Aree Protette, Rete Natura 2000, SIC, ZPS, RER · 2014-02-20 · Sistema delle Aree protette: le...

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Semiana 20 aprile 2013 Aree Protette, Rete Natura 2000, SIC, ZPS, RER ????? Antonio Tagliaferri DG Ambiente, Energia, Sviluppo Sostenibile Struttura: Valorizzazione Aree Protette e Biodiversità Corso: Guida Naturalistica – la Lomellina, agricoltura e natura come conoscenza

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Semiana 20 aprile 2013

Aree Protette, Rete Natura 2000, SIC, ZPS, RER ?????

Antonio TagliaferriDG Ambiente, Energia,

Sviluppo SostenibileStruttura: Valorizzazione

Aree Protette e Biodiversità

Corso: Guida Naturalistica – la Lomellina, agricoltura e natura come conoscenza

Ambito di riferimento

Rete EcologicaRER/REP/REC

Rete Natura 2000ZPS/SIC

Sistema Aree protette

NazionaliRegionali

Necessità di definire una strategia per la gestione integrata delle aree protette, della biodiversità e delle aree di connessione ecologica nelle politiche di settore

Parchi e Riserve Rete Natura 200Parchi e

Riserve Rete Natura 2000 Aree prioritarie per la

biodiversità Rete Ecologica Regionale Attuazione e sostegno a

Progetti Life +

Il Sistema regionale delle Aree protette

242 SITI (346.342 ha pari a circa il 15% del territorio regionale). Il 36% di questi siti è in area protetta.

La Rete Natura 2000 in Lombardia

SICZPS

Habitat 55 di cui 13 prioritari

Specie: Uccelli 284, Invertebrati 14, Mammiferi 13,

Pesci 14, Anfibi/rettili 5,

Piante 10

Aree protette regionali = 172 sitiParco Nazionale Stelvio = 1 ZPS + 8 SIC

Province = 44 siti, ERSAF = 8 siti (aree demaniali forestali)

Comunità Montane = 7 siti, 1 sito CFS

La Rete Natura 2000 in Lombardia

6

Regione biogeografica

alpina

Regione biogeografica continentale

• 3170* Stagni temporanei mediterranei

• 8240* Pavimenti calcarei

In entrambi gli ambienti

Habitat prioritari in Lombardia• 6230* Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, susubstrato siliceo delle zone

montane (e delle zone submontane dell'Europa continentale)• 6240* Formazioni erbose sub-pannoniche

• 7110* Torbiere alte attive• 7240* Formazioni pioniere alpine del Caricion bicoloris-atrofuscae

• 8240* Pavimenti calcarei• 9180* Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion

• 9430(*) Foreste montane e subalpine di Pinus uncinata (* su substrato gessoso o calcareo)

• 4070* Boscaglie di Pinus mugo e di Rhododendron hirsutum (Mugo-Rhododendretum hirsuti)

• 6210(*) Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco Brometalia)(*notevole fioritura di orchidee)

• 7210* Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae• 7220* Sorgenti pietrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion)

• 91AA* Boschi orientali di quercia bianca• 91E0* Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion,

Alnion incanae, Salicion albae)

Rete Natura 2000

•Direttiva Habitat•Direttiva Uccelli•DPR 357/97•DM 184/07•DDGGRR•Piani di gestione

Valutazione d’IncidenzaDivieti ZPS

Piani di gestione

Sistema Aree protette

•L 394/91•Lr 86/83

Rete Ecologica

•Lr 10/08•Lr 12/11•DGR 10962/2009

Piani territoriali dei parchi

Piani di gestione delle Riserve Naturali

Tutela degli habitatPianificazione degli elementi della Rete

ecologica

Le norme nazionali e regionali

Sistema delle Aree protette: le norme

Legge 394/91 Legge quadro sulle aree protette

Vieta, in generale, le attivita' e le opere che possono compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati con particolare riguardo alla flora e alla fauna protette ed ai rispettivi habitat. In particolare vieta la modificazione del regime delle acque.

