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Procedure e strumenti di costruzione della base empirica: l’osservazione Prof. Stefano Nobile Corso di Metodologia della ricerca sociale

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Procedure e strumenti di costruzione

della base empirica: l’osservazione

Prof. Stefano Nobile Corso di Metodologia della ricerca sociale

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Le vie della ricerca

qualitativa

Prof. Stefano Nobile L'osservazione partecipante, le

interviste in profondità 2

RICERCA QUALITATIVA

osservare interrogare leggere

Osservazione partecipante

Documenti personali

Etnometodologia

Osservazione non partecipante

Focus group

Documenti istituzionali

Interviste a testimoni qualificati

Interviste in profondità

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La ricerca qualitativa

• «La prospettiva qualitativa, proprio per la sua soggettività, per il suo basso livello di formalizzazione, è più difficile da trasformare in procedure schematizzate trasmissibili […] il suo modo di procedere resta sempre in buona misura da inventare sul campo» (Corbetta, 2003: 9).

• La difficoltà di razionalizzare le tecniche qualitative sta – come suggerisce Corbetta (2003: 10) in 3 ragioni principali: – Le tecniche dell’analisi qualitativa non sono ben distinte fra loro

dal punto di vista concettuale e terminologico.

– Le tecniche dell’analisi qualitativa non sono distinte dal punto di vista applicativo

– Il percorso della ricerca qualitativa è difficilmente schematizzabile in fasi separate e distinte

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L’analisi qualitativa: un esempio della

precettistica dei manuali (da Silverman, 2000)

• Evitate di passare il primo periodo della vostra ricerca senza analizzare i dati. Ci sono tre modi per avviare l’analisi dei dati:

– analizzare i dati presenti in ambito pubblico;

– chiedere o prendere in prestito i dati di altri;

– analizzare i dati appena li avete raccolti.

• Nell’analisi dei diversi tipi di dati qualitativi sorgono le seguenti questioni: – Interviste. Il vostro obiettivo è descrivere la realtà “fattuale” delle vite delle

persone (realismo) o volete accedere alle storie o narrative attraverso cui le persone descrivono i loro mondi (narrativismo)?

– Note etnografiche. Dovete annotare ciò che riuscite a vedere (e sentire) e come vi state comportando e venite trattati.

– Documenti. il vostro fine è una precisa analisi del contenuto, in cui stabilite un insieme di categorie e poi contate il numero di casi che ricade in ciascuna categoria? O volete comprendere le categorie dei partecipanti e vedere come queste siano impiegate nelle attività concrete, come ad esempio raccontare storie, assemblare file o descrivere la “vita familiare”?

– Trascrizioni. La preparazione di una trascrizione tratta da un nastro audio o video è un’attività guidata dalla teoria. Quando c’è più di un ricercatore, la discussione su ciò che si vede e si sente non riguarda mai solo un confronto sui dati: è l’analisi dei dati.

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interviste in profondità

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L’osservazione partecipante

Disegno della ricerca

Costruzione della

documentazione empirica

Analisi dei dati raccolti

Scrittura del rapporto di

ricerca

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L’osservazione diretta

(osservare)

• L’osservazione ribalta gli assunti dell’approccio

quantitativo. Oggettività e distanza vengono

sostituiti da coinvolgimento e immedesimazione.

• Stesura di appunti fatta giorno per giorno

• Emico ed etico (Pike; Harris)

• I casi estremi: il “marziano” e il “convertito”

(Davis, 1973)

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L’osservazione partecipante

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L’osservazione partecipante

• L’osservazione partecipante è «la tecnica principe per lo studio dell’interazione sociale, dell’agire di individui reciprocamente presenti gli uni agli altri» (Cardano, 2011: 93)

• La durata minima dell’osservazione nella prospettiva antropologica, legata al ciclo delle stagioni.

• Il problema della perturbazione dell’oggetto d’indagine: l’effetto Hawthorne

• Il problema della sostenibilità emotiva delle relazioni – Lo studio di Douglas e Rasmussen (1978) su una spiaggia

per nudisti

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Osservazione partecipante

e non partecipante

• Bronislaw Malinowski: Argonauti del Pacifico Occidentale (1914-1920)

• Scuola di Chicago

• Osservazione scoperta: Foote Whyte (1943, ma realizzata negli ani ‘30), Street corner society.

