Punto G novembre 2011

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Prodotto editoriale, non periodico, a carattere informativo e culturale a cura del Forum Comunale della Gioventù di Venticano e del Fo rum comunale della Gioventù di Pietradefusi Il piacere dall'informazione... Pag. 01 Una generazione di rompiballe Ho un’idea precisa della mia ge- nerazione: siamo una banda di rompiballe. Sempre a la- mentarsi per la crisi, per le cose che non vanno, si-stava-meglio- quando-si-stava-peggio. Ci la- mentiamo, ci arrabbiamo e lanciamo gli estintori durante le manifestazioni. Eppure, ciò che i nostri padri ci hanno insegnato è ben altro. A seguir i loro insegna- menti, la realtà si dimostra malleabile, affrontabile, con il bicchiere ancora mezzo pieno. Ti- tolo di studio, posto di lavoro, pensione, paradiso: questa è la soluzione che c’è stata tra- mandata. Semplice e lineare. La generazione che ci ha cresciu- to, di fatto, ha portato avanti il modello dell’italiano medio. Alla Jerry Calà , per intenderci. Me- diocre quanto soddisfatto. E il nostro errore è stato quello di aver dato credito a tutto ciò, a un qualcosa che non ci appartiene. Permettere che siano loro a deci- dere, continuare ad ascoltare le loro parole, è controproducente. È irritante. Mi irrita sentir parla- re di merito, da chi la meritocra- zia non l’ha mai vissuta; di università, da chi non conosce gli atenei; di lavoro, da chi ha il po- sto fisso; di pensione, da chi è si- curo di averla. Perché continuare ad ascoltarle? Le vecchie generazioni sono le più grandi perdenti della storia umana. Hanno perso tutto: due guerre mondiali, un impero colo- niale, otto e dico, otto campionati mondiali di calcio consecutivi, potere d’acquisto della lira, fiducia in chi ci go- verna. Ma è per questo che sono indi- struttibili. Ed è per questo che i ventenni di oggi sono ancora li a lamentarsi. (Angelo Di Pietro) (Angelo Di Pietro) Edizione 2011 2012

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Prodotto editoriale, non periodico, a carattere informativo e culturale a cura del Forum Comunale della Gioventù di Venticano e del Fo­rum comunale della Gioventù di Pietradefusi

Per inviare i vostri articoli e per comunicarci i vostri pareri e consigli, inviate una mail a forumpuntog@hotmail. it

Anno 1 umero 4 novembre 2011 Distribuzione gratuita

Il piacere dall'informazione...

Ha suscitato polemiche eduri scontri la dismissio-ne dello stabilimentoirpino dove si produconoi mezzi di trasportopubblico che vediamoquotidianamente sullenostre strade. La società,facente parteinteramentedel gruppo FiatIndustrial apartiredall’anno2000, è statacostretta adiniziare lepratiche previ-ste dalla leggeper la cessa-zione dell’atti-vità a causadella crisi eco-nomica in cuiversa il Paesee che ha de-terminato unasensibilecontrazionedegli ordini.Neanchel’alternativapropostadall’ imprendi-tore molisano

Di Risio di acquisire lostabilimento e l’ indotto,salvando così gli operaie la stessa azienda, haretto il peso di un inve-stimento così impegnati-vo. Il manager di DrMotor, infatti, si era fattoavanti sia per l’acquisi-

zione della sede irpinasia per un rifinanzia-mento allo stabilimentosiciliano di Termini Ime-rese , anch’esso a rischiochiusura. Le due pratichesi sono rivelate eccessi-vamente dispendiose perun piccolo marchio quale

la Dr, e ciò ha indotto DiRisio ad una scelta:quella di sostenere lostabilimento siciliano,commercialmente piùconveniente, edabbandonare l’ iniziativacampana. (Continua apag. 02)

Pag. 01

Nella variazione di Bilancio, approvata dal Consiglio dellaProvincia di Avellino lo scorso 30 settembre, è stato previ-sto l’azzeramento dei capitoli di bilancio 8960/3 - Attivitàper le politiche giovanili (25.000€) e 1 1707 - Politiche Gio-vanili - Trasferimenti ai Comuni (70.000€), decretando la fi-ne del Coordinamento dei Forum della Gioventù dellaProvincia di Avellino. Si è stabilito l’azzeramento dei fondisenza contattare e tenere minimamente in considerazione igiovani.E’ bene ricordare che già lo scorso anno tali fondi furono ta-gliati dell’80%, con la promessa che nel 201 1 non sarebberostati neanche sfiorati (qualcuno azzardò addirittura un au-mento di tali fondi).Le politiche giovanili hanno rappresentato uno dei pochisettori in cui la Provincia di Avellino eccelleva. Si è messola parola fine su una storia così straordinaria e vivace, suuna realtà così spontanea, che rischiava di essere una moscabianca, di una provincia ormai devota alla gerontocrazia ealla passività; una realtà che nel corso degli anni ha espressoeccellenze a livello nazionale, quali la selezione come buonaprassi dal Ministero per la Pubblica Amministrazione eInnovazione (“Non solo fannulloni”); il riconoscimento daparte del Presidente della Repubblica (medaglia e tricoloredel 1 50° anniversario dell’Unità d’Italia); (Continua a pag.02)

Il caso Iribus: chiude lo

stabilimento di Valle Ufita(Di Mara Di Pietro)

Compagno fedele dei nostri pranzi e delle nostrecene ormai da qualche mese, ora lo spread iniziaa riempire anche le taciturne, noiose ore pomeri-diane. Ne sono pieni i tg, ne parlano tutti, dalquindicenne che manifesta (sempre più spesso epiù coscientemente, purtroppo! ) tra le vie citta-dine, all’ozioso anziano che, fermo davanti adun bar, riesce ad intercalarlo tra una briscola eun campari. Ma se anche i talk show pomeridia-ni e l’ instancabile “plastic man” Vespa smettonodi barcamenarsi per un attimo tra la villetta diCogne e quella di Garlasco beh…allora la situa-zione deve essere davvero grave.Ma fermiamoci un attimo. Cos’è lo spread?Perché sembra essere così importante? Qualieffetti ha sulla vita reale, sui problemi cheaffliggono le nostre famiglie quotidianamente?Partiamo da una traduzione letterale del termine,che nella nostra lingua potremmo indicare comeoscillazione, scarto. In borsa questo termine puòessere usato in due diversi contesti: esiste il bid-ask spread, di cui ora non ci occuperemo, ed ilcredit spread, che invece ci riguarda più diretta-mente e che cercheremo di spiegare. Il creditspread è uno scarto appunto, una differenza direndimento, (Continua a pag. 02)

Spread,questo sco-nosciuto!(Di Carmine Pucino)

Una generazione di rompiballeHo un’idea precisa della mia ge-nerazione: siamo una banda dirompiballe. Sempre lì a la-mentarsi per la crisi, per le coseche non vanno, si-stava-meglio-quando-si-stava-peggio. Ci la-mentiamo, ci arrabbiamo elanciamo gli estintori durante lemanifestazioni. Eppure, ciò che inostri padri ci hanno insegnato èben altro. A seguir i loro insegna-menti, la realtà si dimostramalleabile, affrontabile, con ilbicchiere ancora mezzo pieno. Ti-tolo di studio, posto di lavoro,pensione, paradiso: questa è lasoluzione che c’è stata tra-mandata. Semplice e lineare.La generazione che ci ha cresciu-to, di fatto, ha portato avanti ilmodello dell’italiano medio. AllaJerry Calà , per intenderci. Me-diocre quanto soddisfatto. E ilnostro errore è stato quello diaver dato credito a tutto ciò, a unqualcosa che non ci appartiene.Permettere che siano loro a deci-dere, continuare ad ascoltare leloro parole, è controproducente.È irritante. Mi irrita sentir parla-re di merito, da chi la meritocra-zia non l’ha mai vissuta; diuniversità, da chi non conosce gliatenei; di lavoro, da chi ha il po-sto fisso; di pensione, da chi è si-curo di averla.Perché continuare ad ascoltarle?Le vecchie generazioni sono lepiù grandi perdenti della storiaumana. Hanno perso tutto: dueguerre mondiali, un impero colo-niale, otto – e dico, otto –campionati mondiali di calcioconsecutivi, potere d’acquistodella lira, fiducia in chi ci go-verna.Ma è per questo che sono indi-struttibili. Ed è per questo che iventenni di oggi sono ancora li alamentarsi. (Angelo Di Pietro) La Provincia hamesso fine alle

politiche giovanili(Del Coordinamento Provinciale dei Forum

della Gioventù della Provincia di Avellino)

PuntoG crede nel potere delleparole. Per questo, dal prossimonumero, prenderà il via ilconcorso per la premiazione del“Miglior articolo 2012”: la no-stra redazione, con la collabora-zione di una giuria scelta perl’occasione, sceglierà e premierài migliori articoli pubblicati nelcorso dell’anno. La partecipa-zione è libera e gratuita. Perulteriori info collegati al sito delForum dei Giovani (www.foru-mgiovaniventicano.it).

