Prima Lectio - Fede

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Lectio Divina 24 Novembre 2012

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Introduzione Iniziamo questa sera con il nostro Vescovo il cammino che, in questo Anno della Fede, ci conduce a riscoprire le sorgenti della nostra fede, della nostra speranza e del nostro amore. La nostra fede nasce come bisogno, bisogno di trovare senso per la vita, bisogno di trovare speranza per il futuro, bisogno di amare e sentirsi amati. Pian piano la fede però ci conduce all’incontro con il Signore Gesù che ci invita a conoscerlo sempre più e a fidarci di lui. Finché la fede diventa vero e proprio affidamento della nostra vita a lui che è il Signore della Vita. Questa sera vogliamo chiedere per noi e per tutti il dono della Fede, sorgente fresca di vita buona.

Canto: Fonte della Vita Risorgeremo in Te Signore, ci hai donato nuova vita, ci hai liberato dal peccato: grande è l’opera di Dio Hai riempito i nostri giorni della sola gioia vera e su chi soffre e più non spera brillerà la Luce Tua. Noi ti lodiamo, crediamo che Tu sei la fonte della vita; avremo fede, speranza e carità verso il prossimo per Te. Per sempre noi annunceremo Te in ogni giorno della vita; con questa fede, speranza e carità che lo Spirito diede a noi. Per fede andremo per il mondo a proclamare la Parola; a tutti i popoli diremo che la vita vera sei.

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Con fede tutto lasceremo confidiamo nel tuo amore; trova pace il nostro cuore solo se riposa in Te. Tu sei presente in ogni giorno, sarai con noi fino alla fine; insieme a Te cammineremo sui sentieri della vita. Tu solo accendi la speranza dentro al cuore di ogni uomo; non c'è fede senza amore non c'è amore senza Te. Vincitore sulla morte, fonte della vita eterna, vero uomo sulla terra, vero Dio sei Tu Gesù. Ci hai creati per amore, solo amore chiedi a noi: quel che nasce dalla fede è la vera carità! Vescovo Nel nome del Padre… Il Signore sia con voi…

Preghiera corale: Accresci la nostra fede (Giovanni Paolo II) Signore Gesù, tu sei con noi, vivo e vero, nell’Eucaristia. Signore, accresci la nostra fede. Signore, donaci una fede che ama. Tu che ci vedi, tu che ci ascolti, tu che ci parli: illumina la nostra mente perché crediamo di più; riscalda il nostro cuore perché ti amiamo di più! La tua presenza, mirabile e sublime ci attragga, ci afferri, ci conquisti. Signore, donaci una fede più grande. Signore, donaci una fede più viva.

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Primo Momento – LECTIO

Canto alla Parola: Ascolta Quella sera il cuore bruciava quando lui conversava con noi; occhi ciechi vuote parole, volti tristi non erano più. La sua voce infondeva speranza, il suo passo ridava vigore. Resta ancora un poco, Signore, e continua a parlarci di Te. Ascolta, ascolta, ascolta la parola che dimora in Te: il cuore arderà! Ascolta, ascolta, e nel silenzio scopri il nome tuo, invocherai il Padre che ti donerà lo Spirito di Verità Dal divino eterno silenzio la Parola è discesa tra noi, per le strade a tutta la gente i segreti del regno svelò. Noi l’abbiamo visto e ascoltato Camminava e parlava con noi. Grideremo al mondo il Vangelo, giunga a tutti la sua novità.

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Dalla prima lettera di San Giovanni apostolo (1 Gv 4,7-16)

Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio

e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato

l'amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la

vita per mezzo di lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha

amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.

Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto

Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. In questo si

conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha donato il suo Spirito. E noi stessi abbiamo

veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque

confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio. E noi abbiamo conosciuto e

creduto l'amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane

in lui.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 4,35-41)

In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: "Passiamo all'altra riva". E, congedata la folla,

lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande

tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a

poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che

siamo perduti?". Si destò, minacciò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e ci fu

grande bonaccia. Poi disse loro: "Perché avete paura? Non avete ancora fede?". E furono presi da

grande timore e si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli

obbediscono?".

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Secondo Momento - MEDITATIO

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Terzo Momento - ORATIO & CONTEMPLATIO

Canto di esposizione eucaristica: Lascia che il tuo fiume Lascia che il tuo fiume sgorghi dentro il cuor mio. Lascia che la luce Spirito di Dio. Copri tutto ciò che turba l’anima. Tu sei il mio riposo la mia libertà. Tu sei il mio riposo la mia libertà. Gesù, Gesù, Gesù Cantiamo al Padre Padre, Padre, Padre Vieni o Spirito Spirito, Spirito, Spirito. Spirito di Dio vieni e guidami tu. Spirito d’amore custodiscimi. Quando il dubbio bussa non mi spezzerò. Se nel tuo amore io camminerò. Se nel tuo amore io camminerò

Ritornello: Tu sei sorgente viva Tu sei sorgente viva,tu sei fuoco, sei carità. Vieni Spirito Santo, vieni Spirito Santo!

