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“PROGETTO GOMMA - FERRO” LOGISTICA, INTERMODALITA’ E TERRITORIO: PROSPETTIVE DI CRESCITA E COMPETITIVITA’ DEL TERRITORIO IRPINO PROGETTO GOMMA - FERRO” LOGISTICA, INTERMODALITA’ E TERRITORIO: PROSPETTIVE DI CRESCITA E COMPETITIVITA’ DEL TERRITORIO IRPINO Proposta di Confindustria Avellino In collaborazione con: Ricerche e Studi Srl Società di Servizi di Confindustria Avellino

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“PROGETTO GOMMA - FERRO”

LOGISTICA, INTERMODALITA’ E

TERRITORIO:

PROSPETTIVE DI CRESCITA E

COMPETITIVITA’

DEL TERRITORIO IRPINO

“PROGETTO GOMMA - FERRO”

LOGISTICA, INTERMODALITA’ E TERRITORIO:

PROSPETTIVE DI CRESCITA E COMPETITIVITA’ DEL TERRITORIO

IRPINO

Proposta di Confindustria Avellino

In collaborazione con:

Ricerche e Studi Srl

Società di Servizi di Confindustria Avellino

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Fondazione Mezzogiorno Tirrenico “Progetto Gomma – Ferro “ Logistica, Intermodalità e Territorio

Indice

Abstract del Progetto pag. 4

Finalità del progetto “Gomma Ferro” pag. 6

Quadro Territoriale di riferimento: principali indicatori della Provincia di Avellino pag. 8

I cluster di specializzazione pag. 10

Le eccellenze produttive pag. 12

Il contesto economico della Provincia di Avellino pag. 14

L’economia della Provincia di Avellino: l’industria manufatturiera, il Commercio, le costruzioni

e gli altri servizi pag. 17

L’apertura internazionale della Campania secondo l’Istituto Tagliacarne pag. 23

Il commercio estero in Provincia di Avellino pag. 27

Dinamica dei movimenti merci nell’area di riferimento pag. 31

Le infrastrutture e le vie di comunicazione – lo stato delle infrastrutture pag. 36

L’obiettivo tematico Infrastrutture nell’accordo di partenariato 2014/2020 pag. 40

Export marittimo strategico per la Campania pag. 42

L’Italia e le sue Regioni pag. 40

Indicatori del traffico marittimo in Campania pag. 45

Analisi del traffico merci per modalità e percorsi pag. 47

Il trend del trasporto merci registrato nel 2015 pag. 53

Analisi dei prezzi del trasporto per modalità pag. 55

La rete ferroviaria pag. 58

Con gli incentivi dalla gomma ai treni pag. 56

La Zona Economica Speciale. Lo scenario prospettato dalla Regione Campania pag. 63

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Progetto Esecutivo di uno scalo merci raccordato alla stazione ferroviaria Prata- Pratola della

linea Benevento – Codola pag. 66

La stazione di Avellino ed il rinnovo dell’infrastruttura ferroviaria nelle aree interne della

Campania pag. 67

L’indagine condotta presso le aziende irpine sui fabbisogni di logistica: il questionario

pag. 71

L’indagine condotta presso le aziende irpine sui fabbisogni di logistica: i risultati pag. 82

Sintesi e considerazioni finali pag. 84

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Abstract del Progetto:

In diretto collegamento con il Progetto ABS, commissionato dalla Fondazione Mezzogiorno Tirrenico ed approvato nella sua versione finale nel corso dell’ultimo Consiglio di Amministrazione della Fondazione, il Focus che si propone con la presente,

intende analizzare con maggiore dettaglio i sistemi logistici del territorio e le esigenze delle imprese industriali.

In particolare, Confindustria Avellino, con il sostegno economico della Fondazione Mezzogiorno Tirrenico e per il tramite della propria società di servizi, Ricerche e Studi Srl,

intende valutare da un punto di vista strategico la qualificazione dell’Area Vasta quale Filiera Logistica Territoriale.

Il Focus, è finalizzato a dimostrare il valore di una serie di specifici interventi per la creazione di un polo della logistica nell’area industriale di Pianodardine e alla definizione

di un migliore assetto delle comunicazioni fra attori del trasporto merci nell’ambito di un territorio destinato ad esser riqualificato in funzione degli scenari economici locali che, nei

fatti, hanno modificato gli assetti di governance.

Attraverso un’analisi della dinamica attuale dei movimenti di merci nell’area di

riferimento (Area Industriale della Città di Avellino e zone industriali limitrofe) e della domanda potenziale di trasporto merci effettuata su un campione rappresentativo di imprese di medio grandi dimensioni, saranno appurati i fabbisogni delle imprese rispetto

ad un possibile scenario di logistica territoriale, nel quale potranno insistere operatori, tecnologie ICT, infrastrutture materiali e immateriali.

Alla luce della recente attivazione nell’area di Pianodardine di un tronco ferroviario idoneo al carico e scarico delle merci ed al più impegnativo progetto di creazione del Polo del

Freddo in Valle Ufita a ridosso della già programmata linea Alta Velocità –Alta Capacità Napoli/Bari, obiettivo dell’analisi è verificare un modello di convivenza tra specializzazioni

produttive (esistenti e potenziali) e specializzazioni funzionali nell’ambito della logistica (catena del freddo, lavorazioni intermedie, traffici, assetti logistici aziendali, ecc).

L’Irpinia con la propria posizione strategica, centrale nell’Area Vasta di Avellino, Benevento e Salerno, focale rispetto ai territori della Campania, della Puglia, della

Basilicata, del Molise e più in generale del Mezzogiorno, rappresenta un riferimento territoriale credibile e concreto per la costruzione di un modello da adottare per future strategie di sviluppo nel breve, nel medio e nel lungo periodo.

Nello specifico, il progetto prevede il coinvolgimento attivo del Centro Studi di

Confindustria Avellino e del supporto operativo di Ricerche e Studi Srl. Grazie al supporto economico della Fondazione Mezzogiorno Tirrenico, alla quale verrà consegnato lo studio ed i risultati, sarà avviata un’analisi della domanda di trasporto merci per il terminal di

Avellino, del relativo dimensionamento, delle possibili funzioni e delle risorse necessarie alla realizzazione del progetto di una piattaforma intermodale di movimentazione delle

merci. Il supporto della Fondazione si rende necessario per consentire a Confindustria

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Avellino di poter delineare in maniera strategica e fondata, uno scenario di investimento a beneficio del territorio di riferimento.

A corredo di tali attività, saranno avviate una serie di consultazioni, tavoli di confronto con il coinvolgimento dei maggiori stakeholder locali, inclusi gli operatori di trasporto e i

gestori delle infrastrutture, ai quali verrà sollecitata una proposta finalizzata all'integrazione multimodale con i diversi nodi ferroviari, stradali e portuali.

Il Focus porterà all’elaborazione di una serie di documenti di pianificazione strategica e progettuale che potranno definire priorità a breve termine per l’adeguamento del

terminal di Pianodardine e l'integrazione con gli altri nodi ferroviari, stradali e portuali così come azioni e provvedimenti amministrativi per raggiungerle, cercando di sfruttare

le sinergie con gli interventi già in corso.

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Finalità del Progetto “Gomma Ferro”

Lo studio mira a definire un Piano Strategico per sviluppare la logistica l’intermodalità e

dare impulso al pieno decollo del terminal Intermodale di Avellino e verificare possibili

sbocchi funzionali per le infrastrutture presenti e in corso di realizzazione e di futura

previsione presso l’area di riferimento: piattaforma del freddo in Valle Ufita e linea

ferroviaria AV/AC – Napoli/Bari.

Il risultato dell’analisi mira a dimensionare un possibile investimento nell’area di

Pianodardine, valutando da un punto di vista funzionale, le potenzialità in termini di

servizio logistico sulla base della stima dei fabbisogni delle imprese. Il fine è quello di

promuovere l’intermodalità e l’uso della ferrovia, offrire una alternativa al trasporto

stradale ed incentivare l’offerta di servizi logistici come risposta all’allargamento dei

mercati di approvvigionamento e distribuzione dei prodotti.

In particolare lo studio mira a raggiungere i seguenti obiettivi:

ricercare nuovi possibili sbocchi operativi per le infrastrutture di prossima

realizzazione all’interno del Terminal Intermodale di Avellino

fornire un quadro di sintesi sulle potenzialità di traffico merci generate dalla

realizzazione di nuove infrastrutture (vedi terminal intermodale, transit – point gomma - ferro e piattaforma logistica)

dare nuovo impulso e valore al ruolo del terminal intermodale di Avellino

(Pianodardine) inteso quale ambito territoriale e sistema capace di fornire soluzioni

trasportistiche intermodali e progettualità logistica a sostegno dell’imprenditoria locale

esprimere un maggiore collegamento e coinvolgimento con la realtà locale

identificando il ruolo di cerniera del Terminal Intermodale di Avellino nelle logiche di approvvigionamento e distribuzione dei prodotti;

esprimere una maggiore capacità progettuale sul come verranno calati i progetti strategici nel contesto locale;

avviare un confronto sul tema con gli enti locali, le associazioni di categoria,

rappresentanze di categoria e grandi operatori logistici internazionali.

