Prima dei catari

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Prima dei catari di Francesco Zambon Maggio 2009 Indice Introduzione................................................................................................................................ 1 Bibliografia ................................................................................................................................ 2 I Patereni di Bosnia..................................................................................................................... 3 I Bogomili di Bisanzio ............................................................................................................... 3 I Pauliciani ................................................................................................................................. 4 Gli eretici di Ani ......................................................................................................................... 5 Tra il I° ed il IV° secolo.............................................................................................................. 6 Ritornando indietro..................................................................................................................... 7 Conclusioni................................................................................................................................. 9 Introduzione La storia dei catari viene, da molti autori, studiata per i soli territori dell'attuale Francia, Germania, Olanda e Italia centro-settentrionale, per il periodo compreso fra il 1050 e il 1350. Poco convinto di questi confini temporali e spaziali ho cercato di approfondire quanto si conosce sui Bogomili dei Balcani, spesso chiamati anche Bogomili di Bosnia. Oltre al viaggio del bogomilo “Papa Niceta” a St.Felix de Caraman del 1167 [L] informazioni sugli eretici dei Balcani sono presenti ad esempio in Bernardo Gui [BG] e nell'elenco delle chiese catare di Rainiero Sacconi [RS]. Ho trovato inizialmente il vecchio testo di Runciman [R] e successivamente la bibliografia allegata. Si tratta di testi spesso non tradotti in italiano e con impostazioni e punti di vista anche diversi tra loro ma che ricostruiscono in modo molto simile una storia che porta ai confini est dell'impero bizantino nel 7°-8° secolo. Informazioni scarse ma piuttosto coerenti permettono di riconoscere analogie tra le posizioni dei catari e quelle di Marcione, un “eretico” del 2° secolo, fondatore della Chiesa dei “Buoni Cristiani”, della quale ci sono tracce in Medio Oriente fino al V° secolo. Con il percorso qui presentato si raccolgono una serie di informazioni che arricchiscono quanto sappiamo dei catari e lasciano ipotizzare anche alcune variazioni dei loro usi e costumi avvenute nel corso del tempo.

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La storia dei catari viene, da molti autori, studiata per i soli territori dell'attuale Francia, Germania, Olanda e Italia centro-settentrionale, per il periodo compreso fra il 1050 e il 1350. Poco convinto di questi confini temporali e spaziali ho cercato di approfondire quanto si conosce sui Bogomili dei Balcani, spesso chiamati anche Bogomili di Bosnia. Ho trovato inizialmente il vecchio testo di Runciman [R] e successivamente la bibliografia allegata. Si tratta di testi spesso non tradotti in italiano e con impostazioni e punti di vista anche diversi tra loro ma che ricostruiscono in modo molto simile una storia che porta ai confini est dell'impero bizantino nel 7°-8° secolo. Con il percorso qui presentato si raccolgono una serie di informazioni che arricchiscono quanto sappiamo dei catari e lasciano ipotizzare anche alcune variazioni dei loro usi e costumi avvenute nel corso del tempo.

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Prima dei catari

di Francesco Zambon

Maggio 2009

IndiceIntroduzione................................................................................................................................1Bibliografia ................................................................................................................................2I Patereni di Bosnia.....................................................................................................................3I Bogomili di Bisanzio ...............................................................................................................3I Pauliciani .................................................................................................................................4Gli eretici di Ani .........................................................................................................................5Tra il I° ed il IV° secolo..............................................................................................................6Ritornando indietro.....................................................................................................................7Conclusioni.................................................................................................................................9

