Pubblico e privato nella democrazia periclea

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Accademia Editoriale Pubblico e privato nella democrazia periclea Author(s): Domenico Musti Source: Quaderni Urbinati di Cultura Classica, New Series, Vol. 20, No. 2 (1985), pp. 7-17 Published by: Fabrizio Serra editore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20538869 . Accessed: 27/06/2014 16:25 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Fabrizio Serra editore and Accademia Editoriale are collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Quaderni Urbinati di Cultura Classica. http://www.jstor.org This content downloaded from 178.40.151.43 on Fri, 27 Jun 2014 16:25:58 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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Accademia Editoriale

Pubblico e privato nella democrazia pericleaAuthor(s): Domenico MustiSource: Quaderni Urbinati di Cultura Classica, New Series, Vol. 20, No. 2 (1985), pp. 7-17Published by: Fabrizio Serra editoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20538869 .

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Pubblico e privato nella democrazia periclea*

Domenico Musti

La democrazia ateniese classica, quella delTet? periclea, presenta due

volti diversi rispetto al problema delTuguaglianza: un volto ugualitario sul

piano politico, giuridico, formale, quello della disuguaglianza sul piano so

cioecon?mico. E Fesito storico complessivo ? senza star qui a distinguere

possibili fasi interne ? della politica periclea, del compromesso pericleo. Sa

rebbe ingiusto limitarsi a ricondurre questa complessit? alla sola origine, o ad

una pretesa univoca vocazione, aristocr?tica, di Pericle *, e non vedere invece

(confondendo tutto nella notte in cui tutte le vacche sono nere) quale elemen

to di differenza e di pur limitato progresso il complessivo ?ssetto pericleo

rappresenti, nel senso delT emerger? del pubblico come figura e come valore

distinto, a cui fa da riscontro (data la caratteristica complessiva di questa de

mocrazia ateniese) il separarsi, il distinguersi, in un senso del tutto descrittivo

il liberarsi del sociale. Ci? appare chiaro, quando si confronti questa situazio

ne complessiva con una situazione aristocr?tica, e con il caso limite delle ari

stocrazie greche, Sparta, dove comunit? politica e societ? appaiono strette in

un forte intrec?io, dove veramente il politico ingabbia il sociale, ingabbia il

privato, perch? qui (a Sparta) il sociale, Faristocrazia terriera, ? essa stessa

anche la comunit? politica, lo stato ? (se non fosse ehe vorremmo riservare

la parola 'stato' esattamente a quel momento di sviluppo della democrazia

classica, che produce la ben distinta figura del pubblico e quel complesso di

realt? e di poteri e di potenza istituzionali, che appunto 'stato' si pu? chiama

Per una impostazione corretta del rapporto tra politico e socioeconomi

* ? il testo della comunicazione al Convegno del CIDI (Roma, febbraio 1984), per

cui si veda ora Mondo classico: percorsi possibili, Ravenna 1985, pp. 127-138. 1 Cfr. ad esempio Ed. Will, Le monde grec et l'Orient I : Le Ve si?cle (j 10-403), Paris

1972, p. 273 ("le peuple ath?nien prenait ...sa revanche de ne

pouvoir se passer de cet ari

stocrate qu il n' aimait gu?re").

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8 D. Musti

co nella Grecia classica, che non estenda a dismisura e in maniera impropria l'affermazione di Polanyi secondo cui il politico in Grecia ingabbia l'economico 2, i testi antichi offrono ad abundantiam, e con una generosit? che m?rita una nostra particolare attenzione, una coppia di cat?gorie relative

al pubblico e al comunitario (demosion e kpinon, che talora presentano tra lo

ro sfumature di significato), da un lato, e al privato (idion, oifeeion), dall'al

tro. Una coppia di cat?gorie sociologiche, che, proprio per il modo in cui si

presenta, si costituisce storicamente e si rapporta al suo interno, nella distin

zione che vi si istituisce, fornisce una griglia validissima (bisogna vedere il

mondo dei Greci con gli occhi dei Greci, in primo luogo), per stabilire quel raccordo tra realt? socioecon?mica e politica, spaccati sociologici, aspetti delle forme mentali e dei comportamenti, e tematiche proprie al soggetto, che nel loro insieme, ma tutt'insieme, possono costituire oggi la storia, intesa

corne sforzo di razionale ricostruzione della realt? nella sua interezza, e non

di questo o quell'aspetto isolati dal contesto. Il caso della democrazia peri clea ?, per la condizione delle fonti, per la ricchezza dei testi relativi a Peri

cle, particularmente felice; certo, non tutti questi testi sono dello stesso valo

