PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

180
PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di Mitigazione dei Rischi Studi preparatori 4. Il rischio integrato in Lombardia: misurazioni di livello regionale e individuazione delle zone a maggiore criticità Luglio 2007

Transcript of PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

Page 1: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di

Mitigazione dei Rischi

Studi preparatori 4. Il rischio integrato in Lombardia: misurazioni di livello regionale e individuazione delle zone a maggiore criticità

Luglio 2007

Page 2: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

Il PRIM è stato redatto da un gruppo di lavoro così organizzato: Responsabili regionali Raffaele Raja, Regione Lombardia, Direttore Generale D.G. Protezione civile, Prevenzione e Polizia locale; Andrea Zaccone, Dirigente U.O. Sistema Integrato di Sicurezza Gruppo di lavoro interno Biancardi Alberto, Crippa Angelo, Cristalli Fabrizio, Facconi Roberto, Miragoli Sergio, Zaccone Andrea, Ceriani Massimo, Melzi Carmela, Merzagora Cinzio, Tabarri Sandra, Sion Laura, Mondini Alessandra, Maniga Marina Gli studi preparatori sono stati affidati ad IReR nell’ambito del Piano delle ricerche strategiche 2005-2006-2007 di Regione Lombarda. Referenti scientifici per gli studi preparatori - coordinamento gruppi di lavoro scientifici: IReR – Alberto Brugnoli, Alberto Ceriani;

FLA – Fabrizio Piccarolo, Antonio Ballarin Denti - Quadro normativo: Osservatorio sul federalismo – Beniamino Caravita, Gabriella

Rosa, Salvatore Tripodi; - Rischio idrogeologico: Università Milano Bicocca – Dipartimento Scienze Geologiche

e Geotecnologie - Giovanni Crosta, Paolo Frattini, Serena Lari, Silvia Rossetti; IreR - Elena Valbuzzi, Francesco Pozza; Massimo Carelli

- Rischio sismico: Regione Lombardia, DG PCPPL – Massimo Ceriani, Andrea Zaccone; IReR - Massimo Carelli;

- Rischio industriale: Fondazione Lombardia per l’Ambiente – Giuseppe Pastorelli; - Rischio meteorologico: Università degli Studi di Milano – Dipartimento di Fisica

Generale Applicata - Gianluca Lentini e Maurizio Maugeri; - Rischio incendi boschivi: ERSAF Struttura gestione forestale e monitoraggio

ambientale, Gargnano (BS) – Bruna Comini, Elena Gagliazzi, Marco Bazzoli, Giacomo Borromeo;

- Incidenti stradali: Università Milano Bicocca – Dipartimento di sociologia - Sonia Stefanizzi, Silvia Zoboli;

- Incidenti sul lavoro: Regione Lombardia, DG Sanità – Luigi Macchi, Eugenio Ariano, Giuseppe Blanco, Bruno Pesenti, Gianni Saretto;

- In/sicurezza urbana: Università Milano Bicocca – Dipartimento di sociologia - Sonia Stefanizzi, Cristian Poletti, Alessandro Pedroni;

- Integrazione del rischio: Università Milano Bicocca – Dipartimento Scienze Geologiche e Geotecnologie - Giovanni Crosta, Paolo Frattini; CRASL Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia – Stefano Oliveri, Giuseppe Triacchini; Regione Lombardia - Massimo Ceriani; IreR - Elena Valbuzzi, Francesco Pozza; Massimo Carelli; ERSAF - Bruna Comini;

- Analisi per i piani di area: Politecnico di Milano – Cesare Alippi, Francesco Ballio, Scira Menoni, Renato Rota.

Si ringraziano le Direzioni Generali di Regione Lombardia, ARPA, RID e gli Enti Locali che hanno contribuito con le proprie banche dati alla realizzazione del Progetto.

Page 3: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

Hanno collaborato inoltre Ancona Antonella, Arrizza Nicodemo, Bardinella Paola, Bellettato Rosaria Sonia, Belloni Antonella, Bertolotti Egidio, Besola Dario, Bianco Ivan Ugo Pietro, Birbes Angela, Bocotti Sabrina, Bonfanti Marisa, Bordonaro Alessandro, Bovio Laura, Caldiroli Giovanni, Calzone Teresa, Capalbo Luigina, Carniello Roberto, Chiapparoli Bruno, Cicoria Vincenzo, Consaga Claudio, Cortesi Sonia, De Rosa Giovanna Antida, De Vita Domenico, Dei Cas Daniela, Dell’Acqua Cristiano, Di Marco Giovanni, Donno Bruno, Esposito Francesca, Faedda Laura, Ferrari Diego, Ferrario Carla, Garavaglia Luigi, Gerosa Luigi, Ghidorsi Chiara, Ghirardi Lorella, Gioira Giovanni, Guerinoni Monica, Ionni Giuliana, Marazzini Massimiliana, Martinelli Emilio, Mazzoleni Manuela, Mazzon Antonia, Milano Stefano, Molari Maurizio, Noci Maria Caterina, Novello Filippo, Pegoraro Giuliana, Perrone Anna Rita, Pettinicchio Maria Antonietta, Pisaniello Pasqualina, Porati Umberto, Prina M. Grazia, Pulerà Palma, Re Giacomo, Rey Vittorio, Rosati Antonella, Rossi Antonella, Rovetta Carlo, Scognavilla Domenico, Seclì Clara, Sella Claudia, Tirella Antonino, Toffaloni Carlo, Traiano Nunziata Anna, Verrino Anna, Zanaboni Saveria, Zanicotti Paola, Zuliani Claudia. - Regione Lombardia, DG Protezione civile, Prevenzione e Polizia locale.

Page 4: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...
Page 5: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

Indice Premessa 7 Introduzione 9 Capitolo 1 Realizzazione di carte multi-hazard e multi-risk, e definizione di aree di rischio integrato per il programma regionale integrato di mitigazione dei rischi della regione Lombardia

11 1.1. Approccio metodologico 11

1.1.1. Dai concetti di pericolosità e vulnerabilità al rischio 11 1.1.2. L’approccio multi-rischio 12 1.1.3. Le celle e le griglie regolari come struttura dei dati per valutazioni integrate

13

1.1.4. La procedura di calcolo del rischio integrato 15 1.2. Applicazione della metodologia 20

1.2.1. Indicatori di base ricavati da ISTAT 20 1.2.2. Mappe di Rischio Fisico Diretto 24 1.2.3. Mappe di Fattore di Impatto Indiretto 72 1.2.4. Mappe di Rischio Totale 82 1.2.5. L’applicazione dell’analisi AHP per la generazione della mappa di Rischio Integrato

90

Allegato 1 – Valutazione sulla qualità delle banche-dati utilizzate per la generazione della mappe multi-rischio

101

Allegato 2 – Indicatori ISTAT relativi al Censimento Industria e Servizi 2001

151

Allegato 3 – Indicatori ISTAT relativi al Censimento Popolazione 2001 161 Bibliografia generale degli studi preparatori del PRIM 167

Page 6: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...
Page 7: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

Premessa

Il quarto volume degli studi preparatori illustra le attività svolte ed i risultati ottenuti in relazione alla misurazione e rappresentazione territoriale del rischio integrato in Lombardia.

In accordo con gli obiettivi del progetto, si è giunti alla produzione di una serie di mappe per ognuno dei rischi considerati dal PRIM e ad una più complessa serie di mappe multi-hazard culminanti nella mappa regionale di rischio integrato.

Su di essa sono state inoltre individuate aree a spiccata criticità (aggregati di comuni), sulle quali sarà necessario compiere ulteriori approfondimenti per giungere, infine, alle definizione dei Piani per il Rischio Integrato d’Area.

Il volume illustra:

- l’approccio metodologico seguito per la realizzazione della Carta del Rischio Integrato;

- i dati di input, le metodologie di calcolo ed i risultati ottenuti nelle operazioni di mappatura territoriale delle diverse criticità:

- la procedura di integrazione degli otto Rischi Maggiori per la generazione della mappa regionale di rischio integrato, con l’individuazione finale delle aree sovra-comunali a maggiore criticità.

L’esito è una articolata rappresentazione dei rischi che permette per la prima volta di considerare le differenti esposizioni al rischio e le differenti esigenze di mitigazione dei diversi territori che costituiscono la Lombardia. Si noterà la relazione tra densità dell’urbanizzato e intensità del rischio integrato e insieme la relazione tra alcune parti del territorio regionale e specifici rischi a caratterizzazione naturale.

Page 8: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...
Page 9: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

Introduzione

Nella sua accezione canonica, il rischio può essere definito come una funzione della probabilità di occorrenza di un dato evento, della magnitudo del fenomeno e dei danni che esso può arrecare. L’analisi di rischio viene quindi tradizionalmente condotta con l’ausilio di modelli matematici. Essi, a partire da serie storiche di dati e tramite l’acquisizione di specifiche informazioni analitiche, valutano la probabilità che un certo evento si verifichi in un certo luogo, in un determinato tempo e con una certa intensità e pericolosità. Sottoponendo un modello del sistema bersaglio (esposto e vulnerabile) alle sollecitazioni previste, si delineano gli scenari possibili e si stimano i danni materiali che ne possono conseguire.

Obiettivo di riferimento della prima fase del PRIM è stata l’individuazione di aree ad elevata criticità, dove l’azione integrata di diverse tipologie di rischio (quelle definite prioritarie dal Documento Direttore. Rischi naturali: incendio forestale, idrogeologico, sismico e meteo-climatico. Rischi tecnologici: industriale. Rischi legati ad eventi socialmente rilevanti: incidenti stradali, incidenti sul lavoro ed insicurezza urbana) deve essere contrastata con particolare urgenza ed alle quali vanno indirizzate, in via prioritaria, le risorse pubbliche.

Il perseguimento di tale obiettivo per mezzo di un modello classico di Integrated Risk Assessment si è però rivelato difficilmente praticabile per diversi motivi:

- rilevante disomogeneità delle componenti dei rischi e delle loro unità

di misura (tempi di ritorno, magnitudo, tipologia dei danni, ecc.); - inadeguatezza dei dati e delle informazioni disponibili a scala

regionale; - tempistica particolarmente stretta.

In linea con le aspettative del committente ed in collaborazione con i diversi partner di progetto, si è così deciso di proporre lo sviluppo di un sistema, prevalentemente basato su tecniche di analisi spaziale, che consente:

- di produrre mappe che riportano il livello di criticità della Regione per ogni singolo rischio identificato dal Documento Direttore;

Page 10: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

10

- di integrare tali mappe con un approccio analitico per identificare, infine, gli “hot spot” verso i quali indirizzare gli interventi di mitigazione.

Nell’approccio adottato, i termini “rischio” e “rischio integrato” vanno sempre intesi come “grado o livello di criticità” o “insicurezza”. La metodologia proposta identifica infatti come aree “a rischio” quelle in cui si verifica la presenza concomitante di sorgenti di pericolo e di elementi esposti a tali sorgenti e ad esse vulnerabili, considerato il grado di resilienza (o coping capacity) del territorio.

Tale approccio operativo verrà illustrato nel dettaglio nei paragrafi seguenti. Essi contengono, inoltre, i risultati delle più importanti analisi condotte per giungere alla mappatura territoriale delle principali criticità all’interno del territorio regionale ed alla produzione della mappa finale di rischio integrato.

Page 11: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

Capitolo 1

Realizzazione di carte multi-hazard e multi-risk, e definizione di aree di rischio integrato per il programma regionale integrato di mitigazione dei rischi della regione

Lombardia1

1.1. Approccio metodologico

1.1.1. Dai concetti di pericolosità e vulnerabilità al rischio

Un efficace indicatore di rischio può essere derivato da un’analisi geografica che rilevi, in uno specifico contesto territoriale, la coesistenza di fattori di pressione (o di pericolo) e di elementi ad essi esposti e vulnerabili.

Nella letteratura scientifica, la pericolosità esprime la probabilità che un fenomeno avvenga in un certo luogo con una certa intensità, in un certo intervallo di tempo. Più in generale, possiamo intendere con pericolosità la presenza di fattori che possono potenzialmente causare danni.. Essi possono essere rappresentati da caratteristiche fisiche o chimiche dello spazio, che mostrano attitudine a produrre eventi pericolosi (es. una frana). Oppure da dati di fatto, che indicano la propensione di un luogo ad essere sede di eventi dannosi (ad esempio, gli incidenti stradali in particolari tratti della rete). Entrambe le ipotesi, pur difficilmente omogeneizzabili (si basano infatti su concetti ed unità di misura differenti), conducono alla stessa conclusione: il luogo in oggetto non è sicuro, a prescindere da quanti danni si siano già verificati o si potrebbero verificare e dalla loro entità.

Naturalmente, l’entità dell’impatto che un potenziale fattore di pericolo può generare su un certo contesto territoriale è strettamente correlata alla predisposizione intrinseca di tale area a subire danni, che possono riguardare elementi antropici o naturali, ed al loro grado di resilienza. Si introduce quindi il concetto di vulnerabilità, con il quale si può intendere la propensione di alcune

1 Si ringraziano per la preziosa collaborazione: la dott.ssa Sonia Stefanizzi (Dipartimento di Sociologia e

Ricerca Sociale, Università degli Studi Milano Bicocca), il dott. Gianluca Lentini (Istituto di Fisica Generale Applicata), il dott. Maurizio Maugeri (Istituto di Fisica Generale Applicata), l’ing. Giuseppe Pastorelli (Fondazione Lombardia per l’Ambiente), la dott.ssa Stefania Mossa (Università degli Studi di Milano Bicocca, Dip. Scienze Geologiche e Geotecnologie), il dott. E. Zini (SIT ARPA Lombardia) e il dott. R. Laffi (SIT Regione Lombardia).

Page 12: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

12

porzioni dello spazio fisico, sociale ed economico a subire danni in seguito a sollecitazioni di fattori di fenomeni potenzialmente dannosi (pericoli). Tale propensione è determinata dalla presenza di elementi sensibili alle diverse sorgenti di pericolosità. Essa può essere più o meno accentuata, in funzione delle caratteristiche di resilienza di ogni specifico ambito territoriale.

La distribuzione spaziale di sorgenti di pericolo e dei loro possibili bersagli può essere mappata con l’ausilio di Sistemi Informativi Geografici (GIS), che si impongono come strumento chiave nel concorrere alla definizione ed al calcolo delle situazioni di rischio, anche in forma integrata.

1.1.2. L’approccio multi-rischio

Le analisi di rischio tradizionali trattano un singolo fattore di rischio e lo relazionano al valore degli elementi esposti a tale pericolo. Sul territorio sono però presenti una pluralità di elementi più o meno vulnerabili ad una molteplicità di sorgenti di impatto. La maggior parte di questi elementi hanno precisi connotati spaziali, sono rappresentabili in forma semplificata con oggetti geometrici e possono essere memorizzati in banche-dati geografiche digitali.

L’insieme di questi oggetti rappresenta cioè un vero e proprio modello del mondo reale. Esso consente, se opportunamente sviluppato in una piattaforma GIS, di stimare le interazioni nello spazio fra sorgenti di pericolo ed elementi territoriali ad esse esposti, per giungere a valutazioni di rischio integrato o multi-rischio.

In sintesi, uno schema semplificato delle fasi operative che consentono di pervenire a mappe multi-rischio può essere così configurato:

- mappatura delle entità reali associate a singoli fattori di rischio

potenziale presenti sul territorio; - mappatura degli elementi esposti e vulnerabili alle diverse categorie di

fattori di rischio potenziale; - individuazione di un metodo di valutazione ed attribuzione delle

importanze relative di ciascun fattore di rischio. In prima analisi, si tratterebbe di pesatura dei singoli componenti della pericolosità, ed eventualmente della vulnerabilità, secondo criteri opportuni ed adatti al decision-making;

- combinazione pesata degli indici di vulnerabilità e pericolosità per ottenere indici di rischio integrato, con realizzazione finale di mappe di rischio integrato.

Le aree che tale metodologia consentirà di individuare come hot-spot di rischio dovranno poi essere analizzate in dettaglio, con l’eventuale ausilio di modelli numerici e verifiche puntuali rispetto al mondo reale. La metodologia qui proposta risulta infatti complementare ai tradizionali metodi di analisi dei rischi. Essa va principalmente utilizzata in una prima valutazione quali-quantitativa di rischio integrato, relativo ad uno specifico contesto territoriale.

Page 13: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

13

Le operazioni di mappatura degli elementi di pericolosità e vulnerabilità presuppone, per garantire uniformità spaziale delle analisi delle diverse tipologie di rischio, l’individuazione di una specifica struttura dei dati, illustrata nel paragrafo seguente.

1.1.3. Le celle e le griglie regolari come struttura dei dati per valutazioni integrate

Sulla base di numerose esperienze maturate nell’ambito di recenti progetti di ricerca, si è proposto di impiegare nello studio una struttura dei dati su celle quadrate. Essa consente di accoppiare gli strumenti GIS con tool di analisi multi-attributo, multi-criterio e multi-variate ed è particolarmente adatta per il calcolo di indicatori e per analisi integrate.

In tale struttura dei dati, ogni cella costituisce una porzione di territorio, una specifica unità di analisi all’interno della quale avvengono fenomeni e processi. Anche la cella, naturalmente, impone delle “pareti virtuali” che dividono gli oggetti ed il dominio dei fenomeni. Con le opportune considerazioni di scala si può però vedere che la discretizzazione per cella è quella che meglio riproduce il dominio continuo di molti processi e campi fisici. Essa costituisce una rappresentazione realistica della distribuzione di tante entità spaziali. Tramite le celle è infatti possibile implementare gli aspetti fuzzy (ad andamento graduale e continuo) di molti oggetti spaziali dai confini mal definiti o non discreti. Quest’ultimo aspetto è tutt’altro che trascurabile nell’ottica di integrazione multi-hazard e multi-vulnerability.

È noto, dalle teorie di analisi spaziale, che le rappresentazioni territoriali secondo divisioni “zonali” di tipo amministrativo non sono adatte per tener conto di aspetti come la continuità territoriale delle attività antropiche (socio-economiche) o delle dinamiche dei processi naturali e dei loro impatti (es. gli impatti ambientali e le calamità o disastri naturali), oppure la continuità di elementi naturali con dinamiche più lente, che non seguono alcun confine che non sia una barriera fisica.

