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Pubblicazione trimestrale fondata da San Luigi Guanella nel 1892 - Anno CXXV - numero 2 - II Trimestre 2017 una voce della carità pagina 3 Siamo famiglia di Dio La famiglia nella Amoris Lætitia, l'Esortazione di papa Francesco. pagina 19 Ricordando le nostre radici 170 anni dalla nascita di suor Marcellina Bosatta, braccio destro di don Guanella. pagina 6 Intreccio di popoli La Casa Divina Provvidenza, luogo di incontro e di mutuo scambio tra i diversi popoli. Periodico edito dalla Provincia Italiana della Congregazione dei Servi della Carità - Opera Don Guanella 2017 2 pagina 11 Storia della Casa Divina Provv. La storia, a puntate, dell’opera di carità realizzata a Como da don Guanella. inserto speciale

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Pubblicazione trimestrale fondata da San Luigi Guanella nel 1892 - Anno CXXV - numero 2 - II Trimestre 2017

una voce della carità

�� pagina 3

Siamo famiglia di DioLa famiglia nella Amoris Lætitia, l'Esortazione di papa Francesco.

�� pagina 19

Ricordando le nostre radici170 anni dalla nascita di suor Marcellina Bosatta, braccio destro di don Guanella.

�� pagina 6

Intreccio di popoli La Casa Divina Provvidenza, luogo di incontro e di mutuo scambio tra i diversi popoli.

Periodico edito dalla Provincia Italiana della Congregazione dei Servi della Carità - Opera Don Guanella

20172

�� pagina 11

Storia della Casa Divina Provv.La storia, a puntate, dell’opera di carità realizzata a Como da don Guanella.

inserto speciale

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PERIODICO TRIMESTRALE FONDATO DA SAN LUIGI GUANELLAAnno CXXV n. 2 - II trimestre 2017

LA DIVINA PROVVIDENZA periodico edito dalla Provincia Italiana della Congregazione dei Servi della Carità Opera Don Guanella

DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE Casa Divina Provvidenza via Tomaso Grossi 18 - 22100 Como tel. 031 296 711 - fax 031 296 898 sito web: http://www.guanellacomo.it e-mail: [email protected]

Direttore responsabile Mario Carrera

Direttore di redazione Marco Grega

Progetto grafico e impaginazione Gianmario Colciago

Collaboratori di questo numero Silvia Fasana, Adriano Folonaro, Nando Giudici, Marco Grega, Davide Patuelli, Volontari

Fotografie Archivio Fotografico Guanelliano, Adriano Folonaro, Operatori

Stampa Arti Grafiche Frattini viale Industria 9/11 - 20010 Bernate Ticino (MI) tel. e fax (+39) 02 97256041 - 02 9754454

Autorizzazione Tribunale di Como decreto 27.06.1978 n. 3/48

Pubblicazione periodica Poste Italiane SpA, spedizione in abb. post. Iscrizione ROC n. 1219 del 12.12.1989

CON APPROVAZIONE ECCLESIASTICA

In copertina: "Lasciate che i bambini vengano a me". Papa Francesco incontra le famiglie.

3 EDITORIALE » Braccia e cuori aperti

4 EVENTI DI CHIESA » Siamo famiglia di Dio (2)

6 CRONACA DI CASA » Tutto il mondo è patria vostra

11 INSERTO SPECIALE » Storia della Casa Divina Provvidenza (4)

15 STORIE DI CASA » Il sorriso di Karen » Una presenza materna in CDP

19 RICORDANDO LE NOSTRE RADICI » Suor Marcellina Bosatta

21 DON GUANELLA CI PARLA » Nel mese del fervore

23 GRAZIE, DON GUANELLA! » La generosità dei nostri benefattori

Sommario

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INFORMAZIONICENTRALINO: 031.296.711; Direzione Casa Divina Prov-videnza: [email protected], sito: www.guanellacomo.it; Santuario del Sacro Cuore: [email protected]; sito: www.sacrocuorecomo.it; Mu-seo "Don Luigi Guanella": 031.296.894 (don Adriano Folonaro); Servizio Civile Volontario: 031.296.783 (sig.ra Elisabetta Caronni); Volontari per RSA: 031.296.774 (sig. Carlo Guffanti); Centro Guanelliano di Pastorale Gio-vanile: 031.296.783 (sig.ra Elisabetta Caronni); Centro Missionario Guanelliano: 031.296.811 (sig. Silvio Verga); ExAllievi: 031.296.709 solo il mercoledì dalle ore 21.00 (sig. Walter Arnaboldi).

FESTA DEGLI EX ALLIEVIL’annuale giornata di festa degli Ex Allie-vi e Amici della Casa Divina Provvidenza si terrà DOMENICA 24 SETTEMBRE, con la S. Messa alle ore 10.00 nel Santuario del Sacro Cuore e, a seguire, un momen-to conviviale.

INFO: Giovanni Antenucci 349.4673187

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Editoriale

Carissimi Amici e Benefattorila recente solennità del Sacro Cuore, come

ogni anno, ci ha riportato al centro di quella spiritualità sulla quale don Guanella ha fondato e dato inizio alla sua opera di carità, proprio in questa nostra Casa della Divina Provvidenza.Quando, nel lontano 1893, la prima chiesa ve-niva inaugurata, il sacerdote don Luigi d’An-tuono, nel descriverla, usava parole che ben spiegano come la dedicazione al Sacro Cuore indicasse la missione e lo stile di quella che al-lora era chiamata la Piccola Casa della Divina Provvidenza, dove all’iniziale “Casa Biffi” si ag-giungevano di anno in anno nuove costruzioni, per quella che don Guanella intendeva come una cittadella della carità. Scriveva il citato Sacerdote, amico di don Gua-nella: «Quei poveri ricoverati sono ammalati ed afflitti più di cuore che di corpo. Poiché è il cuore che risente i colpi dell’avversa fortuna… avevano dunque bisogno di un Cuore perché li guarisse e donasse loro la perduta pace. Ebbe-ne, tutto ciò sapendo don Guanella ha cercato questo cuore e lo ha trovato nel cuore di Gesù. Il Guanella voleva procurare ai suoi ricoverati consolazione, e ha dato loro un Cuore che è fon-tana di ogni consolazione; voleva loro procurare misericordia, e ha dato loro un Cuore essenzial-mente misericordioso; voleva loro dare un pa-dre, un amico … e diede loro il Cuore di Gesù. Quella statua, levata della nuova chiesa pare che dica quanti varcano questa soglia benedet-ta: questi poveri, questi sventurati sono i miei figli; fate del bene e io ve ne darò la mercede».Quel Cuore don Guanella voleva che i poveri lo incontrassero nel cuore delle sue Suore e dei suoi primi collaboratori che allora, a volte in modo persino eroico, vivevano, nella dedizione totale della loro vita, l’accoglienza e il servizio ai poveri in quella che veniva chiamata «un’ar-ca di Noè». Alle sue Suore, in quegli anni an-cora denominate Crocine, in uno Statuto don Guanella chiedeva: «Le Crocine divengono an-zitutto madri di quelli che non hanno madri». Non è un caso se la statua del Sacro Cuore, collocata sul tetto della facciata principale del nostro Santuario, appare con le braccia aperte, quasi a voler accogliere e stringere, in un sim-

bolico abbraccio, la città di Como che si dispie-ga ai suoi piedi e, più oltre, il mondo interno. Non è un caso, ma è un simbolo che esprime fedelmente la missione di questa Casa, allora come ora: una Casa accogliente per ogni ca-tegoria di poveri, un luogo in cui chi è nel bi-sogno possa incontrare un cuore di padre, di madre, di amico.Per continuare ad esprimere fedelmente quell’ abbraccio anche oggi la Casa Divina Provvi-denza si apre a nuove e diverse forme di ac-coglienza di poveri e diventa Casa accogliente per tanti fratelli che giungono da lontano. E quelle braccia aperte continuano ad essere un compito per chi, all’interno della Casa vi opera, ma anche costituiscono un segno e un richiamo per chi, dall’esterno, la osserva. Sono braccia aperte, che manifestano un cuo-re aperto; braccia e cuore aperti per continua-re a dire al mondo che nel cuore di Dio non esistono distinzioni di razza o di religione e il suo abbraccio per gli uomini raggiunge anche i confini lontani. Il fondamento evangelico della devozione al Sacro Cuore è facilmente riassunto in queste parole di Gesù: «Imparate da me!». Quest’invi-to don Guanella e suor Chiara se lo sono sen-tito rivolto e l’hanno realizzato con la santità della loro vita. Cari amici, lo stesso invito è rivolto per ciascu-no di noi. A ciascuno di noi Gesù chiede di im-parare da Lui, dai suoi gesti e dalle sue parole; a ciascuno chiede di farsi strumento e segno di quell’abbraccio che Dio non si stanca di dare e che il Cuore di Gesù rivela al mondo. Il Signore Gesù lo chiede a ciascuno di noi, e chiede di farlo senza clamore e non attendendo alcuna eco, ma nella semplicità e nella concretezza di gesti quotidiani che sanno raggiungere il cuore e aprire alla speranza la vita di tanti fratelli e sorelle che hanno perso la gioia di vivere e che sono affaticati sul cammino della vita.Cari amici, grazie a tutti voi che condividete questa missione e, in modi diversi, ci aiutate a portarla avanti! Don Marco Grega direttore

BRACCIA & CUORI APERTI

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4 / La Divina Provvidenza 2-2017

I PIEDI PER TERRARaccogliendo alcuni contributi del Sinodo dei vescovi e aggiun-gendo altre sue preoccupazioni, nel secondo capitolo (La real-tà e le sfide delle famiglie) papa Francesco si rivolge alla realtà concreta e alle sfide delle fami-glie. La situazione reale delle famiglie, insidiate da un «indi-vidualismo esasperato» (n. 33) e da una «cultura del provvisorio» (n. 39), e penalizzate dalla scarsa attenzione delle istituzioni pub-bliche, sfida a mostrare come il matrimonio tra un uomo e una donna, essendo «un impegno stabile e rendendo possibile la fecondità», svolga una «funzio-ne sociale piena» (n. 52). La ri-scoperta del vero senso del ma-trimonio e il suo rinnovamento certo respingono le «vecchie forme di famiglia “tradizionale” forse caratterizzate da troppo autoritarismo e anche da forme di violenza», ma al contempo

rifiutano la «decostruzione giu-ridica della famiglia che tende ad adottare forme basate quasi esclusivamente sul paradigma dell’autonomia della volontà» (n. 53). La forza essenziale della famiglia, consistente nella sua «capacità di amare e di inse-gnare ad amare» (ivi), si fonda sull’«identica dignità tra l’uomo e la donna» (n. 54).

