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PUC ‐ REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE ALLEGATO 1 Linee guida per la realizzazione di infrastrutture, attrezzature e verde di uso sociale
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ALLEGATO 1 Linee guida per la realizzazione di infrastrutture, attrezzature e verde di uso sociale INDICE SCHEDE CL Infrastrutture di collegamento
01. Parcheggi 02. Percorsi ciclopedonali
MT Mitigazione degli impatti
01. Barriere fonoassorbenti 02. Bacini di infiltrazione 03. Biofiltri e canali inerbiti 04. Pavimentazione fotocatalitica antismog 05. Ecodotti 06 Fitodepurazione
ST Riconoscibilità luoghi e percorsi storici 01. Percorsi fruitivi e didattici 02. Accessibilità e fruibilità contesti ed edifici storici 03. Riqualificazione ambientale dei contesti storico‐insediativi
AM Infrastrutture agroambientali
01. Fasce boscate 02. Orti Periurbani 03. Parchi Urbani
SP Attrezzature per il gioco e lo sport
01. Aree attrezzate per il gioco e lo svago 02. Aree attrezzate per lo sport all’aperto
PL Poli di riferimento comprensoriale
01. Parco fluviale
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1 . Obie t t i v i de l l ’ i n te rvento
Realizzare aree di sosta di qualità, attraverso scelte progettuali che mirino a scongiurare la riduzione di tali attrezzature a semplici assembramenti di automobili. 2 . Descr i z ione
Da un’area destinata a pubblico parcheggio ci si aspetta soprattutto che sia ben localizzata, capiente e di facile accesso. Nella predisposizione degli spazi per la sosta veicolare occorre garantire la sicurezza e il comfort degli utenti e creare le condizioni affinché il parcheggio diventi un luogo di facile e confortevole uso e frequentazione. 3 . Cara t te r i s t i che tecn i che e pres taz iona l i
Mitigare l’impatto ambientale paesaggistico del parcheggio, attraverso scelte progettuali che tengano conto dei seguenti aspetti:
Dimensionamento: Contenere le superfici destinate a parcheggio (per evitare fenomeni di spaesamento, degrado, impermeabilizzazione del suolo). E’ opportuno che i parcheggi di più ampie dimensioni siano divisibili in modo da limitarne l’utilizzo al solo spazio necessario;
Organizzazione distributiva: definire chiaramente i bordi e i percorsi pedonali, attraverso la disposizione di vegetazione arborea.
Minimizzare le diverse forme d’inquinamento, attraverso scelte progettuali finalizzate alla:
Riduzione del grado di impermeabilizzazione; Abbattimento delle polveri; occorrerà aumentare e qualificare la presenza dei materiali vegetali (alberi, arbusti, siepi, prati) considerando la loro capacità di assorbimento delle polveri; Miglioramento del microclima: ottenibile attraverso l’introduzione di essenze arboree;
SCHEDA INTERVENTO
CL_01 PARCHEGGI
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Diminuzione dell’inquinamento luminoso; Risparmio energetico: è raccomandato l’utilizzo di pensiline fotovoltaiche, che produrranno energia elettrica, utile alle attività principali dell’attrezzatura. 4 . Mater ia l i e tecno log ie
Pavimentazione:
- di ghiaia, la superficie dovrà essere sufficientemente livellata e compatta; - drenanti, a basso impatto ambientale e paesaggistico costruite utilizzando il terreno di risulta, un
legante ed uno specifico stabilizzante; recinzioni:
- siepi armate con l’uso di essenze arbustive compatibili con le caratteristiche agroforestali del contesto;
schermature dal soleggiamento:
- filari di essenze arboree, prediligendo la conservazione di quelle esistenti e l’integrazione di nuove essenze arboree autoctone, compatibili con le caratteristiche agroforestali del contesto;
illuminazione:
- sistemi a luce radente, con caratteristiche illuminotecniche e tipologia di installazione a basso impatto percettivo.
5 . Campi d i app l i caz ione
La realizzazione di parcheggi a raso, potrà effettuarsi esclusivamente su aree già impermeabilizzate, sulle quali, incluse le aree già funzionanti, andranno effettuati interventi di de‐impermeabilizzazione e di ripavimentazione con materiali drenanti che consentano la crescita del manto erboso. Occorre sottolineare, che i parcheggi (di qualunque tipo), localizzati nelle aree centrali, non sono ritenuti compatibili con gli obiettivi prefigurati, poiché essi comportano l’incremento dei carichi veicolari sulla rete stradale circostante, l’innalzamento dei livelli di inquinamento acustico ed atmosferico e il peggioramento complessivo dei livelli di circolazione e di vivibilità urbana. 6 . Pr inc ipa l i r i f e r iment i normat i v i
- Legge 24 marzo 1989, n. 122, Disposizioni in materia di parcheggi, programma triennale per le
aree urbane maggiormente popolate, nonché modificazioni di alcune norme del testo unico sulla disciplina della circolazione stradale (G.U. 6 aprile 1989, n. 80).
7 . Font i e r i fe r iment i
- Comune di Bologna – “Regolamento Urbanistico ed edilizio”,
- Università degli Studi di Catania ‐ Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale – “Parcheggi ed
aree di sosta”.
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1 . Obie t t i v i de l l ’ i n te rvento
Attivare sistemi di percorsi a basso impatto ambientale (sentieri e piste ciclabili) che consentano di attraversare il territorio in condizioni di sicurezza e di fruire delle risorse paesaggistiche e culturali. 2 . Descr i z ione
Realizzazione di percorsi ciclabili. La tipologia sarà determinata, volta per volta, in funzione dell’ambiente (aree urbane, pubbliche, riservate e rurali) in cui verrà realizzata. Sono in ogni caso da privilegiare: tracciati interni a parchi e giardini opportunamente attrezzati, strade locali di quartiere ove siano assunti dispositivi di traffic‐calming, strade rurali a bassa densità di traffico automobilistico.
3 . Cara t te r i s t i che tecn i che e pres taz iona l i
Favorire la mobilità ciclistica, alternativa all'uso dei veicoli a motore e in chiave di attività turistica, nelle aree urbane e nei collegamenti con il territorio contermine, attraverso scelte progettuali che rispondano ai seguenti requisiti: Riconoscibilità: i percorsi devono essere facilmente individuabili. La riconoscibilità si realizza attraverso l’omogeneità dei materiali e delle soluzioni utilizzate, che devono osservare i criteri di compatibilità con il contesto, con le funzioni e con il pregio delle aree attraversate. Sicurezza: si tratta di assegnare alle corsie ciclabili adeguate dimensioni e livelli di separazione in sintonia con i gradi di pericolo riscontrati lungo il tracciato. Deve essere garantito un sufficiente livello d’illuminazione, spazi e visuali che diano all’utilizzatore sensazioni di serenità. I “percorsi‐natura”, realizzati in ambito rurale, devono essere adeguatamente segnalati e mappati in modo da essere scaricabili attraverso GPS; Confort: nel caso dei percorsi urbani, sono estremamente rilevanti le pavimentazioni che debbono possedere alcune caratteristiche quali curabilità nel tempo, buone caratteristiche drenanti, colorazioni
SCHEDA INTERVENTO CL-02 PERCORSI CICLOPEDONALI
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che ne evidenziano le funzioni e interconnessioni con la mobilità pedonale e veicolare. La segnaletica orizzontale e verticale, semaforica e direzionale, deve essere posizionata in modo tale da garantire un’immediata leggibilità ed un’illuminazione notturna adeguata. I percorsi‐natura possono tollerare disomogeneità maggiori, con dislivelli fino al 6‐7%. Va comunque assicurato il decespugliamento e una manutenzione costante dei tratti sterrati. Lungo le piste ciclabili sarà opportuno prevedere dei punti di sosta per consentire la fermata senza creare intralcio al flusso dei veicoli, e per permettere la sosta a quanti ne sentano la necessità. Andranno quindi previste rastrelliere, panchine e una fontanella d’acqua potabile. Risulta, inoltre, opportuno prevedere parcheggi coperti e custoditi, da realizzare prevalentemente nelle aree di interscambio. Continuità di collegamento: è elemento fondamentale affinché la rete si presenti attrattiva nei confronti dell’utente. La costanza del percorso dovrà essere ricercata attraverso una serie di scelte progettuali, che vanno dalla semplice introduzione della segnaletica orizzontale e verticale, alla realizzazione di sottopassi per bicicletta o passerelle ciclabili. Rintracciabilità su web: la rete dei sentieri deve essere georeferenziata attraverso GIS e resa accessibile, fruibile e scaricabile on‐line. 4 . Mater ia l i e tecno log ie
Pavimentazione (per i percorsi urbani):
- di ghiaia, la superficie dovrà essere sufficientemente livellata e compatta; - drenanti, a basso impatto ambientale e paesaggistico, costruite utilizzando il terreno di risulta,
un legante ed uno specifico stabilizzante; barriere laterali:
- vegetali collocate entro aiuole: per la funzione che deve assolvere, la vegetazione suddetta dovrà essere sufficientemente fitta, compatta e alta abbastanza da costituire anche un ostacolo fisico. E’ da escludere l’utilizzo di specie armate di spine o dalle foglie acuminate;
- in legno;
elementi ombreggianti: filari di essenze arboree, che oltre a costituire un rafforzamento della barriera difensiva, ombreggiano la pista offrendo ai ciclisti refrigerio nei mesi più assolati.
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5 . Campi d i app l i caz ione
Ambiente urbano Se la pista ciclabile deve necessariamente lambire la carreggiata, sarà necessario allestire tutti i dispositivi utili a separare i due flussi di traffico. Tra le tante soluzioni possibili, quella che si ritiene maggiormente interessante è la costituzione di filari di essenze arboree che, oltre a costituire un rafforzamento della barriera difensiva, ombreggiano la pista offrendo ai ciclisti refrigerio nei mesi più assolati.
Aree pubbliche riservate (parchi e giardini) Sono realizzate solitamente come percorsi ciclabili protetti e condivisi.
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Area rurale In adiacenza alle piste le recinzioni dei fondi devono essere prive di elementi pericolosi come fili spinati, fili elettrici e simili, e gli animali devono essere trattenuti dentro le pertinenze. Lungo i due lati delle piste deve essere mantenuta una zona di rispetto, rinverdita e rimboschita. 6 . Pr inc ipa l i r i f e r iment i normat i v i
- Nuovo Codice della strada, D.lgs. 30‐04‐1992, n.285, - Decreto ministeriale 30 novembre 1999, n. 557,
- Regolamento recante norme per la definizione delle caratteristiche tecniche delle piste ciclabili
(G.U. n. 225, 26 settembre 2000), - Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade (Ministero delle Infrastrutture e
dei Trasporti, Supplemento ordinario alla GAZZETTA UFFICIALE, Serie generale ‐ n. 3 del 04/01/2002),
- D.M. 19 aprile 2006 Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle intersezioni stradali
(Gazzetta Ufficiale Serie gen. n. 170 del 24 luglio 2006). 7 . Font i e r i fe r iment i
- AA.VV. “Due ruote per il futuro. Atti di InBici – Prima Conferenza Nazionale della Bicicletta”,
Ediciclo - - R. Formato, “Cicloturismo. Strategie di sviluppo e benefici per le destinazioni turistiche”, Edizioni
Scientifiche Italiane -
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- L.Polo ‐ F. Bertran ‐ Vittorio Gianbruni ‐ Regione del Veneto ‐ Segr. Reg. Trasporti , “Manuale per la progettazione dei sistemi di sicurezza stradale e di moderazione del traffico”.
- Regione Lombardia – Direzione Generale Territorio e Urbanistica, “Manuale per la progettazione
della rete ciclabile regionale”. - Roberto Busi, Luisa Zavanella, “La protezione del pedone negli attraversamenti pedonali” ‐ ed.
EGAF.
- Roberto Busi, Luisa Zavanella “Le normative europee per la moderazione del traffico” ‐ ed. EGAF.
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1 . Obie t t i v i de l l ’ i n te rvento
Riduzione del disturbo ambientale acustico e contenimento dell'esposizione al rumore entro determinati limiti. 2 . Descr i z ione
Le barriere antirumore rappresentano il rimedio più diffuso contro l'inquinamento acustico e sono ampiamente utilizzate per contenere la rumorosità di ferrovie, autostrade e viabilità importanti in aree extraurbane. Nel caso di rumore da traffico veicolare la barriera è la soluzione più utilizzata, anche se si devono considerare alcune limitazioni. La barriera non è efficace oltre il primo piano degli edifici vicini alle vie del traffico. Infatti, l'efficacia di una barriera è limitata ai soli edifici in ombra rispetto alla sorgente, in pratica a quelle abitazioni o piani a cui lo schermo toglie la vista degli autoveicoli in transito. Questo tipo di intervento di insonorizzazione è efficace essenzialmente in condizioni di campo libero (o simili al campo libero) e quindi per sorgenti poste all'esterno. Solitamente l'altezza di una barriera antirumore è di circa 2 ÷ 4 m ed in alcune particolari realizzazioni può arrivare anche ai 5 ÷ 6 m.. 3 . Cara t te r i s t i che tecn i che e pres taz iona l i
Caratteristiche medie di una barriera antirumore in legno :
Assorbimento acustico Dla (dB) 5
Isolamento acustico DLR (dB) 26
Indice di valutazione dell'isolamento acustico Rw (dB) 29
Reflection index DLRI (dB) 4
Sound insulation index DLSI (dB) 26
Una barriera correttamente dimensionata dal punto di vista acustico può introdurre attenuazioni della rumorosità ambientale fino a circa 15 dB(A); Parete vegetale fonoassorbente: Secondo la misurazione della banda di frequenza, l'insonorizzazione, rispetto al rumore del traffico, ha fatto registrare i seguenti valori: 31 dB (A). Secondo le future norme CEN, EN 1793‐2, la parete vegetale si colloca nella categoria B3 (DLR > 24 dB). Questa è la classe più alta per grado di insonorizzazione. Le due tipologie di barriere hanno in comune i seguenti vantaggi:
- Mantenimento delle qualità estetiche ed acustiche nel tempo, - Resistenza agli agenti atmosferici,
SCHEDA INTERVENTO
MT_01 BARRIERE FONOASSORBENTI
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- Minima manutenzione, - Utilizzo di materiale rinnovabile, riciclabile e proveniente da foreste a rotazione controllata, - Minimo impatto paesaggistico.
