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progetto per la scuola l’acqua l’acqua

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progetto per la scuola

l’acqual’acqua

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2 progetto per la scuolaFAI

Siamo nel cuore della Valle dei Templi di Agrigento, in Sicilia.

Il bellissimo rudere del tempio di Castore e Polluce, costruito nel

V secolo a.C., domina il giardino della Kolymbetra, una vallet-

ta dalla natura lussureggiante, dove crescono aranci e limoni

insieme a mandorli, olivi, mirti, lentischi e ginestre.

Il segreto del giardino è l’acqua. Qui infatti i coloni greci fecero

costruire dai prigionieri cartaginesi, grandi esperti nelle opere di

raccolta dell’acqua dolce, le canalizzazioni e i serbatoi ipogei

per raccogliere l’acqua delle sorgenti e drenare le acque piovane.

Kolymbetra, chiamata la piscina degli Dei, era una grande va-

sca dove nuotavano e venivano allevati pesci, situata allo sbocco

delle canalizzazioni sotterranee.

l’acqual’acquaL’aaccqquuaa, uno dei quattro elementi individuati dai primi filosofi come fon-

damentale per la vita dell’uomo. Ma è davvero così importante? Perché? A che

cosa serve? Dove si trova? Quale ruolo ha avuto nella storia dell’umanità?

Per rispondere a queste domande ti proponiamo un percorso di conoscenza

e approfondimento sul tema dell’acqua.

Le sscchheeddee ssttoorriicchhee ee tteeccnniicchhee ti serviranno per entrare meglio nel-

l’argomento acqua e per trovare elementi a sostegno delle tue rela-

zioni.

Le eessppeerriieennzzee da fare iinn ccllaassssee ti serviranno per sperimentare le

proprietà dell’acqua e per capire il funzionamento di alcune im-

portanti opere tecnologiche inventate dall’uomo.

L’iinnddaaggiinnee che condurrai, nel tuo quartiere o nel tuo paese insie-

me ai tuoi compagni di classe, ti servirà per trovare tutte le tracce

delle acque di un tempo e dove si nasconde l’acqua di oggi.

Le domande sull’acqua

Cerchiamo la risposte

3 progetto per la scuolaFAI

10 schede per conoscere l’acqua

1L’acqua e le prime civiltà

Le prime comunità degli uomini vivevano nella savana africana. Si nu-

trivano di ciò che potevano raccogliere dagli alberi o degli animali che cac-

ciavano. Bevevano l’acqua dei fiumi o l’acqua piovana. Quando capirono

che le piante si potevano coltivare e gli animali addomesticare, circa 10

000 anni fa, cominciarono ad avere bisogno dell’acqua per irrigare i cam-

pi coltivati e far crescere le piante.

Certo, l’acqua si poteva raccogliere al fiume con i secchi preparati con le fo-

glie o con le pelli degli animali e portarla nei campi, ma il tragitto era spes-

so lungo e l’acqua arrivava insufficiente. Era necessario organizzarsi

tutti insieme per disporre tutti dell’acqua.

Dicono gli storici che questo è uno dei motivi principali per cui i primi uo-

mini costruirono i villaggi e le città; non è un caso infatti che i primi in-

sediamenti e le prime comunità organizzate si svilupparono proprio in

riva ai fiumi, nella fascia tropicale.

Per poter disporre dell’acqua necessaria alla produzione agricola, vennero

progettate canalizzazioni, e acquedotti, che prendevano l’acqua dai fiu-

mi e la distribuivano in modo regolato, a seconda dei periodi dell’anno e

dell’estensione delle coltivazioni. Quando un campo era stato irrigato a

sufficienza, alcune paratoie (sbarramenti) venivano chiuse e altre aperte

per far defluire l’acqua nel campo successivo.

Gli egizi addomesticarono così le acque del Nilo, e i sumeri quelle del Ti-

gri e dell’Eufrate: catturavano l’acqua durante i periodi di piena e la con-

servavano per i periodi in cui l’acqua veniva a mancare.

