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www.asiticino.ch Sezione Ticino Dicembre 2015 - n. 4 info Cronaca regionale: La psicosintesi come sviluppo Approfondimenti: L’isolamento ospedaliero, non solo una questione fisica… Calendario attività ASI-SBK gennaio-marzo 2016 Assistenza e cura a domicilio in Ticino: analisi quantitativa del grado di soddisfazione degli infermieri rispetto all’utilizzo del sistema RAI-HC © Periodico d’informazione sulle attività dell’associazione svizzera infermiere/i Allegato alla rivista “Cure infermieristiche” N. 12/15

Transcript of info · pure, come lo descrive Roberto Assagioli fondatore della psicosintesi, i diversi ruoli che...

  • www.asiticino.ch

    Sezione TicinoDicembre 2015 - n. 4

    infoCronaca regionale:

    La psicosintesi come sviluppo

    Approfondimenti:L’isolamento ospedaliero,

    non solo una questione fisica…

    Calendario attività ASI-SBK gennaio-marzo 2016

    Assistenza e cura a domicilio in Ticino:

    analisi quantitativa del grado di soddisfazione

    degli infermieri rispetto all’utilizzo del sistema RAI-HC©

    Periodico d’informazione sulle attività dell’associazione svizzera infermiere/iAllegato alla rivista “Cure infermieristiche” N. 12/15

  • SOMMARIOinfoDicembre 2015 - n. 4

    Periodico d’informazione sulle attività dell’associazione svizzera infermiere/iAllegato alla rivista “Cure infermieristiche” 12/15

    Segretariato ASIVia Simen 8CH-6830 ChiassoTel. 091 682.29.31Fax 091 682.29.32E-mail:[email protected] internet:www.asiticino.ch

    RedazioneIsabelle AvostiLaura SimoniMichela Tomasoni

    SupervisionePia Bagnaschi

    Grafica e stampaArti grafiche Veladini, Luganowww.veladini.ch

    Da diversi anni, il comitato ASI-SBK sezione Ticino offre un premio di 300.- a chi partecipa ad arricchire la copertina del numeronatalizio della rivista. Quest’anno la redazione ha chiesto alla Fondazione Case Anziani Arandadi Giubiasco, gli ospiti della casa hanno prodotto l'albero in pannolenci fotografato da AthosGasparoli, ergoterapista.

    Accogliamo con piacere, articoli, progetti da pubblicare, non esitate a con-tattarci all’indirizzo: [email protected]. Le indicazioni in merito alla forma del testo sono pubblicate sul sito dellasezione e possono essere scaricate direttamente:http://www.asiticino.ch/index.php?id=96

    VACANZE NATALE

    L’ufficio è chiuso dal 23.12.2015 al 06.01.2016Apertura il 07.01.2016

    3 Editoriale

    Cronaca regionale

    4 Assistenza e cura a domicilio in Ticino: analisi quantitativa del grado di soddisfazione degli infermieri rispetto all’utilizzo del sistema RAI-HC© (Veronique Dayan)

    8 La psicosintesi come sviluppo. Le nostre difficoltà, fonti di trasformazioni (Franck Lesueur)

    Approfondimenti10 L’isolamento ospedaliero, non solo una questione fisica…

    (Clio Gabella)

    13 L’affitto e altri racconti. Il mare (Dario Alaimo)

    Invito alla lettura15 Compassione. Storia di un sentimento

    Informazioni 7 Comunicato Congresso primaverile ASI-SBK12 Comunicato Corso di reinserimento15 Comunicato cambio di categoria Comunicato giornata di studio, dicembre 2015

    Agenda16 Calendario corsi

  • 3allegato alla rivista “cure infermieristiche” n.12/15

    Arrivederci!Con questo editoriale di dicembre chiudo 10 anni come responsabile di reda-zione nel gruppo di lavoro Infoasi Ticino. Anni ricchi di apprendimenti che,ogni 3 mesi, hanno visto la nascita di un nuovo numero. Parlo di nascita pro-prio perché ogni volta, dalla ricerca di articoli e foto interessanti alla verificadi documentazione, dai contatti con colleghi alle relazioni con i professionistidella stampa, è stata un’avventura, una creazione appassionante. L’abitudineo la routine non mi hanno mai “abitata”. A ogni numero la prima bozza mi hacolto meravigliata davanti alla costruzione delle pagine e all’insieme delle ideegermogliate poc’anzi. La struttura iniziava a stare in piedi, l’equilibrio si rag-giungeva poco a poco man mano che le bozze arrivavano dalla tipografia,fino a giungere alla versione definitiva sperando ogni volta che potesse susci-tare l’interesse di voi lettori. Scrivendo l’editoriale, e in particolare questo, misono spesso immaginata la reazione di lettori abitudinali, e un gruppo di “fede-li” che mi ha sovente dato un feed back e incoraggiata a proseguire.

    Non ho quasi mai riletto, una volta pubblicato, quanto scritto, forse per timoredi non essere stata all’altezza, la scrittura non è la mia professione.... Avetemai provato a scrivere pensieri o esperienze da condividere con persone chenon conoscerete mai? Molte volte l’angoscia della pagina bianca, ancoravuota, mi ha preso d’assalto, poi, man mano che le parole hanno potuto sus-seguirsi sulla carta, l’entusiasmo per un’idea e la voglia di condividere con voio suscitare interesse per un tema, stuzzicare la vostra curiosità, hanno preso ilsopravvento e l’ispirazione è giunta al momento giusto! Scrivere è un modo perriflettere, approfondire, conservare, e rispecchiare a se stessi le proprie espe-rienze: posso solamente incoraggiare ognuno a condividere il proprio vissutoprofessionale per arricchire il ramo infermieristico!

    Ora, vi scrivo da una spiaggia quasi deserta, di fronte ad un mare color tur-chese, un pensiero natalizio per ringraziarvi per la vostra fedeltà, e per augu-rare a tutti voi una splendida continuazione, seguendo le vostre aspirazioni,riconoscendo le vostre emozioni con passione ed entusiasmo. Riconoscendopure, come lo descrive Roberto Assagioli fondatore della psicosintesi, i diversiruoli che siamo chiamati ad assumere nella vita senza perdere il legame conse stessi. L’uomo completo è teso alla sua propria realizzazione lungo un per-corso esistenziale che non ha sostanzialmente mai fine. Assagioli disse, usandouna metafora tra corpo e mente: “Noi siamo come una ninfea: la sua bellezzae il suo profumo sono alla luce del sole, e sotto la superficie le sue radici sonoemerse nel fango. Il fango non è sporco e brutto, è invece una sostanza viva efertile, collegata intimamente con il fiore, e, senza il fango, la ninfea nonpotrebbe mai vivere e svilupparsi”.

    Disse pure che la bellezza ci guarisce, ci cambia, ci educa.Con queste parole, vi saluto augurandovi un sereno Natale e un felice annonuovo, con la scoperta di infinite bellezze. Tutto sommato ne siamo davvero cir-condati, basta saperle vedere, magari anche solamente con il cuore.E chissà, forse ci ritroveremo presto!