Si riferisce al territorio dei Parchi nazionali, dei Parchi naturali regionali e delle Riserve naturali.

Legge regionale 86/83 e s.m.i. Piano generale delle aree protette

Prevede la redazione di piani attuativi di settore e di regolamenti d’uso del Parco, ivi compresi quelli relativi alla risorsa idrica;

Rete Natura 2000: cos’è

Un sistema di siti caratterizzati dalla presenza di habitat e di specie animali e vegetali di rilevante importanza comunitaria (elencati negli allegati della Direttiva 21 maggio 1992 n. 43 “Habitat”), la cui funzione è quella di garantire la sopravvivenza a lungo termine della biodiversità presente sul continente europeo.

E’ costituita da:a) Siti di Importanza Comunitaria (SIC), designati ai sensi della Direttiva Habitat al fine di contribuire in modo significativo a mantenere o a ripristinare un habitat naturale (allegato I della direttiva 92/43/CEE) o una specie (allegati II e IV della direttiva 92/43/CEE) in uno stato di conservazione soddisfacenteb) Zone a Protezione Speciale (ZPS), istituite ai sensi della Direttiva Uccelli (79/409/CEE), aventi lo scopo di tutelare in modo rigoroso i siti in cui vivono le specie ornitiche contenute nell’allegato 1 della medesima Direttiva;

La Direttiva Habitat è stata recepita dallo Stato Italiano con il D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357, che attribuisce alle Regioni la responsabilità della sua attuazione.

10

Piani di gestione Misure di Conservazione Val. di incidenza (recepimento del DM 184/2007 e s.m.i.) con dgr

9275/2009.

Art. 25 bis (l.r. 86/83): … La Regione: concorre alla definizione della Rete Natura 2000 in ambito regionale, anche emanando indirizzi e misure generali di conservazione per la gestione, la conservazione e il monitoraggio dei siti, degli

habitat e delle specie di interesse comunitario; …Gli enti gestori dei siti per le ZSC e le ZPS adottano le misure di conservazione necessarie, sulla base degli indirizzi emanati dalla Regione, da recepire nei rispettivi atti di pianificazione e adottano altresì le opportune misure contrattuali, amministrative o regolamentari, conformi alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali e delle specie presenti nei siti; …

Le norme nazionali e regionali

Rete Natura 2000: la Valutazione d’incidenza

D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357 e s.m.i. Prescrive che i proponenti di piani o interventi non direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti nei Siti di Rete Natura 2000, ma che possono avere incidenze significative sui Siti stessi, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o interventi, presentino, ai fini della valutazione di incidenza, uno studio volto ad individuare e valutare, i principali effetti che detti piani o interventi possono avere sul proposto sito di importanza comunitaria, sul sito di importanza comunitaria o sulla zona speciale di conservazione, tenuto conto degli obiettivi di conservazione dei medesimi.

D.G.R. n. 7/14106 8 agosto 2003 e s.m.i.Prevede che la Valutazione d’Incidenza dei Piani viene di norma espressa dalla Regione mentre quella degli interventi dagli Enti gestori dei singoli Siti.

Qualora gli interventi siano proposti dallo stesso Ente gestore del Sito, la Valutazione di Incidenza deve acquisire il parere obbligatorio della Provincia o, nel caso in cui l’Ente gestore sia la Provincia stessa, della Regione Lombardia.

Rete Natura 2000: le misure di conservazione delle ZSC e ZPS

DECRETO N.184 del 17 Ottobre 2007 e s.m.i.

Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)

Ad es. per le ZPS caratterizzate da zone umide o da ambienti fluviali:•divieto di bonifica idraulica delle zone umide naturali•obbligo di regolamentazione della realizzazione di sbarramenti idrici e interventi di artificializzazione degli alvei e delle sponde tra cui rettificazioni, tombamenti, canalizzazioni, arginature, riduzione della superficie di isole ovvero zone affioranti•obbligo di regolamentazione delle captazioni idriche e attivita' che comportino il prosciugamento, anche solo temporaneo, dei corsi d'acqua, o improvvise e consistenti variazioni del livello dell'acqua, o la riduzione della superficie di isole o zone affioranti

Regione Lombardia ha declinato i divieti e gli obblighi del Decreto nelle DDGGRR:•1791 del 25.1.2006•6648 del 20.2.2008•7884 del 30.7.2008

i Piani di gestione dei singoli Siti Natura 2000 definiscono le azioni necessarie alla conservazione di habitat e specie riferendosi alle specificità delle singole aree

Legge Regionale 31 marzo 2008 , n. 10 Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola fauna, della flora e della vegetazione

spontanea

a) sostituisce la l.r. 33/77 -Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica- passa dalla tutela esclusiva di singola specie alla tutela dei relativi habitat.b) promuove l'eliminazione o la riduzione dei fattori di alterazione ambientale nelle zone umide, negli alvei dei corsi d'acqua, nei bacini lacustri naturali e artificiali.

art. 4 (Conservazione di anfibi e rettili): tutela gli habitat naturali indispensabili alla sussistenza delle specie di anfibi e rettili vietando ogni azione dalla cui esecuzione possa derivare compromissione degli habitat necessari alla sussistenza di tali specie.

art. 5 (Conservazione e gestione della vegetazione ai fini faunistici) vieta:•il danneggiamento e la distruzione della vegetazione spontanea prodottasi nei corpi d'acqua e sui terreni di ripa soggetti a periodiche sommersioni, le sorgenti, i fontanili, le brughiere, le torbiere fatti salvi gli interventi autorizzati;•l'eliminazione della vegetazione erbacea, arbustiva o arborea mediante il fuoco o l'impiego di sostanze erbicide negli ambienti umidi;•gli interventi di contenimento del canneto e della vegetazione ad erbe palustri se non eseguiti con tecniche che non arrechino disturbo o pregiudizio della nidificazione, riproduzione e svezzamento della fauna selvatica attraverso tagli parziali, ossia lasciando intatta almeno una superficie pari ad un terzo dell'habitat gestito e purché i tagli siano effettuati a rotazione, con frequenza biennale o superiore.

Rete Ecologica Regionale: la dgr 10962/2009

Le reti ecologiche costituiscono uno strumento strategico per la Regione Lombardia rispetto all’obiettivo generale di conservazione delle risorse naturali (presenti e potenziali), intese come capitale critico, anche economicamente valutabile, da mantenere al fine di garantire una qualità accettabile dell’ambiente e del paesaggio.

DGR 10962 del 30 dicembre 20091. Approva gli elaborati finali per la pianificazione della Rete Ecologica riferita all’intero territorio

regionale.2. Aggiorna il Piano Territoriale Regionale adottato con DCR 874/2009, in cui la RER è individuata

quale struttura prioritaria per la Lombardia.3. Definisce gli indirizzi contenuti nella Rete regionale, fornendo alle Province ed ai Comuni

lombardi i riferimenti necessari per l’attuazione delle reti ecologiche in Lombardia.

Rete Ecologica Regionale: la lr 12/2011

Legge regionale 4 agosto 2011 , n. 12 di modifica della lr 86/83Art. 3-ter (Rete ecologica regionale)1. La Rete ecologica regionale (RER) è costituita dalle aree di cui all'articolo 2 (i Parchi) e dalle aree, con valenza ecologica, di collegamento tra le medesime che, sebbene esterne alle aree protette regionali e ai siti della Rete Natura 2000, per la loro struttura lineare e continua o il loro ruolo di collegamento ecologico, sono funzionali alla distribuzione geografica, allo scambio genetico di specie vegetali e animali e alla conservazione di popolazioni vitali ed è individuata nel piano territoriale regionale (PTR).2. La Giunta regionale formula criteri per la gestione e la manutenzione della RER, in modo da garantire il mantenimento della biodiversità, anche prevedendo idonee forme di compensazione.3. Le province controllano, in sede di verifica di compatibilità dei piani di governo del territorio (PGT) e delle loro varianti, l'applicazione dei criteri di cui al comma 2 e, tenendo conto della strategicità degli elementi della RER nello specifico contesto in esame, possono introdurre prescrizioni vincolanti.4. La RER è definita nei piani territoriali regionali d'area, nei piani territoriali di coordinamento provinciali, nei piani di governo del territorio comunali e nei piani territoriali dei parchi.'