re documentario. Ma perf?no le fonti di carattere biogr?fico, quarid'anche di

scutibili in questo o quel particolare, vanno tenute in conto almeno nel senso

gen?rale di quei dettagli, quando questi corrispondano, nel senso gen?rale, alle rappresentazioni di fonti letterarie a Pericle pi? vicine nel tempo. Ne ri

sulta allora una solida catena di concetti, che lega insieme le distinzioni (in un sec?lo della storia cult?rale greca, che ha prodotto intuizioni, riflessi, pa radossi sulla divisibilit? del campo te?rico)3 : le distinzioni tra pubblico e pri vato, in politica come in econom?a, e tra politica ed econom?a; le distinzioni

tra aspetti intellettuali ed aspetti emotivi (un equilibrio destinato pi? tardi ad

alterarsi per poi ricomporsi nel bilanciato ideale- dell'etica e dell'estetica clas

sica e classicistica) nell'ambito dei comportamenti pubblici di Pericle e cio?

della sua comunicazione col demos, della sua eloquenza politica; le distinzioni

ancora tra gli aspetti, anch'essi di segno razionale, di quantificazione e di mi

surazione del bisogno e della risposta al bisogno (vengono fuori nella tradi

zione le cifre relative agli assistiti) 4, propri della democrazia periclea, e quelli

2 Sul tema, cfr. K. Polanyi-C. Arensbcrg-H.W. Pearson, Trade and Market in Early

Empires, Glcncoc 1957 (= trad. it. Traffici e mercati negli antichi imperi, Torino 1979); e il mio Veconom?a in Grecia, Roma-Bari 1981, pp. 3-9 c passim.

3 Questo ? il senso storico-culturale delle considerazioni di Zenone, nel fr. 3

Diels-Kranz, o del paradosso su Achille e la tartaruga, qualunque sia la destinazione pol?mi

ca dei passi. 4

Si pensi alie cifre dcYYAthenaion Politeia aristot?lica (al cap. 24) sul sistema assisten

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invece di una generosit? e di una munificenza di stampo aristocr?tico, tanto

estesi, quanto invalutabili, non misurabili, nella loro quantit? e nella loro effi

cacia, di un Cimone 5. Sulla scia di queste distinzioni, che finiscono col com

porsi idealmente in una, si dispongono e dislocano le grandi coppie oppositi ve, che attengono alla societ? e all'economia, alia politica, alia psicolog?a, al

ia mentalit?, e ai comportamenti che la segnalano. E la linea di distinzione ? autentica, perch? ? antica: e il tipo di rappor

to, che essa significa, va visto con chiarezza. Per brevit?, possiamo dire che il

rapporto tra pubblico e privato si cogjlie, meglio che altrove, nelFEpitafio

messo da Tucidide sulle labbra di Pericle, in II 3 5-46. Qui il discorso peri cleo ? fortemente costruito sulFantitesi tra privato e pubblico, antitesi che Pe

ricle presenta in chiave di un equilibrio, che, ben inteso, ? un equilibrio non

statico, ma carico di tensione; e lo si intende sia dall'analisi particolare in cui

si esemplificano rispettivamente i diritti del privato e quelli del pubblico, sia ?

che ? anche pi? importante ? dallo sviluppo storico che ? alle spalle del

le due cat?gorie e della loro stessa combinazione. II rapporto che ne risulta ?

quello di un equilibrio carico di tensione, che Pericle, cio? lo stato democr?ti

co pericleo, si incarica di comporre. Non si possono qui discutere, per ragioni di tempo, tutti i particolari. Ma mi pare significativo che, ad es. nel fonda

mentale capitolo 37, nella definizione che Pericle d? della demokratia, si fac

cia valere, da parte dell'uomo politico, innanzitutto una garanzia per l'ambi

to delle divergenze private (idia diaphora), che saranno risolte secondo

un1isonomia 6, che assegna, con trasparente significato di tutela dello status

quo (e perci? anche del privilegio), a ciascuno il suo; nel pubblico pero vale il

diritto a partecipare, se capaci, all'esercizio della cosa pubblica: diritto dei

ricchi come dei poveri, cio? degli assistai della politica periclea delle indenni

t?. Non si pu? dawero affermare che quest'equilibrio sia realizzato attraver

ziale ispirato (per Aristotele) da Aristide e realizzato da Pericle: dei pi? di 20.000 assistiti,

6.000 lo sono nelTesercizio della funzione di giudici, 1.600 sono arcieri, 1.200 cavalieri,

500 buleuti, e cosi via di seguito; sui 20.000 assistiti cfr. pero ad es. anche Aristoph. Vesp.

