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Comune di Tortolì Provincia dell’Ogliastra PIANO URBANISTICO COMUNALE IN ADEGUAMENTO AL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE E AL PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO Sindaco Domenico Lerede Assessore al Urbanistica, Gestione del Patrimonio, Beni Demaniali e Archeologici, Parchi e Informatizzazione Gianpaolo Massimo Cannas COORDINAMENTO SCIENTIFICO Ing. Matteo Simbula COORDINAMENTO OPERATIVO DELL'UFFICIO DEL PIANO Area Governo del Territorio e Urbanistica Ing. Mauro Cerina COMPONENTI UFFICIO DEL PIANO Area Governo del Territorio - Lavori Pubblici Ing. Giovanni Piroddi Area Edilizia Privata e S.U.A.P. Ing. Bonaria Mura Assetto Ambientale For. Giam Battista Mulas For. Luciano Murgia Assetto Geoambientale Geol. Roberto Catignani Geol. Marco Marcato Assetto Insediativo Ing. Simone Corda Assetto storico culturale Architettonico Arch. Miriam Loi Analisi della struttura insediativa e GIS Ing. Yuri Iannuzzi Ing. Matteo Simbula Assetto storico culturale Archeologico Archeol. M. Giuseppina Cabras Rilievi: Geom. Benedetto Cantelmi Normativa e ambito costiero Ing. Fulvio Pisu Collaboratore interno Ufficio del Piano Geom. Patrizia Pistis Studio di Compatibilità Idraulico Ing. Italo Frau Geol. Roberto Catignani VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA VALUTAZIONE DI INCIDENZA Università degli studi di Cagliari Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e architettura Coordinamento scientifico Prof. Ing. Paolo Giuseppe Mura Responsabile per la VAS Ing. Alessia Figus ALLEGATO 3 del RAPPORTO AMBIENTALE Studio di incidenza 22 Gennaio 2010

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Comune di Tortolì Provincia dell’Ogliastra

PIANO URBANISTICO COMUNALE IN ADEGUAMENTO AL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE

E AL PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO Sindaco Domenico Lerede Assessore al Urbanistica, Gestione del Patrimonio, Beni Demaniali e Archeologici, Parchi e Informatizzazione Gianpaolo Massimo Cannas

COORDINAMENTO SCIENTIFICO Ing. Matteo Simbula

COORDINAMENTO OPERATIVO DELL'UFFICIO DEL PIANO Area Governo del Territorio e Urbanistica Ing. Mauro Cerina

COMPONENTI UFFICIO DEL PIANO Area Governo del Territorio - Lavori Pubblici Ing. Giovanni Piroddi

Area Edilizia Privata e S.U.A.P. Ing. Bonaria Mura

Assetto Ambientale For. Giam Battista Mulas For. Luciano Murgia

Assetto Geoambientale Geol. Roberto Catignani Geol. Marco Marcato

Assetto Insediativo Ing. Simone Corda

Assetto storico culturale Architettonico Arch. Miriam Loi

Analisi della struttura insediativa e GIS Ing. Yuri Iannuzzi Ing. Matteo Simbula

Assetto storico culturale Archeologico Archeol. M. Giuseppina Cabras Rilievi: Geom. Benedetto Cantelmi

Normativa e ambito costiero Ing. Fulvio Pisu

Collaboratore interno Ufficio del Piano Geom. Patrizia Pistis

Studio di Compatibilità Idraulico Ing. Italo Frau Geol. Roberto Catignani

VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA VALUTAZIONE DI INCIDENZA Università degli studi di Cagliari

Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e architettura Coordinamento scientifico

Prof. Ing. Paolo Giuseppe Mura Responsabile per la VAS

Ing. Alessia Figus

ALLEGATO 3 del RAPPORTO AMBIENTALE Studio di incidenza

22 Gennaio

2010

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Indice

1. PREMESSA .......................................................................................4

2. CARATTERISTICHE DEL PIANO URBANISTICO ................................5

2.1 OBIETTIVI........................................................................................................... 5

2.2 IL PIANO URBANISTICO NEL SIC..................................................................... 14

3. DIMENSIONI ED AMBITO DI RIFERIMENTO DEL SIC.....................19

3.1 CARATTERIZZAZIONE TERRITORIALE DEL SITO ............................................. 19

3.1.1 CONTESTUALIZZAZIONE ANTROPICA ........................................................19 3.1.2 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO...............................................................21 3.1.3 OBIETTIVI DEL PIANO DI GESTIONE .........................................................22

4. COMPLEMENTARITÀ CON ALTRI PIANI .........................................29

4.1 OBIETTIVI DEL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE...................................... 29

4.2 OBIETTIVI DEL PIANO DI UTILIZZO DEI LITORALI (PUL)............................... 32

4.3 OBIETTIVI DEL PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI) .......................... 35

4.4 GIUDIZI SULLA COMPLEMENTARIETÀ DEI PIANI............................................ 37

5. RISORSE NATURALI ABIOTICHE E BIOTICHE ................................39

5.1 CARATTERIZZAZIONE ABIOTICA...................................................................... 39

5.1.1 CARATTERISTICHE GEO-PEDOLOGICHE.....................................................39 5.1.2 MORFOLOGIA..........................................................................................40 5.1.3 CARATTERI CLIMATICI............................................................................41

5.2 CARATTERIZZAZIONE BIOTICA........................................................................ 44

5.2.1 CARATTERI VEGETAZIONALI ....................................................................44 5.2.2 TIPOLOGIE DEL SUOLO............................................................................46 5.2.3 LO STAGNO E IL SUO ECOSISTEMA...........................................................51 5.2.4 COLTIVAZIONI AGRARIE E SUPERFICI DESTINATE AL PASCOLO ..................52 5.2.5 USO DEL SUOLO E RELAZIONE CON CORINE..............................................53 5.2.6 LA FAUNA ...............................................................................................53 5.2.7 SCHEDE DESCRITTIVE DELLE SPECIE PRESENTI NEL SIC ............................54

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5.2.8 SINTESI DELLA SENSIBILITÀ DEL SITO IN BASE ALLE CARATTERISTICHE DELLE SPECIE FAUNISTICHE ....................................................................61

5.2.9 HABITAT DEL SIC ....................................................................................62 5.2.10 SINTESI DELLE CRITICITÀ DEGLI HABITAT................................................89

6. STUDIO DI INCIDENZA..................................................................93

6.1 INCIDENZA SUGLI HABITAT E SULLE SPECIE FLORISTICHE........................... 93

6.2 INCIDENZA SULLE SPECIE FAUNISTICHE ........................................................ 98

6.3 INCIDENZA SULLE CONNESSIONI ECOLOGICHE ...........................................102

6.4 STUDIO DEGLI IMPATTI .................................................................................103

Indice figure Fig. 1 - 17

Fig. 2 - 36

Fig. 3 - 42

Fig. 4 - 62

Fig. 5 - 93

Fig. 6 - 94

Fig. 7 - 96

Fig. 8 - 98

Fig. 9 - 99

Fig. 10 - 100

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1. PREMESSA

La Rete Natura 2000 costituisce l’obiettivo strategico dell’Unione Europea per

salvaguardare e tutelare la biodiversità in tutti i suoi stati membri. Tale rete

include l’insieme delle aree identificate e proposte perché contenenti habitat e

specie animali e vegetali elencate nella Direttiva Habitat 92/43/CEE e specie

ornitiche elencate nella Direttiva Uccelli 79/409/CEE denominate Siti d’Importanza

Comunitaria proposti (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS).

Il Programma Operativo Regionale della Regione Sardegna per il 2000-2006 ha

individuato una specifica misura che prevede il finanziamento di interventi rivolti

alla tutela e alla valorizzazione dei siti Natura 2000. In particolare la misura 1.5 a

prevede interventi volti a:

Aggiornamento e ampliamento delle conoscenze di base funzionali alla

tutela e valorizzazione della biodiversità delle aree della rete ecologica;

Assistenza alla predisposizione dei Piani di Gestione dei Siti Natura 2000

e delle aree protette regionali;

Sensibilizzazione e divulgazione sui temi della Rete Ecologica;

Marketing territoriale e promozione di network tra aree protette.

L’obiettivo generale è di mantenere la ragione d’essere del sito in uno stato di

soddisfacente conservazione al fine di tutelare il patrimonio naturale d’interesse

comunitario in esso presente, in accordo all’Art.6 della Direttiva “Habitat”.

Il presente studio di incidenza si riferisce al Piano Urbanistico Comunale (PUC) del

Comune di Tortolì il quale ha territori ricadenti nel Sito di Interesse Comunitario

(SIC) “Lido di Orrì” (Cod. ITB022214), della Rete Natura 2000, pertinente alla

Regione Biogeografica Mediterranea.

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2. CARATTERISTICHE DEL PIANO URBANISTICO

2.1 OBIETTIVI

Lo studio preliminare alla formazione del Piano Urbanistico Comunale, in accordo

con quanto previsto dal Piano Paesaggistico Regionale, è consistito nella fase del

“riordino della conoscenza” che ha permesso di raccogliere tutte le informazioni

circa gli assetti ambientale, storico-culturale ed insediativo che nella loro

complessità hanno permesso una visione globale del territorio di Tortolì. In

particolare, relativamente alla questione paesaggistica tutti i dati raccolti e le

analisi successive hanno permesso di suggerire per il territorio di Tortolì, la

presenza di tre differenti ambiti di paesaggio locale caratterizzati da grandi sistemi

di paesaggio, ciascuno dei quali può essere suddiviso in più subsistemi:

fascia pedemontana

fascia del territorio agrario

fascia costiera

Ciascuna di queste differenti tipologie di paesaggio pone condizioni allo sviluppo di

un territorio storicamente fortemente antropizzato.

La caratteristica principale riscontrata nell’evoluzione dell’insediamento della città

di Tortolì è una simbiosi con il territorio agrario affacciato sul territorio costiero. Si

ha, insomma, un doppio confronto fra il territorio e l’ambiente e il territorio e la

presenza dell’uomo radicata in maniera forte al suo territorio.

La conoscenza e le analisi di geografia ambientale hanno suggerito, ai fini della

pianificazione urbanistica della città, soluzioni di assetto del territorio coerenti con i

suggerimenti delle analisi ambientali, storico-culturali, sociali ed economiche.

L’obiettivo del piano è stato evitare il consumo del territorio e delle risorse

paesaggistiche, attraverso soluzioni di minima che, però, tengono in forte

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considerazione lo stretto rapporto esistente fra la presenza delle immense risorse

paesaggistiche e il radicamento della popolazione ai luoghi.

La zona pedemontana, forse la parte di territorio più debole, richiede la creazione

di un link con la costa ed il territorio agrario. Questa permeabilità fra queste due

ambiti forti dell’economia del territorio tortoliese ma anche della presenza di

risorse paesaggistiche, è finalizzata proprio a suscitare interessi e a creare funzioni

che saranno distribuite lungo tutto il territorio di Tortolì in collegamento con gli

altri centri dell’Ogliastra. La questione turistica, nonostante la forte domanda

locale, è stata affrontata in modo ostativo al consumo di suolo e a favore di un

turismo di tipo sostenibile. Gli unici grandi stravolgimenti previsti consistono nella

dismissione dell’area della Cartiera e dell’Intermare e nella eventuale realizzazione

del Master Plan ad opera della Regione Sardegna.

L’analisi e la conoscenza del territorio in termini ambientali e paesaggistici ha

determinato la definizione delle strategie di sviluppo per il territorio di Tortolì e,

conseguentemente, dell’assetto insediativo con particolare riferimento alla zona di

Arbatax fronte mare, di Capo Bellavista, di Porto Frailis e di Orrì.

Per Orrì è stata individuata una proposta di assetto finalizzata alla riqualificazione

urbanistica e ambientale attraverso modalità perequative che ammettono gradi di

premialità paesaggistica.

Il Piano Urbanistico Comunale si impone di accogliere le indicazioni previste dal

Piano di Gestione del SIC “Lido di Orrì”, gli indirizzi e le prescrizioni del PAI e con

le direttive previste dal PUL. In particolare si tengono fortemente in considerazione

le istanze progettuali già previste dall’Amministrazione Comunale (creazione di

nuove aree parcheggio, riqualificazione del fronte mare, tutela, salvaguardia e

valorizzazione del bene paesaggistico “rocce rosse”, i progetti di qualità).

L’obiettivo prioritario del Piano Urbanistico Comunale è quello di promuovere una

crescita economica e sociale del territorio in coerenza con gli obiettivi strategici

previsti per lo sviluppo locale.

In particolare si vogliono creare le condizioni idonee per lo sviluppo di nuove

iniziative di tipo industriale e di tipo turistico. Si mira per questo anche al

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rafforzamento del ruolo territoriale del comune di Tortolì nell’ambito della Provincia

di Ogliastra e della Sardegna centro-orientale, particolarmente coordinato con le

infrastrutture aeroportuale e portuale che rappresentano elementi particolarmente

significativi per l’affermazione dei processi di sviluppo economico orientati al

turismo.

Si vuole, inoltre rafforzare il ruolo di Tortolì come centro territoriale di servizi

generali (sanità, scuola, amministrazione di enti locali) in coordinamento con la

Provincia. Di seguito la schematizzazione degli obiettivi.

LINEE STRATEGICHE

– Crescita economica e sociale del territorio in coerenza con gli obiettivi

strategici previsti per lo sviluppo locale:

– Consolidamento di un ruolo innovativo di “Porta del territorio” nell’ambito

della Provincia di Ogliastra e della Sardegna centro-orientale,

particolarmente orientato allo sviluppo delle infrastrutture aeroportuale,

portuale e intermodale (ferro-gomma) che costituiscono elementi

particolarmente significativi per l’affermazione dei processi di sviluppo

economico locali orientati al turismo.

– Affermazione di un assetto territoriale organizzato in una visione

collaborativa con l’area vasta che giustifichi la presenza di servizi generali

AMBITO INSEDIATIVO

1. OBIETTIVI GENERALI

Recupero e valorizzazione della forma urbana.

OBIETTIVI SPECIFICI

Riqualificazione architettonica e urbanistica dell'aggregato finalizzato ad

ottenere un sistema compatto ed omogeneo;

Contenimento del consumo di suolo.

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AZIONI

Rinnovo del tessuto urbano intermedio e periferico, tramite operazioni di

completamento e/o recupero urbanistico ai fini dell'eliminazione delle

caratteristiche di sfrangiamento relativo all'aggregato urbano diffuso e case

sparse;

Riqualificazione urbanistica delle aree degradate;

Realizzazione di aree dedicate ai servizi in previsione dello sviluppo

economico derivante dal potenziamento del centro urbano quale polo di

scambio intermodale;

Riduzione della pressione edilizia in aree di interesse ambientale.

2. OBIETTIVI GENERALI

Qualità della vita. Assicurare un elevato livello di qualità della vita attraverso la

dotazione di adeguati servizi rispetto alle mutate esigenze della popolazione, e

rispetto agli standard di qualità ambientale.

OBIETTIVI SPECIFICI

Servizi. Assicurare un’adeguata dotazione e accessibilità ai servizi e alle

infrastrutture, con riferimento sia al contesto locale, che al ruolo di centralità

di Tortolì nell’ambito comunale e provinciale;

Funzionalità Urbanistica. Riclassificazione delle aree in disuso attraverso

l'attribuzione di destinazioni d'uso secondo criteri di sostenibilità, pertinenti

al contesto in cui sono collocate;

Aree pedonali e ciclabili. Maggiore dotazione di aree pedonali e ciclabili.

AZIONI

Attività culturali e spettacoli: riclassificazione della sughereta e

riconversione dell’area di Piazza Frà Locci e creazione del centro culturale-

teatro;

Ottimizzazione del patrimonio di aree e opere pubbliche;

Connessione a rete dei servizi attraverso il sistema della mobilità;

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Accessibilità dei servizi anche a scala ciclo-pedonale;

Potenziamento della disponibilità di aree pedonali e percorsi ciclabili;

Incremento dei Servizi generali pubblici e privati e del tessuto connettivo

verde;

Consolidamento insediativo dei servizi generali e commerciali.

3. OBIETTIVI GENERALI

Sviluppo Socio-Economico. Incentivare lo sviluppo socio-economico attraverso la

valorizzazione, implementazione e corretta gestione delle caratteristiche naturali e

delle dotazioni infrastrutturali specifiche del territorio, nel pieno rispetto dei principi

di sostenibilità.

OBIETTIVI SPECIFICI

Tortolì centro di scambio intermodale. Valorizzazione di Tortolì quale centro

di scambio intermodale a scala provinciale e regionale (porto, aeroporto,

intermodale ferro-gomma);

Mobilità. Riorganizzazione e riqualificazione della viabilità in ambito urbano

ed extraurbano;

Turismo. Potenziamento della risorsa turistica diversificata, secondo criteri

di sostenibilità ambientale.

AZIONI

Localizzazione di un centro Intermodale e organizzazione della tratta

Arbatax-Tortolì da trasformare in un servizio di tipo metropolitana leggera a

supporto dell’asse attrezzato servizi – commercio – parco urbano lungo il

Viale Monsignor Virgilio.

Nuove iniziative produttive artigianali e industriali (riconversione zona ex

Cartiera);

Nuove iniziative turistico-residenziali;

Potenziamento della rete di collegamenti che metta in stretta relazione le

principali infrastrutture presenti nel territorio;

Riqualificazione delle principali vie di accesso alla città;

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Creare aree di parcheggio strategicamente posizionate in modo da favorire

e incentivare l'uso dei mezzi pubblici e sistemi di mobilità alternativi al

veicolo privato;

Riorganizzazione della viabilità urbana in risposta ad una attenta

valutazione dei flussi, in modo da garantire un controllo efficiente del

traffico, con conseguente miglioramento della circolazione stradale;

Diminuzione del traffico veicolare privato, attraverso azioni mirate

all'incentivazione dell'utilizzo del servizio di trasporto pubblico.

Sviluppo di un'offerta turistica diversificata valorizzando le azioni volte a

implementare il turismo naturalistico ed ecologico, di studio e scambio

culturale, sportivo, congressuale, nautico..., legato alle valenze ambientali,

storiche e culturali del territorio.

AMBITO AMBIENTALE

1. OBIETTIVI GENERALI

Sistema mare-terra. Valorizzazione di tutte le valenze territoriali attraverso la

realizzazione di un sistema unico mare-terra concepito come patrimonio culturale

e risorsa di sviluppo

OBBIETTIVI SPECIFICI

Aree protette. Valorizzazione e tutela delle aree protette;

Ambiente Costiero. Valorizzazione e tutela delle aree costiere;

Zone Umide. Valorizzazione e tutela delle zone umide;

AZIONI

Salvaguardia della natura e della biodiversità;

Riqualificazione ambientale delle aree umide;

Valorizzazione del fronte mare di Arbatax;

Integrazione dei Piani di Gestione (SIC) delle aree protette nella gestione

delle aree adiacenti;

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Garantire la tutela delle aree protette con interventi di pianificazione che

non interferiscano con la naturalità di tali luoghi, o che comunque non

provochino conseguenze ambientali rilevanti;

Creazione di un ambiente costiero unitario tramite azioni di tutela atte a

garantire un grande valore paesaggistico e una valida risorsa produttiva;

Valorizzazione dei sistemi naturali in ambiente costiero;

Attuare interventi di pianificazione che garantiscano la conservazione delle

specificità legate all'ecosistema delle zone umide, sia in termini di naturalità

che di utilizzo dell'uso del suolo.

2. OBIETTIVI GENERALI

Suolo. Garantire la tutela e la conservazione della risorsa secondo i principi di

sostenibilità.

OBBIETTIVI SPECIFICI

Qualità del suolo. Conservare e migliorare la qualità dei suoli, al fine di

garantire la sicurezza pubblica, una migliore gestione finalizzata allo

sviluppo socio economico da perseguire nel pieno rispetto dei principi di

sostenibilità.

AZIONI

Valorizzare le aree su cui insistono vincoli atti a garantire la sicurezza della

popolazione e la conservazione della risorsa suolo;

Creare delle concrete condizioni favorevoli al fruire effettivo e sostenibile

dei luoghi oggetto di tutela, attraverso una progettazione attenta in grado di

interpretare le esigenze e gli stili di vita delle popolazioni locali, così da

evitare la realizzazione di ambienti completamente staccati dai contesti in

cui si inseriscono.

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3. OBIETTIVI GENERALI

Valorizzazione Paesaggio. Valorizzazione delle specificità proprie del paesaggio

comunale.

OBBIETTIVI SPECIFICI

Valorizzazione e riqualificazione del fronte mare;

Sistema Agricolo. Sviluppo, valorizzazione e tutela del sistema agricolo nel

rispetto dei principi di sostenibilità

AZIONI

Riqualificazione del fronte mare di Arbatax (Centro Storico) e di Orrì-Cea

(SIC, PUL)

Riqualificazione delle aree agricole, garantendone la salvaguardia,

individuando ambiti di completamento edilizio, esclusivamente al fine di

localizzare funzioni di interesse pubblico, seguendo il principio della non

addizionalità.

AMBITO STORICO-CULTURALE

1. OBIETTIVI GENERALI

Raggiungere un elevato livello di consapevolezza del patrimonio storico-culturale

del territorio comunale, seguito da un attento sistema di monitoraggio che ne

assicuri nel tempo la conservazione e la tutela, a beneficio di uno sviluppo socio-

economico e culturale.

OBIETTIVI SPECIFICI

Tutela e valorizzazione dei beni storico-culturali;

Valorizzazione dei siti archeologici.

AZIONI

Conservazione, restauro e riqualificazione dei beni storico-culturali e del

loro contesto, prevedendo il riuso del bene con destinazioni compatibili con

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la costituzione intrinseca dello stesso, non distruttive dell'identità culturale

del bene;

Riqualificazione centro storico della città;

Recupero degli insediamenti storici;

Individuazione delle azioni volte al recupero di materiale informativo e dove

possibile, materiale fisico, a documentazione dei siti archeologici e/o storici

andati perduti e individuati secondo le NTA del PPR.

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2.2 IL PIANO URBANISTICO NEL SIC

All’interno dell’area SIC, sono classificate le seguenti zone urbanistiche:

Zona E – Zone Agricole (colore verde)

Secondo l’art.23 delle Norme Tecniche di Attuazione del PUC “sono definite zone

agricole le parti del territorio extraurbano destinate ad usi agricoli, alla pastorizia,

alla zootecnica, all'itticoltura, alle attività di conservazione e di trasformazione dei

prodotti aziendali, all'agriturismo, alla silvicoltura e alla coltivazione industriale del

legno.

La normativa di attuazione è redatta in conformità alle indicazioni dei D.P.G.R. 3

agosto 1994 n. 228, in riferimento all'art. 8 della L.R. 22 dicembre 1989 n. 45 e in

adeguamento alle direttive previste dal Piano Paesaggistico Regionale.

Le norme disciplinano l'uso e l’edificazione del territorio agricolo perseguendo le

seguenti finalità:

valorizzare le vocazioni produttive delle zone agricole compatibilmente

agli obiettivi di tutela del suolo e delle emergenze ambientali;

favorire il recupero funzionale ed estetico del patrimonio edilizio

esistente, sia per l'utilizzo aziendale che per quello abitativo;

diversificare l’attività aziendale in favore di attività agrituristiche e di

quella per la trasformazione, la valorizzazione e la vendita di prodotti

ottenuti in azienda.