L’analisi intende evidenziare le strategie che Confindustria Avellino in sinergia con gli altri

soggetti promotori intende perseguire per raccogliere la sfida e lo sviluppo del sistema

logistico locale e precisamente:

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valutare il miglioramento delle infrastrutture, soprattutto quelle ferroviarie, come opportunità per sostenere la qualità dei servizi e la competitività del sistema

imprenditoriale locale;

linee di intervento comuni per attivare azioni di marketing per il recupero dei traffici verso nuove aree di destinazione e strumenti per la riconversione del traffico stradale al sistema intermodale;

azioni di sinergia per collegare in rete porti, interporti ed il terminal intermodale di

Avellino ed offrire un sistema efficiente. Queste azioni potrebbero essere di aiuto anche per avviare l’integrazione e la fusione tra piccoli caricatori e promuovere il consolidamento dei carichi tra le aziende di servizi per gestire grossi volumi;

evoluzione della funzione del magazzino come luogo di distribuzione e raccolta

delle merci, ma in un’ottica di transit point raccordato ferro – gomma e terminal intermodale per rispondere alle esigenze della logistica odierna.

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Quadro Territoriale di riferimento:

principali indicatori della Provincia di Avellino

La provincia di Avellino, denominata Irpinia, è situata nella regione Campania nel

cuore dell’Appennino Meridionale. Si estende su una superficie di circa 2.800

kmq occupati per i due terzi da monti e da colline per il restante territorio. Assenti

quasi del tutto le aree di pianura.

Data la favorevole posizione geografica, all'interno della regione Campania, fa da

cerniera tra il Napoletano, la Puglia e la Basilicata.

E' confinante con le province di Napoli (a ovest), di Salerno (a sud), di Benevento (a

nord ovest), di Foggia (a nord est), di Potenza (a est).

Il territorio della provincia di Avellino presenta notevoli elementi di attrattività dal

punto di vista naturale, paesaggistico e ambientale. Una bassa antropizzazione si

coniuga con una forte presenza di aree protette e colture di qualità (vini, olio, grano,

tartufi, castagne - con numerosi marchi e riconoscimenti di qualità) che indicano una

forte vocazione enogastronomica dell’Irpinia.

Dal punto di vista economico, la provincia di Avellino si caratterizza, inoltre, per la

presenza di nuclei industriali (aree attrezzate ex art. 32 della legge 219/81), di Aree di

Sviluppo Industriale (ASI) e dai tradizionali distretti industriali presenti sul territorio.

Sono presenti nell’area della Provincia di Avellino:

9 nuclei industriali sorti all'indomani del sisma del 1980 dove operano decine di

imprese, con una rilevante quota nel comparto delle produzioni in metallo e delle apparecchiature meccaniche (Lioni-Nusco-Sant'Angelo, San Mango sul Calore,

Porrara, Morra De Sanctis, Conza della Campania, Calitri, Calaggio, Calabritto, Nerico);

4 ASI - Aree di Sviluppo Industriali (Pianodardine; Solofra; Valle Ufita, Valle Caudina);

Il distretto industriale della lavorazione delle pelli di Solofra, uno dei tre Poli

nazionali del comparto.

Si rileva, a tal fine, la presenza complessiva di 43.972 imprese (31 dicembre 2015)

cui corrispondono 51.311 unità locali.

Tenendo conto della ripartizione settoriale delle imprese, in provincia di Avellino si

ritrova un’elevata componente di esercizi commerciali (25%), di produttori agricoli per

lo più coltivatori diretti (24%) di artigiani (15%) e di attività di servizi alle imprese

(7%). Le imprese manifatturiere rappresentano circa il 12% e circa il 40% del

PIL provinciale.

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Per ciò che concerne i principali settori economici della provincia va segnalata

l’importanza crescente dell’Agroalimentare che risulta il primo comparto in termini di

esportazioni, seguita dal Metalmeccanico e dal Sistema moda.

In quest’ultimo settore si evidenzia l’importante comparto tradizionale dell’economia

provinciale della concia e lavorazione pelle che afferisce al Distretto di Solofra.

Considerando la dotazione infrastrutturale, l’indice provinciale sintetico è pari a 63,9

(posto la media Italia pari a 100) con un l’indice relativo alle infrastrutture economiche

pari a 55,8 mentre quello che riguarda le infrastrutture sociali è pari a 82,9.

Tra le infrastrutture economiche l’unico indice di gran lunga superiore al valore

nazionale è quello che concerne la rete stradale che testimonia l’ampia dotazione di

collegamenti stradali in Irpinia.

Con riguardo alla popolazione, sono 439.036 i residenti in Irpinia che costituiscono

solo il 7,5% di tutta la popolazione della Campania.

I centri più popolosi sono Avellino (53mila), seguito da Ariano Irpino (23mila),

Atripalda, Mercogliano e Solofra (che contano circa 11.000 abitanti) e Cervinara

(10mila). Tutti gli altri comuni hanno una popolazione inferiore ai 10.000 abitanti, e

circa il 61% dei Comuni della Provincia ha una popolazione al di sotto dei 3.000

abitanti.

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I cluster di specializzazione

La provincia di Avellino rappresenta il 10% del tessuto di imprese manifatturiere

campane (industria in senso stretto) e, considerando il numero di addetti, il peso relativo

si attesta sull’11%. La cluster analysis ha segnalato la presenza di un elevato numero di

cluster, 17 in tutto, riconducibili a 12 settori di specializzazione.

Nei cluster individuati il peso degli addetti nel settore di specializzazione rispetto al totale

degli addetti in quello specifico settore a livello provinciale e regionale ha guidato

l’individuazione dei cluster più caratterizzanti.

Si sono inoltre considerati insieme i cluster con analoga specializzazione settoriale. Per

ciascun settore di specializzazione, in 3 settori, confezione di Articoli in pelle,

Trasformazione di alimentari e Fabbricazione di prodotti in metallo, la concentrazione di

addetti appare significativa.

Inoltre, 5 settori (lavorazione di minerali, metallurgia, legno, abbigliamento, articoli in

gomma e plastica) si caratterizzano per un numero di addetti nel settore di

specializzazione che va dai 350 ai 100 addetti.

Si segnala, infine, che il comune di Pratola Serra non appartiene a nessun cluster, ma

presenta da solo un rilevante numero di addetti (1700) occupati nella produzione di

autoveicoli (stabilimento produzione motori per FCA).

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Tabella 1 – Cluster della Provincia di Avellino

Numero Addetti del Addetti del Addetti del

Numero di settore nel Addetti totali settore nella settore nella

Settore di specializzazione di cluster comuni Popolazione cluster nel cluster provincia regione

Articoli in pelle 1 3 26.763 2.237 5.417 3.122 11.073

Alimentari 4 42 148.777 1.895 4.541 3.106 30.277

Prodotti in metallo 2 29 145.433 1.756 5.027 3.013 25.539

Lavorazione minerali 1 10 32.555 367 879 1.378 9.776

Metallurgia 1 2 7.619 321 746 565 3.140

Legno 1 6 17.654 274 723 776 6.501

Abbigliamento 2 9 22.212 227 612 730 11.580

Articoli in gomma e plastica 1 3 12.517 115 264 311 6.351

Macchinari 1 2 4.057 70 96 768 6.303

Coke e derivati dal petrolio 1 2 5.911 38 71 44 811

Mobili 1 3 5.758 27 80 211 2.897

Bevande 1 3 2.014 8 15 196 1.723

Non clusterizzabile 4 6.669 2.301

Fonte: Regione Campania su dati ISTAT

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Le eccellenze produttive

Agroalimentare L’agroalimentare rappresenta un settore strategico per l’Irpinia. Nelle produzioni agroalimentari si ricorda la produzione di pasta (Pasta Baronia, Pasta Vietri), frutta

lavorata (soprattutto ciliegie e castagne lavorate), l’olio di oliva (Basso Fedele e Figli).

Tra le altre lavorazioni tradizionali si ricordano l’industria dolciaria (Dentecane, Ospedaletto d’Alpinolo) ed i salumi (Mugnano del Cardinale, Serino, Sturno).

Non mancano nel comparto alimentare aziende di medie e grandi dimensioni che hanno scelto l’Irpinia per le proprie produzioni (Ferrero, Zuegg, Myster Day).

Il territorio irpino è a forte vocazione vitivinicola ed ha conservato nel corso degli anni una forte identità produttiva, diventando per molti versi la “capitale” enologica della

Campania ed una delle punte di eccellenza del Sud Italia: 6.598 ettari vitati, circa 200 aziende, migliaia di viticoltori, ben 3 vini DOCG di estrema qualità (Taurasi, Greco di Tufo, Fiano di Avellino) e 19 tipologie della DOC territoriale Irpinia. La produzione di vino

di qualità è pari a 9.888.160 lt di vino e 13.184.294 bottiglie (vino Docg 73%, vino Doc 19% e Igt 8%).

Manifatturiero L'industrializzazione del settore metalmeccanico è diffusa a macchia di leopardo ed è localizzata principalmente lungo gli assi stradali Napoli-Avellino-Grottaminarda, Avellino-Salerno, direttrice Sele - Ofanto.

Esemplari sono le localizzazioni degli stabilimento FIAT (FCA) e della Denso Thermal

System a Pianodardine dentro una fascia territoriale che è intermedia tra i Poli FIAT del Mezzogiorno, Melfi (PZ) e Pomigliano d'Arco (NA); del Gruppo Bruno a Grottaminarda (gruppi elettrogeni), Desmon Spa a Nusco (frigoriferi industriali), Arcelor Mittal

(Luogosano), Aurubis (lavorarazione della vergella di rame) e CoFren (gruppo Wabtec produzione di freni per treni) a Pianodardine.

