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Prof. Andrzej S. Wodka C.Ss.R. Accademia Alfonsiana Corso M154-12A La sfida etica delle beatitudini matteane (Mt 5,2-10) nel contesto del Discorso della montagna www.awodka.net Lezioni 1 2 ___________________________ I macarismi matteani Rilievi introduttivi

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Prof. Andrzej S. Wodka C.Ss.R.

Accademia Alfonsiana

Corso M154-12A

La sfida etica delle beatitudini matteane (Mt 5,2-10)

nel contesto del Discorso della montagna

www.awodka.net

Lezioni 1 – 2 ___________________________

I macarismi matteani

Rilievi introduttivi

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Beati coloro che scelgono i suoi comandamenti

e non scelgono i sentieri di iniquità.

Beati coloro che trovano la loro gioia in Lui

e non trovano piacere nelle vie di iniquità.

Beati coloro che lo cercano con mani pure

e non lo cercano con il cuore ingannato.

Beato l’uomo che ha acquistato la sapienza

e cammina nella legge dell’Altissimo,

stabilisce il suo cuore nelle sue vie,

non si scoraggia per i suoi castighi

e accetta i suoi colpi di buon cuore

Documenti di Qumran, Grotta 4

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Il corso M154-12A: l’intento e l’articolazione

La sfida etica delle beatitudini matteane (Mt 5,2-10)

nel contesto del Discorso della montagna

Si tratterà di esaminare la validità teologico-morale delle

espressioni paradossali delle beatitudini di Matteo nel loro con-

testo immediato (Mt 5–7) per comprendere la loro natura (in una

continua dialettica delle interpretazioni) in modo da tradurle in

vita morale nel contesto attuale. Vi sarà una contestualizzazione

esegetica ed etica (aspetti storici del problema) del genere sa-

pienziale delle beatitudini. Dopo - un esame approfondito delle

otto formulazioni matteane, attento alle implicazioni morali di

tali testi. Infine, l’assiologia etica più fedele al testo ispirato e al-

le esigenze morali odierne.

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Bibliografia fondamentale:

COMPAGNONI Francesco - PRIVITERA Salvatore (edd.), Vita

morale e beatitudini. Sacra Scrittura, storia, teoretica, espe-

rienza, San Paolo, Cinisello Balsamo 2000;

DUPONT Jacques, Le beatitudini, 3 voll., Paoline, Roma 1972-

1977;

LOHFINK Gerhard, Per chi vale il discorso della montagna?

Contributi per un’etica cristiana (Biblioteca biblica 3), Queri-

niana, Brescia 1990;

MAGGI Alberto, Padre dei poveri: traduzione e commento

delle Beatitudini e del Padre Nostro di Matteo, Vol. 1: Le bea-

titudini (Orizzonti biblici), Cittadella, Assisi 1995.

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In genere si parla di un certo “spirito delle beatitudini”, senza

qualificarlo ulteriormente. Il Concilio Vaticano II (Gaudium et

spes, 72):

I cristiani che hanno parte attiva nello sviluppo economico-

sociale contemporaneo e propugnano la giustizia e la carità,

siano convinti di poter contribuire molto alla prosperità del

genere umano e alla pace del mondo. In tali attività, sia che

agiscano come singoli, sia come associati, siano esemplari.

Pertanto, acquisite la competenza e l’esperienza assolutamente

indispensabili, mentre svolgono le attività terrestri conservino

il retto ordine, rimanendo fedeli a Cristo e al suo vangelo, co-

sicché tutta la loro vita, individuale e sociale, sia compenetrata

dello spirito delle beatitudini, specialmente dello spirito di

povertà.

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Tale spirito è associabile in primis alle comunità di vita consa-

crata. La Vita Consacrata (1996): le comunità dei consacrati

dovrebbero essere “luoghi di speranza e di scoperta delle beati-

tudini”. Ugualmente, l’istruzione Ripartire da Cristo (2002):

Il dover convivere ad esempio con una società dove spesso re-

gna una cultura di morte, può diventare una sfida ad essere

con più forza testimoni, portatori e servi della vita. I consigli

evangelici di castità, povertà ed obbedienza, vissuti da Cristo

nella pienezza della sua umanità di Figlio di Dio, abbracciati

per suo amore, appaiono come una via per la piena realizza-

zione della persona in opposizione alla disumanizzazione, un

potente antidoto all’inquinamento dello spirito, della vita, del-

la cultura; proclamano la libertà dei figli di Dio, la gioia del

vivere secondo le beatitudini evangeliche (RdC, 13).

