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Progetto Orti Urbani per Rende

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Progetto Orti Urbani per Rende

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RENDE PREMESSA

Il Progetto “Orti Urbani” intende promuovere una serie di iniziative concrete per favorire l’aggregazione sociale intorno al mondo rurale e fornire forme di aiuto e sostegno verso cittadini, produttori, commercianti e artigiani locali. Nello specifico, si propone di rendere il territorio un laboratorio di ripresa economica locale ed allo stesso tempo di recuperare il senso della comunità e della solidarietà sociale. Le azioni proposte mirano principalmente a restituire spazio alla biodiversità, alle specie autoctone, alle produzioni locali e, ricorrendo sempre meno ai beni di consumo provenienti da luoghi lontani, a costruire un sistema di produzione e distribuzione a filiera corta (Km 0), stagionale e biologica, che si avvalga di un sistema di tracciabilità sicuro e certificato dall’amministrazione locale. L’auspicio è che a regime, grazie ad una gestione attenta, il sistema degli “Orti Urbani” possa:

• incentivare la formazione di associazioni e cooperative per la coltivazione di terreni abbandonati; • contribuire all’autosufficienza alimentare di famiglie a basso reddito e pensionati; • promuovere la diffusione di gruppi d’acquisto solidale; • favorire la creazione di nuovi posti di lavoro; • sostenere l’integrazione sociale; • facilitare la “sinergia delle educazioni”: • promuovere un processo di partecipazione e responsabilizzazione dei cittadini nella gestione dei beni comuni

e del territorio; • introdurre forme di educazione e sensibilizzazione correlate alla sostenibilità ambientale ed alla sana

alimentazione; • recuperare la vocazione agricola con seminari informativi e dimostrativi, laboratori didattici, esperienze di

botanica e scambio di conoscenze; • creare una “banca dei semi biologici”

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PREREQUISITI NECESSARI

La riuscita del progetto dipenderà in buona parte dalla preparazione di una serie di strumenti utili non solo alla definizione delle attività ma anche, e soprattutto, al controllo che necessariamente dovrà essere effettuato sulla qualità delle risorse e degli interventi che verranno attuati. Quindi:

• Preparazione di un modello di gestione degli orti urbani e sociali per la definizione e condivisione delle “buone pratiche”;

• Elaborazione di un Regolamento comunale “Per l’adozione di aree verdi pubbliche” e di un Piano di coltivazione;

• Previsione di un “Borsino agricolo comunale” per il controllo dei prezzi; • Rispetto delle linee guida tracciate dal Regolamento CE n. 834/2007 in materia di agricoltura biologica; • Approvazione di una mozione che vieti la coltivazione di organismi geneticamente modificati (OGM)

all’interno del territorio comunale (mozione già presentata dal Gruppo Consiliare del Movimento 5 Stelle Rende ad ottobre 2014 e che si riporta alla fine del presente documento).

STRUTTURA “TIPO” DELL’ORTO URBANO

Rispetto ad un comune orto privato, la struttura di un “Orto Urbano” deve possedere alcune caratteristiche peculiari quali ad esempio la sua visibilità ed accessibilità, la presenza di spazi comuni per i cittadini (riservando alcune aree per scopi ludici, dimostrativi ed aggreganti), la possibilità di cooperazione con gli operatori che, a vario titolo, svolgono attività proprie dell’orto sociale o afferenti al suo indotto e, non ultima, l’autosufficienza energetica ed idrica. La dimensione ideale per poter adeguatamente attrezzare e sfruttare le aree indicate consta in circa un ettaro, ma nulla vieta di adattare la struttura tipo a terreni più piccoli, limitando al minimo una o più sotto-aree. Un esempio di struttura-tipo è il seguente, in cui oltre alla presenza di un orto parcellizzato, un frutteto e le strutture funzionali alla loro gestione e manutenzione, è prevista un’area importante per le attività sociali, vero fulcro e presenza nobilitante del progetto.

