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1 PROGETTO WIDE RISULTATI DELLA FASE DI LAVORO 5.1 Identificazione di possibili settori e mercati dell’Area Mediterranea che maggiormente possono contribuire alla crescita degli scambi internazionali e allo sviluppo CNA MARCHE

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PROGETTO WIDE RISULTATI DELLA FASE DI LAVORO 5.1

Identificazione di possibili settori e mercati dell’Area Mediterranea che maggiormente possono contribuire

alla crescita degli scambi internazionali e allo sviluppo

CNA MARCHE

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sommario

- Lo stato di avanzamento dell’Unione per il Mediterraneo

- Le relazioni commerciali tra i Paesi dei soggetti partner

del Progetto WIDE

- Le relazioni commerciali tra Unione Europea, il resto del mondo e i Paesi dell’area MED

- I Paesi focus del Progetto WIDE

Algeria Egitto Israele Marocco Tunisia

Turchia

- Indicazioni su prodotti e mercati

- Buone pratiche e positive esperienze

- Strumenti europei a supporto

dell’internazionalizzazione nell’area MED

- Considerazioni finali

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Lo stato di avanzamento dell’Unione per il Mediterraneo

L’obiettivo di questa fase di lavoro del Progetto è quella di fornire analisi ed informazioni su possibili settori economici e paesi del Mediterraneo rispetto ai quali, con adeguate politiche di sostegno, le pmi possono sviluppare nuove occasioni di business. Il punto di riferimento di questa attività, quando il Progetto WIDE è stato elaborato all’inizio dell’anno 2009, risiedeva nell’accelerazione che era stata impressa ai processi di integrazione economica tra l’Unione Europea e i paesi della sponda del Sud del Mediterraneo. Ci riferiamo all’ accordo di cooperazione, un tempo definito come "Processo di Barcellona" che il 13 luglio 2008 fu rilanciato e ribattezzato Unione per il Mediterraneo (UfM) con la individuazione di sei iniziative prioritarie. Di queste, la sesta, si incentra proprio sul sostegno alle piccole e medie imprese. Le sei iniziative chiave dell’UpM

I. il disinquinamento del Mediterraneo; II. la costruzione di autostrade marittime e terrestri per migliorare le fluidità del

commercio fra le due sponde; III. il rafforzamento della protezione civile; IV. la creazione di un piano comune per l’energia solare; V. lo sviluppo di un'università euromediterranea, inaugurated in Slovenia in June 2008;

VI. Iniziativa mediterranea per lo sviluppo del business con l’obiettivo di assistere le organizzazioni che operano in appoggio alle piccole e medie imprese con strumenti finanziari e assistenza tecnica.

L’Unione per il Mediterraneo però - ad oggi – ha prodotto quasi nulla. A causa della crisi finanziaria che ha stremato molti paesi europei ed in particolare quelli mediterranei e per l’insorgenza della “primavera araba” che ha modificato la realtà politica di Tunisia ed Egitto, e sconvolto totalmente la Libia. La rivolta contro il regime siriano – ancora in corso – rischia di destabilizzare ulteriormente la già fragile situazione del medio oriente.

Le economie dei Paesi europei rivieraschi avrebbero dovuto stimolare la crescita dei Paesi arabi con investimenti su larga scala (le famose autostrade del mare, ad esempio) e attraverso le piccole e medie imprese, ma nessuno dei due tipi di investimento è stato realizzato. C’è stata una paralisi politica nonostante che la Commissione avesse stanziato 100 milioni di euro in tre anni.

L’unica novità, nel corso del 2011, è stata la costituzione del Centro Euro-Mediterraneo di Sviluppo a sostegno delle attività delle Micro e Piccole Medie Imprese nell’Area Euro-Med di cui parleremo più avanti.

Anche nel corso dell’anno 2012 i segnali su un deciso sviluppo dell’UpM sono deboli.

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Nella sua relazione al Parlamento europeo, il 21 maggio 2012, Štefan Füle (Commissario per le politiche di allargamento dell’Unione ) ha ribadito che “i principali obiettivi di una nuova politica di vicinato risiedono in: • fornire un maggiore sostegno ai partner impegnati nella costruzione di democrazie profonde e sostenibile; • sostenere in modo più efficace lo sviluppo economico inclusivo; • rafforzare le due dimensioni regionali della politica europea di vicinato, ossia il partenariato orientale e l'Unione per il Mediterraneo.” Füle ha altresì sottolineato come "Per sostenere il cambiamento democratico, l'Unione europea ha completamente applicato il principio del" more for more ". Nonostante la crisi economica in Europa, i fondi per nostri confinanti è aumentata. • Un miliardo di euro di ulteriore finanziamento a fondo perduto è stato reso disponibile ai partner. • Abbiamo aumentato i massimali di prestito ai paesi partner della Banca europea per gli investimenti per 1,15 miliardi di euro. • E abbiamo esteso il mandato della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) per i partner del sud. Al fine di monitorare rapidamente l'inizio delle attività della BERS nella regione del Sud del Mediterraneo, la Commissione ha concesso 20 milioni di euro per sostenere le azioni di sviluppo del settore privato.” All’attività e alla volontà delle istituzioni europee non sembra però corrispondere un’adeguata e forte iniziativa dei governi dei paesi dell’Unione. Nella riunione del Bureau di presidenza dell'Unione per il Mediterraneo, svoltasi l’8 giugno a Bruxelles, Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo, ha sottolineato che ''in nessun'altra regione del mondo c'e' un'integrazione così debole come nel Sud del Mediterraneo''. Per Schulz, attualmente alla guida dell'Assemblea parlamentare dell'Upm, i governi dei 43 paesi dell'Unione per il Mediterraneo ''non fanno nulla, per questo serve che qualcuno faccia qualcosa: noi ci mettiamo la buona volontà e facciamo piccoli passi, i nostri mezzi sono limitati''. Nessun summit di alto livello in vista quindi, solo un forum per promuovere il dialogo fra i cittadini delle due sponde che si terrà a Marsiglia, nella seconda metà del 2012 o nella prima metà del 2013, organizzata dalla Fondazione Anna Lindh. In questo quadro contrassegnato da incertezze profonde su come procederà il cammino dell’UpM e sullo sviluppo che sarà impresso dai governi insediatisi dopo la “primavera araba”, abbiamo concentrato la nostra analisi su un numero ristretto di paesi della sponda Sud del Mediterraneo:Algeria, Egitto, Israele, Marocco, Tunisia and Turc hia. Sono Paesi che ci sembrano poter segnare una prospe ttiva di maggiore stabilità; quelli con cui i Paesi europei e le aree che concor rono al Progetto WIDE hanno maggiori relazioni¸quelli dove sono anche già in es sere positive esperienze di sviluppo del businnes per piccole e medie imprese. Non ci nascondiamo però, fin da queste note inizial i, come le strutture economiche, la diffusione di micro e pmi tra le due sponde nord e sud del Mediterraneo, siano estremamente diverse; inoltre, la gran parte del bu sinnes riguarda prodotti e categorie merceologiche o programmi di sviluppo inf rastrutturale che richiedono ingenti capitali e strutture complesse di impresa, e riguardano quindi dimensioni d’impresa diverse rispetto a quelle a cui è orienta to il nostro lavoro.

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Esistono però “nicchie” di businnes ed esperienze c he è bene indagare e valorizzare perché possono diventare uno stimolo a processi di internazionalizzazione anche per le pmi. Per imprese di queste dimensioni una più decisa vol ontà dei governi e una più forte azione del complesso delle istituzioni della UE è c omunque determinante per favorirne o meno lo sviluppo.

Le relazioni commerciali tra i Paesi partner del Progetto WIDE

Per concludere questa prima valutazione vogliamo infine richiamare l’attenzione sul dato più evidente che emerge dall’approfondimento sulle relazioni di commercio internazionale dell’area mediterranea, anche considerando i soli 4 paesi che compongono il partenariato del Progetto WIDE: - il volume maggiore degli scambi in entrata ed in uscita si realizza tra paesi MED o comunque all’interno dell’UE; - emerge prepotentemente il peso della Cina soprattutto sul versante dell’import. Questa è la situazione in estrema sintesi, rinviando alle allegate relazioni dei partner di progetto per gli opportuni approfondimenti e considerazioni Per la Grecia , sul versante delle importazioni, la Germania si è confermata nel 2011, il principale interlocutore . Seguono la Russia (grazie al forte incremento delle vendite di petrolio, gas e derivati) e l'Italia. Al quarto posto la Cina precede Paesi Bassi e Francia. La Spagna è al decimo posto. Sul versante delle esportazioni greche verso il resto del mondo il principale cliente è stato l'Italia. Seguono: Turchia, Germania e Cipro. Più del 65% delle esportazioni francesi sono destinate al mercato europeo con la Germania primo mercato di sbocco. La Spagna ha perso la terza posizione nella classifica dei partner francesi all'export a favore del Belgio mentre l'Italia mantiene la sua posizione di secondo fornitore storico del mercato francese. Sul fronte delle importazioni, la Germania è anche il primo fornitore storico della Francia. La Cina afferma sempre di più il suo ruolo poiché è divenuta il secondo fornitore assoluto (a scapito dell’Italia) e, limitatamente ai beni di consumo, le attrezzature elettroniche e la meccanica, il primo fornitore. L'export spagnolo verso il mondo ha avuto nel corso del 2011 un incremento dell'11% superiore a quello delle vendite dirette all'UE (+ 5,8%) con positive performance su tutti i continenti. I principali clienti della Spagna sono stati nell'ordine: Francia, Germania, Portogallo, Italia e Regno Unito. Le importazioni spagnole provenienti dall'UE, principale fornitore della Spagna segnano una crescita di due decimi rispetto al 2010 mentre quelle provenienti dall’Asia, Nord e Sud America hanno incrementi a due cifre. Il 55,8% delle esportazioni e il 53,3% delle importazioni dell’Italia sono destinate o provengono dall’Unione Europea. Germania, Francia e Spagna sono ai primi tre posti sia delle merci in uscita che di quelle in entrata. La Turchia ha un peso del 2,6% del totale export e dell’1,5% dell’import. L’area del Nord Africa pesa rispettivamente, nel suo complesso, del 2,9% e del 4,5%.

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Altre informazioni sui volumi commerciali e sugli investimenti diretti tra i paesi partner del Progetto WIDE sono ricavabili dai contributi specifici elaborati da CCINCA (Francia); da Region of Central Macedonia (Grecia); da CECA e County Council of Granada (Spagna), contributi che è possibile esaminare nel testo in lingua inglese.

Le relazioni commerciali dell’Unione Europea con il resto del mondo

Prima di analizzare i Paesi definiti come focus di questo lavoro è opportuno considerare un quadro del complesso delle relazioni commerciali dell’UE con i singoli Stati e con altre aree del mondo.

Eu trade with main partners (2011)

The Major Imports Partners The Major Exports Partners

Rk Partners Mio euro % Rk Partners Mio euro % Extra EU27 1.683.931,0 100,0% Extra EU27 1.531.122,0 100,0%

1 China 292.070,9 17,3% 1 United States 260.566,8 17,0%2 Russia 198.178,2 11,8% 2 China 136.216,9 8,9%3 United States 184.141,2 10,9% 3 Switzerland 121.690,6 7,9%4 Norway 93.528,7 5,6% 4 Russia 108.448,9 7,1%5 Switzerland 91.204,1 5,4% 5 Turkey 72.587,6 4,7%6 Japan 67.444,8 4,0% 6 Japan 48.970,3 3,2%7 Turkey 47.588,4 2,8% 7 Norway 46.531,0 3,0%8 India 39.256,9 2,3% 8 India 40.419,4 2,6%9 Brazil 37.751,6 2,2% 9 Brazil 35.729,7 2,3%

10 South Korea 36.057,0 2,1% 10 United Arab Emirates 32.614,2 2,1%11 Saudi Arabia 27.933,3 1,7% 11 South Korea 32.418,5 2,1%12 Algeria 27.534,4 1,6% 12 Australia 30.804,9 2,0%13 Nigeria 24.190,0 1,4% 13 Hong Kong 30.189,6 2,0%14 Taiwan 23.917,1 1,4% 14 Canada 29.607,2 1,9%15 Canada 22.852,4 1,4% 15 Singapore 27.131,3 1,8%16 Kazakhstan 22.672,7 1,3% 16 Saudi Arabia 26.395,5 1,7%17 Malaysia 20.988,0 1,2% 17 South Africa 25.639,0 1,7%18 Singapore 18.937,5 1,1% 18 Mexico 23.802,6 1,6%19 South Africa 17.774,0 1,1% 19 Ukraine 21.197,0 1,4%20 Thailand 17.534,2 1,0% 20 Algeria 17.204,7 1,1%21 Mexico 16.269,1 1,0% 21 Israel 16.835,9 1,1%22 Indonesia 16.152,5 1,0% 22 Taiwan 16.207,1 1,1%23 Iran 15.887,6 0,9% 23 Morocco 15.168,0 1,0%24 Ukraine 14.975,3 0,9% 24 Egypt 13.904,4 0,9%25 Azerbaijan 14.785,5 0,9% 25 Nigeria 12.501,0 0,8%

Sulla base delle elaborazioni ICE (Istituto per il Commercio Estero – Italia) su dati Eurostat e ricavati dal “Rapporto ICE 2011-2012”, l’Unione europea a 27 paesi, escludendo i flussi intra-area, si collocherebbe al primo posto della graduatoria sia degli esportatori che degli importatori mondiali con una quota del 14,9%del totale delle esportazioni e del 16,2%del totale delle importazioni. Nel 2011 tutti i settori produttivi dell’economia europea hanno contribuito, sia pur con diverse intensità, all’incremento dell’export comunitario. Nello specifico, i settori ad alta specializzazione come, ad esempio, mezzi di trasporto (253,8 miliardi di euro), macchinari (242,2), i prodotti chimici (138,0) e i metalli di base e prodotti in metallo (121,3) insieme

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alla farmaceutica, hanno contribuito in misura maggiore. Nonostante tutto questo emerge che la quota del settore manifatturiero, nel suo complesso, è diminuita. L’Unione europea ha continuato a rafforzare la propria leadership mondiale nel settore dei servizi grazie al contenimento del disavanzo del settore turistico ed al contestuale aumento del saldo degli altri servizi. Relativamente alla composizione geografica, si evidenzia la crescita della specializzazione dell’Ue 27 in alcuni paesi emergenti come, ad esempio, Russia, Brasile e Cina. Solo il 7,1 per cento dei flussi di investimento esteri è stato diretto, nel 2010, verso l’Unione europea, a fronte di una quota sensibilmente superiore nell’anno precedente (17,0 per cento). Infine, sia pur in misura inferiore rispetto al passato, gli Stati Uniti continuano ad essere il principale investitore nel territorio dell’Ue, mentre i flussi di provenienza cinese rimangono ancora piuttosto modesti. Il principale paese fornitore di merci è, ormai da alcuni anni, la Cina (292 miliardi di €), la cui quota sul totale delle importazioni risulta essere cresciuta nel corso degli ultimi tre anni (16,2% nel 2008, 17,3% nel 2011). Soprattutto a causa degli ingenti approvvigionamenti di materie prime energetiche la Russia, nel 2011, si configura come il secondo fornitore dell’Ue (198 miliardi, pari ad una quota dell’11,8%), sopravanzando gli Stati Uniti, la cui quota ha subito una graduale erosione (11,8%nel 2008, 10,3% nel 2011). I paesi del continente asiatico, esclusi Giappone e Corea del Sud hanno progressivamente acquisito quote di mercato. Il dettaglio settoriale delle importazioni dell’Unione europea mostra una dipendenza strutturale dagli approvvigionamenti di materie prime (sia energetiche che agricole) si rifletta nel peso considerevole di tali segmenti sul totale dell’import. I flussi in entrata nell’Ue di prodotti estrattivi ed agricoli incidono, rispettivamente, per 26,3 e 3,1 punti percentuali sul valore complessivo. Anche il peso dell’import di computer e prodotti di elettronica (11,4 per cento) è considerevole ed in lieve crescita. Sebbene il valore delle forniture sia cresciuto considerevolmente, soprattutto nel corso del 2011, il mercato comunitario ha complessivamente perso quote di mercato all’import (24,1 per cento nel 2008, 21,7 per cento nel 2011). Tale dinamica è stata rafforzata, nel 2011, dalla flessione ascrivibile ad alcuni specifici comparti quali, ad esempio, gli altri mezzi di trasporto (-18,1 per cento), i mobili (-4,5 per cento) e i computer (-3,2%). Incrementi superiori alla media, invece, sono da attribuire ai prodotti petroliferi raffinati (36,3%), alla metallurgia (22,2%) e alla chimica (14,4%).