?Lo sapevi che

Tra il Tigri e l’Eufrate, i babilo-

nesi costruirono anche canali

navigabili; il più lungo di cui

si abbia notizia è il Nahrwan,

lungo 300 chilometri e largo

120 metri. ?Lo sapevi che…

Per disporre dell’acqua più a

lungo possibile, gli egiziani

costruivano una diga, vicino

alla riva del Nilo, nella quale

lasciavano aperto un passag-

gio: quando l’acqua del fiume

saliva l’acqua entrava dal-

l’apertura verso i canali artifi-

ciali; quando la piena scende-

va, l’apertura nella diga veniva

chiusa e consentiva di trattene-

re l’acqua per quasi due mesi.

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Tutta l’acqua della Terra

La quantità di materia che forma la Terra non si modifica con il passar

del tempo. Anche la quantità di acqua rimane sempre la stessa: grazie

all’energia solare e al calore, l’acqua superficiale di fiumi, laghi e oceani

evapora e si condensa nell’atmosfera (sotto forma di nuvole) per poi ridi-

scendere sulla Terra sotto forma di precipitazioni (piovose e nevose). È il ci-

clo dell’acqua.

Tuttavia più del 97% dell’acqua della Terra è salata e non è utilizzabile per

le attività umane e buona parte dell’acqua dolce del pianeta è imprigionata

nei ghiacci. L’acqua dolce è dunque una risorsa limitata ed è a rischio, poi-

ché se viene inquinata potrebbe richiedere moltissimo tempo prima di puri-

ficarsi e tornare a essere disponibile per le attività dell’uomo.

4 progetto per la scuolaFAI

10 schede per conoscere l’acqua

L’acqua viene raccolta

L’acqua per gli usi domestici viene raccolta in pozzi e cisterne, oppure pro-

viene dalle sorgenti. Un tempo l’acqua che proveniva dalle fonti era per lo

più suddivisa in tre vasche di raccolta, collocate a diverse altezze. Quella

collocata più in alto, raccoglieva l’acqua dalla sorgente (la nostra acqua

corrente) ed era destinata agli usi alimentari, per bere e cucinare. Grazie

alla forza di gravità che trascina verso il basso, l’acqua scendeva nella se-

conda vasca per abbeverare gli animali. Nella terza vasca si potevano la-

vare i panni. Da qui l’acqua scendeva nelle canalizzazioni predisposte per

l’irrigazione dei campi.

Fino a tempi molto vicini a noi l’acqua era sempre destinata all’uso pub-

blico e non esistevano derivazioni delle condotte verso le case private.

4L’acqua viene trasportata

Molte città, come Londra, Pari-

gi, Roma, Firenze e Torino so-

no sorte sulle rive di un fiu-

me, che agli inizi bastava a

fornire l’acqua per tutti gli

utilizzi degli abitanti, da

quello produttivo (per esempio,

per macinare il grano, lavorare

il cuoio e le pelli) a quelli ali-

mentari, agricoli e igienici.

Le città molto popolate ed estese, come Roma antica, avevano bisogno di gran-

di quantità di acqua. Gli antichi romani ritenevano molto importante l’ap-

provvigionamento idrico e anche lo smaltimento delle acque reflue attraverso

il sistema fognario. Gli ingegneri dell’epoca erano abilissimi e costruirono

molti acquedotti (intorno a Roma se ne contano i resti di una decina): la

questione più importante era il calcolo del dislivello giusto per far sì che l’ac-

qua scorresse verso il basso grazie alla forza di gravità, ma lentamente, per

non rovinare con la velocità i condotti

in laterizio o tufo in cui scorreva. Ecco

perché gli acquedotti vennero costruiti

su grandi arcate che riuscivano proprio

a mantenere il dislivello al punto giu-

sto: l’acqua scorreva molto lentamente,

ma non si fermava mai. Il primo ac-

quedotto romano venne costruito poco

dopo il 300 a.C.?Lo sapevi che…

La maggior parte della popola-

zione mondiale vive vicino al-

l’acqua dei fiumi e del mare, a

meno di 300 metri di altitudi-

ne e a meno di 100 chilometri

dalle coste.