LO SGUARDO A GESÙConsapevole che «non si può neppure comprendere il mistero della famiglia cristiana se non alla luce dell’infinito amore del Padre, che si è manifestato in Cristo» (n. 59), nel terzo capito-lo (Lo sguardo rivolto a Gesù: la vocazione della famiglia) papa Francesco presenta l’insegna-mento della Chiesa, che mira ad annunciare «il Vangelo della fa-miglia» (n. 60), poiché «davanti alle famiglie e in mezzo ad esse deve sempre risuonare il primo

annuncio [di] ciò che è più bello, più attraente e allo stesso tempo più necessario» (n. 58). Il Vange-lo della famiglia insegnato dalla Chiesa coglie in essa l’«“immagi-ne e la somiglianza” della Santis-sima Trinità» (n. 71) e presenta il sacramento del matrimonio come il «dono» che rende la reci-proca appartenenza dei coniugi una «rappresentazione reale» del «rapporto stesso di Cristo e della Chiesa» (n. 72). L’unio-ne sessuale, insieme all’intera rete di relazioni che i coniugi intessono tra loro, con i loro fi-gli e con il mondo è «impregna-ta e irrobustita dalla grazia del sacramento che sgorga dal mi-stero dell’Incarnazione e della Pasqua di Cristo» (n. 74). Dono offerto all’uomo e alla donna, il matrimonio è allo stesso tempo una «vocazione»; ovvero «una risposta alla specifica chiamata a vivere l’amore coniugale come segno imperfetto dell’amore tra

la famiglia nella AMORIS LÆTITIA [2]Siamo famiglia di Dio

di NANDO GIUDICI

Continua la presentazione dell’esortazione apostolica di papa Francesco, Amoris Lætitia (La gioia dell’amore), sul tema della Famiglia.

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La Divina Provvidenza 2-2017 / 5

Eventi di CHIESA Siamo famiglia di Dio

Cristo e la Chiesa» (n. 72). Appli-cando alle relazioni coniugali l’indicazione Conciliare di di-scernere i segni della presenza di Dio nelle varie culture (cfr. Ad Gentes, n. 11), si possono meglio apprezzare tante situazioni ma-trimoniali che come «semi» deb-bono maturare o come «alberi inariditi» aspettano di rifiorire (n. 76): anche le situazioni ma-trimoniali dei battezzati convi-venti o sposati civilmente sono «un’occasione da accompagnare verso il sacramento del matrimo-nio» (n. 78).

IL CUORE NELL’AMORE MATRIMONIALEIl quarto capitolo dell’Amoris Laetitia (L’amore nel matrimo-nio) è una sosta contemplativa, che rallenta e fa gustare il cam-mino. Papa Francesco si sof-ferma a contemplare ciò che lo stupisce e lo attrae, mettendo in risalto l’amore che è al cuore stesso del matrimonio. Consa-pevole dell’abuso della parola “amore”, egli ritrae il «vero amo-

re» (n. 90), dapprima mediante un’esegesi puntuale e sapienzia-le delle parole che compongono l’inno paolino della Prima Lette-ra ai Corinti (13,4-7), e quindi il-lustrando la carità nella concre-tezza del vissuto coniugale. Con sintesi geniale identifica l’amo-re della vita matrimoniale e fa-miliare come «amore malgrado tutto» (n. 119). Nella concretezza della vita familiare, esso assume la forma specifica della «carità coniugale», misterioso e affasci-nante intreccio di amore uma-no e divino. La carità coniugale, infatti, è «l’amore coniugale che unisce gli sposi, arricchito e il-luminato dalla grazia del sacra-mento del matrimonio» (n. 120).

IL CUORE NELL’AMORE FECONDOLa fecondità dell’amore matri-moniale è al centro del quinto capitolo (L’amore che diventa fecondo). Donandosi reciproca-mente la vita, i coniugi danno la vita al di là di se stessi. L’amore fecondo dà vita al figlio, «riflesso

vivente» dell’amore dei coniugi, «segno permanente» dell’unità coniugale, «sintesi viva e indis-sociabile del loro essere padre e madre» (n. 165). La generazione del figlio è accoglienza della vita, «che arriva come dono di Dio» (n. 166). In quest’ottica, il figlio «non è un complemento o una soluzio-ne per un’aspirazione personale» e «l’amore dei genitori è strumen-to dell’amore di Dio Padre» (n. 170). Ogni bambino ha «il diritto naturale ad avere un padre e una madre», come pure «il diritto di ricevere l’amore di una madre e di un padre», non solo l’amore dell’una e dell’altro «presi sepa-ratamente», ma il loro reciproco amore. La reciprocità e la dif-ferenza dei genitori, oltre che necessarie per la «maturazione integra e armoniosa» dei figli, permettono a costoro di scor-gere «il volto materno e paterno del Signore» (n. 172). L’impos-sibilità di avere figli non toglie senso e valore al matrimonio, la cui fecondità si esprime in di-versi modi, quali, ad esempio, l’adozione e l’affido. La fecondi-tà dell’amore coniugale conosce anche le forme delle famiglie aperte, accoglienti e solidali so-prattutto con chi sta peggio.

(continua)

« La fedeltà all’irrevocabile legame personale della reciprocità affettiva dell’uomo e della donna ha il compito di presidiare e di far crescere «lietamente» la qualità spirituale della vita del mondo »Pierangelo Sequeri

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CRONACA di casa di Autore

6 / La Divina Provvidenza 2-2017

Cronaca di CASAguanelliana

CASA DIVINA PROVVIDENZAOpera Don GuanellaVia Tomaso Grossi 1822100 COMO (Italy)

www.guanellacomo.it

di NANDO GIUDICI

Don Luigi Guanella, nel lontano 1913, per confortare le prime

suore italiane inviate nella nuova missione americana di Chicago, che pativano con nostalgia la lon-tananza da casa e dalla propria terra e che sognavano un prossimo e vicino ritorno, ricordava loro che «tutto il mondo è patria vostra». Vo-leva che si sentissero come a casa anche in quelle terre lontane, ma sempre abitate da una uguale po-vertà. Chissà se, a quel tempo, il Santo Fondatore aveva inteso la portata profetica di quella affermazione. Di fatto è sempre passata come slo-gan geniale e cifra rappresentativa di tutta l’espansione missionaria mondiale della Congregazione guanelliana, in nome di una carità che non conosce confini.Si era più di un secolo fa, e da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, e tante cose sono cambiate. Anche la Casa Divina Provvidenza di Como, prima istituzione del Guanella, ha conosciuto progressive e radicali

trasformazioni nell’impianto archi-tettonico e nella strutturazione dei servizi. Eppure quella felice espres-sione del fondatore risuona ancora con una modernità sorprendente. Soprattutto da quando, nell'ultimo decennio, le consistenti e continue ondate migratorie verso l’Europa e la mondializzazione degli scambi hanno reso il mondo più piccolo e anche la nostra Como, ultima peri-feria italiana sul confine svizzero, si è vista diventare, forse suo malgra-do, un luogo di intreccio dei popoli. Anche la nostra Casa madre ne è esempio significativo. Mi immagi-no spesso di pensare a don Luigi santo che ancora oggi passeggia nell’ampio cortile di Casa Divina Provvidenza, e forse ancora ades-so, con un sorriso compiaciuto e incoraggiante, ripeterebbe uguali parole: «Tutto il mondo è patria vo-stra». Ma lo direbbe con un signifi-cato e una forza tutte nuove.Le sue parole infatti sarebbero conforto e rassicurazione per i nu-merosi stranieri (profughi, senza

fissa dimora, lavoratori dipendenti, cittadini della nuova Como cosmo-polita, ecc.) che quotidianamente trovano proprio nella nostra Casa uno spazio accogliente, un pane sicuro e una parola amica.A ragione dunque la Casa Divina Provvidenza può essere indicata come luogo di incontro e di mu-tuo scambio tra i diversi popoli, le differenti culture e le varie religio-ni. Di seguito, in successivi artico-li e intervento, parleremo proprio di questo. Grazie alla “carità” che ha ispirato la mente e l’azione del Santo Fondatore, grazie a questa virtù che sgorga copiosa dal Sacro Cuore misericordioso del Padre, accade il miracolo quotidiano di un amore “inter-culturale” che unisce al di là della barriera della lingua, del colore o del pregiudizio. È il compiersi ancora oggi del miraco-lo della Pentecoste: un miracolo in cui crediamo, che sperimentiamo e che siamo chiamati ad annunciare. Anche grazie a questo, il mondo può diventare un poco più bello.

TUTTO IL MONDO È PATRIA VOSTRAIntreccio di popoli

Il mondo in casa (di riposo) La Messa spagnola

Il Rifugio don Guanella Il Coro del Santuario

La Casa Divina Provvidenza può essere indicata come luogo di incontro e di mutuo scambio tra i diversi popoli, le differenti culture e le varie religioni.