• Lo studio di Laud Humphreys, Tearoom trade (1975) sui bagni pubblici.

• Lo studio di Robins, Sanders e Cahill (1991) sulle interazioni fra proprietari di cani in un giardino pubblico.

• Lo studio di Cardano (1997) sugli elfi di Damanhur e su Gran Burrone

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Le interazioni durante

l’osservazione

• L’accesso agli informatori

• Il backtalk è «l’insieme delle osservazioni

e dei commenti elaborati dai partecipanti

in merito alla relazione osservativa o alle

interpretazioni del contesto sociale in

studio messe a punto dall’osservatore»

(Cardano, 2011: 110)

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I trucchi del mestiere

• Non dare nulla per scontato (esempio dell’aula universitaria)

• Spostare l’attenzione dal primo piano allo sfondo e viceversa (esempio delle hostess)

• Spostare l’attenzione dagli atti individuali ai riti collettivi (esempio del tabagismo adolescenziale)

• Focalizzare l’attenzione sugli aspetti della vita materiale del contesto di studio (esempio della disposizione di un’aula universitaria)

• Rovesciare, nei limiti del possibile, il proprio orizzonte valorale (esempio della prostituzione)

• Esaminare le produzioni discorsive rispetto al potere (esempio delle imprese)

• Collocarsi dal punto di vista delle persone più marginali rispetto al contesto studiato

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Un esempio classico di tecnica mista: “Le

basi morali di una società arretrata” (E.

Banfield, 1958)

• La ricerca svolta dall’americano Edward Banfield si avvalse tanto dell’osservazione, quanto della raccolta di testimonianze orali scrupolosamente annotate che di Test di Appercezione Tematica.

• Lo studio di Banfield mirava a dimostrare come l’arretratezza socio-culturale e, ancor di più, economica, del Mezzogiorno italiano, della quale la cittadina di Montegrano (Chiaromonte) era un esempio emblematico, dipendesse dalla diffusione di un ethos imperniato sul familismo amorale.

• Il familismo amorale induce le persone a non curarsi affatto della cosa pubblica e a preoccuparsi esclusivamente degli affari che riguardano la famiglia nucleare.

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Un esempio classico di tecnica mista: “Le

basi morali di una società arretrata” (E.

Banfield, 1958)

1. (a) una donna che si preoccupa di mandare a scuola i figli perché possano raggiungere una posizione migliore nella vita, e perciò talvolta li picchia; (b) una donna che è affettuosa e tenera con i figli e non si sforza di far sì che migliorino la loro situazione.

2. (a) un uomo avaro ma che lavora molto; (b) un uomo generoso, ma fannullone.

3. (a) un uomo che cerca in tutti i modi di migliorare la posizione dei suoi figli, però superbo; (b) un uomo non superbo, ma che d’altra parte non si preoccupa di migliorare la loro situazione.

4. (a) un uomo che sposa una donna brutta, per procurarsi il denaro alla dote delle sorelle; (b) uno che si sposa per amore, lasciando le sorelle zitelle per mancanza di dote.

5. (a) uno che provvede malamente alla famiglia, ma ha buoni sentimenti religiosi; (b) uno che non è una persona di sentimenti religiosi, ma provvede alla famiglia in modo adeguato.

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interviste in profondità

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Un esempio classico di tecnica mista: “Le

basi morali di una società arretrata” (E.

Banfield, 1958)

6. (a) una donna cortese ma invidiosa di quello che ha la sua vicina; (b) una donna spesso scontrosa, ma non invidiosa.

7. (a) una donna avara ma che non fa mai maldicenze; (b) una donna pettegola ma generosa.

8. (a) una donna pettegola ma non crudele; (b) una donna che a volte si comporta con cattiveria, ma che non fa mai pettegolezzi.

9. (a) un uomo avaro ma amico fidato; (b) un uomo generoso, ma di dubbia lealtà.

10. (a) un uomo simpatico e gentile ma che non è un amico fidato; (b) un amico fidato ma spesso irritabile e scortese.

