Prometeo Informa 01

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Anno 1 - Numero 1 - Aprile 2002 - Periodico d’Informazione e di Cultura Stampato in proprio - Sede: Via Venezian, 1 20133 Milano - tel. 02 23902878 - Fax 02 23903257 - e-mail: [email protected] - www.prometeo-hep.it Associati Associati riceverai riceverai gratis gratis a casa la tua a casa la tua rivista” rivista” “1 giugno “1 giugno è la giornata è la giornata di Prometeo. di Prometeo. Ti aspettiamo” Ti aspettiamo” “Nasce il “Nasce il Manuale Manuale dedicato dedicato al Trapianto al Trapianto di Fegato” di Fegato” “Intervista “Intervista con con il dott. il dott. Natale Natale Cascinelli Cascinelli , , Direttore Direttore Scientifico Scientifico dell’Istituto dell’Istituto Nazionale Nazionale per per lo lo Studio Studio e la e la Cura Cura dei dei Tumori Tumori di di Milano MilanoAssociati Associati Associati riceverai riceverai riceverai gratis gratis gratis a casa la tua a casa la tua a casa la tua rivista” rivista” rivista” “1 giugno “1 giugno “1 giugno è la giornata è la giornata è la giornata di Prometeo. di Prometeo. di Prometeo. Ti aspettiamo” Ti aspettiamo” Ti aspettiamo” “Nasce il “Nasce il “Nasce il Manuale Manuale Manuale dedicato dedicato dedicato al Trapianto al Trapianto al Trapianto di Fegato” di Fegato” di Fegato” Intervista Intervista Intervista con con con il dott. il dott. il dott. Natale Natale Natale Cascinelli Cascinelli Cascinelli, , , Direttore Direttore Direttore Scientifico Scientifico Scientifico dell’Istituto dell’Istituto dell’Istituto Nazionale Nazionale Nazionale per per per lo lo lo Studio Studio Studio e la e la e la Cura Cura Cura dei dei dei Tumori Tumori Tumori di di di Milano Milano Milano

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Magazine Onlus Prometeo

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Page 1: Prometeo Informa 01

Anno 1 - Numero 1 - Aprile 2002 - Periodico d’Informazione e di Cultura – Stampato in proprio - Sede: Via Venezian, 1

20133 Milano - tel. 02 23902878 - Fax 02 23903257 - e-mail: [email protected] - www.prometeo-hep.it

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Page 2: Prometeo Informa 01

L’editorialeL’editorialeL’editoriale “IL FUTURO IN BOTTIGLIA……” Carissimi, come molti di voi hanno avuto occasione di sperimentare di persona, la medicina moderna sta cambiando, se non nei suoi scopi fondamentali (difesa della vita, della salute fisica e mentale) certo nelle forme in cui si rapporta ai malati e nei metodi che essa usa per curarli. In una società dove il “mercato” la fa da padrone, anche la medicina e i suoi operatori stanno adeguando rapi-damente le regole e lo stile, rendendosi simile a molti altri contesti dove sì “erogano servizi e prestazioni”. E’ comunque chiaro a tutti noi che una Sala Operatoria non è una grande officina meccanica che produce o ripara automobili e che lo sportello di accettazione o prenotazione di un esame teso ad accertare se si ha o no una malattia non è il banco clienti di un grande Istituto di Credito dove l’unico argomento di scambio è quello del denaro. E’ però vero che sia una Sala Operatoria sia un Banco di Accettazione di un Ospedale devono trovare forme nuove, più efficien-ti e più trasparenti di lavoro, venendo incontro con più prontezza e partecipazione ai bisogni della gente. In tutto questo, molto è affidato inesorabilmente ad un miglioramento delle risorse a disposizio-ne in termini di persone, attrezzature, beni, tempi e modi di utilizzo delle risorse. Si tratta quindi di un problema di Economia: cioè dell’accesso (soprattutto per strutture pubbliche come la nostra) ad una maggiore disponibilità (e soprattutto ad un miglior utilizzo) del denaro, sia pubblico che privato. Non solo sull’Economia si gioca il futuro della medicina di questo Paese e in fondo di tutto il mon-do occidentale. Altrettanto decisivo è il nodo dell’Informazione. L’informazione medica è oggi tanto diffusa e capillare quanto confusa e contraddittoria. Non vi è malattia vera o presunta dove non si dica tutto ed il suo contrario e, quel che è peggio, senza filtro o meccanismi di protezione per la gente che di tali argomenti purtroppo capisce poco ed interpreta peggio, visto che vi aggiunge la paura di essere ammalata. Nascono di continuo nuovi mezzi di “visibilità” ed informazione. Oltre a giornali, televisione, radio, fogli e pubblicità occulte si va sempre più diffondendo la consultazione medica via internet ed è ormai esperienza di ogni giorno per noi il riferimento di persone che chiedono aiuto attraverso computer e posta elettronica. In realtà, i messaggi che arrivano sul computer dove scrivo queste righe sembrano tante bottiglie raccolte nell’oceano dell’informazione in rete. Non sai da dove arrivano, non sai su quali altre spiagge sono approdati, provi a rispondere, ancora in poche righe, abbozzi consigli medici privi di ogni compassione, li ributti nel mare informatico non sapendo chi li leggerà e soprattutto come saranno ritrovati. Capisci che è importante dare una risposta, che c’è qualcuno che ha bisogno, ma non puoi far altro che chiedere maggiori informazioni, mandare indirizzi, telefoni, chiedere di contattare persone … in un gioco infinito di lanci e di rimandi che continua a far aumentare il numero di bottiglie che affiorano tra le onde, ciascuna con il proprio messaggio . In fondo Prometeo Informa è proprio questo, un tentativo di raccogliere quante più bottiglie-persone possibile, per meglio informare, per meglio raccogliere le esigenze, per meglio spiegare a chi non sa cosa fare per una grave malattia del fegato, per orientare sulla cura migliore e sul Centro migliore. In altra parte del giornale troverete notizia dell’uscita del nuovo Manuale Informativo sul Trapian-to di Fegato per i nostri pazienti, i loro familiari e gli operatori sanitari di riferimento (medici curan-ti, infermieri ecc.). E’ una “Carta dei Servizi”, un libretto organizzato dove tutto è spiegato, dall’effetto dei farmaci, alle precauzioni sull’alimentazione, dall’organizzazione del nostro ambu-latorio agli orari di visita del reparto, dai nostri recapiti alla spiegazione dei termini medici. E’ un manuale che sarà disponibile a breve anche sul sito internet di Prometeo. E’ un manuale che chiedo a tutti i nostri pazienti, soci e simpatizzanti di leggere e di diffondere per una migliore informazione sul nostro lavoro e sui suoi risultati. Se non possiamo evitare che sempre più naufraghi di buona medicina affidino ad un messaggio nella bottiglia la propria richiesta di aiuto, im-pegniamo almeno tutte le nostre forze di volontari per raccoglierne il maggior numero. Nella attesa di incontrarvi numerosi alla prossima riunione annuale dell’Associazione, vi auguro buona lettura…

Vincenzo Mazzaferro

“In fondo

Prometeo Informa

è proprio questo,

un tentativo di

raccogliere quante più

bottiglie-persone

possibile, per meglio

informare....”

Page 3: Prometeo Informa 01

pagina 4 e 5 Per una scelta consapevole

pagina 6 e 7

Il Fisco aiuta

pagina 8 e 9 Giornata di Prometeo

da pagina 10 a 11 Perché aderire all’Associazione di Prometeo

da pagina 12 a 13

Riflessioni sull’esperienza emotiva del trapianto

pagina 14 a 15 L’equilibrio

pagina 16 a 17

Lettera all’Amico Fratello

pagina 18 a 21 Le testimonianze

pagina 22 e 23 Curiosità e Spigolature…

pagina 24 e 25

Riflessioni sull’infanzia e l’adolescenza

pagina 26 e 27 Le Ricette “Primavera”

Page 4: Prometeo Informa 01

Pagina 4

Per una sceltaPer una sceltaPer una scelta consapevoleconsapevoleconsapevole

Nasce il manuale

“Il Trapianto di Fegato”

Dedicato

ai Pazienti ai loro

Familiari ed agli operatori

Sanitari

alle terapie, può facilitare il

processo di adattamento,

contrastare pregiudizi e con-

vinzioni non realistiche, mi-

gliorare la gestione dei sinto-

mi oltre a rafforzare la rela-

zione tra il medico ed il pa-

ziente.

Alla luce di queste consi-

derazioni, un considerevole

impegno è stato messo nella

realizzazione di strumenti in

grado di fornire informazioni

chiare e comprensibile, sulla

diagnosi, le possibilità tera-

peutiche ed i loro risultati,

strumenti che si affiancano

all’informazione che il pazien-

te riceve all’interno della

relazione personale con il

medico.

La nascita dei primi

manuali informativi per i

pazienti ed i familiari risa-

le a circa 15 anni fa negli

Stati Uniti ad opera di grossi

centri di ricerca e cura quali il

National Cancer Institute e di

associazioni scientifiche

(American Cancer Society).

Un altro importante con-

tributo è quello che arriva

dall’associazione inglese

CancerBACUP che nel 1995,

riunendo malati, operatori e

volontari, lavorò per la defini-

zione di principi che potesse-

ro diventare guida per la

realizzazione di interventi

informativi. L’obiettivo era

quindi quello di stabilire stan-

dard informativi sia rispetto

ai contenuti sia rispetto alle

modalità, ovvero quali infor-

mazioni dovrebbero essere

fornite ai malati oncologici e

come queste dovrebbero

essere date. Questi principi

sono diventati una fonte di

riferimento autorevole per

“Si è curiosi soltanto nel-

la misura in cui si è istrui-

ti”

(J. Rousseau,

Emilio o dell’educazione)

Spesso il paziente si trova a

dover prendere importanti deci-

sioni sulla sua vita in momenti

molto difficili e carichi di emo-

zioni, a volte, immediatamente

dopo aver ricevuto la diagnosi

di malattia.

Se è necessario aiutare

questo paziente a prendere

decisioni attraverso informazio-

ni chiare sui potenziali benefici

e rischi dei trattamenti è altret-

tanto necessario aiutarlo a co-

noscere l'impatto che questi

potranno avere sulla sua capa-

cità di badare alla propria fami-

glia o di continuare a lavorare.

Stiamo parlando di una

vera e propria rivoluzione

culturale quella avvenuta

negli ultimi anni nella storia

della medicina.

