Nanismo da deprivazione -...

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Il caso dei gemelli, di cui uno normale e uno ritardato, illustra l'effetto della deprivazione emotiva sui bambini. Questo disegno è basato su fotografie fatte quando i bambini avevano quasi 13 mesi. La bimba era quasi normale per peso e statura ma il fra. tello gemello aveva le dimensioni di un bimbo di sette mesi. Dopo la nascita cominciò tra i genitori un periodo di contrasti; il padre perse il lavoro e abbandonò la famiglia. L'ostilità della madre verso il marito si estese al figlio ma non alla figlia. 80 70 60 50 40 30 - 20 10 CENTIMETRI F .4 noto da tempo che i bambini non crescono sani e robusti se la madre è ostile o anche solo in- differente. Questa constatazione è il granello di verità che si trova in un racconto, per il resto sicuramente apo- crifo, riguardante Federico II, gover- natore della Sicilia nel XIII secolo. Si diceva che Federico, egli stesso padro- ne di sei lingue, fosse convinto che tut- ti gli uomini nascevano con una lin- gua innata, e si domandasse di quale particolare lingua antica si trattava. Per trovare la risposta ricorse a un esperimento. Venne radunato un grup- po di nutrici alle quali fu affidata la cura di alcuni neonati. Federico ordinò che i bambini venissero allevati in si- lenzio cosí che non udissero o pronun- ciassero neanche una parola. Egli era convinto che le loro prime parole, non essendo in alcun modo dovute all'edu- cazione ricevuta, avrebbero rivelato la lingua naturale dell'uomo. « Ma lavo- rò invano — dichiara il cronista — per- ché tutti i bambini morirono; non po- tevano infatti vivere senza le moine, i visi gioiosi, le dolci parole delle loro nutrici ». Una deprivazione emotiva analoga fu probabilmente la causa fondamentale dell'indice di mortalità spettacolarmen- te alto riscontrato nei brefotrofi del XVIII e XIX secolo (si veda l'articolo Il controllo dell'incremento demografi- co dal 1750 al 1850 di William L. Lan- ger in « Le Scienze », n. 45, maggio 1972). Questo fu per lo meno il verdet- to di un ecclesiastico spagnolo, che nel 1760 scrisse: « Nel brefotrofio i bam- bini diventano tristi e molti muoiono di dolore ». Malattie e scarso nutrimento contribuirono certamente alla bassa percentuale di sopravvivenza nei bre- fotrofi; già tuttavia nel 1915, James H. M. Knox, Jr. del Johns Hopkins Ho- spital osservava che nonostante le cure fisiche adeguate, il 90 % dei bambini degli orfanotrofi di Baltimora moriva entro un anno dal ricovero. Solo negli ultimi 30 anni circa le conseguenze della deprivazione emoti- va nella fanciullezza sono state studia- te in modo da far sperare di giungere alla comprensione dei meccanismi re- sponsabili. Un pioniere in questo cam- po, Harry Bakwin dell'Università di New York, cominciò nel 1942 a regi- strare le variazioni fisiologiche riscon- trate nei bambini tolti dall'ambiente domestico per cure ospedaliere. Questi bambini, egli osservava, diventavano presto assenti, apatici e depressi. Le loro funzioni intestinali erano più fre- quenti e, anche se l'apporto nutritivo era adeguato, non aumentavano di pe- so alla normale velocità. Le infezioni respiratorie e le febbri di origine sco- nosciuta persistevano. Tutte queste anormalità però sparivano rapidamen- te quando i bambini venivano riportati a casa dalla madre. precedentemente un'altra ricercatrice, Margaret A. Ribble, aveva compiu- to studi sui bambini in tre cliniche oste- triche di New York per un periodo di otto anni; in parecchi casi fu in gra- do di seguire lo stesso bambino dalla nascita fino alla preadolescenza. Os- servò che quando veniva interrotto il normale rapporto tra madre e bambi- no, la diarrea era più frequente e il tono muscolare diminuiva. I bambini sputavano frequentemente il cibo e poi lo riingoiavano. Questa azione è chia- mata dai pediatri « ruminazione ». Ora, grazie agli studi compiuti da Renata ed Eugenio Gaddini dell'Università di Ro- ma, la ruminazione è generalmente ri- conosciuta come un sintomo di distur- bi psichici. Margaret A. Ribble con- cluse che la preoccupazione di una mancanza di adeguate cure materne non è semplicemente sentimentalismo. L'assenza di una normale interazione madre-bambino è « un'effettiva priva- zione che può arrecare al bambino dan- ni tanto biologici quanto psicologici ». Altri due ricercatori di questo perio- do, anch'essi con orientamento psi- chiatrico, René Spitz dello Psychoana- lytic Institute di New York e la sua collega Katherine Wolf seguirono i ca- si di 91 bambini ricoverati in brefo- trofi degli Stati Uniti orientali e del Canada. Trovarono che i bambini nel- la generalità presentavano manifesta- zioni di ansietà e di tristezza. Il loro sviluppo fisico era ritardato e non au- mentavano normalmente di peso o ad- dirittura diminuivano. Periodi di inson- nia protratta si alternavano a periodi di torpore. Dei 91 bambini, come ripor- tarono Spitz e Wolf, 34 morirono « no- nostante la buona alimentazione e le meticolose cure mediche ». Il periodo di massima mortalità era compreso tra il settimo e il dodicesimo mese di vita. I bambini che riuscirono a sopravvi- vere al primo anno presentavano tutti gravi ritardi fisici. L'importanza relativa di una buona dieta in confronto a un ambiente osti- le fu documentata con impressionante chiarezza in Germania dopo la secon- da guerra mondiale. Nel 1948 un'esper- ta in alimentazione, l'inglese Elsie M. Widdowson, fu destinata insieme a una unità medica dell'esercito a una città della zona inglese di occupazione dove erano situati due piccoli orfanotrofi municipali. Ciascuno di essi ospitava una cinquantina di bambini maschi e femmine tra i 4 e i 14 anni: l'età me- dia dei bambini era di 8 anni e mezzo. Non avevano altro da mangiare se non le razioni ufficiali ed erano al di sotto della norma per peso e altezza. L'unità medica stabili che gli orfani dovessero sottostare a una serie di esami fisici ogni due settimane e prosegui queste osservazioni per 12 mesi. Durante i primi sei mesi gli orfani continuarono a ricevere solo le razioni ufficiali. Du- rante i sei mesi successivi i bambini dell'orfanotrofio che chiamerò A rice- vettero in più una quantità illimitata di pane, una razione extra di marmel- lata e una razione di succo d'arancia concentrato. La direttrice in carica all'orfanotro- fio A all'inizio di questo studio era una giovane donna allegra e serena che amava occuparsi dei bambini. La di- rettrice dell'orfanotrofio B era più an- ziana, severa e molto rigida nella di- sciplina verso tutti i bambini affidati alle sue cure tranne per un ristretto gruppo di favoriti. Accadde che, alla fine dei primi sei mesi, la direttrice al- legra lasciò l'orfanotrofio A per un al- tro incarico e la direttrice severa fu trasferita dall'orfanotrofio B all'orfa- notrofio A, dove portò con sé i suoi otto favoriti. Gli esami rivelarono che, durante i primi sei mesi, il peso guadagnato dai bambini dell'orfanotrofio « allegro » e-ra sostanzialmente superiore al peso gua- dagnato dai bambini dell'orfanotrofio « severo ». Naturalmente i favoriti del- la direttrice severa fecero molto meglio del resto dei bambini a lei affidati. Il trasferimento della direttrice avvenne poi in coincidenza con la somministra- zione di cibo extra nell'orfanotrofio A. Durante i sei mesi successivi i bam- bini dell'orfanotrofio B, a cui la quan- tità di cibo non fu aumentata, ma che non avevano più la direttrice severa, aumentarono rapidamente di peso. No- nostante il succo d'arancia, la marmel- lata e la quantità di pane a volontà, i nuovi sorvegliati dalla direttrice se- vera dell'orfanotrofio A aumentarono di peso solo circa alla velocità di pri- ma; anzi le cifre dimostrarono che il loro aumento medio di peso era leg- germente inferiore. I favoriti della di- rettrice costituirono un'eccezione; il lo- ro aumento di peso superava quello di tutti gli altri bambini (si veda l'illustra- zione a pagina 78). La stessa tendenza fu riscontrata per quanto riguardava la crescita in altezza. Sembra chiaro che la reazione de- gli orfani a un ambiente emotivo av- verso era costituita da una riduzione nella normale velocità di crescita. No- nostante che da osservazioni come que- ste non si individui facilmente il mec- canismo operativo, si è avuta recente- mente negli Stati Uniti un'occasione unica per studiare nei particolari l'ef- fetto della deprivazione emotiva sul- l'apparato digerente di un bambino. Nel 1965 nello stato di New York una madre diede alla luce una bimba con l'esofago mal sviluppato. Nello stoma- co della bimba fu praticata chirurgica- mente un'apertura, in cui fu inserito un tubo, e si insegnò alla madre come usarlo per alimentare la bimba. Madre e figlia lasciarono presto lo ospedale e tornarono a casa dove nei 15 mesi successivi la madre nutri scru- polosamente la bimba con una dose standard giornaliera di cibo, servendo- si di una siringa per spingere il cibo nel tubo di alimentazione. La madre aveva paura però di rimuovere il tubo Nanismo da deprivazione I bambini allevati in ambienti di deprivazione emotiva possono crescere stentati. Può darsi che ciò sia dovuto a modelli anormali di sonno che inibiscono la secrezione degli ormoni ipofisari come la somatotropina di Lytt I. Gardner 72 73