Nella Casa Divina Provvidenza accade il miracolo quotidiano di un amore “inter-culturale” che unisce al di là della barriera della lingua, del colore o del pregiudizio.

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CRONACA di casa Intreccio di popoli

La Divina Provvidenza 2-2017 / 7

di DAVIDE PATUELLI

guanelliana

Salgo al primo piano della no-stra Residenza Socio Assi-

stenziale (per brevità RSA, un tempo meglio nota come Casa di Riposo, come ancora oggi in-dica il cartello su sfondo mar-rone all’ingresso) per andare a trovare un prete, il caro don Mario, e scorgo da lontano Jane, filippina, tutta indaffarata nel suo lavoro di OSS (un’altra sigla da imparare, sta per operatrice socio sanitaria, ossia coloro che eseguono le indicazioni dell’in-fermiere). E poco più in là ci sono proprio due infermiere, ossia Laura, spagnola, e Lidia, russa, la prima dedita alla di-stribuzione dei farmaci prima del pranzo, la seconda intenta a leggere una cartella clinica. Mi avvicino a don Mario per scam-biare qualche battuta e insieme a me si accosta Rodica, rume-na, anch’essa una OSS, la quale partecipa del breve dialogo non privo di qualche aspetto buffo

ed ironico con il confratello, il quale sembra non ricordare né il mio nome né chi" sia io, anche se è da qualche giorno che cerco di dirglielo. Terminato il dialogo con don Mario faccio per usci-re e sulle scale saluto dapprima Roselie, un’ASA (ausiliaria socio assistenziale, in pratica coloro che curano i bisogni primari dei nostri ospiti) nigeriana, e Roger, un terzo infermiere, anch’e-gli africano, precisamente del Camerun. Ed all’uscita ci sono Antonio e Gaetano, italiani, i quali si stanno godendo qual-che istante di pausa, prima di riprendere il lavoro.Incontri così variopinti sono all’ordine del giorno nella nostra casa di riposo, dove, come credo si è potuto capire, la multicultu-ralità è un dato di fatto, del resto già affermato da tempo. Sono 14 le nazioni rappresentate nel-la nostra RSA: Italia, Romania, Bosnia, Spagna, Russia, Perù,

Santo Domingo, El Salvador, Colombia, Ecuador, Camerun, Nigeria, Marocco e Filippine. In pratica, questo microcosmo è il segno nel piccolo di quello che sta accadendo nel nostro mon-do, dove noi italiani sempre più incontriamo lungo la strada, piuttosto che nel mondo del la-voro o all’interno delle comuni-tà cristiane persone che hanno deciso di lasciare la loro patria e di venire a vivere presso di noi.E come vanno le cose da noi? Mondi così diversi e apparente-mente lontani riescono a dialo-gare? La quotidianità lavorativa in questo ambiente documenta che la diversità culturale è mol-to più risorsa che problema. Forse anche merito del carisma guanelliano, che sotto forma di una nuova Pentecoste è capace di rendere ricchezza e valore la bellezza che ognuno porta den-tro di sé, anche se non è origina-rio di queste terre.

IL MONDO IN CASA (di riposo)

Sono 14 le nazioni rappresentate nella nostra RSA: Italia, Romania, Bosnia, Spagna, Russia, Perù, Santo Domingo, El Salvador, Colombia, Ecuador, Camerun, Nigeria, Marocco e Filippine.

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CRONACA di casa di Autore

8 / La Divina Provvidenza 2-2017

�� INTRECCIO DI POPOLI

Il Rifugio dell’Opera don Guanella nasce come struttura e luogo di ricovero pomeridiano per senza tetto.

Ad un visitatore superficiale il primo impatto può risultare trau-matico: all’ingresso alcuni volontari distribuiscono the e biscot-ti; al tavolo di lavoro si infilano perline per braccialetti e collane; ai tavolini c’è chi gioca a scacchi o a dama; in fondo all’aula si fa scuola di italiano. A questo si aggiunge il gruppo dei ragazzi che devono fare la doccia e la barba.Il silenzio e la tranquillità sono un’utopia. In realtà questa strut-tura è estremamente funzionale: infatti accoglie tutti. Sono fre-quentatori abituali, ragazzi provenienti da tutto il mondo: Asia (Pakistan, Afganistan e Bangladesh), Africa (Marocco, Algeria, Sudan, Nigeria, Ghana, Costa d’Avorio, Guinea, Ciad) e Italia (per-sone che hanno perso il lavoro e la casa). L’aspetto più interessan-te è che non si limita ad una mera e calda accoglienza, ma cerca l’integrazione, che è la chiave per contenere l’emarginazione, lo sfruttamento e l’illegalità con l’insegnamento della lingua italia-na, presupposto indispensabile per qualunque altra attività, con

di C. R., UNA VOLONTARIA DEL "RIFUGIO DON GUANELLA"

Il “Rifugio don Guanella”: incontro di mondi e di culture

la conoscenza delle regole sociali, con l’aiuto alla sopravvivenza, con la ricerca di un lavoro, dove è possibile (purtroppo raramen-te).La regola essenziale da cui si parte è quella di mettersi in empatia con tutti. Ogni ospite ha una storia da raccontare e cerca qualcu-no che abbia voglia e tempo di ascoltarlo. Inizialmente i volon-tari raccolgono racconti di viaggi allucinanti di sfruttamento e talvolta di vere e proprie torture per raggiungere un paese in cui sia possibile una vita dignitosa. Poi, quando nasce un rapporto di fiducia, i racconti diventano nostalgici, intimi: si apprendono usi e costumi diversi, riti e feste sconosciuti, superstizioni, miti e re-ligioni antiche. In tutti gli ospiti emerge l’amore per la famiglia di origine o per quella con mogli e figli che, nella maggior parte dei casi, nascono da genitori adolescenti e vengono abbandonati per-ché la guerra, le persecuzioni, le condizioni economiche, la care-stia spingono gli uomini ad emigrare. Il rapporto tra volontari e ospiti porta ad un arricchimento reciproco: si impara ad essere tolleranti, ad accettare le diversità, a non temere gli immigrati, a sfatare i tanti pregiudizi, a conoscere con obiettività realtà e culture diverse. Il rifugio diventa, così, un luogo in cui si respira voglia di imparare, di essere solidali, di integrarsi pacificamente e di trovare spazio per tutti, bianchi e neri, in armonia di intenti.

Il "Rifugio Don Guanella", un luogo in cui si respira voglia di imparare, di essere solidali, di integrarsi pacificamente e di trovare spazio per tutti, bianchi e neri, in armonia di intenti

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CRONACA di casa Intreccio di popoli

La Divina Provvidenza 2-2017 / 9

Si deve alla sensibilità pastorale di don Angelo Gottardi, ret-tore del Santuario Sacro Cuore in Como fino a pochi anni

fa, se il gruppo comasco dei “latinos” (soprattutto provenienti dal Salvador) ha potuto trovare qui al “Don Guanella” un luogo di incontro e di preghiera. Il buon confratello veniva da un’espe-rienza trentennale di vita missionaria trascorsa nelle Case gua-nelliane del Sudamerica, tra Argentina e Paraguay: di quella gente ne capiva la lingua, le tradizioni e la fede, con grande immedia-tezza e con profonda umanità. Era diventata la sua gente e la sua cultura… il suo mondo. Una volta tornato in Europa non ha voluto smettere la sua passione di sempre: l’indole missionaria di porta-re il Vangelo di Cristo ai poveri. Li ha trovati anche qui a Como tra i numerosi immigrati del Centro-America povero, giunti come tanti in Europa in cerca di un riscatto economico e sociale. Ha sogna-to di farli sentire a “casa” anche in terra straniera. Ci è riuscito in nome della Fede. È cominciata così, dal poco, in maniera semplice, spontanea e informale la tradizione della Messa spagnola in San-tuario. La si celebra di domenica nel pomeriggio. Ormai sono anni e ancora oggi, dopo la partenza del confratello iniziatore, l’usanza continua. La comunità religiosa guanelliana di Como ha fatto suo questo compito spirituale di radunare in preghiera i numerosi “la-tinos” della zona. Insieme si prega, si canta, si condividono espe-rienze e fatiche, ma soprattutto si sperimenta e si testimonia la bellezza di stare insieme.In don Angelo questi nostri fratelli, stranieri in Como, avevano trovato un padre. Ma soprattutto avevano trovato nella Casa Ma-dre una famiglia calorosa e un abbraccio accogliente. Per grazia della Provvidenza, questa esperienza continua, non solo quella della messa domenicale, ma soprattutto lo stile dell’ac-coglienza e lo spirito di famiglia. Sono la preziosa eredità che San Luigi Guanella ci ha insegnato e che ci fa capace di sentirci un cuo-re solo anche nell’intreccio di tante nuove culture e nazionalità.

