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ES/07/LLP-LdV/TOI/149026 PRODUZIONE BIOLOGICA DI UVA E VINO Edizione italiana a cura di Biocert

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ES/07/LLP-LdV/TOI/149026

PRODUZIONE BIOLOGICA DI UVA E VINO

Edizione italiana a cura di Biocert

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PRODUZIONE BIOLOGICA DI UVA E VINO

Edizione italiana a cura di Biocert

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Il presente manuale è stato elaborato nell’ambito del

Programma comunitario per l’apprendimento permanente Progetto multilaterale di trasferimento dell’innovazione Leonardo da Vinci

ECOLEARNING - ES/07/LLP-LdV/TOI/149026

La versione italiana è stata curata da: © BIOCERT Associazione

Via Tasso 169 i – 80127 Napoli – Italia Tel. +39 081 7613830 Fax 081 7612734

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Edizioni Biocert – Napoli, 2008

Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione europea. L'autore è il solo responsabile di questa pubblicazione e la Commissione declina ogni responsabilità sull'uso che potrà essere fatto delle informazioni in essa contenute.

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INDICE

INTRODUZIONE ………………………….………………………….… 7

CAPITOLO 1. GESTIONE DI UN’AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA ... 9

1.1. Supervisione e controllo dell’applicazione della normativa vigente …………………………………...…… 9 1.1.a Conversione al biologico di un’azienda agricola 1.1.b Certificazione biologica (nel rispetto della

normativa comunitaria e degli standard IFOAM) 1.1.c Rapporti formali con l’Ente di certificazione 1.1.d Misure di sostegno al biologico

1.2. Pianificazione della produzione, monitoraggio e Controllo ……………………………………………………. 26 1.2.a Storia colturale del sito 1.2.b Valutazione delle esigenze colturali 1.2.c Controllo fitosanitario e fabbisogno nutrizionale

CAPITOLO 2. COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI DA AGRICOLTURA BIOLOGICA …………………. 34

2.1. Pianificazione e gestione degli acquisti …………….… 38 2.1.a Scelta dei fornitori 2.1.b Scelta dei canali di approvvigionamento

2.2. Commercializzazione delle produzioni aziendali …… 41 2.2.a Scelta dei clienti 2.2.b Come vendere il prodotto da agricoltura biologica

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CAPITOLO 3. PRODUZIONE VITIVINICOLA BIOLOGICA …….... 52 3.1 Vitivinicoltore biologico ………………………………...… 52

3.1.a Considerazioni sulla filosofia della conversione a biologico

3.2 Pianificazione, aggiornamento e controllo della produzione ……………………………………………..…… 55

3.2.a valutazione delle diverse esigenze delle piante 3.2.b Tabella della resistenza alle malattie di piante, vino,

e succo d’uva

3.3 Scelta del sito di impianto e della cultivar ……………. 61 3.3.a Storia colturale del sito 3.3.b Scelta del sito 3.3.c Studio del suolo 3.3.d Analisi del terreno 3.3.e Esigenze diPH 3.3.f Preparazione del sito 3.3.g Orientamento dei filari 3.3.h Sesto d’impianto 3.3.i Impianto 3.3.l Irrigazione barbatelle 3.3.m Fertilizzazione (organica)

3.4 Forma di allevamento ……………………………………. 76 3.4.a Sostegni 3.4.b Filo 3.4.c Ancoraggi del filo 3.4.d Fissaggio del filo 3.4.e Tiranti del filo 3.4.f Sostegni delle viti

3.5 Metodi di controllo biologico …………………….….…. 81 3.5.a Incidenza dei parassiti ed esigenze nutrizionali 3.5.b Fertilizzazione

3.6 Cura e difesa delle piante ……………...………….……. 87 3.6.a Potatura e forma di allevamento 3.6.b Potatura:la forma corta

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3.6.c Tralci su o tralci giu? 3.6.d Prodotti per il controllo delle malattie 3.6.e Malattie dell’uva 3.6.f Attacchi batterici 3.6.f Attacchi virali 3.6.g Attacchi di insetti

3.7 Raccolta e trasporto dell’uva biologica ……..….….... 107 3.7.a Prova in campo della maturazione dell’uva 3.7.b Metodo di raccolta 3.7.c Grado di maturazione dell’uva 3.7.d Cura nella raccolta e nella manipolazione 3.7.e Procedura di raccolta 3.7.f Macchinari per la raccolta dell’uva

3.8 Post-raccolta ……………………………………….….…. 114 3.8.a Commercializzazione dei prodotti 3.8.b Selezione della clientela 3.8.c Come vendere l’uva ed il vino nel mercato biologico 3.8.d Canali alternative di distribuzione dei prodotti

biologici

CONCLUSIONI ……………………………………………………..… 118 GLOSSARIO ……………………………………………………..…… 120

BIBLIOGRAFIA / SITI INTERNET ................................................. 133

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INTRODUZIONE Questo manuale rappresenta l’adattamento e l’evoluzione del lavoro realizzato nel 2006 con il progetto comunitario Leonardo da Vinci “Forecologia” (numero di riferimento ES/03/B/F/PP-149080). La presente versione è il frutto del lavoro di un team di esperti appartenenti ad organizzazioni di diversi Paesi europei: Spagna (IFES-Instituto de Formación y Estudios Sociales, UPA-Unión de Pequeños Agricultores y Ganaderos, Formación 2020 S.A.), Bulgaria (AGROLINK), Italia (Associazione Biocert), Svezia (STPKC-Swedish TelePedagogic Knowledge Center), Germania (BFW - Centro di Competenza Europa), Portogallo (Escola Superior Agrária de Ponte de Lima), Romania (ARAD-Associazione rumena per l’agricoltura sostenibile), Ungheria (MÖGÉRT-Associazione Ungherese per l’Agricoltura biologica). Il manuale è stato messo a punto nell’ambito del progetto comunitario per l’apprendimento permanente Leonardo da Vinci “Ecolearning” (numero di riferimento ES/07/LLP-LdV/TOI/149026). I principali destinatari di questo manuale sono quindi i lavoratori professionisti del settore agricolo, con particolare riguardo ai titolari delle piccole imprese. Si tratta pertanto di materiale formativo destinato alla riqualificazione professionale ed alla formazione continua degli addetti del settore primario. I contenuti del presente manuale sono i seguenti: 1. il primo capitolo è dedicato alle problematiche gestionali e

tratta gli aspetti della conversione aziendale al biologico, della certificazione delle produzioni sulla base della normativa europea e degli standards IFOAM, l’attività degli Enti di certificazione, la tracciabilità e la certificazione di filiera, gli strumenti di supporto alle attività delle aziende agricole biologiche. Poichè l’agricoltura biologica richiede una particolare cura nella programmazione della produzione, questo capitolo si sofferma anche sullo studio del contesto territoriale in cui si svolge l’attività, e sull’analisi della storia del sito e delle sue peculiarità e problematicità.

2. Un secondo capitolo tratta la pianificazione e la gestione degli acquisti (in considerazione del fatto che tutti gli inputs devono a loro volta essere prodotti con il metodo biologico) e la scelta dei canali di approvvigionamento. Vengono inoltre fornite le nozioni fondamentali sulla commercializzazione delle produzioni biologiche, dall’individuazione della clientela alla scelta dei canali di distribuzione.

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3. Il terzo capitolo tratta gli aspetti specifici della coltivazione biologica del vigneto, quali la scelta del sito su cui effettuare l’impianto, l’individuazione dei vitigni, la scelta della forma di allevamento, le tecniche colturali, la fertilizzazione, la difesa fitosanitarie, la raccolta ed il post-raccolta, fino alla vendita finale del prodotto.

4. Chiude il manuale un glossario con i principali termini utilizzati in agricoltura biologica.

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CAPITOLO 1. GESTIONE DI UN’AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA

1.1 Supervisione e controllo dell’applicazione della normativa vigente. La normativa europea sull’agricoltura biologica apre nuove strade per i produttori agricoli, consentendo lo sviluppo di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, in grado di ottenere alimenti sicuri e di qualità. Il primo regolamento comunitario che ha disciplinato in modo completo ed univoco, per tutti i Paesi dell’Unione Europea, il metodo di produzione biologico degli alimenti è stato il Reg. CEE n° 2092/91. Dopo una lunga serie di aggiornamenti ed integrazioni, Il regolamento è stato sostituito dalla normativa entrata in vigore il 1° gennaio 2009, costituita dal Reg. CE 834/20071 e dalle norme attuative contenute nel Reg. CE n° 889/20082. E’ inoltre da evidenziare che stiamo parlando di un sistema fondato su base volontaria, il cui logo può essere usato in aggiunta ad altri marchi, pubblici o privati, che servano ad identificare le produzioni da agricoltura biologica. In tutta l’Unione Europea per etichettare come biologico un prodotto, esso deve innanzitutto essere conforme al dettato normativo, che ne stabilisce i requisiti minimi per la produzione, trasformazione ed importazione da Paesi terzi, comprese le procedure per il controllo e la certificazione, l’etichettatura e la commercializzazione. Questo tipo di etichettatura potrà essere utilizzata solo da quei produttori i cui sistemi produttivi e le cui produzioni siano state controllate e dichiarate conformi alla normativa comunitaria. Un primo logo che contraddistingue le produzioni da agricoltura biologica è stato definito a livello europeo sin dall’anno 2000. La nuova normativa dispone però l’istituzione di un nuovo logo,

1 Regolamento (CE) N. 834/2007 del Consiglio del 28 giugno 2007, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 189/1 del 20.07.2007, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il Regolamento (CEE) n° 2092/91. 2 Regolamento (CE) N. 889/2008 della Commissione del 5 settembre 2008, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 250/1 del 18.09.2008, recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l'etichettatura e i controlli. 4 Regolamento (CE) N. 967/2008 del Consiglio del 29 settembre 2008, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 264/1 del 3.10.2008, recante modifica del regolamento (CE) n. 834/2007 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici.

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che sarà in seguito definito e diverrà obbligatorio a partire dal 1° luglio 2010 (Reg. CE N° 967/20084). Il logo può essere applicato esclusivamente sui prodotti trasformati in cui almeno il 95% degli ingredienti provenga a sua volta da agricoltura biologica, e la cui lavorazione, confezionamento ed etichettatura siano avvenute nell’Unione Europea o in un Paese con un sistema di certificazione equivalente a quello europeo.

Immagine 1: vecchio logo europeo per le produzioni da agricoltura biologica

Il successo del biologico è legato proprio al sistema europeo di certificazione, che garantisce una tracciabilità totale del prodotto. La Commissione Europea considera una priorità assoluta della tracciabilità (la possibilità di seguire il percorso di un prodotto dalla fase iniziale di produzione alla vendita e viceversa). Sin dal gennaio 2005, con il Regolamento comunitario n° 178/2002, è divenuta obbligatoria per le aziende alimentari l’adozione di un sistema di tracciabilità. La normative stabilisce anche i principi ed i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa le procedure nel campo della sicurezza alimentare. La tracciabilità assume un’importanza sempre maggiore per gli operatori della filiera agroalimentare, le istituzioni ed i consumatori, in relazione alla sicurezza alimentare (basti pensare alla crisi della BSE) ed alla “garanzia della provenienza” (ad es. garanzia della non contaminazione con OGM). Un sistema efficace di tracciabilità consente inoltre di prendere rapidamente decisioni e contromisure nel caso di emergenze sanitarie lungo la filiera agroalimentare,

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consentendo l’individuazione delle cause (si parla infatti di “tracciabilità delle responsabilità”). La tracciabilità di filiera comporta la raccolta dei dati “dal campo alla tavola”, al fine di comprendere le variabili produttive e qualitative, il comportamento del prodotto durante la sua conservazione, il controllo dei costi di produzione, le responsabilità interne (operatori) ed esterne (clienti e fornitori). Tale massa di informazioni deve essere gestita mediante veri e propri “sistemi informativi di filiera” con vari punti di accesso (al pubblico, all’autorità sanitaria e agli organismi di certificazione, ai responsabili tecnici e al management aziendale) nell’ottica di una precisa volontà di trasparenza, per consolidare il rapporto di fiducia con tutti gli operatori della filiera produttiva e distributiva e con il consumatore finale. Per raggiungere questi obiettivi i documenti principali da predisporre sono: a) il Disciplinare Tecnico (o Manuale) di tracciabilità della filiera,

il cui principio è quello di scrivere tutto ciò che si fa (… e poi fare quello che si è scritto!) per garantire la tracciabilità della filiera.

b) il Sistema Documentale che è composto da procedure operative, procedure tecniche, istruzioni di lavoro e modulistica che le singole aziende della filiera devono adottare per garantire il corretto funzionamento del sistema di tracciabilità.

c) lo Schema di Certificazione che indica le regole tramite le quali l’organismo di controllo e gli operatori di filiera si interfacciano per garantire la conformità del prodotto alla norma di riferimento.

d) il Diagramma di Flusso che rappresenta lo schema in cui si individuano le varie fasi da cui è composto il processo produttivo e si evidenziano i punti critici per la perdita di tracciabilità; è quindi il documento che descrive la storia di una unità di prodotto (intesa come il lotto minimo che si avvicini il più possibile alla singola confezione di prodotto).

e) il Piano dei Controlli, documento che ordina tipo e modalità delle operazioni da effettuare per la verifica delle specifiche del prodotto durante il ciclo produttivo (prelievo campioni, analisi chimiche, laboratori, ecc..). Tali verifiche vengono condotte normalmente sia dall’azienda capo-filiera che da un ente terzo, nel caso di certificazione. Naturalmente per le filiere agrobiologiche fondamentale risulta l’attività svolta degli Organismi di controllo e certificazione, autorizzati dalle singole Autorità nazionali in conformità al regolamento comunitario. Questi Organismi operano infatti sulla base di manuali operativi altamente specializzati, impostati in modo tale da garantire un controllo di filiera completo in tutte le sue fasi.

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1.1.a Conversione al biologico di un’azienda agricola Gli operatori agricoli che intendono produrre con il metodo biologico devono riporre molta attenzione nella fase di riconversione produttiva, sia dal punto di vista tecnico che da quello burocratico, rispettando gli standards normativi e sottoponendo l’azienda al controllo di un ente di certificazione (accreditato dalla competente Autorità nazionale). In questa fase è consigliabile farsi supportare da un’associazione del settore o dai centri di assistenza pubblica. Dal punto di vista tecnico la conversione rappresenta quel periodo in cui l’azienda, in precedenza gestita con tecniche convenzionali, pone le basi per una corretta e proficua adozione del metodo di produzione biologico. Possiamo definire come “conversione burocratica” quella durante la quale i prodotti non possono essere etichettati come provenienti da agricoltura biologica e come “conversione agronomica” quella che si pone l’obiettivo di mettere a punto in azienda il metodo di produzione biologico dal punto di vista tecnico. La normativa comunitaria definisce tutti i requisiti che deve possedere un’azienda agricola per passare al biologico, compreso il rispetto del periodo di conversione, che normalmente è di due anni per le colture erbacee e di tre anni per quelle arboree. L’Ente di certificazione può anche decidere di allungare od abbreviare questo periodo, che comunque non potrà mai scendere al di sotto di un anno. Gli operatori devono elaborare un piano di riconversione, che deve essere preventivamente approvato dall’ente di certificazione.

1.1.b Certificazione biologica (nel rispetto della normativa comunitaria e degli standards IFOAM)

La normativa comunitaria prevede che ciascuno stato membro debba adottare un proprio sistema di controllo e certificazione ed individuare l’Autorità competente della supervisione del sistema e dell’accreditamento degli enti di certificazione (vedere Tabella 1), che devono operare in conformità agli standards internazionali delle norme EN 45011 / ISO 65.

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Tabella 1: Elenco degli Enti di certificazione accreditati in Italia

Nome cod. UE Recapito

Associazione Suolo e Salute

IT-ASS

via Paolo Borsellino, 12/B 61032 Fano (Pu) Tel. e fax 0721 860543 E-mail [email protected] sito Internet www.suoloesalute.it

Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale - ICEA

IT-ICA

Via Nazario Sauro, 2 40121 – Bologna Tel. 051/272986 Fax 051/232011 E-mail [email protected]

Istituto Mediterraneo di Certificazione - IMC

IT-IMC

Via C. Pisacane 53 60019 – Senigallia (An) Tel. 071-7928725/7930179 Fax 071-7910043 E-mail [email protected] sito Internet www.imcert.it

Bioagricert

IT-BAC

Via dei Macabraccia, 8 40133 Casalecchio Di Reno (Bo) Tel. 051-562158 Fax. 051-564294 E-mail [email protected] sito Internet www.bioagricert.org

Consorzio Controllo Prodotti Biologici - CCPB

IT-CPB

Via Jacopo Barozzi 8 40126 – Bologna Tel. 051-254688-6089811 Fax 051-254842 E-mail [email protected] sito internet www.ccpb.it

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CODEX S.r.l.

IT-CDX

Via Duca degli Abruzzi, 41 95048 Scordia (Ct) Tel. 095-650634/716 Fax. 095-650356 E-mail [email protected] sito internet www.codexsrl.it

Q.C. & I. International Services

IT-QCI

Villa Parigini Località Basciano 55035 Monteriggioni (Si) Tel. 0577/327234 Fax. 0577/329907 E-mail [email protected] sito Internet www.qci.it

Ecocert Italia

IT-ECO

Corso Delle Province 60 95127 - Catania Tel. 095/442746 - 433071 Fax 095/-505094 E-mail [email protected] sito Internet www.ecocertitalia.it

BIOS

IT-BSI

Via M. Grappa 37 36063 Marostica (Vi) Tel. 0424/471125 Fax: 0424/476947 E-mail [email protected] sito Internet www.certbios.it

Eco System International Certificazioni S.r.l.

IT-ECS

Via Monte San Michele 49 73100 Lecce Tel. e Fax 0832-311589 E-mail [email protected] sito Internet www.ecosystem-srl.com

BIOZOO - S.r.l.

IT-BZO

Via Chironi 9 07100 Sassari Tel. e Fax : 079-276537

BIOZERT - zertifizierung IT- Auf dem Kreuz 58

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okoligisch erzeutger produkte*

BZT D-86512 - UGSBURG Tel. +49(0)821.3467650 Fax +49(0)821.3467655 E-mail [email protected] sito Internet www.biozert.de

INAC - International Nutrition and Agricolture Certification*

IT-INC

Rudolf-Herzog-Weg 32 D-37213 WITZENHAUSEN Tel. +49(0)5542.911400 Fax +49(0)5542.911401 E-mail [email protected] sito Internet www.inac-certification.com

IMO - Institut für marktökologie*

IT-IMO

Paradiesstrasse 13 D-78462 KONSTANZ Tel. +49(0)7531.915273 Fax +49(0)7531.915274 E-mail [email protected] sito Internet www.imo.ch

QC&I – Gesellschaft für kontrolle und zertifizierung von Qualitätssicherungssystemen GMBH*

IT-QCI

Gleuelerstrasse 286 D-50935-KÖLN Tel. +49(0) 221 943 92-09 Fax +49(0) 221 943 11 sito Internet www.qci.de

*accreditati solo per la provincial di Bolzano

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Gli operatori che producono, trasformano od importano prodotti da agricoltura biologica devono “notificare” l’inizio della loro attività alla competente Autorità di controllo nazionale. Lo schema di certificazione prevede che l’operatore debba fornire una precisa descrizione dell’unità di produzione, identificare in modo chiaro i magazzini, le aree di raccolta ed i luoghi di confezionamento. In seguito alla prima notifica di inizio attività di produzione con il metodo biologico, l’operatore deve comunicare annualmente all’Ente di certificazione il programma di produzione. Il Sistema di certificazione prevede che l’operatore descriva nel dettaglio il processo produttivo, il quale dovrà poi essere verificato, approvato e continuamente controllato dall’Ente di certificazione, anche attraverso il prelievo e l’analisi di campioni di prodotto, sia in azienda che nei luoghi di trasformazione e commercializzazione. L’obiettivo del sistema di certificazione, attraverso le verifiche iniziali ed il monitoraggio successivo, è quello di dare al consumatore una certificazione “certa ed indipendente” delle produzioni ottenute nel rispetto della normativa vigente sull’agricoltura biologica. L’Attività degli Enti di certificazione è sostenuta grazie al pagamento da parte degli operatori controllati di una quota di controllo, stabilita sulla base delle dimensioni e della tipologia produttiva dell’azienda. In ogni caso la quota di controllo deve permettere di coprire tutte le spese sostenute dall’Ente di certificazione per lo svolgimento delle attività di controllo e certificazione. Dobbiano considerare che la parola “biologico” non ha lo stesso significato in tutto il Mondo, in quanto a livello internazionale non esistono standard comuni. La Federazione Internazionale dei Movimenti dell’Agricoltura Biologica (IFOAM) nelle norme identificate come “Basic Standards” descrive come un alimento da agricoltura biologica debba essere prodotto, trasformato, condizionato. Tali norme sono costituite da “Principi generali”, (Tabella n° 2), raccomandazioni, e riflettono lo stato dell’arte del metodo di produzione e trasformazione biologico, definendo inoltre le norme di accreditamento degli enti di certificazione e gli standards che devono essere rispettati da tutte le organizzazioni nel mondo. In particolare l’applicazione delle norme serve ad evitare che l’uso di standard nazionali si trasformi in un’insormontabile barriera commerciale ed ostacoli di fatto la libera circolazione delle produzioni da agricoltura biologica5.

5 The IFOAM Norms are available on IFOAM website: www.ifoam.org .

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L’IFOAM supporta lo sviluppo di standard locali in linea con gli obiettivi delle norme di base IFOAM. Gli standard internazionali e quelli locali possono così essere armonizzati proprio grazie al processo di approvazione.

(Immagine 2: logo IFOAM)

Le linee guida per l’armonizzazione delle produzioni agricole sono state dettate anche dalla FAO (Food and Agriculture Organization) e dal W.H.O. (World Health Organization). Queste linee guida risultano preziose per l’elaborazione delle nuove normative e regolamentazioni del settore. In particolare la Commissione del Codice Alimentare, operante nell’ambito di un programma congiunto FAO/WHO partito nel 1991 (con la partecipazione anche dell’IFOAM e delle Istituzioni europee), ha elaborato le line guida per la produzione, la trasformazione, l’etichettatura e la commercializzazione delle produzioni ottenute con il metodo biologico. Le disposizioni del Codice Alimentare sono perfettamente in linea con gli standards dell’IFOAM e con la normativa europea del biologico. Le linee guida sulle produzioni da agricoltura biologica rappresentano il fondamento di una serie di norme e programmi operativi attivati in diversi Paesi (a cominciare dalla stessa regolamentazione comunitaria). Queste linee guida ci dicono come ottenere prodotti da agricoltura biologica, in grado di rassicurare anche i consumatori circa la loro qualità e la bontà del processo produttivo. Il Codice costituisce una base importate per l’armonizzazione della normativa internazionale e per incrementare la fiducia dei consumatori. Sarà anche importante per l’applicazione del principio di equivalenza nell’ambito del WTO. Le linee guida per il biologico contenute nel Codice Alimentare saranno regolarmente aggiornate almeno ogni quattro anni, così come stabilito all’interno dello stesso Codice6. E’ opportuno ricordare che

6 Ulteriori informazioni sul Codice Alimentare sono disponibili sul sito internet

www.codexalimentarius.net. Si consiglia anche di consultare il sito Internet della FAO dedicato all’agricoltura biologica: www.fao.org/organicag.

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esistono anche leggi e marchi nazionali predisposti da molte nazioni europee, in alcuni casi risalenti a periodi antecedenti all’entrata in vigore della regolamentazione comunitaria. In qualche Paese le associazioni degli operatori dell’agricoltura biologica hanno anche formulato standards privati e schemi di certificazione, ancor prima della pubblicazione delle norme nazionali e comunitarie. Spesso sono proprio questi marchi privati ad avere la maggior fiducia da parte dei consumatori (ne esistono ad es. alcuni molto conosciuti in Inghilterra, Italia, Danimarca, Austria, Ungheria, Svezia, Svizzera). In Europa tutti gli operatori (produttori, trasformatori, importatori) interessati ad utilizzare questi marchi privati aggiuntivi devono rispettare oltre alla disciplina comunitaria anche i rispettivi standards privati. Questi richiedono infatti un controllo ed una certificazione aggiuntiva. Alcuni Enti di certificazione europei sono anche accreditati presso i Ministeri dell’Agricoltura americani e giapponesi, al fine di offrire agli operatori biologici europei la possibilità di esportare in quei paesi le loro produzioni. Le certificazioni rilasciate sono le seguenti: NOP7 - National Organic Programme (vedere tabella 3) per gli Stati Uniti e JAS8 - Japanese Agricultural Standard (vedere tabella 4), per il Giappone.

Il Servizio Internazionale di Accreditamento Biologico (IOAS) è un’Organizzazione no-profit indipendente con sede in Delaware, USA che sovrintende il sistema mondiale di certificazione del biologico, attraverso procedure volontarie di accreditamento degli Enti di certificazione operanti nel settore del biologico9. L’Organizzazione IOAS implementa il programma di accreditamento IFOAM che garantisce a livello mondiale il rispetto dei principi biologici, contribuendo all’eliminazione delle barriere nazionali, grazie alla sua completa imparzialità.

7 http://www.ams.usda.gov/nop/indexIE.htm 8 http://www.maff.go.jp/soshiki/syokuhin/hinshitu/e_label/index.htm 9 http://www.ioas.org

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Tabella 2: Principi dell’agricoltura biologica, elaborati dall’IFOAM

Dopo un intenso processo partecipativo, nel settembre 2005, l’Assemblea generale IFOAM svoltasi ad Adelaide in Australia ha approvato la revisione dei “Principi di agricoltura biologica” *. Questi principi sono le radici dalle quali cresce e si sviluppa l’agricoltura biologica.

Principio della salute L’Agricoltura Biologica deve sostenere e rafforzare la salute del suolo, delle piante, degli animali, degli esseri umani e del pianeta come un insieme unico ed indivisibile. Questo principio sottolinea che la salute degli individui e delle comunità non può prescindere dalla salute degli ecosistemi – suoli sani producono raccolti sani che favoriscono la salute degli animali e della gente. La salute è la totalità e l’integrità dei sistemi viventi. Non è semplicemente l’assenza di malattia, ma il mantenimento del benessere fisico, mentale, sociale ed ecologico. L’immunità, la resistenza e la rigenerazione sono caratteristiche fondamentali della salute. Il ruolo dell’agricoltura biologica, sia nell’attività agricola, che nella lavorazione, la distribuzione o il consumo, è di sostenere e rafforzare la salute degli ecosistemi e degli organismi, dal più piccolo abitante del suolo fino agli esseri umani. Particolarmente, l’agricoltura biologica intende produrre cibi nutrienti, di alta qualità, che favoriscono il benessere e la prevenzione delle malattie. In quest’ottica andrebbe evitato l’uso di fertilizzanti, pesticidi, medicine veterinarie ed additivi alimentari per animali che possano avere effetti dannosi sulla salute. Principio dell’ecologia L’Agricoltura Biologica deve basarsi su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con essi, emularli ed aiutarli a sostenersi. Questo principio radica l’agricoltura biologica all’interno dei sistemi ecologici viventi. Afferma che la produzione deve essere basata su processi ecologici e di riciclo. Il nutrimento ed il benessere sono ottenuti mediante l’ecologia dell’ambiente produttivo specifico. Per esempio, nel caso delle colture si tratta del suolo vivente; per gli animali dell’agro-ecosistema; per i pesci e gli organismi marini dell’ambiente acquatico. I sistemi colturali, pastorali e di raccolta spontanea devono adattarsi ai cicli ed agli equilibri ecologici esistenti in natura. Questi cicli sono universali anche se si manifestano in modo diverso a seconda degli eco-sistemi locali. La gestione biologica deve essere adattata alle condizioni, all’ecologia, alla cultura ed alle dimensioni locali. Gli inputs esterni vanno ridotti attraverso la riutilizzazione, il riciclo e la gestione efficiente di materiali ed energia, al fine di mantenere e di migliorare la qualità dell’ambiente e di preservare le risorse. L’agricoltura biologica deve raggiungere l’equilibrio ecologico tramite la progettazione di sistemi agricoli, la creazione di habitat ed il mantenimento della diversità genetica ed agraria. Coloro che producono, trasformano, commerciano o consumano prodotti biologici devono proteggere l’ambiente comune, tenendo conto del paesaggio, del clima, degli habitat, della biodiversità, dell’aria e dell’acqua. Principio dell’equità solidale L’Agricoltura Biologica deve svilupparsi su rapporti che assicurino equità e solidarietà nei confronti dell’ambiente comune e delle necessità della vita. L’equità solidale è caratterizzata dall’eguaglianza, dal mutuo rispetto, dalla giustizia e dalla tutela di un mondo condiviso, sia nelle relazioni tra le persone che in quelle delle persone con gli altri esseri viventi. Questo principio stabilisce che coloro che sono impegnati nell’agricoltura biologica devono gestire le relazioni umane in modo tale da assicurare equità solidale a tutti i livelli ed a tutte le parti interessate: agricoltori, lavoratori, trasformatori, distributori, commercianti e consumatori. L’agricoltura biologica deve assicurare una buona qualità di vita a tutti coloro che ne sono coinvolti e contribuire alla sovranità alimentare ed alla riduzione della povertà. Essa mira alla produzione di una fornitura sufficiente di alimenti ed altri prodotti di buona qualità. Questo principio stabilisce pure che gli animali possano avere condizioni e opportunità di vita che rispettino la loro fisiologia, il loro comportamento naturale ed il loro benessere.

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Le risorse naturali ed ambientali usate per la produzione e il consumo dovrebbero essere gestite in un modo socialmente ed ecologicamente giusto e dovrebbero essere preservate per le generazioni future. L’equità solidale richiede che i sistemi di produzione, distribuzione e commercio siano aperti ed equi, e che tengano conto dei reali costi ambientali e sociali. Principio della cautela L’Agricoltura Biologica deve essere gestita in modo precauzionale e responsabile al fine di proteggere la salute ed il benessere delle generazioni presenti e future e dell’ambiente. L’agricoltura biologica è un sistema vivente e dinamico che risponde a esigenze e condizioni interne ed esterne. Chi pratica l’agricoltura biologica può aumentare l’efficienza e la produttività, ma senza compromettere la salute ed il benessere degli esseri viventi e dell’ambiente. Di conseguenza, le nuove tecnologie devono essere valutate con attenzione ed i metodi attualmente in uso sottoposti a revisione. Tenuto conto della conoscenza degli ecosistemi e dell’agricoltura, è necessario prestare la dovuta cautela preventiva. Questo principio afferma che la precauzione e la responsabilità sono concetti chiave nelle scelte di gestione, di sviluppo e di tecnologie nell’agricoltura biologica. La scienza è necessaria per assicurare che l’agricoltura biologica sia sana, sicura e rispettosa dell’ambiente. Tuttavia, la conoscenza scientifica da sola non è sufficiente. L’esperienza pratica, la saggezza e le conoscenze tradizionali ed indigene accumulate, soluzioni valide e collaudate nel tempo. L’agricoltura biologica deve prevenire rischi maggiori tramite l’adozione di tecnologie appropriate ed il rifiuto di quelle imprevedibili, quale l’ingegneria genetica. Le decisioni devono riflettere i valori ed i bisogni di tutti coloro che potrebbero subirne gli effetti, attraverso dei processi trasparenti e partecipativi. ______ * Le Norme IFOAM per le produzioni e le trasformazioni biologiche, Ed. IFOAM, Bonn, 2005 (www.ifoam.org).

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Tabella 3: Il programma nazionale americano sul biologico (National Organic Programme - NOP)

Il programma nazionale americano sul biologico (NOP) è stato implementato definitivamente il 21 ottobre 2002, sotto la direzione del Servizio Marketing Agricolo, una sezione del Dipartimento di stato per l’agricoltura degli Stati Uniti (USDA). Il NOP è una legge federale che prevede per tutti i prodotti biologici il rispetto di standards comuni e lo stesso sistema di certificazione.

Le basi del programma nazionale per il biologico Il NOP ha sviluppato gli standards nazionali ed ha stabilito un sistema di certificazione del biologico fondato sulle indicazioni dei 15 membri del Comitato nazionale per gli standards del biologico (NOSB). Il NOSB è nominato dal Segretario di stato per l’agricoltura e comprende rappresentanti delle seguenti categorie: produttori agricoli; trasformatori, consumatori, ambientalisti, scienziati e Enti di certificazione. Oltre a considerare le indicazioni del NOSB, l’USDA nell’elaborazione di queste norme ha tenuto anche conto dei sistemi di certificazione precedentemente adottati dagli Stati e dai privati. Le norme del NOP sono flessibili al fine di potersi adattare al gran numero di produzioni agricole esistenti in ogni regione degli Stati Uniti.

Cosa stabiliscono le norme NOP? Le norme proibiscono l’uso nella produzione e nella trasformazione dei prodotti biologici di Organismi geneticamente modificati, delle radiazioni, dei fanghi da acque reflue. Come regola generale sono consentite tutte le sostanze naturali (non chimiche di sintesi), mentre sono vietati tutti i prodotti chimici di sintesi. Tutte le eccezioni a queste regole sono contenute in un elenco valido a livello nazionale, contenuto in un’apposita sezione del regolamento.

Le norme di produzione e trasformazione interessano le produzioni biologiche, la raccolta spontanea, l’allevamento biologico, il condizionamento e la trasformazione dei prodotti agricoli biologici. Le produzioni biologiche sono ottenute senza l’uso di pesticidi chimici, fertilizzanti derivati dal petrolio o dai fanghi delle acque reflue: Gli animali allevati con il metodo di produzione biologico devono essere alimentati con mangimi biologici ed avere libero accesso a spazi aperti. Non sono consentiti antibiotici ed ormoni per lo sviluppo.