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La «legge nuova», rappresentata dalle beatitudini evangeliche,

riguarda sempre la totalità dei discepoli di Gesù, non solo una

sua porzione eletta. Bibbia e morale (2008) pensa a tutti i se-

guaci di Cristo:

cercando di imitare Gesù, i discepoli sono incitati ad adottare

un modo d’agire che rifletta fin da ora la realtà futura del Re-

gno: manifestare compassione, non contraccambiare la violen-

za, evitare lo sfruttamento sessuale, intraprendere cammini di

riconciliazione e di amore anche verso i propri nemici, sono

disposizioni e azioni che riflettono la “giustizia” stessa di Dio

e caratterizzano la vita nuova da condurre nel Regno di Dio;

tra queste, la riconciliazione, il perdono e l’amore incondizio-

nato occupano una posizione centrale e offrono un orienta-

mento a tutta l’etica del Discorso (cf. 22,34-40).

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BeM: “non si devono vedere le istruzioni e l’esempio stesso di

Gesù come ideali inaccessibili, anche se riflettono ciò che carat-

terizza i figli e le figlie di Dio solo nella pienezza del Regno”.

Gli orientamenti dati da Gesù hanno valore di veri imperativi

morali:

“forniscono un orizzonte di fondo, che conduce il discepolo a

cercare e trovare modi simili per aggiustare il proprio agire ai

valori e alla visione di fondo del vangelo, in modo da vivere

meglio nel mondo, nell’attesa del Regno che viene”.

Il discorso morale e l’esempio di Gesù stabiliscono le basi teo-

logiche e cristologiche della vita morale e incoraggiano il disce-

polo a vivere in accordo con i valori del regno di Dio quali Gesù

li rivela (BeM, 102.3).

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Beatitudini: una visione iniziale d’insieme

Le beatitudini, “macarismi” (dal greco makários – beato, felice,

circa 60 volte in LXX e 50 [42] volte nel NT), sono una forma

di congratulazione per uno stato di felicità o di fortuna attuale,

oppure l’annuncio di una letizia che verrà. Si avvicinano alla

(ma anche distinguono dalla) “benedizione” che non è tanto un

augurio, quanto una parola efficace, creatrice di un avvenire fa-

vorevole e prospero, di cui Dio è o si rende garante.

Testi evangelici

La versione di Luca è più corta ed è formulata nello stile del di-

scorso diretto (Lc 6, 20-23):

Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:

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Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.

Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati.

Beati voi che ora piangete, perché riderete.

Beati voi quando gli uomini vi odieranno

e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno

e respingeranno il vostro nome come scellerato,

a causa del Figlio dell’uomo.

Rallegratevi in quel giorno ed esultate,

perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli.

Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.

Alle beatitudini, e quasi in opposizione ad esse, seguono le con-

danne (Lc 6,24-26):

Ma guai a voi, ricchi,

perché avete già la vostra consolazione.

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Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame.

Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete.

Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi

Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi pro-

feti.

La forma delle beatitudini di Luca sembra essere più diretta ed

originaria rispetto alla forma di Matteo, le condanne in Luca non

dovrebbero essere originali ma dovrebbero risalire all’evan-

gelista. La versione di Matteo delle beatitudini (Mt 5,3-12), che

normalmente viene citata, ha al contrario un effetto più solenne

e maestoso.

Inoltre, contiene quattro beatitudini in più:

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Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati gli afflitti, perché saranno consolati.

Beati i miti, perché erediteranno la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per causa della giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno

e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi

per causa mia. Rallegratevi ed esultate,

perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.

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Makarios

Le edizioni più aggiornate avevano tentato di rendere il termine

greco makários con “felice”:

“Felici quelli che sono poveri davanti a Dio...

(Wohl denen)”

“Si rallegrino tutti coloro che stanno davanti a Dio a mani

vuote... (Freuen dürfen sich alle die…)”.

Non si raggiunge la piena risonanza della parola “beati”,

con il suo voler significare

una beatitudine piena ed insuperabile.

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La “beatitudine” è un particolare genere letterario.

