Progetto Helianthus II - Modulo 8 - Arch Elisa Maria Mazza 1 CITTA E TERRITORIO.

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CITTA’ E TERRITORIO

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La città: una prima definizione

La città non è un insieme di case:

La città è la casa di una comunità organizzata

La città è la casa di una società

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La città: perché

La città è il luogo che gli uomini hanno creato quando hanno dovuto vivere insieme, per svolgere una serie di funzioni che non potevano svolgere da soli:

custodire e difendere i frutti del proprio lavoro,

scambiare il sovrappiù tra loro e con gli abitanti di altri luoghi.

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La città: dove

La città è originariamente legata alla difesa e allo scambio: le mura e il mercato sono i primi elementi fondativi della città, le prime funzioni urbane.

Il sito della città è scelto in funzione delle esigenze della difesa e del commercio: le alture, l’incrocio di itinerari di terra e d’acqua sono gli elementi fisici che riconosciamo nella prima storia di quasi tutte le città del mondo.

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La città: nuove esigenze

Ma le funzioni urbane si sono via via arricchite. Altre necessità comuni si sono via via affermate:

la celebrazione dei valori comuni: la religione

la tutela dei diritti e la decisione sulle liti: la giustizia

lo scambio di conoscenze e l’apprendimento: la scuola

l’azione nell’interesse della comunità: il governo.

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I luoghi della città

Alle funzioni della città hanno corrisposto specifici luoghi:

Prima la rocca, il castello, le mura, luogo della difesa, e il mercato, il luogo dell’incontro e dello scambio dei prodotti

Poi i templi e le cattedrali, la piazza e il foro, il tribunale, il palazzo del governo,

Sono i luoghi della comunità in quanto tale: i luoghi che si sono differenziati e distinti dalla casa in quanto finalizzati ad esprimere, rappresentare e servire non gli interessi del singolo individuo, ma la comunità in quanto tale

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Città e Territorio

Storicamente la città è nata in opposizione al territorio.

La città era il chiuso, il difeso, l’artificiale, il costruito, il denso, il dinamico

Il territorio era il luogo aperto, dove si poteva essere attaccati, dove dominava esclusiva la natura, dove la presenza antropica era rada e discontinua, dove le trasformazioni erano lente come i ritmi della natura.

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Sviluppo e crisi della città

Dalle origini a oggi, la città ha avuto un enorme sviluppo, ma è entrata in una crisi profonda

Non è più la “casa della società”: è diventata il luogo delle lacerazioni della società

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Alcuni elementi della crisi

le difficoltà d’accesso ai beni comuni

il problema della casa

l’inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo

la perdita d’identità

il paradosso del traffico.

La città è stata storicamente il luogo degli incontri e delle relazioni: sta degenerando nel luogo delle segregazioni e dell’isolamento

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Per capire le ragioni della crisi

Il processo conflittuale di affermazione del sistema capitalistico-borghese provoca

un enorme sviluppo della produzione di beni materiali

un parallelo sviluppo dei diritti soggettivi e della democrazia

Ciò provoca a sua volta un aumento della popolazione (non più falcidiata dalle carestie e dalle pestilenze) e un parallelo aumento della quota accentrata nelle città (che sono diventate il luogo della produzione)

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Più quantità e più esigenze…

Le città sono aumentate enormemente di dimensione:da poche decine di migliaia di abitanti, a centinaia di migliaia, e a volte milioni, di abitanti.

I cittadini sono tutti ugualmente portatori di diritti, quindi di esigenze che pretendono di essere soddisfatte.

Nasce una fortissima domanda di fruizione di funzioni urbane: di mobilità, di incontri, di scuola, di salute, di ricreazione, di sport, di spettacolo, di comunicazione, di cultura, di bellezza.

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…ma meno capacità di governo

Parallelamente a queste trasformazioni quantitative e a questa esplosione della domanda urbana, una grave trasformazione nel sistema dei valori e delle regole.

Si sono affievoliti i valori, le ragioni e le regole della comunità in quanto tale, e hanno assunto il predominio le ragioni e le regole dell’individualismo.