Il gruppo comasco dei "latinos" (soprattutto provenienti dal Salvador) ha potuto trovare qui al "Don Guanella" un luogo di incontro e di preghiera

�� INTRECCIO DI POPOLI

La messa spagnola in Santuario

di NANDO GIUDICI

di C. R., UNA VOLONTARIA DEL "RIFUGIO DON GUANELLA"

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CRONACA di casa di Autore

10 / La Divina Provvidenza 2-2017

di NANDO GIUDICI

IL CORO DEL SANTUARIO

Da più di un anno, nella nostra Casa Divina Provvidenza, anche il coro liturgico è or-

mai una realtà costituita: anima e qualifica le celebrazioni del Santuario, in ogni domenica e nelle principali solennità. Ci sarebbe tanto da dire sulla generosa e fedele disponibilità con cui coristi e organisti, con grande entusiasmo, assicurano il loro impegno per vivacizzare le diverse messe domenicali. Ci interessa però mettere in luce un altro aspetto che rende particolare il coro Guanel-liano e lo qualifica come vera famiglia di po-poli. É costituito da gente di varie nazionalità: si condivide la passione per il canto e l’amore per per don Guanella. Si canta a quattro voci, ma si incanta “a quattro lingue”, perché le et-nie dei componenti sono al momento quattro: italiana, nigeriana, filippina e salvadoregna. Di questa muticulturalità siamo fieri perché costituisce la ricchezza del gruppo. É un coro piacevole da sentire, per il canto polifonico e multilingue. Ma soprattutto è un gruppo “bel-lo” da vedere e da incontrare. In altre parole la corale del santuario piace molto a chi la ascol-ta, ma ancora di più a chi la vive o la incontra. Il canto è il pretesto per una bella esperienza di fede, di amicizia e condivisione. Il nome stesso del gruppo, “Voci dal Cuore”, vuole ricordare che la ricchezza culturale e linguistica, ossia la diversità, rende ancora più bello e pulsan-te l’unico “cuore”, da cui essa scaturisce. È il “Cuore” bello dell’amicizia che lega tutti i trentacinque cantori e abbatte ogni frontiera. Ma è soprattutto il Cuore di Dio, che per altro è anche il centro di devozione nel Santuario Guanelliano di Como. Il Sacro Cuore di Gesù ci rende capaci di cantare, sintonici e sinfonici, le meraviglie che Dio compie in mezzo a noi.

� AUTOLAVAGGIO SOLIDALELA TUA AUTO È SPORCA? CI PENSANO I NOSTRI RAGAZZI! Un gruppo di minori non accompagnati ospitati nella Casa Divina Provvidenza è a disposizione il sabato (dalle 14.00 alle 18.00) e la domenica (dalle 9.30 alle 17.00) per il lavaggio completo delle auto, con a richiesta anche la pulizia degli interni. Un servizio accurato, rapido ed economico, perché è richiesta solo un’offerta per le attività caritative della Casa.

� ALLA SCOPERTA DI TRACCE DI CARITÀ«DI QUALI COLORI SI TINGE LA CARITÀ? Di tutti i colori della pelle delle persone che abitano la Terra: bianco, nero, bruno, rosso, giallo! Siamo tutti diversi, ma siamo tutti fratelli, figli di un Dio che ci vuole bene come un papà amorevole. Questo è l’insegnamento più bello di don Guanella, che ci invita ad aprire gli occhi e ad accorgerci che “Tutto il mondo è casa nostra” e che siamo un’unica famiglia». Questo è stato il filo conduttore dell’ottava edizione del concorso di disegno “I colori della carità”, proposto dal Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile e dal Museo “Don Luigi Guanella” e rivolto agli alunni delle Scuole Primarie. Oltre alle centinaia di disegni provenienti da scuole, gruppi di catechismo e singoli bambini della provincia di Como e quelle limitrofe, gradita sorpresa sono stati alcuni lavori delle bambine della Casa Famiglia Provvidenza di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo), una delle “tracce di carità” della famiglia guanelliana per l’accoglienza dei bambini di strada.

� ABBIAMO PROPRIO AMICI IN PARADISO!I NOSTRI “BUONI FIGLI” DI ROMA sono stati le “guest star” di una commedia targata RAI Cinema. Lo scorso 2 febbraio è uscito il film “Ho amici in paradiso” (oggetto poi di una proiezione speciale il 24 maggio al cinema “Astra” di Como), opera prima del regista Fabrizio Maria Cortese, prodotto dalla Golden Hour Films e da Rai Cinema, in associazione con l’Ope-ra don Guanella. Una pellicola “speciale”, girata in buona parte negli ambienti della nostra Casa “San Giuseppe” in via Aurelia Antica a Roma, dove, accanto ad attori professionisti quali Fabrizio Ferracane, Valentina Cervi, Antonio Catania, Enzo Salvi ed Erika Blanc, recitano al-cuni degli ospiti con disabilità mentale. Il film è divertente e nello stesso tempo capace di commuovere, perché sono molteplici i temi affrontati: la bellezza della diversità, l’inclusione sociale delle persone con disabilità, il servizio sociale come luogo di rinascita ai valori au-tentici della vita, il volontariato come via per riscoprire la bellezza del dono di sé agli altri.

�� INTRECCIO DI POPOLI

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Dunque la Casa di Como poco a poco si ingrandiva e apriva le porte ad ogni categoria di poveri e ammalati, quasi una

sorta di «Arca di Noè»1, come «sinonimo di confusione, di ri-covero volgare»2 «perché si erano raccolti sacerdoti vecchi, ri-coverati, ciechi, infermi, sordo-muti, studenti che frequentava-no le pubbliche scuole, ragazzi che ricevevano l’insegnamento elementare interno o che apprendevano qualche mestiere. Nel reparto femminile la medesima raccolta di miserie»3. Alle cri-tiche di qualche comasco non troppo benevolo il sacerdote Luigi d’Antuono rispondeva: «Nella Piccola Casa manca l’or-dine, tutto è caos; mi diceva un bravo amico comense [...]. Eb-bene caro Lei gli risposi: è dal Caos che nasce l’ordine. Che forse Dio a principio dei tempi non creò prima il Caos cioè le cose tutte in confuso, e poi diede quell’ordine e quell’armonia che tanto ammiriamo? Ma e forse noi non teniamo la stessa norma quando ci accingiamo ad innalzare una casa? Noi pri-ma ammassiamo in un punto solo pietre, mattoni, calcina ed arena, e poi diamo a tutte queste cose la disposizione l’ordine, e la casa sorge bella ed agiata. Ora mettiamo pure che nella Piccola Casa non vi sia quell’ordine e quell’armonia che Lei, sig. mio desidera. Questo in buonissima parte lo si deve ai fab-bricati non ancora compiuti e divisi, all’organismo non ancora bene disposto e a tante altre circostanze che non ancora per-mettono di dare all’opera quell’armonica impronta che forma la vita e la bellezza di queste opere di Previdenza. Ma, e poi: è egli vero che ci sia nella Piccola Casa tanto disordine e tanto caos? Mi creda pure, l’accusa è esagerata troppo»4.La “Piccola Casa della Divina Provvidenza”, secondo don

L’ «Arca di Noè»

inserto speciale CONTINUA DAL NUMERO 1-2017

di ADRIANO FOLONARO e SILVIA FASANA

«La Casa apre i propri battenti a quei poveretti che sono rifiutati negli altri ricoveri od ospizi, appunto perché per essi non c’è ajuto altrove. Ora Gesù non ha dato il suo Sangue divino anche per essi?»

San Luigi Guanella

�� Casa Divina Provvidenza (1912): reparto studenti

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Guanella, doveva essere infatti un «asilo aperto a tutte le disgrazie»5: così egli scriveva programmatica-mente nell’articolo di apertura del primo numero de La Providenza, il notiziario mensile della Casa. E anche: «La Casa apre i propri bat-tenti a quei poveretti che sono rifiu-tati negli altri ricoveri od ospizi, ap-punto perché per essi non c’è ajuto altrove. Ora Gesù non ha dato il suo Sangue divino anche per essi?»6 e «ha poi costume, finché le sue for-ze lo comportiano, di provvedere immediatamente ai bisogni urgen-ti»7. In questo modo don Guanella accoglieva tutti senza troppo di-stinguere e selezionare. Lui stesso l’affermava senza imbarazzo: «Io son fatto per abbozzare, per susci-tare: gli altri ordineranno, comple-teranno»8. Don Guanella non vo-leva escludere nessuno dalla sua carità, «ad esempio della Piccola Casa della divina Provvidenza in Torino e dell’Oratorio di S. France-sco di Sales ivi, dei quali il sacer-

dote Guanella per molti anni studiò l’indole»9. Affermava infatti don Guanella: «Lo scopo suo [della Pic-cola Casa] è dunque, ad imitazione del Cottolengo, di venire in aiuto di quel maggior numero di bisognosi che sia possibile, d’ogni età, classe e sesso, secondo gli aiuti e gli indi-rizzi della divina Provvidenza»10.Proprio per evitare l’omonimia con l’Istituto di San Giuseppe Benedet-to Cottolengo a Torino, l’istituzione comasca, inizialmente chiamata “Piccola Casa della Divina Prov-videnza”, dal febbraio 1897 dovette «modificare la sua denominazione e per innanzi si dirà Casa della Di-vina Providenza»11.Per don Guanella scegliere i più poveri non significava «organiz-zare l’assistenzialismo, moltiplica-re le risposte, allestire i soccorsi come tappo alle falle della società. È apostolo: la scelta dei poveri gli viene dal Vangelo e la scelta di quei poveri gli viene dalla storia»12. E a loro offre una famiglia, una “ca-

sa-villaggio” «aperta e dinamica, mai rigida nelle forme; allergica ad ogni fissismo, un perpetuo cantiere perché è per le persone e le per-sone vanno, vengono, crescono, cambiano... Prima ci sono i poveri e poi per loro si crea lo spazio; e, se ne arrivano altri, ci si sposta, ci si allarga. […] Al centro sempre la Chiesa, irradiazione del tutto, sen-so e chiave per i religiosi, speranza e fortezza per gli ospiti; e poi zone, reparti, locali a categorie, ognuno col suo santo patrono, ognuno con un suo regolamento, ognuno coi suoi religiosi addetti. Il cortile come raccordo delle varie realtà e luogo di incontro; la “porta”, strategico e prezioso snodo delle domande e primo soccorso ai poveri. In tutto: accoglienza…“ in omnibus cari-tas”»13.Agli ospiti che se lo potevano per-mettere, veniva richiesta una for-ma di collaborazione, secondo le proprie possibilità e capacità, per-ché: «la Casa della Divina Provvi-

��Ricovero degli anziani e Studenti che frequentavano scuole pubbliche (primo '900)