(Angelo Di Pietro)

Edizione 2011 ­ 2012

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Il piacere dall'informazione...Anno 1 umero 4 novembre 2011

(continua da pag. 01) il più alto finanziamento nell’ambito del programma “Gio-ventù in Azione”; i plausi del Presidente della Camera dei Deputati, del Ministrodella Gioventù, del Forum Nazionale dei Giovani, dell’Agenzia Nazionale per i Gio-vani e di ANCI Giovane.Abbiamo profuso tanto impegno e dedizione durante questi anni e, dinnanzi a questoprovvedimento così dannoso, le speranze dei giovani crollano. Per questi motiviscongiuriamo questa eventualità, e chiediamo a tutti i Consiglieri Provinciali, dimaggioranza e di opposizione, di modificare questa iniziativa, ricordando che i gio-vani vanno via da questa provincia, proprio perché se ne parla tanto in campagnaelettorale, per poi dimenticarsi di loro nelle occasioni importanti. Proprio oggi ilrapporto Svimez mette in evidenza che il principale motivo che spinge i giovani adabbandonare il Sud è la mancanza di opportunità.Al vaglio del Consiglio ci sono proposte alternative a questi tagli e chiediamo a tuttidi sostenerle. Sono tanti infatti i settori dai quali è possibile attingere risorse (bastipensare che in altri campi ci sono dei capitoli di bilancio di decine di migliaia di eu-ro, ancora intatti).La storia delle ristrettezze economiche e della coperta troppo corta è una favoletta,perché altrimenti non si spiegherebbero i quasi centomila euro destinati per l’arreda-mento, la manutenzione e la ristrutturazione del Palazzo della cultura e dell’exCarcere Borbonico, oppure tutti i fondi destinati all’università di Salerno, o la produ-zione di decine di migliaia di agendine autoreferenziali, o il finanziamento di grandieventi passerella, che poi si sono rivelati veri e propri flop, o ancora, dei capitoli dibilancio tuttora intatti (ad appena tre mesi dalla chiusura dell’esercizio contabile).Ci rammarica aver osservato il comportamento dell’assessore al ramo Mastrominico,

che, di fronte alla discussione politica emersa, ha preferito mantenere il silenzio tota-le, senza rivolgere neanche una parola per spiegare la motivazione di questi provve-dimenti e senza difendere minimamente il proprio settore dall’azzeramento totale. Lefunzioni espletate, a questo punto, risultano assolutamente minime, poiché durante ilperiodo di assessorato, ha assistito al taglio dell'80% dei fondi nel 2010 e del 100%quest’anno, senza proferire alcuna parola, né verso la Giunta ed il Consiglio, néverso i giovani.Pertanto, il Coordinamento Provinciale dei Forum, riunitosi in seduta di ConsiglioGenerale venerdì 30 settembre a Venticano, ha richiesto all'unanimità un interventoda parte del Presidente Sibilia per provvedere alla sostituzione dell'assessore e perporre rimedio alla grave situazione verificatasi.

Tutti i giovani che decidono di rimanere inIrpinia e di impegnarsi per lo sviluppo dellapropria comunità andrebbero incentivati eulteriormente motivati, non mortificati, cosìcome avvenuto durante il consesso provincia-le. Nascondersi dietro fumosi tecnicismi nonserve a nulla, come non servono le promessegeneriche. Altro che futuro: qui persino il pre-sente risulta impossibile!

(Coordinamento Provinciale dei Forum dellaGioventù della Provincia di Avellino)

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La Provincia ha messo fine alle politiche giovaniliLe scelte dell'Amministrazione avellinese mettono a rischio il Coordinamento Provinciale dei Forum

Il caso Iribus: chiude lo stabilimento di Valle Ufita.

Mentre si studiano piani di rilancio dell’economia italiana, l’amministratore delegato della Fiat Marchionne annuncia la cessataattività di una perla del gruppo.

(continua dapag. 01)Immediate lereazioni nonsolo delle partisociali maanche degliesponenti poli-tici: i sindacatisi sono mobili-tati giudicandoinaccettabile egrave la deci-sione delgruppo, el’opposizione,in particolare ilPd, ha richiesto

l’apertura di un tavolo di trattative el’ intervento del Governo al fine di revo-care tale provvedimento.Quello di Flumeri è soltanto l’ennesimoesempio di quanto il nostro Paese siaormai allo sbando economico e diquanto poco sia competitivo a livellointernazionale. Infatti, sebbene lo stabi-limento di Valle Ufita sia l’unico in Ita-lia a produrre autobus e filobus, risultapiù vantaggioso acquistare i medesimibeni all’estero, dove sono inferiori i co-sti di produzione, piuttosto che investirein nuove infrastrutture e nuovi processiproduttivi al fine di difendereun’importante risorsa commerciale e so-ciale in un territorio già fortementecolpito dalla crisi economica. A ciò si

aggiungano gli imponenti tagli ai fondipubblici, che hanno indotto gli Enti re-gionali e provinciali, principali acqui-renti di questi prodotti, ad arrestare lecommesse, tanto che i volumi produttivisono calati del 70%, passando da 717veicoli nel 2006 a 145 mezzi nei primimesi del 201 1 . Ma non per ultimo vaanalizzato l’aspetto sociale della vi-cenda, sicuramente paradossale, consi-derando che, in un momento in cui siparla tanto di lavoro ed incentivi a so-stegno della disoccupazione, fa rifletterela rapidità e la leggerezza con la quale sidecide la chiusura di un’attività che dàsostentamento a migliaia di famiglie.

(Mara Di Pietro)

(continua da pag 01) espressa in punti,tra un titolo di uno Stato a rischio de-fault (o inadempienza) e uno di unoStato privo di rischio o con rischio mini-mo. Volendo fare un esempio concretopossiamo riportare i dati dello spread,raccolti nel momento della stesura diquesto articolo, che pare attestarsi sui550 punti. Questi punti, convertiti inpercentuale, stanno ad indicare che allostato attuale l’ Italia deve pagare il5,50% in più di interessi per vendere unBuono del Tesoro Poliennale (BTP), ri-spetto a quello che paga la Germania percollocare un titolo equivalente (BUND).Il tutto ovviamente deriva dalla scarsafiducia che hanno i mercati nel nostroPaese, e in particolar modo nel fatto chei soldi investiti nell’acquisto di un BTPpossano essere restituiti a scadenzasenza alcun rischio di default, di ina-dempienza.Espresso in questi termini lo spread po-

trebbe perdere un po’ del suo alone diincomprensibile mistero ma contempo-raneamente collocarsi tra quegli eventitroppo distanti dalla vita quotidiana perpoter destare una reale interesse nelcittadino medio. In realtà non è così.Purtoppo l’aumento dello spread si tra-duce in costi sempre più elevati non soloper lo Stato, che vede aumentare il pro-prio deficit, ma anche per le famiglie eper le imprese italiane, sottoposte inevi-tabilmente ad una maggiore tassazioneconseguenza della necessità, per chiamministra, di finanziare un debitopubblico enorme (di oltre 1900 miliardidi euro). A questo vanno aggiunti i pro-blemi per le banche che, avendo in bi-lancio molti titoli pubblici italiani,subiscono gravi perdite e cercano di ri-farsi sulla clientela applicando tassi diinteresse più elevati sui prestiti o nonprestando affatto denaro. Ovviamente arisentirne sono sia le famiglie, che non

riescono ad avere mutui se non atassi stratosferici, che le imprese,costrette a pagare interessi estre-mamente più alti di quelle estereperdendo così in competitività.Riuscire a descrivere in poche righeuna minima parte degli effetti disa-strosi che questa crisi sta causandoè impresa piuttosto ardua, ma tantobasta a rendere l’ idea di quello cheviviamo ogni giorno sulla nostrapelle, offrendo una visione d’insie-me svincolata da una terminologiaincomprensibile ed elitaria. Non ciresta che sperare in un sussulto didignità da parte di chi ci governa,anteponendo per una volta gli inte-ressi di noi giovani,ormai semprepiù disillusi e consapevoli che “deldoman non v’è certezza”… maquasi neanche più speranza!

(Carmine Pucino)

Spread, questo sconosciuto!Tutti ne parlano, ma cos'è davvero?