L’uso di griglie a maglia regolare è particolarmente interessante per le analisi orientate al decision-making. Essa non preclude e non esclude affatto una successiva ed ulteriore analisi o una rappresentazione sulla base di poligoni corrispondenti a confini amministrativi (visione fondamentale per i decisori e i politici). Infatti, una qualunque rappresentazione basata su una griglia può benissimo essere ricondotta a poligoni irregolari di opportuna scala e trasformata, con le tecniche di aggregazione adeguate, in una rappresentazione su base comunale, provinciale, regionale, ecc.

Quella quadrata non è l’unica forma prevista dalle tecniche di tessellation. La letteratura di settore propone infatti l’utilizzo di matrici regolari composte da unità elementari di diversa forma. Una discussione di questi metodi esula dagli obiettivi della presente nota. Ci limitiamo qui semplicemente ad elencare le principali motivazioni che ci hanno convinto ad adottare una struttura dei dati a griglia

Page 14: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

14

regolare quadrata:

- l’omogeneità nelle forme delle geometrie secondo le quali si osserva la distribuzione spaziale di un dato (unità di analisi) assume maggiore importanza se si persegue anche l’obbiettivo di realizzare delle integrazioni fra diversi tipi di dati spaziali. E’ prassi diffusa che i dati sociali, economici ed ambientali vengano raccolti per scopi differenti, a scale variabili e sulla base di assunzioni diverse circa i fenomeni sottesi. Anche il loro formato e la loro geometria è quindi diversificata (confini amministrativi per dati socioeconomici, punti linee e poligoni per altri oggetti territoriali, campi continui per le proprietà ambientali) e non favorisce le tecniche per l’integrazione dei dati. Solo impostando un modello dei dati omogeneo è possibile confrontare informazioni di tipo differente;

- i dati memorizzati sotto forma di griglia sono stabili dal punto di vista spazio-temporale, nel senso che la posizione della griglia rimane invariata nel tempo, anche se le zone amministrative vengono fuse, modificate o separate;

- la suddetta proprietà rende molto più facili le analisi temporali con le griglie rispetto a quelle basate sui tradizionali poligoni amministrativi. Da questo punto di vista, la scelta di griglie a maglie quadrate è ottimale per fondere dati GIS con dati provenienti da immagini telerilevate. Anche queste, infatti, sono memorizzate come insiemi di pixel quadrati;

- le griglie a maglia quadrata sono anche la base per modelli evolutivi con agenti di vario tipo (es. automi cellulari ecc.). Da recenti studi risulta che i modelli evolutivi sono uno strumento molto interessante per realizzare scenari previsionali di rischio sulla base della stima di evoluzione di determinati usi del suolo;

- gli indicatori ottenuti tramite una griglia a maglie quadrate sono compatibili con tutti gli archivi raster, quindi possono interfacciarsi molto bene con dati come l’elevazione del terreno o con altri set di dati già esistenti in quel formato;

- le griglie regolari a maglie quadrate possono sfruttare molto bene la MapAlgebra e tutte le funzioni di base di un GIS, che fin dalle origini sono state sviluppate per dati di tipo raster. Sono, quindi, quelle più semplici da trattare da un punto di vista numerico;

- l’importante iniziativa europea INSPIRE (http://inspire.jrc.it), ormai sulla strada per diventare una Direttiva europea, dopo aver riunito numerosi esperti di statistica ed analisi spaziale, ha individuato una griglia europea di riferimento per l’applicazione delle raccomandazioni specifiche per l’interoperabilità dei dati spaziali. Si tratta, appunto, di una griglia a maglie quadrate, scalabile a diverse risoluzioni;

- diversi autori riportano che vari paesi, come la Svezia e la Finlandia, hanno riconosciuto da tempo gli svantaggi legati all’uso di forme poligonali irregolari a cui legare i dati statistici di popolazione. In tali

Page 15: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

15

paesi sono stati quindi sviluppati sistemi censuari basati su griglie quadrate.

Per le analisi volte alla generazione della mappa finale di rischio integrato nell’ambito del PRIM è stata proposta ed adottata una griglia di analisi di lato 1 km, con un numero totale di celle pari a 25540 (Figura 1).

Figura 1.1 - La griglia di analisi sull’intero territorio regionale (a) ed in un particolare sul territorio della provincia di Brescia (b)

1.1.4. La procedura di calcolo del rischio integrato

Come detto in precedenza, la maggiore difficoltà incontrata nello sviluppare una metodologia coerente di analisi del rischio integrato a scala regionale riguarda la disomogeneità dei rischi analizzati e dei dati disponibili per l’analisi.

Per questi motivi, non è stato possibile sviluppare una rigorosa analisi del rischio di tipo probabilistico (Quantitative Risk Assessment), e si è scelto un approccio ad indicatori multi-livello in grado di integrare informazioni così differenti senza sacrificare il massimo livello di dettaglio.

La metodologia operativa adottata è una derivazione del metodo IDEA (Instituto de Estudios Ambientales – Universidad Nacional de Colombia) per l’analisi del rischio a livello locale.

Il metodo è basato sulla definizione di un Rischio Totale (RT), definito come: RT = RF * (1 + F)

dove RF è il Rischio Fisico Diretto e F un Fattore di Impatto Indiretto che esprime il potenziale livello di danno indiretto come conseguenza della capacità della società di affrontare l’emergenza e reagire al danno diretto. Tale fattore è funzione

Page 16: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

16

della capacità di far fronte (coping capacity) e della fragilità del contesto sociale (social fragility).

La valutazione del Rischio Fisico Diretto (RF) richiede il ricorso ad un set di indicatori che, per ogni cella di analisi, esprimono in modo quali-quantitativo:

- il livello di pericolosità, determinato dalla presenza più o meno

rilevante di elementi di pressione; - il livello di vulnerabilità, funzione della presenza più o meno

consistente di elementi esposti a tali elementi e ad essi variamente sensibili.

Ogni Indicatore può essere a sua volta espresso da sub-Indicatori, che permettono di definire in modo più accurato le diverse componenti del Rischio Fisico Diretto. Il numero e l’accuratezza degli Indicatori dipende dalla qualità e dalla quantità dei dati disponibili per ogni rischio. Per rendere comunque il metodo consistente, e per confrontare rischi di natura diversa descritti con accuratezza variabile, è stato adottato un sistema di normalizzazione e ri-scalatura (tramite funzioni di trasformazione di tipo lineare e non-lineare) di tali Indicatori in una scala 0 - 1. La combinazione dei singoli Indicatori per comporre il dato di Rischio Fisico Diretto è stata condotta tramite operazioni di media pesata delle singole componenti. In questa fase dello studio i pesi sono stati determinati con il metodo della budgetary allocation: a ciascuno degli Indicatori che concorrevano alla definizione di RF veniva attribuito un peso. La somma di tutti i pesi doveva restituire il valore 1.

Come per il Rischio Fisico Diretto, anche il Fattore di Impatto Indiretto (F) è stato calcolato, per ogni cella di analisi, come combinazione lineare (somma pesata) di specifici Indicatori di resilienza, la cui importanza relativa varia per ogni specifica categoria di rischio. A differenza del Rischio Fisico Diretto, per il calcolo del quale sono stati impiegati Indicatori diversi per i vari ambiti di criticità, F è stato determinato ricorrendo ad un set univoco di Indicatori, il cui peso relativo è stato calcolato in modo differenziato per ciascuno degli ambiti di criticità indagati.

I valori di Rischio Fisico Diretto e del Fattore di Impatto Indiretto sono stati poi impiegati per calcolare, secondo la relazione sopra citata e per ciascuna cella del territorio regionale, il Rischio Totale (RT) relativo a ciascuno dei Rischi Maggiori individuati dal Documento Direttore del PRIM.

Infine, per ogni cella di analisi, i valori di RT relativi ai Rischi Maggiori sono stati integrati per calcolare il valore finale di Rischio Integrato (RI). Tale operazione è stata condotta tramite una combinazione lineare (media pesata) degli RT. Per l’attribuzione dei pesi è stato adottato il metodo AHP (Analytic Hierarchy Process).

Il metodo AHP Si tratta di un approccio operativo di aiuto alla decisione multi-criteri (MCDA, Multi-Criteria Decision Aid), sviluppato dal matematico Thomas Lorie Saaty sul

Page 17: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

17

finire degli anni ‘70. Il metodo consente di arrivare a stabilire la priorità tra diversi obiettivi attraverso la scomposizione dei problemi in parti elementari ed una loro successiva gerarchizzazione, a seconda della situazione territoriale analizzata.

Oltre a permettere di scomporre un macro-problema in sub-problemi di più facile soluzione, la tecnica AHP è in grado di gestire una certa dose di incoerenza del decisore entro limiti giudicati accettabili. Non richiede quindi, in assoluto, la perfetta razionalità.

Ad ogni elemento della gerarchia viene associato un peso (peso locale) che rappresenta l'incidenza di tale elemento - secondo una scala di valori compresa tra 0 e 1 - in relazione all’elemento a cui è subordinato e dopo essere stato valutato al confronto con gli altri elementi che sono sottoposti allo stesso elemento sovra-ordinato.

In termini pratici, tutti gli elementi subordinati allo stesso elemento della gerarchia vengono confrontati tra loro a due a due. Gli elementi di ciascuna coppia possibile vengono comparati, al fine di stabilire quale di essi è più importante in rapporto all'elemento sovra-ordinato, e in quale misura: Il risultato del confronto è il coefficiente di dominanza dij: esso rappresenta una stima della dominanza del primo elemento (i) rispetto al secondo (j). Per determinare i valori dei coefficienti dij occorre utilizzare la scala semantica di Saaty (Tabella 1), che mette in relazione i primi nove numeri interi con altrettanti giudizi che esprimono, in termini qualitativi, i possibili risultati del confronto. In pratica, il peso locale di ciascun elemento è il risultato di un confronto a coppie rispetto a ciascuno degli altri elementi Il confronto a coppie viene attuato per mezzo del giudizio di esperti (expert judgement) che, in ogni confronto, esprimono la dominanza di un elemento rispetto all’altro.

Tabella 1.1 - La scala semantica di Saaty prevede 9 livelli di valori. I valori 2,4,6,8 sono considerati intermedi o di "compromesso"

dij Giudizio (scala semantica) 1 Ugualmente importante (equal) 3 Leggermente più importante (moderate) 5 Più importante (strong) 7 Molto più importante (very strong) 9 Estremamente più importante (extreme)

Si genera quindi in questo modo una matrice dei coefficienti di dominanza, contenente i valori mediati delle valutazioni di tutti gli esperti.

Una volta eseguiti i confronti, si calcola l’indice di consistenza (“elemento di controllo” nell’analisi di Saaty). L’indice di consistenza CI è calcolato come

CI = (λ max – n)/(n-1)

dove n è il numero di variabili (in questo caso gli 8 rischi) e λ max l’autovalore massimo positivo della matrice dei coefficienti. Si nota che in caso di consistenza perfetta, CI avrà valore 0.

Page 18: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

18

Il coefficiente di consistenza CR, che misura l’inconsistenza dei dati, è invece definito come

CR = CI/CI random

ovvero come il rapporto tra il valore di CI calcolato sulla matrice di comparazione in questione e il valore medio dello stesso indice calcolato su matrici di comparazione di uguali dimensioni generate con valori casuali.

Perché l’analisi possa considerarsi affidabile, l’inconsistenza CR dei coefficienti calcolata sulla matrice non dovrebbe superare il 10% . In genere, una bassa inconsistenza implica che i coefficienti attribuiti nel confronto a coppie siano stati assegnati in modo razionale e coerente. Se CR supera la soglia del 10% significa che i giudizi espressi sono incongruenti e vanno ripetuti i confronti a coppie.

Dopo aver determinato in questo modo i pesi locali di tutti gli elementi della gerarchia, si calcolano i pesi globali: per fare questo, è necessario calcolare l’autovettore relativo all’autovalore più grande della matrice dei coefficienti. Si tratta di un vettore con lo stesso numero di elementi delle variabili in analisi (in questo caso 8), che contiene il peso relativo ad ognuno dei tipi di rischio, che andrà successivamente riscalato tra 0 e 1.

Nel caso di una matrice di comparazione perfettamente consistente (ovvero in cui i punteggi per ogni coppia di variabili siano stati sempre valutati con la massima coerenza), ogni riga non è altro che un multiplo costante della prima riga. Dato che in una matrice di questo tipo tutti gli autovalori sono pari a zero tranne uno, e che la loro somma deve essere pari alla traccia (e quindi al suo numero di variabili), per una matrice perfettamente consistente avremo l’autovalore massimo λ max = n.

La pesatura dei rischi è stata quindi effettuata utilizzando i valori mediani dei pesi globali ottenuti dai singoli esperti.

Grazie alla ridondanza dei pareri espressi dagli esperti, il metodo AHP permette di ottenere dei pesi poco sensibili agli errori di valutazione, nonché di verificare la consistenza della matrice dei coefficienti.

Tramite un questionario appositamente predisposto tutti gli esperti di settore coinvolti nel PRIM sono stati chiamati ad esprimere la dominanza, secondo la scala semantica di Saaty, di ciascuno dei Rischi Maggiori rispetto a tutti gli altri. I risultati di tale consultazione sono stati impiegati per la formulazione dei pesi, finalmente impiegati nell’operazione finale di integrazione.

Page 19: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

19

Figura 1.2 - Il questionario predisposto per la definizione, da parte degli esperti coinvolti nel PRIM, della dominanza di ciascun rischio rispetto agli altri

Il tool per l’applicazione di AHP su MS-Excel Un modo abbastanza semplice per implementare la tecnica AHP è utilizzare un foglio elettronico, dove tutti gli elementi e i pesi relativi possono essere ben visualizzati nella matrice simmetrica, sulla base della quale vengono automaticamente calcolati i pesi globali, i pesi globali normalizzati ed il Consistency Ratio, CR, per controllare dinamicamente che venga rispettato il giusto grado di coerenza nel confronto a coppie (Figura 1.3).

Figura 1.3 - particolare del foglio di calcolo sviluppato per l’applicazione del metodo AHP.

Page 20: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

20

1.2. Applicazione della metodologia

Per l’applicazione della metodologia è stato necessario produrre:

- indicatori di base, derivati da censimenti ISTAT (Popolazione 2001 ed Industria e Servizi 2001). Essi sono stati impiegati per lo studio del Rischio Fisico Diretto e del Fattore di Impatto Indiretto per tutti i Rischi Maggiori del PRIM;

- mappe di Rischio Fisico Diretto, Fattore di impatto Indiretto e Rischio Totale relative a:

- - incidenti stradali; - incidenti sul lavoro; - rischio industriale; - rischio meteo-climatico; - insicurezza urbana; - rischio idrogeologico; - rischio sismico; - rischio forestale.

Questa sezione del report è dedicata alla presentazione dei principali risultati ottenuti, con specifiche indicazioni inerenti i dati di input impiegati, le metodologie adottate per le elaborazioni e le eventuali criticità rilevabili.

1.2.1. Indicatori di base ricavati da ISTAT

Sono stati mappati sulla griglia di analisi, attraverso opportune tecniche di disaggregazione spaziale, tutti gli Indicatori prodotti da ISTAT su sezione censuaria con gli ultimi Censimenti (2001) sulla Popolazione e sull’Industria e Servizi. Si tratta, in generale di:

- circa 200 indicatori relativi a popolazione, abitazioni ed uffici; - 211 indicatori relativi a Industria e Servizi: numero di unità locali

produttive per ogni gruppo ATECO; - gli stessi 211 indicatori del punto precedente, espressi come numero di

addetti presso le unità locali produttive, sempre divisi per gruppo ATECO.

Disaggregazione e trasformazione su griglia a maglia quadrata Il passaggio dei dati ISTAT da distribuzioni spaziali basate su ambiti amministrativi (sezioni di censimento – aree di origine) a distribuzioni spaziali sulla griglia a maglia regolare con celle quadrate di lato 1 km, che costituiscono le aree di destinazione, è stato condotto con tecniche di interpolazione lineare. Il dato da disaggregare viene trasferito dalla sezione di censimento alla così detta

Page 21: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

21

“area di controllo”, che è la sub-area di ogni sezione costituita dai poligoni DUSAF di interesse per lo specifico indicatore. Successivamente, viene calcolata la effettiva densità spaziale di ogni indicatore. Al passo successivo, si intersecano i poligoni DUSAF di interesse con le maglie della griglia e si assume che i dati siano distribuiti omogeneamente rispetto alle aree di origine. Il totale di un dato attributo per una zona obiettivo (es. popolazione, unità locali produttive, addetti nelle unità locali produttive) può venire calcolato come la somma areale pesata delle sub-aree generate dall’intersezione tra zone sorgente (poligoni DUSAF) e zona obiettivo (celle), rispetto alle proporzioni areali.

dove:

- ŷt è il valore stimato della variabile y per una zona di destinazione t; - ys è l’attributo o l’osservazione relativa alle zone sorgente s; - As, area della zona sorgente; - Ast, area della zona di intersezione.

Con questa tecnica sono state calcolate le densità spaziali riferite al DUSAF per tutti gli indicatori ISTAT e ricavate tutte le mappe di distribuzione spaziale di tali indicatori sulla base di celle da 1 km di lato.

Le figure successive mostrano alcuni esempi della distribuzione spaziale degli indicatori sul territorio regionale.

Page 22: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

22

Figura 1.4 - Popolazione residente totale (Indicatore P1) per cella

Figura 1.5 - Addetti totali nell’Industria (Indicatore P72) per cella

Page 23: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

23

Figura 1.6 - Numero di unità produttive “Fabbricazione di mobili” (Indicatore UP_36_1) per cella

Figura 1.7 - Numero di addetti in unità produttive “Fabbricazione di mobili” (Indicatore AD_36_1)

Page 24: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

24

1.2.2. Mappe di Rischio Fisico Diretto

La scelta degli Indicatori più idonei a rappresentare il Rischio Fisico Diretto relativo ai diversi ambiti di criticità oggetto di studio ha richiesto diversi confronti tra i partner scientifici ed istituzionali del PRIM. Durante gli incontri, i diversi esperti consultati sono stati resi partecipi della metodologia di integrazione adottata e sono stati coinvolti nella selezione di Indicatori idonei a rappresentare il rischio di loro competenza con il grado di accuratezza permesso dai dati disponibili. Questo paragrafo specifica i dati di input, le metodologie di calcolo e gli Indicatori impiegati per produrre le mappe di RF.

