Criteri distribuzionali per l’analisi1 -...

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GRAMMATICA ITALIANA Prof.ssa BARBARA CORPINA Handout II e III Lezione - 07 e 08/03/11 Criteri distribuzionali per l’analisi 1 . La classificazione categoriale delle parole in base a criteri distribuzionali si stabilisce sull’osservazione delle possibilità combinatorie degli elementi che compongono una frase. Consideriamo una parola come medico. 1a) Luigi è uno dei medici di questo ospedale. 1b) Mi ha visitato il medico più bravo dell’ospedale. 1c) Non ho incontrato un medico in tutta la corsia! vs 2a) Vieni qui che ti medico la ferita. 2b) Devo andare allo studio medico per fare dei controlli. Una parola non appartiene sempre e necessariamente a una determinata categoria 2 . Il contesto determina la categoria” - L’analisi distribuzionale riveste un ruolo fondamentale per definire l’appartenenza categoriale delle parole. Basandoci su criteri distribuzionali diremo che: - Il nome è quella categoria sintattica che può essere preceduta da articoli e dimostrativi, nonché da possessivi, e può essere seguita da aggettivi e frasi relative. 3a) Il mio amico più caro abita a Firenze. 3b) *Il mio amare / simpatico / per / molto più caro abita a Firenze. 4a) Il ragazzo che sta parlando si chiama Luigi. 4b) *Il amare / simpatico / per / molto che sta parlando si chiama Luigi. - Il verbo è circondato dagli elementi nominali richiesti dalla selezione argomentale. Nel caso si volesse modificare l’azione verbale, si farà ricorso a un elemento avverbiale. 5a) Quel ragazzo ha dato un libro a Maria. 5b) *Quel ragazzo regalo / caro / per / volentieri un libro a Maria. 3 6a) Luigi va spesso all’estero per lavoro. 6b) *Luigi va caro / treno / per all’estero per lavoro. La frase (6b) mostra che aggettivi, nomi e preposizioni non possono modificare in alcun modo l’azione espressa dal verbo. - Da un punto di vista formale e distribuzionale, la definizione dell’avverbio è semplicemente quella di un elemento morfologicamente invariabile che modifica verbi o aggettivi. 7a) Mi sono molto divertito. 7b) *Mi sono per/ grande/ divertito. - L’aggettivo , la sua collocazione è accanto agli elementi nominali che modifica. Gli aggettivi possono essere, a loro volta, modificati da alcuni elementi avverbiali. 1 Parte estratta da Puglielli & Frascarelli, 2004 (P&F, 2004). 2 In uno studio comparato e interlinguistico, un approccio vantaggioso all’analisi della parola proviene da considerazioni di tipo distribuzionale, semantico e morfologico, per cui ogni parola è di fatto una “radice di significato”, non appartenente a priori a nessuna categoria lessicale. Solo successivamente, la presenza di morfemi grammaticali determina un significato specifico per ogni radice e l’appartenenza della parola derivata a categorie quali nome, verbo, ecc. 3 In una lingua SVO come l'italiano solo il verbo può essere posto tra il soggetto e l'oggetto diretto (5a-b). 1 GRAMMATICA ITALIANA Prof.ssa BARBARA CORPINA Handout II e III Lezione - 07 e 08/03/11 8a) Luigi è davvero un ragazzo simpatico. 8b) *Luigi è davvero un ragazzo simpaticamente / volentieri / in. 9a) Luigi è davvero un ragazzo molto simpatico. 9b) *Luigi è davvero un ragazzo in / amico simpatico. - Le preposizioni , sono elementi che accompagnano tipicamente i costituenti nominali. 10a) Questo regalo è per mio fratello. 10b) Sono andata a Berlino. 10c) Questo libro è di Luigi. Nelle lingue riscontriamo in genere un numero limitato di elementi che vengono inclusi a pieno titolo all’interno di questa categoria. Italiano: di, a, da, in, con, su per, tra, fra. Ma ricordiamo che a seconda della loro distribuzione anche queste possono non essere preposizioni. Inoltre, esistono diverse parole dallo status categoriale meno nitidamente definito: meno, fino, dentro, dopo. L’analisi distribuzionale si dimostra particolarmente utile e vantaggiosa, mostrando l’effettiva primarietà dei criteri formali nella definizione delle categorie . 11a) Questo sistema mi soddisfa meno; è meno efficiente del precedente. 11b) Erano tutti qui meno il tuo amico. 11c) Ho impiegato meno tempo di quanto pensassi. 11d) Questo è il meno che io possa fare. 11(a-d): meno si trova in 4 diversi contesti che ci dicono a quale categoria appartiene quella particolare occorrenza di meno. - In 11a) meno modifica un verbo ed è quindi ___???___ - In 11b), meno è seguito da un costituente nominale ed è quindi ___???___ - In 11c) meno accompagna e qualifica un nome e queste proprietà formali ci dicono, dunque, che in questo contesto è ___???___ . - In 11d) la parola meno è preceduta da un determinante e da una frase relativa. Non vi è dubbio, quindi, che in questo caso la sua categoria di appartenenza è quella del ___???___. L’analisi distribuzionale quindi mostra che una stessa parola può appartenere a diverse categorie a seconda delle sue possibilità combinatorie. Categorie e funzioni 4 . Per definire la categoria cui appartiene una parola è necessario riconoscere i segnali morfosintattici e distribuzionali che consentono di distinguere e classificare in modo chiaro, e quanto più possibile univoco, le varie categorie. 12a) Questo andare e venire non mi piace. - “Andare” e “venire” a quale categoria appartengono? 12b) Verrò dopo a casa tua. - “Dopo”? 4 Parte estratta da P&F, 2004. 2