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"Camera con vista"... sulla politica italiana

In quindici giorni ècambiato tutto anche inun paese immobile,non solo i l governo mail tono del discorsopubblico, i l contestopolitico-istituzionale, lospirito repubblicano chesembrava scomparso.Adesso comincia i lpercorso del professorMonti per portare ilpaese in zonasalvezza, per recupera-re fiducia sui mercati edin Europa. I l professoredovrà dare un segnaleforte, immediato,comprensibi le agl i stra-nieri infastiditi dal le no-stre alchimie e dai

nostri ritardi. Questo esecutivo di emergenza può convincere gli investitoristranieri che facciamo sul serio e restaurare l ’ immagine di un paese solvibi le,ricco di primati, valori e talenti .

Bisogna dare atto ai partiti che hanno consentito la formazione del governoMonti che per una volta, la volta più importante, la bistrattata politica è statain grado di anteporre i l bene comune ai meri interessi di bottega. Ora c’èun’altra fiducia che va recuperata, ed è quella dei cittadini nei confronti del lapolitica e delle istituzioni. In questo senso la tregua del governo Monti è unaspecie di tempo supplementare concesso al nostro sistema di partiti dimettersi in sintonia con la pubblica opinione, fermando la crescita del l ’antipo-l itica.Non c’è ne ci può essere un’al leanza tra forze di destra e di sinistra avversa-rie per 1 7 anni e destinate nuovamente a contendersi i l campo. I partiti etutto i l sistema istituzionale hanno ora una straordinaria occasione per nonrestare con le mani in mano mentre Monti governa la crisi : cioè se voglionoaffiancare alla dimensione tecnica dell ’esecutivo la forza della buona politica,cogl iendo la spinta popolare al proprio rinnovamento. Questo è il momento disfruttare la tregua aprendo una vera fase di riforme, partendo dalla leggeelettorale e restituendo la sovranità di scelta ai cittadini, per arrivare al tagl iodei costi del la politica nel momento in cui si chiedono sacrifici al le famigl ie. Sirecuperi inoltre i l terreno perduto in anni di ideologismo leghista sul piano deidiritti degl i immigrati , un altro deficit ital iano in Europa. Insomma: mai la poli-tica può avere tanto spazio a tanta ambizione come oggi, con il governotecnico dei diciotto professori.

(Antonio Altavilla)

È ormai una general izzataconvinzione che l'attuale generazio-ne sarà privata di qualsivogl iaaspettativa per i l futuro a causa diuna forte crisi economica chesembra non voler più andar via. Inqueste condizioni è inevitabile,nonché doveroso, che chi di doveresi adoperi per creare provvedimentiidonei a tirarci fuori dal tunnel del larecessione economica. In tale ottica,nasce il D.L. 1 38 del 1 3/08/2011 ,norma che, stando a quanto recita i ltitolo, introduce “Ulteriori misureurgenti per la stabil izzazione fi-nanziaria e per lo sviluppo” nel no-stro sistema economico. Un titolo diquesta novella (precisamente ilterzo), si occupa delle “Misure a so-stengo dell 'occupazione” e in parti-colare discipl ina la contrattazionecollettiva realizzata a livel lo locale eaziendale. L'intenzione del legislato-re consisterebbe (i l condizionale èd'obbligo!) nel valorizzare l 'autono-mia negoziale del le parti social i piùvicine alle realtà aziendali cercandoal contempo di ottenere quella “fles-sibi l ità” nel rapporto lavorativo ido-nea a contrastare l 'attuale gravestato di inoccupazione. In effetti , nelprimo comma dell 'articolo 8 della ci-tata legge, si afferma che con lostrumento della contrattazionecollettiva non solo nazionale maanche “aziendale e territoriale”, sipossono realizzare intese final izzateal la “maggiore occupazione, al laqualità dei contratti di lavoro, al l 'ado-zione di forme di partecipazione deilavoratori, al la emersione del lavoroirregolare, agl i incrementi di compe-titività e di salario, al la gestione dellecrisi aziendali e occupazionali , agl iinvestimenti e al l 'avvio di nuove atti-vità”. Si tratta di una modifica epoca-le del l 'intero diritto del lavoro,giacché con questo provvedimentosi supera il riferimento assoluto al leorganizzazioni sindacali confederatenazionali , che in materia laburista,

hanno da tempo assunto un ruoloimprescindibi le. Attualmente, al finedi real izzare gl i obbiettivi enunciatidal la norma, le rappresentanze deilavoratori effettivamente presenti inazienda (o sul territorio) hanno lapossibi l ità di concordare autonoma-mente i termini del rapporto di lavoroanche in deroga della legge e deicontratti col lettivi nazionali restandoinamovibi l i soltanto i principi costitu-zionali (comma 2 bis. del l 'art. 8). Inmerito al le modalità di dettacontrattazione di prossimità si chiari-sce che le intese di l ivel lo aziendalee locale devono essere “sottoscritte

sul la base di un criterio maggioritariorelativo al le predette rappresentanzesindacali”; e solo in tal caso po-tranno avere “efficacia nei confrontidi tutti i lavoratori interessati”.Seppur nell 'imprecisione del testo,sembra abbastanza plausibi le chevincolatività del le intese di prossimi-tà vada oltre i lavoratori iscritti alsindacato sottoscrittore. In pratical 'intesa approvata dalle associazionisindacali che rappresentano lamaggioranza in azienda o in un de-terminato ambito territoriale saràvincolante per tutti i lavoratori cheoperano nel complesso produttivo oin quel determinato ambito territoria-le. Per questo verso nulla di nuovodata la inevitabile efficacia “extra-partes” di qualsivogl ia tipologia dicontratto collettivo (sia esso nazio-nale, territoriale o aziendale). Detto

ciò, va però ri levato che le intese as-sunte ai sensi del D. L. n. 1 38/11 ,proprio per la loro capacità derogati-va, pongono non pochi interrogativi.Innanzitutto, laddove si consente adalcune unità produttive e ad alcunezone del paese di non applicare tuttauna serie di garanzie previste a l i-vel lo nazionale a tutela del lavorato-re, si finisce per acuire le differenzee le disparità che non hanno mai fini-to di lacerare il nostro paese. Al di làdi questo aspetto bisogna seria-mente riflettere sul la uti l i tà di svi l ire,se non annientare, tutta una serie distorici “baluardi legislativi” del dirittolaburista. Tra gl i argomenti che leintese possono riguardare, anch'essiindividuati dal la nuova norma (a tito-lo di esempio si cita la regolamenta-zione degli impianti audiovisivi; laintroduzione di nuove tecnologie; laregolamentazione delle mansioni,del la classificazione e dell 'inquadra-mento dei dipendenti; la discipl inadei contratti a termine, a tempo mo-dulato, ridotto e flessibi le; le modali-tà di assunzione e discipl ina delrapporto di lavoro), si rinviene anchela possibi l ità di disporre delle“conseguenze del recesso dalrapporto di lavoro, fatta eccezioneper i l l icenziamento discriminatorio eil l icenziamento della lavoratrice inconcomitanza del matrimonio”. I l ri-schio è che le tutele offerte dall 'art.1 8 dello Statuto dei Lavoratori,oppure dalla L. 604/66, vengano deltutto demolite laddove lasciate in ba-l ia del le singole trattative traimprenditore e rappresentanze, loca-l i e aziendali , dei lavoratori. D'altrocanto, nessuno può assicurare che,a fronte della presunta “flessibi l ità”prodotta da un provvedimento diquesto tipo, gl i imprenditori sarannodisposti a diminuire i l costo dei pro-pri prodotti oppure ad aumentare ilnumero dei lavoratori. Quello sui l i-cenziamenti, pertanto, rischia di es-sere un sacrificio sopportato dalla

maggioranza dei soggetti (i di-pendenti) ad esclusivo vantaggio dipochi fortunati (gl i imprenditori). Sa-crificio di non poco conto, conside-rato che l 'eccessiva elasticità sul lemodalità di l icenziamento indeboli-sce qualsiasi altra garanzia predi-sposta a tutela del lavoro. In effetti ,laddove il dipendente sa di poter es-sere l icenziato facilmente, saràmolto più semplice convincerlo a ri-nunciare anche agli altri suoi diritti ,ovvero ad accettare un salario piùbasso; perché solo così potrà “ingra-ziarsi” i l datore di lavoro e sperare dimantenere il suo impiego. Questeproblematiche sono ancora più pre-occupanti se rapportate al l 'attualemomento storico dove uno deidrammi più avvertito dal la società èproprio la disoccupazione. Forse,nel la spasmodica corsa alla ricostru-zione di un nuovo tessuto economi-co post crisi , non bisognerebbedimenticare, che affianco alla “flessi-bi l izzazione” del rapporto di subordi-nazione, andrebbero anche messi apunto strumenti per aumentare la re-distribuzione della ricchezza tra lapopolazione e la ricerca, nuove pro-spettive occupazionali . Purtroppo,nul la di bel lo si scorge all 'orizzontedello Stivale, anzi, la stretta sui l i-cenziamenti sembra dover continua-re con l 'imminente promulgazione diulteriori norme che renderannoancora più facile la dismissione deidipendenti. “Flessibi l ità” e “l ibera-l izzazione” sono senz'altro valori daaccogliere con favore; ma con laconsapevolezza che la valorizzazio-ne dell 'autonomia dei singoli èfunzionale al la crescita del la demo-crazia solo in condizioni accettabil idi uguaglianza; al contrario in situa-zioni di evidente squil ibrio tra le di-verse classi social i si trasforma inun'arma per la prevaricazione delpiù forte.

