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GIOVANNI OGGIANA STORIA DELL'ARCHITETTURA IL PROTORAZIONALISMO

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GIOVANNIOGGIANA STORIA DELL'ARCHITETTURA

IL PROTORAZIONALISMO

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Protorazionalismo Il termine Proto-Razionalismo intende raggruppare la produzione architettonica immediatamente precedente il Movimento Moderno (fine del XIX° secolo e inizio del XX°) che dello stesso ha anticipato diversi temi:

● utilizzo di nuovi modelli strutturali;

● innovazione nell'approccio compositivo dell'edificio;

● nuova ricerca estetica;

Utilizzo di nuovi modelli strutturaliSino al XIX° il problema della firmitas era assolto prevalentemente dal sistema a muratura portante (vedi figura a sinistra). Questo voleva dire far coincidere il sistema strutturale con le superfici atte a delimitare gli spazi.

Dalla seconda metà dell'800 si diffonde l'uso – soprattutto negli edifici progettati dagli ingegneri – di due nuovi modelli strutturali:

● struttura elastica metallica (ferro, ghisa e acciaio);

● struttura elastica in cemento armato (vedi figura a destra);

Come vedremo questa evoluzione strutturale ha avuto ripercussioni nella forma architettonica sebbene, in alcuni casi, inconsapevolmente. Troviamo gli esempi più significativi nella produzione ingegneristica del XIX° secolo e nella cosiddetta Scuola di Chicago.

LA PRODUZIONE INGEGNERISTICA DEL XIX° SECOLOLo sviluppo dell'ingegneria è essenzialmente legato ai processi di industrializzazione che si avviano in Inghilterra alla fine del XVIII secolo e che si diffondono rapidamente in molti altre nazioni. Un passo importante nell'istituzione del nuovo ordine degli Ingegneri si ebbe nel 1794, con la fondazione della École polytechnique e l'istituzione, presso la medesima università, di un corso in Scienza delle costruzioni. Infatti le importanti innovazioni tecnologiche legate alla Rivoluzione industriale, portarono ad un notevole incremento della produzione di acciaio e ghisa, con una sensibile riduzione dei costi; questi materiali, in passato utilizzati in architettura solo per la realizzazione di elementi accessori (grappe, ancoraggi, tiranti), trovarono quindi una maggiore applicazione anche nell'edilizia, dove furono utilizzati essenzialmente per la realizzazione di ponti in ferro, di edifici con scheletro metallico e di coperture trasparenti in acciaio e vetro. Pertanto, gli impieghi più spettacolari e importanti di questa nuova tecnologia sono ponti, serre, edifici per Esposizioni universali, capannoni industriali, stazioni ferroviarie, mercati coperti, e gallerie per il pubblico passeggio.

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Tuttavia l'applicazione di questi nuovi materiali da costruzione non porterà alla formazione di uno stile completamente autonomo dai vari revival ottocenteschi, ma spesso si limiterà alla realizzazione di coperture su invasi neo-classici, neo-gotici o neo-rinascimentali. Perfino le opere realizzate interamente in ferro non raggiungeranno mai una vera indipendenza dai gusti, dalle forme e dal senso dell'architettura eclettica ottocentesca. Caso emblematico è quello della Torre Eiffel a Parigi, dove gli archi che si aprono dalla base fino al primo livello della torre, posto a circa 50 metri d'altezza, non sono portanti, ma sono appesi alla struttura. Questi elementi, evidentemente privi di qualsiasi funzione statica, rappresentano quindi una sorta di inutile dipendenza dalle forme classiche, alla quale il progettista, l'ingegner Gustave Eiffel, fu costretto a sottomettersi.

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LA SCUOLA DI CHICAGOA seguito dell'incendio che colpì la città di Chicago nel 1871 si decise di adottare, per la ricostruzione, un sistema strutturale ad ossatura in acciaio che assicurasse, appunto, maggiore resistenza al fuoco.

La prima generazione di progettisti che lavora subito dopo l'incendio alla ricostruzione della città, comprende ingegneri di gran valore, formati nel Genio militare durante la guerra di secessione, tra cui primeggia William Le Baron Jenney formatosi all'Ecole Polytechnique di Parigi. I più importanti progettisti della seconda generazione escono dal suo studio tra cui ricordiamo Louis Sullivan e Dankmar Adler.

Gli edifici alti del Loop sono resi possibili da alcune invenzioni tecniche. La struttura a scheletro in acciaio perfezionata soprattutto da Le Baron Jenney consente di aumentare l'altezza senza dover temere ingombri eccessivi nei piani bassi, e di aprire lungo le pareti, vetrate pressoché continue al fine di illuminare i corpi di fabbrica profondi.