IntroduzioneLa storia dei catari viene, da molti autori, studiata per i soli territori dell'attuale Francia,Germania, Olanda e Italia centro-settentrionale, per il periodo compreso fra il 1050 e il1350.Poco convinto di questi confini temporali e spaziali ho cercato di approfondire quanto siconosce sui Bogomili dei Balcani, spesso chiamati anche Bogomili di Bosnia.Oltre al viaggio del bogomilo “Papa Niceta” a St.Felix de Caraman del 1167 [L]informazioni sugli eretici dei Balcani sono presenti ad esempio in Bernardo Gui [BG] enell'elenco delle chiese catare di Rainiero Sacconi [RS].Ho trovato inizialmente il vecchio testo di Runciman [R] e successivamente la bibliografiaallegata. Si tratta di testi spesso non tradotti in italiano e con impostazioni e punti di vistaanche diversi tra loro ma che ricostruiscono in modo molto simile una storia che porta aiconfini est dell'impero bizantino nel 7°-8° secolo. Informazioni scarse ma piuttosto coerenti permettono di riconoscere analogie tra leposizioni dei catari e quelle di Marcione, un “eretico” del 2° secolo, fondatore dellaChiesa dei “Buoni Cristiani”, della quale ci sono tracce in Medio Oriente fino al V° secolo.Con il percorso qui presentato si raccolgono una serie di informazioni che arricchisconoquanto sappiamo dei catari e lasciano ipotizzare anche alcune variazioni dei loro usi ecostumi avvenute nel corso del tempo.

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La chiesa di Otzum – Armenia 2008

Bibliografia [N] Vrej Nersessian “The Tondrakian Movement: Religious Movements in the Armenian Churchfrom the Fourth to the Tenth Centuries” ISBN # 0-915138-99-9, 1987[C] Fred. C. Conybeare “The Key of Truth. A Manual of the Paulician Church of Armenia”SBN-13: 978-1402155925[R] Steven Runciman “The medieval manicheee - a study of the christian dualist eresy” SBN0521289262, 1947[L] Milan Loos “Dualist Heresy in the Middle Ages” ISBN 902471673X, 1974[D] Jean Duvernoy “La religione dei Catari” ISBN 88-272-1372-4, 1976[O] Obolensky “The Bogomils: a study in Balkan Neo-Manicheaism” Cambridge U.P ISBN0521582628/9, 1948[F] John Fine “The Bosnian Church” ISBN:0863565034, 2007[S] Matthew Spinka: “A History of Christianity in the Balkans” 1933 - Archon Books 1968Lcccn: 68-20379[Lu] S.N.C Lieu Manicheaism in later Roman Empire and Medieval China, Mohr Siebeck ed-,1992 Manchester ISBN 3161458206, 9783161458200 [AC] Anna Commena “Alexias” in Migne PG V CXXXI[PS] Pietro Siculo “Historia manicheorum seo Paulicianorum” M.Rader – Goettingen 1846[TS] Tommaso di Spalato “Historia Salonica” in “History of the bishopships of Salona and Split”

2006 ISBN 978-963-7326-59-2 ISSN 1419-7782 Central European Medieval Texts[PM] Paolo Marangon “Il pensiero ereticale nella Marca Trevigiana e a Venezia dal 1200 al 1350”

1984, Francisci ed.[BG] Bernard Gui : “Manuel de l'Inquisiteur” Mollat ed. paris 1926[ES] Everwin Steinfeld “Epistola ad Bernardum” Migne PL 182[RS] Raniero Sacconi “Summa de Catharis et Pauperibus de Lugduno” ed Dondaine in

“Heresies of the High Middle Ages” N.Y. 1991 Trad. W.L.Wakefield ISBN 0231027435,9780231027434