L’art.8 del D.P.G.R. n°228/94 "Direttive per le zone agricole", in applicazione

dell’art. 8 della LR n°45/89, definisce i criteri di individuazione delle sottozone

agricole che, per il Comune di Tortolì, sono state indicate nelle seguenti:

E1 aree caratterizzate da una produzione agricola tipica e specializzata;

E2 aree di primaria importanza per la funzione agricolo-produttiva;

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E5 aree marginali per l'attività agricola, nelle quali viene ravvisata

l'esigenza di garantire condizioni adeguate di stabilità ambientale”

Zona F – Zone Turistiche (colore blu)

Secondo l’art.24 delle Norme Tecniche di Attuazione del PUC, “sono classificate

zone omogenee F, le parti del territorio di interesse turistico con insediamenti di

tipo prevalentemente stagionale.

All’interno del SIC sono definite le seguenti sottozone:

F3 campeggi. Per i campeggi esistenti il PUC prevede operazioni di

riqualificazione e di miglioramento della qualità paesaggistica degli

interventi. Può essere concertato con i privati il trasferimento degli stessi

verso localizzazioni più interne e la eventuale riconversione ad attività

alberghiere.

F4 ambiti di riqualificazione ambientale e paesaggistica (ORRÌ - CEA).

Trattasi di aree sensibili dal punto di vista ambientale e paesaggistico,

fortemente compromesse dall’edificato spontaneo nella fascia costiera

dei 150m e dei 300m dalla linea di battigia. Tali ambiti devono essere

sottoposti ad azioni volte alla riqualificazione ambientale e paesaggistica

basate su criteri di perequazione urbanistica.”

Zone H – Aree Sensibili (colore giallo)

Secondo l’art.26 delle Norme Tecniche di Attuazione del PUC, “sono le aree più

sensibili del territorio, comprendono i beni paesaggistici ambientali, archeologici,

aree di particolare pregio paesaggistico, aree di bonifica, PAI, aree sensibili, aree

di inedificabilità per legge e vengono classificate nel seguente modo:

H1 ambiti archeologici. Sono le aree di sedime del monumento e quelle

circostanti tali da consentire l’integrità e la tutela del bene. Gli interventi

sono orientati unicamente alla conservazione del bene. Eventuali edifici

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in contrasto con il contesto sono oggetto, ove possibile, di prescrizioni

per la riqualificazione. In caso di totale incoerenza possono essere

previste forme di sostituzione da attuarsi attraverso concorso di idee.

H2 ambiti di pregio paesaggistico. Sono le aree individuate come beni

paesaggistici nelle quali gli interventi sono orientati unicamente alla

conservazione del bene. Sono i beni paesaggistico-ambientali individuati

ai sensi degli artt. 142, 143 del D.Lgs. 22.1.04 n. 42, per i quali sono

previste solo azioni di conservazione e tutela del bene. In tali aree sono

ammesse opere o azioni finalizzate alla valorizzazione, fruizione,

promozione culturale, sostegno e riuso sostenibile del territorio. In tali

zone quindi sono ammessi usi e funzioni compatibili con le esigenze di

salvaguardia e di conservazione degli habitat naturali.”

A queste si aggiungono “le aree di rispetto i cui effetti si sommano alle zone

omogenee sottostanti:

Hr1 ambito di rispetto archeologico. Sono le aree limitrofe alla zona H1

o interessate da modesti ritrovamenti archeologici. In tali aree è preclusa

l’edificazione ma non viene modificata la destinazione di zona. Gli

interventi possibili sono soggetti ad autorizzazione da parte della

Soprintendenza Archeologica. (retinato rosso)

Hr2 ambito di rispetto paesaggistico hard. Sono le aree individuate

come beni paesaggistici o limitrofe alla zona H2. In tali aree è preclusa

l’edificazione ma non viene modificata la destinazione di zona. Analoga

prescrizione è rivolta alle fasce che costituiscono sponda dei corsi

d’acqua e soggette a protezione idrogeologica. (retinato blu)

Hr3 ambito di rispetto paesaggistico soft. Sono le aree individuate come

beni paesaggistici o limitrofe alla zona H2. In tali aree è consentita

l’edificazione, soggetta ad autorizzazione paesaggistica, ma non viene

modificata la destinazione di zona. al fine di conseguire obiettivi di

valorizzazione economica del territorio sono consentiti, mediante

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predisposizione di programmi integrati estesi all'intero ambito territoriale,

interventi di iniziativa sia pubblica che privata. Tutti gli interventi devono

essere assoggettati ad autorizzazione paesaggistica. (retinato giallo)”

Di seguito lo stralcio del PUC.

Fig. 1 -

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Come si può notare, la zonizzazione è rivolta ad un utilizzo consapevole del

territorio, alla conservazione delle risorse ambientali e storico-culturali, e alla

riqualificazione ambientale e urbana.

La distribuzione delle zone H tende a unificare il patrimonio delle risorse

ambientali e storiche. Come si vedrà nelle pagine successive, la zonizzazione di

questo parte del territorio è stata definita con l’obiettivo non solo di tutelare e

proteggere gli habitat e le risorse ambientali, ma fare di tali risorse una

componente attiva del territorio. Una risorsa per essere riconosciuta tale non deve

essere chiusa o isolata, ma deve essere incentivato lo sviluppo degli obiettivi

condivisi di tutela della risorsa, in quanto bene collettivo.

Le zone F individuate comprendono non solo aree turistiche esistenti e

consolidate, ma anche porzioni urbanizzate di un territorio da riqualificare a causa

di uno sviluppo incontrollato dell’urbanizzato. L’introduzione di regole in un’area

urbanizzata spontaneamente senza regole in un contesto sensibile, favorisce

l’instaurarsi e l’attuazione di meccanismi di tutela e di salvaguardia. Tali zone sono

comunque esterne alle aree degli habitat.

Le zone E rappresentano un lettura dell’uso agricolo attuale e reale del territorio,

perciò non vi sono ulteriori aggiunte all’uso storico del territorio.

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3. DIMENSIONI ED AMBITO DI RIFERIMENTO DEL SIC

3.1 CARATTERIZZAZIONE TERRITORIALE DEL SITO

Ha come obiettivo l’analisi del contesto territoriale-amministrativo dei paesi facenti

parte dell’area su cui poggia l’ecosistema presente nel sito.

3.1.1 CONTESTUALIZZAZIONE ANTROPICA

L’Ogliastra rappresenta uno degli angoli più affascinanti della Sardegna. I piccoli

paesi incastonati in montagne coperte da fitti boschi, con una vista mozzafiato

sulle bianchissime spiagge della costa, offrono un panorama inconsueto. Questa

terra ha sempre costituito un’isola nell’Isola, difficilmente accessibile, nonostante

la relativa vicinanza in linea d’aria a Nuoro e a Cagliari. Il tradizionale isolamento,

dovuto alla asperità dei collegamenti, ha preservato questo meraviglioso ambiente

e le sue tradizioni, consegnandoli sostanzialmente intatti all’inizio del terzo

millennio. La particolare configurazione orografica ha reso episodica non solo la

comunicazione con l’esterno, ma anche le relazioni tra gli abitati ogliastrini. Il

risultato è che ciascun paese mantiene forti peculiarità in termini demografici,

economici e culturali. L’isolamento, da sempre considerato la principale

determinante del sottosviluppo, porta l’isola nell’Isola al centro del mondo e

promette di generare valore. Un’altra importante conseguenza positiva della

difficoltà di accesso a questa terra è che il suo patrimonio ambientale, che

annovera una bella montagna con i suoi affascinanti tacchi nonché spiagge

meravigliose, è rimasto sostanzialmente intatto nel tempo. Qui la cementificazione

delle coste è stata minore che nel resto dell’Isola. Non vi è altro luogo – con

l’esclusione forse del paradiso naturale dell’Asinara - in cui sia possibile vedere un

così gran numero di animali muoversi liberamente nei boschi e nelle campagne. In

un mondo in cui la natura è sempre più deteriorata dall’intervento secolare

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dell’uomo e nel quale le tradizioni e la cultura sono sempre più massificate, cresce

il valore e l’appetibilità di tutto ciò che si è mantenuto intatto e originale. La

ricerca della tipicità e dell’incontaminatezza guida sempre più gli spostamenti a fini

turistici e costituisce in misura crescente un elemento capace di generare valore

economico. Gli effetti di lungo periodo dell’isolamento possono quindi

rappresentare oggi importanti opportunità di sviluppo per questa terra. Una

condizione imprescindibile è che le persone possano raggiungere l’Ogliastra in

modo più rapido e agevole. A tal fine diventa determinante il miglioramento della

rete di collegamento viario. Gli interventi volti alla riduzione dei tempi di

trasferimento verso Nuoro, non sono stati da decisivi. Potrebbe invece esserlo il

completamento del nuovo tracciato della SS. 125, che consentirà di dimezzare i

tempi di spostamento da e verso Cagliari. La rilevanza del suo bacino demografico

e lo sviluppo raggiunto dalla rete dei trasporti può rappresentare una rilevante

chance di crescita per l’economia ogliastrina e, in particolare, per le attività

turistiche. La zona montana e la costa si guardano infatti ancora troppo da lontano

e permangono eccessive diffidenze. L’Area in esame si compone di molteplici

realtà sociali ed economiche, caratterizzate da profonde differenze quanto a

tessuto imprenditoriale, specializzazione produttiva e dinamica economica. Una

prima schematica ripartizione è quella tra zona costiera ed entroterra montano. La

prima si estende dal Comune di Baunei a Nord a quello di Tertenia a Sud, e fa

perno su Tortolì, principale centro demografico e produttivo. Tale area ha

sperimentato nell’ultimo ventennio un rapido sviluppo, trainato dall’attività

turistica, da una buona agricoltura e da diverse iniziative industriali. Costituisce la

parte dell’Ogliastra più ricca in termini di infrastrutture di comunicazione e

trasporto. Attraversata nella sua interezza dall’Orientale Sarda (SS 125), è dotata

del porto (Arbatax) e dell’ aeroporto turistico (Tortolì). Nell’immediato entroterra

troviamo la zona montuosa, di media altitudine, la cui economia è basata sulle ad

attività silvo-pastorali. Al suo interno vi sono diversi Comuni di media dimensione.

Tra questi Lanusei, antico centro amministrativo, in cui sono localizzati la maggior

parte dei servizi e delle istituzioni civili e religiose dell’Ogliastra (Tribunale,

Ospedale, Carcere, Comunità Montana, Vescovado). Il Comune, a cui è stata

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riconosciuta di recente la qualifica di Città – l’unica ad oggi in Ogliastra – ha

costituito storicamente il principale centro ogliastrino soppiantato solo nell’ultimo

secolo, a seguito dell’impetuoso sviluppo della costa, da quello di Tortolì.

3.1.2 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO

L’area Sic in oggetto, circa 484 Ha, è ubicata nella parte centro-orientale della

Sardegna e precisamente nell’agro del Comune di Tortolì, sulla costa Sud di

Arbatax, dalla quale dista circa 8 Km. Da Tortolì invece dista appena 2 Km ed è

raggiungibile percorrendo la strada consorziale, che costeggia la spiaggia, che si

dirige da Tortolì verso il “Lido di Orrì”. mentre se si proviene da Cagliari, si

percorre L’Orientale Sarda SS 125 per poi ricollegarsi alla strada consorziale

suddetta. Se si arriva da Olbia, si procede verso Siniscola attraverso la S.S.125 o la

nuova superstrada per Nuoro, seguendo le indicazioni per Lanusei o Tortolì.

Cartograficamente viene individuata sulla Tavoletta I.G.M. 532 SEZ IV – ARBATAX.

IL sito in questione è quindi totalmente compreso nel comune di Tortolì e nel suo

interno sono rappresentati diversi Habitat (* prioritari), la cui presenza è in alcuni

casi significativa:

2250* Dune Costiere Con Juniperus Spp.

1120* Praterie Di Posidonie (Posidonion Oceanicae)

1210* Vegetazione Annua Delle Linee Di Deposito Marine

2210* Dune Fisse Del Litorale Del Crucianellion Maritimae

92D0* Gallerie E Forteti Ripari Meridionali (Neriotamaricetea E Securinegion

Tinctoriae)

5330* Arbusteti Termomediterranei E Pre-Desertici

5320 Formazioni Basse Di Euforbie Vicino Alle Scogliere

2240 Dune Con Prati Dei Brachypodietalia E Vegetazione Annua

2230 Dune Con Prati Dei Malcolmietalia

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1420 Praterie E Fruticeti Alofili Mediterranei E Termo-Atlantici (Sarcocornetea

Fruticosi)

1410 Pascoli Inondati Mediterranei (Juncetalia Maritimi)

1150* Lagune Costiere

3.1.3 OBIETTIVI DEL PIANO DI GESTIONE

Il Piano di Gestione del SIC “Lido di Orrì” (cod. ITB022214), è uno strumento che

permette di assicurare la presenza e la sopravvivenza, in condizioni ottimali, degli

habitat e delle specie che hanno determinato l’individuazione dell’area quale Sito

di Importanza Comunitaria. Tale obbiettivo è garantito da strategie di tutela e

gestione che consentano la sostenibilità delle attività umane all’interno del sito.

L’obiettivo generale del Piano di Gestione del SIC “Lido di Orrì” è quello di

assicurare la conservazione degli habitat e delle specie vegetali e animali presenti,

prioritari e non, a livello comunitario ai sensi della Direttiva Habitat (92/43/CEE).

In particolare, saranno oggetto di tutela e conservazione gli habitat e le specie

vegetali ed animali elencate dall’Allegato I e II della Direttiva 92/43/CEE, e

dall’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE per quanto riguarda le specie ornitiche.

A tal fine è importante garantire, con opportuni interventi, il mantenimento e/o il

ripristino degli equilibri ecologici che caratterizzano gli habitat e che sottendono

alla loro conservazione. Il raggiungimento di tale obiettivo di conservazione rende

necessario in particolare conciliare le attività umane che influiscono direttamente e

indirettamente sullo status di specie e habitat presenti nel SIC con la loro

conservazione. In un’ottica di riassetto delle attività umane presenti nel SIC

finalizzate a garantire la tutela delle biodiversità, il Piano di Gestione delinea

strategie e propone interventi volti a promuovere attività economiche eco-

compatibili, correlate con la gestione sostenibile dell’ambiente naturale e delle sue

risorse, a beneficio dello sviluppo economico del territorio interessato. Le indagini

conoscitive sono infatti strettamente funzionali e propedeutiche alla fase

propositiva del Piano di Gestione, volta ad individuare le strategie operative e gli

interventi da attuarsi nella gestione dei SIC. I dati provenienti dai rilievi eseguiti

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sul campo permettono di valutare lo status attuale degli habitat e delle specie,

floristiche e faunistiche, di interesse comunitario paragonandolo allo status

descritto dalla Scheda Natura 2000. Sensibili differenze riguardo la

presenza/assenza di habitat e specie e del loro status rispetto alle descrizioni della

Scheda Natura 2000, permettono di proporre un aggiornamento della Scheda alla

luce dei nuovi dati provenienti dai rilievi di campo. La conoscenza dell’effettivo

status, porta all’elaborazione degli obiettivi e strategie gestionali alla base degli

interventi proposti. Essendo l’obiettivo principale del Piano di Gestione quello della

conservazione degli habitat e delle specie floristiche e faunistiche, l’identificazione

degli interventi necessari all’attuazione del Piano ha quindi perseguito la

mitigazione dei fattori che attualmente ostano al mantenimento della biodiversità

nelle sue condizioni ottimali, nonché provocano minacce potenziali per le specie e

per gli habitat. Per ottenere questo risultato si è perseguita una gestione

ecologicamente, socialmente ed economicamente sostenibile delle attività umane,

sia all’interno dei SIC, fissando opportuni vincoli alle stesse, sia nelle aree

limitrofe, individuando auspicabili linee di indirizzo per le diverse categorie d’uso

del territorio, da attuarsi evidentemente a cura degli enti territoriali preposti,

compatibilmente con gli strumenti della pianificazione vigenti.

3.1.3.1. OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ ECOLOGICA

Una corretta gestione dell’area SIC oggetto di questo studio richiede la definizione

e l’attuazione di misure di tutela appropriate, mirate:

al mantenimento e alla conservazione della biodiversità;

all’utilizzazione sostenibile delle sue componenti;

alla riduzione delle cause di degrado e declino delle specie e degli

habitat.

La salvaguardia delle risorse e dell’integrità ecologica all’interno dei SIC implica la

necessità di:

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mantenere e migliorare il livello di biodiversità degli habitat e delle specie

di interesse comunitario, prioritari e non, per i quali i tre siti sono stati

designati;

mantenere e/o ripristinare gli equilibri biologici alla base dei processi

naturali (ecologici ed evolutivi);

ridurre le cause di declino delle specie rare o minacciate ed i fattori che

possono causare la perdita o la frammentazione degli habitat all’interno

dei siti e nelle zone adiacenti i siti;

tenere sotto controllo ed eventualmente limitare le attività che incidono

sull’integrità ecologica dell’ecosistema;

armonizzare i piani e i progetti previsti per il territorio in esame;

individuare e attivare i processi necessari per promuovere lo sviluppo di

attività economiche eco-compatibili con gli obiettivi di conservazione

dell’area;

attivare meccanismi politico-amministrativi in grado di garantire una

gestione attiva ed omogenea del SIC.

Come esposto di seguito, gli obiettivi operativi di sostenibilità ecologica riguardano

(direttamente o indirettamente) aspetti socio-economici o comunque legati alle

attività umane. E’ per questo che, per la redazione del Piano di Gestione, è stato

necessario fissare anche degli obiettivi di sostenibilità socio-economica funzionali

al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ecologica.

3.1.3.2. STRATEGIA PER LA SOSTENIBILITÀ ECOLOGICA

L’identificazione degli obiettivi specifici è fondamentale per la definizione delle

strategie di gestione da attuare in funzione delle minacce che sono state

evidenziate. Partendo da questo presupposto la strategia di gestione deve

riguardare principalmente la realizzazione dell’obbiettivo generale attraverso

l’attuazione degli obiettivi specifici. Gli obiettivi specifici di sostenibilità ecologica si

articolano mediante:

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una strategia a breve-medio termine, volta a combattere i fattori di

rischio più pressanti,

una strategia a lungo termine, volta a individuare una gestione

sostenibile del Sic, sia dal punto di vista ambientale che economico.

Sono molti i potenziali interventi che si possono prevedere nell’immediato e nel

futuro per la salvaguardia degli ecosistemi sabbiosi litoranei. Alcuni territori italiani

caratterizzati dalla presenza di spiagge e dune sabbiose sono giunti in buono stato

di naturalità fino ai giorni nostri solo per caso o per fortuna tuttavia deve essere

un nostro impegno fare in modo che questi si conservino ancora per le generazioni

future. Si rende indispensabile un’accurata programmazione, che preveda, ove

possibile, una loro estensione tramite la rinaturalizzazione di aree contigue da

sottrarre al degrado e alla negativa influenza antropica. In questa fase si

elencheranno una serie di ipotesi per la gestione degli habitat maggiormente a

rischio nell’area SIC del Lido di Orrì. Una prima analisi dovrebbe differenziare le

aree da utilizzare per il tempo libero, quelle che vanno parzialmente salvaguardate

e quelle che vanno integralmente protette. Nel primo e secondo caso non si deve

infatti mai impedire una giusta fruizione a chi desidera godere della spiaggia.

Premesso ciò, ci troviamo di fronte ad una serie di problematiche

precedentemente trattate e alle quali si cercherà in questa fase di dare una

risposta in termini di ipotesi di gestione. Un primo problema è quello dei

parcheggi: piuttosto che ricorrere a divieti generalizzati, sarebbe opportuno

individuare dei territori nei settori di minore qualità ambientale, per realizzare dei

parcheggi funzionali in modo da evitare che le auto possano essere posteggiate in

prossimità dell’arenile, garantendo in tal modo l’ingresso alle spiagge, mediante

itinerari preferenziali. Per quanto riguarda invece i tratti di costa sabbiosa

meritevoli di protezione integrale o comunque elevata (dei criteri per la loro scelta

ci occupiamo nel paragrafo seguente), è importante prevedere, dove possibile,

settori di lunghezza variabile, corrispondenti ai tratti di migliore qualità ambientale,

entro i quali interdire la pratica della libera balneazione tramite divieti,

regolamentati o almeno inviti motivati, finalizzati alla responsabilizzazione dei

turisti. Si favorirà così il mantenimento della vegetazione pioniera e soprattutto la

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sopravvivenza dei più delicati animali sabulicoli, diminuendo l’erosione da

calpestio, l’eutrofizzazione e l’insudiciamento dei suoli e la penetrazione di specie

vegetali e animali aliene ed euriecie. Un’attenta opera di educazione ambientale è

il necessario completamento di questo modello di gestione compatibile. Anche in

altre parti d’Italia si sono fatte esperienze in questo senso, perlopiù con esito

positivo.

3.1.3.3. OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ SOCIO-ECONOMICA

L’obbiettivo principale del piano di gestione dell’area SIC, come già messo in

evidenza è la salvaguardia e la protezione delle biodiversità presenti in un

territorio. La finalità della salvaguardia, della tutela e della valorizzazione, può

attuarsi esclusivamente mediante la condivisione degli interventi di gestione da

parte dei soggetti pubblici e privati che operano nel territorio stesso. Questo è

indispensabile soprattutto nelle aree dove si concentrano le attività umane infatti

ricordiamo che nell’area del SIC “Lido di Orrì” alla fruizione turistica stagionale si

somma anche quella dei residenti durante tutto l’anno; pertanto la tutela deve

essere perseguita mediante l’adozione da parte di tutti i soggetti coinvolti di

opportune modalità gestionali. L’identificazione degli interventi gestionali e del

seguente piano d’azione volti alla conservazione del sito presuppongono la

necessità di modificare alcune consuetudini gestionali preesistenti e diverse

abitudini in uso. Sono da individuare obiettivi di sostenibilità socio-economica

adeguati al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ecologica, come ad

esempio le opportunità offerte dall’indotto turistico, non solo quello balneare

estivo ma anche quello culturale di nicchia, che può creare un indotto economico

importante per i soggetti locali. Solo attraverso la valorizzazione delle eccellenze

delle comunità si ha la possibilità, non solo di renderle pienamente fruibili da

parte della comunità stessa, ma soprattutto di creare un polo attrattore capace di

captare i principali flussi turistici, offrendo una “proposta” valida ed alternativa.

Per questa ragione la messa a punto dei programmi di conservazione e

valorizzazione dell’ambiente naturale nel lido di Orrì e la realizzazione delle

strutture necessarie per la fruizione delle spiagge e dell’area umida devono essere

considerate un investimento importante anche dal punto di vista economico. Si

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attendono dei risvolti negli incrementi delle presenze di tipo turistico, locale,

regionale e straniero e attraverso la garanzia della qualità dei servizi proposti

grazie all’individuazione di gestori altamente specializzati, che nel lungo periodo

permetteranno permanenze maggiori e conseguente innalzamento della stagione

turistica. Tali ipotesi potranno produrre effetti positivi sul sistema economico

produttivo di Tortolì se sostenute da un impegno costante di coloro che saranno

chiamati a prendere delle decisioni in merito. La tutela dell’ambiente naturale e

degli aspetti paesaggistici possono costituire la risorsa principale per il patrimonio

ambientale, fonte di benefici economici anche per le popolazioni locali che ne

fruiscono direttamente e indirettamente.