Nella testimonianza dell’AT esso si trova soprattutto nella lette-

ratura sapienziale (Salmi – 28x; Siracide – 11x; Proverbi – 8x;

Qoèlet – 1x; Sapienza 1x) e – più raramente – nei testi profetici

e apocalittici (Isaia – 3x; Baruch – 1x; Daniele – 1x; Malachia –

1x).

Nel NT vi è innanzitutto la nostra serie di 8 (o 9) sentenze di

questo tipo che formano l’esordio solenne del Discorso della

montagna (Mt 5,3-12) e costituiscono una specie di sintesi del

messaggio evangelico, come programma di vita cristiana. Sono

forme concrete d’una certa maniera di concepire la felicità

dell’uomo. Il macarismo (μακαρισμός) celebra una persona, o

gruppo di persone, per la felicità accordata e in particolare evi-

denzia il motivo di tale fortuna.

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Rivisitiamo ancora alcuni problemi:

Qual è la natura di questi detti? Allocutiva o assertiva?

Quale obbligatorietà: universale o opzionale e elitaria?

Secondo il Dizionario Teologico del Nuovo Testamento:

1) Nella grecità antica il termine «makários» si riferiva agli dèi.

I beati erano gli dèi, trovandosi in uno stato di felicità e di ap-

pagamento che andava oltre tutte le pene, i lavori, la morte. I

beati erano quegli esseri che vivevano in un mondo libero

dalle preoccupazioni e dai problemi della vita quotidiana. Si

doveva essere un dio per essere beato.

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2) «Makários» assunse progressivamente un secondo significa-

to. Il termine cominciò a riferirsi anche alle persone umane in

quanto già morte, quelle cioè che attraverso la morte hanno

raggiunto il mondo degli dei. Così anch’esse erano ormai li-

bere dai problemi e preoccupazioni della vita terrena. Si do-

veva essere morti per essere beati.

3) Finalmente, in uso greco, il «makarios» venne a riferirsi a

una élite, alla fascia superiore della società, alle persone ric-

che. La ricchezza ed il potere hanno messo queste persone

umane al di sopra delle preoccupazioni della parte maggiore

della società, quella che doveva lottare continuamente per la

stessa sopravivenza (povertà, lavoro). Si doveva essere molto

ricchi e potenti per essere considerati beati.

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4) Quando il termine «makários» venne usato nella traduzione

greca dell’AT (LXX), assunse ancora un altro significato. Es-

so si riferiva ai risultati di una vita umana vissuta in giustizia

e rettitudine. Se si viveva rettamente, si doveva essere beati.

La rettitudine doveva produrre la beatitudine in termini terre-

ni: una buona moglie, numerosa progenie, raccolti abbondan-

ti, ricchezza, onore, saggezza, bellezza, buona salute, ecc.

Una persona beata aveva più cose e cose migliori rispetto a

quella “normale”, non beata. Si doveva possedere cose grandi

e belle per essere considerati beati. 5) Matteo usa questa parola in un modo totalmente diverso. Non

è l’élite che è beata. Non è il ricco e il potente ad essere au-

tomaticamente beato. Non sono le persone che vivono in opu-

lenza. Gesù dichiara «beati» coloro che sono l’esatto opposto:

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il povero, l’affamato, l’assetato, il mite, l’afflitto. In tutta la

storia di questa parola era stata sempre l’altra gente quella

considerata beata: il ricco, il potente, il soddisfatto. Ma Gesù

capovolge tutto. L’élite del regno di Dio, i beati nel regno di

Dio, sono quelli che si trovano al livello più basso di tutta

l’umanità.

I macarismi matteani

Né Gesù né Matteo inventano la forma di «beatitudine», ma ri-

flettono l’uso delle beatitudini secondo la tradizione giudaica.

Nella tradizione sapienziale, i macarismi dichiarano la beatitu-

dine di coloro che si trovano nelle circostanze fortunate, basan-

do la loro prosperità sull’osservazione ed esperienza (p. es. Sir

25,7-9). La ricompensa è l’attuale felicità del loro stato.

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Nei Profeti, i macarismi dichiarano la beatitudine presente e fu-

tura di coloro che sono al momento in circostanze anche atroci,

ma che saranno rivendicati nell’escatologia, all’arrivo del regno

di Dio (Isa 30,18; 32,20; Dan 12,12). Nel NT, fuori dai sinottici,

le beatitudini più numerose si trovano nella parte “profetica” del

libro di Apocalisse (1,3; 14,13; 16,15; 19,9; 20,6; 22,7.14).