Ruolo delle Regioni nella Strategia Nazionale per la Biodiversità

Programmazione e gestione delle attività nei principali settori che incidono sulla conservazione della natura.

Realizzazione di una Rete di Osservatori e/o Uffici regionali per la biodiversità (coordinamento delle attività di conservazione e di monitoraggio degli elementi delle biodiversità e dei servizi ecosistemici)

Piani di Azione regionali per la biodiversità, (integrazione tra gli obiettivi di sviluppo regionale e gli obiettivi di conservazione della biodiversità).

Perché l’Osservatorio Regionale della Biodiversità

Inserito fra gli obiettivi di governo della IX legislatura della Regione Lombardia e istituito con DGR IX/2117 del 22.12.2011 (articolazione a livello territoriale della Strategia Nazionale).

Attivare, sviluppare e gestire reti di monitoraggio, ricerca e comunicazione che forniscano ai decisori ed alla pubblica opinione le informazioni necessarie per operare sulla gestione della biodiversità.

Importanza della raccolta di dati biologici, fisici, socio-economici, geografici, ambientali di valutazione costi/benefici, di sostenibilità.

I compiti dell’Osservatorio Regionale - 1

• Aggregare tutti i soggetti che si occupano di raccogliere dati e informazioni sugli habitat naturali e sulle specie di interesse comunitario monitorandone lo stato di

conservazione.• Contribuire alla costituzione della Rete Nazionale di Osservatori e/o Uffici per la

biodiversità fornendo competenze e conoscenze inerenti la realtà lombarda.• Raccogliere ed aggiornare in un’unica banca dati regionale i dati sul monitoraggio di

habitat e specie di interesse comunitario (protocolli nazionali adattati alle diverse scale territoriali).

• Supportare la Giunta Regionale fornendo dati, informazioni e indicazioni tecnico/scientifiche per la definizione e l’attuazione delle politiche a tutela della

biodiversità.

I compiti dell’Osservatorio regionale - 2

•Promuovere una logica di sistema fra i gestori delle aree protette per coordinare le azioni di conservazione e le misure di gestione degli habitat naturali e delle specie di interesse comunitario.•Proporre modelli gestionali applicabili nei diversi territori della Lombardia, in grado di valorizzare la biodiversità, sviluppando azioni ed interventi specifici di studio, ricerca e sperimentazione.•Condurre e stimolare attività di informazione, comunicazione ed educazione ambientale sul tema della biodiversità.

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Osservatorio Regionale : percorso costitutivo e modalità di lavoro

Dalla dgr IX/2117/2012:L’Osservatorio è costituito da soggetti pubblici, con specifiche competenze nel settore della ricerca naturalistica ed ambientale e dell’agrobiodiversità e/o soggetti istituzionali attivi nell’attività di divulgazione, comunicazione ed educazione ambientale sul tema della biodiversità.

L’Osservatorio dovrà coinvolgere nelle proprie attività soggetti del sistema regionale, soggetti che operano nel settore della ricerca, gli Enti gestori delle Aree protette, le associazioni ambientaliste e le organizzazioni di categoria.

La Struttura dell’Osservatorio

COMITATO TECNICO

Reg. LOMBARDIA (Direzioni Agricoltura e Ambiente, En. Svil. Sost.)