Incidenti stradali Quale dataset di base è stato impiegato un database (file Access e file Spss) che contiene rilevazioni della Polizia Stradale in Lombardia nel periodo 1999–2004. Per ciascun anno è stata fornita una tabella i cui record contengono, con livello di completezza variabile, informazioni dettagliate relative ai singoli incidenti. Per gli scopi del presente lavoro sono stati elaborati i dati principali, ovvero:

- il numero di incidenti avvenuti in ciascun comune divisi per tipologia

di strada; - il numero di feriti rilevato in tutti gli incidenti avvenuti in ciascun

comune divisi per tipologia di strada; - il numero di morti rilevato in tutti gli incidenti avvenuti in ciascun

comune divisi per tipologia di strada.

Gli elementi utilizzati per la trasformazione dei dati tabulari in dati geografici sono il comune in cui gli incidenti sono avvenuti ed il tipo di strada su cui è avvenuto ciascun incidente. Le tipologie di strada assegnate a ciascun incidente dalla Polizia Stradale sono le seguenti:

- strada comunale; - strada provinciale nell'abitato; - strada statale nell'abitato; - strada comunale extraurbana; - strada provinciale fuori dall'abitato; - strada statale fuori dall'abitato; - autostrada; - altra strada.

Page 25: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

25

L’attribuzione dei dati relativi agli incidenti alla griglia a maglie quadrate è stata possibile per mezzo di numerose elaborazioni. In sintesi, i passaggi principali sono stati i seguenti:

- conteggio, per ciascun anno e per ciascun Comune, del numero di incidenti, di

feriti e di morti rilevati per ciascuna tipologia di strada; - elaborazione della rete stradale lombarda per suddividere in modo accurato gli

archi stradali e classificarli in modo completo in Comunali, Statali, Provinciali e Autostrade;

- elaborazione degli archi stradali per isolare le strade interne da quelle esterne all’abitato. Per identificare l’abitato, è stata usata ancora la banca dati DUSAF già illustrata nel paragrafo relativo ai dati ISTAT;

- analisi delle 8 tipologie di strada per ciascun Comune della Lombardia e calcolo delle densità lineari medie di incidenti, feriti e morti per ciascun arco stradale;

- incrocio con la griglia a maglie quadrate; - sintesi del numero di incidenti, morti e feriti di ciascun anno per ogni cella

della griglia.

Sono stati così ottenuti alcuni Indicatori che esprimono, per ciascun anno e per ciascuna cella, il tasso di accadimento degli incidenti stradali e il livello di gravità misurato dal numero di vittime (morti e feriti).

Le figure successive illustrano la distribuzione spaziale sul territorio regionale di alcuni degli Indicatori prodotti:

- numero totale di incidenti stradali per cella (1999 – 2004); - numero totale di feriti in incidenti stradali per cella (1999 – 2004); - numero totale di morti in incidenti stradali per cella (1999 – 2004); - scostamento dalla media regionale del numero di morti in incidenti

stradali per cella (1999 – 2004).

Page 26: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

26

Figura 1.8 - Numero totale (1999-2004) di incidenti stradali per cella

Figura 1.9 - Numero totale (1999-2004) di feriti in incidenti stradali per cella

Page 27: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

27

Figura 1.10 - Numero totale (1999-2004) di morti in incidenti stradali per cella

Figura 1.11 - Scostamento dal numero medio di incidenti stradali per cella (1999-2004)

Page 28: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

28

Per la generazione della mappa di Rischio Fisico Diretto riconducibile agli incidenti stradali sono stati impiegati, oltre ad alcuni degli Indicatori sopra elencati, anche i risultati dell’applicazione di un modello trasporti sulla rete stradale regionale. Tali dati contengono, per una quota consistente delle rete regionale extra-urbana, i flussi di traffico (espressi in Veicoli EQuivalenti) stimati per l’ora di punta mattutina 7 – 9. Essendo, questa, l’unica simulazione a nostra disposizione, è stato necessario assumere che il rapporto relativo fra i flussi di traffico relativi all’intera rete considerata rimanga costante nel tempo. Figure 12 e 13 illustrano la porzione di network stradale regionale per il quale ci sono stati resi disponibili i flussi di traffico e l’intensità di flusso riportata sulle celle di analisi.

Si è ritenuto opportuno impiegare i dati sui flussi veicolari poiché essi contribuiscono a generare Indicatori particolarmente significativi per lo studio della pericolosità dei diversi tratti della rete stradale. Arterie stradali ad elevato tasso incidentale possono infatti essere considerate più o meno critiche, in funzione del flusso di veicoli dal quale sono interessate. Caso tipico è rappresentato dalle Autostrade: nelle mappe precedenti, relative a numero di incidenti, feriti e morti esse appaiono come alcuni fra i punti più critici del network dei trasporti regionale; rapportando però tali valori al flusso veicolare che le interessa, la loro criticità diminuisce fortemente.

Figura 1.12 - Il network sul quale sono disponibili dati di flusso veicolare

Page 29: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

29

Figura 1.13 - L’intensità di flusso veicolare (VEQ) sulla rete regionale, nell’ora di punta mattutina 7 – 9, per cella

La mappa del Rischio Fisico Diretto è stata quindi generata attraverso la seguente procedura analitica Per ogni cella di analisi sono stati prodotti, tramite le elaborazioni descritte ai punti precedenti, i seguenti Indicatori:

- strade urbane: - numero totale di incidenti (1999 – 2004); - numero totale di feriti (1999 – 2004); - numero totale di morti (1999 – 2004); - strade extra-urbane: - numero totale di incidenti (1999 – 2004) - numero totale di feriti (1999 – 2004); - numero totale di morti (1999 – 2004).

Si è assunto che la rete extra-urbana, per la quale sono stati calcolati gli Indicatori (poi riferiti alle celle) sopra elencati, coincida con quella su cui sono state compiute le simulazioni per la stima dei flussi di traffico. Si introduce così un certo grado di approssimazione nell’analisi: per le run del modello trasporti è stato infatti impiegato un network semplificato, non completamente coincidente con il grafo stradale attraverso il quale è stata compiuta la georeferenziazione dei dati della Polizia Stradale.

Page 30: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

30

Per tutte le celle sulle quali risultavano incidenti di carattere extra-urbano, sono stati calcolati i seguenti Indicatori:

- EXT 1 (Incidenti) = n° totale di incidenti / flusso veicolare totale; - EXT 2 (Feriti) = n° totale di feriti / flusso veicolare totale; - EXT3 (Morti) = n° totale di morti / flusso veicolare totale.

Figura 1.14 - Ad una parte della rete extra-urbana il modello trasporti non associa valori di

flusso veicolare

A tal fine, poiché il modello trasporti fornisce dati di flusso veicolare soltanto per una quota della rete extra-urbana (Figura 1.14), è stato necessario operare come segue:

- per ogni cella con incidenti extra-urbani, è stata calcolata la percentuale di rete extra-urbana cui sono associati flussi veicolari;

- il numero totale di incidenti extra-urbani relativi ad ogni cella è stato moltiplicato per la quota di archi stradali cui è associato un valore di flusso.Tale prodotto è stato poi normalizzato rispetto al valore massimo di incidenti stradali occorsi sulle celle del territorio di analisi;

- tale valore è stato poi diviso per il flusso veicolare (normalizzato rispetto al massimo regionale) della cella, per produrre l’Indicatore EXT 1a;

- è stato poi calcolato l’Indicatore EXT 1b, dato dal prodotto (poi normalizzato rispetto al valore massimo di incidenti stradali occorsi in una cella del territorio di analisi) fra il numero totale di incidenti di ogni cella e la percentuale di archi stradali extra-urbani senza flussi veicolari nella cella stessa;

- come detto in precedenza, il modello trasporti è stato applicato su un grafo stradale semplificato. Risultavano quindi un certo numero di celle cui erano stati associati incidenti extra-urbani e nelle quali non

Page 31: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

31

risultavano archi di strada sulla rete del modello trasporti. Su tali celle è stato calcolato l’Indicatore EXT 1c, rappresentato dal semplice valore, normalizzato, del numero di incidenti extra-urbani nella cella in questione;

- gli Indicatori EXT 1a, EXT 1b e EXT 1c, a loro volta normalizzati sui rispettivi massimi, sono stai infine sommati per produrre l’Indicatore EXT 1, relativo alla viabilità extra-urbana;

- procedura analoga è stata seguita per il calcolo dell’Indicatore EXT 2 e dell’Indicatore EXT 3, per i quali il numero totale di incidenti è stato rispettivamente sostituito dal numero totale di feriti e dal numero totale di morti;

- è stata poi compiuta una somma pesata dei tre Indicatori, poi normalizzata, per ottenere una mappa di pericolosità del territorio regionale rispetto ad Incidenti Stradali su strade extra-urbane. I pesi sono stati attribuiti facendo ricorso ad una budgetary allocation, che ha prodotto i risultati riportati in Tabella 1.2;

Tabella 1.2 - I pesi attribuiti, tramite budgetary allocation, a ciascun Indicatore impiegato per

il calcolo di RF relativo agli incidenti stradali su viabilità extra-urbana

Indicatore Descrizione Indicatore Peso EXT 1 Numero totale di incidenti/flusso veicolare totale 0.1 EXT 2 Numero totale di feriti/flusso veicolare totale 0.3 EXT 3 Numero totale di morti/flusso veicolare totale 0.6

- per gli incidenti su viabilità urbana, per la quale non erano disponibili

dati di flusso veicolare, sono stati invece utilizzati gli Indicatori per cella derivati dal database della Polizia Stradale: numero totale di incidenti, numero totale di feriti e numero totale di morti;

- come nel caso extra-urbano tali indicatori, normalizzati, sono stati integrati con una somma pesata per produrre una mappa di Rischio Fisico Diretto del territorio regionale rispetto ad incidenti stradali su strade urbane. Per derivare i pesi si è fatto ricorso ad una budgetary allocation (Tabella 1.3);

- per ogni cella, sono stati infine sommati i valori normalizzati di RF per incidenti extra-urbani ed urbani. E’ stata così prodotta la mappa finale di Rischio Fisico Diretto del territorio regionale rispetto agli incidenti stradali (Figura 1.15).

Tabella 1.3 - I pesi attribuiti, tramite budgetary allocation, a ciascun Indicatore impiegato per

il calcolo di RF relativa agli incidenti stradali su viabilità urbana

Indicatore Descrizione Indicatore Peso URB 1 Numero totale di incidenti 0.1 URB 2 Numero totale di feriti 0.3 URB 3 Numero totale di morti 0.6

Page 32: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

32

Figura 1.15 - Mappa di Rischio Fisico Diretto riconducibile agli incidenti stradali sul territorio regionale

Incidenti sul lavoro Come dataset di base è stata impiegata una banca-dati integrata Regione – INAIL - ISPELS. Per il periodo 2000-2003, essa raccoglie, per ciascuna categoria economica ATECO, il numero di infortuni denunciati, indennizzati e la frazioni di infortuni mortali o che hanno portato ad invalidità permanente.

Inizialmente, il tavolo di lavoro PRIM aveva concordato sul fatto che non sarebbe stato possibile ottenere rappresentazioni spaziali dei dati relativi agli infortuni sul lavoro, poiché i dati sono aggregati a scala provinciale. Inoltre, le denunce di infortunio vengono sempre registrate in capo all’azienda presso la quale gli infortunati sono assunti e non sempre la sede dell’azienda coincide con il luogo dell’infortunio. In particolare, gli infortuni che coinvolgono gli addetti delle imprese di costruzioni avvengono nei cantieri che sono sempre dislocati sul territorio e in località piuttosto lontane dalle sedi aziendali. Un cantiere ha poi una permanenza che, per quanto solitamente non brevissima, è comunque temporanea rispetto ad un’unità locale produttiva in pianta stabile.

Page 33: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

33

Nonostante ciò, non si è voluto rinunciare completamente a dare una rappresentazione geografica del fenomeno con il grado di disaggregazione appropriato per integrare un indicatore del pericolo di accadimento di incidenti sul luogo di lavoro con gli altri pericoli maggiori individuati dal PRIM. A tale scopo, è stato richiesto al referente di fornire i dati annuali degli infortuni disaggregati a livello provinciale (il massimo livello di disaggregazione disponibile per la banca dati) e suddivisi per attività economica (categoria ATECO).

Al fine di realizzare un primo esercizio di generazione di Indicatori spaziali, sono state scelte soltanto alcune fra le statistiche contenute nel database Regione-INAIL-ISPESL:

- infortuni denunciati; - infortuni indennizzati; - infortuni indennizzati in permanente; - infortuni mortali indennizzati.

Rapportando tali grandezze al numero di addetti di ogni attività divisi per provincia si ottiene, per ogni provincia e per ogni attività economica, un tasso di accadimento di infortuni a cui ha fatto seguito un indennizzo, un indennizzo in permanente o un decesso. Questi tassi vanno intesi, in prima analisi, come indicatori di primo livello della possibilità di accadimento di infortuni per una data attività in un dato luogo e in un dato arco di tempo. Ciascuno di questi Indicatori verrà chiamato, anche se impropriamente, “rischio”. Si tratta di una stima di primo livello di un tasso medio di accadimento, per luogo e per tipo di attività, nell’arco di tre anni. Ciascun tasso di accadimento normalizzato sui totali regionali può essere inteso come il rischio a cui è potenzialmente soggetta una persona che, in un dato luogo, decide di cambiare lavoro o inizia a lavorare in un dato settore produttivo.

Il numero di addetti alle unità locali per ciascuna categoria di attività produttive ISTAT, originariamente acquisito su base censuaria e poi disaggregato sulla banca dati DUSAF, è stato riferito alle celle della griglia già utilizzata per gli altri Indicatori. I tassi di accadimento e indennizzo degli infortuni sono quindi stati moltiplicati per il numero di addetti di ogni categoria ATECO presenti in ogni cella.

Il risultato è la stima, per ogni cella, del potenziale numero di infortuni, di indennizzi in permanente o di decessi relativo a ciascun settore produttivo e da intendersi come Rischio Fisico Diretto medio provinciale – settoriale. Fra gli Indicatori generati, per la mappatura del livello di RF territoriale riconducibile agli Incidenti sul Lavoro sono stati adottati i seguenti (Figura 1.16, Figura 1.17):

- numero complessivo di potenziali incidenti sul lavoro per cella; - numero complessivo di potenziali morti per cella.

Page 34: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

34

Figura 1.16 - Numero potenziale di infortuni sul lavoro per cella

Figura 1.17 - Numero potenziale di infortuni mortali sul lavoro per cella

Page 35: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

35

La budgetary allocation per l’attribuzione dei pesi relativi ai due Indicatori ha prodotto i risultati proposti in Tabella 1.4.

Tabella 1.4 - I pesi attribuiti a ciascun Indicatore impiegato per il calcolo di RF per gli

infortuni sul lavoro

Indicatore Peso Numero totale di infortuni 0.2

Numero totale di infortuni mortali 0.8

La mappa finale (Figura 1.18) di Rischio Fisico Diretto è stata infine generata attraverso la seguente procedura:

- normalizzazione dei valori di ogni singolo indicatore rispetto ai rispettivi massimi;

- somma pesata dei valori normalizzati e normalizzazione finale del valore di RF complessivo.

Figura 1.18 - Mappa di Rischio Fisico Diretto riconducibile agli incidenti sul lavoro sul

territorio regionale

Page 36: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

36

Rischio Industriale Quali dataset di riferimento per la mappatura delle criticità del territorio regionale lombardo inerenti il rischio industriale sono stati messi a nostra disposizione:

- il database relativo alle attività produttive a Rischio di Incidente Rilevante (ARIR, ex D.Lgs. 238/05), fornito da Regione Lombardia con la delimitazione dei perimetri aziendali in formato shapefile;

- la banca-dati AIAP (Archivio Integrato Attività Produttive), messa a disposizione da ARPA Lombardia, comprensiva di georeferenziazione di tutte le aziende operanti sul territorio regionale con relativo score di rischio su 7 diversi livelli.

È qui opportuno compiere una serie di premesse e puntualizzazioni che potranno essere di ausilio nell’interpretazione critica dei risultati ottenuti:

- per un’analisi esaustiva del rischio riconducibile ad attività industriali sarebbe doveroso impiegare, per le aziende a Rischio di Incidente Rilevante, la specifica delimitazione delle aree di pericolosità (Zone I, II e III) derivabili dai Rapporti di Sicurezza aziendali e, per le sole attività produttive classificabili come art. 8 ai sensi del D.Lgs. 238/05, dai Piani di Emergenza Esterni predisposti dagli uffici competenti (Prefetture o Uffici Territoriali di Governo);

- per poter analizzare al meglio la criticità territoriale determinata dalla presenza di tale tipologia di aziende, sarebbe inoltre ideale disporre di dati inerenti:

- la sostanza interessata e il quantitativo massimo coinvolgibile in un

incidente; - la tipologia di fenomeno atteso (macro-tipologia incidentale); - l’ubicazione del punto di rilascio di detta sostanza (centri di pericolo); - l’area della sezioni di efflusso della sostanza; - la stima della durata del rilascio accidentale;

- l’identificazione delle condizioni termodinamiche di processo che

influenzano la portata effluente (Temperatura, Pressione, Stato fisico, ecc.); - per le analisi previste dal PRIM, sono stati forniti dagli Uffici competenti i

soli perimetri georeferenziati delle aree aziendali soggette al D.Lgs. 238/05, con una serie limitata di elementi attributivi:

- il codice identificativo ministeriale; - indirizzo, Comune, Provincia, CAP e codice ISTAT; - articolo di riferimento in cui ricade l’azienda ai sensi del D.Lgs.