4 . Mater ia l i e tecno log ie
Le barriere antirumore in legno sono generalmente costituite da pannellature prefabbricate modulari realizzate in legno trattato con procedimenti speciali per resistere al deperimento organico ed
evitare la formazione di funghi. All'interno dei pannelli sono previsti strati opportunamente distanziati tra loro di materiale fonoassorbente e, in alcuni casi, di materiale fonoisolante. Il materiale fonoassorbente
all'interno è composto sempre da panelli in fibre di legno mineralizzato, sigillati con silicone nella zona di contatto con l'intelaiatura perimetrale.
Barriere antirumore vegetale: realizzate con materiali riciclabili e piante sempreverdi, assicurano un isolamento acustico ottimale che migliora la qualità della vita di uomini e animali. Le piante, componenti la barriera, vengono posizionate direttamente ai piedi della parete e si arrampicano alla costruzione riempita con lana minerale compressa. Come piante vengono usate rampicanti e tappezzanti, in maggior quantità sempreverdi.
5 . Campi d i app l i caz ione
Riduzione dell’inquinamento acustico dovuto a:
- traffico stradale e ferroviario, - insediamenti produttivi, - attività ricreative e di spettacolo.
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6 . Pr inc ipa l i r i f e r iment i normat i v i
- Norme UNI EN 1793‐1 del 1999, 1793‐3 del 1999 e ISO 354 del 1985 (misura in camera vibrante
del coefficiente di assorbimento acustico as). - Norme UNI EN 1793‐2 del 1999, 1793‐3 del 1999 e ISO 354 del 1985 (misura del potere fono
isolante di barriera antirumore). 8 . Font i e r i fe r iment i
Siti internet: www.ecobit.it; www..Alfakel.it; www.matisinsonorizzazioni.com
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Riduzione dell’inquinamento delle acque e dei suoli. 2 . Descr i z ione
Un bacino di infiltrazione è una zona poco profonda di recapito delle acque, progettata per permettere l’infiltrazione delle acque meteoriche nel suolo. Si pensa che i bacini di infiltrazione abbiano una elevata efficienza nella rimozione degli inquinanti, e nel permettere la ricarica della falda acquifera, così da ripristinarne un normale deflusso. Possono essere talora associati con altre tecniche specifiche di depurazione delle acque (es. impianto disoleatore). I dati riguardanti l’effettiva rimozione degli inquinanti da parte dai bacini di infiltrazione non sono molti. In un lavoro di Schueler (1987) vengono stimate le percentuali di inquinanti rimossi:
Tabella 1. Efficacia della rimozione degli inquinanti nei bacini di infiltrazione(Schueler, 1987)
Inquinante Rimozione dell’Inquinante (%)
TSS (solidi sospesi totali) 75
TN (Nitrati) 55 ‐ 60
Metalli pesanti 85 ‐ 90
Batteri 90
Questa efficienza presuppone che il bacino sia stato correttamente progettato ed abbia una corretta e costante manutenzione. I bacini di infiltrazione hanno alcuni significativi limiti. Se non accompagnata da una efficiente manutenzione sono soggetti ad intasamento e ad interramento. In questo caso possono diventare saturi e con acqua stagnante.
SCHEDA INTERVENTO
MT_02 BACINI DI INFILTRAZIONE
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3 . Cara t te r i s t i che tecn i che e pres taz iona l i
Suolo: Il tipo di e le caratteristiche topografiche sono un fattore discriminante per la scelta di questo tipo di strutture: devono essere significativamente permeabili per assicurare una infiltrazione sufficientemente rapida da ridurre la stagnazione delle acque, ma non troppo rapida da non consentire un sufficiente trattamento delle acque, creando la possibilità di una contaminazione del suolo. Inoltre devono presentare una percentuale argillosa maggiore del 20% ed una argilloso‐limosa maggiore del 40%. Fondo del bacino deve essere reso completamente in piano per permettere l’infiltrazione attraverso l’intera area del fondo. Il progettista predisporrà una adeguata distanza di separazione (da 60 cm a 150 cm) tra il fondo del bacino di infiltrazione e il punto Massimo di escursione stagionale della falda, per ridurre il rischio di contaminazione.
4 . Mater ia l i e tecno log ie
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Al fine di mantenere una efficiente attività, il bacino necessita di una regolare manutenzione come specificato nella successiva tabella:
Tabella 2. Attività di manutenzione per i bacini di infiltrazione (fonte: WMI, 1997)
Attività Programmazione
Ispezioni periodiche per verificare lo stato strutturale Verifica delle aree in erosione Presenza di eventuale vegetazione morta o in decomposizione Verifica della presenza di contaminazione di idrocarburi
Semestrale
Rimozione di rifiuti e detriti Stabilizzazione delle sponde in erosione
Quando necessario
Disintasare il fondo del bacino Annuale
Raschiare il fondo e rimuovere i sedimenti. Ripristinare la sezione filtrante la permeabilità originaria
Riseminare o piantumare per ripristinare la copertura di suolo Ogni 5 anni
5 . Campi d i app l i caz ione
Quando per la presenza di una falda idrica superficiale non sia possibile ricorrere all’infiltrazione diretta si predispongono dei bacini di infiltrazione artificiali realizzati con terreno filtrante dove l’acqua viene convogliata. Possono essere sfruttati anche bacini naturali purché il terreno sottostante presenti proprietà drenanti.
6 . Pr inc ipa l i r i f e r iment i normat i v i
- Decreto 1 aprile 2004 Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio ‐ Linee guida per
l'utilizzo dei sistemi innovativi nelle valutazioni di impatto ambientale,
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- Direttiva CEE 2000/60, - Direttiva CEE 271/91 ‐ concernente il trattamento delle acque reflue urbane, - D.lgs. 152/99 ‐ "Norme in materia ambientale", - D.lgs. 152/06 ‐ Testo Unico Ambientale.
7 . Font i e r i fe r iment i
- Brown, W. and T. Schueler. 1997. The Economics of Stormwater BMPs in the Mid‐Atlantic
Region. Prepared for: Chesapeake Research Consortium. Edgewater, MD. Center for Watershed Protection. Ellicott City, MD.
- Center for Watershed Protection (CWP) 1996. Design of Stormwater Filtering Systems. Prepared
for: Chesapeake Research Consortium . Solomons, MD. and US EPA Region V. Chicago, IL.
- Garuti G. (2000). Sistemi naturali sostenibili per la riduzione dell’inquinamento diffuso delle acque nelle aree urbane. In: Il ciclo dell’acqua nella pianificazione del territorio. Atti della giornata a cura di ENEA e Comune di S.Giovanni in Persiceto.
- Losa M., Tempestini M. (2005). Predisposizione delle linee guida per la progettazione ed il
controllo delle pavimentazioni stradali per la viabilità ordinaria. Dipartimento di Ingegneria Civile, Università di Pisa.
- Papiri S., Todeschini S. (2004). Qualità e controllo delle acque di dilavamento di infrastrutture
viarie. Atti della giornata di studio “insediamenti produttivi e infrastrutture”. Genova, 26 novembre 2004.
- Sauli G. (2000). Presidi idraulici e vasche di sicurezza stradale. Le Strade n°12/2000.
- Schueler, T. 2000. Comparative Pollutant Removal Capability of Urban Stormwater Treatment
Practices: A Reanalysis, Article 64 in The Practice of Watershed Protection. Ellicott City, MD.
- Reeves, E. 2000. Performance and Condition of Biofilters in the Pacific Northwest, Article 112 in The Practice of Watershed Protection. Center for Watershed Protection. Ellicott City, MD.
- Watershed Management Institute (WMI) 1997. Operation, Maintenance, and Management of
Stormwater Management Systems. Prepared for: US EPA Office of Water. Washington, DC.
- Schueler, T. 1987. Controlling Urban Runoff: A Practical Manual for Planning and Designing Urban BMPs. Metropolitan Washington Council of Governments. Washington, DC.
- Schueler, T. 2000. Longevity of Infiltration Basins Assessed in Puget Sound. Article 102 in The
Practice of Watershed Protection. Center for Watershed Protection. Ellicott City, MD.
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1 . Obie t t i v i de l l ’ i n te rvento
Riduzione dell’inquinamento delle acque e dei suoli 2 . Descr i z ione
Il termine biofiltri fa riferimento ad una serie di canali o trincee specificamente studiati per l’attenuazione del flusso ed il trattamento delle acque di ruscellamento superficiale. Esempi di biofiltri sono i Canali inerbiti in generale rivestiti da erba o piante resistenti all’erosione, costruiti per far defluire le acque di pioggia in maniera regolare, sfruttando la capacità della vegetazione di ridurre le velocità di flusso. I canali inerbiti sono comunque soprattutto dei sistemi di convogliamento delle acque di prima pioggia studiati per trasportare le acque senza associare quei fenomeni di erosione presenti con elevate velocità di flusso.
3 . Cara t te r i s t i che tecn i che e pres taz iona l i
Il grado di depurazione raggiungibile dipende soprattutto dal tempo di residenza delle acque nel canale e dal grado di contatto di queste con la vegetazione e con la superficie del terreno. Sono pochi gli studi che riguardano l’effettiva efficienza dei canali inerbiti. Uno degli studi disponibili (Schueler, 1997) stima i valori in:
Tabella 1. Efficacia della rimozione degli inquinanti nei Canali inerbiti (Schueler, 1997)
Inquinante Rimozione dell’Inquinante(%)
TSS (solidi sospesi totali) 81
TN (Nitrati) 38
Fosfati 29
Metalli pesanti 14‐55
Batteri ‐50
SCHEDA INTERVENTO
MT_03 BIOFILTRI E CANALI INERBITI
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Non è ben chiaro perché vi sia la tendenza allo sviluppo dei batteri, una delle possibili spiegazioni è che essi possano prosperare a causa del suolo caldo e umido dei canali. Limiti: i canali inerbiti non sono in grado di trattare un’area di drenaggio eccessivamente ampia; se progettata e messa in opera in modo improprio (es. pendenze non ben calcolate) può avere un potere di rimozione degli inquinanti molto basso, infine necessitano di un rilevante spessore di copertura vegetazionale per funzionare al meglio. 4 . Mater ia l i e tecno log ie
Sul fondo del canale è presente uno strato di sabbia con al di sopra del terreno vegetale inerbito in cui l’acqua viene raccolta e trattata. I meccanismi di rimozione degli inquinanti che intervengono sono adsorbimento, sedimentazione, filtraggio e bioassorbimento. Gli inquinanti possono essere rimossi dalle acque attraverso processi di filtrazione legati alla vegetazione, per deposizione, oppure in alcuni casi per infiltrazione nel terreno dei nutrienti in forma solubile. La manutenzione riguarda in particolare le condizioni del manto erboso o la piantumazione di specie vegetali, le principali attività sono indicate nella seguente tabella:
Tabella 2. Attività di manutenzione per i Biofiltri (fonte: WMI, 1997)
Attività Programmazione
Ispezione e correzione di eventuale erosione Reinserimento di specie vegetali non sufficientemente
sviluppate Annuale
Rimozione dei sedimenti accumulati Rimozione di rifiuti e detriti
Quando necessario (non frequente)
Rasatura dell’erba al fine di mantenere un’altezza di 10‐12 cm
Quando necessario (frequente)
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I biofiltri possono trovare applicazione in numerose situazioni. Sono ideali per il trattamento delle acque lungo le grandi arterie stradali poiché si sviluppano lungo delle linee di deflusso. Non sono, in generale, indicati per le aree densamente urbanizzate poiché necessitano di una superficie relativamente ampia per la messa in opera. 6 . Pr inc ipa l i r i f e r iment i normat i v i
- Decreto 1 aprile 2004 Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio ‐ Linee guida per
l'utilizzo dei sistemi innovativi nelle valutazioni di impatto ambientale,
- Direttiva CEE 2000/60,
- Direttiva CEE 271/91 ‐ concernente il trattamento delle acque reflue urbane,
- D.lgs. 152/99 ‐ "Norme in materia ambientale",
- D.lgs. 152/06 ‐ Testo Unico Ambientale. 7 . Font i
- Brown, W. and T. Schueler. 1997. The Economics of Stormwater BMPs in the Mid‐Atlantic
Region. Prepared for: Chesapeake Research Consortium. Edgewater, MD. Center for Watershed Protection. Ellicott City, MD.
