biagio per la merenda, se ne è andato….

Solo E. compila la scheda che avevo preparato ha trovato divertente la parte di

spettroscopia, quella della pila e il CD (e pensare che sembrava giocare con il

computer!!!)

Mi affrontano sulla posizione insegnante “ ma tu mettevi delle note, mandavi i

ragazzi dal preside” il mio commento “non ne ho mai avuto bisogno!” fa tacere E.

dopo avermi chiesto in che scuola ho insegnato; T deve dimostrare comunque il

suo ruolo: decido di non accettarlo (decisione istintiva nel momento in cui mettono

in dubbio la mia professionalita’… ma T ripiega sul fatto che voglio avere

ragione, evidentemente come altri insegnanti che ha avuto.)

Intervengo con “ehi fanciulli..” che li fa scattare ed alzare in piedi (che cavolo, me

lo avevano detto di non usare questi termini…!!! ) Ribadisco con “che cosa siete?

Uomini? Ragazzi? Comunque persone di sesso maschile!” E. dice che non ama le

generalizzazioni, eventualmente fanciullo sara’ T. lui no. Ribadisco: ma che cosa vi

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fa pensare di essere cosi’ diversi? La diversità e l’individualità dipende dalla testa,

dai sentimenti!!

Intervallo!!! (devo essere sincera: Finalmente!!!! Questa porta chiusa oggi mi ha

messo ansia, ma non sia mai detto che lo dimostro!): il confronto con E e T mi ha

fatto ricordare i momenti peggiori del mio lavoro di insegnante: una classe con un

ragazzo che minacciava una collega…

Rivaluto la mia esperienza professionale: l’anno con la classe differenziale non

dichiarata, la classe di stampisti, i ragazzi delle 150 ore serali, la ragazza incinta

senza che la madre lo sapesse. Perfetto e’ servito tutto e di più; anche la mia

testardaggine: non si scappa davanti ad una aggressione verbale… bisogna

affrontarla…

T. se ne va: con Anna si decide che ci si divide: sicuramente per T e’ stata una

“scena di gelosia” non mi e’ chiaro se nei confronti di Anna o invece nei confronti

del lavoro che sto facendo con E. L’impressione e’ che comunque non gli sto

simpatica.

Adesso si fa merenda e si dice che non torno più: entrano tutti: foto a volontà. E.

mi chiede quanti anni ho glielo dico e lui mi risponde che vabbe’ forse potevo

anche chiamarlo fanciullo (credo sia una concessione enorme. Non credo abbia

capito quanto mi ha fatto piacere).

Entra J e di nuovo mi pone sotto esame: ho distratto da lui l’attenzione di E. non lo

si può fare senza pagare pegno. E lo pago con piacere: E. gli ha detto che questo è

il mio lavoro (lo aveva detto Carla prima) ma cosa cavolo faro’ mai adesso? In che

scuola vado? Gli spiego che io ho continuato a lavorare con altre classi di altre

scuole: la cosa lo stupisce.

Stranamente sia lui che E chiedono di fare una foto con me: la fa anche T, che però

poi all’uscita mi dice “spero di non vederti più” io gli rispondo “anche io qui

dentro!” lo spiazzo un po’. Mi rimane il dubbio: gli sarò davvero così antipatica?

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(vabbe’ fa parte dell’esperienza anche questa immagine), d’altra parte ho un saluto

eccezionale da parte di W. Che mi saluta dicendomi che quando torna da Milano

dove andrà col padre cercherà Anna e ci verrà a salutare).

All’uscita dico ad Anna che per la proposta di dare una mano a T. lui forse ha

problemi…. Ma poi ci ripenso: se ritengono che la mia presenza sia utile sono

disponibile. Non ho dubbi che E. mi abbia accettato, ma su T nutro molti dubbi sul

fatto che invece la mia presenza lo irriti… Non so, l’intervento dovrebbe essere

individualizzato.

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Allegato 6

Il Sole

Il Sole è una stella, proprio come quelle che si vedono in cielo di notte. La

differenza tra il Sole e le altre stelle sta nel fatto che il Sole è molto più vicino, è la

stella più vicina a noi. Per questo ci sembra molto più luminoso: infatti la

luminosità di una luce (anche di una torcia) è tanto minore quanto più è grande la

sua distanza.

Il Sole ha un diametro di quasi 1 milione 400mila chilometri, cioè quasi 110 volte

quello della Terra.

È una gigantesca sfera di gas incandescente, più andiamo verso il centro maggiore è

la sua temperatura e la densità del materiale. La temperatura nel centro del Sole è

altissima: oltre 15 milioni di gradi!

Partendo dall’interno:

- il nucleo,

- la fotosfera (che è la parte visibile del Sole esterna ).

Parlando del Sole parliamo di energia.

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Allegato 7

Alessandro Volta:

la costruzione della pila

“Mi procuro qualche dozzina di piccole piastre tonde o dischi di rame, di ottone o

meglio di argento, su per giù di un pollice di diametro… e un numero uguale di

dischi di stagno, o molto meglio di zinco della medesima forma e della stessa

grandezza, dico all’incirca perché non è richiesta rigorosa precisione: tanto la

grandezza che la forma sono arbitrarie, ma dobbiamo fare attenzione che si possano

disporre comodamente gli uni sugli altri….”

“… Inoltre preparo un gran numero di dischetti di cartone, o di pelle, o di qualsiasi

altro materiale spugnoso capace di assorbire e di ritenere acqua o altro liquido e

rimanerne imbevuto.

Per la buona riuscita dell’esperimento queste rondelle o dischi, che chiamerò dischi

inzuppati, li faccio un po’ più piccoli dei dischi o piatti metallici, affinché interposti

a questi nel modo che dirò, non sporgano fuori”

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Allegato 8 Costruzione cannocchiale:

o facile o difficile o poco interessante o divertente o altro

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Pila a tazze

o facile o difficile o poco interessante o divertente o altro __________________________________________________

__________________________________________________ Spettroscopia

o facile o difficile o poco interessante o divertente o altro __________________________________________________

__________________________________________________ CD sull’Universo

o facile o difficile o poco interessante o divertente o altro __________________________________________________