Si è di conseguenza fortemente ridotta la capacità di governo in nome di interessi comuni

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Città e territorio, oggi

Il territorio non è più in opposizione alla città: non è l’altro, non è il fuori.

Oggi, la città comprende il territorio.

Città e territorio non appaiono più due realtà antitetiche.

Oggi è più esatto parlare di territorio urbanizzato come una realtà che comprende insieme le città e il territorio.

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Realtà molto diverse

Il territorio urbanizzato è formato da realtà e parti molto diverse.

In alcune l’urbanizzazione è più densa, la presenza umana è più forte, i flussi di relazione tra persone e attività più intensi, la presenza della natura più debole.

In altre la presenza della natura è più marcata, e più debole è invece la presenza dell’uomo, minore la densità dell’urbanizzazione, l’intensità dei flussi.

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La nuova “casa della società”

La città come “casa della società” si è estesa al territorio, comprendendolo all’interno della rete delle sue esigenze e della sua organizzazione.

Questo fenomeno è avvenuto nello stesso periodo di tempo, e per effetto delle stesse sollecitazioni, che hanno provocato la crisi della città.

La crisi della città, non poteva allora non riverberarsi sul territorio. E infatti nell’organizzazione del territorio vediamo rispecchiarsi allargati quegli stessi fenomeni di degrado che

abbiamo visto nella città.

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Il degrado del territorio

Oggi, il territorio è abbandonato dalle attività (l’agricoltura e la pastorizia, l’abbondanza dei beni, il “franamento a valle” del sistemi insediativi), è diventato res nullius, è il luogo delle discariche e d degli oggetti ingombranti (dalle carceri, ospedali, fabbriche, discoteche, centri commerciali, ai rifiuti)

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La pianificazione

Come si può, oggi, progettare una città e un territorio capaci di superare la crisi in atto?

La pianificazione territoriale e urbanistica, componente e metodo guida di un’azione pubblica democratica di governo del territorio, appare oggi lo strumento capace di superare la crisi della città e del territorio.

La pianificazione nasce come tentativo di dare una risposta positiva alla crisi della città dell’Ottocento.

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Il piano per la città dell’Ottocento

Il prevalere dell’individualismo nell’organizzazione della città aveva dato luogo ad anarchia, disagio, inefficienza. Occorreva regolare lo sviluppo urbano con uno strumento che riuscisse a dare coerenza a cose che erano diventate incoerenti .

La pianificazione nasce come un insieme di regole, dettate dall’autorità pubblica, miranti a dare ordine alle trasformazioni della città e a fornire una cornice all’interno della quale potessero esplicarsi le attività degli operatori privati.

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Il piano per il territorio

Se è successo quello che è successo, se la città si è “impadronita” dell’intero territorio,

allora oggi non basta più imprimere, attraverso la pianificazione, regole alle trasformazioni della città.

Bisogna estendere la pianificazione all’intero territorio.

Nasce così storicamente, come proiezione della pianificazione urbanistica, la pianificazione territoriale

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L’urbanista, l’architetto: una domanda…

Che cosa è l’urbanista, l’addetto alla pianificazione della città e del territorio?

La figura dell’urbanista nasce in Italia prevalentemente dalle facoltà di architettura.

È allora utile domandarsi in che cosa l’urbanista si differenzia dall’architetto, che storicamente ha svolto questa funzione.

Una efficace metafora in un brano di Italo Calvino.

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L’arco e le pietreMarco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.

- Ma qual'è la pietra che sostiene il ponte? - chiede Kublai Kan.- Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, - risponde Marco, - ma dalla linea dell'arco che esse formano.Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: - Perché mi parli delle pietre? È solo dell'arco che m'importa.Polo risponde: - Senza pietre non c'è arco.

Italo CalvinoDa: Le città invisibili, Einaudi

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...e una prima risposta

Una prima risposta è proprio questa: l’urbanista si occupa dell’arco, l’architetto delle pietre. L’architetto progetta singoli oggetti, e definisce le regole secondo le quali essi devono essere costruiti. L’urbanista si occupa di definire le regole secondo le quali essi devono essere composti perché raggiungano, nel loro insieme, un’armonia e una funzionalità complessive.