- Center for Watershed Protection (CWP) 1996. Design of Stormwater Filtering Systems. Prepared
for: Chesapeake Research Consortium. Solomons, MD. and US EPA Region V. Chicago, IL.
- Garuti G. (2000). Sistemi naturali sostenibili per la riduzione dell’inquinamento diffuso delle acque nelle aree urbane. In: Il ciclo dell’acqua nella pianificazione del territorio. Atti della giornata a cura di ENEA e Comune di S.Giovanni in Persiceto.
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1 . Obie t t i v i de l l ’ i n te rvento
Riduzione dell’inquinamento atmosferico. 2 . Descr i z ione
I prodotti fotocatalitici sono materiali in grado di contribuire alla riduzione di inquinanti in atmosfera in relazione alla loro capacità di accelerare le reazioni di ossidazione delle sostanze nocive. La fotocatalisi, quindi, non fa altro che accelerare quei processi di ossidazione che avrebbero comunque luogo in natura ad una velocità molto bassa permettendo così la rapida decomposizione degli inquinanti. L’applicazione di tali materiali alle opere civili, in particolare alle pavimentazioni stradali, rappresenta un ulteriore strumento di controllo dell’inquinamento atmosferico e una possibilità che deve essere tenuta in considerazione per la viabilità urbana che rappresenta una delle principali superfici disponibili. Si ha, quindi, oltre ad una riduzione in sede primaria dell’inquinamento da traffico, la prevenzione della formazione di inquinanti di tipo secondario.
3 . Cara t te r i s t i che tecn i che e pres taz iona l i
I prodotti generati dall’ossidazione degli inquinanti sono sostanze innocue, per la maggior parte Sali, dalla degradazione di inquinanti come NOx, COx e SOx derivano, rispettivamente, sali innocui come i Nitrati di Calcio, i Carbonati di Calcio (calcare) e i Solfati di Calcio (gesso); dalle Polveri Sottili, PM10 e PM 2,5, derivano sostanze organiche e inorganiche inattive. Inoltre la degradazione degli NOx da parte della Fotocatalisi contribuisce a ridurre anche la formazione delle PM10, delle quali gli NOx sono precursori (frazione secondaria); dalla degradazione del Benzene si originano prodotti innocui. 4 . Mater ia l i e tecno log ie
SCHEDA INTERVENTO
MT_04 PAVIMENTAZIONE FOTOCATALITICA ANTISMOG
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Nella produzione viene impiegata una particolare miscela cementizia (contenente biossido di titanio ed altri additivi speciali) dalle proprietà anti‐inquinamento. In relazione alla natura del supporto bituminoso si distinguono due tipologie differenti di pavimentazioni fotocatalitiche: a supporto cementizio: le pavimentazioni bituminose sulle quali il fotocatalizzatore viene applicato sulla superficie per mezzo di un supporto non cementizio sono composte da uno strato bituminoso tradizionale sul quale il biossido di titanio viene applicato mediante la spruzzatura di una resina inorganica all’interno della quale si trova in sospensione. Il materiale fotocatalitico può essere applicato a freddo, su pavimentazione nuova o esistente, o a caldo, con successiva rullatura della superficie trattata; a supporto non cementizio: le pavimentazioni che prevedono invece l’applicazione del biossido di titanio per mezzo di una matrice cementizia possono essere distinte in tre tipologie:
‐ nella prima la malta cementizia fotocatalitica viene applicata su una pavimentazione bituminosa di tipo chiuso con uno strato superficiale di pochi millimetri, ‐ la seconda prevede la posa di uno strato di conglomerato bituminoso di tipo aperto intasato con malta cementizia fotocatalitica per una profondità di 1‐2 cm, ‐ la terza prevede il completo intasamento dello strato bituminoso.
5 . Campi d i app l i caz ione
La pavimentazione fotocatalitica antismog trova un ottimale impiego delle proprie caratteristiche nella pavimentazione delle superfici urbane, soprattutto in aree sottoposte ad intenso traffico con scarso ricambio d’aria. 6 . Pr inc ipa l i r i f e r iment i normat i v i
- Decreto 1 aprile 2004 Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio ‐ Linee guida per
l'utilizzo dei sistemi innovativi nelle valutazioni di impatto ambientale, - Direttiva CEE 2000/60, - Direttiva CEE 271/91 ‐ concernente il trattamento delle acque reflue urbane,
- D.lgs. 152/99 ‐ "Norme in materia ambientale", - D.lgs. 152/06 ‐ Testo Unico Ambientale.
7 . Font i e r i fe r iment i
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- Losa M., Tempestini M. (2005). Predisposizione delle linee guida per la progettazione ed il controllo delle pavimentazioni stradali per la viabilità ordinaria. Dipartimento di Ingegneria Civile, Università di Pisa.
- De Rios G.,Lambrugo S., Bacchi M. (2008). Analisi sperimentale per pavimentazioni urbane fotocatalitiche. 17° convegno nazionale SIIV. Enna, 10‐12 settembre 2008.
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1 . Obie t t i v i de l l ’ i n te rvento
Mitigazione degli impatti antropici sulla fauna, superamento della frammentazione, creazione di connettività e, dunque, rafforzamento della rete ecologica. In particolare, l’obiettivo è mitigare l’effetto di barriera ecologica delle principali infrastrutture viarie e ridurre il rischio di collisione tra autoveicoli ed animali in transito sulla carreggiata. 2 . Descr i z ione
Gli ecodotti si configurano come corridoi in grado di ripristinare la continuità tra ecosistemi, separati, per esempio, a causa della realizzazione di opere infrastrutturali, come strade. Definiti anche come ponti verdi o sovrappassi ecologici, rappresentano gli elementi più importanti per la connessione della rete ecologica. Gli ecodotti consentono di superare barriere, in particolare derivanti da infrastrutture, e di ripristinare elementi di continuità naturale. Questo tipo di opere, mettendo in relazione le unità ecologiche esistenti, altrimenti frammentate, svolgono un ruolo essenziale per lo sviluppo e il consolidamento della rete ecosistemica ed il recupero di condizioni di maggiore e più diffusa biodiversità. La realizzazione di ecodotti può produrre effetti di mitigazione attiva e passiva. Nel primo caso si tratta di creare passaggi per la fauna (soluzioni tipologiche di passaggio con le relative opere di corredo: recinzioni, disposizione degli inviti, piantagioni); nel secondo caso si tratta di adottare misure in grado di impedire agli animali l’accesso alla strada (dissuasori ottici riflettenti, barriere olfattive e repellenti sonori, segnaletica stradale “dinamica” attivata da sensori).
3 . Cara t te r i s t i che tecn i che e pres taz iona l i
Per essere efficace ai fini del ripristino della connettività, la realizzazione di ecodotti deve essere opportunamente preceduta da una fase conoscitiva, condotta da esperti faunistici, partendo dall’individuazione sul campo delle aree considerate ad alta biodiversità, con descrizione delle comunità faunistiche associate a ogni tipo di habitat e dalla verifica delle strutture vegetazionali che consentono la
SCHEDA INTERVENTO
MT_05 ECODOTTI
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mobilità delle specie. Una volta individuati gli spazi d’interesse faunistico e le rotte di spostamento più probabili della fauna nell’intorno dell’infrastruttura lineare è possibile individuare i punti di maggiore probabilità di interferenza della strada con la fauna, in corrispondenza dei quali dovranno essere previsti gli interventi di permeabilizzazione dell’infrastruttura. Tale analisi consente anche di pianificare interventi di rafforzamento della rete ecologica e di connessione con gli habitat di maggior interesse faunistico. Poiché ogni gruppo faunistico e, talvolta, ogni specie ha proprie esigenze e non esiste un sistema “universale” che faciliti il transito (anche se spesso lo stesso passaggio viene utilizzato da specie diverse) è necessario dimensionare e strutturare l’intervento sulle specie più vulnerabili, analizzando le loro preferenze ecologiche per comprendere in quali tratti si possono concentrare i movimenti faunistici. Ad esempio, i vertebrati, nell’attraversamento di un tunnel, manifestano reazioni diverse: ‐ i lagomorfi, specie tra le più selettive, evitano sottopassi di piccole dimensioni (non attraversano strutture con meno di 150 cm di diametro) e tunnel in lamiera corrugata; ‐ il tasso, può utilizzare tunnel anche da 50 cm di diametro; ‐ la volpe, richiede tunnel ampi con buona visibilità e substrati naturali alla base; ‐ i piccoli mammiferi, in genere poco selettivi, trovano un ostacolo al passaggio nella presenza di acqua all’entrata; ‐ i rettili, passaggi con substrati naturali relativamente ampi, di lunghezza moderata e posti allo stesso livello dell’intorno; ‐ gli anfibi, migrazioni riproduttive stagionali provocano morie di intere popolazioni schiacciate dai veicoli. Per il dimensionamento dei sottopassi, la regola generale è il cosiddetto indice di apertura: (altezza x ampiezza) / lunghezza del sottopasso, ovvero più lungo è il passaggio, più largo deve essere il diametro. 4 . Mater ia l i e tecno log ie
Gli ecodotti sono manufatti artificiali di varia natura, trasversali alla sezione stradale, che consentono l’attraversamento dell’infrastruttura da parte delle specie animali; possono essere anche strutture stradali realizzate per altre funzioni, ma adeguatamente adattate al passaggio della fauna. La densità degli ecodotti in corrispondenza dei flussi biotici individuati deve essere valutata a seconda della situazione specifica. Generalmente, si ritiene che per i vertebrati maggiori può essere adottata una frequenza minima prudenziale di un passaggio ogni 500 ‐ 1.000 m.. Una media di un sottopasso ogni 250 metri è considerata sufficiente per rendere più permeabile alla microfauna un territorio agricolo. Le caratteristiche essenziali per l’idonea progettazione di un passaggio sono: ‐ l’ubicazione, ‐ le dimensioni, ‐ il materiale di costruzione della struttura, ‐ il materiale utilizzato per la superficie di calpestio alla base della struttura di attraversamento, ‐ le misure complementari di adeguamento degli accessi, con messa a dimora di vegetazione e collocazione di recinzioni e strutture perimetrali di “invito” per convogliare gli animali verso le imboccature dei passaggi. Tra le tipologie di passaggi per la fauna atti a produrre effetti di mitigazione attiva segnaliamo:
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‐ tombini di drenaggio; ‐ sottopassi scatolari idraulici; ‐ sottopassi stradali; ‐ sottopassi ad esclusivo uso faunistico; ‐ passaggi per anfibi; ‐ sovrappassi stradali; ‐ sovrappassi ad uso esclusivo per la fauna; ‐ canalette di scarpata.
Generalmente gli ecodotti in prossimità di infrastrutture viarie consistono in strutture in cemento armato; per la scelta del materiale vegetale arboreo‐arbustivo utilizzato per la sistemazione a verde degli ecodotti e delle relative modalità di impianto bisogna far riferimento alle qualità biotecniche delle singole specie, alle caratteristiche climatiche della zona e alla particolarità del substrato di coltivazione. Nella tabella seguente sono riportate le specie arboree e arbustive, generalmente, utilizzate per loro caratteristiche biotecniche ai fini del rinverdimento degli ecodotti.
SPECIE NOME COMUNE PORTAMENTO
Crataegus monogyna Jacq. Biancospino arbustivo
Ligustrum vulgare L. Ligustro arbustivo
Rosa gallica L. Rosa Serpeggiante arbustivo
Cornus sanguinea L. Sanguinello arbustivo
Frangula alnus L. Frangola arbustivo
Rosa canina L. Rosa Selvatica Comune arbustivo
Cornus mas L. Corniolo arbustivo
Rhamnus catharticus L. Spinocervino arbustivo
Prunus spinosa L. Prugnolo arbustivo
Viburnum lantana L. Viburno arbustivo
Acer campestre L. 1 Acero Campestre, Oppio arboreo (arboreo– arbustivo)
Prunus avium L. 1 Ciliegio arboreo (arboreo– arbustivo)
1 = specie utilizzabili sporadicamente, quando il modellamento del terreno consente di ottenere uno strato di terreno vegetativo di spessore superiore a 40 cm.
