PRIMAPAGINA Sett. 2010

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mensile per Teramo e provincia www.primapaginaweb.it

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TIZIANA MATTIA

n. 605 del 14/07/09 n. 19234

DICIESSE MEDIA COOP.Via Costantini, 6TeramoT. e F. [email protected]. Roc. 18223

Francesca AlciniiMira CarpinetaVincenzo CastaldoMichele CilibertiAnnarita D.Paolo De CristofaroMaurizio Di BiagioE. Di GiandomenicoValter Di MattiaCristian Di MarianoRoberto Di NicolaIvan Di NinoAntonella LorenziMatteo LupiEugenia PetrellaDaniela PalantraniV. Lisciani PetriniGianfranco PucaAntonella Lorenzi Don M. OrfeiGianfranco PucaRaul RicciRopel Roberto SantoroIrma TorregianiAnchise Vetuschi

Nicola Arletti

Pegasus Communcations

Pegaso Distribuzioni

30 Agosto 2010

DIRETTORE RESPONSABILE

Reg. Trib. di TEIscr. Roc

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ

HANNO COLLABORATO:

IMPAGINAZIONE E GRAFICA

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CHIUSO IN REDAZIONE

Via Costantini, 6 TERAMOT. e F. 0861.412240 [email protected]

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Si ringraziano gli inserzionisti per il loro sensibile contributo che consente

la pubblicazione e la divulgazion del periodico.

Settembre, andiamo…

www.Li8Li.com

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Detto dannunzianamente, siamo al traguardo an-nuale della cosiddetta ripresa, quando le ferie si concludono e per tutti riprende il cammino con-sueto. Con problemi vecchi e nuovi. Certo non mancano gli impegni e ogni volta ci attendiamo parole nuove. Soprattutto progetti di rapida rea-lizzazione e soluzioni attese da tempo. Lungo sa-rebbe l’elenco per la Regione, per la città e, am-pliando l’orizzonte, per tutto il Paese. La politica ci delude. Eppure, non possiamo far-ne a meno, visto che di politica si vive. Il guaio è che mentre la generalità dei cittadini deve accon-tentarsi di sopravvivere, gli inquilini del Palazzo fanno ben poco per alimentare fi ducia e speranza in un futuro che percepiamo sempre più incerto. Asteniamoci dal computo delle questioni aperte, augurandoci che almeno sappiano condurci a re-cuperare un po’ di quell’ottimismo perduto, primo indispensabile ingrediente per tornare a giorni più sereni.

Tiziana Mattia

In copertina:foto di Luca Farina

9 “L’Abruzzo come il Veneto”di Mira Carpineta

24 Villa Falchini: crepe, buche e ...di Antonella Lorenzi

28 “Sindaco a modo mio”di Mira Carpineta

40 “Comincia tutto dal caff è”di Vincenzo Lisciani Petrini

49 Né eutanasia né accanimento terapeuticodi Don Massimiliano Orfei

55 Ragazzi in volodi Ivan Di Nino

62 Piacere e salute a tavoladi Paolo De Cristofaro

65 Malattie estive di Fido e Miciodi Francesca Alcinii

Focus onAdolescenzaProviamo a raccontarla questa adolescenza del ventunesimo secolo tra incongruenze e palpiti, nuovi linguaggi e pizzichi di passato remoto.

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Volevamo inviare i nostri sentiti ringraziamenti a tutta la redazione per l’articolo “Pink Bikers largo alle donne” ap-parso sul mensile di luglio. Ne approfi ttiamo per rivolgere i nostri complimenti a quanti collaborano in più vesti alla riuscita di una così bella rivista interessante, a-politica e gratuita!!!Con stima, segreteria asd Pink Bikers Teramo

“Incassiamo” con piacere ringraziamenti e complimenti.

Spettabile redazione,questa mattina, mentre mi recavo al lavoro in bici alle otto e trenta, attraversando i giardinetti di Viale Mazzini ho notato uno splendido molossoide bruno che “si liberava” indisturbato sull’erba delle aiole. Infastidito da questo ricorrente spettacolo ai danni delle aree ver-di della nostra cittadina, e ricordando l’articolo di Francesca Alcini “Proprietari al guinzaglio”, mi sono guardato intorno per verifi care se vi fosse nei paraggi anche il proprietario della simpatica bestiola. Quando il fedele amico dell’ uomo, terminati i suoi bisogni mattutini, è corso allegro e leggero verso il padrone, mi sono permesso di ricordare a questa persona che il sindaco ha di recente introdotto una pesante sanzione di anche mille euro per i padroni di cani che lasciano le loro deiezioni sui luoghi pubblici. Ho anche ricordato che

il sottoscritto, da utente del giardinetto, porta il proprio bambino a passeggio in quel luogo. Il distinto signo-re, per nulla preoccupato delle mie osservazioni, si è limitato a rispondere “quando mi becca il sindaco gli pago i mille euro – e i bambini li puoi anche portare in montagna”. In montagna... in montagna... questa gen-te, effettivamente, ha un richiamo comunque costante alla montagna, luogo dove si vive liberi e si portano le bestie al pascolo lasciandole libere di concimare i prati. Mi chiedo solo se il simpatico e istrionico signore si sia mai recato in Svizzera. Mi chiedo se riserva alla terra elvetica le stesse attenzioni che pone alla nostra Teramo. Anche lì, magari, ha pronta la risposta “pago la multa” – o forse, nella splendida, educatissima e linda Ginevra si “adatta” alle regole e da uomo intel-ligente qual è, osserva pedissequamente i costumi

locali? Se fosse così, sarebbe ben triste notare come nostri concit-tadini trattano la città. Che non sarà Ginevra, ma un cesso non è.

M. M.

Gentile e attento lettore, penso che alla sua lettera ci sia poco da aggiungere. Le conclusioni le lasciamo ai lettori.

Gentile direttore,ho letto con piacere l’ultimo numero del mensile che lei dirige. Sono rimasto po-sitivamente sorpreso che ci sia qualcuno a Teramo che, come me, ha a cuore la salvaguardia e la qualità della vita di aree in degrado della mia città. Mi riferisco all’articolo “Bella Teramo Fonte Baiano invece...” che ho particolarmente apprez-zato sia per i contenuti sia per le proposte avanzate dal sig. Enzo D’Ignazio. All’inizio dell’anno ho depositato una raccolta fi rme presso gli uffi ci del Comune che aveva per oggetto il prolungamento del marcia-piede da Viale Crucioli fi no alle prime cur-ve del quartiere con la predisposizione di dissuasori di velocità. L’iniziativa popolare è stata accompagnata da un articolo sul-la cronaca locale del quotidiano Il Centro. Purtroppo ad oggiAggiungi un appunta-mento per oggi ancora non ho ricevuto alcuna risposta dall’Amministrazione.Sarebbe così gentile da girare la presente e-mail al sig. D’Ignazio affi nché lo scriven-te possa incontrarlo e conoscerlo perso-nalmente?Ringraziandola anticipatamente per la di-sponibilità, le porgo i miei più distinti saluti. Dott. Ettore Bucciarelli

Gent.le lettore, presto fatto. Il nostro gior-nale è aperto a chiunque prenda iniziative per la crescita della nostra città.

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Cos’è il QR-Code?QR sta per “Quick Response”, ovvero “risposta rapida”. Il QR-Code è quindi un codice, evoluzione del tradizionale codice a barre, a forma quadrata e contenente dei punti grafi ci. Si basa sullo stesso principio di racchiudere una serie di dati, notizie, informazioni.

Cosa contiene il QR-code?Oltre 4.000 caratteri di testo, come ad esempio: un URL (indirizzo web), singole pagine HTML, video su YOUTU-BE, pubblicità, comunicazioni aziendali ed un’ infi nità di altre informazioni digitali e multimediali fi no a un sempli-ce testo in formato pdf.

Come funziona il QR-Code?Offre un modo rapido e semplice, ai possessori di cellu-lari, di accedere ad un contenuto multimediale o a servizi web senza dover digitare lunghi indirizzi sulla tastiera.

Cosa occorre?I requisiti indispensabili per usare un QR-Code sono:

• uno smartphone o telefonino con videocamera o foto-camera,• un apposito software “freeware” (nuovi telefoni cellulari ne sono già dotati)• la possibilità di connessione a internet

Dal cellulare a PrimaPagina

Dopo la piattaforma ISSUU arriva il QR CODE

Come accedere ai “Contenuti Speciali”del magazine

Dopo aver installato sul telefonino il programma di lettura dei QR-code (software freeware: i-Nigma, NeoReader, Kaywa Reader, QuickMark) eseguire l’applicazione.Si attiverà la fotocamera del cellulare. Inquadrare e fo-tografare il codice. Per alcuni modelli è suffi ciente inqua-drare il codice, comparirà un link alla piattaforma Li-8Li.com da cui sarà possibile visualizzare i contenuti di Prima Pagina.

Per scrivere aPrimaPagina

Per una risposta privata inviare alla redazione specifi cando il tiolo dell’articolo o della rubrica

Via Costantini n.6 64100 Teramo

Indirizzo mail è [email protected]

telefono/fax 0861. 412240

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Una passeggiata nel centro storico con Alberto Melaran-gelo si è rivelata un’occasione preziosa per conoscere e segnalare all’opinione pubblica e, soprattutto, allo stesso Comune di Teramo un grande numero di loro proprietà che versano nel degrado e nell’abbandono. Sotto un ro-vente sole agostano siamo partiti dal Mercato Generale di Piazza Verdi.Tempo fa si era già scritto in proposito e ancora non c’è molta luce sul futuro di questo edifi cio. Melarangelo ha spiegato: “Come si può vedere questo locale è sfrutta-to al 10% delle sue possibilità: è un peccato, no? Però, prendiamo ad esempio il caso dell’associazione cultu-rale Big Match che ha avuto in dotazione una piccola sede proprio in questi locali. Si potrebbe semplicemente estendere questa possibilità (viste le numerose richieste di sedi) a tutte le associazioni culturali del teramano, con un affi tto simbolico. Ne verrebbe fuori una sorta di quar-tier generale della cultura. Perché non farlo?” Proseguia-mo oltre: ci fermiamo in via Muzi 38, di fronte a un palaz-zo conciato malissimo. “Questa casa è di un privato. C’è un contenzioso in atto, ormai da decenni: nell’interesse di tutti si dovrebbe intervenire per favorirne una risoluzio-ne... così proprio non si può guardare.” Eccoci allora in via Stazio: arriviamo al numero 46, accanto alla sala di Santa Maria a Bitetto. L’edifi co è grande, ma sinistrato. “Anche questo è del Comune?” chiedo. “Anche questo”, risponde Melarangelo. “Faceva parte di un lotto unico di riqualifi cazione insieme a Casa Urbani e Santa Maria a Bitetto, solo che i lavori si sono arrestati prima della con-clusione. Purtroppo è nella politica teramana dare ampio risalto alle grandi inziative edilizie a scapito della valoriz-zazione di ciò che già abbiamo. Gli spazi davvero non mancano; è che spesso non sappiamo utilizzarli. A pro-posito: una parte di Casa Urbani è ancora incompiuta.” Vico del Pensiero, 48. Siamo di fronte ad uno stabile ancora più grande. “Bello, vero?” chiede Alberto. E poi esclama: “Ebbene il Comune vuole metterlo in vendita!” Ci incamminiamo verso la Piazzetta del Sole e intanto Melarangelo commenta:“È la stessa storia del Castello

DI VINCENZO LISCIANI PETRINI

“La politica edilizia teramana è purtroppo scellerata: basti pensare a tutti i danni che

sono stati fatti negli anni ’70”

VIAGGIOTRA I PALAZZI DIMENTICATICon una guida d’eccezione, Alberto Melarangelo, consigliere comunale del Pd,iniziamo un percorso tra le “proprietà comunali” lasciate al degrado e all’abbandono

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Della Monica: abbiamo dei luoghi potenzialmente bellis-simi e li sprechiamo così. La politica edilizia teramana è purtroppo scellerata: basti pensare a tutti i danni che sono stati fatti negli anni ’70. Alcuni amici miei in visita a Teramo, qualche anno fa, stupiti dello squilibrio del piano urbanistico, mi chiesero se la nostra città avesse subito dei bombardamenti durante la guerra.” “In un certo senso sì”, mi viene da pensare. Ma non è fi nito qui il nostro tour. Siamo in Vico del Carro (vicino alla Piazzetta del Sole) dove sorge un intero palazzo di proprietà (80%) del Co-mune. Abbandonato. Da non credere.E andiamo allora verso Piazza Orsini, giusto per osser-vare il degrado in cui versano il Vico del Municipio e il retro della sede comunale. Forse i nostri occhi si sono un po’ troppo abituati e non ne soffrono più. Ma andate a dare uno sguardo con un occhio critico a questi luo-ghi e ne resterete sorpresi. Purtroppo, temo, in negativo. In ogni caso con Melarangelo nasce l’idea di far seguire qualche altra puntata a questo articolo.

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Giovanni Centrella è il nuovo se-gretario generale del sindacato Ugl. Già , segretario nazionale dei Me-talmeccanici, raccoglie il testimone da Renata Polverini, eletta alla pre-sidenza della Regione Lazio. È stata lei stessa ad indicarlo quale suo suc-cessore, per l’impegno dimostrato in questi anni, e per i risultati ottenuti nel corso della sua attività sindacale. L’intento di Centrella è dare conti-nuità all’importante eredità lascia-ta dalla Polverini che, nel corso del suo mandato, ha rafforzato il ruolo dell’Ugl quale interlocutore valido e credibile, sia nei confronti delle isti-tuzioni che dei lavoratori. “Come me-talmeccanico – ha detto all’atto del suo insediamento– sento il dovere di continuare a lavorare come ho sem-pre fatto in questi anni, anche per consolidare i risultati ottenuti. Esse-re accanto ai lavoratori nelle fabbri-che e negli uffi ci, sempre attento alle istanze del territorio”. Nel rispetto di tale intento, durante la sua visita ai colleghi di Teramo, lo abbiamo in-contrato nella sede di via Pepe.Lei raccoglie un’eredità importan-te, come è lo stato attuale della Ugl?Ho trovato un sindacato in ottima for-ma. Questo mi porta ad impegnarmi molto di più per dare risposte serie e ponderate. Il nostro progetto è es-sere il sindacato del territorio e per il territorio, vicino ai lavoratori. Ove ci sia un problema, il rappresentante deve essere presente.La situazione di crisi impone una rifl essione anche sulle proposte che potrebbe fare il sindacato?

Il sindacato non nasce per fare pro-poste, che devono venire dalla con-troparte. Il sindacato deve discutere e far capire quali sono eventualmen-te gli errori contenuti nelle manovre economiche per arrivare a delle mo-difi che più utili ai lavoratori. Ad esem-pio, i tagli, previsti nell’attuale mano-vra fi nanziaria, penalizzano ancora una volta la classe lavoratrice e in alcune realtà, soprattutto al sud, non sono più garantiti neanche i livelli di sopravvivenza o i diritti elementari come la sanità, le pensioni ecc. Il governo sembra non voler ascoltare, ma dovremmo lavorare sinergica-mente con le altre forze sociali, sen-za divisioni. Così il nostro peso sarà maggiormente determinante.Quali sono le criticità della situa-zione abruzzese?Non solo l’Abruzzo, anche altre re-gioni pagano forti criticità. Il patto di stabilità ha costretto il governo a tagliare molti servizi. Nell’ambito dell’attuazione del cosiddetto fede-ralismo, sarebbe utile il riequilibrio delle fi nanze regionali prima dell’ap-plicazione della riforma, altrimenti avremo solo un aggravio delle diffe-renze tra il nord e il sud del paese. L’Abruzzo ha un alto tasso di disoc-cupazione, soprattutto nel settore metalmeccanico e il terremoto ha paralizzato l’economia di un vasto territorio. Una proposta potrebbe es-sere investire nel turismo e nell’ar-tigianato. Sull’esempio del modello Veneto che ha puntato soprattutto sulle piccole imprese, che sono poi la nostra cultura di base, i mestieri e le risorse naturali.

C’è bisogno di riequilibrare la fi nan-za diminuendo il divario nord-sud, con una perequazione in cui lo sta-to interviene nel sanare le perdite, magari sacrifi cando un po’ il famoso patto di stabilità.Al tempo stesso mi sembrerebbe di mancare di rispetto verso coloro che in questi anni vi hanno lavorato più di me, e hanno la giusta e legit-tima ambizione di concorrere a que-sta carica. Vedremo di fare la scelta migliore”.

DI MIRA CARPINETA

Il nuovosegretario generale

lanciauna proposta a Chiodi

“L’Abruzzo come il Veneto”Giovanni Centrellaraccoglie l’eredità di Renata Polverini alla guida dell’Ugl

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“Quelli che mi lasciano proprio senza fi ato sono i libri che quando li hai fi niti di leggere vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”. E’diffi cile credere che i ragazzi di oggi si esprimerebbero ancora come “Il giovane Hol-den”, l’adolescente che Salinger trasformò in simbolo di quest’età inquieta, quasi sessant’anni fa. Altri sono i mezzi che “lasciano senza fi ato”, e gli “amici per la pelle” assemblati in posti che non assomigliano per niente alle pagine di un libro. Sicuramente, d’altra parte, Holden Caulfi eld, se sgusciasse improvvisamente tra le pieghe della creatività di uno scrittore moderno, non vorrebbe più diventare da grande “quello che salva i bambini, af-ferrandoli un attimo prima che cadano nel burrone, men-tre giocano in un campo di segale”. Niente da fare. Gli anni non passano invano. Così l’adolescenza, con quella acerba rapidità che ne fa un precipitoso scendere a rotta di collo giù per sentieri inesplorati. E talmente tortuosi da far battere il cuore ritmicamente, insieme ai giorni. Con qualcosa, però, in comune con quel ragazzo di oltre

mezzo secolo fa. Il desiderio spasmodico di innamorarsi e di imparare a vivere una vicenda sconosciuta tuttora a moltissimi. Nonostante i milioni di tentativi di fornire spiegazioni da parte di letterati, scrittori, poeti, fi losofi e dintorni. Proviamo a raccontarla questa adolescenza del ventu-nesimo secolo tra incongruenze e palpiti, nuovi linguaggi e pizzichi di passato remoto. Fino a cogliere il risvolto solo apparente del sentimento. Quello di un giovanissi-mo, condannato a nascere bullo per fi nire delinquente, che riesce invece, con una capriola del fato e l’esemplare

REBUSADOLESCENZAUn’ età diffi ciletra innamoramentidevianze, cadute e risalite ...

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aiuto di una giovane avvocatessa, a indossare gli abiti da “ragazzo per bene”. C’è un po’ di tutto in queste pa-gine. Ci piacerebbe soprattutto offrire una rifl essione su un mondo, talmente imponderabile nella sua “eterna” brevità, da mettere in crisi genitori, scuola e gli stessi protagonisti. Al tempo di Holden Caulfi eld come oggi. Anche se di traverso, ora, c’è un computer.

Tiziana Mattia

Sul weba caccia di Cupido

DI CRISTIAN DI MARIANO

L’amore al giorno d’oggi non si manifesta con roman-tiche lettere d’amore, scritte in una notte di struggente sentimento; non inizia con lo scambio di uno sguardo timido, fi nché una delle due parti interessate non pren-de l’iniziativa e rompe il ghiaccio; oggi l’amore “vive” su Facebook. Se prima eravamo abituati ad una serie di procedure di approccio classiche e che richiedeva-no decisamente più coraggio per essere attuate, i ra-gazzini di oggi si trovano davanti ad un mondo dalle infi nite possibilità relazionali. Basta usare la funzione di ricerca o vedere quali amici si hanno in comune per “attaccare bottone”.