Foto storiche della Casa Divina Provvidenza

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denza non ha altri fondi all’infuori di quelli che la Divina Provvidenza viene offrendole di volta in volta, dunque non può rinunciare alla piccola contribuzione dei ricovera-ti»14. Si caldeggiava inoltre il con-tributo dei parenti dei ricoverati, degli Enti pubblici e l’aiuto di be-nefattori privati. Don Luigi d’Antuono, in una mo-nografia del 1890 in cui illustrava la storia, natura e gli scopi dell’i-stituzione nascente, «dei mille modi, con cui poter aiutare la Casa, additava al pubblico alcuni, come l’invio dei rifiuti di guardaroba, del così detto “boccone del povero”, dei piccoli risparmi nel “bossolo del povero” tenuto negli alberghi, nei negozi, nelle officine, nelle fa-miglie, la beneficenza riservata ad una persona o ad una famiglia di sgraziati presi sotto la propria pro-tezione [una sorta di “adozione a distanza” ante litteram!] lasciti testamentari fiduciari, somme a scopo determinato, l’iscrizione nel

numero dei Cooperatori»15. In un articolo su La Divina Provviden-za del giugno 1902, don Guanel-la presentava e spiegava la così detta “Opera del Quod Superest”: «Fin dai primordi dell’opera della divina Provvidenza le nostre Case hanno iniziato un’opera che ci pia-ce intitolare del Quod superest. Quod superest, vale a dire quello che sopravanza nelle case private, sieno oggetti di vestiario, ovvero di camera, di cucina, di letto, di mensa, rifiuti di botteghe o di traf-fici, straccerie di carta, di ossa, di rottami, mobili, materiali di fabbri-ca, ferravecchi, tutto si raccoglie da quest’opera benefica, a profitto dei nostri poveri. Tutto serve per le Case della Provvidenza, e quel-lo che non si può usufruire in na-tura, venduto può essere tradotto in pane. […] Cercate adunque nei vostri armadi, nelle vostre cantine, nei vostri solai; cercate sopra tutto nel vostro cuore e troverete cento sante astuzie per venire in soccor-

so di un’opera che vive dell’aiuto che le viene dai buoni. […] Gli og-getti richiesti dal Quod superest non costano disagi e privazioni alle famiglie, richiedono solo buon cuore e un po’ di sforzo, e pei nostri ricoverati saranno un aiuto non in-differente. […] Anche i poveri pos-sono concorrere a quest’opera, ed è commovente vedere un povero beneficare uno più povero di lui»16.Scriveva don Guanella nelle sue memorie autobiografiche: «La re-gola è: chi ha tanto dia tanto e chi ha poco dia quello che ha, ma con cuore lieto… così si andava avanti confidando nella Provvidenza»17, purché ognuno cercasse di non essere completamente di aggravio all’Opera; in questo si ispirava ad un principio di doverosa custodia del patrimonio a vantaggio dei ve-ramente bisognosi e abbandonati.

(continua)

�� Il Corpo Musicale della Casa Divina Provvidenza (1893) e la Casa che, a poco a poco, si ingrandiva

Foto storiche della Casa Divina Provvidenza

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Impressioni di un visitatore dell’ “Arca”«Un visitatore notava così le sue impressioni, movendone poi un invito pubblico ad aiutar l’opera: “quei dormitori pieni di letti e lettucci d’ogni foggia, con quelle loro copertine d’ogni qualità e colore, eppur così ben disposti e tenuti, da far ammirare tanto or-dine e pulitezza in mezzo a tanta povertà e miseria; quelle vene-rande Suore dalle vesti dimesse e poverette, che con tanto buon cuore s’affaccendavano intorno alle meschine orfanelle date alla loro custodia ed educazione; quei miserabili ricoverati, dei quali ciascuno par che in sé ti presenti un caso speciale di commisera-zione; quel non trovare in tutta la casa niente che sia superfluo, e nel medesimo tempo niente mancare di ciò che è strettamente necessario; quel vedere come ivi nulla va sprecato e come, tutto utilizzandosi, da tutto si cavi profitto; quel vedere specialmente come tanta povera umanità, per varie guise sofferente, ivi trova si circondata da cura amorosa e cordiale assistenza, mentre sotto il nativo tetto trascinerebbe vita troppo penosa senza conforto: tut-te queste cose dovevano nella Casa della Divina Provvidenza in Como favorevolmente impressionarvi, e l’animo mio hanno così bene impressionato che, entrandovi indifferente, ne uscii pieno di ammirazione e di entusiasmo”. E continua ricordando: “avanti di terminare la mia visita, al Direttore che m’accompagnava, chiesi come mai facesse a provvedere ai molteplici bisogni della Casa, dovendogli il solo mantenimento di tanta povera gente importare certamente una spesa ben grande. Ed egli a me: ‘Provvede la Provvidenza’”»18.

NOTE1 L. Guanella, Domenico De Antoni, in La Divina Provvi-denza, giugno 1909, 72.

2 L. Mazzucchi, Dubbi e risposte, in La Divina Provvi-denza, ottobre 1908, 157.

3 M. Cugnasca, Positio super introductione causae, vol. 1, Roma 1937, 127.

4 L. D’Antuono, Se nella Casa della D. Provvidenza ci sia il caos, in La Providenza, novembre 1893, 98.

5 L. Guanella, Origine della Piccola Casa della Divina Provvidenza, in La Providenza, dicembre 1892, 1.

6 L. Guanella, Indole ed estensione delle opere della Casa della Divina Provvidenza, in La Divina Provviden-za, aprile 1900, 26.

7 L. Guanella, Indole ed estensione delle opere della Casa della Divina Provvidenza, in La Divina Provviden-za, aprile 1900, 27.

8 L. Mazzucchi, Fragmenta vitae et dictorum sac. Aloy-sii Guanella, (1912-1915), in Scritti inediti e postumi, VI, Centro Studi Guanelliani Roma, Nuove Frontiere Editri-ce, Roma 2015, 967.

9 L. Guanella, Statuto dei Figli del sacro Cuore, (1898), in Scritti per le Congregazioni, IV, Centro Studi Guanelliani Roma, Nuove Frontiere Editrice, Roma 1988, 913.

10 Norme principali per un regolamento interno nella Piccola Casa della divina Provvidenza in Como, (1894), in Scritti per le Congregazioni, Centro Studi Guanelliani, Nuove Frontiere Editrice, Roma 1988, 111.

11 Dichiarazione, in La Divina Providenza, febbraio 1897, 17.

12 F. Pallotta, Cominciando da Como. Don Guanella e la famiglia guanelliana oggi, 29 novembre 2012, in http://www.guanellianisantiago.it/antologia-testi/, 5.

13 F. Pallotta, Cominciando da Como. Don Guanella e la famiglia guanelliana oggi, 29 novembre 2012, in http://www.guanellianisantiago.it/antologia-testi/, 7.

14 L. Guanella, Indole ed estensione delle opere della Casa della Divina Provvidenza, in La Divina Provviden-za, aprile 1900, 27.

15 L. Mazzucchi, La vita, lo spirito e le opere di don Luigi Guanella, 1920, Riproduzione anastatica, Editrice Nuove Frontiere, Roma 1999, 93. Cfr. L. d’Antuono, La Piccola Casa della Divina Provvidenza in Como, Tipografia De Angelis, Angri 1890.

16 L. Guanella, Quod superest, in La Divina Provvidenza, giugno 1902, 44-45.

17 L. Guanella, Le vie della Provvidenza, (1913-1914), in Scritti inediti e postumi, VI, Centro Studi Guanelliani Roma, Nuove Frontiere Editrice, Roma 2015, 759.

18 A. Tamborini, Don Luigi Guanella, Casa Divina Prov-videnza, Como 1943, 192.

��Bambini accolti nella Casa Divina Provvidenza (inizio secolo XX)

�� La Casa Divina Provvidenza e il Santuario al centro (1914)

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STORIE di casa Il sorriso di Karen

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Karen è arrivata in Italia da sola nel maggio 2006 per poter garantire una tranquillità eco-

nomica ai suoi figli, Vittoria di 11 mesi e Diego di 9 anni, rimasti a El Salvador, raggiungendo la sorel-la che si era già trasferita a Como da alcuni anni. «La scelta di lasciare i miei figli è stata molto, molto difficile, ma purtroppo inevitabile, perché nel mio paese è grande la povertà e la violenza sociale della gang. Volevo dare loro l’opportunità di una vita più sicura. Noi che emigriamo, però, lasciamo sempre nel nostro paese una parte di noi, e non possiamo dire di non pensarci», ci racconta Karen. «A Como ho trovato un ambiente tranquillo, sereno, dove mi sono sentita da subito veramente accolta. Ha trovato presto lavoro presso alcune famiglie come collaboratrice domestica, mentre frequentavo una scuola di italiano per imparare la lingua. Dopo due anni, nel 2008, quando ho avuto l’opportunità, ho

portato qui anche i miei figli, che presto si sono in-seriti bene pure loro nella nuova realtà. Che bello, eravamo di nuovo tutti insieme!». Continua Karen: «Nel 2010, grazie a una famiglia, sono venuta a sa-pere che alla Casa Divina Provvidenza cercavano un’addetta alle pulizie: mi sono presentata e ho ot-tenuto il lavoro! Questo ha cambiato la mia vita: trovare questo lavoro è stata una benedizione, non passa giorno che non ringrazio Dio per quello che mi ha dato e mi dà. Ho incontrato don Angelo, di cui avevo già sentito parlare perché era l’animato-re spirituale della comunità salvadoregna a Como (vedi articolo a pag. 9), che però non conoscevo molto. Don Angelo, con il suo entusiasmo, mi ha coinvolto e ho cominciato a frequentare il gruppo, dove mi sono integrata molto bene. È veramente un luogo dove siamo capiti e accolti. La Chiesa è un luogo dove sei accolto e puoi accogliere, sei aiutato

