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PROGETTO: PARLIAMO DELLA RESISTENZA TERSILLA FENOGLIO:

UNA STAFFETTA PARTIGIANA

I.C. Fanelli MariniCl. 3 sez. B

Via Pericle Ducati - Ostia Antica

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La Resistenza Italiana

• La resistenza che cos’ è ? • Chi vi partecipò ? • Uomini ,donne e soldati • Le donne e la vita

quotidiana• Le fosse Ardeatine • La resistenza a Roma • Canzoni e poesie

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8 Settembre 1943, l'armistizio

8 settembre 1943, una data fatidica per l'Italia. La data dell'annuncio dell'armistizio con gli Alleati e della fine dell'alleanza militare con la Germania, ma anche la data dello sbandamento dell'esercito italiano e della cattura di centinaia di migliaia di militari, a causa della mancanza di precise disposizioni da parte degli alti Comandi militari. Ci sono nomi come Cefalonia che sono rimasti nella memoria di tutti ma anche la data della frettolosa fuga del Re e dei membri del governo Badoglio a Brindisi

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La Resistenza italiana iniziò subito dopo l’8 settembre 1943 con l’annuncio radiofonico di Badoglio dell’armistizio con gli anglo-americani e che si concluse intorno al 25 Aprile, con la liberazione delle grandi città del Nord. Essa fu una spontanea reazione della grande maggioranza del popolo italiano alla ventennale dittatura fascista, all’alleanza con la Germania nazista ed all’andamento disastroso della guerra. Dopo l’armistizio lo stato non esisteva più, l’esercito si sfaldò, il re e il generale Badoglio fuggirono.L’Italia era territorialmente spaccata in due e vari poteri politici si sovrapposero in un intreccio che fece perdere di vista il senso della legittimità.

LA RESISTENZA

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Nel Sud si ricostituì il governo del re, prima a Brindisi poi a Salerno. Nel centro Nord riapparse il governo fascista con il nome di Repubblica Sociale Italiana mentre dilagava il potere di occupazione del vecchio alleato tedesco. Nacque il Comitato di Liberazione Nazionale il 9 Settembre a Roma.. Passarono pochi giorni e i primi nuclei di antifascisti, con poche armi recuperate, salirono sulle montagne, dando inizio alla guerra partigiana Agli uomini formatisi nella lotta politica clandestina si affiancavarono, in un moto spontaneo, militari sbandati, operai, contadini, giovani della piccola e media borghesia intellettuale.Nel Dicembre 1943 si contavano poco più di 10mila partigiani in attività.

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Alla Resistenza partecipò una moltitudine di persone, spintadall’impeto naturale di salvarsi dalla prigionia tedesca, ma anche da una fervida aspirazione di liberazione, ed una minoranza che ebbe il coraggio di prendere le armi e di iniziare la guerriglia contro i tedeschi, che avevano occupato quasi i nove decimi dell’Italia continentale e contro i loro alleati, cioè i fascisti della Repubblica di Salò. Il Movimento contò nelle sue file milioni d’Italiani, uomini e donne, operai, contadini, professionisti e sacerdoti. Questo esercito di anonimi si prodigò in mille modi, spesso a rischio della propria vita, per dare aiuto, rifugio, cibo e vestiario ai perseguitati ed ai ricercati dai nazifascisti, agli organizzatori del fronte sindacale che operavano nelle fabbriche, ai partigiani che impegnarono in guerriglie le divisioni tedesche e fasciste.

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VITA DA PARTIGIANI 

Chi intraprese la strada della Resistenza si trovò, da un giorno all’altro catapultato in una realtà completamente diversa. Costretti a vivere in clandestinità, a rischiare la propria vita in ogni momento, i partigiani dovettero partecipare ad azioni di guerra, di guerriglia, di sabotaggio, per la quale la maggior parte di loro non era addestrata. Se si eccettuano infatti gli ex soldati dell’esercito, gli altri partigiani erano uomini e donne che dovettero imparare sul campo il mestiere della guerra: operai, professori, contadini, avvocati, intellettuali, militanti di partiti antifascisti e ex fascisti, ecc.