Illustrazione 1: Le Baron Jenney: Home Insurance Building

Illustrazione 2: Adler e Sullivan: auditorium Building

Il principio di sostenere l'intero edificio su un telaio metallico reso solidale e protetto dal fuoco, dovuto all'opera dell'ingegner William Le Baron Jenney, è applicato per la prima volta nel 1879 nel Leiter Building e con maggior coerenza nel 1885 nell'Home Insurance Building - demolito nel 1931 - che viene riconosciuto come il primo edificio di Chicago provvisto di uno scheletro completo in metallo, anche se una parte delle murature perimetrali conserva funzioni portanti.

Tuttavia, la profonda innovazione strutturale non è accompagnata da un mutamento estetico e per la tamponatura (il rivestimento esterno) si continuerà a ricorrere a paramenti neo-classici, neo-rinascimentali e neo-gotici.

Innovazione dell'approccio compositivoL'ubriacatura dell'eclettismo produrrà a fine secolo un certo rigetto verso l'ornamento o la decorazione in alcuni isolati architetti che proveranno a mutare radicalmente l'oggetto della loro ricerca. Questa ricerca non è più finalizzata a conseguire lo stile del nuovo secolo (come fu per l'eclettismo e l'Art Nouveau) ma a innovare un aspetto finora poco esplorato: la composizione spaziale;

AUGUSTE PERRET E IL PRIMO EDIFICIO A PIANTA LIBERAAuguste Perret fu tra i primi architetti a introdurre l'uso del Cemento Armato per le strutture dei propri edifici. Fra questi sicuramente quello maggiormente di

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noto è la casa in Rue Franklin n. 25 bis a Parigi.

Questa costruzione è nota per essere il primo esempio di edificio a pianta libera: dove, cioè, l'impianto distributivo non è condizionato dalla struttura.

ADOLF LOOS E IL RAUMPLANL’opera di Adolf Loos rappresenta un episodio cruciale nella storia dell’architettura del Novecento non solo per gli edifici che l’architetto realizzò, ma anche per la tenacia con cui si fece promotore di un’idea di architettura volta a una schietta semplificazione delle forme e ad una radicale mutazione dell'approccio progettuale.

Adolf Loos, figlio dell'artigiano marmista Adolf e della casalinga Marie, nacque nel 1870. Dopo aver frequentato il Politecnico di Dresda si recò, nel 1893, negli Stati Uniti dove ebbe l'occasione di visitare l'esposizione di Chicago e soprattutto di conoscere gli usi e costumi degli americani. Affascinato dal modo di vivere degli abitanti del nuovo mondo, Loos li contrappose spesso agli usi e costumi degli europei, e in particolare agli usi degli austriaci di quel tempo. Dopo l'esperienza di Chicago Loos si stabilì a Vienna ed iniziò la professione di architetto. Fu fondatore, nel 1906, di una scuola d'architettura (tra i suoi pochi allievi ci fu Richard Neutra).

Nella casa Moller del 1927 edificata a Vienna, ad esempio, la sala da pranzo, sopraelevata di quattro gradini dal soggiorno è teatralmente posta sull'asse di quest'ultimo come fosse il suo palcoscenico e i vari elementi che la compongono (armadi, porte, vani, ecc) sono tutti posti assialmente rispetto alle pareti che li contengono.

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Illustrazione 3: Loos: casa Muller

Illustrazione 4: Loos: casa Muller

L'importanza dei volumi, della terza dimensione, è per Loos un aspetto fondamentale del suo lavoro, il "Raumplan" (articolazione interna con differenziazione altimetrica funzionale e formale) ne è la teorica conseguenza, scriveva nel 1913: "... ho insegnato ai miei allievi a pensare in tre dimensioni, a pensare al cubo. Sono pochi gli architetti che oggi lo sanno fare. Oggi sembra che la preparazione dell'architetto sia conclusa quando la appreso a pensare al piano".

Nuova ricerca esteticaAccanto all'innovazione compositiva Loos deve la sua notorietà all'avversione verso qualsiasi forma ornamentale. Nel 1908 scriverà il saggio “Ornamento e delitto” dove estendeva la propria concezione di modernità: “l'evoluzione della civiltà è sinonimo dell'eliminazione dell'ornamento dall'oggetto d'uso”.

Illustrazione 5: La melencolia diDurer: particolare della pialla

Illustrazione 6: Loos: concorso per il chicago tribune

Questo concetto sarà meglio espresso dalla metafora della “Pialla di Durer”: un oggetto la cui forma è unicamente determinata dall'uso. È su questa base che nasceranno le sue opere più note: Casa Moller, Villa Karma, la casa per Josephine

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Baker, la casa per Tristan Tzara e la “Looshaus”.

Opere in cui l'unica concessione all'ornamento è data dalle venature naturali dei rivestimenti lapidei e dove le facciate si presentano nude con le sole bucature: la forma unicamente determinata dall'uso. Appunto.

Illustrazione 7: Loos: interno della villa Karma

Illustrazione 8: Loos: casa per Josephine Baker

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