In sede di redazione del Piano Urbanistico Comunale, come accennato in

precedenza, si è considerata la presenza del Sito di Interesse Comunitario. A tal

proposito si è assunta come vincolante la tutela degli habitat prioritari e si è

considerato il Piano di Gestione del SIC come strumento di pianificazione

sovraordinato per l’area interessata.

Il piano urbanistico comunale, perciò, si è conformato alle azioni di tutela previste

nel piano di gestione dell’area protetta anche in virtù di utilizzare le potenzialità

inespresse legata alla ricchezza di risorse naturali che possono garantire un

adeguato e armonico sviluppo del territorio.

3.1.3.4. STRATEGIE PER LA SOSTENIBILITÀ SOCIO-ECONOMICA

Per l’elaborazione del quadro finanziario alla base della strategia gestionale

proposta, è opportuno costruire il quadro delle fonti e degli impieghi del capitale

con l'individuazione delle risorse occorrenti per l'investimento. A fronte di un’

analisi di sostenibilità finanziaria si procede con la costruzione di un modello di

analisi economica (tipo costi-benefici), in grado di valutare soprattutto i benefici

che si produrranno a medio e lungo termine. La corretta attuazione degli interventi

necessari per la tutela ambientale, dovrà essere svolta in accordo con le

aspettative del mondo imprenditoriale; gli interventi proposti andranno

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sostanzialmente ad incidere sull’indotto turistico attualmente presente nel sito. Il

concetto classico di turismo si sposa in modo perfetto con la promozione del

territorio dal punto di vista ambientale sotto varie angolature, tutte indipendenti

ma strettamente correlate. In tal modo la valorizzazione turistica del sito andrà ad

acquistare un carattere di centralità all' interno di numerosi segmenti produttivi

presenti attualmente nel territorio, concorrendo alla promozione del territorio ed

allo sviluppo locale nel suo complesso. Dall'analisi effettuata è emerso, altresì, che

le prospettive di redditività consentono di garantire al soggetto gestore un ritorno

occupazionale stabile e incrementabile durante le punte stagionali (giugno-

settembre) estive che fanno registrare un maggiore afflusso turistico. Nell’ottica di

equilibrare ed integrare le attività relative alla gestione e alla fruizione dell’area

con le misure e gli interventi finalizzati alla salvaguardia degli habitat e delle

specie, è stata individuata una strategia per la sostenibilità socio-economica,

coerentemente con le strategie per la sostenibilità ecologica.

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4. COMPLEMENTARITÀ CON ALTRI PIANI

Si ritiene opportuno integrare il presente elaborato con il riferimento ad altri due

piani presenti nell’area in esame, ovvero il Piano Paesaggistico Regionale L.R.

8/2004 e il Piano di Utilizzo dei Litorali e il Piano Assetto Idrogeologico L. 267/98.

Per quanto concerne la coerenza di questi piani con il PUC, si rimanda alla

documentazione della Valutazione Ambientale Strategica (VAS). In questo capitolo

viene trattata la complementarietà dei piani con il PUC in funzione della

salvaguardia e gestione del Sito di Interesse Comunitario.

4.1 OBIETTIVI DEL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE

La Convenzione Europea sul Paesaggio e il D.lgs 42/2004, Codice dei Beni culturali

e del Paesaggio, ha introdotto nuovi scenari nella pianificazione del territorio. La

pianificazione paesaggistica è divenuta lo sfondo culturale e il riferimento

normativo della pianificazione urbanistica e territoriale.

La Regione Sardegna, ha adottato in via definitiva nel mese di settembre del 2006

il Piano Paesaggistico Regionale, reso vigente con la sua pubblicazione nel

Bollettino Ufficiale della Regione Sardegna del 8 settembre 2006. Il Piano

Paesaggistico Regionale, adottato rappresenta lo strumento fondamentale di

gestione del territorio della Sardegna.

I principi guida del Piano Paesaggistico Regionale, coerenti con la Convenzione

Europea sul Paesaggio (Firenze, 2000) e con lo schema di Sviluppo dello Spazio

Europeo, riguardano:

il controllo dell’espansione delle città;

la gestione dell’ecosistema urbano secondo il principio della precauzione;

la conservazione e sviluppo del patrimonio naturale e culturale;

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l’alleggerimento della eccessiva pressione urbanistica, in particolare nelle

zone costiere;

le politiche settoriali, nel rispetto della conservazione della diversità

biologica;

le strategie territoriali integrate per le zone ecologicamente sensibili;

la protezione del suolo con la riduzione delle erosioni;

la conservazione ed il recupero delle grandi zone umide e degli

ecosistemi marini;

il recupero di paesaggi degradati da attività umane.

Le disposizioni del PPR sono immediatamente cogenti per gli strumenti urbanistici

comunali e delle Province che sono compresi in tutto o in parte negli ambiti di

paesaggio. La parte III delle “Norme tecniche di attuazione”, nelle norme finali,

definisce le procedure per l’adeguamento delle pratiche di pianificazione ai vari

livelli.

In particolare, nell’art. 107, si forniscono le indicazioni per l’“Adeguamento della

disciplina urbanistica comunale” :

I Comuni il cui territorio ricade interamente negli ambiti di paesaggio

costieri di cui all’articolo 14 adeguano i propri Piani urbanistici alle

disposizioni del P.P.R., entro dodici mesi, secondo quanto disposto

dall’articolo 2, comma 6, della L.R. 25 novembre 2004, n. 8.

Per i Comuni il cui territorio è solo in parte ricompreso negli ambiti di

paesaggio costieri di cui all’articolo 14, il termine decorre dall’entrata in

vigore della disciplina del PPR relativa agli ambiti interni. Nell’allegato 4

sono rappresentati i comuni il cui territorio risulta interamente ovvero

parzialmente compreso negli ambiti di paesaggio.

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I Comuni, nell’adeguare i propri strumenti urbanistici alle disposizioni e

previsioni del P.P.R, e al fine di conferire contenuti paesaggistici alla

pianificazione urbanistica comunale, provvedono a:

individuare i caratteri connotativi della propria identità e delle peculiarità

paesaggistiche, analizzando le interazioni tra gli aspetti storico-culturali

dell’ambiente naturale e antropizzato e promuovere il mantenimento e la

valorizzazione;

definire le condizioni di assetto necessarie per realizzare un sistema di

sviluppo sostenibile a livello locale;

determinare le proposte di sostenibilità degli interventi e delle

trasformazioni urbanistiche in considerazione dei valori paesaggistici

riconosciuti nel territorio comunale;

individuare, sulla base della tipizzazione del PPR, gli elementi areali e

puntuali del territorio sottoposti a vincolo in quanto beni paesaggistici ai

sensi dell’art.134 d.lgs. 42/2004 e beni identitari di cui all’art. 9 del PPR;

stabilire le modalità per la valorizzazione ambientale e paesaggistica del

proprio terri-torio in conformità alle previsioni del P.P.R.;

individuare i fattori di rischio e gli elementi di vulnerabilità del paesaggio

nel proprio ambito di competenza;

regolare e ottimizzare la pressione del sistema insediativo sull’ambiente

naturale, migliorando la vivibilità dell’ambiente urbano e i valori

paesaggistici del territorio attraverso:

una disciplina degli usi e delle trasformazioni, orientata a limitare il consumo del territorio, delle risorse non rinnovabili e alla prevenzione integrata degli inquinamenti;

una disciplina edilizia orientata al mantenimento delle morfologie e degli elementi costitutivi tipici, correlata alle tipologie architettoniche, alle tecniche e materiali costruttivi tipici del luogo. Essa dovrà contenere pertanto opportuni piani del colore, degli abachi, delle

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facciate e delle tipologie ammissibili nelle diverse zone urbane. Tale disciplina si ispira alla considerazione della valore pubblico delle facciate e dei prospetti che si affacciano sulle piazze e sulle vie, in quanto elementi costitutivi e fondamentali del valore complessivo dell’insediamento urbano e della sua comunità. I Comuni in tali piani dovranno anche prevedere nel contesto di generale coerenza col tessuto edilizio tradizionale, la progettazione di nuove tipologie attraverso la rielaborazione di tipologie tradizionali e nuove soluzioni architettoniche elaborate con il contributo di architetti e professionisti di chiara fama.

la realizzazione di interventi di riequilibrio e di mitigazione degli impatti negativi dell’attività antropica;

il potenziamento delle infrastrutture e delle dotazioni ecologiche ambientali costituite dall’insieme degli spazi, delle opere e degli interventi che concorrono, insieme alle infrastrutture per l’urbanizzazione degli insediamenti, a migliorare la qualità dell’ambiente urbano, mitigandone gli impatti negativi.

I Comuni, nell’adeguarsi alle prescrizioni del P.P.R. procedono alla

puntuale identificazione cartografica degli elementi dell’assetto

insediativo, delle componenti di paesaggio, dei beni paesaggistici e dei

beni identitari presenti nel proprio territorio, anche in collaborazione con

i competenti organi del MIBAC. Eventuali correzioni dei tematismi

rispetto alle cartografie del P.P.R., che non ne alterino i contenuti

sostanziali, qualora positivamente accolte in sede di verifica di coerenza

di cui all’art. 31 della L.R. 7/2002, non costituiscono variante al P.P.R.,

purchè deliberate dalla Giunta regionale.

4.2 OBIETTIVI DEL PIANO DI UTILIZZO DEI LITORALI (PUL)

Con la deliberazione del 5 dicembre 2006, n. 50/21, la Giunta regionale ha

approvato, in via preliminare le “Direttive per la redazione del Piano di Utilizzo dei

Litorali (PUL) e l’esercizio delle funzioni amministrative in materia di demanio

marittimo e di zone del mare territoriale”, stabilendo di sottoporre il

provvedimento all’esame della Conferenza permanente Regione-Enti Locali ai sensi

dell’art. 13 della citata legge.

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In data 28 aprile 2008 è stata convocata la Conferenza permanente Regione- Enti

locali ed è stata raggiunta l’intesa sull’atto di indirizzo in argomento.

Con deliberazione della giunta regionale n. 29/15 del 22.5.08, attraverso il

conferimento di funzioni e compiti agli enti locali sono state approvazione in via

definitiva le direttive per la redazione del Piano di Utilizzo dei Litorali e l’esercizio

delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo e di zone del mare

territoriale.

Con la legge regionale 12 giugno 2006, n. 9 è stato disciplinato il conferimento di

funzioni e compiti agli enti locali, in attuazione del decreto legislativo 17 aprile

2001, n. 234, concernente “Norme di attuazione dello Statuto speciale della

Regione Sardegna per il conferimento di funzioni amministrative, in attuazione del

capo I della legge n. 59/97”.

Come previsto dal combinato disposto di cui agli articoli 3, comma 2, e 40 della

legge in argomento, alla Regione sono attribuite le funzioni di programmazione,

indirizzo o coordinamento per le materie conferite agli enti locali; funzioni che

esercita mediante gli atti di programmazione previsti dalle leggi di settore o, se

non previsti e fino al riordino della relativa legislazione, mediante deliberazione

della Giunta regionale su proposta dell'Assessore competente. Il tutto secondo le

procedure di cui all’art. 13 della legge regionale 17 gennaio 2005, n. 1.

Il Piano di Utilizzazione dei Litorali, nasce quindi dall’esigenza sempre più marcata

di disciplinare in maniera equilibrata la fruizione dei litorali da parte di differenti

utenti sempre più esigenti, in termini di qualità dei servizi richiesti e di aspettative,

senza trascurare la naturale esigenza di salvaguardia dei litorali costieri e di

preservazione del patrimonio ambientale e culturale locale.

In relazione ai diversi aspetti paesaggistici diventa fondamentale specificare i

diversi tratti di costa da regolamentare e da tutelare, nonché procedere

all’individuazione dei servizi necessari da organizzare lungo i litorali, le strutture a

supporto del turismo e della popolazione locale e la realizzazione di infrastrutture

necessarie per completare il contesto in cui si viene a trovare l’utente stesso.

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34-105

Uno degli obiettivi prioritari del PUL è quello di individuare adeguati criteri di

pianificazione del demanio marittimo per una corretta e produttiva gestione del

bene pubblico finalizzato a favorire da un lato una più equilibrata e organizzata

dotazione di servizi turistico ricreativi in grado di ampliare e qualificare l’offerta

turistica con ricadute economiche ed occupazionali dirette ed indirette, dall’altro la

tutela e valorizzazione di quelli che sono i connotati naturali del litorale.

Il Piano è stato redatto analizzando le coste del Comune di Tortolì-Arbatax come

patrimonio e risorsa turistica, esaminando i rapporti e le connessioni tra la costa

ed i suoi insediamenti turistico-ricettivi, le sue attrezzature e i suoi collegamenti

con l’entroterra.

L’intento è quello di individuare, all’interno del demanio marittimo, quelle aree in

grado di accogliere le attrezzature utili per conseguire una corretta fruizione della

risorsa ambientale in termini di sviluppo sostenibile e, conseguentemente,

promuovere e contribuire allo sviluppo economico locale.

Nello specifico gli obiettivi che si pone il PUL, in relazione alle direttive di cui sopra,

possono essere cosi riassunti:

garantire la conservazione e la tutela degli ecosistemi locali costieri, con

particolare riferimento agli eventuali habitat di cui alla direttiva 21

maggio 1992, 92/43/CEE e al Decreto del Presidente della Repubblica 8

settembre 1997, 357, così come modificato e integrato dal Decreto del

Presidente della Repubblica 12 marzo 2003 n. 120, nonché delle aree

marine protette;

armonizzare le azioni sul territorio per uno sviluppo sostenibile, in

particolare favorendo misure per la riduzione dei processi di degrado e di

consumo indiscriminato del territorio;

promuovere ed incentivare la riqualificazione ambientale delle aree

individuate mediante progetti di rinaturalizzazione degli stabilimenti

balneari, con la sostituzione delle strutture fisse con strutture in precario

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e comunque a basso impatto ambientale ed il loro allontanamento dalla

battigia;

garantire la continuità tra arenile, cordone dunare e corridoio ecologico

boscoso, migliorando l'accessibilità delle aree demaniali marittime;

favorire l’innovazione e la diversificazione dell’offerta turistica;

regolamentare le diverse attività ai fini della integrazione e

complementarità tra le stesse.

4.3 OBIETTIVI DEL PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI)

Di seguito vengono elencati gli obiettivi del Piano di Assetto Idrogeologico, accolto

dal Piano di Gestione del SIC e dal PUC durante il processo di pianificazione.

Garantire nel territorio della Regione Sardegna adeguati livelli di

sicurezza di fronte al verificarsi di eventi idrogeologici e tutelare quindi

le attività umane, i beni economici ed il patrimonio ambientale e

culturale esposti a potenziali danni;

inibire attività ed interventi capaci di ostacolare il processo verso un

adeguato assetto idrogeologico di tutti i sottobacini oggetto del piano;

costituire condizioni di base per avviare azioni di riqualificazione

degli ambienti fluviali e di riqualificazione naturalistica o strutturale dei

versanti in dissesto;

stabilire disposizioni generali per il controllo della pericolosità

idrogeologica diffusa in aree non perimetrate direttamente dal piano;

impedire l’aumento delle situazioni di pericolo e delle condizioni di

rischio idrogeologico esistenti;

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evitare la creazione di nuove situazioni di rischio attraverso prescrizioni

finalizzate a prevenire effetti negativi di attività antropiche

sull’equilibrio idrogeologico dato, rendendo compatibili gli usi at-

tuali o programmati del territorio e delle risorse con le situazioni di

pericolosità idraulica e da frana individuate dal piano;

Fig. 2 -

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37-105

offrire alla pianificazione regionale di protezione civile le

informazioni necessarie sulle condizioni di rischio esistenti;

individuare e sviluppare il sistema degli interventi per ridurre o

eliminare le situazioni di pericolo e le condizioni di rischio, anche allo

scopo di costituire il riferimento per i programmi triennali di attuazione

del PAI;

creare la base informativa indispensabile per le politiche e le

iniziative regionali in materia di delocalizzazioni e di verifiche

tecniche da condurre sul rischio specifico esistente a carico di

infrastrutture, impianti o insediamenti.

Nell’area in esame sono presenti le aree di rischio e di pericolo idrogeologico da

piena lungo il fiume Foddeddu, e di livello molto basso da frana all’interno

dell’habitat 5330*. Ma questa presenza non intacca la qualità ambientale degli

habitat. Il PAI viene accolto dal PUC.

4.4 GIUDIZI SULLA COMPLEMENTARIETÀ DEI PIANI

Come per il PUC anche per il PUL, in quanto parte integrante del PUC, si è assunta

come vincolante la tutela degli habitat prioritari e si è considerato il Piano di

Gestione del SIC come strumento di pianificazione sovraordinato per l’area

interessata.

Il Piano di Utilizzo dei Litorali, perciò, si è conformato alle azioni di tutela previste

nel piano di gestione dell’area protetta anche in virtù di utilizzare le potenzialità

inespresse legata alla ricchezza di risorse naturali che possono garantire un

adeguato e armonico sviluppo del territorio.

Per quanto concerne il PPR, il Piano di Gestione del SIC è stato realizzato

utilizzando anche la rilettura del territorio interessato attraverso i tematismi del

PPR, quali l’assetto insediativi, ambientale e storico culturale. Gli indirizzi e gli

obiettivi strategici del Piano di Gestione sono conformi e compatibili con gli indirizzi

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e le prescrizioni del PPR. Per ulteriori approfondimenti si rimanda ai documenti e

agli elaborati cartografici del Piano di Gestione del SIC.

Il PAI è presente lungo il fiume Foddeddu, e all’interno del SIC, ma non

comportano variazioni dello stato attuale. Il PUC, secondo le vigenti norme in

materia di urbanistica, accoglie e si adegua al PAI individuando, nei punti dove

sono presenti le aree di rischio e pericolo, delle zone H e fasce di rispetto lungo

l’asse fluviale, fino ad una distanza di 150m.

Concludendo, i Piani evidenziati in questo capitolo, sono stati enunciati in quanto

interessano l’area in esame, ma non costituiscono un effetto cumulativo

(dovendo il PUC adeguarsi ai piani sovraordinati) e pertanto non

pregiudicano l’integrità del sito, in quanto il PUC (e anche il PUL)

accoglie gli indirizzi e le prescrizioni del PPR, del PAI e del Piano di

Gestione del SIC.

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39-105

5. RISORSE NATURALI ABIOTICHE E BIOTICHE

5.1 CARATTERIZZAZIONE ABIOTICA

Ha come obiettivo lo studio del contesto abiotico su cui poggia l’ecosistema

presente nel sito. Per approfondimenti rispetto alle caratteristiche geo-pedologiche

e morfologiche riportate nelle pagine successive, si rimanda alle tavole del PUC.

5.1.1 CARATTERISTICHE GEO-PEDOLOGICHE

L’area SIC del “Lido di Orrì” è caratterizzata geologicamente da un Complesso

intrusivo su un Basamento Ercinico di Tonalità, Gabbri e masse gabbro-tonalitiche,

del Permiano; in una parte troviamo sempre un Complesso intrusivo di Granodioriti

tonalitiche. Nella parte più a valle e più vicina alla linea di battigia troviamo ghiaie,

sabbie, limi e argille sabbiose, travertini depositi alluvionali, colluviali, eolici e

litorali dell’Olocene. Pedologicamente troviamo aree con forme da aspre a

subpianeggianti con buona copertura arbustiva. Queste aree presentano una

spiccata attitudine alle coltivazioni arboree previa sistemazione dei versanti ed

opere per la regimazione dei deflussi e attraverso una serie di azioni volte alla

conservazione e al ripristino della vegetazione naturale laddove questa sia

assente. I tipi di suoli evidenziati sono TYPIC, DYSTRIC, LITHIC XERORTHENTS,

TYPIC, DYSTRIC, LITHIC XEROCHREPTS, ROCK OUTCROP, subordinatamente

PALEXERALFS, HAPLOXERALFS – In queste aree si possono sottolineare come

attitudini dei suoli la conservazione e azioni che mirino al ripristino della

vegetazione naturale dove questa è assente; a tratti è possibile studiare la

possibilità di coltivazioni di colture arboree previa sistemazione dei versanti ed

opere per la regimazione dei deflussi. Questa tipologia si presenta con paesaggi su

rocce intrusive (graniti, granodioriti, leucograniti, ecc.) del Paleozoico e relativi

depositi di versante, i profili evidenziati sono da poco a mediamente profondi, da

sabbioso franchi a franco sabbioso argillosi, permeabili, da subacidi ad acidi,

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parzialmente desaturati. Reazione da subacida ad acida. In queste parti del sito si

evidenzia un erodibilità elevata, specialmente in alcune zone con poca vegetazione

e nelle strade sterrate che si trovano in stato di abbandono o gestite senza che vi

siano opere per il controllo dei deflussi idrici. La tessitura va da sabbioso-franca a

franco-sabbioso-argillosa a tratti poco profondi e in altri casi mediamente profondi.

I substrati presenti sono rocce intrusive (graniti, granodioriti, leucograniti, ecc.)

del Paleozoico e relativi depositi di versante.

Limitazioni: A tratti, rocciosità e pietrosità elevate, scarsa profondità, eccesso di

scheletro. Forte pericolo di erosione.

Classi di capacità: VII-VI-IV.

Da questa tipologia si passa alle aree pianeggianti o leggermente depresse. Aree

con prevalente utilizzazione agricola. Con tipologie di suolo TYPIC, VERTIC, AQUIC

E MOLLIC XEROFLUVENTS, subordinatamente XEROCHREPTS. Le caratteristiche di

questi suoli indicano attitudini per le colture erbacee ed arboree anche irrigue. I

Paesaggi in questa parte sono su alluvioni e su conglomerati, arenarie eoliche e

crostoni calcarei dell'Olocene.

I profili del suolo evidenziati sono da sabbioso franchi a franco argillosi, da

permeabili a poco permeabili, neutri, saturi, con una erodibilità bassa anche vista

le caratteristiche morfologiche pianeggianti. La tessitura va da sabbioso-franca a

franco-argillosa, con contenuto in scheletro assai vario, ma che in alcuni casi può

essere molto abbondante. Le profondità variano arrivando anche oltre il metro. Le

limitazioni che si possono sottolineare sono legate in alcuni casi ad un eccesso di

scheletro, drenaggio lento, pericolo di inondazione.

Classi di capacità: I-II

5.1.2 MORFOLOGIA

Le superfici dell’area SIC in oggetto sono costituite da un unico corpo ubicato nel

Comune di Tortolì, hanno forma irregolare e una superficie totale pari a 485 ettari

e presentano la morfologia tipica dei paesaggi sub-collinari con una giacitura per

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lo più pianeggiante, solo nel versante a ridosso del M.te Graitta si ha una leggera

pendenza con esposizione a est. All’interno dell’area cadono alcune tra le spiagge

più importanti dell’intero territorio ogliastrini: la spiaggia di Orrì, la spiaggia di Foxi

Lioni, e la spiaggia del Basaura. Nel lato nord,l’area confina la struttura

aeroportuale del Comune di Tortolì, che presenta un funzionamento perlopiù

stagionale concentrando i voli nel periodo primaverile-estivo. Il lato ovest

dell’Area, confina invece con una zona agricola del Comune di Tortolì. L’area è

attraversata da due fiumi: il Rio Foddeddu e il meno conosciuto Rio Teristolu.