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5 progetto per la scuolaFAI

10 schede per conoscere l’acqua

L’acqua da bere

L’acqua che arriva nelle ca-

raffe delle nostre tavole e nel-

le fontane dalle quali bevia-

mo proviene molto spesso da-

gli acquedotti urbani. Ma

agli acquedotti, l’acqua, chi

la fornisce? L’acqua degli ac-

quedotti può provenire dalle

sorgenti, dai laghi, dai fiu-

mi e dalle acque sotterranee

che scorrono lungo le faglie.

Le faglie sono specie di con-

dotte naturali dalle pareti

impermeabili (per esempio di

argilla) che non consentono

che l’acqua si disperda.

Per diventare potabili tutte

queste acque attraversano

molte fasi di purificazione:

vengono liberate dai residui

solidi e dalle sabbie e poi puri-

ficate con sostanze chimiche

e minerali.

6L’acqua come difesa

L’acqua che scorre, nei fiumi e nei

canali, rappresenta un elemento

difficile da attraversare per gli es-

seri umani, e per questo nella sto-

ria degli uomini si è trasformata

in un importante strumento di di-

fesa dagli attacchi dei nemici. Nel

medioevo i castelli erano spesso

racchiusi da un fossato che circon-

dava il complesso degli edifici nel

quale scorreva l’acqua: per entrare

era necessario che venisse abbassa-

to il ponte levatoio, costruito in

corrispondenza della grande porta

d’ingresso.!Così si dice

Fare un buco nell’acqua.Trovarsi in cattive acque.Essere acqua e sapone.

La goccia scava la pietra.Somigliarsi come due gocce d’acqua.

Essere un pesce fuor d’acqua.Portare acqua al proprio mulino.Affogare in un bicchier d’acqua.

Gettare acqua sul fuoco.Ne è passata di acqua sotto i ponti.

Scoprire l’acqua calda.Acqua in bocca.

Acqua passata non macina più.

?Lo sapevi che…

Il “magistrato delle acque” è un ruolo pubblico che sovrintende a

tutti i problemi idraulici del territorio, ai corsi d’acqua, alla loro re-

golamentazione, alla cura delle sponde e degli argini. La Repubbli-

ca di Venezia istituì questa importante carica pubblica nel 1501.

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6 progetto per la scuolaFAI

10 schede per conoscere l’acqua

L’acqua come forza motrice

L’acqua dei fiumi, con il suo scorrere permanente, rappresenta anche una

importante forza motrice. Ne sono esempio i mulini a acqua: si tratta di

strutture collocate sopra un corso d’acqua e costituite da una ruota seg-

mentata in pale che, colpite dall’acqua che cade, danno impulso alla ruo-

ta per compiere la rotazione e mettere così in movimento altri attrezzi co-

me, nel mulino, la pietra per molare le granaglie o, nel frantoio, la pietra

per spremere l’olio dalle olive.

La caduta dell’acqua viene usata a grande scala per produrre l’energia

idroelettrica, che si ottiene creando le dighe sui fiumi e incanalando l’ac-

qua in condotte forzate che muovono le turbine.

L’energia dell’acqua dei fiumi, nei tratti che lo consentono, è utilizzata

anche per trascinare le chiatte-traghetto: vincolate a una corda tesa tra

una riva e l’altra, sfruttano la corrente per muoversi tra le sponde. Ne è un

tipico esempio il traghetto di Imbersago, ancora in funzione per traspor-

tare persone e macchine e perfino greggi di pecore tra le sponde del fiume

Adda in Lombardia. La sua ideazione è attribuita a Leonardo da Vinci.

8Quanta acqua usiamo e per che cosa?