Le norme di etichettatura sono basate sulla percentuale di ingredienti biologici contenuti nel prodotto. − Prodotti etichettati "100% biologico" devono contenere solo ingredienti prodotti con il metodo biologico. Essi

possono essere contrassegnati con il marchio del biologico USDA. − Prodotti etichettati "biologico" devono contenere almeno il 95% di ingredienti biologici. Essi possono essere

contrassegnati con il marchio del biologico USDA. − Prodotti trasformati che contengono almeno il 70% ingredienti biologici possono riportare la frase

"prodotto con ingredienti biologici" e mettere in evidenza sull’etichetta fino a tre ingredienti biologici o gruppi di alimenti biologici. Per esempio nel caso di una zuppa fatta con almeno il 70% di ingredienti biologici e precisamente con i soli vegetali biologici può essere contrassegnata come “fatta con piselli, patate e carote biologiche” o “fatto con vegetali biologici”. Tali prodotti non possono essere contrassegnati con il marchio del biologico USDA.

− Prodotti trasformati che contengono meno del 70% di ingredienti biologici non possono riportare in etichetta il termine “biologico” ma possono identificare nell’elenco degli ingredienti quelli provenienti da agricoltura biologica.

Le norme di certificazione stabiliscono i requisiti che devono possedere le produzioni ed i trasformati ottenuti con il metodo biologico per essere etichettati come tali dall’Ente di certificazione accreditato dall’USDA. Tra la documentazione che deve fornire l’operatore controllato c’è anche il piano di gestione dell’azienda biologica. Questo piano descrive, tra l’altro, tecniche e sostanze utilizzate nel processo produttivo, la descrizione delle operazioni colturali e delle procedure messe in atto per prevenire la contaminazione dei prodotti biologici con quelli convenzionali. Le norme di certificazione determinano inoltre i controlli da effettuarsi direttamente in azienda.

Sono esentati dalla certificazione i produttori ed i trasformatori che sviluppano un giro d’affari annuo per i prodotti biologici superiore a $ 5.000. Essi possono etichettare i loro prodotti come biologici se rispettano le norme, ma non possono utilizzare il marchio del biologico USDA.

Le norme di accreditamento stabiliscono i requisiti che un ente deve possedere per diventare Ente di certificazione riconosciuto dall’USDA. Esse servono innanzitutto a stabilire se un Ente di certificazione svolge la propria attività in modo corretto ed imparziale. L’ente deve dimostrare di impiegare personale con esperienza adeguata ed abilitato a controllare e certificare gli operatori biologici, adottando tutte le misure necessarie per prevenire conflitti di interesse e garantire una rigorosa riservatezza sulle informazioni assunte nell’espletamento del controllo.

I prodotti agricoli importati possono essere venduti negli Stati Uniti solo se sono certificati dagli Enti di certificazione accreditati presso l’USDA. Quest’ultimo ha provveduto ad accreditare Enti di parecchi paesi stranieri. Esiste anche la possibilità che, su richiesta di un governo straniero, l’USDA provveda a riconoscere gli Enti di certificazione di quel paese, qualora le norme di accreditamento risultassero equivalenti a quelle americane.

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Tabella 4: JAS - Japanese Agricultural Standard

Lo standard JAS per le produzioni agricole e le trasformazioni agroalimentari è stato creato nel 2000 sulle basi delle linee guida sulle produzioni, trasformazioni, etichettatura e vendita degli alimenti biologici, fissate dalla Commissione del Codex Alimentarius. Il sistema di certificazione JAS è stato completato dal novembre 2005 con le norme sugli allevamenti biologici, le trasformazioni dei prodotti zootecnici biologici e l’alimentazione biologica degli animali. Possono applicare il marchio JAS sulle loro produzioni solo quelle aziende che sono controllate e certificate dagli Enti di certificazione iscritti nell’apposito Registro giapponese o da Enti di certificazione di altri paesi che adottano standards equivalenti a quelli giapponesi. Le norme JAS per le produzioni biologiche richiedono che, a partire dal 1° aprile 2001 (termine esteso poi al 2002) tutti I prodotti etichettati come biologici siano certificati da un Ente di certificazione giapponese o straniero registrato presso il Ministero dell’Agricoltura e riportino in etichetta oltre al logo JAS anche il nome dell’Ente di certificazione autorizzato. Solo gli enti autorizzati possono rilasciare l’autorizzazione agli operatori di riportare nell’etichetta delle loro produzioni il marchio JAS. Il marchio JAS in quanto marchio di qualità è stato introdotto per garantire il mercato ed i consumatori giapponesi. Il Governo giapponese riconosce il regolamento europeo equivalente al proprio. Ossia i criteri per la certificazione e gli standards di riferimento per gli operatori del biologico che vogliono esportare i propri prodotti biologici in Giappone utilizzando il marchio JAS, sono gli stessi adottati nella Comunità Europea. Le norme "JAS" però in un caso escludono un prodotto ammesso invece già dal Reg. CEE2092/91 (allegato IIB) per il trattamento fogliare del melo: il cloruro di calcio. Le regole previste dal JAS presentano inoltre alcune limitazioni. Per esempio non includono le bevande alcoliche e i prodotti di origine animale, compresi i prodotti apistici. La normativa prevede che solo l’attività di trasformazione (etichettatura) e commercializzazione sia controllata da un Organismo di Certificazione Giapponese o estero (RFCO) riconosciuto dal MAFF. Rispettando comunque il regime di controllo Comunitario, il produttore ed il venditore finale devono accertarsi che anche gli ingredienti (dei fornitori) e le materie prime (dei sub-fornitori) siano certificate secondo il Reg. comunitario. Rispetto al Reg. comunitario le uniche differenze riguardanti l’etichettatura dei prodotti sono le seguenti: - se nel prodotto finito sono presenti ingredienti biologici e in conversione, dovrà essere specificato

quali sono biologici e quali in conversione. L’UE, invece, non permette l’impiego di materie prime in conversione nella preparazione di prodotti multi ingrediente.

- il marchio JAS deve sempre comparire sull’etichetta. Se il prodotto non presenta il marchio JAS, non potrà portare diciture del tipo: biologico, produzione biologica, completamente biologico, biologico estero, quota biologica X%, o qualsiasi altro riferimento al metodo di produzione biologico (anche se scritto in lingua inglese = organic).

- se il prodotto finito non può riportare in etichetta il marchio JAS, ma i suoi ingredienti sì, è consentito scrivere, per esempio: insalata contenente verdure biologiche, oppure ketchup che contiene pomodoro biologico.

Le norme "JAS" richiedono la presenza in azienda di due figure distinte, il “Responsabile del processo produttivo” e il “Responsabile della verifica di conformità del prodotto prima della vendita” (grading). Solo nelle aziende agricole i due ruoli possono essere ricoperti da una unica persona. Il responsabile del grading decide quali partite e lotti di prodotto sono realmente conformi al metodo biologico secondo le norme JAS e quali no per qualsiasi motivo.

Tale figura sarebbe utile anche ai fini della conformità al Reg. comunitario poichè l’operatore è obbligato a comunicare all’ente di controllo qualsiasi dubbio sulla conformità del prodotto sospendendo la commercializzazione in attesa delle verifiche. (Fonte ICEA).

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1.1.c Rapporti formali con l’ente di certificazione Dal punto di vista amministrativo, una delle peculiarità del sistema di controllo, è rappresentato dagli impegni di trasmissione della documentazione ufficiale che l’operatore assume nei confronti dell’Autorità nazionale e dell’Ente di certificazione. L’operatore che intende conseguire la certificazione delle produzioni deve seguire la seguente procedura: 1. Trasmissione della Notifica di inizio dell’attività di

produzione con il metodo biologico all’Autorità nazionale competente ed all’Ente di certificazione scelto tra quelli in possesso del formale accreditamento. Successivamente alla trasmissione della notifica iniziale, l’operatore dovrà prontamente comunicare tutte le variazioni che dovessero intervenire riguardo ai dati del legale rappresentante dell’azienda, alle unità di produzione, alle tipologie produttive, ai luoghi di produzione ed alla superficie coltivata, ai metodi di produzione, ai processi produttivi ed alla tipologia dei prodotti. L’operatore deve inoltre comunicare tutti i cambiamenti relativi alla superficie aziendale, quali ad es. acquisizioni e cessioni di terreno, variazioni del titolo di possesso.

2. Valutazione iniziale della documentazione, i documenti trasmessi dall’operatore saranno controllati dall’Ente di certificazione per una prima verifica formale. In caso di esito negativo, perché incompleta o non conforme, il responsabile del controllo informerà prontamente l’operatore circa le mancanze e le non conformità, chiedendogli eventualmente di integrare la documentazione entro un determinato lasso di tempo. Superato il termine prefissato, qualora l’Ente di certificazione non dovesse ricevere la documentazione integrativa, dovrà ritenersi nulla la richiesta di ingresso nel sistema di controllo del biologico.

3. Prima visita ispettiva, il tecnico ispettore dell’Ente di certificazione dovrà verificare che le unità produttive, l’organizzazione e la gestione del processo produttivo siano conformi al dettato normativo. Il tecnico ispettore dovrà consegnare all’operatore i registri aziendali, spiegando nel dettaglio le modalità di inserimento delle informazioni relative a tutte le operazioni praticate, ai mezzi tecnici utilizzati ed alle produzioni commercializzate.

4. Ingresso dell’operatore nel Sistema di controllo, sarà deciso dalla Commissione di certificazione, in seguito alla valutazione

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della documentazione aziendale e della relazione d’ispezione trasmessa dal tecnico.

5. Attestato di conformità, riporterà l’esito positivo della valutazione, la tipologia produttiva aziendale, il codice assegnato all’operatore, la data di validità dell’attestato.

6. Programma Annuale di Produzione, dovrà essere trasmesso dall’operatore all’Ente di certificazione entro il 31 gennaio di ogni anno, su apposita modulistica definita dall’Autorità nazionale responsabile del controllo. Solo per il primo anno in cui viene effettuata la notifica di inizio attività il Programma potrà essere trasmesso in ogni momento, comunque non oltre 30 gg. dalla data di ricevimento della comunicazione di ingresso nel Sistema di controllo. In ogni caso ciascuna variazione significativa al programma dovrà essere prontamente comunicata all’Ente di certificazione. Per le aziende zootecniche e gli apicoltori sottoposti a controllo sono previste modulistiche equivalenti, che dovranno comunque essere inviate all’Ente di certificazione negli stessi termini sopra riportati.

7. Programma Annuale di Lavorazione, dovrà essere trasmesso dal responsabile del centro di confezionamento/lavorazione, il quale dovrà riportarvi tutti i prodotti che intende processare, sia nel suo impianto che, eventualmente, in quello di terzi, in conformità con la normativa del biologico.

8. Certificato delle produzioni ed autorizzazione alla stampa delle etichette, ogni operatore ammesso nel Sistema di controllo del biologico può richiedere all’Ente di certificazione il certificato delle produzioni ottenute e l’autorizzazione alla stampa delle relative etichette.

L’operatore è responsabile del corretto utilizzo della documentazione e dei materiali derivanti dall’attività di controllo e certificazione. L’operatore assoggettato al Sistema di controllo dovrà in generale rispettare la normativa nazionale e comunitaria del biologico, compilare la documentazione richiesta dall’Ente di certificazione, consentire agli ispettori di accedere ai centri aziendali ed alla documentazione di supporto (per esempio fatture, registri IVA, ecc.), consentire agli ispettori di controllare tutti i prodotti ed i materiali che si rendessero necessari, sia di origine vegetale che animale, e tutti gli ingredienti, sia di origine agricola che extra-agricola, oltre ad impegnarsi a comunicare ogni sostanziale cambiamento che dovesse intervenire rispetto a quanto in precedenza dichiarato.

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1.1.d Misure di sostegno al biologico L’Unione Europea supporta gli agricoltori biologici con specifiche misure Agroambientali attivate nell’ambito prima del Regolamento comunitario n° 2078/1992 e poi del Regolamento n°1257/1999. Nel 2003 i programmi agroambientali hanno supportato circa la metà dei terreni coltivati biologicamente nell’Europa a 15 Stati. Il numero delle imprese biologiche ed in conversione che hanno ricevuto finanziamenti è stato di 86.000 unità, circa il 64% del numero totale di operatori biologici10.

Fonte: Commissione Europea, Novembre 2005

Immagine 3: Superficie europea in biologico supportata dai programmi agro-ambientali (2003). Suddivisione percentuale (%) della superficie totale supportata nell’EU-15.

La legislazione prevede per gli agricoltori biologici finanziamenti per almeno cinque anni, il cui ammontare dipende dalla localizzazione dell’azienda e dall’orientamento colturale. Per usufruire di tutti gli aiuti comunitari è comunque consigliabile, per vari motivi, che l’operatore aderisca ad un’organizzazione produttori: innanzitutto il settore agrobiologico è in continuo sviluppo e le informazioni spesso giungono solo alle organizzazioni di categoria (che provvedono anche all’erogazione di corsi di aggiornamento); molti canali commerciali sono riservati ai circuiti delle organizzazioni

10 European Commission Report (G2 EW – JK D(2005) “Organic farming in

the European Union – Facts and Figures”, Bruxelles, 3 Novembre 2005.

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del settore; molte aziende di trasformazione si approvvigionano esclusivamente presso aziende aderenti a specifiche organizzazioni di produttori ed usano i loro marchi; le organizzazioni di produttori rappresentano gli interessi della categoria, anche nei rapporti con le istituzioni pubbliche.

1.2. Pianificazione della produzione, monitoraggio e controllo Conformemente al dettato del Codex Alimentarius si può affermare che "l’agricoltura biologica è un sistema olistico di produzione che persegue l’equilibrio dell’agro-eco-sistema, il rispetto della biodiversità, dei cicli biologici e dell’attività biologica del suolo; il metodo di produzione biologico esalta l’uso di tecniche agricole in sostituzione dei mezzi tecnici esterni all’azienda, in considerazione anche del fatto che le esigenze locali richiedono sistemi differenti di gestione. Questo richiede, dove possibile, l’uso di tecniche agronomiche, biologiche e meccaniche al posto dell’utilizzo di sostanze chimiche, al fine di garantire la corretta applicazione del metodo " Le attività umane hanno compromesso l’ambiente naturale, comportando un progressivo deterioramento delle caratteristiche del territorio e la riduzione della biodiversità. Nelle aree rurali questa semplificazione degli eco-sistemi ha portato ad un aumento dei problemi connessi alla gestione delle attività (per esempio la necessità di utilizzare sempre maggiori inputs esterni nei processi produttivi agricoli). Con l’agricoltura biologica normalmente noi reintroduciamo la complessità nell’eco-sistema. L’approccio sistemico è considerato ottimale quando garantisce: diversificazione delle colture con l’adozione di opportune rotazioni, livelli produttivi in linea con le caratteristiche del territorio, presenza di allevamenti animali, presenza di elementi naturali e buona gestione del suolo. La combinazione di tutti questi elementi determina un’ottima risposta in termini di disponibilità di risorse naturali e attivazione di processi di autoregolazione naturale. L’agricoltura biologica è un metodo di produzione e non semplicemente la sostituzione di mezzi chimici (fertilizzanti e pesticidi) con altre sostanze naturali. Convertire un’azienda al biologico vuol dire innanzitutto sviluppare la fertilità del suolo e l’equilibrio dell’eco-sistema. L’obiettivo del Piano di conversione è quello di guidare gli operatori durante il periodo della riconversione produttiva. Esso deve innanzitutto “fotografare” la situazione aziendale iniziale, al fine di poter analizzare tutte le informazioni acquisite, utili alla definizione delle migliori soluzioni tecniche da adottare. Quando operatori e

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consulenti si incontrano per definire il lavoro da intraprendere è importante che pensino già all’agricoltura biologica come un metodo di produzione e non come un semplice processo di sostituzione dei mezzi tecnici chimici con quelli naturali. Se questo concetto non sarà realmente condiviso da subito, sarà molto facile in seguito incorrere in errori e fallimenti. Va comunque sempre tenuto a mente che per convertire al biologico un’azienda bisogna innanzitutto ripristinare la fertilità del suolo e ristabilire l’equilibrio complessivo all’interno dell’agro-ecosistema. Riportiamo di seguito i principali fattori da valutare attentamente nel piano di conversione.

• Storia dei campi da convertire a biologico – È importante assumere per ogni appezzamento informazioni esaustive circa le pratiche agricole adottate in passato e gli eventuali problemi riscontrati, riportando nel dettaglio rotazioni e successioni colturali degli ultimi anni, mezzi tecnici utilizzati (fertilizzanti, erbicidi, pesticidi, etc.), lavorazioni effettuate, principali problematiche fitosanitarie ed ogni altro problema riscontrato in passato.

• Stato del suolo – L’analisi iniziale del suolo è importante per l’elaborazione di un appropriato piano di concimazione. Il bilancio umico costituisce un’informazione strategica per consentire l’elaborazione di un piano di coltivazione equilibrato, con interventi di fertilizzazione mirati a potenziare la fertilità del suolo, che è alla base del metodo dell’agricoltura biologica.

• Contesto socio-ambientale – L’operatore deve conoscere l’ambiente in cui opera e l’eventuale presenza in zona di altre aziende biologiche. In questo modo egli potrà scambiare informazioni e ricevere consigli da parte degli altri agricoltori. Potrà inoltre entrare in contatto con i punti vendita e gli acquirenti interessati alle sue produzioni, i contoterzisti e gli altri soggetti che potrebbero aiutarlo nello svolgimento del lavoro.

• Conoscenze ed abilità dell’operatore – Queste informazioni risultano strategiche per la definizione dei tempi e dei metodi di introduzione delle innovazioni in azienda e dell’eventuale necessità di ricorrere ad aiuti esterni. Determinante risulta anche la spinta motivazionale dell’operatore, se infatti egli non è convinto delle scelte che compie queste sono destinate al fallimento. Questo vale naturalmente anche per i dipendenti e gli eventuali contoterzisti.

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• Attrezzatura disponibile in azienda e disponibilità ad investire – L’attuazione delle scelte agronomiche dipende naturalmente oltre che dalla convinzione dell’operatore anche dalla disponibilità delle attrezzature necessarie (in azienda o sul territorio) e dalla disponibilità ad investire. In questo risulta determinante il ruolo dei consulenti esperti, in grado di suggerire le soluzioni alternative ed indirizzare le scelte dell’operatore.

• Vincoli – Alcuni ostacoli di natura organizzativa od ambientale possono condizionare le scelte tecniche e richiedere molta attenzione supplementare per il raggiungimento degli obiettivi. Quelli più frequenti sono: ostacoli ambientali e politici, presenza di strade a scorrimento veloce o di altre fonti di inquinamento, mancanza di centri servizi, mancanza di contributi regionali.

Tutte le informazioni raccolte servono a definire il piano di conversione, che includerà le soluzioni tecniche più opportune per l’azienda, e consentirà all’operatore di tenere sempre presente come nell’agricoltura biologica ogni intervento non sia fine a se stesso ma abbia una moltitudine di funzioni. Gli interventi saranno efficaci solo se sono rispettati gli equilibri nel suolo e nell’eco-sistema. Analizziamo nei paragrafi seguenti i principali aspetti che un operatore deve considerare nell’elaborazione del piano di conversione.

1.2.a Storia colturale del sito Per una corretta pianificazione produttiva è necessario avere per ogni appezzamento informazioni complete sulle rotazioni e sulle successioni colturali degli ultimi quattro o cinque anni. E’ inoltre necessario conoscere i seguenti elementi: tipo di fertilizzanti, erbicidi, prodotti per la sterilizzazione del suolo ed altri principi attivi utilizzati, oltre ai quantitativi ed alle tecniche di applicazione utilizzate;

tecniche di lavorazione del suolo; principali problematiche di contenimento delle infestanti, in relazione alle colture praticate ed alle situazioni pedo-climatiche;

principali problematiche fitosanitarie; ogni altro specifico problema manifestatosi in passato; varietà utilizzate e loro adattabilità al microclima.

1.2.b Valutazione delle esigenze colturali

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Lo studio della storia agricola del sito agevolerà l'operatore nella definizione delle migliori operazioni agronomiche da attuare e conseguentemente lo aiuterà ad elaborare un programma di coltivazione adatto alle colture aziendali (rotazioni, consociazioni, tecniche colturali, ecc.). Andrebbero sempre preferite le varietà locali, che solitamente hanno sviluppato nel corso degli anni una resistenza naturale agli agenti patogeni ed ai parassiti principali. Sono inoltre le varietà più richieste dal mercato, sempre più orientato verso le tipicità e le bio-eccellenze.

1.2.c Controllo fitosanitario e fabbisogno nutrizionale Le tecniche di agricoltura biologica mirano a ristabilire le fondamentali condizioni di equilibrio all’interno dell’agro-ecosistema che contribuiscono a ridurre notevolmente le problematiche del controllo fitosanitario delle colture. Grande importanza assume quindi la prevenzione, che si basa sui seguenti principi: a) salvaguardia della fertilità e della salute del suolo, b) pratiche agronomiche, c) scelta del tempo di intervento. Sono inoltre importanti la conoscenza delle caratteristiche pedoclimatiche dell’azienda e la presenza in campo, almeno settimanale, dell’agricoltore, il quale dovrà attentamente osservare lo sviluppo delle colture e l’andamento generale dell’azienda nel suo complesso ed in relazione all’ambiente circostante. Così pure in agricoltura biologica la fertilizzazione non avviene mai semplicemente “fornendo nutrienti” ma si basa sul recupero della fertilità del suolo, il quale deve essere messo in condizione di mantenere nel lungo periodo la sua capacità produttiva. Di grande importanza è la tipologia e la quantità di sostanza organica presente nel suolo, perchè la sua disponibilità insieme a quella di acqua ed ossigeno (a livello radicale) determina la produttività delle piante coltivate. La fertilità e l’attività biologica del suolo devono essere preservate ed incrementate attraverso: a) Coltivazione di leguminose, piante da sovescio e piante con

apparato radicale profondo, inserite in un’appropriata rotazione colturale pluriennale;

b) Incorporazione di letame da allevamenti biologici, tenendo presente il limite da rispettare di 170 kg N/ha/anno;

c) Incorporazione di altro materiale organico proveniente da aziende biologiche, conforme al disposto normativo comunitario.

Nelle aziende biologiche viene ridotto al minimo l’utilizzo di inputs extra-aziendali (eccezionalmente possono essere impiegati solo quelli autorizzati dagli Organismi di controllo) ed allo stesso tempo non è consentito utilizzare prodotti chimici di sintesi.

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Un elenco completo dei fertilizzanti utilizzabili solo in caso di autentica necessità nelle aziende agricole biologiche è stato predisposto dalla Commissione Europea nell’Allegato I al Reg. (CE) n° 889/2008. Nel testo del regolamento e nell’Allegato I sono contenute ulteriori indicazioni.

Tabella 5: Estratto dell’Allegato I del Reg. (CE) n° 889/2008 (Prodotti per la concimazione e l’ammendamento)

N.B. il presente estratto è stato elaborato a titolo puramente indicativo, si rimanda alla normativa ufficiale per la versione completa ed aggiornata dell’Allegato I.

Concimi ed ammendanti Nome

Descrizione; requisiti in materia di composizione; condizioni per l’uso

Letame da allevamenti estensivi, escrementi compostati e liquidi, residui fungaie Letame Prodotto costituito dal miscuglio di escrementi animali e da materiali

vegetali (lettiera)

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo. Indicazione delle specie animali. Proveniente unicamente da allevamenti estensivi ai sensi dell’articolo 6 paragrafo 5 del Reg CE n° 2328/91, modificato dal Reg CE n° 3669/93.

Letame essiccato e deiezioni avicole disidratate

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo. Indicazione delle specie animali. Proveniente unicamente da allevamenti estensivi ai sensi dell’articolo 6 paragrafo 5 del Reg CE n° 2328/91.

Deiezioni animali compostate, inclusa la pollina e il letame

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo. Indicazione delle specie animali. Proibiti se provenienti di allevamenti industriali.

Escrementi liquidi di animali (liquame, urina, ecc.)

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo. Indicazione delle specie animali. Proibiti se provenienti di allevamenti industriali.

Residui di fungaie La composizione iniziale del substrato deve essere limitata ai prodotti del presente elenco.

Concimi di origine animale ad alto potere concimante Deiezioni di vermi (vermicompost) e di insetti

Guano Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

I prodotti o sottoprodotti di origine animale citati di seguito: Farina di sangue Polvere di zoccoli Polvere di corna Polvere di ossa, anche degelatinata Farina di pesce Farina di carne Pennone Lana Pellami (vedere condizioni a lato) Pelli e crini Prodotti lattiero-caseari

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo. Pellami: Concentrazione massima in mg/kg di material secca di cromo (VI):0 (limite di determinazione)

Concimi ricavati da rifiuti domestici, piante e ammendanti

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Rifiuti domestici compostati o fermentati

Miscela di materiali vegetali compostata o fermentata

Prodotto ottenuto da miscele di materiali vegetali sottoposte a compostaggio o a fermentazione anaerobica per la produzione di bio-gas. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Torba Impiego limitato all’orticoltura (colture orticole, floricole, arboricole, vivai). Prodotti e sottoprodotti organici di origine vegetale per la fermentazione (ad es.: farina di panelli di semi oleosi, guscio di cacao, radichette di malto, ecc.).

Alghe e prodotti a base di alghe Se ottenuti direttamente mediante: - processi fisici comprendenti disidratazione, congelamento e macinazione; - estrazione con acqua o soluzione acida e/o alcalina; - fermentazione. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Segatura e trucioli di legno Legname non trattato chimicamente dopo l’abbattimento. Cortecce compostate Legname non trattato chimicamente dopo l’abbattimento. Cenere di legno Proveniente da legname non trattato chimicamente dopo l’abbattimento.

Concimi composti da minerali e ammendanti Argille (per es. perlite, vermiculite, ecc.)

Fosfato naturale tenero Prodotto definito dalla Direttiva 76/116/CEE, modificata dalla Direttiva 89/284/CEE. Tenore di Cadmio inferiore o pari a 90mg/kg di P2O5

Fosfato allumino-calcico Prodotto definito dalla Direttiva 76/116/CEE, modificata dalla 89/284/CEE. Tenore di Cadmio inferiore o pari a 90mg/kg di P2O5 Impigo limitato ai terreni basici (pH>7.5)

Scorie di defosforizzazione Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Sale grezzo di potassio (ad es. Kainite, silvinite, ecc.)

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Solfato di potassio, che può contenere sale di magnesio.

Prodotto ottenuto dal sale grezzo di potassio mediante un processo di estrazione fisica e che può contenere anche Sali di magnesio. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Borlande ed estratti di borlande Escluse le borlande estratte con Sali ammoniacali. Carbonato di calcio di origine naturale (ad es.: creta, marna, calcare macinato, litotamnio, maerl, creta fosfatica, ecc.)

Magnesio e carbonato di calcio di origine naturale (ad es. Creta magnesiaca, calcare magnesiaco macinato, ecc.)

Solfato di magnesio (ad es.: kieserite)

Unicamente di origine naturale. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Soluzione di cloruro di calcio Trattamento fogliare su melo, dopo che sia stata messa in evidenza una carenza di calcio. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Solfato di calico (gesso) Prodotto definito dalla Direttiva 76/116/CEE, modificata dalla Direttiva 89/284/CEE Unicamente di origine naturale.

Fanghi industriali provenienti da zuccherifici

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Zolfo elementare Prodotto definito dalla Direttiva 76/116/CEE, modificata dalla Direttiva 89/284/CEE. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

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Oligolelementi Oligoelementi inclusi nella Direttiva 89/530/CEE Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Cloruro di sodio Unicamente salgemma. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Farina di roccia

Tabella 6: Estratto dell’Allegato II del Reg. CEE n° 889/2008 (prodotti autorizzati

per la protezione delle piante) 1. PRODOTTI FITOSANITARI Condizioni generali applicabili per tutti i prodotti composti o contenenti le sostanze attive appresso indicate: - Impiego in conformità ai requisiti comunitari; - Soltanto in conformità delle disposizioni specifiche della normativa sui prodotti

fitosanitari applicabile nello Stato membro in cui il prodotto è utilizzato [ove pertinente (*)].

I Sostanze di origine vegetale o animale

Nome Descrizione, requisiti di composizione, condizioni per l’uso

Azadiractina estratta da Azadirachta indica (albero del Neem)

Insetticida. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

(*) Cera d’api Protezione potatura. Gelatina Insetticida. (*) Proteine idrolizzate Sostanze attrattive.

Solo in applicazioni autorizzate in combinazione con altri prodotti adeguati del presente allegato II, parte B.

Lecitina Fungicida. Oli vegetali (per es.: olio di menta, olio di pino, olio di carvi).

Insetticida, acaricida, fungicida ed inibitore della germogliazione.

Piretrine estratte da Chrysanthemum cinerariaefolium

Insetticida. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Quassia estratta da Quassia amara

Insetticida, repellente.

Rotenone estratto da Derris spp., Lonchocarpus spp. e Terphrosia spp.

Insetticida. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

(*) In alcuni Stati membri i prodotti contrassegnati (*) non sono considerati prodotti fitosanitari e non sono soggetti alle disposizioni della legislazione in materia di prodotti fitosanitari. II Microrganismi utilizzati nella lotta biologica contro i parassiti

Nome Descrizione, requisiti di composizione, condizioni per l’uso

Microrganismi (batteri, virus e funghi), ad es. Bacillus thuringensis, Granulosis virus, ecc.

Solo prodotti non modificati geneticamente ai sensi della Direttiva 90/220/CEE (1).

(1) GU n° L 117 dell’8.5. 1990, pag. 15. III Sostanze da utilizzare solo in trappole e/o distributori automatici Condizioni generali: - Le trappole e/o i distributori automatici devono impedire la penetrazione delle sostanze nell’ambiente ed il contatto

delle stesse con le coltivazioni in atto; - Le trappole devono essere raccolte dopo l’utilizzazione e riposte al sicuro.

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Nome Descrizione, requisiti di composizione, condizioni per l’uso

(*) Fosfato diammonio Sostanza attrattiva. Soltanto in trappole.

Metaldeide Dal 31 Marzo 2006 non può essere più utilizzato. Feromoni Sostanze attrattive; sostanze che alterano il comportamento sessuale.

Solo in trappole e distributori automatici. Piretroidi (solo deltametrina o lambdacialotrina)

Insetticida. Solo in trappole con sostanze specifiche attrattive. Solo contro Batrocera oleae e Ceratitis capitata wied. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

(*) In alcuni Stati membri i prodotti contrassegnati (*) non sono considerati prodotti fitosanitari e non sono soggetti alle disposizioni della legislazione in materia di prodotti fitosanitari. IIIa Preparati da spargere in superficie tra le piante coltivate

Nome Descrizione, requisiti di composizione, condizioni per l’uso

Ortofosfato di ferro (III) Molluschicida IV. Altre sostanze di uso tradizionale in agricoltura biologica

Nome Descrizione, requisiti di composizione, condizioni per l’uso

Rame, nella forma di idrossido di rame, ossicloruro di rame, solfato di rame (tribasico), ossido rameoso

Fungicida. Dal 1° gennaio 2006 nel limite massimo di 6 kg di rame/ettaro/anno, fatte salve disposizioni specifiche più restrittive previste dalla legislazione sui prodotti fitosanitari dello Stato membro in cui il prodotto sarà utilizzato. Per le colture perenni gli Stati membri possono disporre, in deroga al disposto del paragrafo precedente, che i tenori massimi siano applicati come segue: - il quantitativo massimo utilizzato a decorrere dal 23 marzo 2002 fino al 31

dicembre 2006 non deve superare 38 kg di rame per ettaro; - a decorrere dal 1° gennaio 2007 il quantitativo massimo che può essere

utilizzato ogni anno sarà calcolato detraendo i quantitativi effettivamente utilizzati nei quattro anni precedenti dal quantitativo totale massimo di, rispettivamente, 36, 34, 32 e 30 kg di rame per ettaro per gli anni 2007, 2008, 2009, 2010 e per gli anni successivi..

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo. (*) Etilene Sverdimento delle banane. Sale di potassio di acidi grassi (sapone molle)

Insetticida.

(*) Allume di potassio (Calinite) Prevenzione della maturazione delle banane. Zolfo calcico (polisolfuro di calce)

Fungicida, insetticida, acaricida. Solo per trattamenti invernali degli alberi da frutto, degli olivi e della vite. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Olio di paraffina Insetticida, acaricida. Oli minerali Insetticida, acaricida.

Solo su alberi da frutta, viti, olivi e colture tropicali (ad esempio banani). Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.

Permanganato di potassio Fungicida, battericida. Solo su alberi da frutta, olivi e viti.

(*) Sabbia di quarzo Repellente. Zolfo Fungicida, acaricida, repellente. (*) In alcuni Stati membri i prodotti contrassegnati (*) non sono considerati prodotti fitosanitari e non sono soggetti alle disposizioni della legislazione in materia di prodotti fitosanitari. 2. PRODOTTI PER LA LOTTA CONTRO I PARASSITI NEI LOCALI DI STABULAZIONE E NEGLI IMPIANTI: • Prodotti elencati nella sezione 1; • Rodenticidi.

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CAPITOLO 2. COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI DA AGRICOLTURA BIOLOGICA

I bassi prezzi delle produzioni agricole e l’aumento dei costi di distribuzione, anche nel settore biologico, spingono l’agricoltore a cercare nuove strade per raggiungere la redditività delle produzioni11. Solo una piccola parte del prezzo finale pagato dal consumatore per un prodotto biologico va al produttore. La maggior parte viene distribuita nei passaggi intermedi e nella fase di commercializzazione. Risulta quindi evidente che tutte le occasioni di incontro diretto tra produttore e consumatore rappresentano un grosso vantaggio per entrambe le parti, in termini di costi, conoscenza reciproca e crescita culturale. La creazione di queste opportunità rappresenta un passaggio essenziale per lo sviluppo dell’agricoltura biologica quale modello di sviluppo sostenibile. Fondamentale per l’agricoltore biologico risulta essere la partecipazione a alle fiere del settore, dove può non solo esporre i propri prodotti e concludere accordi commerciali, ma anche entrare in contatto diretto con nuovi fornitori. Nelle tabelle seguenti riportiamo due brevi schede sulle più importanti fiere del biologico, il Biofach in Germania ed il SANA in Italia.