Ulteriore eccellenza del comparto è rappresentato dalla EMA Europea Microfusioni Spaziali del gruppo Rolls Royce (400 addetti) localizzata nell’area di Morra De Sanctis

e specializzata nella realizzazione di palette per motori aeronautici (micropressofusione di leghe speciali). Recenti sviluppi, hanno consentito alla EMA di proporre e realizzare

Rete di Imprese (rete soggetto), denominata POEMA, che raggruppa circa 12 aziende di diversi comparti e per la quale, grazie anche al supporto di Confindustria

Avellino è stata sottoscritto il primo accordo sindacale integrativo di rete. Questo consentirà a 7 delle 12 aziende retiste di attuare una serie di misure per migliorare l'organizzazione del lavoro: dall'orario, alle politiche occupazionali, al distacco,

ai premi di produttività, ai piani di welfare fino alla costituzione della rappresentanza sindacale unitaria di rete

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Concia e pellami

Il polo conciario di Solofra rappresenta una delle realtà industriali più interessanti del

mezzogiorno d’Italia. Il Distretto interessa un’area di circa 115 kmq che comprende i

comuni di Solofra, Montoro e Serino. Il punto di riferimento della produzione è il comune di Solofra che viene definito, di conseguenza, “Città della Pelle” per la sua

storia recente ed antica. Il distretto di Solofra è oggi un’area produttiva strategica per la concia nazionale che ha dato una particolare attenzione all’ambiente attraverso l’implementazione del “marchio di eco-compatibilità del Distretto di Solofra” -

disciplinante l’adesione volontaria ad un sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS II).

Informatica Da segnalare un importante dinamismo, in controtendenza rispetto alla attuale fase di contrazione dei classici comparti produttivi, relativo al settore informatico che, in

Provincia di Avellino segnala importanti eccellenze collegate sia alla presenza di multinazionali (Italdata, Acca Software, Tecnologica) sia a piccole e medie realtà specializzate in applicazioni informatiche per i settori delle banche e delle assicurazioni

che hanno deciso di organizzarsi in sistemi aggregati di impresa con la costituzione di appositi consorzi.

Energia

Rilevante è anche il comporto energetico, specializzato nella produzione di energie da

fonti alternative (principalmente eolico) con una produzione di circa 333 milioni di Kwh di energia elettrica ed interessanti e valide attività imprenditoriali specializzate nella produzione di pannelli fotovoltaici e nella progettazione e installazione di parchi mini-

eolici.

Edilizia Tradizionalmente molto presente ed attivo il settore delle costruzioni nonostante le forti

contrazioni congiunturali di quest’ultimo biennio.

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Il contesto economico della provincia di Avellino

La provincia di Avellino, nel 2015, ha conseguito una produzione di ricchezza pari a 6,1 miliardi di euro, quasi il 7% del totale regionale nel medesimo periodo (88.346 milioni di

euro).

In analogia con quanto si osserva per il resto delle province campane, la produzione terziaria genera quasi ¾ del valore aggiunto territoriale. In tale ambito, il comparto degli “altri servizi” origina il 54,7% del valore aggiunto prodotto nel 2014, ovvero, 3.340

milioni.

Il resto del terziario, ovvero, le attività legate al commercio, trasporti, servizi di alloggio e ristorazione, informazione e comunicazione, invece, producono 1.175 milioni di euro,

ovvero il 19,2%. Importante, per la provincia di Avellino, nel confronto con la media regionale, il settore edile che, generando 432 milioni di euro di valore aggiunto nel 2014, contribuisce al 7,1% del totale a fronte del 5,8% medio registrato in Campania.

Il 2015 e la prima parte dell’anno 2016 sono gli anni del ritorno alla crescita anche per la

provincia di Avellino; il valore aggiunto provinciale, stimato a prezzi correnti, si rivela in crescita del +0,7%, appena al di sotto della media osservata in Campania (+0,9%) e nel Mezzogiorno (+0,8%). A livello nazionale, la crescita del valore aggiunto si è rivelata pari

al +1,3%.

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- Distribuzione del valore aggiunto ai prezzi base e correnti nella provincia di Avellino, in Campania, nel Sud e Isole e in Italia per settore di attività economica (Anni 2014 e 2015; Valori assoluti in milioni di euro e valori percentuali)

Agricoltura, silvicoltura e pesca

Industria in senso stretto

Costruzioni

Commercio, Trasporti, Servizi di alloggio e di ristorazione, Informazione e comunicazione

Altri servizi

Totale

Totale economia 2015 (milioni di euro)

Valori assoluti 2014(milioni di euro)

Avellino 187 974 432 1.175,7 3.340,5 6.109 6.154,3

CAMPANIA 2.353 10.185 5.104 22.311,6 48.392,7 88.346 89.132,6

SUD E ISOLE

12.214 40.561 17.560 78.430,8 183.799,4 332.565 335.291,0

ITALIA 31.551 268.900 71.376 345.251,3 732.157,5 1.449.236 1.468.126,0

Valori percentuali2014

Var. % 2014/2015 Totale economia

Avellino 3,1 15,9 7,1 19,2 54,7 100,0 0,7

CAMPANIA 2,7 11,5 5,8 25,3 54,8 100,0 0,9

SUD E ISOLE

3,7 12,2 5,3 23,6 55,3 100,0 0,8

ITALIA 2,2 18,6 4,9 23,8 50,5 100,0 1,3

A concorrere alla creazione della ricchezza provinciale sono per il 68,3% le imprese con meno di 50 addetti; il 9,3% è originato da quelle con 50-249 addetti e il 22,4% da quelle

con oltre 250 addetti. La produzione della ricchezza è pertanto in provincia di Avellino creata per la gran parte

dal tessuto di piccole imprese localizzate sul territorio, visto che il loro peso nella generazione della ricchezza è significativamente superiore rispetto a quanto si evidenzia

per la media regionale (63,8%), per quella meridionale (63,4%) e nazionale (60,8%).

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Industria

Servizi

Totale

Fino a 49 addetti

50-249 addetti

250 addetti e oltre

Fino a 49 addetti

50-249 addetti

250 addetti e oltre

Fino a 49 addetti

50-249 addetti

250 addetti e oltre

Avellino 65,4 15,1 19,5 67,6 8,2 24,3 68,3 9,3 22,4

CAMPANIA 64,7 13,7 21,5 62,2 8,1 29,7 63,8 8,8 27,4

SUD E ISOLE 60,2 13,0 26,9 62,3 8,2 29,5 63,4 8,7 27,9

ITALIA 54,6 19,2 26,2 61,5 8,8 29,7 60,8 11,1 28,2

Distribuzione percentuale del valore aggiunto ai prezzi base e correnti nella provincia di Avellino, in Campania, nel Sud e Isole e in Italia per settore di attività economica e fascia dimensionale di impresa (Anno 2013; Valori percentuali)

Il tessuto imprenditoriale della provincia di Avellino risulta costituito nel 2015, secondo i dati di fonte Infocamere, da 43.869 imprese registrate che rappresentano il 7,7% del

sistema imprenditoriale della Campania. Rispetto al 2014, si registra peraltro, una flessione del -0,2%; una cifra che in termini assoluti corrisponde a oltre 100 unità in

meno rispetto all’anno precedente, e che va in controtendenza rispetto alle dinamiche positive registrate dagli altri territori campani (media regionale +1,2%).

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L'ECONOMIA DELLA PROVINCIA DI AVELLINO: L’INDUSTRIA

MANIFATTURIERA

La provincia di Avellino, dopo il calo registrato nel terzo trimestre 2015, mostra una ulteriore flessione tendenziale della produzione manifatturiera da parte delle imprese con

oltre 2 addetti, pari a -2%. Nel contesto produttivo locale, l’artigianato manifatturiero non si discosta particolarmente dal risultato complessivo, ponendo in evidenza una

erosione tendenziale dell’attività produttiva del -2,5%. Va osservato che all’interno del settore complessivamente considerato emergono importanti differenze, in primis legate alla dimensione delle unità produttive; presso le imprese più strutturate la flessione della

produzione è pari al -1,2%, mentre in quelle più piccole (da 2 a 9 addetti) la dinamica si presenta più severa (-4,5%).

Tra i comparti produttivi si segnalano le perdite osservate dal tessile, abbigliamento, calzaturiero (produzione tendenziale quarto trimestre 2015: -6,6%), dal legno – mobilio

(-4,9%) e dalle “altre industrie” (-4,2%). Di contro, le industrie meccaniche, elettroniche e mezzi di trasporto conseguono un incremento produttivo su base annua del +1,5%.

A fronte di tali dinamiche produttive, i fatturati manifatturieri della provincia registrano una erosione del -1,8%, contrariamente al volume di affari conseguito sulle piazze internazionali (+2,6%).

Nonostante i risultati poco favorevoli, nel 2015 oltre un terzo delle imprese

manifatturiere irpine (36%) ha posto in essere investimenti, destinando principalmente le risorse all’acquisto di impianti e/o macchinari che sostituiscono quelli esistenti (365) ed all’introduzione nuovi impianti e/o macchinari innovativi (28%).

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Tab. 2.1 - Andamento della produzione dell’industria manifatturiera della provincia di Avellino nel

quarto trimestre 2015 rispetto all’analogo periodo del 2014 per comparto di attività economica e classe dimensionale di impresa. Distribuzione percentuale delle risposte delle imprese e variazioni %

Per il primo trimestre del 2016, gli imprenditori manifatturieri con oltre due addetti della provincia prevedono una sostanziale stabilità dei livelli produttivi; lo afferma quasi una

impresa su due (48%) ed il saldo tra attese di aumento o diminuzione della variabile in esame è pari a +2%.

