Prof.ssa Angelina di Prinzio -...
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI ROMA TRE
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE-
CDL SERSS
L 39 – S.S.D. SPS/07
PRINCIPI E FONDAMENTI DEL SERVIZIO
SOCIALE
A.A. 2014-2015
Prof.ssa Angelina di Prinzio
Tematiche di riferimento durante il corso:
•Aspetti storici legati allo sviluppo delle politiche sociali e alla professione
•Nascita e sviluppo della professione
•Piste programmatiche principi e obiettivi di indirizzo operativo della politica
sociale… definizione e sviluppo del Welfare state; crisi del Welfare e sviluppo
del nel nuovo sistema di integrato dei servizi(Lg. 328/00).
•Riferimenti Costituzionali.
•Fondamenti Etici del Servizio Sociale e Fondamenti Etici della Costituzione.
• Bisogni e povertà - tipologia ed evoluzione delle diverse povertà.
•Diritto di Cittadinanza e Principio di Sussidiarietà (Onlus).
•Il Servizio Sociale tra Mandato Sociale e Mandato Istituzionale.
•Dilemmi nell'Agire Professionale dell'Assistente Sociale (operatore riflessivo).
•Entropia e Burn-out nel Lavoro Sociale (prevenzione-formazione)
IL SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE IN ITALIA ASPETTI STORICI ED
EVOLUTIVI.
•Peculiarità del S.S. italiano rispetto agli altri paesi europei ed angloamericani.
•V Conferenza Internazionale di S.S., Parigi 1950.
•Periodizzazione in tre fasi successive:
1. (1918-1928) Iniziativa a carattere prevalentemente filantropico, e/o,
inserimento nelle fabbriche.
2. (1928-1945) Il partito fascista in collaborazione con la Confederazione per
l'Industria istituisce a Roma la prima Scuola per Ass. Soc. (San Gregorio al
Celio) operazione di consenso al potere politico ed economico -strumento di
regime.
3. (1946-1980) Ricostruzione postbellica:
- Affermazione dei principi democratici, rinnovamento civile e morale.
-Programmazione e gestione delle risorse derivanti dagli Organismi di aiuto
Internazionali -UNRRA e A.A.I. (influenza dell'impostazione angloamericana)
"Clima di attesa di speranza e di trasformazioni".
Convegno di Tremezzo 1946 organizzato dal Ministero
dell'Assistenza postbellica e dall'A.A.I.
LA SITUAZIONE DELLE SCUOLE DI SERVIZIO SOCIALE
DOPO IL SECONDO CONFLITTO MONDIALE.
La prima scuola sorse a Roma nel 1945/46 a cura dell'ONARMO (Opera Nazionale
Assistenza Religiosa e Morale degli Operai). Nello stesso periodo sorsero altre scuole,
che, in linea con le diverse ispirazioni etico-politiche, confessionali o laiche
confluiranno in organismi associativi a carattere nazionale.
•ENSISS (Ente Nazionale Scuola Italiana di Servizio Sociale) di ispirazione
confessionale i cui esponenti di spicco furono:
Mons. De Menasce, O. Vallin e A. Gianbruno.
•UNSAS (Unione Nazionale per le Scuole di Ass. Soc.) di orientamento laico, promossa
da organismi pubblici, tra cui l'INAIL e l'INPS.
Responsabile di spicco la prof.ssa Tarugi.
-CEPAS (Centro di Educazione Professionale per Ass. Soc.) ad orientamento laico,
fondata da G. Calogero.
•Proliferare di scuole, situazione confusa e variegata, fino all'emanazione del DPR.
14/87.
•Anni 70, periodo di crisi, di contraddizioni, di "latenza" ma non di assenza. (fase di
rottura, Convegno di Verona).
•Periodo di innovazioni e grandi riforme.
•Passaggio da un sistema chiuso ed autoreferenziale dei Servizi, ad un sistema
aperto e partecipato.
1)DPR 15 GENNAIO 1987 N. 14
Valore abilitante Identità della professione
“CONSISTE NELL’OPERARE IN RAPPORTO DI LAVORO SUBORDINATO OD
AUTONOMO, CON I PRINCIPI, LE CONOSCENZE, I METODI SPECIFICI DEL
SERVIZIO SOCIALE E NELL’AMBITO DEL SISTEMA ORGANIZZATO DELLE RISORSE
SOCIALI, IN FAVORE DI PERSONE SINGOLE, DI GRUPPI E DI COMUNITA’ PER
PREVENIRE E RISPONDERE A SITUAZIONI DI BISOGNO”
2)Legge 84/93 “Ordinamento della professione di ass. sociale e istituzione dell’albo
professionale” Il codice deontologico
3)D.M. 23/7/93 “Istituzione del Diploma Universitario in S.S.”
4)D.M. 155/98 “Esame di Stato per l’accesso all’albo professionale degli ass. sociali”.