La medicina moderna consi-

dera il paziente non un caso ma

un interlocutore umano, la ma-

lattia non un fenomeno fisico

ma un evento complesso ed

un’alterazione di un sistema a

più livelli, quello biologico, quello

psicologico e quello sociale.

La medicina moderna consi-

dera, inoltre, la relazione tera-

peutica non una “cosa” che

aiuta solo per il fatto di esistere

e non una “funzione” che dipen-

de da ciò che il medico fa o pen-

sa o sente, ma il risultato del

coinvolgimento di due persone

che interagiscono tra loro

all’interno di un processo.

In questa nuova visione

della medicina e della cura

viene incoraggiata la parteci-

pazione attiva del paziente al

processo decisionale.

L’alleanza terapeutica che

non si basa più esclusi-

vamente sullo stile

“paternalistico” e diretti-

vo del medico è quindi

influenzata nella sua

qualità da altri elementi.

Tra questi elementi

riveste un ruolo im-

portante l’ informa-

zione che il paziente

riceve sulla sua malattia

e sulle terapie, informa-

zione che permette una

maggiore responsabiliz-

zazione del paziente e

la condivisione delle sue

aspettative con i curan-

ti.

L’informazione può,

infatti, aiutare il pazien-

te ed i familiari ad atte-

nuare i vissuti emotivi

legati alla malattia ed

di Laura Gangeri

Page 5: Prometeo Informa 01

Pagina 5

professionali coinvolte nella

cura di questi pazienti, è

stato quello di dare risposte

esaurienti e chiare ai princi-

pali bisogni informativi dei

pazienti e familiari che vivono

l'esperienza del trapianto.

L’idea di realizzare que-

sto manuale parte anche dal

riconoscimento della com-

plessità tecnica ed organizza-

tiva dell’ esperienza del tra-

pianto e delle difficoltà che

possono essere incontrate da

chi la vive, difficoltà che ri-

guardano i molteplici aspetti

della malattia e della cura,

dalle difficoltà fisiche a quel-

le riabilitative, psicologiche e

sociali.

Il manuale si propone,

inoltre, di essere una gui-

da rassicurante per tutti

coloro che iniziano il per-

corso del trapianto grazie

alle parole di conforto e di

speranza che altri pazienti

hanno lasciato all’èquipe

raccontando la loro storia.

Un grazie, quindi, a tutti

coloro, medici, infermieri,

molti operatori che desiderano

costruire nuovi manuali.

Tra le indicazioni segnalate

dalla CancerBACUP è, infatti,

sostenuta l’importanza di forni-

re al paziente un'adeguata do-

cumentazione scritta a cui il

malato possa fare riferimento in

un tempo successivo alla comu-

nicazione con il medico. Questa

documentazione dovrebbe ser-

vire al malato per ricordare ciò

che gli è stato detto durante il

colloquio e per condividere

queste informazioni con parenti

e amici.

Le informazioni dovrebbero

riguardare il tipo di malattia

diagnosticata, la prognosi, gli

accertamenti e gli esami neces-

sari, le differenti possibilità

terapeutiche e gli effetti collate-

rali della malattia e dei tratta-

menti.

Oltre alle informazioni lega-

te agli aspetti più fisici della

malattia la CancerBACUP sug-

gerisce di fornire informazioni

legate agli aspetti psicologici e

sociali, attraverso la segnalazio-

ne di servizi di sostegno psicolo-

gico, individuale o di gruppo, di

associazioni di pazienti per l'au-

to-aiuto, di sostegno etico e so-

ciale che operano sui vari territo-

ri.

Vengono, inoltre, date indica-

zioni sul “quando” e “dove”

trasmettere informazioni consi-

derando l’importanza che riveste

ogni fase della malattia, l’ impor-

tanza di un contesto confortevo-

le e privato e soprattutto la ne-

cessità che queste informazioni

siano date da personale specia-

lizzato.

Alla luce di tutte queste

considerazioni, la scelta

dell'équipe dell’Unità Opera-

tiva di Chirurgia 1 e Trapianto

di Fegato dell’ Istituto dei

Tumori di Milano, di realizza-

re un Manuale Informativo

per tutti i pazienti sottoposti

a trapianto di fegato, sembra

proprio essere uno dei risultati

di un approccio moderno alla

cura del malato.

Lo sforzo maggiore, fatto in

collaborazione con l'Unità Opera-

tiva di Psicologia ed altre figure

Il manuale

verrà

distribuito a

tutti Voi il

1 giugno

in occasione

della Giornata

di Prometeo

“Prometeo crede molto nello

stretto rapporto

fra medici pazienti e familiari”

“Prometeo “Prometeo “Prometeo crede crede crede molto molto molto nello nello nello

stretto stretto stretto rapporto rapporto rapporto

fra medici fra medici fra medici pazienti e pazienti e pazienti e familiari”familiari”familiari”

Page 6: Prometeo Informa 01

In vista della predisposi-zione del rendiconto annua-le dell’ Associazione PRO-METEO (Onlus) risulta op-portuno analizzare alcuni aspetti di carattere tecnico in merito ai fondi ed alle risorse di cui l’Associazione dispone.

La capacità dell’ Associa-zione di realizzare gli scopi sociali prefissati è legata, infatti, alla possibilità di riuscire a coadiuvare l’ in-stancabile operato dei vo-lontari e degli associati con adeguate risorse finanzia-rie.

L’associazione Prometeo

si sostiene principalmente con i contributi di coloro che per svariate ragioni sono entrati in contatto con tale

realtà ed hanno deciso di divenirne parte integrante.

Tuttavia, affinché le inizia-tive promosse dall’ Associa-zione possano concretizzar-si in vere e proprie azioni a favore delle persone a cui sono rivolte, risulta neces-sario incrementare l’attività di reperimento dei fondi.

Una concreta azione in

tale ambito potrebbe essere pertanto quella di reperire nuovi sovventori attraverso il classico “passaparola” nell’ ambito delle conoscen-ze e delle relazioni interper-sonali intrattenute dai sin-goli associati nei propri con-testi lavorativi, professionali o ricreativi (es. circoli sporti-vi, associazioni culturali, Rotare club, associazioni di categoria, aziende famiglia-ri etc.), svolgendo in sostan-za una vera e propria attivi-tà di “proselitismo” a favore dell’ Associazione.

Tale attività di ricerca fon-

di può risultare più agevole se supportata dalla cono-scenza di alcune disposizio-ni tributarie introdotte dal fisco italiano per incentiva-re la raccolta di fondi e con-tributi da parte degli enti

associativi (Onlus) tra i quali si annovera anche la nostra Associazione PRO-METEO.

In tale ottica, ho ritenuto

opportuno riassumere schematicamente le age-volazioni di natura fiscale (tabelle qui riportate) pre-viste a favore dei soggetti che finanziano (in denaro ed in natura) l’attività della nostra associazione.

Nella speranza che tali

chiarimenti possano con-tribuire al raggiungimento degli obiettivi della Nostra Associazione, rinnovo i ringraziamenti a coloro che partecipano attiva-mente a rendere concreta e proficua l’attività dell’ Associazione, esprimendo gratitudine e riconoscenza, a nome mio e della mia famiglia, per la passione e la professionalità che, quo-tidianamente esprimono il dott. Mazzaferro, l’equipe medica, il personale infer-mieristico del Reparto di Chirurgia e Trapianto Fega-to dell’ Istituto Tumori.

Il Fisco aiuta…Il Fisco aiuta…Il Fisco aiuta… ...le Associazioni a raccogliere i fondi e i contributi

“Il Fisco aiuta le

Associazioni a raccogliere

fondi”

Di Luca Ghironzi e Silvia Primucci

Pagina 6

Page 7: Prometeo Informa 01

Erogazioni in denaro (art. 13 - bis, comma 1, lett. i) - bis del TUIR)

Soggetti erogatori Beneficio fiscale

Persone fisiche

Società semplici

Enti non commerciali

Società ed enti commerciali non residenti

Detrazione dall'imposta lorda pari al 19 % dell'erogazio-ne liberale per un importo max annuale di € 2.065,83 (pari a lire 4.000.000) Detrazione max. annuale € 392,51 (pari a lire 760.000)

Erogazioni in denaro (art. 65, comma 2 del TUIR)

Soggetti erogatori Beneficio fiscale

Società di capitali Titolari di reddito di impresa in genere

Deduzione dal reddito dell'erogazione in denaro per un importo max annuale di € 2.065,83 (pari a lire 4.000.000) ovvero del 2 % del reddito d'impresa

Erogazioni in natura (D.Lgs. 460/97)

Categoria

Qualsiasi bene diverso dalle derrate alimentari e dai prodotti farmaceu-tici (es. computer, macchinari e attrezzature mediche ecc.)

Caratteristiche L'attività dell'impresa che effettua la donazione deve essere diretta alla produzione o allo scambio di beni ceduti gratuitamente (es. società che produce apparati medici ecc.)

Limiti

Il costo specifico dei beni ceduti deve essere inferiore a € 1.032,91

(apri a Lire 2.000.000)

Pagina 7

“Card Prometeo” la card che

aiuta gli altri

Associati anche tu.

“Card Prometeo” la card che

aiuta gli altri

Associati anche tu.

Page 8: Prometeo Informa 01

Pagina 8

Testimonianza di Testimonianza di Testimonianza di stima e solidarietàstima e solidarietàstima e solidarietà

Un grazie sentito alla Si-gnora Eva Patrizia Sasson per aver gentilmente conces-so la presenza gratuita di Prometeo sulle onde di Radio 105 Network e Radio Monte Carlo.

L’abbiamo sentita affet-tuosamente vicina e coinvol-ta nello sforzo costante dell’Associazione di crescere attraverso la ricerca di nuovi volontari e di fondi necessari alla realizzazione di nuovi progetti.

Lo spot qui sotto descrit-to è andato in onda su Ra-dio 105 e su Radio Monte Carlo dal 18 al 25 Marzo.

“Il tempo è fonda-

mentale per chi soffre di un tumore al fegato….

Muovendosi in tempo un trapianto può salvare una vita….

Prometeo, un’ Asso-ciazione fondata da ex pazienti, che opera all’ Istituto Nazionale dei

Tumori di Milano, dedica il suo tempo alla ricer-ca di volontari e fondi per creare una casa di ac-coglienza che ospiti pazienti e familiari in atte-sa di trapianto. Chi chiede aiuto non ha tempo da perdere. Non aspettare, telefona a Pro-meteo allo 0223902878. E… arriveremo in tempo.”

Carissimi Amici!Carissimi Amici!Carissimi Amici!