Preghiera (S.Agostino) Signore mio Dio, unica mia speranza, fa’ che stanco non smetta di cercarTi, ma cerchi il Tuo volto sempre con ardore. Rit. Dammi la forza di cercare, Tu che ti sei fatto incontrare, e mi hai dato la speranza di sempre più incontrarTi. Davanti a Te sta la mia forza e la mia debolezza: conserva quella, guarisci questa. Rit.

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Davanti a Te sta la mia scienza e la mia ignoranza; dove mi hai aperto, accoglimi al mio entrare; dove mi hai chiuso, aprimi quando busso. Fa’ che mi ricordi di Te, che intenda Te, che ami Te. Amen! Rit.

Padre Nostro

Canto di adorazione: Tu sei re Tu sei Re, Tu sei Re sei Re Gesù. (2v) A Te eleviam i nostri cuori a Te eleviam le nostre mani guardando verso il Tuo trono lodando Te. (2v)

Orazione Soffio dell’amore di Dio, Spirito Santo, nel fondo della nostra anima tu deponi la fede. Essa è come uno slancio di fiducia ripreso mille volte durante la nostra vita. Essa può essere solo una semplicissima fiducia, così semplice che tutti possono accoglierla. Aiutaci ad accoglierla sempre e a donarla agli altri. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Benedizione eucaristica

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Quarto Momento - ACTIO

Segno

Canto finale: Le tue meraviglie Ora lascia o Signore che io vada in pace perché ho visto le tue meraviglie. Il tuo popolo in festa per le strade correrà a portare le tue meraviglie. La tua presenza ha riempito d’amore le nostre vite, le nostre giornate. In te una sola anima, un solo cuore siamo noi. Con Te la luce risplende splende più chiara che mai. La tua presenza ha inondato d’amore le nostre vite, le nostre giornate. Fra la tua gente resterai per sempre vivo in mezzo a noi, fino ai confini del tempo così ci accompagnerai.

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Per l’approfondimento e la riflessione personale a casa Dalla “Lettera ai cercatori di Dio” della CEI La possibilità della fede

“Aumenta la nostra fede!” A questa richiesta degli Apostoli - voce di tutti coloro che sono alla ricerca di Dio con umiltà e desiderio - Gesù risponde così: “Se avrete fede pari a un granellino di senapa, direte a questo monte: ‘spostati da qui a là’, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile” (Matteo 17,20). Credere non è anzitutto assentire a una dimostrazione chiara o a un progetto privo di incognite: non si crede a qualcosa che si possa possedere e gestire a propria sicurezza e piacimento. Credere è fidarsi di qualcuno, assentire alla chiamata dello straniero che invita, rimettere la propria vita nelle mani di un altro, perché sia lui a esserne l’unico, vero Signore.

Crede chi si lascia far prigioniero dell’invisibile Dio, chi accetta di essere posseduto da lui nell’ascolto obbediente e nella docilità del più profondo di sé. Fede è resa, consegna, abbandono, accoglienza di Dio, che per primo ci cerca e si dona; non possesso, garanzia o sicurezza umane. Credere, allora, non è evitare lo scandalo, fuggire il rischio, avanzare nella serena luminosità del giorno: si crede non nonostante lo scandalo e il rischio, ma proprio sfidati da essi e in essi. “Credere significa stare sull’orlo dell’abisso oscuro, e udire una voce che grida: gèttati, ti prenderò fra le mie braccia!” (Søren Kierkegaard).

Eppure, credere non è un atto irragionevole. È anzi proprio sull’orlo di quell’abisso che le domande inquietanti impegnano il ragionamento: se invece di braccia accoglienti ci fossero soltanto rocce laceranti? E se oltre il buio ci fosse ancora nient’altro che il buio? Credere è sopportare il peso di queste domande: non pretendere segni, ma offrire segni d’amore all’invisibile amante che chiama.

Lottare con Dio

In questa lotta con l’invisibile il credente vive la sua più alta prossimità all’inquieto cercatore di Dio: si potrebbe perfino dire che il credente è un ateo che ogni giorno si sforza di cominciare a credere. In realtà, chi crede ha bisogno di rinnovare ogni giorno il suo incontro con Dio, nutrendosi alle sorgenti della preghiera, nell’ascolto della Parola rivelata. Analogamente, si può pensare che il non credente pensoso nient’altro sia che un credente che ogni giorno vive la lotta inversa, la lotta di cominciare a non credere: non l’ateo superficiale, ma chi, avendo cercato e non avendo trovato, patisce il dolore dell’assenza di Dio, e si pone come l’altra parte del cuore di chi crede.