5)Legge 328/2000 “art.22 comma c 4 (legge quadro realizzazione sistema integrato
interventi e servizi sociali)”
6)Legge 119/2001 “Segreto professionale”
LA DISCIPLINA DEL “SERVIZIO SOCIALE”
“UN INSIEME DI APPORTI CHE APPARTENGONO A DISCIPLINE DIVERSE, MA
CONVERGONO AD UNA SINTESI UNITARIA”
Definizione dell’Assistente Sociale
Una delle definizioni più chiare e mirate dell’Assistente Sociale, sintetizzata e
completata nella Legge N° 84/93 di istituzione dell’Albo e dell’Ordine
professionale definisce che “l’assistente sociale è un operatore sociale che,
agendo secondo i principi, le conoscenze e i metodi specifici della
professione, svolge la propria attività nell’ambito del sistema organizzato
delle risorse messe a disposizione dalla comunità, a favore di individui,
gruppi e famiglie per prevenire e risolvere o per meglio dire “affrontare”
situazioni di bisogno, aiutando l’utenza nell’uso personale e sociale di tali
risorse, organizzando e promuovendo prestazioni e servizi per una
maggiore rispondenza degli stessi alle particolari situazioni di bisogno e
alle esigenze di autonomia e responsabilità delle persone, valorizzando a
questo scopo tutte le risorse della comunità.”
Linee emergenti del servizio sociale
nel sistema attuale dei servizi
1. funzioni e compiti del servizio sociale
2. Il servizio sociale professionale in Italia
(aspetti storici ed evolutivi)
3. Principi ispiratori, valori e atteggiamenti
professionali
4. Basi teoriche e procedimento
metodologico
Linee emergenti del servizio sociale nel
sistema attuale dei servizi
DALLA CENTRALITÀ DEI RAPPORTI ECONOMICI,
ALLA CENTRALITÀ DEI RAPPORTI UMANI.
PISTE DI RIFERIMENTO (ANNI '70/'80)
•Unità della persona e recupero dell'identità della stessa quale soggetto prioritario
dell'intervento.
•Complementarietà dei ruoli professionali, ovvero superamento del modello gerarchico
rigido e articolato su criteri chiusi di funzioni, mansioni, livelli e posizioni organiche,
ovvero sia, democratizzazione del rapporto professionale all'interno della struttura ed
all'esterno con l'utente al cui servizio si è preposti, ricomposizione della decisione
sociale di lavoro mediante organizzazione orizzontale dello stesso (équipe per progetti).
•Personalizzazione delle risposte privilegiando la priorità degli aspetti umano-relazionali
su quelli tecnico- strutturali.
•Partecipazione dell'utenza alla formulazione e gestione dei programmi di intervento per
la realizzazione in particolare di un corretto processo di valutazione in termini di efficacia
e di efficienza.
1- Professionisti sono coloro che si impegnano a tempo pieno, a differenza dei "volontari ",
"dilettanti " o " amatori "
2- I professionisti hanno una preparazione intellettuale superiore, quasi sempre di livello
universitario. Non bisogna quindi più parlare di giocatori "professionisti ", danzatori "
professionisti ", cantanti " professionisti", se per l'esercizio delle predette attività non si
richiedono dei corsi di studi regolari e superiori.
3- Connesso al criterio precedente, è il fatto che le attività dei professionisti sono di indole
intellettuale, anche se non si esclude l'attività manuale (come per esempio nel chirurgo, nel
dentista) che però è solo ausiliaria rispetto alla prima che è prevalente.
4- Il professionismo richiede autonomia e responsabilità decisionale. In quanto tale esso si
distingue dal burocratismo, che applica norme e regolamenti, senza possibile valutazione
del professionista.
LE CARATTERISTICHE DEL PROFESSIONISTA, SECONDO FLEXNER,
(1910), CHE PER PRIMO PRESE IN CONSIDERAZIONE IL PROBLEMA
DELLA PROFESSIONE NEL SERVIZIO SOCIALE SONO:
5- La conoscenza del professionista è esclusiva, cioè egli applica conoscenze che altri non
hanno o applica conoscenze comuni, ma secondo un ottica peculiare pertinente alla
professione.
6- Oltre che intellettuale, autonomo, responsabile e colto, il professionista deve mediare la
teoria con la pratica.
7- Il professionista utilizza un corpo specifico di conoscenze, di abilità e tecniche derivanti
dall'esperienza e validati dalla ricerca scientifica.
8- Infine Flexner attribuiva alla professione il carattere di altruismo, cioè di servizio per gli
altri, dove il guadagno economico è secondario rispetto al desiderio di servire gli altri
uomini. Così la professione entra in qualche modo nella categoria della vocazione. Vale la
pena di ricordare come già presso i Romani al professionista per eccellenza, l'avvocato,
non si dava salario, ma solo l'honor, cioè un riconoscimento sociale di prestigio cui si
legava il compenso: di qui onorario.