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Il caso dei gemelli, di cui uno normale e uno ritardato, illustral'effetto della deprivazione emotiva sui bambini. Questo disegnoè basato su fotografie fatte quando i bambini avevano quasi 13mesi. La bimba era quasi normale per peso e statura ma il fra.

tello gemello aveva le dimensioni di un bimbo di sette mesi.Dopo la nascita cominciò tra i genitori un periodo di contrasti;il padre perse il lavoro e abbandonò la famiglia. L'ostilità dellamadre verso il marito si estese al figlio ma non alla figlia.

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.4 noto da tempo che i bambini noncrescono sani e robusti se lamadre è ostile o anche solo in-

differente. Questa constatazione è ilgranello di verità che si trova in unracconto, per il resto sicuramente apo-crifo, riguardante Federico II, gover-natore della Sicilia nel XIII secolo. Sidiceva che Federico, egli stesso padro-ne di sei lingue, fosse convinto che tut-ti gli uomini nascevano con una lin-gua innata, e si domandasse di qualeparticolare lingua antica si trattava.Per trovare la risposta ricorse a unesperimento. Venne radunato un grup-po di nutrici alle quali fu affidata lacura di alcuni neonati. Federico ordinòche i bambini venissero allevati in si-lenzio cosí che non udissero o pronun-ciassero neanche una parola. Egli eraconvinto che le loro prime parole, nonessendo in alcun modo dovute all'edu-cazione ricevuta, avrebbero rivelato lalingua naturale dell'uomo. « Ma lavo-rò invano — dichiara il cronista — per-ché tutti i bambini morirono; non po-tevano infatti vivere senza le moine, ivisi gioiosi, le dolci parole delle loronutrici ».