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Uno sguardo alle relazioni con i gruppi di paesi

EU Imports from … EU Exports to …

Partner regions Mio euro % Partner regions Mio euro %

ACP 86.277,8 5,1% ACP 80.197,0 5,2% Andean Community 15.906,9 0,9% Andean Community 9.652,0 0,6% ASEAN 93.203,4 5,5% ASEAN 68.458,5 4,5% BRIC 567.257,6 33,7% BRIC 320.814,8 21,0% CACM 8.274,5 0,5% CACM 4.335,2 0,3% Candidate Countries 55.324,2 3,3% Candidate Countries 86.723,0 5,7% CIS 257.570,0 15,3% CIS 152.602,0 10,0% EFTA 188.650,8 11,2% EFTA 171.141,9 11,2% Latin American Countries 106.354,4 6,3% Latin American Countries 96.141,4 6,3% MEDA (excl EU and Turkey) 71.958,9 4,3% MEDA (excl EU and Turkey) 85.634,8 5,6% Mercosur 50.950,8 3,0% Mercosur 45.820,2 3,0% NAFTA 223.262,7 13,3% NAFTA 313.976,6 20,5%

EFTA: Iceland, Liechtenstein, Norway, Switzerland; Candidates : Croatia, FYR of Macedonia, Turkey; Andean Community : Bolivia, Colombia, Ecuador, Peru; CIS: Armenia, Azerbaijan, Belarus, Georgia, Kyrgyzstan, Kazakhstan, Moldova Republic of, Russian Federation, Tajikistan, Turkmenistan, Ukraine, Uzbekistan; CACM: Honduras, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica, Guatemala, Panama; Mercosur : Argentina, Brazil, Paraguay, Uruguay; NAFTA: Canada, Mexico, United States; Latin America Countries : CACM, Mercosur, ANCOM, Chile, Cuba, Dominican Republic, Haiti, Mexico, Panama, Venezuela; BRIC: Brazil, Russia, India, China; ASEAN : Brunei Darussalam, Indonesia, Cambodia, Lao People's Democratic Republic, Myanmar, Malaysia, Philippines, Singapore, Thailand, Vietnam; ACP: 79 countries; MEDA (excl EU & Turkey) : Algeria, Egypt, Israel, Jordan, Lebanon, Morocco, Occupied Palestinian Territory, Syrian Arab Republic, Tunisia. Source: EUROSTAT (Comext, Statistical regime 4) (Fonte http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2006/september/tradoc_113366.pdf)

La debolezza complessiva delle relazioni commerciali tra la UE e la sponda Sud del Mediterraneo, esclusa la Turchia, è ampiamente confermata dai dati esposti nella tabella qui sopra. Secondo le stime del Fondo Monetario la regione del Medio Oriente (compresi Arabia Saudita, Paesi del Golfo, ecc) e del Nord Africa si è rivelata nel 2011 la meno dinamica delle aree emergenti ed in via di sviluppo, avendo fatto registrare un aumento del PIL reale del 3,5 per cento, sensibilmente inferiore alla media mondiale. Questo a causa delle tensioni politiche che hanno generato ripercussioni negative sull’attività economica, sui flussi di investimenti diretti e su quelli turistici. Nel 2012 si dovrebbe manifestare un’accelerazione dell’attività economica al 4,2 %. La crescita risulterà ancora trainata dai paesi esportatori di petrolio, mentre gli importatori di questo bene saranno caratterizzati da una serie di vincoli alla crescita. Le proiezioni per il quinquennio 2012-2016 mostrano la Libia quale paese a maggior dinamica di espansione internazionale (12,5% all’anno) grazie agli interventi di ricostruzione dopo il conflitto interno e internazionale che l’ha caratterizzata nei mesi scorsi.

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La composizione merceologica di importazioni e esportazioni tra la UE

ed i Paesi MEDA

Le importazioni dell’Unione Europea dai Paesi MEDA sono caratterizzate dal ruolo dei carburanti e lubrificanti minerali e dei loro derivati, che costituiscono oltre la metà delle importazioni totali da tali paesi. Si nota, tuttavia, come tali importazioni costituiscano solo il 7,6% delle complessive importazioni europee di tali beni: ciò indica che la dipendenza da tali fonti di approvvigionamento energetico non è – per l’Ue nel suo complesso – molto elevata. Questo significa che, in presenza di modificazioni delle condizioni di fornitura per tali beni (prezzi, affidabilità, rapporti politici), la quota MEDA delle forniture energetiche non è difficilmente sostituibile. La composizione delle restanti importazioni evidenza come le attività coinvolte siano solo in minima parte relative alle Mpmi: le importazioni di Miscellaneous manufactured articles pesano difatti per l’11,5%, quelle di Manufactured goods classified chiefly by material, per il 7,4%.

European Union, Imports from Meda (Excl Eu And Turkey) – 2011

SITC Codes

SITC Sections Value

(Millions of euro)

Share of Total (%)

Share of total

EU Imports

SITC T TOTAL 71.959 100,0% 4,3%

SITC 3 Mineral fuels, lubricants and related materials 36.825 51,2% 7,6%

SITC 7 Machinery and transport equipment 8.251 11,5% 1,9%

SITC 8 Miscellaneous manufactured articles 8.162 11,3% 3,8%

SITC 5 Chemicals and related prod, n.e.s. 6.577 9,1% 4,3%

SITC 6 Manufactured goods classified chiefly by material 5.321 7,4% 2,9%

SITC 0 Food and live animals 3.720 5,2% 4,4%

SITC 2 Crude materials, inedible, except fuels 2.063 2,9% 2,7%

SITC 9 Commodities and transactions n.c.e. 300 0,4% 1,0%

SITC 4 Animal and vegetable oils, fats and waxes 196 0,3% 2,3%

SITC 1 Beverages and tobacco 59 0,1% 0,8%

Font: http://trade.ec.europa.eu

In particolare, le importazioni di prodotti tessili, di abbigliamento e di altri settori manifatturieri diversi dall’automotive, dalla chimica e dall’elettronica, costituiscono (al 2011) solo il 12,9% del totale e sono in netta diminuzione rispetto al 2009 (erano il 16,1%). Al 2011 rappresentano, inoltre, solo il 14,6% del totale delle importazioni di tali beni per l’Unione Europea. Sono dunque di importanza secondaria le importazioni di beni manufatti prodotti da pmi.

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2009 2011 European Union, Imports from Meda SITC Rev.3 (UN, WTO/ITS) & AMA/NAMA** (WTO)

Product Groups Millions euro % Millions euro %

Share of Partner in

EU Imports (2011)

0000 – Total 49.843,1 100% 71.958,9 100% 4,3% 1000 - Primary products 29.240,0 58,7% 43.598,2 60,6% 6,2%

1100 - Agricultural products (Food - incl. Fish - & Raw Materials)

4.136,1 8,3% 4.546,9 6,3% 3,4%

1200 - Fuels and mining products 25.103,8 50,4% 39.051,3 54,3% 6,8% 2000 – Manufactures 20.099,5 40,3% 27.459,7 38,2% 2,9%

2100 - Iron and steel 196,4 0,4% 393,5 0,5% 1,2% 2200 – Chemicals 3.692,4 7,4% 6.576,6 9,1% 4,3% 2300 - Other semi-manufactures 1.880,1 3,8% 2.975,3 4,1% 3,5% 2400 - Machinery and transport equipment 6.271,6 12,6% 8.250,9 11,5% 1,9%

2410 - Office and telecommunication equipment

1.630,9 3,3% 1.651,5 2,3% 0,9%

2420 - Transport equipment 666,8 1,3% 984,7 1,4% 1,0% 2430 - Other machinery 3.974,0 8,0% 5.614,8 7,8% 3,5%

2500 – Textiles 838,3 1,7% 1.215,9 1,7% 5,4% 2600 – Clothing 4.854,4 9,7% 5.217,7 7,3% 7,2% 2700 - Other manufactures 2.366,3 4,7% 2.829,7 3,9% 2,0%

3000 - Other products 313,2 0,6% 414,2 0,6% 1,3% Agricultural Products (AMA) 3.244,8 6,5% 3.591,7 5,0% 3,7% Non-Agricultural Products (NAMA) 46.216,5 92,7% 67.683,3 94,1% 4,3% Other Products 381,8 0,8% 684,0 1,0% 4,1%

Font: http://trade.ec.europa.eu D’altra parte, le esportazioni dell’Ue verso i Paesi Meda sono caratterizzate da quote importanti di settori in cui più rilevanti sono i contributi delle Micro e pmi: l’export verso tali Paesi di Manufactured goods classified chiefly by material , ad esempio, rappresenta quasi il 9% di quello complessivo.

European Union, Exports to... Meda (Excl Eu And Turkey)

SITC Codes

SITC Sections Value

(millions of euro)

Share of Total (%)

Share of total

EU Exports

SITC T TOTAL 85.635 100,0% 5,6% SITC 7 Machinery and transport equipment 29.951 35,0% 4,6% SITC 6 Manufactured goods classified chiefly by material 17.141 20,0% 8,8% SITC 5 Chemicals and related prod, n.e.s. 11.861 13,9% 4,7% SITC 0 Food and live animals 7.671 9,0% 12,0% SITC 3 Mineral fuels, lubricants and related materials 7.425 8,7% 7,5% SITC 8 Miscellaneous manufactured articles 6.054 7,1% 3,8% SITC 2 Crude materials, inedible, except fuels 3.268 3,8% 8,0% SITC 1 Beverages and tobacco 774 0,9% 3,1% SITC 9 Commodities and transactions n.c.e. 539 0,6% 1,2% SITC 4 Animal and vegetable oils, fats and waxes 256 0,3% 6,6%

Font: http://trade.ec.europa.eu

Nella composizione delle esportazioni dall’Ue verso i Paesi Meda, i settori tradizionali in cui maggiormente operano le Mpmi perdono quota tra il 2009 e il 2011 (l’export di Textiles, Clothing and Other manufactures passa dall’ 11,5% del totale al 10,4%) ma rappresentano una quota importante per il complessivo export Ue di tali settori, superiore a un quarto del totale (25,8%).

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2009 2011 European Union, Exports to Meda (Excl Eu And Turkey)

SITC Rev.3 (UN, WTO/ITS) & AMA/NAMA** (WTO) Product Groups

Millions euro % Millions

euro %

Share of Partner in EU

Exports (2011)

0000 - Total 69.714,5 100% 85.634,8 100% 5,6%

1000 - Primary products 12.645,3 18,1% 21.156,7 24,7% 8,2% 1100 - Agricultural products (Food

(incl. Fish) & Raw Materials) 7.404,6 10,6% 10.917,4 12,7% 9,6%

1200 - Fuels and mining products 5.240,7 7,5% 10.239,3 12,0% 7,1%

2000 - Manufactures 55.491,9 79,6% 63.184,0 73,8% 5,2% 2100 - Iron and steel 3.841,5 5,5% 4.163,8 4,9% 10,3% 2200 - Chemicals 9.426,9 13,5% 11.861,1 13,9% 4,7% 2300 - Other semi-manufactures 6.381,9 9,2% 8.243,0 9,6% 7,4% 2400 - Machinery and transport

equipment 27.786,5 39,9% 29.951,3 35,0% 4,6%

2410 - Office and telecommunication equipment

3.775,9 5,4% 4.468,4 5,2% 5,6%

2420 - Transport equipment 7.981,5 11,4% 9.109,1 10,6% 3,7% 2430 - Other machinery 15.896,0 22,8% 16.284,5 19,0% 5,1%

2500 - Textiles 2.631,9 3,8% 2.947,2 3,4% 17,2% 2600 - Clothing 862,6 1,2% 985,6 1,2% 4,9% 2700 - Other manufactures 4.521,4 6,5% 5.000,7 5,8% 3,7%

3000 - Other products 594,4 0,9% 598,7 0,7% 1,3%

Agricultural Products (AMA) 5.950,8 8,5% 9.235,6 10,8% 8,8% Non-Agricultural Products (NAMA) 62.513,2 89,7% 75.384,0 88,0% 5,4% Other Products 1.250,5 1,8% 1.015,2 1,2% 6,0%

Font: http://trade.ec.europa.eu

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I PAESI FOCUS DELL’INDAGINE DEL PROGETTO WIDE: Alge ria, Egitto, Israele, Marocco, Tunisia and Turchia. 1. ALGERIA

Il rafforzamento dei partiti di governo alle elezioni legislative svoltesi nel mese di maggio 2012 indica un probabile proseguimento nei prossimi anni della strategia economica articolata su un importante piano di opere pubbliche e su una generosa politica sociale sotto forma di sussidi al consumo, costruzione di alloggi popolari e assunzioni pubbliche. Riguardo alla realizzazione delle grandi opere pubbliche l’unica importante gara aggiudicata è quella della grande moschea di Algeri, vinta dalla China State Construction ENRG che apre prospettive alle imprese nel campo della subfornitura. Inoltre il Governo ha annunciato la prossima costruzione di 5 raffinerie e una revisione della legge sugli idrocarburi per attrarre investitori esteri, in particolare nel settore dell'esplorazione.

DATI GENERALI

Forma di Stato: Repubblica Algerina Democratica e Popolare

Superficie: 2.381.741 Km2

Lingua: Arabo; Utilizzati il berbero e il francese

Religione: Musulmana (99,5); Cattolica (0,1)

Moneta: Dinaro Algerino

Rischio Paese SACE: Medio (Categoria OCSE di 3/7)

I PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI DELL’ALGERIA

Nonostante la crisi economica globale il quadro macroeconomico dell’Algeria continua ad essere caratterizzato da indicatori positivi: nel 2011 il tasso di crescita reale del PIL è stato del 2,5% e il PIL pro-capite a parità di potere d’acquisto è passato dai 8.133,00 $ del 2010 a 8.446,00 nel 2011. Il debito pubblico interno alla fine del 2011 è stimato dal FMI al 8,1% del PIL.

PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI

INDICATORE 2010 2011 2012 2013

PIL Nominale (USD bn) 162,00 206,01 224,40 251,80

Variazione del PIL reale (%) 3,30 2,50 2,70 5,20

Popolazione (milioni) 36,00 36,30 37,00 36,90

PIL pro-capite a parità di prezzi di m.(USD) 8.133,00 8.446,00 8.680,00 9.397,00

Disoccupazione (%) 10,00 10,00 10,80 9,20

Debito pubblico (% del PIL) 9,30 8,10 7,80 8,90

Tasso di cambio moneta locale/USD 74,39 72,94 74,86 73,15

Nonostante i progressi registrati negli ultimi anni in termini di stabilità macroeconomica – osservano gli esperti del FMI – l'Algeria continua a dover affrontare la sfida della

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diversificazione della propria economia e della creazione di un forte settore privato in grado di assorbire la forza lavoro e ridurre la disoccupazione, specie giovanile. Le prospettive a medio termine sono giudicate positive, sempre che le riforme necessarie vengano realizzate: riforme strutturali per migliorare il business climate e la competitività delle imprese, realizzazione degli investimenti programmati nel settore delle infrastrutture.