Da queste considerazioni nasce il no alla negligenza della fede, il no a una fede indolente, statica e abitudinaria, come il no a ogni rifiuto ideologico di Dio, a ogni intolleranza comoda, che si difende evadendo le domande più vere, perché non sa vivere la sofferenza dell’amore. E nasce parimenti il sì a una fede interrogante, a una ricerca onesta, capace di rischiare e di consegnarsi all’altro,

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quando ci si senta pronti a vivere l’esodo senza ritorno verso l’abisso del mistero di Dio, su cui la sua Parola è porta.

Se c’è una differenza da marcare, allora, non sarà forse tanto quella tra credenti e non credenti, ma tra pensanti e non pensanti, tra uomini e donne che hanno il coraggio di cercare incessantemente Dio e uomini e donne che hanno rinunciato alla lotta, che sembrano essersi accontentati dell’orizzonte penultimo e non sanno più accendersi di desiderio al pensiero dell’ultima patria. Qualunque atto, anche il più costoso, sarebbe degno di essere vissuto per riaccendere in noi il desiderio della patria vera e il coraggio di tendere a essa, sino alla fine, oltre la fine, sulle vie del Dio vivo.

Credere sarà allora abbracciare la Croce della sequela, non quella comoda e gratificante che avremmo voluto, ma quella umile e oscura che ci viene donata, per dare compimento “a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Colossesi 1,24). Crede chi confessa l’amore di Dio nonostante l’inevidenza dell’amore, chi spera contro ogni speranza, chi accetta di crocefiggere le proprie attese sulla croce di Cristo, e non Cristo sulla croce delle proprie attese. Crede chi è stato già raggiunto dal tocco di Dio e si è aperto alla sua offerta d’amore, anche se non ha ancora la luce piena su tutto.

La fede come ricerca e come pace

Alla fede ci si avvicina con timore e tremore, togliendosi i calzari, disposti a riconoscere un Dio che non parla nel vento, nel fuoco o nel terremoto, ma nell’umile voce di silenzio, come fu per Elia sulla santa montagna (cf. 1 Re 19) ed è stato, è e sarà per tutti i santi e i profeti. Credere, allora, vuol dire perdere tutto? Non avere più sicurezza, né discendenza, né patria? Rinunciare a ogni segno e ad ogni sogno di miracolo? A tal punto è geloso il Dio dei credenti? Così divorante è il suo fuoco? Così buia la sua notte? Così assoluto il suo silenzio?

Rispondere di sì a queste domande sarebbe cadere nella seduzione opposta a quella di chi cerca segni a ogni costo; sarebbe un dimenticare la tenerezza e la misericordia di Dio. C’è sempre una luce per rischiarare il cammino: un grande segno ci è stato dato, il Cristo, che vive nei mezzi della grazia e dell’amore confidati alla famiglia dei suoi discepoli, la Chiesa. In essa è offerto un cibo ai pellegrini, un conforto agli incerti, una strada agli smarriti. Se questi doni non vanno mai confusi con possessi gelosi, è pur vero che essi sono là per nutrirci; non per esimerci dalla lotta, ma per darci forza; non per addormentare le coscienze, ma per svegliarle e stimolarle a opere e giorni d’amore, in cui l’amore invisibile si faccia presente.

Testimoniare la fede non sarà, allora, dare risposte già pronte, ma contagiare l’inquietudine della ricerca e la pace dell’incontro: “Ci hai fatto per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposi in te” (Sant’Agostino, Le Confessioni, 1,1). Accettare l’invito non è risolvere tutte le oscure domande, ma portarle a un Altro e insieme con lui. A lui è possibile rivolgere con fiducia le parole della bellissima invocazione di sant’Agostino:

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Signore mio Dio, unica mia speranza, fa’ che stanco non smetta di cercarTi, ma cerchi il Tuo volto sempre con ardore. Dammi la forza di cercare, Tu che ti sei fatto incontrare, e mi hai dato la speranza di sempre più incontrarTi. Davanti a Te sta la mia forza e la mia debolezza: conserva quella, guarisci questa. Davanti a Te sta la mia scienza e la mia ignoranza; dove mi hai aperto, accoglimi al mio entrare; dove mi hai chiuso, aprimi quando busso. Fa’ che mi ricordi di Te, che intenda Te, che ami Te. Amen!

(De Trinitate, 15, 28, 51).