709 (e in gen?rale, per la mentalit? quantificatrice, ibid. 655 sgg.). 5

Nella beneficenza di Cimone, appartiene senz'altro a forme tradizionali di liberalit?

il fatto che si tratti di elargizioni che muovono da un privato (da Cimone come ricco priva

to) a privati (singoli individui, o loro gruppi). Certo pero anche questa forma, di 'stampo'

aristocr?tico, della liberalit? di Cimone, sente il clima storico della democrazia per qualche

aspetto, per es., nelle stesse dimensioni, assai ampie e

quasi generalizzate, della generosit?,

persino nelTinterpretazione (aristot?lica) della "mensa dei poveri" cimoniana come estesa ai

soli demotai; o in certe contribuzioni alTabbellimento di edif?ci aperti al pubblico (i platani del ginnasio delTAccademia), ecc.

6 L'idea di isonomia si evince, impl?citamente, da Thuc. II 37,1: [x?xeaxi ?? xorc?

to?? v?(jlouc Tcp?? x? tota Si?cpopa 7i?at t? l'a o v.

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IO D. Musti

so una totale subordinazione del privato e del privilegio al pubblico 7 : questa

compiuta omogeneit? sociale e politica 8 non ? invero l'apporto e la c?ratteri

stica della democrazia, nel grado di sviluppo che essa conosce nell'Atene

classica. In pi? luoghi del discorso pericleo si legge invero lo sforzo di garan tir? il privilegio, al riparo dalla contestazione e dal conflitto sociale 9. E in

che senso sarebbe meramente subordinate? all'interesse pubblico il godimento delle idiai kataskeuai euprepeis, delle "belle costruzioni private", delle case, in

somma (un aspetto cosi significativo dal punto di vista delle condizioni eco

nomiche reali, come dello status sociale e dei suoi simili), che Pericle lascia

sussistere, secondo l'affermazione fatta al cap. 38? Forse che di queste case si

indicano le dimensioni-limite? o la collocazione pi? opportuna, nel quadro della struttura urbana? o l'opportunit? di metterle, almeno in qualche circo

stanza, a disposizione della citt? o di alcuni dei concittadini meno fortunati?

Nulla di tutto questo, che, se fosse, autorizzerebbe, esso si, ad affermare che

nella polis classica, nella polis del quinto sec?lo, l'economico, e il privato che

7 Cosi afferma singolarmente G. Caiani, ne L'ideolog?a della citt?, di D. Lanza, M.

Vegetti, G. Caiani, F. Sircana, Napoli 1977, p. 87: "L'inconciliabilit? tra interesse pubbli

co ed interesse privato fa da sfondo e da supporto a tutta l'analisi. Essa non contraddice lo

spirito di iniziativa individ?ale, perch? questa ? positiva nella misura in cui si finalizza alla

citt?...". In gen?rale, sui fitto bilanciamento tra pubblico e privato nel discorso, cfr. invece le

mie osservazioni ne L'econom?a in Grecia, cit. pp. 101-104. 8 Per l'idea che la societ? ateniese del V sec?lo presenti una omogeneit? sociale, a cui

solo nel IV sec?lo subentrano aspetti di eterogeneit?, C. Moss?, La fin de la d?mocratie

ath?nienne, Paris 1962 ; Ead., Le monde grec et l'Orient II: Le Ve si?cle et l'?poque hell?nistique,

Paris 197 5, pp. 97-1 32. Recentemente, poi, ha sostenuto l'idea che la nascita del politico

in Grecia sia da ascrivere al V sec?lo, Chr. Meier, Die Entstehung des Politischen bei den

Griechen, Frankfurt a.M. 1980. In realt?, da ci? che ho detto sopra nel testo, come da ci?

che avevo premesso ne L'econom?a in Grecia, il quadro appare alquanto diverso: la storia

della polis non si esaurisce nella storia della democrazia; nel periodo della democrazia, ci?

che nasce ? appunto quella forma istituzionalizzata e astratta del comunitario che ? il pubblico

e, di conserva, la distini^one tra pubblico eprivato'. per usare cat?gorie proprie dei Greci! Ha

ragione G. Cambiano, nella recensione al Meier, in Athenaeum n.s. 60, 1982, pp. 547-5 54

(in partie. 5 54) a ravvisare un precedente hegeliano nella posizione di Meier ("un teorema

specifico di Hegel ? che la polis greca ? senza societ? civile"). Tuttavia, le analisi che io vado

conducendo da anni mostrano corne il senso fondamentale delTopposizione hegeliana socie

t? civile-stato sia recuperabile proprio attraverso l'analisi delle polarit? greche demosion

(kjoinon) / idion (oikeion), se non si vuol restare sui piano delle contrapposizioni di principio.