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I Patereni di Bosnia

Nelle poche fonti primarie sopravvissute [F] si parla, quasi senza eccezioni, dell'”eresia”,senza mai darle un nome e senza approfondire di quale eresia si tratti anche sel'identificazione con i catari è certa. Nei pochi casi nei quali si utilizza un nome li si chiama“Patereni” da parte dei Latini e “Babuni” da parte dei Serbi.Il termine greco “Bogomili”, usato anche dai Bulgari, non viene utilizzato in Bosniaperché l'influenza di Bizantini e Bulgari vi è stata minima.Le informazioni più approfondite sui Patereni sono piuttosto tarde e riguardano la Bosnia,la Dalmazia e Dubrovnik in particolare. Queste informazioni ci permettono di associarli aiCatari; può darsi ci siano state alcune differenze dottrinali e sociali ma la documentazionedisponibile è troppo scarsa per poterle tracciare con qualche sicurezza. Le notizie riguardanti Dalmazia e Dubrovnik (Chiesa di Dalmazia) associano gli eretici ditali luoghi con le chiese eretiche latina e greca di Bisanzio e con quella bulgara diDragovitza. come del resto riporta Raniero Sacconi.Della Bosnia, specie nel periodo, XI-XIV secolo, si possono dire poche cose:

• Diffusa presenza della Chiesa di Bosnia ma anche una chiara e generalizzataincapacità in loco di percepire se tale Chiesa era eretica. Ad esempio un vescovo [L]bosniaco che non conosce i testi per il battesimo cattolico può essere un vescovocattolico ignorante ma anche un vescovo patereno non riconosciuto.

• Il supporto alla Chiesa di Bosnia da parte di alcuni Ban, i reggitori della Bosnia..• Una serie di azioni militari contro i Bosniaci da parte dei Serbi• Crociate indette da vari Papi combattute da ungheresi e da principi croati. Circa

gli effetti di queste azioni non si sa praticamente nulla. • La storia veneziana invece ignora del tutto la presenza di eretici che pure, secondo

altre fonti [TS] , erano ben presenti nelle città governate da Venezia.I Papi, oltre ad interessarsi costantemente al problema dell'eresia in Bosnia, invianodapprima i domenicani e successivamente missioni francescane e denuncianoripetutamente la migrazione di eretici italiani in Bosnia. Non ho trovato altre tracce di taleemigrazione oltre alle dichiarazioni papali.E' meglio documentata la presenza di eretici simili ai catari, a lungo, durante l'imperoturco, specie a Dubrovnik e nell'interno; presenza di case dei perfetti lungo le vie ditraffico, perfetti che svolgevano un ruolo attivo nell'assicurare trasporti e commerci.

I Bogomili di Bisanzio I termine Bogomili ([O] [L] [R]) indica, per il clero ortodosso greco, bulgari, macedoni egreci convertiti alla religione praticata dai Pauliciani, presenti tra gli armeni ed i sirianitrasferiti o deportati dai bizantini dall'est dell'Anatolia a Filippopoli/Plovdiv e dintorni. La religione dei Pauliciani si diffuse nel primo impero bulgaro (681-1018) con l'appoggiodegli imperatori bulgari che erano alla ricerca di una autonomia religiosa da Bisanzio;autonomia poi anche consolidata con la creazione di un Patriarca bulgaro cattolico ocomunque non dipendete dal Patriarca di Costantinopoli.Come sempre, in ambito bulgaro le notizie scritte sono molto scarse; c'è solo traccia dellagrande preoccupazione da parte del clero ortodosso per la nuova eresia.

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Si tratta di un periodo di terrificanti guerre tra bulgari e bizantini che devastaronoprofondamente e per decenni il territorio.Con la ripresa di parte significativa della penisola balcanica da parte dell'imperatoreAlessio Commeno [AC], l'eresia bogomila si diffonde anche nelle città bizantine, a corte,tra i commercianti e in modo significativo tra il clero e nei monasteri.La diffusione tra i commercianti ed i produttori di tessuti e di carta sembra essere invece ilveicolo più probabile per la diffusione dell'eresia tra le più vivaci comunità dell'Occidente.La presenza di una chiesa eretica latina a Bisanzio potrebbe essere stata uno dei tramiti.L'altro tramite è stato, per ragionevole supposizione, il passaggio dei pellegrini diretti allaTerra Santa, pellegrini che soggiornavano a lungo a Bisanzio e che spesso nonproseguivano oltre.