    Buona lettura!Isabelle Avosti

    editoriale

  • info4 periodico d'informazione sulle attività dell'associazione svizzera infermiere/i

    Cronaca regionale

    IntroduzioneGrazie all’utilizzo del sistema RAI-HC© com’ècambiata la presa a carico dei pazienti? È sufficiente la quantità di ore dedicate allaformazione di base per l’utilizzo del RAI-HC©? Il sistema RAI-HC© viene giudicato utile per illavoro che svolgono gli infermieri? In Ticino, da quanto tempo e con quale fre-quenza viene utilizzato il sistema RAI-HC©?In relazione all’utilizzo di questo strumento,com’è cambiata l’organizzazione del lavoro, larelazione con il paziente, il carico di lavoro, lacapacità di valutare i problemi del paziente? Queste sono solo alcune domande che sonostate sottoposte, tramite un questionario anoni-mo, a un campione di 36 infermieri che lavora-no presso 11 servizi di aiuto e cura a domicilioprivati (OACD) e pubblici (SACD) in Ticino. Il RAI-HC© Svizzera (Resident AssessmentInstrument - Home-Care©, versione adattata eintrodotta nell’ambito delle cure a domicilio inSvizzera nel 2003) è un sistema informatizza-to di terza generazione creato per eseguireuna valutazione multidimensionale (VMD) estandardizzata “dei bisogni, delle risorse edei desideri degli utenti anziani nel contestodelle cure extra-ospedaliere”. La versione RAI-HC© Svizzera 2.0 utilizzata attualmente èdisponibile dalla primavera 2010.

    ContestoOltre alla necessità di dover controllare i costi,per poter offrire dei servizi di qualità e soddi-sfare le richieste di sostegno e cura per favori-re la permanenza al domicilio di una popola-zione anziana in costante aumento, gli attoridel sistema sanitario devono attuare uncostante investimento (economico, politico eorganizzativo). La validità, l’affidabilità e lapraticità del sistema RAI sono stati dimostratiin numerosi studi internazionali. Per questomotivo, anche in Svizzera e in Ticino il suo uti-lizzo è diventato un criterio indispensabilerichiesto ai servizi per garantire un’erogazio-ne di cure di qualità e per ottenere i riconosci-menti e i finanziamenti pubblici.

    Valutazione Multidimensionale dell’anziano e utilizzo del RAI-HC©La valutazione dell’anziano implica una visio-ne olistica centrata sulla persona e includediverse sfere (sfera biologica, sociale, psicolo-gica e culturale) interconnesse e influenzabili

    Assistenza e cura a domicilio in Ticino: analisi quantitativa del grado di soddisfazione degli infermieri rispetto all’utilizzo del sistema RAI-HC©

    a vicenda, dove i parametri clinici, psicologicie i dati socio-culturali devono essere misuratioggettivamente con l’aiuto di scale specificheper ogni sfera. Questo approccio viene defini-to come un processo diagnostico multidimen-sionale dove gli obiettivi delle cure voglionofavorire la guarigione per mantenere l’autosuf-ficienza e garantire la qualità di vita della per-sona anziana. Attualmente, gli strumenti di seconda e terzagenerazione per la valutazione multidimen-sionale permettono, grazie a specifici algorit-mi elaborati elettronicamente e utilizzandoun linguaggio comune e standardizzato, divalutare l’anziano in maniera più globale especifica in relazione al suo luogo di vita.Questo per capire e identificare le cause deiproblemi da prendere in considerazione perelaborare un piano di assistenza individua-lizzato assicurando una comprensione identi-ca del piano di cura da parte di tutti i com-ponenti del servizio che devono prestare lecure a un determinato cliente. Si cerca cosìdi risolvere il problema della frammentazio-ne (visione a compartimenti stagni del pro-cesso diagnostico) che la medicina superspe-cialistica ha innescato nel tempo.Grazie a questi strumenti, è diventato possi-bile creare delle banche dati a scopo scienti-fico o statistico, confrontare le esperienze dipresa a carico tra nazioni, avere degli stru-menti di valutazione con linguaggi compati-bili tra loro che permettono di ottimizzare laqualità dei processi e garantire la soddisfa-zione del cliente.Anche a livello svizzero, con una banca daticentralizzata chiamata “Home Care Data”,l’ASSASD (Associazione svizzera dei servizidi assistenza e cura a domicilio) ha commis-sionato uno studio pubblicato nel 2008 dovesono stati definiti 19 indicatori di qualità chepermettono di misurare e confrontare la quali-tà delle prestazioni erogate. La compilazione del modulo MDS (MinimumData Set) per una prima valutazione delpaziente e le periodiche rivalutazioni successi-ve, la pianificazione degli interventi e la deter-minazione dei bisogni a partire dall’elencodelle prestazioni (cioè la stesura di un pianodi cura) sono interventi che richiedono tempoe competenza professionale. In tal senso inTicino, gli infermieri sono tenuti a seguire unaformazione specifica per poter utilizzare ilsistema RAI-HC©.

    di Veronique Dayan*

    Il RAI-HC© è unsistema

    informatizzato diterza generazioneche permette una

    valutazionemultidimensionale e

    standardizzata dibisogni, risorse edesideri di utenti

    anziani

    Il testo che segue fa riferimen-to al lavoro di tesi dal titolo“Assistenza e cura a domici-lio in Ticino: analisi quantitati-va del grado di soddisfazionedegli infermieri rispetto all’uti-lizzo del sistema RAI-HC”,elaborato nell'inverno 2014per ottenere il titolo di Bachlorin cure infermieristiche.

  • 5allegato alla rivista “cure infermieristiche” n.12/15

    Cronaca regionale

    L’implementazione del sistema RAI-HC© neiservizi è determinante e richiede un tempoconsiderevole. Un buon livello organizzativoda parte del servizio, alcuni sforzi iniziali euna buona motivazione dei professionisti per-mette una migliore implementazione di que-sto strumento nella pratica quotidiana, dovegli effetti positivi del suo utilizzo si possononotare soprattutto a lungo termine e sonodirettamente correlati a migliori esiti nellapresa a carico dei pazienti. Inoltre una migliore implementazione delRAI-HC© permette di sviluppare nuove com-petenze cliniche, di migliorare la realizza-zione di piani di cura appropriati e aggior-nati, con interventi specifici fatti su misuradei reali bisogni dell’utente oltre a garantireun utilizzo razionale delle risorse e un conte-nimento dei costi. Secondo uno studio con-dotto in Germania, i clienti vengono ricove-rati meno frequentemente in ospedale e alcu-ni parametri utilizzati come indicatori di qua-lità (abilità funzionali e cognitive, qualità divita) possono migliorare grazie all’utilizzo“intensivo” del sistema RAI-HC©. Tuttavia, permigliorare la qualità delle cure fornite aiclienti, il numero di pazienti attribuiti agliinfermieri, le regolari riunioni d’équipe, ilcoinvolgimento dei caregivers, un approcciomultidisciplinare e la formazione del perso-nale sono altri aspetti organizzativi da valu-tare e ottimizzare.