L’area è compresa in un range di altitudini che varia da 0 m.s.l.m. a 112 m.l.s.m.,

altezza del M.te Graitta.

5.1.3 CARATTERI CLIMATICI

Le caratteristiche climatiche della zona sono quelle del clima mediterraneo

caratterizzato da inverni miti e moderatamente piovosi, con occasionali periodi

freddi ed estati calde e siccitose. Le precipitazioni sono distribuite in un periodo

ristretto dell’anno e hanno spesso carattere torrenziale. Un altro fenomeno tipico

del clima mediterraneo è l’infedeltà pluviometrica per cui la quantità delle

precipitazioni è notevolmente variabile nel corso degli anni. Per quanto concerne la

zona in esame si è constatata una continua riduzione del regime pluviometrico con

un’anticipazione e un prolungamento della stagione secca.

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42-105

Fig. 3 -

In base alle caratteristiche termo-pluviometriche (temperatura media di 18° C,

minima del mese più freddo di 5,3 °C; massima del mese più caldo di 31 °C e

precipitazioni medie di 500 mm/anno) possiamo inquadrare, secondo la

classificazione del Pavari, questa area nella zona fitoclimatica del Lauretum II tipo

(con siccità estiva) sottozona calda. Una notevole importanza, in alcune parti del

sito, è l’effetto dell’ aerosol marino che consiste nella dispersione di fini particelle

di acqua nell’aria, ricche di sali e ioni sottratti all’acqua di mare dall’azione del

vento e dal moto ondoso e successivamente trasportati lungo la costa. Il vento

esercita un forte condizionamento sullo sviluppo della vegetazione presente lungo

la costa, impedendone in taluni casi il regolare sviluppo di alcune specie. In

Sardegna si hanno venti occidentali che soffiano frequentemente in tutte le

stagioni con direzioni O-NO, N-O, N-NO. Il Lido di Orrì ne risente anche se

probabilmente con un indice di ventosità non troppo elevato essendo molto vicino

alla costa. Nell’immagine che segue è possibile verificare come è inserita, secondo

gli ambiti di aridità la zona dove è ubicata l’area del Lido di Orrì.

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DATI IDROLOGICI E TERMOMETRICI

STAZIONE COORDINATE GAUSS-BOAGA BACINO ALTITUDINE

M S.L.M.

LANUSEI

1545990 EST

4414520 NORD

CORONGIU-FODDEDDU

595

PRECIPITAZIONI MEDIE MENSILI E MEDIE DEI GIORNI PIOVOSI PER MESE

MESI GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC ANNO

MM/P 123,1 110,7 136,3 78,1 55,5 18,7 5,8 16,5 46,2 139,5 141,8 170 1042

GG/P 12,7 11 11,9 10,7 8,5 4,4 1,5 2,6 6,1 10,3 11,6 12,3 86,9

PRECIPITAZIONI MEDIE STAGIONALI ED ANNUALI

INVERNO PRIMAVERA ESTATE AUTUNNO ANNO

403,8 MM 269,9 MM 41 MM 327,5 MM 1042,2 MM

DENSITÀ MENSILE STAGIONALE ED ANNUA DELLE PRECIPITAZIONI (MM/GG PIOVOSI)

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC PRIM EST AUT INV ANNO

9,7 10,7 11,5 7,3 6,5 4,2 3,9 6,3 7,6 13,5 12,2 13,8 8,7 4,8 11,7 11,2 10

CASI CRITICI PLUVIOMETRICI

PIOVOSITÀ MASSIMA PIOVOSITÀ MINIMA

PERIODO DI PIÙ LUNGA SICCITÀ 95 GG. DAL 1-06-28 AL 4-09-28

GIORNALIERA MENSILE ANNUA ANNUA

GIORNO MM MESE MM ANNO MM ANNO MM 1 09 39 132 OTT 51 1044 1957 1879 1937 468

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PRECIPITAZIONI MASSIME CON DURATA DA 1 A 5 GIORNI

1 GIORNO 2 GIORNI 3 GIORNI 4 GIORNI 5 GIORNI

DATA MM DATA MM DATA MM DATA MM DATA MM 01-09-39 132 29-11-68 364 18-10-40 628 2-05-53 198 12-03-65 480

TEMPERATURE MEDIE MENSILI, STAGIONALI ED AUTUNNALI DELLA STAZIONE DI LANUSEI (°C)

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC PRIM EST AUT INV ANNO

7,3 7,6 9,2 11,3 15,4 19,9 23,3 23,6 20,3 16 11,3 8,5 15,5 22,4 11,9 8,03 14,4

5.2 CARATTERIZZAZIONE BIOTICA

Ha come obiettivo la definizione dello status e della distribuzione degli habitat e

delle specie di interesse comunitario nel SIC attraverso una serie di rilievi sul

campo focalizzati sugli habitat e le specie di interesse comunitario. Inoltre fornisce

indicazioni sulle criticità a cui questi possono essere soggetti e sui sistemi di

monitoraggio dell’evoluzione ecologica più adatti nel contesto locale.

5.2.1 CARATTERI VEGETAZIONALI

L’area SIC rientra nella fascia termo-mediterranea caratterizzata da una

vegetazione abbastanza variegata, costituita in gran parte da specie tipiche

dell’area mediterranea che risentono dell’influenza di un clima caldo-umido con

rare gelate invernali e da specie psammofile che continuano a resistere in substrati

sabbiosi pur essendo minacciate da diversi fattori. Sono presenti formazioni

boschive di macchia mediterranea bassa, che ricoprono una superficie di circa 120

ettari. Coltivazioni agrarie intensive, eucalipteti e zone destinate al pascolo, in

generale tutte le tipologie rivelano un alto grado di antropizzazione. Il paesaggio si

presenta abbastanza uniforme, con forme più o meno evolute, causate da una

lenta ma incisiva azione del tempo e dell’uomo. La morfologia è dolce con una

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prevalenza di terreni pianeggianti destinati perlopiù a coltivazioni agrarie. Il

versante del M.te Graitta esposto ad est è quello che meglio conserva una

copertura boschiva con prevalenza di specie arbustive e da questo lato, in alcune

punti dell’area SIC, la copertura vegetale raggiunge il litorale sabbioso. Le forme

boschive presenti, come precedentemente accennato non sono riconducibili a

formazioni Climax, bensì a forme di vegetazione degradata dalle precedenti

coltivazioni agrarie e dal ripetuto passaggio di incendi, che lentamente cercano di

riconquistare lo spazio abbandonato. La formazione boschiva di più elevato

interesse è quella di ginepro fenicio (Juniperus phoenicea L.) che si presenta come

alberello di circa 2-3mt di altezza. È una specie dioica (cioè pianta che ha solo i

fiori femminili o solo i fiori maschili), che si differenzia facilmente dal ginepro

rosso e dal ginepro coccolone per via delle foglie squamiformi, strettamente

appressate ai rami a ricoprirli, e non acuminate come nelle altre 2 specie. Nella

maggior parte della zona occupata da vegetazione arbustive i cespugli presenti

sono diversi, ad esempio abbiamo il mirto (Myrtus communis L.), arbusto alto fino

a 0,5 metri, con fiori biancastri e foglie verde lucente e le bacche nero-bluastre, la

lavanda (Lavandula stoechas L.), il rosmarino (Rosmarinus officinalis L.), arbusto

sempreverde fortemente aromatico con i fiori azzurro-viola; i vari tipi di cisto,

come il cisto rosso (Cistus incanus L.), dai grandi fiori con petali rosa ondulati e

grinzosi, il cisto marino (Cistus monspeliensis L.), dai piccoli fiori bianchi con

macchia gialla e foglie tormentose e vischiose a lamina lineare, e il cisto femmina

(Cistus salvifolius L.), con fiori sempre bianchi e foglie simili a quelle della salvia,

ma non vischiose. Numerosi sono gli endemismi che è possibile rinvenire in facili

escursioni: segnaliamo la presenza del timo (Thymus herba-barona Loisel), che

preferisce i pendii aridi e si caratterizza per l’intensa aroma, la finochiella di

boccone (Seseli bocconi Guss. Subsp. praecox Gamisans), specie sempre rupicola

e abbastanza diffusa nel settore centro-orientale della Sardegna, alcune specie di

ginestra. Di non poca importanza è la presenza di un piccolo stagno che va a

costituire una componente importante dell’area SIC.

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5.2.2 TIPOLOGIE DEL SUOLO

5.2.2.1. LA MACCHIA

La macchia mediterranea nella accezione più comune, è una formazione costituita

da fusti policormici dove le componenti più qualificanti della vegetazione

mediterranea sopravvivono alle ceduazioni e specialmente agli incendi. Nel caso

dell’area SIC è ipotizzabile che la presenza di queste aree a macchia mediterranea

sia il risultato di un abbandono delle superfici da parte delle attività agricole e un

ripetuto passaggio di incendi, consentendo così l’affermarsi di questa tipologia

vegetazionale. Attualmente sono presenti specie sclerofille che si mescolano, nel

rispetto delle loro caratteristiche, anche alle specie arboree come il leccio e la

sughera. La formazione boschiva in questione la troviamo arricchita, talvolta da

alcune specie caducifoglie. Inoltre intervengono nella macchia le specie

cespugliose che aumentano di frequenza con crescere delle alterazioni, fino a

diventare qualificanti dei cespuglietti di degradazione estrema, come fanno le

eriche, i cisti, le ginestre e gli arbusti aromatici, già precedentemente accennati e

molto frequenti in questa zona. In alcune parti dell’area le specie che compongono

la macchia, abbandonano la loro solita forma policormica, crescendo fino a

raggiungere altezze da albereto o albero tozzo e ramoso come nel caso

dell’olivastro. Troviamo questo tipo di vegetazione nelle aree a est e sud del M.te

Graitta con esposizione a est, proprio nel versante che si affaccia al mare. In

queste aree anche queste specie non raggiungono mai altezze elevate. Si può

anche osservare che questa tipologia di vegetazione è presente nella fascia a Sud

dell’area SIC, contraddistinta da una maggiore antropizzazione, infatti questa parte

dell’area SIC confina con una zona avente una discreta densità abitativa che tende

ad aumentare, come numero di utenti, nel periodo estivo per via delle numerose

vicine zone balneari. In totale la macchia mediterranea raggiunge nell’area una

superficie di circa 121 ettari, una delle specie più rappresentative è il lentisco che

quasi sempre si presenta con individui di altezze intorno a 1,5 metri, il suo

accrescimento è sicuramente dovuto alle sue poche pretese per quanto riguarda la

tipologia di suolo e alla sua resistenza all’aridità. La sua abbondanza è però anche

un fattore positivo data la sua caratteristica di avere una lettiera ricca di azoto e

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per la sua poca infiammabilità. Un’altra specie abbastanza diffusa è la fillirea

latifoglia appartenente alla famiglia delle Oleaceae, molto resistente all’aridità visto

i suoi marcati caratteri di sclerofillia e dell’apparato radicale profondo, anche

questa specie come il lentisco è molto frugale e dimostra una certa indifferenza

per quanto riguarda il suolo. Troviamo sia importante in alcune zone dell’area,

perché grazie al suo profondo apparato radicale limita il rischio di erosione,

fenomeno che si è riscontrato invece in altre parti, specialmente in corrispondenza

di strade sterrate utilizzate per il raggiungimento di terreni privati o case rurali.

Altra specie molto presente è l’olivo selvatico o olivastro, anch’essa sclerofilla,

molto resistente all’aridità, la sua presenza ci indica però suoli mediamente

profondi e fertili dato che queste sono le sue pretese. Presente invece solo con

pochi individui, ma pur sempre importante da annoverare, è la Ceratonia siliqua o

carrubo, lo troviamo sempre nel versante esposto a est del monte Graitta, con

individui sia di dimensioni che di altezze limitate.

5.2.2.2. AREE CON VEGETAZIONE RADA

Alcune parti dell’area SIC sono scarsamente coperte da vegetazione e sono invece

evidenti parti di suolo nudo. Queste superfici rappresentano le superfici vicine agli

arenili che spesso vengono utilizzate come parcheggi per le auto, specialmente nel

periodo estivo. La poca vegetazione presente in queste aree è rappresentata

perlopiù da specie arbustive ad eccezione di alcune zone dove è interessante la

presenza diversi individui di ginepro (Juniperus phoenice) che costituiscono un

vero e proprio boschetto a ridosso della spiaggia. Gli individui di ginepro si

presentano con altezze variabili che in alcuni casi raggiungono i 2-3 mt. In questa

parte la specie riesce a sopravvivere malgrado: una scarsa presenza di suolo; il

continuo calpestìo dovuto alla frequentazione della zona da parte di un numero

elevatissimo di utenti (turisti nel periodo estivo); l’assenza di un’adeguata gestione

del lido.

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5.2.2.3. VEGETAZIONE SULLE DUNE E SULLE SPIAGGE

La colonizzazione vegetale del litorale dunoso incontra le sue principali avversità

nell’azione concomitante del vento e dell’aerosol marino prodotto dalle

mareggiate; il vento inoltre agisce con l’azione “smerigliatrice” della sabbia

sollevata e con l’effetto disseccante. La sabbia costituisce un substrato tutto

particolare con aspetti negativi e positivi per l’insediamento delle piante. È povera

di nutrienti, ma è facilmente penetrabile dalle radici; si disseca facilmente in

superficie, ma tende a conservare l’acqua in profondità per minore risalita

capillare; si riscalda rapidamente e può arrivare a temperature ustionanti per il

colletto delle piantine. La colonizzazione delle dune da parte di specie vegetali si

evidenzia con la presenza di un cuscinetto erbaceo prossimo alla battigia che verso

l’interno si evolve fino a formare una vera e propria formazione forestale di

macchia a Juniperus phoenicea.

Nel caso specifico delle spiagge nel SIC del “Lido di Orrì” le specie che vanno a

formare il cuscinetto erboso su citato sono le cosiddette Psammofile e alofile. Nei

vari sopralluoghi effettuati si è notato che questa vegetazione è maggiormente

presente nella cosiddetta “Prima spiaggia” dove la presenza dell’uomo è minore

anche nel periodo estivo, vista la più difficile accessibilità all’arenile e infatti le

sabbie tendono ad assumere la caratteristica forma dunale. In questa parte si

evidenzia un miglior stato di conservazione dell’arenile che però andrebbe

monitorato e analizzato meglio. Molto scarsa invece è la presenza di questa fascia

erbacea nelle altre spiagge all’interno dell’area in oggetto e addirittura si notano in

alcune parti delle spiagge degli arretramenti della linea di riva che necessitano

obbligatoriamente di uno studio per conoscere le ragioni di questo

comportamento. È invece molto importante e interessante la vegetazione presente

nella spiaggia di “Foxi de lioni” in cui dopo il cuscinetto erboso, spostandoci verso

l’interno, è rappresentata da un piccolo bosco di Juniperus phoenica, che versa in

uno stato di degrado con una pressoché assenza di rinnovazione, inoltre si è

notato che gli individui della popolazione di Juniperus sono spesso potati senza

nessuna regola se non quella di adattare le forme della chioma ad un uso

prettamente turistico che nella maggior parte dei casi contrasta le esigenze del

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sistema dunale. Nella cosiddetta “Prima spiaggia” la vegetazione nell’arenile è

quasi totalmente assente o segregata a formare una piccola fascia che delimita la

spiaggia dalla strada “Consorziale”. In questa fascia si notano danneggiamenti

della vegetazione dovuti ad un uso improprio (parcheggi per auto), che tende a

danneggiare in maniera irreversibile gli apparati radicali delle poche specie

presenti rappresentate da oleandri, eucaliptus, qualche mimosa e qualche salice.

5.2.2.4. VEGETAZIONE RIPARIA

Gli ambienti ripari si distinguono dal territorio circostante per la presenza di una

vegetazione spesso rigogliosa anche nelle vicinanze del piccolo stagno e delle

spiagge. Le fasce di vegetazione riparia sono condizionate dalle dinamiche

idrauliche fluviali, ma a loro volta condizionano così fortemente le dinamiche

fluviali-biologiche, morfologiche, evolutive che devono essere considerate parte

integrante ed essenziale degli ecosistemi fluviali. Le rive infatti, oltre ad essere

elemento costitutivo del paesaggio che le ospita, svolgono molti ruoli

fondamentali. Esse partecipano al controllo del funzionamento fluviale,

costituiscono una fascia tampone per la protezione dell'ambiente acquatico

dall'eutrofizzazione, dai pesticidi e altri inquinanti e dalla torpidità. Svolgono una

funzione determinante per l'ambiente e la qualità della vita in quanto habitat di

grande importanza per la biodiversità. Gli ambienti ripari, data la grande

eterogeneità fisica su brevi distanze e le frequenti e naturali perturbazioni

idrologiche, sono caratterizzati da diversità specifica. Essi possono essere definiti

ecosistemi particolari, chiamati azonali, perché sono soggetti a fattori così

fortemente limitanti da condizionare lo sviluppo della vegetazione molto più di

quanto lo facciano i fattori normalmente agenti sugli ambienti circostanti: si pensi

alla forza della corrente e alla variabilità del regime delle acque del fiume. La

variazione del livello delle falde e le frequenti sommersioni portano a condizioni di

asfissia dell'apparato radicale che sono superate con lo sviluppo di tessuti aeriferi

che conducono ossigeno dalle foglie alle radici; la violenza delle correnti del fiume

in piena è invece contrastata con una strategia di sopravvivenza molto efficiente

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che combina allo sviluppo di un esteso apparato radicale, la flessibilità dei fusti e

la capacità di riproduzione vegetativa che consente la produzione di radici anche

da frammenti di fusti e rami. Pur così drasticamente condizionato, questo

ambiente presenta tuttavia una notevole varietà di situazioni e di popolamenti.

Dall'alveo di morbida all'alveo di piena di un fiume che scorre in una piana, si

succedono parallelamente al corso d'acqua una serie di habitat molto caratteristici:

dalle piante erbacee pioniere di greto, che riescono a concludere il loro ciclo

riproduttivo nel periodo di magra, alle fasce arbustive a quelle arboree più esterne

dell'alveo di piena come per esempio i giuncheti e i canneti. Questa tipologia

vegetazionale nel sito in esame la troviamo nel letto del Fiume “Foddeddu” e nelle

vicinanze di altri piccoli corsi d’acqua stagionali, la troviamo anche molto presente

lungo i canali di scolo utilizzati nei terreni coltivati come sistema drenante,

collegato spesso a impianti drenanti installati nelle superfici coltivate. Nelle

depressioni e lungo i canali solo periodicamente allagati si sviluppa invece un

esteso canneto; nei settori aperti, caratterizzati da dossi sabbiosi o pietrosi, si

hanno invece ambienti pionieri con copertura erbacea discontinua adattata

addirittura a condizioni di aridità e presenza di specie portate dal fiume dalle quote

superiori. Ecco un'altra caratteristica del fiume come fonte di biodiversità, la

fluitazione dei semi da monte verso valle con dispersione delle specie. La

vegetazione riparia è inoltre fonte di diversificazione di habitat per gli organismi

acquatici: le radici sommerse, i rami aggettanti, i tronchi caduti in alveo, le isole

fluviali vegetate costituiscono ambienti ideali per la vita dei pesci e dei

macroinvertebrati permettendo lo sviluppo di un ricco e diversificato popolamento

del corso d'acqua. Le foglie e i rami marcescenti danno inoltre un apporto

alimentare insostituibile per il funzionamento delle reti alimentari e

l'ombreggiamento e la traspirazione contribuiscono a mantenere le acque fresche

e ossigenate. Oltre a condizionare la vita nelle acque, gli ambienti ripari giocano

anche un ruolo importante come corridoio vegetale che si sviluppa potenzialmente

lungo tutto il corso d'acqua e si collega anche con ambienti terrestri adiacenti,

quali boschi e pascoli, favorendo la mescolanza dei popolamenti e offrendo

ospitalità alla fauna in transito e rifugio per la nidificazione per numerose specie di

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uccelli tipici sia dei boschi e delle rupi che degli ambienti acquatici. In tal senso le

fasce fluviali e la vegetazione lungo i canali di scolo drenanti, sono anche corridoi

ecologici ideali, nastri continui di vegetazione che guidano gli uccelli migratori nel

loro viaggio stagionale.

5.2.3 LO STAGNO E IL SUO ECOSISTEMA

Il piccolo stagno presente all’interno dell’area SIC si è originato in seguito a un

intervento antropico risalente a diversi anni fa. Lo stagno è infatti collegato al

vicino Rio Foddeddu attraverso un canale di scolo realizzato per bonificare delle

aree ad elevato potenziale agricolo. Le acque del canale, in prossimità dello

sbocco al mare, creavano però una piccola zona umida che è stata in seguito

“trasformata” in stagno dal proprietario dei terreni. La situazione attuale dello

stagno di Orrì è quella di un ecosistema degradato e seriamente minacciato da

alcuni fattori come il mancato intervento periodico di pulizia del canale di

collegamento stagno-mare che impedisce il naturale ricambio attraverso il sistema

delle correnti, provocando alterazioni e improvvisi cambiamenti della flora e della

fauna dello stagno. Le uniche “occasioni” di scambio stagno-mare si verificano

sempre in seguito ad eventi meteorici eccezionali che fanno tracimare

violentemente le acque verso il mare, modificando profondamente lo stato di

equilibrio dello stagno. Il mancato deflusso continuo verso il mare si manifesta

anche con la presenza di acqua affiorante nei campi coltivati adiacenti.

Fattori abiotici - Sono sostanze organiche ed inorganiche necessarie per la vita dei

vari organismi: acqua, ossigeno, anidride carbonica, fosfati, aminoacidi, ecc. Si

trovano sul fondo, dove si deposita la biomassa morta, ma anche in soluzione o in

sospensione come materiale particolato.

Produttori primari - Nello stagno gli autotrofi più importanti sono di solito delle

microscopiche piante flottanti, per lo più alghe, che costituiscono il cosiddetto

fitoplancton (la parola plancton indica tutti gli organismi che flottano nell'acqua).

In genere esso non è visibile, a meno che non sia molto abbondante a causa ad

esempio di fenomeni di inquinamento (eutrofizzazione). In questo caso l'acqua

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assume un colore verdastro. Nonostante la sua invisibilità, il fitoplancton produce

ossigeno al pari delle piante macroscopiche (fanerogame radicate al fondo o alghe

galleggianti).

Decompositori - Sono presenti soprattutto nel fango del fondo, dove si accumula

materia organica morta, ma sono presenti anche nella colonna d'acqua che è ricca

di particolato. Si tratta di batteri, funghi e flagellati, che sono in grado di liberare

le sostanze nutritive contenute negli organismi morti, in maniera che siano riciclate

e riutilizzate.