11. (a) un uomo superbo, ma non invidioso di quello che il vicino possiede; (b) un uomo invidioso ma non superbo.

12. (a) un uomo onesto, ma che bestemmia; (b) un uomo devoto, ma talvolta imbroglione.

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interviste in profondità

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Un esempio classico di tecnica mista: “Le

basi morali di una società arretrata” (E.

Banfield, 1958)

13. (a) un uomo che difende l’onore di sua sorella, ma cerca di sedurre quelle degli altri; (b) un uomo che non attenta all’onore di altre ragazze ma non si preoccupa come dovrebbe di difendere l’onore di sua sorella.

14. (a) un uomo che è un ladro ma non tradisce la moglie; (b) un uomo adultero ma che non ruba.

15. (a) una donna pettegola ma che lavora; (b) una donna pigra, ma che non fa mai maldicenze.

16. (a) un uomo che ogni tanto commette un furto, ma non è pigro; (b) un uomo che non ruba mai, ma non gli piace lavorare.

17. (a) un uomo che non si occupa dei suoi genitori, ma non è un ladro; (b) un uomo che ha buona cura dei genitori, ma spesso commette furti.

18. (a) un uomo che si preoccupa di migliorare la situazione dei suoi figli, ma è invidioso dei vicini; (b) un uomo non invidioso, ma che non si preoccupa di migliorare la situazione dei suoi figli.

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interviste in profondità 15

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Un esempio classico di tecnica mista: “Le

basi morali di una società arretrata” (E.

Banfield, 1958)

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Un esempio classico di tecnica mista: “Le

basi morali di una società arretrata” (E.

Banfield, 1958)

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interviste in profondità

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Procedure e strumenti di costruzione

della base empirica: l’intervista in

profondità

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Le interviste in profondità

(interrogare)

• La locuzione «intervista in profondità» è soltanto una tra le molte rintracciabili in letteratura che, in modo diverso, enfatizzano i diversi aspetti di questa tecnica di intervista

• Sinonimi (discussi e discutibili: per approfondimenti si veda Bichi, 2002) della locuzione intervista in profondità sono:

– Intervista biografica

– Intervista motivazionale

– Intervista focalizzata

– Intervista discorsiva

– Intervista ermeneutica

– Intervista non-standard

– Intervista non strutturata

– Intervista non direttiva

– Intervista qualitativa

– Intervista libera

– Intervista biografica

– Intervista narrativa

– Racconto di vita

– Storia di vita

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interviste in profondità

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Le interviste in profondità

(interrogare)

• Ciò nondimeno, questo tipo di

intervista può essere collocata lungo

un continuum di dicotomie che

include:

– La standardizzazione / non

standardizzazione

– La direttività / non direttività

– La strutturazione / non strutturazione

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interviste in profondità

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La direttività dell’intervista

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Intervista biografica;

intervista libera, ermeneutica

Intervista semistrutturata e

focalizzata

Intervista strutturata

Intervista con questionario

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Le interviste in profondità

(interrogare)

• I principali ambiti di applicazione

dell’intervista in profondità sono:

–Le ricerche intergenerazionali

–La marginalità (migrazioni, droppin’

out)

–Gli studi di genere (soprattutto di

ispirazione femminista)

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interviste in profondità

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Le interviste in profondità (interrogare): un

esempio di traccia di intervista (Nobile, 2001)

• L’obiettivo cognitivo di questa sezione della ricerca è principalmente quello di ottenere dai testimoni qualificati delle informazioni che possano risultare utili nella successiva fase del presente progetto, quella attraverso la quale si andranno ad interrogare direttamente i soggetti interessati, bambini al di sotto dei quindici anni.

• Le informazioni che interessano in questa prospettiva riguardano la possibilità di mettere in luce gli aspetti più controversi del problema in un’ottica che interessi principalmente la peculiarità della situazione italiana.

• Se infatti le motivazioni che uniscono sindacati, associazioni di volontariato, istituzioni scolastiche, parrocchie e specialisti di vario settore a condannare unanimemente il lavoro minorile e soprattutto quello nel sud del mondo, meno uniformi sembrano le opinioni e le politiche da adottare con riguardo alla singola situazione italiana.