La situazione socioeconomica è caratterizzata da una forte tensione sociale presso le fasce a reddito basso, che partecipano in misura molto limitata ai benefici della crescita e sperimentano un deterioramento del loro potere d'acquisto a causa dell'aumento dei prezzi al consumo: l’indice dei prezzi al consumo nel 2011 si è attestato al +4,5% e l’'aumento del 20% dei prezzi dei generi alimentari di prima necessità (zucchero, olio e farina) era stato, nei primi giorni del 2011, motivo di proteste popolari in molte città dell'Algeria. Si calcola che siano oltre 5 milioni gli algerini che vivono al di sotto della soglia di povertà.

COMMERCIO ESTERO ED INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI

I Paese fornitore Francia 7.002.000,00

II Paese fornitore Italia 4.061.000,00

ultimo anno (mil EURO)

I Paese cliente Stati Uniti 15.248.000,00

II Paese cliente Italia 9.880.000,00

Le esportazioni, concentrate per il 97,1% del totale sugli idrocarburi, hanno registrato nel 2011 un incremento di valore pari al +28,6%. I beni importati dall’Algeria, che tra il 2010 e il 2011 hanno registrato un aumento del 14,7%, sono principalmente rappresentati da:

- beni strumentali industriali (attrezzature, macchinari e pezzi di ricambio)

- semilavorati

- prodotti alimentari (nel 2011 hanno registrato un aumento del 61% rispetto ai beni alimentari importati nel 2010)

Il 15,7% delle importazioni provengono dalla Francia che si conferma essere il principale fornitore del Paese; il secondo paese fornitore risulta essere l’Italia dal quale provengono circa il 10% dei beni importati dall’Algeria; seguono la Cina (9,8%), la Spagna (7,1%) e la Germania (5,4%).

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ALGERIA'S TRADE WITH MAIN PARTNERS (2010)

The Major Imports Partners The Major Export Partners

Rk Partners Mio euro % Rk Partners Mio euro %

World (all countries) 30.485,4 100,0% World (all countries) 42.649,0 100,0%

1 EU27 15.431,5 50,6% 1 EU27 21.104,2 49,5%

2 China 3.366,7 11,0% 2 United States 10.452,0 24,5%

3 United States 1.600,3 5,2% 3 Canada 2.238,4 5,2%

4 South Korea 1.495,4 4,9% 4 Turkey 2.033,5 4,8%

5 Japan 1.143,6 3,8% 5 Brazil 1.830,3 4,3%

European Union, Imports from... Algeria

SITC Codes

SITC Sections Value

(Millions of euro)

Share of Total (%)

Share of total EU Imports

SITC T TOTAL 27.534 100,0% 1,6%

SITC 3 Mineral fuels, lubricants and related materials 26.870 97,6% 5,5% SITC 5 Chemicals and related prod, n.e.s. 313 1,1% 0,2% SITC 0 Food and live animals 109 0,4% 0,1% SITC 2 Crude materials, inedible, except fuels 94 0,3% 0,1% SITC 6 Manufactured goods classified chiefly by material 87 0,3% 0,0% SITC 7 Machinery and transport equipment 41 0,1% 0,0% SITC 9 Commodities and transactions n.c.e. 9 0,0% 0,0% SITC 1 Beverages and tobacco 5 0,0% 0,1% SITC 8 Miscellaneous manufactured articles 3 0,0% 0,0% SITC 4 Animal and vegetable oils, fats and waxes 2 0,0% 0,0%

European Union, Exports to... Algeria

SITC Codes

SITC Sections Value

(millions of euro)

Share of Total (%)

Share of total EU Exports

SITC T TOTAL 17.205 100,0% 1,1%

SITC 7 Machinery and transport equipment 6.047 35,1% 0,9% SITC 6 Manufactured goods classified chiefly by material 3.655 21,2% 1,9% SITC 0 Food and live animals 2.885 16,8% 4,5% SITC 5 Chemicals and related prod, n.e.s. 2.285 13,3% 0,9% SITC 3 Mineral fuels, lubricants and related materials 868 5,0% 0,9% SITC 8 Miscellaneous manufactured articles 653 3,8% 0,4% SITC 2 Crude materials, inedible, except fuels 461 2,7% 1,1% SITC 1 Beverages and tobacco 127 0,7% 0,5% SITC 4 Animal and vegetable oils, fats and waxes 88 0,5% 2,3% SITC 9 Commodities and transactions n.c.e. 61 0,4% 0,1%

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Nel 2011 le importazioni italiane dall'Algeria sono aumentate del 2,68%, rispetto al 2010. Gli idrocarburi e derivati, sono aumentati del 2,8% (8,174 mld di Euro contro i 7,953 del 2010) che contribuiscono per la quasi totalità (circa 98%), ai proventi delle esportazioni algerine verso l'Italia. Il successo del Made in Italy, che viene di solito contraddistinto dalle 4 A – Agroalimentare, Arredamento, Abbigliamento/Moda, Automazione industriale – nel mercato algerino si manifesta soprattutto attraverso il comparto dell'automazione industriale e dei prodotti siderurgici. L'Italia ha una posizione di rilievo come fornitore di materiali, semilavorati e prodotti finiti nel comparto dell'edilizia residenziale.

IL PROGRAMMA PUBBLICO DI SVILUPPO ECONOMICO E SOCIA LE PER IL PERIODO 2010-1014

Numerose indagini giudiziarie contro la corruzione hanno causato un avvio molto lento del Programma di investimenti, mentre l’esplodere delle tensioni sociali ad inizio del 2011 e il clima elettorale delle elezioni legislative del maggio 2012 hanno spinto le autorità politiche a concentrare l’attenzione su interventi di impatto immediato come l’incremento dei sussidi al consumo e degli stipendi dei dipendenti statali. Ciò nonostante lo stanziamento previsto per i progetti ex-novo (strutture sociali, grandi opere civili, utilities, costruzioni abitative, infrastrutture di base) è consistente e pari a 156 miliardi di dollari di cui il 40 % destinato alle realizzazioni più direttamente legate al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione.

Il piano prevede la costruzione di istituti per l'istruzione; infrastrutture sanitarie; nuove abitazioni ed impianti ricreativi e per lo sport. Per lo sviluppo industriale sono stati stanziati circa 27 miliardi di dollari, sotto forma di crediti . Tra questi rientra la promozione della piccola e media impresa, con la prevista creazione, entro il 2014, di 200.000 nuove PMI.

Le principali debolezze dell’Algeria sono negli aspetti di governance e di business climate su cui incidono molti fattori tra i quali una legislazione molto carente sui contratti e sulla protezione degli investitori, un elevato livello di burocrazia e un sistema fiscale molto complesso. L’indice sulla competitività colloca l’Algeria all’87° posto tra le economie di 142 Paesi anche per la rigidità del mercato del lavoro e la scarsa propensione all’innovazione.

POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO

Fin dagli inizia degli anni ’90 è stata avviata una riduzione delle barriere tariffarie al commercio internazionale in Algeria che nel settembre del 2005 si è rafforzata con l’entrata in vigore dell’Accordo di associazione con l’UE e nel gennaio 2009 con la zona araba di libero scambio. Tale politica ha subito però un arresto. L'Algeria ha richiesto nel 2011 la revisione delle clausole commerciali previste nell'accordo di associazione con la UE ed ha anticipato la reintroduzione di alcuni diritti doganali su specifiche linee tariffarie considerate sensibili e particolarmente penalizzate. I diritti di dogana sono articolati su tre aliquote: 5% (materie prime), 15% (semilavorati) e 30% (prodotti finiti).

Le restrizioni al mercato algerino sono però in gran parte dovute a barriere non doganali e alle formalità e lungaggini burocratiche. La normativa prevede che il pagamento delle importazioni debba obbligatoriamente avvenire tramite lettera di credito. Specifiche misure di protezione sono adottate per ragioni di tutela del consumatore e della salute pubblica.

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A decorrere dal mese di marzo 2010, al fine di procedere a un'importazione in franchigia doganale nell'ambito dell'Accordo di associazione UE/Algeria e della ZALE (Zona Araba di Libero Scambio), è necessario richiedere il Visto di Franchigia Doganale. L’Algeria è membro dell’OMPI ed ha firmato le principali convenzioni internazionali sulla protezione della proprietà

Per quanto riguardano gli Investimenti Esteri nel Paese le principali misure previste dalla “Loi de Finances Complémentaire pour 2009” sono le seguenti:

- Gli investimenti stranieri a carattere industriale possono essere realizzati solo nell'ambito di un partenariato con uno o più soci locali, in cui la quota del o dei soci esteri sia minore o uguale al 49% del capitale;

- Le attività di commercio estero possono essere esercitate da persone fisiche o giuridiche straniere solo nell'ambito di un partenariato in cui l'azionariato nazionale residente è pari almeno al 30% del capitale sociale;

- I finanziamenti necessari alla realizzazione degli investimenti esteri, diretti o in partenariato, ad eccezione della costituzione del capitale sociale, devono essere effettuati, salvo casi particolari, tramite ricorso al finanziamento locale;

- Lo Stato e le imprese pubbliche nazionali dispongono di un diritto di prelazione nel caso in cui un azionista straniero intenda vendere o acquistare una quota di partecipazione nell'azionariato di una impresa algerina. La normativa prevede che, nel caso in cui lo stato eserciti tale diritto, il prezzo di acquisto sia oggetto di valutazione da parte di esperti e quindi non necessariamente coincidente con il valore di mercato.

- Per le imprese che creano più di 100 posti di lavoro all'inizio dell'attività, è previsto un periodo di 5 anni di esenzione dall'IBS (imposta sugli utili delle società). Questo privilegio, che ha l'obiettivo di promuovere l'impiego, si aggiunge alle altre misure d'incentivazione, fiscali, parafiscali e doganali;

- Norme specifiche sono state introdotte per il settore degli appalti, in particolare: i bandi di gara devono cercare di massimizzare la partecipazione di imprese algerine; nei bandi di gara internazionali le imprese algerine possono beneficiare di una preferenza sulle offerte pari al 25% dell'importo del contratto; le imprese straniere che partecipano a gare internazionali dovranno reinvestire in Algeria, in partenariato con una impresa algerina parte degli utili. L'applicazione di quest’ultima norma è ancora sospesa in attesa della definizione delle relative modalità.

2. Egitto

Dopo il completamento del processo di transizione politica nei prossimi mesi, il nuovo esecutivo dovrà affrontare scelte complesse e impegnative: le decisioni che le autorità adotteranno saranno fondamentali per determinare il futuro corso di politica economica. Nonostante i rischi, l'attuale fase di passaggio rappresenta un'opportunità unica per avviare le riforme strutturali di cui il paese necessita e porre l'economia su un sentiero di crescita sostenibile, andando incontro alle attese di miglioramento del tenore di vita e sociale della popolazione. Fino a che la situazione politica non sarà chiaramente stabilizzata, con la formazione di un nuovo esecutivo che renda noti i propri orientamenti l'attività economica rischia di rimanere in gran parte paralizzata.

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DATI GENERALI

Forma di Stato: Repubblica

Superficie: 1.001.449 kmq

Lingua: Araba

Religione: Islamica

Moneta: Lira egiziana

Rischio Paese SACE: Alto (Categoria OCSE di 5/7)

I PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI DELL’EGITTO

L'economia egiziana nel secondo semestre 2011 ha registrato un andamento piatto. La sorprendente tenuta dei consumi delle famiglie è stata controbilanciata dalla flessione degli investimenti pubblici, legata alla necessità di contenere il disavanzo statale. Un freno rilevante alla crescita è venuto dalla componente estera, a causa dell'espansione del deficit della bilancia commerciale e della riduzione dell'avanzo del comparto servizi, dovuta principalmente al crollo delle entrate turistiche. La congiuntura economica resta fragile e permangono pesanti rischi di ricadute, legati essenzialmente all'evoluzione del panorama politico interno.

PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI

INDICATORE 2010 2011 2012 2013

PIL Nominale (USD bn) 214,40 231,10 264,60 303,80

Variazione del PIL reale (%) 5,10 1,80 3,00 3,60

Popolazione (milioni) 84,50 86,10 87,70 89,40

PIL pro-capite a parità di prezzi di m.(USD) 5.910,00 6.028,00 6.242,00 6.497,00

Disoccupazione (%) 9,40 12,20 12,70 11,90

Debito pubblico (% del PIL) 81,40 83,40 81,40 82,30

Tasso di cambio moneta locale/USD 5,63 6,05 6,18 6,12

A livello settoriale i contributi principali alla crescita sono venuti dal comparto agricolo (che costituisce tuttora il 15 % del PIL del paese), dal Canale di Suez e dalle telecomunicazioni, mentre l'espansione e' stata frenata dalle performance negative dei comparti turistico, manifatturiero e delle costruzioni. Il grado di apertura verso l'estero dell'economia egiziana e' ragguardevole: l'interscambio complessivo di beni e servizi sfiora il 50 % del PIL. La grave situazione politica interna, con il conseguente deterioramento delle condizioni di sicurezza, ha colpito pesantemente il settore turistico ed ha causato l’esodo degli investitori internazionali. Il saldo complessivo della bilancia dei pagamenti nel secondo semestre 2011 e' stato negativo per oltre 8 miliardi di dollari, a fronte di un surplus di 0,6 miliardi nel corrispondente periodo del 2010. Questo deficit si è riflesso nel crollo delle riserve valutarie che a fine febbraio 2012 si attestavano a un importo appena sufficiente a coprire tre mesi di importazioni. Al fine di evitare un deprezzamento della lira egiziana, l’unica via d’uscita per le autorità è il

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raggiungimento in tempi rapidi di un accordo con il FMI che comporterebbe una sorta di certificazione della fiducia anche da parte altri potenziali prestatori internazionali.

COMMERCIO ESTERO ED INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI

I Paese fornitore U.S.A. 6.303,00

II Paese fornitore Cina 5.387,00

ultimo anno (mil EURO)

I Paese cliente Italia 2.667,00

II Paese cliente India 2.248,00

Nonostante la difficile transizione politica sociale e la crisi del commercio internazionale le esportazioni egiziane mantengono nel 2011 un consistente aumento del +12,8% rispetto al 2010 e dopo un difficile 2009. In termini di settori merceologici la principale quota di esportazioni è rappresentata dai prodotti della raffinazione del petrolio (21,4% sul totale export), seguono le esportazioni di gas naturale (6,6% del totale), prodotti chimici (4,5%), abbigliamento (4,5%) e materie plastiche (3,5%).

Per quanto riguardano le importazioni nel 2011 si è registrata una crescita del 9,3% in diminuzione rispetto a quella rilevata nel 2010 pari a 19,4%. Il principale settore di importazione dell’Egitto è costituito dalle “macchine di impiego generale e speciale” con una quota del 9,0% sul totale importazioni, seguono le importazioni di “prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio” (8,7% sul totale import), prodotti della siderurgia (5,9%), motori, generatori e trasformatori elettrici (5,8%).

Principale Paese di destinazione delle merci egiziane si conferma essere l’Italia con una quota dell’8,7% sul totale export egiziano, seguono l’India con una quota pari al 7,4%, l’Arabia Saudita (6,2%) e gli Stati Uniti (5,2%) che rappresentano il quarto paese cliente dell’Egitto posizione prima detenuta dalla Spagna retrocessa in sesta posizione. La Turchia con una quota pari al 4,9% risulta essere il quinto paese cliente dell’Egitto.

Il principale Paese fornitore dell’Egitto risulta essere gli Stati Uniti con una quota del 10,8% del totale importazioni egiziane. Seguono la Cina con una quota del 9,2% e la Germania con una quota del 6,4%. L’Italia si conferma quarto paese fornitore dell’Egitto (5,1%).

A conclusione dell'apertura del Paese al commercio internazionale è da evidenziare, l'Accordo di Associazione, base delle relazioni fra l'Egitto e l'UE. L'accordo prevede, tra l'altro, per i prodotti industriali e agricoli il graduale smantellamento dei dazi e delle quote sui prodotti europei importati in Egitto, e sui prodotti egiziani esportati in Europa.