Una deprivazione emotiva analoga fuprobabilmente la causa fondamentaledell'indice di mortalità spettacolarmen-te alto riscontrato nei brefotrofi delXVIII e XIX secolo (si veda l'articoloIl controllo dell'incremento demografi-co dal 1750 al 1850 di William L. Lan-ger in « Le Scienze », n. 45, maggio1972). Questo fu per lo meno il verdet-to di un ecclesiastico spagnolo, che nel1760 scrisse: « Nel brefotrofio i bam-bini diventano tristi e molti muoiono didolore ». Malattie e scarso nutrimentocontribuirono certamente alla bassapercentuale di sopravvivenza nei bre-fotrofi; già tuttavia nel 1915, James H.M. Knox, Jr. del Johns Hopkins Ho-spital osservava che nonostante le curefisiche adeguate, il 90 % dei bambini

degli orfanotrofi di Baltimora morivaentro un anno dal ricovero.

Solo negli ultimi 30 anni circa leconseguenze della deprivazione emoti-va nella fanciullezza sono state studia-te in modo da far sperare di giungerealla comprensione dei meccanismi re-sponsabili. Un pioniere in questo cam-po, Harry Bakwin dell'Università diNew York, cominciò nel 1942 a regi-strare le variazioni fisiologiche riscon-trate nei bambini tolti dall'ambientedomestico per cure ospedaliere. Questibambini, egli osservava, diventavanopresto assenti, apatici e depressi. Leloro funzioni intestinali erano più fre-quenti e, anche se l'apporto nutritivoera adeguato, non aumentavano di pe-so alla normale velocità. Le infezionirespiratorie e le febbri di origine sco-nosciuta persistevano. Tutte questeanormalità però sparivano rapidamen-te quando i bambini venivano riportatia casa dalla madre.

precedentemente un'altra ricercatrice,Margaret A. Ribble, aveva compiu-

to studi sui bambini in tre cliniche oste-triche di New York per un periodo diotto anni; in parecchi casi fu in gra-do di seguire lo stesso bambino dallanascita fino alla preadolescenza. Os-servò che quando veniva interrotto ilnormale rapporto tra madre e bambi-no, la diarrea era più frequente e iltono muscolare diminuiva. I bambinisputavano frequentemente il cibo e poilo riingoiavano. Questa azione è chia-mata dai pediatri « ruminazione ». Ora,grazie agli studi compiuti da Renata edEugenio Gaddini dell'Università di Ro-ma, la ruminazione è generalmente ri-conosciuta come un sintomo di distur-bi psichici. Margaret A. Ribble con-cluse che la preoccupazione di unamancanza di adeguate cure maternenon è semplicemente sentimentalismo.L'assenza di una normale interazione

madre-bambino è « un'effettiva priva-zione che può arrecare al bambino dan-ni tanto biologici quanto psicologici ».

Altri due ricercatori di questo perio-do, anch'essi con orientamento psi-chiatrico, René Spitz dello Psychoana-lytic Institute di New York e la suacollega Katherine Wolf seguirono i ca-si di 91 bambini ricoverati in brefo-trofi degli Stati Uniti orientali e delCanada. Trovarono che i bambini nel-la generalità presentavano manifesta-zioni di ansietà e di tristezza. Il lorosviluppo fisico era ritardato e non au-mentavano normalmente di peso o ad-dirittura diminuivano. Periodi di inson-nia protratta si alternavano a periodidi torpore. Dei 91 bambini, come ripor-tarono Spitz e Wolf, 34 morirono « no-nostante la buona alimentazione e lemeticolose cure mediche ». Il periododi massima mortalità era compreso trail settimo e il dodicesimo mese di vita.I bambini che riuscirono a sopravvi-vere al primo anno presentavano tuttigravi ritardi fisici.

L'importanza relativa di una buonadieta in confronto a un ambiente osti-le fu documentata con impressionantechiarezza in Germania dopo la secon-da guerra mondiale. Nel 1948 un'esper-ta in alimentazione, l'inglese Elsie M.Widdowson, fu destinata insieme a unaunità medica dell'esercito a una cittàdella zona inglese di occupazione doveerano situati due piccoli orfanotrofimunicipali. Ciascuno di essi ospitavauna cinquantina di bambini maschi efemmine tra i 4 e i 14 anni: l'età me-dia dei bambini era di 8 anni e mezzo.Non avevano altro da mangiare se nonle razioni ufficiali ed erano al di sottodella norma per peso e altezza. L'unitàmedica stabili che gli orfani dovesserosottostare a una serie di esami fisiciogni due settimane e prosegui questeosservazioni per 12 mesi. Durante i

primi sei mesi gli orfani continuarono

a ricevere solo le razioni ufficiali. Du-rante i sei mesi successivi i bambinidell'orfanotrofio che chiamerò A rice-vettero in più una quantità illimitatadi pane, una razione extra di marmel-lata e una razione di succo d'aranciaconcentrato.

La direttrice in carica all'orfanotro-fio A all'inizio di questo studio era unagiovane donna allegra e serena cheamava occuparsi dei bambini. La di-rettrice dell'orfanotrofio B era più an-ziana, severa e molto rigida nella di-sciplina verso tutti i bambini affidatialle sue cure tranne per un ristrettogruppo di favoriti. Accadde che, allafine dei primi sei mesi, la direttrice al-legra lasciò l'orfanotrofio A per un al-tro incarico e la direttrice severa futrasferita dall'orfanotrofio B all'orfa-notrofio A, dove portò con sé i suoiotto favoriti.