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I PARTIGIANI E LE ARMI I partigiani si procuravano le armi prelevandole dai depositi dell’esercito italiano. Ma si trattava di fucili e di poche altre armi leggere che non potevano reggere il confronto con quelle dei nazisti. C’era poi il problema delle munizioni. A queste mancanze sopperirono in seguito gli alleati, in particolare con la fornitura di armi, munizioni, denaro ed ufficiali di collegamento ai partigiani del settentrione. Solo nel corso degli ultimi quattro mesi di guerra, gennaio-aprile 1945, la Special Force organizzò ottocentocinquantasei lanci di materiale da guerra ai partigiani del nord..Il contributo di sacrificio e di sangue della Resistenza italiana fu elevatissimo: quarantacinquemila partigiani caddero in combattimento, ventitremila furono torturati e trucidati dai nazisti e dai fascisti dopo essere stati arrestati in campagna o nelle città; oltre ventimila furono i feriti. Diciannovemila civili, uomini, donne e bambini, vennero passati per le armi. Ed ancora bisogna aggiungere gli ottomila politici ed i trentamila e più militari che non fecero ritorno dai campi di prigionia della Germania.

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Donne e uomini della resistenza

Nel corso dell'ultima guerra mondiale furono decine di migliaia i partigiani che parteciparono attivamente, a prezzo della vita, alla guerra di liberazione dell'Italia dal fascismo e dall'occupante nazista. In questa guerra migliaia e migliaia furono i caduti in combattimento, le vittime delle rappresaglie e delle stragi; i feriti, i mutilati, i torturati, gli arrestati, i deportati nei Lager nazisti.L'ANPI da 60 anni è impegnata per dare alla memoria di tutte le vittime di quella stagione di eroismo e di orrori il posto che merita nella coscienza nazionale e tra le nuove generazioni.

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Il contributo dei militari allaGuerra di Liberazione in Italia

L'8 settembre del '43, all'annuncio dell'armistizio con gli Alleati, l'esercito italiano, a causa della mancanza di disposizioni precise da parte degli alti comandi militari, si era sbandato. Fu un vero e proprio dramma, umano e militare, anche se nelle settimane successive non mancarono gli episodi di resistenza ai tedeschi e, viceversa, ci furono anche numerosi casi di adesione alla Repubblica Sociale di Salò. Ciò nonostante, in vario modo, nel biennio 1943-1945 l'esercito italiano si riscattò, dando un forte contributo alla Guerra di Liberazione, anche in termini di vite umane (87.000 vittime).

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MILITARI CADUTI nella Guerra di Liberazione Esercito:    76.000 (compresi 42.000 militari

morti nei campi di concentramento)

Marina:      9.000Aviazione:  2.000Totale:      87.000

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La Resistenza a Roma

La Resistenza civile Italiana cercò di impedire la distruzione di cose e beni ritenuti essenziali per il dopoguerra. Essa diede assistenza in varie forme a partigiani, militanti in clandestinità, popolazioni, o agì per isolare moralmente il nemico scioperando per la pace o rallentando la produzione per ostacolare lo sfruttamento delle risorse nazionali da parte dell'occupante.

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Il protagonismo femminile durante la Resistenza si era manifestato in modi molto diversi fra loro, ma tuttavia esso è stato ricondotto dalla storiografia ufficiale ad una serie di stereotipi che immancabilmente tendono a collocarlo in categorie non politicheIn questa ottica le azioni delle donne durante la Resistenza divengono invisibili perché mai ritenute il risultato di una scelta consapevole. Su tale invisibilità pesa anche l'impostazione storiografica che individua un'unica vera Resistenza, quella armata, e di conseguenza un solo soggetto legittimato alla fondazione dello stato repubblicano, il "maschio in armi