? vero per? che lo idion comprende un campo non in tutto coincidente con la societ? civile

hegeliana, cosi corne l'idea di polis ? pi? vasta della semplice nozione di stato: diciamo che la

corrispondenza vale per le aree centrali di queste due nozioni hegeliane e della polarit? anti

ca. 9

Cfr. Thuc. II 37,2; 37,3; 38,1 per le 'garanzie' che Pericle d? della rinuncia alla

contestazione delle differenze economiche, prese per s?.

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lo rappresenta, erano ammessi solo se tenuti a freno e domati dal politico. Il

privato, l'economico, che gi? a meta del quinto sec?lo hanno una loro storia

e una loro forza produttrice di tensioni e di eterogeneit? sociali, certamente

ad Atene, si presenta insomma, nella costruzione del compromesso pericleo,

pi? bilanciato e coordinato, che non vincolato e subordinato, rispetto al pub blico. Non ? affatto vero che Pericle rappresenti le due sfere come antiteti

che, e conciliabili solo se l'una ? subordinata all'altra, come pure si afferma

(v. nota 7). E anche vero, pero, se si vuole rendere giustizia alia storia delle

forme politiche in Grecia, che, pur con tutti questi limiti, la democrazia peri clea rappresenta, nel campo delle forme politiche come stabilmente realizzate

nella storia dei Greci, una delle esperienze, in quelle condizioni, pi? avanza

te: tant'? vero che nemmeno la successiva democrazia radicale dei non aristo

cratici rappresent? qualcosa di radicalmente nuovo sul terreno sociale (Cleo ne e successori non chiesero n? una ridistribuzione delle terre n? un'abolizio

ne dei debiti, per fare degli esempi). Rispetto alie condizioni storiche dell'A

tene classica, quella di Pericle ? certamente una democrazia; quella dei Cleo

ne e degli artigiani benestanti ? un ulteriore sviluppo della linea tracciata da

Pericle, con la variante, tutt'altro che priva di significato, che ora un ceto po litico influente ? quello degli artigiani, cio? dei non aristocratici : il che ? il l?

gico sviluppo della politica di Pericle, in quanto aveva aperto la strada a

chiunque, ricco o povero, sapesse governare. Non ho dubbi che Pericle

avrebbe preferito vedere governare degli aristocratici, e magari uomini della

sua famiglia, ma non dubiterei neanche del fatto che l'ascesa di un Cleone

fosse (e fosse magari da lui considerata) nel novero delle possibilit? reali che

il suo programma costituiva, sotto l'aspetto politico-ugualitario, come sotto

l'aspetto socioecon?mico 10. Pericle avrebbe potuto contrastarlo, ed esserne

contrastato; ma dell'emergere di un Cleone non avrebbe potuto essere sor

preso: l'evento era nelle reg?le del gioco, come da lui stesso codif?cate.

E tuttavia va detto qualcosa di pi? sul problema del predominio del

politico: poich? questo c'? si, nella polis del V (come anche del IV sec?lo), ma a livello ideol?gico. Infatti, l'ambito del privato si configura come il re

gno dell'individuale (o famili?re) e del diverso, e della divergenza; cosi come

il pubblico si presenta come il regno dell'uguaglianza e dell'omologia. Due

cose distinte e diverse, dunque, in prima istanza; eppure due cose che debbo

10 Su Cleone, cfr. da ultimo F. Bourriot, Xa famille et le milieu social de Cl?on,

Historia 31, 1982, pp. 404-43 5 ; F. Cairns, Journ. Hell. Stud. 102, 1982, pp. 203-204. Il

conflitto, se c'? stato, ? comunque di quelli che rientrano nella l?gica del sistema creato o

promosso da Pericle : Cleone era un awersario prevedibile, non un abnorme e

impensabile

sviluppo.

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no essere messe in rapporto e d'accordo fra loro, nella visione periclea. Ed ?

qui, solo qui, solo a questo punto che appare il famoso (ma bisognoso di corret

ta definizione) predominio del politico (e preferirei quasi dire, della politica, stanti le premesse). Infatti, il problema storico che si pone per Pericle ? quel lo di conciliare, di raccordare, di armonizzare; ma poich? il luogo privilegia to dell'accordo, della concordia, dell'omologia ? per definizione (per defini

zione di Pericle, in primo luogo) quello del politico, per questo il risultato

complessivo (ma storico e mediato) portera il segno del politico. Lo stato pe ricleo si incaricher? dunque, in quanto realt? politica, di realizzare Taccordo

e l'armonia (il consenso dunque) tra il mondo del diverso e del conflitto, che

? quello del privato e dell'economia, e quello dell'accordo e dell'intesa, a cui

corrisponde la sfera dei diritti politici generalizzati, la sfera del pubblico. In