La tecnologia ha ormai irrimediabilmente invaso la vita di tutti, che ci piaccia o no. Se prima non concepiva-mo l’utilizzo del Pc ed internet per questioni che non fossero educative o lavorative, oggi il web è diventato il punto focale delle relazioni umane, principalmente grazie ai social network, come Facebook appunto, che facilitano immensamente il contatto tra persone. Ovviamente, era solo questione di tempo prima che anche l’amore trovasse il suo posto nell’era tecnologi-ca, ed eccoci assistere alla nascita di centinaia di siti di dating online (una sorta di agenzie matrimoniali, per intenderci), e di adolescenti che prediligono il mezzo informatico per fare una rapida selezione tra potenziali partner, e mandare un “poke” alla diretta interessata. Ora, se troviamo qualcuno carino/a possiamo vedere le sue foto, scoprire i suoi interessi, farci un’idea della sua personalità, comparare i gusti musicali e, soprat-

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tutto, sapere se ha già una storia con qualcuno o no. Un bel risparmio di tempo.Di sicuro l’utilizzo di internet ha semplifi cato le cose in maniera drastica. Se prima eravamo, diciamo così, co-stretti a frequentare locali, uscire con grosse comitive nella speranza di conoscere una persona interessante, oggi grazie ad una ricerca specifi ca possiamo contattare direttamente qualcuno che corrisponde ai nostri gusti, e se la prima, fondamentale sessione di chat va a buon fi ne, c’è la possibilità di fi ssare un incontro nella vita re-ale e… da cosa nasce cosa. Il mezzo informatico non rimpiazza quello analogico, se così possiamo chiamarlo, ma ne diventa parte integrante, rappresentando un aiuto concreto al buon inizio e, successivamente, al funziona-mento di una storia. Teorie strampalate o è davvero così? Chiesto a di-versi ragazzi e ragazze, di età compresa tra i 15 e i 20 anni, tutti confermano che è vero. Ormai internet è

uno strumento irrinunciabile quando ci si mette in cer-ca dell’anima gemella. Sono principalmente i ragazzi a fare la prima mossa online, che si traduce nel “chiedere l’amicizia”, ma anche le ragazze non scherzano. L’ideale della donna casta e riservata che si lascia corteggiare è in lento declino. Oggi le ragazzine non si fanno problemi ad approcciare i ragazzi, specialmente se questi ultimi si dimostrano particolarmente lenti nel comprendere le intenzioni della fanciulla. Insomma, ormai l’approccio e corteggiamento funzionano in questo modo: si punta una possibile preda, si chiede l’amicizia, si fanno delle chat, se il fl irting virtuale va a buon fi ne ci si vede nella vita reale, e da lì succede quel che succede. Nel peregrinare per questo strano mondo abbiamo addirittura sentito sto-rie di maschietti che si lamentano di ricevere fi n troppe attenzioni dalle controparti femminili. E’ proprio vero che, talvolta, chi ha il pane non ha i denti...

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Un treno che passaper tutti

E’ il tema di cui si scrive, si canta e si parla di più: l’amore. Mozzafi ato, doloroso, complicato, di una vita: è così che noi ragazzi lo intendiamo e immaginiamo. Oggi alla nostra età, magari non conosciamo ancora bene il vero signifi cato della parola, dal momento che cerchiamo più storielle di qualche mese , piuttosto che qual-cosa di serio. Nonostante questo, dobbiamo ricordarci che i primi pia-ceri che l’amore ci fa scoprire sono unici e resteranno tali per sempre, come il periodo in cui li assaporiamo, l’adolescenza. Per alcuni arriva pre-sto, per altri c’è da attendere un po’, ma bisogna stare tranquilli perché il treno passa per tutti. Quest’anno mi ha messo davanti a pensieri molto vari rispetto all’amore: ci sono giova-ni che preferiscono provare a segui-re le proprie ambizioni piuttosto che lasciarsi tentare dai sentimenti. Ra-gazze che, al contrario, credono an-cora alle favole e sono alla continua ricerca del principe azzurro, oppure cinici che non si fanno persuadere

da nulla e ingenui che invece fan-no tutto l’opposto. Per fortuna, non è più come una volta, quando ci si sposava adolescenti e non si aveva nemmeno il tempo per conoscere meglio il compagno di una vita, o per sceglierlo, come spesso accedeva, ma abbiamo più possibilità per tem-prarci alle prove che purtroppo non fi niscono mai di intralciarci il cam-mino. Adesso però non dobbiamo affrontare queste cose da soli per-ché a sorreggerci abbiamo una fami-glia alle spalle e degli amici, che in questo periodo sono il pensiero più bello e confortante, forse anche più dell’amore stesso. Perché, a pensar-ci bene, pure quello per gli amici è un amore, un po’ diverso, ma sempre amore. Anche il dj di Radio Caos nel fi lm “ Tre Metri Sopra al Cielo” lo di-ceva: “…all you need is love, love is all you need” (…tutto ciò che serve è amore, l’amore è tutto ciò che serve).

Eugenia Di Giandomenico. (15 anni)

Rebus ADOLESCENZA

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Con le amiche“fi umi di parole”

Qualche anno fa, pochi in verità, passava pomeriggi inte-ri a truccare e vestire le sue bambole. Il passaggio dalle scuole medie alle superiori ha segnato un momento at-teso e temuto al tempo stesso. Oggi mia fi glia, 15 anni appena compiuti, passa ore allo specchio a vestire, truc-care, pettinare se stessa. Mucchi di vestiti, scarpe, borse e oggetti sparsi nella sua stanza in un caos indescrivibile. Da un lato questa fase della sua vita, in veloce trasforma-zione, mi diverte e intenerisce, dall’altra la sua insoffe-renza e mancanza di collaborazione, soprattutto in casa, dove passa come un tornado, mi scatena a volte rabbia per il disordine che regna incontrastato nella sua stanza. E l’ansia per le prime richieste di indipendenza, per “la pizza con i compagni di scuola” il sabato sera, oppure: “vorrei andare al mare con i miei amici”. Mi sembra an-cora così piccola, ma penso anche che la sua voglia di libertà signifi ca che sta provando le sue forze e le sue risorse per uscire dal nido. Abbiamo cercato, come genitori, di darle quelle basi che le consentiranno di cominciare a sperimentare le sfi de della sua vita, ma nessuno ha la ricetta giusta o la bac-chetta magica. Non è facile fare il genitore, si può solo tentare di fare del proprio meglio, sperando di evitare i danni peggiori. Al momento la osservo, la ascolto, cerco di rispondere alle sue domande in modo sincero, anche su argomenti a volte diffi cili, come l’amore. A 15 anni, e con gli ormoni in festa, l’amore è un pensiero fi sso. Tra lei e le sue amiche “fi umi di parole” al telefono o su internet. Momenti di invidia per chi ha già un fi danzatino, imbaraz-zi e congetture su chi piace a chi.

Le prime delusioni o i primi successi e un umore inco-stante e variabile come le primavere dei miei 15 anni (visto che oggi le stagioni non ci sono più), che le fanno avere picchi di euforia e di disperazione anche solo per un “ciao” detto dalla persona giusta. Insomma, quan-to basta per tenermi costantemente in allerta, pronta a condividere o consolare a seconda dell’esigenza del mo-mento. D’altra parte è questo il lavoro di una mamma.

Annarita D.

Rebus ADOLESCENZA

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Spalleal muroe occhi sul pc

DI RAUL RICCI

Episodi riconducibili ad atti di bullismo in ambito minorile hanno riempito le cronache della provincia di Teramo per tutto lo scorso anno scolastico, producendo una risonan-za che ha non poco allarmato il mondo genitoriale (basti pensare al convegno, organizzato nel marzo scorso dal questore Amalia Di Ruocco, relativo a ciò che si verifi ca nelle nostre scuole medie inferiori e superiori). Recentemente un operatore scolastico di un liceo te-ramano si lamentava di come i giovani studenti che si “immolavano” alla “nobile” causa del bullismo all’interno dell’istituto uscissero sistematicamente indenni, senza cioè subire nessuna sanzione disciplinare con conse-guenti e sacrosanti scapaccioni da parte dei genitori. In molti casi, anzi, questi ultimi erano i primi a negare l’evi-denza e a difendere a spada tratta la loro prole. E’ bene impressa nella mia mente la chiacchierata in un pome-riggio della scorsa primavera con un sedicenne che mi raccontò di come una mattina, entrando nel bagno della scuola durante la ricreazione, rischiò seriamente di fi nire con la testa dentro al gabinetto solo perché doveva usu-fruire dei servizi occupati da quattro energumeni intenti a fumarsi un joint. E’ innegabile che la cosa che istintiva-mente balza all’occhio è la naturale noncuranza con la quale questi episodi vengono raccontati, come se fosse-ro comuni situazioni di vita vissuta. L’omertà asseconda il degrado imperante e se qualcosa alla fi n fi ne trapela, nessuno ha il coraggio di raccontarla apertamente.Racconti che lasciano intendere, ma che non delineano bene forse l’aspetto più forte e preoccupante del feno-meno, quello del bullismo sessuale, dove viene coinvol-

to il gentil giovane sesso in approcci adolescenziali al di fuori dell’innocenza che l’età imporrebbe. “Giochini” è la parola che scivolò sottovoce nella conversazione per non aggiungere altro, una diga che nasconde un mostro sottile e sconosciuto. La legge del branco non esclude le ragazze, che anzi si identifi cano perfettamente nel feno-meno e talvolta si attengono a ruoli sessuali che vengono loro imposti. Osservate bene con i vostri occhi agli angoli di strade centralissime della nostra città e capirete mol-to più di ciò che le parole possano spiegare: gerarchie ben defi nite, piccoli bulli e piccole pupe che giocano alla “gang di periferia”.E i professori, in tutto questo? Diffi cile stabilire la linea di confi ne tra ciò che è e ciò che potrebbe essere fatto. Sicuramente gli insegnanti vivono in prima persona un ambiente sociale fondamentale dei giovani e li osserva-no per come loro si manifestano.Un ruolo che li riveste della consapevolezza (forse trop-po spesso latente) di ciò che rappresentano nel processo di crescita dei loro alunni che devono bene comprendere i contesti educativo-relazionali signifi cativi.Ma il supporto familiare è quello che più di tutti ora sem-bra mancare.Il bullismo in realtà rimane un malessere sociale che stenterà probabilmente ad estinguersi, ma anzi si rinno-verà nel corso del tempo. Youtube e la violenza imposta dal web saranno il vero nemico da battere nella crescita dei nostri ragazzi, fi gli dell’assenza di valori in quest’era. La legge del più forte semplicemente si evolve e si fa piena di sé sfruttando abilmente la vetrina mediatica.

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Diciamo pure la verità: il fenomeno del bullismo che oggi viene etichettato dall’opinione pubblica come male (in)curabile, in realtà è da sempre ben radicato nel nostro tessuto sociale, in quello giovanile in parti-colar modo. Il bullismo come sopraffazione, abuso di un singolo o gruppo prevaricatore su di un individuo più debole si è sempre manifestato soprattutto nella fase dell’ adolescenza. Chi di noi non ricorda episodi incresciosi vissuti, subìti o magari causati ad altri in quella particolare età? Oggigiorno l’ argomento torna costante alla ribalta grazie in particolar modo ai canali mediatici che vanno proliferando: internet è una rete che spesso diviene squallida vetrina di imprese delle quali sarebbe lecito vantarsi ben poco da parte dei nostri ragazzi. I video diffusi su Youtube si moltiplica-no e rimandano ad una sbruffoneria comportamenta-le che emerge da una situazione di collettività quale l’ambito scolastico e che, in fi n dei conti, prescinde in molti casi dall’aspetto individuale. La politica del “branco” è tristemente nota alle nostre cronache per efferati casi di violenza sessuale o soprusi ai danni di coetanei. I recenti sondaggi indicano che ne viene colpito un bambino/ragazzo su tre, con conseguenti disturbi psicologici, fi no alla distruzione dell’ autosti-ma, della stessa (fragile) personalità.

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Sempre più spesso i giornali e le cronache quotidiane prestano attenzione a fatti di bullismo. Cosa si nasconde dietro la parola? Sicuramente un forte disagio sociale, spesso anche familiare. Non sempre l’ applicazione di una sanzione penale può fungere da deterrente ed impedire che il minore torni a delinquere. La messa alla prova è un istituto speciale introdotto dal D.P.R. n. 448/1988 previsto per il solo rito penale minorile con lo scopo di far meditare il minore sulle proprie azioni, favorendogli da un lato la compren-sione della gravità del reato commesso evitandogli una sanzione affl ittiva. E’ possibile cioè evitare la sanzione penale, in primo luogo se il minore riconosce le propria responsabilità dell’accaduto, e si attiva in un progetto concordato con i servizi sociali che preveda sia una atti-vità lavorativa, che di impegno sociale.La storia di L.A. ne è un esempio.A soli diciassette anni, era già stato imputato per diversi reati quasi tutti contro il patrimonio; l’ultimo per furto ag-gravato. La famiglia non aveva alcuna risorsa. Il ragazzo si sentiva abbandonato a se stesso, senza alcuna pro-spettiva futura, e pensava che il suo “percorso di vita fos-se già segnato”. Invece, in sede di udienza preliminare, ammette di avere rubato e chiede di accedere alla messa alla prova con il placet già accordato dei servizi sociali. A questo punto, il ragazzo inizia una attività lavorativa che

porta avanti per ben otto mesi, ed in più si avvicina alla parrocchia, dando una mano al sacerdote nelle attività di dazione degli abiti usati.Trascorsi gli otto mesi e verifi cato che il progetto di mes-sa alla prova era stato rispettato il Tribunale dei Minoren-ni dichiara estinto il reato per esito positivo della messa alla prova. Ora il ragazzo lavora con il padre che fa l’am-bulante, ha aumentato la propria autostima e riesce a prospettare soluzioni alternative di vita quotidiana tali da evitare la commissione di ulteriori illeciti.In sostanza, la misura descritta consente al minore di ri-scattarsi per l’illecito penale commesso a fronte di un’atti-vità di profi cuo impegno il cui contenuto in concreto viene concordato tra il minore ed i servizi sociali e dunque a mi-sura - per i suoi contenuti - della personalità del giovane.L’importanza dell’istituto descritto, può essere desunto da una breve considerazione: il ragazzo prima di acce-dere al programma di messa alla prova, si sentiva segna-to e tale sensazione è in primo luogo uno stato emotivo individuale diffi cile da cancellare.Ciò a riprova, attraverso l’esperienza descritta che l’im-pegno fattivo individuale oltre alla crescita interiore del sé, può allontanare ogni istinto delinquenziale, anche se purtroppo ogni esperienza individuale rimane tale e non può essere generalizzata.

*AVVOCATO

“Mettimi alla prova”IRMA TORREGIANI*

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“Non sonosuperfi ciali, anzi…”

DI MATTEO LUPI

Prendete un ragazzo sui quattordici anni, dategli una del-le prime cotte della sua vita, qualche screzio con genito-ri e/o conoscenti e le insicurezze tipiche dell’età, infi ne rinchiudetelo tra quattro mura ogni mattina, sei giorni su sette, cinque ore consecutive, per circa nove mesi.Come vi sentite? È la domanda che ci siamo posti nell’andare a fare quat-tro chiacchiere con chi in questo mondo ci è dentro fi no al collo, per passione o semplicemente per campare. I professori. In particolare, con Teresa Cimini, docente di Inglese presso il liceo pedagogico “G. Milli” della nostra città. Professoressa, le è mai capitato di parlare in classe dei problemi dei ragazzi?E’ successo, in particolare fuori dall’orario scolastico, magari durante l’assemblea d’istituto. A volte chiedono consigli, ostentando una sicurezza che spesso in realtà non hannoE in queste occasioni come le sono parsi, con le idee chiare o superfi ciali?Superfi ciali non sono, anzi a prima vista spesso mostra-no di avere le idee più chiare di noi adulti ma, senza ge-neralizzare, alcune volte è solo una maschera.Una maschera che può nascondere storie negativeHo avuto casi di esperienze diffi cili. Ricordo, ad esempio, una ragazza con grandi diffi coltà, con il fi danzato fuori città, che mi chiese consigli a riguardo. Il fatto era che aveva qualche problema coi genitori. Se i genitori man-cano, i ragazzi ripiegano sugli insegnanti poiché hanno bisogno di una fi gura di riferimento.

E cosa deve fare un insegnante in questi casi, dove il normale rapporto ‘alunno-professore’ viene supe-rato da una certa confi denza?Anzitutto bisogna cercare di riportare ai valori tradizio-nali, spesso persi. Questo è quello che cerco di fare io.E’ possibile individuare “colpe” specifi che? Nei ge-nitori, nelle istituzioni, in messaggi sbagliati da parte della televisione, magari?La maggior parte delle “colpe” è sicuramente ascrivibile ai genitori, in quanto manca la comunicazione! E quando c’è questa perdita, questa mancanza di contatto, i geni-tori riempiono i fi gli di regali, di soldi. Tutti i genitori, nella media, si comportano in questo modo?Direi di no, ci sono anche genitori sensibili che arriva-no ai colloqui con i docenti preoccupandosi non solo del voto, persone che si pongono il problema dell’inserimen-to del fi glio, in particolare nei casi più diffi cili. Ma tanti altri in genere non si presentano neanche. Ritorniamo al problema di partenza. Venuta a man-care una presenza valida di madre e padre, l’alunno può guardare l’insegnante come un “sostituto”.Nei ragazzi con situazioni drammatiche c’è il rischio di affezionarsi troppo, e qui sta all’adulto saper mantenere il proprio ruolo. Io, ad esempio, cerco di essere sempre abbastanza obiettiva, e da questo punto di vista ho tro-vato appoggio anche nei miei colleghi, molto disponibili all’ascolto. Questo è un cambiamento importante rispet-to agli insegnanti cattedratici, sempre aggrappati alla propria fi gura, di qualche generazione fa.

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Ma tra festività e assenze varie, come trovano i ragazzi il momento giusto per comunicare col professore?Il tempo è tiranno, si sa. L’insegnante ha sempre poco tem-po a disposizione, in quanto deve seguire le attività didatti-che. A volte vorresti fare chissà cosa, ma alla fi ne dell’anno scolastico ti accorgi non aver potuto dare abbastanza. In questo a volte siamo manchevoli. A volte li sottovalutiamo, siamo superfi ciali nella conoscenza stessa della persona, e molti ragazzi per indole non tendono ad aprirsi. Ci vorrebbe una conoscenza più approfondita.Un’ultima domanda: sarebbe disposta a giustifi care un alunno che le dicesse “Oggi non ho potuto studiare perché ieri mi sono lasciato con la ragazza, ho litigato coi miei genitori, ho avuto problemi con mia sorella sta-notte” etc?Chiaramente un tipo che ‘ci marcia’ non viene giustifi cato. Ma in simili condizioni, l’insegnante generalmente si accor-ge se si tratta di un bluff o di vere diffi coltà. I ragazzi hanno anche molto pudore, e non usano il loro dolore come scusa per non aver potuto studiare.