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Criteri distribuzionali per l’analisi1.La classificazione categoriale delle parole in base a criteri distribuzionali si stabilisce

sull’osservazione delle possibilità combinatorie degli elementi che compongono una frase.Consideriamo una parola come medico.

1a) Luigi è uno dei medici di questo ospedale.1b) Mi ha visitato il medico più bravo dell’ospedale.1c) Non ho incontrato un medico in tutta la corsia!

vs2a) Vieni qui che ti medico la ferita.2b) Devo andare allo studio medico per fare dei controlli.

Una parola non appartiene sempre e necessariamente a una determinata categoria2.

“Il contesto determina la categoria” - L’analisi distribuzionale riveste un ruolo fondamentaleper definire l’appartenenza categoriale delle parole.

Basandoci su criteri distribuzionali diremo che: - Il nome è quella categoria sintattica che può essere preceduta da articoli e dimostrativi, nonché

da possessivi, e può essere seguita da aggettivi e frasi relative.3a) Il mio amico più caro abita a Firenze. 3b) *Il mio amare / simpatico / per / molto più caro abita a Firenze.

4a) Il ragazzo che sta parlando si chiama Luigi.4b) *Il amare / simpatico / per / molto che sta parlando si chiama Luigi.

- Il verbo è circondato dagli elementi nominali richiesti dalla selezione argomentale. Nel caso sivolesse modificare l’azione verbale, si farà ricorso a un elemento avverbiale.

5a) Quel ragazzo ha dato un libro a Maria.5b) *Quel ragazzo regalo / caro / per / volentieri un libro a Maria.3

6a) Luigi va spesso all’estero per lavoro.6b) *Luigi va caro / treno / per all’estero per lavoro.

La frase (6b) mostra che aggettivi, nomi e preposizioni non possono modificare in alcun modol’azione espressa dal verbo.

- Da un punto di vista formale e distribuzionale, la definizione dell’avverbio è semplicementequella di un elemento morfologicamente invariabile che modifica verbi o aggettivi.

7a) Mi sono molto divertito.7b) *Mi sono per/ grande/ divertito.

- L’aggettivo, la sua collocazione è accanto agli elementi nominali che modifica. Gli aggettivipossono essere, a loro volta, modificati da alcuni elementi avverbiali.

1Parte estratta da Puglielli & Frascarelli, 2004 (P&F, 2004).

2In uno studio comparato e interlinguistico, un approccio vantaggioso all’analisi della parola proviene da considerazioni di tipodistribuzionale, semantico e morfologico, per cui ogni parola è di fatto una “radice di significato”, non appartenente a priori anessuna categoria lessicale. Solo successivamente, la presenza di morfemi grammaticali determina un significato specifico perogni radice e l’appartenenza della parola derivata a categorie quali nome, verbo, ecc.

3In una lingua SVO come l'italiano solo il verbo può essere posto tra il soggetto e l'oggetto diretto (5a-b).

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8a) Luigi è davvero un ragazzo simpatico.8b) *Luigi è davvero un ragazzo simpaticamente / volentieri / in.

9a) Luigi è davvero un ragazzo molto simpatico.9b) *Luigi è davvero un ragazzo in / amico simpatico.

- Le preposizioni, sono elementi che accompagnano tipicamente i costituenti nominali. 10a) Questo regalo è per mio fratello.10b) Sono andata a Berlino.10c) Questo libro è di Luigi.

Nelle lingue riscontriamo in genere un numero limitato di elementi che vengono inclusi a pienotitolo all’interno di questa categoria.

Italiano: di, a, da, in, con, su per, tra, fra.

Ma ricordiamo che a seconda della loro distribuzione anche queste possono non esserepreposizioni. Inoltre, esistono diverse parole dallo status categoriale meno nitidamente definito:

meno, fino, dentro, dopo.

L’analisi distribuzionale si dimostra particolarmente utile e vantaggiosa, mostrando l’effettivaprimarietà dei criteri formali nella definizione delle categorie.