Siamo un gruppo di volon-tari che con coraggio ci stia-mo impegnando per realizza-re questa pubblicazione, per essere più vicini ai problemi, per sentirci più amici, per avere notizie della nostra associazione. Siamo curiosi di sapere la Vostra opinione, di ricevere i vostri messaggi.

In questo momento ci giun-

gerà più che mai prezioso poiché stiamo potenziando la nostra Associazione.

“Saper donare è saper chiedere” ma chiedere a volte è la cosa più difficile. Viva la gratitudine, si, ma unita a quella “speranza” che per fortuna non si spegne mai”

Grazie

di Marisa Magnano

Qui a fianco trovere-

te una poesia molto

bella, una poesia

che ,secondo me, tocca

ognuno di noi, tanto è

completa nel suo mes-

saggio di saggezza!

"... Conserva l'interesse

per il tuo lavoro.....

Soprattutto

non fingere negli affetti

e neppure

sii cinico riguardo

all'amore…..

Molte paure nascono

dalla stanchezza..."

Questi sono i versi

che hanno risuonato in

me... fare un lavoro

bene e con amore, tro-

vando soddisfazione in

farlo, qualsiasi esso sia

(non si può fare sem-

pre quello che si vor-

rebbe!) guardare den-

tro al proprio cuore e

saper riconoscere i

propri sentimenti, sa-

perli ascoltare, viverli;

non esagerare a fare

troppe cose esaurendo

la forza di essere lucida

per affrontare la vita!

Spero che, sentendo

risuonare più forte

alcuni versi, ognuno di

noi possa capire di più

il proprio animo, e tro-

vare uno spunto di

saggezza per vivere

meglio!

di Simona Radice

Page 9: Prometeo Informa 01

Tutti insieme Tutti insieme Tutti insieme

ancora una voltaancora una voltaancora una volta

La Giornata di

Prometeo è stata sino ad ora un

momento importantissimo

per tutti noi e per

molti di voi.

Per questo vi aspettiamo

ancora più numerosi il

1 GIUGNO di questo anno.

Riceverete

nei prossimi giorni

il nostro invito ed informazioni

precise circa il luogo dell’incontro

ed il programma della giornata.

A presto.

Pagina 9

Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta,e ricor-da quanta pace può esserci nel silenzio. Finche è possibile senza do-verti abbassare, sii in buoni rapporti con tutte le persone. Dì la verità con calma e chiarezza; e ascolta gli altri, anche i noio-si e gli ignoranti; anche loro hanno una storia da raccontare. Evita le persone volgari e aggressive; esse opprimono lo spirito. Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di fare crescere in te orgoglio e acredine, perché sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te. Gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti. Conserva l’interesse per il tuo lavoro, per quanto umile, e ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tem-po. Sii prudente nei tuoi affari,

perché il mondo è pieno di tranelli. Ma ciò non accechi la tua capacità di distinguere la virtù; Molte persone lottano per grandi ideali, e dovunque la vita è piena di eroismo. Sii te stesso. Soprattutto non fingere negli affetti e neppure sii cini-co riguardo all’amore; poiché a dispetto di tutte le aridità e disillusioni esso è perenne come l’erba. Accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall’età, lasciando con un sorriso sere-no le cose della giovinezza. Coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l’improvvisa sfortuna. Ma non tormentarti con l’immaginazione. Molte paure nascono dalla stanchezza e

dalla solitudine. Al di là di una disciplina mo-rale, sii tranquillo con te stes-so. Tu sei un figlio dell’universo, non meno degli alberi e delle stelle; tu hai diritto di essere qui. E che ti sia chiaro o no, non vi è dubbio che l’universo ti si stia schiudendo come dovrebbe . Perciò sii in pace con Dio, comunque tu lo concepisca, e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni conserva la pace con la tua anima pur nella rumorosa confusio-ne della vita. Con tutti i suoi inganni, i la-vori ingrati e i sogni infranti, è ancora un mondo stupendo. Fai attenzione. Cerca di essere felice. ( Trovata nell’antica chiesa di San Paolo- Baltimora; data 1692)

DDDesiderataesiderataesiderata

Page 10: Prometeo Informa 01

Pagina 10

Perché aderire all’Associazione Prometeo! A colloquio con il dott. Natale Cascinelli ...

A colloquio con il dott.

Natale Cascinelli, Direttore

Scientifico dell’Istituto

Nazionale per lo Studio e la Cura

dei Tumori di Milano nonché

membro del Comitato

Scientifico di Prometeo

…..Direttore Scientifico dell’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tu-mori di Milano nonché membro del Comitato Scientifico di PROMETEO .

Gli abbiamo posto le

seguenti domande:

- Che significato ha

per Lei far parte di Pro-meteo ?

-Quali sono le Sue im-pressioni dal punto di vista tecnico ed umano?.

- Come intende soste-nerne i progetti?

Qui di seguito riportia-

mo le Sue risposte Il trapianto di fegato è

un progetto estremamente faticoso per l’Istituto: è un impegno ulteriore che ov-viamente grava sugli ope-ratori e sulla Direzione.

Si tratta di un interven-to di emergenza ed estem-poraneo e comporta il ri-schio che, pur essendo essenziale (può essere l’unico mezzo per salvare veramente alcune vite) possa confliggere con l’ attività normale dell’ Istitu-to.

Perciò si fa frequente-

mente ricorso alla Direzio-ne Sanitaria per comporre i problemi che possono sorgere, cercando di met-tere d’ accordo tutti i diver-si punti di vista.

Devo dire che dopo un periodo iniziale, anche piuttosto lungo, di relative incomprensioni tra le di-verse équipes, adesso tutti, alla luce dei risultati, riconoscono l’ importanza dell’iniziativa e sono dispo-nibili a collaborare a que-sto progetto.

Attualmente stiamo

affrontando il problema del trapianto di fegato da donatore vivente: si tratta di un intervento decisa-mente più impegnativo, sia sul piano etico, sia sul piano della correttezza di tutte le informazioni, in un ambito dove sbagliare sa-rebbe facilissimo.

Nel piano triennale di

sviluppo dell’Istituto, ab-biamo voluto che fosse evidente l’interesse che rivolgiamo a questo pro-getto. Non si tratta esclusi-vamente di un progetto di

tipo trapiantologico, in altre parole riguardante solo l’aspetto chirurgico, ma consiste in un’ attività che è anche, e soprattutto, di ricerca.

Naturalmente vi è un’

attività chirurgica impor-tante, ma almeno altret-tanto essenziale è la ricer-ca sulle cause del tumore

e della sua genesi, sulle condizioni che possono favorirne lo sviluppo e il controllo

È in questo quadro complessivo che vanno inserite le attività di asso-ciazioni come Prometeo. Come Direttore Scientifico dell’Istituto e facente par-te del Comitato Scientifico di Prometeo mi sento mol-to gratificato per essere considerato un punto di riferimento e spero che il mio lavoro possa dare rile-vanza, scorrevolezza, mag-giore facilità a tutte le atti-vità.

Credo che le atti-vità di Prometeo siano partite con il piede giusto: un’ associazione di volontariato non può consistere esclusivamente in un supporto tecni-co, un lavoro che trova ragione isti-tuzionale in altri enti. La funzione di questa associazio-ne, proprio per questo così ben voluta in Istituto, è l’aspetto di assi-stenza psicologica che si dà a perso-na in un momento drammatico della loro vita. Si tratta proprio

dell’ aspetto umano che viene qualche volta perso di vista dalla medicina moderna, troppo attenta ai problemi tecnici e meno attenta ai problemi umani, ed è proprio per questo che quello che state facen-do è così importante.

Nella nostra situazione è inevitabile che gli altri

(Continua a pagina 11)

di Sandra Maggioni

e Sebastiana Travalca

dott. Natale Cascinelli

Page 11: Prometeo Informa 01

Pagina 11

“L’integrazione

tra chirurgia,

immunologia,

biologia,

farmacologia,

sono necessarie,

perché le

malattie non

guariscono solo

con il gesto

chirurgico”

“““L’integrazionL’integrazionL’integrazion

e tra chirurgia, e tra chirurgia, e tra chirurgia,

immunologia, immunologia, immunologia,

biologia, biologia, biologia,

farmacologia, farmacologia, farmacologia,

sono necessarie, sono necessarie, sono necessarie,

perché le perché le perché le

malattie non malattie non malattie non

guariscono solo guariscono solo guariscono solo

con il gesto con il gesto con il gesto

chirurgicochirurgicochirurgico”

operatori siano concentra-ti sugli aspetti tecnici, cer-cando di risolvere i proble-mi che nascono in un ente grande come il nostro do-ve già si lavora al massimo della proprie possibilità e dove, dovendo fare inter-venti impegnativi, si ri-schia di essere veramente distratti sul piano umano.

Il senso umano che

caratterizza la vostra attivi-tà si sta invece perdendo in una medicina forse più attenta a guarire e quindi ad affrontare il problema sul piano tecnico: la vostra attenzione sul piano uma-no è quindi il necessario complemento al lavoro dei medici ed è perciò insosti-

tuibile. Tutte le associazioni di

volontariato dovrebbero essere più attente a que-sto tipo di cose. Questo senso di solidarietà uma-na credo sia indispensa-bile. Noi tecnici a volte siamo un po’ brutali, an-che perché lavoriamo per motivazioni diverse.

Noi cerchiamo di guari-re il nostro paziente e il nostro sforzo consiste, tra l’altro, nel far capire all’ammalato che è impor-tante che faccia certe co-se perché si ottenga un risultato migliore.

Il supporto psicologico,

la disponibilità a risolvere i problemi del prossimo

non possono riguardare il tecnico, anche perché se questo si lascia coinvolge-re troppo potrebbe pregiu-dicare la sua missione, perdendo in lucidità e in obiettività.

Per questo abbiamo bisogno dell’ associazione di volontari: è un comple-mento che ci aiuta a far fronte ad esigenze che non possiamo soddisfare, in parte per cultura e in parte per necessità.

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Riflessioni sull’esperienza Riflessioni sull’esperienza emotiva del trapianto emotiva del trapianto A colloquio con la dott.ssa Laura Gangeri che da circa

10 anni affianca psicologicamente i pazienti prima e

dopo il trapianto di fegato.

Il trapianto ha rappre-sentato per molto tempo, agli occhi dei più, qualco-sa di innaturale o addirit-tura, di soprannaturale, determinando la possibilità di sconfiggere la malattia attraverso la sostituzione degli organi malati (o l’ im-pianto-trasfusione di cellule staminali), restituendo ai pazienti non solo la vita, ma anche una buona qualità della stessa, allontanando lo spettro della morte e la dipendenza da una macchi-na.