334/99; - aggiornamento avvenuto ai sensi del D.Lgs 238/05;

Page 37: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

37

- categoria merceologica in cui ricade l’azienda in esame (15 macro-categorie);

- coordinate del punto di ingresso dell’area e codifica codice Carta Tecnica Regionale;

- qualità del dato inserito. Se è il poligono inserito è definitivo e controllato (“C”) oppure se è provvisorio in attesa dell’acquisizione dei dati (“P”);

- sino ad oggi, non è stata allestita una cartografia georeferenziata delle aree

di impatto contenute nei Rapporti di Sicurezza. La banca-dati relativa ai perimetri aziendali costituisce quindi l’unico dato omogeneo ed aggiornato a scala regionale su cui sviluppare le varie analisi del rischio;

- l’analisi ha contemplato anche la distribuzione di ARIR eventualmente presenti a ridosso dei confini regionali lombardi;

- lo stesso dataset AIAP, che nel presente lavoro è stato impiegato per una stima del rischio industriale a carattere “diffuso”, pare affetto da problematiche di georeferenziazione talvolta rilevanti, tipiche dei prodotti sviluppati con il ricorso massiccio a tecniche di geocodifica automatica.

In assenza di dati relativi all’ubicazione dei centri di pericolo, nonché delle dimensioni delle relative aree di impatto per ciascun possibile evento accidentale, si è deciso di individuare, quale area di impatto potenziale per ciascuna azienda ARIR, un buffer di 1000 m dal perimetro aziendale. Tale buffer:

- corrisponde all’estensione massima dell’area di influenza della Fascia di attenzione (“Zona III” ai sensi della Direttiva Grandi Rischi);

- copre la distanza minima (1000 m) dal centro di pericolo in cui occorre provvedere ad una corretta pianificazione territoriale (rif. D.M. del 9 maggio 2001) ed all’interno della quale è necessario verificare la possibilità di effetti domino con coinvolgimento di altre aziende ARIR. La scelta adottata è quindi conservativa, poiché contempla la possibilità che i centri di pericolo siano dislocati lungo i perimetri aziendali.

La mappa del Rischio Fisico Diretto di origine industriale è stata prodotta integrando, con le opportune pesature:

- una mappa di RF derivante dalla presenza di aziende a Rischio di Incidente Rilevante (Figura 1.19);

- una mappa di RF industriale “diffuso”, generata con l’ausilio del database AIAP (Figura 1.20).

Page 38: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

38

Figura 1.19 - Distribuzione delle Aziende a Rischio di Incidente Rilevante sul territorio regionale

Figura 1.20 - Distribuzione delle aziende della banca-dati AIAP con score di rischio 6 –7 (ARPA Lombardia)

Page 39: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

39

La generazione della mappa di Rischio Fisico Diretto da aziende a Rischio di Incidente Rilevante La criticità territoriale riconducibile alla presenza contestuale, su ogni elemento di analisi, di aziende a Rischio di Incidente Rilevante ed elementi vulnerabili è stata prodotta attraverso una serie di operazioni GIS:

- creazione di un buffer di 1000 m (area potenzialmente impattata in caso di incidente) intorno al perimetro di ciascuna delle aziende in questione;

- intersezione (funzione Intersect sul GIS) fra tale buffer ed una serie di elementi ad elevata vulnerabilità indicati dall’esperto di settore consultato:

OSPED: edifici ad uso ospedaliero derivante dal Mosaico

degli Strumenti Urbanistici della RL (dove disponibili) (fonte: MISURC ed EU Center);

SCUOLE: edifici ad uso scolastico derivante dal Mosaico degli Strumenti Urbanistici della RL (dove disponibili) (fonte: MISURC e SIT Regione Lombardia);

TURIST: edifici ad uso turistico (alberghi, campeggi, etc.) derivante dal Mosaico degli Strumenti Urbanistici della RL (dove disponibili);

STAZ Stazioni: fonte: MISURC e D.G. Infrastrutture e Mobilità Regione Lombardia);

RES111: aree residenziali continue derivanti dal DUSAF, strato 111;

RES112: aree residenziali discontinue derivanti dal DUSAF, strato 112;

SPORT: impianti sportivi derivanti dal DUSAF, strato 1212; RETE_PRINC: strade statali e autostrade derivanti dalla CT10; RETE_SEC: altre strade derivanti dalla CT10 D.G.

Infrastrutture e Mobilità Regione Lombardia; corsi d’acqua e specchi d’acqua (fonte: CT10); VERDE: parchi e giardini (fonte: DUSAF); RETE_FER: rete ferroviaria lombarda derivante da CT10

(fonte: MISURC); RIR: aziende RIR, derivante da Regione Lombardia; IMP_ELET: impianti di produzione e trasformazione elettrica

(fonte: CT10); RETE_ELET: rete elettrica di trasmissione della RL (fonte:

CT10); PROD : aree produttive derivanti dal DUSAF, strato 1212; AEROP: Aeroporti: (fonte:MISURC);

Page 40: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

40

- per ogni cella della griglia di analisi è stata poi calcolata, per ciascuna delle categorie sopra elencate, la densità di area che ricade all’interno dei buffer riconducibili al rischio industriale. Ad ogni cella di analisi si è poi associata la densità di popolazione residente nelle aree ricompresse dai buffer e la densità di addetti ai comparti industria e servizi operanti in tali zone. Tutti i dati sono stati poi normalizzati rispetto al loro valore massimo;

- a ciascuna categoria vulnerabile al rischio industriale è stato poi associato, in accordo con l’esperto di settore coinvolto che ha condotto una budgetary allocation, un peso. Esso rappresenta la criticità relativa del potenziale coinvolgimento dell’elemento vulnerabile in un incidente. La Tabella 1.5 riporta nel dettaglio i pesi applicati;

- è stata infine compiuta la somma pesata dei valori di densità su cella calcolati in precedenza, moltiplicati per il peso associato a ciascuna categoria. Il risultato (Figura 1.21) è una mappa di RF riconducibile ad eventi incidentali presso aziende a Rischio di Incidente Rilevante.

Tabella 1.5 - I pesi assegnati alle diverse categorie vulnerabili ad incidenti di carattere

industriale

Categoria territoriale Peso strutture ospedaliere 0.088

scuole di ogni ordine e grado 0.079 campeggi e strutture turistiche 0.079

stazioni ferroviarie 0.070 urbanizzato continuo 0.070

urbanizzato discontinuo 0.044 centri sportivi 0.061

viabilità principale 0.053 viabilità locale 0.018

corsi d’acqua e specchi d’acqua 0.009 parchi e giardini 0.044 linee ferroviarie 0.035

buffer aziende ARIR 0.035 impianti elettrici 0.035

linee elettriche ad Alta Tensione 0.035 aree produttive 0.018

aeroporti 0.070 densità di popolazione 0.070

densità di addetti 0.061

La generazione della mappa di Rischio Fisico Diretto industriale diffuso Il database AIAP di ARPA Lombardia associa a ciascuna azienda operante sul territorio regionale uno score di rischio. Si è così deciso di produrre una mappa di RF territoriale diffuso, riconducibile alla presenza più o meno rilevante, sulla griglia di analisi, di attività produttive afferenti all’intervallo di rischio 6 – 7 e di elementi vulnerabili. La procedura operativa che ha portato alla generazione di tale mappa ha previsto una serie di operazioni su GIS:

- calcolo, per ogni cella della griglia di analisi, del numero di aziende AIAP (con score di rischio 6 – 7 e ricadenti all’interno del tematismo DUSAF produttivo) in esse ricadenti;

Page 41: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

41

- per ogni elemento della griglia, calcolo della densità degli elementi territoriali vulnerabili rispetto al rischio industriale (sono stati considerate le stesse categorie tematiche impiegate per il rischio da ARIR);

- normalizzazione di tutti i valori di densità ottenuti rispetto al proprio specifico massimo;

- somma pesata dei valori (impiegati i pesi di Tabella 1.5) e generazione della mappa di Rischio Fisico Diretto di tipo industriale diffuso (Figura 1.22).

Figura 1.21 - Mappa di Rischio Fisico Diretto del territorio lombardo rispetto ad incidenti in

aziende RIR

Page 42: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

42

Figura 1.22 - Mappa di Rischio Fisico Diretto del territorio lombardo a carattere diffuso

La generazione della mappa di Rischio Fisico Diretto industriale finale Le due mappe prodotte sono state infine combinate per la generazione della mappa di Rischio Fisico Diretto da rischio industriale. A tale scopo, con una budgetary allocation, è stato associato un peso diverso alle due tipologie di rischio (Tabella 1.6).

Tabella 1.6 - I pesi associati alle diverse tipologie di Rischio Industriale impiegate per la

generazione della mappa finale di RF

Indicatore Peso Rischio da aziende ARIR 0.8

Rischio industriale da aziende AIP 0.2 La somma pesata dei valori di RF calcolati ai passaggi precedenti ha infine consentito la produzione della mappa di Rischio Fisico Diretto di tipo industriale sul territorio regionale (Figura 1.23).

Page 43: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

43

Figura 1.23 - Mappa di Rischio Fisico Diretto del territorio lombardo rispetto agli incidenti industriali

Rischio Meteo-climatico Nell’ambito della procedura di integrazione dei rischi, la componente meteo-climatica è stata presa in considerazione unicamente in termini di pericolo da fulminazioni. Dati relativi ad altre categorie di eventi meteorologici estremi, potenzialmente interessanti per gli obiettivi dello studio (precipitazioni di particolare intensità, tempeste di vento, grandine, etc.), non sono infatti disponibili sul territorio regionale con il livello di accuratezza geografica necessaria per la presente analisi.

È stato effettuato il ri-campionamento sulla griglia di analisi del dato relativo alla densità di fulminazioni (Figura 1.24a) con una risoluzione di 2 x 2 Km. Nelle analisi successive, esso corrisponde al Rischio Fisico Diretto di natura meteo-climatica (Figura 1.24b).

Page 44: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

44

Figura 1.24 - Densità annua di fulminazioni sul territorio regionale (a) e mappa di Rischio Fisico Diretto riconducibile ad eventi meteo-climatici (b)

(a) (b)

È opportuno sottolineare che, nell’ambito della procedura di integrazione, l’esposizione delle celle di analisi a fulminazioni è stata considerata e pesata in quanto determinante di rischio diretto e non in virtù della sua potenziale capacità di innescare eventi calamitosi diversi (es. incendi boschivi).

Rischio In/sicurezza Urbana Gli indici di “insicurezza” urbana si basano su indicazioni fornite dai referenti dall’area delle scienze sociali dell’Università di Milano-Bicocca. Secondo le indicazioni degli esperti di settore, la base dati di riferimento fornisce informazioni parziali e non del tutto adeguate a rilevare i fattori predisponenti e scatenanti del rischio insicurezza nei diversi contesti territoriali della Regione Lombardia. Esiste infatti una distinzione tra il rischio reale e l’immagine che ne hanno le persone potenzialmente coinvolte. Definire la realtà e l’accettabilità del rischio, soprattutto di natura sociale, è una scelta non facile ed arbitraria. Tale definizione appare infatti, sostanzialmente, una convenzione in balia di variazioni estremamente soggettive e di fattori propri della cultura sociale di riferimento. Gli studi sulla percezione del rischio hanno tentato di stabilire le diverse soglie di tolleranza dei pericoli e di individuare i criteri che rendono un rischio più accettabile di altri. L’atteggiamento degli individui nei confronti dei pericoli è mutevole (l’attenzione selettiva degli individui si concentra solo su alcuni). Le principali ricerche sull’insicurezza considerata in termini generali hanno messo in luce fattori soggettivi ed oggettivi rilevanti per l’analisi delle possibili cause alla base del sentimento di insicurezza degli individui, come l’età, il genere, lo stato di salute, l’appartenenza etnica, il livello di istruzione, la condizione professionale, il reddito, la collocazione politica, la provenienza. In particolare, l’associazione di alcuni tra gli indicatori in questione, quali più comunemente il genere e l’età, il titolo di studio, la condizione professionale, oltre che l’eventuale appartenenza a

Page 45: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

45

qualche minoranza etnica, contribuisce a delineare l’indice complesso di vulnerabilità sociale.

Il dataset di base sul quale gli esperti di settore avevano ritenuto opportuno lavorare era rappresentato dai Censimenti della Popolazione e dell’Industria e Servizi dell’ISTAT (2001). Tale base di dati era stata resa loro disponibile, con risoluzione comunale, dall’Archivio Dati “Sociodata” del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università di Milano-Bicocca. E’ stato però possibile utilizzare i dati di tali Censimenti riscalati su cella di 1 km e mappare, a tale risoluzione, l’intero territorio regionale rispetto ad alcuni Indicatori suggeriti dai referenti dell’area delle scienze sociali. Si è trattato, in particolare, di:

- Indicatore di dipendenza totale: rapporto esistente tra popolazione giovane (0-14) e anziana (> 65) da un lato, e popolazione attiva (15-64) dall’altro;

- Indicatore di istruzione: media degli anni di studio della popolazione residente di 6 anni è più;

- Indicatore sulla popolazione straniera: rapporto percentuale tra la popolazione straniera residente e popolazione totale residente;

- Tasso di disoccupazione: rapporto percentuale tra le persone in cerca di occupazione e le forze di lavoro;

- Indice di Vivacità: rapporto percentuale avente a numeratore la somma delle unità locali relative a commercio, alberghi, ristoranti, associazionismo e servizi (socio-sanitari, culturali, sportivi, ricreativi) e a denominatore la popolazione residente;

- Indice di Problematicità: somma dei valori assunti dagli Indicatori precedenti. I dati relativi all’istruzione ed alla vivacità sono stati “ribaltati”, affinché essi fossero congruenti con i restanti Indici.

Un’analisi dei risultati ottenuti calcolando gli Indicatori su celle di 1 km di lato ha fatto sorgere alcuni dubbi circa la reale significatività dei valori assunti dagli Indici a scale inferiori a quella comunale. Le prime valutazioni inerenti l’Indice di Vivacità, in particolare, hanno messo in forte discussione l’opportunità di produrre tale Indice a risoluzioni superiori di quella municipale. Gli elementi del tessuto sociale che contribuiscono a definire il grado di vivacità o problematicità di un’area territoriale, rappresentati da particolari attività economiche o specifici servizi (commercio, alberghi, ristoranti, associazionismo e servizi socio-sanitari, culturali, sportivi e ricreativi), hanno infatti un effetto presumibilmente su un’area (o un bacino d’utenza) ben più estesa della singola cella.

Alla luce di tali considerazioni, si è deciso che il dato più significativo per una rappresentazione territoriale dell’Insicurezza Urbana fosse l’Indice di Problematicità. Poiché non tutti i dati che concorrono alla sua definizione erano disponibili a scale di maggior dettaglio, esso è stato calcolato su base comunale ed infine associato a tutte le celle di ogni municipalità all’interno delle quali ricadono, da cartografia DUSAF, aree di Urbanizzato Continuo o Urbanizzato Discontinuo (Figura 1.25).

Page 46: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

46

Figura 1.25 - Mappa di Rischio Fisico Diretto del territorio lombardo, su base comunale, rispetto alla insicurezza urbana

Rischio Idrogeologico Il rischio idrogeologico è caratterizzato da una molteplicità di sorgenti di rischio differenti che possono interagire sullo stesso territorio: frane, alluvioni fluviali, fenomeni torrentizi, esondazioni lacustri, valanghe. Per la caratterizzazione del rischio idrogeologico è stato quindi necessario utilizzare dataset molto diversi, ed applicare differenti tecniche di analisi di questi dataset. L’analisi delle sorgenti di rischio e dell’intersezione di queste con i potenziali bersagli ha permesso di definire indicatori di impatto. L’aggregazione di questi indicatori ha consentito di costruire l’indicatore di Rischio Fisico Diretto. Per quanto riguarda le sorgenti di rischio idrogeologico si è scelto di considerare diversi fenomeni.

Frane profonde (scivolamenti, frane complesse, colate): presenza/assenza di aree mappate come frana nel catalogo GeoIFFI, suddivise per attività (Figura 1.28).

Colate detritiche: buffer di 10 metri attorno ai processi individuati nel catalogo GeoIFFI, suddivisi per attività (Figura 1.29).

Crolli: cono d’ombra a partire dalle aree soggette a crolli diffusi (GeoIFFI). Il cono d’ombra è definito come l’area sottesa ad un angolo di osservazione predefinito. La scelta dell’angolo è stata effettuata sulla base delle esperienze di letteratura (Figura 1.26) e a seguito di diverse prove. Al fine di rappresentare

Page 47: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

47

diversamente aree a bassa frequenza di crollo ed aree ad elevata frequenza si è scelto di utilizzare due diversi angoli: 33° e 39° (Figura 1.30).

Figura 1.26 - Cono d’ombra, con riportati esempi di angoli definiti sulla base di indagini di

terreno

Frane superficiali: analisi di stabilità delle coperture superficiali con metodo del pendio infinito (Figura 1.27a). Il metodo è stato applicata ad ogni pixel del DEM della Regione Lombardia (20x20 m). Le condizioni idrologiche responsabili delle oscillazioni della falda a seguito di precipitazioni sono state simulate con un idrologico modello stazionario (Montgomery e Dietrich, 1994; Figura 1.27b). Il modello permette di effettuare una simulazione stocastica in cui si utilizzano distribuzioni uniformi dei parametri rilevanti per la stabilità entro un range di incertezza, al fine di ottenere un valore di probabilità di rottura (= probabilità che il fattore di sicurezza sia minore di 1, al variare dei parametri) (Figura 1.31). Per la parametrizzazione del modello si è scelto di suddividere il territorio lombardo in classi di litologia e uso del suolo diverso.

Figura 1.27 - Rappresentazione schematica del metodo del pendio infinito (a) e del modello idrologico stazionario (b)

a b

Alluvioni in conoide: presenza/assenza di aree mappate come conoidi nel catalogo GeoIFFI, suddivise per attività (Figura 1.32). La suddivisione in aree attive e quiescenti permette di individuare all’interno del conoide fasce a diversa frequenza di alluvionamento.

Alluvioni: pericolosità derivante da perimetrazione delle fasce PAI (Figura 1.33).

Valanghe: presenza/assenza di valanghe mappate da terreno o da fotointerpretazione del dataset S.I.R.VAL (Figura 1.34).