In questo scenario emergono importanti differenze: il clima previsionale, infatti, non è certamente favorevole nell’artigianato (saldo -20%), nelle imprese con meno di 9 addetti

(-25%), nelle “altre industrie” (-47%) e nel comparto della trasformazione alimentare (-13). Al contrario, si rinviene un atteggiamento positivo da parte delle imprese con oltre

10 addetti (saldo tra attese in aumento o diminuzione della produzione: +11%), nelle industrie meccaniche, elettroniche e mezzi di trasporto (+37%) e nel legno – mobilio (+25%).

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Tab. 2.2 - Previsioni sull'andamento della produzione dell’industria manifatturiera della provincia di Avellino nel primo trimestre 2016 rispetto al quarto trimestre 2015 per comparto di attività economica e classe dimensionale di impresa. Distribuzione percentuale delle risposte delle imprese

IL COMMERCIO

Nel quarto trimestre 2015, perdurano le difficoltà osservate dal settore commerciale della provincia di Avellino nel trimestre precedente. L’andamento tendenziale delle vendite si attesta, nel periodo in esame, al -4,8%, trascinato in basso dagli esercizi al dettaglio, la

cui disaggregazione rivela flessioni non modeste (alimentari -5,3%; non alimentari -5%). Di minore entità la riduzione del volume di affari registrata da ipermercati, supermercati

e grandi magazzini (-2%). Quasi un quarto delle imprese (23%) del commercio ha investito nel 2015, favorendo

l’apertura di nuove sedi o il rinnovo di quelle esistenti (47%).

Le previsioni per il primo trimestre del 2016 non si rivelano particolarmente favorevoli per gli imprenditori irpini della distribuzione commerciale. Certamente, la quota di attese di stabilità prevale (56%), ma la differenza tra previsioni di aumento o diminuzione del

volume di affari restituisce saldi poco confortanti.

In particolare, si segnala il -30% (sul previsionale Tab 6.4) fatto registrare dalla grande distribuzione.

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Tab. 2.3 - Andamento delle vendite delle imprese del commercio della provincia di Avellino nel quarto trimestre 2015 rispetto all’analogo periodo del 2014 per comparto di attività economica. Distribuzione percentuale delle risposte delle imprese e variazioni %

Tab. 2.4 - Previsioni dell'andamento delle vendite delle imprese del commercio della provincia di Avellino nel primo trimestre 2016 rispetto al quarto trimestre 2015 per comparto di attività economica. Distribuzione percentuale delle risposte delle imprese

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LE COSTRUZIONI E GLI ALTRI SERVIZI Anche il settore dei servizi in provincia di Avellino presenta performance poco favorevoli nel quarto trimestre 2015, testimoniate da un andamento tendenziale complessivo del

volume di affari conseguito nel periodo in esame pari a -1,9%. All’interno di tale aggregato si distinguono negativamente le dinamiche degli alberghi, ristoranti e servizi

turistici (-5,1%), le mense ed i bar (-4%), nonché gli “altri servizi” (-3,3%). Vengono invece registrate dinamiche trimestrali di crescita del volume di affari nei servizi avanzati (+2,2%) e nel commercio all’ingrosso e di autoveicoli (+0,7%).

Una ulteriore menzione deve essere spesa per le costruzioni, il cui risultato si posiziona in

area positiva (+0,6%), ancorché di misura.

Come si osserva in altre realtà, la dimensione di impresa restituisce un quadro di maggior penalizzazione per le unità di minor dimensione (-2,1%), rispetto a quelle con

oltre 10 addetti (-0,7%). Il 28% delle imprese, sia degli “altri servizi” che delle costruzioni, ha conseguito

investimenti nel 2015; in entrambi i casi, la principale destinazione delle risorse è la sostituzione di impianti e macchinari (circa 40%).

Tab. 2.5 - Andamento del volume d’affari delle imprese dei servizi della provincia di Avellino nel quarto trimestre 2015 rispetto all’analogo periodo del 2014 per comparto di attività economica e classe dimensionale di impresa. Distribuzione percentuale delle risposte delle imprese e variazioni %

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Le previsioni per il primo trimestre del corrente anno risultano all’insegna della stabilità, indicata da quasi due terzi (65%) degli intervistati delle costruzioni e servizi della

provincia di Avellino.

In tale quadro, il risultato favorevole appena osservato per le costruzioni si ribalta; il saldo tra attese in aumento e diminuzione del volume di affari per il periodo gennaio – marzo 2016 (-48%) rivela un certo pessimismo. Solo il comparto delle mense ed i bar

evidenzia performance previsionali simili (-32%). In tutti gli altri segmenti economici considerati in tale ambito il clima di attese non si rivela particolarmente penalizzante o, al

contrario, si manifesta favorevole, come nel caso degli “altri servizi” (saldo +11%). Permane un clima di incertezza nelle imprese di minor dimensione (-18%).

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L’APERTURA INTERNAZIONALE DELLA CAMPANIA SECONDO

L’ISTITUTO TAGLIACARNE La Campania presenta un livello di scambi commerciali con l’estero in linea con quello del

Sud Italia, collocandosi molto al di sotto rispetto alla media nazionale per effetto della forte apertura internazionale e propensione all’export di numerose realtà economiche del Centro-Nord.

Nel complesso, nel corso del 2015 gli scambi con l’estero della Campania ammontano a

quasi 22 miliardi di euro, dei quali 12,1 miliardi sono riconducibili alle importazioni e 9,7 miliardi alle esportazioni. La minore apertura internazionale rispetto alla media nazionale appare evidente osservando il relativo indice, costituito dal rapporto percentuale tra le

esportazioni e il valore aggiunto che si ferma in Campania al 10,9% a fronte del 28,2% nazionale e che denota un minor contributo dei mercati esteri alla produzione di ricchezza

del territorio. All’interno della regione si rileva una più alta propensione all’export ad Avellino

(16,9%), che rappresenta la provincia con la più alta vocazione industriale, e Salerno (13,4%), rispetto a Napoli (10,2%), Caserta (9,6%) e soprattutto Benevento

(4,3%) dove le esportazioni assumono un peso marginale all’interno del sistema economico locale.

Al di là del peso per l’economica locale, in termini dinamici si rileva in Campania un sostenuto aumento delle importazioni (+9,9%) e una crescita più contenuta delle

esportazioni (2,8%), che portano a un aumento del deficit della bilancia commerciale e che mette in luce una crescente tendenza a rivolgersi a mercati stranieri per l’acquisto di prodotti intermedi e finiti. Tale andamento si discosta da quello medio nazionale dove la

variazione delle esportazioni (+3,8%) supera, anche se di poco, quella delle importazioni (+3,3%), con effetti positivi sulla bilancia commerciale che aumenta l’ammontare del

saldo positivo. Dal lato delle importazioni, l’incremento più alto si registra a Benevento (+31,2%) che

tuttavia presenta una bassa propensione non solo verso l’export, ma anche verso l’import, evidenziando complessivamente una certa “chiusura” del sistema economico

locale alle opportunità legate ai mercati stranieri; nelle altre province l’aumento delle importazioni si attesta intorno al 10%, risultando più alta ad Avellino (+13,5%) e Caserta

(+12,3%) e più contenuta a Napoli (+8,4%) e Salerno (+8,2%). Relativamente alle esportazioni, invece, si registra una crescita più sostenuta a Caserta (+11,6%) e Benevento (+11,1%) e più moderata ad Avellino (+5,7%), restando invece abbastanza

stabile a Salerno (+1,8%) e a Napoli (+0,6%).

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Importazioni

Esportazioni

2014

2015*

Var. % 2014 /2015

2014

2015*

Var. % 2014 /2015

Caserta 1.136.136.575 1.275.409.036 12,3 1.066.704.565 1.190.685.588 11,6

Benevento 137.444.442 180.305.980 31,2 156.382.794 173.728.951 11,1

Napoli 6.163.228.091 6.678.869.292 8,4 5.055.604.091 5.084.694.165 0,6

Avellino 1.814.622.242 2.059.471.530 13,5 982.580.672 1.038.455.307 5,7

Salerno 1.777.967.519 1.923.707.583 8,2 2.215.973.934 2.255.761.438 1,8

CAMPANIA 11.029.398.869 12.117.763.421 9,9 9.477.246.056 9.743.325.449 2,8

SUD E ISOLE

50.789.870.437 47.936.989.882 -5,6 40.706.436.457 42.340.180.267 4,0

ITALIA

356.938.846.843

368.715.332.261

3,3

398.870.413.894

413.881.348.775

3,8

Tab. 3 – Importazioni ed esportazioni nelle province campane, in Campania, nel Sud e Isole e in Italia (Anni 2014 e 2015; Valori assoluti in euro e variazioni percentuali)

Fonte: Elaborazione Fondazione Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati Istat

I settori in cui si concentrano in maggior misura le esportazioni sono quelli della

metalmeccanica ed elettronica (37,4%) grazie alle vendite nel comparto degli “aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi” e della filiera agro-alimentare (4,5% per

l’agricoltura e 26% per l’industria alimentare), che beneficia delle importanti produzioni di qualità che caratterizzano il territorio. Relativamente a tale filiera, la categoria merceologica “frutta e ortaggi lavorati e conservati” rappresenta la più venduta in

assoluto, anche se elevati volumi di vendita si registrano anche per i “prodotti da forno e farinacei” e per i “prodotti di colture agricole non permanenti”.

Seguono il settore della chimica, gomma e plastica (13,8%), grazie principalmente ai “medicinali e preparati farmaceutici” e agli “articoli in materie plastiche”, e quello della

moda (11,4%) che può contare della presenza sul territorio di numerosi distretti, come quelli del tessile di San Giuseppe Vesuviano e di “S.Agata dei Goti-Casapulla-S.Marco dei

Cavoti-Aversa-Trentola Ducenta”, delle calzature napoletane e del conciario di Solofra. Marginale, infine, è il contributo alle esportazioni del legno/carta e delle altre industrie.