Come procedura tera-peutica, il trapianto è spes-so una scelta estrema, unica ed ultima possibi-lità di sopravvivenza; nel particolare, soprattutto il trapianto di organi come il fegato, il cuore pone in ri-salto il contrappasso tra la vita e la morte: in questi casi esso rappresenta infat-ti la possibilità di sopravvi-vere dovuta e permessa però dal decesso di un do-natore (oggi, in epatologia però, coi trapianti domino e da vivente si è già fatto un passo avanti verso un futu-ro diverso).

Si tratta di un’ esperien-za complessa che viene vissuta attraverso diverse

fasi e che coinvolge emoti-vamente il paziente ed i suoi familiari in maniera alquanto profonda.

In essa è insito un gran-de sentimento di speranza, che giunge spesso quando oramai il paziente ha inizia-to a non investire più nella propria esistenza, prepa-randosi ad accettare l’ineluttabile fine della pro-pria vita a causa della pato-logia che lo affligge.

Il primo trapianto di fegato venne effettuato dal professor Starzl, in Colorado, nel 1963, su un bambino di tre anni che ebbe salva la vita grazie a quell’intervento.

Da quel momento in poi il trapianto di fegato esce in pratica dallo stadio speri-mentale per passare a quello di vera e propria te-rapia, diventando oggi una pratica molto utilizzata per combattere la malattia.

I pazienti affetti da una patologia inguaribile, come quella oncologica, vivono maggiormente la consape-volezza che il trapianto rap-presenti per loro la sola “ancora di salvezza”.

La molteplicità degli aspetti emotivi ed il ricono-scimento della complessità dell’esperienza portarono alla nascita di una collabo-razione tra l’Unità Trapianto di Fegato dell’Istituto dei Tumori di Milano e l'Unità di Psicologia. L’intento iniziale era quello di studiare “l’impatto del trapianto sul-la vita dei pazienti”.

La dottoressa Laura Gangeri, da me intervista-

ta, iniziò con entusiasmo questo lavoro, e come lei stessa racconta, “entrare nelle storie delle persone mi ha permesso di capire che molto poteva essere fatto per aiutarli ad affron-tare tutto il percorso della cura”. Con il passare del tempo gli obbiettivi sono diventati più numerosi, è diventato importante conti-nuare ad assistere il malato con un approccio multidisci-plinare, sostenendo quindi il rapporto tra medici, psicologi i pazienti.

Laura Gangeri, che ha scelto di lavorare in oncolo-gia anche per motivazioni personali, pensa che “stare accanto a persone che vivo-no esperienze dolorose come la malattia spesso aiuta ad elaborare il proprio dolore. Le storie dei pazien-ti sottoposti al trapianto di fegato sono storie di spe-ranza e di cambiamento”.

La figura dello psicologo assume in questo contesto, a suo giudizio, “il ruolo di che accompagna e contie-ne il paziente e i familiari per tutto il lungo cammino del trapianto passando at-traverso tutte le sue fasi, dall’attesa iniziale, sino alla ricerca di un nuovo modo di vivere che si adatti alle dif-ferenti condizioni di vita conquistate con l’ interven-to”.

Il paziente è portato a pensare che dopo il trapian-to, traguardo più importan-te, tutto sia semplice, l'a-dattamento fisico e psicolo-gico può, invece, richiedere

(Continua a pagina 13)

di Francesca Riontino

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tempo ed energia. Il pazien-te potrebbe non essere psicologicamente pronto a ricominciare a vivere.

Durante l’attesa al tra-pianto il ruolo dello psico-logo è quello di aiutare il paziente a percepire la proposta del trapianto di fegato nel suo significato più profondo (quello di “dono di una nuova vita”), aiutandolo a sentire ed e-sprimere le sensazioni che questa possibilità può evo-care, come la gratitudine, la speranza.

Essere più vicini alle proprie emozioni porta a riconoscere ed esprimere maggiormente anche le paure, le ansie e le preoc-cupazioni, legate alla perce-zione del rischio dell’ inter-vento e dell’inesorabilità della malattia.

La dottoressa Gangeri sottolinea quanto ”l'entrare in sintonia con il proprio mondo interiore sia una esperienza importante per avere un migliore adatta-mento a tutto il percorso di cura cominciando dall' attesa al trapianto”, so-prattutto perché determina-ti vissuti, spesso tenuti den-tro se stessi, “possono por-tare alcuni pazienti a svilup-pare situazioni psicologiche difficili”.

Questo sostegno risulta ancora più importante se si considera, come alcuni stu-di hanno evidenziato, che chi vive tali situazioni ( de-pressione, dipendenza psi-cofisica ecc. ), da solo pos-sa avere maggiori ripercus-sioni.

Ciò che consegue all’ intervento può essere dav-vero complesso: pur per-mettendo la sopravvivenza, esso comporta un iniziale scadimento della condizio-ne fisica, cosa che può risultare difficile da com-prendere e da gestire da un paziente non preparato.

Questo può accadere perché talvolta le patologie del fegato sono a sintomati-che fino ad uno stadio a-vanzato, permettendo al

paziente di godere di una condizione di salute discre-ta a dispetto della loro gra-vità.

Lo studio del comporta-mento dei pazienti negli anni successivi al trapianto ha permesso di preparare un programma di intervento psicologico, il cui scopo è rendere loro l’esperienza più accettabile sia dal pun-to di vista fisico, che perso-nale, oltre a fornire ai medi-ci un valido strumento per interagire con essi, “ valo-rizzando l’aspetto umano dell’esperienza tecnica”.

Si tratta di una espe-rienza estrema, dove tutto è amplificato, un’ esperien-za psicologica, sociale, fisi-ca, e non dimentichiamolo spirituale.

Risulta quindi impor-tante preparare i candidati al percorso che li attende, attraverso l’informazione ed il supporto, al fine di insegnare loro a mobilita-re, nel momento delle diffi-coltà, le proprie risorse psicologiche.

Nell’imminenza dell’ intervento l’aspettativa è spesso caratterizzata da sentimenti ambivalenti e contrastanti: alla speranza legata alla prospettata gua-rigione, si alterna la dispe-razione legata alla paura di non riuscire ad arrivare in tempo al trapianto, ed il pensiero della propria mor-te.

Per questo l’ Associazio-ne Prometeo si pone tra le proprie finalità quella di favorire l’incontro tra chi sta percorrendo questo cammino e chi lo abbia già superato, volto alla condivi-sione dell’esperienza, per interpretare e risolvere i momenti di ansia e di ab-battimento...

Anche al momento della chiamata e dell’arrivo in ospedale lo psicologo cerca di essere presente, suppor-tando il paziente nella fase che precede l'intervento.

“Superata la fase imme-diatamente successiva all’intervento, il supporto

fornito dagli psicologi conti-nua”, ci spiega ancora la dottoressa Gangeri, “ nell'a-iutare il paziente ad affron-tare il processo di integra-zione dell’organo e nel favo-rire l'espressione della gra-titudine verso il donatore".

Questi due aspetti della guarigione, oltre alla ripresa fisica, sembrano essere molto importanti da consi-derare perché le iniziali angosce legate alla diagno-si di malattia non vengano spostate sulla “malattia trapianto”.

Pazienti e familiari, già cimentati con il senso di diversità ed emarginazione legato alla diagnosi di tu-more, vengono a trovarsi in una condizione più peculia-re, difficilmente esprimibile e condivisibile anche con i pazienti non trapiantati, che attinge al misterioso pro-cesso di rinascita che avvie-ne grazie alla donazione e quindi al trapianto.

"Sostituire ciò che è di-strutto e cancellare il pas-sato della malattia rappre-senta infatti, per molti pa-zienti il passaggio ad una nuova vita; ma l’esperienza della rinascita con una par-te del corpo di un’altra per-sona spesso obbliga il pa-ziente ad interrogarsi sulla propria individualità, sia biologica che spirituale".

Alla luce di ciò, è imma-ginabile il disagio che attra-versa un malato che debba affrontare e superare da solo questi momenti desti-nati a segnare per sempre la sua vita e quella dei suoi familiari: proprio per que-sto l’intervento dello psico-logo è tanto prezioso.

Desidero ringraziare personalmente la Dotto-ressa Laura Gangeri per il suo impegno e per le ener-gie che quotidianamente dedica a questo importan-te progetto di accompa-gnamento.

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L’EQUILIBRIO L’EQUILIBRIO Dario

Rovati, dottore in Scienze Motorie e Massofisioterapista ci spiega che:

di Dario Rovati

Credo che ad ognuno di noi, sia capitato almeno una volta di interrogarsi sul pro-prio stato di salute e questo è importante perché ci fa capi-re quanto ci vogliamo bene.

Ma è anche vero, e lo sappiamo benissimo, che la medicina tradizionale, proprio perché scienza recente ri-spetto ad antiche “ cono-scenze alternative” datate più di tre mila anni fa, ha ancora qualche limite.

Per esempio, la preven-zione è fatta di consigli ali-mentari e di stili di vita che sono generici e frutto di stati-stiche; ma come possiamo sapere se quello che faccia-mo rappresenta il nostro ide-ale?

Tutti uguali eppure tutti

così diversi; questo siamo noi. Beh, esiste un sistema per conoscerci meglio e con-siste nell’imparare ad ascol-tarci.

Il nostro corpo parla in continuazione ed usa un lin-guaggio molto chiaro e preci-so. Tutto sta nel conoscerlo.

Noi viviamo grazie alla omeostasi, ovvero all’ equili-brio e tutto ciò che varia que-sto stato, crea reazione da parte dell’intero organismo, che servono per farci cresce-re o per avvisarci che qualco-sa non funziona nel migliore dei modi.

Nel 1964, un medico statunitense, il Dr. George Goodheart, ha iniziato a codi-ficare questo “linguaggio” corporeo, chiamandolo Ap-p l i e d K i n e s i o l o g y (kinesiologia applicata) ed è una tecnica incredibile che integra conoscenze recenti con altre tramandate da civil-tà antichissime e a tutt’oggi stupisce per le infinite poten-zialità ancora da scoprire.

Da un libro di G. Goodhe-art: “La kinesiologia applica-ta” si basa sul fatto che il linguaggio del corpo non mente mai. Il corpo cura se stesso in modo sicuro, con-creto, razionale ed osservabi-le.