Per quanto riguarda l’inerbimento, è auspicabile l’utilizzo di specie ed ecotipi locali spontanei o naturalizzati erbacei, annuali, biennali o perenni, anche con fiori evidenti o molto evidenti. L’obiettivo è
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dar vita a composizioni ad elevata valenza naturalistica ed estetico‐paesaggistica, offrendo opportunità per la micro e mesofauna (fiori e nettare per entomofauna impollinatrice e farfalle, semi per gli uccelli e piccoli roditori, ecc.), rendendo più gradevole il paesaggio per la presenza di colori vivaci, contribuendo a stimolare la curiosità e a diffondere la conoscenza della flora locale e l’interesse per la sua conservazione. Nel caso di ecodotti di grandi dimensioni, che sovrastano infrastrutture viarie, spesso, la superficie è sistemata a radura erbosa con collocazione di strisce trasversali di sassi e cumuli di terra per diversificare l’habitat con piccoli ambienti xerofili e facilitare il transito della fauna minore. Lo spessore del terreno sopra la galleria è, in genere, limitato a circa 50‐80 cm e non consente lo sviluppo di alberi. L’impianto di arbusti è quindi solo ai margini e sui bordi per fornire nascondiglio agli animali in transito. Nel caso, invece, di sottopassi per favorire il passaggio della fauna è possibile collocare ai lati della pista due fasce di terreno, mantenute in terra e dotate di una fila di sassi continua (in alternativa i sassi possono essere interrati in una trincea profonda circa 1 metro, colmata fino a piano campagna). 5 . Campi d i app l i caz ione
E’ auspicabile la realizzazione di ecodotti in corrispondenza della Fondovalle Isclero che, a tratti, sovrappone il suo tracciato al corso del fiume stesso. Per la corretta individuazione tecnica dei tratti stradali su cui intervenire è necessario: ‐ non interferire con gli habitat più sensibili (es. margini di transizione tra due ambienti ad ecologia diversa); ‐ valutare il grado di permeabilità ecologica; ‐ individuare i punti di intervento in corrispondenza dei flussi biotici più importanti; ‐ definire i tratti stradali più critici e progettare interventi finalizzati alla tutela e al rafforzamento della rete ecologica.
6 . Pr inc ipa l i r i f e r iment i normat i v i
- Decreto 1 aprile 2004 Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio. – “Linee guida
per l'utilizzo dei sistemi innovativi nelle valutazioni di impatto ambientale”, - D.Lgs. 152/99 ‐ "Norme in materia ambientale", - D.Lgs. 152/06 – “Testo Unico Ambientale”.
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8 . Font i e r i fe r iment i
Siti internet: http://www.regione.piemonte.it/agri/osserv_faun/convegno3_4_05/dwd/semplificate/rivella_vietti.pdf www.comune.pero.mi.it www.arpa.piemonte.it
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1. obiettivi
APPROCCIARE AL PROBLEMA DELL’INQUINAMENTO ED ALLE SUE POSSIBILI SOLUZIONI IN MODO DIVERSO DA QUELLO CHE HA
CARATTERIZZATO LA CULTURA TECNICA DEL SETTORE DELLA GESTIONE E DEPURAZIONE DELLE ACQUE NEGLI ULTIMI 30 ANNI.
2. descrizione dell’intervento
La fitodepurazione è un trattamento secondario delle acque reflue, quindi un trattamento di depurazione, costituito da bacini riempiti di ghiaie e da piante tipiche delle zone umide, opportunamente impermeabilizzati. Le piante svolgono un ruolo importante trasferendo ossigeno dalle parti aeree a quelle sommerse: la penetrazione delle radici all’interno del substrato permette la creazione di microhabitat aerobici in ambiente anaerobico, che favoriscono lo sviluppo di una ricca e varia flora batterica, che esplica la vera azione degradativa.
E’ una tecnologia economica perché attraverso una buona progettazione si può sfruttare la forza di gravità per il convogliamento dei reflui ai bacini, in questo modo la richiesta energetica è azzerata, inoltre i costi di manutenzione sono ridotti al falcio delle piante in primavera, se necessario, e a semplici controlli di verifica ai pozzetti per evitare intasamenti o di analisi delle acque. Per questi motivi è considerato un trattamento appropriato.
TRATTAMENTO APPROPRIATO Termine introdotto dalla Comunità Europea con la direttiva 91/271/CE, tradotta nel nostro ordinamento attraverso il D.Lvo n°152/99, dove nell'allegato 5 al paragrafo titolato "Indicazioni generali si che i trattamenti appropriati di cui all’articolo 31, comma 2 devono essere individuati con l’obiettivo di: a) rendere semplice la manutenzione e la gestione; b) essere in grado di sopportare adeguatamente forti variazioni orarie del carico idraulico e organico; c) minimizzare i costi gestionali. Questa tipologia di trattamento può equivalere ad un trattamento primario o
ad un trattamento secondario a seconda della soluzione tecnica adottata e dei risultati depurativi raggiunti. Per tutti gli agglomerati con popolazione equivalente compresa tra 50 e 2000 a.e, si ritiene auspicabile il ricorso a tecnologie di depurazione naturale quali il lagunaggio o la fitodepurazione, o tecnologie come i filtri percolatori o impianti ad ossidazione totale. (Ormai esteso agli agglomerati con popolazione <50 a.e.).
3. impianti centralizzati e decentralizzati Non ci sono motivi per preferire “pregiudizialmente” una soluzione rispetto ad un’altra, in quanto la scelta dipende da fattori oggettivi. Il primo problema da porsi non riguarda la tecnologia del singolo impianto, ma l’architettura generale dei vari impianti che, a scala di bacino, consenta di raggiungere l’obiettivo di qualità nel corpo idrico recettore. Per fare ciò è necessario rispettare tre condizioni: • minimizzare la circolazione “artificiale” dell’acqua, restituendo l’acqua più vicino possibile al punto di prelievo; • garantire una buona efficacia depurativa (possibilmente contenendo i costi); • permettere il riuso e la corretta reimmissione nei cicli biogeochimici naturali di acqua e nutrienti.
SCHEDA INTERVENTO
MT_06 FITODEPURAZIONE
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Il rispetto della seconda e della terza condizione (garantire una buona efficacia depurativa, favorire il riuso di acqua e nutrienti) dipende da tanti fattori, ma è a questo livello che la scelta della tecnologia depurativa (depurazione convenzionale o naturale o una integrazione delle due tecnologie) assume grande importanza. Ad esempio, di fronte alla necessità di depurare gli scarichi di una città “compatta” di 100.000 abitanti, sarà molto difficile (anche se teoricamente possibile) disporre delle aree per realizzare un sistema di fitodepurazione. Se il problema, invece, è quello di trattare i liquami di centri abitati di piccole dimensioni (in particolare, alcune aree collinari o montane, o un’area urbana diffusa), allora è quasi sempre vantaggioso (sia in termini economici che ambientali) ricorrere alle tecnologie naturali. L’individuazione del sistema di depurazione più appropriato dipende da tanti fattori, che devono essere considerati con attenzione prima di effettuare una scelta. Gli aspetti fondamentali di cui si deve tenere conto: • portata e tipologia dello scarico, • obiettivo depurativo (in base ai criteri ed al nuovo approccio normativo, di cui s’è detto nei precedenti paragrafi), • localizzazione e caratteristiche morfologiche‐ambientali dei siti, • superfici disponibili, • costi di gestione degli impianti e semplicità costruttiva. sistemi di fitodepurazione Fitodepurazione (zone umide artificiali): si identifica con il termine fitodepurazione un trattamento naturale, le cui componenti sono costituite da suolo, batteri e piante, della famiglia delle macrofite. I sistemi di fitodepurazione, sperimentati e lungamente studiati a livello internazionale, sono classificati in base al tipo di macrofite utilizzate (galleggianti, radicate sommerse, radicate emergenti) ed alle caratteristiche del cammino idraulico delle acque reflue in: • FWS: i sistemi a flusso libero riproducono, quanto più fedelmente, una zona palustre naturale, dove l’acqua è a diretto contatto con l’atmosfera e generalmente poco profonda, e le essenze vegetali che vi vengono inserite appartengono ai gruppi delle elofite e delle rizofite;
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• SFS‐h o HF: i sistemi a flusso sommerso orizzontale sono vassoi riempiti con materiale inerte, dove i reflui scorrono in senso orizzontale in condizioni di saturazione continua (reattori “plug‐flow”) e le essenze utilizzate appartengono alle macrofite radicate emergenti; • SFS‐v o VF: i sistemi a flusso sommerso verticale sono vassoi riempiti con materiale inerte, dove i reflui scorrono in senso verticale in condizioni di saturazione alternata (reattori “batch”) e le essenze utilizzate appartengono alle macrofite radicate emergenti. È necessario precisare che tecniche quali l’infiltrazione, la subirrigazione e la percolazione, ampiamente applicate, negli ultimi 50 anni, come trattamento di acque reflue provenienti soprattutto da piccole utenze, sono spesso da considerasi inadeguate. Tali tecniche, in realtà, permettono di smaltire un refluo nel terreno e non di trattarlo, con il conseguente rischio di contaminazione delle acque sotterranee; infatti, la loro ammissibilità ed adeguatezza dovrebbe essere verificata in base: alla conoscenza della vulnerabilità delle falde acquifere sottostanti al punto di scarico, alla morfologia dell’area ed alle caratteristiche geotecniche del suolo. sistemi a flusso sommerso Attualmente, in Europa, sono operativi alcune decine di migliaia di impianti di fitodepurazione, di cui una maggior parte è localizzata in Germania, dove si è scelto, già da molti anni, di utilizzare a scala nazionale le due tecniche a flusso sommerso (HF e VF) per il trattamento delle piccole medie utenze. Tra gli impianti europei, i più diffusi (più del 75%) sono proprio i sistemi HF e VF, utilizzati prevalentemente per il trattamento secondario di acque reflue domestiche e civili (Vymazal ed altri, 1998). Tali sistemi si sono, infatti, dimostrati come i più appropriati, nel contesto europeo, tra le varie tecniche di depurazione naturale, sia per il miglior rapporto tra superficie necessarie ed efficacia di trattamento, sia per il loro inserimento in aree urbane o periurbane o comunque molto a ridosso di insediamenti abitativi. Per il trattamento terziario (o post‐trattamento) di depuratori esistenti si annoverano, invece, numerose esperienze con sistemi a flusso superficiale FWS, che si configurano spesso come la migliore alternativa, quando si ha a che fare con ingenti quantità di acque da trattare con ridotto grado di inquinamento.
HF I sistemi a flusso sommerso orizzontale HF sono costituiti da vasche opportunamente impermeabilizzate, che vengono riempite di materiale inerte con granulometria prescelta (es. ghiaie), in cui si fanno sviluppare le radici delle macrofite emergenti (comunemente utilizzata la Phragmites australis). Il flusso di acqua è mantenuto costantemente al di sotto della superficie da uno speciale dispositivo, venendo così a creare un ambiente prevalentemente anossico, ricco tuttavia di micrositi aerobici sulle radici delle piante. E’ proprio questa varietà delle condizioni redox del sistema a renderlo estremamente elastico, versatile ed efficiente a fronte di diverse tipologie di reflui da trattare e di variazioni del contenuto inquinante.
Rappresentazione schematica di un sistema a flusso sommerso orizzontale
Durante il passaggio dei reflui, attraverso il materiale di riempimento e la rizosfera delle macrofite (che costituiscono un sistema a biomassa adesa), la materia organica viene decomposta dall’azione microbica
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e l’azoto viene denitrificato, ciò accade se siamo in presenza di sufficiente contenuto organico: il fosforo ed i metalli pesanti vengono fissati per adsorbimento sul materiale di riempimento. I contributi della vegetazione al processo depurativo possono essere ricondotti sia allo sviluppo di una efficiente popolazione microbica aerobica nella rizosfera sia all’azione di pompaggio di ossigeno atmosferico dalla parte emersa all’apparato radicale e quindi alla porzione di suolo circostante, con conseguente migliore ossidazione del refluo e creazione di una alternanza di zone aerobiche, anossiche ed anaerobiche, con conseguente sviluppo di diverse famiglie di microrganismi specializzati e scomparsa pressoché totale dei patogeni, particolarmente sensibili ai rapidi cambiamenti nel tenore di ossigeno disciolto. I sistemi a flusso sommerso orizzontale assicurano una maggiore protezione termica dei liquami nella stagione invernale, specie nel caso che si possano prevedere frequenti periodi di copertura nevosa.
Qualità degli effluenti dopo il trattamento secondario con sistemi HF (medie su 260 impianti europei)
VF La configurazione di questi sistemi è del tutto simile a quelli appena descritti. La differenza consiste nel fatto che il refluo da trattare scorre verticalmente nel medium di riempimento (percolazione) e viene immesso nelle vasche con carico alternato discontinuo, mentre nei sistemi HF si ha un flusso a pistone, con alimentazione continua (approssimabile a un reattore “plug‐flow”). Questa metodologia con flusso intermittente (reattori “batch”) viene spesso configurata su più vasche in parallelo, che funzionano a flusso alternato, in modo da poter regolare i tempi di riossigenazione del letto variando frequenza e quantità del carico idraulico in ingresso, mediante l’adozione di pompe o di dispositivi a sifone autoadescante, opportunamente dimensionati. Le essenze impiegate sono le stesse dei sistemi a flusso orizzontale (macrofite radicate emergenti). Il medium di riempimento si differenzia, invece, dai sistemi a flusso orizzontale in quanto si devono utilizzare granulometrie più fini, che permettono una lenta percolazione delle acque e quindi una distribuzione quanto più omogeneamente possibile su tutta la superficie del letto. Le sabbie grossolane hanno una adeguata conducibilità idraulica per una lenta filtrazione verticale e offrono, inoltre, un più vantaggioso rapporto tra volume occupato e superficie totale disponibile per la biomassa adesa in confronto ai sistemi HF.