parole povere, e riducendo. a?'essenziale: le leggi, nello stato pericleo, consentono di essere ricchi (e di arricchirsi); ma sono appunto le leggi che lo

consentono. Dunque, nell'Epitafio, il politico appare predominante, il pubbli co appare predominante : sia in relazione alla circostanza (dopo tutto si cele

brano dei caduti in guerra, un fatto pubblico quanto mai altri, e se mai c'? so

lo da rilevare quanto spazio occupi in relazione alla circostanza, nella prima

parte del discorso, l'analisi di assetti della societ? e dell'economia ateniese

che con la circostanza stessa non hanno direttamente a che fare); sia perch?, nello sviluppo storico, il dato nuovo, e che avanza, il vettore, il terminale sto

rico, per cosi dire, ? appunto il pubblico, che ? anche il portato specifico della

forma democr?tica, mentre il vecchio e il tradizionale coincide (largamente, anche se non un?vocamente : v. oltre) con il privato. Da un'analisi punt?ale del discorso, e della teor?a ad esso sottesa, risulta che Pericle non adotta af

fatto quei condiiionamenti, ehe potrebbero per qualcuno derivare da un'appli cazione immediata, cio? pura e semplice (e di fatto verificabile nell'ideologia, non nella situazione storica reale e nella gestione di essa), della formula del

predominio del politico. Tuttavia, poich? siamo su un terreno di sviluppo storico, che la ricerca

degli elementi sistematici non dovrebbe mai farci dimenticare, bisogna atte

nuate l'impressione che il valore del pubblico proprio della democrazia peri clea sia storicamente qualcosa di radicalmente nuovo: lo ?, in quanto, a sua

volta, 'liberato' dal sociale, cio? dalle vecchie distinzioni aristocratiche secon

do connessioni familiari e rango econ?mico, e in quanto definito in nuove

istituzioni; ma ? anche vecchio, perch? esso ? anche l'est?nsione e lo sviluppo (in altro ?mbito e in diversa misura e con diversa qualit?) del vecchio valore

ugualitario d??isotes, e di valori omogenei, prodotti dalle precedenti comuni t? aristocratiche. Direi pero che questo ? l'aspetto pi? noto nei nostri studi di storia greca. ? pi? stimolante invece considerare l'aspetto correlato : il priva

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to della democrazia greca ? si in gran parte il privato tradizionale, quello del

la propriet? e del privilegio, che Pericle lascia di fatto in vita, ma ? anche (se

gno dei tempi nuovi, del clima cult?rale nuovo che alla democrazia periclea si accompagna) un privato di tipo molto individ?ale, quello dei 'nuovi biso

gni', di un'educazione pi? ricca e di un uso libero della mente come del cor

po: si, anche del corpo, quale Pericle rivendica (diciamolo a scanso di equi voci modernizzanti) in antitesi all'educazione militaristica spartana, che vin

cola il corpo al di l? di quel che l'Ateniese ammette per s? 11 : questi, secondo

ci? che dice Pericle, sa goderne liberamente, e senza inutili costrizioni, e per? sa anche, al momento opportuno, combattere e morir? per la propria citt? (il valore politico appare qui ancora una volta come una sorta di terminale ideo

l?gico, che alle spalle si lascia per? nella realt? conosciuta e accettata un forte

spazio disponibile). II privato della democrazia periclea ? dunque al tempo stesso il vecchio

privato delle aristocrazie, quello di carattere famili?re e proprietario, ma an

che il nuovo privato individ?ale, del cittadino astratto, e pero anche dell'in

dividuo astratto, nel contesto urbano di nuova creazione della democrazia

periclea. Si afferma talora che non fu formulata in Grecia una teor?a democr?tica

della democrazia12; e certo va riconosciuto che le condizioni politiche e cul

turali generali furono piuttosto favorevoli alia formazione e formulazione del

punto di vista della parte awersa. Ma ? chiaro che, se mai ci fu in Grecia

una teor?a democr?tica della democrazia, essa dovette essere fondata proprio sul binomio idion-demosion, che qui abbiamo analizzato, e che ne rappresenta la quintessenza. Lo si ? meno notato, e meno messo in evidenza, perch? si ?

concentrata da parte dei moderni l'analisi della teor?a della democrazia quasi esclusivamente sul tema pol?tico, cio? sul tema della distribuzione, fra i citta

dini, delle funzioni politiche (del comandare, del deliberare, dell'ubbidire), che ? e resta (qui ? tutto il senso del m?o discorso) solo meta del problema, per cosi dire, e meno si ? riflettuto sulla polarit? (e nei fatti contrapposizione) tra

privato e pubblico, che nei Greci ? sempre presente, e che costituisce anzi il

binario su cui procede tutta la loro esperienza politica e cult?rale (il che corri

sponde, anche se solo in parte, alia distinzione hegeliana tra societ? civile e

stato: v. nota 8).