Il “guaritore interno” può essere compreso ed avvicina-to. Gli uomini possiedono un potenziale di guarigione costi-tuito dall’ intelligenza innata dell’ organismo e dall’ omeo-stasi fisiologica della struttu-

ra del corpo. Questo potenziale di gua-

rigione, talvolta nascosto e latente, aspetta semplice-mente di essere sviluppato e portato alla luce dalla mano, dal cuore e dalla mente di una persona che si sia a ciò preparata: questa è una pre-rogativa naturale dell’essere umano”.

Noi siamo una cosa sola

e credo che se cerchiamo di “curarci” come se fossimo un insieme di compartimenti stagno, ci allontaniamo dalla

verità. Se analizziamo il no-stro equilibrio strutturale, sappiamo che se dalla stazio-ne eretta muoviamo anche un solo dito, tutta la struttura si adatterà alla nuova situa-zione creatasi e questo avvie-ne a tutti i livelli (metabolico, psicologico, organico, etc.).

E come se non bastasse, noi abbiamo un importantis-simo campanello d’allarme, che è il dolore.

Purtroppo, e questa è una critica, in molti casi la medici-na si muove (con la farmaco-logia) per rimuovere la sinto-matologia (che è spesso rap-presentata dal dolore) e non cerca di capire cosa sta real-mente accadendo ad un es-sere umano.

Facciamo un esempio

banale e comune: una lom-balgia o lombosciatalgia co-me è trattata abitualmente?

Antinfiammatori, miori-lassanti, trattamenti fisiotera-pici elettromedicali ( ionofore-si, tens, etc.), ma la domanda è, perché?

Beh, che voi ci crediate o no, se ascoltiamo altri “ sug-gerimenti alternativi”, po-tremmo scoprire che un mal di schiena recidivo, potrebbe essere frutto di un problema (più o meno importante) al muscolo ileopsoas che ha un ruolo fondamentale sull’ e-quilibrio di tutta la colonna vertebrale e che questo mu-scolo è associato ai reni (Applied Kinesiology ed altre tecniche), il che potrebbe farci capire che forse il nostro corpo ci sta dicendo qualcosa di preciso tipo “bevi di più”, oppure hai della renella.

Banale? Semplicistico? Inaccettabile? Può darsi; ma l’uomo è giunto sino ai giorni nostri senza paracetamolo e simili! Forse quest’esempio,

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non del tutto campato per aria, può non essere accetta-to dalla nostra cultura o dalla nostra società per problemi nostri, ma la verità è molto più vicina e semplice da sco-prire di quanto possiamo immaginare.

Siamo noi a complicare le

cose, ma le cose sono sem-plici! Il dolore è un nostro alleato importante sotto ogni aspetto, anche psicologico.

Un momento di tristezza o di malessere emotivo, sono sinonimo di qualcosa che non va e occorre fermarsi, chiedere a chi di dovere di

insegnarci a capire anche questa forma di linguaggio e ascoltare quello che la nostra mente od il nostro cuore vo-gliono comunicarci.

Ho lavorato per pochi anni in un reparto di rieduca-zione funzionale di una azien-da ospedaliera e spesso ho sentito diagnosticare, come cause di vari dolori, forme depressive.

Frase tipica: “Ha mal di schiena perché è depressa”; ma forse anch’io se mi alzas-si la mattina e mi coricassi la sera, dormendo poco per colpa di un male qualunque

forse, ripeto, diventerei de-presso; non credete?

Quindi non saprei quale delle due diagnosi è la più “semplicistica ” …

Voi cosa ne dite? L’essere umano è costitu-

ito da una parte strutturale (ossa, muscoli, ecc), una par-te metabolica (od organica o interna, …) ed una psicologi-ca ed ognuna può influire sulle altre.

E’ fondamentale rispetta-

re questa “triade della salu-te”.

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Lettera all’Amico Fratello mio l’esperienza del “ricevere” dagli occhi di chi ha “ricevuto”

Caro amico fratello mi-o, mi è stato chiesto di scrivere i miei pensieri che a te rivolgo.

Questo scritto avrebbe potuto essere intitolato, mi è stato detto, “lettera ad uno sconosciuto“. Ma nessuno poteva sapere cosa mi si stava chieden-do. Una cosa che mi costa dura fatica, perché mi fa sciogliere in un mare di lacrime.

Una cosa per me, diffi-cile da esprimere per i-scritto, in quanto si tratta di argomento e di senti-menti molto personale ma principalmente, perché quando penso a te mi prende un gran smarri-mento e tanta commozio-ne.

Sono certo, tuttavia, che in questo tu mi aiute-rai.

Dialogare assieme in

modo così diretto, mi ripor-ta la mente a quei primis-simi giorni della mia nuova vita. Perché, tu lo sai, io sto vivendo una nuova vita da quasi tre anni ormai.

E mai potrò cancellare dalla memoria i meravi-gliosi e stupendi momenti del mio rinascere allor-quando, in sala di rianima-zione, presi coscienza del ritorno alla vita in modo del tutto incredibile e fuori dalla realtà.

E’ un fatto talmente bello, singolare e significa-tivo, che sarei tentato di custodirlo gelosamente dentro di me. Ma il farlo conoscere, forse potrà essere di aiuto e di confor-to a quanti sono in trepi-dante attesa di vivere una esperienza come la mia.

Caro amico fratello mi-o, non è semplice dare un’idea abbastanza credi-bile di ciò che accadde in quella sala di rianimazio-ne.

E tu, ne sono certo, sai com’è andata. E’ stato come uno strano sogno, ma per me, ne sono molto convinto, si è trattato di una realtà fuori dalla real-tà. Una realtà dove io non c’ero per niente, non mi vedevo!!! Probabilmente era il tuo “ Habitat” Sicura-mente il “Cielo”.

Un profondo silenzio dava il senso dell’Eternità. Appariva un immenso az-zurro bellissimo, troppo bello, di una limpidezza nitida ed omogenea.

Nel bel mezzo di quel cielo colorato si è formata improvvisamente, nel si-lenzio più assoluto e quasi come un dipinto, una sca-la fatta di nuvolette abba-stanza ristrette, compatte e ben definite che forma-vano i pioli e le due barre laterali.

Il mio sguardo (di un soggetto che non c’era) si posò sul primo piolo in alto, poi al rallentato-re,passò sul secondo, sul terzo, e così via di seguito sui successivi gradini, ac-celerando in velocità nel movimento verso il basso, come il rimbalzo di una palla che cadendo dall’alto salta per terra un buon numero di volte in modo sempre più veloce e ravvicinato, fino a che si ferma.

Non ebbi il tempo di

contare i gradini “osserva-ti“, perché la velocità di caduta andava aumentan-

do sempre più. Credo che in tutto sia-

no stati circa sette od otto. “Toccato o meglio visto l’ultimo gradino, aprii gli occhi, vidi il soffitto della sala in cui “vissi” la realtà precedente. Prima vedevo verso nord, dopo mi ritro-vai girato a sud.

E’ superfluo il discutere

dove è avvenuto il nostro incontro! Io, ti ho raggiunto li, in quel Silenzio siderale, in quell’azzurro infinito dove Tutto è Pace ed Eter-nità.

Dove mi è stato con-cesso di poterti raggiunge-re, ne sono certo, credo sia il luogo, dove ognuno di noi prima o poi sarà chiamato a vivere sempre.

Sarebbe troppo lungo il

raccontare del seguito della mia permanenza in sala di rianimazione. Ri-cordo tutto, anche i minimi particolari. E non è questo che mi crea difficoltà nello scriverti. Ma il seguito, che riporta la mia mente ai primissimi giorni di degen-za nel nostro reparto.

Sono stato molto “fortunato” … aiutato … benedetto, non saprei co-me definirmi, perché non avevo nessun tipo di dolo-re ed anche la prima notte con la macchina a fianco gremita di sacche e flebo che ronzava in continua-zione, non mi dava alcun disturbo.

Ma il mio pensiero cor-reva inevitabilmente verso di te. E come nel momen-to in cui sto scrivendo, sentivo e sento quel solito fiume di lacrime salirmi

(Continua a pagina 17)

di Silvio Chiappin

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agli occhi. Mi prendeva una gran-

de commozione e dovevo sforzarmi per non essere travolto da ciò che mi suc-cedeva. E’ difficile spiega-re quello che si prova!

Un senso di grande

smarrimento perché si vive una realtà unica, irri-petibile, improponibile. Uno sconfinato senso di riconoscenza che è senso di…. Amore, che non si sa da dove parta e dove arri-vi. Se parta da te o da me, perché, vedi, tu ed io sia-mo una cosa sola. Io sono vivo, perché tu sei vivo e sei in me stesso!!! E’ uno strano mistero questo! E’, per me, il mistero della vita che è sempre dono, ma che a me ed a tante altre persone come me, è stata donata due volte.

Che strana realtà mai è

questa? Perché io ho avu-to questo privilegio di na-scere e vivere due volte? Tu, caro amico fratello mio, perché così ho comin-ciato a chiamarti fin dai primissimi momenti in quel letto della seconda stanza del reparto, tu oltre che fratello, mi sei padre e madre ad un tempo, ma anche figlio, sorella … tu sei me stesso, perché mi consenti di continuare a vivere e rivivere questa grande e meravigliosa av-ventura che è la vita.

Staremo sempre assie-me Accompagnerai i miei passi, condividerai le mie gioie ed i miei momenti difficili, ma sarai sempre con me. Un fedele compa-gno per il resto dei miei giorni. Il tuo dono d’amore,

vedi, è così grande, gran-de, che per certi versi cre-do, e non penso di dire una cosa sconveniente, si possa paragonare al sacro mistero dell’Eucarestia.

Quel donare la propria vita per aiutare o meglio per salvare la vita dei pro-pri simili, mi pare si avvici-ni tanto ad un “donare la vita” che ha del divino. Proprio come tu hai fatto con me e posso credere con altri fratelli che, in quella notte, forse hanno condiviso la mia stessa esperienza. E non si realiz-za in tal modo quella Co-munione che riassume in se, tanti aspetti del sacro e dell’amore divino? E ad un dono così grande come si può corrispondere? Co-sa si deve fare?!

Non so rispondere. Mi

trovo impotente, debole e incapace. Vorrei fare tante belle cose! Ma non so ne-anche da dove comincia-re! E per questo, spesso, sono preso dallo sconfor-to. Io sono religioso e tu lo sai. Posso solo pregare. Pregare per ringraziarti. Pregare per la tua fami-glia. La tua Famiglia! Mi domando spesso chi hai lasciato! Se sei padre, ma-dre, figlio, fratello, sorella, marito… Vorrei forse cono-scerli, per dir loro queste cose ed altro. Per loro, io torno ad essere te stesso, figlio, genitore, coniuge, fratello.