ERSAFFONDAZIONE LOMBARDIA PER L’AMBIENTE

CENTRO FLORA AUTOCTONA (Aree protette e Università)

ARPA LOMBARDIACFS – Centro Nazionale Biodiversità Forestale

“Boscofontana”

SEGRETERIA COMITATO

SCIENTIFICO

COMITATO CONSULTIVO

RETE TERRITORIALE DELL’OSSERVATORIO

Il Sistema rurale-paesistico ambientale della Lombardia

SISTEMI VERDI

ECOSISTEMA PAESAGGIO

PIANIFICAZIONE

AREE PROTETTE

RERPSR

PIANI FORESTALI

PIANIFICAZIONE SPAZI VERDI

PTR

Sistema rurale paesistico ambientale

La RER nelle politiche regionali

RETE ECOLOGICA REGIONALE = Infrastruttura prioritaria per la Lombardia nel Piano Territoriale Regionale (DCR del 19 gennaio

2010 – n. 951) Riconosciuta giuridicamente con la L.R. del 4 agosto 2011 che

modifica la L.R. 83 del 1986 sulle aree protette (art. 3 ter) 

 

La Rete Ecologica Regionale

Esempio di Corridoio primario: il fiume Ticino, nei pressi di Vigevano

(Pavia)

Elementi primari:

Ο

Elementi di primo livello

Ο

Corridoi regionali primari

Ο

Varchi

Ο

Gangli primari

Esempio di Elemento di secondo livello esterno ad Aree prioritarie per la biodiversità su un’area ad uso agricolo con presenza di

elementi di naturalità quali siepi, filari ed altri importanti elementi marginali.

La Rete Ecologica Regionale

Produzione stock di carbonio

Produzione di biomasse

Funzione tampone e fitodepurazione acque

Difesa del suolo

Miglioramento del paesaggio

Funzione di filtro sul particolato

Riqualificazione di aree degradate

Tamponamento microclima

R.E.R. - SISTEMA POLIFUNZIONALE

27 progetti in attuazione sul Bando da 13M€

Coinvolgimento di soggetti pubblici (Enti territoriali e locali)

Il ruolo di ERSAF (Monitoraggio, interventi, comunicazione)

Il quadro degli interventi in corso

RER

MANTOVA

Parco del

Mincio

Riserva Naturale Regionale Vallazza

Localizzazione degli interventi nella Rete Ecologica Regionale

Comuni interessati dagli interventi in relazione agli elementi della RER

Esempi di intervento: rimboschimenti

Parco Adda Nord – BG

Parco Adda Sud – CR

PLIS della Valletta – LC-MB

Parco dei Colli di Bergamo - BG

La Commissione Europea nel Bando Life+ 2011, ha suggerito la candidatura di progetti finalizzati ad applicare un approccio programmatico per garantire la gestione e il ripristino a lungo termine della parte di Rete Natura 2000 affidata agli Stati membri o alle Regioni.

Il Progetto LIFE+ GESTIRE

Il programma di gestione della Rete Natura 2000 in Lombardia è incentrato, come indicato nel Programma Regionale di Sviluppo e negli obiettivi delle competenti strutture regionali, sul completamento ed attuazione delle Misure di Conservazione dei Siti, con particolare riferimento all'integrazione intersettoriale con altre politiche regionali.

Una visione integrata per la gestione di Natura 2000Per fare fronte in modo durevole e completo alle necessità della rete Natura 2000 occorre adottare piani di finanziamento e programmi nazionali/regionali con chiare finalità, priorità e misure.

Tali programmi dovrebbero riguardare ampie porzioni della rete (ad es. tutti i siti di una data regione) e contenere tutti gli elementi necessari per creare una capacità a lungo termine di gestione, ripristino di uno stato soddisfacente di siti, habitat e specie.

I programmi devono assicurare la connettività e la funzionalità della rete includendo quindi anche elementi come le infrastrutture "verdi" (la Rete Ecologica Regionale) e i servizi ecosistemici”.