(Marco Capone)

Così sta cambiando il nostro diritto del lavoroGli effetti del la crisi economica sui fondamental i istituti del diritto laburista; tra speranza e preoccupazione

E' l'ora delle rifomeOra tocca a Monti

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Stop al divertimentoProblemi ti intolleranza tra vecchie e nuove generazioni

Siamo ormai in autunno inoltrato, la timida stagione che alterna il caldo e il freddo,il sole e la pioggia. Intorno a noi vediamo foglie cadere dagli alberi, vediamo i nostrinonni in procinto di accendere il fuoco, come da tradizione, dopo il giorno dei mortie ci rattrista vedere il sole tramontare quando è ancora pomeriggio.Dobbiamo rassegnarci, quindi, ad uscire, chi per un motivo, che per un altro, solo nelfine settimana, siamo costretti a tenere il motorino in garage e a giocare a calcio soloquando il tempo permette.In estate, invece, è tutto diverso. La stagione in cui regna il sole, in cui tutto sembrapossibile e niente proibito, in cui la scuola non è più un problema e quello che contaè divertirsi.Quest’anno il passaggio tra le due stagioni non è stato avvertito in modo netto comeuna volta. L’autunno, infatti, ha conservato le temperature miti e la calma piatta cheabbiamo avuto durante l’estate.Di quel Venticano, anni fa centro vivace e polo di attrazione, grazie all’organizza-zione della“Estate venticanese” ricca di eventi, oggi è rimasto davvero poco.L’estate trascorsa, infatti, ha avuto un programma di eventi molto ridotto e povero dimanifestazioni, che non sempre hanno attirato a sé l’ interesse di giovani.

La categoria chene ha risentitomaggiormente èproprio questa:gli anziani,infatti, siaccontentanodella pas-seggiata per levie del paese e ibambini hanno adisposizione lapiazza con i suoigiardini. E i gio-vani?Naturalmente,vivendo in unpiccolo centro diprovincia

nell’entroterra campano, il giovane venticanese non pretende feste sulla spiaggia,notti bianche e concerti di band musicali famose, ma si accontenta anche di manife-stazioni semplici purchè rendano vivo e movimentato il paese.Pochi sono stati i giorni in cui la monotonia è stata rotta: La giornata della gioventù eil concerto degli Officina Zoè, avvenuto durante la seconda serata della festa dellabirra.La 6°edizione della giornata della gioventù, organizzata dal Forum Comunale deiGiovani, per due giorni ha dato libero corso allo sport, alla musica, all’arte e allospettacolo. I giovani venticanesi si sono fortemente impegnati per realizzare attivitàvarie rivolte a tutte le età.Arrivati a fine serata, però, anzichè continuare divertirci e festeggiare, a noi giovaniè toccato spegnere luci e musica per garantire un riposo tranquillo ad alcuni cittadiniche, pretendendo il rispetto delle regole, non hanno avuto la tolleranza di concederciqualche ora in più.Lo stesso è avvenuto dopo il bellissimo concerto degli Officina Zoè. Era da poco tra-scorsa la mezzanotte quando è stato dato l’ordine: stop alla musica, stop alla festa,stop al divertimento!Ma questo divieto, noi ragazzi non lo abbiamo riscontrato a Taurasi, dove la musicaha risuonato nei vicoli fino alle prime luci dell’alba, non lo abbiamo visto a Mira-bella, dove si è ballato ininterrottamente, tutta la notte, nel centro storico.In questi paesi limitrofi il tollerante buon senso dei residenti ha consentito che la fe-sta scemasse da sola e che i giovani potessero sentire la piazza e le vie del paese co-me casa propria.In generale la mancanza di attrattive ha determinato, quest’estate, “l’abbandono dellapiazza”, negli anni passati gremita di gente, e ha dirottato altrove i ragazzi.Non si vuole, con ciò, puntare il dito contro nessuno ma sollecitare l’Amministrazio-ne e le varie associazioni comunali a cooperare tra di loro e riconquistare il paese e,in particolare, i giovani.Quei giovani che vogliono un motivo in più per rimanere, disposti a lavorare per labuona riuscita degli eventi e a collaborare in ogni modo, come avvenuto in occasionedella sagra.Sono gli stessi giovani che per il Capodanno 2012 desidererebbero non il solito pa-nettone e spumante allo scoccare della mezzanotte, ma una festa, originale,coinvolgente e travolgente, perché, come ha detto anche S. Agostino, “Tolerabile estsemel anno insanire” (Una volta all’anno è cosa tollerabile fare pazzie! ! ! ).

(Alessandro Barletta)

Niente di più vero: in un’Italia dove inumeri parlano chiaro, basta guardarsiintorno per accorgersi che essere anzianinon fa tendenza. Pelle liscia (anche se ti-rata) e abbigliamento da liceale (proba-bilmente rubato dall’armadio dellafiglia) vanno per la maggiore. JonathanSwift diceva che ogni uomo vuole vive-re a lungo ma nessuno desiderainvecchiare. Una massima più che maivalida nell’era del progresso medico-scientifico, della chirurgia estetica e deiweek-end alla Spa. Ho 19 anni equando guardo alla vecchiaia non mispaventa l’ idea di trasformarmi. Mi spa-venta semmai l’ idea di non poter essereun domani una nonna, o semplicementeuna vecchia, o se preferite, un’anziana(antidiluviana, inattuale, obsoleta e sta-gionata). Non mi preoccupa il pensierodi svegliarmi con un capello bianco, mirattrista invece l’ ipotesi di non comple-tare l’opera fino in fondo. Ho riflettutosulla natura e le sue leggi, di come ognicosa abbia un principio e una fine, epensare alla mia vita come a unagiornata senza tramonto e senza notte mifa rabbrividire. Ci deve pur esserequalcosa di bello e di utile anche dopo lagiovinezza. Altrimenti moriremmo tuttiprima. Avrebbero inventato un vaccinoper non diventare anziani. E se per moltiinvecchiare è considerato una malattia,io la vedo come un’opportunità e un pri-vilegio. Per questo mi piacerebbe stra-volgere- ora che sono davvero a tutti glieffetti “giovane”- la visione cupa di que-sto passaggio naturale dell’esistenza, diquell’ istante in cui ci si trasforma in

individui fisicamente più fragili, piccoledonne o piccolo uomini canuti, con lamemoria che si fa beffe di noi eun’imminente data di scadenza stampatasul volto. Guardandomi intorno ho fattouna scoperta: non esistono più donne dimezza età. Pochissime sono ancoracapaci di essere vecchie. Non è di modae ci vuole troppo coraggio. Resta cosìuna sola opzione: la giovinezza, pro-lungata finoall’eccesso. Notesono le donneche in Americavengono chia-mate “cougars”,donne sopra gli“anta” che vo-gliono riviverequalche mo-mento di brividocon dei giova-nissimi; il patto èchiaro e l’amici-zia è lunga, maalla fine michiedo: chi ri-schia di più l’au-togol? Unacougar, in fondo,non è altro cheun falso d’auto-re. Penso alleopere d’arte.Anche loro ri-chiedono un re-stauro permantenere vividaquella bellezza

che un tempo le ha rese uniche. Maquella magia probabilmente è dovutaanche dall’età del dipinto, dalla storiache porta con sé e nessun restauratore sisognerebbe di camuffare la data di na-scita per renderlo più “giovane”. Labellezza è celata nella sua anima e in ciòche trasmette a chi lo guarda. Comequella di una donna è racchiusa nei suoiocchi, lì troviamo le tracce della sua

forza e ilracconto si-lenzioso di unavita. E nonimporta più se siè trattato di unadonna bella obrutta, furba oingenua equando guardo,non mi accorgoneppure dellasua età: vedosemplicementeuna Donna, co-me me, che vivenel mio stessopresente e cheaspetta il futuro,un giorno allavolta. Ma mi so-no resa contoanche di quantedonne anziane cisiano che hannoavuto la forza direinventarsi nellaloro terza equarta età. Di sa-

pere che se hai la fortuna di invecchiarebene, ti aspettano ancora sorprese eopportunità. Alla luce di questa versionealternativa, perché dovrei sentirmi mi-nacciata dalla vecchiaia? Perché dovreiiniziare a usare le mie energie per trova-re un modo per fregare il tempo?Cerchiamo sempre di restare uguali, ri-gide e senza una ruga come merluzzinello scompartimento dei surgelati alsupermercato. Ho deciso che non vivròla mia giovinezza con il terrore del do-mani e la mia vecchiaia con il comples-so di quello che è stato ieri. Laconcezione del mondo, di un anziano simodifica con il tempo e questo attacca-mento al mondo materiale si allenta,cambiano le priorità e con esse i punti divista. Ci si può guardare indietro perchéesiste più passato che futuro e il pre-sente diventa la finestra sulla vita tra-scorsa. Credo che aumentino leriflessioni ma diminuiscano i rimpianti,perché l’accettazione e la conoscenzadelle proprie qualità e dei propri limitirendono il quadro più chiaro e la di-mensione della vita risulta piùcomprensibile.Fabrizio De Andrè scriveva in una suacelebre canzone: “ Si sa che la gente dàbuoni consigli se non può più dare ilcattivo esempio”. Forse allora siamo co-me il vino, invecchiando miglioriamo.Se non perché abbiamo capito, perché ciconviene. Del resto è risaputo: è consi-gliabile chiudere in bellezza..