Vorrei poter loro lenire almeno in minima parte la sofferenza per il distacco. E questo mio messaggio di infinita gratitudine e riconoscenza. Ma so an-che che questo è poca

cosa e per questo mi sen-to tremendamente ed infi-nitamente debitore. Ora che ti ho detto e scritto queste cose, devo anche farti sapere che il mio ani-mo è più sereno e solleva-to. Tu mi conosci e capisci e, certamente per questo, come speravo mi sei stato di grandissimo aiuto.

Ricorderò sempre le

tante volte in cui ho dovu-to sforzarmi con determi-nazione per allontanarti dai miei pensieri, per non lasciarmi travolgere da quello sconfinato senso di riconoscenza per il tuo dono, ma anche dallo sconfinato senso di dolore per il vuoto che hai lascia-to nei tuoi Cari, che ades-so sono anche i miei Cari. Ora comincio ad essere abbastanza convinto che con il tuo aiuto riuscirò a superare questo lungo periodo, durante il quale mi è stato spesso difficile il ritrovarmi a parlare con te in modo sereno e diste-so. E anche per questo e di questo ti voglio ringra-ziare.

Caro amico fratello mi-

o. E’ così che continuerò a chiamarti! Abbiamo fatto una lunga chiacchierata. Sto veramente bene assie-me a te, perché la mia vita si svolge normalmente senza problemi particolari. Tu per me non sei proprio uno sconosciuto, anzi! Sei e resterai il caro amico fratello mio di tutti i giorni che verranno, fino a che non ci ritroveremo in quel meraviglioso silenzio side-rale, dove Essere è un infi-nito limpido azzurro, che

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TestimonianzeTestimonianzeTestimonianze

Persone che si raccontano

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Sono volontaria di Pro-meteo, mi sono dedicata

a questo volontariato per aiutare con qualche parola di conforto le persone sofferenti. Mi sono inse-rita abbastanza bene in quest’attività, anche se non ho mai sofferto direttamente di malattie delle quali sono a con-tatto con il volontariato.

Ci sono dei momenti che si soffre a vedere determinate cose, ma sono quelle che nella vita aiutano a continuare a vivere. Spero di continuare quest’attività fino quando potrò: imparo molte cose e conosco moltissime persone, ognuno con il suo modo di vedere e vivere.

Nadia Pini

E il ricordar m’è dolce… Dieci anni, dieci lunghi

anni di vita regalatemi da qualcuno che non ho mai conosciuto.Se è vero che i sentimenti sono uno spontaneo moto dell’animo che sopravanza sempre il pensiero razionale, ebbene il sentimento di gratitudine che si prova per la persona che, con un unico e irripetibile gesto, ti ha permesso di poter ancora assistere ogni mattina al sorgere del sole ed ogni sera al levarsi della luna, non può che essere anch’esso unico (non singolo, ma suprema rarità) ed assoluto e rappresenta anche la perfetta metafora della tua esperienza.

Ed allora, spesso mi sono chiesto se può essere considerato “normale” il provare un senso di pacata serenità se non addirittura di “piacere” il ricordare e il rivivere la traumatica esperienza di essere stato sottoposto ad un

t r a p i a n t o . S a r à f o r s e l’inconsapevole consapevolezza di costatare che sei stato così prossimo a diventare un ricordo negli altri, consapevolezza che ti permea e ti pervade senza aver-ne contentezza che ti permette di avere una visione, colorata di rosa, di tutto quanto ti è accadu-to. Allora capisci che no tutto ciò che è rappresentato come dolo-re è male.

Allora ricordi con affetto il sorriso delle infermiere e infer-mieri, la loro sollecitudine, il loro “quasi” innamoramento nei momenti del tuo massimo biso-gno, con la condivisione della tua sofferenza. Nei ricordi tutto diventa superlativo. Ed allora dai un senso ai patemi ed alle preoccupazioni dei tuoi cari che giorno dopo giorno soffrivano con te e forse più di te. Ed allora comprendi la tensione dei medi-ci che, non solo per la loro pro-f e s s i o n e , t i f a v a n o e s’impegnavano per te e con te fino allo strenuo, affinché tu ce la possa fare.

Tutto ciò ti riconcilia con il mondo circostante e dà la ri-sposta al folle interrogativo: “ perché ciò è accaduto pro-prio a me?” che, credo, tutti noi trapiantati ci siamo sempre posti ed al quale non avevamo mai avuto modo di dare un’ esaurien-te e soddisfacente motivazione.

Il credente trova risposta nella prova che l’Onnipotente gli manda e nel Suo salvifico intervento. Il laico trova rispo-sta nella scienza; anche se è poco consolatorio costatare che entrambe le risposte non soddi-sfano, ne potrebbero, coloro che, per avverse circostanze, non possono più darne alcuna, per-ché entrambe si sono esaurite e disciolte nel concetto dell’umana caducità.

Ed allora ecco che non è più insensato il ricordare dolcemen-te tutte le traversie, i dolori e le sofferenze che si sono dovute sopportare, perché è solamente con esse e attraverso di esse che si è felicemente approdati al lido della vita, …. Di una nuova vita.

E da tali riflessioni sorge dall’intimo, istintivo e spontaneo, un supremo grazie, che tutti coinvolge e tutti abbraccia, dal Buon Dio e giù giù fino all’ultima persona, amica o semplice cono-scente, che ti è stata vicina in quel momento.

Concludo consegnando un caloroso Augurio a tutti coloro che stanno camminan-do sul viale che porta al tra-pianto. Abbiate fiducia e corag-

gio. Noi tutti trapiantati parteg-giamo e siamo con voi.

Claudio Lucio

Il mio nome non ha impor-

tanza, l’importante è che sono uno dei tanti che in questi ultimi mesi hanno avuto la fortuna e il dono di un fegato.

L’esperienza che ho vissuto, come credo anche gli altri è un fatto che mi ha segnato e che resterà indelebile nel mio animo. Il primo impatto nel sapere dai medici che avevo un tumore fu d’incredulità e di rifiuto nell’ accettare questa malattia così terribile.

Io che avevo vissuto fino a quel momento in modo fatuo, pensando solo di godermi la vita, mi ritrovavo neo modo più duro a contare quanto mi rimaneva di questa. Certo, chi non è mai venuto a contatto con questa realtà non può capire quel senso di non vivere, la disperazione della persona interessata.

Tutto questo è durato fino alla famosa, desiderata telefona-ta: si era trovato l’organo compatibile. La gioia che ho provato dopo l’intervento è stata grande, ero ritornato a vivere, potevo fare progetti per il mio

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domani. Dopo tre mesi dal tra-pianto posso valutare in modo più calmo quanto è accaduto. Ho imparato a conoscere più a fondo i miei famigliari, ap-prezzare il bene che mi vogliono palpabile in ogni attimo che mi sono vicini. Ho potuto sentire e vedere quante persone mi vo-gliono bene, molte di più di quel-le che pensavo, che m’ incitava-no a guardare in avanti. Se ho ritrovato la vita lo devo anche all’équipe di medici d’ ecce-zionale bravura, ma soprattut-to devo ringraziare quei famiglia-ri che nel modo più disinteressa-to mi hanno fatto dono di tanta preziosità.

Il solo modo per ringrazia-re di tutto questo è “ vivere”, vivere per testimoniare che tanta bontà non è stata sprecata e cercare di aiutare e incoraggiare tutti coloro che stanno per af-

frontare un intervento così im-portante.

Luigi Vasini

Mi chiamo Giuliano Gobbi,

ho 47 anni e sono stato trapian-tato il 19 ottobre 2001.

Nel 1999, ho scoperto da un semplice esame del sangue, d’essere affetto da epatite “B” e che il fegato era già in cirrosi. Da allora la mia vita è cambiata, attenzioni, riguardi nel mangiare e nel bere perché i medici dell’ospedale S. Gerardo di Mon-

za mi avevano detto che c’era qualcosa che non andava nel fegato. Dopo ulteriori accerta-menti Tac, biopsie, risonanze ecc. mi hanno informato che avrei dovuto affrontare un inter-vento chirurgico per asportare un nodulo nel fegato che poi si è rivelato un carcinoma epatocel-lulare di natura maligna.

Dopo pochi mesi si è ripre-sentato un altro piccolo nodulo, a questo punto ho avuto un col-loquio con l’Epatologo che mi ha detto chiaramente che, vista la mia giovane età e che, a parte il fegato ero una persona comple-tamente sana e che praticavo sport (corsa, bicicletta) la soluzio-ne di tutto sarebbe stato un trapianto di fegato e mi ha consigliato saggiamente di rivolgermi all’Istituto naziona-le dei Tumori di Milano pres-so l’équipe del dott. Mazza-ferro.Questa è stata la mia for-tuna, perché dopo ulteriori ac-certamenti, visite, termoterapie mi hanno messo in lista d’attesa. L’attesa è durata 10 mesi.

Accettare di fare il trapianto al momento non è stato sempli-ce perché avevo paura che qual-cosa non andasse bene e per-ché io stavo bene, continuavo a fare sport e una cosa così gran-de non me la sarei mai aspetta-ta. A questo punto ho cono-sciuto la dott.a Laura Gangeri che con molta professionali-tà mi ha aiutato a superare questo lungo periodo d’ansia (prima e dopo il trapianto).

Ancora oggi che sono pas-sati quattro mesi dal trapianto e che tra qualche giorno rientrerò in ospedale per togliere il Kehr, mi incontro ogni tanto con lei.Quest’esperienza mi ha inse-gnato tante cose ad esempio

vedere la vita più in profondi-tà, il valore che ha, perché fin che si sta bene non si capi-sce quanto è grande.

Ringrazio tutte le persone che mi hanno aiutato, medici, infermieri e i volontari dell’ asso-ciazione Prometeo che mi sono stati vicini durante la degenza in ospedale. A questo proposito penso che in futuro dedicherò anche io un po’ del mio tempo al volontariato per aiutare le perso-

ne che soffrono di questa malat-tia.

Giuliano Gobbi

Il mio nome è Antonella, ho

24 anni sono una ragazza di Padova, mi sono diplomata quest’estate, ad Ottobre mi sono iscritta al 1 anno di Scienze della Formazione all’Università della mia città. La mia vita prosegue tranquilla come quella di tutte le ragazze di oggi, ma un tempo non è stato sempre così. E allora la mia mente inizia a ricordare quei brutti momenti che adesso vi racconto.