Il sorriso di KarenTi saluta con un sorriso quando ti

incontra, un sorriso che viene dal cuore, dall’anima. E che ti fa sentire accolto. Lei è Karen Perez, trentotto anni, salvadoregna, e lavora come collaboratrice domestica nella Casa Divina Provvidenza. Alla domenica partecipa alla S. Messa nel Santuario del Sacro Cuore, cantando nel coro con indosso il suo vestito migliore, perché «così è costume nel mio paese, essere puliti e ordinati per rendere meglio lode a Dio».

di SILVIA FASANA

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STORIE di casa Il sorriso di Karen

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e puoi aiutare gli altri». E Karen, grata di questa accoglienza, si è impegnata in prima persona per accogliere a sua volta gli altri. Riflette Karen: «Noi tutti deside-riamo essere accolti. A qualcuno serve una casa, un lavoro, una nuova opportunità, ma a tutti serve un sorriso, una parola gen-tile. Mi chiedo spesso quale sia la mia missione, io che sono venuta da El Salvador in Italia. Mi basta poco: ho quello che mi serve per me e per aiutare gli altri. Mi sono accorta che veramente basta poco per farli felici. A me piace molto regalare sorrisi. Il giorno che non sorrido sto male, mi vie-ne mal di testa. Anche le persone che sembrano apparentemente più dure si conquistano con un sorriso».L’impegno per gli altri si è al-largato… «Da qualche tempo sono stata coinvolta anche dalla Consulta dell’Ufficio della Pasto-rale per i Migranti della Diocesi di Como nell’organizzazione di iniziative di solidarietà e di co-noscenza interculturale, tra cui il festival “Intrecci di popoli”, re-alizzato in collaborazione con il

Comune di Como e il Centro Ser-vizi per il Volontariato e dedica-to alla promozione della cultura della pace, della fratellanza e del-la solidarietà, oltre che a favorire il raduno delle comunità cattoli-che straniere presenti sul nostro territorio. Vogliamo mostrare la nostra identità e la nostra cultu-ra per conoscerci meglio; voglia-mo fare capire che siamo stra-nieri, ma non estranei. Spesso porto i miei figli con me quando andiamo ad aiutare chi vive nel bisogno, in diverse parrocchie. Ci si stanca a fare tante cose, ma è una stanchezza bella, bellissi-ma». «Non siamo tutte persone facili, questo lo so… L’importan-te però è come siamo dentro. Se stiamo bene con noi stessi, se ci accettiamo come siamo e accet-tiamo le altre persone come sono, tutto sarebbe più facile. Troppe volte giudichiamo le persone solo dall’esterno, da dove provengo-no, da come si vestono, o anche in base all’emozione di un momento, senza chiederci perché si com-portano in un certo modo, cosa pensano veramente…».

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Se stiamo bene con noi stessi, se

ci accettiamo come siamo e accettiamo le altre persone come sono, tutto sarebbe più facile. Troppe volte giudichiamo le persone solo dall’esterno, da dove provengono, da come si vestono, o anche in base all’emozione di un momento, senza chiederci perché si comportano in un certo modo, cosa pensano veramente…

��Karen con la giornalista Silvia Fasana

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STORIE di casa Una presenza materna

La Divina Provvidenza 2-2017 / 17

Mi sono spesso chiesta perché dalla Romania ora sono qui. Questa è la mia

strada, che sto scoprendo man mano. Non avrei mai pensato. Da San Luigi Guanella e dalla grande famiglia guanelliana ho imparato a vedere tutto ciò che mi accade inquadrandolo in un disegno provvidenziale. E sono felice così. Io voglio aiutare chi ha bisogno, come qualcuno mi ha aiutato quando avevo bisogno. Mi hanno accolto e io voglio accogliere i più poveri. La famiglia guanelliana mi ha dato tanto, mi ha fatto incontrare concretamente Gesù Cristo. Ora è la mia famiglia.

Se si tratta di aiutare qualcuno, lei c’è. Con delicatezza, sensibi-

lità, discrezione, come lo potreb-be fare una madre. Un abbraccio, una parola dolce, tanta disponi-bilità ad ascoltare. Silvia Ivasco è nata cinquantadue anni fa a Borșa, nella regione storica della Tran-silvania (Romania), tra le monta-gne dei Carpazi, sotto il regime comunista di Nicolae Ceaușescu. Nel novembre 2000 la necessità e la mancanza di prospettive l’han-no portata a emigrare in Italia, a Como, dove c’erano già alcuni suoi fratelli. Racconta Silvia: «Ho sem-pre trovato persone che mi hanno accolto bene, mi sono state vicine nei momenti difficili e mi hanno fat-to sentire a casa. Non mi sono mai sentita una straniera. Il Signore mi vuole bene!». Un anno dopo è riu-scita a farsi raggiungere dai suoi figli Tudor e Pavel, di cinque e un-dici anni. In Italia, Silvia ha svolto diversi lavori a tempo: la badante presso famiglie, l’addetta alle pu-lizie per una Cooperativa presso l’Ospedale S. Anna («Dopo un mese non ce l’ho più fatta, vedevo trop-pa sofferenza e questo mi faceva male»), l’aiuto cuoco in una mensa. «Nel 2005 ho trovato lavoro come addetta alle pulizie presso la Casa “Santa Marcellina”, dove ho “incon-trato” don Luigi Guanella, grazie anche ai momenti di formazione dalle Suore. Ma era ancora una conoscenza superficiale. Qualche anno dopo un’amica mi ha invitato a sentire un concerto del Coro Go-spel GAP, che cantava per le missio-ni guanelliane. In quell’occasione ho conosciuto il maestro Carlo Ri-

��Silvia con i ragazzi

Una presenza materna nella Casa Divina Provvidenza

di SILVIA FASANA

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STORIE di casa di Silvia Fasana

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naldi, che mi ha invitato ad unirmi a loro. Questa è stata l’occasione per entrare realmente nel mondo guanel-liano». Un avvenimento che cambia la vita, poi da cosa nasce cosa…, nel 2008 l’incontro con don Adriano, direttore del Centro Missionario, l’adesione ad ASCI (Associazione per la Solidarietà e la Cooperazio-ne Internazionale) Don Guanella e poi nel 2009 il corso di formazione per volontari nelle missioni finito a marzo e subito in ottobre un mese trascorso a Kinshasa nella Repub-blica Democratica del Congo con i ragazzi di strada, la prima di una serie di vacanze “regalate” a chi ne ha più bisogno nei luoghi della mis-sione, accanto ai poveri, i disabili, i bambini soli.Continua Silvia: «Da quando sono tornata dall’A-frica la prima volta, ho maturato la decisione di fare qualcosa di più anche qui. A me piace il con-tatto con chi ha bisogno, non solo il supporto a di-stanza. Ho intrapreso un cammino di conoscenza del carisma guanelliano, con suor Franca e don Angelo, un importante percorso di crescita per-sonale e spirituale, per me che da bambina, nel-la Romania comunista, non avevo ricevuto una grande formazione religiosa». All’approfondi-mento carismatico si è accompagnato l’impegno concreto, accanto agli anziani della R. S. A. “Don Guanella” e poi ai senza fissa dimora del Centro diurno. «Per me la Casa di Riposo “Don Guanella” è una seconda casa. Ogni volta che passo, entro a salutare i “miei” nonni. Non riesco a non farlo, il legame è troppo forte. Sono nel mio cuore». Con-tinua Silvia: «Ho fatto anche un’esperienza molto

bella nel “Rifugio” per senza fissa di-mora con don Leonello. Lì arrivava tanta gente spesso delusa, senza una speranza, e noi cercavamo di farli sentire a casa, anche solo per qual-che ora. Ora ho dovuto interrompere perché il Superiore, don Marco, mi ha proposto di seguire i minori non accompagnati accolti nella Casa Divina Provvidenza con un distac-camento dal mio lavoro dalle suore. Ho accettato con gioia, è bellissimo! Sono grata al Signore e a don Mar-co per avermi offerto questa oppor-tunità. Sono felice quando sono con loro, li sento come tutti miei figli, ora che Tudor e Pavel sono lontani per motivi di lavoro. Mi piace quello che

faccio, lo faccio con il cuore, mai per interesse. Parallelamente ho scelto di rimettermi in gioco e frequentare un corso per Operatore Socio Sanita-rio, con lo scopo di accrescere le mie conoscenze e le mie competenze per essere più utile agli altri». «Mi sono spesso chiesta perché dalla Romania ora sono qui. Questa è la mia strada, che sto sco-prendo man mano. Non avrei mai pensato. Da San Luigi Guanella e dalla grande famiglia guanellia-na ho imparato a vedere tutto ciò che mi accade inquadrandolo in un disegno provvidenziale. E sono felice così. Io voglio aiutare chi ha bisogno, come qualcuno mi ha aiutato quando avevo biso-gno. Mi hanno accolto e io voglio accogliere i più poveri. La famiglia guanelliana mi ha dato tanto, mi ha fatto incontrare concretamente Gesù Cri-sto. Ora è la mia famiglia».

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Una grande lezione. Grazie

Karen e grazie Silvia, grazie delle vostre parole, della vostra dolcezza, della vostra generosità.