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Provincia per giovaniDopo le vacanze una nuova Agenzia di consulenzae orientamento sul territorio

Al rientro dalle vacanze estive i giovani della provincia di Teramo troveranno una gradita novità: riaprirà a settem-bre l’Agenzia Giovani, dopo una chiusura di due mesi, per un restyling non solo di facciata.”Sono ormai 14 anni che l’Agenzia Giovani della Provin-cia di Teramo offre un valido supporto di consulenza e orientamento ai giovani del territorio ma, proprio per il tipo di servizio fornito, si è reso necessario un ammo-dernamento che renda l’Agenzia sempre più in grado di rispondere alle esigenze dei giovani in cerca di occupazione o di valide occasioni per crearsi un bagaglio di esperien-za”. Così Renato Rasicci, vicepre-sidente della Provincia di Teramo e assessore con delega alle Politiche Sociali e Giovanili ha spiegato il per-ché di questa ristrutturazione.In effetti il vicepresidente Rasicci ha voluto fortemente un interven-to deciso sull’Agenzia e sui servizi da essa offerti e si è impegnato in prima persona affi nchè il tutto avve-nisse in tempi rapidi e gli uffi ci ria-prissero a pieno ritmo per la ripresa delle attività. L’inaugurazione della nuova sede, sempre in via Carduc-ci, mostrerà dei locali totalmente rin-novati negli spazi con tante novità.Sono passate da 3 a 7 le postazioni computer destinate all’utenza e la connessione ad internet sarà dispo-nibile attraverso una innovazione: coloro che vorranno usufruire del servizio Internet Point Free dovranno iscriversi, a titolo gratuito, presso la Mediateca della Biblioteca Provinicia-le; sarà così rilasciata una Id ed una Password personale che consentiranno all’utente di connettersi wi-fi sia dai computer dell’Agenzia Giovani sia da quelli della Media-teca ma anche da un PC personale.Un’altra importante innovazione riguarda la consulta-zione delle notizie sulla formazione, il lavoro in Italia e all’estero, il tempo libero, le opportunità offerte dall’unio-

ne Europea, i comunicati stampa e tutte le news della Provincia di Teramo: rimosse le obsolete e confusiona-rie bacheche cartacee, verranno sostituite da 4 schermi ultrapiatti posizionati all’interno dell’Agenzia Giovani sui quali scorreranno tutte le informazioni.

Ma sono molteplici i servizi che l’Agenzia offre:ricordiamo, oltre al sito internet www.provincia.teramo.

it/agenzia-giovani, Carta Giovani: una card che viene distribuita gra-tuitamente a tutti i ragazzi di età compresa tra i 15 ed i 29 anni. La carta permette di avere degli sconti e delle agevolazioni presso dei ne-gozi convenzionati con la Provincia di Teramo. Un altro servizio attivo da qualche anno è quello del Gai – Giovanni artisti italiani – che sostiene la cre-atività di tutti coloro che vogliono operare nel campo dell’arte e dello spettacolo proponendo iniziative di formazione promozione e ricerca.”Sono in cantiere alcune altre idee progettuali per il futuro dell’Agenzia Giovani – spiega Renato Rasic-ci – L’obiettivo primario è quello di ampliare la struttura dell’Informagio-vani nei territori comunali della pro-vincia di Teramo. Si intende creare così una nuova rete provinciale at-traversi futuri accordi con gli asses-sori dei comuni che vorranno esse-re coinvolti”.

”Inoltre – conclude il vicepresidente Rasicci – nell’ambito della nascita di questi nuovi Informagiovani c’è l’intenzio-ne di inserire un nuovo tipo di Agenzia “sponsorizzata” dalla curia, il così detto Policoro, che troverà la sua sede presso il Santuario di San Gabriele di Isola del Gran Sas-so. La missione dell’Agenzia rimane quella di ideare e progettare iniziative nel campo delle Politiche Giovanili e di svolgere un compito di cerniera tra i livelli istituzionali e il giovane che si relaziona con la struttura.

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DI MIRA CARPINETA

Confartigianato rappresenta la più importante associa-zione di categoria del settore e della piccola e media impresa. Attraverso la sua struttura capillare, è presente su tutto il territorio delle Provincia di Teramo. Da oltre 65 anni è punto di riferimento per migliaia di artigiani e piccoli imprenditori. Il presidente, Luciano Di Marzio, ne illustra le competenze e i risultati raggiunti.Confartigianato è un’associazione storica, una delle prime, se non la prima.È stata costituita il 15 ottobre del ‘45, abbiamo festeggia-to i sessant’anni. L’idea nasce dopo la guerra, quando un gruppo di circa 200 persone capisce l’importanza e la forza di lavorare insieme. Io stesso ho spesso cercato di costituire consorzi di categoria, ma qui, nel teramano non è facile, non c’è la mentalità dell’aggregazione. For-se manca la fi ducia, come accade invece in altre regioni, dove questa struttura consentiva e consente alle impre-se, soprattutto del settore edile, di vincere la maggior parte delle gare.Oggi invece?Ancora non c’è l’approccio giusto, almeno qui a Teramo. Forse l’Aquila fa eccezione. In quel territorio il settore edi-le, che rappresenta il volano che dovrebbe ridare slancio all’economia della regione, con i consorzi si raggiunge maggior forza. Noi ci stiamo adoperando per partecipare alla ricostruzione, affi dando i lavori in primis alle imprese aquilane, e poi comunque abruzzesi. L’edilizia è il traino di tutte le altre imprese, comprese quelle commerciali, per l’indotto che ne deriva.Il credito e l’accesso per gli artigiani e le piccole im-prese, qual è la situazione?La nostra cooperativa di garanzia ha un patrimonio che

supera i 6 milioni. I parametri di Basilea sono stati pe-nalizzanti per tutti, anche per le banche, ma la nostra organizzazione rappresenta oggi tutte le categorie, con particolare attenzione all’artigianato, settore a minor ri-schio d’insolvenza.L’artigiano è diverso dall’industria. Un’industria in soffe-renza chiude, l’artigiano vive nel territorio, ci tiene al suo lavoro, chiudere signifi cherebbe il fallimento di una vita, oltre che di un’azienda. La forza della nostra cooperativa sono proprio i soci. Riusciamo a erogare fi nanziamenti a tasso zero con lo strumento del premio di rimborso, a conclusione del fi nanziamento andato a buon fi ne. Inve-ce di limitarci all’abbattimento, rimborsiamo gli interessi nel caso in cui il fi nanziato abbia onorato il prestito rice-vuto.Quest’anno abbiamo rimborsato un totale di 60.000 euro di interessi. Gli artigiani sono seri, e anche quando ci sono dei momenti di diffi coltà riescono, con i piani di ri-entro, a mantenere gli impegni presi. Per le banche que-sto è un segnale positivo. Per noi è importante anche la tempistica, i nostri associati riescono a ottenere i prestiti in tempi veramente molto brevi. Alcune formule per i pa-gamenti di fi ne anno hanno un tempo di erogazione di soli 4 o 5 giorni.Quindi ci sono segnali di ripresa?I bilanci parlano chiaro. Negli ultimi anni il patrimonio immobiliare della Confartigianato si è consolidato, con-sentendoci di avere una forza di garanzia maggiore. Ab-biamo anche il fondo anti usura, che è motivo per poter dire che lavoriamo con molta attenzione, con un’ opera principalmente di prevenzione del fenomeno.

Confartigianatola ripresa dietro l’angoloParla Luciano Di Marzio, presidente dell’associazione con sessant’anni di storia alle spalle. Risultati e obiettivi per un futuro all’insegna della solidità e dell’esperienza

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Uno sguardo all’arredo urbano fuori dalla città e il mate-riale non manca. A Villa Falchini e zone limitrofe, meravi-glia il “pollice verde” dell’Amministrazione, che riesce a

far crescere erbacce proprio in mezzo alla corsia.Crepe, buche e piantine, non manca proprio nulla!

DI ANTONELLA LORENZI

Villa Falchini:crepe, buche e ...

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Sull’ annuncio dell’assessore Guido Campana di nuovi eventi per la città di Teramo, risponde Sandro Santacro-ce, consigliere di minoranza, in disaccordo con la gestio-ne. Carenza di programmazione – precisa Santacroce – se non assente, portata avanti in maniera disorganica. “E’ stato promosso un cartellone degli eventi qualche mese fa e soltanto nei giorni scorsi l’assessore agli even-ti ne annuncia di nuovi non compresi nella programma-zione resa nota in precedenza”. Il calendario degli even-ti, prosegue il consigliere di Rifondazione Comunista, è qualcosa che si programma e pubblicizza con modalità e con tempi adeguati, dando il tempo alla popolazione di apprendere la notizia e metterla in condizione di interve-nire. “Rileviamo purtroppo che l’unica forma di pubblicità di cui fa uso dall’Amministrazione Comunale è l’uso delle affi ssioni all’interno del circuito cittadino.Nessuna forma di promozione degli eventi è attuata fuori della città, nei paesi limitrofi , o se viene fatta essa è inef-fi cace o non adeguata, causando così una diminuzione del fl usso di avventori che non informati non possono

partecipare alle manifestazioni”. Santacroce propone idee da attuare per rendere viva la città. “Iniziative a tema - sostiene -quale il mese della poesia o il mese della lirica.Attivare e rendere concreto il legame con le città con cui Teramo è gemellata. Rendere fattivo e produttivo un si-mile legame portando in città spettacoli caratteristici di altri luoghi, coinvolgendo anche i commercianti, chieden-do di comporre vetrine a tema e con prodotti tipici delle città, di volta in volta, in argomento”.Santacroce critica la gestione, partendo dalle fondamenta. “Non è corretto – conclude- avere un assessorato ai grandi eventi, quando grandi eventi a Teramo non ce ne sono, mentre l’assessorato alla cultura è stato trattenuto dal sindaco Brucchi. Bisogna gestire iniziative in maniera organica creando una commissione di tecnici, un gruppo di lavoro composto da persone preparate, preposta ad organizzare e promulgare un calendario degli eventi, fa-cendo in modo che le iniziative non si accavallino come invece è accaduto sino ad oggi”.

GRANDI EVENTI:I “ROSSI”LI VEDONO “NERI”

DI ANTONELLA LORENZI

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Luca Corona, consigliere provinciale, già presidente del comitato di quartiere di Villa Pavone/Colleatterrato fi no al maggio 2009, insieme al consigliere comunale Massimo Tassoni replica ad alcune affermazioni pubblicate sulle nostre pagine, precisando alcuni punti ed illustrando l’ attività portata a termine sul territorio, in particolare per il quartiere di Villa Pavone e Colleatterrato: “Tutte le opere realizzate negli ultimi anni nella zona fanno parte di un insieme organico di interventi volto alla riqualifi cazione del quartiere. Gli interventi derivano da una programmazione condivisa con i cittadini e che partono addirittura dall’amministrazione Sperandio, che rispondendo al primo bando dei Contratti di Quartiere aveva tentato, non riuscendovi, di reperire fondi comu-nitari per attivare una pianifi cazione atta a riqualifi care socialmente ed economicamente l’intero comprensorio. Questa complessa programmazione non si è interrotta con le amministrazioni successive. Con l’amministrazio-ne Chiodi si è tentato di reperire un nuovo fi nanziamen-to comunitario attraverso la partecipazione al secondo bando dei Contratti di Quartiere, ma è stata portata avanti dall’amministrazione per lotti funzionali, andan-do a fi nanziare i diversi interventi previsti nei Contratti di Quartiere. L’amministrazione Brucchi continua ad ope-rare con la stessa fi losofi a di miglioramento del territorio mediante i P.I.S.U., Piani Integrati di Sviluppo Urbano, volti a rimuovere le principali criticità della città. Il Comi-

tato di quartiere Villa Pavone e Colleatterrato vanta una ultra decennale collaborazione e mediazione tra la popo-lazione del quartiere e il Comune di Teramo, sia nell’in-dividuazione degli interventi a cui dare priorità sia nella pianifi cazione urbanistica, infrastrutturale, sociale ed ambientale del territorio. Uno degli sforzi coronati è stato quello di donare alla Curia, da parte del Comune, all’epo-ca dell’amministrazione Chiodi, parte dell’area dove sor-gerà la nuova chiesa, che auspichiamo unica, per Colle-atterrato Alto, Basso e Villa Pavone. Altro obiettivo sarà raggiunto con la prossima apertura di una parafarmacia a Colleatterrato Basso. In merito alla sicurezza stradale dell’incrocio tra la S.P. per Varano e la strada per Colle-atterrato Alto, il comitato ha fatto più volte richiesta per la realizzazione di una rotatoria, ma le amministrazioni di centro sinistra, che si sono succedute negli ultimi dieci anni, sono rimaste insensibili. Ora, con la giunta Catarra, il problema della rotonda è ormai arrivato a soluzione, tramite un progetto che prevede la realizzazione della rotatoria grazie anche al cofi nanziamento del Comune di Teramo”. I consiglieri precisano che il miglioramento della qualità della vita dei residenti di un quartiere si attua realizzan-do interventi studiati e mirati, avendo esatta cognizione delle reali esigenze del territorio e della popolazione. A Colleatterrato, quartiere in continua espansione, questo comporta partecipazione attiva con i residenti e molto la-

DI DANIELA PALANTRANI

“Villa PavoneColleatterratoecco la verità”

Le precisazioni di due esponenti del Pdl

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Si è presentato agli elettori con un programma ricco di progetti e molto articolato. A distanza di un anno, quali gli obiettivi raggiunti?A mio avviso, uno dei ritardi, dei vuoti tra la politica e il territorio è il linguaggio, il modo di approcciare le temati-

che. Non sono un politico, faccio l’avvocato di professio-ne, e quando mi è stato chiesto di impegnarmi per la mia città ho posto una condizione e una premessa: l’avrei fatto a modo mio. Ritengo che quando ci si presenta ai cittadini con un programma, un progetto, una visione del-la realtà territoriale che si vuole amministrare, gli impegni che si prendono vanno mantenuti.Molto spesso l’errore della politica è proprio in questo distacco dal cittadino, all’indomani delle promesse fatte spesso per acquisire consensi, ma poi disattese. Questa non è politica, ma una malattia, una metastasi. Nel caso di specie, (il progetto Giulianova 2020) quelle promesse vanno mantenute, ovvero se non si riesce per qualche ragione bisogna dirlo, e se ci sono dei correttivi da porta-re si può farlo con l’accordo di tutti.La chiarezza innanzi tutto ?Esatto. Il secondo aspetto riguarda l’innovazione, fon-damentale. Chi come me, viene dal mondo delle profes-sioni sa benissimo che negli ultimi vent’ anni la società è cambiata completamente, così pure gli strumenti. Non avevamo cellulari né le attuali tecnologie, che oggi, se ben utilizzati, consentono di superare molte barriere. Ciononostante noto che la pubblica amministrazione fa fatica a recepire e utilizzare ciò che può velocizzare, economizzare e rendere più effi cienti i servizi. Quindi l’utilizzo di queste tecnologie è un importante obiettivo. Ci ha permesso l’introduzione dei sistemi di grande tra-sparenza come l’anagrafe tributaria pubblica degli eletti, l’assessorato alla Trasparenza, strumento di interfaccia tra l’amministrazione e il cittadino, così come il riasset-to dell’apparato amministrativo. Iniziando con il motivare gli addetti, oppure instaurando un diverso rapporto con i privati.Questa manovra economica è pesantissima, urge rie-quilibrare l’attacco fi scale. Le risorse degli enti territoriali sono al lumicino, ci misuriamo con bilanci che ci induco-no a fare tanta economia. Per questo mi sto adoprando per stabilire un rapporto virtuoso con il privato, l’unico interlocutore che oggi può contribuire a fornire gli stru-menti per dare alla città i servizi di cui ha bisogno, natu-ralmente attraverso un rapporto chiaro e leale.

DI MIRA CARPINETA

Emiliano Di Matt eo

“SINDACO A MODO MIO”

Incontro con Francesco Mastromauro, primo cittadino di Giulianova. Chiarezza e innovazione alla base della sua politica tra giustizia, sanità e sviluppo del territorio.

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Risultati entro e oltre il territorio comunale?Il 23 giugno scorso è stato inaugurato il nuovo depurato-re che serve 90.000 utenti con capacità fi no a 120.000. Abbiamo approvato il piano regolatore entro cento giorni dall’insediamento della giunta. Uno strumento urbanistico di grande livello che libera le ali dello sviluppo sostenibi-le, con riqualifi cazioni di aree. Uno dei punti fondamentali del programma, infatti, tutela e implementa il verde. Ho cercato di riconquistare il ruolo baricentrico di Giuliano-va all’interno della provincia di Teramo, proponendo idee concrete. Mi sono chiesto, ad esempio, che ruolo può avere l’ente territoriale all’interno delle problematiche della giustizia. Può l’ente territoriale supplire alla diffi coltà dello stato centrale, soprattutto per quanto riguarda le ca-renze di personale che affl iggono da sempre i palazzi di giustizia? La produzione dei provvedimenti elaborati dal-le cancellerie è enorme, ci sarebbe bisogno di una spesa per il personale di decine di migliaia di euro. Se un ente volesse intervenire, l’accollo della spesa di una singola unità costerebbe 30.000 euro l’anno. Qui ne servirebbe-ro una decina. Come fare? A questo proposito abbiamo elaborato un protocollo d’intesa con il tribunale di Teramo e le sue sedi distaccate: attingere alle liste dei lavorato-ri in cassa integrazione o in mobilità, attraverso i centri per l’impiego.Il costo per l’ente sarebbe in questo caso solo relativo all’integra-zione del compenso, con un notevole risparmio. Coinvolgendo nel protocollo tutti i tredici comuni del comprensorio, stiamo procedendo alla defi nizione delle selezioni attraverso i centri per l’impie-go, che ci consentirà di applicare nelle cancellerie le unità necessarie ad un co-sto veramente minimo.Questo protocollo si sta propagando in tutta Italia, sono già molti i tribunali e i comuni interessati ad applicarlo.Parliamo di sicurezza.Con il sindaco di Martinsicuro, di Alba Adriatica e di Tortoreto, al di là dei mu-nicipalismi, abbiamo chiesto un posto di polizia sulla costa, che prelude ad un Commissariato, non necessariamen-te a Giulianova, purché sia sulla costa. L’idea è di attuare una serie di servizi

baricentrici fruibili da tutto il territorio costiero. Le risorse turistiche e i problemi dell’erosione. In quale modo si possono valorizzare le prime e contra-stare la seconda?Il marchio Costa Blu (istituito nel 1987, la campagna è curata nei vari paesi della FEE- Foundation for Environ-mental Education. La Bandiera Blu delle spiagge si as-segna per qualità delle acque, della costa, dei servizi, mi-sure di sicurezza e educazione ambientale -nda) è nato a Giulianova, ma è a disposizione di tutti, un veicolo di contenuti. Rappresentiamo e produciamo il 70 % dell’in-tera economia turistica abruzzese. La costa teramana possiede 420 delle 700 concessioni balneari. Abbiamo la fortuna di avere una peculiarità unica in tutta Italia: un meraviglioso litorale, che va però salvaguardato dall’ero-sione, e la montagna a un tiro di schioppo. Dobbiamo valorizzare queste risorse. L’arenile è di tutti, e deve es-sere fruibile da tutti. Va preservato, tutelato e utilizzato con criterio, non è pensabile alcuna recinzione, vero e proprio obbrobrio da contrastare con ogni mezzo. Così come va evitato qualsiasi insediamento petrolifero.Giulianova ha conseguito due vele di Legambiente. La Goletta Verde ha inaugurato il centro di educazione am-bientale sulla banchina del molo.

Sanità e ospedali: si fa il nuovo o si recupera il vecchio?La sanità, come la sicurezza e la giu-stizia, non deve avere colore politico. I livelli di offerta sul territorio sono fonda-mentali. Giulianova è sede di un presidio ospedaliero storico e baricentrico che serve un bacino molto ampio, da San Benedetto a Pescara. Ci sono dei punti di eccellenza, come il Centro Nutrizionale, che richiamano utenze da tutta Italia, e che va suppor-tato e possibilmente implementato con altri servizi. In occasione degli incontri e degli accordi con l’assessore regionale Venturoni, è stato ribadito che l’ospeda-le di Giulianova si deve fare. Abbiamo già individuato una serie i siti utili. In attesa di avere una casa nuova, quella che c’è va comunque resa vivibile, frui-bile e funzionale.