Gli esami rivelarono che, durante iprimi sei mesi, il peso guadagnato daibambini dell'orfanotrofio « allegro » e-rasostanzialmente superiore al peso gua-

dagnato dai bambini dell'orfanotrofio« severo ». Naturalmente i favoriti del-la direttrice severa fecero molto megliodel resto dei bambini a lei affidati. Iltrasferimento della direttrice avvennepoi in coincidenza con la somministra-zione di cibo extra nell'orfanotrofio A.

Durante i sei mesi successivi i bam-bini dell'orfanotrofio B, a cui la quan-tità di cibo non fu aumentata, ma chenon avevano più la direttrice severa,aumentarono rapidamente di peso. No-nostante il succo d'arancia, la marmel-lata e la quantità di pane a volontà,i nuovi sorvegliati dalla direttrice se-vera dell'orfanotrofio A aumentaronodi peso solo circa alla velocità di pri-ma; anzi le cifre dimostrarono che illoro aumento medio di peso era leg-germente inferiore. I favoriti della di-rettrice costituirono un'eccezione; il lo-ro aumento di peso superava quello ditutti gli altri bambini (si veda l'illustra-zione a pagina 78). La stessa tendenzafu riscontrata per quanto riguardavala crescita in altezza.

Sembra chiaro che la reazione de-gli orfani a un ambiente emotivo av-verso era costituita da una riduzionenella normale velocità di crescita. No-nostante che da osservazioni come que-ste non si individui facilmente il mec-canismo operativo, si è avuta recente-mente negli Stati Uniti un'occasioneunica per studiare nei particolari l'ef-fetto della deprivazione emotiva sul-l'apparato digerente di un bambino.Nel 1965 nello stato di New York unamadre diede alla luce una bimba conl'esofago mal sviluppato. Nello stoma-co della bimba fu praticata chirurgica-mente un'apertura, in cui fu inseritoun tubo, e si insegnò alla madre comeusarlo per alimentare la bimba.

Madre e figlia lasciarono presto loospedale e tornarono a casa dove nei15 mesi successivi la madre nutri scru-polosamente la bimba con una dosestandard giornaliera di cibo, servendo-si di una siringa per spingere il cibonel tubo di alimentazione. La madreaveva paura però di rimuovere il tubo

Nanismo da deprivazione

I bambini allevati in ambienti di deprivazione emotiva possono crescerestentati. Può darsi che ciò sia dovuto a modelli anormali di sonno cheinibiscono la secrezione degli ormoni ipofisari come la somatotropina

di Lytt I. Gardner

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Un bimbo di tre anni curato per nanismo da deprivazione di-ciotto mesi prima, perse peso quando tornò sotto le cure dellamadre che era nei suoi confronti distaccata e fredda. Al ritorno

in ospedale la sua maturità scheletrica era quella di un bambinodi 15 mesi; era assente e giaceva sul dorso la maggior partedel tempo, tenendo le gambe divaricate in posizione « a rana ».

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e cosí per l'intero periodo non giocòmai con la bimba né la strinse mai trale braccia. Alla fine dei 15 mesi labimba era diventata molto depressa.Mostrava segni di ritardo motorio e ilsuo sviluppo fisico era quello di unabimba di otto mesi. Fu portata al Cen-tro medico dell'Università di Roche-ster, dove George L. Engel, Franz K.Reichsman e Harry L. Segal compi-rono accurate osservazioni.

Secondo la descrizione di Engel edei suoi colleghi la bimba, al momentodel ricovero, presentava una reazione di« isolamento depressivo ». L'espressio-ne del viso era triste e i muscoli flac-cidi. Era inerte e chiusa in se stessa;questa reazione di isolamento portavaspesso a periodi anormalmente lunghidi sonno. Le sue secrezioni gastrichemancavano di pepsina e di acido clo-ridrico. Dosi di istamina, che normal-mente stimolano un'abbondante emis-sione di acido da parte della parete ga-strica, non riuscivano a provocare lareazione normale.

I ricercatori cominciarono a teneresotto controllo le attività della bimbae a registrare il suo stato emotivo co-me veniva riflesso dalle espressioni delviso, analizzando contemporaneamentele secrezioni gastriche. Trovarono chela condizione dello stomaco era intima-mente legata al comportamento e aglistati emotivi. Quando era depressa echiusa in se stessa, la produzione diacido cloridrico era notevolmente ri-dotta. Quando era arrabbiata, o parla-va o mangiava o comunque era inte-ressata a oggetti esterni, la produzionedi acido aumentava.

La bimba reagí rapidamente alle at-tenzioni che riceveva dal personaleospedaliero. Aumentò di peso e rigua-dagnò la crescita perduta; il suo statoemotivo migliorò in modo sorprenden-te. Queste modificazioni inoltre nonavevano, in modo dimostrabile, alcun

rapporto con variazioni nel tipo di ali-mentazione. Durante il ricovero inospedale ricevette la stessa dose stan-dard di cibo che le veniva sommini-strata a casa. È stato dunque l'arric-chimento dell'ambiente, e non delladieta, il fattore responsabile della nor-malizzazione della crescita.

A Boston, quasi 20 anni prima, siera constatata la relazione esistente trauna carenza fisiologica di questo tipoe il nanismo da deprivazione. In quelcaso l'anormalità documentata era unosquilibrio endocrino. Nel 1947 NathanB. Talbot, Edna H. Sobel e i loro col-laboratori del Massachusetts GeneraiHospital stavano riesaminando i daticlinici relativi a circa 100 bambinianormalmente bassi di statura per laloro età. Trovarono che in circa lametà dei casi le cause fisiologiche, com-prese le lesioni dell'ipofisi, erano re-sponsabili della crescita stentata. Inaltri 51 casi, però, non riuscirono atrovare nessuna anormalità organica.Nel gruppo vi erano 21 bambini chenon erano solo piccoli di statura maanormalmente esili e si vide che tuttie 21 avevano sofferto di disturbi emo-tivi e avevano avuto un ambiente fa-miliare disordinato; il dato riscontratopiù frequentemente era il rifiuto delbambino da parte di uno dei genitorio di entrambi. I ricercatori concluseroche le deplorevoli condizioni in cui sitrovavano i bambini erano la conse-guenza di una carenza ipofi saria indot-ta da uno stato emotivo.