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Lo zoccolo di Genny MarsiliUn episodio stupendo e terribile, avvenuto a Sant' Anna, nel Lucchese, il 12 agosto 1944 viene rivelato soltanto oggi. I tedeschi, calati nel paese, davano fuoco a tutto e massacravano tutti gli abitanti: 306 tra vecchi, donne e bambini. Una giovane, Genny Marsili, cacciata in una stalla col figlio di sei anni e con altre vittime, nascondeva affanosamente il piccolo nel camino. Ferita a morte dalle raffiche dei carnefici, ella trovava ancora la forza di lanciare contro i massacratori la sola arma che possedesse: uno zoccolo! Solamente il bimbo si salvò dal macello.(Dalla domenica degli italiani 9.Dicembre 1945)

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Le Fosse ArdeatineIl 23 marzo 1944 in un’azione di guerra a Roma in via Rasella, un gruppo di partigiani dei Gap uccideva 33 soldati del battaglione Bozen e ne feriva 38 facendo scoppiare una carica esplosiva e attaccando la colonna nemica con armi automatiche e il lancio di bombe da mortaio leggero.Accuratamente preparata, l’azione colpiva uno dei battaglioni tedeschi specializzati in azioni di rappresaglia e faceva seguito a una serie di massacri perpetrati nei mesi precedenti nelle zone intorno alla capitale ai danni di persone innocenti, spesso donne, vecchi e bambini: 18 vittime a Canale Monterano, 32 a Saturnia, 14 a Blera, 40 a San Martino, 14 a Velletri.

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In seguito all’azione partigiana Hitler comunicò che Roma doveva essere interamente distrutta e tutta la popolazione deportata, ma subito dopo rettificò che per la vendetta sarebbe stato sufficiente radere al suolo l’intero quartiere nel quale si era svolta l’azione. Infine Kesselring e il comandante della piazza di Roma, Kurt Maeltzer, stabilirono le modalità della rappresaglia: dieci italiani per ogni soldato tedesco ucciso.

DATI SULLE FOSSE ARDEATINEVITTIME: 335SALME IDENTIFICATE: 322

DI RELIGIONE CATTOLICA: 247DI RELIGIONE EBRAICA: 73DIVISI PER ETA’1 DI 14 ANNI1 DI 15 ANNI5 DI 18 ANNI312 TRA I 18 E I 60 ANNI10 TRA I 60 E I 70 ANNI1 DI 74 ANNIDI 3 NON E’ STATO POSSIBILE ACCERTARE L’ ETA’DIVISI PER PROFESSIONE MILITARI = 39NEGOZIANTI = 54IMPIEGATI = 28 PROFESSIONISTI = 24 STUDENTI = 9AGRICOLTORI = 10ARTIGIANI = 31VENDITORI AMBULANTI = 16OPERAI/ESECUTIVI = 39INDUSTRIALI = 2SACERDOTI = 1ALTRI MESTIERI = 82CAMPIONI ED OGGETTI PRELEVATI PER L’ IDENTIFICAZIONE 261 CAMPIONI DI INDUMENTI 335 CAMPIONI DI CAPELLI

333 SCARPE 1011 OGGETTI VARI ( lettere, fotografie, libri, ecc. ).

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L’ eccidio avvenne immediatamente e fu affidato al colonnello Herbert Kappler, coadiuvato dal capitano Priebke. Il giorno dopo l’azione partigiana, 335 uomini furono uccisi alle Fosse Ardeatine, ciascuno con un colpo alla nuca. La maggior parte delle vittime venne prelevata dal carcere di Regina Coeli e dal comando di via Tasso, cinquanta furono scelte e consegnate dal questore fascista Caruso.