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interviste in profondità

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Le interviste in profondità (interrogare):

un esempio di traccia di intervista

• Questa mancata uniformità dipende da diversi fattori, che possono essere così schematizzati: – in primo luogo, una differente competenza delle varie figure esperte in

materia di lavoro minorile rispetto alle condizioni sociali, politiche, culturali ed economiche che fanno da sostrato al problema. La maggiore conoscenza di questo retroterra differenzia le posizioni.

– Un altro fattore è dato dalla diversa dimensione quantitativa del fenomeno, che non è soltanto l’effetto di uno svantaggio economico come accade nei paesi del terzo mondo, ma anche il frutto di scelte soggettive legate a modelli comportamentali e stili di vita altamente differenziati.

– Un fattore ulteriore è dato dalle condizioni di lavoro dei minori in Italia, che per quanto oppressive nei casi più estremi, sono comunque da considerarsi meno gravi rispetto a quelle in cui vivono i coetanei afro-asiatici o sudamericani dei nostri bambini.

– Infine, vi è una caratteristica tipica della situazione italiana, che è quella del lavoro minorile svolto come coadiuvante alla famiglia, che va a toccare il delicato rapporto del fanciullo con un’istituzione antropologicamente e culturalmente sacra.

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interviste in profondità

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Le interviste in profondità (interrogare):

un esempio di traccia di intervista

• Il confronto con gli esperti e i testimoni qualificati

(esponenti di associazioni di volontariato,

psicologi, sociologi, giuristi, filosofi del lavoro,

preti e associazioni religiose, insegnanti delle

scuole medie inferiori, eccetera) può quindi

essere condotto su tre dimensioni pertinenti al

problema, ciascuna suddivisa in alcune sotto-

aree:

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interviste in profondità

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Le interviste in profondità (interrogare):

un esempio di traccia di intervista

• DIMENSIONE MACRO: analisi a livello internazionale del problema “lavoro minorile”. Entrano in questa dimensione: – Le caratteristiche globali del fenomeno

• Quanti sono i minori che lavorano

• Come vengono computati

• Quali sono le occupazioni più diffuse

• Quale direzione qualitativa e quantitativa sta prendendo il fenomeno

– La nascita dell’unione Europea

• I possibili effetti del rafforzamento economico dell’Unione sul ridimensionamento del problema del lavoro minorile

• I provvedimenti presi a livello legislativo dal Parlamento Europeo

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interviste in profondità

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Le interviste in profondità (interrogare):

un esempio di traccia di intervista

• DIMENSIONE MESO: viene qui posta particolare attenzione ai rapporti tra una dimensione globale del fenomeno ed una particolare legata alla situazione italiana – Noi – Loro

• Analisi delle differenze tra la dimensione quantitativa del lavoro minorile in Europa e nel resto del mondo

• Analisi delle differenze tra le caratteristiche qualitative del lavoro minorile in Europa e nel resto del mondo

• Analisi delle differenze tra la dimensione quantitativa del lavoro minorile in Italia e nel resto dei paesi dell’Unione Europea

• Analisi delle differenze tra le caratteristiche qualitative del lavoro minorile in Italia e nel resto dei paesi dell’Unione Europea

– Il ruolo dell’Italia nel contribuire ad un ridimensionamento su scala globale del fenomeno

• Quali impegni ha preso lo stato italiano per ridurre il problema

• Quale ruolo giocano le imprese e le multinazionali italiane rispetto al lavoro minorile

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Le interviste in profondità (interrogare):

un esempio di traccia di intervista

• DIMENSIONE MICRO: è la dimensione meno vistosa e quindi la più interessante rispetto all’obiettivo cognitivo di questa sezione della ricerca. Per dimensione micro si intende quindi l’analisi delle singole sottodimensioni che configurano il problema del lavoro minorile in Italia: i percorsi che conducono al lavoro minorile; l’inserimento delle comunità etniche straniere; la formazione dell’identità dei minori di casa nostra; il rapporto con le istituzioni; i modelli comportamentali e gli stili di vita; i valori conferiti a scuola, lavoro e consumo. Entrano quindi in questa area:

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interviste in profondità

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Le interviste in profondità (interrogare):

un esempio di traccia di intervista

• le caratteristiche della situazione italiana – le aree di diffusione del fenomeno