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Questi sistemi, relativamente nuovi nel panorama della fitodepurazione, ma già sufficientemente validati grazie alla loro ampia diffusione nei paesi di lingua tedesca, hanno la prerogativa di consentire una notevole diffusione dell’ossigeno anche negli strati più profondi delle vasche, giacché la diffusione di questo elemento è circa 10.000 volte più veloce nell’aria che nell’acqua, e di alternare periodi di condizioni fortemente ossidanti a periodi di condizioni riducenti
Rappresentazione schematica di un sistema a flusso sommerso verticale
I tempi di ritenzione idraulici nei sistemi a flusso verticale sono abbastanza brevi: la sabbia diminuisce la velocità del flusso, ciò favorisce sia una parziale denitrificazione che l’adsorbimento del fosforo da parte della massa filtrante. I fenomeni di intasamento superficiale, dovuti al continuo apporto di solidi sospesi e di materia organica, sono auspicati per un primo periodo, in quanto favoriscono la diffusione omogenea dei reflui su tutta la superficie del letto, mentre devono essere tenuti sotto controllo nel lungo periodo onde evitare formazioni stagnanti nel sistema ed una drastica diminuzione delle capacità ossidative del sistema (e quindi, ad esempio, delle rese di nitrificazione). Le esperienze estere (De Maeseneer, 1997), su tali sistemi, mostrano comunque che non si rilevano fenomeni di intasamento quando si utilizza una alimentazione discontinua inferiore al carico idraulico massimo del sistema con frequenza costante e quando si ha un adeguato sviluppo della vegetazione (l’azione del vento provoca, infatti, sommovimenti della sabbia nella zona delle radici ed intorno al fusto, contrastando i fenomeni occlusivi).
Qualità degli effluenti dopo il trattamento secondario con sistemi VF (medie su 30 impianti europei).
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Qualità degli effluenti dopo il trattamento secondario con sistemi HF (medie su 14 impianti europei)
Campi di applicazione L’applicazione di sistemi naturali costruiti (Constructed Wetlands) per il trattamento delle acque reflue rappresenta ormai una scelta ampiamente diffusa nella maggior parte del mondo. In Italia tale tipologia impiantistica costituisce una soluzione ideale per soddisfare l’esigenza, da un lato, di garantire una maggiore copertura del servizio depurativo, dall’altro di adeguare gli impianti esistenti per il raggiungimento dei nuovi obiettivi attraverso sistemi che non comportino oneri di investimento e di gestione elevati. In questa prospettiva, i sistemi di depurazione naturale, sia per il trattamento secondario che terziario (finissaggio) dei reflui, rappresentano delle valide soluzioni impiantistiche capaci di ottime rese depurative (soprattutto per parametri quali COD, BOD5, solidi sospesi e Azoto), con impatto ambientale e consumo energetico nettamente ridotti rispetto ad altri sistemi depurativi.
Campi di applicazione dei sistemi di fitodepurazione
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I trattamenti terziari sono generalmente applicati a reflui, precedentemente depurati con impianti di tipo chimico‐fisico e/o impianti ad ossidazione (impianti a fanghi attivi, impianti a biodischi, etc.), le cui caratteristiche non soddisfano i limiti imposti dalla normativa italiana ed europea. Infatti, i loro principali obiettivi sono: • abbattimento dell’Azoto, • abbattimento di sostanze organiche che hanno tempi di biodegradabilità lenti e necessitano quindi di tempi di ritenzione più lunghi, • abbattimento del Fosforo, • abbattimento di metalli pesanti, • assicurare un’azione di tampone a eventuali malfunzionamenti degli impianti tecnologici, • affinare la qualità microbiologica e chimica dei reflui. Schemi di impianto La scelta dello schema di impianto adeguato rappresenta uno dei passi essenziali nell’iter progettuale. Generalmente, la linea acque è molto simile ai comuni impianti di depurazione biologici: si prevede uno stadio di trattamento preliminare (solo nel caso di un’utenza medio‐grande) per l’eliminazione dei solidi grossolani, seguito da una sedimentazione primaria, mentre il sistema di fitodepurazione costituisce lo stadio di trattamento secondario. La differenza fondamentale sta nella linea fanghi: in un impianto biologico tradizionale i fanghi prodotti dal sistema di trattamento secondario vengono in parte ricircolati ed in parte ulteriormente trattati all’interno dell’impianto o conferiti ad un impianto di trattamento più grande, mentre negli impianti di fitodepurazione non si ha alcuna produzione di fanghi a carico dello stadio secondario. Gli unici fanghi prodotti sono quelli derivanti dallo stadio di sedimentazione primaria, che in genere vengono periodicamente rimossi ed adeguatamente smaltiti (ciò potrebbe avvenire anche mediante un trattamento in loco con sistemi di fitodepurazione per la disidratazione dei fanghi).
Schema generale di un impianto di fitodepurazione
La complessità dei sistemi di pretrattamento dipende essenzialmente dalla natura del refluo che si deve trattare ed ha la funzione di eliminare le parti grossolane, che potrebbero causare indesiderati fenomeni di intasamento. Lo stadio successivo di sedimentazione primaria ha, invece, la funzione di rimuovere buona parte dei solidi sedimentabili e può essere costituito da una vasca Imhoff, da una vasca tricamerale o da una classica vasca di sedimentazione. Il trattamento secondario di fitodepurazione può essere, invece, costituito da una o più vasche di uguale o diversa tipologia (in quest’ultimo caso si parla di sistemi di fitodepurazione “ibridi” o multistadio), disposte in serie e/o in parallelo: la configurazione impiantistica dipende da numerosi fattori quali obiettivi depurativi, morfologia dell’area di intervento, natura del refluo, etc.
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1 . Obie t t i v i de l l ’ i n te rvento
- Rendere leggibile le trasformazioni del territorio focalizzando l’interesse sul tessuto urbano storico:
edifici, spazi scoperti e infrastrutture, conosciute e visibili, nonché su strutture e tracce scomparse nel processo di espansione.
- Promuovere la conservazione e valorizzazione del patrimonio ambientale, naturale, culturale e
paesistico al fine di rafforzare i sistemi territoriali locali. - Dotare le amministrazioni di strumenti atti a:
riconoscere le potenzialità culturali del territorio per aspirare all‘accesso e fruizione di fondi e finanziamenti; quantificare preliminarmente l’entità degli interventi utili al processo di riqualificazione del patrimonio storico e paesaggistico; programmare interventi di recupero urbano ed edilizio e definire piani di gestione e manutenzione.
- Indirizzare operativamente la valorizzazione di elementi storici in proprietà privata. 2 . Descr i z ione
Il progetto, che mira a promuove il legame identitario e culturale con il territorio, interviene sulle modalità pedonali e veicolari, e sull’accessibilità, in prossimità dei tracciati e delle emergenze storiche, ambientali e paesaggistiche con attenzione anche al superamento delle barriere architettoniche. I “sistemi” con cui e su cui si interviene sono: le attrezzature, la segnaletica, l’illuminazione, la vegetazione. Particolare cura sarà posta nell’evidenziazione del tessuto storico in relazione alle fasi di trasformazione accertate.
3 . Cara t te r i s t i che tecn i che e pres taz iona l i
SCHEDA INTERVENTO
ST_01 PERCORSI FRUITIVI E DIDATTICI
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Riconoscibilità del “percorso tematico”: i percorsi devono essere facilmente individuabili e riconoscibili. La riconoscibilità si realizza attraverso l’omogeneità dei materiali e delle soluzioni utilizzate, che devono osservare i criteri di compatibilità con il contesto, con le funzioni e con il pregio delle aree attraversate. Continuità: particolare importanza è data all’’interazione visiva tra elementi fisici, anche attraverso l’eliminazione di sovrastrutture che interrompano la percezione ottica del percorso. La ricerca della continuità assume notevole importanza nel caso di siti archeologici poiché consente di riconnettere antichi luoghi con antichi tracciati. Accessibilità: affinché si possa effettivamente fruire di questi luoghi tematici, sarà necessario intervenire sul sistema dei percorsi veicolari. La tipologia dell’intervento sarà determinata, volta per volta, in funzione degli ambienti in cui verrà realizzata. La diversificazione dei percorsi gioca un ruolo determinante, contribuendo ad impedire che i diversi flussi veicolari si intralcino. Altro strumento utile allo scopo sono le pedonalizzazioni selettive e gli interventi di traffic calming. Occorrerà inoltre favorire la mobilità ciclistica. 4 . Mater ia l i e tecno log ie
Percorsi: - diversificati per tipologia (urbana, in aree a parco, in aree agricole) da varietà di materiali; - caratterizzati da alberature, che oltre a “qualificare” i percorsi li rendono più confortevoli,
soprattutto nei mesi estivi. Illuminazione:
- differenziata a seconda del contesto (percorso illuminato, input scenografici); - disposta a terra o a parete delle cortine edilizie nel rispetto della proprietà privata; - a luce radente, con caratteristiche illuminotecniche e tipologia di installazione a basso impatto
percettivo. Vegetazione:
- differenziata a seconda del contesto (urbano, in aree a parco, in aree agricole); - quinta vegetale, atta al mascheramento degli episodi urbanistico‐edilizi meno pregiati.
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Supporti informativi:
- cartellonistica direzionale; - pannelli informativi; - cartelli tematici.
Capisaldi viari
- in pietra; - costituiti da piantumazioni di specifiche essenze locali.
5 . Campi d i app l i caz ione
- Viabilità nei centri storici, - Sentieristica in aree parco e agricole, - Aree di pertinenza e contigue ad edifici monumentali ed emergenze storico‐architettoniche,
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- Tracciati storici visibili e scomparsi (centuriazioni, strade rurali, corpi d’acqua tombati, ecc.), - Strade intercomunali che definiscono elemento fisico e storico di continuità, - Piazze, ville comunali, giardini pubblici.
6 . Pr inc ipa l i r i f e r iment i normat i v i
Ambito amministrativo procedurale:
- D.L. 22 gennaio 2004, n. 42 Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137 e s.m.i.;
- D.lgs. 163/2006 e s.m.i. ‐ Codice dei contratti pubblici ‐ Regolamento di attuazione del Codice dei contratti pubblici (parti in vigore);
- D.L. n. 30 del 22.1.2004 ‐ Disciplina degli appalti pubblici di lavori concernenti i beni culturali; - D.P.R. 380/2001 e s.m.i. Testo unico per l’edilizia.
Ambito applicativo
- Circolari del MiBAC n. 42 del 5.4.2002 e n. 20 del 16.2.2004; - Direttiva 30 ottobre 2008. Interventi in materia di tutela e valorizzazione dell’architettura rurale
ai sensi della legge 24 dicembre 2005 e art. 5, comma 1, della legge 24 dicembre 2003, n. 378; - Convenzione europea del paesaggio Firenze 20 ottobre 2000; - Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale.
7 . Font i e r i fe r iment i
- Progetto ANAS Valbembro: sistemazioni stradali in contesti urbani e extraurbani;
- Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale ‐
Commissione per l’analisi delle problematiche relative alla disabilità nello specifico settore dei beni e delle attività culturali con decreto Mibac del 28.03.2008;
- www.roero‐illuminazione.it ‐ Luce e tecnologia nella dimora storica di Villa San Carlo Borromeo; - http://www.photoguide.cz/segnale‐stradale‐michelin ‐ Segnali stradali Michelin; - http://www.danpiz.net/napoli/parchi/Parchi.htm ‐ Parchi e ville di Napoli;
- http://www.superabile.it/web/i ‐ Designability Mostra del design accessibile;
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1 . Obie t t i v i de l l ’ i n te rvento
Riqualificazione e ri‐funzionalizzazione degli edifici storici e rurali e degli spazi pubblici. L’intervento sul patrimonio edilizio mira a realizzare obiettivi strategici favorendo l’insediamento di funzioni ed attività compatibili, in grado di generare impulso positivo ai fini della conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e paesistico, rafforzando i sistemi territoriali locali. Finalità generale è anche l’integrazione degli spazi aperti e verdi con i tessuti urbanizzati, onde ricercare ogni potenziale corridoio per lasciar penetrare anche nei tessuti urbani, i benefici effetti della vegetazione.
2 . Descr i z ione
I centri storici sono considerati risorsa primaria ai fini dell’identità culturale e della qualità del quadro di vita attuale e futuro della popolazione. Sono considerati insediamenti ancora vivi e comunque da mantenere vitali, pertanto sono soggetti a trasformazioni d’uso specialmente se atti a preservare la loro tradizionale centralità. Le nuove funzioni devono necessariamente adattarsi alle condizioni tipo‐morfologiche senza alterarne la natura strutturale. In particolare si riconosce oggi ai centri storici la vocazione di assolvere funzioni di supporto e servizio alla fruizione del sistema dei beni ambientali, naturalistici e paesaggistici. 3 . Cara t te r i s t i che tecn i che e pres taz iona l i
Come conferma la letteratura e la normativa di settore, per edifici e giardini storici si prevede:
la salvaguardia e il recupero dell’articolazione e della morfologia originaria: parti edificate, gli spazi a giardino, le aree di pertinenza;
il ripristino del rapporto con il contesto attraverso idonei interventi sugli elementi vegetazionali;
la corretta applicazione delle regole che, a seconda dei casi, concernono la conservazione, il restauro, il consolidamento, il recupero, la rifunzionalizzazione, la manutenzione straordinaria, ecc.;
l'impiego di materiali riferibili o integrabili alla tradizione locale.