La distribuzione delle esportazioni campane per settore di attività si differenzia in misura significativa da quanto avviene a livello nazionale, dove le esportazioni si concentrano in

maggior misura rispetto all’economia regionale nella metalmeccanica ed elettronica (48,3%), nella chimica, gomma e plastica (18,4%) e nell’altra industria (10,8%) e in

misura decisamente più contenuta nella filiera agro-alimentare (8,9%). In termini dinamici occorre rilevare una crescita sostenuta delle esportazioni campane esclusivamente nel settore agro-alimentare (superiore al 9%), registrandosi negli altri

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comparti una situazione di maggiore stagnazione se non di flessione, come nel caso della chimica, gomma e plastica.

Valori assoluti in euro 2015*

Distribuz. % 2015*

Var. % 2014/2015

Agricoltura

436.520.213

4,5

9,1

Alimentare

2.533.488.524

26,0

9,4

Sistema moda

1.109.925.905

11,4

-0,2

Legno/carta

287.212.622

2,9

2,3

Chimica gomma plastica

1.345.262.037

13,8

-4,9

Metalmeccanica ed elettronica

3.647.767.154

37,4

2,2

Altro Industria

383.148.994

3,9

-0,4

Totale

9.743.325.449

100,0

2,8

Fonte: Elaborazione Fondazione Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati Istat

Il principale mercato di sbocco dei prodotti campani è l’Europa che assorbe

complessivamente il 62,9% delle esportazioni della regione; all’interno del Vecchio Continente è l’Unione Europea ad assumere il peso più rilevante (52,5%) per effetto di

una maggiore vicinanza fisica e culturale, all’eliminazione delle barriere e all’utilizzo nella maggior parte dei casi della moneta unica. Al di fuori dell’Europa, la principale area di destinazione è l’Asia (12,7% tra Medio Oriente e altri Paesi asiatici), seguita dall’America

Settentrionale (11,2%) e dall’Africa (8,7%), mentre marginale è il peso dell’America Centro-Meridionale (2,6%) e dell’Oceania (2%).

La distribuzione delle esportazioni campane per area di destinazione ricalca in grandi linee quella media nazionale, evidenziando una similitudine dei processi di

internazionalizzazione dei sistemi economici.

Rispetto al 2014 aumentano le esportazioni campane verso l’Asia (+7,9% per il Medio Oriente e +9% verso gli altri Paesi dell’Asia), ossia il mercato che, nonostante il rallentamento dei tassi di crescita, continua ad essere quello con una più alta dinamicità,

e l’Unione Europea (+5,6%), mentre registrano una flessione quelle destinate in America Centro-Meridionale (-9,8%) e Settentrionale (-4%), e in Oceania (-2,6%).

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Valori assoluti in euro 2015*

Distribuz. % 2015*

Var. % 2014/2015

Unione Europea a 15 paesi

4.455.231.531 45,7 6,3

Paesi entrati nella UE nel 2004

470.198.304 4,8 0,0

Paesi entrati nella UE dal 2007

187.372.580 1,9 3,4

Totale Ue a 28 Paesi

5.112.802.415 52,5 5,6

Altri paesi europei

1.014.522.545 10,4 -3,4

Africa

851.545.205 8,7 1,2

America Settentrionale

1.087.196.100 11,2 -4,0

America Centro Meridionale

252.563.524 2,6 -9,8

Vicino e Medio Oriente

454.406.010 4,7 7,9

Altri paesi dell'Asia

778.353.956 8,0 9,0

Oceania e altro

191.935.694 2,0 -2,6

Mondo

9.743.325.449

100,0

2,8

Tab. 3.1 – Esportazioni della Campania per area geografica di destinazione (Anno 2015; Valori assoluti in euro e distribuzione % e variazioni % sul 2014)

Un altro importante canale di internazionalizzazione per il sistema economico regionale e

nazionale è rappresentato dal turismo grazie all’importante patrimonio storico, culturale e naturale che richiama ogni anno milioni di visitatori, contribuendo a sostenere la domanda interna di beni e servizi. Nel corso del 2014 in Campania si sono registrati oltre

4,6 milioni di turisti con oltre 18 milioni di giorni di presenza con effetti positivi non solo per il sistema turistico-ricettivo, ma per l’intero sistema economico campano grazie agli

effetti positivi diretti e indotti. In questo contesto è comunque opportuno evidenziare come il sistema turistico

regionale, in considerazione dei numerosi fattori di attrazione del territorio, presenta, se adeguatamente valorizzato e “sfruttato”, importanti margini di crescita.

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IL COMMERCIO ESTERO IN PROVINCIA DI AVELLINO

In termini di export la provincia di Avellino ha esportato, nel 2015, secondo i dati di

fonte Istat, 1.038 milioni di euro, contribuendo per il 10,7% al totale delle esportazioni campane che ammontano complessivamente a 9,7 miliardi euro. Con circa 2 miliardi di importazioni, la bilancia commerciale della provincia di Avellino è in

passivo per oltre un miliardo di euro.

Tab. 4 - Importazioni ed esportazioni nella provincia di Avellino, in Campania, nel Sud e Isole e in Italia (Anni 2014 e 2015; Valori assoluti in euro e variazioni percentuali )

Importazioni

Esportazioni

2014

2015*

Var. % 2014 /2015

2014

2015*

Var. % 2014 /2015

Avellino 1.814.622.242 2.059.471.530 13,5 982.580.672 1.038.455.307 5,7

CAMPANIA 11.029.398.869 12.117.763.421 9,9 9.477.246.056 9.743.325.449 2,8

SUD E ISOLE

50.789.870.437 47.936.989.882 -5,6 40.706.436.457 42.340.180.267 4,0

ITALIA 356.938.846.843 368.715.332.261 3,3 398.870.413.894 413.881.348.775 3,8

Tornando alle esportazioni, rispetto al 2014, il valore delle merci vendute sui mercati

internazionali ha registrato un incremento del +5,7%; in termini assoluti si tratta di oltre 55 milioni di euro in più esportati.

Settorialmente, il maggior contributo al commercio internazionale proviene dal comparto metalmeccanico ed elettronico che con oltre 469 milioni di euro determina

quasi la metà del valore delle esportazioni avellinesi (45,3%). Infatti, tra le merci maggiormente esportate dalla provincia di Avellino si ritrovano le macchine di impiego generale, le parti e gli accessori per autoveicoli e i loro motori, i componenti elettronici

e le schede elettroniche. Importante risulta anche il ruolo dell’agroalimentare che da solo esporta merci per un valore pari ad oltre 252 milioni di euro, registrando però

una flessione del -1,7% rispetto all’anno precedente.

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Valori assoluti in euro 2015*

Distribuz. %

Var. %

2015*

2014/2015

Agricoltura 34.316.541 3,3 3,1

Alimentare 252.686.506 24,3 -1,7

Sistema moda 142.142.209 13,7 0,6

Legno/carta 37.431.949 3,6 8,7

Chimica gomma plastica 47.016.454 4,5 19,0

Metalmeccanica ed elettronica 469.904.603 45,3 10,0

Altro Industria 54.957.045 5,3 10,3

Totale

1.038.455.307

100,0

5,7

Avellino

CAMPANIA

ITALIA

Merce 1

Metalli di base preziosi e altri metalli non ferrosi

Frutta e ortaggi lavorati e conservati

Macchine di impiego generale

Merce 2

Macchine di impiego generale

Aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi

Altre macchine di impiego generale

Merce 3

Cuoio conciato e lavorato

Medicinali e preparati farmaceutici

Autoveicoli

Merce 4

Carne lavorata e conservata e prodotti a base di carne

Prodotti da forno e farinacei Altre macchine per impieghi speciali

Merce 5

Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori

Articoli di abbigliamento, escluso l'abbigliamento in pelliccia

Medicinali e preparatif armaceutici

Merce 6

Componenti elettronici e schede elettroniche

Metalli di base preziosi e altri metalli non ferrosi; combustibili nucleari

Articoli di abbigliamento,escluso l'abbigliamento in pelliccia

Merce 7

Pesci ed altri prodotti della pesca

Articoli in materie plastiche Prodotti chimici di base,fertilizzanti e composti azotati,materie plastiche e gomma sintetica in forme primarie

Merce 8

Medicinali e preparati farmaceutici

Prodotti di colture agricole non permanenti

Prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio

Merce 9

Prodotti di colture permanenti

Calzature Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori

Merce 10

Prodotti della siderurgia

Altri prodotti in metallo Articoli in materie plastiche

Quota % delle prime 10 merci

86,7

57,4

41,0

Tab. 4.1 - Prime 10 merci per volume di esportazioni e percentuale di export assorbito nella provincia di Avellino, in Campania ed in Italia (Anno 2015; Valori %)

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Nel primo trimestre 2015, le esportazioni irpine hanno sperimentato una

accelerazione rispetto al 2,8% registrato, sempre su base tendenziale, nel quarto trimestre 2014, e rispetto al decremento di 1,1 punti contabilizzato al primo trimestre dell’anno precedente.

Una accelerazione che spicca anche rispetto alle altre province campane; talmente

positivo che oggi l'export avellinese rappresenta circa il 10% di tutte le vendite della Campania e rappresenta l'incidenza più alta nell'ambito di tutti i primi trimestri degli ultimi quattro anni.