– le condizioni di lavoro

– i mestieri praticati

– le minoranze etniche

• I percorsi di avvicinamento al lavoro – Chi sono i bambini lavoratori

– Il rapporto con la scuola

– Il rapporto con la famiglia

– Il rapporto con il gruppo dei pari

– Il rapporto con la marginalità e la devianza

• La formazione dell’identità individuale – L’influenza dei modelli comportamentali e degli stili di vita

– L’influenza dei mezzi di comunicazione di massa

– L’influenza della famiglia e dell’istituzione scolastica

– L’influenza del gruppo dei pari

• Prospettive future – Lavori possibili e lavori impossibili

– Il modello dell’alternanza scuola/lavoro

– Lavoro e terzo settore: una socializzazione civica precoce?

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Un esempio di traccia per l’intervista a RENATO

FONTANA – Docente di Sociologia Industriale

all’Università “La Sapienza” di Roma

• Con il termine “lavoro minorile” vengono intese realtà assai diverse: dall’aiuto presso l’azienda di famiglia, alle peggiori forme di sfruttamento. Che cos’è dunque il lavoro minorile?

• Cosa l’ha avvicinata al lavoro minorile?

• Quasi dieci anni fa (nel 1991) lei condusse una ricerca nel comune di San Severo, in Puglia, somministrando delle interviste in profondità ad una quarantina di ragazzini. Quale percorso le permise di arrivare a loro?

• Stando alla sua esperienza, il bambino che lavora mostra verso l’adulto estraneo imbarazzo e vergogna per quello che fa oppure ne va fiero o cos’altro ancora?

• Le stime che sono state fatte per quantificare il “lavoro infantile” sono spesso in conflitto tra loro. Quali indicatori si potrebbero utilizzare oltre alla dispersione scolastica e ai dati degli Ispettorati sul lavoro?

• Usando la categoria di marginalità, nel suo volume sul Lavoro vietato lei parla di una emergente porzione di “marginali per scelta”. Qual è la nuova faccia del lavoro minorile, quanto posto occupano i marginali per scelta e da cosa nasce questa categoria?

• In quali condizioni lavorano i nostri minori?

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interviste in profondità 30

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Un esempio di traccia per l’intervista a RENATO

FONTANA – Docente di Sociologia Industriale

all’Università “La Sapienza” di Roma

• Secondo la sua esperienza, sono ravvisabili delle differenze sul piano dei valori, della

formazione dell’identità, delle relazioni con i propri pari tra bambini che lavorano e che non

lavorano? E quali sono queste differenze?

• Secondo lei, perché vengono tanto sottaciute le ragioni di formazioni quali i Niños y

Adolescentes TrabajadoreS?

• I diversi fondamenti culturali dei immigrati (rom, marocchini, cinesi) portano queste

popolazioni a collocare con una certa frequenza i minori sul mercato del lavoro. Questo

potrebbe contribuire a configurarsi per i nostri piccoli connazionali un modello al quale

attingere con maggiore frequenza, in futuro?

• Un’altra domanda sul futuro. Nel suo volume, lei cita O’Connor, secondo il quale “l’aumento

di produttività assorbe sempre meno occupazione a causa del fatto che una parte dei costi

di produzione viene scaricata sullo Stato”. Questo provocherebbe una crescente incapacità

di assorbire le quote di forza lavoro eccedenti. Su una posizione analoga si trova Jeremy

Rifkin. Secondo lei, è pensabile una riconversione guidata attraverso la scuola dal lavoro al

terzo settore? Sono pensabili forme di integrazione tra scuola e lavoro?

• OIL, sindacati, Manitese, eccetera combattono con molta veemenza il lavoro minorile, in

particolare pensando a quanto avviene nel Sud del mondo? Secondo lei tanta

preoccupazione è giustificata anche per l’Italia?

• Quali alternative al lavoro minorile?

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interviste in profondità 31

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Un esempio di traccia per l’intervista a PIA

BLANDANO, Preside della Scuola Media

Statale Antonio Ugo di Palermo

• Prof.ssa Blandano, nella vostra scuola avete promosso un’iniziativa volta a responsabilizzare i ragazzi sul senso di cooperazione. Possiamo iniziare partendo dai dettagli di questa esperienza?