11 Cristina Grandi (IFOAM Liaison Office to FAO), Alternative Markets for

Organic Product, Proceedings of International roundtable “Organic Agriculture and Market Linkages”, organized by FAO and IFOAM, Rome, November 2005.

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Tabella 5: BIOFACH, la fiera mondiale dell’agricoltura biologica

Norimberga (GERMANIA), Febbraio

Il BioFach, la fiera mondiale del biologico che si svolge ogni anno in febbraio a Norimberga, in Germania, si caratterizza per la sua vivacità, internazionalità ed alto tasso di innovatività. Può contare annualmente su 2100 espositori, due terzi dei quali stranieri, e più di 37.000 visitatori provenienti da oltre 110 nazioni. Il BioFach è patrocinato dall’IFOAM (la Federazione Internazionale dei Movimenti di Agricoltura Biologica) che ne stabilisce i criteri di ammissione e garantisce la qualità dei prodotti esposti. L’orgazizzazione del BioFach promuove inoltre eventi sul biologico in altri quattro continenti: Giappone, Stati Uniti, Sud Africa, Cina. Lo sviluppo di nuovi mercati del biologico rappresenta una grande opportunità per molte imprese del settore. Naturalmente anche in questi paesi devono essere stabilite regole precise se si vuole ottenere uno sviluppo del biologico al pari di quello registrato in Europa. In ognuno esistono regole diverse su commercializzazione, linee guida per la produzione e tutta la normativa di riferimento va uniformata, anche a vantaggio di una maggiore trasparenza per i consumatori. Le imprese hanno bisogno di consulenza qualificata su come operare nei diversi paesi in conformità al loro disposto normativo e il Biofach rappresenta un’ottima occasione informativa e di scambio di opinioni ed esperienze. La fiera internazionale di Norimberga conosce il mercato ed offre anche una panoramica completa sulle innovazioni del settore a livello mondiale. L’Ente fiere di Norimberga ed il Ministero Federale per l’Alimentazione, l’agricoltura Ministry for Food, Agriculture and Consumer Protectione la tutela dei consumatori (BMELV) sono i promotori della fiera, organizzata in collaborazione con l’Associazione tedesca per il commercio e l’industria (AUMA). Agli espositori sono offerte numerose soluzioni organizzative e la possibilità di partecipare a convegni e forum. Data la grossa affluenza in fiere le aziende interessate devono però pianificare per tempo la loro partecipazione, soprattutto quelle che intendono stabilire contatti proficui con le organizzazioni operanti sui mercati dell’Asia, del Nord America e del Sud America, con le quali è possibile realizzare incontri mirati.

Accordi commerciali in fiera (fonte: NürnbergMesse)

---- http://www.biofach.de

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Tabella 6: SANA, la fiera italiana dell’agricoltura biologica

Bologna (ITALIA), Settembre

SANA, l’esposizione italiana di rilievo internazionale dei prodotti naturali (alimentazione, salute, ambiente) è uno dei principali eventi del mondo del naturale: • 85,000 mq di spazi espositivi • 16 padiglioni espositivi • 1,600 espositori, di cui 400 esteri provenienti da 45 Paesi d’Europa, U.S.A, Asia, Oceania, Africa • 70,000 visitatori – di cui 50.000 operatori professionali • 3.500 operatori stranieri provenienti da 50 Paesi di tutto il mondo • 77 convegni • 900 giornalisti presenti in fiera di cui 100 stranieri. La macro-area dell'Alimentazione, radice storica del Salone, occupa 8 padiglioni dedicati ai prodotti biologici e tipici certificati. Qui sono presenti produttori di tutte le Regioni italiane e delegazioni ufficiali di molti Paesi stranieri, dalla "A" di Argentina alla "U" di Uganda passando per l'Austria, il Brasile, la Germania, la Tunisia, ecc. I sei padiglioni dedicati alla Salute comprendono tutti i prodotti, le tecniche e gli strumenti utili al raggiungimento di un benessere olistico in chiave naturale: dai prodotti erboristici e fitoterapici ai cosmetici naturali, dalle medicine non convenzionali ai centri di benessere. Vivere “al naturale” significa anche dedicare attenzione all’ambiente in cui si vive e lavora, agli abiti che si indossano e all’impatto ambientale di tutti gli oggetti e le apparecchiature di uso quotidiano. Le tecniche e i prodotti per l'edilizia sostenibile, l’arredamento e l’abbigliamento ecologici e i tessuti naturali trovano nel settore Ambiente il luogo più adatto per esprimere un atteggiamento eco-compatibile a 360°, nel pieno rispetto dell’ambiente e della nostra salute. Due i padiglioni dedicati all'ambiente. SANA, sempre attenta al perseguimento dello sviluppo di una cultura ecologica anche tra I più giovani, ha creato in cooperazione con l’Ente fiere di Bologna la prima fiera dedicate al gioco ed all’educazione eco-compatibile dei più piccoli: SANALANDIA. Qui, sotto la guida di esperti educatori e la sorveglianza dei genitori, gli under 12 si sbizzarriscono fra giochi, percorsi, laboratori didattici e svariate attività ludico-educative mirate ad instillare nei più piccoli il seme della loro importantissima “coscienza ecologica”. Letture e spettacoli incentrate sulle tematiche ecologiche si svolgono in speciali teatri naturali ed all’interno di speciali capanne di legno. Associazioni ed aziende offrono alimenti biologici di stagione e giocattoli costruiti in materiali eco-compatibili. SANA, oltre che appuntamento commerciale e immancabile momento di business, è caratterizzato da una fortissima valenza culturale. Il calendario dei convegni ospita ogni anno decine di congressi, workshop e tavole rotonde che riscuotono l'interesse di migliaia di operatori del settore, italiani e stranieri, e del pubblico. Ai numerosi convegni in calendario si aggiungono le iniziative speciali di cui SANA si fa ogni anno promotore: mostre-evento che accendono i riflettori su settori emergenti e nuovi "eco-trend". La disponibilità di una vetrina completa di prodotti di qualità, la valenza culturale del Salone e l’attualità dei temi trattati richiamano ogni anno la presenza di centinaia di giornalisti italiani ed esteri. Grazie a loro, i messaggi di SANA e dei suoi protagonisti vengono diffusi attraverso quotidiani, periodici, radio, televisioni e Internet. SANA ha sempre operato per far conoscere ai consumatori ed alle istituzioni I prodotti biologici di qualità e questo è potuto avvenire grazie alla partecipazione di migliaia di espositori e centinaia di giornalisti ed opinion leader che hanno contribuito a sviluppare il mercato del biologico sia a livello nazionale che internazionale. L’esposizione contribuisce attivamente insieme ai produttori, alle loro associazioni ed alla grande distribuzione alla diffusione della corretta informazione sui vantaggi del biologico rispetto all’ambiente ed alla salute, incidendo sui comportamenti dei consumatori, che risultano sempre più attenti alle loro scelte alimentari. Il biologico avvicina inoltre i consumatori ai luoghi di produzione, favorendo lo sviluppo rurale ed incentivando la “filiera corta” e la multifunzionalità dell’azienda agricola. Questo è lo spirito della fiera e di tutti gli operatori che vi partecipano. --- http://www.sana.it

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Tra il 1990 ed il 2000 il mercato del biologico in Europa è cresciuto ogni anno del 25%, raggiungendo nel 2004 un giro d’affari di 11 bilioni di euro12 (il mercato mondiale del biologico si è attestato intorno ai 23,5 bilioni di euro13). Il più grande mercato dei prodotti biologici è quello tedesco, con uno share maggiore del 30% del volume totale del mercato europeo (ca. 3,5 bilioni di €), seguono il Regno Unito (1.6 bio €), l’Italia (1.4 bio €) e la Francia (1.2 bio €). La Danimarca è invece prima per la spesa procapite di prodotti biologici che ammonta a 60 €, mentre per la Svezia arriva a ca 45 €, 41 € per l’Austria, 40 € per la Germania. In molti altri paesi europei la spesa pro-capite per I prodotti biologici è comunque maggiore di 20 €: Belgio (29 €), Olanda (26 €), Francia (25 €), Regno Unito e Italia (24 €)14. Questo trend positivo è legato a diverse ragioni: • perdita di fiducia nei prodotti convenzionali, alla luce di molteplici

scandali alimentari; • desiderio di non trovare residui di pesticidi nel piatto; • desiderio di mangiare alimenti privi di organismi geneticamente

modificati; • richiesta di standards sempre più elevati a garanzia del benessere

animale; • domanda di protezione e rispetto ambientale; • desiderio di salvaguardare l’ambiente dalla contaminazione con

organismi geneticamente modificati; • fiducia nel sistema di certificazione e nelle norme dell’agricoltura

biologica. • salvaguardia della salute degli operatori agricoli. L’importanza dell’aspetto commerciale trova riscontro anche nel Piano di Azione Europeo per l’Agricoltura Biologica15, dove le principali proposte operative della Commissione Europea si rivolgono proprio allo “sviluppo di una guida informativa sul mercato delle bio-produzioni, con l’obiettivo di aumentare nei seguenti modi la fiducia

12 Commission Européenne - Direction Générale De L'agriculture Et Du

Développement Rural, Report « Organic farming in the European Union – Facts and Figures » ,Bruxelles, 2005.

13 The World of Organic Agriculture 2006 - Statistics and Emerging Trends - 8th revised edition, Ed. IFOAM,Bonn, 2006 (www.ifoam.org).

14 Commissione Europea - Direzione Generale dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale, Report « Organic farming in the European Union – Facts and Figures», Bruxell, 2005.

15 COM(2004)415 final - Bruxell, 10.06.2004.

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dei consumatori: fornendo loro maggiori informazioni, effettuando maggiore promozione del metodo sia tra i consumatori che tra gli operatori, incentivando l’uso del marchio europeo, anche a garanzia dei prodotti importati, creando più trasparenza sui diversi standards, aumentando la reperibilità dei prodotti, realizzando indagini statistiche da usare come strumento di marketing. La prima linea di azione prevista dal Piano comunitario riguarda inoltre proprio il mercato dei prodotti biologici e prevede di: “… Modificare il Regolamento comunitario n° 2826/2000 (promozione del mercato interno) il quale darà alla Commissione la possibilità di promuovere direttamente campagne informative/promozionali sul biologico. Avviare una campagna europea pluriennale per informare consumatori, istituzioni pubbliche, scuole ed altri attori chiave della filiera agroalimentare sui vantaggi dell’agricoltura biologica, specialmente dal punto di vista ambientale, ed aumentare la conoscenza dei prodotti da agricoltura biologica e del marchio europeo. Avviare campagne informative e promozionali rivolte a categorie mirate quali quelle dei consumatori occasionali e delle mense pubbliche. Incrementare le collaborazioni della Commissione con gli Stati membri e le Organizzazioni professionali al fine di sviluppare nuove strategie per la realizzazione delle suddette campagne.

2.1. Pianificazione e gestione degli acquisti L’operatore agricolo che intende adottare il metodo di produzione biologico deve sapere che sta per approcciare un metodo sottoposto ad un completo controllo di processo, lungo tutte le fasi della filiera produttiva. Sarà quindi necessario selezionare accuratamente tutti i fornitori di mezzi tecnici e di materia prima. Tutti dovranno infatti a loro volta sottostare al sistema comunitario di controllo. In particolare coloro che oltre alle produzioni aziendali confezionano e/o trasformano prodotti provenienti anche da altre realtà aziendali dovranno effettuare un’accurata pianificazione temporale degli acquisti, al fine di evitare interruzioni improvvise del ciclo produttivo. E’ consigliabile inoltre avere contratti di conferimento con fornitori diversi, piuttosto che un unico grande accordo commerciale. In tal modo, qualora problemi tecnici o commerciali impedissero l’approvviggionamento da un fornitore, ci si potrà sempre rivolgere alle altre ditte, garantendo continuità alla produzione. In agricoltura biologica non è sempre facile reperire la materia prima necessaria e, in alcuni periodi di scarsa produzione o avversità atmosferiche, la concorrenza tra gli operatori può determinare aumenti anche considerevoli dei prezzi di acquisto. E’ quindi sempre consigliabile determinare (e contrattualizzare!) preventivamente il prezzo di

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acquisto, eventualmente fissando un range tra il prezzo minimo e quello massimo, dipendenti dall’evoluzione del mercato. Molta attenzione dovrà essere poi riposta nella pianificazione degli acquisti dei mezzi tecnici (semi, fertilizzanti, prodotti per la difesa, etc.), non sempre di facile reperibilità, soprattutto nelle aree interne, lontane dai grandi centri di acquisto. Ad esempio l’ordinativo di acquisto dei semi dovrà essere effettuato almeno con due mesi di anticipo rispetto al periodo di semina. Qualora infatti non si riuscisse a reperire materiale certificato della cultivar desiderata, l’operatore dovrà valutare se modificare la propria scelta o chiedere all’Ente di certificazione una deroga all’utilizzo di seme biologico. Per fare questo dovrà comunque aver svolto preventivamente un’indagine presso l’Autorità nazionale competente sull’effettiva non disponibilità sul mercato del seme richiesto. La risposta dell’Autorità preposta alla gestione dell’albo delle sementi biologiche non avviene generalmente in breve tempo, sia perché in alcuni periodi le richieste sono molto numerose, sia perché vanno consultate le banche dati europee per verificare l’eventuale disponibilità del seme in altri paesi dell’Unione Europea. In agricoltura biologica anche la gestione degli acquisti, come del resto ogni singola fase del processo produttivo, deve basarsi su un’attenta e puntuale pianificazione, al fine di evitare problemi tecnici e burocratici.

2.1.a Scelta dei fornitori Per evitare di effettuare acquisti non conformi alla vigente normativa comunitaria, in continua evoluzione, gli operatori dovranno preferibilmente acquistare mezzi tecnici (fertilizzanti, prodotti per la difesa, sementi, ecc.) direttamente da fornitori specializzati, in grado di dare anche consigli circa il loro corretto impiego. A livello comunitario il regolamento n° 889/2008 elenca tutti i mezzi tecnici utilizzabili in agricoltura biologica. Bisogna però far attenzione alle diverse disposizioni nazionali ed alla diversa interpretazione del regolamento nei diversi Stati16. Appropriati fertilizzanti, semi, prodotti per la difesa fitosanitaria, ed attrezzature impiegabili nel biologico possono essere reperiti con difficoltà. In alcuni paesi ci sono registri ufficiali dei produttori e dei distributori di mezzi tecnici. Per esempio il Ministero dell’Agricoltura

16 Il progetto “Organic Inputs Evaluation” è un progetto di Azione Concertata

a livello europeo, promosso nell’ambito del Programma Qualità della vita (5° Programma quadro) circa la valutazione degli inputs autorizzati in agricoltura biologica (www.organicinputs.org).

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italiano richiede alle ditte produttrici / distributrici di comunicare e di depositare un campione di etichetta presso l’Istituto Nazionale per la Nutrizione delle piante. Dopo aver effettuato tutte le verifiche necessarie, l’Istituto provvede periodicamente ad aggiornare la lista delle imprese e dei prodotti idonei all’impiego in biologico17. L’elenco pubblicato, noto come “Registro dei Fertilizzanti per l’Agricoltura Biologica”, contiene i fertilizzanti le cui comunicazioni hanno superato le fasi di verifica. Al fine di inserire nel Registro I fertilizzanti relative a nuove comunicazioni, sono previsti continui aggiornamenti. Ci sono inoltre Data Base dei mezzi tecnici consultabili sul web; per esempio “OrganicXseeds”: un DB sui fornitori europei di semi da agricoltura biologica, gestito da un Consorzio di organizzazioni. Il servizio è a pagamento ed è accessibile all’indirizzo www.organicxseeds.com. Sempre su internet sono disponibili cataloghi di fornitori di mezzi tecnici certificati per l’agricoltura biologica (per Bio Europe18 pubblicato in Italia), contenenti informazioni dettagliate sulle aziende produttrici/distributrici. E’ da evidenziare che, in riferimento ai trasformatori di prodotti biologici, anche le materie prime devono provenire da aziende a loro volta certificate bio ai sensi della vigente normativa comunitaria. Di conseguenza è necessario, quando si effettuano gli approvvigionamenti, acquisire le relative certificazioni, i cui estremi vanno riportati nei registri aziendali. Quando si acquistano semi e foraggi è inoltre importante acquisire anche la certificazione OGM free. 2.1.b Scelta dei canali di approvviggionamento A causa della scarsa diffusione dei centri specializzati nel biologico, gli operatori acquistano i mezzi tecnici sia nei punti vendita biologici che in quelli convenzionali. Negli ultimi tempi si è però aperta la strada del commercio elettronico, con la possibilità di effettuare acquisti in grossi centri specializzati, direttamente dalla propria azienda. In questo caso diminuiscono i rischi di acquistare prodotti non conformi alla normativa comunitaria, anche se i prezzi possono risultare più alti a causa delle spese di trasporto. Un ulteriore vantaggio è però quello di poter preventivamente visionare on-line i prodotti e le relative certificazioni.

17 www.isnp.it/fertab_eng/index.htm 18 www.biobank.it

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2.2. Commercializzazione delle produzioni aziendali Nel settore dell’agricoltura biologica si discute molto sulle problematiche connesse al commercio. Inizialmente si discuteva molto se entrare o meno nella grande distribuzione, oggi le tematiche di attualità sono la filiera corta, i punti vendita aziendali, la ristorazione collettiva (in particolare mense scolastiche, ospedali, ecc.), il commercio equo e solidale. Tabella 7: Settimana del biologico nelle mense della Commissione Europea e del Consiglio Europeo in Bruxelles

Il gruppo IFOAM Europa ha organizzato insieme alla Presidenza austriaca la SETTIMANA BIOLOGICA nelle mense della Commissione Europea e del Consiglio Europeo in Bruxelles. L’evento ha avuto luogo per la prima volta dal 17 al 24 maggio 2006. Durante questo periodo i membri delle istituzioni europee ed i loro ospiti hanno avuto la possibilità di degustare ed apprezzare molti alimenti biologici. Questa iniziativa pubblico-privata si proponeva di promuovere l’uso dei prodotti biologici nelle mense pubbliche e di sottolineare l’importante ruolo che può svolgere il catering nelle dinamiche di sviluppo del settore.

Le mense della Commissione e del Consiglio europeo servono migliaia di pasti al giorno e possono dare il buon esempio in ambito europeo.

Anche nel settore privato sono state realizzate con successo mense biologiche, come nel caso dell’IKEA (che ha servito un milione di pasti nel 2006), degli Scandic Hotels o della banca WestLB con il 22% di pasti biologici. In Olanda 10 grandi ONG con 4 milioni di associati hanno firmato un accordo per convertire il proprio catering completamente al biologico.

Questi esempi mostrano come il catering possa contribuire significativamente ad incrementare il mercato delle produzioni biologiche. Le Istituzioni nazionali ed europee conoscono molto bene questa potenzialità e con l’iniziativa della SETTIMANA BIOLOGICA la Presidenza austriaca in collaborazione con l’IFOAM ha inteso sottolineare l’importanza del Piano di Azione Europeo per l’Agricoltura Biologica, approvato nel 2004.

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Fonte: IFOAM

Gli Enti pubblici sono i maggiori consumatori d’Europa, spendendo circa il 16% del prodotto interno lordo (che è una somma equivalente al PIL della Germania!). Possono quindi contribuire pesantemente

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allo sviluppo sostenibile, orientando il loro potere di acquisto verso beni e servizi che rispettano l’ambiente. Gli acquisti “Verdi” possono essere considerati un esempio concreto di come orientare il mercato. Promuovendo gli appalti Verdi gli Enti pubblici possono sostenere le industrie con incentivi reali per lo sviluppo delle tecnologie pulite. Per qualche settore l’impatto può essere veramente significativo, considerata l’elevata quota di mercato che occupano gli acquisti pubblici. La Commissione Europea ha predisposto un manuale19 per aiutare gli Enti pubblici a promuovere appalti pubblici eco-compatibili e sviluppare una politica degli acquisti verdi. Esso illustra in modo pratico le possibilità e le soluzioni offerte dalla normativa comunitaria per l’elaborazione di gare di appalto pubbliche che tengano conto dell’eco-sostenibilità degli acquisti. Il manuale20 è disponibile sul sito web della Commissione dedicato al Green Public Procurement, il quale contiene ulteriori informazioni pratiche, compresi links e contatti. L’agricoltura biologica può contribuire concretamente allo sviluppo economico locale ed alla sua diversificazione, sviluppando l’identità e la promozione del territorio e rivitalizzando sia le comunità rurali che le città. Per esempio in Italia diversi anni fa l’AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) ha promosso la costituzione di un network, chiamato “Città del Bio”21, aperto a tutte le pubbliche amministrazioni che intendono investire in politiche di supporto all’agricoltura biologica in quanto modello di sviluppo sostenibile del territorio.

19 Commission of the European Communities, Handbook on environmental

public procurement, Brussels, 18.8.2004 – SEC(2004) 1050. 20 http://europa.eu.int/comm/environment/gpp/ 21 www.cittadelbio.it

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Immagine 4: Logo Città del Bio

L’introduzione degli alimenti biologici all’interno delle mense pubbliche, a cominciare da quelle scolastiche, sta diventando uno dei primi campi di attività del network delle Città del Bio, contestualmente all’educazione alimentare. Il network promuove anche i Bio-distretti rurali, che non sono nuove entità amministrative ma un coordinamento di Enti che opera per la conversione sostenibile del territorio e la valorizzazione delle sue tipicità e bio-eccellenze. Essi sono degli strumenti di programmazione territoriale in grado di promuovere nuovi investimenti coinvolgendo gli stake-holders (sia pubblici che privati) in progetti di promozione dell’agricoltura biologica, del turismo rurale, dell’artigianato locale e delle imprese eco-compatibili. Un esempio di bio-distretto è quello denominato “Bio-distretto Cilento”, eco ordinato dall’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica. La progettualità comune avviata dai componenti del Bio-distretto ha già portato alla valorizzazione delle più importanti filiere produttive del territorio (maiale nero, fico bianco del Cilento, miele, fagiolo, olio) ed ha attivato finanziamenti regionali e provinciali che hanno consentito l’avvio del progetto delle Bio-spiagge. Quest’ultimo prevede di valorizzare la tipicità e la bio-diversità del territorio attraverso la creazione di bio-sentieri in grado di condurre i turisti dalle spiagge alle aree rurali interne, attraversando aree protette, aziende agricole ed agriturismi, alla scoperta delle antiche tradizioni e dei mestieri dimenticati.

2.2.a Scelta dei clienti L’importanza dei canali di vendita differisce notevolmente nei diversi Stati membri dell’Unione Europea e, spesso, anche nelle diverse

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aree dei singoli Paesi. Così mentre in Belgio, Germania, Grecia, Francia Lussemburgo, Irlanda, Italia, Olanda e Spagna, prevale nettamente la vendita diretta e quella in negozi specializzati (anche se negli ultimi anni lo share della vendita nella grande distribuzione è notevolmente aumentato) in Danimarca, Finlandia, Svezia, Regno Unito, Irlanda, Ungheria e Repubblica Ceca, la gran parte delle vendite avviene nei supermercati (>60%) ed in negozi di alimentari non specializzati nel biologico. Gli esperti sono convinti che nei Paesi dove i prodotti biologici sono venduti principalmente attraverso i supermercati la quota di mercato è e rimarrà più alta rispetto agli altri stati22. La vendita diretta in tutte le sue forme riveste però una grande importanza sia per i produttori che per i consumatori, e non va pertanto sottovalutata, bensì sostenuta ed incentivata. I vantaggi per il consumatore sono i seguenti: riduzione dei prezzi, rispetto della stagionalità e della freschezza dei prodotti, conoscenza dei prodotti e del territorio di origine. Vantaggi per il produttore: aumento del profitto, rapporto diretto con il consumatore, attuazione del nuovo ruolo dell’agricoltore (guardiano del territorio), vendita di prodotti e varietà locali. Ci sono diverse tipologie e modalità di vendita diretta: • “agricoltori in città”: mercatini locali, gruppi di acquisto (ad es.

campagna “G.O.D.O. a cura dell’AIAB), eventi promozionali; • “cittadini in azienda”: punti vendita aziendali, agriturismi, fattorie

didattiche, ecc.. La vendita diretta e gli spacci aziendali sono molto importanti nelle aree rurali, specialmente se abbinati ad attività agrituristica ed alla ristorazione locale.

22

Rapporto della Commissione Europea (G2 EW – JK D(2005) “Organic farming in the European Union – Facts and Figures”, Bruxelles, 3 Novembre 2005.

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Immagine 5: esempio di “cittadini in azienda”

Immagine 6: esempio di “agricoltori in città”

Per contro la Grande distribuzione può commercializzare quantitativi di prodotto ben maggiori rispetto ai punti vendita aziendali, alle erboristerie ed ai negozi specializzati nel biologico ed ha il pregio di far avvicinare al biologico un gran numero di consumatori. Qualche

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supermercato svolge anche attività promozionale del biologico, facendo degustare i prodotti e distribuendo materiale informativo. Il numero dei supermercati che vendono il biologico è in aumento in tutta Europa. Va comunque sottolineato che nel mondo del biologico sono molti coloro che non vedono di buon occhio la vendita nei supermercati, che rappresentano comunque dei centri di potere che decidono, spesso a discapito dei produttori, prezzi e quantitativi di merce da vendere, oltre a reinvestire i notevoli guadagni in attività non sempre etiche. Una soluzione migliore può essere rappresentata dai “supermercati biologici”, possibilmente a loro volta certificati sia secondo le norme del biologico che di quelle del Commercio Equo e solidale. Essi stanno di recente nascendo un po’ in tutti i Paesi, sono caratterizzati da un offerta estremamente ampia di prodotti e da superfici espositive maggiori di 300 m². Questo canale distributivo assomma i vantaggi dei supermercati convenzionali (maggiori volumi di vendita, avvicinamento al biologico di nuova utenza) a quelli dei punti vendita specializzati nel biologico (maggiori informazioni per il consumatore, competenza nell’approvviggionamento e nella vendita degli alimenti biologici. Molti consumatori continuano comunque a preferire un altro tipo di punto vendita, più vicino ai produttori, e la filiera corta (con indubbi maggiori vantaggi anche per le stesse aziende agricole). In considerazione del disposto normativo comunitario molti controlli vengono effettuati nei punti vendita dalle Autorità preposte ed i consumatori continuano a richiedere sempre più controlli severi ed imparziali, in particolare su frutta e verdura. A tal riguardo si precisa che dal 2005 anche i punti vendita devono assoggettarsi ad un sistema di controllo e certificazione, come previsto dalla regolamentazione comunitaria. Di conseguenza gli Enti di certificazione del biologico hanno implementato specifiche procedure per il controllo e la certificazione dei punti vendita, finalizzate alla verifica della loro conformità alle norme comunitarie. È anche in forte espansione il settore del catering e della ristorazione biologica; ogni anno un numero sempre maggiore di ristoranti e bar servono prodotti biologici. I governi nazionali incoraggiano inoltre l’uso di prodotti biologici nelle mense pubbliche ed è in aumento il numero delle mense scolastiche che somministrano prodotti biologici.

2.2.b Come vendere il prodotto da agricoltura biologica La filiera produttiva agrobiologica rappresenta un tipico settore orientato dal consumatore, il quale richiede trasparenza e controllo in

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tutte le fasi del processo produttivo/distributivo. Uno slogan ricorrente è: comprare locale, biologico e in fiera23. La tracciabilità e la trasparenza rappresentano delle preziose chiavi di marketing per le produzioni biologiche. L’Unione Europea, a partire dalla pubblicazione del Regolamento n° 178/2002, ha stabilito norme precise sull’adozione dei sistemi di tracciabilità, che dal 2005 sono divenute obbligatorie anche per le aziende agricole. Il marketing delle produzioni agroalimentari “tracciate” è caratterizzato dalla diffusione di informazioni sul processo stesso, dalla efficiente comunicazione dei dati sulla tracciabilità e da ogni altra informazione sull’origine del prodotto. Tutte queste informazioni vengono registrate in un sistema informatico sulla produzione, disponibile per i consumatori. Tutto questo fornisce un elevato valore aggiunto ai prodotti ed apre nuove prospettive di marketing. Le potenzialità sono enormi, in considerazione dell’immagine e del valore rappresentato dalla disponibilita per ogni prodotto di una completa e trasparente documentazione di riferimento. Lo strumento tecnologico utilizzato per consentire un’agevole fruizione del servizio è generalmente un portale di Internet navigabile attraverso un normale browser (tipo Explorer, Netscape, ecc.), che consente al consumatore di acquisire tutte le informazioni desiderate semplicemente digitando sulla tastiera un codice riportato in etichetta. Questo dà all’utente la sensazione di essere presente “virtualmente” all’interno dell’azienda, potendo controllare anche in che modo è stato prodotto l’alimento che si ritrova sulla tavola.

23 Nadia El-Hage Scialabba (Food and Agriculture Organization delle Nazioni

Unite), Global Trends in Organic Agriculture Markets and Countries’ demand for FAO assistance, Atti della Tavola rotonda internazionale “Organic Agriculture and Market Linkages”, organizzata dalla FAO e dall’IFOAM, Roma, Novembre 2005.

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Immagine 7: esempio di portale Internet sulla tracciabilità

delle produzioni biologiche

Nell’agricoltura pre-industriale la vendita dei prodotti agricoli era basata sul contatto diretto tra produttore e consumatore, il quale conosceva sempre la provenienza degli alimenti. La globalizzazione dei mercati ha creato invece una distanza enorme, sia fisica che mentale. Ultimamente si è tentato di ridurre questa distanza attraverso la tracciabilità di filiera, che utilizzando anche di strumenti informatici consente al consumatore di conoscere tutti i passaggi intermedi e di risalire al produttore. Anche le azioni di marketing sono notevolmente cambiate nel corso degli anni. Il 20° secolo si è caratterizzato per il grande successo delle produzioni di massa, con lo scopo di vendere lo stesso prodotto al più alto numero di consumatori. Adesso è il momento delle personalizzazioni, dei “prodotti fatti solo per te”, che anche se vengono in realtà prodotti su larga scala possono subire con l’aiuto delle nuove tecnologie personalizzazioni basate sulle esigenze individuali. Il trend attuale è per il marketing “one-to-one”, che ha l’obiettivo di vendere di più (anche più prodotti) ad un singolo acquirente. Il direct marketing, la vendita diretta dei prodotti agricoli, ha avuto un forte impulso con la diffusione dell’informatica. Un metodo di vendita millenario grazie alle nuove tecniche dell’informazione, ed in particolare ad Internet ed alla diffusione del web, ha consentito di fare acquisti direttamente da casa. L’uso di Internet è diventato anche fondamentale nello stabilire

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contatti diretti tra partners commerciali (B2B = Business to Business), nel procurare contratti e nella logistica. Fare web-marketing vuol dire personalizzare prodotti, servizi e prezzi. Il punto è: soddisfare le richieste individuali al più basso prezzo possibile, grazie ai grossi volumi di merce movimentata. Con l’E-commerce i rapporti diretti di vendita avvengono attraverso il computer e con l’ausilio di particolari software che assicurano la conclusione delle transazioni. La difficoltà maggiore è rappresentata dalla consegna del prodotto a casa dell’acquirente, che può risultare costosa, anche in termini logistici. In linea di massima va però considerato che l’utilizzo degli strumenti di marketing alternativo spesso ha portato ad una riduzione dei prezzi al consumo e ad un incremento dei guadagni dell’agricoltore. Senza considerare il grande vantaggio che si offre al consumatore di conoscere con precisione l’azienda di produzione. C’è chiaramente una una grande differenza qualitativa tra i sistemi di marketing diretto e quelli anonimi dei mercato di massa. Il contatto diretto (anche se attuato in maniera “virtuale”) produttore-consumatore permette di stabilire forti contatti con i territori di produzione (che magari saranno un giorno anche visitati dal consumatore) e consente di comprendere meglio cos’è il metodo di produzione biologico.

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Immagine 8: esempio di E-commerce: www.eurorganicshop.com In tutto il mondo il movimento del biologico ha registrato un grande interesse dei consumatori per questi nuovi sistemi di vendita diretta. Sono in corso molte sperimentazioni, in alcuni casi supportate dai governi nazionali. L’IFOAM supporta queste iniziative, sviluppando nuovi strumenti e scambi di esperienza24.

24 Cristina Grandi (IFOAM Liaison Office to FAO), Alternative Markets for

Organic Product, Atti della Tavola rotunda internazionale “Organic Agriculture and Market Linkages”, organizzata dalla FAO e dall’IFOAM, Roma, Novembre 2005.

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CAPITOLO 3. PRODUZIONE VITIVINICOLA BIOLOGICA 3.1 Vitivinicoltore biologico 3.1.a Considerazioni sulla filosofia della conversione a

biologico. I produttori che intendono avviare la conversione aziendale dal metodo convenzionale a quello biologico devono mettere in conto profondi cambiamenti da apportare al metodo di gestione del vigneto e della cantina. Non si tratta quindi di sostituire semplicemente dei mezzi tecnici chimici con altri naturali, ma piuttosto di adottare una nuova filosofia gestionale, che parta dalla considerazione della vigna come una parte del più vasto ecosistema circostante. L’abilità del vitivinicoltore di “osservare” e di guardarsi intorno costituirà un’ottima base per la corretta applicazione del metodo biologico. Una differente filosofia di approccio: alcune delle tecniche previste dal metodo biologico possono apparire in contrasto con la cultura tradizionale della produzione e della lavorazione dell’uva. Una mente aperta, recettiva alle nuove idee, è fondamentale per l’introduzione di un nuovo metodo di produzione. Le tecniche di coltivazione provocano effetti anche oltre il vigneto stesso. Il responsabile della produzione deve aver ben presente che i metodi biologici miglioreranno la conservazione delle risorse naturali e ridurranno l’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua. Gli operatori agricoli potranno inoltre contare su un luogo di lavoro più sicuro ed i consumatori su alimenti salubri ed esenti da residui di prodotti chimici di sintesi. Importanza del policoltura: la natura funziona come una policoltura, dove ogni organismo dipende da molti altri per la sopravvivenza. Spesso nella coltivazione convenzionale la vigna viene considerate come una monocoltura, che non può coesistere con altre specie viventi, a causa della loro competizione ed ostacolo allo sviluppo della coltura principale. Un sistema biologico cerca invece di riprodurre il modello della natura, in cui ogni componente è parte del tutto. La biodiversità crea un ecosistema equilibrato dove molti fattori contribuiscono al benessere generale. Questo genere di diversità può essere ricreato nei vigneti per dare origine ad un ecosistema più stabile. Lo sviluppo della policoltura è importante per l’incremento della fertilità di terreno e per la gestione dei parassiti e della flora spontanea.