Le reti ecologiche possono favorire relazioni positive tra campagna, paesaggio e aree urbanizzate

L’agricoltura multifunzionale può favorire un’integrazione ottimale tra superficie produttiva ed habitat di interesse naturalistico:

migliorando le funzioni ecologiche del suolo e delle biomasse integrando le differenti funzioni del reticolo idrico associato

sviluppando opportunità sociali e culturali (agriturismo, produzioni tipiche, educazione ambientale, ecc.)

Sviluppando il valore ecologico ed economico dei servizi ecosistemici

Opportunità e potenzialità delle reti ecologiche per il sistema rurale

Un contributo per la progettazione della RER nel territorio agricolo

Lo studio di ERSAF si pone lo scopo, in accordo con quanto già indicato nel documento “Rete Ecologica Regionale e programmazione territoriale degli enti locali”, di individuare interventi che in ambito rurale possano contribuire alla qualità dell’ambiente e allo sviluppo delle connessioni delle reti ecologiche, valorizzando ruoli e funzioni ecosistemiche dell’agricoltura e trovando un raccordo con il Programma di Sviluppo Rurale.

Servizi ecosistemici (conservazione delle risorse idriche, gestione del suolo, ciclo delle sostanze nutritive, assorbimento e trasformazione degli inquinanti, regolazione del clima);

Risorse biologiche (cibo, mangimi, prodotti forestali, prodotti zootecnici, conservazione, prodotti industriali);

Benefici sociali (ricerca, istruzione, ricreazione, turismo, cultura, valori etici e religiosi);

Il rapporto agricoltura/ambiente naturale

L'agricoltura ha un ruolo di primaria importanza nella conservazione dell'ambiente, delle risorse naturali e nel mantenimento della biodiversità di cui è ricca la Lombardia: 25% del territorio regionale in aree protette, PLIS e siti Rete Natura 2000. Un grande patrimonio naturale ricco di habitat e di specie vegetali e animali.

Il rapporto agricoltura/aree protette

La nuova PAC riconosce i servizi multifunzionali dell‘agricoltura, un'attività che svolge anche un ruolo ambientale, culturale e di servizio strategico per rispondere alle sfide future dell’alimentazione, della tutela delle risorse naturali e della valorizzazione del territorio.

il rapporto tra agricoltura e aree protette si basa:Importanza di

un’agricoltura sostenibile, come fattore di

arricchimento e di diversità biologica;

Aree protette che conservano l’ambiente naturale, i prodotti tipici, le attività più tradizionali e il presidio del territorio rurale

I Parchi e la politica agro-ambientaleLe aree protette sono luoghi di eccellenza dove sperimentare nuove e più avanzate forme di politica agro-ambientale (con particolare riguardo alla diminuzione degli input, alla tipicizzazione dei prodotti ed alla conservazione del paesaggio) e garantire la permanenza e l'ammodernamento strutturale delle aziende agricole. Soprattutto nelle aree protette collocate in zone di montagna e/o svantaggiate l'attività agricola, condotta con metodi tradizionali, rappresenta un elemento indispensabile per mantenere attivo il tessuto sociale, economico e storico-culturale delle stesse comunità locali.

L’Agricoltura multifunzionaleNegli ultimi anni si è lavorato molto per promuovere nelle aree protette un’agricoltura non solo produttiva ma anche multifunzionale, in grado di contribuire alla salvaguardia dei valori naturalistici e paesaggistici del territorio.Si sono attivati strumenti specifici volti a favorire l’esercizio di forme di agricoltura a minore impatto ambientale, fortemente ancorate al contesto territoriale di riferimento.