11 Per l'idea di un uso libero, anche a livello individ?ale, della mente come del corpo,

cfr. Thuc. II 39; 40,1 ; 41,1, oltre ai passi sopra citati, v. anche Veconom?a in Grecia, cit.

p. 101 sg. 12

Sull'assenza di una teoria democr?tica, cfr. M.I. Finley, La dem?crata degli antichi

e dei moderni, Roma-Bari 1972, p. 28.

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Distinzioni dunque, nel sec?lo del progresso individ?ale e dei sottili di

stinguo. Distinzioni che la tradizione biogr?fica rileva nei comportamenti so

ciali di Pericle, che, secondo Plutarco, Per. 7, si mostra in pubblico solo sulla

strada che conduce ^agora e al bouleuterion, evita di norma la partecipazio ne a banchetti, perch? la familiarit? gli appare pericolosa per il suo prestigio: come la trireme salaminia, secondo l'immagine di Critolao, egli si mostra so

lo nelle grandi occasioni. E non ? soltanto questione di timidezza, o di bron

cio o di boria aristocratici, quale pur appare: ? consapevole costruzione del

rapporto col demos, nel segno della distinzione tra idion e kpinon, tra privato e pubblico. La stessa distinzione e demarcazione attesta del resto gi? Tucidi

de, II 13. All'avvicinarsi dell'esercito peloponnesiaco, nel 431, la prima cosa

che Pericle si pr?occupa di annunciare al pop?lo, prima di fare l'inventario

incoraggiante, e ai nostri occhi pi? urgente, delle risorse ateniesi, ? che se i

Peloponnesiaci, maliziosamente o no, lasceranno indenni le sue propriet? du

rante la loro avanzata, egli le rimetter? all? stato: Pericle non vuole infatti

che il suo interesse privato interferisca in alcun modo con una faccenda pub blica, come la guerra, e ingeneri il sospetto.

E la tradizione storiografica, attidografica, biogr?fica, ha nettamente

distinto tra la munificenza di tipo aristocr?tico di un Cimone e la politica as

sistenziale di Pericle: la munificenza di Cimone, che ha dell'improvvisazione e del cuore, ma si realizza in termini che ricordano quelli del rapporto cliente lare (salvo le dimensioni di questa generosit?, che sanno l'epoca della demo

crazia) e comunque nella l?gica del nesso beneficio-gratitudine, beneficio-pre stigio ; e la politica assistenziale periclea, che si attua invece col denaro pub blico e si presenta non corne beneficio-favore a livello privato, ma corne re

munerazione destinata a un cittadino povero, per l'esercizio di una funzione civica 13.

Il passaggio poi alla sfera della psicolog?a, al capitolo delle forme men

tali ? consentito dall'esame della tradizione riguardante il rapporto che sussi ste tra momento intellettuale e momento affettivo, emozionale, nella comuni cazione di Pericle col demos. L'aspetto intellettuale nella sua eloquenza pub blica emerge come dato specifico e distinto, si direbbe aut?nomo, da quel che

egli dice (come risulta dai discorsi attribuitigli da Tucidide e dalla caratteriz

zazione, in Thuc. II 65, del personaggio) e da come egli lo dice, cio? dalla

gestualit? che, almeno secondo la tradizione attidografica e biogr?fica, l'ac

compagna (e che si addice appunto al senso gen?rale della caratterizzazione

tucididea). Egli che, rispetto al demos, si colloca come in un atteggiamento

15 Sulla distinzione tra la munificenza privata di un Cimone e la politica assistenziale

di Pericle, cfr. in gen?rale P. Veyne, Le pain et le cirque, Paris 1976.

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Pubblico e privato nella democrazia periclea M

antagonistico (una sorta di antagonistica altalena), piega il pop?lo al timor?,

quando questo si esalta para kairon (inopportunamente, contro l'opportunit? delle circostanze), e lo rincuora, quando ? impaurito alogos

(irrazionalmente)14. Esaltarsi para ?eairon e temer? alogos: stati d'animo, e

sentimenti, che sono l'opposto della razionalit? del comportamento adeguato aile circostanze (per ci? che ? dell'agire pratico) e della valutazione razionale