NATO A GIULIANOVA IL 18 FEBBRAIO 1959, AVVOCATO, CONSIGLIERE PROVINCIALE DELL’ORDINE, GIÀ VICE PRETORE DI GIULIANOVA E VICE SINDACO NELLA PRECEDENTE CONSILIATURA, HA ADERITO AL PD DALLA SUA FONDAZIONE, CON APPROCCI INNOVATIVI AL MODO DI FARE POLITICA. COMUNICATORE ESPERTO, HA FATTO DELL’USO DELLE MODERNE TECNOLOGIE D’INFORMAZIONE, UNA DELLE PRINCIPALI PECULIARITÀ DEL SUO MANDATO DA PRIMO CITTADINO DELL’IMPORTANTE CITTÀ ADRIATICA..

CHI È

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Ogni tanto la vivace vallata del Vibra-ta, la più settentrionale dell’Abruzzo, torna a far sentire la sua ‘voce’ ed al-cuni suoi rappresentanti (istituzionali o meno, poco importa) “cavalcano la tigre” di una protesta che ha dei fon-damenti per le situazioni in essere (o degli ultimi decenni)mentre – paradossalmente- ha con-tro la storia e forse la logica.La Val Vibrata, con alcune punte di eccellenza, è stata per molti anni (se-conda metà del XX secolo) zona di signifi cativi insediamenti industriali e di importanti attività commerciali, tan-to da essere portata ad esempio.Negli stessi anni, per dovere di cro-naca, forse non sono state assunte adeguate iniziative da parte delle Pubbliche Amministrazioni per re-alizzare infrastrutture e servizi che potessero ‘legare’ meglio il territorio con Teramo, capoluogo di provincia non sempre amato e considerato ‘punto di riferimento’. Ecco, allora, nel momento in cui emergono molte diffi coltà (la crisi economica si avver-te decisamente in zona), riaffi orare malumori e…’sirene’ che portano a vedere le vicine Marche, Ascoli in primis, come una meta ambita, a tal punto da ipotizzare una sorta di se-cessione da Teramo. Ma sarà bene che i promotori di un eventuale re-ferendum (‘strumento’di democrazia

da usare con attenzione e rispetto) valutino bene la situazione, dovendo avere presenti tutte le componenti (economia generale in primo piano) che possano giustifi care la pur cla-morosa iniziativa di una secessione. Ascoli non è esente da problemi e sembra avere tante diffi coltà anche nel settore commerciale.Sarà bene, inoltre, dare uno ‘sguar-do’ (anche se il tema meriterebbe un’analisi più ampia e documentata) anche a vicende del passato. Se esa-miniamo due momenti della nostra storia (regionale e locale), avremo qualche spunto di rifl essione in più, sempre nell’ottica di comprendere se è fondata l’eventuale iniziativa se-cessionista.Prima dell’unità d’Italia, proprio il fi u-me Tronto era anche confi ne di Sta-to, tra il Regno delle Due Sicilie (con l’Abruzzo teramano terra di confi ne e Civitella del Tronto suo baluardo) e lo Stato Pontifi cio. Quindi la Val Vibrata era nettamente staccata da Ascoli e dal suo territorio.Se si va indietro nel tempo, magari all’epoca pre-romana ed alle realtà “italiche”, scoprirem che c’era un bel territorio, compreso tra la parte sud della provincia di Macerata e giù sino ad Atri, quindi comprese la Val Vibrata, l’attuale provincia ascolana e la città di Teramo, che era

abitato (e classifi cato per intero) come terra dei Piceni.Appare, allora, quasi un parados-so che, all’interno di quello che fu lo stesso territorio dello stesso popolo (i Piceni), ci si voglia aggregare solo con una parte di esso. Se si vanno a ‘spulciare’ alcuni testi (ad esempio il bel volume “ Abruzzo nel tempo” di Del Villano e Di Tillio), si scoprirà che mentre Ascoli era capo-luogo dei Piceni, al di qua del Tronto vi erano i Pretuziani, con capoluogo Interamnia (oggi Teramo), ricordando che i Teramani erano detti ‘Pretuziani’ dall’originario nome della città ‘Prae-tut’ (pianoro).Da quanto sopra si evince che il ‘de-stino’ di Teramo e della Val Vibrata è stato, è, e sarà solo comune.Forse, realizzando (fi nalmente) un collegamento rapido (con connessi servizi) tra i due territori si consolide-ranno gli ulteriori presupposti perché, più che parlare di secessione, si ri-spolveri quel valido ed intrigante pro-getto, defi nito del Quadrilatero (Tera-mo–Ascoli Piceno – S. Benedetto del Tronto – Giulianova), ove agendo in sinergia nei campi del sociale (Cultu-ra, Turismo, Economia, Produzione, Solidarietà, Commercio ecc.) si ve-dranno risultati concreti ed un rifi orire di attività ed iniziative, senza divisioni ma –anzi- con l’unione delle risorse.

DI ROPEL

Val Vibratafra passato e futuro

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La Pro Loco di Corropoli, unica accreditata in Abruzzo a rappresentare la nostra regione, con il suo presidente Cesarino Di Gennaro, e un gruppo di instancabili soci (Ennio Bontà, Danilo Bontà, Pasquale Rasicci, Umber-to Pompilii, Michele Ciliberti, Pierluigi Di Filippo) ha fatto suo il progetto dell’Unesco e dell’Unpli “Abbraccia l’Ita-lia”, insieme all’amministrazione comunale. Il perché di questa adesione è dovuto all’esistenza di quelle caratte-ristiche sociali, culturali e storico-tradizionali del territorio e dell’ambiente, come richieste dall’Unesco, e che con-sentono la partecipazione al progetto. Corropoli, oggi, è una comunità fortemente coesa nel suo centro storico e nella popolazione distribuita per le campagne del territo-rio. La zona industriale e il Bivio risultano nuove sia sotto il profi lo urbanistico sia sotto l’aspetto antropologico. La fusione tra il nuovo e l’arcaico è stata possibile grazie ai saldi valori e vincoli di amicizia, di solidarietà e d’inclu-sione che la tradizione ha sempre realizzato, promosso e sviluppato. Si pensi al gemellaggio consolidato tra il centro Vibratiano e Telve di Sopra nel Trentino, la cui po-polazione, sfollata durante il primo confl itto mondiale, è stata ospite a Corropoli, ove, ancora oggi, i fi gli e i nipoti di quelle generazioni coltivano l’amicizia e la solidarietà con cerimonie e scambi di incontri periodici. L’abbrac-cio solidale e fraterno tra popolazioni lontane e, spesso, sconosciute ha trovato concreta attuazione, da quasi un trentennio, nell’annuale “Rassegna folk internazionale”, espressione di usi, costumi, danze, canti e artigianato provenienti, nella splendida piazza Pié di Corte, dalle più remote e disparate località del mondo. Sono le tradizioni a legare il presente al futuro e la conservazione di queste è la stessa condizione di sussistenza per le future gene-razioni. Gli anziani, infatti, sono i veri artefi ci e costrut-tori di un avvenire dalle solide basi. La comunità tutta ha il dovere di riservare il ruolo proprio a chi ha ancora molto da insegnare. Per recuperare un patrimonio ricco di saggezza e di manufatti occorre l’impegno di tutti a rivalutare gli antichi mestieri e l’artigianato: ferro battuto, coltivazione e lavorazione della canapa, falegnameria, pelletteria, utensileria, cucina, conservazione dei prodot-

ti tipici, giochi e giocattoli, strumenti musicali, ceramica, ecc. In quanto alla ceramica, Corropoli vanta un primato nazionale di straordinaria importanza: nel villaggio neoli-tico di Ripoli sono stati rinvenuti, da eminenti archeologi dell’Università di Pisa, reperti di ceramica dipinta in asso-luto tra i più antichi d’Italia.E’ bello pure coinvolgere la scuola nella conoscenza e nella valorizzazione e promozione del territorio e delle proprie risorse. Cosa di più interessante del trasmettere il signifi cato dello stesso toponimo? Secondo alcuni stu-diosi Corropoli deriverebbe da Collis Ripoli o Ripuli (Colle di Ripoli), cioè colle a ridosso di un fi ume o di una vallata; secondo altri da Cor polis (cittadina a forma di cuore) - il centro storico ne è effettiva testimonianza - secondo altri ancora da Koròn polis (città di belle ragazze). Anche l’av-venenza femminile potrebbe essere una ricchezza, un valore e/o un indice di attrazione e di curiosità.A tutto ciò è da aggiungere il forte innato senso di identità e di appartenenza, di generosità, di ospitalità e di cortesia e gentilezza tipico di tutte le genti abruzzesi. Queste doti attendono solo di essere rinsaldate con il coinvolgimento di tutti, in particolare, dei giovanissimi per il recupero e degli anziani per tramandarle. Non è di secondaria im-portanza il legame della tradizione e delle feste religiose: da Santa Scolastica (le donne gestanti che si dissetano alla fonte presso la chiesetta, luogo del culto della Santa, avranno latte abbondante per i nascituri) al miracolo del-la Madonna del Sabato Santo (movimento degli occhi in occasione dei due confl itti mondiali), all’arrivo miracoloso della stessa statua lignea della Vergine attraverso il Tron-to infestato da briganti, alla celebrazione della Penteco-ste Celestiniana con il “Palio delle Botti” che si richiama a giochi popolari del Medioevo e che attrae, nel mese di luglio, spettatori provenienti da tutta la penisola.Sono ancora tante le sorprese che Corropoli può riserva-re a chi decide di trascorrere qualche giorno sul proprio territorio: insigni monumenti storici (palazzi baronali, con-venti, insediamenti preistorici e romani, Badia benedetti-no-celestiniana), artigianato, cucina tipica e folklore.

DI MICHELE CILIBERTI

Corropoli “Abbraccia l’Italia”

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La bella stagione volge al termine. Bilancio dell’estate e previsioni per l’autunno con Antonio Topitti, presidente di Confesercenti. Evidente e sotto gli occhi di tutti che anche quest’anno, come da tendenza affermata, la cit-tà non si è svuotata. Purtroppo i consumi continuano a scendere, si rileva il movimento di persone soprattutto la mattina e la sera nel dopocena nelle vie del centro storico, ma pochi comprano. Nonostante alcune statisti-che che vorrebbero indicare che la crisi economica sta passando, il bilancio delle vendite per i commercianti è negativo. Estate caratterizzata da un giugno disastro-so, soprattutto per gli esercenti della costa, a causa del brutto tempo. I saldi hanno prodotto movimento solo nel corso della prima settimana. Nei mesi di luglio ed agosto molti negozianti hanno rinunciato al classico periodo di chiusura per ferie, sostituendolo con una chiusura solo pomeridiana, offrendo servizi nelle ore mattutine, che sono quelle di maggior fl usso. Tutto questo è indice di sforzo da parte dei commercianti ma anche che la crisi c’è ed è forte. L’autunno, purtroppo, si preannuncia fra i più drammatici degli ultimi anni. Addirittura peggiore di quello dello scorso anno. Anche per il centro commer-ciale Gran Sasso, si parla da sempre ed uffi ciosamen-te di turnover, ma anche nel grande polo commerciale possiamo notare che ultimamente i negozi che chiudono diffi cilmente vengono sostituiti. Addirittura dei locali sono stati adibiti a vetrine per attività che non vengono svolte all’interno del centro commerciale. Così come per le fa-miglie è aumentato il ricorso all’indebitamento, anche per

gli esercenti della distribuzione è aumentato il ricorso al credito, in particolare, se non si ha credibilità presso gli istituti bancari si ricorre al sistema creditizio cooperativo. “Confesercenti – precisa Topitti – è intervenuta in molte situazioni garantendo presso le banche onde permettere ai propri consorziati l’accesso al credito”. Si auspicano interventi dell’amministrazione comunale che, invece, secondo Topitti, continua ad aggravare la situazione economica già pesante. “La tassa per occupazione del suolo pubblico - sostie-ne - è quasi raddoppiata rispetto allo scorso anno”. Si spera, inoltre, nell’attuazione di una politica atta a far sì che la città torni a vivere tutti i mesi dell’anno e non solo d’estate. “Un segno positivo – dice Topitti - è dato dalle trattative per l’apertura di un McDonald’s in via Capua-ni, sperando che sia una cosa certa e non le solite voci sterili. L’apertura di un attività del genere ravviverebbe e apporterebbe giovamento a tutto il centro città”. L’inte-resse da parte di grandi marchi rispetto ai centri storici è indice, come l’associazione e il suo presidente da sem-pre sostengono, che il centro storico ha un potenziale in più rispetto alla grande distribuzione. “Il centro storico ha un altro fascino, un’anima propria”. Altra battaglia por-tata avanti dall’associazione è stata il recepimento della legge regionale da parte dell’amministrazione comunale che svincola gli esercenti del centro storico in merito ad alcuni oneri legati ai metri quadri, aumentati a 600 rispet-to ai 250 mq del PUC, Piano Urbano Commerciale, ap-provato nel 2004.

Confesercenti:“la crisi c’e’ e in autunno ...”

DI DANIELA PALANTRANI

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Alcuni giorni fa, presso la Country House di Borgo Spoltino, si è svolto l’annuale passaggio di consegne del Rotary Club di Teramo.Nel corso di una piacevole serata, il dottor Gio-vanni Grimani, ex vice questore di Teramo, ha lasciato la carica al dottor Giovanni Di Giosia, imprenditore del settore dolciario. La cerimonia, avve-nuta alla presenza del past Gover-nor distrettuale dott. Ennio Vincenti e del Sindaco di Teramo dott. Mauri-zio Brucchi, è chiamata “Passaggio del Martelletto” perchè il martello di

legno con cui il presidente suona la campana per segnare l’inizio e la fi ne delle serate Rotary, passa appunto, al nuovo presidente.Durante la cerimonia, il Dott. Grimani ha ricordato i momenti salienti dell’at-tività svolta durante il suo anno e l’impegno profuso, dal Rotary Club di Teramo e da tutto il distretto, in occa-sione dei tragici avvenimenti legati al terremoto dell’Aquila.Nel suo discorso inaugurale, il neo presidente Giovanni Di Giosia, ha ricordato il ruolo che in oltre cin-

quant’anni di attività, il sodalizio tera-mano ha svolto a sostegno del ter-ritorio e le molte iniziative realizzate. Ha poi ribadito con forza i valori fon-danti il Rotary e le responsabilità che il rotariano si assume nei confronti del territorio, della società civile at-tuale e soprattutto futura, anticipan-do infi ne le linee essenziali del suo programma.Un sonoro rintocco di campana ha poi chiuso la serata.

Rotary Club Teramo: cambio al vertice

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Nel panorama dei più svariate grup-pi e comitati vive in città, da circa tre anni, una dinamica associazione, “Offi cine Indipendenti” fondata da un gruppo di giovani che hanno ini-ziato la loro attività associativa tra le giovanili del Partito Democratico. Si defi niscono fi gli delle “feste dell’Uni-tà”. Anche il nome ricorda il labora-torio culturale, l’Offi cina, fondata da Pasolini a Bologna, quando fu allon-tanato dal partito. Giorgio Giannella, presidente dell’associazione, spiega il suo percorso, iscritto alle giova-nili del partito per più di dieci anni, membro attivo delle segreteria na-zionale del movimento studentesco, che decide di dare il via a questa nuova esperienza in città. Ravvisa-ta la necessità di avere uno spazio culturale, di trovare un luogo fruibile da tutti, non a scopo di lucro, si è deciso di sviluppare i temi nati alle giovanili, con “Offi cine Indipenden-ti”. Un recente obiettivo raggiunto è stato quello di riuscire ad aprire la sede dell’associazione in C.so Porta Romana, 79. “Non è una sede come ci si aspetterebbe, - spiega Giannel-la - con sedie, scrivanie e computer, ma uno spazio ricreativo. Un circolo, affi liato Arci, fruibile da tutti, aperto alla città intera. Purtroppo lo spirito di questa iniziativa non è stato da tutti compreso, come sempre acca-de quando si fa qualcosa fuori dagli schemi, ci sono ancora delle as-senze ingiustifi cate ed importanti, ma forse necessarie. Quando vuoi creare l’alternativa, in campagna elettorale parlavamo provocato-riamente, di voto di discontinuità, quando aspiri a qualcosa di diver-so da quello che questa città ti offre già preconfezionato, rischi di dive-

nire impopolare”. L’associazione si ri-propone di parlare poco ma di agire, organizzare. Le parole “autonomia” così come “indipendenza” sono infl a-zionate, facili da predicare, diffi cili da porre in essere. “Si parla di giova-ni, precari, disoccupati. – prosegue Giannella - Non sono più argomen-tazione della destra o della sinistra, diventate semplici statistiche o esu-beri, mentre si dimentica che dietro i numeri ci sono nomi, persone, fa-miglie. Questo vogliamo denunciar-lo. Il riscontro tra i giovani c’è ed è

positivo. Ovviamente, tra coloro che frequentano Offi cine Indipendenti, ci sono ragazzi che vengono solo per passare un pomeriggio in compa-

gnia, e coloro che invece conosco-no la nostra storia e la condividono. C’è partecipazione ai vari eventi che organizziamo, come ad esempio le presentazioni di libri, un’iniziativa con il Comitato Abruzzese Difesa Beni Comuni, contro le estrazioni pe-trolifere in Abruzzo, serate con mu-sica a tema. La dinamica distruttiva di Teramo, purtroppo, sta nel fatto che se una cosa l’ho fatta io e non l’hai fatta tu, per buona che sia è da demolire e neutralizzare, boicottare. Non c’è collaborazione, capacità ci

costruire qualcosa di buono per la città insieme. Speriamo con la nostra iniziativa di stimolare la circolazione dei pensieri, di riuscire a smuovere il bigottismo di una realtà chiusa e pro-vinciale tramite la socializzazione e lo stare insieme. Adesso le persone si isolano, i ragazzi passano troppe ore davanti alla tv, guardando talent show o ad accrescere la propria so-litudine su internet. Vogliamo tornare a valorizzare il contatto umano”.