11a) Questo sistema mi soddisfa meno; è meno efficiente del precedente.11b) Erano tutti qui meno il tuo amico.11c) Ho impiegato meno tempo di quanto pensassi.11d) Questo è il meno che io possa fare.

11(a-d): meno si trova in 4 diversi contesti che ci dicono a quale categoria appartiene quellaparticolare occorrenza di meno.

- In 11a) meno modifica un verbo ed è quindi ___???___- In 11b), meno è seguito da un costituente nominale ed è quindi ___???___ - In 11c) meno accompagna e qualifica un nome e queste proprietà formali ci dicono, dunque,

che in questo contesto è ___???___ .- In 11d) la parola meno è preceduta da un determinante e da una frase relativa. Non vi è dubbio,

quindi, che in questo caso la sua categoria di appartenenza è quella del ___???___.

L’analisi distribuzionale quindi mostra che una stessa parola può appartenere a diverse categoriea seconda delle sue possibilità combinatorie.

Categorie e funzioni4.Per definire la categoria cui appartiene una parola è necessario riconoscere i segnali

morfosintattici e distribuzionali che consentono di distinguere e classificare in modo chiaro, equanto più possibile univoco, le varie categorie.

12a) Questo andare e venire non mi piace. - “Andare” e “venire” a quale categoriaappartengono?

12b) Verrò dopo a casa tua. - “Dopo”?4Parte estratta da P&F, 2004.

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12c) Un antico cancello sbarra l’entrata.- “Sbarra”?

La distribuzione e le proprietà morfosintattiche sono fondamentali anche per definire la funzioneche svolgono i vari elementi all’interno della frase.

Ogni elemento presente nella frase, oltre ad appartenere a una data categoria, riveste un ruolospecifico dal punto di vista sintattico.

Funzioni Sintattiche (o ruoli sintattici)5

La funzione sintattica di una categoria dipende dalla collocazione strutturale del sintagma che lacontiene.

Sapremmo fornire una definizione univoca di soggetto e predicato?

Soggetto.Esempio: Soggetto.

13a) Mario mangia la mela.13b) Luigi mette il libro sul tavolo.

14a) La porta si apre.14b) Il libro sta sul tavolo. 14c) Gianni è stato picchiato.

15a) A Luigi capita spesso di sbagliarsi.15b) Lo vuoi un caffè?

Considerati gli esempi 13-15: qual è la definizione di soggetto?

Il soggetto è “colui che compie l'azione”?

Il soggetto è “colui di cui si parla”?

L’adozione di criteri semantici e/o pragmatici non consentono una definizione univoca dellafunzione di soggetto. Se, invece, osserviamo le caratteristiche morfosintattiche di tutte le frasiesaminate, potremo notare che il soggetto, in una lingua flessiva come l’italiano, si caratterizza peruna proprietà specifica, vale a dire, è l’elemento nominale che determina l’a ccordo con il verbo .

In una lingua priva di flessione, invece, il soggetto sarà sempre definito in maniera univoca dallasua posizione rispetto al verbo. In lingue come l’inglese (in cui la flessione è estremamente ridotta),infatti, il soggetto è il costituente nominale che precede il verbo:

16a) You dance very well.“Tu balli molto bene.”

16b) *Dance you very well.

I criteri morfosintattici forniscono, dunque, delle diagnostiche chiare ed esplicite per identificare

5In buona parte estratta da P&F, 2004.

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categorie e funzioni in modo corretto e immediato.

Predicato.La nozione di predicato6 è tradizionalmente associata alla categoria lessicale del verbo, ma il

verbo non è l'unica categoria associabile alla realizzazione della predicazione (Puglielli &Frascarelli, 2008 (da qui P&F, 2008)).

Esempio: Predicato.17) Mario è simpatico18) Luca è farmacista

In 17) il sintagma aggettivale (AP) ha la funzione di predicato (è ciò che si predica del soggetto)e similmente in 18) il sintagma nominale (NP) è il predicato.

Oggetto.Esempio: Oggetto.

19) Mario ama Lucia20) Lucia ama Mario

In 19) il sintagma nominale (NP) Lucia ha la funzione di oggetto mentre il NP Mario ha lafunzione di soggetto. Al contrario in 20) il NP Lucia è il soggetto e il NP Mario è l'oggetto.

Modificatore.I modificatori rappresentano funzioni di secondo livello, in quanto tali costituenti sono inseriti

dal Lessico come complementi o aggiunti di altri sintagmi (che svolgono funzioni di primo livello),al fine di aggiungere informazioni in merito alla testa del sintagma che li “ospita”.

Essendo funzioni primarie quelle di soggetto e di predicato, i modificatori si distinguononecessariamente tra modificatori “nominali” (tipicamente determinanti, aggettivi e frasi relative) e“verbali” (avverbi e “espressioni avverbiali”) (P&F, 2008: 51).