SCHEDA INTERVENTO
ST_02 ACCESSIBILITA’ E FRUIBILITA’ CONTESTI ED EDIFICI STORICI
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La riqualificazione degli spazi pubblici scoperti (strade e piazze) attraverso interventi di arredo urbano prevedendo l'ampliamento dei marciapiedi, la piantumazione di essenze arboree, idonei elementi di arredo; La fruizione degli edifici e degli spazi pubblici è subordinata all’accessibilità dei luoghi, pertanto sarà necessario intervenire sul sistema dei percorsi veicolari. La tipologia dell’intervento sarà determinata, volta per volta, in funzione delle diverse condizioni e problematiche in cui verrà realizzata. Strumenti utili allo scopo sono le pedonalizzazioni selettive e gli interventi di traffic‐ calming. 4 . Mater ia l i e tecno log ie
Spazi urbani:
- diversificati per tipologia da varietà di colore e/o materiale; - caratterizzati da alberature, che oltre a “qualificare” i percorsi li rendono più confortevoli,
soprattutto nei mesi estivi; - pulizia visiva delle cortine storiche.
Illuminazione:
- differenziata a seconda del contesto (percorso illuminato, input scenografici); - disposta a terra o a parete delle cortine edilizie nel rispetto della proprietà privata; - a luce radente, con caratteristiche illuminotecniche e tipologia di installazione a basso impatto
percettivo.
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Recinzioni: - trasparenti; - elementi vegetali: siepi, aiuole ed alberature.
Vegetazione:
- differenziata a seconda del contesto; - quinta vegetale, atta al mascheramento degli episodi urbanistico‐edilizi meno pregiati; - piantumazione di essenze dalla presenza documentata.
5 . Campi d i app l i caz ione
- edifici monumentali ed emergenze storico‐architettoniche; - strade, piazze, ville comunali, giardini pubblici.
6 . Pr inc ipa l i r i f e r iment i normat i v i
Ambito amministrativo procedurale:
- D.L. 22 gennaio 2004, n. 42 Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137 e s.m.i.;
- Dlgs 163/2006 e s.m.i. ‐ Codice dei contratti pubblici ‐ Regolamento di attuazione del Codice dei contratti pubblici (parti in vigore);
- D.L. n. 30 del 22.1.2004 ‐ Disciplina degli appalti pubblici di lavori concernenti i beni culturali;
- D.P.R. 380/2001 e s.m.i. Testo unico per l’edilizia.
Ambito applicativo
- Circolari del MiBAC n. 42 del 5.4.2002 e n. 20 del 16.2.2004;
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- Direttiva 30 ottobre 2008. Interventi in materia di tutela e valorizzazione dell’architettura rurale ai sensi della legge 24 dicembre 2005 e art. 5, comma 1, della legge 24 dicembre 2003, n. 378;
- Convenzione europea del paesaggio Firenze 20 ottobre 2000;
- Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale.
7 . Font i e r i fe r iment i
Recupero del centro storico di Acerenza (PT) ‐ http://blog.acerenza.info
Parchi e ville di Napoli: il Virgiliano ‐ http://www.danpiz.net/napoli/parchi/Parchi.htm
Via Appia ‐ Foto ‐ Sito della Provincia di Roma
Villa comunale di Lecce ‐ Foto ‐ http://www.misura5‐1.it/prgVillaComunale.aspx
Chiesa di Melpignano, Grecia Salentina ‐ www.cicloamici.it/grecia_salentina.htm
Dimora storica di Villa San Carlo Borromeo ‐ http://www.magazine.voiaganto.it
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1 . Obie t t i v i de l l ’ i n te rvento
- Promuovere la conservazione e la valorizzazione del patrimonio ambientale, naturale, culturale e
paesistico al fine di rafforzare i sistemi territoriali locali. Questo rientra nell’ambito di un obiettivo generale di integrazione degli spazi aperti e verdi con i tessuti urbanizzati, onde ricercare ogni potenziale corridoio per lasciar penetrare anche nei tessuti urbani densi, i benefici effetti della vegetazione.
- Indirizzare operativamente la valorizzazione di elementi storici in proprietà privata con eventuali
possibilità di connessione con spazi pubblici. 2 . Descr i z ione
Il progetto, che mira a promuovere il legame identitario e culturale con il territorio, interviene sulle modalità pedonali e veicolari e sull’accessibilità, in prossimità dei tracciati e delle emergenze storiche; con attenzione anche al superamento delle barriere architettoniche. Il “sistema” attraverso cui si interviene è il verde urbano, uno degli
strumenti privilegiati per riordinare moltissime delle funzioni degli spazi pubblici. 3 . Cara t te r i s t i che tecn i che e pres taz iona l i
Accessibilità: affinché si possa effettivamente fruire degli spazi pubblici sarà necessario intervenire sul sistema dei percorsi veicolari. La tipologia dell’intervento sarà determinata, volta per volta, in funzione degli ambienti in cui verrà realizzata. La diversificazione dei percorsi gioca un ruolo determinante, contribuendo ad impedire che i diversi flussi veicolari si intralcino. Altro strumento utile allo scopo sono le pedonalizzazioni selettive e gli interventi di traffic calming. Particolare attenzione sarà posta al superamento delle barriere architettoniche. Continuità tra spazi:
- pubblici e privati: ovviamente si tratta di una continuità prevalentemente percettiva tra gli elementi. La ricerca della continuità spaziale deve fare necessariamente leva sulla promozione di interventi che mirano alla riqualificazione di cortine edificate. Un ruolo determinante giocano le recinzioni degli edifici privati, che dovrebbero permettere la percezione delle corti e dei giardini interni. - pubblici: la connessione tra spazi pubblici è ricercabile attraverso interventi di arredo urbano e ridisegno degli spazi scoperti. Anche in questo caso gioca un ruolo determinante l’interazione visiva tra elementi fisici, che va ricercata anche attraverso l’eliminazione di sovrastrutture che
SCHEDA INTERVENTO
ST_03 RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE DEI CONTESTI STORICO-INSEDIATIVI
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interrompono la percezione del percorso. Risulta inoltre indispensabile il recupero spaziale dei sagrati delle chiese e degli slarghi in chiave pedonale.
Riconoscibilità : si realizza attraverso l’omogeneità dei materiali e delle soluzioni utilizzate, che devono osservare i criteri di compatibilità con il contesto, con le funzioni e con il pregio delle aree attraversate. 4 . Mater ia l i e tecno log ie
Percorsi: - diversificati per tipologia da varietà di colore e/o materiale; - caratterizzati da alberature, che oltre a “qualificare” i percorsi li rendono più confortevoli,
soprattutto nei mesi estivi.
Illuminazione:
- differenziata a seconda del contesto (percorso illuminato, input scenografici); - disposta a terra o a parete delle cortine edilizie nel rispetto della proprietà privata; - a luce radente, con caratteristiche illuminotecniche e tipologia di installazione a basso impatto
percettivo. Recinzioni:
- trasparenti; - elementi vegetali: siepi, aiuole ed alberature.
Vegetazione:
- differenziata a seconda del contesto; - quinta vegetale, atta al mascheramento degli episodi urbanistico‐edilizi meno pregiati; - piantumazione di essenze dalla presenza documentata.
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5 . Campi d i app l i caz ione
- Viabilità nei centri storici, - Aree di pertinenza e contigui ad edifici monumentali ed emergenze storico‐architettoniche, - Tracciati storici visibili e scomparsi (centuriazioni, strade rurali, corpi d’acqua tombati, ecc.), - Strade intercomunali che definiscono elemento fisico e storico di continuità, - Piazze, ville comunali, giardini pubblici.
6 . Pr inc ipa l i r i f e r iment i normat i v i
Ambito amministrativo procedurale:
- D.L. 22 gennaio 2004, n. 42 Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137 e s.m.i.;
- D.lgs. 163/2006 e s.m.i. ‐ Codice dei contratti pubblici ‐ Regolamento di attuazione del Codice dei contratti pubblici (parti in vigore);
- D.L. n. 30 del 22.1.2004 ‐ Disciplina degli appalti pubblici di lavori concernenti i beni culturali; - D.P.R. 380/2001 e s.m.i., Testo unico per l’edilizia.
Ambito applicativo: - Circolari del MiBAC n. 42 del 5.4.2002 e n. 20 del 16.2.2004; - Direttiva 30 ottobre 2008. Interventi in materia di tutela e valorizzazione dell’architettura rurale
ai sensi della legge 24 dicembre 2005 e art. 5, comma 1, della legge 24 dicembre 2003, n. 378; - Convenzione europea del paesaggio Firenze 20 ottobre 2000; - Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale.
7 . Font i e r i fe r iment i
- Sito della Provincia di Roma ‐ via Appia – Foto;
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- Siti internet: - http://blog.acerenza.info ‐ Recupero del centro storico di Acerenza ( PT); - http://www.danpiz.net/napoli/parchi/Parchi.htm ‐ Parchi e ville di Napoli: il Virgiliano; - http://www.misura5‐1.it/prgVillaComunale.aspx ‐ Villa comunale di Lecce; - www.cicloamici.it/grecia_salentina.htm ‐ Chiesa di Melpignano, Grecia Salentina;
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Bosco urbano
Parco Urbano
Verde di quartiere
Arredo Verde
1 . Obie t t i v i de l l ’ i n te rvento
L’uso della vegetazione è finalizzato a:
- Riammagliare le discontinuità spaziali del tessuto urbano; - Migliorare la qualità ambientale; - Ristabilire il contatto tra la natura e le persone.
2 . Descr i z ione
La realizzazione di ampie superfici in ambito urbano di fasce di vegetazione con alberi ad alto fusto ad elevata densità di impianto consente la formazione di luoghi meta‐naturali all'interno del tessuto urbano. A differenza dei parchi urbani o del verde di quartiere, qui non vi sono attrezzature e, anche la manutenzione e la cura sono ridotte all'essenziale.
3 . Cara t te r i s t i che tecn i che e pres taz iona l i
La fascia di vegetazione è l’infrastruttura verde dominante in questo tipo di intervento, da essa si sviluppano e si innestano le altre tipologie di verde seguendo un gradiente di naturalità
Grado di naturalità La forestazione urbana è anch’essa una infrastruttura Verde, altamente flessibile e modellabile che si presta a molteplici soluzioni nel contesto urbano a seconda degli obiettivi proposti. Miglioramento della qualità del paesaggio urbano: Aumento della biodiversità; Riduzione dell'inquinamento acustico;
SCHEDA INTERVENTO
AM_01 FASCE BOSCATE
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Specie Nome comune Famiglia QuantitàQuercus ilex Leccio Fagacee 40Quercus pubescens Roverella Fagacee 15Fraxinus ornus Orniello Oleacee 30Fraxinus angustifolia Frassino ossifilo Oleacee 38Pyrus piraster Perastro Rosacee 35Prunus amygdalus Mandorlo Rosacee 35Celtis australis Bagolaro Ulmacee 30Ulmus minor Olmo Ulmacee 35Populus alba Pioppo bianco Salicacee 23Salix caprea Salicone Salicacee 15Ostrya carpinifolia Carpinella Betulacee 34Acer campestre Acero Aceracee 35Cercis siliquatrum Albero di Giuda Leguminose 35
Piante di 1° Grandezza (Altezza >20 m) Piante di 2° Grandezza (Altezza 10-20 m) Piante di 3° Grandezza (Altezza <10 m)
Specie Nome comune Famiglia QuantitàPrunus spinosa Prugnolo Rosaceae 100Prunus cerasifera Mirabolano Rosaceae 100Crateugus monogyna Biancospino Rosaceae 20Rosa canina Rosa selvatica Rosaceae 70Spartium junceum Ginestra Leguminosae 100Coronilla emerus Emero Leguminosae 100Cotinus coggygria Scotano Anacardiaceae 100Pistacia lentiscus Lentisco Anacardiaceae 100Cornus sanguinea Sanguinella Cornaceae 100Viburnum tinus Lentaggine Caprifoliaceae 100Myrthus communis Mirto Mirtacee 100Eleagnus angustifolia Eleagno Eleagnaceae 10
Intercettazione delle polveri sottili e gli altri agenti inquinanti; Modifiche microclima (raffrescamento); Compensazione emissioni di anidride carbonica. 4 . Mater ia l i e tecno log ie
Criteri di composizione arborea:
La disposizione degli alberi che compongono la fascia boscata prevede una disposizione 'a tetto' con un spina centrale occupata da alberi di 1° grandezza principalmente dei sempreverdi (Quercus ilex) per esercitare una costante azione di mitigazione visiva e di filtro di polluenti e rumore anche durante il periodo invernale. Ai lati dell' asse, alberi di 2° e 3° grandezza con caratteristiche estetiche più spiccate (fioriture primaverili). Una variazione del piano verticale nella struttura della fascia influisce positivamente sulla diversificazione di nicchie ecologiche per la fauna (entomofauna e avifauna). L’intervento prevede l’impiego esclusivo di piante autoctone mediterranee ed il rapporto quantitativo tra le diverse specie è stato stabilito tenendo conto della regola del 30‐20‐10 (<30% di piante della stessa Famiglia, <20% di piante dello stesso Genere, <10% di piante della stessa specie – Santamour ,1990) per realizzare un bosco urbano con un’equilibrata varietà vegetale. Per le aree classificate come verde stradale valgono gli stessi criteri con la differenza che le specie impiegate hanno un habitus arbustivo.