    Soddisfazione lavorativaLa soddisfazione lavorativa viene definitacome un sentimento positivo che le personehanno per il loro lavoro ed è un forte fattorepredittivo per la ritenzione lavorativa degliinfermieri. In ambito domiciliare, le variabiliche influenzano la soddisfazione sono inparte diverse da quelle che vengono osservatein ambito istituzionale.Secondo la teoria elaborata da Leslie Neal-Boylan nel 2006, gli infermieri a domiciliodevono raggiungere un buon livello di auto-nomia per avere successo in questo ambitolavorativo. Maggiore sarà il successo, equindi anche la soddisfazione per il lorolavoro, maggiore sarà la determinazioneper conservare quel posto di lavoro. Il rag-giungimento dell’autonomia richiede 2 o 3anni di assestamento dove gli infermieridevono sapersi adattare, essere flessibili,saper lavorare in un ambiente lavorativonon strutturato (come invece può essere unospedale o altro istituto) ma che favoriscequesto processo evolutivo. Quando gli infer-mieri hanno il sentimento che la loro autono-mia viene ridotta o compromessa, questoinfluenza fortemente l’intenzione di lasciareo cambiare il posto di lavoro.Gli studi condotti nell’ambito delle cure adomicilio mettono in evidenza che per svilup-pare il concetto di fidelizzazione e soddisfa-zione del personale è importante considerare

    Un buon livelloorganizzativo daparte del servizio,alcuni sforzi inizialie una buonamotivazione deiprofessionistipermette unamiglioreimplementazione diquesto strumento

    © Spitex Se

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  • info6 periodico d'informazione sulle attività dell'associazione svizzera infermiere/i

    Cronaca regionale

    il loro punto di vista, coinvolgendo maggior-mente gli infermieri nelle attività decisionali(decision-making) del servizio. I seguenti fattori possono influenzare negati-vamente la soddisfazione lavorativa inambito domiciliare: una cattiva relazionecon i medici o con la leadership del servi-zio, indennità o rimborsi inadeguati, situa-zioni cliniche mai incontrate prima, qualsia-si problema che impedisce di prendersi curadel paziente in maniera adeguata, l’abbon-dante burocrazia, le numerose procedureimposte dal servizio e il frequente cambia-mento dei processi o dei ruoli per esigenzeorganizzative, l’incapacità di gestire lostress e il carico di lavoro.

    Risultati della ricercaIl campione preso in considerazione per que-sta ricerca è composto prevalentemente dainfermiere donne svizzere che hanno inmedia 41 anni di età e un impiego soprattut-to a tempo parziale. Tuttavia, anche gli uomi-ni, che hanno in media 42 anni, rappresen-tano una buona parte del campione e traloro prevale un impiego a tempo pieno. InTicino il RAI-HC© è utilizzato in media dacirca 2 anni e 4 mesi e chi lo utilizza haun’esperienza lavorativa di circa 4 anni nelservizio dove lavora, spesso ha almeno unaspecializzazione alle spalle oltre alla forma-zione di base dove gestione sanitaria per gliuomini e salute mentale o cura delle feriteper le donne sono quelle svolte con maggiorfrequenza. Il lavoro in ambito domiciliarerappresenta sempre un’esperienza lavorativasuccessiva a un altro impiego e tra questi, illavoro in ospedale è la professione svoltacon maggior frequenza. Dai risultati ottenuti, tutti i partecipanti chelavorano per un servizio pubblico (SACD)hanno seguito la formazione di base per l’uti-lizzo del RAI-HC© e sembrano essere global-mente leggermente più soddisfatti di questostrumento rispetto a chi lavora per un servizioprivato (OACD), dove si trova la piccola per-centuale di partecipanti che non ha seguito laformazione. Tuttavia, la formazione propostaper l’utilizzo del RAI-HC© soddisfa bene leaspettative di tutti i partecipanti. In generale,il RAI-HC© viene considerato uno strumentoutile nel loro lavoro e aiuta a realizzare i pianidi cura, anche se il tempo a disposizione pereseguire una valutazione e preparare il pianodi cura è considerato poco sufficiente, insuffi-ciente o totalmente insufficiente dal 64% deipartecipanti (dove il 57% di loro riporta ancheun peggioramento del carico di lavoro e dellostress) contro il 36% che lo considera ampia-mente sufficiente o sufficiente. Inoltre il suo uti-lizzo ha migliorato soprattutto l’organizzazio-ne del lavoro, la presa a carico e la capacità

    di valutare i problemi del paziente così comela sicurezza personale degli infermieri e larelazione con il paziente.Si nota che in alcuni servizi la creazione difigure professionali specializzate per esegui-re una valutazione RAI-HC© (team valutatori ecapo equipe) e il fatto di avere una specializ-zazione oltre la formazione di base sembra-no essere fattori che favoriscono l’autonomiae l’organizzazione del lavoro di questi infer-mieri.Per tutti i partecipanti, ma in particolare pergli uomini, gli aspetti peggiorati con più evi-denza in relazione all’utilizzo del RAI-HC©sono lo stress e il carico di lavoro.

    ConclusioniNel campione preso in considerazione, l’uti-lizzo del RAI-HC© nei servizi domiciliari delTicino soddisfa gli infermieri, con un pareregenerale positivo leggermente più alto perquelli che lavorano per i servizi pubblici(SACD). La presa a carico del paziente, l’or-ganizzazione del lavoro, la capacità di valu-tare i problemi del paziente e l’aiuto che for-nisce questo strumento per realizzare i pianidi cura sono gli aspetti che sembrano esseremigliorati maggiormente grazie al suo utiliz-zo. Tuttavia, si nota un generale aumento delcarico di lavoro e quindi un peggioramentodello stress da parte del personale infermieri-stico. Ciò rischia di avere ripercussioni nega-tive sulla qualità delle cure percepite daipazienti. Per questo motivo, come riportatodalla letteratura consultata, andrebbe dedi-cato un tempo sufficiente per eseguire levalutazioni, considerando la persona chenecessita di una valutazione multidimensio-nale come un essere umano unico ed evitan-do di far diventare il processo di valutazioneun semplice compito di routine da dover ese-guire. La formazione del personale e il tempoconsiderevole necessario per un’implementa-zione che permette di far emergere gli effettipositivi a lungo termine sono quindi fattorichiave per sfruttare in pieno le potenzialitàdi questo strumento e favorire la motivazionee la soddisfazione del personale che lo deveutilizzare. Inoltre i programmi dei corsi rivolti alla forma-zione del personale sanitario (infermieri, maanche operatori socio-sanitari e aiuti familiari)potrebbero comprendere qualche ora di lezio-ne rivolta all’utilizzo del RAI-HC© dato che lavalutazione multidimensionale del pazienteanziano fragile viene eseguita in diversi con-testi di cura, non solo a domicilio. Avere unabase formativa rispetto all’utilizzo di uno stru-mento ritenuto a livello internazionale capacedi sviluppare ulteriori competenze cliniche evalutative potrebbe quindi essere di grandeutilità nel futuro lavoro delle giovani leve.

    In generale, il RAI-HC© vieneconsiderato unostrumento utile nel loro lavoro

    e aiuta a realizzarei piani di cura

  • 7allegato alla rivista “cure infermieristiche” n.12/15

    Cronaca regionale

    Infine si vuole proporre un’idea per l’imple-mentazione della pratica in questo ambito conun grafico che mette in evidenza quali condi-zioni/caratteristiche individuali e ambientalidevono essere presenti per ottenere un cam-biamento positivo e attuare dei programmiinnovativi.Tuttavia, è impossibile ottenere dei risultatiqualitativamente alti senza che il personaleche utilizza il RAI abbia anche alla base dellebuone competenze e conoscenze oltre a uncomportamento adeguato. Perché tutto il pro-cesso possa garantire una qualità assistenzia-le ottimale, al centro dei valori e del lavorodegli infermieri deve esserci il paziente con lesue preferenze e le sue scelte.

    Tutti gli elementi del Grafico 1 fanno quindiparte di un unico processo/sistema chiamato“Circolo virtuoso della qualità assistenziale”dove ogni intervento eseguito su un singolocomponente può avere ripercussioni (positiveo negative) su altri singoli componenti o sull’in-sieme del sistema. Il modello proposto mette inevidenza due concetti chiave dinamici e incontinua evoluzione (le caratteristiche del ser-vizio e il comportamento del personale) suiquali poter intervenire. �

    *Veronique Dayan: Infermiera SUPSI dal 2014.