��Silvia durante l'intervista con la giornalista Silvia Fasana

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Ricordando le nostre RADICI Suor Marcellina Bosatta

��Pianello Lario: la casa natale di suor Marcellina Bosatta e della sorella beata Chiara Bosatta

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Centosettant’anni fa, il 21 marzo 1847, nasceva a Pianello del Lario Marcellina Bosatta, sorella

di suor Chiara, nonché fedele collaboratrice di don Luigi Guanella e cofondatrice delle sue suore, le Fi-glie di Santa Maria della Provvidenza. Sesta degli undici figli di Alessandro e Rosa Mazzucchi, cresce in una famiglia benestante, serena e profonda-mente religiosa. All’improvvisa morte del padre, nel 1861, Marcellina si occupa con molta sensibili-tà dell’educazione delle due sorelle minori, Secon-da e Dina (poi diventata suor Chiara), di cinque e tre anni, cercando di scrutare attentamente le loro

qualità, per poterle meglio conoscere e consigliare, ma soprattutto pregando per loro, affidandole a Dio perché le proteggesse. In par-ticolare, accorgendosi della delicatezza e della sensibilità della più piccola, d’accordo con la madre, la indirizzerà presso le suore Ca-nossiane di Gravedona, dove avrebbe potuto aiutarle nei lavori do-mestici e intanto studiare.Ancora giovanissima, Marcellina si impegnerà molto nella vita parroc-chiale, specialmente per la scuola di catechismo e l’oratorio festivo delle ragazze. Nel 1871 sarà tra le prime ad aderire entusiasta alla Pia Unione delle Figlie di Maria Immacolata sotto la protezione di Sant’Orsola e di Sant’Angela Merici, fondata dal parroco don Carlo Coppini per accoglie-re le giovani che desideravano consacrarsi a Dio. Ma questo non bastava, perché ella meditava di impegnarsi in modo ancora più coinvolgente. Sotto la direzione di don Coppini e insieme a Maddalena Minatta, nel 1873 lascerà la famiglia per dare inizio ad un piccolo ospizio per orfanel-le in frazione Camlago, il quale presto crescerà e si ingrandirà. Qualche anno più tardi, nel 1878, dopo il rifiuto delle Canossiane di Como, anche Dina si aggregherà a loro. Fra le due sorelle si andrà così consolidando un profondo legame affettivo, reso ancora più saldo dall’amore verso Dio e dalla comune vocazione alla vita religiosa, benché i loro caratte-ri fossero profondamente diversi. Dopo la professione religiosa, nelle numerose lettere alla sorella, suor Chiara si rivolgerà a lei come «Reve-

di ADRIANO FOLONARO e SILVIA FASANA SUOR MARCELLINA BOSATTA

MARCELLINA BOSATTA «media di statura, dal volto composto ad un sorriso paca-to e tutto materno, dagli occhi castani limpidi e penetranti, dal portamento semplice, dignitoso, non artefatto, dal tratto gentile senza manie-rismo, dalle parole brevi e calme, sgorgate da intimo convincimento e assidua me-ditazione»7.

IL BRACCIO DESTRO DI DON LUIGI

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Ricordando le nostre RADICI di Autore

20 / La Divina Provvidenza 2-2017

renda mia superiora», «Carissima superiora», «Amata superiora» e si firmerà come «sua affezionatissima sorella», mescolando grande affet-to e rispetto.Morto don Coppini nel 1881, don Guanella gli subentrerà alla guida della parrocchia di Pianello del La-rio. Seguirà un periodo di disagio e diffidenza tra il gruppo delle con-sorelle e il nuovo parroco, dovuto ad un clima di maldicenza attorno alla figura del sacerdote. A Marcel-lina però basterà vedere il Santo, di ritorno da un disagiato viaggio, mangiare frettolosamente solo una insalata scondita, per capire de-finitivamente che quell’uomo era mandato dalla Provvidenza e meri-tava la loro fiducia. Così ricorderà quell’episodio la stessa Marcellina: «Don Luigi non ebbe subito dalla nostra Congregazione le porte aper-te, perché legate come eravamo ai sacerdoti che ci dirigevano. […] Ma noi nel nostro interno eravamo di lui contente. Egli allora veniva per l’assistenza spirituale due volte alla settimana facendoci istruzione ed anche confessandoci […] nella Par-rocchiale. Ciò che mi determinò a ricevere con piena fiducia il Servo di Dio quale nostro Direttore fu l’avere assistito ad una cena particolare e strana che lo vidi fare nella casa parrocchiale. Egli teneva vicino una ciottola nella quale stava dell’insa-lata e da un’altra parte aveva l’ace-toliera. E senza infondere nulla né olio né aceto né sale egli due foglie per volta con le dita si mangiò tutta quell’insalata. La qual cosa avendo

Pianello del Lario (foto a sinistra) è un grazioso paesino sulle rive del lago di Como. Nel suo centro storico, caratterizzato da strette vie, si possono ammira-re antiche abitazioni affrescate. In località Camlago, nei pressi dell’ex ospizio, “culla” dell’Opera guanelliana, si snoda un sentiero meditativo, un percorso scandito da piccoli pannelli con frasi di San Luigi Guanella sul tema: «Come i gigli del campo» - La Provvidenza.

io riferito alle mie consorelle esse pure concepirono grande rispetto verso di lui così da riconoscerlo come fatto provvidenziale per il nostro bisogno»1.Sarà sempre suor Marcellina a farsi avanti: «Se credesse visitarci e tenere qualche conferenza, noi vedremmo volentieri!»2. Così si avvierà fra il nuo-vo parroco e le due sorelle un rapporto destinato a dare grandi frutti di carità. Tutta l’Opera guanelliana poggia infatti le sue solide basi su questa triade. Nel 1886 Marcellina si recherà a Como per preparare la fondazione della Piccola Casa della Provvidenza, di cui la sorella sarà designata come prima vice superiora e maestra delle novizie. Quando la già provata salute di suor Chiara peggiorerà, Marcellina la richiamerà a Pianello del Lario e l’assisterà con assiduità e grandi sacrifici, fino a contrarre una gravissi-ma polmonite. Suor Chiara allora chiederà a Dio di prendere la propria vita in cambio di quella di Marcellina, che intravede come figura chiave per lo sviluppo dell’Opera nascente. E così avverrà. Dopo la morte di suor Chiara, la sorella rimarrà accanto a don Guanella nella sua avventura di carità, essendo per tutte le sue consorelle «la Madre buona, sempre pron-ta ad accogliere premurosa, sempre pronta a dire la frase che confortava e sollevava»3, ma nello stesso tempo «donna di criterio naturale, di forza vi-rile […] di intelligenza aperta»4, forte ed energica. Negli acquisti di terreni e di immobili, nel governo morale, disciplinare ed economico delle Case, Marcellina ha occupato sempre il primo posto accanto al Fondatore, che ricorreva a lei per consigli, suggerimenti, perfino per la stesura dei Rego-lamenti e Statuti delle due Congregazioni: «il braccio destro di Don Luigi»5. Nella grande famiglia guanelliana, il suo ruolo di madre fa da contraltare a quello di padre di don Luigi, l’una appoggio e sostegno dell’altro, in un pa-rallelismo di aspirazioni e tensioni, animati dalla stesso desiderio di por-tare la carità di Dio ai poveri e agli ultimi. Collaborando con lei, il Santo ha avuto la cura di approfondirne lo spirito e la fede: dalla fitta corrispon-denza tra i due emerge un sincero rapporto di stima, fiducia, ammirazio-ne e sollecitudine. In una lettera del giugno 1898 Guanella scrive a suor Marcellina a Pianello, dove l’aveva invitata a recarsi per riposo: «Vi mando […] un pezzetto di bresaola che vi farà bene: più non ne trovai. Aggiungo un giambone magro. Mangiate bene e spesso e bevete acqua ferruginosa […] e dormire e pregare un poco e il Signore ci ajuterà tutti»6.Dopo la morte di don Guanella, fedele custode dello spirito e degli inse-gnamenti del Fondatore, Marcellina continuerà nel suo ufficio di prima Superiora generale della Figlie di Santa Maria della Provvidenza fino al 1925, quando lascerà questo ruolo per ritirarsi nella tranquillità e nella preghiera a Como presso la tomba del Fondatore. Morirà quasi ottantaset-tenne il 4 febbraio 1934; ora è sepolta nella cappellina attigua alla chiesa della Casa “Santa Maria della Provvidenza”, Casa Madre delle Suore Gua-nelliane a Lora di Como. q

SUOR MARCELLINA BOSATTA, IL BRACCIO DESTRO DI DON LUIGI

1 Positio super introductione causae, o. c., Summarium N. III, 79, teste M. Bosatta.2 L. Guanella, Le vie della Provvidenza, (1913-1914), in Scritti inediti e postumi, VI, Centro Studi Guanelliani Roma, Nuove Frontiere Editrice, Roma 2015, 747.3 In memoria di suor Marcellina Bosatta, o. c., 34.4 In memoria di suor Marcellina Bosatta, o. c., 49.5 Testimonianza di A. Bacciarini, in Una scomparsa, in La Divina Provvidenza, marzo 1934, 35.6 L. Guanella, Lettera a M. Bosatta, Como, 22 giugno 1898, in Epistolario Gua-nelliano n. 494.7 In memoria di suor Marcellina Bosatta, Scuola Tipografica Istituto S. Gaetano, Milano 1936, 34.

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DON GUANELLA ci parla

La Divina Provvidenza 2-2017 / 21

Nel mese del fervore

di ADRIANO FOLONARO e SILVIA FASANA NEL MESE DEL FERVORE

Nel mese dedicato al sacro Cuore, vogliamo offrire ai

nostri lettori alcuni spunti di ri-flessione tratti da Nel mese del fervore. Una massima scrittu-rale esposta in ogni dì nella vita del Sacro Cuore (1884). L’operet-ta è costituita da trentuno capito-li, uno per ogni giorno del mese, la cui struttura è quella abituale delle operette catechistiche: una citazione biblica, una meditazio-ne, un esempio, una breve orazio-ne e alcuni “riflessi”, ovvero frasi che riassumono i temi trattati. La trama delle meditazioni è data dalla successione dei misteri del-la vita di Cristo, dall’incarnazio-ne fino all’Ascensione, con un’ul-tima meditazione sulla presenza del Cuore di Gesù nell’Eucaristia.Lo storico guanelliano don At-tilio Beria sostiene che questa operetta sia di grande importan-za perché qui si trova la chiave di interpretazione del nucleo della spiritualità di don Guanel-la, incentrata sulla paternità di Dio, che fa da sfondo teologico alla devozione al Sacro Cuore di Gesù, rivelazione appunto dell’a-more del Padre (A. Beria, Gli opu-scoli pastorali di Luigi Guanella. Sche-de di lettura, Editrice Nuove Frontiere, Roma 2017, 112-113).