(Valentina Di Benedetto)

on è un paese per vecchie!!Quanto può essere difficile accettare il tempo che passa

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Il piacere dall'informazione...Anno 1 umero 4 novembre 2011

Tra intercettazioni telefoniche, inchieste deimagistrati e confessioni shock alla TV,sembra che negli ultimi mesi nel bel paesenon si parli di altro che del rapporto tra ses­so, prostituzione e uomini di potere.Mentre la crisi incombe, con un facile giocodi parole si potrebbe dire che il paese staandando a puttane, i politici ci vanno abi­tualmente e il cinema ci è andato già da unbel po’!Senza alcun riferimento alla crisi del cine­ma italiano (che già a corto di forza e di ori­ginalità, oggi si vede togliere anchefinanziamenti e opportunità di sviluppo) ilpensiero va subito ai tanti film che hannomostrato sul grande schermo, nelle sue di­verse forme, il mestiere più antico delmondo.Beata Hollywood, sui cui schermi la prosti­tuzione si tinge di speranza e di riscatto! Éaddirittura una favola quella della prostitutadi celluloide più famosa, la Julia Roberts di“Pretty Woman” (Garry Marshall ­ 1990)che in un suo cliente trova amore e re­denzione reciproca. Racconto che vede ilsuo omologo maschile in “America gigolò”(Paul Schrader , 1980) o, con uno sfondo didenuncia sociale con tanto di citazione delWatergate, nel folle inseminatore JackArmstrong di “Lei mi odia” (Spike Lee,2004). Un po’ meno sognanti ma pursempre all’insegna del riscatto sono le sto­rie di Iris, tredicenne prostituta interpretatada una Jody Foster poco più che lattante in“Taxi Driver” (Martin Scorsese, 1975) e diAlabama Whitman, nata dalla penna diQuentin Tarantino e protagonista di “Unavita al Massimo” (True Romance, TonyScott 1993). La prima si guadagna le curedel tassista psicolabile e maniacale Trevis(Robert De Niro) che, deciso a salvarla da

chi la obbliga a prostituirsi, entra nell’hotelin cui la poverina lavora e uccide pratica­mente tutti finendo per tentare il suicidio. Laseconda, ingaggiata per far passare al pro­tagonista Clarence un compleanno più di­vertente, se ne innamora. I due, sfidandopapponi vendicativi, trafficanti senza scru­poli e sbirri minacciosi, tentano di realizzareil proprio sogno di fuga e riscatto.Di fronte a tale gesti e a tali eroi forse fa unpo’ tristezza pensare alla meretrice checompare abitualmente sui grandi schermi inItalia, a volte benevola altre volte acuta, avolte comprensiva altre materna o perfinodivertente, ma sempre rappresentata conuna incancellabile aura di tristezza e solitu­dine. Come a dire che una prostituta restasempre tale, anche se esercita la profes­sione per un’inevitabile necessità. Unacondizione che non trova riscatto nè nellaforza dell’amore per il proprio figlio cheAnna Magnani mette in “Mamma Roma”(Pierpaolo Pasolini ­ 1962), nè nella sceltadi una vita normale che Dominique Bo­schero persegue in “La Donnaccia”, filmneorealista girato a Cairano in provincia diAvellino (Silvio Siano – 1965), tantomenonei trucchi di una spregiudicata “FilumenaMarturano” (Eduardo De Filippo, 1951).Perfino la famiglia di Totò e Peppino De Fi­lippo nel film “Arrangiatevi” (Mauro Bologni­ni, 1959) viene isolata e insultata soloperché occupa inconsapevolmente una ex­casa di tolleranza.In definitiva, se nel cinema made in USA laprostituzione può essere anche un’occasio­ne per realizzare la propria versione del so­gno americano, nel cinema italiano laprostituzione è raccontata come un maleche è meglio prevenire perché difficilmentesi potrà curare.

Mettendo un po’ il naso fuori dalla sala ci­nematografica però l’impressione che si haè tutt’altra: chi vende bene corpo e presta­zioni riesce a mettere le mani su soldi e po­tere. Quindi più che alle borgate di Pasoliniil pensiero va più facilmente al Kubrik di“Eyes Wide Shut” (Stanley Kubrick, 1999)film in cui forse ci mostra una delle orgemassoniche più belle della storia del cine­ma. Senza dimenticare commedie dabotteghino ma che nella loro semplicità so­no spietate nel raccontare come il sesso,strumento di scalata al potere e ai soldi, di­venta addirittura un “Vizio di famiglia”(HeartBreakers ­ David Mirkin, 2001) datramandare da madre in figlia. Ecco quindiche anche in Italia negli ultimi anni il ruolodella prostituta si modifica e diventa unasimpatica eroina come Paola Cortellesi in“Nessuno mi può giudicare” (MassimilianoBruno, 2011) e la vendita del corpo diventaanche oggetto di approfondita analisi e do­cumentazione (Videocracy ­ Basta appari­re, 2009 ­ Erik Gandini).Se forse Catherine Deneuve, prostitutaquasi per hobby in “Bella di giorno” (LuisBuñuel, 1967), rimane il mito incontrastatoper espressività e dolcezza (e tutto il filmper la sua capacità di non prendere posi­zione né dare giudizi morali), la rappre­sentazione dell’antico mestiere ha invasoanche gli schermi più piccoli di cortome­traggi e film indipendenti. Il materiale ètanto (con punti di vista e stili molto diversitra di loro) e l’occasione è ghiotta perconsigliare due visioni da fare al volo suYoutube: “Frocio di coccio”, divertente cortodel giovane e irriverente regista laziale Lu­ca Di Giovanni che, sbeffeggiando Almodo­var, racconta (in tempi non sospetti perchéil film è del 2007) rapporti intensi tra onore­

voli e trans con lo stile dei polizieschi anni’70 e “Amaranto” (di Daniele Napolitano),storia di prostituzione che si tinge di giallo,girato a Roma e vincitrice del 48 hour filmFestival del 2009.Visto la situazione è facile essere facili pro­feti e prevedere che nei prossimi mesi ve­dremo uscire in sala diverse opere legate alrapporto tra sesso e potere, tanti film che siandranno ad aggiungere ad una quantitàgià notevole di produzioni che forse è su­perata solo dal numero di uomini e donneche hanno venduto se stessi per lavorare alcinema... ma questa, come si suol dire, ègià un’altra storia.(Umberto Rinaldi)

Grande FratelloQuando l'immagnario diventa reale!