    Grafico 1: V. Dayan: circolo virtuoso della qualità assistenziale

    BibliografiaASSASD. Association suisse des ser-vices d’aide et de soins à domicile.2003. Pour spécialistes - Dossiers -Arguments en faveur du RAI-DomicileSuisse.http://upload.sitesystem.ch/B2DBB48B7E/0CDC636B60/F8C925A718.pdf (09.09.2013)Ellenbecker, C. H. and M. Cushman.2012. Home healthcare nurse reten-tion and patient outcome model: di-scussion and model development.Journal of Advanced Nursing 68(8):1881–1893.Mongardi, M. 2010. L’assistenza al-l’anziano - ospedale, territorio, domi-cilio - ECM, Milano: McGraw-HillCompanies.Monod, S., T. Hongler, T. Castelli, P.Clivaz-Luchez, and C. Büla. 2011.Le Resident Assessment Instrument-Home-Care (RAI-Domicile): ce que lemédecin de premier recours doit sa-voir. Gérontologie 316(40): 2176–2183; Morris, J. N., B. E. Fries, R. Berna-bei, K. Steel et al. 1999. ManualeRAI-Home-Care© Svizzera. Linguaitaliana. RAI-HC valutazione del-l’utente, RAI-HC economia domesticae RAI-HC catalogo delle prestazioni,San Gallo: Q-Sys AG.Stolle, C., A. Wolter, G. Roth, andH. Rothgang. 2014. Improving he-alth status and reduction of institutio-nalization in long-term care-effects ofthe Resident Assessment Instrument-Home Care by degree of implemen-tation. International Journal of Nur-sing Practice: n/a–n/a.Tourangeau, A., E. Patterson, A. Ro-we, M. Saari, H. Thomson, G. Mac-Donald, L. Cranley, and M. Squires.2013. Factors influencing home carenurse intention to remain employed.Journal of Nursing Management:n/a–n/a.Tummers, L. G., S. M. Groeneveld,and M. Lankhaar. 2013. Why donurses intend to leave their organiza-tion? A large-scale analysis in long-term care. Journal of Advanced Nur-sing, 69(12): 2826–2838.

    ASI-SBK Sezione Ticino. Partecipate attivamente!

    Impegnarsi nell’Associazione permette di aggiornarsi e di contribuire attivamente all’evoluzione della professione, impli-candosi nella politica socio – sanitaria a livello cantonale e nazionale.Quindi chi fosse interessato a seguire più da vicino l'attività dell'ASI-SBK Sezione Ticino, quale membro di comitato, de-legato, supplente delegato o membro di un gruppo di lavoro non esiti ad annunciarsi al segretariato. Le proposte di candidatura dei membri devono essere inoltrate al segretariato all'attenzione del comitato almeno 8 set-timane prima dell'assemblea generale che avrà luogo il 5 Aprile 2016

    Martedì 5 aprile 14.00 – 17.15

    L’ASI-SBK sezione Ticino in collaborazione con l'Associazione dei Direttori delle Case per Anziani della Svizzera Italiana organizza il congresso primaverile:

    Il Ticino delle case anziani: sfide, problemi, prospettive

    Informazioni: segretariato ASI Ticino Chiasso T. + 41 91 6822931

    Salva la data

  • info8 periodico d'informazione sulle attività dell'associazione svizzera infermiere/i

    Cronaca regionale

    Questa“consapevolezzadrammaturgica”

    comporta lacostante necessità

    di elaborareprogetti per sentirsi

    vivi e rimanerecompetitivi

    di Franck Lesueur*

    La psicosintesi come sviluppoLe nostre difficoltà, fonti di trasformazioni

    Attraversando periodi di stress e di ango-scia, che ci mettono in agitazione o ciabbattono, abbiamo l’impressione di es-sere gli unici a esservi confrontati. Tuttavia,questa è l’occasione per sviluppare una nuovaconsapevolezza di noi stessi, che J. Rifkin defi-nisce “drammaturgica”. Questa prospettiva la-scia pensare che ognuno vive la propria esi-stenza assumendo una moltitudine di ruoli, dipersonalità, fino a perdere il legame con séstessi. Il mondo intero è diventato un teatro incui ognuno svolge i ruoli che gli permettono disuperare le barriere di classe sociale o profes-sionale. Ognuno può, in una stessa giornata,avendo accesso a tutti gli attributi necessari,identificarsi successivamente con un avventurie-

    ro nell’ambito umanitario, con un imprenditorecompetitivo, un padre modello, uno sportivomaratoneta e un amante romantico, pur aven-do la sensazione che gli “manchi qualcosa”.Nel nostro ambiente e nelle nostre vite tutto cam-bia molto velocemente. Questa “consapevolez-za drammaturgica” comporta la costante neces-sità di elaborare progetti per sentirsi vivi e rima-nere competitivi. L’attivismo ne è una conse-guenza. Diventiamo delle personalità frattaliche cambiano e si adattano in continuazione.Fino al giorno in cui un evento ci porta a unarimessa in discussione esistenziale e alla ne-cessità di ristabilire un legame con sé stessi.Ciò origina crisi esistenziali croniche che nonsi limitano più a quelle dell’adolescenza o del-

    Le peripezie che la vita ci riserva sono esperienze destabilizzanti che ci obbligano a svilupparenuove strategie. Questo ci offre l’opportunità di scoprire un’altra parte di noi stessi. Come riu-scirci e con che mezzi? La psicosintesi è una disciplina psicologica che risponde a questo bi-sogno di cambiamento.

    Franck Lesueur

    Il termine di psicosintesi indica prima di tutto un’espe-rienza di sviluppo personale e una pratica di psico-terapia fondate dal dottor Roberto Assagioli dopo ilsuo incontro con Freud e Jung nel 1909. Questa di-sciplina può contare su quasi 80 anni di esperienzaclinica e di ricerche svolte dal fondatore e dai suoisuccessori in Europa e negli Stati Uniti.Si tratta di un approccio sistematico, che consideral’essere umano come un sistema vivente corpo/spiri-to in interazione con l’ambiente.

    È pure un approccio integrativo: è innanzituttoun’esperienza vissuta di apertura e di riaccentramen-to. Questa metodologia è mostrata e vissuta attraver-so tecniche ed esercizi pratici di riflessione su sé stes-si, dialoghi interiori creativi, visualizzazioni, ascoltoe mobilizzazione del corpo, degli affetti e dell’intui-zione, e tramite giochi interattivi. All’interno del suoambito, utilizza gli strumenti del lavoro terapeuticoche comprendono le dimensioni del corpo, delleemozioni, dell’intelletto e dell’anima.

    Di che cosa si parla

  • 9allegato alla rivista “cure infermieristiche” n.12/15

    Cronaca regionale

    Dalla scuola, aiblog e le reti,passandoall’ambitoprofessionale, il“valore individuale”viene soppesato edè oggetto di unaquotazione socialeimplicita

    la quarantina. Questa frattalizzazione si espri-me nelle nostre vite personali, professionali,ma anche nella nostra psiche. E`lo stato d’ani-mo di una generazione che cambia continua-mente identità, rivelandosi incapace di ricono-scere la propria autenticità.

    La paura dell’insignificanzaQuesto approccio pone sotto una nuova luce irischi e i sintomi che minacciano la salute psi-chica degli individui. Come ad esempio lapaura dell’insignificanza di cui molti soffrono,che riguarda la stima di sé. Dalla scuola, aiblog e le reti, passando all’ambito professiona-le, il “valore individuale” viene soppesato ed èoggetto di una quotazione sociale implicita. Ilconsolidamento della stima di sé è uno dei mo-di più efficaci per attutire questa paura dell’in-significanza. La conseguenza è un’inflazionenarcisistica che porta a un isolamento o allamanipolazione. L’autocostrizione legata a que-sta “consapevolezza drammaturgica” spostal’esperienza di colpevolezza lasciando spazioall’ossessionalità e alla compulsione. Questicomportamenti inducono l’esaurimento, l’an-sia, l’angoscia e possono portare alla depres-sione se non sono arginati da un processo chedà un significato a ciò che è vissuto.