L’architetto disegna la casa dell’uomo, l’urbanista la casa della società. Ne disegna la forma e ne organizza la gestione

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EVOLUZIONE STORICA DELLA CITTA’ di CATANIA

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Due esempi:

Teatro Romano

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Odeon

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Tra Normanni e Svevi

La Cattedrale

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La Città Barocca

Piazza Duomo

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L’espansione dell’Otto e Novecento

Le ciminiere

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Teatro RomanoAl Teatro Romano si accede da via Vittorio Emanuele. Anticamente, dalla

città alta si poteva giungere alla parte elevata del teatro. Era più piccolo del teatro di Taormina e di Siracusa, ma non mancava di affascinare per

la preziosità delle decorazioni. I sedili, rivestiti di marmo bianco, contrastavano con il nero della pietra lavica che costituiva le scalinate.

Anche la pavimentazione dell'orchestra e della cavea ed il canale di scolo erano in marmo bianco. I muri e le volte erano, invece, in opus incertum. Lungo i muri e nelle volte correvano filari orizzontali di mattoni in cotto.

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Il teatro si conservò bene sino al periodo normanno, quando

Ruggero ordinò che le colonne e il rivestimento marmoreo

fossero prelevati dal teatro per la costruzione del duomo; questo, infatti,  prima del

1693, mostrava gli elementi romani sulla facciata con le

otto colonne di granito e nella pavimentazione interna,

adattata con i marmi bianchi e rossi dei sedili e dell'

orchestra.

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In epoca normanna cominciò la parziale copertura del Teatro con abitazioni

civili. I primi scavi archeologici risalgono ai primi del 700 ad opera del Principe Biscari. Negli anni '30 iniziarono i lavori di demolizione di

parte degli edifici che lo avevano invaso nel corso dei secoli. Negli ultimi decenni si è proceduto al

restauro delle parti in vista. La cavea è suddivisa in nove cunei da otto

gradinate ed è composta da ventuno sedili. Al centro di ogni cuneo è posto il seggio d'onore. Un muro di marmo

alto quattro pollici separa la cavea dall'orchestra. Le gradinate del settore

superiore non esistono più.

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ODEONAl teatro è annesso l'Odeon, piccolo

teatro coperto destinato ad ospitare audizioni musicali, unico nella Magna Grecia e testimonianza di un'antica

vocazione musicale della città.Gli archi della facciata davano

accesso a diciassette vani trapezoidali indipendenti,

ricoperti da volte, i cui muri perimetrali costituivano la

struttura portante, a raggiera, della cavea.

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La CattedraleLa Cattedrale è il grande tempio dedicato

a Sant’Agata, e rappresenta il centro della vita religiosa dei catanesi. Fu edificato tra il 1078 e il 1093 sul sito di antichi bagni romani: le terme Achilliane. La città antica, infatti, era ricca di acqua. Al centro della città, al posto della Via Etnea, scorreva un fiume, ora sotterraneo, l’Amenano. Dell'antico tempio-fortezza, sorto per volontà del Conte Ruggero e dell’arcivescovo Angerio, rimangono le imponenti torri absidali, in blocchi di pietra lavica squadrata. Colpito da un terremoto nel 1169 e da un incendio nel 1194, il Duomo fu restaurato, secondo le forme che ancora oggi vediamo, nell’abside e nel transetto.

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Gravemente danneggiato dal grande terremoto del 1693 fu in un primo tempo aggiustato alla meglio con tavole, come ci tramandano gli storici locali. Nel 1709 Girolamo Palazzotto iniziò la ricostruzione rispettandone l'originaria partitura a tre navate, si era deciso infatti di riedificare la chiesa nello stesso sito per sfruttare le strutture risparmiate dal terremoto e cioè le absidi e il transetto della chiesa normanna, parte delle fondamenta e della muratura. Larghezza e altezza della nuova chiesa erano così determinate da quelle preesistenti. II problema della facciata, che risultava sproporzionata rispetto al gusto barocco dell'epoca venne risolto tra il 1730 e il 1761 da G.B. Vaccarini, che progettò un gioco architettonico movimentato e ricco di chiaroscuri, di colonne libere che reggono cornici spezzate.