• L’iniziativa rientra in qualche piano di gestione autonoma che deve essere vagliato dal Provveditorato o da qualche altro ente?

• Come mai avete pensato proprio a questa iniziativa?

• Il vostro progetto è un caso isolato oppure opera in sinergia con altre scuole, o con altre istituzioni?

• La zona di ubicazione della scuola presenta caratteristiche socioculturali particolari rispetto ad altre zone di Palermo?

• Quali sono i lavori più praticati dai minori di 15 anni?

32 L'osservazione partecipante, le

interviste in profondità Prof. Stefano Nobile

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Un esempio di traccia per l’intervista a PIA

BLANDANO, Preside della Scuola Media

Statale Antonio Ugo di Palermo

• Da molte parti alla scuola viene imputata l’incapacità di rispondere alle aspettative degli adolescenti, di non prepararli adeguatamente al grande salto nel mondo del lavoro, di puntare eccessivamente sulla dimensione cognitiva a scapito di quella pragmatica. A suo avviso si tratta di un male inestirpabile della scuola – alla quale, di conseguenza, i minori oppongono la scelta del lavoro anticipato – oppure intravede delle soluzioni praticabili e concrete?

• Unitamente ad evidenti funzioni di crescita culturale, la scuola riveste una funzione di socializzazione. Lei nota delle differenze nel modo di rapportarsi gli uni agli altri tra i bambini che lavorano e quelli che non lavorano?

• Se lei avesse carta bianca per intervenire in sede legislativa sul lavoro minorile, cosa farebbe?

• Tra i bambini che lavorano lei ravvisa un diverso orientamento ai valori ai quali fanno riferimento? Quale importanza rivestono il denaro, i consumi, il lavoro e la scuola nella vita di questi ragazzini rispetto ai loro coetanei?

• Cosa l’ha avvicinata al tema del lavoro minorile? E in quali occasioni è stata contattata per discutere di questo problema?

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interviste in profondità 33

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Un esempio di traccia per l’intervista a STEFANIA DE BELLIS,

Dirigente dell’Ufficio minori, ViceQuestore di Milano,

specializzata su violenze sessuali e abusi sui minori.

• Dott.ssa De Bellis, lei mi ha detto di essersi occupata dei cosiddetti “minori non accompagnati” fin dal 1984 ed inoltre so che lei è in prima linea nella lotta alla violenza e agli abusi sui minori. Cosa l’ha sensibilizzata verso questo particolare tipo di problemi?

• Qual è il suo compito specifico in veste di ViceQuestore rispetto a problemi di questa natura?

• Esistono unità speciali della Questura preposte appositamente ad arginare e a dissotterrare il fenomeno dei minori non accompagnati?

• Avete un Ufficio preposto all’elaborazione, l’analisi e la diffusione dei dati che raccogliete dalle denunce?

• Cosa è cambiato da quando lei cominciò ad occuparsi di questi problemi ad oggi?

• Cosa riguardano le denuncie più frequenti che vengono fatte rispetto agli abusi su minori?

34 L'osservazione partecipante, le

interviste in profondità Prof. Stefano Nobile

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Un esempio di traccia per l’intervista a STEFANIA DE BELLIS,

Dirigente dell’Ufficio minori, ViceQuestore di Milano,

specializzata su violenze sessuali e abusi sui minori.

• In che misura incidono le denunce per sfruttamento del lavoro infantile sul totale delle denunce che riguardano i minori?

• Quali sono le caratteristiche principali di questi “minori non accompagnati”? Da dove vengono? Che situazione familiare hanno alle spalle? In che misura riescono a percepire la realtà oggettiva della loro situazione?

• Quali sono i lavori ai quali sono sottoposti con maggiore frequenza?

• Quali sono i valori e quali i bisogni che esprimono i minori non accompagnati?

• Che rapporto hanno con i loro pari e con la scuola?

• In che misura riescono ad integrarsi con i loro coetanei italiani?

• Quali sono le aree territoriali più interessate al fenomeno?

• A suo avviso, quali contromisure andrebbero prese per arginare il fenomeno?