PROFESSIONE - Identificazione di uno stato sociale e
di un ruolo da svolgere nei confronti della società e
quindi implica una serie di prerogative connesse allo
status.
STATUS - Posizione sociale facente parte di un
sistema di relazioni cui sono connessi determinati diritti
e doveri espressi in norme.
RUOLO - Insieme delle norme e delle aspettative che
convergono su un individuo in quanto occupa una
determinata posizione in una più o meno strutturata
rete di relazioni sociali ovvero in un sistema sociale
.
PRINCIPI DEL SERVIZIO SOCIALE
PRINCIPI ETICI PRINCIPI DI
POLITICA SOCIALE
1. Principio della dignità personale di ogni essere umano
2. Principio della libertà della persona
3. Principio dell’uguaglianza sociale e della lotta
all’emarginazione
4. Principio della solidarietà sociale
5. Principio della partecipazione personale sociale e politica
6. Principio dell’autonomia sociale delle comunità
7. Principio dell’integrazione dei servizi
IL SISTEMA DEI SERVIZI ALLE PERSONE.
• L'attuazione dei fini dello stato sociale, postula un integrazione tra stato e
società civile.
• Attivazione di servizi rispondenti agli specifici vissuti e attese degli stessi per
una diversa qualità della vita individuale e collettiva.
• Rete di servizi come sistema aperto a cui tutte le espressioni comunitarie
partecipano con la propria specificità istituzionale, funzionale e culturale per
programmare, organizzare e gestire risorse e risposte efficaci.
• Centralità del ruolo della famiglia, come luogo privilegiato della cura alla
persona e della comunità locale, come ambito di vita e di relazioni in cui le persone
realizzano il proprio progetto di vita.
• La famiglia e la comunità territoriale diventano soggetti dell'azione sociale
giacché competenti nella lettura ed interpretazione dei propri bisogni e problemi e
"nutritivi" nella ricerca di risorse/risposte più congruenti con la specificità soggettiva
dei vissuti e delle attese.
• Rilevanza del diritto/dovere di partecipazione.
• Rilevanza delle cooperative sociali del volontariato e più in generale delle
ONLUS (D.leg.vo 412/97 n°470) Organizzazioni non lucrative di utilità sociale.
•Lo Stato, produce e agisce sul principio della
norma/sistema burocratico-amministrativo
•Il mercato, agisce nella logica dello scambio finalizzato al
profitto
•Il terzo settore agisce nella logica della reciprocità. (non
profit - gli utili vengono reinvestiti nei servizi - decreto leg.vo 4
dicembre 1997
:comprende politiche volte a garantire la sicurezza
sociale, l'istruzione, l'abitazione.
•la sicurezza sociale comprende a sua volta il settore previdenziale che
garantisce da rischi come la vecchiaia, l'invalidità, povertà, menomazione fisica.
•l'assistenza è rivolta a fasce particolari di utenti come anziani, portatori di
handicaps, malati mentali, minori etc… e fornisce prestazioni e servizi specifici.
•previdenza sociale, assistenza, sanità, scuola e casa costituiscono il nucleo
centrale del sistema di Welfare in Italia come nella maggior parte degli altri
paesi; esistono poi altre politiche connesse, come la politica fiscale e
economica, dell'occupazione, della famiglia e del lavoro, la politica ambientale e
territoriale.
IL WELFARE STATE
Al fine di procedere ad una lettura attuale ed accurata del mandato professionale
dell'Assistente Sociale, bisogna collocare la professione nel quadro dell'evoluzione
del Welfare State
MA COSA SI INTENDE PER WELFARE STATE?
STATO DI BENESSERE, STATO ASSISTENZIALE, O STATO SOCIALE.
IL WELFARE STATE È UNO STATO IN CUI SI USA IL POTERE
ORGANIZZATO IN TRE DIREZIONI:
•garantendo un reddito minimo agli individui e alle famiglie
indipendentemente dal valore di mercato del loro lavoro
•mettendo singoli o famiglie in condizione di far fronte a contingenze
sociali (malattie, vecchiaia, disoccupazione) che condurrebbero a crisi
individuali e familiari
•assicurando che a tutti i cittadini siano offerti senza distinzione di status
o di classe, gli standard più alti in relazione a una gamma riconosciuta di
servizi sociali.
I cardini su cui si
impernia la politica
sociale italiana, in
termini di piste
programmatiche e
di obiettivi
d'indirizzo
operativo, sono
contenuti nella
nostra carta
costituzionale.
CODICE DEONTOLOGICO
Costituisce la raccolta di norme relative all'esercizio della professione.
E' il documento vincolante a cui si deve riferire l'A.S. nell'esercizio delle sue funzioni.