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Un orto urbano ben organizzato e strutturato, quindi, consente ai cittadini di essere vissuto in diversi contesti e non solo nella dimensione più strettamente rurale. La presenza degli spazi sociali in cui ospitare momenti conviviali e fiere a tema, creare occasioni di scambio interculturale e dare vita ad eventi legati ai cicli stagionali (ad esempio feste della fioritura, della semina, del raccolto), è essenziale per la riuscita del progetto dal punto di vista della sua funzione aggregante sul tessuto sociale e della partecipazione attiva della cittadinanza allo sviluppo della città.

Singolo lotto

FASI DEL PROGETTO Nell’ottica di procedere per passi progressivi, il progetto è stato pensato per essere eseguito in cinque fasi:

• Una fase preliminare, in cui vengono individuati, almeno in parte, i terreni adatti allo scopo e vengono approntati gli strumenti necessari alla gestione dell’orto sociale, ovvero il Regolamento, che tutti gli attori coinvolti nella gestione dell’orto dovranno rispettare, il Piano di coltivazione ed un Bando di assegnazione, destinato ad associazioni (riconosciute e non), cooperative sociali, onlus, ecc.

• Una fase di promozione, in cui vengono coinvolte e ascoltate le associazioni operanti sul territorio, viene loro illustrato il progetto e si cerca di pervenire ad un modello di partenza condiviso. Viene pubblicato il bando e creata la graduatoria per l’assegnazione delle aree individuate e destinate ad orto sociale.

• Una fase sperimentale, in cui parte il primo “Orto Urbano”, designato ad essere un esperimento pilota avente lo scopo di perfezionare gli strumenti preparati nella fase preliminare, verificare le criticità e se necessario adattare e modificare il modello funzionale perché possa meglio aderire alle esigenze del territorio.

• Una fase di diffusione, in cui vengono creati nuovi orti urbani sul territorio, affidati di volta in volta alle altre associazioni presenti in graduatoria, seguendo il modello perfezionato con l’esperimento pilota, offrendo così alla cittadinanza nuovi spazi di aggregazione ed allo stesso tempo mettendo in piedi una rete di orti urbani utile al sostegno delle attività produttive e commerciali, mercato di riferimento per gli esercenti locali.

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• Una fase di espansione, in cui si cerca un coinvolgimento ancora più intenso dei privati, ai quali viene offerta la possibilità di partecipare attivamente all’indotto di un orto urbano. In questa fase, infatti, viene chiesto ai cittadini interessati di gestire un terreno di proprietà, oppure metterlo a disposizione di terzi perché venga gestito o, infine, dare la propria disponibilità a gestirne uno. Così facendo si crea un sistema di orti satellite che afferiscono ad orto urbano e partecipano alle sue iniziative sociali e commerciali, con un ritorno economico in termini di sostegno al reddito e agevolazioni fiscali per affidatari e proprietari.

ATTORI

Per la sua riuscita, il progetto “Orti Urbani” prevede una forte presenza dell’Amministrazione Comunale non solo in termini di sostegno economico all’iniziativa, ma anche e soprattutto in termini di controllo sulla qualità ed efficacia delle attività svolte. Assegnata l’area per l’orto urbano, l’Amministrazione Comunale provvederà alle infrastrutture necessarie al suo avviamento (impiantistica, attrezzature, parcellizzazione terreno). L’associazione assegnataria, da parte sua, versa un canone di locazione a titolo di contributo spese per coprire i costi di messa in esercizio e gestione. Il coordinamento e la gestione dell’orto vengono affidati ad un Comitato di cui faranno parte rappresentanti dell’associazione ed un “Tutor” designato dall’Amministrazione: il Tutor avrà prevalentemente il compito di “facilitatore”, affiancando gli assegnatari nelle attività previste dal Regolamento e dal Piano di coltivazione, garantendo il valore “sociale” dell’iniziativa, i livelli di qualità complessiva richiesti e mantenendo i rapporti con l’Amministrazione Comunale. Gli assegnatari dell’orto urbano svolgono in autonomia e con piena autodeterminazione tutte le attività necessarie alla produzione, al coinvolgimento della cittadinanza ed al rispetto degli scopi formativi del progetto, prestando particolare attenzione alla valorizzazione della componente tipica e tradizionale del territorio, alle specie autoctone, al mantenimento della biodiversità e garantendo una ragionevole varietà nelle coltivazioni.