Esempio: Modificatore. 21) Lucia è una ragazza simpatica22) Mario accarezza dolcemente Lucia

Gerarchia delle Funzioni Sintattiche (NP): S > OD > OI

Funzioni Argomentali (o ruoli argomentali)LA STRUTTURA ARGOMENTALE DEL VERBO7

6La nozione sintattica di “predicato” corrisponde a ciò che a livello semantico si definisce “predicazione”.7Parte estratta da P&F, 2004.

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Il concetto di valenzaIl verbo ha bisogno di essere accompagnato da un certo numero di elementi perché la frase sia

“ben formata” e il suo significato completo.Possiamo quindi dire che ogni verbo ha una valenza e il numero di elementi che completano la

valenza del verbo sono detti i suoi argomenti (o elementi nucleari). La valenza di un verbo èdeterminata dal suo significato: in base alle sue caratteristiche semantiche, il verbo seleziona (oanche sottocategorizza) una serie di costituenti che sono, pertanto, obbligatori.

Ovviamente, nella frase sono ammessi anche altri elementi, non richiesti come necessari dalverbo. Questi vengono detti circostanziali (o, anche, elementi extranucleari). Potremmo dire che,mentre gli argomenti sono gli elementi direttamente coinvolti nel processo descritto dal verbo, icircostanziali aggiungono informazioni accessorie in merito al contesto e alle modalità del suosvolgimento.

22a) *guarda.23a) *ha dato.

In 22a) e in 23a) il verbo, se privo dei suoi argomenti (e fuori da un contesto comunicativo), dàluogo a frasi incomplete (e, dunque, agrammaticali). Al contrario, la frase può dirsi completa soloquando il verbo è accompagnato dai suoi argomenti:

22b) Maria guarda il panorama.23b) Maria ha dato un bacio a Luigi.

Il verbo rappresenta dunque il nucleo di una frase e, in quanto tale, seleziona gli elementi che lodevono affiancare. Gli elementi che compongono la struttura argomentale sono quindi in numeroristretto e ben definito dalle proprietà del verbo.

I circostanziali, invece, possono essere presenti in numero potenzialmente illimitato e la loroassenza non pregiudica la comprensione generale dell’evento in corso:

24a) Luisa è andata a Berlino.24b) Ieri Luisa è andata a Berlino.24c) Ieri Luisa è andata a Berlino con l’aereo.24d) Ieri Luisa è andata con piacere a Berlino con l’aereo24e) ecc.

Il verbo non è l'unica categoria lessicale ad avere una valenza; in realtà è la predicazione cheassegna agli argomenti che l'accompagnano un ruolo tematico, pertanto anche il nome e l'aggettivoassegnano ruoli tematici:

25a) Desidero una giornata di sole25b) Sono desiderosa di una giornata di sole25c) Il mio desiderio di una giornata di sole..

Si può notare che la valenza è legata alla radice lessicale e non alla categoria:

Griglia Tematica:Desider- : <Esperiente – Paziente>

verbo “desiderare”: <Esperiente – Paziente>aggettivo “desideroso”: <Esperiente – Paziente>nome “desiderio”: <(Esperiente) – (Paziente)>

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Nel caso dei verbi gli argomenti che ricevono i ruoli tematici devono essere presenti nella frase,mentre nella griglia tematica dei nomi i ruoli tematici che essi assegnano sono indicati tra parentesitonde per indicare che i ruoli tematici non devono essere necessariamente assegnati a un sintagmapresente nella frase (Cecchetto, 2002).

Anche alcune preposizioni assegnano ruolo tematico: 26a) Barbara è andata a Roma 26b) Marco è appena tornato da Palermo 26c) Il bambino è sotto il tavolo 26d) Gli occhiali sono sopra il comodino

Griglia Tematica delle preposizioni in 26a-d):26a) A : <Locativo>26b) Da: <Locativo>26c) Sotto: <Locativo>26d) Sopra: <Locativo>

Ruoli tematici8 vs. ruoli sintattici9.Gli argomenti sono selezionati in base al significato del verbo e ognuno di essi riveste un ruolo

preciso all’interno dell’evento descritto. Il verbo ha quindi una struttura argomentale e gliargomenti da esso selezionati (o “sottocategorizzati”) hanno uno specifico ruolo tematico.

I principali ruoli tematici sono:! AGENTE: l’autore di un’azione;! PAZIENTE: colui/ciò che riceve o subisce l’azione;! TEMA: argomento coinvolto nell’azione.! BENEFICIARIO: colui/ciò verso cui è rivolta l’azione;! ESPERIENTE: colui che sperimenta un determinato stato (psicologico, ma anche fisico);! STRUMENTALE: il mezzo di cui ci si serve per realizzare l’evento;! LOCATIVO: il luogo in cui si svolge l’azione o anche da cui o verso cui è diretta;

E’ fondamentale distinguere e tenere separati il ruolo semantico dalla funzione sintattica.Il ruolo tematico è un concetto di natura semantica e riguarda la selezione degli argomentioperata dal verbo in base al suo significato. Al contrario, il ruolo sintattico concerne la funzionegrammaticale che ogni elemento ricopre all’interno della frase.