Alcuni anni dopo queste prime osser-vazioni di squilibrio endocrino in-

dotto da cause psicologiche, RobertGray Patton e io, lavorando all'Univer-sità statale dell'Upstate Medical Centerdi New York a Syracuse, cominciammoa interessarci di sei di questi « nani esi-li» e potemmo tenere sotto osservazio-ne due di essi dall'infanzia fino alla

tarda fanciullezza. Come ci aspettava-mo, tutti e sei non erano solo piccolidi statura per la loro età ma moltoal di sotto del peso normale. Eranoanche ritardati per quanto riguardavala maturazione dello scheletro: la loro« età ossea » era notevolmente infe-riore alla loro età cronologica. A que-sto proposito sono interessanti le sco-perte di Austin H. Riesen e Henry W.

Nissen. Lavorando allo Yerkes Labo-ratory di biologia dei primati, alla finedegli anni quaranta, sottoposero gio-vani scimpanzé a deprivazioni ambien-tali tenendoli al buio per lunghi perio-di. Come conseguenza l'« età ossea »degli scimpanzé risultava considerevol-mente ritardata.

Tutti i nostri sei pazienti proveniva-no da ambienti familiari disordinati.Per esempio, uno di essi, una bimba di15 mesi era tenuta in una stanza buia,isolata e trascurata; veniva rimossa daquesta sistemazione solo al momentodei pasti. La bimba era letargica e dor-miva fino a 16 o 18 ore al giorno. Inseguito al ricovero in ospedale in cuitrovarono un ambiente emotivo nor-male, tutti e sei aumentarono rapida-mente di peso, presentarono un miglio-ramento delle capacità motorie e unaaumentata sensibilità sociale. In realtài mutamenti riscontrati erano cosí con-siderevoli da farci pensare che la loropresenza o assenza potesse servire datest diagnostico per il nanismo da de-privazione.

Nonostante questi miglioramenti abreve termine, solo alcuni bambini siripresero completamente dall'esperien-za subita di nanismo da deprivazio-ne. Avevano la tendenza a rimaneresotto la media per altezza, peso e ma-turazione ossea. Inoltre, i due che po-temmo seguire fino alla tarda fanciul-lezza presentavano segni di danni resi-dui alla personalità e allo sviluppo in-tellettivo.

Nel 1964 un caso particolarmentelampante di nanismo da deprivazioneriguardante uno di due gemelli attiròl'attenzione mia e di Joseph G. Hollo-well. La madre aveva dato alla luceun bimbo e una bimba. Circa quattromesi dopo si ritrovò incinta indesidera-tamente. Alcune settimane dopo, il ma-rito perse il lavoro e dopo alcune setti-mane ancora se ne andò da casa.

Fino a circa il momento della nuovagravidanza della madre, i gemelli era-no cresciuti normalmente. Effettiva-mente, il maschietto, nonostante avessecominciato a ruminare molto presto,progrediva più rapidamente della fem-mina. L'ostilità della madre verso ilpadre, però, si diresse evidentemente,consciamente o inconsciamente, anchenei confronti del figlio. Dalla quindice-sima settimana in poi la velocità dicrescita del bimbo scese progressiva-mente al di sotto di quella della so-rella. A poco più di un anno di età, lasua altezza era né più né meno quelladi un bambino di sette mesi.

Il bimbo fu allora ricoverato in ospe-dale. Cominciò a recuperare il terre-no perduto e la ruminazione gradata-mente diminuí. Prima che fosse dimes-so dall'ospedale il padre si era ricon-ciliato con la madre e il bimbo, nel-l'ambiente domestico migliorato, con-tinuò a progredire; nel giorno del suosecondo compleanno aveva raggiuntola sorella.

Patton e io sosteniamo che vi sia unavia fisiologica attraverso la quale de-privazioni ambientali e disturbi emoti-vi possono influire sull'apparato endo-crino e quindi essere determinanti perla crescita del bambino. Secondo noi,impulsi provenienti dai centri cerebralisuperiori viaggiano lungo vie nervosefino all'ipotalamo e poi, per mezzo diun meccanismo neuroumorale, eserci-tano un'influenza sull'ipofisi. Ricerchesui « fattori liberanti » secreti dall'ipo-talamo, a loro volta responsabili dellasecrezione di vari ormoni da parte del-la ipofisi anteriore, hanno dimostratoche i centri dell'ipotalamo esercitanoun'azione di rilievo su questa ghiandolacontigua. Inoltre, ora si sa che virtual-mente tutto il sangue che raggiungePipofisi ha prima bagnato la parte me-diana dell'ipotalamo. Evidentemente ifattori liberanti sono trasportati, dallaparte mediana dell'ipotalamo all'ipofi-si, dal flusso sanguigno attraverso levene porta.

Le prove che Pipofisi sia coinvolta nel

nanismo da deprivazione stanno di-ventando sempre più abbondanti. Peresempio, uno dei sei bambini che Pat-ton e io avevamo studiato interessò nel1963 una mia collega, Mary Voorhess.

Sulla testa del bimbo raffigurato nella figura della pagina a fronte si era formata unachiazza pelata in corrispondenza della nuca. Questo avviene frequentemente nei bimbiemotivamente deprivati in quanto essi giacciono in posizione supina per lunghi periodi.