    La nostra costruzione come limiteNell’ambito delle cure, la relazione umana èessenziale. Una psicologia pragmatica è utileai professionisti delle cure, ma anche ai pa-zienti, poiché permette loro di capire un’inter-relazione sempre più complessa. La nostra co-struzione psichica si elabora fin dall’infanziain funzione delle difficoltà che abbiamo vissutoe delle scelte che abbiamo fatto per superarle.E` un sistema di costruzione basato su mecca-nismi di difesa, convinzioni, comportamenti.Questo sistema è profondamente ancorato innoi e con gli anni diventa un automatismo checi limita. Un giorno o l’altro, siamo confrontati

    con un evento come una malattia, la perdita dilavoro, di fronte al quale questo sistema non èpiù adatto, non funziona più. Questa situazione causa un senso di impoten-za, di incomprensione, accompagnato dallasensazione di essere persi e di non vedere al-cuna via d’uscita. Aprirci verso un’altra partedi noi stessi, quella che non abbiamo esplora-to, permette l’emergere di nuove soluzioni,nuovi comportamenti di crescita. E` un percor-so di individuazione la cui posta in gioco è lanostra crescita personale.

    Un processo d’aperturaAttraverso un processo di sintesi pragmaticache si elabora come un’esperienza da vivere,e non come un concetto puramente teorico, èpossibile attraversare queste difficoltà destabi-lizzanti, dando loro un senso. Il suo obiettivo èdi divincolarci dai nostri schemi, lavorando sul-le nostre polarità. Questo lavoro è possibile at-traverso un vissuto sensoriale e una messa incircolazione che implica i pensieri, le sensa-zioni fisiche e le emozioni. Questo movimentoda una polarità all’altra permette l’apertura aun altro spazio, che porta verso un’uscita, fon-te di discernimento e di armonizzazione.Il professionista delle cure si trova in un’interre-lazione in cui la persona che chiede aiuto cono-sce meglio di chiunque il suo problema. Perquesto l’ascolto, silenzioso o attivo, l’autenticitàe l’empatia sono fondamentali. La relazione diaiuto richiede competenze personali e professio-nali specifiche. L’integrazione del processo disintesi permette di accompagnare e aiutare i pa-zienti nell’affrontare l’angoscia, l’ansia, le scel-te, la confusione, lo sconforto che devono supe-rare per liberarsi dalla sofferenza psichica. �

    *Franck Lesueur è terapista in psicosintesi a Lo-sanna. www.lapsychosynthese.chContatto: [email protected]

    Conflitto internoVerso una nuova attitudine relazionaleLuca è un uomo calmo, solido,sveglio e con uno sguardo bene-volo. E`disponibile e vuole bene atutti. Controlla i suoi gesti, le sueparole, i suoi stati d’animo. Il suoesagerato investimento nella pro-fessione provoca una separazioneaffettiva. Questa separazionecrea in lui un senso di impotenzae di isolamento, accentuato dauna “spirale di pensieri senza viad’uscita”. Soffre di ansia e di unaperdita di significato che porta aun rilassamento professionale e auno stato depressivo cronico.Il suo temperamento del “tutto o

    niente” e la sua difficoltà di “direno” gli provocano un sentimentodi divisione interiore estremo.Vuole uscire da questo sfalda-mento, da combattente, domina-tore che si esprime nella sua vitaprofessionale, all’uomo che accet-ta tutto nella sua vita affettiva.Vorrebbe essere capace di “aprir-si all’altro senza permettere tutto,rischiando di non più essere séstesso”. Luca è cresciuto in un am-biente in cui bisognava essere ilpiù forte per non farsi schiaccia-re. E`leale e non sopporta i con-flitti. Dentro di sé ha una grandecollera.Si è trattato di armonizzare le dueparti divise di sé stesso. In questo

    lavoro, imparare a dire “no” edesprimere la propria rabbia inte-riore sono state due tappe princi-pali. Le tappe seguenti gli hannopermesso di ristabilire la fiducia insé stesso e di riconoscere la suaricchezza interiore, fonte di unnuovo dinamismo.Dopo diverse sedute, si è resoconto dei suoi automatismi com-portamentali. Ciò gli ha permessodi affermare le sue scelte e di ve-der nascere una nuova attitudinerelazionale. Alla fine delle sedutesi è instaurato un sentimento di in-dipendenza e di fiducia. Stabilireun centro interiore gli ha permes-so una maggior serenità e una mi-gliore condivisione con l’altro.

  • info10 periodico d'informazione sulle attività dell'associazione svizzera infermiere/i

    Approfondimenti

    Con il termine“isolamento

    ospedaliero” siintende

    la messa in atto dimisure igieniche

    addizionalibasate su protocolli

    scientifici inpossesso

    di ogni strutturasanitaria, al fine di

    prevenirela trasmissione di

    microrganismipatogeni

    di Clio Gabella *

    L’isolamento ospedaliero, non solo una questione fisica…

    L’isolamento ospedaliero è una realtà conla quale le nostre strutture sanitarie si con-frontano già da molti anni. Dalla mia bre-ve esperienza lavorativa svolta durante gli sta-ges pratici in ospedale ho potuto constatareche l’infermiere di cure generali, dalla medici-na alla chirurgia, senza contare i reparti spe-cialistici, lavora quotidianamente con pazientiin questa particolare condizione di degenza.

    Ma cosa significa “isolare un paziente?”Con il termine “isolamento ospedaliero” si in-tende la messa in atto di misure igieniche ad-dizionali basate su protocolli scientifici in pos-sesso di ogni struttura sanitaria, al fine di pre-venire la trasmissione di microrganismi pato-geni da un soggetto colonizzato o infetto adun altro sano. Individuata la fonte di infezionein un individuo malato è necessario adottareadeguate misure di sorveglianza sanitarie, al-lo scopo di evitare la diffusione della malattiaad altri individui. Ecco perché è importante capire la definizio-ne di infezione nel contesto della trasmissio-ne. L’infezione è il risultato dell’interazioneche si verifica tra l’organismo umano e i mi-crorganismi presenti nell’ambiente: batteri, vi-rus, parassiti. La malattia infettiva è l’espres-sione di una serie di manifestazioni clinichedeterminate dal rapporto tra le difese che l’in-dividuo oppone agli agenti infettanti e la lorovirulenza. Per «infezione» si intende la molti-plicazione di microrganismi con eventuale in-vasione dei tessuti e reazione infiammatoria.La trasmissione da contatto diretto si verificaquando i microrganismi sono trasferiti da unapersona ad un’altra. Può avvenire attraverso ilcontatto con sangue, fluidi corporei, escrezio-ni o secrezioni: può avvenire durante l’assi-stenza da parte degli operatori sanitari, dei

    visitatori, dei familiari o durante le interazionitra pazienti in sale di ricreazione o soggiorni.Il contatto indiretto si verifica con il trasferi-mento del microrganismo attraverso la conta-minazione intermedia di un oggetto, sostanzao persona.