Visto il titolo forse molti si aspettavano che io parlassi di un programma televisivoche, a mio parere, indegnamente utilizza questo pseudonimo. Il Grande Fratello ori-ginale è una figura molto più complessa e la sua politica, con tutto ciò che lacirconda, per quanto sia assurda o estrema, è ancora così attuale nonostante sianotrascorsi più di cinquant’anni dalla pubblicazione della grandiosa opera di GeorgeOrwell, “1984”. Rievocare un’opera così importante per intitolare un programma te-levisivo, che non ha nulla a che vedere con la letteratura e la cultura, è un idea arditae forse geniale degli autori per destare curiosità nel pubblico, ma non riesco a trovaremolti nessi tra le due cose!Nel fantastico 1984 che Orwell stava ideando vi era un mondo diviso in tre parti aseguito di un’immaginaria terza guerra mondiale: Oceania , Eurasia , Estasia. Londraera la capitale dell’Oceania ed era il nucleo di un potere autoritario assoluto che simanifestava nella forma più estrema che si possa immaginare. Nessuno era libero diappartenere, fosse anche a livello meramente (. . .), ad un’altra corrente di pensiero.Se ci fosse stato qualche disertore sarebbe stato immediatamente punito, ma non pri-ma di essere stato convertito al sistema! Al di sopra di tutto e di tutti regnava lui, ilGrande Fratello, che tutto sapeva,tutto poteva, tutto vedeva! La privacy era una cosaper niente contemplata visto che in ogni casa, in ogni ufficio o luogo di lavoro, inogni angolo delle strade vi erano telecamere pronte ad immortalare ogni singolaazione di tutti gli individui. La folla appartenente a questo sistema aveva subìto unvero e proprio lavaggio del cervello ed era erroneamente convinta che tutto questofosse la risultante di una volontà liberamente espressa. Ovunque campeggiavano ma-nifesti con la scritta “Il Grande Fratello ti sta osservando”, ovunque degli slogan: “laguerra è pace”, “la libertà è schiavitù”, “l’ ignoranza è forza”. La guerra eraimportante per mantenere la pace interna, la libertà personale era autodelimitata daognuno, l’ ignoranza doveva regnare sovrana attraverso la cancellazione della storia,delle notizie scomode. Tutto doveva essere supervisionato e, se necessario

annientato completamente dai libri, dai giornali e da qualsiasi altro mezzo di comu-nicazione di massa.Ovviamente questo esempio di distopia è frutto della fantasia dello scrittore che,condizionato dagli avvenimenti storici del suo tempo, ha immaginato un modo in cuiquella politica autoritaria avrebbe potuto degenerare nei decenni successivi.In un certo qual modo siamo costretti a constatare come Orwell ci avesse visto

lungo, lanciando la sua fantasia in un’opera che oggi siè trasformata in realtà. Il mondo è pieno di esempi didittature repressive e coercitive, ed anche gli Stati incui vige una democrazia piena, o presunta tale, non so-no da meno. Molto spesso quelle che riteniamo esserelibere scelte in realtà non sono tali, perché influenzateed indirizzate da un potere mediatico cresciuto a livelliesponenziali rispetto a quelli immaginati da Orwell.L’ ignoranza e le distrazioni di massa continuano adimperare e diffondersi in maniera sempre più consi-stente, cercando di sopire la coscienza sociale deglielettori. Fortunatamente, però, dobbiamo constatare

come oggi, rispetto al 1984, ci siano anche numerose possibilità in più di risvegliarei nostri animi dormienti grazie a strumenti di informazione alternativi e ad una li-bertà di espressione decisamente più ampia di quella decritta nel romanzo, dove allafine il protagonista cede alla sua voglia di rivalsa sottomettendosi e amando comple-tamente il Grande Fratello. Che dire… speriamo che per noi ci sia un finale diverso eche il “nostro” Grande Fratello non riesca ad avere la meglio!

(Deborah Zerial)

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Il paese sta andando a puttane, il cinema ci è andato già…Il lungo e multiforme rapporto tra cinema e prostituzione Cari Lettori,Ancora una novità nel nostro piccolo, masempre in evoluzione, giornale; una rubricaa cura di Umberto Rinaldi, dedicata al ci­nema. Badate bene però, a non considerarlasemplicemente l'articolo della recensionedel film in voga. La nostra intenzione è piùambiziosa; farvi conoscere “il mondo vistodal grande schermo”. Vi proporremo tantiappassionanti viaggi a bordo dei film di ie­ri e di oggi che ci faranno capire comecambia la nostra società e come i registi egli attori interpretano detti cambiamenti.A questo punto, non ci resta che augurarvibuona lettura... e anche buona visione!!!

(Marco Capone)

Il mondo visto dal grande schermoCinema & attualità

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Il piacere dall'informazione...Anno 1 umero 4 novembre 2011

“Deutschland, Deutschland über alles, über alles in der Welt”, “Germania, Germa-nia, al di sopra di tutto al di sopra di tutto nel mondo”, così comincia il Das Lied derDeutschen (Il canto dei tedeschi), la più famosa canzone patriottica tedesca. Il testofu scritto da August Heinrich Hoffmann, il quale scelse come melodia quella checompose Joseph Hayden per l’ inno dell’ Imperatore del sacro Romano Impero. InAustria fu inno nazionale; per i tedeschi fu canto patriottico; ora la terza strofa edultima strofa di quell’ inno è l’ inno nazionale tedesco. Le altre sono state scartate permotivi diversi: la seconda perché non regge il confronto con la bellezza e lo spessoredelle altre due, mentre la prima perché può tutt’oggi dare adito a interpretazionierrate. Infatti i primi due versi sopracitati non vanno confusi con un’adesione aiprincipi del nazional-socialismo hitleriano. L’inno fu composto nel 1 846, quandonon esisteva la Germania come stato, ma esisteva una moltitudine di staterelli dimatrice culturale tedesca parzialmente riuniti sotto la Confederazione Germanicacreata in seno al Congresso di Vienna nel 1 815. Questa situazione geopolitica provo-cava insofferenza negli animi dei tedeschi, che, uniti dalla cultura, anelavano ancheall’unità nazionale. Il significato delle prime parole dell’ inno è proprio questo aneli-to, che deve essere il primo pensiero di ogni tedesco, la sua prima cura, il suo primofine da raggiungere. L’unificazione dei popoli tedeschi avvenne nel 1 871 a seguitodella storica battaglia di Sedan vinta contro Napoleone III. Artefice dell’unità fu Gu-glielmo II, il quale appoggiava il movimento dei “piccolo tedeschi” che caldeggiaval’unificazione sotto la corona prussiana; a quest’ultimo si opponeva il movimentodei “grandi tedeschi” favorevole all’unificazione tedesca sotto la dinastia asburgica.Le istanze nazionalistiche e unitarie dei popoli tedeschi, che diedero vita a questedue correnti politiche, divennero particolarmente forti dopo il crollo dell’ Impero na-poleonico nel 1 815. Sarebbe anche lecito pensare che il pangermanesimo sia nato inseno al fervore rivoluzionario che percorse l’Europa in lungo e in largo dal 1 820 al1 848, ma sarebbe un errore. Le origini del pangermanesimo sono da ricercare inMartin Lutero, “il tedesco per eccellenza” come disse di lui il grande filosofo tede-sco Johann Gottileb Fichte. Il motivo di tale asserzione è che pangermanesimo inorigine non significò unità nazionale, ma supremazia culturale (e purezza della fede).Significò supremazia culturale perché quella economica e politica già era stataraggiunta sotto Carlo Magno nel IX secolo d.C., quando il centro dell’Europa non fupiù il bacino del Mediterraneo, ma tutta l’area franco-tedesca; mentre le istanze na-zionalistiche erano princìpi che allora animavano solo qualche borghese isolato. Ilriscatto culturale della “Germania” fu conseguito proprio grazie al monaco agosti-niano di Eisleben. Con Lutero infatti comincia in “Germania” un processo dirafforzamento dell’ identità, che all’ inizio è identità culturale, poi nazionale e infinerazzista. Nel sedicesimo secolo i popoli tedeschi, oltre a non avere una patria comu-ne, non avevano neanche una lingua comune, ma c’erano tantissimi dialetti; pertantodelle volte capitava che i tedeschi non riuscivano a capirsi tra di loro; situazione chesfiora i limiti dell’assurdo, diremmo noi oggi. Eppure era così. Lutero si accorse diquesto grande problema e lo risolse in seno alla sua protesta contro la Chiese di Ro-ma. Egli infatti, predicando il sacerdozio universale, era fermamente convinto che inogni casa ci dovesse essere una Bibbia e che ogni padre avesse il diritto e il doveredi leggere e spiegare ai propri figli la Parola di Dio. Pertanto, ritiratosi nel castello diWartburg, cominciò la traduzione della Bibbia dal latino al tedesco. La traduzione,oltre a presentare le consuete difficoltà tecniche, presentava un problema di fondo:Martin Lutero non conosceva il tedesco. Ciò non significa che fosse ignorante; anzi,era un fine studioso e negli anni precedenti aveva insegnato anche all’università diWittenberg; significa che Lutero non sapeva quale dei tantissimi dialetti tedeschi

fosse la lingua na-zionale. Quindi eglidecise di utilizzareil dialetto sassonemisto al tedescoutilizzata negli uffi-ci dei principi. Pre-scindendodall’adesione o me-no alla riforma pro-testante, bisognariconoscere che Lu-tero ha dato uncontributo straordi-nariamenteimportante alla na-scita del tedescomoderno. La suatraduzione dellaBibbia ha la stessavalenza che hannoin Italia “I promessisposi” di Ales-sandro Manzoni. Ladiffusione dellaBibbia di Luteroprecedette di paripasso con la diffu-