Page 48: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

48

Aree soggette a franosità diffusa: aree soggette a frane di vario tipo quali scorrimenti, colate superficiali, aree in erosione regressiva. Da catalogo GeoIFFI (Figura 1.35).

Reticolo idrografico: fornito dal SIT, è stato considerato al fine di utilizzare effettivamente tutti i corsi d’acqua, sia principali che di ordine secondario, presenti nella Regione (Figura 1.36). Esondazione lacustre: limite dell’alluvione del 2000 (Lago Maggiore e Lago di Como). La perimetrazione dell’alluvione del Lago di Como è stata realizzata utilizzando il LIDAR DEM della fascia costiera.

Dighe: perimetrazione delle aree inondabili in caso di rottura della diga (Figura 1.37). Dati RID, Milano.

Aree 267-Art.9: delimitazione delle aree a rischio idrogeologico molto elevato individuate ai sensi della Legge 267/98 e le aree normate dall’articolo 9 del PAI (“Limitazioni alle attività di trasformazione e d’uso del suolo derivanti dalle condizioni di dissesto idraulico e idrogeologico” della Delibera n. 18/2001) (Figura 1.38).

DGPV: zone interessate da processi di deformazione gravitativa profonda di versante (Figura 1.39).

Page 49: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

49

Figura 1.28: Mappa delle frane profonde del catalogo GeoIFFI

Figura 1.29 - Distribuzione sul territorio lombardo delle colate di detrito attive e quiescenti

Page 50: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

50

Figura 1.30 - Distribuzione sul territorio lombardo delle zone soggette a caduta massi

Figura 1.31 - Distribuzione delle frane superficiali, in base alla probabilità d’innesco

Page 51: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

51

Figura 1.32 - Distribuzione delle conoidi attive, quiescenti, relitte

Figura 1.33 - Perimetrazione delle Fasce PAI

Page 52: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

52

Figura 1.34 - Distribuzione sul territorio lombardo delle zone interessate da valanghe

Figura 1.35 - Distribuzione sul territorio lombardo delle zone soggette a franosità diffusa

Page 53: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

53

Figura 1.36 - Distribuzione sul territorio lombardo del reticolo idrografico minore e maggiore

Figura 1.37 - Distribuzione sul territorio lombardo delle aree potenzialmente interessate da onde di piena per rottura di sbarramenti

n. di rotture di sbarramenti a cui l’area potrebbe essere esposta

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

n. di rotture di sbarramenti a cui l’area potrebbe essere esposta

1 2 3 4 5 6 7 8 9

Page 54: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

54

Figura 1.38 - Distribuzione sul territorio lombardo delle aree a rischio idrogeologico molto elevato individuate ai sensi della Legge 267/98 e delle aree normate dall’articolo 9 del PAI

Figura 1.39 - Distribuzione sul territorio lombardo delle zone interessate da processi di

deformazione gravitativa profonda di versante (DGPV)

Page 55: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

55

Per quanto riguarda i bersagli, sono stati analizzati i seguenti elementi:

- RES111: aree residenziali continue derivanti dal DUSAF, strato 111; - RES112: aree residenziali discontinue derivanti dal DUSAF, strato 112; - PROD: aree produttive derivanti dal DUSAF, strato 1212; - RETE_PRINC: strade statali e autostrade derivanti dalla CT10; - RETE_SEC: altre strade derivanti dalla CT10; - RETE_FER: rete ferroviaria lombarda derivante da CT10; - RETE_ELET: rete elettrica di trasmissione della RL; - IMP_ELET: impianti di produzione e trasformazione elettrica; - SCUOLE: edifici ad uso scolastico derivante dal Mosaico degli

Strumenti Urbanistici della RL (dove disponibili); - OSPED: edifici ad uso ospedaliero derivante dal Mosaico degli

Strumenti Urbanistici della RL (dove disponibili); - TURIST: edifici ad uso turistico (alberghi, campeggi, etc.) derivante

dal Mosaico degli Strumenti Urbanistici della RL (dove disponibili); - SPORT: impianti sportivi derivanti dal DUSAF, strato 1212; - RIR: aziende RIR, derivante da Regione Lombardia; - STAZ Stazioni (fonte: MISURC e D.G. Infrastrutture e Mobilità

Regione Lombardia); - AEROP Aeroporti: (fonte:MISURC); - FUSTO bosco alto fusto: (fonte: DUSAF); - CEDUO bosco ceduo: (fonte: DUSAF); - RIPA veg ripariale: (fonte: DUSAF); - PRATI: (fonte: DUSAF); - AREE PROT aree_protette; - LEGN colture legnose (fonte: DUSAF); - SEMIN colture seminative (fonte: DUSAF); - VERDE: parchi e giardini (fonte: DUSAF).

Le sorgenti di rischio idrogeologico sono state intersecate con i bersagli precedentemente analizzati. In tutto, sono state effettuate 368 intersezioni. Per automatizzare la procedura di intersezione sono stati realizzati appositi modelli con il Model Builder di ArcGis (ESRI, inc).

Le aree risultanti dalle intersezioni sono state a loro volta intersecate con la griglia 1x1 km, al fine di calcolare la densità spaziale di elementi a rischio potenzialmente impattati da fenomeni pericolosi. Le densità spaziali così calcolate sono state aggregate attraverso una media pesata, a dare l’indicatore di Rischio Fisico Diretto).

Page 56: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

56

Il punto critico della procedura consiste nella definizione dei pesi. Per rendere la procedura più rigorosa e permettere una stima implicita della pericolosità e della vulnerabilità, i pesi sono stati disaggregai in tre componenti, secondo il seguente schema:

peso = peso H x peso V x peso W

dove il peso H esprime la pericolosità dei fenomeni considerati, in termini di frequenza attesa e intensità potenziale (Tabella 1.7); il peso V esprime la vulnerabilità degli elementi a rischio rispetto ai fenomeni considerati (Tabella 1.9, Tabella 1.10 e Tabella 1.11); il peso W esprime il valore degli elementi a rischio, (Tabella 1.8).

Tabella 1.7 - Pesi relativi alla pericolosità dei fenomeni (pesi H)

Sorgente peso

1 crolli 39 0.4 2 crolli 33 0.3 3 frane A 1 4 frane Q 0.9 5 frane R 0.4 6 debris A 0.8 7 debris Q 0.4 8 frane sup 0.2 9 pai A 1

10 pai B 0.7 11 pai C 0.2 12 conoidi A 0.8 13 conoidi Q 0.2 14 Valanghe 0.5 15 Laghi 0.5 16 Reticolo min 0.6 17 Reticolo mag 0.6 18 Dighe 0.1 19 Dgpv 0.2 20 267_art9 0.9 21 Frane diffuse A 0.7 22 Frane diffuse Q 0.4 23 Frane diffuse nd 0.55

Page 57: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

57

Tabella 1.8 - Pesi relativi al valore dei bersagli (pesoW)

# Elemento a rischio

vite ambientale econ diretto

econ ind strategico peso

1 RESID. CONT. 5 0 5 4 2 0.7187 2 RESID. DISCON. 4 0 4 3 2 0.5866 3 VIABILITA’ PRI. 4 0 3 4 4 0.6166 4 VIABILITA’ SEC. 3 0 2 3 3 0.2766 5 RETE FERROV. 4 0 3 4 5 0.6359 6 RETE ELETTR. 0 0 1 4 4 0.7353 7 IMPIANTI ELET. 0 0 4 4 3 0.6027 8 SCUOLE 5 0 4 1 4 0.772 9 OSPEDALI 5 0 5 5 5 0.9318

10 STRUTT.TURIST. 2 0 3 1 1 0.2555 11 STRUTT. SPORT 2 0 1 1 1 0.0855 12 RIR 3 0 4 4 0 0.5888 13 STAZIONI 4 0 4 4 4 0.7663 14 AEROPORTI 4 0 3 4 1 0.6024 15 AREE

PRODUTT. 4 0 4 4 2 0.6928

16 BOSCHI FUSTO 0 2 1 0.2 0 0.0174 17 BOSCHI CEDUI 0 1 0.5 0.2 0 0.0055 18 VEGETAZ.RIPAR 0 1 0 0.2 0 0.0032 19 PRATI 0 1 0 0.2 0 0.0032 20 AREE PROTETT 0 3 0.5 0.2 0 0.014 21 COLTURE LEGN 0 1 1 1 1 0.0171 22 COLTURE SEMI 0 1 1 1 1 0.0171 23 VERDE 1 1 1 1 1 0.019 Peso 1 0.001 0.8 0.7 0.7

Tabella 1.9 - Pesi relativi alla vulnerabilità (peso V) – I parte

crolli 39 crolli 33 frane A frane Q frane R debrisA debrisQ Fra superf RESID. CONT. 1.0 0.8 1.0 1.0 1.0 0.8 0.8 0.5

RESID. DISCON. 1.0 0.8 1.0 1.0 1.0 0.8 0.8 0.5 VIABILITA’ PRI. 0.6 0.4 1.0 1.0 1.0 0.4 0.4 0.3 VIABILITA’ SEC. 0.6 0.4 1.0 1.0 1.0 0.4 0.4 0.3 RETE FERROV. 0.8 0.6 1.0 1.0 1.0 0.6 0.6 0.3 RETE ELETTR. 0.4 0.2 0.6 0.6 0.6 0.2 0.2 0.0 IMPIANTI ELET. 1.0 0.8 1.0 1.0 1.0 0.8 0.8 0.5

SCUOLE 1.0 0.8 1.0 1.0 1.0 0.8 0.8 0.5 OSPEDALI 1.0 0.8 1.0 1.0 1.0 0.8 0.8 0.5

STRUTT. TURIST. 0.6 0.4 0.8 0.8 0.8 0.6 0.6 0.3 STRUTT. SPORT 0.6 0.4 0.8 0.8 0.8 0.6 0.6 0.3

RIR 1.0 0.8 1.0 1.0 1.0 0.8 0.8 0.5 STAZIONI 1.0 0.8 1.0 1.0 1.0 0.8 0.8 0.5

Page 58: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

58

AEROPORTI 0.4 0.3 0.6 0.6 0.6 0.4 0.4 0.0 AREE PRODUTT. 1.0 0.8 1.0 1.0 1.0 0.8 0.8 0.5 BOSCHI FUSTO 0.2 0.2 0.2 0.2 0.2 0.8 0.8 0.5 BOSCHI CEDUI 0.2 0.2 0.2 0.2 0.2 0.8 0.8 0.5

VEGETAZ. RIPAR 0.1 0.0 0.2 0.2 0.2 0.8 0.8 0.5 PRATI 0.0 0.0 0.2 0.2 0.2 0.2 0.2 0.5

AREE PROTETT 0.2 0.2 0.2 0.2 0.2 0.8 0.8 0.5 COLTURE LEGN 0.2 0.2 0.2 0.2 0.2 0.8 0.8 0.5 COLTURE SEMI 0.0 0.0 0.1 0.1 0.1 0.2 0.2 0.5

VERDE 0.2 0.2 0.4 0.4 0.4 0.8 0.8 0.5

Tabella 1.10 - Pesi relativi alla vulnerabilità (peso V) – II parte

pai A pai B pai C conoidi A conoidi Q valanghe laghi dighe

RESID. CONT. 0.8 0.8 0.6 0.8 0.6 1.0 0.6 1.0 RESID. DISCON. 0.8 0.8 0.6 0.8 0.6 1.0 0.6 1.0 VIABILITA’ PRI. 0.6 0.6 0.4 0.4 0.3 0.8 0.0 1.0 VIABILITA’ SEC. 0.6 0.6 0.4 0.4 0.3 0.8 0.0 1.0 RETE FERROV. 0.6 0.6 0.4 0.6 0.4 0.8 0.0 1.0 RETE ELETTR. 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.4 0.0 0.5

IMPIANTI ELET. 0.8 0.8 0.6 0.8 0.5 1.0 0.4 1.0 SCUOLE 0.8 0.8 0.6 0.8 0.5 1.0 0.4 1.0

OSPEDALI 0.8 0.8 0.6 0.8 0.5 1.0 0.4 1.0 STRUTT. TURIST. 0.6 0.6 0.4 0.6 0.4 0.8 0.0 1.0 STRUTT. SPORT 0.6 0.6 0.4 0.6 0.4 0.8 0.0 1.0

RIR 0.8 0.8 0.6 0.8 0.6 1.0 0.4 1.0 STAZIONI 0.8 0.8 0.6 0.8 0.6 1.0 0.4 1.0

AEROPORTI 0.6 0.6 0.4 0.4 0.4 0.4 0.0 1.0 AREE PRODUTT. 0.8 0.8 0.6 0.8 0.6 1.0 0.4 1.0 BOSCHI FUSTO 0.2 0.1 0.0 0.8 0.6 0.3 0.0 0.4 BOSCHI CEDUI 0.2 0.1 0.0 0.8 0.6 0.3 0.0 0.4

VEGETAZ. RIPAR 0.0 0.0 0.0 0.8 0.6 0.3 0.0 0.0 PRATI 0.0 0.0 0.0 0.2 0.2 0.0 0.0 0.4

AREE PROTETT 0.2 0.1 0.0 0.8 0.6 0.3 0.0 0.4 COLTURE LEGN 0.2 0.1 0.1 0.8 0.6 0.3 0.0 0.4 COLTURE SEMI 0.2 0.1 0.1 0.2 0.2 0.0 0.0 0.4

VERDE 0.2 0.1 0.1 0.8 0.6 0.3 0.0 0.4

Page 59: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

59

Tabella 1.11 - Pesi relativi alla vulnerabilità (peso V) – III parte

Ret min Ret mag Dgpv 267_art9 Franosità A Franosità Q Franosità nd RESID. CONT. 0.8 0.6 0.8 1.0 0.8 0.8 0.8

RESID. DISCON. 0.8 0.6 0.8 1.0 0.8 0.8 0.8 VIABILITA’ PRI. 0.6 0.4 0.8 1.0 0.4 0.4 0.4 VIABILITA’ SE. 0.6 0.4 0.8 1.0 0.4 0.4 0.4 RETE FERROV. 0.6 0.4 0.8 1.0 0.6 0.6 0.6 RETE ELETTR. 0.0 0.0 0.5 0.6 0.2 0.2 0.2

IMPIANTI ELET. 0.8 0.6 0.8 1.0 0.8 0.8 0.8 SCUOLE 0.8 0.6 0.8 1.0 0.8 0.8 0.8

OSPEDALI 0.8 0.6 0.8 1.0 0.8 0.8 0.8 STRUTT. TURIS 0.6 0.4 0.7 0.8 0.6 0.6 0.6 STRUTT. SPORT 0.6 0.4 0.8 0.8 0.6 0.6 0.6

RIR 0.8 0.6 0.8 1.0 0.8 0.8 0.8 STAZIONI 0.8 0.6 0.8 1.0 0.8 0.8 0.8

AEROPORTI 0.6 0.4 0.8 0.6 0.4 0.4 0.4 AREE PRODUT. 0.8 0.6 0.8 1.0 0.8 0.8 0.8 BOSCHI FUSTO 0.4 0.0 0.1 0.2 0.8 0.8 0.8 BOSCHI CEDUI 0.4 0.0 0.1 0.2 0.8 0.8 0.8

VEGETAZ.RIPAR 0.0 0.0 0.1 0.2 0.8 0.8 0.8 PRATI 0.4 0.4 0.1 0.2 0.2 0.2 0.2

AREE PROTETT 0.4 0.0 0.0 0.2 0.8 0.8 0.8 COLTURE LEGN 0.4 0.4 0.1 0.2 0.8 0.8 0.8 COLTURE SEMI 0.4 0.4 0.1 0.1 0.2 0.2 0.2

VERDE 0.4 0.4 0.2 0.4 0.8 0.8 0.8

Per quanto riguarda l’attribuzione del peso relativo al valore degli elementi a rischio, si osserva che tale valore deriva dall’aggregazione di 5 sub-componenti del valore: valore diretto, valore indiretto, valore ambientale, valore strategico e valore relativo alle vite potenzialmente collegate con gli elementi analizzati (pazienti negli ospedali; studenti nelle scuole, etc.). Per ciascuna delle sub-componenti, si è individuato un peso parziale. L’aggregazione dei valori è stata realizzata con un approccio fuzzy (Zadeh, 1965).

Questa tecnica prevede la costruzione di funzioni di membership gaussiane (Figura 1.40a) che permettono di associare ad una classificazione linguistica (es. valore economico diretto basso – medio – alto - molto alto), un valore numerico compreso tra 0 e 1. Le funzioni di membership sono quindi aggregate attraverso una somma fuzzy, utilizzando funzioni di membership gaussiane la cui performance segue una legge sigmoidale (Figura 1.40b). In questo modo è stato possibile ottenere un unico peso finale.

Page 60: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

60

Figura 1.40 - Schema semplificato dell’approccio fuzzy: a) membership functions per ogni componente del peso; b) membership function per il peso aggregato

a

b

Figura 1.41 - Mappa di Rischio Fisico Diretto rispetto ad eventi idrogeologici sul territorio regionale, per cella

Valori di rischio fisico rispetto alla media regionale

Trascurabile Leggermente inferiore Medio Superiore Estremamente superiore

Page 61: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

61

Rischio Sismico Il rischio sismico è stato calcolato utilizzando in indicatore di rischio che deriva dall’aggregazione di un indicatore di pericolosità e di indicatori di elementi a rischio.

Come indicatore di pericolosità sismica è stato utilizzato il valore di accelerazione sismica massima al suolo con tempo di ritorno di 475 anni (probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni). Tale indicatore è consistente con la nuova mappa di pericolosità sismica e quanto dettato dall’ordinanza 3274/03.

I valori di amax sono rappresentati per i punti di una griglia che copre l’intero territorio nazionale, e sono disponibili sul sito dell’ INGV di Milano.

In Figura 1.42 è mostrata una mappa della Regione Lombardia riclassificata in classi di pericolosità utilizzando le classi definite in Tabella 1.12.