“Offi cine Indipendenti” per cambiare la città

DI DANIELA PALANTRANI

Dalla nascita, tre anni fa, primo bilancio e prospettive di un’associazione nata tra i “fi gli dell’Unità”

Il nome ricorda il laboratorio

culturale,fondato da Pasolini a Bologna

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DI IVAN DI NINO

Nuovi divieti, sanzioni più dure. L’ennesima riforma del Codice della strada è legge da pochi giorni ma presta già il fi anco alle polemiche.Ecco alcune regole: multe fi no a 6mila euro e sospensio-ne della patente sino a due anni per chi guida sotto l’ef-fetto di stupefacenti; test antidroga per chi vuole prendere la patente; chi ha un reddito inferiore ai 15mila euro può dilazionare il pagamento delle multe superiori a 200 euro; per gli ultraottantenni revisione ogni due anni – parecchi hanno affermato che tale scadenza andrebbe estesa a tutti i patentati - con controlli ai rifl essi; divieto di vendita dalle 3 di notte di alcolici, dalle 22 alle 7 negli autogrill. Multe severe quanto poco applicate per chi guida sotto l’effetto di alcool (da 500 a 2.000 euro); il limite è di 0 g/l per i neopatentati e per i conducenti professionisti mentre per gli altri resta invariato il limi-te di 0.5 g/l, obbligo delle cintu-re di sicurezza sulle minicars e multe salate per chi le “trucca”.Motorini: sperimentazione del casco elettronico che consente di dare l’allarme in caso d’inci-dente. Foglio rosa a 17 anni dopo il superamento della prova teorica di guida.La notifi ca delle multe passa da 150 giorni a “soli” 90.Solita confusione sui limiti di velocità: oltre all’ennesimo aumento delle multe per chi supera i limiti oltre i 40 km/h, la novità riguarda il taglio dei punti tra i 10 ed i 40 Km/h

in eccesso- inizialmente di due, poi portati a cinque, oggi tre in meno.Si è discusso sull’inserimento di meccanismi premiali mi-gliori di quello attuale: ogni due anni, se non si commet-tono infrazioni, si ottengono due punti in più fi no a trenta. Nulla è però stato fatto in questa direzione.Secondo il ministro Matteoli “la riforma darà più sicurezza sulle vie di comunicazione. Il codice sposa maggiore se-verità con maggiore prevenzione; siamo passati dai 7000 morti del 2002 ai 4800 di oggi”. Inoltre “i controlli sono passati da 200.000 l’anno a oltre un milione”. Fermo restando che l’Italia non è ancora in linea con le direttive europee –secondo le quali dovremmo non avere più di 3000 morti l’anno- di controlli, in realtà se ne vedo-no pochi: La Francia fa meglio con quasi tre milioni, così

anche l’Inghilterra e la Germa-nia.I politici preferiscono aumenta-re sanzioni che poi in pochissi-mi applicheranno e non fanno altro che dire “andate piano”. Molto giusto, ma sarebbe pre-

feribile dire “prestate grande attenzione”.La prima causa di morte alla guida in questo paese è la distrazione: mancate precedenze, guida al telefonino, l’atavico e storico non utilizzo della cintura di sicurezza. Chi sanziona?

Diamoci una regolata

Nuovi divieti, sanzioni più dure. L’ennesima riforma del Codice

della strada

La prima causa di morte alla guida in questo paese è la distrazione: mancate precedenze, guida al telefonino, l’atavico e storico non utilizzo della cintura di sicurezza. Chi sanziona?

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Nell’ultima opera di Livio Di Patre, LA VENDETTA DEL TEMPO (274 pagg., Demian Edizioni. 2009, € 15)) si snocciola una trama in cui s’intrecciano in un frenetico tourbillon colpi di scena e fi tte ragnatele espositive e in cui si rifl ette l’estro creativo di questo autore teramano, ex insegnante di matematica. In una cristallina visio-ne d’insieme, meditata e di ampio respiro, s’inserisce il personaggio chiave della vicenda, il marinaio irlandese Nicolas McRyan, affondato nel disastro del Titanic e ri-trovato congelato nei ghiacci polari dopo diversi decenni. L’uomo ibernato viene affi dato all’equipe di una specia-lizzata clinica di Zurigo, che si proporrà di riportarlo in vita. Al giovane Nicolas, il perno del corpo narrativo, vie-ne fatta cavalcare l’opera attraverso dialoghi asciutti e taglienti, alla Steinbeck per intenderci, con rivoli di spy story e battute che evocano più che altro un brioso ritmo fi lmografi co. La tecnica letteraria è minuziosa e ricercata, molto più che nella prima opera (“Il triangolo isoscele”), e dalle presunte e ‘particolari’ attenzioni che il direttore del Centro medico Leonard Olsen e il suo vice Ludwig Hol-mer rivolgono all’uomo che ha sfi dato il tempo, l’intreccio si sviluppa in uno spumeggiante crescendo shakespe-ariano, che inizia a ricomporsi come un puzzle dopo un po’ di pagine, quando si defi niscono i ruoli di ciascuno. Nicolas dovrà pararsi dapprima dalla furia indagatrice dei

due scienziati che nella loro clinica lo hanno sottoposto, dopo averlo riportato in vita, ad anomali esperimenti, poi in seconda battuta dal fi ato sul collo che gli alita Hans, lo scagnozzo che lo insegue, dopo la sua fuga dalla clinica svizzera, fi n giù in Italia. E proprio quando è convinto di aver fatto perdere defi nitivamente le sue tracce, il bion-do marinaio subisce la terribile, inesorabile vendetta del tempo, in un fi nale che non ha nulla di scontato. Trait d’union: due navi famose accomunate dallo stesso de-stino, il Titanic e l’Andrea Doria. Il lavoro è certamente godibile e il linguaggio è vario e modulato: più asciutto ed effi cace nei riferimenti di carattere tecnico o scienti-fi co, più articolato nelle sintesi, variegato nel lessico e nella caratterizzazione di luoghi e personaggi. Il ritmo del romanzo aderisce perfettamente al tempo della storia. Aperto nelle pause descrittive, sempre rapide e funziona-li all’intreccio, accelera con il progredire della vicenda. Il dipanarsi della vicenda segue un andamento diacronico, interrotto qua e là da alcuni fl ashback sempre in funzio-ne narrativa di chiarimento e comprensione dell’azione e di una migliore raffi gurazione del profi lo psicologico dei personaggi e dell’atmosfera degli ambienti. Il punta di vi-sto assunto è quello di un narratore che adotta la terza persona ma che mostra di essere testimone della storia e talvolta appare addirittura interno.

DI MAURIZIO DI BIAGIO

La vendettadel tempo

Libri

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“Comincia tuttodal caff è” Cristian De Mattheisgiovane regista teramano delle fi ction Ris e Intelligence

DI VINCENZO LISCIANI PETRINI

L’intervista con Cristian De Mattheis, regista teramano delle fi ction Ris e Intelligence (per la seconda unità), è partita da queste sue parole. O me-glio: da qui in poi ho preso appunti sul mio taccuino. Il motivo? Inchio-stro fi nito nella mia stilo e camerie-ra del bar si è scordata per un paio di volte di portarmi una bic. Intanto, però, Cristian aveva cominciato a raccontare della sua vita ed eravamo arrivati alle restrizioni del linguaggio televisivo. “Le restrizioni in TV sono numerose. Cosa, a pensarci, norma-le dal momento che tutti la guardano. Persino il Papa. Subiamo un grosso controllo espressivo specie per le immagini che trattano i minori, la vio-lenza e il sesso. Tuttavia ditemi se esiste, in questo senso, qualcosa di più volgare di un telegiornale

odierno...” Qua-li sono oggi le potenzialità del mezzo televisi-vo? “Molte più del cinema per un italiano me-dio, sicuramen-te”, spiega. “La televisione ha un rapporto intimo con i telespetta-tori: accompagna il ritmo di ogni giorno, ogni gior-no viene interpel-lata e ascoltata. Purtroppo non sempre al livel-lo contenutistico è impeccabile, anzi. Altrimenti

non avremmo prodotto una genera-zione di personaggi popolari (in sen-so negativo). Si raccoglie ciò che si semina e negli ultimi anni si è spesso seminato male.” Che cosa signifi ca esattamente essere un regista di fi ction? “Intanto, (ad esempio in Ris Roma) io, come regista della secon-da unità, gestisco i casi di puntata, mentre il regista della prima unità si occupa dei casi che si esauriscono in più puntate. Cosa signifi ca essere regista di fi ction? Be’, intanto cono-scere molto i mezzi tecnici: sapere esattamente come fare il tuo mestie-re e quindi dominare il set di ripresa ottimizzando tutti i tempi. Considera che non abbiamo mai molto tempo

per riprendere una stessa scena più volte: dobbiamo contare molto sulla bravura degli attori, cosa purtroppo non sempre possibile. La produzio-ne, a volte, ci manda dei veri quel-lo che può, e se mancano i soldi... Sono rospi da mandar giù.” Mentre il nostro regista racconta cerco di recuperare a mente gli appunti non presi in precedenza. D’altronde me lo aveva detto: “Guarda che non ti ripeto nulla!” Non scherzava. A proposito (lo interrompo) come ti trovi con gli attori italiani? Ce ne sono di bravi? “Assolutamente sì, ce ne sono molti di bravi: mi piaccio-no molto Pierfrancesco Favino, Toni Servillo, Claudio Gioè con il quale

avrò la fortuna di girare la pros-sima serie di punta di Canale Cinque dall’enigmatico titolo ‘Il 13 apostolo’. Direi che su tutti sono i più promettenti. Come mi trovo? Non sempre bene, a dire la verità. In Italia c’è la malsana idea che l’attore debba essere se stesso fuori e dentro il set. Non c’è quindi interpretazione del personaggio, cosa che a mio avviso è invece essenziale e che ho trovato in passato quan-do facevo l’assistente di norma negli attori americani. Con loro si lavora benissimo.” Una cu-riosità: come si gestisce una fi ction? Mi guarda perplesso: “Spiegati meglio...” Come si studia l’esatta evoluzione di personaggi, trame, intrecci etc. Ecco, come si gestisco-no le risorse di una storia? “Si tratta di un lavoro molto com-plesso che passa per più mani.

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Insieme agli sceneggiatori mettiamo giù dei grafi ci le cui linee rappresentano tutti i possibili sviluppi. Generalmen-te, almeno per quanto riguarda i protagonisti, seguiamo sempre una formula tripartita.” “Tesi, antitesi, sintesi? La riscossa del buon vecchio Hegel?” Cristian si fa una risata, poi risponde: “Be’, ecco, più o meno...” Qual è il rapporto tra fi nzione e realtà? “Il rapporto tra fi nzione e realtà è il nostro gioco: noi giochiamo con la realtà per poterla raccontare. È chiaro che in realtà un lavoro come quello della Scientifi ca sarebbe in realtà noiosissimo. Noi giochiamo con questa realtà per renderla come dovrebbe essere nella sua teoria e facendo questo ne diamo anche un’interpretazione. Questo è il nostro sforzo più grande in TV.” Ormai sono quasi vent’anni che tu lavori nel mondo del cinema e da quattro che fai fi ction. Che cosa signifi ca intraprendere un simile percorso ar-tistico e professionale? Resta un attimo pensieroso, forse ripercorrendo gli anni e le fatiche di un lavoro mol-to diffi cile e forse non ancora considerato appieno. Alla fi ne dice: “Guarda... si comincia sempre portando i caffè agli attori. E questa è una cosa essenziale: ha un forte valore simbolico. Tutti i ragazzi che escono dal centro sperimentale di cinematografi a dovrebbero cominciare da questa gavetta e da questo preciso gesto. Bisogna poi sapere che una simile carriera toglie molto equilibrio alla propria vita. Si sta molti mesi fuori ed è diffi cile conci-liare le proprie ambizioni con la vita di tutti i giorni. Chi è disposto a questi sacrifi ci ha buone possibilità di farcela.” Un attimo di silenzio su queste parole, poi qualche ulti-ma battuta e la cameriera che porta il conto. Mi offro per pagare, ma mi blocca: “Lascia stare, oggi sta a me. La prossima volta, però, portati una penna migliore!”

NOME: CRISTIANCOGNOME: DE MATTHEISDATA DI NASCITA: 5 FEBBRAIO 1973CITTA’: TERAMOSOPRANNOME: LA TROUPE SICURAMENTE ME L’HA DATO, MA IO NON LO CONOSCO.STUDI: LICEO ARTISTICO E UN’ISCRIZIONE A BABBO MORTO IN LETTERE E FILOSOFIACOLLABORAZIONI: AIUTO REGISTA DI MILANO-PALERMO IL RITORNOLAVORI: RIS (DALLA QUARTA SERIE IN POI) E INTELLIGENCEPROGETTI FUTURI: UNA NUOVA SERIE TV. “IL 13 APOSTOLO” (IN PREPARAZIONE)SOGNO NEL CASSETTO: SAPER SUONARE CHOPIN AL PIANO.UN AGGETTIVO PER DESCRIVERSI: STUPIDO E TENACE.

CHI È

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La poesia ha grandi occhi azzurri, un sorriso disarman-te, la fi gura eterea della femminilità stilnovista, la voce sottile di chi usa la scrittura per esprimere i contenuti dell’anima. Giuseppina Michini è essa stessa un’imma-gine poetica.Quando è iniziato il tuo rapporto con la poesia?Molto presto, sin dalle elementari. Grazie soprattutto a un bravissimo maestro, Bruno Di Pasquale, poeta egli stesso, che mi ha insegnato i rudimenti della scrittura, le regole che sottendono la poesia, l’importanza dello stu-dio e della ricerca.In cosa consiste essenzialmente la tua poesia, come la defi niresti?La poesia è una composizione di sensazioni, può espri-mere uno stato d’animo, un pensiero fi losofi co oppure un modo di percepire la vita, il passato, lo spazio e il tempo. Un modo di cogliere il senso del ricordo e della storia. Mi è sempre piaciuto legare alla poesia il concetto di ricer-ca di un signifi cato, di un senso escatologico, attraverso l’uso di rime, allitterazioni, metafore, in una architettura articolata, costruita, quasi scientifi ca nella scelta della parola. La poesia è la scoperta di riuscire a tirare fuori un sentimento, portare alla luce paure, sensazioni prova-te, ma che non riescono ad essere espresse. Una bella scoperta.Chi è Giuseppina?È una persona che ama la poesia, l’archeologia, i beni culturali. C’è una profonda comunicazione tra questo ambito e me.Amo la bellezza in tutte le sue forme, nella natura, nell’ar-te, nella vita. Nella pittura adoro gli impressionisti, ho una passione per Marc Chagall.Cos’è la bellezza per te?Riuscire a catturare un attimo, che sfugge proprio perché è nella sua natura. Fermarlo in noi ci fa crescere. Cerco di “fotografare”, apprezzare, dare valore agli attimi.Qual è il tuo sogno?Il mio sogno è riuscire a stare insieme all’arte e nell’arte,

valorizzare il passato che per me è uno scrigno pieno di tesori. Così i ricordi. Che non sono statici, ma portano alla maturazione. La storia è un grande scrigno. Ogni sin-golo frammento archeologico racconta di attimi di vita. Mi colpisce sempre la capacità di riconoscere queste sen-sazioni quando entro in contatto con le testimonianze del tempo. Il passato ci forma. Bisogna sempre cercare di comprendere, anche se non è facile e in questo l’archeo-logia è un’ottima scuola.Ho partecipato anche a degli scavi nell’aquilano e devo dire che l’Abruzzo è un vero scrigno di tesori, pieno di bellissimi borghi. Guardo le pietre, il modo in cui lo scal-pello le ha tagliate, la traccia dei perni e degli infi ssi. La mia poesia nasce dalla ricerca costante della bellezza insita in ogni manifestazione della natura, tramonti mai uguali, campi di grano modellati dal vento, dalla pioggia o dalle mani di chi vi lavora e spero che si percepisca.E’ viva oggi la poesia? Apparentemente sembra non avere un riscontro positi-vo, perche non è facile scrivere o pubblicare, e secondo alcuni critici, dagli anni sessanta si è avuto un declino di questo genere letterario, ma io invece avverto un cam-biamento, una evoluzione e una sorta di risveglio. Penso ad Andrea Zanzotto, a Sanguineti.Chi è il tuo poeta preferito? Senz’altro Montale, ma amo molto anche un autore tera-mano: Giammario Sgattoni.I poeti sono spesso considerati schivi e poco so-cievoli, tu invece sei una persona positiva e solare, come sono i tuoi momenti di introspezione? L’isolamento è lo studio delle sensazioni, una produzio-ne, quindi un’attività impegnativa, penso ad esempio a Leopardi. Io ne ho bisogno per elaborare, uscire e tor-nare in sé. Mi piace il contatto con il mondo, ma poi è necessario interiorizzare ciò che vedo e prendo dal mon-do. Io non posseggo la poesia, è lei che possiede me. È un momento privilegiato riuscire a cogliere il suo codice, capire di esserne pervasi.

DI MIRA CARPINETA

Poesia Poesia dagli occhi blu bluIncontro con Giuseppina Michini, pluripremiata autrice di versi e sensibile cultrice della bellezza in ogni sua forma

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Oggi è

Oggi é …(un giorno segnalibro).Sui colli d’Abruzzo,tutto è lontano e ti dà anima.Si ammassano i pani,per il Santo Patronoe si ammanta la terra: - riposa. -Un sospiro benedettosi affi daagli occhi tuberiche graniscano.Le candele, stanno dentro le sporte benauguranti i covoni d’oro.La senilità rincorre le conche,alle sorgenti di acqua pura il fare delle belle donne.Le natiche si fl ettono,gli altri aspettanoil ritorno della fi la per l’acqua.Alle radici dei montila geografi a delle fontane.

Tu non ti ammalare,fl uisci sempre,io sono lo scalpellino,io sono il tuo vate.Non morire.

Giuseppina Michini, 27 anni, è nata a Teramo , ma abita a Canzano.Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureata presso l’Università dell’Aquila in Beni Culturali e Ambientali.Ha pubblicato i primi versi nel men-sile “L’Erta” curato dal poeta e giornalista Bruno Di Pasquale.Nel 1994 e nel ’95, prima classifi cata al Concorso Nazionale di Poesia ine-dita “Estatissima Casalese” a Casalbordino (Ch). Sempre nel ‘95 ha ottenu-to il premio Letterario Nazionale “Luigi Antonelli” con la poesia “Sognando il tramonto”. Nel ’98 prima classifi cata al premio letterario nazionale “Nuove Scrittrici”. Nel 2004 e nel 2005 è tra i primi 10 fi nalisti ex-aequo del concor-so letterario nazionale “E. Catone” Savignano sul Rubicone (Ri). Si sono susseguite segnalazioni con merito per le opere “Fototropismi”e “Il volo di Icaro” nel 2006 e nel 2008 al premio letterario “Scriveredonna” (in giuria Maria Luisa Spaziani, Marzia Theophilo, Anna Maria Giancarli, Nicoletta Di Gregorio).Nell’ antologia “Poesia e narrativa contemporanee” , Edizioni Tracce di Pe-scara, sono presenti tre testi che più rispecchiano la sua ricerca letteraria.Ultima raccolta “L’identità è nella terra”. Faiete, 13 agosto 2010, premio nazionale di poesia LORELLA SANTONE, segnalazione con merito.

CHI È

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DI MIRA CARPINETA

Omar Algenii , (Nereto, 12.11.1975) nasce come graphic designer nel 1994.Dal 2003 ad oggi matura ed affi na la conoscenza di foto-grafo integrando le diverse espe-rienze acquisite. Dal 2006 pubbli-ca immagini su di un sito europeo che raggruppa opere di fotografi di tutto il mondo. Successivamente viene invitato ad esporre in due mostre collettive, una delle quali realizzata in occasione del 49° Fe-stival dei due Mondi a Spoleto, dal titolo “Il Linguaggio Degli Occhi”, tenutasi nella splendida cornice del centro storico della cittadina Umbra, in compagnia di altri 50 autori provenienti da tutta Italia.Nel Luglio 2006, in occasione del “Musincanto” manifestazione de-dicata al mondo della musica, te-nutasi nella splendida cornice di Castelrotto, in provincia di Verona, presenta la personale “Le Forme del Suono”, una serie di scatti fo-tografi ci che raccontano la dolce eufonia delle immagini “suonanti” da cui è stato tratto il primo libro della collana “I Racconti Della Luce” pubblicato da MarteEditrice.