Non esiste un rapporto di necessaria biunivocità tra un dato ruolo tematico e un dato ruolosintattico, anche se ci sono, come ovvio, degli abbinamenti preferenziali.

Il ruolo tematico di AGENTE, ad esempio, è più frequentemente associato al ruolo sintattico disoggetto. Proprio per questo si usa definire il soggetto come “colui che compie l’azione”. Le frasiseguenti mostrano chiaramente, però, che non sempre è così:

27) Luca mi ha parlato.28) Luca deve essere operato.

8Anche detti ruoli-! o ruoli argomentali.9Parti estratte da P&F, 2004.

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29) Luca ha fame.30) Luca ha ricevuto molti regali per Natale.31) Questo coltello taglia bene.32) Il giardino pullula di fiori.

Il soggetto (sintattico) è un AGENTE (semantico) solo in 27) Luca, infatti, è: un PAZIENTE in 28),

un ESPERIENTE in 29) un BENEFICIARIO in 30)

pur ricoprendo la funzione sintattica di soggetto in tutte le frasi indicate. Il coltello è un soggetto STRUMENTALE in 31) Il giardino in 32) è un soggetto LOCATIVO.

E’ fondamentale, dunque, non confondere questi due piani di analisi e considerare sempre inmodo separato la funzione semantica e il ruolo sintattico degli elementi della frase.

La selezione argomentale di un verbo è sempre la stessa in tutte le lingue, in quanto dipende dalsignificato del verbo, mentre può essere diversa la realizzazione degli argomenti nei vari ruolisintattici.

Consideriamo la realizzazione di un verbo come “piacere” in italiano e in inglese. Questo verbo richiederà come obbligatori un ESPERIENTE (colui che prova questo tipo di

sensazione) e un PAZIENTE (l’oggetto del piacere) in entrambe le lingue. Tuttavia, l’inglese“promuoverà” a soggetto l’ESPERIENTE, mentre in italiano il ruolo di soggetto sarà assegnato alPAZIENTE (come evidente dall’accordo verbale):

33a) I (ESPERIENTE-soggetto) like music (PAZIENTE-oggetto diretto)33b) Mi (ESPERIENTE-oggetto indiretto) piace la musica (PAZIENTE-soggetto)

Griglia Tematica:Piacere: <esperiente, paziente>

Criterio Tematico:- A ogni argomento deve essere assegnato uno e un solo ruolo tematico- Ogni ruolo tematico deve essere assegnato a uno e un solo argomento

Ruoli Argomentali e Macroruoli10

Macroruoli: I macroruoli si configurano come insiemi di ruoli argomentali (P&F, 2008).

ATTORE: può essere <iniziatore> dell'azione, <causatore> di un'azione svolta da unaltro partecipante all'evento o <esperiente> di un evento sensoriale opsicologico.

Il macroruolo ATTORE comprende i seguenti ruoli argomentali:<agente> [+animato] [+umano]

primo partecipante di azioni dinamiche e formalmente transitive10Le parti relative ai macroruoli sono tratte da P&F, 2008.

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(mangiare, uccidere, guardare, ecc.)

<esperiente> primo o unico partecipante (in genere [+umano] di verbi psicologici(amare, tremare, ecc.)

<causatore> referente [+animato] che causa un'azione Esempio: Mario ha fatto uscire il cane

<causa efficiente> [-animato] (argomento inanimato parallelo al causatore)Esempio: L'uragano ha causato molte vittime

<strumentale> [-animato] oggetto utilizzato per compiere un'azioneEsempio: La chiave apre la porta

Il macroruolo ATTORE è indipendente dal tratto di animatezza.

PAZIENTE: Macroruolo omonimo del ruolo argomentale di Paziente. Per Paziente siintende il secondo partecipante di una struttura transitiva. Si tratta di unpartecipante che viene modificato da o subisce le conseguenze di un'azionedi tipo “dinamico”. Anche questo macroruolo è indipendente dal tratto di animatezza, per cuipuò essere [+/-animato] e [+/-umano]. Esempi: Rita ha visitato Mara

Marco ha visitato molti musei

TEMA: macroruolo omonimo del ruolo argomentale di Tema indipendente dal tratto dianimatezza.La differenza tra il macroruolo PAZIENTE e il macroruolo TEMA è che ilPAZIENTE rappresenta sempre il secondo partecipante di un evento dinamico incui il primo partecipante è un ATTORE, invece il macroruolo di TEMA indica ilprimo partecipante

- di un evento “stativo”Esempio: Massimiliano vive a Roma

- oppure di un evento “dinamico” in cui tale partecipante subisce uncambiamento di stato, di luogo, o di posizioneEsempi: La nave affonda

Marco è arrivato alle 15La penna è caduta a terra

Il TEMA dal punto di vista semantico rappresenta una categoria intermedia tra l'ATTORE e il PAZIENTE : come l'ATTORE è il primo partecipante di un'azione (dunque esclude la presenza di un ATTORE nella stessa frase) macome il PAZIENTE la subisce.