Consumatori - Alcuni (erbivori o consumatori primari) si nutrono di piante o parti

di piante. Tra di essi essenziale è lo zooplancton erbivoro presente nella colonna

d'acqua, ma ci possono essere anche pesci erbivori come la carpa. Altri

consumatori, come insetti o pesci predatori o zooplancton carnivoro, si cibano di

consumatori primari divenendo così consumatori secondari (carnivori). La catena

continua con pesci carnivori che mangiano carnivori (consumatori terziari) e così

via. Molto importanti anche i detritivori presenti soprattutto nel benthos (termine

che indica la fauna presente sul fondo). La loro attività di sminuzzamento rende

più facile l'attività dei decompositori.

5.2.4 COLTIVAZIONI AGRARIE E SUPERFICI DESTINATE AL PASCOLO

In tutta l’area SIC la percentuale di superfici destinate alle coltivazioni agrarie è

molto alta infatti abbiamo in totale 177 ettari su 480 ettari circa. Le tipologia di

coltivazioni agrarie presenti sono di tipo estensivo e sono rappresentati da pascoli

seminati con specie graminacee annuali, che in alcuni casi sono abbandonati, ma

specialmente troviamo superfici coltivate con specie orticole a piano campo e

specie agrumicole come l’arancio e il mandarino. L’area SIC è una parte di una più

ampia zona agraria del Comune di Tortolì, e le tipologie di coltivazioni presenti

sono quelle caratteristiche della piana di Tortolì. Dei prodotti di queste coltivazioni,

nella maggior parte dei casi, usufruisce l’intera popolazione ogliastrina, essendo

Tortolì uno dei pochi paesi, della marina, che ha condizioni climatiche tali da

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consentire la coltivazione di certe specie con una resa quantitativa e qualitativa di

alto livello. Lungo le superfici coltivate sono diventate parte del paesaggio

strutture vegetative come i frangiventi vivi che sono realizzati con specie di alto

fusto come gli eucaliptus ma che attualmente vengono sostituite con specie, meno

invadenti e che rispettano la tipologia vegetazionale autoctona, come per esempio,

canne, salici o comunque specie che troviamo generalmente nella vegetazione

ripale. Si è evidenziata una eccessiva umidità in alcune parti dei terreni coltivati e

sentendo il parere degli agricoltori si possono avanzare ipotesi di scarso

drenaggio, probabilmente dovuto ad un malfunzionamento del sistema drenante

costituito proprio dai canali che spesso delimitano le superfici coltivate.

5.2.5 USO DEL SUOLO E RELAZIONE CON CORINE

La reale situazione dell’uso del suolo non coincide, se non in minima parte, con

quella indicata nella carta dell’uso del suolo Corine Land Cover. Si è provveduto

pertanto, nel piano di gestione, all’integrazione e modifica della carta attraverso la

foto-interpretazione e il conseguente sopralluogo per un riscontro sul territorio.

5.2.6 LA FAUNA

La presente indagine faunistica è basata su osservazioni effettuate in campo e

attraverso la consultazione di tutte le fonti bibliografiche che è stato possibile

reperire in relazione alla distribuzione e consistenza delle singole specie. Molto

ricca si presenta l’avifauna. Tra le specie non elencate nel formulario relativo

all’Area SIC ‘’Lido di Orrì’’, si registra, per avvistamento, la presenza del falco

pellegrino (Falco peregrinus), dell’astore sardo (Accipiter gentilis arrigonii), della

magnanina (Sylvia undata), del tordo sassello (Turdus iliacus), e del merlo (Turdus

merula). Il piccolo stagno rappresenta invece una tappa molto importante per le

correnti migratorie degli uccelli; è facile trovarvi germani reali, cormorani, gallinelle

d’acqua e le nere folaghe. Nei pressi dei canneti che costeggiano lo stagno, è

possibile avvistare il tarabusino e il porciglione. Il tarabusino è una specie

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generalmente solitaria e diffidente, infatti esce al di fuori dei canneti e della

vegetazione principalmente durante le ore crepuscolari. Per quanto riguarda i

rettili non è raro incontrare la comune lucertola tirrenica (Podarcis tiliguerta

tiliguerta), Coluber hippocrepis, noto comunemente come il Colubro ferro di

cavallo, la lucertola campestre (Podarcis sicula) e la lucertola tiliguerta (Podarcis

tiliguerta). Per ciascuna delle specie di interesse comunitario, elencata nel

formulario, sono state redatte delle schede in cui viene definita la classe e la

famiglia di appartenenza, una breve descrizione della biologia, degli habitat e della

distribuzione della specie e laddove è stato possibile, sono stati individuati i fattori

di minaccia e di disturbo per la specie.

5.2.7 SCHEDE DESCRITTIVE DELLE SPECIE PRESENTI NEL SIC

Allegato I della Direttiva 79/409/CEE

Uccelli migratori elencati nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE

SPECIE NOME COMUNE COD. NATURA 2000

IXOBRYCHUS MINUTUS Tarabusino A022

CARATTERISTICHE

Descrizione: presenta un collo corto, un becco piuttosto lungo e giallo, la parte inferiore del corpo è di colore giallo. Il corpo è snello e le zampe lunghe di colore verdastro. Il dorso e la testa del maschio sono scure con riflessi verdastri, le ali sono di colore chiaro. La femmina ha delle bande marroni sulla parte superiore del corpo, mentre sulla parte inferiore le bande assumono un colore rossastro e sono meno evidenti. I colori della livrea gli permettono di mimetizzarsi tra le canne. Generalmente vola basso, con rapide battute d’ali e lunghe planate. Il becco diventa rosso alla base durante il periodo della nidificazione. Riproduzione: durante il periodo riproduttivo, il maschio sceglie accuratamente il territorio dove costruire il nido e lo difende. Nidifica tra la fine di maggio e l'inizio di giugno su piattaforme costruite di canna tra i cespugli, depone da 4 a 8 uova. Entrambi i genitori si prendono cura dei piccoli prima e dopo la schiusa, che avviene dopo 16 - 20 giorni di incubazione. I piccoli sono in grado di volare attorno al 25° giorno. Abitudini: sono difficili da osservare, perché vivono nascosti nel canneto. E' attivo soprattutto di notte, quando si sposta in volo e a nuoto alla ricerca di cibo. Note: per eludere i predatori, riesce a restare per lungo tempo in una posizione "a palo", con il collo allungato e il becco all'insù, come se fosse un fusto di canna. Habitat: Frequenta zone paludose con copertura vegetale densa, soprattutto canneti ma anche boscaglie, nei pressi di canali, fiumi e stagni. Durante l'inverno o nel periodo migratorio si può osservare sul litorale marino. E’ una specie generalmente solitaria e diffidente, infatti esce al di fuori dei canneti e della vegetazione principalmente durante le ore crepuscolari, al di fuori del periodo della cova. Alimentazione: si nutre di piccoli pesci, anfibi, di piccoli insetti acquatici, inseguendo la sua preda tra le canne. Distribuzione: presente in Sardegna come specie nidificante, distribuita su quasi tutte le zone umide

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costiere. Presenza: nidificante e migratore. Fattori di minaccia: riduzione degli habitat, inquinamento. Protezione: inclusa nell’Allegato della L.R. 29 luglio 1998, n°23.

SPECIE NOME COMUNE COD. NATURA 2000

PHALACROCORAX CARBO

SINENSIS

Cormorano

A391

CARATTERISTICHE

Descrizione: grosso uccello d’acqua, di colore nerastro, confuso il più delle volte con il marangone dal ciuffo. Le sue dimensioni si aggirano intorno ai 90 cm, mento e guance sono bianchi, mancanza della cresta, alcune penne bianche sparse sulla parte posteriore della testa. Presenta una macchia bianca sulle cosce. I giovani sono brunastri ad eccezione della gola e dell’addome bianchi. Sosta ben eretto sugli scogli, spesso con le ali aperte. Nuota basso nell’acqua, con il collo più eretto e il becco leggermente rivolto verso l’alto. il volo è rapido e diritto. Abitudini: durante il giorno, la maggior parte del tempo è dedicato all’asciugatura delle ali (parzialmente impermeabili) e alla cura del piumaggio. Caccia ad una profondità massima di tre metri, rimanendo sott’acqua per 15-60 secondi. La tecnica di pesca può variare in base alla località, al tipo di pesce presente ed al grado di torbidità delle acque. Le battute di pesca vengono effettuate da soli e talvolta in compagnia di altri individui della stessa specie. Habitat: presente negli stagni e nelle lagune. Specie socievole e strettamente acquatica, frequenta le coste, gli estuari, le lagune ed occasionalmente le acque interne. Evita le acque marine profonde e le zone umide con fitta vegetazione galleggiante o sommersa. Alimentazione: pesci. Presenza: migratore, nidifica generalmente sugli scogli in colonie. Sverna in prossimità degli stagni. Fattori di minaccia: distruzione degli habitat di nidificazione, inquinamento delle acque, persecuzione diretta. Protezione: specie protetta (inclusa nell’Allegato della L.R. 29 luglio 1998, n°23): abbastanza raro.

SPECIE NOME COMUNE COD. NATURA 2000

ANAS PLATYRHYNCHOS Germano reale A053

CARATTERISTICHE

Dimensione: 58 cm circa. Descrizione: Maschi e femmine sono molto simili nella forma, ma differiscono nel colore. Il maschio ha il capo verde metallico, stretto collare bianco e il petto bruno porporino con becco giallastro. In contrasto, la femmina ha colori mimetizzanti: macchiata di bruno, becco bruniccio. Entrambi i sessi sono anche caratterizzati da un largo specchio porpora viola compreso tra due strisce bianche sulle ali. In fase di riposo assume un caratteristico aspetto compatto, con i fianchi evidenziati dai colori delle ali ripiegate. Durante il periodo di cambio delle penne indispensabili al volo, il maschio assume una livrea molto simile alla femmina. Deposizione delle uova: nidifica a partire da marzo nelle zone umide. Depone 8-10 uova per covata, su un nido costruito in prossimità dell’acqua e ben nascosto. Le uova sono bianche verdastre e vengono covate dalla femmina per circa un mese. Apertura alare: 91-98 cm. Canto: il maschio intona un calmo ‘’yeeb’’’ mentre la femmina usa spesso un ‘’qua qua qua’’ rumoroso, simile a quello delle anatre domestiche. Abitudini: conduce vita gregaria eccetto durante la stagione riproduttiva. Possiede un volo rapido con battiti d'ala poco profondi ed è capace di alzarsi in volo dall'acqua quasi verticalmente. Laddove è disturbato, si trattiene nelle distese di acqua aperte durante il giorno e si reca in pastura all'imbrunire e durante la notte. Habitat: Il germano reale si trova in ogni tipo di acqua dolce (laghi, fiumi, stagni etc...) ed in inverno è anche presente sulle coste del mare. Abile nella raccolta di alghe e piante acquatiche e nel nuoto. È facile da cacciare in quanto spesso si presenta in stormi anche numerosi, e le sue dimensioni, unite alla sua velocità di volo, ne fanno una preda ambita dai cacciatori di palude. Presenza: migratore parziale. Alimentazione: il germano è un’anatra di superficie, cioè si alimenta stando a galla e immergendo solo il collo alla ricerca di gasteropodi, anfibi, insetti e sostanze vegetali che rappresentano la parte più

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importante della dieta. Distribuzione: limitata a stagni, lagune, corsi d’acqua e laghi interni. Protezione: specie cacciabile ( legge regionale n. 23- 29/7/1998)

SPECIE NOME COMUNE COD. NATURA 2000

FULICA ATRA Folaga A125

CARATTERISTICHE

Descrizione: più grande della gallinella d'acqua, la forma del corpo è arrotondata, il piumaggio è interamente nero, solo il becco appuntito e la placca frontale sono bianchi. Gli occhi sono marroni negli individui giovani, rossi in quelli adulti, le remiganti secondarie sono bordate di bianco e le zampe sono di colore verdastro. Non hanno le zampe palmate come le anatre, ma hanno dita lobate che consentono loro sia di nuotare che di camminare con facilità sulla terreno. Il maschio e la femmina sono uguali. Durante il periodo della muta perdono le remiganti e diventano incapaci di volare. Riproduzione: la stagione riproduttiva inizia in marzo. La coppia costruisce il nido tra la vegetazione di riva, costituito da un ammasso compatto di vegetazione dove la femmina depone dalle 3 alle 12 uova che vengono covate per 21 0 23 giorni. I piccoli rimangono per 55 - 60 giorni nel nido. Habitat: vive negli stagni, nei laghi e nella baie poco profonde, con vegetazione densa, negli spazi d'acqua dolce e salmastra. D'inverno si sposta verso i corpi d'acqua più grandi, anche verso il mare. Presenza: specie migratrice parziale, e cresce di numero durante l’inverno. Nidifica su tutte le zone umide costiere, tra le canne e la vegetazione acquatica. Alimentazione: si nutre di sostanze vegetali strappate dal fondo delle aree umide in cui vive, di insetti, di molluschi, di uova di pesci e crostacei. Abitudini: per cercare il cibo si immerge in acqua con un piccolo tuffo per riemergere rapidamente. Nuota lentamente. Difende con molto vigore il suo territorio scagliandosi contro gli intrusi. Fattori di minaccia: bonifica, inquinamento delle acque, caccia incontrollata. Protezione: specie cacciabile ( legge regionale n. 23- 29/7/1998): molto abbondante.

SPECIE NOME COMUNE COD. NATURA 2000

GALLINULA CHLOROPUS Gallinella d’acqua A123

CARATTERISTICHE

Descrizione: la Gallinella d'acqua ha dimensioni medie, becco appuntito con ali a base uno scudo che si prolunga in una placca frontale, ali e coda brevi e arrotondate, piedi con dita lunghe munite di unghie robuste. Il piumaggio in entrambi i sessi e bruno-nerastro con striature bianche sui fianchi, sottocoda bianco con stria centrale nera, placca frontale rossa, becco pure rosso con apice giallo, zampe verdastre. In volo è ben individuabile per il colore rosso vivo della placca frontale e della base del becco che contrasta col colore della livrea, nonché per il volo lento a zampe pendenti. Riproduzione: la stagione riproduttiva inizia già alla fine di febbraio con i corteggiamenti: il maschio compie rincorse ed esibizioni a capo chino, mostrando alla femmina scelta la rossa placca frontale. Sia il maschio che la femmina partecipano alla costruzione del nido, che e costituito da giunchi secchi ed erbe su un ammasso vegetale galleggiante tra la fitta vegetazione, oppure tra canneti e cespugli vicino all'acqua ed occasionalmente sugli alberi. Le 6-11 uova deposte sono covate anche dal maschio per 20-21 giorni. Entrambi i genitori accudiscono i piccoli, che rimangono nel nido 2 o 3 giorni, divengono in-dipendenti dopo 3-4 settimane e sono abili al volo all'età di 6-7 settimane. Depone due o tre volte all'anno. Abitudini: di indole sospettosa, si fa confidente ove non e disturbata. Durante l'inverno vive in piccoli gruppi formati da poco più di una dozzina di esemplari. Possiede un volo lento, di solito molto breve, e per decollare deve correre sulla superficie dell'acqua; cammina con grazia ed eleganza, abbassando e alzando ritmicamente la coda. Nuota con disinvoltura ondeggiando la testa, si tuffa e nuota sott'acqua con abilità e, se si sente in pericolo, può compiere lunghi tratti in immersione e rifugiarsi entro buchi delle rive. Habitat: frequenta luoghi umidi: stagni, laghi, rogge e fossati e in generale terreni umidi e acque che scorrono lentamente con molte piante acquatiche. Alimentazione: si ciba in prevalenza di sostanze vegetali (piante acquatiche, semi, bacche, frutta), ma anche di insetti, vermi, molluschi, girini. Presenza: specie migratrice, nidifica in prossimità delle zone acquatiche. Protezione: specie cacciabile ( legge regionale n. 23 - 29/7/1998): specie molto comune.

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SPECIE NOME COMUNE COD. NATURA 2000

RALLUS AQUATICUS Porciglione A118

CARATTERISTICHE

Descrizione: ha dimensioni medio-piccole, becco più lungo della testa, assottigliato e leggermente curvato all'apice, coda stretta e arrotondata, tarsi abbastanza lunghi. Il piumaggio in entrambi i sessi è di color bruno-olivastro a strisce nere nelle parti superiori, grigio-ardesia ai lati del capo, collo e petto, fianchi barrati di bianco e nero, sottocoda biancastro, zampe marroni o tendenti all'olivastro, becco rosso. In volo si riconosce per il volo piuttosto debole a zampe pendenti, il lungo becco rosso e il sottocoda biancastro. Riproduzione: la stagione riproduttiva inizia in aprile e si protrae fino a luglio. Gli accoppiamenti sono preceduti da un rituale di corteggiamento secondo il quale la femmina cammina intorno al maschio emettendo un sommesso canto e strofinando il becco contro quello del partner, il quale poi a sua volta liscia col becco il collo della compagna. Il nido di steli di giunco e canna viene costruito nel fitto della vegetazione dove l'acqua è bassa. La femmina depone da 5 a 10 uova, che sono incubate per 19-20 giorni. Il maschio assolve il compito di portare il cibo alla compagna nel nido, sostituendola nella cova solo per brevi intervalli di tempo. I pulcini lasciano presto il nido e nei primi giorni assumono il cibo esclusivamente dai genitori, che cessano di imbeccarli all'età di due settimane; a 7-8 settimane di età si rendono indipendenti. In genere compie due covate all'anno. Habitat: frequenta folti canneti e giuncheti di specchi d'acqua, fiumi, fossi, paludi. Alimentazione: si ciba sia di piccoli animali (insetti, ragni, crostacei, molluschi, vermi, sanguisughe, piccoli pesci) sia di sostanze vegetali (semi, bacche, erbe, radici). Distribuzione: nidifica nelle zone umide. Abitudini: di indole schiva, si cela nel folto della vegetazione e la sua presenza è rilevata dal caratteristico richiamo. Tra la vegetazione cammina agilmente a grandi passi, tenendo la testa alta. E' capace di compiere brevi percorsi a nuoto; quando le acque sono gelate riposa su canne e cespugli. Di carattere nervoso, se eccitato erige la coda mantenendo il corpo immobile. Pur non essendo un buon volatore, durante la migrazione sviluppa un volo sostenuto e relativamente veloce. Protezione: specie cacciabile ( legge regionale n. 23- 29/7/1998): comune, ma poco numerosa.

Allegato II della Direttiva 92/43/CEE

Piante elencate nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE

SPECIE NOME COMUNE COD. NATURA 2000

ROUYA POLYGAMA Firrastrina bianca 1608

CARATTERISTICHE

Protezione: Convenzione di Berna. IUCN: VU; Habitat All.II; Habitat All.IV

Aggiornamenti del formulario dell’Area SIC “Lido di Orrì”

SPECIE NOME COMUNE COD. NATURA 2000

ACCIPITER GENTILIS ARRIGONII Astore sardo A400

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Comune di Tortolì – VAS del PUC Studio di Incidenza

58-105

CARATTERISTICHE

Dimensione: maschio 45-48 cm; femmina 55 cm circa Descrizione: Varietà sardo-corsa dell’astore (Accipiter gentilis gentilis Linnaeus ): più piccolo e più scuro della forma tipica; maschio adulto: capo quasi nero; parti superiori grigio brune; stria sopracciliare bianca ben evidente; parti inferiori biancastre, con fitte striature trasversali brunoscure; sottocoda bianco; parte ventrale delle ali con barrature scure meno fitte; occhio rossiccio con sottile anello oculare chiaro; becco molto adunco: lunga coda squadrata, con barrature nerastre e margine posteriore bianco. Accoppiamento: marzo- aprile. Deposizione delle uova: (due-cinque) aprile-maggio. Periodo di incubazione: 35-38 giorni. Permanenza dei piccoli nel nido: 40 giorni circa. Apertura alare: 100-120 cm. Habitat: boschi d’alto fusto, di conifere, foreste decidue, pianure con piccoli boschi. Nidifica su grossi alberi e su rocce. Generalmente lo stesso nido viene utilizzato in anni successivi. Presenza: stanziale; di norma è legato al proprio territorio, che non abbandona neanche in periodo invernale. Alimentazione: cattura colombacci, ghiandaie, tordi, merli, corvidi, di rado conigli. Distribuzione: limitata alle foreste ed ai boschi d’alto fusto. Protezione: specie particolarmente protetta ( legge regionale n. 23 -29/7/1998; L. 157/92 Art.2): rarissima e di grande interesse naturalistico

SPECIE NOME COMUNE COD. NATURA 2000

FALCO PEREGRINUS Falco pellegrino A103

CARATTERISTICHE

Dimensione: maschio 38-40 cm; femmina 40-45 cm circa. Descrizione: Il ‘’falcone’’ per eccellenza, si presenta compatto, coda corta ed ali appuntite.parti superiori grigio ardesia scuro. Parti inferiori bianco rosate, con barratura nera sul petto, più o meno accentuata. Remiganti nero lavagna superiormente, grigie con barratura chiara inferiormente. Testa nera. Mustacchi larghi e neri. Gola e lati del collo bianchi. Giovane, superiormente ardesia marrone, inferiormente crema, con gocciolatura scura e fitta. Testa e mustacchi bruno scuri. Muta da agosto a dicembre. Volo potente e veloce, con battiti non molto profondi. In volteggio e scivolata le ali sono piatte o leggermente abbassate. Piuttosto chiassoso, emette richiami acuti, schiocchi e pigolii prolungati • Accoppiamento: gennaio-febbraio. • Deposizione delle uova: (due-cinque uova in cavità inaccessibili della roccia o in nidi abbandonati) febbraio-marzo. • Periodo di incubazione: 29-32 giorni. • Permanenza dei piccoli nel nido: 38-40 giorni circa. • Apertura alare: 95-110 cm. Habitat: falesie costiere e montane; zone montuose intervallate da aree aperte frequentate da selvaggina di passo. Nidifica su rocce. Presenza: stanziale e di passo. Alimentazione: quasi esclusivamente uccelli che cattura in volo, dalle dimensioni di un passero a quelle di un colombaccio. Occasionalmente piccoli mammiferi terrestri (conigli), insetti. Distribuzione: limitata alle foreste ed ai boschi d’alto fusto Fenologia e distribuzione: cosmopolita. In Europa, dal Mediterraneo alla Lapponia. Manca in Islanda. In Italia manca nelle pianure . Migratrici le popolazioni nordiche ed orientali, sverna nell'area atlanticomediterranea ed in centroeuropa. La migrazione autunnale avviene in settembre-ottobre; quella primaverile, in marzo aprile. Protezione: specie protetta ((L.R. n°23 - 29/7/1998; L. 157/92 Art.2 ): alquanto raro e per di più in precario equilibrio, anche per il bracconaggio delle uova.

SPECIE NOME COMUNE COD. NATURA 2000

SYLVIA UNDATA Magnanina A302

CARATTERISTICHE

Dimensione: raggiunge i 12,5 cm circa.

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Comune di Tortolì – VAS del PUC Studio di Incidenza

59-105

Descrizione: più grande e colorata della Magnanina sarda. Il maschio ha coda lunghissima, sempre alzata e spesso aperta a ventaglio, testa e dorso grigio lavagna che sfumano nel bruno scuro del dorso.. Gola, petto e fianchi color vinaccia punteggiati di bianco. Anello palpebrale rossoarancio. La femmina ha una colorazione simile ma meno intensa. I giovani sono più chiari e bruni. Tipico volo lento con ali vibranti e coda ciondoloni. Deposizione delle uova: 3-4 uova, raramente fino a 6. Habitat: vive nei ginestreti, nei boschi all'aperto e in leccette. Presenza: prevalentemente sedentario. Nell’area SIC si riscontra soprattutto nelle zone di macchia media e alta. Alimentazione: insettivoro che cambia regime alimentare in autunno, cibandosi prevalentemente di bacche e frutta. Nidifica in cespugli vicino a terra. Protezione: specie protetta ( legge regionale n. 23 – 29/7/1998): comune, ma di difficile avvistamento.