L'osservazione partecipante, le

interviste in profondità 35 Prof. Stefano Nobile

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L'osservazione partecipante,

le interviste in profondità

Le interviste in profondità (interrogare):

segmento di traccia per un racconto di vita

(Bichi, 2007)

• Consegna di partenza: “Vorrei parlare con lei di tutti quei mezzi di comunicazione che chiamiamo media: radio, TV, telefono, Internet, cinema, stampa, libri”.

• Esposizione ai media. Per ciascun medium

• fruizione – quanto

– quando

– con chi

– dove

• contesto sociale di fruizione – Individuale/collettivo

– pubblico/privato

– occasionale/rituale

36 Prof. Stefano Nobile

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Le interviste in profondità (interrogare): segmento di

traccia per un racconto di vita (Bichi, 2007)

• costruzione della “sfera mediatica” – media utilizzati

• Politica

• Religione

• Scienza

• economia

– informazione/documentazione • politica

• religione

• scienza

• economia

– emozione/intrattenimento • politica

• religione

• scienza

• economia

Prof. Stefano Nobile L'osservazione partecipante, le

interviste in profondità 37

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Le interviste in profondità (interrogare):

segmento di traccia per un racconto di vita

(Bichi, 2007)

• sfera mediatica e sfera sociale

– stimolo a sensazioni

– stimolo a valutazioni

– occasione per comunicare

• con il gruppo dei pari

• con gli adulti

• con i familiai

• con gli insegnanti

38 Prof. Stefano Nobile L'osservazione partecipante, le

interviste in profondità

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Le interviste in profondità

(interrogare): l’analisi del materiale

• L’analisi del materiale raccolto dovrebbe aver luogo “contemporaneamente alla fase della raccolta” (Bichi, 2007: 239). Ciò infatti “permette di accumulare ipotesi, di testarle comparandole e di conservare solo le più pertinenti alla costruzione di un modello finale” (ibidem).

• Ogni singola intervista, circolarmente, contribuirà a modificare la traccia utilizzata per l’intervista successiva. Come scrive Bichi, (2007: 249), infatti, “ogni racconto entra circolarmente nella costruzione interpretativa, ogni rilettura allarga o specifica il percorso, le sue dimensioni, le sue articolazioni”.

• Si tratta dunque di realizzare “un insieme composito di operazioni intellettuali dirette ad articolare una risposta alle domande cognitive formulate nel disegno della ricerca e a quelle che l’esperienza dei colloqui d’intervista e le stesse procedure di analisi porgono al ricercatore” (Cardano, 2003: 94).

• La dimensione “circolare” dell’analisi del materiale empirico qualitativo è ulteriormente sottolineata da Coffey e Atkinson (1996: 10-11), secondo i quali “l’analisi non è semplicemente una delle ultime fasi della ricerca cui seguirà una fase altrettanto separata di ‘redazione dei risultati’”.

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(interrogare): l’analisi del materiale

• “L’analisi di basa su una lettura metodica

del corpus testuale costituito dalla

trascrizione dei colloqui di intervista”

(Cardano, 2003: 94)

• L’insieme di queste operazioni conduce

spesso a un’operazione di classificazione

dei testi di intervista, alla costruzione di

una tipologia o di una tassonomia

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(interrogare): l’analisi del materiale

• Per realizzare tipologie e tassonomie esistono strade diverse. – Una è quella informale del bricolage, la quale – pur essendo assai praticata –

nasconde una sostanziale difficoltà: quella che il ricercatore incontra nel riuscire a dar conto “in modo puntuale e analitico dei principi e delle procedure che hanno sorretto la sua analisi” (Cardano, 2003: 100)

– Una seconda procedura, formalizzata, fa invece riferimento al modello semiotico sviluppato da Barthes (1969), secondo il quale qualunque racconto può essere analizzato a tre livelli che corrispondono a tre letture diverse ma necessariamente articolate:

• il livello delle funzioni, a cui si dispiegano gli episodi del racconto;

• il livello delle azioni, relativo agli elementi del racconto che mettono in scena degli «attanti», dei personaggi;

• il livello della narrazione, costituito da tesi, argomenti, proposizioni destinate a convincere l’interlocutore, difendere il proprio punto di vista, inventariare l’universo dei possibili.