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VIVERE IN TEMPO DI GUERRA

La guerra venne combattuta non solo dai soldati sui fronti militari, ma anche sui cosiddetti fronti interni, cioè nella vita di tutti i giorni della popolazione civile. La guerra, infatti, sconvolse ogni aspetto della vita quotidiana degli Italiani

IL RAZIONAMENTO DEI GENERI DI PRIMA NECESSITA’

Per la maggior parte degli Italiani la Seconda Guerra Mondiale è legata al ricordo della fame, che tormento la maggior parte della popolazione. Inizialmente in governo adottò la politica del razionamento, stabilendo delle quote nella distribuzione dei generi alimentari e di prima necessita. Ogni cittadino riceveva una tessera con i bollini riferiti ai beni e alla data dell’acquisto. Ogni bollino permetteva l’ acquisto di una quantità stabilita di quel genere alimentare in quella data ed a un prezzo imposto. Il sistema dei bollini riguardava molti altri generi alimentari (dai grassi al sale, allo zucchero, alle uova), i prodotti tessili e le sigarette.Negli ultimi mesi della guerra procurarsi il cibo divenne la principale preoccupazione della giornata. Comparvero orti sui parchi cittadini o sui balconi delle case, ogni pezzo di terreno venne messo a coltura.Quando il caffè e il tabacco scomparvero dalla circolazione, vennero sostituiti con surrogati: al posto del caffè ad esempio, si usavano le “ciofeche” cioè il caffè senza caffè, ottenuti con derivati di cicoria, orzo, melassa di fichi e granaglie varie tostate.

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IL MERCATO NERO

Poiché i prodotti alimentari ottenibili con le tessere del razionamento erano insufficienti e la merce scarseggiava, si ricorreva al mercato nero, cioè ad un sistema di distribuzione clandestino che non rispettava i prezzi e le limitazioni imposte dalla legge. C’era chi si accaparrava grandi quantità di merci e le teneva nascoste nei propri magazzini; alcuni negozianti nascondevano gran parte delle merci da vendere a prezzo imposto per riservarle ai clienti disposti a pagare di più sottobanco. Gli stessi contadini, che fornivano i prodotti agli ammassi governativi per la distribuzione razionata, in seguito preferirono ricorrere alla vendita diretta, per guadagnare di più e per barattare i prodotti alimentari con altri generi ( gioielli, biancheria, ecc. ). Negli ultimi mesi di guerra uno dei prodotti più ambiti fu il sale, venduto a peso d’oro.

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Donne e quotidiano La situazione alimentare: la storia, il mercato nero, il pane

neroL’approvvigionamento della città, che aveva quasi due milioni di abitanti,si presentò soprattutto come un problema di trasporti, visto che i rifornimenti di viveri arrivavano non solo dal Lazio, ma anche da regioni molto più lontane. Dopo lo sbarco alleato a Nettuno si aggravò la situazione dei trasporti delle merci che avvenivano soprattutto per mezzo di autocarri. Quotidianamente partivano 100 autocarri per il rifornimento della città, ma i viveri che arrivavano non erano comunque sufficienti. Interi quartieri restavano senza pane. Poveri e ricchi erano ugualmente costretti a ricorrere al mercato nero.

"La situazione economica alimentare va sempre peggiorando e la popolazione trae motivo di ulteriore pessimismo dalle recenti disposizioni circa l’aumento del prezzo del pane e la ritardata distribuzione di parte della già modesta razione di pasta. Si vorrebbe una energica e fattiva azione da parte delle autorità per arrestare la corsa al rialzo dei prezzi che, se favorisce l’ingorda speculazione dei commercianti e dei cosiddetti borsari neri, pregiudica ed esaspera i consumatori ed in special modo quelli appartenenti alle classi meno abbienti o a quelle costrette a vivere del reddito fisso".

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In ogni casa c’erano donne che conservavano sotto i letti sacchetti di farina o pasta, e bottiglie d’olio, sigarette e persino il formaggio:"Quello che trovavi, compravi. Una volta a Tor di Nona mi offrirono una forma di ricotta fresca. Me la portai a casa e per tre giorni o quattro mangiammo solo ricotta. […] Avevamo sul nostro pianerottolo una famiglia molto per bene, ma ridotta proprio alla fame. Si vedeva che avevano tutti fame, e quel giorno che avevo comprato la forma di ricotta mia madre mi disse di andare a chiamare anche loro. Il padre era un vecchio professore, e disse di no. Ma i ragazzi vennero tutti e ce la spartimmo. Un giorno mia madre mi disse di portargli anche la carne. Io non capivo bene perché. Poi seppi che aveva comprato le loro lenzuola. Mi sembrò una cosa brutta, ma allora era così".