Asse centrale
Elementi laterali
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5 . Campi d i app l i caz ione
Fascia di vegetazione: Andranno collocate ai Margini delle reti infrastrutturali di collegamento (Autostrade, Strade Provinciali, Ferrovie, aree incolte tra le rampe degli svincoli stradali) al fine di introdurre un elemento di identificazione territoriale, di mitigare l’impatto del traffico veicolare. Barriere verdi: Inserite nelle aree produttive mitigheranno l’impatto visivo delle strutture industriali e fungeranno da filtro rispetto agli inquinanti ed ai rumori.
6 . Pr inc ipa l i r i f e r iment i normat i v i
*“Le soluzioni proposte sono misure frutto dei principi e degli obiettivi sulla sostenibilità e la salvaguardia dell' ambiente espressi da importanti trattati internazionali quali la Convenzione Europea del Paesaggio, La Carta di Aalborg, Agenda 21, Il protocollo di Kyoto)". 7 . Font i e r i fe r iment i
Siti internet:
- www.isaitalia.org ‐ Società Italiana di Arboricoltura - www.cfu.sperimentilab.com ‐ Centro Forestazione Urbana - http://www.parchiperkyoto.it/ - http://www.azzeroco2.it/
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1 . Obie t t i v i de l l ’ i n te rvento
- Razionalizzare ed organizzare l’attività di coltivazione di orti in ambiti periurbani per autoconsumo; - Estendere l'accesso di questa pratica ad un numero maggiore di categorie sociali; - Rafforzare la funzione di volano culturale e di riferimento identitario alla storia agricola del territorio. 2 . Descr i z ione
Studi hanno mostrato quanto sia forte la coltivazione di frutta e verdura per l'autoconsumo da parte dei cittadini nonostante sia condotta su superfici ridotte e talvolta in ambienti poco consoni. L'orto ha quindi un valore sociale e culturale, in particolare per i più anziani, che possono cosi sopperire all'alienazione dell'inattività lavorativa e rinnovare quella memoria di sapori e profumi di una agricoltura tradizionale, ormai scomparsa, di cui essi rimangono i custodi. La coltivazione della terra ha perso il suo significato ancestrale di fatica e sacrificio e si è trasformato in una ricerca di benessere psico‐fisico e di riavvicinamento alla natura, di cui le amministrazioni devono necessariamente tenerne conto. 3 . Cara t te r i s t i che tecn i che e pres taz iona l i
Conservazione dell’agroecosistema residuo: è opportuno scegliere un frazionamento irregolare per mantenere la configurazione dell’agromosaico attuale conservando l’impostazione paesaggistica. Dimensionamento: le aree per la coltivazione degli orti periurbani, vengono ipotizzate pari alla superficie di un ettaro, il quale sarà suddiviso in lotti di dimensioni variabili (50‐400 mq) che andranno a costituire i singoli orti.
SCHEDA INTERVENTO
AM_02 ORTI PERIURBANI
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Perimetrazione del Polo di Orti periurbani: utilizzando fasce boscate che favoriscono l’isolamento delle coltivazioni rispetto agli agenti inquinanti garantendo produzioni più salubri. 4 . Mater ia l i e tecno log ie
Elementi di arredo, strutture di ricovero e servizi; Area attrezzata per il compostaggio; Materiale vegetale: da scegliersi e procurarsi dai conduttori degli orti, supporto dell’Orto Storico per le antiche varietà. 5 . Campi d i app l i caz ione
Le aree più idonee in cui collocare gli orti saranno individuate in base alla loro attuale diffusione ed alla presenza di un’agricoltura tradizionale residua. 6 . Pr inc ipa l i r i f e r iment i normat i v i
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*“Le soluzioni proposte sono misure frutto dei principi e degli obiettivi sulla sostenibilità e la salvaguardia dell'ambiente espressi da importanti trattati internazionali quali la Convenzione Europea del Paesaggio, La Carta di Aalborg, Agenda 21, Il protocollo di Kyoto)". 7 . Font i
Siti internet:
- www.parconord.milano.it/ ‐ 32k ‐ Parco nord di Milano
- http://www.provincia.mi.it/parcosud/index.jsp ‐ Parco Agricolo Sud, Milano
- http://www.effettoterra.org – Sportello di supporto ai consumi sostenibili ed eco‐compatibili
- http://www.communitygarden.org/
- http://www.lcrc.on.ca/index.html
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1 . Obie t t i v i de l l ’ i n te rvento
La scelta della tipologia della vegetazione da impiegare nelle aree a verde attrezzato e fruibile sarà determinata, volta per volta, in funzione degli interventi da realizzare. 2 . Descr i z ione
L' opportuna scelta delle specie vegetali (alberi/arbusti) è basata sulla conoscenza della qualità del suolo, del microclima, del contesto paesaggistico e della modalità di associazione delle piante in base alle loro esigenze di coltivazione (1° Criterio). Il passo successivo prevede di considerare le qualità estetico‐ornamentali nel range di piante individuate (2° Criterio). L'ultimo livello di azione nella scelta è di selezionare quelle specie vegetali che per le loro caratteristiche agroecologiche possono amplificare la percezione dell'ambito progettuale (es. specie per verde sportivo, aree giochi, piste ciclabili, etc.) (3° Criterio). E' possibile impiegare specie alloctone purché in accordo con il primo criterio descritto (grado di autctonicità). 3 . Cara t te r i s t i che tecn i che e pres taz iona l i
Adattabilità ambientale; Valore ornamentale; Percezione del luogo; Aree ricreative nei parchi urbani:
Schema progettuale: grandi aree prative aperte, con maggiore densità di vegetazione verso l'esterno (cortine verdi) e alberi in gruppi di 3/5 individui, per consentire la massima fruibilità nel gioco e nel relax ed avere a disposizione zone d'ombra naturali per il ristoro estivo. Impiegare alberi a foglia caduca per garantire una maggiore luminosità nel periodo invernale.
SCHEDA INTERVENTO
AM_03 PARCHI URBANI
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I° Criterio II° Criterio III° CriterioAlberi
X X XX X XX X XX XX XX X
ArbustiX X XX X XX X XX X X
Pyrus calleryana 'Chanticleer'Prunus 'Pissardi'Albizzia julibrissinMelia azedarchQuercus cerrisFraxinus ornus
Osmanthus fragransTeucrium fruticansPoligala myrtifoliaLantana camara
Aree gioco per parchi urbani: Schema progettuale: aree con disposizione diffusa di alberi isolati tra gli arredi ed i giochi, per creare un contesto più articolato e funzionale all'attività ludica. Impiegare alberi a foglia caduca (per la luminosità invernale) con fioriture attraenti
e fragranti stimolando la percezione dei giovani utenti.
4 . Mater ia l i e tecno log ie
Si riporta l'elenco di alcune specie arboree ed arbustive a titolo esemplificativo.
Aree gioco: ipotesi di specie utilizzabili:
Arbutus unedo Ginkgo biloba Pinus pinea Prunus 'Pissardi'Albizzia julibrissin Gleditsia triacanthos Pinus halepensis Punica granatumBrachychiton spp. Jacaranda mimosaefolia Pinus pinaster Pyrus calleryana 'Chanticleer'
Casuarina equisetifolia Kolreuteria paniculata Melia azedarch Schinus molleCatalpa bignonioides Lagerstroemia indica Morus alba Sophora japonicaCeratonia siliqua Liriodendron tulipifera Quercus suber Sorbus domesticaCercis siliquatrum Magnolia grandiflora Quercus cerris Tilia tomentosaChorisia speciosa Malus 'Profusion' Paulownia tomentosa Zelkova serrataCinnamonum camphora Cupressus sempervirens Platanus acerifolia Zizyphus jujuba
Abelia grandiflora Cytisus spp. Hebe spp. Osmanthus spp.Anisodontea capensis Echium fastuosum Hippophae rhamnoides Philadelphus virginalisAtriplex halimus Eleagnus angustifolia Lantana camara Phyllirea angustifoliaBerberis spp. Erythrina crista-galli Lavanda angustifolia Pittosporum tobiraBuddleja Escallonia macrantha Leptospermum scoparium Polygala myrtifoliaCallistemon spp. Euonymus japonicus Mahonia aquifolium Rhaphiolepis indicaCalycanthus spp. Feijoa sellowiana Metrosideros excelsus Rosmarinus officinalisCeanothus spp. Forsythia Nandina domestica Teucrium fruticansChaenomeles japonica Grevillea spp. Neriun oleander Westringia fruticosa
Alberi
Arbusti
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5 . Campi d i app l i caz ione
Parchi urbani, aree attrezzate, verde di quartiere
6 . Pr inc ipa l i r i f e r iment i normat i v i
- Parchi Urbani – L.R. 17, 2003.
*“Le soluzioni proposte sono misure frutto dei principi e degli obiettivi sulla sostenibilità e la salvaguardia dell'ambiente espressi da importanti trattati internazionali quali la Convenzione Europea del Paesaggio, La Carta di Aalborg, Agenda 21, Il protocollo di Kyoto)". 7 . Font i
Siti internet:
- http://www.comune.torino.it/verdepubblico/ - http://www.parconord.milano.it - http://www.stadtentwicklung.berlin.de ‐ Tiergartenpark, Berlino - http://www.paesaggio.net/
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1 . Obie t t i v i de l l ’ i n te rvento
Ampliamento dell’offerta di servizi per il tempo libero, attraverso la dotazione di attrezzature all’aperto per lo svago e l’esercizio fisico dei residenti. La finalità dell’intervento è quello di rendere più vivibile il territorio nel quale si abita, ma anche di migliorare la qualità della vita dei cittadini, di costruire spazi e occasioni di relazione e aggregazione che oggi spesso mancano.
2 . Descr i z ione
L’intento del progetto è di rendere l’area idonea ad un uso sociale, soffermando l’attenzione sia sul mondo dell’infanzia che su quello degli anziani, cercando, comunque, di soddisfare al contempo le necessarie ed imprescindibili richieste di fruizione a larga scala. L’intervento, pertanto, è volto a coniugare gli aspetti della sostenibilità con quelli della qualità ambientale, da un punto di vista naturale, ludico e sociale. La tipologia sarà determinata, volta per volta, in funzione degli
ambienti (urbani, pubblici, riservati e rurali) in cui verrà realizzata. E lement i che compongono l ’ a rea g ioco :
- area g ioco e re lax ; - campo d i bocce ; - parchegg i a raso ; - parchegg i de l l e b ic i ; - at t rezza ture complementar i .
3 . Cara t te r i s t i che tecn i che e pres taz iona l i
Incentivare i contatti sociali : curare ed incentivare i contatti sociali per tutte le fasce d’età, a questo scopo si dovrebbero progettare e costruire aree d’incontro con adatte infrastrutture (panchine, tettoie, sedute informali per bambini ed adolescenti, ecc.). Posizionamento e orientamento: le aree gioco dovrebbero offrire possibilità al gioco in tutte le stagioni e quindi caratterizzate da zone soleggiate, zone ombreggiate, zone protette dal vento e dalla pioggia.
SCHEDA INTERVENTO
SP_01 AREE ATTREZZATE PER IL GIOCO E LO SVAGO
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Spazi definiti: le zone gioco andranno differenziate con l’impiego di arbusti e alberi. Si dovrebbero combinare vaste aree aperte e multifunzionali con piccole aree ben definite con funzioni di sosta e di ritiro. Sicurezza: le misure di sicurezza sono da valutare insieme alle funzioni ludico‐didattiche delle aree adibite al gioco ed in funzione all’età degli utilizzatori. L’area adibita al gioco deve essere recintata nelle zone confinanti con aree pericolose (parcheggi auto, ferrovie, scarpate scoscese), vanno ricercate soluzioni progettuali che prediligano siepi fitte e staccionate. Area gioco e relax: attrezzature da gioco: Per lo sviluppo dei cinque sensi dei bambini si dovrebbero adottare oltre alle attrezzature, materiali naturali (sabbia, acqua, sassi, corteccia, legno, ghiaia, vegetazione). Le aree da gioco potrebbero assecondare l’andamento del terreno, conservando colline, avvallamenti, nicchie, ecc. in quanto offrono stimoli importanti per il movimento. Le aree gioco per i più piccoli dovrebbero essere facilmente controllabili dagli adulti. Le attrezzature da gioco dovrebbero essere raggruppate per fascia d’età, e dovrebbe essere prevista la formazione di percorsi ludici. Campo di bocce: organizzazione distributiva: il campo “svolge” il ruolo di centro di aggregazione dei frequentatori degli spazi pubblici, per questo motivo l’area circostante dovrà essere caratterizzata da strutture di intrattenimento (ad esempio panchine e tavolini per il gioco delle carte) protette dal soleggiamento da alberature.