Tabella 1.12 - criteri di definizione delle sotto-zone

Zona sotto-zona accelerazione orizzontale

con probabilità di superamento pari al 10 % in 50 anni [ag/g]

1 1d 0.325 – 0.350 1c 0.300 – 0.325 1b 0.275 – 0.300

1a 0.250 – 0.275 2d 0.225 – 0.250 2c 0.200 – 0.225 2b 0.175 – 0.200

2

2a 0.150 – 0.175 3d 0.125 – 0.150 3c 0.100 – 0.125 3b 0.075 – 0.100

3

3a 0.050 – 0.075 4 4 ≤ 0.050

Page 62: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

62

Figura 1.42 - Classificazione sismica proposta con le sotto-zone

Gli indicatori degli elementi a rischio sono stati creati con l’obiettivo di caratterizzare per ogni cella di 1 km2 dell’analisi il livello di potenziale danno a seguito di attività sismica.

Per questo scopo sono stati considerati i seguenti elementi a rischio:

- E9 Edifici ad uso abitativo costruiti prima del 1919; - E10 Edifici ad uso abitativo costruiti tra il 1919 e il 1945; - E11 Edifici ad uso abitativo costruiti tra il 1946 e il 1961; - E12 Edifici ad uso abitativo costruiti tra il 1962 e il 1971; - E13 Edifici ad uso abitativo costruiti tra il 1972 e il 1981; - E14 Edifici ad uso abitativo costruiti tra il 1982 e il 1991; - E15 Edifici ad uso abitativo costruiti dopo il 1991; - PROD: : aree produttive derivanti dal DUSAF, strato 1212; - RETE_PRINC: strade statali e autostrade derivanti dalla CT10; - RETE_SEC: altre strade derivanti dalla CT10; - RETE_FER: rete ferroviaria lombarda derivante da CT10; - RETE_ELE: rete elettrica di trasmissione della RL; - IMP_ELE: impianti di produzione e trasformazione elettrica; - SCUOLE: edifici ad uso scolastico derivante dal Mosaico degli

Strumenti Urbanistici della RL (dove disponibili);

Page 63: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

63

- OSPEDALI: edifici ad uso ospedaliero derivante dal Mosaico degli Strumenti Urbanistici della RL (dove disponibili);

- TURISTICO: edifici ad uso turistico (alberghi, campeggi, etc.) derivante dal Mosaico degli Strumenti Urbanistici della RL (dove disponibili);

- SPORT: impianti sportivi derivanti dal DUSAF, strato 1212; - RIR: aziende RIR, derivante da Regione Lombardia.

Ad ognuno di essi è stato attribuito mediante budgetary allocation un peso che rappresentasse in modo implicito il loro valore e la loro vulnerabilità (Tabella 1.13).

Il rischio fisico è stato quindi calcolato per ogni cella moltiplicando al valore di pericolosità amax la media pesata dell’area coperta dai vari bersagli.

Tabella 1.13 - Indicatori di rischio fisico sismico e relativi pesi

Indicatore Peso

Edifici ad uso abitativo costruiti prima del 1919 0.044 Edifici ad uso abitativo costruiti tra il 1919 e il 1945 0.035 Edifici ad uso abitativo costruiti tra il 1946 e il 1961 0.026 Edifici ad uso abitativo costruiti tra il 1962 e il 1971 0.034 Edifici ad uso abitativo costruiti tra il 1972 e il 1981 0.017 Edifici ad uso abitativo costruiti tra il 1982 e il 1991 0.009 Edifici ad uso abitativo costruiti dopo il 1991 0.009 Rete stradale principale 0.024 Rete ferroviaria 0.012 Linee elettriche 0.024 Impianti elettrici 0.029 Scuole 0.092 Ospedali 0.184 Campeggi 0.019 Campi sportivi 0.030 RIR 0.184 Stazioni ferroviarie 0.123 Aree ad uso produttivo 0.093

Page 64: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

64

Figura 1.43 - Mappa di Rischio Fisico Diretto rispetto ad eventi sismici sul territorio regionale, per cella

Rischio Incendi Forestali Il fenomeno degli incendi boschivi può essere studiato con modelli predittivi che permettono di definire dove è possibile che si verifichi un incendio e con quale probabilità, senza determinare esplicitamente i tempi di ritorno e l’intensità.

Nel presente studio si è elaborato un indice statico per la definizione del rischio d’incendio boschivo prendendo in considerazione le condizioni stabili che favoriscono il verificarsi degli incendi con l’obiettivo di individuare aree con elevato rischio a causa delle loro condizioni intrinseche. Nella metodologia adottata il rischio forestale è definito matematicamente come il prodotto di: Pericolosità forestale, Vulnerabilità forestale e Valore forestale:

R = H (forestale) * Vn (forestale) * Va (forestale)

Per la realizzazione delle elaborazioni di seguito descritte si è fatto riferimento a banche dati e cartografiche regionali (SIAB, Piano AIB, CTR, DTM, Dusaf, Atlante agroclimatico, Carta dei tipi forestali, data base D.G. Infrastrutture e mobilità e D.G. Protezione civile, Prevenzione e Polizia locale) di altra origine (TeleAtlas, Documenti di pianificazione di Enti territoriali).

Valori di rischio fisico rispetto alla media regionale

Trascurabile Leggermente inferiore Medio Superiore Estremamente superiore

Page 65: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

65

Intensità del fenomeno pericoloso Per la valutazione della pericolosità e della vulnerabilità è stato necessario valutare preventivamente l’intensità attesa di differenti scenari. Sulla base delle informazioni disponibili l’intensità di un incendio può essere espressa in termini di superficie percorsa dal fuoco. A tale scopo, gli incendi pregressi verificatisi fra il 1975 e il 2005 sono stati raggruppati in tre classi di intensità:

- incendi PICCOLI 2.000 – 10.000 m2 - incendi MEDI 10.000 – 18.000 m2 - incendi GRANDI > 18.000 m2. -

La scelta di queste soglie è da ricondursi ai risultati delle analisi statistiche contenute nel Piano Antincendio Regionale (in corso di revisione), con particolare in riferimento ai 18.000 mq, valore individuato nel Piano come soglia al di sopra della quale si collocano gli “eventi rilevanti”. Fuochi con superficie al di sotto dei 2000 mq non sono considerati come incendio, mentre la soglia di 1 ha è stata scelta come soglia significativa in quanto nella serie storica 1996-2005 più della metà degli incendi (1517 incendi su 2880) sono risultati essere inferiori a 10000mq.

Pericolosità Nel presente studio la pericolosità è definita in termini di suscettibilità, che esprime la probabilità che un evento di un certo tipo e con una certa intensità si verifichi in una certa area, dando quindi solo una connotazione spaziale all’evento e non temporale. I dati utilizzati sono relativi agli incendi pregressi verificatisi sul territorio; nel dettaglio per la serie storica 1975-2005 si è utilizzata l’informazione temporale, mentre per il periodo compreso fra il 1997 e il 2005 si è considerato anche il dato della distribuzione spaziale.

Attraverso un’analisi statistica, analisi discriminante, è stata attribuita ad ogni cella (unità territoriale) la probabilità di essere percorsa dal fuoco in funzione degli incendi pregressi che si sono verificati e delle caratteristiche territoriali in grado di influire sul fenomeno degli incendi.

Page 66: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

66

Figura 1.44 - Schema metodologico definizione della pericolosità

Data base incendi Fattoripredisponenti

STATICI DINAMICI

Analisi discriminante sulle 3 classi di intensità(valutazione variabili)

SUSCETTIBILITÀ per ogni classe(valori da 0 a 1)

3 classi di SUPERFICIEIncendio:

•Piccolo (P)•Medio (M)•Grande (G)

superficie

frequenza

PROBABILITÀ annua per classe

P GM

Fattorideterminanti Data base incendi

PERICOLOSITÀ per ogni CELLA(valori da 0 a 1)

CARTA DELLA PERICOLOSITÀ(per il periodo più critico)

ANALISI TEMPORALEANALISI SPAZIALE

Data base incendi Fattoripredisponenti

STATICI DINAMICI

Analisi discriminante sulle 3 classi di intensità(valutazione variabili)

SUSCETTIBILITÀ per ogni classe(valori da 0 a 1)

3 classi di SUPERFICIEIncendio:

•Piccolo (P)•Medio (M)•Grande (G)

superficie

frequenza

PROBABILITÀ annua per classe

P GM

Fattorideterminanti Data base incendi

PERICOLOSITÀ per ogni CELLA(valori da 0 a 1)

CARTA DELLA PERICOLOSITÀ(per il periodo più critico)

ANALISI TEMPORALEANALISI SPAZIALE

Scelta e determinazione degli indicatori per il calcolo della suscettibilità territoriale Per la definizione della suscettibilità del territorio sono stati scelti alcuni indicatori riconducibili principalmente a due categorie: fattori determinanti e fattori predisponenti; i primi risultano essere connessi alle caratteristiche intrinseche del territorio, mentre i secondi, riconducibili a cause naturali o di origine antropica, sono quelli che in modo diretto o indiretto possono contribuire all’innesco del fuoco. In funzione della variabile temporale un’ulteriore distinzione può essere fatta fra fattori statici (es. morfologia del territorio), e fattori dinamici (es. andamento della temperatura, regime dei venti, ecc.). Tra questi ultimi sono stati quindi presi in considerazione fattori in grado di descrivere la differente situazione climatica della Lombardia avvalendosi dunque di un’informazione anch’essa statica in quanto riferita ad un preciso arco temporale ritenuto il più critico dagli studi su cui si basa il Piano antincendio regionale: il mese di marzo.

Ciascun indicatore è stato calcolato per ogni cella della maglia utilizzata per le elaborazioni e rappresentazioni, definendo, per gli indicatori per cui è stato necessario in base alla natura del dato e alla sua distribuzione territoriale, un valore mediato sull’intera cella.

Gli indicatori utilizzati per la definizione della suscettibilità sono:

- altimetria: quota media (metri s.l.m.); - pendenza: pendenza media (gradi); - esposizione: mq esposti a Nord, Sud, Est, Ovest a partire dal DTM

(celle 20mx20m); - pascolo: mq di superficie coltivata a prato-pascolo;

Page 67: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

67

- superficie bruciabile: (mq) definita a partire dalle classi di uso del suolo della Carta DUSAF: B1,4,5,7 = Boschi; L5 = castagneti da frutto; P4,a = prati e pascoli; N8,b,t = vegetazione arbustiva e cespuglieti; N1/N2 = vegetazione palustre e delle torbiere;

- superficie boscata – mq calcolati a partire dalla Carta dei tipi forestali; - potenziale pirologico delle categorie forestali e dei pascoli: esprime il

grado di incendiabilità della vegetazione (valore compreso tra 0 e 1); - numero di boschi: n. dei poligoni di superficie boscata presenti in ogni

cella (la superficie boscata considerata comprende le seguenti classi di uso del suolo della Carta DUSAF: B1,4,5,7 = Boschi; L5 = castagneti da frutto; N8,b = vegetazione arbustiva e cespuglieti);

- densità dei corsi d’acqua (m di fiumi, torrenti, canali): grado di umidità del territorio in base alla Carta Tecnica Regionale (CT10);

- superficie urbanizzata: mq di urbanizzato a partire dalla classe U Dusaf; - densità di strade: m, in base al grafo stradale TELEATLAS. - precipitazioni medie: (seconda decade marzo) espresso in mm; - temperature medie: (mese di marzo), espresso in °C.

Calcolo della pericolosità L’analisi discriminante a partire dalle caratteristiche del territorio e tenendo in considerazione i dati relativi agli incendi realmente avvenuti, crea una gerarchizzazione dei parametri che potenzialmente influenzano la suscettibilità ottenendo allo stesso tempo una sorta di pesatura relativa. Il questo modo è possibile giungere alla determinazione della suscettibilità. L’analisi è stata effettuata separatamente per le tre classi d’intensità associando a ogni cella tre valori di probabilità compresi tra 0 e 1, rispettivamente Pg(dis), Pm(dis), Pp(dis), che rappresentano la probabilità per ciascuna cella di essere interessata da grandi, medi e piccoli incendi. Il peso relativo delle tre classi di intensità degli incendi (Pg(stat), Pm(stat), Pp(stat)) è determinato con un’analisi intensità/frequenza degli incendi pregressi (dati 1975-2005). Infine per definire la suscettibilità complessiva o probabilità di accadimento (Ptot ) sono stati aggregati i tre valori di suscettibilità come indicato dalla formula:

)()()(

)()()()()()( ***

statpstatmstatg

statpdispstatmdismstatgdisgtot PPP

PPPPPPP

++

++=

I risultati di questa elaborazione sono rappresentati nella carta della suscettibilità del territorio agli incendi boschivi realizzata in ambiente GIS attribuendo ad ogni cella il valore complessivo di suscettibilità agli incendi boschivi.

Page 68: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

68

Figura 1.45 – Carta della suscettibilità da incendi boschivi

Vulnerabilità ed esposizione Nel presente studio la vulnerabilità è stata definita con una metodologia quantitativa volta a definire l’interazione fra il fenomeno potenzialmente pericoloso e l’elemento a rischio. Essa quindi può essere considerata un’esposizione degli elementi a rischio ed è quindi strettamente correlata con la loro vicinanza alla zona bruciabile. La successiva tabella riassume gli elementi considerati a rischio in caso di incendi boschivi riportando per ciascuno l’indicatore di vulnerabilità, il peso relativo e l’unità di misura.

Tabella 1.14 - Indicatori vulnerabilità

Elementi a rischio Indicatori di

vulnerabilità Peso

relativo Unità di misura

Urbanizzato 0,18 Ospedali 0,18 Scuole 0,18

Aziende a RIR art. 6 e art.8 0,19 Strade 0,04

Ferrovie 0,035 Elettrodotti 0,012

Impianti elettrici - 0,08 Malghe 0,008

Coltivazioni di valore 2

Indicatore di interazione/esposizione

0,05

M2/m2 di superficie bruciabile

Bosco Indicatore di vulnerabilità specifica

0,045

2 Rientrano in questa categoria le seguenti classi di uso del suolo della Carta DUSAF:

L1=frutteti e frutti minori; L2,f,o=vigneti; L3,v=oliveti; L7=pioppeti; L8=altre legnose agrarie.

Page 69: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

69

Per la maggior parte degli elementi considerati a rischio è stato definito un indicatore di interazione rappresentativo del rapporto fra l’elemento e le aree potenzialmente percorribili dal fuoco (bruciabili).

Per il calcolo è stato individuato un buffer di interfaccia (di 100 metri per tutti gli elementi e 50 metri per le strade secondarie) definendo per ogni cella la superficie di sovrapposizione con le aree potenzialmente percorribili dal fuoco. I valori calcolati per ciascun elemento sono stati normalizzati attraverso una funzione lineare o sigmoidale in funzione del comportamento in base all’elemento al fuoco.

Fra gli elementi a rischio è stato riportato anche il bosco, che, nonostante sia l’elemento in cui l’incendio ha origine e si manifesta, subisce anch’esso danni alle molteplici funzioni che assolve (ecologica, idrogeologica, turistica, ecc.). La vulnerabilità del bosco è stata espressa in termini di vulnerabilità specifica, ossia un valore riassuntivo della capacità di resistenza e resilienza.

Il valore complessivo della vulnerabilità attribuito a ciascuna cella (0-1), derivante dalla considerazione congiunta della vulnerabilità di tutti gli elementi a rischio, è calcolato come somma pesata, ove i pesi sono stati assegnati in funzione del valore attribuito all’elemento e della sua reale propensione al danno derivante dall’incendio.

Nella valutazione della vulnerabilità complessiva, intesa come perdita di valore, non poteva non essere preso in considerazione il valore aggiunto derivante dalla presenza di Siti di Importanza Comunitaria (SIC), Zone di Protezione Speciale (ZPS), Riserve naturali, Parchi naturali, Parchi nazionali e Parchi regionali, appartenenti al sistema regionale. delle aree protette. L’indicatore esplicitato è definito calcolando per ogni cella la somma delle superfici di ogni area protetta, ciascuna moltiplicata per il valore attribuito (0-1) in funzione del ruolo nell’ambito del sistema naturale ed ecologico lombardo. Il dato iniziale della vulnerabilità è infine integrato da questo indicatore ottenendo la carta che segue.

Page 70: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

70

Figura 1.46 - Carta della vulnerabilità agli incendi boschivi

Rischio Nella metodologia adottata il rischio può essere definito matematicamente come il prodotto:

Rischiospecifico = H (Hazard) * Vn (Vulnerabilità)

Figura 1.47 - Mappa di Rischio Fisico Diretto da incendi forestali sul territorio regionale, per

cella

Page 71: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

71

1.2.3. Mappe di Fattore di Impatto Indiretto Tale parametro esprime, per ogni cella di studio di lato 1 km, il livello di organizzazione del sistema territoriale e, quindi, la sua capacità di far fronte ai rischi cui esso è esposto. In tale fattore rientrano i concetti chiave di resilienza e coping capacity.

Come per RF, anche F è stato calcolato facendo ricorso ad un approccio quali/quantitativo ad Indicatori. A differenza delle mappe di Rischio Fisico Diretto, per le quali sono stati impiegati Indicatori diversi in funzione della criticità in esame, le mappe relative al Fattore di Aggravamento Indiretto sono state invece generate tramite un set univoco di Indicatori, il cui peso relativo è stato opportunamente modificato nell’operazione di combinazione lineare, in funzione della criticità considerata.

In particolare, gli elementi in grado di determinare la resilienza di ogni cella del territorio rispetto ai Rischi Maggiori indicati dal Documento Direttore del PRIM sono stati identificati in:

- Protezione Civile:

presenza di gruppi di Protezione Civile volontari; presenza di gruppi di Protezione Civile comunali; presenza di gruppi di Protezione Civile inter-comunali.

- Piani di Protezione Civile: presenza di Piani di Protezione Civile comunali.

- Interconnessione: livello di interconnessione territoriale, da intendersi come

possibilità di raggiungere una determinata area territoriale attraverso vie di comunicazione alternative.

- Emergenza: disponibilità di punti 118, con dotazioni di base; disponibilità di punti 118, con dotazioni avanzate.

- Vigili del Fuoco: presenza di distaccamenti.

- Forze dell’ordine: presenza di stazioni di Polizia di Stato o Carabinieri.

- Ospedali: presenza di Strutture Sanitarie Ospedaliere.