    Le infezioni nosocomialiLe infezioni nosocomiali fanno purtroppo par-te della quotidianità della professione infer-mieristica. La sensibilizzazione in merito è inatto da diversi anni e oggi giorno l’infermiereè tra le figure professionali sanitarie diretta-mente coinvolte nel lavoro contro il depistag-gio della problematica in questione.Ogni anno le infezioni nosocomiali colpisco-no centinaia di milioni di persone nel mondoe costituiscono una sfida importante per la me-dicina moderna poiché rimettono in questionela sicurezza delle cure. Queste infezioni effet-tivamente rientrano tra le complicazioni piùfrequenti delle attività di cura praticate in am-bito ospedaliero, ambulatoriale e domiciliare.Costituiscono un importante problema di salu-te pubblica, in quanto associate ad un’elevatamorbilità e mortalità e perché sono almeno inparte evitabili. Queste infezioni generano ol-tretutto un grosso dispendio finanziario, di ri-sorse umane e di materiale. In ambito ospeda-liero, le infezioni nosocomiali comportanocomplicazioni tra il 5% e il 15% dei ricoveri(cure acute) nei paesi sviluppati, ma ancora dipiù nei paesi in via di sviluppo.

    Il ricovero ospedaliero e le implicazioni psicologiche in isolamento ospedalieroQuando una persona viene ricoverata, la-menta un disagio che può variare a secondadelle situazioni legate, ad esempio, alla se-parazione dai familiari, all’adeguamento

    Le trasformazioni dei processi di cura relativi alla delicata condizione di un individuo sottopostoad isolamento ospedaliero, rappresentano dei bisogni fondamentali e sempre più riconosciuticome importanti. Grazie allo studio di concetti teorici di riferimento psicologico- ambientale,mi è stato possibile analizzare approfonditamente questa delicata condizione e paragonare idati rilevati scientificamente, con i dati personali ed oggettivi di un singolo individuo.L’obiettivo della ricerca è quello di approfondire quali siano le problematiche e le esigenze atti-nenti alla sfera della soggettività, delle relazioni, dei comportamenti, della comunicazione edella gestione dello stress, riferibili ai pazienti ed ai loro familiari, così come al personalecurante nei confronti di un paziente in isolamento ospedaliero. Il risultato mostrerà chiari segnidi coinvolgimento psicologico- emotivo dei vissuti, le emozioni, i pensieri, le paure soggettivedella persona coinvolta.

  • 11allegato alla rivista “cure infermieristiche” n.12/15

    Approfondimenti

    La componenterelativa al “luogo”influenza inmisura importante icomportamenti e lerelazioniumane,contribuendo adeterminare illivellodella “qualità dellavita” e favorendo lapercezione di“positività” o“negatività” dellavita stessa.

    forzato ai nuovi ritmi ed orari istituzionali, al-l’esposizione della propria privacy, al doverdipendere da altre persone anche per biso-gni primari ed intimi. La malattia che ogni in-dividuo percepisce in modo soggettivo, de-termina comunque sempre uno scombussola-mento della sfera psicologica. Le trasforma-zioni dei processi di cura relativi alla delica-ta condizione di un individuo sottoposto adisolamento ospedaliero rappresentano deibisogni fondamentali e sempre più ricono-sciuti come importanti. Il malato, inserito nelgrande vortice dell’ospedale molto spesso siritrova impreparato e confuso. Quest’ultimoinfatti potrebbe creare nei pazienti una sen-sazione di paura e di angoscia a causa dal-la poca familiarità con l’ambiente. Potrebbecrearsi uno squilibrio fra la sintomatologia,che avverte o che teme, e il chiaro confrontocostruttivo con gli operatori. Lo stress psicolo-gico che vive il paziente a volte non gli per-mette di comprendere al meglio e di ricorda-re esattamente le spiegazioni del personalecurante. Inoltre, la mancanza di appropria-tezza di determinati termini medici, il timoreo la difficoltà nell’essere esplicito o nel ri-chiedere ulteriori approfondimenti creanouna barriera nella comprensione.Il paziente subisce il suo stato di salute. Con“subire” si intende il fatto che, sostanzialmen-te la persona interessata, non ha fatto nullaper meritarlo. È subentrato un male contagio-so che potrebbe propagarsi ed espandersi adaltri pazienti dell’ospedale, quindi, oltre alla“sfortuna” dell’ingiusta malattia, bisogna ag-giungere anche l’accettazione dell’essere iso-lato”. Si può notare come anche il paziente si pon-ga delle questioni in merito al “cos’ho fatto dimale per meritarmelo”.

    La malattia dunque, aggiunta ad uno stato diisolamento, può portare la persona a provareun senso di colpa verso sé stesso e a non ca-pire per quale motivo sia costretta a subirequesta condizione. Forse questo aspetto su-bentra più facilmente in principio, quando cisi trova di fronte all’immediata accettazionedi una situazione spiacevole, senza nemmenoavere il tempo di capire cosa sia effettivamen-te. Allora la mente vaga alla ricerca di eventiche avrebbero potuto portare all’improvvisostato patologico, come conseguenza di catti-ve azioni. Emerge quindi un senso di colpa in-giustificato come primo stato d’animo.

    Il ruolo della componente ambientale A livello teorico l’ambiente in cui risediamopossiede un’importante influenza sulla psicheumana, sulla personalità e conseguentementeanche sul comportamento individuale. Alcunipazienti subiscono delle ripercussioni psicologi-che date dall’ambiente all’interno della camerad’isolamento, più volte si crea un senso di co-strizione e di limitazione della libertà, si ha l’im-pressione che il tempo trascorra al rallentatore,sono possibili stati di ansia. In effetti, l’ambien-te di vita è fondamentale e condiziona in modorilevante la nostra percezione soggettiva degliavvenimenti e la nostra sfera psicologica. Alcu-ni pazienti si sentono vincolati da una condizio-ne spazio- tempo ristretta. Il senso di debolezzae la mancanza di difese aumentano il rischio diregressione a cui il paziente in condizione diisolamento è sottoposto. La componente relativa al “luogo” influenza inmisura importante i comportamenti e le rela-zioni umane, contribuendo a determinare il li-vello della “qualità della vita” e favorendo lapercezione di “positività” o “negatività” dellavita stessa. La deprivazione fisica e sensorialedata dall’ambiente della camera, possonoportare ad essere maggiormente irascibili enegativi.

    Il nucleo famigliareLa condizione di ricovero comporta un disagiodi variabile entità la cui motivazione è connes-sa alla separazione dal nucleo familiare, allanecessità di adeguarsi ai nuovi ritmi istituzio-nali, alla parziale rinuncia alla privacy, allostato di inevitabile dipendenza altrui e la con-seguente perdita di autonomia personale.Pazienti riferiscono di sentire molto la man-canza della famiglia, soffrono del fatto di po-ter vedere i propri congiunti solo una volta algiorno e per breve tempo. Sentono la man-canza del contatto umano, si lamentano dinon poter ricevere un bacio dalla moglie, ma-nifestano la mancanza di contatto fisico.Inoltre, manca loro la propria autonomia e ilfatto di essere ancora in grado di gestire moltiatti relativi alla cura del corpo.© W

    erner Krüp

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  • info12 periodico d'informazione sulle attività dell'associazione svizzera infermiere/i