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PROPOSTA PER UN ORTO PILOTA

La fase preliminare del progetto prevede l’individuazione di un gruppo di terreni contigui che per posizione ed estensione si prestano alla fase sperimentale. Le immagini seguenti evidenziano il perimetro dell'area prescelta, situata in viale dei Giardini, e consistenti in terreni comunali pianeggianti e lontani da fonti di inquinamento, pur essendo situati in un luogo centrale e facilmente accessibile.

La posizione dell’area risulta strategica per diversi aspetti:

• dal punto di vista pratico, la presenza del torrente Surdo garantirebbe l’indipendenza idrica dell’orto, limitando al minimo le spese relative all’impianto di irrigazione;

• dal punto di vista logistico, trovandosi l’Orto Urbano in una posizione centrale, a poca distanza da via Rossini e da Commenda, risulterebbe facilmente raggiungibile, anche con i mezzi pubblici;

• dal punto di vista funzionale, l’estensione dell’area e la prossimità con un campo di calcetto, con un centro sociale e con un altro stabile comunale purtroppo abbandonato e da recuperare, consentirebbero di soddisfare a pieno gli scopi aggreganti, formativi e ludici dell’Orto Urbano, dando la possibilità di svolgere molte attività di rilievo per la comunità, rivitalizzando un quartiere, quello di viale dei Giardini, da troppo tempo abbandonato a se stesso e utilizzato solo come quartiere “dormitorio” pur avendo una popolazione consistente (quasi 1000 abitanti);

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CONCLUSIONI

L’agricoltura urbana costituisce una piattaforma di sviluppo per l’impegno ecologico, il dialogo interculturale, la promozione della salute e la coesione sociale. Mai come in questo momento pesa sui cittadini l’assenza di un tessuto sociale forte e di una comunità che sappia prendersi carico delle fasce di popolazione più umili e disagiate. Questa iniziativa vuole quindi inserirsi nel solco del recupero, non solo inteso in termini di riscoperta delle tradizioni rurali, di preservazione delle specie autoctone e valorizzazione dei terreni incolti e abbandonati, ma anche in termini di recupero della solidarietà tra cittadini, del rispetto per la natura ed i suoi tempi, della bellezza del territorio. Si tratta quindi di una iniziativa dal grande valore formativo ed educativo, che potrà contribuire alla maturità sociale dei giovani e fornire al tempo stesso una base di partenza per nuove forme di occupazione ed imprenditoria. Un’occasione preziosa per un’amministrazione comunale attenta alla qualità della vita dei propri cittadini ed al rispetto del retroterra culturale rendese. Si allegano:

• Proposta di delibera consiliare per l’adozione del progetto “Orti Urbani” • Mozione per il divieto di coltivazione di organismi geneticamente modificati in tutto il comprensorio

comunale (già presentata ad ottobre 2014)

Proposta di delibera consiliare per l’adozione del progetto “Orti Urbani” Oggetto: individuazione di aree verdi idonee per l’attività di orticoltura urbana e messa a punto del progetto “Orti Urbani per Rende” PREMESSO CHE - L'articolo 44 della Costituzione stabilisce come fine quello di “conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti sociali” e stabilisce inoltre che l'ordinamento “promuove ed impone la bonifica delle terre, la trasformazione del latifondo e la ricostituzione delle unità produttive”; - Gli orti urbani sono un importante strumento per salvaguardare e valorizzare aree che altrimenti verrebbero abbandonate al degrado e al contempo sensibilizzare i cittadini sui temi riguardanti l’ambiente, il cibo e il territorio; - In seguito all'inarrestabile processo industrializzazione e globalizzazione gli abitanti delle città hanno una sempre maggiore volontà di conoscere cosa arriva sulle loro tavole e aumenta ogni anno la percentuale di chi, anche per risparmiare, si dedica alla coltivazione di ortofrutta fai-da-te (Fonte: Istat); - È necessario sottrarre il territorio all'abusivismo edilizio, alle speculazioni, valorizzando al contempo il paesaggio e riducendo l'inquinamento ambientale; - La regolamentazione del suddetto progetto potrebbe contare sull'esperienza di altri Comuni italiani; - Gli orti urbani possono essere uno strumento fondamentale per sviluppare politiche sociali di inclusione, dialogo intergenerazionale e integrazione; - Gli orti urbani sono uno strumento didattico ormai ampiamente riconosciuto nelle scuole;