Attraverso una serie differenziata di analisi in ambiente GIS (condotte in collaborazione con il gruppo dell’Università di Milano-Bicocca e con Regione Lombardia), per ogni cella di analisi del territorio regionale sono stati calcolati i seguenti parametri:

- Protezione Civile: % di area appartenente ad una municipalità nella quale sono

presenti gruppi di Protezione Civile volontari (PC-1);

Page 72: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

72

% di area appartenente ad una municipalità nella quale sono presenti gruppi di Protezione Civile comunali (PC-2);

% di area appartenente ad una municipalità nella quale sono presenti gruppi di Protezione Civile inter-comunali (PC-3).

- Piani di Protezione Civile: presenza o assenza di Piano di Protezione Civile per le

municipalità in cui la cella ricade (PE-1). - Interconnessione:

livello di interconnessione della cella, determinata in funzione del numero di nodi della rete stradale in essa ricadenti (IN-1).

- Emergenza: distanza dal punto 118 più vicino, con dotazioni di base (EM-

1); distanza dal punto 118 più vicino, con dotazione avanzata

(EM-2). - Vigili del Fuoco:

distanza dal distaccamento più vicino (VF-1). - Forze dell’ordine:

distanza dalla stazione di Polizia di Stato o Carabinieri più vicina (FO-1);

- Ospedali: distanza dalla Struttura Sanitaria più vicina (OS-1).

Gli Indicatori EM-1, EM-2, VF-1, FO-1 e OS-1, in particolare, sono stati mappati facendo ricorso alle funzioni di costo dei tool di analisi spaziale della piattaforma GIS utilizzata. Figura 1.48 a–e mostra l’andamento territoriale di tali Indicatori. E’ qui opportuno sottolineare che, non disponendo della localizzazione precisa di punti 118, distaccamenti dei Vigili del Fuoco e caserme di Polizia di Stato/Carabinieri, le distanze sono state calcolate rispetto al centroide del comune nel quale tali elementi sono presenti.

Per ciascuno dei Rischi Maggiori è stata poi condotta una budgetary allocation per l’attribuzione, a ciascun Indicatore, del suo peso relativo nella composizione delle mappe di Fattore di Impatto Indiretto. I valori associati dagli Indicatori e le relative mappe finali, per singolo ambito di criticità, sono riportati nel seguito del paragrafo.

Page 73: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

73

Figura 1.48 - Andamento territoriale degli indicatori EM-1 (a), EM-2 (b), VF-1 (c), FO-1 (d) e OS-1 (e)

(a) (b)

(c)

(d)

(e)

Page 74: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

74

Incidenti stradali I pesi associati a ciascun Indicatore per la generazione, tramite somma pesata, della mappa di Fattore di Impatto Indiretto sono riportati in Tabella 1.15.

Tabella 1.15 - I pesi impiegati per il calcolo della coping capacity territoriale rispetto al

rischio da incidenti stradali

Indicatore Peso PC-1 0.000 PC-2 0.000 PC-3 0.000 EM-1 0.071 EM-2 0.106 VF-1 0.082 FO-1 0.118 OS-1 0.471 PE-1 0.000 IN-1 0.118

La Figura 1.49 mostra invece la distribuzione del diverso grado di resilienza del territorio rispetto a questo rischio.

Figura 1.49 - Resilienza del territorio regionale rispetto al rischio di incidenti stradali, per cella

Page 75: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

75

Incidenti sul lavoro I pesi associati a ciascun Indicatore per la generazione, tramite somma pesata, della mappa di Fattore di Impatto Indiretto sono riportati in Tabella 1.16.

Tabella 1.16 - I pesi impiegati per il calcolo della coping capacity territoriale rispetto al rischio da incidenti sul lavoro

Indicatore Peso

PC-1 0.000 PC-2 0.000 PC-3 0.000 EM-1 0.080 EM-2 0.120 VF-1 0.070 FO-1 0.050 OS-1 0.625 PE-1 0.000 IN-1 0.025

La Figura 1.50 mostra invece la distribuzione del diverso grado di resilienza del territorio rispetto a questo rischio. Figura 1.50 - Resilienza del territorio regionale rispetto al rischio di incidenti sul lavoro, per

cella

Page 76: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

76

Rischio industriale I pesi associati a ciascun Indicatore per la generazione, tramite somma pesata, della mappa di Fattore di Impatto Indiretto sono riportati in Tabella 17.

Tabella 17 - I pesi impiegati per il calcolo della coping capacity territoriale rispetto al rischio

industriale

Indicatore Peso PC-1 0.005 PC-2 0.010 PC-3 0.010 EM-1 0.030 EM-2 0.045 VF-1 0.105 FO-1 0.025 OS-1 0.225 PE-1 0.400 IN-1 0.100

La Figura 1.51 mostra invece la distribuzione del diverso grado di resilienza del territorio rispetto a questo rischio.

Figura 1.51 - Resilienza del territorio regionale rispetto al rischio industriale, per cella

Page 77: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

77

Rischio meteo-climatico I pesi associati a ciascun Indicatore per la generazione, tramite somma pesata, della mappa di Fattore di Impatto Indiretto sono riportati in Tabella 1.18.

Tabella 1.18 - I pesi impiegati per il calcolo della coping capacity territoriale rispetto al

rischio meteo-climatico

Indicatore Peso PC-1 0.011 PC-2 0.021 PC-3 0.021 EM-1 0.042 EM-2 0.063 VF-1 0.092 FO-1 0.026 OS-1 0.421 PE-1 0.237 IN-1 0.026

La Figura 1.52 mostra invece la distribuzione del diverso grado di resilienza del territorio rispetto a questo rischio.

Figura 1.52 - Resilienza del territorio regionale rispetto al rischio meteo-climatico, per cella

Page 78: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

78

In/sicurezza urbana I pesi associati a ciascun Indicatore per la generazione, tramite somma pesata, della mappa di Fattore di Impatto Indiretto sono riportati in tabella 1.19.

Tabella 1.19: I pesi impiegati per il calcolo della coping capacity territoriale rispetto al

rischio meteo-climatico

Indicatore Peso PC-1 0.000 PC-2 0.000 PC-3 0.000 EM-1 0.075 EM-2 0.113 VF-1 0.066 FO-1 0.219 OS-1 0.500 PE-1 0.000 IN-1 0.000

La Figura 1.53 mostra invece la distribuzione del diverso grado di resilienza del territorio rispetto a questo rischio.

Figura 1.53 - Resilienza del territorio regionale rispetto all’insicurezza urbana, per cella

Page 79: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

79

Rischio Idrogeologico La Tabella 1.20 specifica i pesi assegnati ai singoli Indicatori di coping capacity, impiegati per il calcolo del Fattore di Impatto Indiretto e la successiva generazione della mappa di Rischio Totale

Tabella 1.20 - I pesi impiegati per il calcolo della coping capacity territoriale relativa al

rischio idrogeologico

Indicatore Peso PC-1 0.011 PC-2 0.021 PC-3 0.021 EM-1 0.042 EM-2 0.063 VF-1 0.092 FO-1 0.026 OS-1 0.421 PE-1 0.237 IN-1 0.026

La Figura 1.54 mostra invece la distribuzione del diverso grado di resilienza del territorio rispetto a questo rischio.

Figura 1.54 - Resilienza del territorio regionale rispetto al rischio idrogeologico, per cella

Page 80: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

80

Rischio Sismico La Tabella 1.21 specifica i pesi assegnati ai singoli Indicatori di coping capacity, impiegati per il calcolo del Fattore di Impatto Indiretto e la successiva generazione della mappa di Rischio Totale

Tabella 1.21 - I pesi impiegati per il calcolo della coping capacity territoriale relativa al

rischio sismico

Indicatore Peso PC-1 0.011 PC-2 0.021 PC-3 0.021 EM-1 0.042 EM-2 0.063 VF-2 0.092 FO-1 0.026 OS-1 0.421 PE-1 0.237 IN-1 0.026

La Figura 1.55 mostra invece la distribuzione del diverso grado di resilienza del territorio rispetto a questo rischio.

Figura 1.55 - Resilienza del territorio regionale rispetto al rischio sismico, per cella

Page 81: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

81

Rischio da Incendi Forestali Per mantenere l’omogeneità dell’approccio metodologico utilizzato per gli altri rischi, il Fattore di Impatto Indiretto relativo al rischio da incendi forestali è stato calcolato utilizzando esclusivamente gli indicatori visti in precedenza, sebbene questi non consentano una valutazione ottimale della capacità di far fronte. Per un’analisi completa e di dettaglio che tenga conto di tutti gli aspetti qui non trattati si rimanda al dossier sul rischio di incendio boschivo (ERSAF, marzo 2007).

La Tabella 1.22 specifica i pesi assegnati ai singoli Indicatori di coping capacity, impiegati per il calcolo del Fattore di Impatto Indiretto e la successiva generazione della mappa di Rischio Totale.

Tabella 1.22: I pesi impiegati per il calcolo della coping capacity territoriale relativa al rischio da Incendi Forestali

Indicatore Peso

PC-1 0.024 PC-2 0.047 PC-3 0.047 EM-1 0.035 EM-2 0.053 VF-1 0.082 FO-1 0.029 OS-1 0.265 PE-1 0.265 IN-1 0.118

La Figura 1.56 mostra invece la distribuzione del diverso grado di resilienza del territorio rispetto a questo rischio.

Figura 1.56 - Resilienza del territorio regionale rispetto al rischio da incendi forestali, per cella

Page 82: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

82

1.2.4. Mappe di Rischio Totale I valori di RF e F calcolati ai passaggi precedenti per ogni cella di lato 1 km sono stati infine impiegati per la determinazione del Rischio Totale, RT. A tale scopo, su ogni pixel elementare del territorio regionale, è stata applicata la relazione:

RT = RF * (1 + F)

Per ciascuno dei rischi viene di seguito riportata la mappa finale di Rischio Totale.

Incidenti stradali

La Figura 1.57 riporta la distribuzione del Rischio Totale da incidenti stradali su cella di lato 1 km, per l’intero territorio regionale.

Figura 1.57 - Rischio Totale da incidenti stradali sul territorio regionale, per cella

Valori di rischio totale rispetto alla media regionale

Trascurabile Molto inferiore Leggermente inferiore Medio Superiore Estremamente superiore

Page 83: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

83

Incidenti sul lavoro La Figura 1.58 riporta la distribuzione del Rischio Totale da incidenti sul lavoro su cella di lato 1 km, per l’intero territorio regionale.

Figura 1.58 - Rischio Totale da incidenti sul lavoro sul territorio regionale, per cella

Valori di rischio totale rispetto alla media regionale

Trascurabile Molto inferiore Leggermente inferiore Medio Superiore Estremamente superiore

Page 84: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

84

Rischio industriale La Figura 1.59 riporta la distribuzione del Rischio Totale da incidenti di carattere industriale su cella di lato 1 km, per l’intero territorio regionale.

Figura 1.59 - Rischio Totale da incidenti di carattere industriale sul territorio regionale, per

cella

Valori di rischio totale rispetto alla media regionale

Trascurabile Molto inferiore Leggermente inferiore Medio Superiore Estremamente superiore

Page 85: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

85

Rischio meteo-climatico La Figura 1.60 riporta la distribuzione del Rischio Totale di carattere meteo-climatico su cella di lato 1 km, per l’intero territorio regionale.

Figura 1.60 - Rischio Totale di carattere meteo-climatico sul territorio regionale, per cella

Valori di rischio totale rispetto alla media regionale

Trascurabile Molto inferiore Leggermente inferiore Medio Superiore Estremamente superiore

Page 86: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

86

In/sicurezza urbana La Figura 1.61 riporta la distribuzione del Rischio Fisico Diretto relativo alle problematiche di in/sicurezza urbana, derivato dall’Indice di Problematicità, per l’intero territorio regionale.

Figura 1.61 – Mappa di Rischio Fisico Diretto del territorio lombardo, su base comunale, derivato dall’Indice di Problematicità, rispetto all’in/sicurezza urbana

Page 87: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

87

Rischio Idrogeologico La Figura 1.62 riporta la distribuzione del Rischio Totale relativo a problematiche di Rischio Idrogeologico su cella di lato 1 km, per l’intero territorio regionale.

Figura 1.62 - Rischio Totale di tipo idrogeologico sul territorio regionale, per cella

Valori di rischio totale rispetto alla media regionale

Trascurabile Molto inferiore Leggermente inferiore Medio Superiore Estremamente superiore

Page 88: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

88

Rischio Sismico La Figura 1.63 riporta la distribuzione del Rischio Totale relativo a problematiche di Rischio Sismico, su cella di lato 1 km, per l’intero territorio regionale.

Figura 1.63 - Rischio Totale di tipo sismico sul territorio regionale, per cella

Valori di rischio totale rispetto alla media regionale

Trascurabile Molto inferiore Leggermente inferiore Medio Superiore Estremamente superiore

Page 89: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

89

Rischio da Incendi Forestali La Figura 1.64 riporta la distribuzione del Rischio Totale relativo a problematiche di Incendi Forestali, su cella di lato 1 km, per l’intero territorio regionale.

Figura 1.64 - Mappa di Rischio Totale da incendi forestali sul territorio regionale, per cella

Valori di rischio totale rispetto alla media regionale

Trascurabile Molto inferiore Leggermente inferiore Medio Superiore Estremamente superiore

Page 90: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

90

1.2.5. L’applicazione dell’analisi AHP per la generazione della mappa di Rischio Integrato

Una volta prodotte le mappe relative agli 8 rischi maggiori indicati dal Documento Direttore del PRIM esse sono state combinate per produrre un’unica mappa di Rischio Integrato.

L’integrazione è stata condotta attraverso la seguente procedura operativa:

- svolgimento di un’analisi AHP per determinare, attraverso confronti a coppie successivi, il peso di ciascun rischio rispetto agli altri. L’analisi ha prodotto un CR (Consistency Ratio) pari a 5.43 %, indice di ottima congruenza fra le attribuzioni compiute. Tabella 1.23 specifica i valori dei singoli pesi stimati;

- somma pesata, per ogni cella della griglia di analisi, dei valori relativi ai singoli rischi normalizzati rispetto alla media regionale;

- generazione della mappa di rischio integrato finale. Essa è stata prodotta su cella di lato 1 km (Figura 1.65) e su base comunale(Figura 1.69), mediando i valori di rischio integrato di tutte le celle appartenenti ad uno stesso comune.

Tabella 1.23 - I pesi associati con analisi AHP a ciascuna tipologia di rischio per la

produzione della mappa finale di rischio integrato

Rischio Peso Incidenti Stradali 0.355

Incidenti sul Lavoro 0.212 Industriale 0.079

Insicurezza Urbana 0.052 Sismico 0.046

Idrogeologico 0.140 Incendi Forestali 0.032

Meteo 0.029

Page 91: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

91

Figura 1.65 - Mappa di rischio finale integrato sul territorio lombardo

Figura 1.66 - Mappa di rischio naturale (idrogeologico, forestale, sismico, meteo) integrato sul territorio lombardo

Valori di rischio integrato rispetto alla media regionale

Trascurabile Molto inferiore Leggermente inferiore Medio Superiore Estremamente superiore

Valori di rischio integrato rispetto alla media regionale

Trascurabile Molto inferiore Leggermente inferiore Medio Superiore Estremamente superiore

Page 92: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

92

Figura 1.67 - Mappa di rischio naturale (idrogeologico, forestale, sismico, meteo) e industriale integrato sul territorio lombardo

Figura 1.68 - Mappa di rischio derivante da incidenti (lavoro e stradali), integrato sul territorio lombardo

Valori di rischio integrato rispetto alla media regionale

Trascurabile Molto inferiore Leggermente inferiore Medio Superiore Estremamente superiore

Valori di rischio integrato rispetto alla media regionale

Trascurabile Molto inferiore Leggermente inferiore Medio Superiore Estremamente superiore

Page 93: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

93

Figura 1.69 - Livelli di rischio integrato sull’intero territorio regionale lombardo, su base comunale

Viene ora presentata una mappa (Figura 1.70) che definisce, per ogni cella del dominio di calcolo, il rischio dominante, ottenuto a partire dai singoli rischi totali pesati (ad esclusione dell’insicurezza urbana) con soglia di rischio posta a 0.05. E’ importante sottolineare che celle caratterizzate da una specifica dominanza possono anche essere caratterizzate da livelli elevati degli altri rischi, soprattutto nelle aree urbane.

Valori di rischio integrato rispetto alla media regionale

Trascurabile

Molto inferiore

Leggermente inferiore

Medio

Superiore

Estremamente superiore

Page 94: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

94

Figura 1.70 - Mappa della tipologia di rischio dominante per ogni cella del territorio regionale lombardo

Elaborazioni e valutazioni finali sulle mappe di Rischio Integrato Sulla base della mappa del rischio integrato (Figura 1.65), si sono effettuate delle analisi per individuare sul territorio le aree più critiche dal punto di vista del rischio.

La criticità di un’area può essere data da almeno due fattori: in primo luogo il numero di rischi che si trovano a coesistere ed eventualmente ad interagire su uno stesso territorio. In secondo luogo, il livello di rischio presente: anche un solo rischio, se si manifesta in maniera grave o acuta, può essere problematico e condizionante per lo sviluppo di un territorio.

Si è quindi deciso di creare delle mappe tematiche che tenessero conto dell’uno o dell’altro aspetto, o di entrambi.

Per ogni cella della griglia di analisi, è stato calcolato il numero di rischi presenti. Sulla base di questa informazione, si sono quindi selezionate le celle con un numero minimo di rischi con valore superiore ad una certa soglia.

forestaleidrogeologicoindustrialeincidenti sul lavorosismicoincidenti stradalirischio meteo

Rischio dominante

Page 95: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

95

Al fine di individuare zone continue sul territorio, le celle selezionate sono state unite se adiacenti. Come risultato sono state individuate zone contigue aventi un certo livello di multi-risk. Data la frammentazione di queste zone, si è deciso inoltre di applicare una funzione di neighbourhood. In questo modo, una cella che non risponde ai criteri di selezione di numero e livello di rischio ma che è circondata da celle che vi ricadono, viene anch’essa inclusa.

Per ogni zona contigua così elaborata, si è quindi calcolata l’area complessiva, al fine di individuare zone omogenee sufficientemente grandi da richiedere la formulazione di eventuali piani d’area.