    Approfondimenti

    La comprensione e la comunicazionedelle informazioniLo stress psicologico che vive il paziente a vol-te non gli permette di comprendere al meglioe di ricordare esattamente le spiegazioni delpersonale curante. Inoltre, la mancanza di ap-propriatezza di determinati termini medici, iltimore o la difficoltà nell’essere esplicito o nelrichiedere ulteriori approfondimenti crea unabarriera nella comprensione.Se da un lato il paziente capisce che la sinto-matologia dalla quale è affetto è data da unvirus, dall’altro non ha capito né le modalitàdi trasmissione, né il decorso che esso com-porta. Il paziente a volte ha la sensazione ditrovarsi in balia degli eventi. Inoltre il fatto dinon sapere per quanto tempo dovrà rimanereisolato gli può creare frustrazione.In conclusione, il presente lavoro ha volutosottolineare l’importanza di privilegiare un ap-proccio olistico alla salute e all’ambiente, cer-cando di stimolare una riflessione sulla misurain cui il disegno progettuale possa influenzareil benessere del paziente. Le infezioni ospeda-liere costituiscono una realtà che ciascun infer-miere affronta nella propria pratica quotidia-na all’interno delle strutture sanitarie. L’assi-stenza infermieristica è preventiva, curativa,palliativa e riabilitativa ed è di natura tecnica,relazionale ed educativa. All’interno di questocontesto l’infermiere svolge un ruolo fonda-mentale nella prevenzione delle infezioni

    ospedaliere. Il bisogno di possedere delle co-noscenze, di accrescerle, modificarle e miglio-rarle, nel tempo sono diventati i punti chiavedi un sistema in continua evoluzione comequello sanitario. Più di qualsiasi altra figurasanitaria, l’infermiere entra nelle dinamicherelazionali per il fatto che è la persona chepiù sta a contatto con il malato, per più lungotempo e in via più diretta. Perciò, rappresentaper il paziente un’importante figura di riferi-mento. Non ci si improvvisa curanti, ma si im-para a diventarlo. Non soltanto attraversol’apprendimento di tecniche specialistiche: ac-canto al sapere inteso come conoscenzascientifica della malattia e delle possibilità diaffrontarla e combatterla, ai curanti viene ri-chiesto di “saper fare” e di “saper essere”. Ladifficoltà di tutto ciò si aggrava quando il ma-lato attraversa un momento di isolamento dalmondo esterno, quando il processo di malat-tia si fa ancora più solitario e guarire diventaancora più difficile.`L’essere lucidi su tutti questi aspetti conferiscela sensazione di poter affrontare le cure in unaltro modo, con un’altra cognizione. In modomigliore. �

    *Clio Gabella, attualmente lavora come infermie-ra diplomata presso il reparto di medicina B Ospe-dale regionale di Locarno. Articolo tratto dal lavoro di diploma eseguito duran-te la formazione SSSCI 2015.

    Bibliografiahttps://www.michigan.gov/documents/mdch/Isolation_and_Quarantine_Facts_Italian_308799_7.pdf http://www.swissnoso.ch/it/bulletin/articles/article/%E2%80%9Cclean-care-is-safer-care%E2%80%9D-l%E2%80%99omsdedica-la-prima-sfida-mondiale-alla-sicurezza-dei-pazienti-e-alla-prevenzione-delle-infezioni C.A. Ripamonti, C.A. Clerici (2008) Psicologia e salute. Introduzione alla psicologia clinica in ambito sanitario, Il MulinoCarlo Majello, “L’arte di comunicare”, FrancoAngeli, Trend, Milano, 1978Felaco R., Zullo C., Esperienze in psicologia ospedaliera, Liguiori 2005Soininen P, Välimäki M, Noda T, Puukka P, Korkeila J, Joffe G, Putkonen H, Secluded and restrained patients’ perceptions of their tre-atment, International Journal of Mental Health Nursing, Australian College of Mental Health Nurses Inc, 2002

    Scuola Specializzata Superiore in Cure InfermieristicheLugano e Bellinzona

    SSSCI

    Corso di reinserimento professionale per infermiere/i diplomate/i

    A partire dal corso storicamente proposto dall'ASI-SBK sezione Ticino, la scuola specializzata superiore incure infermieristiche proporrà a partire da mese di febbraio 2016, un corso specifico per infermieri che inten-dono rientrare nella pratica professionale, la formazione teorica sarà proposta a cadenza settimanale e ter-minerà nel mese di giugno 2016.

    Maggiori informazioni possono essere richieste al segretariato della Scuola specializzata superiore in cureinfermieristiche di Bellinzona (Viale Officina 5, 091/814 01 61).

  • 13allegato alla rivista “cure infermieristiche” n.12/15

    Approfondimenti

    Non dovevamopensare a lui comead un pazzo, dicevail primario, macome ad unapersona che nonsapeva più se ciòche vede èrealmente ciò che è

    L’affitto e altri raccontiOgni riferimento a fatti o persone è puramente casuale

    Il mare

    Quella volta che ho guardato meglio misono reso conto che il mare nonc’era.Fuori della finestra, in verità, erano solamentemontagne. Dietro la recinzione, dalla finestradell’ospedale, si vedeva la catena dell’Appen-nino centrale.Il mare stava dalla parte opposta dell’interastruttura psichiatrica. Lo potevano vedere i pa-zienti dell’ala ovest.Non lo avevo ancora notato per il fatto di nonessere mai rimasto nella sua stanza se nonper pochi minuti, quando ci venivo in visita,ora che ero stato assunto, in quella stanza,dovevo rimanerci per dovere. Mario non eraun paziente come gli altri, almeno per me.Era mio fratello adottivo, e questa faccendacominciava a rendermi nervoso. Lavorare co-me addetto delle pulizie, nella stessa strutturadove si trovava ricoverato lui, diventava ognigiorno una condizione fastidiosa da sostene-re. Come un fardello da portare sulle spalle.Conoscevo il primario per via dei lunghi e pre-cedenti ricoveri di Mario. Non dovevamo pen-sare a lui come ad un pazzo, diceva il prima-rio, ma come ad una persona che non sapevapiù se ciò che vede è realmente ciò che è, osolo quello che credeva che sia. Roba da mat-ti. C’era da diventar pazzi solo a pensarci. Sequesto non significa essere fuori di testa, alloracos’era? Mia madre diceva che il primario erapeggio di lui, diceva che là dentro non distin-gueva i medici dai malati. Per lei erano tuttiuguali. Per questo motivo non ero sicuro di vo-ler accettare quel dannato lavoro. Temevo diimpazzire anch’io e in famiglia quel ruolo eragià occupato. Ma ormai il concorso era statoorganizzato, e la commissione, corrotta. Ilprezzo pattuito con il vice sindaco bastava so-lo per questo misero posto di lavoro. Si trattadi una questione di tabelle. Più si paga, e me-glio capiti. Io ero capitato in manicomio. Cosìalmeno chiamava la gente del paese quel luri-do posto imbiancato a calce. Non un centro diaccoglienza, ma un ricovero di corpi parcheg-giati che si trascinavano da ogni porta lungotutto il corridoio, pantofolando svogliatamentea terra. Un intero repertorio di anime perdutesfilava lungo i corridoi e nel parco circostante,come dannati davanti la barca di Caronte: co-stretti ad errare senza pace tra le nebbie deiloro deliri, spinti più dai morsi della fame chedal mancato contributo col pedaggio della vi-ta. Tra le mura dei reparti ripercuoteva ogni