4 . Mater ia l i e tecno log ie
Recinzioni:
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- siepi armate con l’uso di essenze arbustive compatibili con le caratteristiche agroforestali del contesto;
schermature dal soleggiamento: - filari di essenze arboree, prediligendo la conservazione di quelle esistenti e l’integrazione di
nuove essenze arboree autoctone, compatibili con le caratteristiche agroforestali del contesto; illuminazione:
- sistemi a luce radente, con caratteristiche illuminotecniche e tipologia di installazione a basso impatto percettivo;
pavimentazione area gioco: - pavimentazioni naturali come sabbia, il prato, il tappeto erboso, la corteccia, il ghiaino; - pavimentazioni sintetiche antishock;
terreno di gioco: dovrà possedere un fondo con buone capacità di drenaggio, per consentire un rapido deflusso ed assorbimento dell’ acqua piovana. 5 . Campi d i app l i caz ione
Queste attrezzature andrebbero inserite in maniera capillare sul territorio, prediligendo realtà ad alta densità abitativa. Realizzare questi servizi all’interno dei quartieri significa agevolare la frequentazione da parte di bambini ed anziani, che rappresentano i maggiori fruitori dei parchi. Dotare aree residenziali di attrezzature contribuisce a rendere vivibile il territorio nel quale si abita, migliorare la qualità della vita, costruire spazi e occasioni di relazione e ricostruirei il senso di appartenenza al territorio. 6 . Pr inc ipa l i r i f e r iment i normat i v i
- UNI EN 1176‐1 Attrezzature per aree da gioco ‐ Requisiti generali di sicurezza e metodi di prova; - UNI EN 1176‐3 Attrezzature per aree da gioco ‐ Requisiti aggiuntivi specifici di sicurezza e metodi
di prova per gli scivoli; - UNI EN 1176‐6 Attrezzature per aree da gioco ‐ Requisiti aggiuntivi specifici di sicurezza e metodi
di prova per le attrezzature oscillanti; - UNI EN 1177 Rivestimenti di superfici di aree da gioco ad assorbimento di impatto ‐ Requisiti di
sicurezza e metodi di prova. 7 . Font i e r i fe r iment i
Siti internet:
- www.sarba.it/immagini_prodotti/pdf/8.pdf ‐ Guida alla pianificazione e gestione dei parchi delle aree da gioco all’aperto;
- www.parconord.milano.it/ ‐ 32k ‐ Parco nord di Milano.
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1 . Obie t t i v i de l l ’ i n te rvento
Ampliamento dell’offerta di servizi per il tempo libero, attraverso la dotazione di attrezzature all’aperto per lo svago e l’esercizio fisico.
2 . Descr i z ione
L’intento del progetto è di rendere l’area idonea ad un uso sociale, soffermando l’attenzione sulle attività sportive all’aperto. L’intervento, pertanto, è volto a coniugare gli aspetti della sostenibilità con quelli della qualità ambientale, da un punto di vista naturale, ludico e sociale. E lement i che compongono l ’ a rea spor t i va a l l ’ aper to :
- campi da g ioco (basket , tenn i s , ca l ce t to ) ; - p i s ta d i pat t inagg io ; - p i s ta per l ’ a t l e t i ca ; - ve lodromo; - parchegg i a raso ; - parchegg i de l l e b ic i ; - at t rezza ture complementar i .
3 . Cara t te r i s t i che tecn i che e pres taz iona l i
Incentivare l’attività sportiva all’aperto: attraverso cui stimolare i contatti sociali per tutte le fasce d’età. Ogni attrezzatura installata dovrebbe avere la rispettiva area di sosta e di incontro.
SCHEDA INTERVENTO
SP_02 AREE ATTREZZATE PER LO SPORT ALL’APERTO
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Posizionamento e orientamento: le aree che compongono l’attrezzatura devono essere utilizzate in tutte le stagioni e quindi caratterizzate da zone soleggiate, zone ombreggiate, zone protette dal vento e dalla pioggia. Sicurezza: le misure di sicurezza sono da valutare insieme alle funzioni ludico‐sportive delle aree. Particolare cura è consigliata nella scelta della pavimentazione: è l’attrezzo sportivo più importante, deve prevenire gli infortuni. La scelta della pavimentazione ha ricaduta anche sugli aspetti sportivi, ecologici, igienici ed estetici. Importante per la sicurezza è anche la scelta del tipo di illuminazione artificiale, gli impianti male e irregolarmente illuminati non permettono la valutazione corretta delle distanze e delle velocità e sono pertanto più frequentemente causa di infortuni. Altro aspetto fondamentale riguarda le distanze di sicurezza intorno ai campi sportivi e ai singoli attrezzi. Le zone di sicurezza devono essere libere da oggetti mobili o fissi, quali pali dell’illuminazione, banchine, ecc. 4 . Mater ia l i e tecno log ie
Pavimenti per la pratica dello sport:
- Erba naturale, offre generalmente un’ottima protezione. Per poter utilizzare a lungo un campo con manto in erba naturale, è fondamentale che la manutenzione sia periodica.
- Erba sintetica, grazie a un intasamento di sabbia silicea e granulato di gomma, dispongono di
ottime caratteristiche ammortizzanti. - Manto sintetico, ha delle ottime caratteristiche ammortizzanti, è piano, richiede poca
manutenzione ed è duraturo. Grazie all’elasticità vengono ridotte le sollecitazioni che agiscono sull’atleta.
- Terra battuta, a seconda dell’umidità, i pavimenti in terra battuta (pavimento di sabbia, in terra
rossa, in marna) dispongono di differenti caratteristiche ammortizzanti e di buone caratteristiche antifrizione.
- Trucioli di legno, i pavimenti in trucioli di legno sono morbidi ed è perciò difficile camminarvi
sopra. Inoltre i pavimenti vecchi diventano melmosi quando piove. Pertanto vi è bisogno di un ben funzionante sistema di scarico delle acque. Tali pavimenti vengono impiegati particolarmente per le piste da corsa (pista finlandese) con fondo naturale.
- Asfalto, i pavimenti bituminosi sono duri e si prestano solo per attività sportive quali gli sport su
rotelle. Tali pavimenti sono privi di capacità ammortizzante (assorbimento della forza) e si ripercuotono pertanto negativamente sull’apparato locomotore.
Selezione di pavimenti sportivi dal punto di vista della protezione:
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Illuminazione degli impianti sportivi: è vincolata da precise esigenze da cui è impossibile prescindere. Queste purtroppo lasciano poco spazio a modifiche nei progetti che possano portare ad un minore livello di inquinamento luminoso, a differenza di quanto accade per gli altri impianti di illuminazione esterna quale quella stradale che sono da questo punto di vista facilmente migliorabili. Quindi l'illuminazione degli impianti sportivi se non opportunamente e accuratamente progettata può costituire una notevole sorgente di inquinamento luminoso ed ottico.
Attrezzature complementari: ospiteranno spogliatoi, docce e servizi igienici. Bisognerà operare scelte progettuali finalizzate al contenimento della superficie coperta e alla ricerca di qualità architettonica, con l’uso di tecniche e tecnologie proprie dell’architettura bioclimatica. 5 . Campi d i app l i caz ione
Queste attrezzature andrebbero inserite in maniera capillare sul territorio, dotare aree di attrezzature contribuisce a rendere vivibile il territorio nel quale si abita, migliorare la qualità della vita, costruire spazi e occasioni di relazione e ricostruire il senso di appartenenza al territorio. Ottimale sarebbe la collocazione nell’immediate vicinanze di scuole e palestre. 6 . Pr inc ipa l i r i f e r iment i normat i v i
- Norme UNI 9316 (Impianti sportivi ‐ Illuminazioni per riprese a colori‐Prescrizioni); - Norme di sicurezza per la costruzione e l'esercizio degli impianti sportivi. D.M. 25.8.1989 e D.M.
18.3.1996. 7 . Font i e r i fe r iment i
- Roberto Giuseppe Romano – “Manuale per la progettazione estemporanea” – ed. Dei.
Siti internet : - www.sarba.it/immagini_prodotti/pdf/8.pdf ‐ Guida alla pianificazione e gestione dei parchi delle
aree da gioco all’aperto, - www.parconord.milano.it/ ‐ 32k ‐ Parco nord di Milano,
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- www.bfu.ch/PDFLib/770_43.pdf ‐ Impianti polisportivi all’aperto (per le scuole e le associazioni sportive).
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1 . Obie t t i v i de l l ’ i n te rvento La nozione di infrastruttura verde propone, per gli ambiti del bacino fluviale dell’Alento un progetto di sviluppo e miglioramento che mette a sistema le diverse componenti settoriali, la componente ecologica, quella economica dell'attività agricola, quella storico culturale, quella legata alla fruizione sportiva e ricreativa, realizzando un sistema di paesaggi di alta qualità.
2 . Desc r i z ione
Per infrastruttura verde s'intende, una rete attrezzata che assolve alla duplice funzione: corridoio ecologico, in quanto sistema di paesaggi naturali che migliorano il patrimonio di diversità biologica e la qualità ambientale locale; rete di accessibilità e di fruizione pubblica, in quanto sistema di percorsi preferibilmente verdi, che deve consentire di accedere con sicurezza, a piedi o in bicicletta, ad una molteplicità di attività sportive, ricreative e lavorative, percorrendo luoghi godibili di alta qualità ambientale e paesaggistica. Le due reti anzidette si integrano con la rete dei beni storici, incorporata nel territorio e costitutiva del paesaggio storico e della rete del tessuto rurale e agricolo precedentemente delineati. 3 . Cara t ter i s t i che tecn i che e pres taz iona l i
Il progetto prevede prioritariamente interventi in linea con le norme di attuazione del PTCP, che comprendono:
ricostruzione e/o potenziamento dei boschi ripariali del fiume e dei suoi affluenti principali e secondari;
ricostituzione dei boschi misti di valle, in particolare lungo tutte le fasce pedemontane, in continuità con le fasce ripariali dei corsi d’acqua principali anche attraverso interventi volti a favorire l’espansione spontanea della vegetazione forestale;
ricostruzione e/o mantenimento degli elementi vegetazionali (siepi, filari, boschetti, ecc.) tipici del paesaggio agrario, in particolare nelle aree a seminativo lungo i corsi d’acqua principali;
SCHEDA INTERVENTO
PL_02 PARCO FLUVIALE
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mantenimento e potenziamento della vegetazione naturale in area agricola (boschetti, arbusteti, cespuglieti) lungo il corso d’acqua;
interventi di miglioramento paesistico con particolare riferimento alle sistemazioni tradizionali e alle trame storiche, presenti;
interventi di integrazione tra il sistema ambientale e naturalistico del bacino fluviale e le aree verdi urbane e periurbane.
Il progetto di Parco fluviale, prevede inoltre:
lo sviluppo di un itinerario verde e il collegamento agli interventi precedentemente illustrati per il settore agricolo e agrituristico;
la creazione di aree attrezzate per attività sportive all’aria aperta e attività di gioco e di svago;
la conversione e rifunzionalizzazione dell’area prospiciente, per lo sviluppo delle funzioni di accoglienza (foresteria, ostello, aree attrezzate per lo sport, altro).
4 . Mater ia l i e tecno log ie
E’ ipotizzabile esclusivamente l’uso di material naturali e tecnologie leggere per strutture e attrezzature. Le opere strutturali e di ingegneria idraulica dovranno fare riferimento prevalentemente a tecniche di ingegneria naturalistica. Dovranno prevedersi inoltre opere di mitigazione degli impatti (rif. schede allegate), anche di ultima generazione per il settore, come gli ecodotti, necessari a ripristinare le condizioni di continuità di corridoi ecologici nel caso di frammentazioni determinate dalla presenza di infrastrutture (strada di fondovalle, ponti di attraversamento, infrastrutture energetiche, ecc.).
5 . Campi d i app l i caz ione
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Il bacino fluviale e gli affluenti principali e secondari, intesi come corridoio ecologico della rete provinciale e regionale, compresi gli ambiti in cui risulta la presenza di pozzi e sorgenti. Gli ambiti che gravitano direttamente o indirettamente sul sistema idrografico, dal tessuto insediativo agricolo a quello urbano e industriale. 6 . Pr inc ipa l i r i f e r iment i normat i v i
Piano Regionale di Tutela delle acque
Piano stralcio dell’assetto idrogeologico
NTA Piano Territoriale provinciale 7 . Font i e r i fe r iment i
- CIRF, La riqualificazione fluviale in Italia (2006) Mazzanti editori - Regione Lombardia, IRER ‐ Riqualificazione fluviale bacino del Seveso - Regione Piemonte ‐ Parco Fluviale del Po Torinese - Comune di Savignano ‐ Rifunzionalizzazione dell’ambito fluviale del Panaro - Regione Puglia ‐ Azioni strategiche per il Contratto di fiume dell'Ofanto - http://www.comune.torino.it/verdepubblico - http://www.parconord.milano.it - http://www.stadtentwicklung.berlin.de ‐ Tiergartenpark, Berlino - http://www.paesaggio.net/