Le criticità:• Vincoli urbanistico/edilizi

• Limitazioni all’attività agricola

•Diminuzione del reddito degli agricoltori

Un dato economico che non ci sarà più dal 2014 con l’azzeramento dei titoli storici :Importo unitario aziende risicole (il premio

è calcolato su base storica)Premio accoppiato 453 €/ettaroTitolo ordinario riso 616 €/ettaroTotale 1.069 €/ettaro

Sede legale Domande Importi erogati Imp. medio azienda Percentuale sul totale

Fuori regione 234 5.360.671,87 22.908,85 1,06%

BG 3.346 27.188.297,59 8.125,61 5,36%

BS 9.611 96.300.241,47 10.019,79 18,97%

CO 960 4.526.584,88 4.715,19 0,89%

CR 4.076 85.815.020,93 21.053,73 16,90%

LC 523 2.191.563,23 4.190,37 0,43%

LO 1.211 31.804.921,60 26.263,35 6,27%

MB 429 4.148.414,20 9.669,96 0,82%

MI 2.157 43.467.537,28 20.151,85 8,56%

MN 7.950 97.814.577,60 12.303,72 19,27%

PV 4.470102.030.488,53 22.825,61 20,10%

SO 1.333 3.981.716,85 2.987,03 0,78%

VA 504 3.010.090,74 5.972,40 0,59%

Totale 36.804507.640.126,77 13.793,07 100,00%

Zps Domande Importi erogati Imp. medio aziendaPercentuale sul totale 

Boschi del Ticino 621 20.984.870,30 33.792,06 20,57%

Garzaia di Porta chiossa 20 1.088.908,02 54.445,40 1,07%

NO ZPS 3.413 58.480.210,57 17.134,55 57,32%

Risaie della Lomellina 416 21.476.499,64 51.626,20 21,05%

Totale 4.470 102.030.488,53 22.825,61 100,00%

• Pavia è la provincia che incassa di più in Lombardia sugli aiuti Pac

• Pavia è una delle provincie con il più alto livello di importo medio erogato per azienda e ciò è dovuto fondamentalmente al Riso.

• A Pavia il 25% delle domande PAC e il 40% dei contributi Pac sono in comuni interessati da ZPS.

• In particolare la ZPS Risaie della Lomellina copre il 10% delle domande PAC e il 20% dei contributi della provincia di Pavia.

• In generale, ma in particolare per la ZPS Risaie della Lomellina, si tratta di aziende di grandi dimensioni e “pesanti” soprattutto per il peso dell’aiuto accoppiato al Riso.

• Per contrastare ciò che non ci piace bisogna avere la consapevolezza della situazione attuale e di quelle che saranno le regole future.

• Ragionare su quelle che sono criticità per trasformarle in opportunità

• non negare l’esistenza della ZPS ma far si che gli strumenti gestionali della stessa rispondano alle esigenze delle aziende agricole;

• “usare” le ZPS per giustificare un premio aggiuntivo ambientale, il riso è l’unica coltura che lo può fare.

Urbanistica: oggi senza PDG si applica la Valutazione d’incidenza su tutto. Con il PDG si stabiliscono criteri per l’esclusione e l’applicazione di procedura di valutazione di incidenza di interventi di limitata entità (ai sensi dell’art. 6, comma 6 bis edell’allegato C della D.G.R. n. 7/14106 del 8 agosto 2003 e s.m.i.)

Diminuzione reddito agricolo: Azione condivisa (Regione, Agricoltori, Ambientalisti) per incidere sugli indirizzi della Nuova PAC per orientare la proposta del greening (i pagamenti verdi) su colture come il riso che assumono un valore strategico

Vincoli per le attività agricole: Promuovere un Tavolo tecnico (RL, Provincia, OOAA) per una revisione del Piano di Gestione sulla base di una nuova stagione di confronto

il ruolo dell’agricoltura nella ZPS è talmente centrale che il nome stesso della ZPS, “Risaie della Lomellina”, ne testimonia l’importanza. Senza risaie non ci sarebbe stata una ZPS “Risaie della Lomellina”, e pertanto un Piano di Gestione coerente con questo assunto deve trovare le forme per garantire nel futuro la presenza della coltivazione del riso in questo angolo di Lombardia. Per usare un paradosso, si dovrebbe trovare il modo di far si che, quand’anche, per motivi economici o agronomici, la coltivazione del riso dovesse contrarsi o sparire nel resto d’Italia, in questa zona si possa e si possa continuare a produrre riso e a mantenere le risaie. A tal fine si dovrebbero utilizzare specifiche misure del PSR destinate agli incentivi in Aree Natura 2000 non ancora attivate dalla Regione Lombardia.