I Pauliciani La presenza di siriani e armeni di religione “pauliciana” attorno a Filippopoli/Plovdiv èben documentata dalla storia bizantina. Si parla infatti di trasferimenti in Tracia di questepopolazioni guerriere durante le lotte iconoclastiche da parte degli imperatori iconoclasti(ad es. Leone VI alla fine del IX° secolo) che li ritenevamo soldati fidati.Successivamente, ad esempio con l'imperatore Giovanni Zimisce (imperatore 969-976), sitratta di deportazioni di popolazioni dall'est dall'Anatolia alla Tracia per togliere alleati adarabi e turchi e ricavarne contadini/soldati per ripopolare la Tracia e combattere i bulgari.Sappiamo che i Pauliciani di Tracia hanno combattuto per i bizantini in Sicilia e Calabria.Non sono però stati sempre fedeli all'imperatore Alessio Commeno (imperatore 1081-1118)come avvenne all'assedio di Durazzo presa dai Normanni.Li hanno conosciuti direttamente anche i crociati: l'imperatore Federico Barbarossadurante la terza crociata e Villehardouin il cronista della quarta. La comunità eretica di Plovdiv è sopravvissuta aderendo nel 1700 alla Chiesa Cattolica.Sui Pauliciani in Oriente disponiamo di una relazione di Pietro Siculo[PS], unambasciatore bizantino presso i pauliciani di Tefrice/Divirgi che avevano costituito unpiccolo stato al confine tra gli arabi e i bizantini.I pauliciani, con una serie di scorrerie, avevano appoggiato, in varie occasioni, l'avanzatadegli arabi arrivando a devastare Efeso. Pietro Siculo era stato sei mesi a Tefrice pertrattare uno scambio di prigionieri. Sconfitti poi dall'imperatore Basilio I°, i pauliciani furono dispersi e deportati in Tracia(872). Pietro Siculo riferisce ad un vescovo in Bulgaria, che chiede chiarimenti sulla nuova eresiagiunta nella sua diocesi, della loro religione e di un legame stretto con la predicazione diSan Paolo.I pauliciani chiamano le loro comunità con i nomi delle città di missione di San Paolo; iloro capi usano i nomi dei seguaci di Paolo citati nelle Epistole e usano come testi sacri lelettere di San Paolo, gli Atti degli Apostoli, attribuiti ad autori vicini a San Luca, ed iVangeli.Ritengono che solo il Nuovo Testamento sia stato ispirato dal Dio di Amore; la Bibbiainvece è ispirata da un Dio di Giustizia.E' interessante annotare che il fondatore dei Pauliciani, Silvano, poi lapidato dai bizantini,avrebbe ricevuto (circa nel 670 d.c.) il Vangelo da un religioso proveniente dall'oriente;chiaro segno di una preesistenza dell'eresia. Silvano viveva a Samosata, una città oggi nelfondo del lago Ataturk, ma allora in una zona vivace economicamente e per la diffusionedel cristianesimo, vicina ad Antiochia ed Edessa.

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L'eresia pauliciana appare quando gli arabi sono costretti ad una ritirata dai bizantini enon viene correlata con correnti di pensiero precedenti. Gli arabi trattarono le diverse settedei cristiane con tolleranza ed ebbero cristiani pauliciani e monofisiti come alleati sin dallapresa di Damasco e fino al tempo delle crociate. Le fonti arabe sugli eretici cristiani sonocomunque scarse e tarde ma attestano la presenza di cristiani seguaci di Marcione in Siria.