La parte più grande di acqua dolce della

Terra (circa tre quarti del totale) viene uti-

lizzata in agricoltura per innaffiare le

coltivazioni e irrigare i campi. Un’altra

buona parte di acqua viene usata per gli

impianti industriali e infine una parte

(la più piccola) per gli usi domestici che

conosciamo: alimentari e igienici.

Ci sono tuttavia grandi differenze nelle

quantità di acqua usate nei paesi più ricchi

e in quelli più poveri. L’Italia è al primo po-

sto dei paesi europei per il consumo di acqua

potabile pro capite e al terzo della graduato-

ria mondiale, dopo Stati Uniti e Canada: il consumo medio pro capite italia-

no si aggira intorno ai 300 litri a testa al giorno, mentre in alcuni paesi

africani vengono consumati, a testa, non più di 250 litri all’anno.

acqua per uso domestico

acqua per uso agricoloacqua per uso industriale

9,5%

20%

70,5%

?Lo sapevi che…

L’acqua stagnante come

quella delle piscine può essere

depurata con sistemi biologi-

ci, per esempio con alcune

piante come i gigli d’acqua. ?Lo sapevi che…

Le parole idrico, idraulico e si-

mili derivano dal greco “idro”

che significa acqua.

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7 progetto per la scuolaFAI

10 schede per conoscere l’acqua

Le terme

Da sempre l’acqua viene usata dall’uomo per scopi igienici e curativi. Non

tutti gli esseri di questa Terra si lavano con l’acqua, per esempio alcuni

animali per pulirsi si rotolano nella sabbia e altri nel fango.

Ma fin dall’antichità pitture e graffiti ci indicano che gli uomini aveva-

no scelto l’acqua per i loro lavacri.

Per gli antichi greci, egiziani e romani le terme erano il luogo dove ci si

lavava, rilassava e curava; alle terme si potevano incontrare gli amici, fa-

re il bagno e rilassarsi. La struttura tipica delle terme romane prevedeva

l’ingresso in un tepidarium, ambiente con acque tiepide, per poi passare al

calidarium (acque calde), al laconicum (aria calda e secca) e infine la

piscina con acqua fredda detta frigidarium. Le terme che conosciamo og-

gi si sono sviluppate alla fine del Settecento e usano acque di sorgente a

varie temperature e, soprattutto, con sostanze particolari destinate a cura-

re molti tipi di malattie e disagi.

10Dove va a finire l’acqua che usiamo?

Fin dai tempi più antichi le grandi civiltà, come quella dei romani, si pre-

occupavano di incanalare le acque sporche già usate per evitare di entrare in

contatto con microbi e malattie. Per i romani la costruzione delle fognatu-

re era uno dei tre elementi fondamentali nell’edificazione di una città, in-

sieme alle strade e all’acquedotto. Durante il medioevo tuttavia le città per-

sero importanza a favore di campagne e castelli e occorrerà aspettare l’Otto-

cento perché nelle città venissero costruiti i primi impianti di fognatura.

Dai nostri appartamenti e dalle nostre case l’acqua usata esce da lavandini,

vasche e servizi igienici per i tubi di scarico, che seguono il loro percorso ben

isolato fino raggiungere i grandi tubi delle fognature della città. La solu-

zione più razionale del problema acque sporche è quella della depurazione

in impianti urbani speciali. Molto spesso tuttavia le acque sporche vengono

disperse in mare o nei laghi e nei fiumi, inquinandone le acque. !Così si dice

Cielo a pecorelle, acqua (o pioggia) a catinelle.

Il sangue non è acqua.

L'acqua cheta rovina i ponti.

La prim'acqua d'agosto rinfresca mare e bosco.

Buttare via il bambino con l’acqua sporca.