    qualità di grugnito umano, vere performance evariazioni timbriche, modulazioni armoniche erari vocalizzi che echeggiavano ininterrotta-mente come elementi di una cenciosa orche-stra. Qualcuno, spinto da altri, s’imbiancava lemaniche delle misere vestaglie grigie indosso,con la polvere della calce che invecchiava lun-go le pareti decadenti.Se non fosse per la divisa degli infermieri el’odore pungente ambulatoriale del medicina-le, questo posto sembrerebbe una specie dipenitenziario, con tanto di recinzione che locirconda, cancelli automatici e telecamere acircuito chiuso. All’entrata poi, rintanato inportineria, un uomo di mezza età chiedeva idocumenti a chiunque entrava, senza toglieregli occhi dai talk show televisivi che impazza-vano da una piccola TV portatile. Dopodichètelefonava al reparto del paziente in visita esolo infine permetteva ai folli di incontrare de-gli altri folli.Durante la sua ultima visita, mia madre avevalasciato a Mario delle fotografie di famiglia.Lo aveva fatto perché incalzata dal primario,più che per sua tendenza materna. Da quelmomento, dalla finestra della sua stanza, Ma-rio aveva cominciato a vedere il mare. Nonche prima non avesse avuto strane visioni. Co-me di quella volta che all’età di dieci anni, eforse era la prima volta, quando credeva di ve-dere i pesci nella fontana del paese. Da quelmomento il castello di carte che in famiglia sitentava di tenere forzatamente in piedi, nonsolo è crollato inghiottendo come in una vora-gine un’infinita serie di fragili certezze, ma halasciato il posto ad un interminabile calvario difrustrazioni familiari. Sembravano tutti cambia-ti. Come qualcuno che non riesce più a scio-gliere il nodo di una matassa che diventa mise-ramente più imbrigliata su se stessa.Ma stavolta era diverso. Aveva trenta anni ese ne stava fisso per delle ore, seduto sul suoletto nella stanza d’ospedale, a fissare la fine-stra. Al primario, e a chiunque altro, risponde-va che guardava il mare. Ma non riusciva apronunciare correttamente la parola, così chesembrava dire, male. Mare, male, male mare.I farmaci che prendeva erano talmente fortiche, non solo lo anestetizzavano non lascian-dogli più neanche la forza di camminare, manemmeno di parlare. Per questo motivo era di-ventato il paziente che vedeva il mare. Se nestava per delle ore a fissare il suo mare sedutocome se non avesse mai avuto la forza di so-

    di Dario Alaimo*

  • info14 periodico d'informazione sulle attività dell'associazione svizzera infermiere/i

    stenere le sue spalle. È così che un pomeriggiodurante il turno di pulizie nella sua stanza, ve-dendo che stava di vedetta, mi sono fermatoaccanto a lui. Dalla sua finestra si vedeva l’Ap-pennino centrale. Di questo non avevo alcundubbio. Gli chiesi cosa stava guardando, maconoscevo già la risposta. Non mi dedicò mol-ta attenzione, limitandosi a distrarsi un mo-mento dalla finestra farfugliò “Mare”, o male,non saprei. Sedeva al solito posto sopra il let-to, con indosso un pigiama grigio, unica divi-sa ambulatoriale in dotazione ai degenti. Nonsi radeva da qualche giorno e, considerando ilcattivo odore che emanava, chissà da quandonon entrava in una doccia. Aveva le mani con-serte, con una scelta di fotografie sparse intor-no a sé. Una tra queste sembrava interessarglie la teneva stretta, quasi non la vedevo. “Laposso vedere?”, chiesi indicandola. Me la por-se lentamente, al rallentatore, come tutti i suoigesti incerti. Le dita ingiallite dalla nicotina tre-mavano muovendo la fotografia. Era una vec-chia immagine di famiglia, in bianco e nero.Della nostra famiglia. Non ricordavo neanchepiù di aver vissuto quel fotogramma di vita.

    Era troppo lontano dal mio presente. Nella fo-to mio padre aveva ancora capelli e baffi neri.Mia madre indossava un largo cappello edenormi occhiali da sole. Rideva. Non avreimai potuto ricordare che potesse farlo. Ridevaperché mio padre era piegato a quattro zam-pe sulla sabbia sotto l’ombrellone. Sulla suaschiena nuda lo cavalcavamo Mario ed io incostume da bagno, seduti come due piccolidomatori di leoni. Attenti a non perdere l’equi-librio. Mio padre aveva il braccio destro alza-to e le dita aperte nell’aria come feroci artiglifelini. La bocca spalancata come un predatoreche ruggisce al cielo. E dietro di noi, in tutto ilsuo implacabile splendore, immensamente siespandeva il grande mare, fino all’infinito. �

    A tutte le persone che, almeno una volta nella vita, han-no avuto l’impressione di trovarsi in un vicolo cieco.Dario Alaimo Roma, Marzo 2011. Ed. Lulu.com Au-topubblicazione Ebook

    *Dario Alaimo lavora come educatore nella riabi-litazione di persone con problemi di tossicodipen-denza al CRMT di Gerra Piano.

    Se non fosse per ladivisa degli

    infermieri e l’odorepungente

    ambulatoriale delmedicinale, questoposto sembrerebbe

    una specie dipenitenziario©

    D. A

    laimo

  • 15allegato alla rivista “cure infermieristiche” n.12/15

    Invito alla lettura

    La compassione è una passione condivisa, èun dolore dell’altro condiviso da un soggetto.È proprio la percezione e la condivisione deldolore dell’altro e la prossimità; una prossimi-tà che porta il dolore dell’altro su di sé. È tut-tavia un sentimento raro, perché rara è l’espe-rienza in cui il dolore dell’altro diventa davve-ro il proprio dolore.Compassione: parola fin troppo fraintesa, cheinvece deve essere recuperata nel suo significa-to originario del "patire con", ossia nell'esseresolidale e permeabile al pathos dell'altro. Nellesocietà odierne la compassione si è spesso di-sgregata in vari suoi derivati come empatia, vo-lontariato, solidarietà, ma sia la storia della fi-losofia, sia la letteratura, sia l'arte del Nove-cento hanno tracciato una via al suo recuperoche lascia ben sperare per il futuro. Nel termine compassione c’è anche l’idea diuna partecipazione al patire dell’altro e il pa-

    tire ha una gamma vastissima di situazioni; ilpatire comprende anche le passioni. Dunquela compassione ha un’accezione stretta che èquella di una condivisione del dolore dell’al-tro, ma anche un’accezione più ampia che èquella della prossimità all’altro nel suo patire.La compassione sarebbe un sentimento da vive-re e praticare e diffondere soprattutto in un tem-po come il nostro dove è in gioco la relazionecon l’altro come una relazione che alle volte èresa difficile proprio dal fatto che l’altro è con-siderato come straniero, come diverso, comeinopportuno in quanto presenza e quindi è co-me disturbante per l’ordine di una società.È importante che l’esperienza della compas-sione venga messa al centro del sentire per-ché questo favorirebbe la relazione con l’altroe la percezione dell’altro non come estraneo,diverso o inopportuno, ma come prossimo anoi stessi anzi come uno di noi. �

    Compassione. Storia di un sentimentoAntonio Prete

    Informazioni

    CATEGORIA PERCENTUALE LAVORATIVACategoria 11 51% - 100%

    Categoria 12 11% - 50%

    Categoria 13 Allievi

    Categoria 14 0% - 10%

    Categoria 19 Infermieri indipendentiEventuali cambiamenti di categoria devono essere segnalati al Segretariato ASI-SBK Sezione Ticino entro la fine del mese di dicembre.

    MEMBRI ASI-SBK

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    Giovedì 10 dicembre 2015ore 09:00-16:30Aula Magna, Campus SUPSI Trevano, Lugano-CanobbioModeratore: Giovanni Pellegri – divulgatore scientifico – giornalista RSI

    Abitare la responsabilità professionale nella società dei “pazienti per sempre”

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    + + + + + + Dipartimento + + + + + + + + economia aziendale, + + + + + + sanità e sociale

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    Informazioni + + + + + + + + + + + + + + + + + +Ticino, Chiasso + -Segretariato ASI + + + + + + + + + + + + + + + + + +

    T 41 (0)91 682 29 31 + + + + + + + + + + + + + + + + + +

    + + asso + +T Chiasso

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