sione della lingua della Bibbia di Lutero. Gli effetti dell’unificazione linguistica nonfurono immediati; furono necessari anni affinché la Bibbia di Lutero iniziasse ad es-

sere realmente letta e commentata nelle case tedesche, poiché a quel tempo il gradodi alfabetizzazione delle classi povere era pressoché nullo. Quindi a Lutero si deveanche un contributo molto importante all’ istruzione delle classi povere tedesche, cheper la prima volta si cimentavano nella lettura di un libro, abituati come erano adascoltare altri che leggevano per loro. È vero naturalmente che supremazia culturalenon significa soltanto lingua comune, ma è anche vero che la lingua comune ne è lostrumento principale. Infatti senza di essa non sarebbe stato possibile scrivere igrandi capolavori della letteratura tedesca, che forse ha dato il meglio di sé nel Pre-romanticismo e nel Romanticismo con scrittori e poeti del calibro di Goethe,Holderlin, Novalis, i fratelli Schlegel e con filosofi del calibro di Kant, Hegel,Schelling, Herder e Fichte. Furono proprio Goethe, Herder e Fichte che andaronopropagandando con particolare fervore le idee nazionalistiche e unitarie durantel’epopea napoleonica e durante quel periodo della storia preunitaria tedesca chiamato“Vormarz” ovvero “Premarzo”. Il nome fa riferimento agli anni che vanno dalla finedel Congresso di Vienna al marzo del 1 848, anno in cui quasi tutta l’Europa si solle-vò contro la politica reazionaria teorizzata dal cancelliere asburgico Metternich emessa in pratica dai sovrani europei. Non è un caso che in questo fervore rivoluzio-nario Lutero sia stato celebrato come nazionalista proto-tedesco nel festival diWartburg del 1 817, collegando così causa nazionale tedesca e riforma protestante,viste entrambi come forme di indipendenza. Non è un caso che Herder e Fichteabbiano dato grandissima importanza alla questione della lingua. Herder sostenevache lingua è come pianta che cresce e si sviluppa secondo il terreno in cui nasce;pertanto, poiché ogni lingua ha un carattere nazionale, che nel caso del paragone è ilterreno su cui nasce la pianta, ogni lingua madre riflette il carattere e il modo dipensare del popolo di cui è propria. Per questa teoria egli, vissuto sotto il regno diFederico II il Grande non accettò mai la politica culturale prussiana del re, che,attratto dall’amore per la cultura francese, non si preoccupò di quella tedesca ostaco-landone lo sviluppo. Egli stimò tanto la cultura francese che l’elevò a lingua di cortee l’utilizzò per la redazione di tutte le sue opere politiche e storiche. Questo atteggia-mento di Federico II fu giudicato da Herder addirittura antipatriottico poiché compi-to di ogni sovrano era per Herder «favorire ciò che giace in una nazione e destareciò che vi dorme». In quest’ottica, anche lo zar Pietro I il Grande fu patriota poichédifese lo spirito della nazione. Al fine di evitare fraintendimenti, è bene precisare cheHerder non credeva nella democrazia e riteneva che la forma ottimale di governofosse una monarchia patriottica che tutelasse lo spirito della nazione, cominciandoproprio dalla salvaguardia della lingua e della cultura nazionali. Mettere in attoinsomma una sorta di “protezionismo”culturale, per usare un termine del linguaggioeconomico. Il pensiero di Fichte fu ancora più potente e profondo. Egli infatti, a se-guito della sconfitta prussiana a Jena del 1 807 subita contro le armate napoleoniche,scrisse i celebri “Discorsi alla nazione tedesca”, << una delle opere più singolari chesiano mai apparse sulla scena filosofica(…) in cui si intrecciano variamente elementidi scienza politica, filosofia della storia, pensiero religioso, teoria dell’educazione,dottrina morale. Filosofia del diritto e della società(…) uno dei capolavori della filo-sofia tedesca per la limpidezza di espressione, l’ impeto oratorio, il vigore del ragio-namento, lo slancio prorompente del pensiero, l’efficacia della convinzione e dellapersuasione>> , “Introduzione a Fichte”, Luigi Pareyson. I concetti su cui vertono idiscorsi sono due: carattere fondamentale e educazione. Essi sono strettamente legatitra di loro, perché il primo permette il secondo. Il “carattere fondamentale” di cuiparla Fichte è la lingua tedesca che è rimasta pura poiché non è stata contaminata dalgreco e dal latino. In virtù di questa purezza della lingua e quindi della cultura, il po-polo tedesco è l’ incarnazione dell’Urvolk, cioè del popolo primitivo, l’unico che, aldi là di ogni confine territoriale, sia veramente popolo. A suffragio di questa tesi Fi-chte adduce che lo stesso temine deutsch significa letteralmente “volgare” o “popo-lare”, cioè “inerente al popolo”. Questa purezza culturale è il sostrato che consente aitedeschi di essere gli unici in grado di ricevere una nuova educazione sulla base delleteorie del grande pedagogista svizzero Johann Heinrich Pestalozzi, il quale elaborò ilconcetto di educazione del cuore, il cui fine ultimo è predisporre gli uomini alla soli-darietà verso gli altri, al bene e ad accogliere Dio nel proprio spirito. Fiche diedegrandissima importanza alla questione dell’educazione, tanto da arrivare a dire ai te-deschi:<< Non ci sono vie d’uscita: se voi cadete, l’ intera umanità cade con voi ,senza speranze di riscatto futuro>>. Questa nuova educazione, nell’ottica fichtiana,avrebbe dovuto condurre il popolo tedesco alla supremazia sull’ intera umanità; nonera però una supremazia politico-militare, bensì di tipo spirituale e culturale; nonaveva come interesse il solo popolo tedesco, ma l’ intera umanità; il suo fine erano ivalori etici della ragione e della libertà. Ciò dimostra palesemente che in Fichte èimpossibile trovare qualsiasi anticipazione delle teorie razziste elaborate da AdolfHitler nel XX secolo. Quest’ultimo però, travisando il significato dei “Discorsi”,arrivò a interpretarli come un elogio della supremazia della razza tedesca e non comeun elogio della supremazia spirituale tedesca. Hitler non fu però il primo e il solo afraintendere il pensiero di Fichte. Infatti, durante tutto l’Ottocento e i primi decennidel Novecento, si sviluppò una corrente di pensiero sciovinista che vedeva semprepiù in Fichte il primo teorico della supremazia della razza tedesca. Questo correntedi pensiero arrivò fino ad Adolf Hitler, il quale non fece altro che portare all’esaspe-razione questa ideologia e adattarla al suo tempo. Da ciò si evince che il nazional-so-cialismo ha profonde radici storiche, che vanno dalla riforma protestante, alla epopeanapoleonica e ai moti europei della prima metà dell’Ottocento e che Hitler altri non èse non l’ultimo esponente del pangermanesimo, un burattino i cui fili sono stati tiratidalla storia tedesca.

(Generoso Cefalo)

Pangermanesimo: da Martin Lutero ad Adolf HitlerL’evoluzione di una ideologia nata con lo scisma protestante e terminata con il genocidio ebraico

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Il piacere dall'informazione...Anno 1 umero 4 novembre 2011

Che il bel tempo torni presto...Musica è il vento che soffia d'inverno,

sbatte sul corpo d'ogni passante,avvolge l'incontro tra il mai e l'eternotrascina la polvere in modo incessante.

Musica ancora è la pioggia che scende,che bacia il terreno che al cielo s'espone,

sostegno e vita al mondo essa rende,ma a volte è impetuosa per come si pone.

Spezza gli argini,cancella i confini,rattrista gli adulti,i vecchi e i bambini,seppur con dei segni poi quando finisce

riporta il sereno e ogni core gioisce!

(Deborah Zerial)

Consigliati per voi!Le buone letture proposte dalla redazione(di Gilda De Feo)

LE NOTTI BIANCHE(Dalle memorie di un sognatore.Racconto sentimentale), di FëdorDostoevskijQuattro notti pietroburghesi, prelu-dio d’estate T Un uomo, o meglio

un sognatore soloe infel ice, percorrele vie della cittàormai vuota. Pro-prio durante una diqueste magichenotti l ’uomoincontra unafanciul la di nomeNasten’ka , dispe-rata per la fine diun amore.L’ incontro con lagiovane donna ri-sveglia i sentimentiamorosi che datempo latitavanodentro di lui ; Na-sten’ka gl i apparequasi come una vi-sione salvificaperché simbolodella vita reale edella riconcil iazionecon essa. L’ infel ici-

tà e la solitudine che gli avevanointorpidito l ’animo e il cuore si eranovolati l izzati come d’incanto, la-sciando spazio al la speranza di unafel ice vita insieme all ’amata. Ma almattino del quarto giorno il sogno siinterrompe, e i l risveglio porta consé solo l ’ amara consapevolezzache forse un attimo di beatitudineriesce a colmare la vita intera di un

uomo.