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CONSIDERATO CHE - Nel Comune di Rende manca ancora un regolamento o delle linee guida degli orti urbani ed un progetto globale di sviluppo dell’orticoltura urbana;

IL CONSIGLIO DEL COMUNE DI RENDE IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA - a provvedere alla localizzazione delle aree verdi del demanio pubblico comunale ritenute idonee per lo sviluppo degli orti urbani; - ad avviare un progetto pilota nell’area di viale dei Giardini al fine di rodare il meccanismo di assegnazione; - ad attivare un percorso di partecipazione con i cittadini per la redazione di un regolamento comunale sugli orti urbani.

Mozione presentata dal Gruppo Consiliare Movimento 5 Stelle Rende ad ottobre 2014

Al Presidente del Consiglio Comunale Annamaria Artese Al Sindaco Marcello Manna del Comune di Rende

MOZIONE

“Divieto di coltivazione di organismi geneticamente modificati in tutto il comprensorio comunale” Premesso che: − un organismo geneticamente modificato (OGM) è un essere vivente che possiede un patrimonio genetico modificato artificialmente tramite tecniche di ingegneria genetica; − non è consentito procedere alla messa in coltura di sementi transgeniche in assenza delle previste autorizzazioni di legge; − con sentenza n. 11148 depositata il 20 marzo 2012, la Cassazione penale è intervenuta in materia di coltivazione di organismi geneticamente modificati (OGM) ribadendo l’esistenza nel nostro ordinamento del principio di coesistenza tra le diverse colture (convenzionale, biologica e transgenica), che deve essere attuato senza che le stesse possano reciprocamente compromettersi, in modo da tutelare le peculiarità e le specificità produttive di ciascuna ed evitare commistioni tra sementi, senza pregiudizi per le attività agricole preesistenti; dopo un articolato riepilogo delle norme interne e comunitarie vigenti in materia, la Cassazione evidenzia, in linea con quanto già affermato dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 116/2006), la presenza del già richiamato principio di coesistenza in materia. In buona sostanza, la disciplina comunitaria – si legge nella sentenza – si occupa di tutelare l’ambiente, la vita e la salute di uomini, animali e piante, ma consente alla normativa interna la possibilità di adottare le misure più opportune per limitare gli effetti economici connessi alle potenzialità diffusive degli