Allegato I della Direttiva 79/409/CEE

Uccelli non elencati nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE avvistati nell’area SIC

“Lido di Orrì”

SPECIE NOME COMUNE COD. NATURA 2000

TURDUS MERULA Merlo A283

CARATTERISTICHE

Dimensione: 24-25 cm circa. Descrizione: il maschio ha un piumaggio nero e lucente, che contrasta fortemente con il colore giallo del becco e del contorno degli occhi. Il primo anno nei maschi il colore delle piume è maggiormente marrone, e anche il becco tende al brunastro. Il becco del maschio è di colore arancione vivo alla fine dell'inverno e durante la stagione di riproduzione, il che indica che è sessualmente maturo. La femmina è di colore marrone scuro omogeneo, con delle striature più scure visibili sulle parti inferiori. Quando sono a terra alla ricerca di cibo tengono la coda verso l'alto. Deposizione delle uova: si hanno due o tre covate all'anno, la prima delle quali avviene tra marzo e aprile con 4 - 6 uova. Periodo di incubazione: la femmina incuba la uova per 12 - 14 giorni, talvolta aiutata dal maschio. Apertura alare: 34-38 cm. Abitudini: ha un'andatura saltellante e disordinata, è molto agile al suolo. I maschi si battono per conservare il loro territorio durante la stagione della riproduzione, cantando molto forte e inseguendosi. Lo si può vedere mentre canta sempre dalla cima di tetti, alberi, antenne. ha un grande repertorio di canti. Canta in modo molto melodioso, per buona parte dell'anno. Habitat: parchi, giardini, boschi, siepi, zone coltivate, zone a macchia mediterranea. Presenza: nidifica su tutto il territorio. Alimentazione: insetti, vermi, ma non disdegna le bacche, i frutti e i semi. Protezione: specie cacciabile ( legge regionale n. 23- 29/7/1998)

SPECIE NOME COMUNE COD. NATURA 2000

TURDUS ILIACUS Tordo sassello A286

CARATTERISTICHE

Dimensione: 21 cm circa. Descrizione: iI Tordo sassello ha dimensioni medio-piccole, forme piuttosto slanciate, becco robusto, coda di media lunghezza e quadrata, tarsi lunghi. In entrambi i sessi il piumaggio è di colore bruno-olivastro scuro nelle parti superiori, bianco-fulvo striato di scuro nelle parti inferiori, sopracciglio crema, fianchi e ascellari castani, coda marrone scuro con punta delle piume bianco fulvicce. In volo, visto da sotto, è riconoscibile per la colorazione castana sotto le ali e la striatura del petto e dei fianchi.

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Comune di Tortolì – VAS del PUC Studio di Incidenza

60-105

Riproduzione: la stagione riproduttiva è compresa tra metà maggio e luglio. Il nido viene costruito su alberi e cespugli o sul terreno, utilizzando erbe e stecchi intrecciati e cementati con fanghiglia; talvolta viene guarnito con muschio. La femmina depone 5-6 uova, che vengono incubate anche dal maschio per circa 13 giorni; i nidiacei sono accuditi da entrambi i genitori per 2-3 settimane. Depone due volte all'anno. Abitudini: di indole diffidente, conduce vita gregaria, escluso il periodo della riproduzione. Possiede un volo veloce e abbastanza diritto. Ricerca il cibo sul terreno nei campi e nel sottobosco, dove corre e saltella agilmente. Arboricolo, riposa sugli alberi e sui cespugli nascosto tra il fogliame. Habitat: boschi e oliveti. Frequenta boschi montani e collinari, parchi e, al di fuori del periodo della riproduzione, pascoli, zone coltivate, terreni in prossimità di zone umide. Alimentazione: si ciba principalmente di insetti e loro larve, molluschi, bacche e frutti selvatici. Protezione: specie cacciabile ( legge regionale n. 23- 29/7/1998): specie molto numerosa con variabilità da un anno all’altro. Fattori di minaccia: riduzione e alterazione degli habitat. Predazione da parte di altre specie.

Allegato II della Direttiva 92/43/CEE

Anfibi e rettili elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE avvistati nell’area

SIC “Lido di Orrì”

SPECIE NOME COMUNE COD. NATURA 2000

COLUBER HIPPOCREPIS Colubro ferro di cavallo

CARATTERISTICHE

Identificazione. E' questo, un grande colubro che può misurare, in casi eccezionali, anche 2 metri di lunghezza, anche se sono da ritenersi rari esemplari oltre i 150cm. Si tratta di un'animale molto slanciato, con testa chiaramente distinta dal tronco, e dotata di occhi relativamente grandi. La colorazione di questa specie è senz'altro il criterio più sicuro su cui attuarne il riconoscimento: su di una colorazione di fondo verde-giallastra, o anche bruno-rossastra, spiccano, sul dorso, delle chiazze tondeggianti di colore scuro, bordate di nero, non riscontrabili in altre specie. Inoltre, anche sui fianchi sono presenti, in scala minore, delle punteggiature scure, mentre ancora, il ventre può essere vivacemente colorato di giallo o rosso. Spesso, nella regione antistante il muso, sono presento due linee oblique convergenti ad esso, che formano un disegno a "V" rovesciata riscontrabile in altre specie. La specie è caratterizzata da squame lisce, perciò con carenatura quasi assente, particolarmente grandi nella regione ventrale (sono le più sviluppate tra i colubridi). Non appare alcun dimorfismo tra i sessi. Habitat, Ecologia e Biologia. La specie, di abitudini diurne, si trova negli ambienti aridi e sabbiosi, con vegetazione di macchia o gariga, oppure in zone paludose e boschi. E’ molto veloce e sa arrampicarsi su cespugli, muri o rocce. Gli accoppiamenti avvengono tra aprile e maggio, in seguito la femmina depone 5-10 uova sotto le pietre o in buche sulla sabbia ai piedi dei cespugli. La schiusa avviene tra agosto e settembre. Gli adulti si nutrono di piccoli mammiferi, uccelli nidiacei o anche uova, mentre i giovani predano principalmente piccoli rettili. Fattori di minaccia E’ minacciato dai frequenti incendi che si verificano durante l’estate.

SPECIE NOME COMUNE COD. NATURA 2000

PODARCIS SICULA lucertola campestre

CARATTERISTICHE

Identificazione. Lucertola molto variabile con testa piuttosto grossa, spesso abbastanza lunga e corpo

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Comune di Tortolì – VAS del PUC Studio di Incidenza

61-105

robusto. Parti inferiori di solito biancastre o con sfumature verdastre, quasi sempre senza punteggiatura scura. Tipicamente verde, giallastra, verde oliva o marrone chiara superiormente. Le femmine tendono a essere piccole, con testa piccola dei maschi e hanno un disegno caratteristico a strisce più evidente. Habitat, Ecologia e Biologia. Si trova principalmente nelle zone erbose, lungo le strade ecc.. In altre aree si trova anche in campi molto aperti e in aree piane abbandonate, zone sabbiose vicino al mare, vigne ecc.; è in grado di percorrere lunghe distanze per trovare riparo. Caccia sul terreno ma torna sui muri a secco o tra i cespugli per rifugiarsi. Infatti riesce ad arrampicarsi molto abilmente e, in caso di assenza di specie meglio adattate, può occupare altri habitat, come quelli rocciosi con poca vegetazione (ad esempio ruderi). Tollera meglio di altre lucertole la vicinanza dell'uomo. Fattori di minaccia. Comune e diffusa in gran parte del territorio, è ritenuta in espansione a scapito delle altre specie presenti.

SPECIE NOME COMUNE COD. NATURA 2000

PODARCIS TILIGUERTA lucertola tiliguerta

CARATTERISTICHE

Identificazione. Raggiunge circa i 6,5 cm dall'apice del muso alla cloaca (raramente più grande); coda fino a circa il doppio della lunghezza. Lucertola piccola non appiattita, di solito con squame convesse, lisce o debolmente carenate sul dorso. Sopratemporali piegate sui lati della testa (almeno negli adulti) e normalmente un disegno caratteristico fondamentalmente a base di strisce di forma molto variabile. Le femmine tendono a essere ombreggiate di bruno superiormente con striature dorso-laterali chiare. Queste sono spesso bordate superiormente da una striscia dorso-laterale scura o da una serie di punteggiature di solito meglio sviluppata della striatura vertebrale scura (se presente). I maschi possono essere marroni ma spesso anche verdi sui fianchi o sul dorso o su entrambi. I fianchi possono essere reticolati o talvolta avere macchiette blu. Le macchie scure sul dorso possono essere interrotte e spesso più estese che nelle femmine. In alcuni casi formano una reticolatura generale che copre tutto il corpo, ma s'intravede una stria dorso-laterale chiara grazie alla presenza di una serie di punteggiature. Occasionalmente si osservano animali quasi senza ornamentazione che hanno una striatura dorsolaterale o una serie di punteggiature appena accennate. Le parti inferiori possono essere biancastre, gialle o arancione, color salmone o anche rosse. Talvolta i colori brillanti sono limitati alla gola. La maggior parte degli animali presenta punteggiature scure sulla gola. Habitat, Ecologia e Biologia. Diffusa sia al livello del mare che a quote alte. Predilige le zone pietrose aride nella macchia, i muri a secco, i bordi delle strade e dei campi. Non si tratta di una lucertola con abitudini arrampicatrici, ma vive principalmente nel suolo. La riproduzione è primaverile, con la deposizione delle uova nei mesi tra aprile e maggio, di 6-12 uova, dalle quali sgusciano qualche mese dopo i piccoli. Fattori di minaccia. La specie è piuttosto numerosa su tutto il territorio sardo.

5.2.8 SINTESI DELLA SENSIBILITÀ DEL SITO IN BASE ALLE CARATTERISTICHE DELLE SPECIE FAUNISTICHE

Di seguito, nella tabella, sono indicati i periodi dell’anno in cui le specie di

Interesse Comunitario potenzialmente possono essere maggiormente disturbate

dalle attività umane non regolate. Si è fatta questa sintesi prendendo in

considerazione le specie che più probabilmente nidificano nel sito e di queste si è

considerato, come periodo a maggior rischio, quello riferito alla riproduzione.

Vengono inoltre rappresentati i principali fattori di minaccia.

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Comune di Tortolì – VAS del PUC Studio di Incidenza

62-105

Fig. 4 -

5.2.9 HABITAT DEL SIC

Nell’area SIC in oggetto sono rappresentati diversi Habitat, la loro presenza è in

alcuni casi significativa e comunque, anche nel caso di poca rappresentatività, di

notevole importanza. Le specie faunistiche e vegetazionali presenti nell’area sono,

come abbiamo visto, diverse e piuttosto numerose. Le diverse comunità

condividono queste superfici cercando di trovare in essa un equilibrio. Di seguito la

tabella di valutazione per la classificazione degli Habitat:

CRITERIO DESCRIZIONE VALUTAZIONE

PERCENTUALE DI COPERTURA

Quale Percentuale Del Sito Ospita L’habitat In Questione %

RAPPRESENTATIVITÀ Quanto L’habitat In Questione È ‘’Tipico’’ Del Sito Che Lo Ospita

A

B

C

D

ECCELLENTE

BUONA

SIGNIFICATIVA

NON SIGNIFICATIVA

SUPERFICIE RELATIVA (P)

Superficie Del Sito Coperta Dall’habitat Rispetto Alla Superficie Totale Coperta Dallo Stesso Habitat Sul Territorio Nazionale

A

B

C

100≥P›15%

15≥P›2%

2≥P›0%

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Comune di Tortolì – VAS del PUC Studio di Incidenza

63-105

STATO DI CONSERVAZIONE

Integrità Della Struttura E Delle Funzioni Ecologiche E Possibilità Di Ripristino Dell’habitat

A

B

C

ECCELLENTE

BUONO

MEDIO O RIDOTTO

VALUTAZIONE GLOBALE

Giudizio Complessivo Dell’idoneità Del Sito Per La Conservazione Dell’habitat In Esame

A

B

C

ECCELLENTE

BUONA

SIGNIFICATIVA

Le schede successive ripropongono non solo una descrizione degli habitat, ma

individuano le possibili minacce e gli indirizzi di gestione (fonte Piano di Gestione

del SIC).

5.2.9.1 SCHEDE DEGLI HABITAT

Di seguito vengono riproposte le schede degli habitat presenti, le possibili minacce

e le indicazioni per la gestione che devono essere rispettate da tutti i piani che

recepiscono il Piano di Gestione del SIC.

CODICE HABITAT PRIORITARIO NOME SUPERFICIE HABITAT (HA)

2250 * DUNE COSTIERE CON JUNIPERUS SPP. Circa 2,5

DESCRIZIONE: Formazioni vegetali a dominanza di ginepro (varie specie fra le quali il ginepro fenicio j. Phoenicea e ginepro coccolone j. Macrocarpa ) tipici delle dune costiere, anche calcaree ( con ginepro comune j. Communis ) del mediterraneo e dell’atlantico.

CLASSE DI SENSIBILITA’ CLASSE DI CONSERVAZIONE RARITA’ CATEGORIA DI

MINACCIA

III III MEDIA

COPERTURA % NEL SITO

RAPPRE- SENTATIVITÀ

SUPERFICIE RELATIVA

GRADO DI CONSERVAZIONE

VALUTAZIONE GLOBALE

39 B C C B

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64-105

Questo habitat rappresenta la parte morfologicamente più strutturata ed elevata

della spiaggia. L’Ephedro-Juniperetum macrocarpae rappresenta lo stadio più

evoluto nei processi di colonizzazione delle dune che nel Lido di Orrì è riconoscibile

per lo sviluppo del ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus subsp. Macrocarpa)

che colonizza le parti superiori della duna con una copertura vegetale quasi

continua, soprattutto nei tratti dunali meglio conservati. Le dune costiere si

trovano in litorali soggetti a una forte pressione turistica con associati fenomeni di

urbanizzazione e in alcuni casi di cementificazione legata a costruzione di

infrastrutture viarie, oltre che ad elevati carichi turistici stagionali. I fattori naturali

che controllano la dinamica di erosione e/o ripascimento dei litorali costieri in

tempi recenti sono stati modificati dall’effetto congiunto di perturbazioni a diversa

scala, come l’alterazione degli equilibri idrogeologici dei sistemi fluviali (con, ad

esempio, il trasporto solido conseguente a eventi di piena eccezionali e successiva

deposizione sulla fascia costiera e nel lungo periodo, l’aumento del livello del

mare, conseguente alle variazioni climatiche. La poca vegetazione presente in

queste aree è rappresentata perlopiù da specie arbustive ad eccezione di alcune

zone dove è interessante la presenza di individui di ginepro (Juniperus phoenice)

che costituiscono un vero e proprio boschetto a ridosso della spiaggia. Gli individui

di ginepro si presentano con altezze variabili che in alcuni casi raggiungono i 2-3

mt. In questa parte la specie riesce a sopravvivere malgrado i diversi fattori di

minaccia. Più internamente si osservano residui della macchia mediterranea termo

xerofila a Juniperus phoenicea, Pistacia lentiscus ed Euphorbia dendroides. Specie

vegetali caratteristiche: ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus subsp.

Macrocarpa), efedra fragile (Ephedra fragilis), lentisco, (Pistacia lentiscus), ilatro

sottile (Phyllirea angustifolia), clematide cirrosa (Clematis cirrhosa) . Infine

l’associazione vegetale a Centaureo-Ononidetum ramosissimae, caratterizza invece

i tratti retrodunali stabili.

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65-105

POSSIBILI MINACCE

Assenza di un’adeguata gestione del lido;

erosione costiera;

ingressi in falda di acque marine;

fenomeni di erosione della duna, determinati anche da tracciati (ad

esempio, sentieri) che la tagliano perpendicolarmente, favorendo l’azione

erosiva del vento;

utilizzo delle aree retrodunali come parcheggi di auto e camper, che

sottraggono superficie all’habitat determinandone una frammentazione;

localizzati fenomeni di compattazione nelle zone umide retrodunali dovuti

a calpestìo legati alla frequentazione della zona da parte di un numero

elevatissimo di utenti (turisti nel periodo estivo);

azioni di “pulizia” e spianamento meccanico della spiaggia, con

eliminazione delle comunità ad esse associate;

aerosol marino carico di elementi inquinanti;

attività di bonifica non corrette, che determinano la perdita del reticolo

idrico superficiale e della possibilità di impaludamento retrodunale

invernale;

cambiamento dell’uso del suolo, con perdita di connessione (corridoi

ecologici) con le aree palustri e/o i canali interni o circostanti i siti.

INDICAZIONI PER LA GESTIONE

Misure di conservazione per la ricostituzione dei ginepreti dunali degradati; azione

che difficilmente può basarsi sull’utilizzo diretto delle specie principali di tale

habitat (Juniperus. macrocarpa e J. phoenicea). Infatti, l’allevamento dei ginepri in

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66-105

vivaio è problematico e la specie ha un lento accrescimento in fase giovanile.

L’urgenza della ricostituzione della vegetazione dunale, tuttavia, può richiedere

l’utilizzo, da sperimentare, delle sclerofille (lentisco e filliree) che in tali habitat

accompagnano naturalmente i ginepri; a tutt’oggi comunque la ricostituzione della

vegetazione dunale si è basata sull’impiego di erbe psammofite e di arbusti che

attecchiscono per talea (tamerici, ammofila, etc.);

la vigilanza e la prevenzione degli incendi;

il monitoraggio dell’habitat (analisi del pattern mediante aree permanenti

e transetti lineari), per integrare le analisi fitosanitarie e prevenire

dinamiche non coerenti con la potenzialità dei siti;

il controllo dell’emungimento dalle falde profonde e sospese;

individuazione di percorsi obbligati per l’ingresso in spiaggia, attraverso

la realizzazione di staccionate di delimitazione delle dune e passerelle nei

percorsi di accesso alle spiagge;

individuazione di aree idonee alla sosta delle auto non limitrofe alla

duna;

individuazione di aree attrezzate es. camper service;

rimozione dei rifiuti dalle spiagge e dune.

cartellonistica di informazione sull’esistenza di sistemi dunali da rispettare.

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67-105

CODICE HABITAT PRIORITARIO NOME SUPERFICIE HABITAT (HA)

1120 * PRATERIE DI POSIDONIE (POSIDONION OCEANICAE) Circa 40

DESCRIZIONE: praterie di Posidonia oceanica, endemiche del Mediterraneo, possono svilupparsi per ampie superfici e sino ad una profondità di 50 m. Rappresentano un ecosistema molto ricco ed ospitano articolate comunità animali.

CLASSE DI SENSIBILITA’ CLASSE DI CONSERVAZIONE RARITA’ CATEGORIA DI

MINACCIA

IV II BASSA

COPERTURA % NEL SITO

RAPPRE- SENTATIVITÀ

SUPERFICIE RELATIVA

GRADO DI CONSERVAZIONE

VALUTAZIONE GLOBALE

38 A C A A

La prateria di Posidonia oceanica, l’unico habitat strettamente marino prioritario ai

sensi della Direttiva Habitat, è una delle biocenosi più caratteristiche presenti nel

bacino del Mediterraneo e rappresenta il tipico ‘’climax’’ del piano infralitorale su

fondi mobili. La caratterizzazione fisionomica e strutturale dell’habitat è data dalla

fanerogama Posidonia oceanica, ma fanno parte della comunità anche alghe rosse

e alghe brune. Queste cenosi offrono riparo e sostentamento a numerose specie

animali, prevalentemente idroidi, briozoi, policheti, molluschi, anfipodi, isopodi,

decapodi, echinodermi e anche pesci. Si tratta di biocenosi bentoniche marine che,

in genere, s’insediano su sabbie grossolane; esse tollerano variazioni anche ampie

di temperatura, irradiazione e idrodinamismo, ma sono sensibili alla diminuzione

della salinità (che generalmente è compresa tra il 36 e il 46 per mille) e alla

variazione del regime sedimentario. In questo complesso ecosistema vivono

numerose specie di microrganismi animali e vegetali epibionti sulle foglie di

Posidonia dove svolgono un ruolo essenziale per il metabolismo autotrofo della

pianta rivestendo, come una sorta di sottile feltro, le superfici fogliari e

contribuendo così ad un più rapido accrescimento della prateria. La pianta, specie

endemica del Mediterraneo, svolge così un importante effetto trainante nei

processi di speciazione evolutiva di nuove specie autoctone. Relativamente alle

problematiche di conservazione, in generale, nel Mediterraneo è stata osservata

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68-105

una riduzione delle aree occupate dalla Posidonia oceanica con effetti diretti sulla

stabilità ecosistemica degli habitat costieri. La distruzione delle praterie di

Posidonia oltre a ridurre la biodiversità floristica e faunistica dell’ambiente marino,

sembra incidere direttamente sulla stabilità degli ecosistemi costieri e dunali,

venendo a mancare la funzione ecologica che la Posidonia, con gli apparati radicali

ed il fogliame, assolve nel ridurre l’intensità del moto ondoso, nell’attenuare

l’azione erosiva dei litorali e nel consolidare i fondali. Le praterie marine sommerse

risultano fortemente minacciate dallo strascico illegale effettuato sotto costa e

dall’azione di sradicamento provocata dagli ancoraggi delle imbarcazioni da

diporto, concentrate nelle zone caratterizzate da una più intensa attività turistica.

L’inquinamento organico, l’eccessiva eutrofizzazione delle acque e la presenza di

sedimenti in sospensione, riducono il tasso di penetrazione della luce solare nella

colonna d’acqua, diminuendo la capacità fotosintetica e quindi di accrescimento e

produttività della Posidonia. La presenza di mucillagine, causata da fattori non

ancora ben noti, ma sicuramente riconducibili a crisi distrofiche delle acque,

dovute alla concomitanza di diversi fattori come l’aumento della temperatura e di

nutrienti o altri processi di eutrofizzazione, provoca una ricopertura e delle praterie

di Posidonia e dei fondali con conseguente soffocamento delle comunità

bentoniche.

POSSIBILI MINACCE

Localizzati fenomeni di disturbo del fondo, innescati dalla posa di ancore

che vi creano buchi; fenomeno che si accentua per la deriva dei natanti

ormeggiati, che determina l’aratura del fondo;

inquinamento del mare;

azioni di disturbo, come ad esempio pesca a strascico;

alterazione strutturale del complesso sistema di habitat presenti nel

tratto di spiaggia mobile e consolidato;

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69-105

eccesso di frequentazione per balneazione.

INDICAZIONI PER LA GESTIONE

Ai fini gestionali occorre:

evitare le attività umane dannose per questo habitat, che è molto

importante per la biodiversità marina e per la stabilità dei litorali

sabbiosi;

ridurre l’inquinamento;

evitare attività di pesca (ed eventualmente minerarie) che provochino

l’asporto o il danneggiamento delle fitocenosi;

predisporre un piano di monitoraggio (aree permanenti e transetti) per

evidenziare alterazioni della struttura e della composizione che possano

preludere alla definitiva alterazione delle praterie di Posidonia;

installare boe fisse, per l’ormeggio di natanti.