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• La cupola, posta su di un tamburo piuttosto alto, fu realizzata da Carmelo Battaglia Santangelo verso la fine del secolo, mentre il campanile, freddo e accademico, fu costruito da Carmelo Sciuto Patti nel 1868.

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Le Ciminiere

• Il Centro culturale fieristico dell'Artigianato di viale Africa, conosciuto anche come Le Ciminiere, é uno degli esempi più avanzati di sperimentazione nell'ambito dell'architettura contemporanea in Sicilia. Autore del progetto è l'architetto Giacomo Leone.Esso recupera parte della cittadella industriale, sorta all'inizio del secolo, che il PRG del 1964 prevedeva di demolire e che il Piano Particolareggiato prevedeva di adibire a grande autostazione.

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Il progetto unifica, senza soluzioni di continuità, antico e moderno. La

lunga facciata sul viale è un continuum di preesistenze e

integrazione, non celata quest'ultima, ma distinta con

vigore. Ai conci di pietra lavica e ai mattoni viene opposto l'acciaio

congiunto al vetro: l'acciaio, perchè permette di svincolare la

struttura muraria preesistente dai solai intermedi e dalle coperture; il vetro, perchè lascia trasparire il

ventre degli edifici.

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Paradosso progettuale è che le trasparenze rendono giustizia alle raffinerie,

affermando la presenza e il potere di quelle memorie,

mentre l'architettura nuova in alcuni tratti è

stata volutamente stroncata al fine di renderla rudere, di

sfregiarla come è avvenuto alle ex-raffinerie

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CENTRO CULTURALE ZO

ZO è il primo Centro interdisciplinare per le Culture Contemporanee del Meridione

d’Italia, uno spazio per la programmazione e la produzione di progetti artistici nell’ambito

della musica, delle arti performative, delle arti

elettroniche, delle arti visive e della scrittura, luogo di

comunicazione e scambio tra le arti e le nuove tecnologie di

comunicazione.

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Il Centro nasce a Catania, città ricca di fermenti culturali e si innesta, quindi, in un più ampio processo di sviluppo culturale

della città ponendosi un duplice obiettivo: sviluppare gli scambi culturali attraverso partnership e co-produzioni con strutture e

istituzioni culturali di livello internazionale e incidere fortemente sul territorio, proponendosi come luogo di riferimento sia per il

pubblico locale e i turisti attraverso un’offerta culturale innovativa e di qualità, che per gli artisti del territorio attraverso il sostegno

produttivo della loro creatività.

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Finanziato da Sviluppo Italia con i fondi della Legge 236 per l’imprenditorialità giovanile (che incentiva il ripristino e la fruizione di beni culturali) il Centro per le Culture Contemporanee ZO, fondato dalla cooperativa Officine, ha aperto al pubblico il 31 ottobre 2001 e ha sede in una ex raffineria di zolfo di proprietà del Comune nella vecchia zona industriale delle “ciminiere” di Catania.

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La sede del Centro Culturale ZO è una ex raffineria di zolfo che fa parte di un insieme di edifici industriali risalenti al secolo scorso, da qualche anno riqualificati e destinati ad altro uso.

 L’area delle ex-raffinerie (la cui superficie complessiva è di circa 50.000 mq) si trova nel cuore della città, in posizione strategica rispetto alla rete dei servizi e dei trasporti pubblici (stazione, autobus, porto e aeroporto) e negli ultimi anni si è sviluppata diventando un punto di riferimento importante per i servizi turistico-culturali (attività espositive, eventi spettacolari, fiere di settore, convegni).

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Originariamente adibito alla raffinazione dello zolfo proveniente dalle miniere dell'entroterra siciliano, questo complesso costituiva il polo industriale catanese, vecchio motore dell'economia locale. Un evidente vantaggio logistico era costituito dalla vicinanza alla stazione ferroviaria, dalla quale i panetti di zolfo raffinato partivano per essere esportati in tutto il mondo.

Se un tempo le vecchie raffinerie rappresentavano il raccordo materiale e produttivo tra le risorse locali ed il resto del mondo, la loro attuale destinazione culturale e turistica ricalca un indirizzo urbanistico diffuso in tutta Europa, che vede nelle attività culturali la nuova destinazione d'uso delle aree industriali dismesse.

 

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