In ambito OCSE l'Egitto è fra i 12 paesi non membri (insieme al Marocco nella regione) che hanno aderito alla Dichiarazione OCSE sugli Investimenti Internazionali e le Imprese multinazionali

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EGYPT'S TRADE WITH MAIN PARTNERS (2010)

The Major Imports Partners The Major Export Partners

Rk Partners Mio euro % Rk Partners Mio euro %

World (all countries) 39.524,1 100,0% World (all countries) 19.820,2 100,0%

1 EU27 12.878,0 32,6% 1 EU27 6.052,3 30,5%

2 United States 3.719,0 9,4% 2 Saudi Arabia 1.203,1 6,1%

3 China 3.700,1 9,4% 3 United States 1.173,6 5,9%

4 Saudi Arabia 1.596,5 4,0% 4 Libya 942,0 4,8%

5 Turkey 1.417,6 3,6% 5 India 918,4 4,6%

European Union, Imports from... Egypt

SITC Codes

SITC Sections Value

(Millions of euro)

Share of Total (%)

Share of total

EU Imports

SITC T TOTAL 9.422 100,0% 0,6%

SITC 3 Mineral fuels, lubricants and related materials 4.807 51,0% 1,0%

SITC 6 Manufactured goods classified chiefly by material 1.394 14,8% 0,8% SITC 5 Chemicals and related prod, n.e.s. 1.024 10,9% 0,7% SITC 8 Miscellaneous manufactured articles 644 6,8% 0,3% SITC 0 Food and live animals 598 6,3% 0,7% SITC 7 Machinery and transport equipment 424 4,5% 0,1% SITC 2 Crude materials, inedible, except fuels 291 3,1% 0,4% SITC 9 Commodities and transactions n.c.e. 74 0,8% 0,2% SITC 1 Beverages and tobacco 6 0,1% 0,1% SITC 4 Animal and vegetable oils, fats and waxes 3 0,0% 0,0%

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European Union, Exports to... Egypt

SITC Codes

SITC Sections Value

(millions of euro)

Share of Total (%)

Share of total

EU Exports

SITC T TOTAL 13.904 100,0% 0,9%

SITC 7 Machinery and transport equipment 4.863 35,0% 0,8% SITC 5 Chemicals and related prod, n.e.s. 2.310 16,6% 0,9% SITC 6 Manufactured goods classified chiefly by material 1.857 13,4% 0,9% SITC 3 Mineral fuels, lubricants and related materials 1.423 10,2% 1,4% SITC 2 Crude materials, inedible, except fuels 1.265 9,1% 3,1% SITC 0 Food and live animals 1.082 7,8% 1,7% SITC 8 Miscellaneous manufactured articles 710 5,1% 0,5% SITC 1 Beverages and tobacco 127 0,9% 0,5% SITC 9 Commodities and transactions n.c.e. 104 0,7% 0,2% SITC 4 Animal and vegetable oils, fats and waxes 14 0,1% 0,4%

POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO

Le tariffe doganali sulle merci importate, dal 2007 sono state ridotte, in media, dal 9% al 6.9%. Dal gennaio 2009 sono state ulteriormente ridotte le tariffe dei beni "intermedi”, che vengono utilizzati nel circuito produttivo egiziano: ad esempio, molti prodotti utilizzati nel settore dell'elettricità', dei metalli, della plastica, del legno, sono esentati dal dazio oppure questo e' stato ridotto ed attualmente varia dal 2 al 5%. Nel comparto dei beni industriali, sono previste agevolazioni alle procedure per l'importazione dei prodotti semilavorati e del materiale da assemblare. L'obiettivo è quello di incentivare gli scambi commerciali tra imprese straniere ed egiziane. La riduzione delle barriere doganali ha anche facilitato l'accesso al mercato di alcuni beni di consumo, fino a pochi anni fa di vietata importazione o gravati da pesanti dazi doganali. Rimangono, tuttavia, ostacoli nel disbrigo delle pratiche doganali e nell'applicazione di "procedure” poco trasparenti soprattutto, in quei casi nei quali le autorità locali debbono pronunciarsi, circa l'ammissione al mercato. L'Egitto e' firmatario delle principali convenzioni internazionali in tema di marchi e brevetti. La legge n. 8 del 1997, che regola esplicitamente gli investimenti esteri in Egitto e ne stabilisce le garanzie e gli incentivi, ha previsto le attività specifiche aperte agli investimenti esteri. Inizialmente erano previsti 16 campi di attività, poi ampliati, in cui le società possono essere anche al 100% di proprietà straniera e sono protette contro nazionalizzazione ed espropri ed hanno libertà di rimpatriare capitali e profitti. (limitazioni vigono per settori strategici e per società a scopo esclusivamente commerciale). Ulteriori garanzie ed incentivi (ad esempio da 5 a 20 anni di esenzione fiscale) sono concessi agli investimenti rientranti in settori prioritari di attività che vengono realizzati in particolari regioni del paese. Vi è anche la possibilità di operare in zone franche pubbliche. In conclusione, non si puo' non rilevare come l'evoluzione degli investimenti esteri in Egitto resti comunque indissolubilmente legata agli sviluppi della situazione politica ed alle prospettive dell'economia egiziana nel prossimo futuro. L'attività degli investitori rischia di essere seriamente condizionata da eventuali ri-nazionalizzazioni di imprese privatizzate, dal problema del mancato rispetto dei termini contrattuali, per ritardati o mancati pagamenti, da parte degli enti pubblici egiziani, dai sempre piu' difficili utilizzi e cessioni dei terreni, dalle problematiche legate alla sicurezza

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fisica dei lavoratori e degli impianti, oltre che dall'interruzione delle attività produttive a causa di scioperi, sit in, e manifestazioni dei lavoratori.

Nel 2011l'interscambio Italia - Egitto ha registrato un incremento del +9,63% raggiungendo i 5,667 miliardi di $ USA dovuto principalmente al forte aumento delle esportazioni egiziane del +20,84% rispetto all'anno precedente, per un valore di 2,667 miliardi di $ USA e della corrispondente crescita più contenuta delle importazioni pari al +1,28% per un valore di 3,00 miliardi di $ USA.

Rimane ancora a vantaggio dell'Italia il saldo commerciale fra i due Paesi, diminuito comunque del -55,89% rispetto al 2010. Per molte delle produzioni egiziane il mercato italiano ha rappresentato e rappresenta un importante "mercato di sbocco” anche verso l'Europa, visti gli incrementi confermatisi negli ultimi 4 anni . L’'Italia registra un progressivo recupero fra i fornitori mondiali dell'Egitto che appare particolarmente significativo alla luce del forte apprezzamento registrato negli scorsi anni dall'euro rispetto alla divisa egiziana. Ciò conferma, innanzitutto, le capacità e gli interessi in partnership di molti produttori italiani attivi su questo mercato, che fanno leva su qualità del prodotto e flessibilità dell'offerta.

La "Filiera” della meccanica italiana mantiene sempre la sua posizione di successo come più importante "Macro settore” del nostro export verso l'Egitto che rappresenta sul totale export dell'Italia il 30% nel 2011 ed il 35% nel 2010. I settori simbolo del "Made in Italy” in particolare quello dell'abbigliamento continua ad avere uno spazio molto limitato sul totale delle nostre esportazioni, anche se in modesta crescita, pur partendo da valori estremamente limitati, meno di dieci milioni di Euro. Analoghe considerazioni vanno fatte per l'export di mobili e arredi e dell'agroalimentare italiani.

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3. Israele

Nel 2011 Israele ha mostrato un contesto operativo sviluppato ed investimenti esteri incoraggiati e tutelati: la vulnerabilità principale di questo mercato è data dalle problematiche della situazione politica e della sicurezza. Il Consiglio Esecutivo del Fondo Monetario Internazionale nella sua periodica analisi della politica macroeconomica israeliana ha espresso apprezzamento in linea generale per l'efficace policy mix attuato dalle Autorità israeliane. Israele ha intrapreso una strada credibile verso la riduzione del debito pubblico e ha reagito bene alla crisi finanziaria globale.

DATI GENERALI

Forma di Stato: Repubblica parlamentare

Superficie: sq.m. 22.072

Lingua: ebraico ed arabo lingue ufficiali

Religione: ebraica, musulmana, cristiana

Moneta: New Israel Shekel ( diviso in 100 agorot)

Rischio Paese SACE: Rischio Paese M1 con outlook stabile

I PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI

Nel 2011 il PIL ha subito una variazione positiva in termini reali del 4,8%, mentre si prevede una crescita del 2,5% nel 2012 a causa della diminuzione sia della domanda globale da parte dei mercati emergenti, sia dei consumi interni. Una crescita media annuale del 4,5% si prevede potrà registrarsi a partire dal 2013 fino al 2016, con la ripresa del commercio globale, quindi con l'aumento dei consumi e di conseguenza delle esportazioni israeliane.

PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI

INDICATORE 2010 2011 2012 2013

PIL Nominale (USD bn) 218,00 243,10 238,60 248,70

Variazione del PIL reale (%) 4,80 4,80 2,10 3,60

Popolazione (milioni) 7,60 7,80 7,90 8,00

PIL pro-capite a parità di prezzi di m.(USD) 28.852,00 30.301,00 31.126,00 32.445,0

Disoccupazione (%) 6,70 5,60 7,00 7,10

Debito pubblico (% del PIL) 74,60 72,80 74,40 72,80

Tasso di cambio moneta locale/USD 3,55 3,82 3,88 3,83

I consumi privati sono rimbalzati fortemente nel 2010 e nei primi mesi del 2011 (+4,4%), sostenuti da bassi tassi di interesse, dalla caduta della disoccupazione (5,8%) e da una

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ripresa dei salari reali (+2% circa). Si ritiene che il taglio delle imposte indirette (di cui beneficiano particolarmente i cittadini a reddito più basso, che hanno peraltro una maggiore propensione alla spesa), così come la minore disoccupazione garantiranno una crescita dei consumi privati del 3,3% circa negli anni 2012-2013.

Lo sfruttamento dei grandi depositi di gas naturale rinvenuti nel Mediterraneo al largo delle coste israeliane richiederà investimenti significativi per dotarsi delle infrastrutture relative nel medio periodo. Come conseguenza degli approvvigionamenti interni di gas naturale si ritiene che nei prossimi anni la bilancia commerciale di Israele potrà beneficiare delle ridotte importazioni di prodotti energetici. Il settore dell'high-tech, qui particolarmente dinamico, dovrebbe costituire il motore degli investimenti insieme a quello delle costruzioni residenziali, incentivato dal Governo.

COMMERCIO ESTERO ED INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI

I Paese fornitore USA 7.438,60

II Paese fornitore CINA 5.404,80

ultimo anno (mil EURO)

I Paese cliente USA 11.353,90

II Paese cliente CINA 2.281,70

Nel 2011 il deficit della bilancia commerciale è aumentato molto (93% rispetto al 2010) a seguito dell’aumento dei prezzi nelle importazioni di prodotti energetici, che rappresentano un quinto delle importazioni complessive.

Le esportazioni nel 2011 hanno registrato un aumento del 13,2% a fronte di un aumento delle importazioni del 23,9%. Le maggiori importazioni sono state: materie prime; carburanti; beni di investimento per l’industria manifatturiera e per l’agricoltura; beni di consumo (in particolare arredamento-alimentari-abbigliamento).

Le maggiori esportazioni sono state: prodotti dell'industria manifatturiera (pari al 78,5% delle esportazioni totali); diamanti; prodotti agricoli

I principali paesi fornitori risultano essere l’UE che ha fornito merci per il 34,7%, il Nord America per il 12,7% e l’Asia per il 21,8%. Le esportazioni israeliane invece si sono rivolte per il 32,4% verso USA e per il 26,7% alla UE e per il 19,2% all’Asia. Nel 2011 Israele ha registrato un surplus del commercio (esclusi i diamanti) nei confronti di USA, GB, India, Brasile e Russia. Ha invece registrato il maggiore deficit –sempre esclusi i diamanti- nel commercio con Cina, Germania, Italia, Svizzera e Giappone.

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ISRAEL'S TRADE WITH MAIN PARTNERS (2010)

The Major Imports Partners The Major Export Partners

Rk Partners Mio euro % Rk Partners Mio euro %

World (all countries) 44.167,0 100,0% World (all countries) 43.613,3 100,0%

1 EU27 15.395,6 34,9% 1 United States 14.003,0 32,1%

2 United States 5.062,7 11,5% 2 EU27 11.579,9 26,6%

3 China 3.587,0 8,1% 3 Hong Kong 2.962,8 6,8%

4 Switzerland 2.422,6 5,5% 4 India 2.179,3 5,0%

5 India 1.393,3 3,2% 5 China 1.547,6 3,5%

European Union, Imports from... Israel

SITC Codes

SITC Sections Value

(Millions of euro)

Share of Total (%)

Share of total

EU Imports

SITC T TOTAL 12.640 100,0% 0,8%

SITC 5 Chemicals and related prod, n.e.s. 4.159 32,9% 2,7%

SITC 6 Manufactured goods classified chiefly by material 2.396 19,0% 1,3%

SITC 7 Machinery and transport equipment 2.374 18,8% 0,5%

SITC 8 Miscellaneous manufactured articles 1.240 9,8% 0,6%

SITC 3 Mineral fuels, lubricants and related materials 1.032 8,2% 0,2%

SITC 0 Food and live animals 780 6,2% 0,9%

SITC 2 Crude materials, inedible, except fuels 425 3,4% 0,6%

SITC 9 Commodities and transactions n.c.e. 131 1,0% 0,4%

SITC 1 Beverages and tobacco 10 0,1% 0,1%

SITC 4 Animal and vegetable oils, fats and waxes 4 0,0% 0,0%

European Union, Exports to... Israel

SITC Codes

SITC Sections Value

(millions of euro)

Share of Total (%)

Share of total

EU Exports

SITC T TOTAL 16.836 100,0% 1,1%

SITC 7 Machinery and transport equipment 6.552 38,9% 1,0%

SITC 6 Manufactured goods classified chiefly by material 3.761 22,3% 1,9%

SITC 5 Chemicals and related prod, n.e.s. 2.816 16,7% 1,1%

SITC 8 Miscellaneous manufactured articles 1.454 8,6% 0,9%

SITC 0 Food and live animals 779 4,6% 1,2%

SITC 3 Mineral fuels, lubricants and related materials 728 4,3% 0,7%

SITC 2 Crude materials, inedible, except fuels 287 1,7% 0,7%

SITC 1 Beverages and tobacco 141 0,8% 0,6%

SITC 9 Commodities and transactions n.c.e. 100 0,6% 0,2%

SITC 4 Animal and vegetable oils, fats and waxes 62 0,4% 1,6%

Other 158

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POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO

In considerazione delle ridotte dimensioni del mercato interno, della scarsità di risorse naturali e della situazione geopolitica, l’economia israeliana è per sua natura votata all'export. Il commercio internazionale svolge quindi un ruolo fondamentale nell'economia del Paese. La diffusione dei prodotti di importazione dall'Unione Europea non incontra qui particolari difficoltà: le uniche resistenze possono derivare, per quanto riguarda i prodotti alimentari, dall'applicazione delle regole dettate dalla kasherut . I prodotti non kosher tuttavia sono in genere liberamente importabili o producibili in loco, ma solo prodotti kosher possono essere distribuiti nelle principali catene di supermercati e negli alberghi e ristoranti annessi. A partire dal 1 gennaio 2010 è in vigore una nuova intesa commerciale tra Israele ed Unione Europea che prevede l'abolizione delle tariffe e delle quote sui prodotti alimentari. E’ da segnalare però, che l'autorità doganale – Israel Tax Authority, ha pubblicato a gennaio 2009 direttive che rendono più complesso il processo di importazione di alcuni prodotti nei settori: trasporto, medicinali ed attrezzature mediche. Al dinamismo economico ed alla capacità d'innovazione non corrisponde in questo Paese un adeguato livello d'attenzione alle problematiche della difesa della proprietà intellettuale, non esiste, infatti, un registro del copyright. Israele promuove attivamente gli investimenti esteri e il quadro operativo complessivo presenta poche restrizioni, quali i progetti nel settore della difesa (precluso agli operatori esteri) e di altri segmenti – tra cui banche e assicurazioni – per i quali è richiesta una autorizzazione governativa. Analogamente, non vi sono restrizioni ai movimenti di capitali. In sintesi: in Israele non esistono restrizioni alla totale proprietà di imprese locali o alla costituzione di joint ventures da parte di residenti esteri; i residenti esteri sono liberi di investire in proprietà immobiliari situate nel Paese, così come in titoli locali. In linea generale si ritiene che l'adesione di Israele all'OCSE nel 2010 stia provocando un aumento degli investimenti dal resto del mondo, non tanto in forma di IDE quanto in investimenti finanziari, avendo Israele dimostrato di aver conseguito un sistema economico solido, responsabile e maturo.