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Immagine 9: Comparazione tra un vigneto caratterizzato dalla policoltura ed uno specializzato (riquadro centrale a sinistra). Fonte: Hofmann, Köpfer, Werner “Ökologischer Weinbau” 1995

Fertilità di terreno: il terreno è un’entità vivente molto fragile e per aumentarne la fertilità ed il contenuto in sostanza organica non può “essere trattato come spazzatura„. Nella policoltura il suolo è caratterizzato dalla presenza di macrorganismi (quali vermi ed insetti

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terricoli) e molti tipi di microrganismi. Questi organismi trasformano la materia organica ed i minerali rendendoli assimilabili dalle piante. Il Dott. Robert Parnes, uno scienziato che ha studiato il terreno per molti anni, descrive questa relazione nel modo seguente: “Il terreno è una fornace di vita in cui la materia organica rappresenta il combustibile, gli organismi terricoli il fuoco che consuma il combustibile e gli elementi nutritivi delle piante sono le ceneri della combustione„. La creazione di una buona fertilità nel terreno è fondamentale per il sistema biologico e la somministrazione della materia organica rappresenta il modo migliore per garantirne la fertilità. Una tecnica importante per incrementare l’apporto al suolo di materia organica è quella del sovescio, che ne impedisce la degradazione dovuta all’azione del sole e all'erosione. I canali aperti dalle radici delle colture da sovescio creano le vie per lo scambio di gas ed agevolano la penetrazione dell’acqua. Il compostaggio è un'altra fonte eccellente di materia organica che, opportunamente degradata dagli organismi che vivono nel terreno, viene trasformata in humus, il quale migliora la struttura del suolo e rende disponibili i nutrienti di cui le piante necessitano. La fertilità del terreno e l'attività biologica aumentano se non vengono attuate lavorazioni eccessive ed interventi con fertilizzanti chimici. Migliorare la fertilità naturale del terreno consente di avere piante più sane con maggiore resistenza agli attacchi delle malattie. Gestione fitosanitaria: molti dei problemi storicamente connessi al vigneto possono essere ricondotti ad una sua gestione “monocolturale”. La sua diversificazione consente invece di favorire lo sviluppo dei nemici naturali dei parassiti della vite, favorendone il controllo naturale. Vale la pena quindi di scoprire quali antagonisti naturali sono presenti in campo e lavorare per il loro consolidamento ed incremento. Considerando il vigneto come un'estensione dell’ambiente naturale circostante, le condizioni di sviluppo degli insetti non nocivi possono essere migliorate; inoltre molte piante da sovescio forniscono l'habitat ed una fonte di alimento per gli insetti utili. Poiché gli attacchi parassitari possono verificarsi prima che sia stabilito l’equilibrio nell’agro-ecosistema e gli insetti utili abbiano potuto moltiplicarsi, gli antiparassitari naturali possono essere necessari durante la transizione all'agricoltura biologica. Sarà compito del responsabile di produzione verificare che esistano tutte le condizioni necessarie per la corretta conduzione con il metodo biologico del vigneto, senza incorrere in perdite di produzione.

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Considerazione filosofica: • Importanza della policoltura • Fertilità del suolo • Gestione naturale delle avversità

3.2 Pianificazione, aggiornamento e controllo della produzione La transizione al biologico richiede un periodo di conversione graduale. L’adozione di un sistema di produzione naturale può richiedere del tempo e l’elimizazione improvvisa dei prodotti chimici di sintesi (specialmente nelle realtà più intensive in cui l’ambiente risulta gravemente danneggiato) può non rivelarsi una scelta saggia. Molti coltivatori convenzionali che sono passati con successo a tecniche naturali hanno cominciato usando le tecniche dell’agricoltura integrata prima di passare definitivamente al biologico. L’ecosistema dell'azienda agricola richiede tempo prima di raggiungere il necessario equilibrio ecologico ed occorre tempo per sviluppare un nuovo approccio sistemico all'agricoltura. Può essere utile convertire inizialmente una piccola parte dell’azienda al biologico, per sperimentare le nuove tecniche gestionali. Il passaggio alle pratiche agricole sostenibili non è un problema se i cambiamenti vengono introdotti gradualmente nell’azienda, la quale dovrà essere adeguatamente seguiti. 3.2.a valutazione delle diverse esigenze delle piante Diversità: le aziende differenziate sono economicamente ed ecologicamente più “resistenti”. Attuando diverse coltivazioni, gli agricoltori distribuiscono il rischio economico e sono meno suscettibili alle fluttuazioni dei prezzi connesse con i cambiamenti della domanda e dell'offerta. Mentre molti viticoltori oggi difettano dell'esperienza o dell'attrezzatura necessaria per gestire altre produzioni, in futuro questa strategia potrebbe impedire la perdita totale dell’azienda in caso di danneggiamento della vigna. Ad esempio la diffusione della Fillossera ha provocato in passato il fallimento di intere aziende vitivinicole specializzate ed oggi in alcune zone torna a minacciare cultivars un tempo resistenti. La corretta gestione della diversità può inoltre migliorare l’introduzione del metodo biologico. Per esempio, le piante pacciamanti nelle interfile del vigneto possono fornire l'habitat e una fonte alimentare alternativa per gli insetti non nocivi, che aiutano l’agricoltore nel controllo dei parassiti chiave quali gli afidi ed acari (tuttavia, esistono poche informazioni documentanti il ruolo delle piante pacciamanti nel contenimento dei parassiti dell'uva). Le colture pacciamanti richiedono l'acqua, ma le annuali invernali falciate sul terreno come pacciamatura contengono il dispendio idrico.

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Immagine 10: Variazione stagionale della biodiversità di un vigneto. Fonte: Hofmann, Köpfer, Werner “Ökologischer Weinbau” 1995

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3.2.b Tabella della resistenza alle malattie di piante, vino, e succo d’uva

cultivar WH BR DM PM BOT PHOM EU CG ALS Sulfur Alden 4 ? + ++ ++ ? ? ? ? No Alwood 4 + + + + ? ? ? ? ? Aurore 4 +++ ++ +++ +++ ? ? ? +++ No Baco Noir 4 +++ + ++ + + ++ +++ ++ No Beta 6+ + + + + ? ? ? ? ? Bleubell 6+ ? ? ? ? ? ? ? ? ? Buffalo 4 ? ++ +++ ++ ? ? ? ? No Cabernet France 3 +++ +++ +++ + ? +++ +++ ? No Cabernet Sauvignon

2 +++ +++ +++ + +++ +++ +++ ? No

Captivator Catwba 5 +++ +++ ++ + +++ + + + No Cayuga White 4 + ++ + + + + ? ++ No Chambourcin 3 +++ ++ + ++ ? ? ++ ? Yes Chancellor 5 + +++ +++ + +++ + ++ +++ Yes

and Cu Chardonel 4 ? ++ +++ ++ ? ? + ++ No Chardonnay 2 ++ +++ +++ +++ +++ ++ +++ ++ No Chelois 4 + + +++ + ? ? ? +++ No Colobel 3 ? + +++ + ? ? ? ? ? Concord 5 +++ + ++ + +++ + + ++ Yes Cynthiana (Norton)

5 ? ? ++ ? ? ? ? ? ?

De Chaunac 5 + +++ +++ + ++ +++ ++ +++ Yes Delaware 5 ++ +++ ++ ++ +++ + + ++ No Dutchess 3 +++ +++ +++ ? ? ? ? + ? Edelweiss 6 ? + ++ + ? ? ? ? ? Elira 6 + ++ ++ +++ ? ? ? ++ No Esprit 5 ? ++ +++ ++ ? ? ? ? ? Fredonia 5 + +++ ++ + ? ? ? + No Frontenac 6 ++ ++ + + ? ? ? ? ? Gewürztraminer 2 +++ +++ +++ ++ ? ? ? + No Golden Muscat 4 ? ++ ++ +++ ? ? ? ? No Horizon 5 ? + +++ ++ ? ? + +++ No Ives 5 + +++ + + ? ? ? + Yes Kay Gray 6+ + + + + ? ? ? ? ? LaCrosse 5 +++ + ++ +++ ? ? ? ? ? Léon Millot 5 ? + ++ +++ ? ? + ? ? Limberger 2 +++ +++ +++ + ? +++ +++ ? No Maréchal Foch 5 ++ + ++ + ? +++ ? + Yes Melody 4 +++ ++ + + ? ? ? ++ No Merlot 1 ++ +++ +++ +++ +++ +++ +++ Ê No Missouri Riesling 5 ? ? ? ? ? ? ? ++ ? Moore’s Diamond 4 +++ + +++ ++ ? ? ? ? No

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Cultivar WH BR DM PM BOT PHOM EU CG ALS Sulfur NewYork Muscat 4 ? + +++ ++ ? ? ? ? Yes Niagara 4 +++ +++ ++ + +++ + ++ + No Pinot Blanc 2 +++ +++ +++ ++ ? +++ +++ ? No Pinot Gris 2 +++ +++ +++ ++ ? +++ +++ ? No Pinot Noir 1 +++ +++ +++ Varies ? +++ +++ ++ No Ravat 34 4 ? + ++ + ? ? ? ? No Rosette 6 ? ? ? ? ? ? ? ++ ? Rougeon 4 ++ +++ +++ + ? ? ? +++ Yes St. Croix 6 ? ++ ++ ++ ? ? ? ? ? St. Pepin 5 ? + +++ ++ ? ? ? ? ? St. Vincent 4 ++ ++ ++ ++ ? ? ? ? ? Seneca 3 + + +++ ++ ? ? ? ? Yes Seyval 4 +++ ++ +++ +++ + + +++ ++ No Sheridan 5 ? + ++ + ? ? ? ? ? Shiraz 2 +++ +++ +++ +++ ? ? ? ? ? Steuben 5 ++ + + + ? ? + ++ No Sunbelt 5 ? ? ? ? ? ? ? ? ? Swenson Red 5 ? +++ ++ ++ ? ? ? ? ? Traminette 4 ++ ++ ++ ++ ? ? ? ? ? Valiant 6+ + +++ + ++ ? ? ? ? ? Van Buren 5 ? +++ ++ ++ ? ? ? ? Yes Ventura 6 ++ ++ +++ + ? ? + +++ No Vidal Blanc 3 + ++ +++ + + + +++ + No Vignoles 5 + ++ +++ +++ ++ ++ +++ ++ No Villard Blanc 3 + ++ +++ + ? ? ? ? ? Vincent 4 ? + ++ + ? ? ? ? ? White Riesling 2 +++ +++ +++ +++ 0 ++ +++ + No Worden Seedless 6 + + + + ? ? ? ? ? Canadice 4 +++ + + ++ ? ? ? ++ No Concord Seedless

5 ? ++ ++ ++ ? ? ? ? Yes

Einset 4 +++ +++ +++ + ? ? ? ? ? Glenora 3 ++ +++ +++ + ? ? ? ? ? Himrod 4 +++ ++ ++ + ? ? ? + No Interlaken 3 +++ +++ +++ ++ ? ? ? ? No Lakemont 3 ++ ++ ++ ++ ? ? ? ? No Marquis 4 ++ ++ ++ + ? ? ? ? ? Mars 4 + + + + ? ? ? ? ? Reliance 5 +++ ++ ++ +++ ? ? ? ? ? Remaily 3 ? ? ? ? ? ? ? + ? Saturn 2 ++ +++ +++ ++ ? ? ? ? ? Suffolk Red 3 ? ++ ++ + ? ? ? ? Yes Vanessa 4 +++ ++ ++ + ? ? ? ? ? Venus 4 + + + +++ ? ? ? ? ?

Fonte: Lon Rombough, the grape gower, 2002

Vedere il significato delle abbreviazioni nella pagina seguente. =>

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Abbreviazioni:

WH= (Winter Hardiness) Resistenza all’inverno 1= molto delicata, si adatta solo a certi siti, fino a circa 12°C 2= delicata, resiste fino a circa 7°C 3= poco resistente, può essere coltivata nei siti migliori, fino a circa 5°C 4= moderatamente resistente, fino a circa 0°C 5= resistente, fino a circa –5°C 6= molto resistente, adatta alla coltivazione in luoghi, fino a circa –10°C BR= Black rot (Marcescenza radicale) DM= Downy mildew (Peronospora) PM= Powdery mildew (Oidio) Bot= Botrite Phom= Phomopsis (Escoriosi) Eu= Eutypa (Eutipiosi) CG= Crown gall (Tumore radicale) ALS= Angular leaf scorch Sulfur= sensibile ai trattamenti a base di zolfo Cu=sensibile ai trattamenti rameici La predisposizione alle malattie è classificata come segue:

+= bassa predisposizione ++=moderata predisposizione +++= elevata predisposizione ?= predisposizione non accertata Riportiamo di seguito uno schema sulla “Suscettibilità al metodo di produzione biologico” delle cultivars di vite, elaborato dallo IAMB nell’ambito del progetto “Bio Puglia”. L'ampio patrimonio varietale è stato suddiviso in tre gruppi in base alla preferenza all'impiego in agricoltura biologica. Le varietà presentano scarsa, sufficiente o buona validità negli ambienti di coltura meridionale e i caratteri preferiti per l'impiego in agricoltura biologica.

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Buona Sufficiente Scarsa

Aleatico N. Aglianico N. Ancellotta N. Bombino B. Asprinio B. Barbera N. Cabernet Sauvignon N. Bombino N. Cabernet Franc N. Chardonnay B. Moscatello selvatico B. Ciliegiolo N. Falanghina B. Pinot bianco B. Cococciola B. Greco B. Sauvignon B. Garganega B. Incrocio Manzoni 6.0.13 B Fiano B. Grillo B. Montepulciano N. Bianco d'Alessano B. Lambrusco Maestri N. Negroamaro N. Francavidda B. Malbech N. Ottavianello B Greco di Tufo B. Malvasia bianca di

Candia Pampanuto B. Lacrima N. Mostosa B. Primitivo N Malvasia del Chianti Riesling italico B. Sangiovese N Malvasia nera di Brindisi Sylvaner verde B. Uva di Troia N. Malvasia nera di Lecce Traminer aromatico B. Verdeca B. Merlot N. Trebbiano giallo B. Mantonico B. Vermentino B. Moscato B. Notardomenico N. Piedirosso N. Pinot N. Riesling renano B. Semillon B. Susumaniello N.

Pianificazione, aggiornamento e controllo della produzione:

• Valutazione delle differenti esigenze delle piante

• Resistenza alle malattie di vite, vino e succo d’uva.

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3.3 Scelta del sito di impianto e della cultivar Nella scelta del vitigno da coltivare l’agricoltore dovrà innanzitutto tener conto delle richieste del mercato. Ad es. per l’uva da vino sarà la richiesta da parte del consumatore di un certo tipo di vino a spingere il viticoltore a coltivare una varietà di uva piuttosto che un’altra. Naturalmente quando possibile andranno preferiti i vitigni locali, sempre più richiesti dal consumatore ed anche più rustici e resistenti agli attacchi dei parassiti ed alle malattie. Tra le caratteristiche da tener presente nella scelta ci sono anche le esigenze nutrizionali della coltura (Particolarmente N, P, K e Zn) e la data di raccolta (precoce/tardiva). 3.3.a Storia colturale del sito Il reimpianto di un vigneto può provocare problemi con i nematodi, le piante infestanti e richiederà in seguito maggiori cure. La coltura precedente può anche aver provocato l’esaurimento nel terreno delle sostanze nutritive o delle riserve idriche. Prima dell’impianto andrebbero inoltre analizzate le principali caratteristiche del sito prescelto, come cerchiamo di descrivere brevemente nei paragrafi seguenti. 3.3.b Scelta del sito Il luogo ideale dove impiantare la vigna deve presentare una buona esposizione al sole ed una buona circolazione dell’aria. Naturalmente il sito ideale non è sempre individuabile seguendo principi assoluti e varia a seconda delle situazioni specifiche. Per esempio nei terreni esposti a sud, dove l'intensità della luce è maggiore e le temperature possono raggiungere livelli tali da danneggiare le viti, la piena esposizione al sole può non essere desiderabile. Potrebbe in tal caso risultare necessario predisporre uno “schermo” in grado di proteggere le piante dal sole nelle ore più calde della giornata, o impiantare ed allevare le viti in modo tale che il fogliame possa ridurre gli effetti del calore e della luce sui grappoli d’uva. Il luogo in cui viene collocato il vigneto può influire decisamente sullo stato di salute delle viti. Prendiamo il caso di un agricoltore che effettui l’impianto di due vigneti in due luoghi distinti della stessa zona: il primo su un pendio con una buona circolazione dell'aria ed il secondo in un’avvallamento con ristagno dell’aria. Nonostante le viti si trovino a breve distanza, nel primo caso non avranno difficoltà a mantenere un buono stato di salute e non necessiteranno di trattamenti particolari se non nelle annate più sfavorevoli, mentre le viti piantate nell’avvallamento saranno più soggette a malattie ed attacchi di parassiti. A cosa è dovuta questa differenza? La buona circolazione di aria intorno alle piante situate sul pendio contribuisce a mantenerle asciutte,

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riducento gli attacchi funginei che, com’è noto, si manifestano in presenza di umidità. Le viti nell’avvallamento vengono invece a trovarsi in condizioni di “aria morta„, non circolante, che permette alla rugiada ed all'umidità di persistere sulle foglie provocando lo sviluppo dei funghi. In questo caso sarebbe naturalmente possibile risolvere il problema trattando le piante con fungicidi ma, dovendo scegliere un sito adatto all’impianto del vigneto, andranno preventivamente scartate le zone pianeggianti con ristagni d’aria. Naturalmente vanno anche evitate le zone troppo ventose, nelle quali possono essere danneggiati i tralci, oltre alle stesse strutture di sostegno dei filari di vite. Le viti sono maggiormente suscettibili al vento in primavera ed all'inizio dell'estate, quando i tralci sono più sottili e soggetti a rottura. Dalla mezza stagione i tralci diventano più duri e più legati al legno vecchio, cominciano ad indurirsi, e diviene quindi più probabile che siano le foglie ad essere danneggiate dai venti forti, piuttosto che i tralci. I venti costanti generalmente danneggiano meno le viti rispetto a quelli irregolari, perché le viti si adattano al vento costante, rafforzando i tralci. Per esempio, alcune delle vigne migliori in Europa sono situate in luoghi in cui c’è una brezza quasi costante durante gran parte del periodo della crescita. Se un luogo ventoso è l’unica opzione possibile, o se altri fattori lo rendono comunque un luogo desiderabile, una possibile soluzione può essere quella di utilizzare barriere antivento a crescita rapida (alcune piante, opportunamente curate, crescono anche di 2-5 metri all'anno). Con tali alberi (si vedano i disegni seguenti), una barriera permanente potrebbe essere piantata nello stesso momento dell’impianto del vigneto ed il legno degli alberi proteggerebbe le giovani viti fino al momento in cui le piante non saranno in grado di difendersi da sole. Se il vento arreca danni soltanto in una stagione, può risultare conveniente la realizzazione di una barriera provvisoria (vedere immagini seguenti). Le barriere artificiali rappresentano un'opzione per l’agricoltore che debba erigere rapidamente una barriera antivento, che potrà essere tolta quando non sarà più necessaria. A seconda dell’estensione della zona da proteggere, possono essere disposti pali alti fino a 5 metri o più in corrispondenza del lato della vigna da cui soffiano i venti più forti. Se il vento viene da est, per esempio, la barriera dovrà essere posta lungo il lato orientale, possibilmente con estensioni lungo i lati nord e sud. Una parete semplice e solida rappresenta spesso la soluzione più efficace. L'obiettivo non è di arrestare totalmente il vento, bensì quello di rallentarne la corsa. La velocità del vento viene a ridursi progressivamente avvicinandosi alla barriera frangivento, in modo tale che le viti dall’altro lato della parete possano essere protette efficacemente. In alcuni casi, porre più

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barriere ad una distanza ravvicinata può generare un effetto deflettente che rallenta il vento in modo più efficace rispetto alla realizzazione di una barriera continua. Nei climi temperati i vigneti vanno realizzati su pendii esposti a sud o est. I pendii esposti a nord o ad ovest ricevono infatti i raggi del sole soltanto nelle ultime ore della giornata. In questo caso la rugiada e l'aria fredda rimarranno più lungamente nel vigneto, favorendo l’insorgenza delle malattie ed interferendo negativamente con l’impollinazione. Nei climi subtropicali o tropicali estremamente caldi, la situazione può essere invertita, con il riparo di un pendio esposto a nord le viti risulteranno più protette dai venti e dal rischio di essiccamento. Se possibile, andrebbe tenuto sotto osservazione per un intero anno il luogo sul quale si intende impiantare il vigneto. Durante questo periodo andrebbero accertati eventuali ristagni idrici durante la stagione delle piogge ed individuate le zone in cui il terreno tende ad essiccarsi prima nei periodi di siccità. Andrebbero altresì individuate le zone in cui le erbe e le altre piante si seccano ed ingialliscono più velocemente delle altre (questo potrebbe essere indice di un terreno poco profondo). Andrebbe anche osservato come avviene l’evaporazione dell’acqua, al fine di capire come si muovono le correnti d’aria sul suolo. I punti bassi in cui l'acqua si raccoglie inoltre tendono ad essere i luoghi in cui l’aria più fredda tende a ristagnare. Per analizzare e correggere i problemi potenziali di un sito, può risultare utile pensare alla circolazione dell’aria fredda come se si trattasse di un fiume. Per esempio, un anello di arbusti ed alberi sul lato basso di una collina può fungere da “diga” per l’aria fredda, che si ritroverebbe a ristagnare intorno alle viti sulla parte bassa del pendio. La creazione di alcune aperture nella “diga„ potrebbe consentire all'aria fredda di defluire, riducendo od eliminando del tutto le sacche di gelo. Prima di procedere all’impianto del vigneto conviene anche accertarsi che nella zona non ci siano problemi del terreno quali la suola di lavorazione o fenomeni di compattamento che potrebbero provocare ristagni idrici superficiali, difficilmente eliminabili. In questi casi infatti il livellamento potrebbe dare origine ad un suolo soggetto ad allagamento, del tutto inadatto all’impianto. Nella valutazione del sito è necessario anche osservare la posizione del sole e dell’ombra. Se vi sono alberi o altri oggetti nei pressi della vigna, essi potrebbero ombreggiare infatti le piante nel periodo critico dell'anno. Una vigna deve possibilmente ricevere l’ombra della collina dal lato est. Ad esempio: se durante la primavera il sole non supera la collina fino alla tarda mattinata, le viti ci metteranno più tempo ad asciugarsi da rugiada e pioggia e l'umidità eccessiva comprometterà l’impollinazione, con la conseguenza che i grappoli delle viti in ombra

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risulteranno più radi e vuoti. Per cui anche se in estate la zona risulterà completamente esposta al sole per la maggior parte del giorno, sarà ormai troppo tardi, perché la maggior parte dei danni si sarà già verificata. Questo esempio sta a testimoniare come il viticoltore potrebbe evitare molti dei problemi se osservasse preventivamente con attenzione il luogo da impiantare, per almeno un intero anno. Per concludere, se il luogo scelto per l’impianto del vigneto è situato in una zona ad alta forestazione, frequentata da animali selvatici, vanno cercati ed interpretati i segnali quali tracce, alberi con la corteccia danneggiata, ecc.. In caso di riscontri positivi potrebbe ad es. essere che il sito si trovi su un sentiero naturale tracciato dagli animali che vanno ad abbeverarsi. In questo caso vanno messe in conto opportune misure per evitare danneggiamenti al vigneto. Posizione: vanno presi in considerazione tutti gli aspetti, con particolare riguardo a quelli relativi alla circolazione dell’aria ed alla

presenza di terreni sottostanti troppo fertili, che possono aumentare l'incidenza di malattie e causare uno sviluppo eccessivamente vigoroso. Nel caso ad es. di un vigneto collocato su una pendice inclinata, l'aria fredda viene bloccata dagli alberi e dagli arbusti sottostanti (immagine sopra), mentre può scivolare via liberamente se vengono rimossi gli alberi e gli arbusti in eccesso (immagine sotto).

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Barriera artificiale

Barriera naturale

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3.3.c Studio del suolo Tipo e profondità del suolo: influisce sulla presenza di nematodi, fillossera, marcescenza radicale e sulla stessa nutrizione della vite. I terreni poco profondi o con scarso drenaggio possono indurre l’insorgenza delle malattie e predisporre le piante agli attacchi dei parassiti. Il terreno ideale per lo sviluppo e la produzione della vite, particolarmente per le cultivars di uva da tavola, deve essere profondo, leggero, di medio impasto o leggermente sabbioso. I terreni classici della vigna da vino devono invece presentare caratteristiche opposte: poco profondi, piuttosto poveri, che inducano le viti a “lottare„ in modo che sviluppino più carattere e sapori intensi. Tuttavia, la vite può adattarsi ad una vasta gamma di tipi di terreno, da quello sabbioso a quello argilloso pesante, a seconda della varietà di uva, del clima e del sistema di gestione. Nemmeno il terreno roccioso rappresenta un ostacolo insormontabile. Al contrario esso può rappresentare un vantaggio dove il clima è estremo: gli affioramenti o le roccie di superficie assorbono infatti calore durante il giorno e lo liberano la notte, moderando le temperature e rendendole più sopportabili per le viti. Un agricoltore che intende impiantare un piccolo vigneto, specialmente se nella zona vi sono manufatti di recente costruzione, deve controllare attentamente le condizioni del suolo prima di procedere all’impianto. I costruttori sono infatti tristemente noti per le condizioni in cui lasciano la terra, simile ad un “campo minato„. Essi scavano infatti grosse buche, riversando il terreno prelevato in profondità sulla superficie circostante il fabbricato. Se il terreno dovesse presentarsi perfettamente livellato è possibile che vi siano zone con suolo agrario profondo alternate ad altre con poco terreno sparso su un substrato inerte. È possibile anche scoprire buche coperte di terreno contenenti roccia, ghiaia o scarti di cemento. In breve, scavare alcuni fori di prova ad 1-2 m di profondità intorno alla proprietà per verificare le reali caratteristiche del terreno. Basterà recarsi presso una buona rivendita agricola per reperire l’attrezzatura necessaria a rendere il lavoro di scavo semplice e veloce, tranne che non si sia in presenza di un suolo ricco di pietre. Quando si valuta un terreno bisogna tenere presente che non tutte le cultivars hanno le stesse esigenze in fatto di suolo. Per esempio l’Ontario (una varietà di uva bianca) richiede terreno fertile e leggermente sabbioso per sviluppare al meglio. L’Ontario è progenitore di molte varietà (quali Alden, Himrod, Interlaken, Lakemont, New York, Moscato e Schuylerinoltrale) che preferiscono lo stesso tipo di terreno. Nei terreni che queste varietà non gradiscono, si sviluppano con meno vigore, formando grappoli più

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piccoli e meno attraenti. Al contrario il Merlot è un esempio di vitigno che produce soltanto in terreni poveri e sabbiosi, essendo in grado di “recuperare„ l'azoto da qualsiasi tipo di terreno. Le diverse varietà di uva si adattano a molti tipi di terreno. Il moscato, per esempio, si sviluppa senza evidenti problemi in terreni molto sabbiosi. Parecchi fattori possono influire sull’adattabilità delle viti alle condizioni meno favorevoli. La profondità del terreno può fare una grande differenza. Una volta che le radici della vite hanno raggiunto almeno 1.5 - 2.5 metri di profondità, non c’è più necessità di irrigare le piante, in quanto il sottosuolo può fornire tutta l’acqua necessaria. L’irrigazione è invece consigliabile nei terreni poco profondi, dove la roccia è presente a 0.7-1.5 m sotto la superficie, soprattutto quando non piove con regolarità durante il periodo della crescita. I fattori più importanti da analizzare per la coltivazione con successo della vigna sono la struttura del terreno e la sua fertilità. È fondamentale che la struttura non venga alterata con interventi meccanici. Il modo migliore per attuare questo è quello di ridurre o eliminare la lavorazione del suolo, piantando una cultura pacciamante nelle interfile. Piccoli attrezzi possono essere utilizzati per falciare od effettuare i trattamenti. 3.3.d Analisi del terreno Questa pratica fondamentale nell’agricoltura convenzionale diviene superflua nel biologico. A meno che non si abbia il dubbio che nel terreno ci possa essere qualche specifica anomalia, l’analisi ha infatti un valore limitato. Per esempio, le piante crescono molto meglio in terreni poveri di fosforo ma ricchi di attività vitale, piuttosto che in terreni ricchi di fosforo ma senza biodiversità animale e vegetale. Se comunque si preferisce effettuare l’analisi, i risultati potranno essere usati come base di raffronto dello sviluppo della vita e della sostanza organica nel vigneto dopo alcuni anni di attività. Probabilmente sarà possibile rilevare che il rendimento effettivo del vigneto ha superato quello che era stato previsto con l’analisi del terreno. 3.3.e Esigenze di PH Alcuni tipi di vite tollerano abbastanza i terreni con PH acido (pH 5.5 o inferiore), comunque con l'alta acidità le viti si sviluppano lentamente e non possono resistere a lungo. D'altra parte, qualche cultivars può tollerare terreni alcalini con pH fino a 8.0 ed anche oltre. Generalmente le viti danno però il meglio con un pH compreso tra 6.5 e 7.2.

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3.3.f Preparazione del sito Nella situazione ideale, il luogo scelto per l’impianto della vigna presenterà una coltura erbacea di copertura e sarà quindi possibile procedere disturbando il meno possibile l’equilibrio naturale del suolo. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, bisognerà occuparsi della flora spontanea esistente, circostanza che comporterà un’attività considerevole di scavo ed altro lavoro preparatorio. Se il sito invece non è mai stato coltivato, o non è stato lavorato per parecchi anni, il primo intervento consisterà nell’eliminazione delle piante perenni esistenti. Se le piante perenni sono costituite da arbusti legnosi a da piccoli alberi radi, sarà possibile procedere all’espianto con relativa facilità. Se si tratta di piante piccole che non ricacciano da ceppi sarà possibile tagliarle con una falciatrice lineare, preferibilmente del tipo che provvede anche ad una trituratura dei residui, i quali possono essere lasciati sul suolo per apportarvi sostanza organica. Una strategia differente va adottata nel caso di piante perenni che ricaccino dai ceppi o dalle radici. A meno che non sia possibile aspettare più di due anni prima dell’impianto, normalmente si procede alla ripetizione delle estirpazioni e delle falciature, fino a quando il taglio ripetuto dei germogli nuovi non provocherà la morte delle radici. Coltivando la terra con un motocoltivatore le radici saranno portate in superficie e moriranno più facilmente. Falciando ripetutamente i ricacci e scavando anche manualmente occorrerà comunque più di un anno per accertarsi della definitiva estirpazione delle piante perenni. Se si è disposti ad impiegare fino a tre anni per la preparazione del terreno, è possibile recintare il sito e portare un gregge di capre che si nutriranno della vegetazione indesiderata. Per questo lavoro è necessario in primo luogo falciare la zona, così le capre potranno nutrirsi dei rigetti più giovani delle vecchie piante. Per i piccoli vigneti una soluzione può essere rappresentata dalla solarizzazione. Questa tecnica usa il calore del sole per neutralizzare le piante ed i semi indesiderati. Durante la parte più calda della stagione estiva si procede alla falciatura, si irriga la zona e si ricopre con un telo plastico che viene fissato sui bordi del campo. Non si tratta comunque di un lavoro facile e, se fatto a mano, richiede due persone per lo svolgimento e l’applicazione al suolo del telo (largo mediamente 2,5 m) e di altre due persone che si occupino del fissaggio dei bordi con copertura di terreno (per impedire che voli via). Sono disponibili speciali macchinari che svolgono la plastica e l’applicano sul terreno preparandolo opportunamente; in questo caso è possibile impiegare solo due persone di supporto all’operazione. Il

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costo di affitto della macchina può valere il tempo ed il lavoro risparmiato. Una volta che la plastica è posta, il sole scalderà il terreno e manterrà il calore fino al punto in cui le piante, i semi ed i microorganismi saranno uccisi fino ad una profondità di 8 - 10 centimetri o più. Il processo richiede quattro-sei settimane o più per l’accertamento del successo dell’intervento, ma le piante potranno essere messe a dimora direttamente attraverso il telo, il quale svolgerà una funzione pacciamante. Inoltre, se le barbatelle vengono piantate direttamente attraverso la plastica, il terreno caldo le aiuterà a crescere più velocemente. In questo caso occorrerà effettuare tagli ad “X„ nel telo e procedere attraverso essi all’impianto delle viti. Il foro fungerà anche da sfiato in modo che la vite non si surriscalderà. Se la plastica è di tipo normale, non sensibile ai raggi ultravioletti, solitamente resisterà fino alla stagione seguente, quando potrà essere rimossa, portata fuori dal campo e smaltita come rifiuto speciale. Il processo di solarizzazione per la preparazione del terreno potrà durare fino a due anni, a seconda del clima della zona. Nei climi più freddi il terreno sterilizzato potrebbe essere pronto troppo tardi per procedere all’impianto, a meno che non sia possibile nella zona l’impianto autunnale (o a meno che le barbatelle non siano state tenute in contenitori, pronte ad essere impiantate non appena il terreno lo consenta). Nel sud e comunque nelle zone più calde è possibile solarizzare la zona di impianto in tempo per impiantare le barbatelle nella tarda primavera. In un caso o nell’altro, l'irrigazione probabilmente sarà necessaria. L'irrigazione a goccia costituisce la scelta migliore, perché permette di innaffiare in profondità, senza sprecare acqua, favorendo lo sviluppo radicale. 3.3.g Orientamento dei filari La scelta dell’orientamento dei filari è fondamentale per la corretta gestione del vigneto (si veda il disegno seguente). Se possibile, le file dovranno essere parallele alla direzione dei venti dominanti. Ciò consentirà alle piante di asciugarsi più velocemente dopo una pioggia, di ridurre l'umidità delle superfici fogliarie che potrebbe favorire la germinazione delle spore funginee. Quindi, se il vento dominante proviene da ovest, le file dovrebbero avere un orientamento est-ovest, consentendo al vento di passare tra i filari. Se vi sono filari sia con orientamento ovest-est che nord-sud, durante gli anni insolitamente freddi e piovosi, le file nord-sud (che sono perpendicolari al vento dominante) mostreranno più danni legati alle muffe rispetto ai filari est-ovest. Per contro bisogna tenere presente che in caso di estati calde, i filari con orientamento est-ovest possono richiedere un sistema di allevamento che formi una copertura di

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fogliame sopra i grappoli, particolarmente nel lato sud, per impedire il loro surriscaldamento. Sui terreni in pendenza collocare le vie ed i percorsi di accesso nelle zone più basse; in questo modo fungeranno da canali che porteranno fuori dal vigneto le correnti di aria fredda. I filari di vigneto impiantati sulle pendici di una collina tenderanno a comportarsi come delle dighe, tenendo indietro l’aria fredda, in modo che le file più basse non siano danneggiate dal gelo.