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OGM e, quindi, non compromettendo la biodiversità dell’ambiente naturale, così da garantire la libertà di iniziativa economica, il diritto di scelta dei consumatori e la qualità e la tipicità della produzione nazionale; − il Parlamento Italiano ha approvato una Mozione in data 11/07/2013 che impegna il governo ad avvalersi della clausola di salvaguardia, di cui all'articolo 25 del decreto legislativo n. 224 del 2003, di recepimento della direttiva n. 2001/18/CE, al fine di evitare ogni forma di coltivazione in Italia di OGM autorizzati a livello europeo e di tutelare la sicurezza del modello economico e sociale di sviluppo dell'agroalimentare italiano e a prevedere, in relazione alla stagione delle semine avviata in gran parte del Paese, l'incremento delle attività di controllo per potenziare, d'intesa con le regioni, la sorveglianza sui prodotti sementieri in corso di distribuzione ed intervenire in presenza di sementi transgeniche non autorizzate; − che a seguito della precedente, in data 12 luglio 2013, è stato emanato il Decreto interministeriale (Ministero della Salute, Ministero delle politiche agricole e alimentari e forestali, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) di adozione delle misure d'urgenza ai sensi dell'art. 54 del regolamento (CE) n. 178/2002 concernenti la coltivazione di varietà di mais geneticamente modificato MON 810; − che secondo quanto stabilito dal suddetto, la coltivazione di varietà di mais MON 81O, provenienti da sementi geneticamente modificate, è vietata nel territorio nazionale, fino all'adozione di misure comunitarie di cui all'articolo 54, comma 3 del regolamento (CE) 178/2002 del 28 gennaio 2002 di cui sopra e comunque non oltre diciotto mesi dalla data del presente provvedimento; − in Italia tre quarti delle Regioni ed un numero crescente di Comuni (circa 3000 negli ultimi due anni con la prospettiva di arrivare a breve a 5000), si schierano contro le coltivazioni OGM e si sono dichiarati “liberi da OGM”, perché non è pensabile poter far convivere produzioni agricole OGM con le produzioni biologiche che, ormai ovunque, stanno assumendo un ruolo molto importante sia in termini economici, sia di presidio del territorio, coinvolgendo centinaia di piccole e medie aziende agricole, spesso formate da giovani imprenditori; − che, ad oggi, non abbiamo la certezza scientifica che gli organismi OGM siano innocui per la salute umana e per l’ambiente; − è nata la Coalizione “Italia Europa – LIBERI DA OGM” che è un vasto schieramento costituito dalle maggiori organizzazioni degli agricoltori, del commercio, della moderna distribuzione, dell’artigianato, della piccola e media impresa, dei consumatori, dell’ambientalismo, della scienza, della cultura, della cooperazione internazionale, delle autonomie locali e del mondo dell’associazionismo come Acli, Adiconsum, Adoc, Adusbef, Agci Agrital, Aiab, Alpa, Assocap, Avis Cia, Cic, Città del Vino, Cna, Codacons, Coldiretti, Confartigianato, Coop, Copagri , Fedagri, Federconsumatori, Focsiv, Fondazione Diritti Genetici, Greenpeace, Legacoop Agroalimentare, Legambiente, Libera, Res Tipica, Slow Food, Unci, Vas, Wwf, che hanno come fine quello di promuovere la tutela della salute e della consapevolezza del consumatore, in Italia; − Come si legge nella DICHIARAZIONE dei presidenti nazionali delle associazioni promotrici, le finalità della Coalizione sono tra l’altro: - coinvolgere l’intera comunità nazionale in un processo di elevamento delle conoscenze scientifiche e della consapevolezza culturale, di ricoesione sociale, di democrazia partecipata, ampia e reale, su tematiche di così decisiva portata per l’Italia, l’Europa e il mondo;

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- aprire una interlocuzione diretta con le istituzioni, nazionali e comunitarie, circa il modello di sviluppo dell’Italia e dell’Europa nell’ambito dei rapporti internazionali. Considerato che: - si ritiene necessario adottare, a fronte di possibili richieste di autorizzazione per iniziare a coltivare prodotti OGM, misure idonee a garantire la biodiversità degli ecosistemi locali, le produzioni di qualità e tradizionali che il territorio esprime;

CHIEDE AL SINDACO ED ALLA GIUNTA:

• a salvaguardia della salute umana, dell’ambiente e della biodiversità agraria, cioè delle produzioni agricole peculiari del territorio comunale, di emanare un’ordinanza che in ottemperanza alle disposizioni nazionali, vieti espressamente la coltivazione di tutti gli organismi geneticamente modificati nell’ambito del comprensorio di riferimento;

• se non ritenga di dover introdurre, nei servizi di ristorazione collettiva gestiti dal Comune, un sistema informativo chiaro indicante l'eventuale presenza di OGM negli alimenti somministrati;

• se non ritenga opportuno che, nei bandi di gara per gli appalti pubblici di servizi e forniture alimentari destinati alla ristorazione collettiva, emanati dal Comune, costituisca titolo preferenziale per l'aggiudicazione, l'utilizzo di prodotti che non contengono OGM;

• di dichiarare la città di Rende “COMUNE OGMFREE”

Gruppo Consiliare Movimento 5 Stelle Rende