– L’obiettivo finale di questo percorso di analisi è quello di evidenziare le omologie strutturali osservate fra i tre livelli del racconto.

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(interrogare): l’analisi del materiale

• Una terza procedura, formalizzata anch’essa, da riferimento alla grounded theory proposta da Glaser e Strauss (1969). La procedura si basa sul precetto della «comparazione costante» che suggerisce, in sede di costruzione della documentazione empirica, la massima eterogeneità dei materiali raccolti e, in sede di analisi, la comparazione sistematica, fra essi. A ciò si lega la definizione di un percorso di lettura e qualificazione dei materiali empirici: la codifica.

• Questa operazione si articola in tre passi, la codifica «aperta», «assiale» e «selettiva», lungo i quali i materiali empirici vengono inscritti in un quadro teorico caratterizzato da un livello di generalità che cresce passo dopo passo (Strauss, Corbin, 1990).

– La codifica aperta assegna ai diversi brani di cui si compone la trascrizione di un’intervista codici, proprietà che li connotano in un registro prossimo a quello impiegato dagli intervistati – prossimo ai processi di categorizzazione propri degli intervistati – talvolta anche con le loro stesse parole.

– La codifica assiale classifica i codici attribuiti con la codifica aperta attraverso un processo che combina ora l’aggregazione delle categorie che questa operazione ha consegnato, ora la loro dissezione.

– La codifica selettiva estrae dai materiali messi in forma con la codifica assiale una o alcune categorie teoriche cui i tratti salienti dei discorsi analizzati possono essere ricondotti.

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(interrogare): l’analisi del materiale

• Altri autori (Miller e Glassner, 1997; Silverman, 2000) suggeriscono la possibilità di adottare come criterio di analisi, rendicontazione e lettura del materiale empirico raccolto, quello che si dirama lungo due direttrici: – quella realista e

– quella narrativa.

– La prima privilegia la ricerca di un punto di vista aderente al resoconto dei fatti, cercando tuttavia di fare emergere i nessi con la teoria.

– La seconda privilegia invece l’analisi delle strategie discorsive degli intervistati.

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(interrogare): l’analisi del materiale

• Si possono evidenziare tre dimensioni, lungo le quali è possibile leggere il racconto dell’esperienza sociale: – il percorso biografico, ovvero la dimensione storico-empirica

dell’esperienza vissuta, la strutturazione intorno ad una successione temporale di avvenimenti e di situazioni che ne costituiscono la colonna vertebrale. Il termine “avvenimento” va inteso in un senso molto generale, includendo sia ciò che è successo o avvenuto al soggetto sia le sue azioni, che prendono effettivamente lo statuto di avvenimenti per le persone che gli sono vicine;

– la totalizzazione soggettiva, intesa come realtà psichica e semantica costituita da ciò che il soggetto valuta retrospettivamente, rispetto al suo percorso biografico;

– la discorsività del racconto, prodotta nella relazione dialogica dell’intervista, corrispondente a ciò che il soggetto vuole dire di quello che sa, o crede di sapere, del suo percorso e dunque della sua esperienza.

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(interrogare): l’analisi del materiale

• I segmenti tematici elementari che compongono il corso di vita, il vissuto e l’interazione d’intervista sono, nella loro processualità, analizzati in modo complementare, prima verticalmente, indagando cioè all’interno della singola storia e poi (ma con i necessari ritorni alla verticalità) orizzontalmente, attraverso tutte le storie.

• La costruzione della rappresentazione finale è un processo circolare, perché se è vero che esiste una linearità che parte dai singoli segmenti per raggiungere il disegno conclusivo, è altrettanto evidente che si tratta di un lavoro mai definitivamente compiuto, che richiede un continuo ritorno tra segmenti di storia/e e tra storia e storia.

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(interrogare): l’analisi del materiale

• La codifica dei materiali d’intervista può

essere condotta sia con carta e penna, sia

— e forse più proficuamente — con l’aiuto

di un programma per l’analisi dei dati al

computer, o meglio di un Computer Aided

Qualitative Data Analysis Software

(CAQDAS).

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