Esso rappresenta:
1) uno strumento di garanzia per l'utenza;
2) una guida orientativa per l'operatore, (assunzione di decisioni in ordine a problemi e dilemmi etici).
Il Codice deontologico, assunto dall'Ordine Professionale, su
iniziativa del primo Consiglio Nazionale, promulgato a Roma
il 18.4.1998, ufficialmente presentato il 4.6.1998 nella stessa
città, fa riferimento alla più ampia normativa riguardante
l'Ordinamento della professione e istituzione dell'albo
professionale. (Vedi Legge 23 marzo 1993, n. 84)
Il codice deontologico regola in senso specifico:
•i doveri e le responsabilità dell'assistente sociale nei confronti dell'utenza (titolo
II )
•della professione e degli altri professionisti( titolo VI e IV )
•dell'ente presso cui opera ( titolo V )
•della società nel suo complesso (titolo III )
Gli articoli 1- 2- 3 dell'Ordinamento della professione ( legge
23.3.93 n.84) - definiscono: •la professione
•i requisiti per l’esercizio della stessa
•l'istituzione dell’albo e dell’ordine degli assistenti sociali
L'articolo 4 definisce le norme regolamentari per l'iscrizione
all'albo.
TITOLO I
PRINCIPI
1.La professione si fonda sul valore, dignità e unicità di tutte le persone, sul rispetto dei loro diritti universalmente riconosciuti e sull’affermazione delle qualità originarie delle persone di libertà, uguaglianza, socialità, solidarietà, partecipazione.
2.La professione è al servizio delle persone, delle famiglie, dei gruppi, delle comunità e delle diverse aggregazioni sociali per contribuire al loro sviluppo. Ne valorizza l’autonomia, la soggettività, la capacità di assunzione di responsabilità, li sostiene nell’uso delle risorse proprie e della società nel prevenire ed affrontare situazioni di bisogno o di disagio e promuovere ogni iniziativa atta a ridurre i rischi di emarginazione.
3.L’assistente sociale considera e accoglie ogni persona portatrice di una domanda, di un bisogno, di un problema come unica e distinta da altre in analoghe situazioni e la colloca entro il suo contesto di vita, di relazione e di ambiente, inteso sia in senso antropologico – culturale che fisico.
Il Codice Deontologico
4.L’assistente sociale svolge la sua azione professionale senza discriminazione di età, di
sesso, di stato civile, di razza, di nazionalità, di religione, di condizione sociale, di
ideologia politica, di minorazione mentale o fisica, o di qualsiasi altra differenza o
caratteristica personale.
5.Nell’esercizio delle sue funzioni l’assistente sociale non esprime giudizi di valore sulle
persone in base ai loro comportamenti.
6.L’esercizio della professione si basa sull’autonomia tecnico – professionale,
sull’indipendenza di giudizio, sulle conoscenze proprie della professione e sulla
coscienza personale dell’assistente sociale. L’assistente sociale ha il dovere di difendere
la propria autonomia da pressioni e condizionamenti.
TITOLO II
Capo I – Diritti degli utenti e dei clienti.
La responsabilità dell’assistente sociale nei confronti della persona utente e cliente.
Promozione autodeterminazione partecipazione al processo di aiuto, ampia informazione,
diritti, vantaggi e svantaggi, protezione della documentazione, salvaguardia degli interessi
dell'utente, contrastare situazioni di violenza o di abuso nei confronti di minori o di adulti in
situazioni di impedimento fisico o psicologico anche quando esse appaiono consenzienti…
Capo II – Regole generali di comportamento dell’assistente sociale.
Comportamenti / atteggiamenti.
Informazioni agli utenti delle implicazioni possibili della specifica relazione professionale.
Imparzialità e indipendenza.
Nel rapporto professionale l'assistente sociale non deve utilizzare la relazione con utenti e
clienti per interessi o vantaggi personali, non accetta oggetti di valore, non instaura
relazioni personali significative e relazioni sessuali.
Capo III – Riservatezza e segreto professionale - La riservatezza ed il segreto
professionale costituiscono diritto primario dell’utente e del cliente e dovere dell’assistente
sociale, nei limiti della normativa vigente.
La natura fiduciaria della relazione…
Titolo III Responsabilità dell’assistente sociale nei confronti della società
Capo I – Partecipazione e promozione del benessere sociale
Promozione delle cultura della solidarietà e della sussidiarietà - sostegno e risorsa alla
famiglia come risorsa primaria…
Titolo IV La responsabilità dell’assistente sociale nei confronti di colleghi
ed altri professionisti
Capo I – Rapporti con i colleghi ed altri professionisti rapporti improntati sulla
correttezza, lealtà e spirito di collaborazione.