Dostoev-skij col lo-ca Lenottibianchesullosfondodella cri-tica al l ’“educa-zioneestetica”a cuicontrappone la“fugaestetica”,ossia i lrifugiarsinel proprio mondo onirico. I l so-gnatore, quest’anima bella, è ungiovane che ha tramutato la “fugaestetica” in una protesta ideologica,e che, orfano proprio come l’autorestesso, si abbandona alla sol itudine,tramutandosi in sognatore.

“Era una notte incantevole, unadi quelle notti che succedono so­lo se si è giovani, gentile lettore.Il cielo era stellato, sfavillante,tanto che, dopo averlocontemplato, ci si chiedeva invo­lontariamente se sotto un cielosimile potessero vivere uominiirascibili ed irosi."

SABOTAGGIO D’AMORE, di Amé­lie Nothomb (Ed. Guanda, € 9,50)È il 1 972 e nel ghetto di Pechino,dove sono ospitate le famigl ie deidiplomatici, la seconda GuerraMondiale non si è ancora conclusa,almeno non per i bambini,imperversa ineluttabile e crudele,esaltando il degrado di una città che“quando non conosce splendore co-me la Grande Muraglia, è assoluta-mente orribi le”. I ruol i sonoassegnati, gl i schieramenti definiti ,inizia la lotta in cui la giovane prota-gonista narrante (l ’autrice stessa)veste i l ruolo di un’ indomita esplo-ratrice che si di letta a torturare i ne-mici catturati con la l icenziosità el ’esasperazione che solo un bambi-no eccezionalmente intel l igente puòconoscere. Si, anche a sette anni sipuò godere del piacere di essereamata e idolatrata, perché solo apochi appartiene la brama di eterni-tà. E così al galoppo sul suo cavallosfreccia orgogliosa per la città dei

Venti latori, igna-ra degli immi-nenticambiamenti. Lapiccola guerrieranon ha fatto iconti con l ’amo-re, i l primoconturbanteamore che simaterial izza di-nanzi ai suiocchi nel corpodi una bambinadi nome Elena,

una bellezza stravolgente, unacreatura nata per essere adorata,ma spietata come tutte le bellezzeche non conoscono limite al proprioorgoglio. Amélie è soggiogata e se-dotta, sarà vittima dell ’umil iazioneche solo chi adora può provare.I l racconto di tre anni del la propriainfanzia può di-ventare una storiasingolare? AmélieNothomb non hafal l ito, l ’enfantterrible del lanarrativa franceseci ha regalato unromanzo dai toniduri ed irriverenti ,ma estremamenterispettoso dellabellezza del mondotutto nonostante i llaido sfondo in cuisi svolge la storia,questo “Paesedella bruttezza edei venti latori” cheha uniformato il suopopolo al vuototerribi le deglisguardi. Un l ibroche non racconta,declama.

“Quanto all’amore, mi riguardavaancora meno. Era una stranezzacollegata alla geografia: i raccontidelle Mille e una notte ne segna­lavano numerosi casi nei paesidel Medio Oriente. Io stavotroppo a Est."

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Dillo in rimaUn augurio per le vittime dell'alluvione che ha colpito le Cinque Terre pochi giorni fà

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Il piacere dall'informazione...Anno 1 umero 4 novembre 2011

DISNEY CRUISE LINEAzienda che opera nel settore crociere per famigl ie. Le partenze sono previste durante tuttol ’anno, i contratti sono generalmente di 6 mesi rinnovabil i e comprendono anche vitto e alloggio.Posti disponibi l i :50 camerieri 20 chef de cuisine 20 baristi 1 6 chef de rang 5 sommelier 8 cuoco pasticcere 2restaurant managerLa raccolta delle candidature è gestita in col laborazione con la rete Eures. Per candidarsi bisognainviare un curriculum vitae in inglese, precisando la mansione per la quale ci si candida. Lacandidatura deve essere inviata entro i l 31 dicembre 2011 .Per le figure di camerieri, chef decuisine e baristi i l cv deve essere inviato a: [email protected] e in copia conoscenza:[email protected]. it.Per le posizioni di maitre d’hotel / restaurant manager, cuoco pasticcere, sommelier, chef de rang,chef de cuisine, i l Cv deve essere inviato a: [email protected] e in copia conoscenza:[email protected]. it.http: //www.cl iclavoro.gov. it/news/Pagine/Centoventiopportunitadi lavoroinDisneyCruiseLine.aspx

EUROCCASIONI TIROCINI ALL’ESTEROI l Comitato Economico e Sociale (ESC) organizza tirocini di lunga (cinque mesi) e breve durata (da uno a tre mesi).L’ESC è un ente che opera nel settore della consulenza per offrire ai partner economici e social i del l ’Europa (ad es. datori di lavoro,sindacati, rappresentanti di piccole imprese, associazioni di agricoltori , consumatori, etc.) la possibi l ità di esprimere le loro opinionesul le politiche dell ’Unione Europea.Obiettivi principal i del tirocinio:Completare ed applicare concretamente le conoscenze acquisite dal tirocinante durante i l corso di studio/lavoro;Fornire al tirocinante una conoscenza pratica del lavoro svolto nei vari settori del l ’ESC;Permettere al tirocinante di acquisire esperienza attraverso i numerosi contatti che si stabil iscono durante i l lavoro quotidiano.Tirocini di lunga durata: I candidati devono essere in possesso di un diploma di laurea ed avere approfondito la conoscenza di uno deisettori di attività del l ’ESC durante i l loro corso di studi o con tesi di laurea, ricerca, altri periodi di formazione europea, etc. Non devonoaver compiuto i 30 anni prima del periodo di tirocinio ed essere in possesso di conoscenza approfondita di una lingua comunitaria edella conoscenza sufficiente di un’altra l ingua UE (per candidati di un paese non-membro è richiesta la buona conoscenza di una solal ingua comunitaria).I l tirocinio di lunga durata è di 5 mesi e viene proposto due volte al l ’anno: dal 1 6 Febbraio al 1 5 Luglio (periodo autunnale diformazione) e dal 1 6 settembre al 1 5 Febbraio (periodo primaveri le di formazione).I tirocinanti inoccupati potranno percepire un sussidio di 800 Euro al mese.I tirocinanti già retribuiti non riceveranno alcun contributo finanziario, a meno che la cifra percepita non sia inferiore al sussidio dimantenimento. In tal caso verrà loro erogata una cifra pari al l ’ importo necessaria a raggiungere il l ivel lo del sussidio di mantenimento.Tirocini di breve periodo: i candidati sono studenti universitari che fanno esperienza di un periodo di tirocinio da uno a tre mesi durantei l loro corso di studi, come completamento della carriera universitaria. Non esiste l imite d’età per questo tipo di tirocinio. E’ richiesta laconoscenza approfondita di una lingua comunitaria e la conoscenza sufficiente di un’altra l ingua UE (per candidati di un paese non-membro è richiesta la buona conoscenza di una sola l ingua comunitaria).I tirocini di breve durata non sono retribuiti .Le domande vanno presentate prima del 1 ° apri le (periodo autunnale di formazione) e del 1 ° Ottobre (periodo primaveri le diformazione). http: //eesc.europa.eu/organisation/tgj/trainees/index_en.asp

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CONCORSI E TEMPO LIBEROFOTOGRAFI UTILI Lo scopo è quello di creare un archivio multime-diale che documenti lo stato del paesaggio ital iano: ma non quelloche si vede solitamente in cartol ina, bensì i l suo contrario. Ovvero gliscenari di degrado, le brutture, gl i errori e gl i orrori che costel lano daNord a Sud il Belpaese. E’ i l nuovo progetto lanciato da Oliviero To-scani e Salvatore Settis, direttore della Scuola Normale Superiore diPisa, con la collaborazione del Fondo Ambiente I tal iano e il contributodi Terra Moretti . Una ricerca collettiva, portata avanti da tutti e contutti i mezzi tecnologici a disposizione, dagl i obiettivi più raffinati al lefotocamere incorporate nei telefoni cel lulari , al fine di dar vita adun’esposizione collettiva in costante aggiornamento e creare uncontenitore culturale legato e applicato, non solo, al la territorial ità, maanche agli usi e ai costumi degli ital iani, che funga da monito perma-nente e denuncia collettiva. Nel contempo, la fotografia ha l’occasio-ne di farsi vera arte, ossia memoria storica dell ’umanità e non soloopera d’arte da appendere ai muri. Per partecipare, inviate le immagi-ni e i video a: info@nuovopaesaggioital iano. it www.nuovopaesaggioi-tal iano. it Scadenza: (sempre aperto).

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