Negli eventi stativi il TEMA esprime anche il <possessum>

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Esempio: Questo libro mi appartiene

Escludendo la presenza di un ATTORE nei predicati biargomentali, il tema siinterfaccia con partecipanti semanticamente “minori” rispetto all'evento, quindicon: LOCATIVO, DURATA, QUANTITA'.

FINE: questo macroruolo comprende i ruoli argomentali che rappresentano tipicamente ilterzo partecipante di un predicato a tre argomenti (dare, regalare, dire, affidare,ecc.): si tratta di partecipanti [+animato] o il luogo [-animato] verso cui è direttaun'azione, vale a dire i ruoli argomentali di:

<beneficiario> <ricevente> <direzionale>

Esempi: Ho regalato un libro a Mara Ho inviato una cartolina a SilvioHo inviato una lettera a Palermo

LOCATIVO: questo macroruolo comprende tutti gli argomenti che esprimono il <luogo>in cui, verso cui, da cui o attraverso cui si muove il primo partecipantedell'evento (cioè il TEMA che subisce un cambiamento di luogo). Inquesto macroruolo includiamo anche il <possessore>, inteso come unarappresentazione “astratta” del luogo per cui un possessore di X èconsiderato la “collocazione di X” (cioè il luogo presso cui si trova unoggetto [+/-animato]).Esempi: Marco va a Palermo

Mara è arrivata a RomaIl treno parte da TerminiRita possiede tanti gioielliMassimiliano ha molti amici

DURATA: questo macroruolo fa riferimento a quegli argomenti che esprimono il<tempo> necessario a completare un evento (non deve essere confuso con leespressioni accessorie del tempo quali gli aggiunti come in “Ho mangiatogelati e granite per giorni”). Questi costituenti sono necessari a completare lastruttura argomentale del predicato (durare, andare avanti, ecc.)Esempio: Lo spettacolo andò avanti per ore

QUANTITA': questo macroruolo esprime il <grado> o la <misura> di un evento (pesare,misurare, ma anche comportarsi)(P&F, 2008:63).Esempi: Silvio pesa 100 chili

Il percorso misura 10 kmRita si comporta con garbo

Gerarchia dei Macroruoli: ATTORE > PAZIENTE/TEMA > FINE/LOCATIVO/QUANTITA'/MISURA/COMITATIVO

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La sottocategorizzazione verbale: la transitività e il caso dei verbi intransitivi11.Il numero degli argomenti richiesti da un verbo varia in funzione del significato del verbo.

Avremo quindi:a) Verbi a zero argomenti (“avalenti”), quali i verbi atmosferici12.b) Verbi a un argomento (“monovalenti”), che richiedono solo la presenza del soggetto

(ad es., nascere, ridere, piangere, camminare, dormire, sognare, ecc.).c) Verbi a due argomenti (“bivalenti”), che richiedono la presenza di un altro

partecipante oltre al soggetto grammaticale (ad es., mangiare, bere, guardare,baciare, andare, telefonare, ecc.).

d) Verbi a tre argomenti (“trivalenti”), che richiedono la presenza di altri duepartecipanti oltre al soggetto grammaticale (ad es., dare, regalare, mettere, inviare,ecc.).

E’ fondamentale tenere separato il concetto di valenza da quello di transitività.

Valenza: concetto semantico che riguarda il numero degli argomenti selezionati dal verbo.

Transitività: concetto sintattico, per cui si dicono transitivi tutti quei verbi a due argomenti in cuiil secondo argomento è un oggetto diretto (verbi, dunque, come mangiare, bere,lavare, guardare, ascoltare, scrivere, leggere, studiare, ecc.).

Un verbo bivalente, dunque, non è necessariamente transitivo e un verbo intransitivo non èsempre monovalente:

34a) Luigi dorme. (monovalente e intransitivo)34b) Marco telefona agli amici. (bivalente e intransitivo)34c) Maria bacia Luigi. (bivalente e transitivo)

Verbi intransitivi e selezione dell’ausiliare: i verbi inaccusativi13.Si dicono intransitivi tutti quei verbi che non comprendono un oggetto diretto tra i loro

argomenti. I verbi intransitivi possono selezionare entrambi gli ausiliari: alcuni verbi intransitivi

selezionano l’ausiliare avere: 35a) Maria ha telefonato a sua madre.35b) Luigi ha creduto alle mie parole.

mentre altri selezionano l’ausiliare essere:36a) Ieri sono andato a una mostra.36b) Luisa si è pentita delle sue azioni.

Come potersi decidere nella selezione dell’ausiliare?