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Chi ha argenteria, ori, lenzuola, biancheria ricamata, orologi, oggetti antichi, li vende per comprare generi alimentari. Le transazioni sono complesse, in un tempo in cui non c’è cibo, il valore delle merci può cambiare di giorno in giorno. "L’idea che i tedeschi tenessero tutti i depositi sequestrati per il loro uso e consumo, era molto diffusa. Allora iniziarono letteralmente tutti a fare ricorso al mercato nero"Il burro che a Natale costava 250 lire al chilo, a fine gennaio ne costava quasi 400, lo zucchero era salito da 90 a 200 lire. Il carbone era finito. Un diplomatico inglese presso il Vaticano fece giungere al suo governo un messaggio in cui chiedeva di alleggerire la pressione sulla città, evitando almeno di impedire l’arrivo dei rifornimenti. "Roma deve patire la fame" rispose Churchill, "fino a quando non sarà liberata".

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"Grazie di aver combattuto per la libertà"

Parola di Alleati

«Nel nome dei governi e dei popoli delle Nazioni unite, ringraziamo.... di aver combattuto il nemico sui campi di battaglia, militando nei ranghi dei Patrioti tra quegli uomini che hanno portato le armi per il trionfo

della libertà, svolgendo operazioni offensive, compiendo atti di sabotaggio, fornendo informazioni militari. Col loro coraggio e la loro

dedizione i patrioti italiani hanno contribuito validamente alla liberazione dell’Italia e alla grande causa di tutti gli uomini liberi.

Nell’Italia rinata i possessori di questo attestato saranno acclamati come patrioti che hanno combattuto per l’onore e la libertà.»

Così recitava il « Certificato al Patriota» che veniva rilasciato ai partigiani combattenti. Ogni certificato era controfirmato da un ufficiale alleato e da un comandante partigiano. Dopo la Liberazione e il disarmo dei partigiani, i diplomi vennero consegnati dalle autorità di governo, insieme ad una misera pensione, alle migliaia e migliaia di combattenti che, in tutte le città d’Italia, fra torture e fucilazioni, si erano coraggiosamente battuti contro i nazisti e i fascisti di Salò.

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Se questo è un uomo Primo Levi

Voi che vivete sicurinelle vostre tiepide case,voi che trovate tornando a serail cibo caldo e visi amici:Considerate se questo è un uomoche lavora nel fangoche non conosce paceche lotta per mezzo paneche muore per un si o per un no.Considerate se questa è una donna,senza capelli e senza nomesenza più forza di ricordarevuoti gli occhi e freddo il grembocome una rana d'inverno.Meditate che questo è stato:vi comando queste parole.Scolpitele nel vostro cuorestando in casa andando per via,coricandovi, alzandovi.Ripetetele ai vostri figli.O vi si sfaccia la casa,la malattia vi impedisca,i vostri nati torcano il viso da voi.

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Canzoni della resistenza

I canti della Resistenza antifascista fanno parte integrante del nostro canzoniere nazionale ed essi sono essenzialmente rielaborazioni, adattamenti, parodie di motivi precedenti, appartenenti alla tradizione militare o popolare, a inni del movimento operaio nazionale o internazionale, a canzonette di consumo popolare.

Bella ciaoBella ciao nasce dopo la Resistenza su un antico motivo di ballata, uno dei più intensi e significativi inni partigiani.

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BELLA CIAO E seppellire lassù in montagna,

o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,

e seppellire lassù in montagna sotto l'ombra d'un bel fior.

E le genti che passeranno, o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,

e le genti che passeranno e diranno: «O che bel fior!».

È questo il fiore del partigiano, o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,

è questo il fiore del partigiano, morto per la libertà.

Una mattina mi sono alzato, o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,

questa mattina mi sono alzato e ho trovato l'invasor.

O partigiano, portami via, o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,

o partigiano, portami via, che mi sento di morir. E se muoio da partigiano o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,

e se muoio da partigiano tu mi devi seppellir.

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