In caso di grave incompetenza professionale di un collega o altro professionista che
possa causare grave pregiudizio all'utente, l'assistente sociale ha l'obbligo di segnalare
Titolo V
Capo I - La responsabilità dell’assistente sociale nei confronti
dell’organizzazione di lavoro
•L’assistente sociale deve esigere il rispetto del suo profilo professionale, la tutela anche
giuridica nell’esercizio delle sue funzioni professionali e la garanzia del rispetto del
segreto di ufficio.
•L’assistente sociale deve impegnare la propria competenza professionale per contribuire
al miglioramento della politica e delle procedure dell’organizzazione di lavoro, all’efficacia
e all’efficienza dei suoi interventi, L’assistente sociale deve adoperarsi affinché le sue
prestazioni professionali si compiano nei termini di tempo idonei a realizzare interventi
qualificati ed efficaci; deve inoltre segnalare l’eccessivo cumulo degli incarichi e delle
prestazioni quando questo torni di pregiudizio all’utente o al cliente.
•Nel caso in cui non esista un ordine funzionale gerarchico della professione, l’assistente
sociale risponde ai responsabili dell’organizzazione di lavoro per gli aspetti
amministrativi.
•L’assistente sociale deve esigere opportunità di aggiornamento e di formazione
permanente e adoperarsi affinché si sviluppi la supervisione professionale.
Titolo VI La responsabilità dell’assistente sociale nei confronti della professione
Capo I – Promozione e tutela della Professione
•L’assistente sociale può esercitare l’attività professionale in rapporto di dipendenza con enti
pubblici e privati o in forma autonoma o libero – professionale.
•L’assistente sociale deve tenere un comportamento consono al decoro ed alla dignità della
professione. In nessun caso abuserà della sua posizione professionale.
•L’assistente sociale deve adoperarsi nei diversi livelli dell’esercizio professionale per far
conoscere e difendere i valori, le conoscenze e la metodologia della professione. Deve
contribuire al loro sviluppo e promozione anche attraverso la funzione didattica, la ricerca e
la divulgazione della propria esperienza.
•L’assistente sociale è tenuto alla propria formazione continua al fine di garantire
prestazioni qualificate all’utente ed al cliente.
•L’assistente sociale deve segnalare per iscritto all’Ordine l’esercizio abusivo della
professione di cui sia a conoscenza.
Capo II – Onorari
•L’assistente sociale ha il dovere di attenersi al tariffario stabilito dall’Ordine Nazionale
degli Assistenti Sociali, può tuttavia prestare la sua opera a titolo gratuito.
Capo III – Sanzioni
•L’iscrizione all’albo è requisito necessario ed essenziale per l’esercizio dell’attività
professionale. E’ sanzionabile lo svolgimento di attività in periodo di sospensione dalla
stessa; dell’infrazione risponde anche colui che abbia reso possibile direttamente o
indirettamente l’attività irregolare.
•L’inosservanza dei precetti e degli obblighi fissati dal presente Codice deontologico e ogni
azione od omissione comunque non consone al decoro o al corretto esercizio della
professione, sono punibili con le procedure disciplinari e le relative sanzioni previste
nell’apposito Regolamento emanato dall’Ordine Nazionale.
Capo IV - Rapporti con il Consiglio dell’Ordine
•L’assistente sociale ha il dovere di collaborare con il consiglio dell’Ordine di appartenenza
per l’attuazione delle finalità istituzionali.
•A Tal fine ogni iscritto è tenuto a riferire al Consiglio fatti di sua conoscenza relativi
all’esercizio professionale che richiedano iniziative o interventi dell’Organo, anche diretti
alla sua personale tutela.
•L’assistente sociale chiamato a far parte del Consiglio dell’Ordine e del Collegio dei
Revisori dei Conti deve adempiere l’incarico con impegno costante, imparzialità e
nell’interesse della comunità professionale.
Capo V – Attività professionale dell’assistente sociale all’estero e attività degli
stranieri in Italia
•Nel rispetto delle leggi che regolano le attività professionali all’estero, l’assistente sociale è
tenuto al rispetto del presente Codice e delle norme deontologiche del Paese in cui
esercita. L’assistente sociale straniero che, in possesso dei requisiti di legge, eserciti in
Italia, è tenuto all’obbligo di osservare il presente Codice.
Capo V – Aggiornamento del Codice
•Il Consiglio Nazionale sulla scorta delle questioni problematiche che emergeranno
dall’applicazione del Codice, provvederà alla sua revisione. A tal fine è istituito
l’Osservatorio nazionale permanente.
FASI DELLA POVERTÀ, CONNESSE ALLA SOPRAVVENUTA
MODIFICA NEI BISOGNI INDIVIDUALI E SOCIALI:
•"POVERTÀ ISTITUZIONALE".
•"POVERTÀ RELAZIONALE".
•POVERTÀ DI BENI MATERIALI".
La Repubblica garantisce:
•La qualità della vita
•Le pari opportunità
•La non discriminazione
•I diritti di cittadinanza.
(Art.1) Legge 328 dell'8 novembre 2000.