L’andamento è particolarmente favorevole rispetto ai Paesi extra Ue (+6,9%) anche

se un buon incremento, superiore alla quasi-stagnazione regionale e nazionale si registra pure nelle destinazioni, più tradizionali, interne all’Unione Europea (+5,2%) nonostante le difficoltà di domanda interna di molti partner comunitari sottoposti a

piani di austerità, e nonostante l’incipiente spirale deflazionistica che sta colpendo l’area-euro.

Ciò dimostra una capacità equilibrata del settore export-oriented dell’economia irpina di andare a posizionarsi su una pluralità di mercati internazionali, ed è sintomatico di

un miglioramento di competitività estera incoraggiante.

I grandi protagonisti dell'export avellinese parlano spesso una lingua araba. Più nello specifico, Avellino riesce a migliorare le sue esportazioni verso la Tunisia, che è il suo principale mercato di sbocco (+4,1%) nonostante le difficoltà socio economiche e di

instabilità politica che affliggono tale Paese ancora oggi, ed inoltre ottiene un incremento esplosivo di vendite (+238%) sul mercato egiziano ed un ottimo risultato

(+58,9%) su quello saudita e, in misura minore (+36%) in Corea del Sud. Fra i Paesi non Ue, risultano in discesa le vendite sul mercato statunitense (-5,8%)

mentre si registra un ottimo risultato su quello svizzero (+27,7%). Ma, oltre ai Paesi arabi e più in generale a quelli non appartenenti alla Ue, Avellino vede crescere anche

il suo export verso la Germania (+41,3%) ed altri Paesi Ue come Austria, Ungheria e Regno Unito (ma non verso la Francia, altro tradizionale mercato di sbocco, dove nel

primo trimestre l’export irpino ha una variazione tendenziale negativa per 4,4 punti, così come è in calo l‘export verso la Spagna).

Venendo invece è quella che è una disamina merceologica dell'andamento fra primo trimestre 2014 e 2015 i metalli di base preziosi ed altri metalli non ferrosi sono non

solo il prodotto di gran lunga più esportato con quasi 50 milioni di vendite negli ultimi tre mesi ma sono anche un comparto in significativa crescita.

Al secondo posto invece si assiste ad una sorta di testa a testa fra i prodotti da forno e farinacei e il cuoio e gli articoli da esso derivanti con i primi che prevalgono per

qualche centinaio di migliaia di euro nonostante una contrazione su base tendenziale di circa il 3% a cui la concia ha risposto con un +7,1%.

Ma al di la delle difficoltà riscontrate dai prodotti da forno, il comparto alimentare sembra riservare più sorrisi che delusioni all'export agroalimentare campano in

corrispondenza di quella che era la vigilia di Expo 2015.

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Molto brillante appare il comportamento dell'ortofrutta locale che rappresenta sempre il quarto capitolo merceologico più significativo della provincia con un ottimo +8,1%

messo a segno su base tendenziale. Tale crescita è scaturita da una intesa tra la Zuegg, noto marchio della trasformazione della frutta con sede nell’area industriale di San Mango ed i produttori locali di ortofrutta per la creazione

di una Filiera della frutta (albicocche, fichi, fragole, ciliege e pere).

Se quindi le prospettive per l'ortofrutta avellinese appaiono rosee, l'attualità ci dice che ancora meglio di questo comparto sono andati quei prodotti che vengono definiti come altri prodotti alimentari e che contemplano al loro interno la produzione di

zucchero e confetterie, pasti e piatti pronti, caffè, tè e spezie, alimenti confezionati deperibili e prodotti alimentari specializzati.

La crescita di vendite di questi prodotti è stata in dodici mesi di oltre 2,2 milioni di euro attestandosi oggi a 7,2 milioni con un incremento quindi del 44,1% che

nell'ambito delle voci merceologiche più significative viene dopo le altre macchine di impiego generale (forni, bruciatori e sistemi di riscaldamento, macchine e apparecchi

di sollevamento e movimentazione, macchine ed attrezzature per ufficio (esclusi computer e unità periferiche), utensili portatili a motore, attrezzature di uso non

domestico per la refrigerazione e la ventilazione) che hanno venduto merci per quasi 8 milioni di euro con un incremento del 62,5%.

Tornando all'alimentare c'è da segnalare il passo falso del comparto delle bevande che ha perso poco oltre il 30% di volumi di vendita. Un dato che può essere spiegato in

parte se non in toto con la enorme perdita che la produzione di vino locale ha subito fra 2013 e 2014 visto che secondo le più recenti valutazioni Istat in tema di agricoltura, la produzione di vino è passata negli ultimi dodici mesi da 275.000 a

180.000 quintali.

Una perdita che accomuna Avellino al complesso della Campania ma che chiaramente per la provincia irpina ha un significato molto diverso rispetto al resto della regione in termini di esposizione verso i mercati internazionali se solo si pensa che delle quattro

DOCG presenti nella regione Campania ben tre sono attribuibili ai confini territoriali della provincia di Avellino (Fiano di Avellino, Greco di Tufo, Taurasi).

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DINAMICA DEI MOVIMENTI DI MERCI NELL’AREA DI

RIFERIMENTO

TRASPORTI LEVA PER COMPETERE Vari fattori hanno trasformato gli elementi competitivi delle imprese negli ultimi anni. L’apertura delle frontiere e l’intensificarsi degli scambi commerciali all’estero dovuti ad

un raffreddamento dei mercati nazionali, l’innalzamento dei costi di esercizio delle aziende dovuti in primo luogo all’incremento dei costi dei carburanti e degli altri costi di utilizzo di alcuni fattori produttivi quali il trasporto su strada, elemento centrale

delle policy legate alla logistica.

La logistica, i veicoli innovativi e cooperativi, le infrastrutture intelligenti: sono obiettivi che i governi europei e nazionali hanno focalizzato da qualche anno ma che, nonostante l’attenzione, non sono riusciti a realizzare, creando ulteriori criticità al

settore dei trasporti sia dal lato dell’offerta sia dal lato della domanda. I produttori di veicoli assistono ad una continua erosione delle vendite e dei margini, mentre i servizi

dell’autotrasporto, colpito da una drammatica situazione economica, vedono lievitare i costi di esercizio di anno in anno.

Si intende quindi avviare una analisi del trasporto merci sia relativamente alle dinamiche che lo governano, sia delle tendenze future verso le quali si sta muovendo,

con l’intento di offrire fotografia accurata della realtà, e qualche spunto di riflessione utile ad immaginarne gli sviluppi futuri rispetto ad una opportunità legata al territorio irpino, più volte definito terra di mezzo per la sua geo localizzazione ritenuta

strategica.

In un recente studio dell’Associazione Nazionale della Filiera Automobilistica, ripreso dal presente lavoro per l’interesse delle tematiche trattate, vengono presentate una serie di proposte per supportare il sistema del trasporto merci italiano, tenendo in

considerazione alcuni elementi direttamente o indirettamente collegati al trasporto su gomma e più in generale alla filiera della logistica.

Tra queste “ricette” una quella che riveste maggiore interesse è quella che riguarda

l’aggregazione delle imprese mediante politiche industriali che siano capaci di sconfiggere l’individualismo a favore della concentrazione delle piccole e medie imprese favorendo la nascita di consorzi ovvero reti di imprese per gestire ed offrire

servizi di trasporto. La possibile convergenza tra sistema di trasporto su gomma e quello su ferro è assolutamente compatibile, non sminuisce nessuno dei sistemi

contemplati, ma in una visione complementare li rafforza, creando benefici sia per gli operatori del settore trasporti che per le imprese, garantendo efficienza e maggiore competitività.

Accrescere l’efficienza logistica è un’altra tematica di interesse per l’analisi che si

intende condurre ma, prioritariamente, si intende analizzare l’andamento dei traffici merci mondiali, e gli scenari collegati alla portualità internazionale.

E’ una considerazione imprescindibile che “Le diseconomie prodotte dall’assenza di un’offerta infrastrutturale e di una gestione efficiente ed efficace determinano, oltre a

una forte incidenza sui consumi energetici e sul tasso di inquinamento atmosferico, un

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danno per il Paese di circa 50-60 miliardi di euro, con una perdita di oltre 3 punti di

PIL, il trasferimento ad operatori esteri di attività ad alto valore aggiunto, minori possibilità lavorative, con circa 400.000 occupati, mentre un sistema competitivo

potrebbe coinvolgere oltre 2 milioni di unità”. Così recita la Direttiva del Ministro dello Sviluppo Economico recante gli “indirizzi

generali sull’attività amministrativa e sulla gestione per il 2012”, adottata il 9 gennaio 2012, in riferimento alla bozza finale del Piano Nazionale della Logistica (26 luglio

2012 www.mit.gov.it/mit/mop_all.php?p_id=12968). La Direttiva dà atto che il nuovo Piano per la logistica individua le cause principali

dell’emergenza logistica – come il costo dell’ultimo miglio, la sempre più scarsa utilizzazione dell’offerta ferroviaria, la forte crescita del trasporto su gomma, l’assenza

di un’organizzazione efficiente della distribuzione delle merci in ambito urbano, la forte incidenza dei costi per la movimentazione in ambito portuale, la carenza di interazioni tra porto e retroporto, la saturazione dei transiti alpini – e propone interventi concreti,

non più procrastinabili, per la loro rimozione, attraverso precisi impegni e garanzie finanziarie per la realizzazione di reti e nodi infrastrutturali finalizzati ad aumentare i

proventi dell’intera filiera logistica.