Gli eretici di Ani La leggenda di Silvano [N] si ripete, in ambito armeno, con Smbat di Zarahawan il qualeavrebbe ricevuto nell' 830 a Militene lo stesso vangelo sempre da un religioso provenientedalla Siria e lo diffuse tra gli Armeni fondando la comunità di Tondrak.Bisogna in proposito notare che l'Armenia in quel periodo era uno stato indipendente inbilico tra bizantini, arabi e poi turchi, cristiano ma mai appartenuto all'impero romano, conuna chiesa potente, ricca e opprimente, ritenuta eretica dai bizantini non avendo accettatole conclusioni del concilio di Calcedonia che condanna i monofisiti (per loro Cristo ha unasola natura, quella divina)Gli eretici armeni sono coinvolti in due episodi principali. Il primo riguarda il villaggio diTondrak (per questo sono anche chiamati Tondrachiani) che, assieme a villaggi vicini simantiene indipendente dal potente monastero di Tatev, malgrado varie repressioni militarida parte dei re Bagratidi. Il villaggio si trovava a nord del lago Van, oggi in una zonaperiferica della Turchia ma allora zona molto evoluta.Il secondo episodio riguarda la città di Ani, nella quale l'eresia armena ebbe grandediffusione.Ani fu, per tre secoli, una delle principali città al mondo: era un terminale della via dellaseta. La città fu occupata dai Bizantini (1044) i quali attuarono una politica di repressionedegli eretici. Poco dopo Ani fu occupata dai turchi selgiuchidi (1064) che la distrusserocompletamente. Oggi le rovine di Ani si trovano in Turchia al confine con l'Armeniavicina alla città di Gumri. Poco dopo, nel 1071, con la battaglia di Manzikert i turchioccuperanno tutta l'Anatolia e le notizie sull'eresia quasi cessano.La letteratura armena comprende vari testi di ecclesiastici contro l'eresia: i testi principalisono di Giovanni di Otzum (m 728) e di Gregorio di Narek (m 1173). In entrambi i casi sielenca solo che cosa gli eretici rifiutano, con l'intento di non diffondere le loro menzogne.E' interessante notare che non si fa cenno al dualismo quanto piuttosto al rifiuto delleimmagini, della Madonna, della croce, della comunione, del matrimonio e del fatto che siordinano al sacerdozio tra loro. Inoltre gli eretici sostengono di avere gli stessi testiinspirati da Dio degli ortodossi.Il più preciso legame tra Tondrakiani e Pauliciani è rappresentato da una lettera di GrigorMagistros Pahalavuni [in C] , il governatore bizantino del tema armeno, inviata ai vescovisiriani. Li invita a non farsi ingannare dai profughi armeni, che non sono come loro dicono“buoni cristiani” ma che sono come i Pauliciani a loro ben noti. La volontà di non associareil nome “pauliciani” a san Paolo - le leggende in proposito sono numerose - lo porta adassociarli erroneamente a Paolo di Samosata il fondatore della teologia adozionista: Cristoè un uomo adottato da Dio, come avveniva per gli imperatori e avvenne per Maometto.Le informazioni sugli eretici armeni sono state inquinate dal testo religioso del 1700pubblicato dallo studioso inglese Conybeare con il titolo “ La Chiave della verità” [C e NApp III°] . Il testo fu datato al X° secolo da linguisti ingannati dal linguaggio arcaicizzantee attribuito ai Tondrachiani. Il libro contiene una confusa teologia adozionista. Solo direcente il testo è stato correttamente datato [N] e pertanto un atteggiamento adozionistadei Tondrachiani non ha più sostegni. Il testo di Conybeare è comunque di grandeinteresse per l'introduzione e la traduzione di numerosi testi armeni sull'eresia.L'eresia dei “Buoni Cristiani” in Armenia è discretamente documentata dal 554 (concilio di

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Dvin) e da vari interventi successivi dei Catolicos, i Patriarchi autocefali di Armenia, maesiste anche un lieve legame con l'eresia citata dal sinodo armeno di Sahapivan del 447.Il testo del sinodo è contenuto in una raccolta risistemata da Giovanni di Otzum, unCatolicos (717-728) che scrive un testo contro i “mclne”, chiaramente identificati con iPauliciani, utilizzando lo stesso termine misterioso usato anche nei testi del sinodo diSahapivan. [N p10]Il legame è debole ma ci riporta all'epoca in cui il vescovo Yeznik Koghbatsi (441-450),scrive l'ultima e lucidissima confutazione di Marcione, assieme a confutazioni dei filosofigreci e degli zoroastriani. Il legame tra Marcione e i Pauliciani/Tondrachiani è antico: viene proposto da Durandode Huesca [D p252] riportando da Isidoro di Siviglia ma anche, in modo più preciso, dalvardapet (monaco teologo) armeno del XII° secolo Paolo di Taron. [C]