Legge Quadro per la realizzazione del Sistema Integrato di Interventi e Servizi
Sociali.
Legge 15 marzo 1997, n°59 (Bassanini) "Delega al Governo per il
conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed Enti Locali, per la riforma
della P. A. e per la semplificazione amministrativa", introduce formalmente
nell'ordinamento italiano il principio di sussidiarietà.
DIRITTO DI CITTADINANZA
La cittadinanza "è l'insieme dei diritti soggettivi che spettano a tutti i cittadini in modo
uguale indipendentemente dalla loro posizione nel mercato, esclusivamente in relazione
alla loro appartenenza alla società-comunità democratiche".
(Sgritta, G.B., "Politica Sociale e Cittadinanza", ed.NIS, Roma 1993)
I diritti di cittadinanza, inoltre "sono quelli che riguardano il pieno esercizio di
tutti gli altri diritti che consentono ai soggetti, individuali e collettivi, la piena
autonomia della propria vita e del personale progetto di felicità, l'opportunità di
partecipare alla vita associata e civile e il diritto-dovere di contribuire alla crescita
della qualità della vita".
(Rizza, S. "La Città e i Cittadini".)
Il principio di sussidiarietà esprime la nozione di una funzione subalterna,
sussidiaria, che interviene solo quando la funzione principale non raggiunge il
risultato assegnatole.
•Paradigma ordinatore dei rapporti tra lo Stato, le formazioni sociali a vari livelli
considerati e gli individui.
•Criterio distributore delle competenze tra lo Stato e le autonomie locali
(sussidiarietà verticale)
L'idea della sussidiarietà acquista una specifica rilevanza socio politica con
l'Unione europea art.3 del Trattato di Maastricht:
"La Comunità agisce nei limiti delle competenze che le sono conferite e degli obiettivi
che le sono assegnati dal presente trattato. Nei settori che non sono di sua esclusiva
competenza la Comunità interviene, secondo il principio della sussidiarietà, soltanto se e
nella misura in cui gli obiettivi dell'azione prevista non possano essere sufficientemente
realizzati dagli Stati membri e possono dunque, a motivo delle dimensioni o degli effetti
dell'azione in questione, essere realizzati meglio a livello comunitario. L'azione della
Comunità non va al di là di quanto necessario per il raggiungimento degli obiettivi del
presente trattato".
PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA’
[sc.12
SERVIZIO SOCIALE
PRINCIPI
OBIETTIVI/VALORI
MANDATO SOCIALE
Dover essere della
professione e dell’assistente
sociale in rapporto ai
bisogni sociali e individuali,
ai principi, obiettivi, valori
che connotano e specificano
nel processo di aiuto la
professione stessa.
MANDATO ISTITUZIONALE Norme e prassi dell’organizzazione in
rapporto al dettato normativo, proprie
finalità statutarie.
Obiettivi e valori propri
dell’organizzazione derivanti dalle
linee di politica sociale ed
istituzionale.
BISOGNI-DOMANDA SOCIALE
- Bisogni materiali (sussistenza)
- Povertà istituzionale (mancanza di
risposte, di servizi per la famiglia,
perla vita sociale, per la vita
individuale, per “garantire” la qualità
della vita, ……………..)
- Povertà relazionale (mancanza di
relazioni e rapporti umani e sociali
qualitativamente significativi e
“costruttori” di significato per
l’individuo, per la famiglia, i gruppi,
le comunità)
- Bisogni post-materialistici o “nuovi
bisogni” (discriminazione,
emarginazione, esclusione, anomia,
non partecipazione,
tossicodipendenza, solitudine,
………….)
SISTEMA ORGANIZZATO DEI
SERVIZI E, DELLE RISPOSTE
ISTITUZIONALI E DI “TERZO
SETTORE”, O PRIVATO
SOCIALE - Modelli burocratici, accentrati,
riparativi, curativi.
- Modelli decentrati, partecipativi,
preventivi, globali o integrati e
coordinati.
- Ruolo del territorio come ambito di
vita e di risposte positive.
- Ruolo della comunità come ambito di
comunicazione e relazione
intersoggettiva e di “appartenenza”
significativa e significante.
- Il “terzo settore” e i “mondi vitali”.