Immagini, versi, suoni ed emozioni sono gli ingredien-ti raccolti nel volume fotografi co dell’artista abruzzese. Un prodotto editoriale unico nel suo genere, che non ha

precedenti in quanto si presenta al lettore come percorso “multi-mediale”. Sfogliare le pagine de “Le Forme del Suono” signifi ca ripercorrere le sensazioni che gli occhi, il cuore, la mente hanno ad ogni battito di musica, ma vuol dire anche potersi emozionare leggen-do le parole in versi che accom-pagnano ogni scatto e lasciarsi cullare dalle melodie inedite com-poste da musicisti del panorama internazionale.La grande novità che accompa-gna il volume del photodesigner è proprio questa: nomi internaziona-li del mondo della musica si sono ispirati alle foto del libro e hanno reso omaggio al tema principale de “Le Forme del Suono”, cele-brando la musica come stile e ra-gione di vita. Il risultato è stata la bellissima raccolta di brani inediti, curata dal maestro Renzo Ruggie-ri, che accompagna il volume in un cd allegato allo stesso.

Le forme del suonoLibri

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Non può esserci futuro senza la coscienza del proprio passato, credo che tutti possono esserne d’accordo. L’Abruzzo, terra di tradizioni, è in una delicata fase di tran-sizione in cui il rapporto tra identità e memoria vive una grave crisi. Sembra quasi paradossale dal momento che il paradiso dei database infor-matici salva continuamente dall’oblio miliar-di di dati. Eppure l’insieme di questi dati non è il “tutto”, né potrà mai esserlo, perché è altro ciò che sostiene l’humus di persone tra loro diversissime. L’identità, appunto. Sergio Scacchia è una persona di cuore, credente, che spende molte delle sue energie affi nché questa identità tutta “nostra” non sia perdu-ta o – peggio ancora – rinnegata. “Silenzi di pietra – Ghost town, chiese e tratturi tra Laga e Sibillini” (Demian Edizioni 2010) è un segno d’amore verso questa identità che nessun abruzzese può permettersi di igno-rare e che, anzi, dovrebbe amare come non mai. È la storia di persone che hanno fatto il nostro presente, privandosi apparentemen-te del loro, ma in verità seguendo appieno una vocazione alla dura vita della terra e del mare, ade-rendo con ogni loro fi bra al ciclo stagionale, alle gioie e ai dolori di una vita fatta di poche ricchezze e di tanta fede. Questa è la memoria che nessun database possiede e

che invece parla attraverso quelle “enciclopedie viventi” che l’autore ha interrogato durante i suoi viaggi in mon-tagna, esplorando il profondo di boschi, tratturi e paesi che molti, forse, neanche conoscono. Anziani contadini,

pastori, boscaioli raccontano, parlano tra le righe di questo libro fondendosi nella vento, negli odori del bosco, nelle montagne, nel-le vecchie case, nelle chiese diroccate, nel mormorio dei fi umi. Ne viene fuori il ritratto di una vita pura, bellissima, sebbene minima come quella dei muschi che si attaccano con tenacia alla roccia. Eppure, “vita” ed ancora, in qualche modo, “nostra”. “Silenzi di pietra” è quindi un libro importante per l’Abruzzo e per Teramo in particolare, che più delle altre province sembra avere un rapporto confl it-tuale col proprio passato. Con semplicità ed incanto, tra cenni di storia (molte le notizie su casati, epiche battaglie, antiche vie, bri-ganti) e lampi di fantasia ancestrale (fanta-smi, tesori nascosti, leggende), tra vissuto personale (amicizie, fatica del cammino, ospitalità) e denuncia sociale (l’abbandono,

il bieco vandalismo), il libro sembra davvero una sorta di Lonely Planet della zona Laga-Sibillini con tantissime e utilissime informazioni su chi vorrà emulare le stoiche passeggiate del nostro autore.

DI VINCENZO LISCIANI PETRINI

Silenzi di pietra

Libri

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La piazza Dante Alighieri, salotto culturale nel cen-tro storico di Giulianova, ha ospitato, di recente, la presentazione postuma del libro di Piergiorgio Wel-by, Ocean Terminal.L’evento è stato patrocinato dal Comune di Giulia-nova, in collaborazione con l’Associazione Teatrale “Teatro del si” e Linfera, periodico di poesia e pro-sa, organo del “movimento per la rinascenza lette-raria”. L’opera di Welby, con la sua impostazione pungente e fuori dagli schemi, ben si sposa con la fi losofi a del periodico dalle cui colonne l’opera ha avuto ampio respiro. Nonostante il titolo evochi im-magini di una esistenza che ormai sta volgendo a termine, in realtà, in Ocean Terminal è concentrata la volontà di raccontare al lettore l’elemento biogra-fi co dell’autore e il suo punto di vista. Tramite la sua opera, Welby cerca di dare un senso alla propria

vita, analizzando gli eventi di carattere storico, poli-tico e sociale dei quali è stato testimone. Le vicende personali e il susseguirsi di avvenimenti vengono raccontati tramite una narrazione non lineare, basa-ta su fl ashback e fl ashforward, che unisce i ricordi di eventi dell’infanzia, ad eventi recenti.La testimonianza di un uomo che per amore della vita si è battuto per una morte dignitosa è stata resa al pubblico attraverso la lettura di brani caratterizza-ti da parole ad alto contenuto emotivo e psicologico che hanno mostrato la capacità di Welby di “piegare la parola”. La personalità di Welby è stata tracciata e portata a conoscenza dei potenziali lettori, attraverso la te-stimonianza della moglie Mina e Francesco Lioce, curatore del libro, che ha avuto modo di trovare in Pierluigi un amico ed un mentore.

DI EUGENIA PETRELLA

Ocean Terminal A Giulianova presentazione del libro di Piergiorgio Welby

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La parola eutanasia deriva dal greco eu-thanatos e signi-fi ca letteralmente “bella morte”. Originariamente indicava la bella morte che compete all’uomo saggio o una morte non dolorosa. Attualmente il termine ha diversi signifi cati e questo è il primo ostacolo per una corretta comprensio-ne del problema. La Congregazione per la Dottrina della Fede si esprime così: «Per eutanasia si intende un’azione o un’omissione che di natura sua, o nelle intenzioni, procu-ra la morte, allo scopo di eliminare ogni dolore. L’eutana-sia si situa, dunque, al livello delle intenzioni e dei metodi usati.» Quindi l’eutanasia non consiste solo nel compiere una azione fi nalizzata a sopprimere la vita di un individuo, ma anche nell’ometterne una che potrebbe salvarlo. Sul piano etico in defi nitiva, non c’è differenza tra annegare un uomo in mare o lasciare che anneghi omettendo di aiutar-lo. La somministrazione di sostanze narcotiche o tossiche in dosi mortali a un malato terminale o la sospensione di terapie ordinarie e ancora utili quali l’idratazione e la nutri-zione artifi ciale, sarebbero una vera e propria eutanasia. L’accanimento terapeutico invece, consiste, nell’esecu-zione di trattamenti ineffi caci e sproporzionati in relazione agli obiettivi della condizione specifi ca del malato.« L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolo-se, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’«acca-nimento terapeutico». Non si vuole così procurare la mor-te: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente. » (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2278)L’eutanasia si situa a livello di intenzioni e metodi: si parla di eutanasia quando si ha l’intenzione di porre fi ne alla vita o accelerare la morte di una persona. Nulla vieta, quindi, di somministrare farmaci analgesici per alleviare la soffe-renza del malato, anche se questo ha come effetto secon-dario l’anticipazione della morte. Non c’è inoltre eutanasia quando si omettono trattamenti inutili o addirittura dannosi prolungando in modo insensato la fase terminale. Il me-dico non è tenuto a combattere la morte costi quello che costi. Il moribondo, dal canto suo, ha il diritto di non soffrire inutilmente; un eventuale cedere non è segno di sconfi tta ma accettazione libera della sua creaturalità. Cosa succe-de quando è il malato a chiedere di porre fi ne alla propria vita per evitare dolori insopportabili? Le suppliche dei ma-lati molto gravi che talvolta invocano la morte, non devono essere confuse con una chiara volontà di eutanasia: esse sono quasi sempre una richiesta di aiuto e di affetto. Ol-tre alle cure mediche ciò di cui l’ammalato ha bisogno è

l’amore e il calore umano col quale possono e debbono circondarlo tutti coloro che gli sono vicini, genitori e fi gli, medici e infermieri. A volte il desiderio di porre termine alla vita non è altro che un desiderio di disperazione derivante da una precedente morte sociale. Il malato terminale non è mai un “caso” clinico o un problema da risolvere ma un uomo che affronta, spesso in solitudine, un momento de-cisivo e delicatissimo della sua esistenza.

Né eutanasiané accanimento terapeutico

I teramani si interrogano

Eutanasia, accanimento terapeutico, cura, vita e… mor-te. Impossibile dire da quale parte sia la verità.Passiamo dalla scelta di morire di un malato terminale come Piergiorgio Welby alla scelta di vita della Chiesa per cui ogni sofferenza umana ha signifi cato e moti-vazioni profonde. Ci districhiamo tra chi è favorevole e chi è contrario. Don Massimiliano Orfei ci aiuta a capire meglio le posizioni e le ragioni della Chiesa più volte inevitabilmente citata dalle persone interpellate. Vero è che ognuno di noi spera di non trovarsi mai nella de-cisione di dover decidere, anzi, molti vivono la propria quotidianità evitando di pensare alla morte. Mentre c’è chi non sa bene cosa sia l’eutanasia e confonde la cura con l’accanimento terapeutico. Enzo : “E’ il più grosso abominio creato dall’uomo e una delle più grosse vittorie che il demonio ha avuto sull’umanità. Fa leva sulla paura delle persone della sofferenza, della solitudine, dell’indifferenza, dell’emar-ginazione. Ma dietro queste paure, il più delle volte, si nasconde egoismo ed ignoranza. Dio ci insegna quoti-dianamente ad amare la vita in ogni sua forma. Accettare l’eutanasia sarebbe come disprezzare la vita e quindi il suo creatore”.Elena: ”Sono favorevole, che vita è vegetare in un let-to? Quella non è vita. Ognuno ha le sue ragioni, anche chi è contrario, anche la Chiesa ha le sue legittime ra-gioni e le rispetto. Mi chiedo però se è vita quella di un malato terminale costretto immobile, forse a malapena cosciente in un letto. Anticipazione di un letto di morte in attesa dell’inevitabi-le e comunque accanirsi a tenere in vita un corpo iner-

DI ANTONELLA LORENZI

DI DON MASSIMILIANO ORFEI

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me, prolungando soltanto le sofferenze”.Simona: “ Sono contraria perché cattolica e la vita è un dono di Dio. Pensiero semplice, ma legato alle cose in cui credo”.Fabrizio: “Se è morte cerebrale e non c’è interazione né altro modo di comunicazione è meglio staccare la spina (questo vale nel caso la vita sia legata al funzionamento di macchinari). Nel caso in cui la vita prosegua autono-mamente, la scelta per chi deve decidere è molto diffi cile e va esaminata caso per caso”.Roberto: “Un argomento sicuramente diffi cile e delicato da affrontare, un tema che fa e sono convinto farà ancora discutere per molto tempo. Considerato che etica e reli-gione hanno avuto parole importanti sull’argomento allo-ra parto col dire che sono un cristiano cattolico credente e praticante. Questo non m’impedisce però di essere un po’ fuori dalla rigida e intransigente visione della Chiesa totalmente contro l’uso dell’eutanasia da qualsiasi punto di vista. Credo che per ognuno di noi sia diffi cile avere dei punti fermi e dei paletti ben fi ssi in modo da uniforma-re i comportamenti e le scelte a riguardo. Praticare o no l’eutanasia? Attuare accanimento tera-peutico oppure no? Diciamo che se dovessi risponde-re solo pro o contro direi sicuramente contro. A questo punto però entrano in gioco i se e i però. Io credo non sia l’uomo a dover decidere se terminare defi nitivamente l’esistenza di un’altra persona per quanto possa magari

sembrare inutile (es. accertata morte celebrale) men-tre sono molto più combattuto sul fatto che un malato terminale o comunque in una situazione disperata pos-sa decidere su di sé per un suicidio assistito. Riguardo all’uso dell’accanimento terapeutico sono decisamente contrario, visto che questo non serve a portare un miglio-ramento della condizione del malato, ma solamente al prolungamento della sua esistenza. Credo invece che debbano essere usate tutte le possibi-li terapie che almeno diano speranza e qualche minima possibilità di ripresa alla persona. Penso comunque che i medici debbano cercare di dare al malato una fi ne digni-tosa togliendo almeno il più possibile il dolore fi sico fi no allo spegnimento naturale”.Sandra: “ Io ho paura della morte, non chiederei mai di praticarla su me stessa, ma continuerei ad aggrapparmi alla vita”.Giovanni: “Io sono favorevole, tanti sostengono che sarebbe un suicidio legale, ma non è il mio pensiero. Quando una persona malata percepisce la vita come una tomba, un inferno o una tortura per la sua anima e il suo corpo, non ha diritto di decidere se mettere fi ne al proprio dolore fi sico e psicologico? Secondo me è giusto rispettare la volontà altrui.Ovvio spero di non trovarmi mai nella condizione di dover fare una scelta per me o i miei cari, è retorico”.

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La sfi da fu disputata il 20 Gennaio 1957,alla stadio “ Pino Zaccheria” di Foggia (vedere foto-immagine dell’epoca).

Gara valida per la 15° giornata del campio-nato di serie D,girone G.Avversario non il Foggia,bensì l’Incedit Fog-gia (seconda squadra cittadina).Al termine di quella stesa stagione vi fu la fu-sione tra l’U.S. Foggia e il Foggia Incedit,che diede vita alla nascita dell’U.S. Foggia & In-cedit.

CONTESTO STORICO:Per l’A.S. Teramo,nella stagione 1956/57,l’obiettivo era arrivare nei primi 6 posti .La guida tecnica viene affi data a Spar-taco Bulgarelli.Il Modenese ricoprirà anche l’incarico di cal-ciatore (per lui 25 presenze ed 1 rete).L’andamento del campionato non si rileverà eccellente,tanto da consegnare un non pro-nosticato 10° posto fi nale.

LA GARA con L’INCEDIT:Del poco brillante campionato,emergono vivi i ricordi dell’emozionante gara

esterna,contro l’Incedit Foggia.Al minuto 82 il Teramo,pur privo del suo “allenatore/cal-ciatore” Bulgarelli ( espulso al 58° della ripresa) e sotto di due reti.In dieci uomini,i biancorossi riescono nell’epica im-presa di segnare prima la rete del 2 a 1 (82° Guidi),e all’89°,l’attaccante Cordone sigla l’insperato e meritato gol del pareggio.

Protagonisti in campo: FOGGIA INCEDIT:Bertocchi,Corrieri,Di Francesco,Balestrieri,Buin,Gasperot,Carabba,Giorgetti,Mastropasqua,Russi,Vigna. TERAMO:Mariani,Di Francesco,Birsa,Bonci,Galli,Bulgarelli,Guidi,Francia,Di Salvia, Matassoni,Cordone. Allenatore:Bulgarelli.Arbitro:Di Donato di Caserta.Marcatori:13° e 53° Russi (Foggia),82° Guidi,89°Cordone.

fansteramoblog@gmailcom

L’epica sfi da allo “Zaccheria” di FoggiaProtagonisti i biancorossi autori del clamoroso recupero nei minuti fi nali

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Atletico TriventoS antarcangelo

Bojano Bikk. Fossombrone

Civitanovese Calcio Sambenedettese

Forlì Venafro

Jesina Recanatese

Miglianico Real Rimini

Olympia Agnonese Santegidiese

R.C.Angolana Atessa Val di Sangro

Rimini 1912 Luco Canistro

TeramoC esenatico

ANDATA: 5/09/10 RITORNO: 5/01/11 | ORE: 15:00 1 G I O R N A T A ORE: 14:30

Atessa Val di SangroM iglianico

Bikk.Fossombrone Civitanovese

CesenaticoR imini 1912

Luco Canistro R.C. Angolana

Real RiminiO lympia Agnonese

Recanatese Bojano

Sambenedettese Forlì

Santarcangelo Jesina

Santegidiese Atl.Trivento

Venafro Teramo

ANDATA: 12/09/10 RITORNO: 5/01/11 | ORE: 15:00 2 G I O R N A T A ORE : 14:30

ANDATA: 19/09/10 RITORNO: 9/01/11 | ORE: 15:00 3 G I O R N A T A ORE : 14:30

Atl.TriventoR ecanatese

Bikk. Fossombrone Sambenedettese

Civitanovese Venafro

Forlì Cesenatico

Jesina Bojano

Miglianico Santegidiese

Olympia Agnonese Santarcangelo

R.C. Angolana Real Rimini

Rimini 1912 Atessa Val di Sangro

Teramo Luco Canistro

ANDATA: 22/09/10 RITORNO: 19/01/11 | ORE: 15:00 4 G I O R N A T A ORE : 14:30

Atessa Val di Sangro Forlì

Bojano Olympia Agnonese

CesenaticoS ambenedettese

Jesina Atl. Trivento

Luco Canistro Civitanovese

Real Rimini Teramo

Recanatese Miglianico

SantarcangeloR .C. Angolana

Santegidiese Rimini 1912

Venafro Bikk. Fossombrone

ANDATA: 26/09/10 RITORNO: 23/01/11| ORE: 15:00 5 G I O R N A T A ORE : 14:30

Atl. TriventoB ojano

Bikk. Fossombrone Jesina

Civitanovese Cesenatico

Forlì Luco Canistro

Miglianico Santarcangelo

Olympia Agnonese Recanatese

R.C. Angolana Santegidiese

Rimini 1912 Real Rimini

Sambenedettese Venafro

TeramoA tessa Val di Sangro

Partite Teramo calcio mese di

settembre

stagione 2010/2011

Gli operatori tenuti a fornire siste-mi per il controllo in tempo reale della spesa. Niente più bollette astronomiche a sorpresa per chi “naviga” impiegando una chia-vetta USB. Per la comunità degli utilizzatori di Internet mobile sarà d’ora in avanti possibile avere il controllo dei propri consumi gra-zie a un allarme che liinformerà se stanno raggiungen-do un tetto prefi ssato di spesa e bloccherà automaticamente il col-legamento dati se il tetto è stato sforato. L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, al termine di una consultazione pubblica ha adottato (delibera 326/10/CONS) nuove misure dirette a proteggere abbonati ed utenti dei servizi di te-lefonia mobile dai fenomeni di “billshock”, ossia dai possibili adde-biti oltre il plafond mensile per collegamenti a Internet effettuati dall’utente. Le nuove tutele var-ranno sia sul territorio nazionale sia all’estero. Nelle offerte di connessione ad In-ternet da rete mobile tutti gli ope-ratorisaranno infatti tenuti ad indicare al cliente varie soglie di consumo tra le quali optare. All’approssimarsi della soglia prescelta l’utente sarà avvertito tramite uno specifi co av-viso – un sms, un messaggio di posta elettronica o una fi nestra di“pop-up” sul proprio pc – del rag-giungimento del tetto di spesa, del credito residuo, del passaggio

ad un’eventuale altra tariffa e del relativo costo. E qualora il cliente non abbia dato, anticipatamente e per iscritto, indicazioni diverse su-perato il plafond scatterà lo stop alla connessione.Nel caso in cui la scelta della so-glia di consumo non sia avvenuta entro il 31 dicembre 2010, a de-correre dal 1 gennaio 2011 si ap-plicherà automaticamente un limi-te per traffi co dati nazionale di 50 euro per i clienti privati e 150 euro per i clienti business. Gli operatori dovranno inoltre ren-dere disponibili gratuitamente a tutti gli utenti sistemi immediata-mente comprensibili e facilmente utilizzabili per assicurare il con-trollo in tempo reale della spesa e tutte le informazioni relative al consumo accumulato, espres-so in volume di traffi co, tempo trascorso o importo speso per i servizi di traffi co dati, nonché un servizio supplementare gratuito per abilitare o disabilitare la pro-pria utenza al traffi co dati. Con la stessa delibera l’AGCOM ha volu-to anche richiamare gli operatori mobili al rispetto degli impegni assunti alla fi ne del 2009, garan-tendo a tutti i clienti la disponibilità di piani tariffari che prevedano la tassazione a consumo effettivo dei servizi voce nonché condizioni di offerta dei servizi SMS più eco-nomiche e non discriminatorie ri-spetto a quelle applicate in ambito Comunitario.