L'interscambio commerciale tra Italia e Israele ha registrato nel 2011 una crescita rispetto al 2010. In particolar modo, i dati ISTAT ufficiali relativi all'export italiano verso Israele in questo periodo, riflettono, una crescita sostenuta pari al 16,2 %, con valori assoluti di oltre 2.3 miliardi di Euro rispetto ai 1.9 miliardi, registrati nell'anno precedente.

Il piu' rilevante comparto di esportazione israeliana verso l'Italia è costituito dai prodotti chimici che hanno registrato nel 2011 ritmi di crescita con +19,1%, e totalizzato 359 milioni di Euro. Contrariamente a questa crescita, i prodotti derivati dal petrolio ed i prodotti dell'agricoltura, pesca e silvicoltura sono diminuiti nel 2011 rispettivamente del 16,9% e del 32,5%.

L’Italia occupa il quarto posto tra i fornitori d'Israele. Per quanto riguarda i settori trainanti dell'export italiano, essi si concentrano nei macchinari e materiale da trasporto, prodotti finiti classificati principalmente secondo la materia prima, prodotti chimici e i prodotti connessi.

In generale la penetrazione dei prodotti italiani è buona, grazie all'immagine molto positiva del Made in Italy in Israele in termini di qualità, prestigio, design e tecnologia. La diffusione

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dei nostri prodotti non incontra particolari difficoltà: le uniche resistenze possono derivare, per quanto riguarda i prodotti alimentari, dall'applicazione delle regole dettate dalla kasherut. Vanno anche ricordate, le comuni caratteristiche di propensione all'innovazione e alla flessibilità che derivano dalla forte incidenza di piccole e medie imprese in entrambi i sistemi economici.

4. MAROCCO

I programmi messi in atto dal governo marocchino a partire dal 2007 sono incentrati sullo sviluppo sociale ed umano nelle sue componenti principali: miglioramento del sistema educativo ed ampliamento della copertura dell'assistenza sanitaria. Nonostante la buona performance macroeconomica del Regno del Marocco uno dei maggiori problemi e' costituito dall'aumento costante del deficit di bilancio dello Stato.

DATI GENERALI

Forma di Stato: monarchia costituzionale

Superficie: 458.730 km quadrati

Lingua: arabo, berbero (2da lingua più diffusa), francese, spagnolo

Religione: musulmana

Moneta: dirham

Rischio Paese SACE: 03

I PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI

Il 2011, si è chiuso con un incremento di PIL del 4,3% rispetto al 2010. Tale risultato è consolidato dal buon andamento delle attività produttive, secondarie e terziarie in particolare per le quali si è verificato un aumento del 4,7% rispetto all'anno antecedente ma anche da un buon andamento della domanda interna, incrementata del 6,5% rispetto al 2,2% nel 2010 grazie ad una politica di contenimento dell'inflazione (0,9% nel periodo considerato). Nell’ultimo decennio si evidenzia la prevalenza delle attività secondarie e terziarie di nuova generazione ad alto valore aggiunto rispetto a quelle tradizionali e la loro incidenza – in ascesa costante - sulla composizione del prodotto interno lordo, in particolare per quanto riguarda il settore di prestazione di servizi all'industria, delle nuove tecnologie dell'informazione e telecomunicazioni. Le attività del secondario che registrano negli ultimi anni continui miglioramenti sono quelle legate all’estrazione di minerali (fosfato ed argento), alla produzione di energia elettrica nonché ad alcuni comparti dell’industria di trasformazione (chimica, elettrica ed elettronica).

L'aumento della popolazione, dell'ordine dell'1,5% annuale, rende più acute le differenze sociali e la distribuzione del reddito : il 20% della popolazione ha un tenore di vita da paese ”benestante”, il 9% vive al di sotto della soglia della povertà (nel 2001 tale tasso era del 15,3%) e il tasso di disoccupazione è pur sempre pari al 9% (rispetto al 9,8% nel 2010). Tuttavia nel periodo compreso tra il 1980 e il 2010 l'indice di sviluppo umano del Marocco è incrementato di 1,6% annualmente (passando da 0,351 punti ad 0.567 punti,

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con una percentuale di aumento pari al 61%). Le disparità tra il mondo rurale e quello urbano rimangono considerevoli .

PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI

INDICATORE 2010 2011 2012 2013

PIL Nominale (USD bn) 90.802,00 99.008,00 95.203,00 100.093,00

Variazione del PIL reale (%) 3,70 4,30 3,20 4,20

Popolazione (milioni) 32,40 32,80 33,10 33,50

PIL pro-capite a parità di prezzi di m.(USD) 4.706,00 4.926,00 5.145,00 5.406,00

Disoccupazione (%) 9,10 9,20 9,70 9,20

Debito pubblico (% del PIL) 61,10 64,40 70,70 72,70

Tasso di cambio moneta locale/USD 8,42 8,07 8,75 8,88

COMMERCIO ESTERO ED INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI

I Paese fornitore Francia 5,40

II Paese fornitore Spagna 4,41

ultimo anno (mil EURO)

I Paese cliente Francia 3,83

II Paese cliente Spagna 3,48

Il saldo della bilancia commerciale rimane negativo nel corso dell'anno 2011 con aumento del 25% rispetto all'anno precedente, a causa del maggior incremento delle importazioni rispetto alle esportazioni, rispettivamente del 19,7% e 15,4%. Nel 2011 i principali settori di esportazione riguardano: Prodotti semilavorati; Prodotti finiti di consumo;Prodotti finiti ad uso industriale. Le maggiori importazioni sono state: Energetici e lubrificanti; Prodotti semilavorati; Prodotti finiti ad uso industriale.

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MOROCCO'S TRADE WITH MAIN PARTNERS (2010)

The Major Imports Partners The Major Export Partners

Rk Partners Mio euro % Rk Partners Mio euro %

World (all countries) 26.440,1 100,0% World (all countries) 12.456,1 100,0%

1 EU27 13.284,1 50,2% 1 EU27 7.364,5 59,1%

2 China 2.125,0 8,0% 2 India 742,4 6,0%

3 United States 1.875,6 7,1% 3 United States 453,4 3,6%

4 Saudi Arabia 1.566,8 5,9% 4 Brazil 414,1 3,3%

5 Russia 940,1 3,6% 5 Switzerland 234,3 1,9%

European Union, Imports from... Morocco

SITC Codes

SITC Sections Value

(Millions of euro)

Share of Total (%)

Share of total

EU Imports

SITC T TOTAL 8.685 100,0% 0,5%

SITC 8 Miscellaneous manufactured articles 2.638 30,4% 1,2%

SITC 7 Machinery and transport equipment 2.024 23,3% 0,5%

SITC 0 Food and live animals 1.861 21,4% 2,2%

SITC 2 Crude materials, inedible, except fuels 693 8,0% 0,9%

SITC 5 Chemicals and related prod, n.e.s. 656 7,6% 0,4%

SITC 6 Manufactured goods classified chiefly by material 462 5,3% 0,3%

SITC 3 Mineral fuels, lubricants and related materials 102 1,2% 0,0%

SITC 4 Animal and vegetable oils, fats and waxes 48 0,6% 0,6%

SITC 9 Commodities and transactions n.c.e. 28 0,3% 0,1%

SITC 1 Beverages and tobacco 8 0,1% 0,1%

European Union, Exports to... Morocco

SITC Codes

SITC Sections Value

(millions of euro)

Share of Total (%)

Share of total

EU Exports

SITC T TOTAL 15.168 100,0% 1,0%

SITC 7 Machinery and transport equipment 5.173 34,1% 0,8%

SITC 6 Manufactured goods classified chiefly by material 3.546 23,4% 1,8%

SITC 5 Chemicals and related prod, n.e.s. 1.603 10,6% 0,6%

SITC 3 Mineral fuels, lubricants and related materials 1.431 9,4% 1,5%

SITC 0 Food and live animals 1.183 7,8% 1,9%

SITC 8 Miscellaneous manufactured articles 1.175 7,7% 0,7%

SITC 2 Crude materials, inedible, except fuels 709 4,7% 1,7%

SITC 9 Commodities and transactions n.c.e. 92 0,6% 0,2%

SITC 1 Beverages and tobacco 62 0,4% 0,2%

SITC 4 Animal and vegetable oils, fats and waxes 16 0,1% 0,4%

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POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO

A seguito dell'accordo commerciale firmato tra il Marocco e la UE nel 1996 ed entrato in vigore nel 2000, prosegue positivamente la politica di smantellamento tariffario per i prodotti europei che vengono importati in questo Paese mentre quelli marocchini esportati in Europa beneficiano di una totale esenzione doganale.

Si attende l'attuazione della recente legislazione marocchina in materia di proprietà intellettuale considerata alla stregua di quella dell'Unione Europea. Sul piano multilaterale, il Marocco ha aderito all'Organizzazione Mondiale sulla Proprietà Intellettuale, alla Convenzione di Berna sulla tutela del copyright, alla Convenzione di Parigi sulla tutela di marchi e patenti. Il Marocco ha inoltre aderito all'accordo commerciale ACTA, inteso a sanzionare la contraffazione delle merci. Il Marocco è l’unico Paese africano interessato alla registrazione di alcuni marchi a livello internazionale.

Gli investitori stranieri godono dei medesimi diritti e benefici riconosciuti agli operatori locali. Sono ammessi investimenti esteri in tutti i settori, con l'eccezione di alcune attività riservate allo Stato (estrazioni di fosfato, ad esempio) e la proprietà di terreni agricoli. I settori prioritari destinatari degli I.D.E sono stati : l'immobiliare (51%), l'industria (16,7%), il turistico (12,9%), le costruzioni (3,8%). Emergenti i settori dello sviluppo ambientale, delle tecnologie verdi, della gestione sostenibile delle acque e trattamento dei rifiuti urbani ed industriali, delle energie rinnovabili e dell’ICT. La posizione dell'Italia rimane debole rispetto agli altri investitori, anche se lievemente in crescita (2,4% degli IDE con una quota pari a 20,3 milioni di euro rispetto ai 10,8 dell'anno scorso). I primi paesi investitori sono Francia (279,5 mln di euro), Arabia Saudita (91 mln di euro), Spagna (72,7 mln di euro), Emirati Arabi Uniti (63 mln di euro), Svizzera (59,8 mln di euro), Stati Uniti (53,6 mln di euro), Belgio (37,1 mln di euro). L'Italia è all'undicesimo posto, dopo India e Gran Bretagna, con un investimento pari a 20,3 milioni di euro

Tessuti, macchinari impiego speciale, prodotti petroliferi raffinati, macchine impiego generale, apparecchi elettrici, sono i principali prodotti dell’export italiano verso il Marocco il cui importo totale, nel 2011è stato pari a 1.477 milioni di euro. L’Italia, nello stesso periodo, ha importato per un valore di 615 milioni di euro e, prevalentemente, merci dei seguenti settori: Abbigliamento, pesci conservati, fili e cavi, prodotti chimici, prodotti petroliferi raffinati, prodotti agricoli.

Esistono spazi molto interessanti per il tessuto industriale e commerciale italiano in molteplici campi: agricoltura, energia, aeronautica e servizi collegati, trasporto ferroviario, nonché telecomunicazioni, ambiente e grandi lavori. In generale, va rilevato un vivace interesse nei confronti di taluni "modelli” italiani quali, ad esempio, i distretti industriali, le PMI, i Consorzi per l'esportazione, come pure verso quei settori merceologici nei quali è riconosciuto al nostro Paese un primato di expertise (agroindustria, pelletteria, prodotti del mare, grandi lavori, abbigliamento, arredamento, etc.). Le opportunità per le imprese italiane si concentrano quindi su lavori ad alto contenuto di specializzazione.

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5. Tunisia

Nel corso del 2011, l'economia tunisina, ha subíto un consistente rallentamento a seguito delle turbolenze politiche a cui il Paese é andato incontro che hanno pesantemente influito sulla produzione .Alla fine del 2011, secondo le attuali stime del FMI, si é registrata una forte contrazione della crescita del PIL (-2,2%). L'attuale fragilità in cui versa il sistema economico tunisino rende ancor più urgente la ricerca di soluzioni percorribili per affrontare le due questioni fondamentali che da sempre hanno assorbito una forte attenzione da parte del Governo: la disoccupazione e gli investimenti, indicatori chiave per la ripresa del Paese. La crescita economica é stata anche influenzata negativamente dalla contrazione della domanda proveniente dai Paesi europei, soprattutto negli ultimi mesi del 2011, a causa della crisi finanziaria globale. La Tunisia resta comunque il primo Paese africano in termini di competitività, seguito dal Sudafrica e dalle isole Mauritius. Molto sofferente il settore del turismo le cui entrate in valuta estera hanno registrato nel corso del 2011 una caduta del 32,9%

PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI

INDICATORE 2009 2010 2011 2012

PIL Nominale (USD bn) 43,53 44,28 44,18 45,31

Variazione del PIL reale (%) 3,10 3,70 -2,20 2,80

Popolazione (milioni) 10,30 10,40 10,50 10,60

PIL pro-capite a parità di prezzi di m.(USD) 8.375,00 8.704,00 8.687,00 9.010,00

Disoccupazione (%) 13,30 13,00 18,00 17,50

Debito pubblico (% del PIL) 42,80 42,50 49,00 55,20

Tasso di cambio moneta locale/USD 1,35 1,43 1,41 1,44

La dipendenza dell'economia tunisina dagli scambi con l'estero è notevole.. Va rilevato che circa il 70% dell'interscambio è realizzato con l'Unione Europea . L'azzeramento dei dazi doganali con l'UE prevede limitatissime eccezioni, anche se permangono meccanismi di fatto di contingentamento delle importazioni di alcuni prodotti. La Tunisia, nonostante siano venuti meno quella situazione di stabilità e sicurezza esistenti nel Paese fino a fine 2010, offre tuttora vantaggi molto importanti per gli investitori esteri (accesso libero al mercato dell'Unione; mano d'opera qualificata e competitiva, abbondante e a basso costo; infrastrutture funzionali ed in costante miglioramento; economia liberale; quadro legislativo, normativo ed amministrativo che ne facilita gli insediamenti - procedure amministrative semplificate del tipo "sportello unico” per le imprese; costo competitivo dei fattori di produzione: luce, acqua e gas.. Per quel che concerne la protezione della proprietà intellettuale, l'applicazione dei diritti non è conforme agli standards internazionali. Restano lunghi i tempi di attesa del disbrigo delle procedure amministrative e bassi i parametri di trasparenza ed efficienza nell'attività della Pubblica Amministrazione, anche se va rilevata l'esistenza di meccanismi agevolativi per il trattamento degli investimenti in imprese totalmente esportatrici. Gli scambi internazionali della Tunisia nel 2011, presentano trend moderatamente positivi.