Tra il I° ed il IV° secoloLa predicazione di San Paolo nella regione dell'Egeo (Corinto, Atene, Efeso..) si concludenel 63 dc.Circa nell'85 nasce a Sinope, non lontano nel mar Nero, Marcione, figlio di vescovo e poivescovo a sua volta. Tra San Paolo e Marcione potrebbero esserci quindi uno, al massimodue, intermediari. Si ricordi che l'ultimo allievo di San Giovanni, che viveva ad Efeso,Policarpo, muore nel 145 a Roma e conosce bene Marcione e lo definisce “il figlio diSatana”.Marcione si presenta a Roma nel 140 come vescovo, con robusti mezzi economici e tenta diinserisi nella chiesa romana ma ne viene scacciato.Per completare il clima dell'epoca ricordiamo che negli stessi anni aveva grande successo aRoma l'alessandrino Valentino, uno gnostico che vantava di essere stato allievo di unallievo di San Paolo.Marcione porta a Roma una versione del Vangelo di San Luca a cui, rispetto alla versioneaccettata nel Nuovo Testamento, mancano i primi due capitoli (la nascita di Cristo e ladiscendenza da Davide) mentre alcune frasi contrarie alle opinioni di Marcione sonoabbreviate. Marcione ha inoltre 11 lettere di San Paolo. Dieci lettere sono, tra quelle delNuovo Testamento, di più certa attribuzione. Una lettera, quella ai laodicei, è invecescomparsa.Secondo i suoi detrattori, il furente Tertulliano ad esempio, Marcione modificava i testisacri a suo comodo; è probabile invece che disponesse di testi più antichi. La suaattenzione alla interpretazione del testo costrinse la Chiesa ad iniziare l'individuazionesistematica dei testi che formeranno il Nuovo Testamento.

Prima di approfondire le tesi di Marcione ricordiamo che egli fondò una chiesa che subì lepersecuzioni assieme ai cattolici fino al IV° secolo, specialmente nel vicino oriente.Recenti studi suggeriscono di attribuire alla chiesa di Marcione l'influenza cristiana suMani. [LU]

Marcione è autore di un libro scomparso, “Antitesi”, nel quale vengono elencate lecontraddizioni tra il Nuovo ed il Vecchio Testamento. Le informazioni su di lui sonoricavate da un lungo elenco di confutazioni che vanno da Tertulliano a Yeznik includendoAgostino, Giovanni Crisostomo e Giovanni Damasceno.

Viste le antitesi che rendono i due messaggi religiosi profondamente diversi, Marcioneconclude che l'ispiratore del Vecchio Testamento è un Dio di Giustizia, contrapposto al Diodi Amore del Nuovo. Ne consegue un totale rifiuto della legge mosaica e dell'influenzagiudaica. Il rifiuto della discendenza di Cristo da Davide, anzi il rifiuto della umanità del

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Cristo, anticipano posizioni monofisite. In questa teologia la Madonna non ha alcun ruoloe San Giovanni Battista è un seguace del vecchio Dio che non ha compreso e seguito ilnuovo Verbo. Il suo Battesimo con l'acqua, unico sacramento, deve essere reinterpretato inun battesimo spirituale.

La prima lettera di San Pietro deve essere rifiutata in quanto collega strettamente Vecchio eNuovo Testamento. La seconda lettera di San Pietro è stata inserita nel canone dai cattolicimolto dopo Marcione; lo stesso avvenne per l'Apocalisse di Giovanni e altre lettere diApostoli.