ACostruisco un rubinetto…

molto economico

1. Taglio il fondo della bottiglia

2. Buco i lati aprendo due fori al-

lineati

3. Infilo un bastoncino

progetto per la scuolaFAI

5 esperienze in classe

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4. Appendo la bottiglia a un gan-

cio con un cordino messo sul ba-

stoncino

5. Riempio la bottiglia rovesciata,

da sopra, mantenendo chiuso il

tappo

6. Quando voglio usare l’acqua

svito il tappo di mezzo giro

Riflessioni sul consumo dell’acqua

• Quanta acqua consumo per lavarmi le mani con questo rubinetto spe-ciale?

• Provo a mettere un secchio nella vasca da bagno e mi lavo le maniaprendo il rubinetto della vasca. Alla fine misuro quanti litri sonostati necessari per lavarmi le mani.Quanta acqua in più ho consumato?

Materiale occorrente

• una bottiglia di plastica vuota

• un bastoncino

• un cordino

• coltello o forbici

BPorto l’acqua dove voglio

1. Prendo un certo numero di bic-

chieri di plastica

2. Taglio il fondo di ciascun bic-

chiere

3. Accendo la candela e con l’ago

caldo foro il bicchiere in due pun-

ti simmetrici

progetto per la scuolaFAI

5 esperienze in classe

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4. Infilo lo spaghino nella forcina

come se fosse un ago e passo lo

spago nel foro che ho praticato

5. Faccio passare il filo e lo anno-

do prima del passaggio successivo

6. Lego la sfilza dei bicchieri an-

che sull’altro lato

7. Aggancio la sfilza dei miei

bicchieri a un rubinetto

8. Ho costruito una condotta e

posso dirigere il flusso d’acqua

dove voglio

Materiale occorrente

• bicchieri di plastica

• spaghino

• forcina

• ago da lana

• candela

• coltello o forbici

CCostruisco un acquedotto

1. Taglio due bottiglie a metà per

il lato corto, in modo da ottenere

due colonne di appoggio, di due

altezze diverse

2. Taglio tre bottiglie a metà per il

lato lungo, dopo aver tagliato via

la loro imboccatura

3. Incollo con una

striscia di scotch le

bottiglie alla base del

lato lungo per formare

il canale dell’acque-

dotto

progetto per la scuolaFAI

5 esperienze in classe

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4. Modello, con un taglio, la parte

alta delle basi (bottiglie tagliate

per il lato corto) in modo che ci si

possano incastrare le bottiglie ta-

gliate per il lato lungo

5. Riempio le basi del-

le bottiglie con sabbia

o terra

6. Immetto l’acqua per vedere se

scorre verso il basso: devo calibra-

re l’inclinazione del mio acque-

dotto in modo che l’acqua non ri-

stagni ma che non vada troppo ve-

loce.

Materiale occorrente

• bottiglie di plastica

• forbici o coltello

• scotch da pacco

• un po’ di terra o sabbia

DCostruisco

un canale di irrigazione

1. Scavo con la paletta un primo

canale, lungo per esempio un me-

tro

2. Scavo con la paletta un secon-

do canale, perpendicolare, al primo

3. All’incrocio dei canali ne chiu-

do uno con un pezzetto di terra-

cotta (o con una pietra)

4. Procedo all’immissione dell’ac-

qua nei miei canali

5. Dopo che l’acqua ha bagnato la

terra intorno al canale, procedo a

cambiare direzione dell’acqua:

sposto la mia chiusa da un cana-

le all’altro per irrigare un altro

pezzo di terreno senza spostare la

fonte dell’acqua.

progetto per la scuolaFAI

5 esperienze in classe

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Materiale occorrente

• paletta

• un piccolo pezzo di ter-ra in un giardino, diun orto o un’aiuola

• l’acqua

• cocci di terracotta

ECostruisco un sistema di chiuse

1. Costruisco la scatola di base in

polistirolo; la dimensione può esse-

re a scelta, ecco quella che abbiamo

utilizzato per il nostro prototipo.

2. Prendo due bottiglie di plastica

e taglio completamente un lato

lungo (per rendere la bottiglia si-

mile a un canale) e il fondo della

bottiglia.