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70-105

CODICE HABITAT PRIORITARIO NOME SUPERFICIE HABITAT (HA)

1210 * VEGETAZIONE ANNUA DELLE

LINEE DI DEPOSITO MARINE

Circa 2

DESCRIZIONE: ambienti caratterizzati dalla presenza abbondante di piante annuali o, più raramente, perenni, che crescono sui depositi di marea o su sedimenti incoerenti ricchi di sostanze azotate.

CLASSE DI SENSIBILITA’ CLASSE DI CONSERVAZIONE RARITA’ CATEGORIA DI

MINACCIA

I III ALTA

COPERTURA % NEL SITO

RAPPRE- SENTATIVITÀ

SUPERFICIE RELATIVA

GRADO DI CONSERVAZIONE

VALUTAZIONE GLOBALE

10 C C C B

La flora dei litorali sabbiosi, o flora psammofila, è costituita da piante che si

adattano alle condizioni estreme di questo habitat o che vi resistono con diversi

accorgimenti. Le piante annuali o biennali sviluppano radici che si diramano in

tutte le direzioni, quelle legnose perenni hanno un apparato radicale o un insieme

di rizomi molto sviluppato in profondità, in grado di provvedere alle esigenze

idriche della pianta; i fusti sono striscianti, atti a trattenere la sabbia, o eretti,

riuniti a formare piccoli e densi cespugli; i rami sono spesso trasformati in spine e

le foglie sono rigide, strette, vellutate, ricoperte da peli o cere, oppure carnose.

L’habitat “vegetazione annua delle linee di deposito marine” è rappresentato, nel

sito, dall’associazione Salosolo kali-Cakiletum marittima, lo ritroviamo molto

frazionato e abbastanza compromesso. Si tratta di una comunità pioniera insediata

su sabbie prossime alla battigia, ossia alla zona afitoica della spiaggia. Le specie

che la costituiscono sono piante annuali pioniere ed alonitrofile, quali Cakile

maritima e Salsola kali. Nelle zone a maggiore presenza di particelle organiche nel

substrato si associa la nitrofila Xanthium italicum; questa associazione è ritenuta di

pregio naturalistico medio. Nell’area in esame l’associazione è presente in modo

marginale lungo il bordo a mare delle dune, esternamente all’area di pertinenza

della colonia; risulta pesantemente degradata dal calpestio.

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71-105

POSSIBILI MINACCE

Alterazione strutturale del complesso sistema di habitat presenti nel

tratto di spiaggia mobile e consolidato;

eccesso di frequentazione per balneazione.

utilizzo incontrollato dell’area

assenza di segnalazione della presenza di questo habitat

INDICAZIONI PER LA GESTIONE

L’area in cui si insedia annualmente questa comunità psammofila pioniera non

dovrebbe essere destinata ad usi diversi dalla conservazione del patrimonio

naturale. È per questo indispensabile avviare un monitoraggio ed un controllo

dell’area per delimitare correttamente le zone in cui le specie interessate sono

presenti maggiormente.

Si raccomanda di proteggere fisicamente la duna, fino ad una distanza di

10 metri dal piede verso mare, per permettere l’insediamento annuale di

tale comunità, con staccionate in legno; inoltre, si suggerisce di dotare la

duna stessa di passerelle in legno (indicativamente due) che ne

permettano l’attraversamento e la visita, posizionate ai margini del

complesso dunale.

rimozione di eventuali specie alloctone infestanti.

cartellonistica di segnalamento della presenza delle specie e degli habitat

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72-105

CODICE HABITAT PRIORITARIO NOME SUPERFICIE HABITAT (HA)

2210 * DUNE FISSE DEL LITORALE

DEL CRUCIANELLION MARITIMAE

Circa 3,5

DESCRIZIONE: dune consolidate tipiche delle coste del Mediterraneo Centrale, dell’Adriatico, del Mar Ionio e del Nord Africa. Fra le specie vegetali dominano il Pancratium maritimum e la Crucianella maritima.

CLASSE DI SENSIBILITA’ CLASSE DI CONSERVAZIONE RARITA’ CATEGORIA DI

MINACCIA

I III ALTA

COPERTURA % NEL SITO

RAPPRE- SENTATIVITÀ

SUPERFICIE RELATIVA

GRADO DI CONSERVAZIONE

VALUTAZIONE GLOBALE

2 B C B B

I siti di questa tipologia presentano prevalentemente habitat che, spesso, sono

contigui e presentano tutta l’articolazione degli habitat delle coste sabbiose e delle

dune litoranee, con la loro caratteristica vegetazione psammofila, che vanno dalle

dune embrionali, alle dune bianche (dune mobili e semifisse), alle dune grigie

(dune fisse), fino alle depressioni interdunali e alla vegetazione con chiaro

carattere secondario. I settori dunali più interni, infine, ospitano ginepreti e pinete

costiere. Questi habitat prioritari che, per la loro problematica capacità di

disseminazione e la loro scarsa velocità di crescita delle specie caratteristiche,

meritano particolare attenzione di conservazione. Vanno interpretati come

indicatori di un buono stato di conservazione:

la presenza di vegetazione legnosa retrodunale, soprattutto a carattere

forestale;

l’alternanza delle cenosi, coerente con il modello del geosigmeto

potenziale (ad esempio, la presenza di Cakile maritima nell’ambito di

pertinenza del ginepreto evidenzia tracce d’inquinamento organico);

le caratteristiche morfologiche dei diversi cordoni dunali (altezza,

continuità, distanza dal mare, ecc.);

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73-105

POSSIBILI MINACCE

Azioni di “pulizia” e spianamento meccanico della spiaggia che alterano

la morfologia delle dune favorendo, così, la destrutturazione delle

comunità e delle specie più sensibili, fino alla loro scomparsa;

frequentazione eccessiva;

fenomeni di erosione, idrica incanalata ed eolica della duna, determinati

anche da tracciati (ad esempio, sentieri) che la tagliano

perpendicolarmente, favorendo l’azione erosiva del vento;

localizzati fenomeni di compattazione nelle zone umide retrodunali dovuti

a calpestio.

utilizzo dell’area in maniera incontrollata anche per attività ricreative

come pic-nic, campeggi, ecc.

INDICAZIONI PER LA GESTIONE

Restauro della morfologia dunale mediante accumulo meccanico della

sabbia e completamento dell’opera mediante costruzione di palizzate e la

piantumazione di specie vegetali proprie dell’ecosistema;

chiusura temporale della zona e adeguamento dell’area recuperata alla

fruizione dei cittadini, attraverso un’ampia campagna di informazione e

di educazione ambientale;

recinzione con corda canapa e paletti in legno attraverso interventi di

ingegneria naturalistica, quindi a basso impatto ambientale;

messa a dimora delle piante della duna e anche nella fascia retrodunale;

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74-105

CODICE HABITAT PRIORITARIO NOME SUPERFICIE HABITAT (HA)

92D0 *

GALLERIE E FORTETI RIPARI MERIDIONALI

(NERIOTAMARICETEA E SECURINEGION TINCTORIAE)

Circa 17

DESCRIZIONE: formazioni vegetali tipicamente popolate da Tamerice (Tamarix africana), Oleandro (Nerium oleander), ed Agno casto (Vitex agnus-castus), formano gallerie lungo i corsi e i corpi d'acqua permanenti e temporanei delle regioni termo-mediterranee.

CLASSE DI SENSIBILITA’ CLASSE DI CONSERVAZIONE RARITA’ CATEGORIA DI

MINACCIA

II III ALTA

COPERTURA % NEL SITO

RAPPRE- SENTATIVITÀ

SUPERFICIE RELATIVA

GRADO DI CONSERVAZIONE

VALUTAZIONE GLOBALE

1 A C A A

Troviamo questo habitat poco rappresentato nell’area SIC, la sua presenza si può

osservare in una fascia di delimitazione dell’arenile con la vegetazione e la rete

viaria retrostante. Gli individui che vi troviamo sono in uno stato di degrado e non

vi è segno di una evoluzione o crescita in superficie dell’habitat. La sua presenza è

senz’altro dovuta alle sue grandi capacità di resistenza a condizioni avverse e alla

facilità con cui si riporta a condizione vegetativa. Queste caratteristiche fanno si

che nel periodo invernale di minor pressione antropica gli individui si riportino in

buon stato di salute per affrontare nuovamente il periodo estivo. Ritroviamo

inoltre questa tipologia nell’argine dello stagno e in alcuni tratti lungo le sponde

dei corsi d’acqua, dove le specie presenti sono diverse e si posso osservare in

condizioni fitosanitarie e vegetative migliori rispetto alle aree precedentemente

descritte.

POSSIBILI MINACCE

il pericolo d’incendio, in alcune aree, sono diffuse le pratiche colturali di

abbruciamento dei canneti, che spesso sono contigui agli habitat di

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75-105

questa tipologia. Tali incendi costituiscono una pratica esiziale per le

comunità di piccoli passeriformi riparali;

utilizzo dell’area in maniera incontrollata per la sosta con auto e camper;

danneggiamenti a carico della vegetazione dovuti al continuo

attraversamento dell’area in modo non regolato;

calpestio sia dovuto al passaggio delle persone sia alla sosta delle auto;

compattazione e costipamento del terreno (da calpestio, traffico

ciclistico, ecc.), nei contesti suburbani dove gli habitat sono

intensamente frequentati da visitatori;

presenza di specie alloctone anche di alto fusto (eucaliptus).

INDICAZIONI PER LA GESTIONE

Regolare opportunamente il traffico veicolare e pedonale, in

considerazione delle esigenze di salvaguardia delle aree di nidificazione e

riposo delle numerose specie ornitiche;

individuazione dei corridoi di ingresso in spiaggia obbligati in base alla

distribuzione delle specie negli habitat;

rimozione delle specie alloctone;

cartellonistica di informazione;

liminazione delle aree parcheggio a ridosso dell’area;

individuazione di aree adatte e attrezzate sia per la sosta di auto che di

camper;

individuazione di una pista pedonale e ciclabile;

individuazione di una fascia di protezione.

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76-105

CODICE HABITAT PRIORITARIO NOME SUPERFICIE HABITAT (HA)

5330 * ARBUSTETI

TERMOMEDITERRANEI E PRE-DESERTICI

Circa 100

DESCRIZIONE: Aspetti di vegetazione climacica o secondaria rappresentati da formazioni di arbusti sclerofilli termofili e costituenti nel loro insieme le varie formazioni di “macchia” mediterranea, oggi in via di forte regressione per effetto dell’azione antropica.

CLASSE DI SENSIBILITA’ CLASSE DI CONSERVAZIONE RARITA’ CATEGORIA DI

MINACCIA

IV III MEDIA

COPERTURA % NEL SITO

RAPPRE- SENTATIVITÀ

SUPERFICIE RELATIVA

GRADO DI CONSERVAZIONE

VALUTAZIONE GLOBALE

1 C C B C

Comprendono le formazioni riferibili agli aggruppamenti dei Quercetea ilicis ed in

particolare alle associazioni dell’Oleo-Ceratonion, rappresentate dalle espressioni a

mirto, euforbia arborescente, olivastro, carrubo, alaterno, fillirea, lentisco,

Juniperus phoenicea, J. macrocarpa ecc., spesso insediate su pendii e detriti di

falda dei rilievi costieri, talora accompagnate da elementi spontaneizzati, come

Opuntia ficus-indica e Agave americana. Comprendono inoltre gli arbusteti più

mesofili tipologicamente riferibili alle formazioni sopra descritte dove l’evoluzione

di formazioni di tipo forestale è impedita da fortissime limitazioni edafo-climatiche.

POSSIBILI MINACCE

Questo tipo di habitat viene inquadrato nelle serie di evoluzione della vegetazione

che conducono alle leccete o alle boscaglie di oleastro e carrubo o alle serie di

degradazione che si originano per fattori di disturbo per lo più antropico esercitati

su questi consorzi forestali. L’evoluzione verso formazioni di tipo forestale risulta

impedita da fortissime limitazioni edafo-climatiche, per cui lunghi periodi di siccità

caratterizzati da scarse piogge e altissime temperature con conseguente secchezza

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77-105

del suolo, costituiscono i fattori di minaccia per un buona conservazione dell’

habitat.

INDICAZIONI PER LA GESTIONE

E’ necessario attuare una sorta di mantenimento delle condizioni limitando le

pressioni antropiche legate a processi di urbanizzazione (costruzione di strade,

edifici,etc.). Sarebbe inoltre opportuno predisporre dei piani di prevenzione

incendio.

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78-105

CODICE HABITAT PRIORITARIO NOME SUPERFICIE HABITAT (HA)

5320 FORMAZIONI BASSE DI EUFORBIE VICINO ALLE

SCOGLIERE Circa 2

DESCRIZIONE: formazioni vegetali che segnano la transizione fra la vegetazione di scogliera ed i cespuglieti mediterranei. Si sviluppano in prossimità o sulla sommità di scogliere e vi appartengono numerose specie arbustive ed erbacee tipiche, fra le quali, varie specie di Elicriso ed Euforbia.

CLASSE DI SENSIBILITA’ CLASSE DI CONSERVAZIONE RARITA’ CATEGORIA DI

MINACCIA

II II MEDIO-ALTA

COPERTURA % NEL SITO

RAPPRE- SENTATIVITÀ

SUPERFICIE RELATIVA

GRADO DI CONSERVAZIONE

VALUTAZIONE GLOBALE

1 C C B C

Una delle caratteristiche ecologiche più interessanti di questa tipologia è che le

cenosi di macchia mediterranea primaria in essa presenti, sono dovute alle

condizioni edafiche ma, talvolta, anche alle condizioni climatiche. Questa tipologia

di vegetazione è molto interessante data la molteplicità di specie presenti, infatti

associate alle euforbie, troviamo la ginestra, l’olivastro, il lentisco, tutte specie che

garantiscono una copertura totale del suolo con una formazione vegetale molto

chiusa e difficilmente penetrabile. Questo stato consente una sicura evoluzione

verso forme boschive più stabili, ovviamente se si mantengo certe condizioni di

equilibrio, indispensabili per garantire questi processi.

POSSIBILI MINACCE

Frammentazione degli habitat;

incendio;

aerosol marino inquinato;

variazioni d’uso, con prevalenza di attività turistico-ricreative.

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79-105

INDICAZIONI PER LA GESTIONE

La strategia gestionale in tali comunità, in genere lasciate alla libera evoluzione

naturale, dovrà essenzialmente puntare:

Pianificazione antincendio;

regolamentazione dell’utilizzo del territorio in base alle capacità d’uso

dello stesso;

attenta ricostruzione strutturale, al fine di ridurre la frammentazione;

quest’ultima, oltre a portare problemi di carattere ecologico (riduzione

della connettività e della funzionalità in termini di “rete ecologica

territoriale”), rende tutto il sistema più a rischio d’incendio.

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80-105

CODICE HABITAT PRIORITARIO NOME SUPERFICIE HABITAT (HA)

2240 DUNE CON PRATI DEI

BRACHYPODIETALIA E VEGETAZIONE ANNUA

Circa 5

DESCRIZIONE: dune consolidate con vegetazione tipica dei ‘’Percorsi substeppici di graminacee e piante annue (Hab. n°6220)’’; si ritrovano in ambienti mediterranei secchi dominati da piante annue su suoli poveri alcalini.

CLASSE DI SENSIBILITA’ CLASSE DI CONSERVAZIONE RARITA’ CATEGORIA DI

MINACCIA

II IV ALTA

COPERTURA % NEL SITO

RAPPRE- SENTATIVITÀ

SUPERFICIE RELATIVA

GRADO DI CONSERVAZIONE

VALUTAZIONE GLOBALE

1 C C C C

CODICE HABITAT PRIORITARIO NOME SUPERFICIE HABITAT (HA)

2230 DUNE CON PRATI DEI MALCOLMIETALIA Circa 3

DESCRIZIONE: associazioni vegetali formate di specie di piccole dimensioni ma localmente abbondanti; tipiche delle sabbie profonde.

CLASSE DI SENSIBILITA’ CLASSE DI CONSERVAZIONE RARITA’ CATEGORIA DI

MINACCIA

II III ALTA

COPERTURA % NEL SITO

RAPPRE- SENTATIVITÀ

SUPERFICIE RELATIVA

GRADO DI CONSERVAZIONE

VALUTAZIONE GLOBALE

1 C C C C

Gli habitat 2230 e 2240 fanno parte di quel gruppo di habitat che determinano la

tipologia dei siti a dominanza di Dune consolidate, i quali presentano tutta

l’articolazione degli habitat delle coste sabbiose e delle dune litoranee, dalla loro

caratteristica vegetazione psammofila alla vegetazione con chiaro carattere

secondario, come i pratelli riferibili ai Malcomietalia e ai Brachypodietalia. Nel caso

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81-105

del SIC in oggetto le aree dove si riscontrano questi Habitat sono le stesse e infatti

si possono considerare sovrapposti con una superficie occupata di circa 2 ettari.

Spostandosi verso l’interno della spiaggia si incontra un primo gradino

morfologico, alto alcune decine di centimetri, che rappresenta il limite delle

mareggiate raggiunto durante le condizioni meteo-marine peggiori. In

corrispondenza di questo gradino spesso è riscontrabile un deposito organico

costituito da resti filiformi di piante marine come la posidonia, che il moto ondoso

alternato che si verifica sulla battigia le raggruppa a formare tante piccole sfere,

dette egagrofili, che successivamente vengono trasportate dai venti e dalle

mareggiate nelle parti interne della spiaggia. Questi depositi hanno un’azione

stabilizzatrice della sabbia, dato che contribuiscono a ridurre la mobilità dei granuli

sabbiosi e decomponendosi formano il substrato preferito per l’attecchimento di

alcune piante pioniere (psammofile). Questi cumuli di Posidonia rappresentano il

vero termometro della salute del nostro mare.

POSSIBILI MINACCE

Molte attività umane si sono spostate recentemente a ridosso delle linee di costa,

per scopi sia turistici che agricoli, commerciali o industriali. Lo sviluppo dello

sfruttamento turistico delle spiagge è avvenuto spesso in maniera incontrollata e

al di fuori di ogni pianificazione, a volte con risultati distruttivi. Un fattore che

rappresenta una minaccia è dovuto alla pressione antropica che aumenta

notevolmente in estate, durante la stagione balneare, in cui migliaia di bagnanti

invadono le spiagge per godere, della bellezza del mare. Questa presenza di turisti

ha innescato un processo di degrado del sistema dunale causato dal continuo

attraversamento dell’habitat, favorito anche dalla mancanza di una sentieristica

opportunamente segnalata e di zone di interdizione al pubblico. Il fenomeno

erosivo si innesca per effetto del calpestio che provoca l’asportazione della sabbia

incoerente ed il conseguente affioramento e rottura degli apparati radicali della

vegetazione che la trattiene e la consolida. La conseguenza è una lenta ma

inesorabile regressione della vegetazione che non potendo più trattenere le

particelle sabbiose espone la duna all’erosione dei venti.

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82-105

INDICAZIONI PER LA GESTIONE

Molti sono i potenziali interventi che possiamo prevedere nell’immediato e nel

futuro per la salvaguardia degli ecosistemi sabbiosi litoranei. Alcuni ambienti

italiani di spiagge e dune sabbiose sono giunti in buono stato di naturalità fino ai

giorni nostri solo per caso o per fortuna; deve essere un nostro impegno fare in

modo che questi si conservino ancora per le generazioni future non più per caso o

per fortuna, ma come frutto di un’accurata programmazione, che preveda anzi,

ove possibile, una loro estensione tramite la rinaturalizzazione nel medio termine

di aree contigue sottratte al degrado e alla negativa influenza antropica. Tutto ciò

significa che si deve impedire una giusta fruizione a chi desidera godere la

spiaggia, ma occorre stabilire delle regole per una buona gestione. Un primo

problema è quello dei parcheggi: piuttosto che ricorrere a divieti generalizzati, che

poi non si riesce a far rispettare, conviene spesso sacrificare un po’ di superficie

nei settori di minore qualità ambientale, per realizzare un parcheggio efficiente e

contestualmente isolare la spiaggia, evitando così che le auto vengano

parcheggiate un po’ dappertutto. Per attraversare la duna, dove durante il giorno

non ci si può soffermare per il calore, è necessario che vengano stabiliti itinerari

preferenziali, segnati mediante semplici ringhiere di legno grezzo. L’arenile rimane

in genere disponibile per la libera fruizione dei bagnanti. Un’attenta opera di

educazione ambientale è il necessario completamento di questo modello di

gestione compatibile.

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83-105

CODICE HABITAT PRIORITARIO NOME SUPERFICIE HABITAT (HA)

1420

PRATERIE E FRUTICETI ALOFILI MEDITERRANEI E

TERMO-ATLANTICI (SARCOCORNETEA

FRUTICOSI)

Circa 5

DESCRIZIONE: cespuglieti costieri di piante perenni tipici degli ambienti mediterranei.

CLASSE DI SENSIBILITA’ CLASSE DI CONSERVAZIONE RARITA’ CATEGORIA DI

MINACCIA

II III ALTA

COPERTURA % NEL SITO

RAPPRE- SENTATIVITÀ

SUPERFICIE RELATIVA

GRADO DI CONSERVAZIONE

VALUTAZIONE GLOBALE

1 A C B A

CODICE HABITAT PRIORITARIO NOME SUPERFICIE HABITAT (HA)

1410 PASCOLI INONDATI

MEDITERRANEI (JUNCETALIA MARITIMI)

Circa 2

DESCRIZIONE: comunità mediterranee di piante erbacee alofile e psammofile. Dal punto di vista fitosociologico, appartengono all’ordine Juncetalia marittimi.

CLASSE DI SENSIBILITA’ CLASSE DI CONSERVAZIONE RARITA’ CATEGORIA DI

MINACCIA

III II BASSA

COPERTURA % NEL SITO

RAPPRE- SENTATIVITÀ

SUPERFICIE RELATIVA

GRADO DI CONSERVAZIONE

VALUTAZIONE GLOBALE

1 A C B A

Gli habitat “1420 - PRATERIE E FRUTICETI ALOFILI MEDITERRANEI E TERMO-

ATLANTICI (SARCOCORNETEA FRUTICOSI)” e “1410 – PASCOLI INONDATI

MEDITERRANEI (JUNCETALIA MARITIMI)” insieme all’ habitat “1150*- LAGUNE

COSTIERE” di cui faremo una descrizione a parte, rientrano nel gruppo degli

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84-105

Habitat costieri e vegetazioni alofitiche e costituiscono gli habitat caratteristici dei

siti a dominanza di Coste Basse. Le formazioni a dominanza di alofite presenti nei

siti, sono classificabili Sarcocornetea e Pegano-Salsoletea, se caratterizzate dalla

presenza di specie dei generi Artrocnemum e Salicornia, e riferibili alle steppe

salate mediterranee, se caratterizzate dalla presenza di specie del genere

Limonium e Lygeum (Crithmo-Limonietea, Thero-Salicornietea, Spartinetea

maritimae). Gli equilibri ecologici di questi ambienti sono particolarmente delicati e

permettono la sopravvivenza degli habitat dei pascoli inondati mediterranei, che

sono comunità a dominanza di giunchi (Juncus maritimus), spesso in contatto con

le steppe salate. I fattori ecologici che caratterizzano maggiormente i siti di questo

gruppo sono un clima mediterraneo, suoli prevalentemente sabbiosi, un’elevata

salinità e, per le lagune, le variazioni del livello delle acque.