Cinque anni fa casualmente facendo un esame di normale routine, il medico si accorse che le cose non erano del tutto nor-mali, confrontando, infatti, gli altri esami da me svolti arrivò ad una brutta conclusione. Ero affetta da un tumore al fegato

(Continua a pagina 20)

Persone che si

raccontano

Page 20: Prometeo Informa 01

Pagina 20

senza sapere da dove fosse il focolaio iniziale. Pensate solo ad avere 20 anni e sentirsi dire dai medici questo re-sponso, non mi pareva vero che toccasse proprio a me, mi sembrava di vivere un incubo e mi chiedevo perché proprio a me. Tante volte ci chiediamo

perché avvengono queste cose e in quei momenti mi sono data una risposta che era “perché io possa crescere ed essere contenta delle piccole gioie quotidiane che la vita ti of-fre”. Così incominciai la mia avventura come capita a perso-ne come me, l’entrare ed uscire da numerosi ospedali. La mia fortuna è stata nell’aver in-contrato un medico che si è preso a cuore il mio caso e ha preso la decisione di ope-rarmi per trovare il focolaio iniziale che mi ha asportato chirurgicamente. Il decorso postoperatorio è andato bene infatti ho potuto trascorrere il Natale in famiglia. Dopo le va-canze natalizie per me è comin-ciato un periodo molto duro, infatti i medici mi aveva sottopo-sto ad una serie di trattamenti forti per una ventenne. Dopo 6 mesi sono ritornata a Milano per le normali visite di controllo.

I medici non contenti mi hanno ricoverato di nuovo per una serie di esami e di verifiche. Dagli esami risultava che l’unica soluzione terapeutica era: il trapianto di fegato. Quando mi hanno riferito il loro parere non riuscivo a crederci. Pensavo di essere stata bene-detta da Dio perché in quel momento mi ha dato la possibili-tà di avere una seconda oppor-tunità di vita.

Devo dire che l’attesa è stata snervante e ogni volta che squillava il telefono pensavo che fossero i medici che mi diceva-no di avere trovato il fegato compatibile al mio. Io sono stata fortunata perché ho aspettato solo 2 mesi. Eseguito l’ interven-to perfettamente riuscito iniziò la lunga convalescenza prima a Milano e poi a casa mia. Non ho potuto subito riprendere una vita normale perché tutti i miei pensieri erano rivolti a quello che mi era successo. Solo dopo alcuni mesi posso dire che c’è stata una svolta nella mia vita. Infatti, ho frequentato un corso di computer che mi ha aiutato molto e mi ha stimolato a ripren-dere gli studi.

Così sono riuscita a prende-re l’attestato come operatrice informatica. Per tanti forse que-sto non vuol dire nulla ma per me era un traguardo molto importante per riacquistare fiducia in me stessa. Infatti a settembre dello stesso anno mi sono riscritta alla scuola supe-riore per terminare gli studi. Dopo 1 anno sono riuscita a prendere il diploma e adesso sono un’ educatrice per l’infanzia. Mi pareva di toccare il cielo con un dito perché ero riuscita a soddisfare il mio desi-derio, quello di diplomarmi.

Ottenuto questo dovevo pensare a cosa fare della mia vita ma non ero più da sola perché avevo conosciuto una persona molto speciale per me, Andrea. La mia vita incominciò a salire nuovamente dopo quel terribile evento che mi colpì a 20 anni. Adesso a 24 anni sono diplomata, iscritta all’università e con accanto una persona pronta a morire

per la mia felicità e ad af-frontare insieme a me tutte le difficoltà per vedermi se-rena. Mica male per una venti-quattrenne che ha vissuto tutta questa storia e che era stata giudicata incapace di conclude-re qualcosa di serio nella sua vita…. Certe malelingue…!

Adesso spero di aiutare voi, a riflettere, a trovare la forza e la soluzione più giusta per affrontare la malattia e la guarigione. Non abbattetevi alla prima difficoltà e reagite anche quando vi sentirete deboli. Cre-do che il regalo più bello alle persone che mi hanno curato sia quello di vedermi tornare a vivere pienamente. Dopotutto sotto quel camice verde si na-sconde sempre un cuore che ha sentimenti, che piange e ride come noi, forse un giorno da qualche parte del mondo ci incontreremo per scambiarci nel nostre esperienze. Spero che questo possa avvenire presto.

Spero di avervi aiutato.

Antonella Franco

([email protected])

“Aspettiamo le Vostre e-mail

al seguente

indirizzo infopromteo-hepl.it

Page 21: Prometeo Informa 01

Pagina 21

“Prometeo

è sempre pronta ad aiutare ed

ascoltare gli altri.

Telefona al numero

02.2390.2878

e mettiti in contatto con

noi”

“Prometeo

è sempre pronta ad aiutare ed

ascoltare gli altri.

Telefona al numero

02.2390.2878

e mettiti in contatto con

noi”

Page 22: Prometeo Informa 01

Le feste hanno la-

sciato delle macchie

o degli aloni di cera sul

marmo?

Bagnate un osso di sep-

pia e passatelo più volte

sciacquando abbondan-

temente.

Per rendere più sa-

poriti i funghi secchi

invece di metterli a ba-

gno nell’acqua immer-

geteli nella birra.

Gli oggetti di argento

quali bracciali, colla-

ne ecc. resteranno ben

puliti e brillanti immer-

gendoli nel succo o nel-

la polpa di melone.

Le macchie di piog-

gia sulle scarpe di

camoscio vanno rimos-

se con un panno inumi-

dito con aceto bianco.

Lo sapevate che …..Lo sapevate che …..Lo sapevate che …..

SPIGOLATURESPIGOLATURESPIGOLATURE

“Secondo la psicologa britannica Doreen Virtue, il richiamo di un cibo piuttosto che un altro rivela sentimenti e preoccupazioni: desideriamo avo-cado e le patatine quando ci sentiamo stressati, cioccolato per lenire pene d’amore, pollo arrosto quando proviamo il bisogno intenso di tornare all’amore dei genitori; frutta morbida se siamo stanchi o impauriti; krapfen quando abbiamo voglia d’allegria; frittata per sfuggire alle nostre responsabilità; toast col burro quando proviamo un desiderio di fuga gene-ralizzato.”

“Negli anni cinquanta, al Casinò, Re Faruk era impegnato in una partita di poker. Dopo una serie di rilanci, il suo avversario dichiarò un full d’assi. Il so-vrano, tra un morso e l’altro a quelle frittatine di cipolle di cui era ghiotto, re-plicò con un sorriso soave “poker di Re” e allungò le mani sul piatto, senza degnarsi di mostrare il suo punto superiore. Non scoprì le carte, anzi le me-scolò nel mazzo. Il croupier e gli altri giocatori si guardarono sbalorditi. Il rivale sconfitto, intimidito, guardò con amarezza il suo denaro che se ne andava via.”Il sorriso di Faruk divenne un ghigno. “Parola di Re” disse.” La saggezza è il bene più grande della mente dell’uomo. La filosofia è amore e desiderio di saggezza.

(Seneca)

La vita non è una “corta candela”. E’ una splendida torcia che voglio far ardere quanto più possibile prima di passare alla generazione futura.

(George Bernard Shaw)

Perché il Buon Dio ha creato la donna per seconda? Perché non voleva consigli mentre creava l’uomo.

(Anonimo) Avere successo, essere felici, è possibile a patto di credere nella capacità di farcela.

(Alan Loy Mc Ginnis)

Pagina 22

Notizie da tutto il

mondo

CuriositàCuriosità da tutto il

mondo

di Marisa Magnano

Page 23: Prometeo Informa 01

Pagina 23

La Pasqua é passata… ma nell’Isola di Pasqua ...

...A circa quattromila kilometri dalle coste del Cile, sul Pacifico, c’è un’isola che i suoi abitanti chiamano Rapa Nui, ma conosciuta in tutto il mon-do come Isola di Pasqua.

Si chiama così perché l’europeo che vi sbarcò per primo, l’ammiraglio olande-se Roggeveen, scelse il giorno di pasqua del 1722.

L’ammiraglio oltre a scoprirla, si accorse di ciò che ancora tuttora rappre-senta il più grande enig-ma di tutti i tempi: le scul-ture monolitiche che simbo-leggiano l’esistenza di una remota e misteriosa civiltà,

ritenuta preistorica. Sono le famose sta-

tue di Moai, grandi talvolta come una casa di quattro cinque piani.

Sono pure state trovate in buono stato di conserva-zione diverse tavolette di legno con iscrizioni in carat-teri pittografici, ma nessu-no, a cominciare dagli indi-geni, è riuscito a capirci qualcosa. Infatti, queste tavolette, per gli etnologi, rappresentano il più grande mistero dell’isola.

Appartiene al Cile dal 1888, l’Isola di pasqua è attualmente segnalata qua-le luogo di grande richia-mo turistico.

Page 24: Prometeo Informa 01

“...Il libro di Paolo

Crepet ci fa riflettere

sulla capacità di ascoltare..”

Pagina 24

Einaudi tascabili 2001 130 pp euro 7.75

Non è un saggio volumino-

so e "importante". Non si pre-senta con la sicurezza e la prosopopea di un manuale. È un libro economico e sottile, dall'aspetto "modesto" che nasce dalle riflessioni scaturite dai numerosi colloqui di Crepet con genitori, studenti, inse-gnanti ed educatori.

Ma proprio per questo, e' un testo prezioso, denso di considerazioni ed esperien-ze, che racconta la difficile arte dell'incontro tra generazioni diverse e rappresenta quindi un utile strumento per cono-scere davvero le esigenze dei ragazzi e degli adolescenti.

La domanda che percorre tutto il testo e': "Conosciamo davvero i nostri figli, ci inte-ressiamo seriamente a loro, o dobbiamo imputare anche a noi quei difetti che tanto "scarichiamo" sugli adolescen-ti: immaturità, egoismo, irre-sponsabilità?".