11Parte estratta da P&F, 2004.12Molti linguisti non concordano con l'esistenza di verbi avalenti ma eventualmente entreremo nel merito della questione più

avanti.13Parzialmente estratta da P&F, 2004.

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GRAMMATICA ITALIANA Prof.ssa BARBARA CORPINA

Handout II e III Lezione - 07 e 08/03/11

La categoria tradizionale di verbo intransitivo non è del tutto appropriata: è necessariodistinguere e individuare all’interno dei verbi intransitivi un sottogruppo di verbi, detti inaccusativi.

Questo sottogruppo comprende:a) I verbi ergativi (il termine ergativo è usato per riferirsi a verbi come affondare,

bruciare, cominciare, che possono essere sia transitivi che inaccusativi)37) Il film è cominciato.

b) I verbi inerentemente riflessivi (quali: accorgersi, arrabbiarsi, fidarsi, pentirsi).38) Non mi sono affatto arrabbiato.

c) I verbi di moto (andare, venire, arrivare).39) Sono arrivato questa mattina alle 8.

d) I verbi nella costruzione passiva.40) Questi fogli sono stati rilegati insieme.

e) I verbi con il si passivo.41) Al mercato si sono venduti molti libri.

I verbi inaccusativi selezionano sempre l’ausiliare essere. Tutti gli altri verbi intransitivi, invece,selezionano l’ausiliare avere e sono anche detti inergativi.

La differenza tra i due tipi sta nel fatto che l’argomento dei verbi inergativi è un agente,mentre l’argomento dei verbi inaccusativi è un tema.

ANALOGIE (Cecchetto, 2002): - INERGATIVI – TRANSITIVI ATTIVI - INACCUSATIVI – TRANSITIVI PASSIVI

I verbi inaccusativi condividono con i verbi passivi la proprietà che il loro unico argomento è untema (colui che prende parte all’azione senza determinarla) o, in altri termini, deriva da unoggetto14. Questa equivalenza risulta particolarmente intuitiva con i verbi ergativi (Svolacchia,2004):

42a) I pirati hanno bruciato la nave.42b) La nave è bruciata.42c) La nave è stata bruciata15

- In 42a) bruciare è un verbo causativo transitivo e la nave è il paziente dell'azione causata daipirati.

- In 42b) il verbo è inaccusativo e ha un unico argomento “la nave”, che non fa nessuna azione,piuttosto la subisce, esattamente come in 42c), la passiva corrispondente (Svolacchia,2004).

- Anche in 42c), infatti, il soggetto (la nave) non è l’agente, ma il tema. Quindi la stessa relazione caratterizza la nave in 42b) e in 42c).

14Sebbene venga poi a essere un soggetto.15Bruciare è un verbo ergativo (può essere sia transitivo che inaccusativo, come l’ausiliare essere indica).

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Conclusione:I verbi inaccusativi si comportano come i verbi passivi riguardo alla scelta dell’ausiliare perché

hanno in comune il fatto che il loro unico argomento è un tema e non un agente (Svolacchia, 2004).La selezione dell’ausiliare essere è determinata da una proprietà specifica, condivisa dai verbi

appartenenti alle quattro categorie sopra elencate (ergativi, inerentemente riflessivi, verbi di moto epassivi), vale a dire, in tutti questi verbi il soggetto sintattico non è mai un AGENTE.

Pertanto possiamo dire che la selezione dell’ausiliare non è frutto del caso, ma la conseguenza diuna precisa proprietà semantica del Soggetto. La presenza dell’ausiliare essere indica la mancanzadi agentività del Soggetto sintattico rispetto all’azione espressa dal verbo.

Un test di inaccusatività: il clitico “ne”L’analisi proposta, oltre a rendere conto della selezione dell’ausiliare, consente una spiegazione

immediata per alcuni altri fatti dell’italiano, anche questi solo apparentemente idiosincratici: Considerate le frasi seguenti:

43a) Luigi ha mangiato molti dolci. ! Luigi ne ha mangiati molti.43b) Molti ragazzi hanno telefonato. ! *Ne hanno telefonato molti.

Queste frasi sembrano dimostrare che il clitico “ne” può sostituire un oggetto diretto ma non unsoggetto. Tuttavia, questa conclusione viene immediatamente smentita da frasi come:

43c) Sono arrivati molti ragazzi. ! Ne sono arrivati molti.

E’ evidente dunque che il funzionamento del clitico “ne” non fa riferimento al ruolo sintatticodegli elementi (oggetto vs. soggetto), bensì al loro ruolo semantico: il clitico “ne” può sostituire uncostituente che abbia un ruolo tematico di PAZIENTE/TEMA. Per questa ragione può sostituire l’oggettodi un verbo transitivo (come mangiare) o il soggetto di un verbo inaccusativo (come arrivare), manon può sostituire il Soggetto di un verbo intransitivo (inergativo) come telefonare, perché in questocaso il soggetto sintattico è un AGENTE semantico.