Per Marcione la chiesa è la comunità religiosa, guidata da un vescovo aiutato da diaconisul modello di Cristo e degli Apostoli; non vale l'interpretazione della tradizione,fondamentale per la Chiesa Cattolica, quanto la lettura diretta dei testi scritti in una linguacomprensibile a tutti i fedeli. I fedeli di Marcione, non condizionati dal concilio di Nicea,non costruiscono edifici chiamati chiese, non accettano immagini religiose ed invecetraducono le scritture sacre nelle lingua dei fedeli.

In Marcione è presente un atteggiamento dualistico: la distinzione presente nelle Scritturetra un Principio della Luce ed un Principio delle Tenebre, i due ordini di realtà che sioppongono per le loro proprietà e postulano due principi. Il dualismo è perciò non unpunto di partenza, come in Mani, ma il punto di arrivo di un ragionamento, il risultato diun esame delle Scritture.[D]

Si tratta di un atteggiamento gnostico, o, viste le date, di una anticipazione degli gnostici,che tenta di rendere compatibile il messaggio cristiano con la filosofia neo-platonicadiffusa all'epoca. Atteggiamento comunque molto moderato rispetto alle complessegerarchie di Eoni delle teologie valentiniane e manichee.

Ritornando indietroIl percorso all'indietro nel tempo è stato lungo e molto incerto. Certamente molteaffermazioni possono essere meglio documentate, ma restano comunque molte questioniaperte e carenza di informazioni. Ciò nonostante possiamo evidenziare come alcunecaratteristiche della chiesa di Marcione e del primo cristianesimo si siano conservate finoagli ultimi catari.

Il dualismo della religione di Mani è stato immediatamente condannato nell'ImperoRomano al tempo di Diocleziano, nel 296, anche per ragioni politiche trattandosi direligione di origine persiana. La legge prevedeva il rogo per gli accusati recidivi e ilsequestro dei beni.Questa legge è stata recepita nella legislazione di Giustiniano e poi iterata per secoli daimperatori e papi. L'accusa di essere “manichei” è quindi l'identificazione giuridica di un reato e nonl'individuazione di un legame culturale con la religione di Mani.

A Bisanzio Bogomili e Pauliciani subiscono anche l'accusa di essere Messaliani. Questa èuna antica eresia di cui si perdono le tracce prima del IV° secolo. Simili ai Montanisti,pensavano che dopo un lungo periodo di preghiera e digiuni si potesse giungere ad unostato mistico dopo il quale non era più possibile peccare. Diffusa tra gli eremiti dei primisecoli in medio oriente ha solo deboli se non inesistenti punti di contatto con l'eresia diMarcione ma, essendo stata condannata dal Concilio di Efeso, può essere anch'essautilizzata come “reato”.

Si noti che l'accusa di “Messalianesimo” non appare in occidente tra le accuse ai catari e

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quella di “manicheismo” non appare per gli eretici armeni. L'Armenia infatti non ha maifatto parte dell' Impero Romano ; gli eretici in Armenia venivano marchiati a fuoco con ilsegno della volpe, mentre i bizantini utilizzavano il rogo.

Un artigiano vicentino del XIV° secolo elenca all'inquisitore [PM] le sacre scritture deicatari, lette in volgare:

• Il Pentateuco è stato scritto dal Demonio: affermazione coerente con quelle diMarcione anche se il Dio di Giustizia viene successivamente identificato con Satanache non ha l'accezione di giustizia.

• Si possono leggere i libri dei Salmi e dei Profeti: non è chiaro se sono ritenutiscritture sacre o solo buone letture. Si tratta di un atteggiamento più moderatorispetto a Marcione il quale esclude completamente il Vecchio Testamento. Si trattatuttavia di libri del Vecchio testamento citati nei Vangeli ed è probabile l'influenzadei monaci bizantini, tanto presenti tra i Bogomili, per la loro accettazione

• I Vangeli sono gli stessi dei Cattolici. Anche in questo caso non è chiaro quandovengono accettati i quattro vangeli e non solo quello di Luca nella versione diMarcione. Secondo Pietro Siculo [PS] sono già accettati dai Pauliciani.