Il macarismo non è quindi un consiglio pratico per raggiungere

una vita riuscita.

Si tratta di dichiarazioni profetiche che fanno appello alla realtà

del Regno in arrivo e già presente.

In questo modo:

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1) le beatitudini dichiarano una realtà oggettiva come il

risultato di un atto divino (non tanto i sentimenti soggettivi).

Così dovrebbero essere tradotte con l’oggettivante “beato”, in-

vece del soggettivante “felice.” L’opposto di “beato” non è “in-

felice,” ma “maledetto” (cf. Mt 25,31-46; Lc 6,24-26).

2) il modo indicativo dovrebbe essere preso seriamente, e

non trasformarsi troppo facilmente in un imperativo di esorta-

zione.

3) c’è, comunque, una dimensione etica nelle beatitudini.

La comunità che si sente dichiarata beata dal suo Dio non deve

rimanere passiva, ma agire in accordo con il Regno.

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4) le beatitudini sono scritte in un linguaggio speciale:

quello di azione performativa incondizionata. Esse non descri-

vono soltanto qualche cosa che già esiste, ma prima di tutto rea-

lizzano ciò che dichiarano.

5) come una dichiarazione profetica, la verità della beati-

tudine non è indipendentemente vera, ma dipendente da chi la

proclama. Le beatitudini, perciò non sono osservazioni sulla re-

altà finora semplicemente ignorata o trascurata (come le verità

matematiche o logiche che man mano vengono formulate o sco-

perte). Le beatitudini sono vere sulla base dell’autorità di colui

che parla.

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6) le beatitudini non sono storiche ma escatologiche: si in-

troiettano nella storia dalla prospettiva della Risurrezione e della

pienezza escatologica.

7) le otto (o nove) dichiarazioni non sono così asserzioni

sulle virtù umane o considerazioni di natura generale. La mag-

gior parte di esse è precisamente opposta alla saggezza comune.

Piuttosto, esse pronunciano l’agire divino e i suoi effetti sui di-

scepoli autentici nella comunità cristiana. Esse non descrivono

otto tipi diversi di persone buone che sono sulla via al paradiso,

ma sono otto dichiarazioni di beatitudine della comunità escato-

logica che vive in anticipo la realtà del regno di Dio.

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Il contesto delle beatitudini matteane: la giustizia del “di più”

I capitoli Mt 5–7 trattano di una «giustizia superiore». Le beatitudini

ne diventano una prima formulazione programmatica. Tale giustizia

nuova va oltre la “canonicità” del rapporto “giusto” con Dio, realiz-

zato tramite la più scrupolosa osservanza della Legge. Dio può volere

di più. Può persino indirizzare la Legge verso un mistero di gratuità

che dalla Legge sarà condannato, scomunicato, eliminato! Cf. la lo-

gica paolina del mistero della salvezza in connessione al mysterium

iniquitatis: «Colui che non conobbe peccato, egli lo fece peccato per

noi, affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in lui» (2Cor

5,21).

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Esempi di incarnazione dello “spirito delle beatitudini”

Martyrion - Testamento di fr. Christian de Chergé

(+21.05.1996), Algeria

[…] Ecco che potrò [con la mia morte], a Dio piacendo, im-

mergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i

suoi figli dell’islam come lui li vede, totalmente illuminati dalla glo-

ria di Cristo, frutti della sua passione, investiti dal dono dello Spirito,

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la cui gioia segreta sarà sempre stabilire la comunione, ristabilire la

rassomiglianza, giocando con le differenze. …

E anche te [grazie!], amico dell’ultimo minuto, che non avrai

saputo quel che facevi. Sì, anche per te voglio dire questo grazie e

questo ad-dio, da te deciso. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni be-

ati, in paradiso, se lo vorrà Dio, nostro Padre comune. Amen!

Inch’Allah.

Testo:

http://www.paoline.it/Proposte/articoloRubrica_arb1089.aspx

MP3:

http://mediacenter.paoline.it/upload/file/TM_ad-dio_Christian-

de-Cherge_testamenti_paoline_nov2010.mp3

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Altri?

– Chiara Corbella Petrillo, Roma (1984-2012)

http://www.chiaracorbellapetrillo.it/