CAMBIAMENTI NEI/DEI
BISOGNI E NELLA/DELLA
DOMANDA SOCIALE
CAMBIAMENTO NEI/DEI
MODELLI ISTITUZIONALI ED
ORGANIZZATIVI NELLE
RISPOSTE AI BISOGNI
INDIVIDUALI E SOCIALI
IL SERVIZIO SOCIALE TRA MANDATO SOCIALE ED ISTITUZIONALE
IL SEGRETO PROFESSIONALE DEGLI ASSISTENTI
SOCIALI Il segreto professionale parte essenziale del codice genetico
della professione, è espressione dei principi e dei valori che
appartengono alla professione dalla sua nascita, fondati sui
cardini del riconoscimento della dignità e del rispetto della
persona… con un dovere (quindi) etico prima che un obbligo
giuridico… può essere considerato ciò che un professionista
conosce nell'esercizio della professione allo scopo di esercitarla:
• che ha natura di segreto
• che non è sicuramente di pubblico dominio
• che contiene in sé l'obbligo di non divulgarlo senza
l'autorizzazione della persona che l'ha trasmesso.1
1 M. Canevini Diomete
Disposizioni concernenti l'obbligo del segreto professionale per gli
assistenti sociali. Legge 3 aprile 2001, n° 119
Art. 1 Obbligo del segreto professionale.
•Gli assistenti sociali, iscritti all'albo professionale istituito con legge 23 marzo
1993, n° 84, hanno l'obbligo del segreto professionale, su quanto hanno
conosciuto, per ragione della loro professione, esercitata sia in regime di lavoro
dipendente, pubblico o privato, sia in regime di lavoro autonomo libero
/professionale.
•Agli assistenti sociali, di cui al comma 1, si applicano le disposizioni di cui agli
articoli 2491 del codice di procedura civile e 2002 del codice di procedura penale
e si estendono le garanzie previste dall'articolo 103 del codice di procedura
penale per il difensore.
•Agli assistenti sociali si applicano, altresì, tutte le altre norme di legge in materia
di segreto professionale, in quanto compatibili.
1 facoltà di astensione 2 esonero dall'obbligo di deporre.
Scelta tra due
alternative egualmente
spiacevoli che
comporta un conflitto
tra principi etici.
DILEMMI NELL'AGIRE PROFESSIONALE
DELL'ASSISTENTE SOCIALE.
PROBLEMA ETICO
DILEMMA ETICO
(V. Sarah Banks)
Conflitto tra:
Mandato Sociale
e
Mandato Istituzionale
OPERATORE RIFLESSIVO:
•Capace di riflettere su cosa sta succedendo mentre sta agendo e che
riflette su quanto è successo. (riflessione "nella" e sulla "azione")
•Capace di ragionare per stabilire e comprendere i fatti e giungere a delle
conclusioni.
PROCESSO CONNESSO A:
•valori personali
•valori professionali
•valori societari
LA COMPETENZA IL CONCETTO
Chi ha la direzione dei lavori è più sapiente dei
manovali che agiscono per pratica e questo
perché essi non conoscono le ragioni.
Il professionista e’ chiamato a conoscere le ragioni…….
(Aristotele-libro Alfa della Metafisica).
Materiale tratto dal corso organizzato dal Ministero del Lavoro – Fondo Sociale Europeo- Regione Lazio- Obiettivo 3 Asse C
Misura 1 Determinazione numero 504 dell’11 luglio 2001
Formazione Formatori sulla Metodologia del Bilancio delle Competenze a cura di: Simona Onofri
…LA COMPETENZA
La Competenza non è mai STATICA e in
nessun momento può propriamente dirsi
raggiunta.
Cresce a contatto con:
-le risorse della persona
-Il contesto nel quale la persona agisce
Materiale tratto dal corso organizzato dal Ministero del Lavoro – Fondo Sociale Europeo- Regione Lazio- Obiettivo 3 Asse C Misura
1 Determinazione numero 504 dell’ 11 luglio 2001
Formazione Formatori sulla Metodologia del Bilancio delle Competenze a cura di: Simona Onofri
LA COMPETENZA 2
Insieme di attributi e risorse costruite dal
oggetto nel suo percorso di sviluppo e ciò vale
sia per l’utente che per l’operatore (
relazione duale)
Materiale tratto dal corso organizzato dal Ministero del Lavoro – Fondo Sociale Europeo- Regione Lazio- Obiettivo 3 Asse
C Misura 1 Determinazione numero 504 dell’ 11 luglio 2001
Formazione Formatori sulla Metodologia del Bilancio delle Competenze a cura di: Simona Onofri
LA COMPETENZA
Insieme delle strategie cognitivo-
comportamentali e professionali che la
persona ha a disposizione per rispondere
alle richieste del contesto
E AL TEMPO STESSO
Insieme delle conoscenze,delle
aspettative, delle rappresentazioni,dei
valori, delle idee su di sé, proprie della
persona
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LA “NOSTRA” DEFINIZIONE DI COMPETENZA
Insieme strutturato di
Conoscenze (generali,specifiche,di contesto)
Capacità (specialistiche,trasversali)
Caratteristiche personali (motivazioni, atteggiamenti, attitudini, interessi, valori, etc)
Risorse psico-sociali (autostima, autocontrollo,autovalutazione, etc)
Che concorrono all’efficacia di un comportamento professionale.