(per ci? che ? della sfera intellettuale). Pericle agisce invece nella sfera razio

nale: il suo rapporto col demos ? tutto mediato da un filtro di tipo intellettua

le. Eppure il sentimento qui ? solo distinto, non assente: perch? ? poi sulla sfe

ra dei sentimenti, degli affetti, degli stati d'animo che egli agisce, determi

nando un'acconcia altalena attraverso la distinta leva della persuasione razio

nale. Intelletto e sentimenti compresenti e distinti, ma bilanciati fra loro : e

culturalmente, il dato nuovo, quello che avanza, appare essere quello intellet

tuale, che d? il tono all'insieme (senza che pero gli Ateniesi ne risultmo tra

sformati in uomini di fredda razionalit?). A questo assetto complessivo della

forma mentale periclea corrisponde del resto una gestualit? oratoria compo sta, che taglia fuori le frange estreme del ridere e del piangere, del gelos e del

pathos, del gridare e dello sbracciarsi, cio? la gestualit? incomposta e passio nate (nel segno appunto della promiscuit?) che sar? invece quella del dema

gogo Cleone (e non a caso, in quel quarto sec?lo a.C. ehe per molti aspetti sar? l'epoca della ricomposizione a livello ideol?gico, la gestualit? periclea tornera ad essere quella propria dell'oratore Focione) n. ? una gestualit? che, sui terreno morale, ha il suo corrispettivo in un'etica di fondazione intel

14 Cfr. Thuc. II 6 5, 8-9. Una felice definizione del rapporto tra Pericle e il demos gi?

in Will, op. cit. pp. 272-275. Questo non trasforma naturalmente Pericle in un avversario

della demokxatia, se, in II 37,1, egli fa implicito riferimento, tra l'altro, al sistema delle

indennit?, da cui anche il povero, se capace, ? messo in condizione di fare politica attiva: al

trimenti egli sarebbe addirittura contro la sua democrazia, contro la caratteristica che pro

prio lui le ha impressa! La sua etimologia circostanziata di demokyatta in Thuc. II 37,1 ri

guarda l'attenuazione del valore oppositivo di demos, nella affermazione (fatta con lucida

klimax) che i molti si fanno garanti dc\? isonomta verso tutti (cfr. L'econom?a in Grecia, cit.

p. 99). E kyatos, che pu? significare sia forma violenta di potere, sia semplicemente potere,

non compare con accezione negativa nel composto demokratia : contempor?neamente con es

so termine circola, infatti, il termine aristokratia e perfino (il che toglie ogni possibile signifi

cato di prevaricazione) isokratia, che ? un "dominio dell'equo", non certo un dominio vio

lento (cfr. Herodt. V 92,1). 15

Sulla gestualit? oratoria di Cleone, cfr. Aristot. Ath. Pol. 28,3; Plut. Nie. 8 ; e per

Focione, Phoc. 4. Pi? in gen?rale, per la gestualit? di Pericle, la sua andatura, impostazione

della voce, ecc, cfr. Plut. Per. 5. I comportamenti di Focione (non ride, non piange,

non

fr?quenta bagni pubblici, ? composto nell'abbigliamento) ricordano, in altro contesto, Peri

cle.

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Page 11: Pubblico e privato nella democrazia periclea

i6 D. Musti

lettuale, che nelTet? periclea cogliamo pero ancora nelle sue prime fasi e, per

questo, in un momento vitale, ma che presto sfocer?, da etica dell'equilibrio

(che ? il modo in cui si presenta in questa fase germinale) in un'etica (e, su al

tro piano, in un'estetica) della decenza, della convenienza, nelTaffermazione

cio? dell'idea di kosmiotes (che ? un ulteriore affinamento, e pero anche un

inaridimento della preesistente idea di kpsmos) 16 e nello sviluppo ulteriore

dell'idea di prepon : un'etica insomma (e un'estetica) del decoro e del gusto. Ma, nel momento pericleo, l'aspetto nuovo e vitale consiste nello sforzo di

dilatare lo spazio riservato all'argomentazione, alia persuasione, al rapporto intellettuale, svincolandolo da un troppo stretto abbraccio con la sfera degli affetti.