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Il grafico della crescita relativa al bambino della pagina a fronte indica il lento declinodel suo peso (in colore) dopo il rilascio dall'ospedale a circa 18 mesi di età (A). All'etàdi tre anni non pesava piú di un bambino di sei mesi ed era anche gravemente ritar-dato in altezza (curva in nero) e nella maturazione ossea (curva tratteggiata). Dopoil rientro in ospedale (B), il bambino aumentò di peso a un ritmo impressionante. Inseguito, affidato a una famiglia adottiva, raggiunse un peso superiore alla media per lasua età. Le età secondo l'altezza, il peso e lo scheletro riportate nella scala verticalesi riferiscono ad altezza, peso e sviluppo scheletrico di un bambino medio di quella età.

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O MEZZOGIORNO

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La liberazione di somatotropina aumenta durante le prime oredi sonno (area grigia). Questa registrazione relativa all'ormone

della crescita nel sangue di un bambino preadolescente fu esegui.ta da Jordan W. Firkelstein al Montefiore Hospital nel Bronx.

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ETA CRONOLOGICA (SETTIMANE)

In questo grafico è riportato l'aumento in altezza di due gemelli per un periodo di treanni e mezzo in termini di crescita media di bambini normali. (La linea diagonale in-dica la percentuale media). Il bimbo affetto da nanismo da deprivazione presentava an-che « ruminazione », cioè sputava il cibo e lo inghiottiva di nuovo. Ciononostante ilsuo aumento in peso (in colore) era uguale o superiore a quello della sorella fino almomento in cui la madre rimase incinta (A). Da quel momento in poi scese costante-mente al di sotto della sorella; nel frattempo il padre prima perse il lavoro (B) e poilasciò la casa (C). Quando il bambino entrò in ospedale (D) cominciò a recuperare, econtinuò al suo rientro a casa (F), evento che segui il ritorno del padre (E). Primadel secondo compleanno il bambino aveva raggiunto di nuovo l'altezza della sorella.

ETA CRONOLOGICA (ANNI)

Crescita subnormale di un bambino vissuto in un ambiente domestico disordinato. Ab-bandonata dal marito (A), la madre lavorava a tempo pieno. Sei anni dopo I B) i geni-tori divorziarono; poi (C) la madre si risposò e ricominciò a occuparsi della casa. Losviluppo osseo (in colore) uguagliò finalmente la media; non però la statura (in nero).

Dopo la sua prima uscita dall'ospedale,il bimbo aveva trascorso due anni nelsuo ambiente familiare disordinato, eancora una volta presentava nanismoda deprivazione. Era depresso e in unostato avanzato di denutrizione. Un esa-me ai raggi X rivelò che in termini dimaturazione la sua età ossea era ditre anni inferiore all'età cronologica.

Si analizzò quantitativamente nelbambino la riserva di un importanteormone secreto dalla ipofisi anteriore:l'ormone adrenocorticotropo o cortico-tropina (ACTH). Questo ormone sti-mola la secrezione dell'idrocortisoneda parte della corteccia surrenale. Que-sto steroide è un importante rego-latore del metabolismo dei carboidra-ti; favorisce la conversione delle pro-teine in zucchero, aumentando quin-di il livello dello zucchero nel sangue.Gli esami dimostrarono che la riservadi ACTH era nel bambino anormal-mente bassa.

Il bimbo fu ricoverato in ospedalee dopo il suo ricovero fu sistemato inuna famiglia con un ambiente emotivofavorevole. Diciotto mesi dopo la pri-ma misurazione della sua riserva diACTH, l'esame fu ripetuto. La funzio-ne ipofisaria del bambino rispetto allariserva di ACTH era normale. Inoltre,la sua età ossea, precedentemente inritardo, aveva quasi raggiunto l'età cro-nologica. Entrambe le osservazioni so-stengono l'ipotesi operativa secondola quale la catena degli eventi che por-tano alle manifestazioni cliniche del na-nismo da deprivazione implica disturbinella secrezione di tropo-ormoni daparte dell'ipofisi.

Un altro importante ormone ipofisa-rio è la somatotropina, l'ormone dellacrescita. Come la maggior parte deimessaggeri chimici, l'ormone della cre-scita è presente nel flusso sanguigno inquantità molto piccole; l'adulto nor-male al risveglio ha meno di 3 micro-grammi di somatotropina in ciascun li-tro di plasma sanguigno. Perfino contecniche di analisi raffinatissime, le mi-surazioni a questo livello cosí basso diconcentrazione sono difficili. Per que-ste ragioni si è cercato il modo di sti-molare per breve tempo la produzionedi somatotropina. Tale stimolazionenon solo rende la misurazione più faci-le ma anche, se c'è una reazione allostimolo scarsa o nulla, fornisce la pro-va diretta di una insufficienza ipofisaria.

L'argentino Bernardo A. Houssav fuil primo ricercatore a mettere in rilie-vo l'antagonismo metabolico tra insu-lina e ormone della crescita. Ricerchesuccessive dimostrarono che una inie-zione di insulina abbassa il livello del-lo zucchero nel sangue e la reazione ènormalmente seguita da un aumento

nella secrezione di somatotropina. Jes-se Roth e i suoi colleghi del VeteransAdministration Hospital nel Bronx mi-sero a punto nel 1963 un test per lastimolazione con insulina della concen-trazione dell'ormone della crescita nelsangue.