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Particolarmente consistente si rivela la variazione percentuale delle importazioni alle voci Energia e Lubrificanti, +26.4% e Agricoltura ed Industrie Agroalimentari, +24.1%. Anche quelle del settore dei Prodotti Intermedi presentano una variazione positiva (+8%), dato presumibilmente dovuto a componenti o semilavorati necessari alla lavorazione dei prodotti da esportare. Le esportazioni totali tunisine presentano un trend positivo (+6,7%) simile a quello delle importazioni . L'Unione Europea resta, di gran lunga, il principale partner della Tunisia fornendo più dei tre quarti degli arrivi turistici ma anche per quanto riguarda le opportunità di esportazione, gli investimenti diretti esteri nonché per le rimesse dall'estero di circa 700.000 tunisini residenti in Europa. La Francia con una quota del 18,35% è il primo fornitore. L'Italia si conferma il secondo paese.

TUNISIA'S TRADE WITH MAIN PARTNERS (2010)

The Major Imports Partners The Major Export Partners

Rk Partners Mio euro % Rk Partners Mio euro %

World (all countries) 17.764,6 100,0% World (all countries) 11.515,1 100,0%

1 EU27 11.879,0 66,9% 1 EU27 8.538,3 74,1%

2 China 827,3 4,7% 2 Libya 721,1 6,3%

3 Turkey 592,9 3,3% 3 United States 288,7 2,5%

4 Libya 553,1 3,1% 4 Algeria 262,6 2,3%

5 United States 473,8 2,7% 5 India 211,2 1,8%

European Union, Imports from... Tunisia

SITC Codes

SITC Sections Value

(Millions of euro)

Share of Total (%)

Share of total EU Imports

SITC T TOTAL 9.869 100,0% 0,6%

SITC 8 Miscellaneous manufactured articles 3.482 35,3% 1,6%

SITC 7 Machinery and transport equipment 3.316 33,6% 0,8%

SITC 3 Mineral fuels, lubricants and related materials 1.417 14,4% 0,3%

SITC 6 Manufactured goods classified chiefly by material 683 6,9% 0,4%

SITC 0 Food and live animals 298 3,0% 0,4%

SITC 5 Chemicals and related prod, n.e.s. 268 2,7% 0,2%

SITC 2 Crude materials, inedible, except fuels 187 1,9% 0,2%

SITC 4 Animal and vegetable oils, fats and waxes 136 1,4% 1,6%

SITC 9 Commodities and transactions n.c.e. 20 0,2% 0,1%

SITC 1 Beverages and tobacco 5 0,1% 0,1%

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European Union, Exports to... Tunisia SITC

Codes SITC Sections Value

(millions of euro)

Share of Total (%) Share of total EU Exports

SITC T TOTAL 10.929 100,0% 0,7% SITC 7 Machinery and transport equipment 3.909 35,8% 0,6% SITC 6 Manufactured goods classified chiefly by material 2.886 26,4% 1,5% SITC 5 Chemicals and related prod, n.e.s. 1.093 10,0% 0,4% SITC 3 Mineral fuels, lubricants and related materials 1.070 9,8% 1,1% SITC 8 Miscellaneous manufactured articles 1.038 9,5% 0,7% SITC 0 Food and live animals 461 4,2% 0,7% SITC 2 Crude materials, inedible, except fuels 243 2,2% 0,6% SITC 9 Commodities and transactions n.c.e. 83 0,8% 0,2% SITC 4 Animal and vegetable oils, fats and waxes 57 0,5% 1,5% SITC 1 Beverages and tobacco 41 0,4% 0,2%

Primo Paese della sponda sud del Mediterraneo ad aver superato le tappe necessarie per la realizzazione di una zona di libero scambio con l`Europa, la Tunisia è entrata a tutti gli effetti, a partire dal 1° gennaio 2008, nella zona di libero scambio per i prodotti industriali. Esiste una limitata lista "negativa” contenente i prodotti non interessati dallo smantellamento (in particolare: yogurth, paste, biscotti, acque minerali, tappeti, stoffe tessute a mano) per tutelare la produzione interna. Esiste però una barriera non tariffaria, rappresentata da una serie di norme e comportamenti doganali, con richieste di particolari certificazioni che scoraggiano l’importazione di piccole partite. La prossimità geografica e culturale ha da sempre giocato a favore dei Paesi europei, anche se, ad un grado inferiore, quelli asiatici non sono rimasti indifferenti alla posizione di piattaforma regionale di produzione e di esportazione che la Tunisia sta sempre più assumendo. Importante è il partenariato, circa la metà delle imprese straniere sono associate a tunisini in joint-venture a capitale misto e circa il 76% delle imprese straniere esportano la totalità della loro produzione. In seconda posizione si sono collocate le vendite di tessuti, per un valore di 295 milioni di Euro, seguite dai metalli non ferrosi. Altre macchine per impieghi speciali (metallurgia, industria alimentare, industria delle pelli, della carta, della plastica, ecc.), prodotti della pelletteria, altri prodotti tessili e motori elettrici hanno rappresentato le altre principali voci merceologiche delle esportazioni italiane in Tunsia. Nel corso del 2011, l'Italia ha acquistato dalla Tunisia prevalentemente articoli di abbigliamento, grazie alla presenza di numerose imprese italiane delocalizzate di filiera, per un valore di circa 655 milioni di Euro, pari a circa il 21.5% del totale, seguiti dal petrolio greggio, con un aumento, rispetto all'anno precedente, di quasi il 50% e dalle calzature, sostanzialmente stabili. Articoli di maglieria, apparecchiature di cablaggio ed oli vegetali seguono nella graduatoria dei principali prodotti importati.

Nell’anno 2011 le importazioni totali tunisine presentano un trend medio di leggera crescita (5,9%)e ammontano ad un totale di circa 17.524.9 Milioni di Euro. Particolarmente consistente si rivela la variazione percentuale delle voci Energia e Lubrificanti, +26.4% e Agricoltura ed Industrie Agroalimentari, +24.1%. Questo ultimo dato è probabilmente dovuto alla triangolazione con la Libia che ha alimentato un forte flusso di importazione di prodotti alimentari dalla Tunisia alla quale il Paese non ha potuto far fronte con la sola produzione interna. L’Italia è il secondo partner commerciale, dopo la Francia.

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Nel corso del 2011, i prodotti petroliferi raffinati, seppure con una forte variazione in diminuzione del – 34.6% rispetto al 2010, hanno rappresentato la principale voce merceologica delle esportazioni italiane. In seconda posizione si sono collocate le vendite di tessuti, seguite dai metalli non ferrosi, altre macchine per impieghi speciali (metallurgia, industria alimentare, della plastica, ecc.), prodotti della pelletteria, altri prodotti tessili .

Il trend delle esportazioni tunisine verso l'Italia nel 2011 è stato negativo. L'Italia ha acquistato prevalentemente articoli di abbigliamento, grazie alla presenza di numerose imprese italiane delocalizzate di filiera, per un valore di circa 655 milioni di Euro, pari a circa il 21.5% del totale, seguiti dal petrolio greggio, con un aumento, rispetto all'anno precedente, di quasi il 50% e dalle calzature, sostanzialmente stabili.

La presenza del made in Italy in Tunisia è diffusa praticamente in tutti i settori, dai beni strumentali ai prodotti intermedi, ai generi di consumo, con una componente significativa destinata alle imprese offshore.

6.Turkey

Il Governo turco ha attuato con determinazione il programma di risanamento economico concordato con il FMI a partire dal 1999, conseguendo importanti risultati che hanno reso in questi anni l'economia turca sempre più robusta e stabile. In occasione di due missioni inviate in Turchia, il FMI ha sempre espresso giudizi positivi sull'economia turca, ma ha anche richiamato ad un attento policy mix che garantisca il rafforzamento dei conti pubblici, il mantenimento della stabilità dei prezzi e l'attuazione di riforme strutturali (al fine di stimolare la competitività e di attrarre investimenti esteri, come contromisure per abbattere il forte deficit delle partite correnti, vero tallone d'Achille dell'economia turca).

In questo quadro, il Governo turco assicura il proprio impegno in vista del miglioramento del clima per gli investimenti e dello sviluppo di un modello produttivo maggiormente orientato all'export (in particolare centrato su beni ad alto valore aggiunto), di misure più incisive per combattere l'economia sommersa, di sostegno ai programmi di ricerca e sviluppo, di aumento dell'efficienza e della trasparenza della Pubblica Amministrazione, di miglioramento del sistema dell'istruzione e della giustizia e di riduzione delle disparità nello sviluppo regionale.

DATI GENERALI

Forma di Stato: Repubblica

Superficie: 783.562,38 km2

Lingua: Turco

Religione: Islam

Moneta: Lira Turca (TL)

Rischio Paese SACE: 4/8

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I PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI DELLA TURCHI A

La Turchia, dopo aver fatto segnare per l'intero 2010 un tasso di crescita tra i piu' alti al mondo (pari al 9%), nel 2011 ha proseguito la sua crescita impetuosa ad un tasso dell'8,5%. dimostrandosi come una delle economie più interessanti e vitali a livello mondiale.

Nel quadro generale dell'economia turca sono presenti luci ed ombre. Quanto alle prime, è da sottolineare in particolare un rinnovato impulso del turismo con una crescita, in 10 anni del 137,3%, con un aumento delle relative entrate (+93%). Lo sviluppo economico registrato dal Paese nell'ultimo ventennio è stato favorito anche dall'attuazione di importanti riforme strutturali, quali il varo della legge quadro sugli investimenti esteri e della normativa che disciplina la creazione di imprese, e dal lancio del fitto programma di privatizzazioni.

Dall'inizio del 2011l'inflazione è tornata a crescere peri l'andamento dei prezzi delle derrate alimentari e l'innalzamento di alcune tariffe e delle imposte su determinati beni di consumo. Tuttavia, secondo molti, l'elemento che maggiormente ha influito sulla dinamica dei prezzi al consumo resta la debolezza della valuta domestica: la lira turca ha perso circa il 23% del suo valore rispetto al dollaro e oltre il 19% rispetto all'euro.

PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI

INDICATORE 2010 2011 2012 2013

PIL Nominale (USD bn) 731,60 772,29 n.d n.d

Variazione del PIL reale (%) 9,20 8,50 n.d n.d

Popolazione (milioni) 73,00 73,95 74,89 75,81

PIL pro-capite a parità di prezzi di m.(USD) 13.241,00 14.446,00 15.234,00 16.037,00

Disoccupazione (%) 11,40 9,80 n.d n.d

Debito pubblico (% del PIL) 41,60 40,10 n.d n.d

Tasso di cambio moneta locale/USD 1,47 1,55 1,84 n.d

Il grado di apertura della Turchia al commercio internazionale è ormai da anni elevato. Il Paese ha un sistema produttivo trainato dalle esportazioni, che a sua volta si alimenta grazie alle forniture di beni intermedi e di investimento. Il saldo della Bilancia Commerciale, tuttavia, è in passivo ed in costante crescita. Il disavanzo è fondamentalmente spiegato da una struttura degli scambi che pone la Turchia nella necessità di dotarsi di forniture energetiche dall'estero, ma anche di un sistema industriale che certamente necessita ancora di forniture di beni intermedi e industriali di vario tipo.

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COMMERCIO ESTERO ED INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI

I Paese fornitore Russia 23.950.487,00

II Paese fornitore Germania 22.985.296,00

ultimo anno (mil EURO)

I Paese cliente Germania 13.960.905,00

II Paese cliente Regno Unito 8.158.436,00

Nell'anno 2011, le esportazioni sono aumentate del 18,5% rispetto al 2010 mentre le importazioni hanno registrato un tasso di crescita del 29,8% causando un saldo della bilancia commerciale negativo e in aumento del 47,7% rispetto al 2010. Nel 2011 i principali prodotti esportati sono stati: autoveicoli, trattori e parti di ricambio, macchinari e apparecchiature meccaniche, seguiti dai prodotti della metallurgia e dagli abbigliamenti a maglia; per quanto riguarda le importazioni, al primo posto si sono sostanzialmente attestati combustibili ed oli minerali seguiti da macchinari, apparecchiature meccaniche, prodotti della metallurgia, macchinari di precisione ed attrezzature elettriche ed elettroniche. I principali partners commerciali della Turchia nel 2011 sono stati la Germania, la Russia e la Cina, seguiti dall’Italia, dagli Stati Uniti, Iran, Francia, Regno Unito e Spagna. Il primo posto della Germania conferma una penetrazione commerciale trasversale, strategicamente connessa anche ad azioni di collaborazione industriale tese a consolidare presenze e quote. La Russia rimane il fornitore di riferimento per ciò che concerne gli approvvigionamenti energetici e la Cina, si afferma in maniera esponenziale con produzioni complementari e di enorme peso industriale. Gli investimenti esteri nel anno 2011 sono aumentati del 74,1% rispetto al corrispondente periodo del 2010. I settori di maggiore interesse per gli investitori stranieri in questi ultimi anni sono stati il manifatturiero, quello della vendita al dettaglio, delle intermediazioni finanziarie, oltre a quello immobiliare. Quasi l’80% cento degli Investimenti Diretti Esteri in Turchia proviene dall’UE.

TURKEY'S TRADE WITH MAIN PARTNERS (2010)

The Major Imports Partners The Major Export Partners

Rk Partners Mio euro % Rk Partners Mio euro %

World (all countries) 138.894,2 100,0% World (all countries) 85.949,4 100,0%

1 EU27 54.609,7 39,3% 1 EU27 39.754,5 46,3%

2 Russia 16.290,8 11,7% 2 Iraq 4.564,0 5,3%

3 China 12.999,0 9,4% 3 Russia 3.497,5 4,1%

4 United States 9.338,2 6,7% 4 United States 2.906,2 3,4%

5 Iran 5.791,1 4,2% 5 United Arab Emirates 2.522,1 2,9%

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European Union, Imports from... Turkey

SITC Codes

SITC Sections Value

(Millions of euro)

Share of Total (%)

Share of total

EU Imports

SITC T TOTAL 47.588 100,0% 2,8%

SITC 7 Machinery and transport equipment 17.622 37,0% 4,0%

SITC 6 Manufactured goods classified chiefly by material 11.227 23,6% 6,1%

SITC 8 Miscellaneous manufactured articles 10.952 23,0% 5,1%

SITC 0 Food and live animals 3.257 6,8% 3,9%

SITC 5 Chemicals and related prod, n.e.s. 2.069 4,3% 1,4%

SITC 2 Crude materials, inedible, except fuels 1.201 2,5% 1,6%

SITC 3 Mineral fuels, lubricants and related materials 765 1,6% 0,2%

SITC 9 Commodities and transactions n.c.e. 223 0,5% 0,7%

SITC 1 Beverages and tobacco 165 0,3% 2,3%

SITC 4 Animal and vegetable oils, fats and waxes 18 0,0% 0,2%

European Union, Exports to... Turkey

SITC Codes

SITC Sections Value

(millions of euro)

Share of Total (%)

Share of total

EU Exports

SITC T TOTAL 72.588 100,0% 4,7%

SITC 7 Machinery and transport equipment 32.472 44,7% 5,0%

SITC 5 Chemicals and related prod, n.e.s. 11.858 16,3% 4,7%

SITC 6 Manufactured goods classified chiefly by material 10.487 14,4% 5,4%

SITC 8 Miscellaneous manufactured articles 5.259 7,2% 3,3%

SITC 2 Crude materials, inedible, except fuels 4.838 6,7% 11,8%

SITC 3 Mineral fuels, lubricants and related materials 3.858 5,3% 3,9%

SITC 0 Food and live animals 1.808 2,5% 2,8%

SITC 9 Commodities and transactions n.c.e. 774 1,1% 1,8%

SITC 1 Beverages and tobacco 531 0,7% 2,1%

SITC 4 Animal and vegetable oils, fats and waxes 22 0,0% 0,6%

POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO

La Turchia è il settimo partner commerciale dell’UE, mentre l’UE è il primo della Turchia.