I filari del vigneto dovrebbero essere paralelli ed orientate secondo i venti dominanti. Ciò aiuta la vite ad asciugarsi più velocemente dopo una pioggia.

3.3.h Sesto d’impianto Il sesto d’impianto standard per le uva da tavola è di 2.5 m sulla fila, e di 2.5-3.8 m nell’interfila. Le navate più larghe sono preferibili per favorire la circolazione dell’aria e lo svolgimento delle pratiche colturali, agevolando i movimenti nell’interfila, soprattutto in presenza di viti vigorose che tendono a sviluppare i tralci velocemente, tendendo nel periodo estivo ad uscire dal filare. Se si distanziano le file più dei 2.5 m di base, si è più sicuri di non danneggiare i tralci quando si procede al loro taglio (questo presuppone una forma di allevamento in cui i tralci vengono piegati verso il basso o al contrario possono svilupparsi fuori dal traliccio). Alcuni viticoltori allevano la vite da vino a “tenda„ verticale, al fine di far prendere ai grappoli d’uva tutta la luce solare possibile; in questo caso la distanza tra le file deve essere di 1 m. Tuttavia, questo metodo è un sistema molto laborioso che richiede apparecchiature speciali, con misure particolari, così come una potatura estiva intensa. Non è suggeribile per i piccoli viticoltori. È possibile far sviluppare i tralci delle viti sui filari lo stesso anno che sono state piantate, usando l'irrigazione a goccia ed un’adeguata fertilizzazione; ma al piccolo produttore conviene lasciar sviluppare liberamente le viti durante il primo anno di impianto ed il secondo

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anno potare a fine inverno, a due gemme, lasciando che il vigore della vite si concentri sui due nuovi tralci. 3.3.i Impianto La maggior parte degli agricoltori trova più facile piantare le nuove viti prima dell'installazione del sistema di sostegno, poichè può essere più agevole lavorarci vicino, senza essere ostacolati da fili e sostegni. Inoltre, una volta che le viti sono piantate, i paletti intermedi sulla fila possono essere collocati in modo più preciso vicino alle piante. Le viti vanno impiantate in modo da essere allineate sulla fila. Osservando il filare, le piantine devono risultare nascoste l’una dietro l’altra. Se la fila è orientata da est a ovest, le viti dovrebbero essere regolate in modo che tutte siano dal lato est o dal lato ovest dei pali. Ciò renderà la coltivazione più facile ed i pali proteggeranno il tronco della vite da possibili ferite procurate dal trattore durante la lavorazione o lo sfalcio dell’erba. La maggior parte delle barbatelle è venduta a radice nuda ed ha bisogno di attenzione immediata all'arrivo in azienda. Bisognerà subito controllare lo stato delle piantine, che dovrebbero presentare un buon apparato radicale con almeno due grandi radici principali ed un certo numero di secondarie più piccole. Sarebbe meglio non tagliarle, ma la riduzione uniforme delle radici a 15 centimetri è accettabile, se sono abbondanti e non presentano zone scolorite o danneggiate. Provare comunque a tagliarne una per vedere se la parte interna è uniforme e di colore chiaro. Le radici molli e spugnose che presentano un colore brunastro scuro o acquose possono essere state soggette a gelata. Una vite con queste caratteristiche non potrà svilupparsi correttamente. Lo stato della parte apogea della giovane vite è meno critico. Una vite può avere all’impianto anche solo 5 centimetri di vegetazione e svilupparsi normalmente se presenta un buon apparato radicale. Le nuove viti non hanno bisogno di potatura tranne un leggero assestamento delle radici e dei tralci rotti. Se la vite non può essere piantata immediatamente, ricoprirla di terreno o segatura umida e invecchiata (la segatura fresca potrebbe bruciare le radici). Impregnare la vite di acqua normale per parecchie ore prima dell’impianto per ricostituire la riserva di umidità persa nell'immagazzinaggio e durante la spedizione. Se nella zona è possibile l’impianto autunnale, evitare che le radici si sviluppino fino a che c’è pericolo di gelo, lo sviluppo sarà però maggiore se si impianterà in primavera. Tuttavia, le viti spesso non sono disponibili fino al tardo inverno. Le buche di impianto dovrebbero essere abbastanza grandi per accogliere tutte le radici. Piantare la vite con le radici distribuite anche in un piccolo monticello di terreno. A quale

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profondità? Gli agricoltori che operano in climi freddi hanno verificato che piantando una vite a circa 45 centimetri le radici resistono meglio anche agli inverni più duri che provocano invece danni seri alla parte superiore della vite. Questa è una buona strategia anche per altri climi, perché permette alla vite di sviluppare le relative radici in profondità. le viti radicate profondamente sopravvivono meglio anche alla siccità e possono assorbire i minerali dagli strati più profondi del terreno. Le viti innestate non vanno invece mpiantate a profondità eccessive. Il punto dell'innesto deve essere sopra la linea del terreno; altrimenti la cultivar innestata emetterà le proprie radici ed invaliderà gli effetti dell’innesto stesso. Non aggiungere compost o ammendanti nella buca di messa a dimora. Questa pratica provoca infatti un rallentamento dello sviluppo delle radici che, trovando il nutrimento disponibile nelle vicinanze, non si spingono nelle zone più lontane. Invece è consigliabile usare solo piccoli quantitativi di fertilizzante solubile nella buca e distribuire il materiale pacciamante in superficie. È possibile spruzzare sulle radici inoculanti di Micorriza, che aiutano lo sviluppo della radice e l'assorbimento dei nutrienti, contribuendo a proteggere le radici dalle malattie. Dopo aver riempito la buca, pigiare il terreno ed innaffiarlo per farlo aderire saldamente intorno alle radici. Solo dopo queste operazioni viene il momento di usare la materia organica, quale il compost, come pacciamante intorno alla pianta, al fine anche di impedire lo sviluppo delle erbacce e conservare l'umidità del terreno. Niente è più dannoso per le nuove piante che l’oscillazione del livello di umidità. La pacciamatura è un sistema eccellente per mantenere livelli accettabili di umidità ed inoltre la materia organica sulla superficie consente ai vermi terricoli di trasportare la sostanza organica negli strati più profondi del terreno, aerandolo e ricostituendone la struttura.

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3.3.l Irrigazione barbatelle La fertilizzazione delle giovani viti non è così importante quanto lo è invece l’irrigazione. La maggior parte delle viti hanno bisogno di un minimo di 2,5 - 5 centimetri di acqua alla settimana nel periodo in cui stanno stabilizzandosi. Bisogna innaffiare in profondità per spingere le radici a svilupparsi negli strati sottostanti. Le radici profonde contribuiranno ad assicurare la capacità della vite di resistere alla

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siccità e l’aiuteranno a raggiungere i nutrimenti presenti negli strati più profondi. Dovendo irrigare le viti bisogna preferire l'irrigazione a goccia o un umidificatore del terreno. Evitare sistemi ad aspersione, che bagnano le foglie ed aumentano l'umidità: due fattori che favoriscono lo sviluppo dei funghi. Sospendere le irrigazioni entro la metà dell'estate, o almeno un mese prima delle gelate, di modo che le viti si induriscano fuori e la maturazione della frutta non venga ritardata. Se si intende coltivare senza l’irrigazione, bisognerà accertarsi che le viti giovani non si secchino fino a quando le radici non saranno sviluppate e saranno in grado di assorbire l'umidità del sottosuolo. Ci sono parecchi modi per fare questo. In primo luogo, nelle zone dove gli inverni sono abbastanza miti, è possibile piantare in autunno. Questo richiede però che preventivamente ci si procuri uno stock di piantine da tenere in azienda, infatti esse non sempre vengono a trovarsi pronte, al giusto stadio vegetativo, al momento dell’impianto. La vite è solitamente pronta quando cominciano a cadere le prime pioggie, periodo nel quale le viti stanno entrano nella fase dormiente, anche se presentano ancora le foglie. In questa stagione il terreno è ancora abbastanza caldo e le radici possono continuare a svilupparsi ed aiutare la vite a stabilizzarsi, di modo che le viti in primavera saranno pronte a crescere. È possibile guadagnare tempo in tre modi. Il primo prevede l’allevamento delle viti in POT, al cui interno andrà inserito un bastone di bambù sul quale crescerà la pianta. Se la vite cresce bene, il primo filo solitamente risulterà essere alla giusta altezza per legare il tralcio che fungerà da tronco. Se l'inverno è invece freddo, il tralcio può risultare corto, nel qual caso si comincerà a tirare su la vite dai nuovi germogli che nasceranno in primavera. Questa tecnica solitamente consente di guadagnare tempo nella messa in prodsuzione del vigneto. Il secondo metodo è denominato prevede l’uso di contenitori (tipo quelli del latte), all’interno dei quali viene adoperato un materiale costituito da acqua con un addensatore biodegradabile tipo gel. La scatola viene posizionata con l’estremità aperta conficcata nel terreno, vicino alla giovane vite. Quando il gel degrada, libera l'acqua, mantenendo la vite abbastanza umida per un periodo di ca. sei settimane, durante le quali può continuare a svilupparsi. Il terzo metodo consiste semplicemente nel somministrare direttamente l'acqua alle viti. Normalmente viene attaccato al trattore un carro irroratore, al quale viene fissata una pompa con cui è possibile innaffiare fino a 40 viti all'ora, compreso il tempo necessario per riempire la cisterna.

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3.3.m Fertilizzazione (organica) Evitare l’uso di fertilizzanti a meno che non si evidenzino chiari sintomi di carenza alimentare (vedremo dopo quali sono questi sintomi). Nei climi più rigidi una fertilizzazione adeguata può servire a far maturare il legno delle viti, rendendole più resistenti. È comunque provato che una sovra-fertilizzazione rende le viti più appetibili per animali ed insetti. Applicare quindi il fertilizzante con parsimonia. Un uso eccessivo di fertilizzante comporta solo un aumento eccessivo della vigoria delle piante, con la conseguenza che risulterà molto più difficile contenere l’insorgenza delle malattie. Inoltre l’eccesso di azoto porta i sostegni dei fiori a “frantumarsi„, con conseguente caduta dei fiori e riduzione della produzione di grappoli. Infatti, le viti mature non hanno bisogno di azoto supplementare una volta sviluppate in un terreno sano con abbondanza di materia organica. Una buona regola generale è quella di usare compost ben decomposto come pacciamante, che rilascerà lentamente i necessari quantitativi di nutriente. In seguito apportare regolarmente la materia organica al terreno, in modo da compensare le asportazioni colturali, soprattutto nei terreni più poveri. I terreni argillosi molto pesanti non dovrebbero essere utilizzati, tuttavia le viti crescono bene in presenza di materia organica ben compostata. Non usare mai fertilizzante chimico sulle viti trattate con i funghi micorriza, la cui sopravvivenza risulterebbe gravemente compromessa.Usare soltanto fertilizzanti organici, quali ad es. farina di pesce o pellets. Non andranno mai fertilizzate le viti che risulteranno già correttamente stabilizzate. Se una vite è sana e non mostra sintomi di carenza alimentare, non sarà necessario somministrare concimi, mentre sarà sempre favorevole l’utilizzo di compost per migliorare la struttura e la vitalità del terreno. Scelta del sito di impianto e della cultivar:

• la storia colturale del sito • il sito giusto per l’impianto • studio del suolo • analisi del terreno • esigenze di PH • preparazione del sito • orientamento dei filari • sesto d’impianto • Impianto • irrigazione barbatelle • fertilizzazione (organica)

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3.4 Forma di allevamento

La scelta del miglior luogo di impianto e della forma di allevamento più idonea fanno la differenza nella produzione di uva di qualità. In molte vigne viene usato un semplice sistema bifilare, con le viti allevate a cordone. Questi vengono fatti crescere lungo un filo, a circa 1.5 metri di altezza, al di sopra del quale (circa 40 cm) viene posizionato un altro filo. Quando i tralci crescono, vengono opportunamente fissati al filo superiore. Se necessario, si possono legare i tralci al filo per essere sicuri che non si rompano. Riportiamo di seguito una descrizione dettagliata di come installare un sistema completo.

3.4.a Sostegni Due tipi di supporti di sostegno sono necessari per una vigna: i pali più grandi che sono i supporti principali del sistema di legatura ed il supporto più piccolo che picchetta ogni vite. I primi possono essere sia di legno che di metallo, mentre i secondi sono generalmente di metallo. I pali di legno, a meno che non siano di un legno particolarmente resistente quale la Robinia, vengono trattati per impedirne la putrefazione. I pali di Robinia possono avere la stessa durata o addirittura maggiore dei pali trattati, dei quali non presentano gli svantaggi, quale la possibile lisciviazione nel terreno dei prodotti chimici impiegati. La Robinia sviluppandosi abbastanza velocemente può essere piantata in filare lungo un lato della vigna (preferibilmente il lato nord in modo da non ombreggiare le viti) per essere una fonte futura di pali di ricambio. Poiché gli alberi di Robinia sono molto vigorosi, possono essere ceppati ripetutamente. Un ulteriore vantaggio è che, essendo una leguminosa, fissa l'azoto, migliorando il terreno circostante.

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I pali di sostegno devono avere un diametro minimo di 3 centimetri per le file fino a 100 m di lunghezza. Diametri maggiori, fino a circa 16 centimetri, sono necessari per le file più lunghe, a causa del maggior peso da sopportare. Il numero di sostegni di supporto all'interno della fila varia a seconda della forma di allevamento usata. Se ad es. si usa un sistema a due fili è possibile posizionare i pali di sostegno a 30 metri. Se però il vigneto è esposto a vento molto, particolarmente quando il terreno è bagnato, i pali vanno posizionati ogni sei metri per garantire il mantenimento dell’inclinazione. I pali dovrebbero essere infissi a 70 centimetri di profondità in un terreno medio. I pali devono avere quindi una lunghezza di almeno 2 metri per garantire una quantità di parte esterna sufficiente allo scopo di sostenere i filari. Nel terreno leggero, di tipo sabbioso, valuatre la possibilità di utilizzare pali più lunghi, in modo da poterli infiggere per un’altezza maggiore, magari fermandoli con del cemento. Nei terreni rocciosi a volte i pali possono essere posizionati meno profondamente, poichè la terra rocciosa manterrà il palo più stabile, anche se sarà necessario uno sforzo maggiore al momento dell’impianto. 3.4.b Filo La sezione dei fili normalmente utilizzati nel sostegno delle viti varia dal calibro 9 al calibro 12; il primo è comunque quello più diffuso. Normalmente i commercianti vendono il filo a peso piuttosto che in base alla lunghezza; i rotoli da 50 chilogrammi rappresentano l’unità di misura. Il commerciante può venderne anche di meno, ma il costo per il tagio è maggiore e potrebbe quindi alla fine risultare vantaggioso lo stesso acquistarne un rotolo intero. Si raccomanda di non acquistare il filo di acciaio galvanizzato. Questo necessita di periodici ri-tensionamenti e tende ad arrugginirsi con il passare degli anni. Si suggerisce invece l’acquisto di filo in acciaio inossidabile temperato, ad alta resistenza, che non arrugginisce e non richiede successivi ri-tensionamenti. Tuttavia, richiede più lavoro nell’installazione, occorrendo almeno due persone. A volte può risultare veramente difficile mettere in tensione un filo ad alta resistenza. 3.4.c Ancoraggi del filo Il filo deve essere posizionato ben teso per sopportare il peso dei tralci e dell’uva. Non è quindi sufficiente legare semplicemente il filo all’estremità dei pali. Alla fine di ogni filare ci deve essere un ancoraggio di un certo tipo, infisso solitamente nel terreno, al quale viene fissato tramite un cavo il palo, per permettere che il filo sia teso in maniera stabile. Il tipo più facile da usare è l'ancoraggio

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commerciale. Questo è costituito da una barra di ferro lunga da 0.80 ad 1 m, con un cerchio ad un'estremità e un disco spaccato all'altra. Il disco può variare da 9 centimetri a quasi 18 centimetri di diametro. Inserendo un tubo o una barra di ferro attraverso il cerchio superiore, girandolo si ottiene un effettotrivella, che permette all’ancoraggio di penetrare nel terreno. Una volta infisso nel terreno, il disco dà all'ancoraggio la capacità di resistere all’estrazione. L'ancoraggio è solitamente verniciato di colore arancione luminoso in modo che sia facilmente visibile. Gli ancoraggi possono avere vari formati: più lunga è la fila, più il cavo che tira deve essere grande per resistere alla trazione. Quando si pongono i pali dell'estremità di una fila, e si prevede di utilizzare i suddetti ancoraggi, i pali vanno posizionati con un’inclinazione di 15° fuori della verticale, e fissati fuori dalla fila. Ciò rinforza i pali facendoli resistere meglio alla trazione esercitata dai fili. Il palo di testa può essere posizionato anche verticalmente se viene rinforzato con un paletto nell’angolo basso all'interno della fila (vedere l'illustrazione).

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Quale è il sistema migliore da usare – sostegni interni alla fila o ancoraggi sulla parte esterna? Un sostegno interno presenta il vantaggio di lasciare il capofila esente da qualsiasi ingombro, che potrebbe essere colpito accidentalmente da macchinari, e permette di guadagnare un metro per ogni estremità non essendoci ancoraggi da fissare al terreno. Tuttavia, il costo dei sostegni è maggiore di quello degli ancoraggi, richiedendo più lavoro per l’installazione. Inoltre, l'estremità del sostegno che viene infissa nel terreno tende a decomporsi (se di legno) o ad arrugginirsi (se di ferro) più velocemente degli altri componenti, di modo che dovranno essere sostituiti o puntellati più spesso di altre parti del sistema. La frequenza di intervento dipenderà dal clima: in climi caldi e umidi si altereranno più velocemente rispetto ai climi freddi o asciutti. In terreni pesanti o mal drenati, è buona norma riempire le buche intorno ai pali con ghiaia, invece di usare il terreno fuoriuscito durante lo scavo. Il drenaggio supplementare ritarderà la putrefazione e prolungherà la durata dei pali, così come l'ancoraggio risulterà più solido (la ghiaia non si compatta così come avviene invece con il terreno). È buona norma anche mettere 15 centimetri di ghiaia nella parte inferiore di ogni foro prima dell'inserimento del palo. Ciò consentirà ai pali di non entrare in contatto diretto con il terreno. Usare la ghiaia schiacciata, che fissa più solidamente rispetto a quella arrotondata. Un altro un trucco che prolunga la durata dei pali consiste nel mettere una “protezione„ di zinco specchiante (lamiera sottile) sulla parte superiore dei pali più grandi (vanno benissimo i barattoli tipo quelli usati dalle industrie per le passate di pomodoro). La superficie protettiva e riflettente impedisce la putrefazione dei pali mantenendo l'estremità asciutta. Lo zinco inoltre ha un'azione aggiuntiva fungicida che ne rallenta il deperimento. Tutto lo zinco che dilava nel terreno e troppo diluito per causare danni al terreno stesso mentre, in alcuni casi, fornirà una sostanza nutriente alle utilizzabile per le viti vicine. 3.4.d Fissaggio del filo Prima della diffusione dei tendifilo poteva risultare difficile il fissaggio. Questi piccoli accessori vengono fissati attraverso dei fori ai pali principali e permettono di fissare e tendere il filo per tutta la lunghezza del filare. In questo modo è facile garantire un sicuro sostegno per i tralci delle viti. Si comincia con il legare il filo più basso, facendolo passare per i paletti intermedi di sostegno delle singole viti. Il filo costituisce una buona guida per mantenere la fila diritta. I due fori in cui inserire i fili sono paralleli al verso in cui i fili devono funzionare. Va quindi effettuato un altro foro sopra i primi due

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con un angolo di 90°. Traguardando attraverso i due fori più bassi dovrà essere possibile vedere il paletto di sostegno seguente nella fila, mentre traguardando attraverso il foro superiore dovrà essere possibile osservare il paletto della fila vicina. Il foro superiore è destinato al fissaggio dell'ancoraggio. Far passare il filo attraverso il foro nella parte superiore e giù attraverso l’anello dell'ancoraggio. Fissare il tutto e ripetere quindi l’operazione all'altra estremità del filare. 3.4.e Tiranti del filo Prendere un'estremità dalla bobina di filo ed infilarla attraverso il foro più basso del palo di testa. Continuare a dipanare il filo e ad inserirlo attraverso i fori dei paletti di sostegno posti sul filare. Giunti all’altra estremità del filare, infilare il filo attraverso il foro più basso del palo capofila, ed avvolgerlo intorno al palo almeno due volte, quindi far girare il filo intorno a se stesso per almeno 0.30 m indietro dal punto di ingresso nel foro. Tornando all’estremità iniziale, esistono parecchie opzioni di fissaggio del filo. La più semplice consiste nel tirare su a mano la maggior parte dell'allentamento, valutando prima di tagliare quanto filo serve per inserirlo nel tendifilo autobloccante. 3.4.f Sostegni delle viti Nel sistema descritto sono necessari piccoli pali per sostenere sia le viti che i fili lungo l’intero filare. In molte vigne vengono usati i paletti per le recinzioni quali tutori delle viti. Ne esistono diversi tipi adatti a tutte le esigenze. Presentano inoltre molti punti di attacco per i fili e sono facilmente installabili con un semplice paletto guida. I pali di legno opportunamente trattati, sono un'alternativa ai paletti di metallo. I paletti di legno pre-trattati sono solitamente più economici dei pali di metallo, ma si rompono più facilmente e sono più duri da impiantare. Se possilbile, prima di acquistarli ispezionarli con cura. I difetti del legno possono essere facilmente individuati e sono un sintomo premonitore delle facili rotture dei pali. Se possibile, cercare di ottenere una garanzia di sostituzione da parte del rivenditore. Uno dei metodi di sostegno che sembra funzionare meglio è quello di praticare un foro nel palo e far fare un giro al filo attraverso il foro e legarlo intorno al palo. Il giro di filo quando viene teso permette di sostenere il paletto come fosse un'imbracatura.

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Pali a braccia trasversali per meglio supportare il peso

dei tralci e dei grappoli di uva Forme di allevamento:

• sostegni • filo • ancoraggi del filo • fissaggio del filo • tiranti del filo • sostegni delle viti

3.5 Metodi di controllo biologico Uno dei cambiamenti più signficativi determinati dall’adozione di tecniche produttive eco-compatibili e rappresentato dalla gestione integrata dei parassiti (IPM), che impone un cambiamento di mentalità degli agricoltori che devono basare la difesa fitosanitaria del vigneto sulla prevenzione. In natura si presentano spesso problemi di controllo dei parassiti. Esistono comunque antagonisti naturali (insetti utili) che limitano il diffondersi degli insetti fitofagi (insetti dannosi). Bisogna inoltre sempre chiedersi, prima di intervenire, se sia stata superata la soglia di tolleranza e se sia economicamente conveniente trattare con prodotti naturali, piuttosto che tenersi i lievi danni che gli attacchi possono comportare. La vigna ideale - con un terreno ricco di vita e di materia organica e con i predatori in equilibrio con i fitofagi - è una rarità. Ma è a questo che deve tendere il viticoltore biologico. Va inoltre considerato che spesso le aziende biologiche sono circondate da aziende convenzionali e molti insetti dannosi provengono proprio da queste realtà in cui non esiste equilibrio all’interno dell’agroecosistema.

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Esistono in commercio molti prodotti naturali che consentono di combattere gli insetti e le malattie, ma non è sempre facili reperirli nelle rivendite di mezzi tecnici per l’agricoltura. Fortunatamente, Internet ha facilitato la vita degli agricoltori biologici consentendo un più facile reperimento di questi prodotti. Una delle possibili fonti informative su questi prodotti è l'istituto organico di revisione dei materiali (OMRI). Il Web site (www.omri.org) ha la lista di tutti i prodotti biologici approvati e dei loro produttori/fornitori.

Competenze produttive Preparazione del suolo=gestione del suolo È possibile coltivare biologicamente il vigneto, senza ricorrere all’utilizzo dei prodotti chimici di sintesi per il controllo dei parassiti e delle malattie. Ci sono parecchie strategie di attuazione, ma non esiste un metodo assoluto che vada bene per tutti. In questo paragrafo esamineremo le principali strategie. Tuttavia, la conduzione biologica del vigneto è un nuovo campo che sta rapidamente sviluppandosi. Le nuove sostanze ed i metodi per il controllo naturale delle malattie e degli insetti stanno diffondendosi rapidamente. Alla base il metodo biologico prevede il ristabilimento delle condizioni di vita e di stabilità del terreno. Un suolo ben equilibrato ricomincia a vivere in tutti i suoi componenti, generando una serie di processi chimici e fisici da cui dipende la vita della pianta. Mentre le viti hanno bisogno dell'acqua e di un certo numero di sostanze nutrienti per sopravvivere e prosperare, gli agricoltori convenzionali ritengono che basti apportare fertilizzanti, minerali e micronutrienti perché la vite possa svilupparsi bene. È invece solo un sistema tendente a sviluppare vita nel terreno che può fornire alle piante le sostanze nutrienti necessarie, in una forma facilmente assimilabile. Alcuni organismi formano una relazione simbiotica, di interscambio delle forme di nutrizione. Alcuni funghi, in gran parte micorrizze, barattano la loro capacità di fissare sostanze nutrienti rendendole disponibili per le pianta con lo scambio degli zuccheri complessi ed altre sostanze prodotte dalle radici della pianta. In questa “metropoli” situata sotto la vigna i microrganismi del terreno vivono le loro vite, mangiano i loro pasti, eliminano lo spreco, si interrelazionano, prolificano e, quando muoiono, si decompongono. Rappresentano un fotoricettore di vita nel terreno. Sapendo che una vigna sana dipende da un insieme vario di microorganismi nel terreno, un coltivatore saggio ridurrà o eliminerà l'uso degli antiparassitari e dei diserbanti, che potrebbero distruggere la vita nel terreno. La biodiversità del suolo è quindi molto utile. Con un terreno sano nel vigneto possono essere drasticamente ridotti i fertilizzanti e gli interventi di difesa fitosanitaria. Ad es. il fertilizzante organico sarà

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somministrato in modo oculato ed utilizzato efficientemente dalle viti una volta decomposto dai batteri presenti nel terreno. 3.5.a Incidenza dei parassiti ed esigenze nutrizionali Gestione del suolo e degli elementi nutritivi. Nei sistemi eco-sostenibili, il terreno è considerato come componente fragile e vivente, che deve essere protetto e consolidato per assicurare un rendimento stabile e di lunga durata. I metodi per proteggere ed aumentare la vitalità del terreno includono la copertura del suolo con le piante e/o materiali pacciamanti, l’uso di compost o di concimi organici, la riduzione delle lavorazione, e la cura nell’evitare il calpestio dei terreni bagnati. L’apporto di materia organica può contribuire a migliorare le caratteristiche del terreno quali la capacità di drenaggio e la fertilità. Un obiettivo primario dell'agricoltura sostenibile è il riciclaggio delle sostanze nutrienti. Ciò comporta una drastica riduzione degli inputs esterni e delle irrigazioni. Le piante leguminose (per esempio veccia, erba medica) possono fornire alle viti azoto. Inoltre, il compost è una fonte eccellente di sostanze nutrienti a lenta cessione. Riduzione degli inputs esterni all’azienda: molti degli inputs e delle pratiche colturali usate dagli agricoltori convenzionali sono usate anche nell'agricoltura sostenibile. La differenza principale è che gli agricoltori “sostenibili„ si sforzano di aumentare l'uso degli inputs interni alla fattoria, prediligendo quelli naturali e rinnovabili. Tuttavia, convertirsi al biologico non significa la sostituzione semplice dei prodotti chimici con quelli naturali. L'obiettivo è infatti quello di sviluppare un sistema in cui non risulti più necessario il ricorso ad inputs esterni. I metodi sostenibili sono quelli meno dannosi per l’ambiente, che utilizzano meno energia, ma che garantiscono lo stesso rendimento e profitto. In alcuni casi gli agricoltori che hanno adottato le pratiche agricole sostenibili hanno registrato una riduzione dei profitti, nella maggior parte dei casi questo è dovuto ai prezzi che non sempre sono premianti per chi produce vino biologico. Un’accurata gestione dell’agroecosistema vigneto consente però di instaurare quella complessità e biodiversità necessaria per ridurre drasticamente il ricorso ad inputs esterni. Il suolo condotto con il metodo biologico acquisterà nuova vitalità e la sua fertilità andrà progressivamente aumentando, mettendo a disposizione delle piante nutrienti direttamente assimilabili, in grado di garantire produzioni di alta qualità.

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Evoluzione delle condizioni del terreno in una fase di transizione

di 5 anni da convenzionale all'agricoltura biologica

3.5.b Fertilizzazione In agricoltura biologica è possibile utilizzare fertilizzanti organici, il più importante dei quali è costituito dal compost. La fertilizzazione adeguata aiuta il legno delle viti a maturare, e consente loro di sostenere meglio i climi più duri. È importante fertilizzare adeguatamente il suolo prima e subito dopo l’impianto, mentre bisogna tenere presente che in seguito un’eccessiva vigoria della pianta può predisporla ad attacchi di malattie ed insetti. Un eccesso

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di concimazione azotata comporta inoltre la caduta dei fiori riducendo la produzione di uva. Le viti mature non hanno in genere bisogno di alcuna somministrazione supplementare di azoto, in presenza di un terreno sano con abbondanza di materia organica. Una buona regola generale per la vite è quella di urare il compost come pacciamante, che rilascerà gradualmente i nutrienti necessari. Il fertilizzante organico inoltre non inibirà lo sviluppo delle micorrizze (come avviene invece con i concimi chimici). Se una vite sana non mostra sintomi di carenza nutrizionale, non è necessario applicare fertilizzanti se non aggiungere compost per migliorare la struttura e la vita del terreno. Tuttavia, poiché le carenze sono possibili, particolarmente in terreni non ancora riequilibrati, è il caso di conoscere i sintomi relativi ai principali nutrienti: azoto (N), potassio (k), magnesio e baron. Le mancanze meno-comuni includono lo zolfo (S), il fosforo (P), il manganese (manganese), lo zinco (z) ed il ferro (Fe). Le carenze di calcio (Ca), del rame (Cu) e del molibdeno (Mo) non sono facilmente riscontrabili. Le tossicità probabili includono l'alluminio (Al) ed il manganese (manganese) sui suoli acidi ed il baron (B). Azoto: I sintomi connessi con la mancanza dell'azoto includono il fogliame che assume un colore variabile da verde pallido a giallo verde. Tipicamente, le foglie giovani vicino alle punte del tralcio sono gialle e gli internodi sono corti. I rendimenti possono ridursi notevolmente con carenze serie di questo elemento. La mancanza dell'azoto è più comune sui terreni non strutturati, in cui la materia organica del suolo è bassa. Potassio: i sintomi di mancanza del potassio si manifestano all’inizio dell'estate. Zone gialle compaiono sul margine della foglia e progrediscono nella zona fra le venature principali. Le foglie sono tipicamente lucide. I mazzetti fiorali possono frantumarsi, con la maggior parte dei fiori che cadono, con la conseguenza che sul grappolo ci saranno solo pochi acini sparsi. Le zone gialle della foglia possono virare al bronzo o al rosso (per le varietà di uva scura) ed il margine fogliare può arricciarsi. La mancanza del potassio può anche rivelarsi come “foglia nera„, dove le macchie blu-nere compaiono durante la mezza stagione sulla superficie superiore della foglia. Con carenze serie, lo sviluppo del tralcio è ridotto e le foglie possono cadere presto. La mancanza di potassio può essere confusa con i sintomi di alcuni attacchi virali. Magnesio: La mancanza del magnesio provoca clorosi (ingiallimento) dei margini delle foglie basali nella mezza stagione. L'ustione del margine fogliare può manifestarsi successivamente. La carenza di magnesio si registra comunemente su terreni sabbiosi. Inoltre si registra comunemente sulle viti innestate per resistere alla fillossera. Boro: I sintomi fogliari della mancanza del boro compaiono all’inizio dell'estate. Le foglie

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giovani mostrano uno sbiancamento a chiazze fra le venature. I caso di carenze serie, le foglie più vecchie mostreranno la necrosi. La punta del tralcio muore e si accentua lo sviluppo laterale. L'insieme del grappolo appare ridotto e gli acini rimangono piccoli e senza semi. Gli effetti della mancanza di boro sulle foglie e sull’uva possono essere confusi con i sintomi di attacchi virali. Similmente, le crepe longitudinali nei tralci possono assomigliare ai sintomi della mancanza acuta del boro e del virus corky della corteccia. La mancanza del boro è comune in terreni sabbiosi, specialmente in quelli con basso pH. La carenza momentanea è spesso associata con la siccità. Il primo segno è il colore marrone scuro intorno alla parte interna del margine fogliare, che può anche svilupparsi verso l'interno verso il centro della foglia fra le venature. Le foglie giovani mostrano tipicamente una forma a coppa. Altre sostanze nutrienti: La mancanza di ferro e zolfo mostra i sintomi della clorosi, mentre la mancanza di zinco comunemente è chiamata “malattia di poche foglie„, perché è caratterizzata da tralci con foglie che sono molto più piccole del normale. Il rimedio comune alla mancanza dello zinco è di tamponare tutti i tagli freschi della con un panno impregnato nella soluzione di zinco. In questo modo entra nella pianta abbastanza zinco da alleviare i sintomi della carenza. La tossicità del manganese deve essere prevista nei suoli acidi. I sintomi del contenuto elevato del manganese è la comparsa di bande nere lungo i tessuti dei tralci; le foglie si arrotolano, la necrosi marginale è comune e la caduta delle foglie è frequente. Il rendimento può essere ridotto seriamente. Non ci sono sintomi fogliari caratteristici connessi con la tossicità di alluminio, anche se lo sviluppo della radice è limitato e le piante giovani possono morire. Sia la tossicità del manganese che la tossicità di alluminio possono essere sormontate alzando il pH del terreno al di sopra del 6.0. Un rimedio facile alle mancanze di potassio e di boro e ad altri minerali è di spruzzare una tazza di ceneri del legno alla base di ogni vite. Se il boro è necessario, spruzzare un cucchiaino da tè livellato del borace della lavanderia sotto ogni vite ogni secondo o terzo anno. L'applicazione del borace può provocare troppo spesso la tossicità del boro. L'applicazione delle ceneri di legno inoltre accerta la buona disponibilità minerale nella maggior parte delle zone. Se le ceneri di legno non sono disponibili, la roccia ed il minerale impolverante possono essere utili, secondo il loro tenore di minerale. È utile conoscere il pH del terreno e la natura dell’acqua prima della aggiunta delle sostanze nutrienti. In alcuni terreni, i minerali possono essere presenti ma non disponibili alle piante a causa del pH del terreno.