Il nuovo Piano Nazionale della Logistica 2012-2020 è totalmente incentrato sugli effetti di spinta all’economia italiana che potranno derivare dalle azioni per ridurre l’inefficienza logistica del nostro Paese, stimata in 40 miliardi di euro, e dalla

realizzazione delle reti di trasporto europee TEN-T, ben quattro delle quali si incroceranno nella Pianura Padana.

Nel documento, è centrale il ruolo dei porti e delle ferrovie ma, l’aspetto più interessante è l’indicazione di importanti misure di politica industriale anche per il

frazionato autotrasporto italiano.

Ancora oggi, infatti, dopo anni di denuncia di una situazione critica, in Italia la frammentazione del sistema dei trasporti oltrepassa abbondantemente un livello tollerabile, assumendo connotazioni paradossali.

E se nel Centro-nord della penisola le aziende hanno saputo avviare validi processi di

associazionismo, nel Mezzogiorno si assiste ad un autentico pullulare di realtà monoveicolari. Per questo, solo nelle grandi imprese per lo più gestite in società per azioni, si è registrata l’entrata di partners stranieri attirati dalla buona potenzialità di

espansione produttiva. Al quinto posto in ambito UE (dopo Francia, Germania, Belgio e Olanda), il nostro Paese accusa un costante ridimensionamento della sua quota, oggi

attestata circa al 15%, nel trasporto intracomunitario, non solo per la frammentazione a livello aziendale, sindacale e di rappresentanza sociale, ma certo anche a causa della bassa specializzazione dei mezzi a disposizione.

Tale questione, di importanza strategica per il futuro, risulta oggi difficilmente

affrontabile senza una politica organizzativa di gruppo, che contempli la completa gestione del ciclo di movimentazione delle merci. Se si concentrano al Nord le imprese con parchi veicoli più consistenti, nel Sud, caratterizzato da aziende per la maggior

parte monoveicolari, si assiste ad un fenomeno che porta ad un’ulteriore riduzione delle dimensioni d’impresa: il trend di sviluppo è negativo, per cui le grandi

propendono verso la fascia delle medie e queste ultime tendono a divenire piccole. Il fenomeno si spiega con il fatto che, pur trascurando l’attività di trasporto in senso

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lato, gli operatori più importanti non cedono l’attività commerciale. Il trasporto delle merci viene così affidato ad imprese di stampo soprattutto artigianale, troppo piccole

per essere competitive e reggere il confronto con la concorrenza internazionale. Connota le aziende dell’autotrasporto nazionale la sottocapitalizzazione (la mancanza

di supporti all’attività di produzione, come la gestione del traffico, la promozione del servizio, etc.).

L’assenza di una cultura d’impresa, che porta alla miope accettazione di condizioni di lavoro massacranti e sottopagate, causa così danni economici a tutto il settore. Un

problema culturale, dunque, sottende essenzialmente la situazione che oggi descrive il mondo del trasporto in Italia. L’aggregazione, in tal senso, si configura come il solo

modo per affrontare a buoni livelli di competitività un mercato internazionale i cui protagonisti stranieri sono in larga parte in grado di offrire elevati standard di qualità dei servizi, a prezzi appetibili per la domanda.

Fenomeno crescente negli ultimi anni, generato dall’eccessiva polverizzazione delle

imprese di autotrasporto e dai conseguenti elevati costi dell’inefficienza logistica, è quello della migrazione delle imprese stesse all’estero, che provoca un continuo

depauperamento del tessuto imprenditoriale ed economico nazionale, con ulteriori riflessi negativi anche nell’ambito della concorrenza tra imprese.

Obiettivo finale, così come del Piano Nazionale per la logistica, è che l’Italia diventi la “piattaforma logistica mediterranea per le merci dirette verso l’Europa e per le merci

che l’Europa esporta via mare verso l’Africa e l’America del Sud. Tuttavia, numerosi sono gli interventi da affrontare affinché il Paese possa affrontare questa sfida.

Dall’adeguamento delle infrastrutture stradali e ferroviarie, più in particolare della portualità, affinché possa rappresentare uno sbocco alternativo ai porti del Nord

Europa per i traffici generati dalle economie della Mitteleuropa, all’aggregazione e all’aumento dell’efficienza delle imprese e dei servizi di trasporto.

E’ l’Unione europea a spingere in questa direzione, mettendo al primo posto, tra i corridoi ferroviari europei a vocazione merci da attivare, il corridoio Rotterdam-

Genova (cfr. la decisione del Regolamento UE 913/2010, pubblicato sulla G.U. Ue L276 del 20.10.2010). Considerazioni di carattere ambientale rafforzano questo orientamento e il mercato non potrà non tenerne conto. Un container che, dopo aver

attraversato il Canale di Suez, raggiunge il mercato europeo attraverso i porti italiani e poi su rotaia, produce meno CO2 rispetto allo stesso container che arriva attraverso

i porti del Nord Europa.

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Offrire una funzione logistica al territorio consente di utilizzare al meglio le economie esterne per le imprese industriali e commerciali che movimentano flussi di merci a

diverse scale di distanza. Al fine di creare valore per l’economia locale è quindi necessario disporre di efficienti

sistemi integrati di trasporto e logistica (concetto di sistema integrato traslog) fino a giungere a modelli di sviluppo basati sulla realizzazione di veri e propri «centri

logistici» che localizzino competenze, sviluppino relazioni e forniscano avanzati servizi materiali e immateriali, sia all’imprenditoria locale che a operatori esterni a livello internazionale (Rapporto Svimez 2015).

La rigenerazione e la riqualificazione degli ambiti retroportuali per i porti commerciali

(la gran parte di antico impianto) dovrebbe interessare le aree appartenenti al demanio, alle ASI e/o ai privati, dove è presente un edificato industriale dismesso da (in media) oltre 20 anni. E’ questa una delle proposte formulate dallo Svimez nel suo

rapporto sull’economia del Mezzogiorno. E’ una vision già proposta da tempo dal sistema delle imprese. In Irpinia è stata individuata un’area con tali caratteristiche da

elevare a piattaforma logistica. È l’area industriale di Flumeri, nella quale potrebbe collocarsi la piattaforma logistica di Valle Ufita in posizione estremamente centrale

rispetto alla rete dei corridoi trans europei. L’intero territorio irpino costituisce un importante bacino di domanda per i traffici di persone e merci verso l’Europa e il Mediterraneo e, al contempo può rappresentare un ambito di offerta molto

significativo

In alcuni ambiti urbani con portualità di antico impianto, i retroporti rappresentano oramai, rispetto alle città metropolitane, gli unici spazi idonei alla trasformazione, ovvero spazi strategici di riconversione ad alto potenziale di valore immobiliare.

Le aree retroportuali composte da aree industriali dismesse raggiungono nelle grandi e

medie dimensioni urbane consistenze notevoli, spesso si tratta di diverse centinaia di ettari. Per la creazione di un distripark un dimensionamento medio parametrico è di circa 150/200 ettari.

La piattaforma di Valle Ufita si colloca in posizione estremamente centrale rispetto alla

rete dei corridoi trans europei e possiede una spiccata potenzialità orientata a scambi economici e culturali internazionali. L’intero territorio costituisce un importante bacino di domanda per i traffici di persone e merci verso l’Europa e il Mediterraneo e, al

contempo può rappresentare un ambito di offerta molto significativo

Il potenziale terminale campano è un ambito caratterizzato da un articolato tessuto

imprenditoriale, da un importante assetto economico e da una definita rete di

infrastrutture materiale ed immateriali. Da tali elementi si evidenziano alcuni asset

strategici di riferimento individuati sia dalla programmazione europea 2007/2013 e da

quella 2014-2020 sia dalle agende di Lisbona e Goteborg:

L’ambito territoriale si contraddistingue, infine per l’ampia disponibilità di terreni a

destinazione industriale.

L’ASI di Avellino, considerata le ampie superficie da mettere a disposizione per la

realizzazione della piattaforma, ha già elaborato uno studio di prefattibilità per la

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piattaforma logistica in Valle Ufita ed ha affidato nel Marzo 2014 una consulenza

tecnico scientifica per la meta progettazione della piattaforma in Valle Ufita e delle

aree limitrofe.

Tale studio nasce dalla volontà delle istituzioni e delle parti sociali di individuare una

direttrice per lo sviluppo che non tenga in considerazione l’ambito provinciale, ma in

ottica di area vasta sia di supporto e a servizio delle tre province di Avellino,

Benevento e Salerno; oltre a generare un vantaggio economico per tutto il

Mezzogiorno, inteso come punto focale di scambi tra il Mediterraneo e l’intera Europa

Con lo studio realizzato dall’ASI è stata individuata nella piana di Flumeri una

superficie di circa 500 ettari, destinati ad attività produttive e di servizio, dei quali

circa 160 ettari appartenenti all’insediamento dell’ASI, poco più di 100 ettari inseriti

nelle previsioni degli strumenti urbanistici dei Comuni di Castel Baronia, Sturno e

Frigento e oltre 230 ettari di aree a di nuovo impianto a servizio della Piattaforma

Logistica Multimodale.

Tale sistema logistico dovrà articolarsi per perseguire due obiettivi, distinti anche se

tra loro interrelati negli effetti:

un servizio alle imprese produttive della Campania che presentano fattori di

evoluzione e complessità sia nel loro aspetto produttivo che territoriale;

la creazione di una nuova industria dei servizi in relazione alle merci in transito per la

regione.

Per l’attuazione è richiesta la disponibilità di nuovi spazi caratterizzati dalla prossimità

ai centri di produzione e consumo e una grande efficienza dalla rete di distribuzione,

così come è richiesta una specifica attenzione relativamente alle aspettative degli

operatori nazionali ed internazionali i quali dovranno essere coinvolti per condividere

nell’ambito della progettualità il necessario know-how logistico.