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IL MODELLO”ICEBERG”
PARTE Abilità (skill)
VISIBILE Conoscenze
PARTE
INTRINSECA Ruolo Sociale
PARTE Caratteristiche personali
NASCOSTA Motivazioni
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COMPETENZE TRASVERSALI
Riguardano il soggetto e le sue modalità di
funzionamento a livello:
Cognitivo saper valutare
Emotivo saper relazionarsi
Affrontare saper affrontare
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COMPETENZE TECNICO-
PROFESSIONALI
L’insieme delle conoscenze e delle capacità
connesse all’esercizio efficace di determinate
attività professionali
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Determinazione numero 504 dell’ 11 luglio 2001
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LA COMPETENZA
La competenza è un mix equilibrato di:
Sapere insieme delle informazioni e delle nozioni, sia di tipo generale che tecnico, possedute dall’individuo.
Saper essere caratteristiche personali del soggetto e di quei processi psicologici e sociali che lo preparano a prestazioni efficaci.
Saper fare capacità di mettere in pratica, attraverso abilità manuali o concettuali, le conoscenze, le informazioni e le nozioni possedute.
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BILANCIO DI COMPETENZE E VALUTAZIONE
Insieme di azioni (processo) volte a sviluppare nel
soggetto la capacità di:
Conoscersi
e di
Progettare il suo percorso di sviluppo personale
e professionale
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ENTROPIA E BURN-OUT NEL LAVORO SOCIALE
La "burn-out syndrome" (Maslach, 1992) è quel processo perverso, che trasforma nel
tempo ciò che prima dava piacere e interesse nella professione, in altrettanti elementi di
frustrazione.
BURN-OUT CORTOCIRCUITO
ENTROPIA: struttura che assorbe molte
energie e ne restituisce poche
all'ambiente, "struttura che
mangia più energia di
quanta ne metabolizza".
(Labos 1987)
Dicotomia tra essere e dover essere.
Sintomi tipici della diagnosi di burn-out:
•senso di colpa;
•negativismo;
•isolamento e ritiro;
•rigidità di pensiero;
•sospetto e paranoia;
•alterazioni del tono dell'umore;
•perdita dell'ideale;
PROPOSTE PER FRONTEGGIARE IL FENOMENO DEL BURN-OUT.
IL FENOMENO DEL BURN-OUT RELATIVO:
Al soggetto
•terapia di sostegno singola o di gruppo;
•corsi di formazione;
•creazione di propri spazi creativi extra-lavoro.
All'organizzazione
•creazione o rafforzamento di supervisione professionale all'interno dell'ambito lavorativo;
•maggiori momenti di interscambio con il personale, onde evidenziare richieste e
disservizi;
•snellimento delle procedure burocratiche.
ALCUNE DELLE COSE CHE POSSIAMO FARE NOI, PER CONTROLLARE
IL NOSTRO STRESS PROFESSIONALE ALL'INTERNO
DELL'ORGANIZZAZIONE SONO:
•se non è chiaro che cosa ci si aspetta da noi, dobbiamo chiederlo
•cercare di lavorare all'interno dell'organizzazione, con colleghi che hanno voglia di
affrontare i loro problemi (alleanze costruttive), piuttosto che, con chi si lamenta in
continuazione senza cercare di risolvere nulla; (Valetutti, 1980)
•se vogliamo maggiore feed-back, dobbiamo chiederlo
•non cercare di fare tutto da soli: se abbiamo bisogno di aiuto, dobbiamo chiederlo
•imparare a conoscere i nostri limiti e non impegnarci in cose per le quali non abbiamo la
competenza necessaria
•divertirsi nel lavoro
Se facciamo un lavoro serio, non significa che non possiamo scherzare.
L’EMPATIA Comprensione dei sentimenti dell'utente dal "di dentro".
L’A.S.vede e vive il mondo dell'utente, come egli stesso lo percepisce.
L'utente, per essere "aiutato“ , deve sperimentare/sentire questi "atteggiamenti fondamentali" dell'Assistente sociale.
Sentire, il mondo più intimo dei valori personali del cliente, come se fosse proprio, senza però mai perdere la qualità del "come se" e quindi, mantenendo il "proprio se.
Sentire la confusione, o la timidezza, la rabbia o il sentimento di impotenza dell'utente come se fossero propri; senza tuttavia, che l'insicurezza, la paura o il sospetto si confondano fino a rendere improduttiva la relazione d'aiuto.
Carl R. Rogers - La terapia centrata sul cliente.
ETICHETTARE
Profezia che si autoadempie.
La persona etichettata come deviante tende a reagire sulla base di tale
classificazione, rafforzandosi quindi nell'etichetta.
STIGMA - una caratteristica di una persona o di un gruppo, che è considerata
un difetto e che suscita tentativi di punire, isolare o comunque degradare
quelli che si pensa ne siano portatori.
"Le persone incorporano e formulano le immagini di se stesse, dalle
immagini che ricevono dagli altri."