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Competenze produttive / Gestione del suolo:

• INCIDENZA DELLE MALATTIE ED ESIGENZE NUTRIZIONALI

• FERTILIZZAZIONE

3.6 Cura e difesa delle piante 3.6.a Potatura e forma di allevamento Potare o non potare! Se tutto quello che si desiderarre fosse di mantenere la normale produzione annuale, basterebbe effettuare all’inizio della stagione, prima della fioritura, una selezione dei mazzetti fiorali, senza potare. Questo regolerebbe il raccolto in modo che la vite non sarebbe sovraccarica, mantenendo alta la qualità dell’uva. Naturalmente, dopo alcuni anni di questa pratica la vite si ridurrebbe ad un enorme groviglio inestricabile. Oltre che a regolare la produzione la potatura serve infatti a mantenere sotto controllo lo sviluppo della vite. Infatti gli stessi germogli che producono l’uva producono anche i tralci che sviluppano le foglie. Su una vite potata, un più piccolo numero di germogli significa un numero più piccolo di nuovi germogli. Fino a che le foglie sui nuovi germogli non sono abbastanza mature per produrre l'alimento, la vite vive delle riserve immagazzinate. Allora occorre che ci siano abbastanza foglie mature per ridurre il consumo degli alimenti immagazzinati. Per esempio, una vite potata per avere soltanto 24 germogli a frutto dovrà svilupparsi per parecchie settimane prima che i nuovi germogli siano in grado di produrre l'alimento. Nel frattempo, la vite non potata avrà una quantità di germogli maggiore di almeno dieci volte, 240 germogli in grado di produrre alimento contro i 24 della vite potata. Ora, se la vegetazione sulla vite non potata si riducesse in modo che rimanesse con la stessa quantità di grappoli della vite potata, ogni grappolo fiorale avrebbe almeno dieci volte altretanti germogli pronti ad alimentarlo all’inizio della stagione, proprio al momento della fioritura. Ciò comporterebbe nella vite non potata un grande sviluppo all’inizio della stagione rispetto a quella potata. Tuttavia, i tralci della vite non potata non dureranno molto. Le su energie saranno infatti disperse su molti germogli, ognuno dei quali può sviluppare soltanto alcuni centimetri, mentre la vite potata concentrerà l’energia su pochi germogli, spingendoli a divenire molto più grandi e produttivi. Infine i germogli sulla vite potata si sviluppano abbastanza a lungo per avere

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altretante foglie quante ne svilupperà la vite non potata. Così, mentre la vite non potata raggiungerà il suo limite all’ininizio della stagione, la vite potata ha tutto il tempo per svilupparsi in modo armonioso durante l’intero arco della stagione. 3.6.b Potatura: la forma corta

1. Usare le forbici per potare con buon senso, tagliando prima di tutto quello che deve essere rimosso: germogli sul tronco, polloni basali, legno secco. Essere sicuri di eliminare tutti i polloni alla base della vite: possono uscire di lato o un po' sotto la linea del terreno ed essere nascosti nell’erba o nel terreno. Lasiandoli crescere verrà sottratta energia al tronco e verrà alterata la forma di allevamento.

2. Dopo questa prima operazione di pulizia grossolana sarà possibile avere una visuale complessiva della pianta e dei tralci su cui intervenire con la potatura ordinaria. Vanno quindi individuati i tralci più sani, evitando di lasciare quelli di grande diametro e molto lunghi, i quale in genere non sono idonei a fruttificare. Tagliare ogni nuovo tralcio individuato a dieci-quindici gemme, lascianti un internodo supplementare oltre l’ultima gemma a frutto. Effettuare il taglio a gemma piena sul nodo per lasciare una piccola “manopola„ sull'estremità del tralcio, che servirà sia per la legatura che per impedire danni al tralcio in caso di gelate.

3. Creare almeno uno sperone a legno per ogni tralcio a frutto. Non importa se il ramo è piccolo di diametro, a condizione che sia sano e sia il più vicino possibile al tronco. Si può lasciare un secondo sperone se si desisera avere una maggiore scelta l’anno seguente. Lo speronee dovrebbe essere orientato nella direzione in cui si desidera sviluppare il tralcio a frutto, in modo da evitare di avere uno sperone che fuoriesca dal filare. Potare lo sperone a due gemme, sapendo che da quella superiore si svilupperà il tralcio che l’anno seguente fruttificherà.

4. Ora saranno ben evidenti sia i tralci fruttiferi che gli speroni. Avvolgere i tralci intorno al filo e legarli all'estremità. L’operazione risulterà agevolata se in precedenza sono state create le “manopole„ tagliando trasversalmente a gemma piena sul nodo. L'estremità del tralcio può essere legata strettamente al filo e la cordicella (meglio la rafia) fatta passare intorno alla “manopola” non slitterà fuori dall'estremità. È possibile far combaciare i tralci di due viti vicine e legarli insieme.

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5. Con le viti potate, tagliare la parte superiore delle vecchie branche e dei tralci a loro collegati, lasciando appena un tralcio più in basso dello sperone. A volte una gemma germoglierà alla base dello sperone e questo potrà essere usato per il rimontaggio completo dello sperone. Approfittare di questo per mantenere gli speroni il più possibile vicini al vecchio legno del braccio del cordone. Tagliare il tralcio di nuovo al numero corretto di germogli. Dovreste ora avere una vite con il solo legno permanente e gli speroni.

6. Infine è importante non aver paura di tagliare. Sicuramente si farà più danno potando troppo poco che in eccesso. Senza esperienza non si imparerà mai a potare correttamente.

3.6.c tralci su o tralci giu? Come dovrebbero essere posizionati i tralci in una vigna allevata a cordone? Quando i tralci diventano le branche di un sistema a cordone in primo luogo vanno allevati fuori sui fili e, la metà dei germogli andrà in giù e l’altra metà verso l’alto. Spesso si pensa che dovrebbero indicare soltanto in su, in modo che tutto quello che proviene dai germogli che vanno in basso debba essere eliminato. Ma il peso del nuovo sviluppo spesso porterebbe i tralci lo stesso a

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piegarsi. La ricerca ha dimostrato che la massima esposizione alla luce solare porta i germogli ad aumentante il raccolto potenziale per il seguente anno. E qual è il sistema che fornisce la maggior parte della luce alla base di un tralcio? Quello in cui le branche si dirigono verso il basso ed i tralci tendono a svilupparsi in giù a formare un ombrello. Come sempre, il sistema che funziona meglio rappresenta un compromesso: nelle zone con molta luce solare e grande calore d’estate, conviene usare un sistema con i tralci diretti verso l’alto, in questo modo si creerà una protezione di fogliame che contribuirà a proteggere l’uva dai danni dal sole. Nelle zone nordiche con luce bassa, l’orientamento verso il basso contribuisce ad aumentare l’esposizione al sole. Ci sono poi alcuni sistemi che prevedono contemporaneamente entrambe le soluzioni.

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3.6.d Prodotti per il controllo delle malattie In agricoltura biologica normalmente vengono usate solo misure preventive quali tecniche colturali e scelta di cultivars resistenti. In caso di necessità è comunque possibile utilizzare i prodotti riportati nel primo capitolo di questo manuale. 3.6.e Malattie dell’uva Oidio: (Uncinula necator) conosciuto anche come “mal bianco” è una malattia di origine fungina che si è diffusa in Europa in seguito all’importazione di viti infette dall’America del Nord. Questo fungo microscopico interessa tutte le parti verdi della vite, ma fa i danni maggiori sulle foglie, diffondendosi poi in altre zone. Sintomi: L'infezione compare con chiazze bianche polverulose diffuse sulla superficie superiore delle foglie. Successivamente, l'intera superficie fogliare può risultare coperta dal fungo. Il peggioramento dell'infezione può provocare l’increspatura del lembo fogliare. Le foglie attaccate decoloreranno e assumono una tinta tendente al marrone e, infine, cadono. Gli acini colpiti vengono anch’essi ricoperti dalla classica muffetta, sotto la quale si origineranno macchie necrotiche che faranno perdere elasticità ai tessuti provocandone la spaccatura. Su queste ferite si insedieranno altri funghi quali quelli della muffa grigia o altri batteri che faranno marcire gli acini. L'infezione provoca una perdita di quantità e qualità del prodotto lasciando un retrogusto di “muffa„ nel vino. Le cultivars offrono un grado diverso di resistenza alla malattia, come pure variano le parti della pianta più colpite. Esistono varietà immuni che non vengono attaccate. Le varietà molto resistenti possono evidenziare soltanto un punto molto piccolo in cui il fungo ha germinato, ma che non aumenta di grandezza e, praticamente, non causa danni di rilievo. Gestione della malattia: le misure preventive dovrebbero intensificarsi tra la pre-fioritura e la fruttificazione, particolarmente se il tempo è umido e piovoso. Dopo questo periodo le infezioni sulle foglie sono meno gravi. Il controllo dell'infezione prolungato sino alla fine della stagione servirà a ridurre la pressione della malattia l’anno seguente, limitando i focolai della malattia. Per la gestione efficace dell’oidio, occorre effettuare trattamenti a base di zolfo sin da quando i germogli misurano 1 - 2 pollici (2,5 – 5 cm), a seconda della pioggia e della temperatura, e non dovrebbero essere ritardati oltre la fase della pre-fioritura. Le forti infezioni dell’anno precedente portano ad anticipare nella nuova annata il rischio di attacchi, ed occorrerà quindi anticipare, in questi casi, anche l’effettuazione dei trattamenti preventivi. La copertura continua rispetto all’oidio consentirà di massimizzare le produzioni su V.vinifera e sulle cultivar ibride suscettibili, contribuendo ad evitare la defogliazione prematura delle

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viti, che potrebbe impedire alle piante di prepararsi adeguatamente per l'inverno. Uno strumento aggiuntivo a disposizione dei viticoltori nella difesa dall’oidio è rappresentato dai modelli previsionale per il computer, che fornisce le informazioni sui possibili attacchi di oidio. Il modello prende in considerazione le temperature, l'umidità ed i parametri metereologici per permettere ai coltivatori di determinare preventivamente i periodi a rischio in cui gli attacchi possono essere più dannosi, oltre al periodo che può intercorrere tra un trattamento e l’altro. Con questo strumento i coltivatori giungono eliminare spesso due o più applicazioni del fungicida durante l’intera stagione. Ricapitolando, le pratiche culturali che possono ridurre la gravità degli attacchi di oidio e spesso eliminarli del tutto, includono: • l’impianto della vigna nei luoghi con buona circolazione di aria ed

esposizione al sole; • l’utilizzo di una forma di allevamento che permetta una buona

ventilazione attraverso le viti ed impedisca l’eccedenza di umidità; • l’utilizzo di cultivars resistenti alla muffa. Fungicidi suggeriti per l’agricoltura biologica: esistono molti preparati commerciali a base di zolfo, idonei ai trattamenti preventivi da effettuare in agricoltura biologica ed inseriti negli elenchi dei prodotti autorizzati. Lo zolfo ha un basso impatto ambientale e, grazie alla sua liposolubilità, è in grado di penetrare all’interno delle cellule fungine provocandone la morte per disidratazione. I dosaggi dipendono dal tipo di formulato, in linea di massima per lo zolfo in polvere vanno usati 25 g/hl (sublimato) o 40 g/hl (grezzo); per lo zolfo bagnabile 100-200 g/hl (colloidale) o 200-500 g/hl (micronizzato). Lo zolfo non può essere miscelato con oli minerali e prodotti a reazione alcalina. Il primo trattamento va effettuato quando i germogli hanno raggiunto uno sviluppo di 1 - 2 pollici (2,5 – 5 cm). Lo zolfo va riapplicato ad intervalli di sette giorni trattando solo un lato del filare o ad intervalli di dieci giorni trattando entrambi i lati del filare. Trattare ogni lato significa che entrambi i lati di ogni filare di viti sarà ricoperto con lo zolfo. Lo zolfo va riapplicato in caso di pioggia (o irrigazione). I trattamenti possono essere interrotti quando l’uva da vino raggiunge i 12 gradi di Brix, mentre dovrebbero continuare fino a poco prima del raccolto per le uve da tavola (rispettando naturalmente i tempi di carenza). È bene comunque ricordare che lo zolfo è fitotossico a temperature superiori ai 33 °C. Antracnosi dell'uva: (Elsinoe ampelina Shear), è una malattia provocata da un fungo parassita che può causare vaste perdite quando si verificano condizioni di elevata umidità, in genere è comunque facilmente controllabile.

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Sintomi: la malattia attacca prevalentemente gli organi verdi della pianta, foglie, germogli e giovani tralci, determinando riduzione di sviluppo della stessa, indebolimento e perdita di produzione. Sulle foglie determina la formazione di piccole macchie scure, prevalentemente in prossimità delle nervature, e graduale disseccamento. Sui tralci verdi, i viticci, i piccioli fogliari e il rachide dei grappoli, determina la formazione di cancri profondi, di forma allungata, nerastri. Sugli acini, infine, determina la formazione di macchie depresse, grigie al centro e più scure ai bordi. Questi acini non maturano, ma tendono a disseccare, con conseguente perdita di produzione. Gestione della malattia: anche in questo caso il rimedio migliore consiste nello scegliere varietà resistenti. Durante la fase dormiente della vite occorre potare e rimuovere tutto il legno infetto. Un trattamento durante la tarda fase di riposo vegetativo con zolfo bagnabile ridurrà notevolmente la minaccia. Durante il periodo della crescita, usare un programma di trattamenti preventivi con fungicidi ad intervalli di due settimane dall’emergenza del germoglio. Potare i tralci danneggiati, rimuovere i sarmenti dalla vigna e rastrellare la terra sotto le piante per rimuovere tutti gli acini caduti. Fungicidi suggeriti per l’agricoltura biologica: Zolfo e poltiglia bordolese. Marciume nero: (Guignardia bidwelii) è un attacco fungineo molto serio. Può attacare tutte la parti della vite, l'effetto più serio è però sull’uva. Nelle stagioni calde e umide, il marciume nero può causare la perdita completa del raccolto sulle varietà suscettibili, se non opportunamente controllato. Sintomi: I primi sintomi della malattia compaiono sulle foglie: numerose tacche necrotiche tondeggianti (diametro variabile tra 2 e 10 mm), contornate da un alone più scuro, sparse su tutta la lamina fogliare e visibili su entrambe le pagine. Dopo pochi giorni su queste zone necrotiche compaiono numerosi piccoli punti neri, che sono i picnidi contenenti le spore che daranno origine all'infezione secondaria. Gli acini colpiti appassiscono ed imbruniscono. Sulla buccia raggrinzita compaiono i picnidi (come sulle foglie). Gli acini infetti rimangono attaccati al grappolo. Durante l'inverno gli acini mummificati infetti rimasti sulla pianta costituiscono una pericolosa fonte d'inoculo. Gestione della malattia: per i viticoltori biologici, la prima linea di difesa è la scelta di varietà resistenti alla malattia. Ciò dovrebbe essere accompagnato dalle pratiche colturali che mantengono le viti “aperte”, per permettere una migliore circolazione dell’aria. L'osservazione e la pronta rimozione dei grappoli e delle foglie infette

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può contribuire a minimizzare la diffusione della malattia. In presenza di varietà suscettibili i fungicidi dovrebbero essere applicati presto, per ostacolare l’insorgenza dell'infezione. I residui della potatura infetti andrebbero rimossi dal campo, che andrebbe concimato con compost interrato prima che lo sviluppo cominci. Una soluzione può essere quella di applicare uno strato pacciamante sul terreno, ad es. a base di compost, per ostacolare il rilascio della spora. Iniziare le applicazioni di fungicida quando i tralci hanno una lunghezza di 3 o 5 pollici (8-10 cm), a seconda del tempo e dell’andamento dell’infezione l’anno precedente. Continuare l'applicazione del fungicida ogni dieci - quattordici giorni, fino a che gli acini non abbiano un diametro di circa ¼ di pollice (ca. 6 mm). A questo punto la gestione può concludersi se la malattia è stata ben controllata. Fungicidi suggeriti in agricoltura biologica: Zolfo, rame. Peronospora (Plasmopara viticola) è un fungo importato in Francia dall’America alla fine del XIX secolo. Insieme all’oidio rappresenta una delle più gravi e diffuse avversità della vite.

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Plasmopara viticola, fonte: Hofmann, Köpfer, Werner “Ökologischer Weinbau„ 1995

Sintomi: tutta la parte verde della vite è attacata dal fungo. Foglie: sono colpite a partire da 5-6 cm2 di superficie. Inizialmente

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compaiono, sulla pagina superiore, delle chiazze traslucide simili a "macchie d'olio". In seguito, se l'umidità relativa è elevata, in corrispondenza delle chiazze d'olio, sulla pagina inferiore della foglia compare uno strato muffoso grigio-biancastro (forma "palese"). Se invece l'umidità relativa è bassa, la muffa non si forma (forma "larvata"). Sintomo finale è la necrosi dei tessuti fogliari, con successivo disseccamento. Infiorescenza: i grappolini assumono la tipica forma a "S", con rachide lessato. Infine disseccano. Un altro sintomo che si può osservare sull'infiorescenza è la comparsa della muffa. Grappoli: gli acini vengono colpiti quando non sono più grossi di un pisello. Imbruniscono, disseccano, cadono. Anche qui può formarsi la muffa. Gestione della malattia: la pioggia e l'umidità favoriscono l’insorgenza del fungo più di tutti gli altri fattori; infatti la prima linea di difesa dovrebbe essere quella di adottare pratiche culturali che migliorino il drenaggio del terreno ed il buon flusso d'aria attraverso la vigna e le diverse viti. Migliorare la struttura del terreno attraverso la somministrazione del compost e l'inoculazione con i funghi mycorrizza ridurrà l’umidità nel vigneto, come pure generalmente promuoverà la salute della vite. L'applicazione iniziale di compost come pacciame seppellirà l'inoculo riducendo l'incidenza della malattia all’inizio della stagione. Potrà essere ancora necessario utilizzare un certo quantitativo di fungicida ma il vigneto risulterà comunque rafforzato. Sull'uva da vino e su altre cultivar altamente suscettibili, applicare fungicida fin da due - tre settimane prima della fioritura, durante la fioritura (se la fioritura è lenta), dopo la fioritura, ad intervalli di dieci - quattordici giorni. Sulle varietà meno suscettibili, si può iniziare a trattare appena prima della fioritura. Infine ci si dovrà adeguare alle condizioni atmosferiche. Se il tempo è favorevole (asciutto) i trattamenti possono essere distanziati maggiormente nel tempo. Preziosa risulta comunque ancora oggi l’applicazione della regola dei 3 dieci: la prima infezione si può infatti verificare con piogge superiori ai 10 mm (ed una persistenza di 3-3 ore), con temperature minime di 10 °C e su tralci di almeno 10 cm. Fungicidi suggeriti per l’agricoltura biologica: sono numerosi i formulati commerciali utilizzabili, tutti a base di rame; il più diffuso rimane la Poltiglia Bordolese. Va tenuto però presente il loro uso nelle fasi iniziali di ripresa vegetativa della pianta è dannoso perché riduce proprio l’attività vegetativa e l’allegagione, in questa fase è consigliabile limitarsi ad usare propoli.

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3.6.f Attacchi batterici Tumore batterico o Rogna (Agrobacterium tumefaciens): è una malattia batterica che interessa oltre seicento specie di piante. Ci sono variazioni o biovarianti differenti, con la biovariante che è quella più comune sulle viti. La V. vinifera è la specie più suscettibile alla malattia. La malattia è caratterizzata da tumori sulle radici, sul tronco e sulle branche delle viti; la maggior parte delle infezioni solitamente si trova sul tronco più basso, vicino alla linea del terreno. In alcuni casi, le iperplasie si possono formare velocemente e perfino cingere un tronco giovane nell’arco di una sola stagione. Nella radice attaccata si può interrompere il flusso dell’acqua e delle sostanze nutrienti e può verificarsi uno sviluppo ridotto e, occasionalmente, la morte della vite. I tumori sono più frequenti dove ci sono ferite nel legno, come accade nei climi freddi dove i tronchi possono essere danneggiati dal gelo, o dove gli operai della vigna trascurano le ferite delle viti. Sintomi: sono visibili soprattutto sulla parte bassa del tronco e sul colletto, raramente su tralci e radici. Essi consistono in proliferazioni anomale (iperplasie) di dimensioni variabili, dette "tumori", o "galle". Inizialmente sono molli, in seguito si induriscono e lignificano. Si estendono assumendo una forma corrugata ("rogna"). In seguito all'infezione, la pianta produce germogli molto ridotti e nei casi più gravi muore. Il batterio, che vive nel terreno raggruppato in colonie, penetra all'interno della pianta attraverso ferite (tagli di potatura, …), quindi si diffonde dando inizio al processo d'infezione. Una volta instaurata l'infezione, le cellule colpite proliferano abnormemente fino a formare le galle. L'infezione localizzata può aggravarsi qualora il batterio riesca ad introdursi nel sistema vascolare e a diffondere in tutta la pianta. Alla fine del ciclo infettivo il batterio fuoriesce, sempre tramite ferite dei tessuti della pianta, e va nel terreno per spostarsi sulle piante vicine. La gestione della malattia: Biovar 3 è l'unico tipo normalmente presente nei vigneti e la malattia può essere evitata piantando le viti in terreni in cui la vigna non è mai stata impiantata prima. Il batterio non può essere controllato dai prodotti chimici perché vive nel terreno. Nel piantare le nuove vigne, scartare tutte le viti con tumore. In vigne già impiantate, tagliare tutta la parte attaccata dal tumore, se possibile. 3.6.g Attacchi virali La malattia virale è spesso difficilmente individuabile. Un certo virus può infettare le viti senza nuocere apparentemente le piante o persino interessare le piante, producendo i sintomi, soltanto quando la varietà infettata si innesta su un secondo tipo più sensibile al virus.

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Altre piante infettate dal virus possono essere molto vigorose ma ridurre il rendimento. Per almeno un secolo, i virus si sono diffusi con i tralci prelevati da piante infette. Ora è conosciuto solitamente che i nematodi ed alcuni insetti succhiatori possono diffondere i virus, ad un tasso lento. Il tasso di diffusione non è veloce, per cui la presenza di una vite malata nella zona non è causa seria di preoccupazione, benchè dovrebbe essere distrutta se possibile perevitare il diffondersi della malattia. “La cura„ migliore attualmente è di cominciare con materiale certificato virus-esente. 3.6.h Attacchi di insetti25 Un elevato numero di insetti si alimenta delle viti ed in particolare dell'uva. Fortunatamente, non tutti sono presenti contemporaneamente nella stessa zona! I viticoltori devono occuparsi solitamente di combattere soltanto una o comunque poche specie alla volta. Conoscere i cicli vitali degli insetti parassiti aiuta i coltivatori a trovare i rimedi giusti, minimizzando i danni arrecati dagli attacchi. La Fillossera (Phylloxera vastatrix o Viteus vitifoliae) è un afide originario del Nord America e giunto in Europa alla fine del XIX secolo. I danni provocati da questo afide sono differenti in base alla specie di vite colpita: sulle viti europee (Vitis vinifera, Vitis silvestris) la fillossera provoca danni limitati al solo apparato radicale e non sulla chioma (anche se ultimamente sono stati riscontrati numerosi casi di danni fogliari anche su viti europee); sulle viti americane (Vitis rupestris, Vitis berlandieri, Vitis riparia) provoca danni limitati all'apparato aereo e non sulle radici. Per questo vengono effettuati gli innesti di vite europea su piede di vite americana. Sintomi: sulle radici si formano tuberosità e nodosità in seguito alle punture effettuate dall'insetto. In questo modo viene compromessa la normale funzionalità dell'apparato radicale, che va incontro a disfacimento. Inoltre l'afide penetra all'interno della radice stessa dove produce sostanze ormonali che rendono il tessuto più debole e facilmente attaccabile da funghi e batteri, responsabili di infezioni letali (ad es. cancri). Sulle foglie le punture della fillossera provocano la formazione, in prossimità della pagina inferiore, di "galle" all'interno di ognuna delle quali sono alloggiate in media 500 uova. Anche i

25 Riferimenti bibliografici: Lon Rombough, "The grape grower: a guide to

organic viticulture", Chelsea Green Publishing Co., 2003. Cornell University of New York. Integrated Pest Management Program (http://nysipm.cornell.edu/factsheets/grapes/default.asp).

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piccioli fogliari, i viticci ed i tralci erbacei vengono interessati dall'attacco dell'afide. Controllo biologico: La lotta alla fillossera consiste essenzialmente nel ricercare le varietà americane più adatte a fungere da portinnesto per quelle europee. Nella costituzione di nuovi impianti, vengono cioè utilizzate piante innestate in cui l'apparato radicale (portinnesto o piede), resistente alla fillossera, viene fornito da specie americane; mentre la porzione epigea (varietà innestata) appartiene a specie europee. Nelle zone, invece, dove ancora vengono utilizzate viti non innestate, la lotta alla fillossera viene fatta tramite alcuni importanti accorgimenti quali: impiantare su terreni sabbiosi, che ostacolano la diffusione dell'afide; solarizzare il terreno prima di un nuovo impianto. Tignola dell'uva (Endopiza viteana Clemens), le tignole sono gli insetti (lepidotteri) più nocivi per la produzione viticola, sono delle farfalle che si nutrono del succo degli acini causandone l’avvizzimento, inoltre i bruchi che nascono dalle uova di queste farfalle favoriscono la diffusione della muffa grigia. Gli adulti a maggio, prima del periodo dell’infiorescenza, cominciano ad emergere dalle crisalidi ibernate, che svernano al di sotto del ritidoma dei tralci. Gli adulti cominciano a volare verso la fine di luglio, fino l'inizio di settembre. Durante la maggior parte del giorno, i lepidotteri si riposano sulle viti. Intorno a metà pomeriggio-sera diventano attive ed il loro veloce volo a zig zag può essere osservato fin dopo il tramonto. Le uova: all’inizio della primavera le uova vengono deposte separatamente sui germogli, sui gambi, o sulle bacche di recente formazione. Successivamente, la maggior parte delle uova sono deposte direttamente sugli acini dell'uva. A secondo della temperatura, le uova schiudono dopo quattro - otto giorni. Le larve appena covate sono colore crema chiaro con una testa marrone scura e uno schermo toracico. Mentre la larva si sviluppa, il corpo vira al verde e poi al porpora. La testa della larva matura è marrone chiaro ma lo schermo toracico rimane colorato di scuro. La maggior parte delle larve di seconda generazione si sviluppa nella terra, dove costruiscono nelle foglie cadute la casa dove sverneranno. Le crisalidi : la tignola dell’uva sverna nella stadio di pupa. Le crisalidi hanno una lunghezza inferiore ai 0.7 centimetri e sono di colore marrone con una tonalità verde sull'addome o interamente verde scuro. Danni : La prima generazione non crea molti problemi, mentre dalla seconda le larve compiono danni sui bottoni fiorali erodendoli e avvolgendoli da fili sericei con cui formano dei glomeruli, e sugli acini

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nei quali penetrano svuotandoli e portandoli a marcire. Favoriscono lo sviluppo della botrite. Controllo biologico consiste nell’utilizzo di trappole feromoniche, confusione sessuale, Bacillus Thuringiensis che agisce per ingestione sulle larve. Insetto minatore del tralcio di vite (Ampeloglypter sesostris LeConte) è una delle due specie di Ampeloglypter che possono danneggiare lo sviluppo dei nuovi tralci di vite. Gli adulti sono di colore bruno-rossastro, piccoli di lunghezza di 0.8 centimetri con un distintivo capo allungato a forma di proboscide (rostro). Eccetto che per il loro colore, sembrano simili agli adulti neri lucidi dell’altra specie (vedi di seguito). La deposizione delle uova comincia in maggio o in giugno quando i tralci hanno una lunghezza di 25 - 50 centimetri. Nella selezione del luogo di deposizione delle uova, la femmina tende a evitare i nodi del tralcio che fruttificheranno. Nella metà dell'estate, gli adulti cominciano ad emergere dai rami infestati. L'emersione dell'adulto continua fino a settembre. Le uova femmina scava una piccola cavità appena sopra un nodo. Dopo la deposizione dell'uovo singolo nella cavità, la riempie di materiali di protezione. Soltanto il primo foro contiene un uovo. L'uovo è bianco ed ovale. L'uovo schiude dopo sette - dieci giorni. Le larve Il tralcio si presenta gonfio nella zona della ferita di deposizione delle uova. La larva giovane si alimenta del tessuto che circonda la cavità dell'uovo. Successivamente si alimenta del midollo lungo il centro del tralcio, al di sopra o sotto la scorticatura. La larva matura è bianca con una lunghezza di ca. 1 cm. , ha una testa marrone chiaro con la bocca scura. Le crisalidi sono all’interno della scorticatura del tralcio, assomigliano all'adulto (con le zampette ed il muso chiaramente distinguibili) sono di colore chiaro ma diventano scure prima di diventare adulte. L’ultima fase dura circa due settimane. Danni Il rigonfiamento sul tralcio è causato dalla ferita di deposizione delle uova e raggiunge il 100% dopo sei - otto settimane. I rigonfiamenti sono solitamente due volte più spessi del tralcio e di lunghezza da 2.5 a 3.5 centimetri. Sono situati proprio sopra i nodi e sono di forma uniforme tranne una cicatrice longitudinale profonda dal lato della scorticatura dove la femmina ha fatto la cavità di deposizione dell'uovo. Sui rigonfiamenti dove lo sviluppo dell’insetto si è completato con la loro fuoriuscita, un foro rotondo di uscita può essere trovato vicino alla cicatrice longitudinale. Sulle varietà che producono fruttava nera, la corteccia ed il legno che circondando la ferita assumono un colore porpora rossastro. Sulle varietà con frutta bianca o verde, questo sbiadimento non si presenta. I rigonfiamenti

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apparentemente hanno scarso effetto scarso effetto su vigore e su sviluppo della vite, ma possono indebolire la resistenza meccanica del tralcio e causarne la rottura. Controllo biologico Tranne che in alcune zone solitamente gli attacchi di questo insetto rappresentano un problema secondario. Poiché sono attaccati soprattutto i nodi vegetativi finali del tralcio, per cui la produzione d’uva non viene intaccata. Bisogna tagliare ed eliminare i tralci attaccati prima che gli adulti ne escano in agosto. Cinta del tralcio di vite (Ameloglypter ater LeConte) è una delle due specie di Ampeloglpter che possono attacare i nuovi germogli nati in primavera. È stato segnalato in molte regioni d’Europa. Originalmente questa specie si nutriva delle piante selvatiche in America, ma si è adattata molto bene alla vite coltivata. Presenta soltanto una generazione all'anno. Gli adulti neri lucidi sono piccoli con una lunghezza di 0.3 centimetri, presentano un muso curvo caratteristico. Tranne il loro colore, assomigliano agli adulti bruno-rossastri dell’insetto minatore dei tralci di vite (Sesostris LeConte). Gli insetti adulti emergono dai tralci infestati durante il mese di agosto e successivamente svernano sugli scarti del vigneto nel terreno. Nel maggio dell’anno seguente, gli adulti lasciano i loro luoghi di svernamento. Quando i tralci di vite hanno una lunghezza di 30 - 50 centimetri, solitamente verso la fine di maggio prima di fioritura, la femmina comincia a fare le sue uova ed a cingere i nuovi tralci. La deposizione delle uova continua per circa un mese. Le uova Le femmina produce una piccola cavità nel tralcio, in cui depone un singolo uovo e dei materiali di riempimnento. Allora continua a cingere il tralcio in due punti: appena sotto la cavità dell'uovo e parecchi centimetri sopra. L'uovo è ellittico e grigiastro. Occorrono circa dieci giorni per la chiusura dell’uovo. Le larve completamente sviluppate hanno una lunghezza di circa 5 centimetri, colore bianco e testa marrone. Lo sviluppo larvale si completa in un mese. Il tralcio in cui la larva si alimenta viene interrotto al punto cinto e la larva scava una galleria fino alla prima gemma, per poi cadere al suolo. Le crisalidi la forma di pupa si sviluppa all'interno del tralcio guasto sulla vite o sulla terra. Lo sviluppo alla fase dell'adulto è completato dopo circa due settimane. Le crisalidi sono colorate ma si trasformano in un colore più scuro prima dell'emersione. Alcune delle caratteristiche dell'adulto quali le zampette ed il muso sono già chiaramente individuabili in questa fase. Danni l’attacco causa l’arresto dello sviluppo dei nuovi tralci e la loro curvatura sopra sopra la cintura, con conseguente caduta al suolo