Le questioni riguardanti le barriere all'entrata al mercato turco devono essere inquadrate nel contesto dell'Accordo di Unione Doganale che lega il Paese all'Unione Europea, ad eccezione del settore agricolo e di parte di quello dei servizi, che ha sinora ben funzionato. Le importazioni dall'estero dei prodotti alimentari, in particolare per il vino sono tuttavia difficoltose a causa del severo regime di autorizzazioni imposto dalle Autorità . Anche se il livello globale di allineamento con l'UE rimane elevato, sono stati compiuti progressi limitati in materia di legislazione doganale. Nel contesto della valutazione della conformità dei prodotti originari di un paese terzo, gli operatori economici sono sistematicamente tenuti a dichiararne l'origine prima della sdoganamento, anche se i prodotti sono già stati immessi in libera circolazione nell'Unione europea prima di entrare in Turchia. Questa imposizione non è in linea con l'Unione doganale. La Turchia deve ancora proporre un piano d'azione per la liberalizzazione progressiva di acquisizione di immobili da parte di stranieri in linea con l'acquis.

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Anche se l'applicazione dei Diritti di Proprietà Intellettuale è lievemente migliorata, rimangono da affrontare numerosi problemi. Il Paese produce e vende localmente i prodotti falsificati. In secondo luogo ne importa e ne esporta una certa quantità. La tipologia di violazione più ricorrente è la violazione del marchio, seguita dalla violazione di design, di diritti d'autore e di brevetti. Per quanto riguarda gli investimenti diretti esteri le imprese straniere sono state parificate a quelle locali, vedendosi anche riconosciuto il diritto di acquistare proprietà immobiliari. La legge ribadisce la possibilità di ricorrere all'arbitrato internazionale nei casi di contenzioso; è inoltre sancita la piena libertà di rimpatrio dei profitti, dei dividendi e di ogni altro provento. A partire dal 1^ Luglio 2012 entrerà in vigore il nuovo codice commerciale, che rappresenta una ulteriore tappa nell'avvicinamento della legislazione turca agli standard internazionali.

Nel 2011 l'Italia si conferma al quarto posto nella graduatoria dei partner commerciali della Turchia, con un interscambio di 21,30 miliardi di USD (+28,0%) composto da esportazioni per 13,45 miliardi di USD (+32,6% e quinto Paese fornitore) ed importazioni per 7,9 miliardi USD (+20,76% e quarto paese cliente). Il saldo è attivo per l'Italia per 5,593 miliardi USD. Pur nel dinamismo delle relazioni dei due Paesi, la quota di mercato italiana sul totale delle importazioni della Turchia continua ad oscillare intorno a valori non elevati: nel 2011 tale valore e' stato del 5,67%.

Gran parte dei prodotti esportati dall'Italia riguarda il settore dei beni strumentali ed intermedi, oltre naturalmente a quelli più noti del Made in Italy, come l'abbigliamento. In lieve aumento anche le esportazioni italiane di fibre sintetiche ed artificiali, gioielli ed articoli di oreficeria. Dalla Turchia l'Italia ha importato soprattutto cuoio, prodotti in metallo e legati alla carta. Le imprese italiane operanti in Turchia a fine 2011 risultano 906 (il 3,1% del totale delle imprese estere operanti nel Paese, settimo posto nella graduatoria). La strada da intraprendere per un maggiore sviluppo è quella di continuare a credere nel valore strategico del mercato turco, proponendosi con più attivismo in alcuni settori molto rilevanti per lo sviluppo futuro della Turchia (protezione ambientale, tecnologie per il restauro ed il territorio, infrastrutture, energie rinnovabili).

La Turchia rappresenta un fondamentale mercato di sbocco soprattutto per le forniture "Made in Italy” di beni strumentali che sfruttano una consolidata complementarietà con il sistema industriale locale; l'Italia fornisce la tecnologia più aggiornata che serve per migliorare la produzione nei settori trainanti del Paese. Inoltre rifornisce la nicchia di mercato media/medio-alta rappresentata prodotti di alto design e dei beni di consumo in generale.

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INDICAZIONI SU PRODOTTI E MERCATI

1) I Paesi membri dell’Unione Europea che si affacciano sul Mediterraneo hanno alti livelli di relazioni commerciali e rappresentano, anche per le piccole e medie imprese che hanno ridotta tendenza alla internazionalizzazione, i principali mercati di riferimento. Potrebbe essere una considerazione ovvia, tenendo conto che lo spazio UE è un mercato totalmente aperto e con regole ormai omogeneizzate.

2) E’ un concetto che però intendiamo ribadire per due ordini di motivazioni: per le pmi (proprio in ragione delle loro dimensioni) lo sviluppo di business avviene su mercati di più facile approccio e senza ostacoli burocratici per fronteggiare i quali si richiederebbe una quantità non proporzionata di risorse umane; se il cammino dell’Unione per il Mediterraneo non marcia rapidamente verso un effettivo spazio di libero scambio non si determineranno reali possibilità di sviluppo del business per esse. Le Mpmi hanno una maggiore vocazione ad interfacciarsi con altre imprese delle medesime dimensioni. Lo sviluppo di un tessuto ampio di pmi nei Paesi della sponda Sud del Mediterraneo è una delle condizioni per migliorare la possibilità di relazioni commerciali, joint venture e business. A queste condizioni e alle politiche necessarie per favorirle dedicheremo l’ultima parte di questo lavoro.

3) I prodotti che rientrano nelle categorie di beni di consumo (moda/abbigliamento, arredamento e suoi complementi per interni, prodotti agroalimentari) hanno in generale, nei Paesi del Nord Africa e Medio Oriente, mercati di nicchia e molto ristretti. Le ragioni sono quelle di una forte concorrenza asiatica sui costi; di regole deboli rispetto alla contraffazione; delle abitudini e stili di vita. Ciò non toglie che alta sia la penetrazione di produzioni come quelle tessili dell’Unione Europea: nella composizione delle esportazioni dall’Ue verso i Paesi Meda, i settori tradizionali in cui maggiormente operano le pmi (Textiles, Clothing and Other manufactures) rappresentano una quota per il complessivo export Ue di tali settori, superiore a un quarto del totale (25,8%). Evidentemente, l’immagine delle produzioni europee più affermate nel mondo (made in Italy, made in France, ecc.) gioca un ruolo ancora assai importante sui mercati di tali Paesi. A conferma della tendenza riscontrabile in tutti i Paesi interessati da processi di apertura all’esterno e contemporanea crescita del reddito: aumenta la sensibilità alle produzioni che esprimono lo stile di vita dei Paesi europei a più forte immagine.

4) Sono molto forti, di converso, le attenzioni verso prodotti di alta tecnologia ed in particolare nelle filiere dell’energia e delle energie alternative; nel risparmio della risorsa idrica; nella gestione del ciclo dei rifiuti e della tutela ambientale.

5) Gli esempi di buone pratiche di successo che saranno descritte nel capitolo successivo indicano che le pmi hanno possibilità di business se sono supportate da programmi pubblici (di livello nazionale o regionale) e quando sono accompagna da strutture o centri di servizio che possono mettere in campo un vantaggio tecnologico elevato anche per le pmi del paese obiettivo. Questo aspetto, che coinvolge le azioni politiche dei governi locali come fattore strategico per lo sviluppo dei sistemi delle piccole imprese, sarà ripreso nelle considerazioni finali di questo lavoro.

6) In considerazione della posizione dominante che alcuni paesi della UE hanno con singoli paesi della sponda Sud vanno ricercate, in una logica di rete e di complementarietà spazi di collaborazione tra pmi per azioni comuni di ampliamento di mercato che se svolte singolarmente non arriverebbero al successo: creare strumenti per sostenere partenariati e reti europee di pmi per l’area mediterranea.

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Per quanto riguarda i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo oggetto di approfondimento, si deve osservare come essi siano assai differenziati per velocità di crescita dell’economia (variazione % del Pil), per capacità di produrre ricchezza (Pil procapite), per potenzialità di crescita (popolazione). In Turchia, ad esempio, l’ampiezza della popolazione unitamente all’altissimo tasso di sviluppo del Pil e al relativamente alto livello procapite della ricchezza prodotta, denotano grandi potenzialità, molto più elevate rispetto alle altre aree considerate. Difatti, solo Israele presenta una capacità di produrre ricchezza maggiore ma si tratta di un Paese molto piccolo per popolazione. All’opposto, l’Egitto presenta la popolazione più elevata ma registra anche il tasso di crescita più basso tra i paesi considerati. Con ampiezza della popolazione non molto differente, Algeria e Marocco presentano però differenze marcate nella capacità di produrre ricchezza (quasi doppia in Algeria rispetto al Marocco) e nel tasso di crescita del PIL (ben più elevato, invece, in Marocco).

INDICATORI AGGIORNATI AL 2011

Variazione % del PIL

PIL procapite (USD)

Popolazione (milioni)

Algeria 2,5 8.446 36,3

Egitto 1,8 6.028 86,1

Israele 4,8 30.301 7,8

Turchia 8,5 14.446 73,9

Marocco 4,3 4.926 32,8

UE 27 1,5 - 503,6

Possiamo, inoltre e in estrema sintesi, rilevare:

- l'Algeria continua a dover affrontare la sfida della diversificazione della propria economia e della creazione di un forte settore privato in grado di assorbire la forza lavoro e ridurre la disoccupazione, specie giovanile. Tra le misure programmate c’è la realizzazione di zone industriali integrate, il sostegno all'economia agricola e rurale e la promozione della piccola e media impresa, con la prevista creazione, entro il 2014, di 200.000 nuove pmi. L’intensificazione di programmi di collaborazione e scambi tra operatori economici di queste dimensioni d’impresa (study tours, formazione, workshop) possono aumentare la possibilità di affari.

- In Israele si segnala una favorevole congiuntura che dovrebbe garantire un buon livello di crescita dei consumi privati, aprendo possibilità di export per i beni relativi. Un clima favorevole per le Mpmi è determinato dal fatto che non esistono restrizioni alla totale proprietà di imprese locali o alla costituzione di joint ventures da parte di residenti esteri. Inoltre esistono, come nei paesi UE, comuni caratteristiche di propensione all'innovazione e alla flessibilità che derivano dalla forte incidenza di piccole e medie imprese in entrambi i sistemi economici. Spazi elevati di business possono riscontrarsi nella complementarietà tra la fase di ricerca e brevettazione high-tech israeliana e quella di realizzazione e commercializzazione dei prodotti finiti di imprese estere L'economia israeliana, date le ridotte dimensioni del mercato interno, la scarsità di risorse naturali, ed i vincoli di natura geopolitica, è, per sua natura, votata all'innovazione.

- Per il Marocco va segnalata l’apertura agli investimenti diretti esteri e la buona percentuale della classe media sul totale della popolazione. Alla tradizionale

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posizione "dominante” della Francia, nonché di quella più discreta (ma assai dinamica) presenza della Spagna va rilevato un vivace interesse nei confronti di taluni "modelli” italiani quali, ad esempio, i distretti industriali, le pmi, i Consorzi per l'esportazione, come pure verso quei settori merceologici nei quali è riconosciuto all’Italia un primato di expertise (agroindustria, pelletteria, prodotti del mare, grandi lavori, abbigliamento, arredamento, etc.).

- La Turchia è una delle economie più interessanti e vitali a livello mondiale. Registra una fortissima crescita del turismo. Il Paese ha un sistema produttivo trainato dalle esportazioni, che a sua volta si alimenta grazie alle forniture di beni intermedi e di investimento con ampi spazi per le pmi fortemente specializzate. Problematiche le esportazioni di prodotti alimentari difficoltose a causa del severo regime di autorizzazioni imposto dalle Autorità turche e particolarmente onerosi permangono i dazi a carico dell'esportatore straniero a causa del fatto che tale settore non rientra negli accordi siglati nell'ambito dell'Unione doganale conclusa fra la Turchia e l'UE. Cautele sono consigliate a causa dell ricorrenti violazioni rispetto a marchio, design, diritti d'autore e di brevetti

- La Tunisia rappresenta, una straordinaria piattaforma di prossimità per l’export nelle aree vicine. L'Accordo di Agadir in particolare, stipulato tra Tunisia, Marocco, Egitto e Giordania, prevede la libera circolazione di beni industriali tra i quattro Paesi firmatari a partire dal 1° gennaio 2005. Tuttavia, tale integrazione regionale, pienamente operativa dal punto di vista giuridico-internazionale, stenta, nei fatti, a tradursi in flussi significativi di scambi. La ripresa di flussi turistici analoghi a quelli precedenti alla “primavera araba” confermerebbe tutta la possibilità di penetrazione anche per i beni di consumo che qui hanno goduto di una situazione più favorevole rispetto agli altri paesi dell’area. Scelta da imprese UE come luogo di decentramento di alcune tipologie produttive, in particolare dell’abbigliamento, la Tunisia è oggi molto aperta ad investimenti nella ricerca e nuove tecnologie che sono fortemente sostenuti dagli organismi finanziari internazionali (BEI).

Buone pratiche e positive esperienze sull’ingresso nel mercato Mediterraneo. L’esperienza del Centro Servizi Meccano Una positiva esperienza di lavoro per accompagnare le pmi del settore della meccanica verso i mercati del Maghreb è quella che ha visto la collaborazione tra la Regione Marche, ente pubblico co-finanziatore, la nostra Associazione di imprese CNA ed il Centro servizi per il trasferimento di innovazione tecnologica “Meccano”. Una compagine che ha messo in campo l’esperienza territoriale ed il vantaggio tecnologico nella ricerca dello sviluppo di business in Egitto e Tunisia. Una esperienza iniziata nel 2005 con il progetto “Iside Egitto”, concretizzatosi in uno studio di fattibilità destinato al Ministero dell’Industria egiziano, per realizzare infrastrutture tecnologiche volte a sostenere la creazione di collaborazioni tra le imprese locali e le imprese meccaniche marchigiane. Dopo la positiva conclusione del progetto Iside, il Ministero dell’Industria egiziano ha affidato a Meccano l’incarico di realizzare un centro tecnologico nella città del 10° Ramadan dove sono insediate numerose imprese elettro-meccaniche. La costituzione del centro offriva numerose opportunità di scambio e collaborazioni commerciali/produttive tra le imprese egiziane e le

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imprese marchigiane ed infatti i primi risultati hanno mostrato un elevato interesse allo sviluppo di filiere stabili. La soddisfazione della parte egiziana ha consentito di dare continuità alla collaborazione, negli anni 2008 e 2009, con il Progetto “SETH” – Strengthening of Egyptian enterprises competitiveness Trough networking of innovation and High level technologies transfer – promosso dal Ministero egiziano per il commercio e l’industria in partnership con la Regione Marche e Meccano nell’ambito della misura “DEBT SWAPT” finalizzato all’esportazione del “modello produttivo della Regione Marche” tramite l’attività sinergica di un’agenzia di sviluppo, di Centri di trasferimento tecnologico e Università, per realizzare le azioni che dovevano rendere effettive le politiche di ammodernamento industriale del Governo egiziano. L’iniziativa si è interrotta nel cambiamento politico che ha riguardato l’Egitto, ma ha mostrato tutte le positività di una sinergia tra Centri di ricerca, governi locali e statali per lo sviluppo della collaborazione tra sistemi di Mpmi. L’esperienza è stata riproposta in Tunisia. Con la visita nel giugno del 2009 del Ministro dell’Industria tunisino al Centro “Meccano” volta a far conoscere loro la filosofia e le modalità di lavoro di un Centro Tecnologico a servizio delle imprese locali si è aperta una concreta possibilità di sviluppo di relazioni a favore di pmi. Purtroppo anch’essa si è fermata per i cambiamenti politici della “primavera tunisina” . Il caso Consorzio CAMSER sul mercato Turco Il Consorzio CAMSER, con sede a Bologna, è composto da un gruppo di 30 aziende emiliano romagnole produttrici di macchine utensili, attrezzature e componenti nel settore della meccanica specializzata. Attraverso la struttura e l’organizzazione consortile, le aziende associate intendono promuovere ai potenziali clienti l’intera gamma di produzione sui mercati internazionali, valorizzando l’offerta completa dei prodotti e un sistema in rete di servizi, competenze ed organizzazione. Il Consorzio, attivo dal 1980, non ha fini di lucro . Una volta consolidata l’unitarietà e il presidio dell’intero processo produttivo, i soci del Consorzio, per raggiungere maggiore efficienza e penetrare nuovi mercati hanno impostato un’innovativa azione comune. Nel 2010 è stato avviato un percorso di consulenza con il supporto di CNA e la stretta collaborazione di “Temporary export manager”, affiancati da un consulente senior, insieme ai quali sono state elaborate strategie e azioni di promozione e contatto con operatori economici turchi. La scelta di penetrare l’area turca è derivata dal desiderio di completare il programma di ingresso e consolidare i positivi riscontri ottenuti con la conclusione di accordi di distribuzione raggiunti da alcune aziende socie, estendendo le opportunità di business anche alle altre aziende sulla base di preventive analisi. Tali azioni mirate hanno permesso di allargare le relazioni commerciali su nuove aree del Paese, in particolare nei più importanti distretti di Bursa, Kocaeli ed Ankara. I risultati ottenuti da questa attività sono stati molto positivi in termini di acquisizione di informazioni sui concorrenti presenti, su possibili forniture in vista dell’uscita sul mercato di nuove macchine e soprattutto di importanti contatti con le più importanti società manifatturiere internazionali (filiali produttive locali dei grandi costruttori di torni e macchine utensili mondiali). A ciò si aggiunge anche il contatto con altri potenziali distributori collocati in altre aree del Paese (attualmente impegnati con aziende concorrenti, ma potenzialmente interessati a verificare altre proposte alternative).