«Ti porgo in questo libretto eccitamenti ad onorare il Cuore santissimo del Redentore. Ti invito con trenta fervorini, ossia con un discorso di breve mo-mento, in ciascun giorno del mese che è dedicato al sacro Cuore di Gesù. In

ogni sermoncino si svolgerà una massima della Scrittura Santa atta a mostrare le tenerezze di quel Cuore divino». (San Luigi Guanella)

��Quadro del S.Cuore, opera di Annibale Ticinese (1945), venerato nel Santuario del Sacro Cuore in Como

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22 / La Divina Provvidenza 2-2017

DON GUANELLA ci parla

� Il Signore continua [a] mostrarti i tesori della sua misericordia. Ti additò fin qui Betlemme e Nazaret, il Getsemani ed il Calvario di Gesù suo figliuolo unigenito. Di questi ti additò la croce aspersa di sangue, di Gesù ti mostrò le piaghe aperte. Finalmente non sapendo più che fare, di Gesù ti mostrò lo stesso cuore incarnato. Il cuore è la sede dell’amore. Il cuore è il centro della vita. La vita del cuore dell’uomo è la vita di tutto l’uomo. Gesù ti mette dinanzi palpitante il proprio cuore perché riguardando a quello tu ti commuova. Gesù ti apre il suo costato perché entrando nel cuor suo viva della vita sua e impari a salvare te e altrui. Con la carità si salvano le anime.

PRIMO GIORNO

SECONDO e QUARTO GIORNO

NONO GIORNO

DECIMO - DECIMO SESTO e VIGESIMO SETTIMO GIORNO

TRIGESIMO PRIMO GIORNO

� Il Signore fin dai secoli eterni scorse te a venire, ed egli fin dalla eternità prese ad amarti con tenerissimo affetto.

� Gesù, che è padre tuo ed il tuo maggior fratello, ha fissato in terra il trono suo che è di misericordia; Gesù siede sopra e sta tutto intento a spargere da destra e da sinistra le grazie sue. Come un giorno nella capanna di Betlemme così quotidianamente mentre tu vivi, Gesù nel Santissimo Sacramento ha disposto nella casetta del suo tabernacolo un trono adorabile, presso al quale tutti ottengono la salute quelli che la bramano di cuore.

� Provati a conversare con Gesù, provati a convivere con lui e vedrai. […] Lo Spirito del Signore è più dolce che il miele. Beato te se meriti di gustare anche per poco la soavità carissima del Cuore di Gesù. Dimorerai là come ape sul suo fiore a succhiarne un nettare dolcissimo. […] Intanto se a guisa di amico tu di tempo in tempo conversi con Gesù ne avrai allegrezza al cuore. Che godimento è quello dell’amico che stringe la destra all’amico! Ma se dippiù fermi tua stanza con Gesù e che dimori a convivere con lui quasi figlio con il padre, allora nell’animo esperimenti non solo letizia, ma gaudio vivo. Allora più propriamente provi in te quel giubilo che è sì vivo quando il figlio nel cuor del padre versa tutti gli affetti che sente nell’anima sua. Gesù comincierà [a] fissare nell’animo tuo un’alta pace. Fisserà quella pace che è proprio del figlio che in tutto e con sicurezza si abbandona alle disposizioni paterne. Questa pace è sì gran bene che già per sé è superiore ad ogni godimento del senso.

� Gesù compare con le tenerezze di padre, compare con le sollecitudini del buon pastore, compare con la divisa di medico, di fratello, di amico.

� Il figliuoletto è in pace quando è raccolto fra le braccia del padre; or come è possibile che non goda la tranquillità tu quando ti trovi infra le braccia di Gesù tuo padre?

� Fratello mio, ecco il dover tuo quando Gesù entra nella casa del cuor tuo. Devi subito apprestare una mensa di opere sante e Dio poi ti ha in pronto la mensa delle sue ispirazioni e del suo aiuto divino. Così tu e il Signor tuo sedete ad una mensa confidentemente come due amici diletti. E poi di’ che Iddio non è buono!

� Un padre brama di stare con i figli suoi a fine di giovar loro. Che dice il padre tuo? Egli parla così: “Purché il figlio mio non soffra, e poi io son contento a sostenere ogni disagio. Soffrirò fame e sete e non mi cale né di caldo né di freddo, purché ottenga che non abbia a morire il mio figliuol diletto”. Questo discorso è tutto di Gesù tuo padre. Che gli importò a lui una condanna ingiusta, un viaggio tormentoso e una morte più cruda sul Calvario in croce? Gesù pensava a te. N

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Iddio, il quale è ricco nella misericordia, per l'eccessiva sua carità con cui ci amò, essendo noi morti al peccato ci fece rivivere con Cristo.

NEL MESE DEL FERVORE

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DON GUANELLA ci parla

La Divina Provvidenza 2-2017 / 23

GRAZIE RICEVUTEBalzarotti Giorgio, Como. € 20.00.ATTI DI BONTA’Villa Gino, Villa Raverio, € 8000.00; M.S., Como, € 500.00 in memoria di Adalberto; Diotallevi Lirio, Ascoli Piceno, € 200.00; Ambrosoni Luigi, Gessate, € 500.00; Cortesi Estella, Seriate, € 200.00; Fanetti Nella, Ca-steggio, € 120000.00; Bellasio Luigi-no, Achille e Ida, € 300.00 per una “canna d’organo” a nome Bellasio Adele; Mascetti Alberto, Como, € 1000.00; Gandola Angela, Bellagio, € 300.00; Carcano Dina, Muggiò, € 30000.00; Famiglia Bosisio, Como, € 500.00; Sangregorio Carla, Saron-no, € 250.00; Monti Maria, Beregaz-zo, € 24000.00 in ricordo di Monti Vittorio. PIU’ GIORNATE DI PANERoscio Maria Antonietta, Como, 2gg; Gariboldi Virginia, Seveso, 2gg; Famiglia Paganini, Como, 2gg; Vit-tani Maria Luisa, Como, 2gg; Cozzi Enrica, Busto Arsizio, 2gg; Scalabri-ni Elide, Olgiate Comasco, 2gg; Fri-gerio Luciano, Bulgarograsso, 3gg; Nobile Mario, Cocquio, 3gg; Baroffio Dino, Turate,3gg.

UNA GIORNATA DI PANECasagrande Sante, Caratura; Pa-squin Rosa Bianca, Albese con Cas-sano; Lamperti Francesca, Bellinza-go Lombardo; Bonanomi Giuseppe, Santa Maria Hoè; Censi Andrea, Bizzarone; Gilardoni Valerio, Li-monta; Ranaldo Maria Grazia, Al-benga; Vergani Anita, Merate; Tenca Alfredo, Como; Viganò Elio, Limido Comasco; Slava Mario, Menaggio; Tettamanti Romano; Marzorati Ales-sandro, Como; Taborelli Norma, Vil-la Guardia; Broggini Isidoro, Albiolo; Milani Angela, Casorate Sempione; Bianchi Attilia, Domaso; Cilardi En-rico, Lainate; Clerici Rizzi Alma, Lu-rate Caccivio; Basilico Anna, Turate; Orsi Mascheroni Giancarla, Meda; Venegoni Beatrice, Milano; Venego-ni Antonio, Castiglione Olona; Car-letti Piera, Castenedolo; Valsecchi Giovanni, Sirone; Cattaneo Giovan-ni, Piano Porlezza; Rossini Marco, Lurate Caccivio.

* * *

BENEFATTORI DEFUNTILoforese Leonardo, Monopoli; Villa Erminia, Casatenovo.

Grazie,

don Guanella!

«Credilo: quello che benedice il cibo e che arricchisce la casa è il lavoro e l’elemosina»

SAN LUIGI GUANELLA, Opera Omnia, vol. III, pag. 510

La generosità dei nostri BENEFATTORI

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MICRO PROGETTI

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Come in ogni famiglia, anche in quella formata dai nostri migranti c’è bisogno di una lavatrice per la-vare gli indumenti sporchi. Ad utilizzarla sono loro

stessi, che in questo modo diventano responsabili dell’or-dine e della pulizia di casa propria. 30 persone, tra giovani e adulti, si sono resi indipendenti nel lavaggio, utilizzando questo elettrodomestico.

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Santuario del Sacro CuoreORARI DEL SANTUARIO

�RIMANE APERTO TUTTI I GIORNIMattino: 6.30 - 12.00 Pomeriggio: 15.30 - 19.00 (sabato e domenica 15.30 - 21.30)

�SS. MESSE (DA SETTEMBRE A MAGGIO)Feriale: 6.45 - 8.30 - 18.00 - (17.30 S.Rosario); Festivo: 20.30 (vespertina) - 7.00 - 10.00 - 11.45 - 20.30 (18.30 vespri)

�SS. MESSE (DA GIUGNO AD AGOSTO)Feriale: 6.45 - 8.30 - 18.00 - (17.30 S.Rosario); Festivo 21.00 (vespertina) - 10.00 - 11.45 - 21.00 (18.30 vespri)

�CONFESSIONIConfessori di lingua italiana, spa-gnola, inglese Ore 8.30-10.00; 17.00-18.30 (giorni feriali) e durante le ss. Messe (giorni festivi).

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GUARDAROBA DEL "RIFUGIO DON GUANELLA"