Il marchio del ParcoUn’importante azione regionale volta a valorizzare l'attività agricola nei parchi è la concessione in uso del Marchio del Parco[1] ad aziende agricole che operano in quei territori in grado di concretizzare azioni a favore dell'ambiente. E’ uno strumento che valorizza le produzioni delle aziende agricole, interne alle aree protette, che rispettano determinati criteri produttivi: la pratica dell’agricoltura biologica, la produzione agricola integrata e l’applicazione di particolari disciplinari di produzione e/o aziendali (definiti da ciascun parco nel rispetto di un regolamento applicativo regionale) che ne garantiscano la compatibilità ambientale. Un’agricoltura di questo tipo non può che migliorare i livelli di biodiversità di un territorio, in perfetto accordo con la finalità istitutiva (mission) di un’area protetta: tutelare e incrementare la biodiversità.

[1] Attualmente 9 parchi hanno attivato un proprio marchio, coinvolgendo un numero significativo di aziende agricole (oltre 100).

Regione biogeografica alpina: modalità gestionali dei pascoli (habitat 6230 “Nardeti ricchi di specie” e 6150 “Formazioni erbose boreo-alpine silicee”) e dei prati da sfalcio (habitat 6520 “Praterie montane da fieno”); il ricorso a tecniche di selvicoltura naturalistica soprattutto nei confronti di avifauna e chirotteri; l’uso di flora autoctona.

Regione biogeografica continentale: le modalità di pulizia dei canali e relative sponde, il contenimento delle specie esotiche, il divieto di creazione di appezzamenti di dimensioni superiori a 5 ettari, il divieto di rottura di prati stabili, gli incentivi per la creazione e conservazione di strutture vegetali lineari, il sostegno alla biodiversità in risaia, il sostegno alla pioppicoltura ecocompatibile.

Garantire la fertilità dei suoli

Incentivare l’agricoltura nelle zone a rischio idrogeologico: le attività agro-silvo-pastorali prevengono il degrado del territorio e garantiscono la presenza attiva delle comunità locali a difesa del paesaggio.

Ridurre le emissioni di CO2 causate in parte dagli allevamenti intensivi, dal trasporto delle derrate a lunghe distanze e dagli sprechi energetici

Evitare lo spreco dei prodotti alimentari

Contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico (adattamento delle colture, uso dell’acqua, uso del suolo)

Promuovere l’ecoturismo interessato al paesaggio rurale e all’accoglienza delle comunità locali

Sviluppare le economie locali e le filiere corte come volano per lo sviluppo delle aree rurali, la produzione di reddito, l’occupazione.

Il Progetto Speciale Agricoltura individua misure atte a sperimentare tecniche integrate di gestione del territorio rurale e la promozione di fattive sinergie per l’ottenimento di obiettivi comuni tra il mantenimento dell’attività agricola e la tutela dell’ambiente nelle aree protette

regionali, tramite collaborazioni con gli agricoltori.

Il Marchio del Parco con le nuove disposizioni diventa uno strumento a sostegno delle aziende non solo per valorizzare il singolo prodotto ma l’intera azienda agricola.

Per la sua concessione sono così considerati criteri sia produttivi che comportamentali (servizi ecosistemici) svolti dall’agricoltore.

Cosa stiamo facendo

La Valorizzazione delle aree protette ha tra i suoi obiettivi la promozione di attività agricole e forestali di qualità attraverso lo sviluppo di un rapporto positivo tra

agricoltori e parchi: promozione di agricoltura di qualità o biologica, applicazione di sistemi di certificazione e di gestione forestale sostenibile (ad es. FSC o PEFC),

mantenimento e ripristino delle pratiche colturali tradizionali (es. brughiere, pascoli, castagneti, ecc.).