STOPalle bollette astronomiche internet mobileBOLETTINO DELL’AUTORITÀ PER LA GARANZIA NELLE COMUNICAZIONI

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DI IVAN DI NINO

Sempre piu’ in altoPerfettamente riuscita la conquista dell’Hassin Peak in Pakistan

Due novelli Ulisse che invece di andar orizzontalmente per mare, vanno in verticale. Sono Daniele Nardi e Lo-renzo Angelozzi, quest’ultimo atriano di nascita e giovanis-simo nipote dello stimato prof. Tonino Di Natale.Da sempre appassionati di alpinismo, il trentaquattrenne di Sezze ed il diciannovenne nostro conterraneo, hanno raggiunto la vetta dell’Hassin Peak, nella valle dell’Hushe in Pakistan, tra il K5 e il K6.Nell’immaginario collettivo esistono solo le montagne sopra gli ottomila ma questa, che è comunque alta ben 6.300 metri, non era mai stata scalata.Una spedizione canadese nel 2005 era arrivata a 400 metri dalla diffi cilissima cima.Partiti dall’Italia il 22 luglio scorso i due, dopo uno sca-lo a Doha, sono arrivati ad Islamabad da dove hanno percorso la famosissima Ka-rakorum Highway che collega il Pakistan alla Cina.Superate quelle lande desola-te fatte di grandi spazi immensi, hanno sistemato il cam-po base a 4250 metri: un dislivello di più di due chilometri

in verticale da affrontare con pesanti zaini in spalla. Dopo moltissimi tentativi andati a vuoto per le avversità

del tempo, questi servi disob-bedienti alle leggi di pianura sono arrivati in cima alle 6.15 del 19 agosto.E’ facile immaginare come lassù ci sia un’altra vista del mondo, un altro panorama della vita. Ma non è possibi-le rimanere più di tanto sulla vetta dal momento che, come ben sanno gli alpinisti, la di-scesa presenta diffi coltà peg-giori della salita. Bevendo po-chissimo e mangiando nulla i nostri rientravano al campo base trentadue ore dopo l’ini-zio dell’impresa.Una performance del genere è sempre complicatissima, a quelle altitudini possono an-dare male mille cose, parten-do dall’attrezzatura tecnica per fi nire all’inappetenza – mentre il corpo richiede alme-no il triplo delle normali 2.000 K/cal quotidiane!- nonché la sempre in agguato carenza di ossigeno.

Quindi, in attesa di altre imprese, da quaggiù non possia-mo che dire: bene, bravi, bis!

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C’è un momento in cui i ragazzi del basket in carrozzina sembra che preghino: è l’istante in cui tirano ed aspettano che la palla entri nel cane-stro. Lo sguardo mistico verso l’alto, la speranza della realizzazione. E’ un attimo di sospensione assoluta.Poi, se i punti arrivano si riprendono le posizioni di difesa, a zona o uomo che siano; se quella maledetta palla non entra, si va al rimbalzo. Si passa dall’attesa all’azione in pochi cente-simi di secondo. Le braccia devono spingere forte, fortissimo e fare le veci anche di quelle gambe ribelli all’impulso di cervelli sapienti.Questo spettacolare sport di squadra richiede rapidità, potenza e scatto.Le regole del gioco sono identiche alle regole del basket dei normodo-tati.Le carrozzine –oggi con parti in tita-nio e carbonio- sono invece specifi che e su misura per ogni atleta, con l’asse delle ruote con un’angolazione variabile dai 12 ai 20 gradi, un po’ come le ruote delle vecchie 500.Per imparare sin da piccoli come si gioca ad alti livelli, ventuno giova-nissimi ragazzi sono stati ospiti del-la Polisportiva Amicacci per il quinto Campus di minibasket in carrozzina a Giulianova, a cavallo tra luglio ed agosto.Il numero dei partecipanti sta aumen-tando di anno in anno, anche se ci sono ancora problemi per gli spazi.Il campus è all’insegna dell’allena-

mento la mattina, e dello svago in spiaggia nel pomeriggio, presso lo stabilimento balneare Fand dell’as-sessorato ai Servizi sociali del comu-ne di Giulianova.Per alcuni campioncini in erba que-sta era la prima volta fuori casa. In-fatti, i componenti andavano dagli 8 ai 18 anni, provenienti da Verona e da Roma.Guidati dall’espertissimo Galliano Marchionni, sono stati presenti anche Andrea Accorsi, Flaviano Di Massi-mantonio e Pierpaolo Di Donato,Due i momenti dell’esibizione spor-tiva vera e propria: il primo proprio nella città marittima, il secondo nella splendida cornice di Piazza del Po-polo ad Ascoli Piceno. Entrambe hanno fatto registrare una buona affl uenza di pubblico.Sponsor dell’iniziativa l’acquapark

“Onda Blu” di Tortoreto e il Co.Ge.Vo., consorzio per la gestione delle vongole. Proprio grazie a quest’ulti-mo, a Federpesca ed al Comune di Giulianova stesso, in questo agosto pazzo come marzo si è tenuta la ter-za edizione di “Vongole in carrozzi-

na”, (simpatica quanto ironica deno-minazione per una degustazione di pesce) per far conoscere alla realtà locale il basket in carrozzina.Attualmente questo sport è in gran-dissima ascesa, con oltre 30 squadre di ottima struttura presenti su tutto il territorio nazionale.Perla abruzzese, appunto, la Poli-sportiva Amicacci, che veleggia ver-so i trent’anni dalla sua fondazione. “Molte altre cose bollono in pentola” - ci ha confi dato Giuseppe Marchionni - e Prima Pagina ci sarà.

DI IVAN DI NINO

Lo sguardo mistico verso l’alto, la speranza della realizzazione.

E’ un attimo di sospensione assoluta.

Ragazzi in volo

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Possono essere presentate a partire dal 1° settembre e fi no al 30 dello stesso mese le domande per ottenere la dote formativa di mille euro che la Regione, tramite l’at-tivazione di un programma fi nanziato con 463 mila 988 euro, ha destinato alla riqualifi cazione professionale e al reinserimento occupazionale dei collaboratori a progetto “che hanno prestato la propria opera presso le aziende interessate da situazioni di crisi”.Il programma, che si avvale dei fondi stanziati dal Mini-stero del Lavoro e delle Politiche sociali, viene realizza-to in collaborazione con le quattro Province. Le risorse attualmente trasferite alla Regione sono pari a 371 mila 190 euro - suscettibili di integrazione - e saranno suddivi-se in 92 mila 797 euro per ciascuna Provincia.Ciascuno dei lavoratori e delle lavoratrici individuati avrà a disposizione una dote formativa complessiva di 1.000 euro per poter seguire un corso presso organismi di for-mazione accreditati dalla Regione (a scelta dell’utente) e, nel caso in cui il costo dello stesso sia inferiore a mil-le euro, sostenere anche le spese accessorie (rimborso spese per viaggi e vitto) legate alla frequenza. Possono presentare domanda per la concessione dei benefi ci tutti i collaboratori a progetto, iscritti in uno dei

Centri per l’impiego abruzzesi, residenti e/o domiciliati in Abruzzo, il cui rapporto di collaborazione sia cessato alla data del 25 luglio 2010 e che si trovino in stato di disoc-cupazione.L’istanza potrà essere presentata personalmente, ovvero a mezzo di raccomandata A.R. (come da modello scari-cabile dal sito della Provincia, www.provincia.teramo.it o www.teramolavoro.it) al Centro per l’impiego in cui si è iscritti, a decorrere dalle ore 8 del 1° settembre ed entro e non oltre il 30 settembre 2010.Le domande saranno valutate “a sportello”, ossia sa-ranno prese in considerazione da parte dei Centri per l’impiego secondo la data e l’orario di presentazione/spedizione. Le doti formative potranno essere concesse, previa verifi ca di ammissibilità da parte dei Cpi, fi no alla concorrenza delle risorse disponibili. Il Centro per l’impiego procederà alla convocazione dei lavoratori ammissibili per la sottoscrizione del cosiddetto “patto di servizio”, che impegna il lavoratore a partecipa-re ai colloqui di orientamento fi nalizzati all’individuazione del percorso formativo e a tutte le iniziative promosse dai Cpi nell’ambito del programma.

Formazione:mille europer i co.co.pro

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“Il volo libero non è una defi nizione legata ad un aspetto tecnico, è piuttosto un modo di essere, nel senso di libero mentalmente dalla città, dalle convenzioni. Alla base si trova il desiderio di volare per puro piacere; la maggior parte dei piloti volano semplicemente per decollare, gio-care con l’aria, e poi atterrare. La sola sensazione di aver contemplato la Terra da un angolo privilegiato è già suf-fi ciente. Un piccolo campo con un piano inclinato: è que-sta l’essenza del decollo a piedi, senza aeroporto”. Così Roberto Di Nicola ci introduce al volo libero, e in partico-lare alla disciplina del parapendio. Di Nicola può essere defi nito a buon diritto un pioniere del parapendio in Italia. E’ stato tra i primi ad abbracciare questo sport, entrando nello staff tecnico della Federazione Italia-na Volo Libero, occupandosi del-la preparazione atletica dei piloti della nazionale italiana nelle pri-me due edizioni dei Campionati Mondiali svoltesi a Kössen (Au-stria) e Digne (Francia).“Il parapendio nasce come sport sul fi nire degli anni Set-tanta - spiega Di Nicola - quando alcuni paracadutisti francesi iniziarono i primi voli dalle montagne con le loro ali da lancio, prendendo velocità con degli sci ai piedi e atterrando nelle vallate sottostanti”. Un’estensione del parapendio è il paramotore, che molti avranno visto vo-

lare lungo le spiagge; è costituito da un parapendio e da un motore che permette di decollare non più da un piano inclinato, ma da una pianura, divenendo di fatto il più piccolo aereo esistente. “Attenzione però - precisa Di Nicola - volare in parapendio richiede un’attenta e preci-sa preparazione che si consegue ai corsi teorici e pratici che si tengono presso le scuole certifi cate dall’Aero Club d’Italia. Al termine dei corsi occorre superare un esame per ac-quisire il brevetto di pilota di parapendio Le scuole più vi-cine nella nostra zona sono la Prodelta di Claudio Papa, che ha una sede invernale a Castelluccio di Norcia (PG)

e una estiva a Poggio Bustone (RI), e la Blue Wind di Vincenzo Gagliardi, a Sulmona (AQ)”.Di Nicola racconta come ha por-tato il parapendio dalle nostre parti: “Nella zona di Teramo ho individuato innanzitutto siti di volo adatti (Prati di Tivo, Ioa-nella, Roiano) e ho cercato poi

in provincia ragazzi che volessero avvicinarsi a questo sport. In Abruzzo, tutto sommato, c’è stata una buona risposta, e recentemente è stato costituito anche il club “Correnti Ascensionali” con gli iscritti praticanti delle pro-vince di L’Aquila e Teramo”.Allora, siete pronti per il decollo?

DI ANCHISE VETUSCHI ROBERTO DI NICOLA

Giochi d’ariaIl parapendioraccontato da un esperto

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Una disciplina sportiva che a noi italiani regala sempre grandi soddisfazioni, ma che non trova sui media lo spa-zio adeguato.Parliamo del tiro con l’arco, sport che ha tra i suoi ele-menti essenziali il contatto con l’ambiente e la natura, che favorisce la concentrazione mentale, utile quindi sia ai giovani che ai meno giovani. Cerchiamo di saperne di più con Carlo Cantagalli, presidente della Società Spor-tiva Dilettantistica “Arcieri Lupi d’Abruzzo”, costituita a Teramo nel 1980, che con i suoi 30 anni di attività è la più longeva d’Abruzzo. Come è nata la passione per il tiro con l’arco?All’inizio degli anni ‘80 lavoravo presso degli impianti sportivi, e c’era un gruppo di persone che voleva orga-nizzare dei corsi; da lì abbiamo costituito la società spor-tiva, affi liandoci alla Federazione Italiana Tiro con l’Arco (Fitarco).Quanti gli iscritti in provincia?Purtroppo non ci sono molti praticanti, principalmente per carenza di strutture che non permettono di svolgere quell’allenamento costante che il tiro con l’arco richiede. Dobbiamo ringraziare il comune di Montorio al Vomano che ci aiuta in tal senso, però è sempre un problema trovare nuovi adepti.Quali le iniziative più importanti che avete promosso?Nonostante le diffi coltà, ci attiviamo con il comitato Fitar-co Abruzzo e con le altre società abruzzesi per la pro-mozione del tiro con l’arco, soprattutto nella provincia di Teramo. L’anno scorso abbiamo partecipato alla mani-festazione “Sportissimamente - Lo sport sotto le stelle” organizzata dalla città di Teramo, Coni e CSI Teramo. Organizziamo corsi di tiro con l’arco con istruttore di I livello per neofi ti ragazzi e adulti a Montorio al Vomano ed Isola del Gran Sasso. Partecipiamo con i nostri atleti alle varie competizione del calendario gare della regione Abruzzo e a competizioni interregionali e nazionali. Gli Arcieri Lupi d’Abruzzo organizzano da alcuni anni due competizioni inserite nel Calendario Gare Fitarco: il Me-

morial Massimo Lulli a fi ne giugno ad Isola del Gran Sas-so e il Trofeo di Natale indoor l’8 dicembre a Montorio al Vomano. Quest’anno abbiamo anche organizzato, a maggio, il Trofeo “Monitoro 2010”, gara riservata al set-tore giovanile. Le maggiori diffi coltà nel tiro con l’arco?Imparare la tecnica richiede molto allenamento e con-centrazione, e va svolta un’attività fi sica mirata alla pre-parazione dei muscoli che si usano durante il tiro. Solo un allenamento continuo può portare a risultati di rilievo.Un darebbe a chi vuole iniziare a praticare questo sport?Il tiro con l’arco è uno sport che deve piacere, l’unico modo è provarlo e vedere se può appassionare, perché bisogna dedicargli molto tempo.

DI ANCHISE VETUSCHI

Robin Hood del Duemila Il tiro con l’arco spiegato da Carlo Cantagalli

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Si tratta di una delle citazioni di personaggi famosi che troviamo sui nuovi cestini che la Te.Am. ¬Teramo Am-biente Spa sta installando sul territorio del Comune di Teramo. L’installazione di un cospicuo numero di cesti-ni (quasi trecento) annunciato dal presidente Raimondo Micheli è una operazione necessaria che andrà risolvere gli ultimi piccoli disagi per chi si trova a dover gettare una cartaccia mentre passeggia o per gestire le improv-vise esigenze degli amici a quattro zampe. Pur nella sua semplicità, afferma Micheli, abbiamo voluto attribuire a questo servizio un forte signifi cato simbolico e didascali-co. Innanzitutto nella scelta del posizionamento abbiamo messo in campo una progettazione andando ad indivi-duare, secondo criteri strategici, le ubicazioni più effi caci come in corrispondenza delle pensiline delle fermate dei bus, gli ingressi dei sottopassi, i giardini scolastici o le aree verdi comunali, i parcheggi pubblici, etc. Al tempo stesso vogliamo veicolare dei messaggi importanti sul-la sostenibilità ambientale e sulla necessità che tutti gli attori dell’ecosistema urbano collaborino. Non sarà sfug-gito il fatto che i cestini impiantati sono di due tipologie a seconda delle caratteristiche dell’area urbana per cui sono destinate. In particolare i modelli che stiamo ponen-do a servizio delle aree verdi sono realizzati in plastica riciclata lavorata con effetto legno, altamente integrati nel contesto e coerenti nel loro signifi cato. La plastica con cui sono realizzati infatti è ottenuta dalla attività di recupero dei rifi uti dalla raccolta differenziata: ciascuno di questi cestini viene ottenuto a partire da 1100 buste della spesa o da circa 250 contenitori di plastica. Proprio per sottolineare il fatto che per impostare fattivamente un percorso di sostenibilità ambientale è necessario forma-re e corroborare una vera e propria cultura dell’ambiente

nella sua interezza acquisendo la consapevolezza che la città, con tutti i suoi scenari urbani, è un vero e proprio ecosistema che appartiene a tutti coloro che vi abitano, abbiamo deciso di caratterizzare i cestini con una serie di citazioni, come quella, bellissima, dell’architetto Le Cor-busier, appartenenti a fi gure eccellenti : Renzo Piano, Bertrand Russel, Karl Popper, Italo Calvino, Gianni Mo-randi, ed altri, per richiamarci al rispetto dei beni pubblici e al ruolo che ciascuno nella propria veste di cittadino o istituzione ha nel preservare il decoro urbano e contribu-ire ad un modello di sviluppo più sostenibile. Come già affermavo quando ero assessore all’ambiente, mi trovo ora con maggior convinzione a ribadire, nella veste di Presidente della azienda che gestisce l’igiene urbana teramana, che la collaborazione della cittadinanza è il fattore determinante per il successo di qualsiasi iniziativa ambientale che in nessun caso può essere imposta ma sempre condivisa. In questo senso sono fondamentali i feedback, i suggerimenti e le critiche costruttive che con-sentono spesso di chiarire una problematica, migliorare un processo o affi nare una scelta. Da parte nostra garan-tiamo il nostro impegno a migliorare la nostra capacità di ascolto e a erogare servizi sempre più moderni, ricchi ed effi cienti. Dall’altra parte non possiamo che prendere atto di una cittadinanza sempre più matura, partecipe e con-sapevole e per questo confi do che taluni brutti episodi di inciviltà del passato anche recente, come l’utilizzo di ce-stini per gettarvi le buste della spazzatura di casa ed elu-dere le regole del porta a porta o il loro danneggiamento, non si verifi cheranno più. Si tratta di un patrimonio della collettività che assolve un servizio pubblico. Come ha detto Thomas Fuller, scrittore inglese del del XVII secolo, “Gli uomini e non le case, fanno la città”.