3. Disegno la sagoma di ciascuna bottiglia

tagliata su ciascun lato corto della vasca

centrale; taglio la parte corrispondente al ta-

glio della bottiglia seguendo la sagoma dise-

gnata. Attenzione, le due aperture della va-

sca centrale devono essere a due altezze di-

verse!

4. Appoggio la bottiglia a ciascun varco che ho tagliato nei laterali della

vasca centrale e la incollo con la colla a presa rapida.

5. Costruisco adesso le due saracinesche, all’interno della vasca centrale,

con il pannello di plastica, mettendo uno spessore in modo da creare la fe-

ritoia per l’inserimento della chiusa a ghigliottina.

progetto per la scuolaFAI

5 esperienze in classe

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Materiale occorrente

• bottiglie di plastica

• forbici e taglierino

• colla a presa rapida esilicone

• pannello di polistiroloimpermeabilizzato(spessore 2 cm)

• pannello di plastica

18x18

18x18

18x24 18x2018x20

6. Con il pannello di plastica co-

struisco la chiusa a ghigliottina.

7. Monto tutti i pezzi, applicando anche due sostegni di altezza adeguata

alle due bottiglie-canale.

8. Costruisco la barchetta FAI che possa galleggiare.

9. Riempio d’acqua il canale superiore e ci metto la barchetta FAI.

10. Apro di poco la chiusa superiore per livel-

lare l’acqua del canale superiore e della vasca

centrale.

11. Quando il livello della vasca centrale è

uguale a quello del canale superiore apro

completamente la chiusa a ghigliottina per

far transitare la barca FAI nella vasca cen-

trale.

12. Chiudo la chiusa superiore e apro legger-

mente la chiusa del livello inferiore per livel-

lare l’acqua della va-

sca centrale con il ca-

nale inferiore.

13. Quando l’acqua della vasca centrale rag-

giunge il livello del canale inferiore, apro

completamente la chiusa a ghigliottina e la

mia barchetta FAI raggiunge l’uscita del ca-

nale.

progetto per la scuolaFAI

5 esperienze in classe

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Scopriamo l’acqua

del nostro territorio

Immaginiamo di essere Superman e di

sorvolare la zona dove abitiamo. In un at-

timo, con la nostra vista a raggi X, denu-

diamo case e strade svelandone il contenu-

to: dentro i muri, dentro i pavimenti e sotto il manto stradale ci appare un

intrico quasi inestricabile di cavi, fili e tubi. Guardiamo meglio e vedia-

mo che in alcuni passa l’elettricità, in altri il segnale telefonico, in altri

ancora quello televisivo. Ma in quei tubi un po’ più grossi e rigidi che co-

sa c’è? La risposta è semplice: l’acqua. Quell’acqua che dall’acquedotto ar-

riva pulita e potabile nelle nostre case e dalle nostre case se ne va usata e

sporca. Un po’ come il sangue che scorre nel nostro corpo: parte pulito dal

cuore e percorre le arterie, poi ritorna al cuore impoverito di ossigeno per-

correndo le vene.

Allora, pronti? Tutti fuori dalle aule per andare a cercare l’acqua della no-

stra zona, quella che si vede e quella che non si vede.

Realizziamo una mostra sull’acqua

Prepariamo la nostra esplorazione. L’obiettivo è quello di realizzare una

piccola mostra che sveli la presenza dell'acqua. Non solo metteremo a nu-

do tutte le presenze dell’acqua di cui fruiamo oggi (acquedotto che entra

nelle case, depuratori, canalizzazione per l’irrigazione dei campi), ma cer-

cheremo anche le tracce dell’acqua del passato (fontane, lavatoi, canali,

fiumi, terme).

progetto per la scuolaFAI

1 indagine sull’acqua

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Fasi di lavoro

La prima cosa da fare è quella di farsi raccontare i per-

corsi dell’acqua da chi sa più cose di noi. Per esempio,

possiamo andare dai tecnici che lavorano nel comune o nelle circo-

scrizioni e chiedere notizie, documenti e mappe su come arriva l’acqua

nell’acquedotto e dall’acquedotto agli edifici e su come vengono dirottate

le acque reflue (sporche) nel sistema fognario, smaltite e depurate.