E superfluo dire l'importanza epocale di queste caratteristiche-che sono

insieme sociali e politiche e culturali e mentali (secondo i giusti e ineludibili

nessi della storia!) dell'et? periclea: che seguito abbia avuto, che eredit? ab

bia lasciato nella cultura classica, e in culture di tipo classicistico. Ogni et?,

ogni societ? va certo studiata come sistema (bench? come sistema in movi

mento). Nessuno ha mai parlato di banale continuit?, o usato le cat?gorie di

un piatto genetismo. Ma ? pur vero che, in contesti diversi e con altre funzio

ni, singoli aspetti dell'antichit? hanno la loro pi? o meno segreta presenza. Attraverso quali segrete vie quell'etica e quella gestualit? di base intellettuale

(che conosce i sentimenti soprattutto per distinguere e che esclude le frange

passionali del ridere e del piangere) arriva fino a Baruch Spinoza, arriva a

dare se non altro il timbro alla famosa frase del filosofo (Tractatus politicus,

cap. i, par. 4): cum igitur animum ad Politicam applicuerim... sedulo curavi, humanas actiones non ridere, non lugere, ?eque detestari sed intelligere? Il classici

smo ha avuto ancora, dopo quest'epoca, una sua

lunga durata. Ma certo

quell'etica, quella gestualit?, quei comportamenti e quei toni dovevano un

giorno finir? col suscitare fastidio, per il logorio subito nel tempo. La societ?

antica, la societ? greca non ? la nostra. Singoli elementi e idee, singoli valori

possono av?re una storia che giunge fino a noi o assai vicino a noi : ma quel sistema di valori, come tale, appartiene al passato. Il neoumanesimo si ? rive

lato r?pidamente come un'illusione : fra societ? e societ? succedutesi storica mente vanno operate chiare distinzioni, e di ciascuna va ricostruito (o co

struito) il sistema proprio di valori.

Tuttavia spezziamo una lancia anche in favore dello studio, critico cer

to e capace di distinzioni, degli aspetti della continuit?. Non mi riesce invero

16 L'uso di kpsmios e di kpsmiotes, stando ai lessici greci, sembra non essere anteriore al

IV sec?lo, comunque ha certamente un largo

uso in testi di filosofi e oratori del IV sec?lo.

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Page 12: Pubblico e privato nella democrazia periclea

Pubblico e privato nella democrazia periclea 17

di condividere l'affermazione, fatta da un grande grecista, secondo cui, date

le differenze, per chiunque innegabili, tra la democrazia antica e quella con

tempor?nea, l'identit? del nome tra questa e quella sarebbe poco pi? che un

accidente verbale ("nozioni corne quella di democrazia devono la loro comu

nanza apparente fra i greci e noi solo a un accidente etimol?gico")17. Ogni m?todo ha i suoi rischi: e questi mi sembrano i rischi deU'antistoricismo. I

raffronti d'altra parte vanno tenuti, e fatti, a livello di comparazione tra siste

mi di cat?gorie corne tra sistemi di fatti: solo cosi si evita il pericolo dell'ana

logia formale, quale fa appunto correr? la considerazione del sing?lo elemen

to, astratto dal contesto.

Ma ci? premesso, e proprio nel quadro che abbiamo oggi considerato, corne non awertire che lo stretto nesso rilevabile tra sviluppo democr?tico e

sviluppo razionalistico comporta anche l'irruzione, nell'organizzazione e nel

la gestione politica, di quegli aspetti di quantificazione, che abbiamo rilevato

nella sfera del bisogno, e della risposta democr?tica al bisogno? Ora, qualcu no ha voluto distinguere tra democrazia antica e democrazia moderna, pro

prio sui terreno della burocrazia, in quanto tipica delle democrazie moderne, non di quella antica 18. E certo, se si intende la burocrazia corne organizza zione amministrativa, quale pu? risultare al mondo moderno proprio dallo

sviluppo dello stato nazionale e centralizzato e, perfino a livello pubblico,

quale riflesso di esperienze amministrative della grande industria, ? chiaro

che in questo senso la democrazia greca non ? burocr?tica. Ma se si intendesse

invece che la democrazia greca come tale ripugni a quello spirito organizzati vo, che significa anche quantificazione e rendiconto e simili, si mancherebbe

di cogliere il fatto che la democrazia classica coincide proprio con lo svilup

po della razionalit?, de?'intellettualismo, delle quantificazioni, che fanno par te della sua natura e cultura storica (molto di pi? di una societ? aristocr?tica, e anche pi? delle societ? palaziali, in quanto, tra l'altro, la quantificazione in

democrazia ? resa pubblica e diventa rendiconto). A livello di sistemi di rap

porti, comparabili tra loro in quanto sistemi (non percio per sing?li elemen

ti), il confronto ? possibile, l'analogia storica e, per certi aspetti di consape volezza, la continuit?, sono un possibile oggetto d'indagine: tanto, quanto immancabile esito sar? la distinzione storica.

Universit? di Roma - 'La Sapienza'

17 Cosi L. Gernet, Les Grecs sans miracle, Paris 1983, p. 23 (e l'idea ricorre anche,

bench? con minore drasticit?, alla p. 272 sgg., scritto che risale ad altro periodo). 18

Cfr. Finley, op. cit. p. 3 5 sgg.

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