LA CITTÀIDEALE

“I materiali della pianifi cazione urbana sono il cielo, lo spazio, gli alberi acciaio e cemento ... “ (Le Corbousier)

TE.AM informa

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Il nostro compito di operatori sanitari della nutrizione non è solo quello di curare l’emergenza delle patologie alimentari (anoressia, bulimia, obesità), ma soprattutto quello di promuovere il modo corretto di rapportarsi con il cibo. Alimentarsi bene signifi ca per prima cosa saper dialogare con il proprio corpo e con l’ambiente.Il dialogo consiste nel coordinare il cibo e la sua variabili-tà stagionale, con il “corpo reale” e quindi, con la risposta che il corpo rielabora in risposta alle nostre scelte.Il dialogo è costituito da un fl uire di messaggi tra emit-tente e ricevente, in questo caso tra mente e corpo, che creano assonanza e sviluppano una concordanza tra percezioni e bisogni, realizzando l’omeostasi dinamica della propria immagine corporea.Perdere il fi lo di questo dialogo, signifi ca perdere la sin-tonia, signifi ca divergere e risvegliarsi con un corpo non voluto, avido e insoddisfatto, malnutrito o in eccesso pon-

derale, che è tuttavia sfuggito al governo di una mente che ha avuto altre priorità, altre emergenze e ha eluso o tradito il corpo.Che fare per riprendere il governo del cor-po?Prima di attuare qualsiasi cambiamento di alimentazione o di stile di vita bisogna sa-pere da dove si parte e dove si può arrivare, e poiché “natura non facit saltus”, qualsiasi processo di riequilibrio è graduale e di non facile autogestione. Per cui la scelta più op-portuna è quella di farsi seguire da esperti che utilizzino metodiche di personalizzazio-ne nutrizionale sulla base di una corretta valutazione dello stato nutrizionale, del me-tabolismo e della sfera psicologica.Per concludere, le scelte alimentari estem-poranee e il cibo inappropriato, spesso con-

dizionato dai ritmi della vita odierna, ma anche da una certa tendenza alla semplifi cazione e alla perdita della cultura gastronomica delle nostre popolazioni, lo paghia-mo in termini di malessere psicofi sico, di mancanza di energia corporea, di apertura mentale, di creatività, di capacità comunicativa.L’anoressia e l’obesità ci preoccupano solo perché non conosciamo le situazioni iniziali e intermedie che sono ben mimetizzate nella cosiddetta “normalità”.Purtroppo spesso vediamo solo le condizioni che ci al-larmano, ma in tutto ciò non c’è un problema di calorie e nutrienti, ma il bisogno di riconnettere il cibo in modo cre-ativo all’interno delle nostre relazioni fondamentali, recu-perando i feed-back ambientali, sensoriali e corporei, in assenza dei quali mancano gli argini che consentono di godere del piacere del cibo senza sensi di colpa e senza pericoli per la salute.Tutto ciò non ha bisogno di diete, ma sicuramente occor-re fare un importante salto culturale che la ristorazione di qualità ha già fatto proprio.Il piacere a tavola, infatti, non si raggiunge più attraverso l’abbondanza, come in tempi passati.Il piacere oggi si raggiunge attraverso l’armonia e attra-verso la sollecitazione e partecipazione di tutti i sensi.La vera gastronomia non ha a che fare con il mangiare, ma con la sublimazione del mangiare.Ciò non è in contrasto con le regole della sana alimenta-zione, ma anzi ne rappresenta la sintesi più evoluta che è destinata a pagare di più e a far emergere il valore aggiunto di chi opera in questa direzione. Provare per credere.

*Responsabile Centro Regionale NutrizioneGiulianova ASL Teramo

Salutee piacere a tavola

DI PAOLO DE CRISTOFARO*

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Il maldi schienaDI VALTER DI MATTIA

Il dolore della schiena è un problema di salute che inte-ressa in particolare le persone in età lavorativa. Colpisce persone che svolgano lavori pesanti ma anche leggeri. Il “mal di schiena” si può presentare in ogni tipo di profes-sione e abitudine di vita.L’evoluzione dell’andatura “quadrupedica” a quella eretta ha portato l’uomo ad assumere posizioni scorrette e abi-tudini posturali non ottimali che, con il passare degli anni, portano a patologie dell’apparato locomotore con scom-pensi delle “catene muscolari”. In molti casi lo scompen-so dipende da una forte “ipertonia” muscolare distrettua-le che, in costante accorciamento, provoca rigidità e fa perdere l’allineamento fi siologico del corpo.La nostra schiena ha un asse portante centrale costituito dalla “colonna vertebrale”. Essa è formata da una serie di segmenti sovrapposti (vertebre) che formano un com-plesso “mio-osteo-articolare” che consente all’uomo la stazione eretta e la conservazione dell’equilibrio garan-tendo le caratteristiche di “fl essibilità e stabilità”.In base alle caratteristiche ed alla sede, vengono deno-minate: Cervicali (in numero di 7); Dorsali (in numero di 12); Lombari (in numero di 5).Complessivamente sono 24 vertebre unite da 74 artico-lazioni. Tutte le vertebre, eccetto le prime due del tratto cervicale e le ultime del tratto sacro-coccigeo, sono tra loro separate da un disco intervertebrale avente funzione ammortizzante. Il disco vertebrale è considerato un siste-ma idraulico per la sua capacità di idratarsi e disidratarsi. Esso è formato da due parti distinte: (a) parte centrale (nucleo polposo) sostanza gelatinosa costituita per oltre l’80% di acqua; (b) parte esterna (anello fi broso). Nella stazione eretta il nucleo polposo si disidrata per la com-pressione esercitata sui dischi dal peso corporeo, mentre si inibisce nella stazione in decubito.

La pressione nel centro del disco, anche senza carico, non è mai nulla; l’idrofi lia del nucleo crea uno stato di pre-compressione che fa aumentare la resistenza del di-sco alle varie sollecitazioni. Con l’età, con lo scarso mo-vimento, la colonna perde il grado di idrofi lia e la sua mo-bilità. Sciatalgie, artrosi vertebrali, dorsalgie, lombalgie, sono disturbi legati spesso alla vita sedentaria. Inoltre, l’uso esagerato dell’automobile, del computer, l’aumento ponderale, che affl iggono la nostra generazione favori-scono la prevalenza statica su quella dinamica. L’iperto-nia muscolare che ne deriva costituisce un fattore predi-sponente nell’insorgere di condizioni vertebrali dolorose.Propedeutica per il “mal di schiena”Un regime di attività fi sica fi nalizzata, protratta nel tempo, con esercizi scelti attentamente è più effi cace del ripo-so a letto. Il movimento farà migliorate il paziente pre-venendo la cronicizzazione e quindi quello stato defi nito “cronic pain”. Gli specialisti insistono molto sul fatto che l’immobilizzazione non permette una buona “nutrizione” del disco intervertebrale e porta a modesta ipomiotrofi a, minore tenuta legamentosa, fenomeni di degenerazione cartilaginea, fi no ad osteoporosi.Esercizi miratiAlcuni distretti muscolari vanno sottoposti ad allunga-menti passivi, mentre altri tonifi cati (addome, muscoli antigravitari, ecc.). Applicazioni posturali di stiramento muscolare attivo restituendo la loro elasticità naturale recuperando la funzione persa o danneggiata (metodo Mèzierés). Il “mantenimento - raggiungimento” dello sta-to di salute, anche attraverso un corpo effi ciente e ben funzionale, è un concetto ormai consolidato da numerosi studi scientifi ci e dovrebbe far parte della cultura di uno stile di vita che porti al concetto di “Equilibrio, Economia, Comfort (metodo Pilates).

Esercizi specifi ci per un fastidioso disturbo diff uso a ogni età

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DEL DOTT. ROBERTO SANTORO (MAGISTRATO)L’agente provocatore

DI GIANFRANCO PUCA (AVVOCATO)

(Eventuali tematiche da trattare possono esseresegnalate all’indirizzo [email protected])

Ha lo scopo di garantire il rispetto del-la dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della persona disabile e pro-muoverne la sua piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società; il raggiungimento della massima autonomia possibile, la partecipazione alla vita della collettività, la realizzazione dei diritti civili, politici e patrimoniali; per-seguire il recupero funzionale e sociale

della persona affetta da minorazioni fi siche, psichiche e sensoriali; predisporre interven-ti volti a superare stati di emarginazione e di esclusione sociale. La legge prevede una se-rie di agevolazioni sul piano fi scale, lavorativo e scolastico. Diritto all’istruzione: al bambino è garantito l’inserimento negli asili nido, per sviluppare -sin da tale tenera età- le potenzialità nell’appren-dimento, nella comuni-cazione, nelle relazioni

e nella socializzazione. L’integrazione scolastica è garantita nelle sezioni e nelle classi comuni delle scuole di ogni ordine e grado e nelle università, e si realizza principalmente attraverso: una program-mazione coordinata dei servizi scolastici con quelli sanitari, socio-assistenziali, culturali, ricreativi, sportivi e con altre at-tività sul territorio gestite da enti pubbli-ci o privati. Nelle scuole di ogni ordine e grado sono garantite attività di sostegno mediante l’assegnazione di docenti spe-cializzati; gli insegnanti di sostegno assu-mono la con-titolarità delle sezioni e delle classi in cui operano, partecipano alla programmazione educativa e didattica.Lavoro: la persona può usufruire, a sua scelta ma in alternativa, o di due ore al giorno retribuiti oppure di tre giorni al mese interamente retribuiti e coperti an-che da contribuzione fi gurativa. I permes-si mensili ed i riposi giornalieri sono ga-rantiti anche al genitore lavoratore, anche se l’altro genitore non svolge attività lavo-rativa, indipendentemente dalla minore o maggiore età del fi glio; in mancanza dei genitori, i parenti ed affi ni entro il terzo grado possono utilizzare i giorni di per-messo anche se non sono conviventi con

Capita a volte di apprendere dalla cronaca giornalistica come pericolose organizzazioni criminali vengano assicurate alla giu-stizia anche grazie all’operato di soggetti – in genere apparte-nenti alle forze dell’ordine – che s’infi ltrano nella struttura illecita, apparentemente con lo scopo di favorirla nella commissione dei reati, ma in realtà con il preciso intento di consentirne l’indivi-duazione e la repressione.Costoro vengono tecnicamente defi niti agenti provocatori.L’agente provocatore, in effetti, è colui il quale fi ngendosi parte-cipe di un’attività delittuosa, “provoca” l’azione di altri con il solo scopo di permetterne l’incriminazione da parte delle autorità inquirenti. Nel nostro ordinamento non esiste una disposizione normativa che defi nisca, in generale, la fi gura dell’agente provo-catore, ma solo specifi che previsioni di legge che ne disciplinano l’attività con riferimento a determinati reati.E’ il caso, ad esempio, all’art. 97 del D.P.R. 309/1990 che dichiara, tra l’altro, non punibi-li gli uffi ciali di polizia giudiziaria addetti alla unità specializzate antidroga i quali, al solo fi ne di acquisire elementi di prova in ordine ai delitti concernenti gli stupefacenti, acqui-stano, ricevono, sostituiscono od occultano sostanze stupefacenti o psicotrope o com-piono attività prodromiche e strumentali. Al-tre ipotesi di agente provocatore sono state, poi, introdotte in materia di riciclaggio e di armi; di acquisto simulato di materiale por-

nografi co, nonché in tema di contrasto al terrorismo internazio-nale.Nonostante l’enorme rilevanza e pericolosità del servizio pre-stato – si pensi a coloro che entrano a far parte di associazioni di tipo mafi oso – il contributo fornito dall’agente provocatore ha sollevato, tuttavia, non pochi problemi tra studiosi e giudici poi-ché si sostiene che egli, quantunque sia animato da nobili fi na-lità, agevolerebbe la commissione del reato, anziché prevenirlo.Attualmente, sono sostanzialmente due gli orientamenti che escludono la punibilità dell’agente provocatore, sia pure con motivazioni diverse. L’uno, sostenendo come l’attività provo-catoria sia giustifi cata dall’adempimento del dovere previsto dall’art. 51 del codice penale, poiché la polizia giudiziaria ha

l’obbligo di ricercare le prove ed assicurare i colpevoli alla giustizia.L’altro, valorizzando la mancanza di dolo in capo all’agente, poiché egli è convinto che l’at-tività criminale, in ogni caso, non giungerà a compimento.Probabilmente è più corretto ritenere come il legislatore, tenuto conto della gravità di par-ticolari tipi di delitti, abbia inteso eccezional-mente derogare al generale principio di pre-venzione dei reati, riconoscendo determinate ipotesi di non punibilità in favore dell’operato di coloro che si trovano ad agire al solo scopo di assicurare i responsabili alla giustizia.

il disabile purché gli prestino assistenza continua ed esclusiva. Se i genitori lavo-rano i permessi spettano ad entrambi, ma non contemporaneamente.Se il bambino disabile è minorenne, è previsto anche un prolungamento del congedo parentale sino a tre anni.Diritto di voto: In occasione di consultazioni elettorali il Comune organizza un servizio di trasporto pubblico in modo da facilitare agli elettori handicappati il raggiungimento del seggio elettorale. Il cittadino impossi-bilitato ad esercitare autonomamente il diritto di voto è accompagnato in cabina da una persona di sua fi ducia, iscritto nelle liste elettorali. Agevolazioni per i veicoli: Per le categorie A, B, o C speciali, con incapacità motorie permanenti, le unità sanitarie locali contri-buiscono alla spesa per la modifi ca degli strumenti di guida. Sono previste agevo-lazioni fi scali (IVA agevolata, detraibilità IRPEF, esenzione pagamento bollo auto, esenzione imposte trascrizione passaggi di proprietà) per l’acquisto di un veicolo da parte di un disabile o di un suo familiare.

Legge 104: assistenza, integrazione e diritti dei disabili

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A CURA DI FRANCESCA ALCINII*

Sole, spiagge, mare, scampagnate e viaggi, queste e molte altre parole ci regalano la dolce sensazione dell’estate. La calda stagione che vede il suo massimo nel mese del solleone è per molti sinonimo di relax, ma cosa possiamo fare per rendere piacevole l’estate an-che per i nostri amici? Molte insidie si nascondono tra le verdi alture abruzzesi e le calde notti costiere. Ma niente paura! Con qualche accorgimento ed un po’ di preven-zione anche fi do e micio possono tranquillamente gode-re dell’estate.L’articolo non vuole e non può essere esaustivo a cau-sa della vastità degli argomenti e delle continue ricerche che tutt’oggi si svolgono su alcune malattie. L’intento, quindi, è quello di fornire un quadro generale ai proprie-tari sui pericoli estivi dei loro amici e indirizzarli dai loro veterinari di fi ducia per maggiori informazioni. Patologia molto diffusa nelle regioni meridionali che colpisce i cani è la Leishmaniosi. A trasmettere questa malattia dei piccolissimi insetti detti fl ebotomi o pappata-ci, simili alle zanzare.La malattia spesso è asintomatica, diffi cile, dunque, la diagnosi. Nei casi in cui il decorso della malattia dovesse manifestare i sintomi, tra i più comuni troviamo: perdita repentina del peso, alopecia, lesioni cutanee tipo piccole ulcere e dolori articolari. La Leishmania inoltre, è un’antropo-zoonosi, ovvero una malattia trasmissibile all’uomo. La contaminazione non avviene tramite il cane, ma solo attraverso il fl eboto-mo che dopo aver punto l’animale punge l’uomo. Non è possibile, inoltre, la contaminazione tra cani, è indispen-sabile sempre la puntura dell’insetto. La malattia spesso è letale e la prevenzione è la miglior via da intraprendere. Evitare che il cane dorma in giar-dino durante le ore notturne può diminuire la probabilità che il cane venga punto, ma non basta. Installare zan-zariere a trama fi tta può aiutare, ma il miglior rimedio sono i collari, spray e spot-on antiparassitari. Attenzione alle irritazioni cutanee. Il vostro medico veterinario saprà indicarvi quello più adatto.Trasmettitori di malattie non sono solo i fl ebotomi, ma anche le zecche e le pulci, che oltre a infastidire con azione meccanica, possono causare dermatiti allergiche e veicolare altri parassiti interni nei nostri amici.

Zecche e pulci colpiscono indistintamente cani e gatti. Le prime, più rare nei gatti che vivono in casa, trasmet-tono la malattia di Lyme, l’Erlichiosi e la Babebiosi, e la tularemia nei gatti. Questa può essere contratta sia se il felino mangia carne di coniglio infetto, sia se è morso da una zecca che precedentemente si era nutrita di sangue di coniglio infetto. Attraverso i morsi (quindi la saliva del gatto) e gli altri fl uidi corporei l’uomo può contaminarsi. Le pulci, invece, oltre a trasmettere un verme intestinale noto come Dipylidium caninum può provo-care in alcuni soggetti la D.A.P. ovvero la Dermatite Allergica da Pulci. Anche in que-sti casi la prevenzione è la miglior scelta. Spesso gli stessi antiparassitari effi caci per le zecche lo sono anche per le pulci, con il vantaggio di avere un solo prodotto con più effetti.Particolare attenzione durante l’estate bi-sogna rivolgerla alle alte temperature per evitare colpi di calore, soprattutto se sia-mo proprietari di un animale anziano o con problemi cardiocircolatori. Se asma, ipersalivazione, vomito o convulsioni sono i sintomi che state osservando, probabil-mente vi trovate davanti a un caso di colpo di calore. La prima cosa da fare è cercare di raffreddarlo, magari coprendolo con un telo o asciugamano bagnato o, direttamen-te, con dell’acqua, la seconda è quella di correre dal veterinario. Attenti quindi a non lasciare animali chiusi in macchine par-cheggiate al sole (ricordatevi che è reato), a lasciare sempre disponibili ciotole d’ac-qua fresca, evitando lunghe passeggiate nelle ore più calde, estenuanti corse dietro motorini o biciclette e avendo riguardo nel lasciare in giardino uno spazio all’ombra. In conclusione, la parola d’ordine è pre-venzione. Con un po’ di accorgimenti e su consiglio del veterinario l’estate diventa un piacere anche per i nostri amici.

zecche, pulci e ... dintorni

Malattie estivedi Fido e Micio

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Zucchine ripiene

(per 5-6 persone): 10-12 zucchine (possibilmente di dimensioni simili tra loro), ½ bicchieri di olio, 250 gr di carne tritata (misto di manzo e maia-le), 7-8 cucchiai colmi di pane grattugiato, 50 gr di parmigiano grattugiato, 2 uova, prezzemolo trita-to, ½ bicchiere di vino bianco secco.

La carne macinata (se piace aggiungere un po’ di carne sempre macinata di tacchino – max 100 gr) viene impastata con le uova battute, il pane grat-tugiato, il parmigiano, il prezzemolo. Si “cavano” le zucchine – usando idoneo coltellino – e, con la dovuta attenzione, si procede a riempire bene le zucchine. Terminata questa “operazione”, si met-tono a soffriggere le zucchine, girandole delicata-mente per farle rosolare in modo uniforme. Si ag-giunge il vino e – se necessario – un po’ d’acqua.

Dal volume “Una ricca...cucina povera”di Roberto Pelillo

Disporre a “vulcano” alemno 200 gr di farina. Nel “foro” centrale mettere le uova e sbatterle senza unire troppo la farina. Aggiungere lo zucchero. Sbattere senza “tra-sbordare” (nel caso malaugurato aggiungere altra fari-na). Grattugiare la buccia di limone. Aggiungere il burro, lu buccia di limone grattugiata e il lievito. Unire il tutto, procedendo ad un delicato lavoro di impasto esclusiva-mente con le mani.N.B. Se necessario, perché troppo molle, aggiungere farina. Realizzare una “palla” uniforme con l’impasto. Mettere la “palla” in frigo; intanto, accendere il forno. Prendere la marmellata (o solo d’uva o anche di mela

cotogna) e aggiungere mandorle (già tritate) e pezzettini di cioccolato fondente, il liquore. Unire il tutto. N.B. Per eventuale amalgama, sbriciolare biscotti tipo frollini.Estrarre la “palla” dal frigo. Metterne da parte un pò (10%). Usare una teglia (diametro di 24 cm) ed imburrar-la. “Lavorare” manualmente l’impasto sulla teglia sten-dendola fi no a coprirla per intero. Disporvi sopra tutta la marmellata condita. Con la pasta frolla messa da parte, fare listelli per creare una griglia sopra la marmellata. Spennellare la superfi cie della crostata con l’albume del-le uova usate. Mettere in forno a 150° per 50/55 minuti massimo.

Crostata alla marmellata

Ingredienti & preparazione

Ingredienti & preparazione

Per la pasta frolla: 100 gr di zucchero, 80 gr di burro, 3 uova (1 intero e 2 tuorli), 250 gr di farina, 1 buccia di limone (da grattugiare), 1 cucchiaio di lievito. Per condire la marmellata: 300 gr di marmellata d’uva (o anche 200 gr di mele cotogne), cioccolato fondente 70/80 gr, 250 gr di mandorle tostate e tritate, limone, liquore 1 bicchierino (es. rhum all’arancio)

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