La seconda cosa da fare è andare in biblioteca. Qui cercheremo, nei libri

che parlano del nostro paese o della nostra città, le immagini e le descri-

zioni relative all’acqua: la presenza di sorgenti, di fiumi o torrenti che poi

sono stati ricoperti, di abbeveratoi e lavatoi, di fontane e fontanelle. Sulla

mappa della zona, di cui ci siamo dotati all’inizio, segneremo queste pre-

senza d’acqua.

La terza cosa è progettare l’esplorazione, cioè il sopralluo-

go sulla scorta delle notizie e del materiale raccolto. In

classe disegneremo l’itinerario che vogliamo percorrere al-

la ricerca delle tracce dell’acqua.

Materiale occorrente

• quaderno e penna

• registratore

• macchina fotografica

• una mappa del territorio

• un po’ di curiosità

progetto per la scuolaFAI

1 indagine sull’acqua

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i miei FAI appunti

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Poi usciamo. Dividiamoci i compiti: ci sarà chi terrà la

mappa in mano (per indicare il cammino e per segnare ogni

nuova notizia di presenza storica dell’acqua), chi sarà

pronto con la macchina fotografica, chi prenderà appunti e

chi avrà pronto il registratore, nel caso avessimo la fortuna di incontrare

qualche anziano che si ricorda di tracce dell’acqua che ora non c’è più o su

come veniva distribuita l’acqua nel passato.

Se proprio siamo molto curiosi potremo anche domandare alle persone che

incontriamo per caso che cosa sanno dell’acqua.

Tornati in classe faremo un bilancio del materiale che possediamo. Dovre-

mo trascrivere le interviste che abbiamo realizzato e sintetizzare le cose

più importanti, valutare le foto che abbiamo scattato, sceglierle e integrar-

le, se necessario, con foto nuove. E disegnare sulla mappa della nostra zo-

na di indagine tutte le tracce dell’acqua, del presente e del passato che ab-

biamo trovato.

Ora progettiamo e costruiamo i pannelli della nostra mo-

stra sull’acqua. Saranno sufficienti grandi pannelli, dove

la storia dell’acqua sarà descritta con frasi sintetiche, foto,

disegni e la mappa completa.

La sintesi finale del lavoro sarà esposta a scuola. Potremo anche racchiu-

derla in un file pdf per essere diffusa in internet ed esposta nel sito del

FAI.

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Proposte di visita

Con questi lavori abbiamo conosciuto e sperimentato alcune cose sull’ac-

qua e ci siamo avvicinati un po’ di più a un aspetto del mondo di cui non

sempre si tiene gran conto.

Ecco che ci si presenta un’occasione imperdibile: vediamo l’acqua in azio-

ne in luoghi bellissimi, che la storia ci ha tramandato e che il FAI-Fondo

per l’Ambiente Italiano ha restaurato e conserva per noi.

Ecco le proposte e le ragioni della visita.

Kolymbetra, una delle più antiche testi-

monianze in Italia del rapporto fra l’acqua

e l’uomo. Il nome fa riferimento forse alla

piscina (vivaio di pesci) che era situata pro-

prio allo sbocco degli acquedotti che qui i

fenici costruirono: una vasta rete di ipogei

per la raccolta dell’acqua e di canalizza-

zioni per l’irrigazione. L’acqua è la ragion

d’essere del giardino che in questa valletta

protetta fiorì rigoglioso nell’arco dei secoli,

con i suoi ulivi, aranci, cedri, mandarini e

mandorli, delimitato da orti e dalla mac-

chia mediterranea più tipica. Caduto nel-

l’oblio e nell’abbandono per decenni, ora

quel giardino è stato restaurato dal FAI e

restituito alla comunità.

progetto per la scuolaFAI

i gioielli del FAI

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Abbazia di San Fruttuoso, nel selvaggio

promontorio di Portofino, in Liguria. È un

gioiello dell’architettura romanica, sorto

intorno al X secolo. L’abbazia si raggiunge

solamente a piedi oppure via mare. Che cosa

dunque ha reso possibile la scelta di un si-

to, di così grande bellezza, ma scomodo?