Questa diagnostica può essere applicata ad ogni tipo di verbo inaccusativo:43d) Sono affondate molte navi. ! Ne sono affondate molte. (ergativo)43e) Sono partiti molti turisti.! Ne sono partiti molti. (moto)43f) Si sono stancati molti atleti.! Se ne sono stancati molti. (inerentemente riflessivo)43g) Sono state lavate molte macchine.! Ne sono state lavate molte. (passivo)43h) Si sono venduti molti libri.! Se ne sono venduti molti. (impersonale)

La nozione di “soggetto”Il ruolo sintattico di Soggetto può essere ricoperto da elementi che hanno diversi ruoli semantici

(determinati dalla selezione argomentale del verbo).

Consideriamo gli esempi seguenti:44a) Luigi ha aperto la porta con la chiave.44b) La porta si apre.44c) La chiave ha aperto la porta.

Soggetto: in a) ha ruolo argomentale di ___?___

in b) ha ruolo argomentale di ___?___

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in c) ha ruolo argomentale di ___?___

Non esiste dunque un rapporto di necessaria biunivocità tra un dato ruolo semantico e un dato ruolosintattico (anche se ci sono, come ovvio, delle correlazioni preferenziali).

Gerarchia delle Funzioni Sintattiche: S > OD > OI

Gerarchia dei Macroruoli: ATTORE > PAZIENTE/TEMA > FINE/LOCATIVO/QUANTITA'/MISURA/COMITATIVO

La gerarchia delle funzioni sintattiche indica che la funzione di soggetto è la prima a dover essererealizzata, l'OD è la seconda e poi ci sono tutte le altre.

- Verbo monovalente TEMA: che funzione sintattica avrà?

___________________

- Verbo bivalente transitivo di cui uno ATTORE e l'altro PAZIENTE: che funzioni sintattiche avranno?

ATTORE: __________PAZIENTE: _________

- Verbo trivalente transitivo ATTORE – PAZIENTE - FINE: che funzioni sintattiche avranno?

ATTORE: __________PAZIENTE: _________FINE: _________

- Verbo bivalente intransitivo di cui uno ATTORE e l'altro PAZIENTE: che funzioni sintattiche avranno?

ATTORE: __________PAZIENTE: _________

In considerazione delle gerarchie viste sopra (funzioni sintattiche e ruoli argomentali), se unverbo è monovalente l'unico macroruolo selezionato svolgerà la funzione di S. Se un verbo èbivalente di cui uno ATTORE, allora sarà questo il S, in quanto prima funzione nella gerarchia dellefunzioni sintattiche (...ecc.)

Adottando criteri puramente morfosintattici, al contrario, il soggetto può essere definitounivocamente come “il costituente che determina l’accordo con il verbo”.

Oltre a ciò, nella maggior parte delle lingue occidentali più note, il soggetto ottiene la marca diCaso NOMINATIVO:

45a) io/*me mangio una mela.45b) io/*me corro.

Ci sono lingue in cui i criteri semantici e sintattici interagiscono nella marcatura del soggetto. E’il caso delle lingue ergative (come l'ÀVARO, lingua altaica), in cui il soggetto di un verbo transitivo

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riceve un Caso specifico, detto “ergativo”, mentre il soggetto di un verbo inaccusativo riceveun’altra marca di Caso (detto “assolutivo”), che è la stessa che spetta agli oggetti dei verbi transitivi.Questo sistema di casi è dunque regolato dal ruolo semantico associato al “soggetto”.

Possiamo dunque concludere che, nelle lingue “assolutivo-ergative”, il Caso ergativocontraddistingue il solo soggetto-AGENTE mentre, il PAZIENTE riceve sempre Caso assolutivo16.

BIBLIOGRAFIA

Cecchetto C. (2002), Introduzione alla Sintassi. La teoria dei principi e dei parametri, I ManualiLED (Edizioni Universitarie di Lettere Economia Diritto), Milano.

Donati, Caterina (2008), La sintassi. Regole e strutture, Il Mulino, Bologna.

Puglielli A., Frascarelli M. (2004), Tipologia Linguistica: riflessione sulle lingue e lorocomparazione, Università degli Studi Roma Tre, Roma. (P&F, 2004).

Puglielli A., Frascarelli M. (2008), L’Analisi Linguistica: dai dati alla teoria, Caissa Italia,Cesena/ Roma. (P&F, 2008).

Salvi G., Vanelli L. (2008), Nuova Grammatica Italiana, Il Mulino, Bologna.

Svolacchia M. (2004), Appunti di Sintassi dell’Italiano. Dai parametri ai fenomeni.Universitàdegli Studi Roma Tre, Roma.

NB: Alcune parti del presente handout sono interamente tratte da P&F, 2004 e da P&F, 2008

16Lingue ergative (oltre all’àvaro) sono il basco, il dyirbal, l’eschimese e molte lingue austronesiane.

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