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del tralcio. Le viti attaccate hanno un'apparenza molto brutta che farebbe pensare a danni molto seri alla pianta. Tuttavia, i danni reali sono solitamente secondari. Cingendo lo sviluppo terminale del tralcio l’attacco ha pochi o nessun effetti sul raccolto a meno che le gemme vicino alle punte attacate del tralcio non siano a frutto. Controllo I tralci danneggiati stagioneranno tagliati ed eliminati il prima possibile. Tagliare i tralci infestati sotto la cintura più bassa prima che gli adulti emergano d’estate e distruggerli può contribuire a ridurre la popolazione svernante. Le Cicaline svernano allo stadio adulto e si trovato in primavera sulle foglie basali. Le cicaline dell'uva adulte sono di colore giallo chiaro con macchie distintive marroni e rossastre scure. Le uova della prima nidiata sono riposte nel tessuto epidermico delle foglie in aprile ed in maggio e sembrano e si presentano a forma di ampolla. Le crisalidi sono quasi trasparenti una volta emerse, diventando poi di colore arancione-marrone/giallo-marrone, contrariamente alle crisalidi bianche delle altre cicaline. Danni Alimentandosi le crisalidi e gli adulti delle foglie, queste assumono punteggiature giallo chiaro. La perdita di efficienza delle foglie può verificarsi in caso di forti attacchi. Ciò può provocare la solarizzazione della frutta e può indebolire la vite per la stagione seguente. Può inoltre ridursi il grado zuccherino dell’uva. Gli adulti delle cicaline quando sono presenti in popolazioni numerose rappresentano inoltre un fastidio per gli operai addetti alla raccolta. Controllo biologico normalmente gli insetti sono contenuti dai loro nemici naturali (specie Anagrus) che si nutrono delle uova. Questi parassiti possono essere più abbondanti in vigne che sono adiacenti agli ospiti alternativi delle cicaline, quali prugno, mandorlo ecc.. Dopo che un uovo di cicalina è stato parassitizzato, diventa visibilmente rosso. I predatori generali delle cicaline dell'uva includono il neurottero (specie Chrysopa), insetti minuscoli (speci Orius), scarabei (specie Hippodamia) e ragni ed acari predatori. L’acaro predatore Anystis agilis è un predatore importante per contenere i primi stadi dell’insetto. Controlli colturali Rimuovere le erbacce nella vigna e nelle zone circostanti prima che le viti comincino a svilupparsi in primavera per ridurre le popolazioni di cicaline che potrebbero attaccare il nuovo fogliame. L'uso di un falciatore è particolarmente efficace per il controllo degli adulti svernanti, soprattutto se si falcia nella mattinata prima che la temperatura aumenti ed inizino i voli. Rimuovere le foglie basali prima che le cicaline adulte emergano ridurrà normalmente i picchi delle popolazioni di cicaline durante la stagione del 30 - 50 per cento. Inoltre, la rimozione delle foglie migliorerà

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l'efficacia degli antiparassitari. Nelle zone produtrici più calde, fare attenzione a non rimuovere un numero eccessivo di foglie, che possono condurre alla bruciatura dell’uva. Impedire lo sviluppo troppo vigoroso della vite inoltre contribuirà a limitare le cicaline. Verme delle radici della vite (Fidia viticida Walsh), o GR, è una specie natale di scarabeo della foglia. Gli ospiti di questo parassita sono la vite (specie Vitis), la Vite canadese (Parthenocissus quinquefolia) e l’albero di Giuda (Cercis canadensis). Alimentandosi le larve di GR delle radici delle viti possono danneggiare seriamente dal punto di vista economico il viticoltore. Il verme delle radici dell'uva produce soltanto una generazione all'anno. Le uova sono depositate sotto la corteccia delle viti dalle femmine dell'adulto. Le larve degli insetti spendono nove - dieci mesi nel terreno e si alimentano sulle radici. Gli adulti si alimentano sul fogliame dell'uva e fanno le uova per circa un mese. Il GR richiede almeno un anno per completare il proprio ciclo di vita. Gli adulti Benchè la fase d'alimentazione dell'adulto comporti un limitato danneggiamento delle foglie delle viti, il controllo del GR è realizzato il più facilmente in questa fase. Gli scarabei dell'adulto cominciano ad emergere dal terreno fra fine maggio e metà luglio, dipendendo questo dalle variazioni annuali nelle temperature del terreno. La durata degli adulti è altamente variabile, e va da una a sette settimane in laboratorio. L'adulto GR ha una lunghezza di circa 1-1.2 centimetri ed è di colore grigio-marrone peli che coprono il torace e le ali. Inizialmente, gli scarabei sembrano concentrati nella loro alimentazione fra le foglie dei polloni e dei tralci più bassi. Quando sono però presenti in alta concentrazione, gli scarabei GR sono stati trovati ad alimentarsi sulle foglie dell’impalcatura superiore e sugli acini d’uva. Sembra esserci un picco nell'attività intorno a metà mattinata. Le uova Le femmine mature producono le loro prime uova tre - sette giorni dopo la loro levatura, gerneralmente fra l'inizio di giugno e la fine luglio. I picchi di deposizione delle uova si hanno fra fine giugno e fine luglio, ma possono continuare in settembre. Le uova di GR possono essere trovate in vigne infestate sbucciando con attenzione strisce della corteccia dalla vite. L'uovo risiede in fessure strette fra gli strati della corteccia del fusto e dei tralci. Le uova sono di colore giallo cremoso, oblunghe 0.2 centimetri, è depositate in serie pronte a schiudersi in dieci - quindici giorni. Le larve Le larve di GR sono bianche panna con una capsula marrone scura. Si muovono dal luogo di covata sotto la corteccia verso il terreno, in cui avviene tutto l’ulteriore sviluppo larvale. Lo sviluppo attraverso la fase larvale progredisce mentre le larve si

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alimentano sulle radici dell'uva durante il periodo della crescita. Questa è la fase che danneggia la vite. Comunque la maggior parte delle larve completano lo sviluppo attraverso tutte e cinque le fasi larvali durante il singolo periodo della crescita, alcune larve non completano lo sviluppo larvale prima dell'inizio dell'inverno e devono continuare a svilupparsi nelle seguenti stagioni. A completamento dello sviluppo larvale nel seguente periodo della crescita, queste “larve biennali„ rimangono nel terreno per la durata della loro seconda stagione. Dallo stadio di pupa emergono come adulti la stagione seguente. Mentre attivamente si alimentano sulle radici, la maggior parte dei GR rimangono all'interno dei 30 centimetri superiore di terreno. Più tardi, entrano più profondamente nel terreno e formano le cellule svernanti. Le crisalidi Dopo lo svernamento, le larve costruiscono un alloggiamento in cui si sviluppano le pupe. Questa avviene nei 15 centimetri superiori di terreno ed è completata in circa quattordici giorni. Le crisalidi hanno una lunghezza di 0.3 - 0.8 centimetri e sono inizialmente di un bianco madreperlaceo, ma il corpo diventa sempre più marrone ed il colore degli occhi si scurisce progressivamente. Gli adulti recentemente covati rimangono nella cellula pupale parecchi giorni prima dell'emersione dal terreno. Danni : quelli più gravi sono causati dalle larve che si alimentano sulle radici. Tuttavia, danni notevoli sono pure quelli degli adulti sulle foglie. Nelle infestazioni pesanti, gli scarabei sono stati osservati mentre si alimentavano sugli acini acerbi oltre che sulle foglie. Il danneggiamento del sistema che radicale deriva dalle alte densità delle larve di GR che possono arrestare e, in alcuni casi, persino uccidere le vigne. Le larve preferiscono le piccole radici tenere, ma nell'infestazione pesante sono state osservate scavare canali lungo la corteccia interna di radici più vecchie e più grandi. Controllo Il controllo è più facile se condotto nella fase adulta. La chiave per il controllo efficace dell'adulto GR è la sincronizzazione adeguata dei trattamenti. I trattamenti applicati troppo presto non possono persistere abbastanza a lungo per uccidere gli adulti durante il periodo di quattro settimane in cui la maggior parte emerge dal terreno. I trattamenti dovrebbero fatti quando i primi scarabei sono osservati nelle vigne. Questo periodo varierà da fine maggio a metà-luglio, dipendendo dalla posizione. I coltivatori dovrebbero controllare con attenzione le loro vigne ogni settimana che segue l'applicazione dei trattamenti. Un secondo shold di applicazione è fatto se vengono rilevati insetti adulti. I nematodi predatori dovrebbero essere provati, almeno a titolo sperimentale, si sono applicati al terreno alla fine dell'estate. Gli esperimenti suggeriscono

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che una pacciamatura pesante effettuata quando le larve stanno per entrare nel terreno potrebbe ostacolarle. Scarabeo verde o scarabeo giapponese (Popillia japonica Newman) è un insetto distruttivo. Gli adulti si alimentano su fogliame e fruttificano, scarnificando le foglie e danneggiando o distruggendo la frutta. Le larve si sviluppano nel terreno, alimentantesi sulle radici. Ciclo di vita l’adulto è lungo 1.2 centimetri, ha un corpo verde metallizzato, le ali esterne sono di colore bronzeo, presentano sei piccole linee di peli bianchi lungo i lati e la parte posteriore del corpo sotto i bordi delle ali. I maschi sono solitamente un po' più piccoli delle femmine. Gli adulti sono visti solitamente all'inizio dell'estate. Le femmine lasciano intermittentemente le piante, e vivono nel terreno a circa 7 centimetri terrai profondità - solitamente in tappeti erbosi - e fanno alcune uova, ripeteno questa operazione fino a fare quaranta - sessanta uova totali. Le uova schiudono nella metà dell'estate. Le larve si alimentano sulle radici principali fino a raggiungere 2.5 centimetri di lunghezza. in autunno tardo, burrosi ritirano a 10 - 20 centimetri nel terreno e rimangono inattivi tutto l'inverno. L’adulto dello scarabeo emerge quasi un anno dopo che l'uovo è stato deposto. Controllo viene svolto principalmente sugli adulti a mezzo di trappole feromoniche e la confusione sessuale. Quando gli scarabei volano, se le trappole di riempono in un giorno, vuol dire che si è in presenza di un’attacco che richiede grande attenzione. Se la parte inferiore della trappola si riempie invece dopo ca. una settimana, vuol dire che non esiste una popolazione locale e gli scarabei provengono da altre zone, poiché possono volare un miglio o più alla ricerca di cibo. Per valutare le popolazioni larvali a fine estate (da agosto ad ottobre) ed in primavera (aprile a giugno) bisogna quadrato di 20x20 centimetri di tappeto erboso profondo 8 centimetri al bordo delle zone marroni o guaste del prato, le quali probabilmente sono infestate dalle larve. Fare girare la zolla sul giornale e cercare le larve tra le radici. Rimettere a posto il tappeto erboso ed innaffiarlo, ripetere quindi l’operazione in parecchie zone per ottenere una media significativa. Se sono presenti più di 30 larve per metro quadro, il trattamento dovrebbe essere effettuato. Metodi di controllo biologici Per combattere le larve nel terreno, utilizzare nematodi parassiti. L’Heterorhabditis bacteriophora è un tipo disponibile in commercio che si alimenta con le larve. Il bacillus thuringiensis (Bt) è registrato per controllo dello scarabeo del giappone soltanto nella fase larvale. La spora lattea (Bacillus Popillae) è stata registrata per uso sulle larvee dello scarabeo giapponese dal 1948. Quando la larva mangia le spore, queste

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germinano nell'intestino ed entrano nella circolazione sanguigna. L'accumulazione della spora causa la caratteristica apparenza lattea. La malattia lattea della spora può sopprimere lo sviluppo di grandi popolazioni dello scarabeo. Altri due parassiti dello scarabeo giapponese sono il Tihia vernalis e l’Istocheta Aldrichi. Sono stati adottati con successo in alcune zone, ma non sono ancora disponibili in commercio. Cura e protezione delle piante:

• POTATURA E ALLEVAMENTO • POTATURA: LA FORMA CORTA • TRALCI SU O GIU ? • PRODOTTI PER IL CONTROLLO DELLE MALATTIE • MALATTIE VIRALI • INSETTI

3.7 Raccolta e trasporto dell’uva biologica I grappoli d'uva vengono raccolti in una sola passata in campo. La maturità deve quindi essere determinata esattamente; la scelta in gran parte determina la qualità del prodotto - all'interno dei limiti o delle possibilità della varietà o delle varietà interessate. Più sensibile è la varietà, più importante è effettuare la raccolta al giusto momento di maturazione. Un acino d'uva è maturo quando raggiunge una composizione chimico-fisica ottimale per la varietà e per il tipo di vino che si intende ottenere. Le viti nella stessa vigna possono avere un diverso tempo di maturazione e la differenza può essere legata nelle diverse zone della vigna alle differenze nel tipo di terreno, nella profondità, nella fertilità e nella penetrabilità dell'acqua. Anche le viti della stessa età e vigore, che sono state però potate diversamente, presenteranno un diverso periodo di maturazione delle uve. Oltre queste differenze, ci sono effetti delle condizioni termiche regionali e stagionali che possono notevolmente alterare l'equilibrio composizionale della frutta in una data fase della maturità; l'uva che matura nel clima caldo o nella stagione calda ha più zucchero e meno acido di quella che matura in climi più freddi. Inoltre, ha meno acido allo stesso grado Brix e l'acido malico risulta più basso. 3.7.a Prova in campo della maturazione dell’uva Poiché le cause di variabilità nella composizione dell’uva sono così varie, è evidente che la maturità deve essere esaminata in tutte le diverse zone della vigna. Praticamente ogni varietà deve essere esaminata separatamente. Se una varietà è piantata in più di un campo, dovrà essere esaminata in ogni campo. Il campionamento

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dovrebbe iniziare due o tre settimane prima della data probabile della raccolta. I campioni degli acini dovrebbero essere raccolti a caso dalle viti in tutte le parti del campo. Le viti vicino agli alberi non dovrebbero essere prese in considerazione. Brix, acidità titolabile e pH dovrebbero essere determinati. I valori limite dovrebbero essere stabiliti per ciascuno di questi e per il rapporto Brix/acidità. Quando il livello minimo del Brix è raggiunto, allora gli altri valori dovrebbero essere controllati con attenzione. Quindi ci si accerterà che l'uva abbia abbastanza zucchero per fornire il necessario livello alcolico quando si avvierà la fermentazione e, allo stesso tempo, ci si accerterà che il livello di acidità ed il rapporto Brix/acidità sia idoneo al raggiungimento della qualità desiderata. Ogni cantina dovrebbe determinare il Brix, l'acidità, il pH ed il rapporto ottimale Brix/acidità per le proprie caratteristiche e le varietà presenti in campo. 3.7.b Metodo di raccolta Come è stato indicato, i test di verifica più significativi per verificare la maturità dell'acino d'uva riguardano il contenuto zuccherino, l'acidità, il pH ed il rapporto Brix-acidità. Il test di verifica impiegato più comunemente per determinare il periodo di raccolta riguarda il grado zuccherino. Quello che viene solitamente determinato è il livello dei solidi solubili totali espresso in gradi Brix, effettuato con il rifrattometro. Anche se questa prova non è così specifica può fornire risultati interessanti se lo strumento è ben calibrato. La temperatura deve essere misurata e la spremuta degli acini deve essere effettuata correttamente. Lo strumento di misura deve essere mantenuto pulito. Si dovrebbe inoltre tener conto del livello di acidità. Un compromesso fra il livello desiderabile dei solidi solubili totali ed il livello dell'acidità totale può essere necessario occasionalmente per impedire all'acidità di scendere troppo in basso, particolarmente se il tempo è caldo variabile durante il periodo di maturazione. La massima qualità del vino può essere raggiunta soltanto se il livello dell'acidità totale è seguito durante la maturazione come guida per fissare la data della raccolta. In misura limitata il pH può essere usato come la sola base per la determinazione di quando i grappoli dovrebbero essere raccolti. Il pH è importante per avere uve da tavola belle e colorate, ma i vini sono fatti per essere bevuti non semplicemente per essere guardati. Il grado alcolico e l'aroma sono anche fattori critici nella determinazione della qualità. Allora, anche, lo sviluppo del sapore è più o meno parallelo con quello dello zucchero e nessun acino d'uva raggiunge il proprio sapore completo, distintivo, caratteristico, fino a quando non si giunge ai 20° Brix o più. Il rapporto Brix/acidità è più importante della sola misurazione del grado zuccherino per la determinazione del miglior periodo di raccolta. Per questo, il test

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migliore è quello basato sulla verifica di tutti i singoli costituenti dell'uva. Il motivo è che il rapporto comprende due dei fattori primari del gusto dell'uva -dolcezza ed acidità- oltre ad essere basato sui due costituenti presenti in maggior misura nell’acino d’uva. È anche importante verificare il rapporto zucchero/acidità durante l’avanzamento della maturazione dell’uva. Contrariamente alle uve da tavola, l'uva da vino è raccolta normalmente nella gamma di valori compresa tra 20° e 25° Brix. Se i mosti raggiungono questo grado di maturità i vini avranno l'aroma, il sapore e l'equilibrio varietali caratteristici. Con la maturazione avanzata, particolarmente nelle regioni calde ed in un periodo di caldo prolungato durante la maturazione, l’acidità può scendere tanto in basso da compromettere la qualità del prodotto. Un effetto simile deriva dal supersfruttamento, che fa ritardare la maturazione. In considerazione di questi fattori e del pericolo relativo allo squilibrio dei costituenti principali, più alto è il rapporto Brix/acidità migliore (con un'acidità favorevole) sarà la qualità di vino. 3.7.c Grado di maturazione dell’uva Prima di raccogliere è quindi necessario aspettare che gli acini d'uva abbiano compiuto il loro naturale sviluppo ed il rapporto dei diversi componenti - lo zucchero, l'acidità, il pH e, particolarmente, il rapporto Brix-acidità- sia a livello ottimale per la produzione di un vino di qualità. L’uva deve anche presentarsi bene ed avere la qualità necessaria per raggiungere la cantina in buon stato. Questa considerazione è collegata alla prontezza della raccolta, in quanto la frutta che ha raggiunto la maturità adeguata nella vigna deve ancora essere accettabile quando raggiunge la cantina. Un'altra considerazione importante è la cura nel maneggiamento. L'uva diventa più facilmente danneggiabile quando si avvicina alla maturità completa; il grado, naturalmente, differisce tra le diverse varietà, ma l'uva troppo matura di tutte le varietà è molto suscettibile ai danni meccanici. La distanza della vigna dalla cantina deve inoltre essere considerata. L'uva può essere raccolta anche ad uno stadio più maturo se la distanza da coprire è breve. 3.7.d Cura nella raccolta e nella manipolazione La procedura della raccolta è un fattore importante per mantenere l’integrità degli acini. Nella raccolta bisognerebbe fare attenzione a non danneggiare gli acini. Ciò richiede che i raspi d’uva siano tagliati individualmente e che il prodotto raccolto non venga gettato con violenza nei contenitori. Questo potrebbe infatti provocare la rottura di molti acini, generando le circostanze che favoriscono il deperimento dell’uva, con conseguente diminuzione della qualità del

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prodotto finale. Non appena i contenitori sono pieni, dovrebbero essere spostati verso la cantina. Il rapporto della temperatura dell'uva raccolta con l’avvio del deperimento viene trascurato da taluni produttori. Per fortuna molte cantine sono in grado di mantenere basse le temperature di fermentazione, altre purtroppo non riescono a mantenere le temperature al di sotto di valori alti (80° e 90° F – ca. 30 °C) a causa delle cattive condizioni di arrivo dell’uva , con conseguente scarsa protezione rispetto allo svilupparsi di microrganismi indesiderati. Permettere che gli organismi che causano il deperimento del prodotto sviluppino all’inizio del processo, può rendere molto difficile l’opera dell’enologo che intenda produrre vino di qualità. Le dimensioni del mezzo di trasporto dell’uva dovrebbero essere rispondenti al ritmo di raccolta. Il trasportatore dovrebbe continuamente fare la spola tra vigna e cantina, in modo da consentire una rapida lavorazione delle uve raccolte. Un camion molto grande costituisce una tentazione irresistible ad attendere fino a che il carico non sia completo, malgrado il fatto che la consegna in questo modo ritardi enormemente e, nella maggior parte delle circostanze, l'uva prenda calore supplementare. Evidentemente, il camion grande, particolarmente il gondola da 10 tonnellate, è il modo più economico di trasportare l'uva; ma l'uva in questo caso arriva in pessime condizioni. 3.7.e Procedura di raccolta Sono stati sviluppati numerosi dispositivi per la meccanizzazione della raccolta dell’uva ed alcuni di essi hanno reso l’operazione molto economica, anche se l’uva viene trattata in modo approssimativo. I metodi più diffusi prevedono generalmente l’impiego di uno o più dei seguenti vecchi o nuovi dispositivi: il tino da campo di 50 libre (ca. 23 kg); un contenitore da 1 tonnellata; un contenitore da 2 tonnellate costituito da due parti staccabili; un contenitore da 3 a 5 per la raccolta a mano. Il contenitore da campo: della capacità di 50 libre (ca. 23 kg), tradizionalmente usato per trasportare i grappoli d'uva dalla vigna alla pigiadiraspatrice. Ha una lunghezza di 21 pollici (ca. 53 cm), una larghezza di 14 pollici (ca. 35 cm) ed una profondità di 9 pollici (ca. 23 cm). I grappoli vengono toccati una sola volta e riposti direttamente nel contenitore; se selezionati con attenzione, I grappoli possono così giungere in buone condizioni al macchinario di lavorazione. Un altro vantaggio di questo tipo di contenitore è rappresentato dalle ridotte dimensioni. Si riempie velocemente e quindi l’uva può essere lavorata a breve distanza dal momento della raccolta.

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Il contenitore da 1 tonnellata: misura circa 4 piedi x 4 piedi (ca. 1,2 m x 1,2 m), con una profondità di circa 3,5 piedi (ca. 1 m). È fatto di lamiera sottile, con saldature di sicurezza e l’interno trattato con un liquido protettivo di prima scelta per prevenirne la corrosione. Questo contenitore è molto usato in alcune zone costiere dove lo spazio nella vigna è troppo limitato per il passaggio di un camion fra le file. In tale situazione i contenitori vengono posti lungo un lato del vigneto, in posizione conveniente per la ricezione dell'uva dalle viti di otto o dodici mezzi filari. L'uva dell'altra metà di questi filari sarà portata verso i contenitori situati all'altra estremità del blocco. L'uva viene selezionata e raccolta in contenitori da campo e riversata nei contenitori più grandi. Il contenitore staccabile da 2 tonnellate. Fatto di una lamina di acciaio moderatamente pesante, è ricoperto all'interno di lacca di prima scelta per la protezione contro la corrosione. Ha una lunghezza di circa 8 piedi, una larghezza di 4 piedi ed una profondità di 3.5 piedi (ca. 2,5 m x 1,2 m x 1 m). Sono dotati nella parte superiore alla metà di ogni lato di ganci per il meccanismo di elevazione. Questi contenitori vengono posti su un rimorchio stretto a due ruote che può essere tirato fra la viti con un piccolo trattore. Si procede alla raccolta contemporanea di due filari di viti dal lato in cui il contenitore viene trainato. L'uva viene raccolta in secchi e poi riversata nel contenitore grande. Solitamente, cinque o sei raccoglitori lavorano insieme. Quando il contenitore è pieno, il trattore lo porta via e ne arriva un’altro vuoto che viene posizionato dov’era quello che si èra riempito. I contenitori da 3 - 5 tonnellate chiamati anche gondole, sono di acciaio pesante e saranno montati permanentemente su quattro ruote. Il rimorchio è tirato da un piccolo trattore nella vigna o da un piccolo camion sulla strada principale. Il semirimorchio richiede invece un trattore speciale, che è utilizzato sia fra le file della vigna che sulla strada principale. I contenitori sono larghi 42 - 84 pollici (1-2,1 m) e con le rotelle sotto gli angoli poste in modo da poterli far passare fra le file di 8 - 12 piedi (2,5-3 m) senza danneggiare le viti. Il contenitore è montato in modo da poter essere estratto all’arrivo al centro di lavorazione, per mezzo di una gru. Nella vigna i contenitori, o gondole, sono tirati fra i filari così come l'uva viene raccolta. L'uva viene raccolta con i secchi è poi riversata nel contenitore grande. Sei - otto raccoglitori possono lavorare per riempire un contenitore a gondola. Il contenitore riempito viene quindi portato via e sostituito da uno vuoto. I contenitori pieni sono portati a scaricare direttamente alla cantina. Quando la distanza fra la vigna e la cantina è minore di dieci miglia (ca. 15 km), il tempo di raccolta,

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trasporto e lavorazione non dovrebbe superare 1-2 ore. Con questo intervallo di tempo l’uva dovrebbe giungere alla cantina in buone condizioni. Non c’è infatti il tempo necessario perchè si verifichi un deterioramento del prodotto. I contenitori montati sui rimorchi a 2 ruote e di una capienza di 1 - 2 tonnellate sono utilizzati ampiamente nei vigneti. Questi sono trainati dai trattori e sono riempiti più o meno allo stesso modo come gli altri. Quando il contenitore è pieno, è spostato verso il lato della vigna e quello vuoto prende il relativo posto. Sul lato della vigna la frutta è trasferita dal piccolo contenitore ad un grande gondola, che lo trasporta alla cantina. Sia nell’uno che nell’altro caso la frutta è fatta uscire su un nastro trasportatore che la convoglia nella gondola. In questo modo però l’uva è maneggiata molto approssimativamente e molti acini vengono rotti. Questo trattamento non favorisce la consegna di uve sane. 3.7.f Macchinari per la raccolta dell’uva La raccolta meccanica dell'uva è stata al centro dell'attenzione dei viticoltori di molti paesi: Australia, Francia, Germania, Italia, Russia, Stati Uniti ed altri. Ciascuno ha avanzato delle idee, quali la barra falciante, la taglierina rotativa, l'aspirazione, i conimetri a urto ed i vibratori. Le raccoglitrici meccaniche sono state adottate da diverse aziende. Non tanto per le loro prestazioni attuali, ma a causa dell'esigenza di migliorare l’efficienza produttiva. Ancor più che nell'agricoltura convenzionale, l'uso di apparecchiature a risparmio energetico dovrebbe essere valutato nell'agricoltura biologica. I trattori dovrebbero essere analizzati secondo il loro fabbisogno di combustibile e lubrificanteo. Un trattore dovrebbe essere selezionato secondo le seguenti esigenze: Motore: economico, possibile funzionante con combustibile ecologico, catalizzato, filtro della fuligine, lubrificanti a base vegetale. L'idraulica: Olio idraulico ecologico. Peso: Il minore possibile Trazione: Grandi ruote, regolazione antiscorrimento, trazione integrale.

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La raccolta dell’uva biologica dovrebbe essere comunque di tipo manuale. In molti casi però in presenza di grossi vigneti è necessario provvedere ad una certa meccanizzazione. Raccolta e trasporto delle produzioni biologiche:

• PROVA IN CAMPO DELLA MATURAZIONE DELL’UVA • METODO DI RACCOLTA • GRADO DI MATURAZIONE DELL’UVA • CURA NELLA RACCOLTA E NELLA MANIPOLAZIONE • PROCEDURA DI RACCOLTA • MACCHINARI PER LA RACCOLTA DELL’UVA

3.8 Post-raccolta 3.8.a Commercializzazione delle produzioni aziendali La domanda “dove vendere l’uva prodotta?” è per ogni responsabile di un’azienda vitivinicola importante quanto tutte le altre domande riguardanti la produzione di vino. Come per tutti gli altri settori economici sono validi i seguenti elementi fondamentali del marketing: • la quantità determina il prezzo; • quantità troppo grandi fanno calare i prezzi. I produttori di vino devono orientarsi verso i canali distributivi esistenti o crearne di nuovi, per tentare di sfuggire alle suddette regole di mercato. Per trovare nuovi canali distributivi è necessaria un’analisi della situazione aziendale, come pure una ricerca di mercato e la valutazione delle informazioni ricavate. Anche se la quantità influisce purtroppo molto di più sul prezzo del prodotto che non la qualità, le

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vendite possono essere assicurate soltanto con una qualità stabile delle produzioni. Il posizionamento dell’azienda vitivinicola deve essere effettuato in modo tale da cercare di fuoriuscire dall’attuale meccanismo infernale del mercato (domanda e offerta). 3.8.b Selezione della clientela Acquisire nuovi clienti è 10 - 15 volte più costoso rispetto al mantenimento di quelli esistenti. Risulta quindi saggio investire nel rapporto con la clientela e scoprire il modo in cui aumentarne la soddisfazione. L'analisi delle informazioni acquisite, delle fatture, delle schede cliente…, consente di scoprirne le abitudini di acquisto. Il direct mailing effettuato usando queste informazioni permette di gestire in modo più efficiente gli stock di prodotto. Riassumendo: • È più economico prendersi cura dei clienti attuali piuttosto che

trovarne di nuovi; • I clienti soddisfatti dovrebbe diventare opinion leaders; • questi clienti (opinion leader) procureranno nuovi clienti attraverso il

passaparola. 3.8.c Come vendere l’uva ed il vino da agricoltura biologica Generalmente i quantitativi di prodotti vitivinicoli commercializzabili dipendono dalle tecniche di produzione adottate nel vigneto. Il numero di bottiglie di vino che potranno essere prodotte per la vendita potrà essere calcolato come segue. Esempio di come effettuare il calcolo: Unità = 1 ha di superficie. 1. Stima della quantità vendibile

Rendimento netto in litri = 9000 Kg di uva x 75% = 6.750 litri di succo di uva - 7% di stock - 470 litri - 0,5% manipolazione - 35 litri ___________________________________________________________________________

Quantità vendibile 6.245 litri - 0,5 perdita x imbottigliamento - 35 litri ___________________________________________________________________________

Quantità di vino commercializzabile in bottiglie 6.210 litri Il rendimento netto è influenzato dalla quantità della raccolta come pure dalle fluttuazioni dei prezzi del mercato vitivinicolo. Il rendimento netto per chilogrammo viene influenzato dalla varietà coltivata, dalla posizione, ecc..

2. Costi Variabili: sono rappresentati dal totale di tutti gli inputs relativi all'introduzione sul mercato del vino. Questi costi sono: l'arricchimento dell'uva (Zucchero) che dipende dalla legislazione dei singoli Paesi, trattamenti del vino quali ad es. la sulfurazione, la sterilizzazione delle bottiglie, queste possono essere riutilizzate

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approssimativamente 20 volte (ca il 5% rappresenta il costo delle bottiglie rotte),il lavaggio delle bottiglie, il costo per il sughero, l’identificazione della bottiglia, l’energia per il funzionamento delle macchine; costi di commercializzazione: se il vino è venduto direttamente in azienda nessun costo di distribuzione deve essere calcolato. Se il vino va trasportato per determinare i costi bisogna ripartire la produzione tra I potenziali acquirenti. Vediamo di seguito un esempio di stima: bottiglie da 2 litri = 80% di queste bottiglie verranno trasportate ai punti vendita; bottiglie da 1 litro = 50% di queste bottiglie verranno trasportate all'utilizzatore finale; bottiglie da 0.75 l = 30% di queste bottiglie verranno trasportate all'utilizzatore finale.

3.8.d Canali alternativi di distribuzione dei prodotti biologici Se producete uva con il metodo biologico, avrete un prodotto speciale in quantità limitata ma di qualità “biologica„. Entrare negli scaffali della normale distribuzione sarà molto duro ed il prezzo negoziabile sarà probabilmente lontano da quello sperato. Una soluzione consiste nel saltare gli scaffali della distribuzione ordinaria facendo consegna diretta al domicilio dei clienti (filiera corta). In molte città i prodotti biologici sono venduti in questo modo. È necessario realizzare un accurato programma di consegna della merce, preparare un modello d’ordine e pubblicare eventualmente una pagina di e-commerce sul proprio sito internet. Se i clienti si abitueranno inizialmente ad ordinare da casa il vino che desiderano ad es. ogni 2 settimane, sarà possibile aumentare la richiesta di prodotto intensificando il ritmo delle consegne. Gli agricoltori biologici migliorano inoltre i loro guadagni proponendo nelle città la vendita di panieri settimanali in cui inseriscono prodotti diversi. Bisogna fare il possibile per rendere semplice l’effettuazione dell’ordine ed efficace la consegna. Competenze post-raccolta:

• COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI AZIENDALI

• SELEZIONE DELLA CLIENTELA • COME VENDERE UVA E VINO BIOLOGICI • DISTRIBUZIONE ALTERNATIVA DEI PRODOTTI

BIOLOGICI

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CONCLUSIONI Sono stati effettuati esami comparativi tra viticoltura convenzionale, biologica e biodinamica, analizzando i diversi metodi di produzione e lavorazione dell'uva. Sono stati presi in considerazione il rendimento e la qualità del mosto e del vino, gli attacchi dei parassiti ed i costi di produzione. Si può concludere che la produzione biologica è possibile, anche se vanno tenuti in debito conto i maggiori costi di produzione. Fare la conversione: un programma di transizione al biologico deve essere messo a punto tenendo conto della situazione di partenza e di quella che si intende raggiungere. Andrà fatta una valutazione realistica di tutti i fattori di rischio. È possibile anche cominciare con la riconversione di una piccola parte del vigneto, limitando in tal modo i rischi ed acquisendo preziose informazioni per la successiva conversione dell’intera azienda. È necessario evitare che il viticoltore alla minima avversità possa scoraggiarsi e decidere di tornare indietro al metodo di produzione convenzionale, perdendo così tutti gli sforzi fatti. La progettazione della conversione deve servire a prevedere ed impedire il realizzarsi dei problemi; l'idea è quella di prevenire piuttosto che curare. Il responsabile deve conoscere molto bene la vigna, la tempistica e le problematiche da inserire nel programma di conversione. Nella maggior parte dei casi, la riconversione non costerà più di 300 - 600 euro per acro. Per raggiungere tutti gli obiettivi di miglioramento della qualità, conservazione dell’ambiente, sicurezza alimentare (piuttosto che la diminuzione dei costi) sarà necessario però effettuare una programmazione accurata e completa, altrimenti non sarà possibile raggiungere gli obiettivi prefissati.