Ulteriore requisito è riferibile ad una organizzazione delle aree razionale ed efficiente,

lo sviluppo di terminal intermodali di nuova concezione, l’utilizzo di nuove tecnologie,

l’introduzione di avanzati sistemi e servizi multimodali, di reti telematiche e in

generale di servizi immateriali sempre più importanti e decisivi nell’articolazione delle

offerte.

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LE INFRASTRUTTURE: LE VIE DI COMUNICAZIONE

Lo stato delle infrastrutture

L'Irpinia è immessa nel grande circolo viario del Paese dall'Autostrada A16 Napoli-

Canosa che l'attraversa in senso longitudinale.

In territorio irpino sono ubicati sette caselli di questa importante arteria che

congiunge il Tirreno all'Adriatico; quindi, buona parte dei Comuni della provincia

dista soltanto pochi chilometri dal casello più vicino.

Altri importanti assi viari sono il raccordo autostradale Avellino-Salerno; l'Ofantina;

l'antica SS7 Appia; la SS 88 dei due Principati; la SS 90 e la recente Contursi –

Grottaminarda in fase di completamento.

La strada ferrata l'unisce a Salerno e a Benevento.

L'aeroporto più vicino è quello di Capodichino (Napoli) che dista circa 40 km dal

Capoluogo irpino. Recente l’attivazione dell’Aeroporto di Pontecagnano alle porte

della città di Salerno.

Permane il gap dell’Irpinia rispetto al resto d’Italia soprattutto per le caratteristiche

economiche. La presenza di un sistema infrastrutturale efficiente è uno degli

elementi decisivi per garantire la competitività di un territorio.

Nella recente indagine condotta da Luiss, Aspen Institute e Fondazione Enel su un

campione di imprese italiane, è dimostrato come la carenza di infrastrutture strozzi

una impresa su due e ritardi in maniera significativa i processi di

internazionalizzazione.

L’importanza di una rete infrastrutturale efficiente per scelte strategiche come la

localizzazione delle unità produttive, da tempo viene individuata come leva di

sviluppo dai più importanti attori del contesto economico internazionale.

Un’analisi critica del sistema infrastrutturale della provincia di Avellino non può

avvenire isolatamente, ma va opportunamente contestualizzata nel sistema

regionale, nazionale ed europeo. Considerando l’Europa a 15 e fatta 100 la

dotazione infrastrutturale, l’Italia sconta un forte deficit infrastrutturale nel sistema

dei trasporti sia su gomma che su rotaia.

Italia Francia Germania Regno Unito Spagna

Autostrade 92 113 96 38 259

Ferrovie 73 119 117 58 108

Fonte: Elaborazioni Confindustria- APIECEI su dati Eurostat.

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Tale carenza pone il nostro Paese in generale - ed il Mezzogiorno in particolare – in

condizione di non riuscire a mantenere un’offerta coerente con la domanda di

mobilità, al contrario di altri Paesi, un tempo meno dotati dei nostri. Secondo dati

Confcommercio, se l’Italia possedesse una rete infrastrutturale pari a quella tedesca, il

nostro valore aggiunto aumenterebbe di 20 miliardi, pari all’1,3% del PIL.

Al contrario, l’inefficienza del sistema portuale e logistico comporta un gap di

competitività per le imprese di 12 miliardi di euro all’anno. Nonostante ciò, nell’ultimo

decennio in Italia la spesa per opere pubbliche ha avuto complessivamente un

andamento regressivo anche se interrotto da brevi fasi di ripresa.

Una scelta - quella del nostro Paese - in controtendenza rispetto a quelle effettuate da

altri, che hanno visto nella politica infrastrutturale il cuore di tutte le politiche di

rilancio.

Nel volume “l’Europa chiama, il Sud risponde?” a cura di Giuseppe Rosa e Massimo

Sabatini (edito da Giannini Editore) si evidenzia come le stime più recenti, a seguito

delle varie manovre finanziarie operate nella seconda metà del 2011, porteranno gli

investimenti fissi lordi della PA, cioè l’aggregato di spesa pubblica composto in

massima parte di spesa per infrastrutture, dal 2,5% del PIL nel 2009 all’1,5% nel

2014.

Una situazione destinata a peggiorare soprattutto perché le manovre di riequilibrio

finanziario trovano nelle risorse per investimenti, anziché nella spesa corrente, la

componente più facile per operare i tagli.

Quanto a velocità nella realizzazione delle opere, analisi mirate sottolineano come il

tempo medio di realizzazione di un’opera richieda almeno 10 anni per opere di

importo superiore a 100 milioni di euro. Questo è uno dei motivi che ha spinto

l’Unione Europea a dedicare uno spazio più ristretto alle infrastrutture, almeno quelle

stradali, nella programmazione 2014/2020, atteso che la loro realizzazione va oltre il

periodo settennale del programma.

Scendendo dal contesto nazionale all’analisi dei dati nel Mezzogiorno, la situazione

appare ancora più critica e coinvolge tutte le infrastrutture la rete ferroviaria (66,8), i

centri intermodali (5,8), gli aeroporti (76,2) ed i porti (76,2).

Unico indice superiore alla media è quello delle strade che, tuttavia, non tiene conto

della qualità delle stesse.

Siamo, quindi, in una situazione di enorme ritardo che viene confermato sotto

qualsiasi punto di vista venga interpretato (capacità di servizio, accessibilità,

integrazione delle reti ai quali va aggiunta la scarsa efficienza degli investimenti); le

nostre opere costano di più e, quindi, a parità di risorse investite se ne realizzano

meno.

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La provincia di Avellino, registra un più che accettabile indice di dotazione stradale,

che valorizza il territorio con effetti positivi per il profilo economico.

Sul fronte ferroviario invece la dotazione delle reti fa registrare per Avellino un

pessimo indice maggiormente evidenziato dalla recente chiusura della Linea locale

verso Est (Avellino Rocchetta) rendono ancor più difficoltosi i collegamenti pubblici

verso l’alta irpinia. Indice di dotazione infrastrutturale

Avellino Benevento Caserta Napoli Salerno Campania Italia

Rete stradale 147,7 72,6 142,8 74,6 118,6 106,3 100

Rete ferroviaria 48,0 118,0 168,8 120,6 132,9 124,7 100

Porti 0,5 0,0 0,0 208,1 207,8 128,8 100

Aeroporti (e bacini di

utenza) 0,0 0,0 21,8 102,3 18,7 45,6 100

Infrastrutture

economiche 55,3 54,1 89,8 142,1 103,6 104,9 100

In questo contesto il sistema imprenditoriale locale è convinto che uno sviluppo

strutturato e duraturo della provincia di Avellino, non potrà mai avvenire senza adeguati investimenti infrastrutturali

Appare prioritario garantire sistemi di collegamento con il capoluogo regionale e con la capitale che siano efficienti e sostenibili. In tale senso si accoglie favorevolmente

l’inserimento della tratta ferrata Avellino Salerno nel Patto per lo Sviluppo della Campania con un investimento stimato di 230 milioni di Euro per la elettrificazione

della linea ferroviaria. Tale collegamento consentirà una maggiore mobilità per i residente da e per l’Hub

dell’Alta Velocità della Stazione di Salerno, ma anche abilitare un nuova direttrice verso Sud- Ovest in direzione del Porto di Salerno.

L’elettrificazione della linea ferroviaria Avellino-Salerno– rappresenta uno snodo

fondamentale per lo sviluppo economico e produttivo in Irpinia. La città capoluogo

occupa una posizione strategica nella geografia regionale, e che questa potenzialità

baricentrica va incastrata in un progetto di sviluppo che si deve necessariamente

aprire alle vie del mare.

L’Irpinia, infatti, è un’area interna che per contiguità alla fascia costiera può assolvere

ad una funzione di retroportualità che, in questo momento, non è garantita per

l’assenza dei collegamenti su ferro. Quelli su gomma, necessitano di essere potenziati

attraverso la realizzazione della terza corsia sul tratto Avellino-Salerno.

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Fondazione Mezzogiorno Tirrenico “Progetto Gomma – Ferro “ Logistica, Intermodalità e Territorio

Aprire l’Irpinia e in particolare il luogo industriale di Pianodardine alle vie del mare

rappresenta una possibilità concreta per fornire strumenti a sostegno delle imprese

esistenti e quelle che potrebbero pensare di investire considerata anche la

connessione con l’autostrada Napoli-Bari, e in futuro l’Alta Capacità.

A ricavare, inoltre, nuova centralità e possibilità di rilancio è anche il polo conciario di

Solofra. Le imprese della Valle dell’Irno, attualmente, provvedono

all’approvvigionamento del prodotto grezzo della concia attraverso il ricorso ai mercati

asiatici e orientali.

Il transito di questi materiali passa esclusivamente attraverso il mare, e quindi la

creazione di una rete ferroviaria capace di mettere in contatto il porto di Salerno e il

polo produttivo di Solofra comporta evidenti benefici. L’elettrificazione della rete

Avellino-Salerno contribuisce ad abbattere i costi del trasporto su gomma in quando

legato al petrolio, comporta benefici di tipo ambientale, e innanzitutto conferisce più

competitività a questa parte del territorio della provincia di Avellino.

Provvedere alla crescita di un territorio vuole dire pensare e realizzare poche ma

fondamentali iniziative infrastrutturali. Aprirsi alle vie del mare rappresenta una delle

possibilità più immediate e concrete per il rilancio di Avellino e la sua provincia.