POSSIBILI MINACCE

Fenomeni di degradazione del suolo per compattazione dovuta a

calpestio;

abbassamento della falda;

inquinamento della falda;

prosciugamento e destinazione ad altro uso, anche parziale.

INDICAZIONI PER LA GESTIONE

A fini gestionali occorre:

definire adeguati piani, che prevedano una fascia di rispetto intorno al

sistema lagunare e un progressivo allontanamento delle attività agricole

verso l’interno; l’ampiezza della fascia di rispetto dipende dal tipo di

attività agricola e dalla capacità di fitodepurazione delle cenosi

vegetazionali costiere (canneto, tifeto, ecc.);

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Comune di Tortolì – VAS del PUC Studio di Incidenza

85-105

mantenere i necessari livelli di acqua salmastra, monitorandone le

caratteristiche chimico-fisiche;

ripristinare e recuperare, anche mediante interventi di fitodepurazione, le

aree lagunari che lo richiedano;

monitorare in termini qualitativi e quantitativi le cenosi a dominanza di

alofite, specialmente per quanto riguarda la loro estensione, il cui

aumento è indice di un deterioramento in senso marino dei popolamenti;

censire i possibili tipi di approvvigionamento d’acqua dolce, comprese le

possibili fonti alternative e monitorare le derivazioni per fini agricoli;

regolare opportunamente il traffico veicolare e pedonale, nelle zone

soggette a rischio di compattazione ma anche e soprattutto in

considerazione delle esigenze di salvaguardia delle aree di nidificazione e

riposo delle numerose specie ornitiche.

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86-105

CODICE HABITAT PRIORITARIO NOME SUPERFICIE HABITAT (HA)

1150 * LAGUNE COSTIERE Circa 5

DESCRIZIONE: si tratta di distese di acque saline poco profonde, di dimensioni e di salinità variabile, separate dal mare aperto da cordoni dunali o più raramente da rocce. In genere è ricca la presenza di alghe e faune caratteristiche sia planctoniche cha bentoniche.

CLASSE DI SENSIBILITA’ CLASSE DI CONSERVAZIONE RARITA’ CATEGORIA DI

MINACCIA

IV II BASSA

COPERTURA % NEL SITO

RAPPRE- SENTATIVITÀ

SUPERFICIE RELATIVA

GRADO DI CONSERVAZIONE

VALUTAZIONE GLOBALE

1 C C C C

Si ricorda che, nel contesto Natura 2000, per “laguna” s’intende “una distesa

d’acqua salata costiera poco profonda,di salinità e di volume d’acqua variabile,

separata dal mare da un cordone di sabbia e ghiaia o, più raramente, da una

barriera rocciosa. Nella zona Sic in esame, per laguna si deve intendere una

distesa d’acqua dolce originatasi da un canale alimentato dalle acque del Rio

Fodeddu, separata dal mare da un cordone di sabbia e ghiaia e soggetta, in

occasione di abbondanti apporti pluviometrici quando lo stagno si apre la via al

mare attraverso la spiaggia di Orrì, a scarsi apporti di acque marine. Questo tipo di

habitat è costituito inoltre da due specchi d’acqua: uno situato nella spiaggia di

Orrì, l’altro di più piccole dimensioni, situato nella spiaggia di Foxilioni. Lo stagno

d’acqua presente nella spiaggia di Foxilioni, ha origine in corrispondenza della foce

di una piccolo rivolo di acqua dolce, mentre lo stagno di Orrì occupa una

depressione di retrospiaggia, separata dal mare dal lido omonimo, compresa a sud

da modesti rilievi di natura granitica, a ridosso dell’area stagnale, ed a nord dagli

argini artificiali del Rio Fodeddu. A nord dell’area stagnale predomina una

morfologia piatta o dolcemente ondulata costituita dai depositi fluviali del Rio

Fodeddu. Nello stagno di Orrì si raccolgono le acque di un piccolo bacino

imbrifero, cui fanno parte i rilievi collinari di M.te Teristolu e di Genna Graitta. Tale

bacino alimenta un unico segmento fluviale temporaneo, che si origina in

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87-105

prossimità della collina di N.ghe s’Ortali e’ su Monti, e presenta un apporto idrico

annuo di poco superiore alla capacità stessa dello stagno. La presenza di terreni

permeabili e debolmente inclinati favoriscono l’infiltrazione delle acque meteoriche,

rendendo particolarmente bassi i deflussi verso l’attiguo Rio Fodeddu. Solo in

occasione di abbondanti apporti pluviometrici lo stagno si apre la via al mare

attraverso la spiaggia di Orrì, ricevendo viceversa scarsi apporti di acque marine,

se non per via freatica. Ciò che caratterizza lo stagno, pertanto, è un’estrema

variabilità, nell’arco dell’anno, delle portate idriche e del grado di

salinità;generalmente maggiori portate e acque più dulcicole nei mesi invernali,

mentre si registra un aumento della salinità ed una contemporanea diminuzione

dei livelli idrici sino al completo prosciugamento, man mano che si avvicina il

periodo estivo. Difficilmente quantificabili sono gli apporti di acque salate verso lo

stagno che, come detto, si realizzano per via sotterranea attraverso i terreni

permeabili costituiti dalle alluvioni e dalle sabbie che separano lo stagno dal mare.

Trascurabili possono essere considerati, infine, gli apporti idrici del Rio Fodeddu,

con cui lo stagno risulta essere collegato mediante uno sfiorante attivo solo in

condizioni di piena. Nella stagione estiva, in corrispondenza di periodi

particolarmente siccitosi, lo specchio d’acqua dello stagno si restringe

notevolmente tendendo a prosciugarsi. Apporti terrigeni determinano condizioni di

seminterrimento dello stagno, il quale si colloca in un’area intensamente

antropizzata presentando caratteri prettamente naturali solo nel settore più

prossimo al mare. (Gruppo Lacava, 1994). Per quanto riguarda la vegetazione del

sito, lo stagno è circondato da un vasto canneto a Phragmites australis e Arundo

donax, e da giuncheti a Juncus acutus e Juncus maritimus. Sono inoltre presenti

Tamerici Tamarix sp.pl. La vegetazione psammofila del cordone sabbioso appare

disturbata dalla pressione antropica tipicamente concentrata nei periodi estivi.

Compaiono infatti in maniera frammentaria Silene colorata e Eryngium maritimum;

sui cumuli sabbiosi vegeta l’Agropyron juncei, mentre la tendenza evolutiva

porterebbe all’instaurasi dell’Associazione Sporobolo- Agropyretum juncei. Nelle

acque non viene individuata la presenza del macrofitobenthos, e le stesse, per la

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88-105

concentrazione di sali azotati e fosforici, mostrano la tendenza all’instaurarsi di uno

stato eutrofico (Gruppo Lacava, 1994).

POSSIBILI MINACCE

Fenomeni di degradazione del suolo per compattazione dovuta a

calpestio;

incremento della variazione di salinità dei corpi d’acqua per cambiamenti

nel regime idrologico: sia per la fauna immersa che per quella terrestre,

l’innalzamento del tenore di salinità porta alla banalizzazione delle

zoocenosi ed a un loro profondo cambiamento;

predazione nei siti di nidificazione e di riposo da parte di cani vaganti,

gatti;

disturbo dei siti di nidificazione da parte della fruizione turistica;

agricoltura intensiva e allevamenti: in particolare, le acque reflue da

zone di agricoltura intensiva possono determinare un apporto di nutrienti

che determinano una rapida eutrofizzazione delle acque;

inquinamento della falda;

prosciugamento e destinazione ad altro uso, anche parziale.

INDICAZIONI PER LA GESTIONE

A fini gestionali occorre:

Definire adeguati piani, che prevedano una fascia di rispetto intorno al

sistema lagunare e un progressivo allontanamento delle attività agricole

verso l’interno; l’ampiezza della fascia di rispetto dipende dal tipo di

attività agricola e dalla capacità di fitodepurazione delle cenosi

vegetazionali costiere (canneto, tifeto, ecc.);

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89-105

mantenere i necessari livelli di acqua salmastra, monitorandone le

caratteristiche chimico-fisiche;

ripristinare e recuperare, anche mediante interventi di fitodepurazione, le

aree lagunari che lo richiedano;

censire i possibili tipi di approvvigionamento d’acqua dolce, comprese le

possibili fonti alternative e monitorare le derivazioni per fini agricoli;

creare, ove necessario, adeguate aree di lagunaggio, con la realizzazione

di meandri per l’ingresso delle acque dolci;

garantire una corretta manutenzione del canale che apporta le acque allo

“stagno”;

regolare opportunamente il traffico veicolare e pedonale, nelle zone

soggette a rischio di compattazione ma anche e soprattutto in

considerazione delle esigenze di salvaguardia delle aree di nidificazione e

riposo delle numerose specie ornitiche.

5.2.10 SINTESI DELLE CRITICITÀ DEGLI HABITAT

In sintesi, vengono identificate, come aree a maggior sensibilità e a maggior

rischio del SIC, le spiagge, le piccole dune con vegetazione e i piccoli corsi d’acqua

rappresentati anche dai canali che convogliano l’acqua verso lo stagno e verso le

spiagge. Nella tabella, tratta dal Piano di Gestione del SIC, si definisce quali e in

che modo i diversi fattori, possono essere critici nei confronti degli habitat presenti

nel sito.

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90-105

FATTORI CHE INFLUENZANO GLI HABITAT E CRTICITÀ

HABITAT DESCRIZIONE INCENDI AGRICOLTURA PASTORIZIA ATTIVITA' TURISTICA

DUNE COSTIERE CON JUNIPERUS

SPP.

Formazioni vegetali a dominanza di ginepro

(varie specie fra le quali il ginepro fenicio j.

Phoenicea e ginepro coccolone j. Macrocarpa) tipici delle dune costiere,

anche calcaree (con Ginepro comune j.

Communis ) del Mediterraneo e dell’atlantico.

A C C A

PRATERIE DI POSIDONIE

(POSIDONION OCEANICAE)

Praterie di posidonia oceanica, endemiche

del mediterraneo, possono svilupparsi per ampie superfici e sino ad una profondità di 50 m.

rappresentano un ecosistema molto ricco ed ospitano articolate

comunità animali.

C C C A

VEGETAZIONE ANNUA DELLE

LINEE DI DEPOSITO

MARINE

Ambienti caratterizzati dalla presenza

abbondante di piante annuali o, più raramente,

perenni, che crescono sui depositi di marea o

su sedimenti Incoerenti ricchi di sostanze azotate.

C B C A

DUNE FISSE DEL LITORALE DEL

CRUCIANELLION MARITIMAE

Dune consolidate tipiche delle coste del

mediterraneo centrale, dell’adriatico, del mar ionio e del nord africa. fra le specie vegetali

dominano il pancratium Maritimum e la

crucianella maritima.

C B C A

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91-105

GALLERIE E FORTETI RIPARI

MERIDIONALI (NERIO-

TAMARICETEA E SECURINEGION

TINCTORIAE)

Formazioni vegetali tipicamente popolate da

tamerice (tamarix africana), oleandro

(nerium oleander), ed agno casto (vitex agnus-castus), formano gallerie

lungo i corsi e i corpi d'acqua permanenti e

temporanei delle regioni termo-mediterranee.

B A C B

ARBUSTETI TERMO-MEDITERRANEI E PRE-DESERTICI

Arbusteti e cespuglieti termo-mediterranei ,

sono caratteristici delle situazioni più calde e

secche, si sviluppano su suoli di tutti i tipi diffuse

nelle regioni più spiccatamente

mediterranee dell’europa meridionale.

A B B C

FORMAZIONI BASSE DI EUFORBIE VICINO

ALLE SCOGLIERE

Formazioni vegetali che segnano la transizione fra la vegetazione di

scogliera ed i cespuglieti mediterranei. Si

sviluppano in prossimità o sulla sommità di

scogliere e vi appartengono numerose

specie arbustive ed erbacee tipiche, fra le quali, varie specie di elicriso ed euforbia.

A B B A

DUNE CON PRATI DEI

BRACHYPODIETALIA E VEGETAZIONE

ANNUA

Dune consolidate con vegetazione tipica dei

‘’percorsi substeppici di graminacee e piante

annue (hab. N°6220)’’; si ritrovano in ambienti mediterranei secchi dominati da piante

annue su suoli poveri alcalini

C C C A

DUNE CON PRATI DEI

MALCOLMIETALIA

Associazioni vegetali formate di specie di

piccole dimensioni ma localmente abbondanti;

tipiche delle sabbie profonde.

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92-105

PRATERIE E FRUTICETI ALOFILI MEDITERRANEI E

TERMO-ATLANTICI (SARCOCORNETEA

FRUTICOSI)

Cespuglieti costieri di piante perenni tipici degli ambienti mediterranei.

C C C A

PASCOLI INONDATI MEDITERRANEI (JUNCETALIA

MARITIMI)

Comunità mediterranee di piante erbacee alofile e psammofile. Dal punto di vista fitosociologico, appartengono all’ordine

juncetalia marittimi.

B C B A

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93-105

6. STUDIO DI INCIDENZA

6.1 INCIDENZA SUGLI HABITAT E SULLE SPECIE FLORISTICHE

Di seguito viene riproposta la TAV.6B del Piano di Gestione del SIC

Fig. 5 -

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94-105

La tavola descrive i contenuti del patrimonio biotico inerente gli habitat e le specie

floristiche. Come si è potuto notare nelle schede del capitolo 5, vi è solo una

specie floristica di interesse comunitario. Gli habitat si concentrano lungo la fascia

dunale, a parte l’habitat 5330* (arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici) che

si sviluppa nell’entroterra dell’area SIC. Di seguito la legenda della carta

precedente.

Sic "Lido di Orrì"

(1410) pascoli inondati medirettanei(1420) praterie e fruticeti mediterranei e termo atlantici(2250) dune costiere con juniperus spp.(2230) dune con prati dei malcolmietalia(2240) dune con prati dei brachypodietalia e vegetazione annua(2210) dune fisse del litorale del crucianellion maritimae

(5320) formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere

(5330) arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici

(92D0) gallerie e forteti ripari meridionali

spiaggepiante elencate nell'Allegato II della Direttiva 92 43 CEE

edificato

(1120) praterie di posidonie

(1150) lagune costiere

(1210) vegetazione annua delle linee di deposito marine

!(

Fig. 6 -

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95-105

Come da immagine successiva riproposta, il PUC del Comune di Tortolì non

pregiudica l'esistenza e la conservazione degli Habitat presenti e riscontrati nel

territorio in virtù delle scelte ipotizzate. La necessaria interconnessione delle scelte

urbanistiche con il Piano di Gestione del SIC in stretto collegamento con il

procedimento di Valutazione Ambientale Strategica, ha permesso di effettuare

scelte che pongono in primo piano le esigenze ed azioni di conservazione senza

dimenticare lo sviluppo delle aree che fanno delle potenzialità naturalistiche

esistenti un punto di forza e di sviluppo. In virtù di questi criteri si è potuto

configurare una visione urbanistica con l’immagine delle peculiarità delle aree

naturali, attraverso l'individuazione delle diverse zonizzazioni urbanistiche che

tengono in considerazione un progetto di sviluppo socio-economico nel rispetto

delle caratteristiche naturali individuate. Come si può notare, le aree interessate

dagli habitat sono state classificate come zone H2 (Aree sensibili), ovvero ambiti di

pregio paesaggistico volte alla conservazione e ad un uso consapevole del

territorio, nel rispetto dei valori ambientali presenti.

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96-105

Fig. 7 -

Le destinazioni d'uso previste nell'ambito del Piano Urbanistico Comunale pongono

infatti in primo piano l'aspetto di protezione e conservazione del Sito. L’utilizzo di

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97-105

aree di rispetto (Hr) incrementa l’attenzione necessaria a tutelare l’ambito

costiero, le spiagge, le zone umide e gli ambiti fluviali, pur favorendo una fruibilità

consapevole della risorsa. Anche nel Piano di Utilizzo dei Litorali (PUL), in quanto

parte integrante del PUC e quindi inscindibile, si è potuto arrivare ad un giusto

grado di protezione della risorsa “spiaggia” ed un equilibrio legato ad un uso

economico previsto per i servizi ed attività a mare. Equilibrio che porta ad

affermare il rispetto delle diverse componenti ambientali faunistiche e

vegetazionali, pur non negando uno sviluppo economico, e tale per cui è possibile

affermare che non vi sono perdite di superfici di habitat. Il processo di

pianificazione ha evidenziato la scelta di far prevalere l'aspetto importante di

protezione e conservazione e, di concerto, prevedere la possibilità di utilizzo delle

risorse naturali come potenziale di sviluppo che necessita di una operazione di

salvaguardia e conservazione (PUL) e delle necessarie opere di riqualificazione

ambientale nei pressi dei territori caratterizzati da elevate peculiarità ambientali.

Un utilizzo privo di regole delle spiagge rappresenta una minaccia concreta

rispetto ad un utilizzo regolato e sostenibile. Inoltre si evidenzia la presenza di

porzioni di territorio urbanizzate ed edificate nelle aree adiacenti agli habitat. Tali

aree richiedono delle regole di utilizzo del territorio per garantire il mantenimento

e la conservazione degli habitat stessi. Per tale motivo, in queste zone vengono

proposti interventi di riqualificazione urbanistica (zone F4).

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98-105

6.2 INCIDENZA SULLE SPECIE FAUNISTICHE

Di seguito viene riportata la TAV.6A del Piano di Gestione del SIC.

Fig. 8 -

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99-105

La tavola descrive i contenuti del patrimonio biotico inerente le specie faunistiche.

Le specie presenti, il loro status e la grandezza delle popolazioni delle differenti

specie concorre a determinare l'importanza faunistica del SIC e dell'area oggetto

d'intervento. In questo relazione, capitolo 5, sono state elencate le specie

faunistiche presenti nel SIC, tratte dai documenti del Piano di Gestione redatti

sulla base della bibliografia disponibile, dei dati e di rilievi sul campo. Ai fini della

valutazione di incidenza, l'inventario faunistico ha lo scopo di fornire le indicazioni

di base e descrivere la comunità faunistica dell’area in esame.

Come si può notare le specie migratorie presenti nell’Allegato I della Direttiva

79/409/CEE, si concentrano lungo le fasce dunali, le zone umide e i corsi d’acqua,

ovvero quelle zone individuate nel PUC come H2, ambiti di pregio paesaggistico. Di

seguito la legenda.

Uccelli migratori Direttiva 79/409/CEE[° Cormorano

[° Folaga

[° Gallinella d'acqua

[° Porciglione

[° Tarabusino

Altre specie faunistiche avvistatekj Astore sardo

kj Colubro sardo

kj Falco pellegrino

kj Lucertola campestre

kj Lucertola tirrenica

kj Magnanina

kj Merlo

kj Tordo sassello Fig. 9 -

Sono state prese in considerazione anche le specie faunistiche elencate (e non)

nell'Allegato II della Direttiva 92/43 CEE e anche avvistate. Queste zone sono

state classificate nel PUC come E, zona omogenea agricola, e H2 ambiti di pregio

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100-105

paesaggistico. Nella tavola successiva viene fatto il confronto (overlay mapping)

tra la fauna e lo zoning urbano, per meglio evidenziarne le relazioni.

Fig. 10 -

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101-105

La presenza delle fasce di rispetto (Hr) supporta la tutela delle specie faunistiche

tracciando e regolamentando ambiti più vasti rispetto ai punti in cui le specie sono

individuate. Appare evidente dallo stralcio dello zoning che le destinazioni d'uso

previste nell'ambito del Piano Urbanistico Comunale pongono infatti in primo piano

anche l'aspetto di protezione e conservazione delle specie faunistiche del sito,

perché la necessità di regolamentare le aree urbanizzate con interventi di

riqualificazione urbanistica (zone F4), sono rivolte a salvaguardare la presenza

faunistica nelle aree limitrofe alle zone urbanizzate. Anche in questo caso le fasce

di rispetto incrementano il livello di attenzione delle aree interessate dalla fauna.

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102-105

6.3 INCIDENZA SULLE CONNESSIONI ECOLOGICHE

In ultima analisi dello studio di incidenza alcune considerazioni sugli effetti della

zonizzazione urbana sulla rete di connessioni ecologiche. Il Piano Urbanistico

Comunale, si pone come strumento di potenziamento della rete ecologica, a

supporto di uno sviluppo sostenibile visto come elemento che mette in relazione le

interazioni tra le diverse componenti del territorio, gli usi e gli ecosistemi. In

questo caso non si garantisce solo la connettività naturale tra habitat ma si punta

ad una nuova visione ecosistemica in cui viene posta l’attenzione sia all’obiettivo

primario di un sistema ecologico, ovvero conservazione della biodiversità e della

naturalità del sistema, sia ad un programma di valorizzazione culturale del

territorio. Essendo la rete ecologica come un sistema interconnesso di habitat, di

cui salvaguardare la biodiversità, e porre particolare attenzione alle specie animali

e vegetali potenzialmente minacciate. Lavorare sulla rete ecologica significa creare

un’infrastruttura naturale e ambientale in grado di interagire e connettersi con gli

ambiti territoriali circostanti. Il Piano Urbanistico Comunale, nella sua complessità

di interazioni, contribuisce ad attuare tutto questo.

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6.4 STUDIO DEGLI IMPATTI

Di seguito viene riportata la matrice degli impatti delle azioni del Piano Urbanistico

di Tortolì all’interno del SIC, quale risultato conclusivo delle pagine precedenti.

VALUTAZIONE DELL'IMPATTO EFFETTO

ALL'INTERNO DELL’AREA SIC Significativo Non Significativo Impatto Escluso

Perdita di superficie di Habitat

Frammentazione di Habitat

Riduzione della popolazione di specie

faunistiche

Perdita di specie vegetali

Perturbazione dell'ecosistema

Emissioni gassose

Inquinamento luminoso

Inquinamento acustico

Aumento carico antropico

Rifiuti generati

Concludendo, emerge che l'incidenza ambientale del Piano Urbanistico Comunale

si possa ritenere non solo trascurabile e compatibile con le esigenze di

conservazione del SIC, ma, per quanto detto in precedenza, contribuisce a

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104-105

perseguire gli obiettivi di tutela e di utilizzo sostenibile del territorio espressi dal

Piano di Gestione. Per quanto concerne gli impatti “non significativi”, bisogna

sottolineare che il PUC non peggiora la situazione attuale, ma contribuisce a

migliorarla.

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CREDITI

Tavole, Relazioni e Norme del Piano Urbanistico di Tortolì

Documentazione della Valutazione Ambientale Strategica

Tavole e Relazioni del Piano di Gestione del SIC “Lido di Orrì”

Tavole, Relazioni e Studio di Compatibilità del Piano di Utilizzo dei Litorali

Tavole e Relazioni del Piano di Assetto Idrogeologico

Manuali e Bibliografia di Settore

Direttive Europee in Materia Ambientale