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L’attività di consulenza richiesta da CAMSER si è dimostrata molto intensa, ricca di informazioni e spunti per penetrare in maniera efficace il mercato della Turchia, ma anche più in generale a livello internazionale. Per alcune aziende le attività di contatto svolte dai consulenti hanno fornito risposte non sempre positive in termini di competitività soprattutto sul versante dei prezzi e sono quindi state impostate nuove strategie. Per due aziende socie la possibilità di ragionare su un percorso di collaborazione produttiva è stata prospettata e valutata molto positivamente anche come strategia di sviluppo su tutto il versante internazionale. Per una di queste è stato avviato un positivo percorso di studio e analisi per la creazione di una base operativa in loco.

PEVA COMPANY’s EXPERIENCE

PEVA was founded by Perilli and Vadini in February 1983, who produced the first metal circular wood-burning stoves for domestic use. The CNA in Pescara believed in the abilities and entrepreneurship of the founders from the beginning and financed it woth 200,000,000.00 lire during their start-up company. Such a sum was an important commitment for the CNA as loans in the Crafts field were on average of 50,000,000.00 dollars.

The company's goal is to rediscover the art of healthy and natural cooking using natural fuels and appreciating the simple pleasures of the past.

The penetration into foreign markets has been driven by the manufacturing of a wide range of standard models, which identify customers' needs and the assistance of skilled chefs that have refined the know-how by connecting it to the production. Flavors, fragrances and the art of knowing how to cook has given the added value that ensures the success of the company.

The added value of the company is the production of entirely handcrafted ovens with passion.

In addition, over the last 20 years making custom designed furniture for restaurants, bars and pizzerias allowed the company to be competitive on international markets.

An internationalization plan has started focused on specific markets with good results, in particular Canada, Russia, Eastern Europe and Africa.

The most interesting experience is Africa, from Angola to Turkey.

The identification and selection of markets was neither random nor the result of the relation market/product. The road traveled has been of personal relationships over time grew stronger. The Turkish market has been penetrated by working with a firm already present in the area for several years. The contacts were examined and with time and most likely facilitated by the good credibility of the company on the African territory.

The company organized itself for internationalization independently considering the negative past experiences with Simest and Ice. The CNA made a major contribution using the financial instrument made available by INVITALIA which provides a loan on the credit invested, partly also as a grant, not to be given back.

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The company immediately decided on what was the best way of being visible abroad, participation in specialized "international sector fairs", not using outsources but only internal human resources and specialized personnel in interpreting. It shows skepticism regarding B2B and other forms of internationalization because they never gave the company any benefit. The promotion is well represented by the company webisiteand complete brochures translated into five foreign languages. Regardless of the foreign market it uses its own brand.

Every year the company invests a % of its profit on the participation in trade fairs and / or international meetings. For 2003 Turkey has been confirmed as the country to invest inthanks also to the consolidation of good economic relations over the past two years. The internationalization office of Cna Abruzzo, in order to support the company, is initiating a process of networking and business aggregations in order to ease the burden of costs in the process of penetration in North Africa.

Today Peva has 11 employees and another 15 are engaged in the manufacturing of the products abroad, producing a good percentage of foreign sales.

Strumenti pubblici europei a sostegno delle imprese Centro Euro-Mediterraneo di Sviluppo delle MPMI Il Centro Euro-Mediterraneo di Sviluppo delle MPMI (Euro-Med Development Center for Micro, Small and Medium Enterprises – EMDC, più avanti Centro Euro-Med) è un’iniziativa promossa dalla Camera di Commercio di Milano – Promos a sostegno delle attività delle Micro e Piccole Medie Imprese (MPMI) nell’Area Euro-Med , sotto l’egida del Governo italiano, con il sostegno della Commissione Europea e della BEI ed in raccordo con il Segretariato di Barcellona dell’Unione per il Mediterraneo (UpM). L’obiettivo del Centro Euro-Med è la creazione di nuove imprese in tutta l’Area del Mediterraneo, e l’assistenza a quelle già esistenti. Il Centro potrà essere lo strumento di collaborazione tra Stati e Governi dell’Unione per il Mediterraneo, la Commissione Europea, le Istituzioni Finanziarie Internazionali, le Istituzioni finanziarie europee di sviluppo, gli Istituti finanziari di mercato e le Agenzie di sostegno alle PMI. Il Centro Euro-Med opererà in stretto raccordo con i soggetti e i programmi che già attivamente operano a sostegno dello sviluppo delle attività delle Micro, Piccole e Medie Imprese nell’Area Euro-Med. La struttura dispone di un “modello a rete” , composto da un’Unità Centrale con sede a Milano con compiti istituzionali e di coordinamento, e di Centri Nazionali di Sviluppo, collocati presso i Paesi delle Sponde Nord, Sud ed Est del Mediterraneo (Il Cairo, Tunisi, Beirut, Rabat, Barcellona, Marsiglia,…), che avranno il compito di assistere le MPMI, offrendo servizi avanzati di consulenza, financial facility attraverso la creazione di nuovi strumenti dedicati, assistenza per l’accesso ed il consolidamento della presenza nei nuovi mercati , nonché formazione del capitale umano necessario allo sviluppo di business internazionali. FEMIP: Facility for Euro-Mediterranean Investment and Pa rtnership.

The Commission, in close cooperation with the EIB, has undertaken an assessment of the performance of the reinforced Facility for Euro-Mediterranean Investment and Partnership

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(FEMIP) and its possible evolution. FEMIP was created in October 2002 within the European Investment Bank (EIB), following the Barcelona European Council, to stimulate economic growth and private sector development in the Mediterranean region (Morocco, Algeria, Tunisia, Egypt, Gaza-West Bank, Israel, Lebanon, Syria and Jordan). Since the start of FEMIP until the end of 2005, it granted €7.2bn in loans. In its assessment the Commission evaluates positively the results achieved by the reinforced FEMIP, but considers that FEMIP's effectiveness could be enhanced further, in particular with respect to the objective of supporting the private sector (especially SMEs). On the basis of this assessment, the Council decided on 28 November 2006 to develop this instrument further, by: • improving the linkages of FEMIP with the European Neighbourhood Policy (ENP); • developing further the FEMIP instruments; • strengthening partnership and local interaction, notably by creating an advisory committee involving representatives of the governments of the Member States and the Mediterranean partner countries. • L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE) opera in un gran numero di paesi del Mediterraneo meridionale mediante la sua iniziativa sulla governance e gli investimenti a favore dello sviluppo in Medio Oriente e in Africa settentrionale (MENA). La promozione delle MPMI costituisce un elemento fondamentale di tale iniziativa. Il ruolo dell'OCSE è quello di fornire assistenza tecnica ai governi della regione. La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) investe essenzialmente nelle imprese del settore privato di ventinove paesi compresi tra l'Europa centrale e l'Asia centrale. Essa dispone di una strategia a favore delle microimprese e delle piccole e medie imprese. Alla luce degli eventi della cosiddetta "primavera araba", il Consiglio dei governatori della BERS ha deciso di estendere il suo campo d'intervento ai paesi del Mediterraneo meridionale e orientale. La Società finanziaria internazionale (IFC), membro del gruppo della Banca mondiale , promuove gli investimenti sostenibili del settore privato nei paesi in via di sviluppo. Con un portafoglio di impegni di circa due miliardi di dollari americani, l'IFC è attiva in tutti i paesi del Mediterraneo dove promuove il settore privato - e spesso le PMI. "Invest in Med" è un progetto finanziato dall'Unione europea che si prefigge di promuovere gli investimenti europei nel bacino del Mediterraneo. Tra i principali obiettivi del progetto ricordiamo quello di accrescere gli investimenti diretti esteri e i flussi commerciali, sviluppare partenariati sostenibili sulle tre sponde del Mediterraneo e applicare un nuovo modello di messa in rete economica e cooperativa tra gli organismi pubblici o privati europei e mediterranei. Lo sviluppo delle MPMI costituisce un elemento importante del programma "Invest in Med". Accanto a queste istituzioni internazionali ogni Paese, tra quelli del partenariato del Progetto WIDE, dispone di una serie di strumenti per favorire la promozione commerciale internazionale, sviluppare investimenti diretti, assicurare i crediti commerciali. All’interno di ogni singolo Stato esistono inoltre strumenti di derivazione regionale o locale quali sportelli per l’internazionalizzazione, desk, Camere di Commercio o specifici programmi che possono sostenere le pmi che vogliono sviluppare i loro affari nell’area

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mediterranea. Per evitare un lungo elenco rinviamo gli interessati ad un approfondimento con le strutture partner del Progetto.

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Considerazioni finali

In definitiva possiamo sostenere che la possibilità per le piccole e medie imprese di operare in un contesto come quello Mediterraneo post crisi ed in via di stabilizzazione può determinarsi solamente se esse sono sostenute da una rete efficiente di servizi pubblici e privati settoriali e territoriali. Con questa affermazione condividiamo quanto con molta attenzione è stato dibattuto in altre sedi ed in particolare nella sede dell’”Assemblée Regionale et Locale Euro-Mediterranéenne” a Bari lo scorso gennaio 2012.

In quella sede, il relatore Fathallah Oualalou, sindaco di Rabat (Marocco), ha rilevato che “nonostante certe differenze tra i paesi, numerosi ostacoli allo sviluppo delle PMI sono comuni a tutti. In molti paesi della regione la struttura dell'economia è fortemente orientata verso le imprese di grandi dimensioni, siano esse grandi imprese di Stato e dell'amministrazione statale, oppure grandi imprese private del settore energetico, petrolchimico, minerario, agroalimentare, immobiliare o turistico”. “In linea generale – notava Mr Oualalou - nella regione del Mediterraneo le imprese si ritrovano a operare in un ambiente poco propizio” per problemi di accesso al credito, burocrazia e deficit di infrastrutture. Quell’Assemblea ha quindi prodotto una serie di raccomandazioni che possiamo certamente in gran parte fare nostre. Dalla loro concretizzazione deriva la possibilità di passare da una situazione di limitati casi di business ad un vero sviluppo delle relazioni tra Mpmi dell’area mediterranea concretizzando quindi l’auspicio contenuto nella sesta priorità dell’Unione per il Mediterraneo. In particolare: 1. riformulare la Carta euromediterranea delle imprese allo scopo di includervi

alcuni aspetti fondamentali per lo sviluppo delle MPMI, in particolare la promozione delle donne e dei giovani imprenditori, il sostegno alle imprese start-up, o i finanziamenti esterni per le MPMI ed inserirvi un riferimento alle opportunità offerte dalla società dell'informazione. La Carta potrebbe inoltre promuovere il trasferimento di tecnologie mediante reti europee solide e mercati tecnologici a livello nazionale e regionale.

2. raccomandazione agli Stati membri dell'UpM di creare delle agenzie per lo sviluppo delle PMI e delle agenzie di sviluppo locale per incentivare i trasferimenti di tecnologia verso tali imprese, fornire servizi di consulenza, creare incubatori di imprese, incoraggiare la messa in rete allo scopo di agevolare lo scambio di esperienze e informazioni e rafforzare le capacità delle PMI.

3. incoraggiare lo scambio di esperienze tra gli organismi intermediari delle MPMI sulle due sponde del Mediterraneo mediante l'avvio di progetti efficaci e di gemellaggi; non può sfuggire come queste raccomandazioni siano in totale sintonia con l’attività concreta, le esperienze e le competenze dei partner del Progetto WIDE che avrebbero buon titolo per contribuire alla promozione di una società imprenditoriale e di una cultura d'impresa nel Mediterraneo meridionale, come l’Assemblea auspica.

4. sarebbe quanto mai utile che il programma SPRING15 “Support to Partnership, Reform and Inclusive Growth” lanciato dall'Unione europea in risposta alla cosiddetta "primavera araba", con una dotazione finanziaria di 350 milioni di euro possa comprendere queste iniziative rivolte, con lo sviluppo delle Mpmi, alla riduzione delle disparità economiche e sociali dell’area MED.

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5. dare attuazione allo Small Businnes Act: (X) The EU and Member States should support and encourage SMEs to benefit from the growth of markets outside the EU, in particular through market-specific support and business training activities. To translate this principle into practice, the Commission:

5.1:has established Market Access Teams in key export markets bringing together Member States’ trade councillors and EU business organisations, which will help to improve SMEs’ information on trade barriers markets outside the EU;

5.2 will actively seek the opening up of third countries markets, in particular in developed and advanced developing economies, through WTO negotiations and bilateral agreements;

5.3 will in particular seek the opening up of non-EU countries’ procurement markets, which should lead to mutual and reciprocal benefits, through its bilateral and multilateral negotiations (WTO Government Procurement Agreement), in particular with fast-growing countries will promote trade facilitation both in the context of the WTO and in bilateral negotiations;

5.4 will continue to facilitate EU SMEs’ access to the markets of candidate and other neighbourhood countries, in particular through the Enterprise Europe Network and by promoting the “Think Small First” principle in these countries, including through exchanges of good practice based on the European Charter for Small Enterprises and the SBA intends to establish European Business Centres in 2009 in selected markets, ..

6. Diffondere maggiormente l’informazione e la disponibilità di programmi recanti incentivi all’internazionalizzazione rivolti alle MPMI . Autorevoli studi che hanno messo a confronto la realtà di diversi paesi UE non segnalano differenze importanti nei numeri: gli incentivi alle esportazioni riguardano ovunque una piccola quota di imprese.

La Direzione Generale per le Imprese e l’Industria della Commissione Europea, nel “Documento” sulle migliori pratiche per il sostegno all’internazionalizzazione, raccomanda alle proprie istituzioni europee, a quelle nazionali e regionali di “consentire un accesso più facile e più esteso ai loro programmi di sostegno, oltre all’accesso alle informazioni pertinenti e utilizzabili”. Inoltre indica “ in considerazione dell’eterogeneità delle PMI ”di seguire “un approccio individualizzato per ciascuna impresa” come si è ampiamente sperimentato con percorsi di innovazione realizzati con il Progetto WIDE. L’internazionalizzazione è divenuta la condizione di sopravvivenza delle PMI nell’attuale ambiente fortemente competitivo e lo spazio Mediterraneo deve poter essere un luogo in cui realizzare con molta più facilità occasioni d’affari.