La ragione è l’acqua: qui, ai piedi della tor-

re campanaria, c’è una fonte di acqua dol-

ce che tuttora sgorga abbondante al livello

del mare. Il FAI ha restituito all’abbazia il

suo antico splendore.

Monastero di Torba, boschi del Seprio, Gor-

nate Olona, Lombardia. Qui la torre tardo-ro-

mana era un avamposto militare imperiale a

guardia del

fiume Olona,

divenuta, nel

secolo VIII, mo-

nastero di mo-

nache benedet-

tine. Ancora

l’acqua, discreta ma fondamentale prota-

gonista: il fiume e una sorgente d’acqua

dolce si trova nelle vicinanze.

Per la visita

• orari: da ottobre a marzo,

10-17 ; aprile e giugno,

10-18; d’estate, 10-19

• come si raggiunge:

A19 fino a Caltanissetta,

poi SS40 fino ad Agrigento

• concessione della Regione

Sicilia, 1999

Per la visita• orari: marzo, aprile, ottobre,

10-16; maggio-settembre,10-18; dicembre-febbraio, 10-16, solo festivi e prefestivi.

• come si raggiunge: con bat-tello, da Camogli, Portofino,S. Margherita L., Rapallo; a piedi, da Portofino Vetta oda Portofino Mare (90 min.).

• donazione Orietta PogsonDoria Pamphilj, 1977

Per la visita• orari: marzo-settembre,

10-18; ottobre- metà dicembree febbraio, 10-17; chiuso i lunedì non festivi.

• come si raggiunge: A8 Mi-lano-Varese, uscita SolbiateArno; in treno da VenegonoSuperiore, poi autobus perTorba (Ferrovie Nord).

• donazione Giulia MariaMozzoni Crespi, 1977

4

5, 6, 7

Parco Villa Gregoriana, Tivoli, Lazio. Qui

l’acqua irrompe sulla scena in modo prepo-

tente: nella prima metà dell’Ottocento, pa-

pa Gregorio XVI fece cambiare il percorso

del fiume Aniene, perché con le sue piene

minacciava la città di Tivoli. Dalla devia-

zione delle acque nascono le cascate, un

affascinante salto di 120 metri, e il vecchio

corso del

fiume di-

venta parte

integrante

del parco,

con grotte

e belvederi.

E infine l’acqua è protagonista nelle fontane delle ville Menafoglio Pan-

za (Varese) e Della Porta Bozzolo (Casalzuigno), per non parlare delle vil-

le che sull’acqua si adagiano, come quella del Balbianello edificata su un

piccolo promontorio del lago di Como.

i miei FAI appunti

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«FAI-Progetto per la scuola: L’acqua» è stato pensato e realizzato da Benedetta Ragazzi, marzo 2007. Le esperienzein classe sono di Tittì Beretta e Benedetta Ragazzi. Il progetto grafico è di Antonella Quaglia-Studio Aqaba, Milano.

progetto per la scuolaFAI

i gioielli del FAI

17

Per la visita

• orari: marzo, 10-14.30 ;

aprile-15 ottobre, 10-18.30;

16 ottobre-30 novembre,

10-14.30. Da dicembre a feb-

braio solo su prenotazione.

• come si raggiunge: A24

Roma L’Aquila, uscita a

Tivoli e Castel Madama.

In treno da Roma Tiburtina

per Tivoli.

• concessione dello Stato,

2002