Negli ultimi anni sono stati eseguitinumerosi accertamenti quantitativi

del rapporto tra deprivazione emotivae anormalità nella concentrazione disomatotropina. Per esempio nel 1967Goerge Powell e i suoi colleghi delJohns Hopkins Hospital lavorarono suun gruppo di bambini di poco più ditre anni affetti da nanismo da depriva-zione. Trovarono che nei bambini lareazione dell'ormone della crescita al-la stimolazione con insulina era al disotto della norma. Dopo che i bambi-ni furono trasferiti in un ambienteemotivo soddisfacente, la stimolazionecon insulina era seguita da un normaleaumento della concentrazione di so-matotropina. Al Children's Hospitaldel Michigan, pazienti di età superioreai tre anni affetti da nanismo da depri-vazione presentavano un quadro ana-logo. Lavorando li nel 1971 IngeborgKrieger e Raymond Mellinger trova-rono che la reazione alla stimolazionecon insulina era in questi bambini aldi sotto della norma. Quando però ri-peterono il test con bambini, affettisempre da nanismo da deprivazione madi età inferiore ai tre anni, furono sor-presi di scoprire che la concentrazionedell'ormone della crescita in condizionidi digiuno era anormalmente alta eche, dopo la stimolazione con insulina,la concentrazione era normale. È pro-babile che la differenza di reazioni neidue gruppi di età dipenda dal gradodi maturazione, forse dalla maturazionedella corteccia cerebrale. In ogni ca-so, sia gli studi condotti al Johns Hop-kins sia quelli condotti nel Michigan co-

stituiscono una ulteriore prova del rap-porto tra nanismo da deprivazione eanormalità della funzione ipofisaria.

La perdita dell'appetito è un distur-bo molto comune negli adolescenti; inalcuni casi è cosí grave che è chiamatoanoressia nervosa. Il disturbo è gene-ralmente dovuto a rapporti interperso-nali avversi tra genitore e figlio, in par-ticolare tra madre e figlia. Le analogiecliniche tra l'anoressia nervosa dellaadolescenza e il nanismo da depriva-zione del bambino hanno interessato alungo i ricercatori. Per esempio, nelleadolescenti con anoressia nervosa sipuò avere un arresto delle mestruazio-ni; ir'clima emotivo avverso ferma evi-dentemente la secrezione degli ormoniipofisari che mediano la funzione ova-rica. Ora si sa anche che pazienti af-fetti da anoressia nervosa reagisconoalla stimolazione con insulina con unaliberazione di somatotropina inferiorealla norma.

Poiché può essere difficile distingue-re tra anoressia nervosa e disturbi or-ganici dell'ipofisi, John London e i suoicollaboratori del St. Mary's Hospitaldi Londra hanno recentemente control-lato la funzione ipofisaria di cinque pa-zienti con anoressia nervosa. Tutte ecinque presentavano la reazione tipicadegli individui con funzione ipofisariamenomata: dopo iniezioni di insulinail livello dello zucchero nel sangue eraeccessivamente basso. Due delle cin-que pazienti presentavano anche la rea-zione caratteristica di molti casi di na-nismo da deprivazione: la concentra-zione di somatotropina nel sangue nonaumentava. Inoltre i ricercatori rileva-rono che prima dell'iniezione di insu-lina la concentrazione di somatotropi-na nel sangue era significativamentepiù alta del normale. Questa scopertanon è dissimile dalla reazione osserva-ta nel Michigan nei pazienti più giova-ni affetti da nanismo da deprivazione.

Il significato delle scoperte fatte alSt. Mary's Hospital non è chiaro, maesse possono rivelarsi molto importantiper comprendere le relazioni esistentitra i centri superiori del cervello, l'ipo-talamo e l'ipofisi. Può darsi che ci tro-viamo di fronte a una serie di rea-zioni fisiologiche diverse a seconda del-l'età nei confronti di stimoli psicosocia-li fondamentalmente identici.

Una nuova importante direttiva per lericerche future è stata indicata re-

centemente dalla scoperta che esisteuna connessione tra la liberazione disomatotropina e i modelli individualidi sonno. Questa scoperta fu fatta nel1965 da W. M. Hunter e W. M. Rigaldell'Università di Edimburgo, i qualiosservarono che la quantità totale disomatotropina secreta durante la not-te dai bimbi più grandi era molte voltemaggiore della quantità secreta duran-te il giorno. Subito dopo Hans-JúrgenQuabbe e i suoi colleghi della Free Uni-versity di Berlino misurarono la quan-tità di somatotropina secreta da adul-ti volontari durante un periodo di di-giuno di 24 ore e scoprirono un bru-sco aumento in coincidenza del loroperiodo di sonno. Proseguendo le ri-cerche su questa coincidenza YasuroTakahashi e i suoi collaboratori dellaWashington University e Yutaka Hon-da e i suoi colleghi dell'Università diTokyo trovarono che l'aumento dellaconcentrazione di somatotropina si ri-scontra negli adulti durante le primedue ore di sonno e che questo aumen-to è uguale a quello prodotto dalla sti-molazione con insulina. Se il soggettorimane sveglio, l'ormone della crescitanon è secreto. Honda e i suoi colleghisostengono che l'attivazione della cor-teccia cerebrale inibisce in qualchemodo la secrezione dell'ormone dellacrescita, mentre il sonno — particolar-mente il sonno che è accompagnato ne-

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TEMPO (SETTIMANE)

In due orfanotrofi tedeschi del dopoguerra, studiati da Elsie M. Widdowson, la qualitàdelle cure si rivelò più importante della qualità del cibo. Per sei mesi, durante il 1948,la cinquantina di orfani di guerra ospitati in ciascun asilo non ricevette altro se non lerazioni ufficiali, eppure i bambini dell'orfanotrofio A, diretto da una donna gentile epremurosa, raggiunsero un peso superiore alla maggior parte di quelli dell'orfanotrofioB, la cui direttrice era una donna rigida e severa. Una eccezione era costituita da ungruppo di favoriti della direttrice severa di B (in colore), i quali crebbero meglio deiloro compagni. Dopo sei mesi la direttrice di B fu trasferita ad A e portò con sé i suoipreferiti. Contemporaneamente ai bambini di A vennero date razioni extra, mentre peri bambini di B la dieta rimase la stessa. (Il trasferimento è indicato dalla riga verticalein grigio. n Liberati dalla disciplina della direttrice severa, i bambini di B cominciaronoad aumentare di peso; quelli di A aumentarono mediamente meno di quanto non erasuccesso nei sei mesi precedenti a dispetto delle razioni più abbondanti. Ancora una vol-ta i favoriti costituivano una eccezione: il loro aumento fu superiore a quello degli altri.