Secondo Crepet, molti geni-tori e educatori hanno perso il senso della propria funzione e fraintendono sempre più il significato di termini come maturazione, preparazione alla vita, indipendenza. Il fatto di

offrire una scuola elitaria, com-petitiva, a tempo pieno, può sembrare loro il migliore modo possibile per facilitare i ragazzi nella crescita mentre non si rendono conto che, invece, non solo demandano ad altri ciò che non hanno più vo-glia di insegnare loro stes-si, ma che deresponsabilizza-no i bambini e i ragazzi, privan-doli di quella parte della giorna-ta dedicata al gioco autonomo, all'attività sportiva " autogesti-ta" (piscine, campi sportivi prevedono ormai sempre un allenatore che detta le regole), all'isolamento, spesso neces-sario per una crescita equilibra-ta. Lo psicologo trova che non sia ne' necessario ne' salutare chiedere ai giovani una socie-volizzazione ad ogni costo, una continua interrelazione che non ammette momenti di soli-tudine o di crisi. Egli scrive in-fatti: "Molti adulti non voglio-no capire che isolarsi è spesso indice di maturità, di una crescita particolare e anti-cipata al punto da far sentire a quel bimbo e a quell'adole-scente tutta la banalità della vita dei loro pari".

Crepet fa notare che edu-care è faticoso: bisogna indiriz-zare, coinvolgere, stimolare e anche saper dire di no. Per questo motivo, per alcuni geni-tori, a volte e' più facile "parcheggiare" bambini e ado-lescenti, per non doverli ascol-tare, per non dover rispondere alle loro richieste (spesso non formulate espressamente). È, infatti, difficile abituarli alla paura o all'inesorabile convi-venza con la noia, prepararli ad affrontare l'idea della morte, convincerli con autorevolezza della necessità di un comporta-mento positivo, mentre e' in-dubbiamente piu' facile dire a un bimbo "fai come ti pare". Tuttavia, il genitore che pro-nuncia questa frase (sempre più diffusa), secondo Crepet, non è che un immaturo un po' incosciente, tormentato dai

sensi di colpa per la sua as-senza e la sua distrazione che per "tamponare" queste ca-renze concede ai figli libertà e doni materiali, spesso inutili o dannosi per la sua crescita.

Parallelamente, nel testo vengono denunciati le carenze e i problemi della scuola, che analogamente a quelli pre-senti nella famiglia, causano ripercussioni gravi sull'iter formativo dei ragazzi: partire dall'alta percentuale di abban-dono scolastico per finire alla disorganizzazione personale e collettiva. Secondo lo psicolo-go, anche nella scuola dovreb-be trovare posto la complessi-tà del sociale, comunicata non come una "verità calata dall'al-to", ma come una "conquista dei ragazzi", fatta attraverso la partecipazione e il confronto. Questo dovrebbe avvenire smettendo di premiare la me-diocrità, puntando solo su questa forma di omologazione ("una sufficienza stiracchiata in matematica o in inglese" è più importante di un talento eccezionale in un'altra materia e cercando di stimolare la crescita e realizzazione perso-nale).

Crepet parla dell'importan-za di prevenire, almeno in parte, quella ricerca dell'emo-zione estrema, del pericolo, della vita vissuta "sul filo del rasoio" cui molti giovani si dedicano e di insegnare loro la necessità dell'impegno, del tempo ben sfruttato, dello studio e del lavoro. Crepet crede che le istituzioni pubbli-che e le amministrazioni locali possano fare molto ma che la famiglia non possa delegare tutto all'esterno. E' la famiglia l'entità che deve mettersi di-scussione per prima, riveden-do con senso critico atteggia-menti che non sono corretti, per comunicare ai figli valori e messaggi positivi. Egli osserva infatti che la nostra epoca è, tutto sommato, tra le più felici della storia dell'uomo

Riflessioni sull'infanzia e l'adolescenza Non siamo capaci di ascoltarli (Paolo Crepet)

di Daniela Guarnieri

Page 25: Prometeo Informa 01

Pagina 25

(naturalmente riferendoci ai paesi occidentali e all'Italia in particolare) in quanto non dob-biamo convivere con guerre o epidemie e che questo deve essere comunicato con ottimi-smo ai ragazzi, in modo che apprezzino la loro privilegiata situazione storica e possano avvicinarsi all'idea di "felicità".

L'importante è sempre e comunque comunicare, saper ascoltare affinché il dialogo conduca all'autonomia e alla maturazione dei propri ragazzi poiché: "Amare significa veder crescere, amare la dipendenza è solo esercizio di egoismo. Insegnare autonomia significa dunque educare a vivere".

Dal Libro…

"Vorrei che i tuoi Na-tali non fossero colmi di doni - segnali a volte sfacciati delle nostre assenze - ma di attenzio-ni.

Vorrei che gli adulti che incontrerai fossero capaci di autorevolezza, fermi e coerenti: quali-tà dei più saggi.

La coerenza, mi pia-cerebbe per te. E la consapevolezza che nel mondo in cui verrai esistono oltre alle re-gole le relazioni e che le une non sono meno necessarie delle altre, ma facce di una stes-sa luna presente.

Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnas-se a inseguire le emo-zioni come gli aquiloni fanno con le brezze impreviste e spudora-te; tutte, anche quelle che sanno di dolore.

Mi piacerebbe che ti dicessero che la vita comprende la morte. Perché il dolore non è

solo vuota perdita ma affettività, acquisizio-ne oltre che sottrazio-ne.

La morte è un testi-mone che i migliori di noi lasciano ad altri nella convinzione che se ne possano giova-re: così nasce il ricor-do, la memoria più bel-la che è storia della nostra stessa identità.

Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnas-se a stare da sola, ti salverebbe la vita. Non dovrai rincorrere la mediocrità per riempi-re vuoti, né pietire uno sguardo o un'ora d'a-more.

Impara a creare la vita dentro la tua vita e a riempirla di fanta-sia. Adora la tua in-quietudine finché a-vrai forze e sorrisi, cerca di usarla per contaminare gli altri, soprattutto i più pavidi e vulnerabili.

Dona loro il tuo ven-to intrepido, ascolta il loro silenzio con curio-sità, rispetta anche la loro paura eccessiva.

Mi piacerebbe che la persona che più ti amerà possa amare il tuo congedo come un marinaio che vede la sua vecchia barca al-lontanarsi e galleggia-re sapiente lungo la linea dell'orizzonte.

E tu allora porterai

quell'amore sempre con te, nascosto nella tua tasca più intima".

Page 26: Prometeo Informa 01

Ingredienti:

Kg 1 /1,50 di cosciotto

d’agnello

3 acciughe sotto sale

2 spicchi d’aglio

1 rametto di rosmarino

1 rametto di salvia

5 cucchiai d’olio extra-

vergine

½ bicchiere di aceto

Sale

Pepe

La ricetta in 5 mosse:

Dividete gli spicchi d’aglio in due metà e tene-tevene una da parte, roso-late il resto nell’olio extra-

vergine di oliva caldo, a-vendo cura di non farlo colorire troppo.

Tagliate a pezzi il cosciotto di agnello che deve avere anche una parte di costine e fatelo colorire nell’olio aromatiz-zato a fuoco vivace.

Abbassate la fiam-ma e fate cuocere per cir-ca 40 minuti, salate e pe-pate. Eliminate le lische delle acciughe e sciacqua-te le accuratamente, quin-di spezzettatele.

Lavate le foglie di rosmarino e salvia e pas-satele al mixer assieme alle due metà di spicchi

d’aglio tenuti da parte.

Versate il ½ bicchie-re di aceto in una ciotola, aggiungete le erbe, l’aglio e le acciughe e lavorate con un cucchiaio per dare omogeneità alla salsa. A fine cottura versate sull’ agnello, lasciate evapora-re l’aceto per circa 3-4 minuti e servite in tavola.

“Agnello a modo mio”“Agnello a modo mio”

“Due ricette

dedicate

alla

Primavera”

Pagina 26

di Maria Borghi

Page 27: Prometeo Informa 01

CREMA ALLA FRAGOLA E CREMA ALLA FRAGOLA E

ALLO YOGURTALLO YOGURT

Tempo di raffreddamento:

da 1 a 2 ore.

Lavate le fragole, to-

glietene il picciolo, schiac-

ciatele con la forchetta e

mettetele in una casseruo-

la; aggiungete il succo

d’arancia, lo zucchero e

portate il tutto ad ebollizio-

ne. Lasciate sobbollire dol-

cemente per 1 o 2 minuti.

Fate intiepidire poi

passate la purea di fragole

a con un setaccio dalla rete

fitta.

Ammollate la colla di

pesce in acqua fredda,

sgocciolatela e lasciatela

sciogliere nella purea di

fragole tiepida.

Aggiungete lo yogurt e

il Rum; mescolate e lascia-

te raffreddare.

Al momento di servire,

montate la panna fresca

con la frusta e aggiungetela

quando è ben ferma.

Versate questo compo-

sto in 4 coppe di vetro e

decoratele con le cialde.

Preparate la salsa:

lavate le fragole, toglietene

il picciolo, schiacciatele e

mettetele in una casseruola

con il vino rosso, il succo

d’arancia e lo zucchero;

portate a ebollizione, lascia-

te ridurre della metà a fuo-

co molto lento e passate la

salsa con un colino a rete

fitta.

Quando la salsa è

fredda, versatene su cia-

Dosi per 4 persone:

200 gr. di fragole

succo di 1 arancia

100 gr. di zucchero

5 fogli di colla di pesce

200 gr. di yogurt

2 cl. di Rum

250 gr. di panna fresca

Per decorare:

Cialde

Per la salsa:

100 gr. di fragole

12.5 cl. di vino rosso

succo di 1 arancia

80 gr. di zucchero

Tempo di preparazione: 50

minuti

Pagina 27

Page 28: Prometeo Informa 01

PROMETEO INFORMA Direttore - Vincenzo Mazzaferro

Vice direttore - Laura Gangeri

Redattore Capo - Sandra Maggioni

Comitato di redazione

Marisa Magnano, Luigi De Santis, Maria

Borghi, Orlando Borghi, Claudio De Ciechi,

Marco Bosisio, Francesca Riontino, Nadia

Pini

Hanno collaborato a questo numero:

Dario Rovati, Daniela Guarneri, Simona

Radice, Luca Ghironzi, Silvia Primucci,

Silvio Chiappin

Segreteria - Sebastiana Travalca

Redazione

Via Venezian, 1 - 20133 Milano - Tel. 02

23902878

Fax 02 23903257 - e-mail: info@prometeo-

hep.it

www.prometeo-hep.it

Studio Progetto Grafico

Eleonora Castro - Antonella Gangeri

Impaginazione - Luigi De Santis

Anno 1 - numero 1 - Aprile 2002 - Periodico d’Informazione e di Cultura - Stampato in proprio - Sede: Via Venezian, 1

20133 Milano - tel. 02 23902878 - Fax 02 23903257 - e-mail: [email protected] - www.prometeo-hep.it