• Gli Atti degli Apostoli sono accettati. • Lettere di san Paolo: l'eretico conferma l'importanza delle lettere di San Paolo: non

è chiaro se rifiuti le lettere “Pastorali” e quella agli Ebrei che non erano nell'“Apostolicon” di Marcione e che sono, per molti studiosi, del II° secolo.

• Lettere di Giovanni, Pietro e Giacomo: rifiutate le lettere di Pietro, la primaesplicitamente per il contenuto che collega strettamente Vecchio e NuovoTestamento, la seconda è stata inserita nel Nuovo Testamento in epoca molto tarda.Le altre lettere non sono nell'”Apostolicon” di Marcione e sono state recepite nelCanone dopo il II° secolo.

• Apocalisse: esplicitamente rifiutata, anche secondo Pietro Siculo. L'Apocalisse èstata recepita nel Nuovo Testamento molto dopo lo scisma di Marcione.

In breve alcune osservazioni su sacramenti, preghiere e atteggiamenti dei “buonicristiani”:

• battesimo: unico sacramento dei “buoni cristiani” anche se interpretato in sensospirituale, rifiutando quello di Giovanni Battista. Rimane l'antichissima tradizionedel battesimo in punto di morte, mentre viene nettamente rifiutato il battesimo deibambini.

• gli altri sacramenti sono del tutto ignorati. Si deve tener conto che la Chiesa inizia aformalizzarli solo dopo Agostino (IV° secolo)

• letizia al momento del martirio: documentata in epoca antica e motivata dal fattoche il martirio assicurava il regno dei Cieli. Si ritrova nei Catari dal Rogo di Coloniaa quello di Balibasta

• unica preghiera il “Pater Noster”: la preghiera viene ripetuta continuamente daiperfetti. Capitava la stessa cosa per le penitenze dei Cavalieri Templari.

Sembra che anche i Buoni Cristiani fossero consci dell'antichità della loro religione:Dopo il rogo di Colonia del 1143 Egwin di Steinfeld [ES] scrive: “Quelli che sono stati arsi cihanno dichiarato in loro difesa che quest'eresia è rimasta nascosta fino ad ora dall'epoca dei martirie che ha continuato ad esistere in Grecia ed in altri paesi”.

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Conclusioni

Il viaggio nel passato ed il ritorno non sembrano inutili. Il dualismo nei catari, purpresente, non sembra essere la loro caratteristica principale.

Molto più rilevanti sembrano essere:• la formazione accurata sulle scritture, la loro lettura e commento senza ricorrere ad

una lingua ecclesiatica, greca o latina che sia. • Il rifiuto del filtro ecclesiatico sia nell'interpretazione dei testi che nei rapporti con il

divino• la salvezza raggiunta “sola fide”• il rifiuto della legge Mosaica e della tradizione giudaica

Pur essendo sopravvissuti a fatica in luoghi e tempi maledetti i “buoni cristiani” sonoripetutamente rinati nelle società più evolute del medioevo (Samosata, Ani,Bisanzio…). La loro forza è ragionevolmente motivata da:

• forte giustificazione della presenza del male nel mondo• moderata dalla certezza che alla fine tutti si salveranno e un atteggiamento molto

attento nei confronti della natura• lettura diretta dei testi religiosi; partecipazione attiva dei laici• austerità, moralità e laboriosità dei perfetti• cura della preparazione dei diaconi che ha assicurato una notevole continuità della

predicazione e degli usi e costumiAffermare che, per questi motivi, i catari hanno anticipato aspetti della riforma èprobabilmente una forzatura, ma certamente il quadro tradizionale di questa eresia vienearricchito riconoscendovi istanze sempre attuali nel Cristianesimo.