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gli encefalogrammi da onde lente adalta tensione — provoca nell'ipotalamola secrezione di un fattore liberantedell'ormone della crescita.

La raccolta di questi dati richiede unprelevamento frequente di campioni disangue dai soggetti dormienti attraver-so un catetere impiantato stabilmente,con la conseguenza che gli studi sullaconcentrazione della somatotropina so-no stati, per quanto riguarda i bambi-ni, relativamente pochi. I risultati ot-tenuti però corrispondono al modello.Per esempio, si è constatato non esser-vi alcuna correlazione tra la concentra-zione di sornatotropina nel sangue dineonati normali e il loro ciclo di son-no e veglia alternati. Questa correla-zione non appare fino al terzo mese divita. In bambini normali tra i cinque ei quindici anni, la massima concentra-zione di ormone della crescita si ri-scontra circa un'ora dopo l'inizio delsonno. La maturazione sembra quindiun fattore che consolida questa corre-lazione. Se ci sia un legame tra que-ste reazioni dipendenti dalla matura-zione e reazioni analoghe in casi di na-nismo da deprivazione non è chiaro.

L'esistenza di un rapporto causa-ef-fetto tra nanismo da deprivazione emodelli anormali di sonno è stata sug-gerita da Joseph Schutt-Aine e daisuoi colleghi del Children's Hospital diPittsburgh. Loro e altri hanno trovatoche nei bambini affetti da nanismo dadeprivazione vi erano diminuzioni spon-tanee e transitorie nelle riserve diACTH, l'ormone che stimola la secre-zione dello steroide della corteccia sur-renale che aumenta il livello dello zuc-chero nel sangue. Hanno anche scoper-to che la diminuzione nella riserva diACTH era accompagnata da un abbas-samento temporaneo del livello dellozucchero nel sangue del bambino. As-sumendo una posizione molto simile aquella di Honda nei confronti dell'or-mone della crescita, Schutt-Aine e isuoi colleghi suggeriscono che qualsia-si preponderanza delle influenze inibi-torie della corteccia cerebrale sull'ipo-talamo tenderebbe a interferire con lanormale liberazione di ACTH e di al-tri ormoni ipofisari. Un modello di son-no anormale, concludono, potrebbecausare questa preponderanza.

È effettivamente possibile che la cre-

scita ritardata di bambini psicologica-mente deprivati dipenda da modelli disonno che inibiscono la secrezione del-l'ormone della crescita? È sicuramen-te provato che nanismo da deprivazio-ne e anormalità di sonno, sia in ecces-so che in difetto, spesso vanno insieme.I bambini osservati da Spitz e Wolf al-ternavano l'insonnia allo stupore. Unodei sei nani esili, che Patton e io stu-diammo, dormiva fino a 18 ore al gior-no; un altro passava le ore in cui lafamiglia dormiva vagando per la casabuia. La bimba di 15 mesi di Rochesteralimentata con la sonda, quando ven-ne ricoverata in ospedale, ricorreva evi-dentemente al sonno come a un mezzoper estraniarsi dal mondo.

Georg Wolff e John W. Money delJohns Hopkins Hospital hanno tentatodi fornire una valutazione quantitativadel problema studiando i modelli disonno di un gruppo di bambini affettida nanismo da deprivazione. L'esamedei dati raccolti suggerisce che il mo-dello di sonno dei bambini con nani-smo da deprivazione è disturbato neiperiodi di crescita anormale e non di-sturbato nei periodi di crescita norma-le. Fino a questo momento, però, i da-ti sono insufficienti per stabilire se visia o no un modello anormale nella se-crezione dr somatotropina da parte dibambini con nanismo da deprivazioneche dormono.

Si sostiene che il bambino nasce conun repertorio di reazioni innato, e ca-ratteristico della specie, il quale com-prende aggrapparsi, succhiare, segui-re con gli occhi, gridare, sorridere.Queste sono le reazioni che secondoJohn Bowlby dell'Istituto Tavistock direlazioni umane di Londra hanno unvalore per la sopravvivenza del bam-bino; è convinto che siano un prodottodella selezione naturale. Secondo ilpunto di vista di Bowlby la funzioneprimaria della madre è quella di inte-grare queste reazioni in un « compor-tamento » affettivo, un modello di com-portamento cioè più maturo e com-plesso. Inoltre vi sono evidentemente,nel corso dello sviluppo umano, perio-di « sensibili » analoghi a quelli checonosciamo attraverso gli esperimentisugli animali. È ancora incerto peròquando questi periodi avvengono nel-l'infanzia umana ed esattamente qualicondizioni ed esperienze sono necessa-rie perché il bambino possa svilupparsinormalmente. Una conclusione sembratuttavia evidente. Il nanismo da de-privazione è un esempio concreto — un« esperimento di natura », per cosí di-re — il quale dimostra la delicatezza,la complessità e l'importanza fonda-mentale dell'interazione bambino-ge-nitore.

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