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CONCLUSIONI DEL CURATORE DELLA VERSIONE ITALIANA Il mercato internazionale richiede sempre di più vino di qualità ottenuto trasformando uve provenienti da agricoltura biologica. Esistono addirittura manifestazioni e concorsi interamente dedicati a questo prodotto (ad es. “Biodivino” in Italia) ed i consumatori sono disposti a pagare di più per avere un prodotto buono, esente da residui di pesticidi ed additivi vari, interamente “tracciato”, ottenuto nel rispetto dell’ambiente e della salute umana, valorizzando nel contempo le tradizioni e gli ecotipi locali. Quindi, anche se solo ora con la nuova legislazione comunitaria in vigore da gennaio 2009 sono state poste le basi per la regolamentazione della produzione di vino biologico (prima si poteva far riferimento in etichetta alla sola provenienza biologica delle uve impiegate) possiamo tranquillamente affermare che il mercato del vino biologico esiste ed è in piena espansione. In Europa sono infatti oltre 80 mila gli ettari di superficie agricola dedicata alla viticoltura biologica; l’Italia guida con 34 mila ettari la classifica europea dei paesi produttori. Seguono la Francia (19 mila ettari), la Spagna (16 mila ettari), la Germania (2.800 ettari) e l’Austria (2.500 ettari). Ma a fronte delle dimensioni di un settore che – per livelli di produzione e di esportazione – è parte importante della bioagricoltura europea, la viticoltura biologica è ancora oggi priva di una regolamentazione comunitaria. E’ una situazione paradossale, il settore c’è, è forte, ma non può giovarsi di un sistema di certificazione condiviso, indispensabile per crescere e non confondere i consumatori. Per far fronte alla mancanza di una regolamentazione comunitaria, i principali produttori europei di vino biologico sono impegnati dal 2006 nel progetto di ricerca “Orwine”. Cofinanziato dalla Ue e coordinato dall’Aiab, per il 2009 Orwine consentirà di definire, con solide basi scientifiche e attraverso la discussione tra produttori e consumatori, i contenuti del futuro regolamento europeo sulla vinificazione biologica. Il presente manuale è stato concepito in maniera tale da soddisfare le esigenze del produttore di vino con il metodo biologico, il quale ha bisogno prima di tutto di uve sane e certificate. Si è pertanto privilegiato l’aspetto agroambientale e strutturale delle imprese che intendono avviare la riconversione dal metodo convenzionale a quello biologico, rimandando a trattazioni specializzate la pura tecnica di trasformazione delle uve.

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GLOSSARIO

A

− AGENTI PATOGENI (batteri, virus, funghi), usati nella lotta biologica, sono microrganismi in grado di causare nel fitofago una malattia mortale. Virus e batteri agiscono in seguito ad ingestione danneggiando solitamente gli organi intestinali dell’insetto, mentre i funghi penetrano nel fitofago dalla cuticola moltiplicandosi a spese degli organi interni. L’agente patogeno più diffuso e conosciuto è il Bacillus thuringiensis. È un batterio aerobico, sporiforme, disponibile in varie forme (kurstaki, aizawai, israeliensis e tenebrionis).

− AGOPUNTURA, terapia di origine cinese, basata sulla stimolazione terapeutica con aghi, usata in agricoltura biologica per i trattamenti veterinari in caso di allergie, problemi alle cartilagini, coliche negli equini, difficoltà riproduttive nei bovini, mastiti, prevenzione di diarree nei suini, problemi riproduttivi nel pollame.

− AGRICOLTURA BIODINAMICA, nata in seguito ad una serie di conferenze di successo svolte nel 1924 dal filosofo austriaco Rudolf Steiner, considera l’azienda come un organismo agricolo, sul quale lavorare per ristabilire le condizioni di equilibrio e di armonia con la natura. È il più antico movimento agricolo non convenzionale ed è diffuso in tutto il mondo.

− AGRICOLTURA BIOLOGICA, “… è un sistema olistico di gestione della produzione che persegue l’equilibrio dell’eco-sistema, inclusa la biodiversità, rispetta i cicli naturali e l’attività biologica del suolo. I metodi di produzione biologica privilegiano il ricorso a misure agronomiche piuttosto che all’utilizzo di inputs extra aziendali, in considerazione del fatto che caratteristiche locali richiedono sistemi locali di gestione. Questo deve avvenire con l’uso, dove possibile, di metodi agronomici, biologici e meccanici, in antitesi all’utilizzo indiscriminato di mezzi tecnici, per far fronte alle diverse esigenze produttive.” (Definizione tratta dal Codice Alimentare).

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− AGRICULTURA CONVENZIONALE, sistema agricolo industriale caratterizzato da alta meccanizzazione, monoculture ed utilizzo di inputs chimici di sintesi quali fertilizzanti e pesticidi, massimizzazione della produttività e dei profitti. L’agricoltura industrializzata è divenuta “convenzionale” solo negli ultimi sessanta anni, in seguito alla sua grande diffusione dopo la seconda guerra mondiale. Gli effetti di questo tipo di agricoltura sull’ambiente e sulle aree rurali sono stati tremendi, con ampie zone inquinate, desertificazione e danni alla salute degli operatori e dei consumatori.

− AGRICOLTURA NATURALE riflette l’esperienza dell’agricoltore-filosofo giapponese Masanobu Fukuoka. I suoi libri, “The One-Straw Revolution: An Introduction to Natural Farming” (Emmaus: Rodale Press, 1978) e “The Natural Way of Farming: The Theory and Practice of Green Philosophy” (Tokyo; New York: Japan Publications, 1985), descrivono quella che Fukuoka chiama la “non coltivazione”. Il suo metodo agricolo prevede appunto il poco lavoro e la non coltivazione, non contempla l’uso di concimi, pesticidi ed altri inputs. Nonostante questo la produttività viene assicurata da una perfetta organizzazione aziendale e dall’adozione di accurate tecniche di semina e combinazione delle piante (policoltura). In breve Fukuoka ha portato ai più alti livelli l’arte pratica del lavorare in sintonia con la natura.

− AGRICOLTURA SOSTENIBILE, si riferisce ai sistemi agricoli compatibili con l’ambiente, economicamente convenienti e socialmente giusti, capaci di garantire la produttività nel lungo periodo. Sicuramente l’agricoltura biologica è un sistema di agricoltura sostenibile, come pure lo è, ad esempio, l’agricoltura biodinamica.

− AGROECOLOGIA, è lo studio delle interrelazioni esistenti all’interno del campo coltivato, sia tra gli organismi viventi che tra loro e l’ambiente.

− AGRO-ECOSISTEMA, è l’eco-sistema del campo coltivato, un’insieme dinamico di coltivazioni, pascoli, allevamenti, flora e fauna spontanea, atmosfera, suolo e acqua. Gli agro-ecosistemi sono inseriti all’interno di più ampi paesaggi, che includono terreni non coltivati, sistemi di drenaggio, le comunità rurali e la fauna selvatica.

− APPROCCIO OLISTICO è un approccio decisionale che permette di effettuare scelte che soddisfino i bisogni immediati

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senza compromettere il benessere futuro. Questo tipo di approccio consente alle persone di tramutsre in azioni concrete i propri valori più radicati. Utilizzando una visione complessiva e di lungo termine, le persone possono prendere decisioni ed attuare comportamenti che saranno economicamente, ambientalmente e socialmente sostenibili anche per le generazioni future. L’agricoltura biologica richiede, chiaramente, un approccio olistico.

− ATTIVITA’ BIOLOGICA, è un importante indicatore della decomposizione della sostanza organica nel suolo. Un’elevata attività biologica promuove il metabolismo tra suolo e pianta ed è fondamentale per la produzione sostenibile delle piante e la gestione della fertilità.

− AUDIT è un’analisi sistematica ed indipendente che serve a determinare se le attività ed i relativi risultati soddisfino gli obiettivi programmati.

B

− BACILLUS THURINGIENSIS, è il preparato a base di batteri più utilizzato in agricoltura biologica (attivo contro molte specie di lepidotteri, zanzare, ecc.).

− BILANCIO ENERGETICO AZIENDALE, l’analisi del consume energetico serve a valutare l’impatto della produzione sui cambiamenti climatici (per esempio emissione di gas che creano l’effetto serra) ed a ridurre il consumo di energia fossile (non rinnovabile).

− BIODIVERSITÁ, in agricoltura la ricchezza di biodiversità, costituita da piante ed animali di specie, varietà e razze diverse, è necessaria per sostenere le funzioni chiave dell’agro-ecosistema e consentire la produzione di alimenti sani e sicuri.

− BSE, Bovine Spongiform Encephalopathy (=Encefalopatia spongiforme bovina).

C

− CAP, Common Agricultural Policy (=PAC, Politica Agricola Comunitaria).

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− CITTA’ DEL BIO, Network di amministrazioni pubbliche che hanno deciso di investire in politiche di sviluppo rurale sostenibile fondato sull’agricoltura biologica (www.cittadelbio.it).

− COMPOSTAGGIO, è il riciclaggio aziendale delle biomasse. Durante il processo, costituito dalle fasi termofila, mesofila e di stabilizzazione, la sostanza organica (di origine vegetale, animale o mista) viene trasformata in humus, assimilabile dalle piante.

− CONDIZIONE DEL TERRENO, la struttura fisica del suolo influenza la coltivazione delle piante; un suolo in buone condizioni si presenta poroso, permette all’acqua di infiltrarsi facilmente ed alle radici di svilupparsi senza ostacoli.

− CONSOCIAZIONE, consiste nella coltivazione contemporanea di due o più colture nello stesso campo.

− CONTAMINAZIONE, inquinamento dell’azienda biologica e/o delle sue produzioni attraverso il contatto con materiali e sostanze che rendono non più certificabile il prodotto. (ad es. Contaminazioni da deriva di pesticidi provenienti da aziende convenzionali limitrofe a quelle biologiche).

D

− DECOMPOSITORI, organismi che si nutrono della sostanza organica morta (non assimilabile dalle piante), trasformandola in humus (assimilabile dalle piante).

− DOP, Denominazione d’Origine Protetta.

E

− ECOSISTEMA, è un ambiente naturale caratterizzato da interazioni dinamiche tra elementi biotici (piante, insetti, microbi e tutti gli altri organismi viventi) ed abiotici (temperatura, umidità relativa, vento, pioggia, suolo, ecc.).

− ENTE DI CERTIFICAZIONE, è l’Organizzazione accreditata dalle Autorità competenti (in Italia Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) che conduce i controlli nelle aziende sottoposte al regime comunitario ed effettua le certificazioni delle produzioni da agricoltura biologica.

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− EROSIONE, l’erosione del suolo, dovuta all’azione del vento e dell’acqua, è un problema mondiale (Pimental, 1995). È accertato che l’erosione costituisce la causa principale della degradazione dei suoli nel mondo (Oldeman, 1994). Gli effetti dell’erosione sono riscontrabili sia in campo (diminuzione della fertilità, modificazione del sistema idraulico del terreno, diminuzione dei nutrienti, della sostanza organica, dei microrganismi e dello stato di salute dei suoli in generale) che a valle (presenza di elementi indesiderati, pesticidi e sedimenti dei mezzi tecnici sulla superficie dell’acqua). I sistemi di agricoltura biologica provocano un grado di erosione dei suoli di molto inferiore rispetto a quelli riscontrabili nei campi coltivati con metodi convenzionali.

F

− FAIR TRADE, intesa di collaborazione, basata sull’equità, il dialogo, la trasparenza ed il rispetto reciproco.

− FATTORIE DIDATTICHE, aziende agricole organizzate per l’erogazione di servizi educativi ai bambini delle scuole o ad altri gruppi.

− FEROMONI, sono sostanze prodotte dagli insetti che consentono la comunicazione chimica tra individui della stessa specie. Agiscono sui comportamenti sessuali. Possono essere riprodotti artificialmente in laboratorio e venire quindi utilizzati in agricoltura sia per il monitoraggio che per la cattura massale degli insetti, opportunamente collocati in apposite trappole.

− FORAGGERE, comprendono alfalfa, orzo, trifoglio, cereali vari, sorgo ed alter piante usate per l’alimentazione animale.

G

− GRANULOSIS VIRUS, questo virus è utilizzato contro la Cydia pomonella delle mele ed è anche attivo contro altri Lepidotteri. Agisce per ingestione e per questo motivo deve essere adoperato al momento giusto sulle larve di Cydia. I raggi ultravioletti possono inattivare il virus, pertanto è raccomandata l’applicazione all’alba o al tramonto. Campo di applicazione: melo, pero e noce.

− GESTIONE DELLA FERTILITA’ DEL SUOLO, “La conservazione della fertilità del suolo è la prima condizione da rispettare in un sistema permanenete di gestione agricola”; con

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queste parole nel 1940 il famoso agronomo inglese Albert Howard poneva le fondamenta del metodo dell’agricoltura biologica. La fertilità è la capacità del suolo di garantire la produzione delle piante nel lungo periodo.

− GMO, genetically modified/engineered organism (=OGM, Organismi Geneticamente Modificati)

H

− HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) consiste nell’adozione di buone pratiche di prevenzione dei rischi sanitari a carico degli alimenti, al fine di garantirne la sicurezza e la salubrità.

− HUMUS, deriva dalla decomposizione della sostanza organica, è stabile ed ha una lunga persistenza. L’humus racchiude numerosi nutrienti, che vengono gradualmente e lentamente rilasciati alle piante.

I

− IFOAM, Federazione Internazionale dei Movimenti di Agricoltura Biologica.

− IGP, Indicazione Geografica Protetta.

− INGEGNERIA GENETICA è un’insieme di tecniche di biologia molecolare (quale la ricombinazione del DNA) con le quali vengono alterati e ricombinati i materiali genetici di piante, animali, microrganismi, cellule ed altre unità biologiche, in modo tale e con risultati non riscontrabili in natura. Le tecniche di ingegneria genetica includono tra l’altro: ricombinazione del DNA, fusione cellulare, micro e macro inoculi, incapsulamento, eliminazione e duplicazione dei geni. Tra gli Organismi Geneticamente Modificati non sono annoverabili quelli ottenuti con tecniche quali l’ibridazione naturale.

− INSETTI ENTOMOFAGI, Sono gli agenti più utilizzati nella lotta biologica e sono classificati in predatori e parassitoidi, agiscono in modo completamente diverso ma altrettanto efficace contro i fitofagi (insetti che si nutrono di parti delle piante).

− ISEAL, International Social and Environmental Accreditation and Labelling Alliance, sviluppa gli standards e controlla il loro

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rispetto da parte delle strutture associate, al fine di garantire e promuovere la certificazione (volontaria) sociale ed ambientale, quale strumento di commercio e sviluppo internazionale.

− ISOFAR, “International Society of Organic Agriculture Research”, organizzazione internazionale che promuove e supporta la ricerca in tutti i settori dell’agricoltura biologica.

L

− LAVORAZIONI DEL TERRENO, hanno l’obiettivo di creare nel suolo le condizioni fisiche necessarie per lo sviluppo ottimale delle piante. In agricoltura biologica vanno ridotte al minimo, adottando particolari tecniche tendenti a prevenire il compattamento e la creazione di suole di lavorazione, garantendo il rispetto della naturale stratificazione dei suoli.

− LETAME, è costituito dai reflui solidi e liquidi degli allevamenti animali.

− LOGO, il regolamento CE N° 331/2000 ha adottato il logo europeo dell’agricoltura biologica.

− LOTTA BIOLOGICA, In natura ogni specie animale o vegetale ha degli antagonisti (predatori, parassiti, patogeni o competitori) che contribuiscono ad impedirne la proliferazione incontrollata. Le popolazioni naturali di predatori e parassiti sono importanti per ridurre le infestazioni. Di norma un livello minimo di attacco viene tollerato per attrarre e sviluppare i nemici naturali. La lotta biologica consiste proprio nell’uso di questi “nemici naturali” per contenere le popolazioni di fitofagi entro limiti accettabili e, di riflesso, nell’incremento del numero di specie all’interno dell’agroecosistema, che diviene maggiormente complesso e quindi più stabile.

M

− MARKETING TERRITORIALE, l’agricoltura biologica può offrire un attivo contributo allo sviluppo locale sostenibile, promuovendo le tipicità locali, caratterizzando il territorio e valorizzandolo nel suo complesso. Tutto questo costituisce una leva di marketing aggiuntiva per il territorio, rendendolo “appetibile” anche all’esterno e contribuendo alla rivitalizzazione delle sue aree rurali.

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− MATERIA ORGANICA NEL SUOLO, ha tre componenti: organismi viventi, residui freschi, residui ben decomposti. I residui freschi rappresentano la risorsa primaria di cibo per gli organismi viventi del suolo. La decomposizione dei residui freschi rilascia nel terreno I nutrienti di cui hanno bisogno le piante. La sostanza organica ben decomposta (humus) rilascia lentamente e per lunghi periodi I nutrienti di cui hanno bisogno le piante.

− MINIMA COLTIVAZIONE, si tratta di una definizione che comprende una vasta gamma di sistemi di lavorazione del terreno che tendono a preservare la copertura vegetale del suolo, riducendo considerevolmente i fenomeni erosivi legati all’azione del vento e dell’acqua. Queste pratiche minimizzano la perdita di nutrienti e di acqua, i danni alle colture e la perdita di fertilità.

− MULTIFUNZIONALITA’. La revisione di medio termine ha profondamente cambiato la Politica Agricola Comunitaria. Il nuovo modello agricolo europeo che si è andato configurando, sostiene fortemente l’estensivizzazione delle aziende agricole, le quali possono ridurre il momento strettamente produttivo a vantaggio della tutela ambientale e dell’avvio di altre attività quali il turismo rurale, le fattorie didattiche, l’attivazione di percorsi naturalistici, ecc. L’agricoltore diviene cosi anche il “guardiano del territorio” ed assume tutto l’interesse a non depauperarlo, ma anzi a preservarlo e valorizzarlo.

N

− NEEM, albero asiatico (Azadirachta indica), dal quale si estrae l’azadiractina, un insetticida naturale.

O

− OLI MINERALI Sono derivati dalla distillazione del petrolio ad alte temperature (arricchito di idrogeno) e dalla successiva estrazione con solventi. Agiscono principalmente per asfissia, soffocamento degli insetti e delle loro uova. Funzionano anche come repellenti. Agiscono per contatto diretto principalmente su piccoli insetti, come diaspidi, coccidi, afidi, psilla e acari. Sono efficaci anche contro oidio ed infestanti (in considerazione della loro fitotossicità).

− OLI VEGETALI, (olio di menta, olio di pino, olio di cumino), sono composti da sostanze naturali derivate da varie parti delle piante quali fiori, semi e frutti. Normalmente gli oli vegetali e quelli

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minerali vengono utilizzati in abbinamento a fungicidi e pesticidi, migliorandone l’applicazione e la durata. Gli oli vegetali hanno azione insetticida sugli insetti e le loro uova. Esercitano inoltre un’azione repellente.

− OMEOPATIA, è una terapia messa a punto dal medico tedesco Samuel Hahnemann all’inizio del diciannovesimo secolo, fondata sulla teoria “similia similibus curantur” (Il simile cura il simile). Secondo questa teoria le malattie guariscono con i rimedi che provocano in un individuo sano i sintomi della malattia stessa; questa viene considerata come una perturbazione della “forza vitale” dell’uomo. La cura consiste quindi nella riattivazione della forza vitale attraverso la somministrazione al malato di piccole quantità di opportune sostanze precedentemente dinamizzate, ovvero sottoposte ad un procedimento di diluizione e potenziamento che serve a renderle attive. In questo modo l’organismo riattiva i meccanismi protettivi, ristabilendo il suo regolare equilibrio biologico. Oggi molte malattie degli animali possono essere curate con le pratiche veterinarie omeopatiche.

P

− PACCIAMATURA, è la pratica che consiste nel ricoprire il suolo (nelle interfile e vicino alle piante) possibilmente con sostanza organica quale paglia, truccioli di legno, compost. Questa tecnica aiuta a preservare l’umidità nel terreno, contenere la flora spontanea, formare sostanza organica.

− PERIODO DI CONVERSIONE, il diritto comunitario ha stabilito che ogni azienda che intende aderire al regime di controllo CE del biologico, deve superare un periodo di conversione di due anni per le colture erbacee e tre anni per le colture arboree. Gli enti di certificazione e le autorità competenti possono stabilire di allungare o ridurre tale periodo.

− PERMACULTURA (AGRICOLTURA PERMANENTE): Movimento nato in Australia nel 1975. L’idea base è stata sviluppata da Bill Mollison; “il termine permacultura descrive un sistema integrato, permanente e sviluppato in fasi successive, basato sulla cooperazione ed interrelazione tra piante ed animali utilizzati per l’alimentazione umana. Una volta impostata l’azienda agricola questa si gestisce da sola.

− PIRETRINE, estratti dal Chrysanthemum cinerariaefolium, sono insetticidi naturali.

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− PIRODISERBO, è un metodo di gestione della flora spontanea. L’esposizione delle piante alle alte temperature provoca uno shock termico nei tessuti vegetali, compromettendone irreversibilmente la funzionalità, con conseguente morte della piñata in due-tre giorni. it is a weed control method; the exposure of wild plants to high temperature provokes a thermal choc in the vegetable tissues and an irreversible deterioration of the functionality of the plant, which dies within two-three days. L’attrezzatura più utilizzata è quella a fiamma libera alimentata a GPL.

− POLISOLFURO DI CALCE viene usato come insetticida e fungicida. Il suo principio attivo è lo zolfo sotto diverse forme. Agisce come insetticida da contatto, data la causticità del preparato. É anche efficace contro la cocciniglia. Il Polisolfuro ha anche un’azione fungicida data la presenza dello zolfo. È usato per la difesa di agrumi, pesco, melo, albicocco, ciliegio, vite, olivo.

− PRODUZIONI PARALLELE, si verificano quando nella stessa unità produttiva si attuano contemporaneamente coltivazioni, allevamenti o trasformazioni gestite sia con il metodo biologico che con quello convenzionale. È da considerarsi produzione parallela anche quella che si verifica quando lo stesso prodotto viene coltivato sia con il metodo biologico che con quello convenzionale. Esistono a riguardo precise restrizioni ed accorgimenti stabiliti dalla normativa comunitaria.

− PRINCIPIO DELLA CAUTELA, è quel principio secondo il quale, quando viene svolta un’attività che potrebbe rivelarsi dannosa per l’ambiente e la salute, vanno adottate tutte le misure precauzionali possibili. Ad es. gli OGM non vanno impiegati fin quando non sia stato fugato anche il minimo dubbio sulla loro pericolosità.

− PRINCIPI DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA, dopo un intenso processo partecipativo, nel settembre 2005, l’Assemblea generale IFOAM svoltasi ad Adelaide in Australia ha approvato la revisione dei “Principi di agricoltura biologica”. Questi principi sono le radici dalle quali cresce e si sviluppa l’agricoltura biologica: principio di salute (l’Agricoltura Biologica dovrebbe sostenere e rafforzare la salute del suolo, delle piante, degli animali, degli esseri umani e del pianeta come uno solo ed indivisibile), principio di ecologia (l’Agricoltura Biologica dovrebbe essere basata su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con

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essi, emularli ed aiutare a sostenerli), principio di giustizia (l’Agricoltura Biologica dovrebbe costruire sui rapporti che assicurano la giustizia in rispetto all’ambiente comune e le opportunità di vita), principio della cautela (l’Agricoltura Biologica dovrebbe essere gestita in modo precauzionale e responsabile per proteggere la salute ed il benessere delle generazioni presenti e future e dell’ambiente).

Q

− QUASSIA, è un insetticida naturale derivato dall’albero della Quassia amara e dal Picrasma excelsa (Quassia giamaicana). I principi attivi sono quassina e neoquassina. La Quassia, oltre ad essere una pianta medicinale, è usata come repellente per cani e gatti. Agisce sul sistema nervoso, sia per contatto che per ingestione. Presentando una persistenza limitata la sua azione è piuttosto ridotta. Campo di applicazione: orticoltura, frutticoltura, viticoltura, silvicoltura, giardinaggio. Presenta bassa tossicità.

R

− RESISTENZA, è quella capacità che posseggono gli insetti di adattarsi in un certo lasso di tempo alle molecole dei pesticidi, i quali devono essere somministrati in dosi sempre maggiori per continuare a garantire lo stesso effetto iniziale. Questo fino a quando non si riveleranno del tutto inadeguati ed andranno allora sostituiti con preparati a base di altre molecole (questo è avvenuto ad es. con il DDT).

− ROTAZIONI, le piante si succedono sullo stesso appezzamento seguendo una sequenza predeterminata sulla base delle caratteristiche aziendali.

− ROTENONE, è un alcaloide, isolato per la prima volta nel 1895. É estratto dalle radici di alcune piante tropicali della famiglia delle leguminose: Derris elliptica, Derris spp., Lonchocarpus utilis, Tephrosia spp. Il Rotenone è soggetto a rapida decomposizione se esposto alla luce ed all’aria. Ha un ampio spettro d’azione, agendo contro lepidotteri, ditteri, coleotteri, ecc.. É anche usato in medicina veterinaria contro le mosche di Hypoderma.

S

− SAU, Superficie Agricola Utilizzata.

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− SINTETICO, prodotto creato con processo industriale chimico. Include sia i prodotti che non si trovano in natura che quelli che simulano invece prodotti realmente esistenti.

− SISTEMI AGRICOLI A BASSO IMPATTO AMBIENTALE utilizzano inputs interni all’azienda senza necessità di approvvigionamento esterno di concimi, pesticidi, ecc., il tutto allo scopo di ridurre l’impatto ambientale, i costi di produzione ed i rischi per la salute dell’operatore e del consumatore. L’adozione di questi sistemi agricoli risulta conveniente anche dal punto di vista economico, in quanto, seppure il minore ricorso ad inputs produttivi provoca un inevitabile calo delle produzioni, si riducono notevolmente pure i costi di acquisto di fertilizzanri, pesticide, diserbanti, ecc. (che costituiscono la voce di bilancio più onerosa per le aziende convenzionali). Questi sistemi agricoli pongono inoltre le basi per un’agricoltura durevole nel tempo e sostenibile anche per le generazioni future.

− SOVESCIO, pratica che consiste nel seminare singole colture erbacee (ad es. favino) o miscugli di più specie, senza l’obiettivo di raccoglierne i prodotti ma allo scopo di interrare le piante per incorporare nel terreno biomassa verde.

− STG, Specialità Tradizionale Garantita.

T

− TERAPIA AIURVEDICA, utilizza prodotti derivati da piante officinali e minerali per sviluppare il sistema immunitario degli animali.

− TRACCCIABILITA’, si riferisce alla possibilità di seguire un alimento in tutte le fasi della sua produzione, trasformazione e commercializzazione: “dall’azienda alla tavola”.

U

− UBA, Unità di Bestiame Adulto

V

− VERMICOMPOST, miscela di rifiuti organici parzialmente decomposti e secrezioni di vermi. Contiene parti di piante, di cibo, materiale usato come lettiera dei vermi, bozzoli, vermi stessi ed organismi associati.

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W

− WHO (=OMS), Organizzazione Mondiale della Sanità.

− WWOOF, (Willing Workers On Organic Farms) lavoratori volontari nelle aziende agricole biologiche, è un network internazionale di scambio che offer vitto, alloggio e tirocinio pratico in cambio di lavoro. Sono possibili esperienze di varia durata. Il WWOF offre eccellenti opportunità formative per chi vuole avvicinarsi al biologico, scambi di vita rurale, culturali, ed infinite opportunità di conoscenza dei movimenti del biologico. (www.wwoof.org).

Z

− ZONA DI RISPETTO, zona di confine che delimita un’azienda biologica, da una convenzionale, potenzialmente in grado di contaminare l’ambiente con sostanze quali pesticidi ed altri prodotti vietati nel biologico.

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BIBLIOGRAFIA

• C.R.P.V., “Viticoltura ed enologia biologica”, Edizioni Edagricole, 2004.

• Hofmann, Köpfer, Werner “Ökologischer Weinbau”, Edizioni Ulmer, Stuttgart 1995.

• Lon Rombough, "The grape grower: a guide to organic viticulture", Chelsea Green Publishing Co., 2003.

• Gabriela S. Wyss e Bo van Elzakker, “Coltivazione di uva e produzione di vino – Controllo di Qualità e Sicurezza nella filiera di produzione biologica”, Edizioni FIBL, Frick, Svizzera, 2005.

SITI INTERNET • http://www.sinab.it - Portale del Sistema d’informazione

nazionale sull’agricoltura biologica del Ministero italiano delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

• http://www.aiab.it - Portale dell’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica.

• http://www.cittadelbio.it - Il Portale del network delle Città del Bio.

• http://www.aiab.it/bioenoteca - Sito dedicato al concorso dei vini biologici “Bio-Divino”.

• http://www.orwine.org – Sito del progetto di ricerca comunitario “ORWINE – Organic viticulture and wine-making: development of environment and consumer friendly technologies for organic wine qualità improvement and scientifically based legislative framework”.

• http://nysipm.cornell.edu/factsheets/grapes/default.asp - Sito della Cornell University of New York sul programma IPM - Integrated Pest Management, con schede sulla gestione delle più importanti problematiche fitosanitarie del vigneto.

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Manuale della produzione

biologica di uva e vino

Progetto ECOLEARNING ES/07/LLP-LdV/TOI/149026

QUESTIONARIO

(da inviare a Biocert per fax allo 081 7612734 o per e-mail: [email protected])

Il presente questionario ha lo scopo di rilevare il livello di gradimento dell’opera da parte delle diverse tipologie di utenza e di raccoglierne tutti i suggerimenti, al fine di migliorare costantemente nel tempo la qualità del servizio offerto. Le informazioni trasmesse saranno trattate in modo anonimo. Solo coloro che intendono ricevere gratuitamente gli aggiornamenti successivi dell’opera dovranno espressamente autorizzare l’Associazione Biocert al trattamento dei dati personali, compilanto e firmando la nota in calce.

1. Da quale fonte ha appreso dell’esistenza del presente manuale? □ Internet □ rivista □ in fiera □ da un collega □ altro (specificare) __________________________________________________________

2. La lettura del manuale ha soddisfatto le sue aspettative? □ in pieno □ solo in parte □ per niente

3. Ha letto altri manuali del progetto Ecolearning? □ no □ si (specificare) _________________________________________________________

4. Cosa le piacerebbe fosse inserito o modificato nelle prossime edizioni? __________________________________________________________

Grazie per il tempo che ci ha dedicato e si ricordi di compilare la nota in calce se desidara ricevere gratuitamente gli aggiornamenti del manuale.

---- nota di autorizzazione al trattamento dei dati personali --------------------------------- _l_ sottoscritt_ _________________________ , residente in

_________________________ (___) alla Via ____________________________ ,

Tel. ______________ Fax ______________ E-mail ______________________ ,

eventuale sito web _________________________________________________ ,

autorizza il trattamento dei propri dati personali, ivi compresi quelli sensibili, ai sensi e per gli effetti del D. Lgs. 30.06.03 N. 196, al solo fine di essere inserito nell’elenco dei fruitori dei servizi formativi, gestito dall’Associazione Biocert con sede in Napoli alla Via Tasso 169, e ricevere gratuitamente gli aggiornamenti successivi dell’opera acquistata. Il responsabile del trattamento dei dati è il Sig. Salvatore Basile, presidente dell’Associazione Biocert. Luogo, data, firma

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Partners del progetto comunitario “ECOLEARNING” - ES/07/LLP-LdV/TOI/149026

Instituto de Formación y Estudios Sociales MADRID - SPAGNA Sito web: http://www.ifes.es

Unión de Pequeños Agricultores y Ganaderos MADRID - SPAGNA Sito web: http://www.upa.es

Formación 2020 S.A. MADRID - SPAGNA Sito web: http://www.formacion2020.es

AGROLINK SOFIA - BULGARIA Sito web: http://www.agrolink.org

ARAD - Asociatia Romana Pentru Agricultura Durabila FUNDULEA - ROMANIA Sito web: http://www.agriculturadurabila.ro

BFW – Berufsfortbildungswerk Gemeinnützige Bildungseinrichtung des DGB Gmbh - Competence Center EUROPA HEIDELBERG - GERMANIA Sito web: http://www.bfw.eu.com

BIOCERT Associazione NAPOLI – ITALIA Sito web: http://www.biocert.it

Escola Superior Agrária Instituto Politécnico de Viana do Castelo PONTE DE LIMA – PORTOGALLO Sito web: http://www.esa.ipvc.pt

MÖGÉRT - Magyar Ökológiai Gazdálkodásért Egyesület BUDAPEST - HUNGARY Sito web: http://www.mogert.uni-corvinus.hu

STPKC - Swedish TelePedagogic Knowledge Center NYKÖPING - SWEDEN Sito web: http://www.pedagogic.com

STPKC

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