Per la creazione della prima mappa, si sono selezionate quelle aree dove almeno un rischio si presenta estremamente elevato (>10 volte la media regionale). Il risultato è osservabile in Figura 71. Si tratta di aree non necessariamente soggette ad interazione tra i diversi tipi di rischio, ma dove almeno uno di essi presenta un livello critico. Livelli di rischio molto alto si concentrano nelle grandi zone urbanizzate (in particolare Milano e relativo hinterland, bassa Brianza, Bergamo ed hinterland, Brescia, Lecco, Sondrio, Varese). Ciò dipende sostanzialmente dall’elevato valore degli elementi esposti localizzati in tali aree, unito con un livello spesso molto elevato di incidenti socialmente rilevanti. Oltre alle grandi aree urbane, si evidenziano inoltre come notevolmente critiche alcune aree sovra-comunali, nella zona di Dalmine e dell’intorno di Bergamo (sulla direttrice per Brescia), la bassa Val Camonica, alcune zone della Val Trompia e della Val Sabbia.

Si è creata quindi una mappa che mettesse in evidenza le aree con presenza simultanea di un elevato numero di rischi (almeno tre) con livello moderato (superiore di almeno una volta e mezza quello medio regionale) (Figura 72): si tratta quindi di aree in cui è rilevante l’effetto delle interazioni tra diversi tipi di rischio, anche se il loro livello non è necessariamente molto elevato. Sono zone in cui sarebbe utile un approfondimento sulle interazioni e sugli effetti domino dei vari eventi pericolosi e delle loro conseguenze. Si osserva che le zone con queste caratteristiche ricoprono grossomodo quelle descritte in precedenza (Figura 71), ma si presentano più vaste ed includono un gran numero di aree di piccola estensione inserite in contesti a valenza rurale (in Valtellina, in Brianza, nelle valli bresciane, in Val Seriana, poche municipalità nella Lomellina e nella bassa padana, nei pressi del fiume Po). Queste aree sono state evidenziate dall’approccio di analisi adottato, orientato allo studio del rischio integrato: si tratta di zone dove sussistono diverse sorgenti di rischio, tra cui in genere quello idrogeologico affiancato da quello industriale e quello da incidenti.

In Figura 73 sono infine mostrate le zone con presenza di almeno due rischi con un livello abbastanza elevato (>3 volte la media regionale). La mappa costruita in questo modo sembra essere un buon compromesso tra le due precedentemente analizzate, ed è stata utilizzata per evidenziare le aree in cui sarebbe più opportuno approfondire le analisi con maggior dettaglio.

In particolare, sono state individuate 6 aree altamente critiche sia per il numero di rischi, sia per il loro livello, sia per l’estensione areale (> 80 km2): Milano e hinterland (Figura 1.74 e 1.75), Como (Figura 1.75), Lecco (Figura 1.76),Bergamo (Figura 1.77), Brescia (Figura 1.78), Valle Camonica (Figura 1.79).

Page 96: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

96

Figura 1.71 - Mappa delle aree contigue caratterizzate dalla presenza di almeno un rischio con livello molto elevato ( > 10 volte la media regionale)

Figura 1.72 - Mappa delle aree contigue caratterizzate dalla presenza di almeno 3 rischi con

livello superiore a 1.5 volte la media regionale

Page 97: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

97

Figura 1.73 - Mappa delle aree contigue caratterizzate dalla presenza di almeno 2 rischi con livello almeno triplo rispetto alla media regionale

Figura 1.74 - Mappa della zona di Milano e hinterland (cfr. Figura 3)

scuole

strutture sanitarieaziende a rischio di incidente rilevante

Page 98: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

98

Figura 1.75 - Mappa delle zone di Como e del hinterland milanese nord-ovest (cfr. Figura 1.3)

Figura 1.76 - Mappa della zona di Lecco (cfr. Figura 3)

scuole

strutture sanitarieaziende a rischio di incidente rilevante

scuole

strutture sanitarieaziende a rischio di incidente rilevante

Page 99: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

99

Figura 1.77 - Mappa della zona di Bergamo (cfr. Figura 1.3)

Figura 1.78 - Mappa della zona di Brescia (cfr. Figura 1.3)

scuole

strutture sanitarieaziende a rischio di incidente rilevante

Page 100: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

100

Figura 1.79 - Mappa della zona della Valle Camonica (cfr. Figura 3)

scuole

strutture sanitarieaziende a rischio di incidente rilevante

Page 101: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

Allegato

Valutazione sulla qualità delle banche-dati utilizzate per la generazione delle mappe multi-rischio

Nel presente allegato viene riportato un quadro di sintesi delle banche-dati utilizzate nell’analisi distinte secondo tre categorie principali, in particolare:

1. Banche-dati delle Sorgenti di rischio. 2. Banche-dati dei Bersagli. 3. Banche-dati delle Risorse (Coping Capacity).

Ogni tematismo è stato descritto in un’apposita scheda contenente le seguenti informazioni: − Rilevanza: importanza del dato nell’analisi svolta. − Fonte del dato: origine di acquisizione. − Metodologia di acquisizione: breve descrizione sulla metodologia che ha

portato alla validazione ed utilizzo del dato. − Copertura spaziale: grado di copertura territoriale a scala regionale. − Certezza: descrizione della qualità del dato (livello di dettaglio,

aggiornamento, ecc.). − Prospettive: descrizione delle possibili attività volte all’implementazione e

miglioria del dato. − Pesatura nel contesto del multi-risk: per la sola categoria delle sorgenti di

rischio viene riportato il peso attribuito a ciascun tematismo nell’ambito dell’analisi multi-rischio.

− Qualità delle variabili: punteggi attribuiti al singolo tematismo secondo i criteri di cui alla Tabella A, con relativa rappresentazione grafica della qualità delle variabili che concorrono alla definizione della qualità del dato utilizzato.

− Valore economico: per la sola categoria dei bersagli, vengono riportati i pesi attribuiti al singolo tematismo in funzione dell’importanza dello stesso in termini di valore economico secondo cinque indicatori riportati nella Tabella B.

Page 102: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

102

Tabella A - Criteri di classificazione della qualità delle variabili (adattata da EEA. 2005)

Punteggio Criterio domanda 0 1 2 3 4

Metodologia

E’ concettualmente e metodologicamente corretto/riconosciuto

nella comunità internazionale?

Manca la descrizione della

metodologia

La metodologia

richiede grossi

miglioramenti

La metodologia

richiede alcuni

miglioramenti

La metodologia è ben fondata. con riferimenti

Regolarità raccolta

E’ basato in modo sostanziale su dati

disponibili e aggiornabili?

Dati non disponibil

i prontame

nte

Alcuni dati disponibili.

ma mancano i protocolli di

raccolta

Basato su raccolte dati

ad hoc o fonti esterne

Dati raccolti ed

aggiornati in continuo

Trend temporale

Ha una dimensione temporale tale da

descrivere un trend? Assente Dati solo per

1-3 anni

Dati per 4-9 anni

(+ variabile statica)

Dati per più di 10

anni

Dati per più di 10 anni su tutto

il territorio

Copertura spaziale

Ha una copertura spaziale completa di

tutta la PA? Dati per

alcune aree

Dati per circa metà

del territorio

Dati per quasi tutto il

territorio

Dati completi

Confronti territoriali

È consistente in modo spaziale e

temporale. e rappresentativo delle

diverse aree?

Il confronto

è rilevante ma non

possibile

Il confronto non è

rilevante

Confronto possibile su

sub-aree

Confronto possibile e

utilizzabile per benchmarking

Unicità

E’ la sola che esprime un certo tipo di informazione? Non esistono variabili ad

essa correlate?)

È’ molto correlata con altre variabili

È’ molto correlata con almeno una

variabile

È’ poco correlata con altre variabili

È’ poco correlata

con almeno

una variabile

È’ unica

Sensibilità del sistema

La sua variazione ha grossi effetti

sull’output del sistema?

Effetti trascurab

ili Effetti minimi Effetti medi Effetti

rilevanti Effetti molto

grandi

Page 103: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

103

Area soggetta a caduta massi Rilevanza: i crolli sono fenomeni diffusi in particolare in presenza di pareti rocciose subverticali. I distacchi avvengono a causa delle discontinuità presenti nell’ammasso roccioso. Alla base delle pareti possono essere presenti falde o coni di detrito. Fonte: Progetto IFFI. Metodologia di acquisizione: le aree sorgenti di crollo derivano dalla mappatura da fotointerpretazione dei fotogrammi del volo TEM (1982-83) aggiornati utilizzando le ortofoto digitali del volo IT2000 e dall’utilizzo delle pendenze > 40° derivanti dal dem. Successivamente le aree di pericolo in formato grid sono state ottenute mediante l’applicazione del software “Conefall”, con due angoli di partenza rispettivamente di 33 e 39°. Le aree di crollo sono state pesate in base al diverso angolo di distacco dei blocchi dalle pareti. Copertura spaziale: disponibili su tutta la Regione Lombardia. Certezza: le aree sorgenti di crollo derivando dalla mappatura da fotointerpretazione e possono essere soggette a imprecisioni, la qualità del DEM utilizzato, la sua risoluzione e la qualità degli algoritmi di analisi di Conefall possono essere anch’essi soggetti a imprecisioni. Il DEM utilizzato presenta risoluzione di 20 m e una affidabilità non specificata. Prospettive: applicazione su tutto il territorio regionale di codici di calcolo per l’analisi 3D delle traiettorie di crollo (es: HY-STONE, Crosta e Agliardi, 2003). Tali modelli consentirebbero una definizione più dettagliata delle aree a rischio. Pesatura nel contesto del Multi-Risk: in particolare il peso assegnato è funzione dell’attività: aree con angolo a 39°: 0.4; aree con angolo a 33°: 0.3.

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 0 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 4 Unicità 4 Sensibilità del sistema 3

0

1

2

3

4

Metodologia

Regolarità raccolta

Trend temporale

Copertura spazialeConf ronti territoriali

Unicità

Sensibilità

Page 104: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

104

Colate detritiche

Rilevanza: le aste interessate da debris flow o caratterizzate da un elevato trasporto solido sono generalmente erose e presentano locali accumuli di materiale (lobi, argini) che possono essere rimobilizzati durate una piena eccezionale. Fonte: Progetto IFFI. Metodologia di acquisizione: le aste interessate da debris flow o caratterizzate da un elevato trasporto solido sono elementi geomorfologici presenti nel Progetto IFFI della Regione Lombardia. La loro mappatura è stata effettuata sulla base della fotointerpretazione dei fotogrammi del volo TEM (1982-83) aggiornati utilizzando le ortofoto digitali del volo IT2000. E’ stato fatto un buffer di 10 m tracciato in modo automatico in ambiente GIS mediante operazioni di geoprocessing. Copertura spaziale: le aste sono disponibili per tutto il territorio della Regione Lombardia. Certezza: la certezza dell’informazione dipende dalla modalità di raccolta dati (in sito, da foto aeree, ecc.), dalla qualità dei fotogrammi utilizzati per la loro mappatura, dalla scala e dalla qualità dei fotointerpreti. Prospettive: utilizzo di eventuali cartografie aggiornate. Applicazioni di buffer diversi. Pesatura nel contesto del Multi-Risk: i pesi sono distinti in base allo stato di attività dei debris flow nel seguente modo: attivi = 0.8; quiescenti = 0.4.

Criterio Punteggio Metodologia 3 Regolarità raccolta 1 Trend temporale 4 Copertura spaziale 3 Confronti territoriali 4 Unicità 4 Sensibilità del sistema 3

0

1

2

3

4Metodologia

Regolaritàraccolta

Trend temporale

Coperturaspaziale

Confrontiterritoriali

Unicità

Sensibilità

Page 105: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

105

Frane superficiali

Rilevanza: aree interessate da fenomeni franosi che coinvolgono in genere le coperture superficiali. Fonte: Progetto IFFI. Metodologia di acquisizione: aree di pericolo in formato grid generate mediante analisi di stabilità delle coperture superficiali con metodo del pendio infinito. Il metodo è stato applicata ad ogni pixel del DEM della Regione Lombardia (20x20 m). Le condizioni idrologiche responsabili delle oscillazioni della falda a seguito di precipitazioni sono state simulate con un idrologico modello stazionario (SHALSTAB, Montgomery e Dietrich, 1994). Per la parametrizzazione del modello si è scelto di suddividere il territorio lombardo in classi di litologia e uso del suolo diverso. Copertura spaziale: è stato ricavato per tutto il territorio regionale coperto dal DEM. Certezza: la qualità del DEM utilizzato e la sua risoluzione possono essere soggetti a imprecisioni. Il DEM utilizzato presenta risoluzione di 20 m e una affidabilità non specificata. Sia il modello del pendio indefinito sia il modello idrologico sono semplificazioni della realtà, la cui affidabilità è difficile da stimare. Prospettive: affinamento dei risultati in particolare lungo i confini regionali dove il Modello Digitale del Terreno 20x20 presenta attualmente alcuni problemi. Pesatura nel contesto del Multi-Risk: il peso attribuito a queste aree è: 0.2.

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 1 Trend temporale 1 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 4 Unicità 2 Sensibilità del sistema 2

01

23

4Metodologia

Regolaritàraccolta

Trend temporale

Coperturaspaziale

Confrontiterritoriali

Unicità

Sensibilità

Page 106: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

106

Frane profonde Rilevanza: sono movimenti franosi solitamente di grandi dimensioni e che coinvolgono notevoli volumi di materiale. Fonte: Progetto IFFI. Metodologia di acquisizione: le frane profonde sono presenti nel Progetto IFFI della Regione Lombardia. La loro mappatura è stata effettuata sulla base della fotointerpretazione dei fotogrammi del volo TEM (1982-83) aggiornati utilizzando le ortofoto digitali del volo IT2000. Le frane non vengono distinte in base alla tipologia di movimento ma cercando di identificare la profondità della superficie di scivolamento in base a considerazioni sulla morfologia del deposito e dell’area di distacco e in base alla stima dei volumi coinvolti. Copertura spaziale: dati disponibili per tutto il territorio della Regione Lombardia. Certezza: l’area mappata dipende dalla modalità di raccolta dati (in sito, da foto aeree, ecc.), dalla qualità dei fotogrammi utilizzati per la loro mappatura, dalla scala e dalla qualità dei fotointerpreti. Prospettive: utilizzo di eventuali cartografie aggiornate. Pesatura nel contesto del Multi-Risk: vengono distinte in base al grado di attività e attribuiti di conseguenza diversi pesi: attive = 1; quiescenti = 0.9; inattive = 0.4.

Criterio Punteggio Metodologia 4 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 3 Copertura spaziale 3 Confronti territoriali 4 Unicità 4 Sensibilità del sistema 4

0

1

2

3

4Metodologia

Regolaritàraccolta

Trend temporale

Coperturaspaziale

Confrontiterritoriali

Unicità

Sensibilità

Page 107: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

107

Aree soggette a franosità superficiale diffusa Rilevanza: sono aree soggette a frane di vario tipo quali scorrimenti, colate superficiali, aree in erosione regressiva ecc.. Le dimensioni areali dei singoli fenomeni sono spesso limitate, difficili quindi da cartografare singolarmente e vengono quindi accorpate. Vengono distinte in base al grado di attività e attribuiti di conseguenza diversi pesi. Fonte: Progetto IFFI. Metodologia di acquisizione: le aree soggette a franosità superficiale diffusa sono presenti nel Progetto IFFI della Regione Lombardia. La loro mappatura è stata effettuata sulla base della fotointerpretazione dei fotogrammi del volo TEM (1982-83) aggiornati utilizzando le ortofoto digitali del volo IT2000. Sono aree generalmente localizzate su versanti a prato-pascolo con poca copertura arborea in cui siano osservabili irregolarità, rugosità e cicatrici. Copertura spaziale: dati disponibili per tutto il territorio della Regione Lombardia. Certezza: l’area mappata dipende dalla modalità di raccolta dati (in sito, da foto aeree, ecc.), dalla qualità dei fotogrammi utilizzati per la loro mappatura, dalla scala e dalla qualità dei fotointerpreti. Prospettive: utilizzo di eventuali cartografie aggiornate. Pesatura nel contesto del Multi-Risk: i pesi assegnati sono in funzione dello stato di attività dei fenomeni: attiva = 7; quiescente = 0.4; incerta = 0.55.

Criterio Punteggio Metodologia 4 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 3 Copertura spaziale 3 Confronti territoriali 4 Unicità 2 Sensibilità del sistema 2

0

1

2

3

4Metodologia

Regolaritàraccolta

Trend temporale

Coperturaspaziale

Conf rontiterritoriali

Unicità

Sensibilità

Page 108: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

108

Aree soggette a sprofondamenti

Rilevanza: sono aree site in presenza di affioramenti con specifiche caratteristiche ossia in aree carsiche, in aree pianeggianti con basamento carsificabile e in aree il cui sottosuolo presenta cavità di varia natura o antropiche. Di solito questi fenomeni si sviluppano per erosione ad opera delle acque sotterranee delle rocce solubili. Vengono distinte in base al grado di attività e attribuiti di conseguenza diversi pesi. Fonte: Progetto IFFI. Metodologia di acquisizione: le aree soggette a sprofondamenti sono presenti nel Progetto IFFI della Regione Lombardia. La loro mappatura è stata effettuata sulla base della fotointerpretazione dei fotogrammi del volo TEM (1982-83) aggiornati utilizzando le ortofoto digitali del volo IT2000. Sono aree generalmente localizzate su versanti a prato-pascolo con poca copertura arborea in cui siano osservabili irregolarità, rugosità e cicatrici. Copertura spaziale: dati disponibili per tutto il territorio della Regione Lombardia. Certezza: l’area mappata dipende dalla modalità di raccolta dati (in sito, da foto aeree, ecc.), dalla qualità dei fotogrammi utilizzati per la loro mappatura, dalla scala e dalla qualità dei fotointerpreti. Prospettive: Utilizzo di eventuali cartografie aggiornate. Pesatura nel contesto del Multi-Risk: il peso assegnato è: 0.5.

Criterio Punteggio Metodologia 4 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 3 Copertura spaziale 3 Confronti territoriali 3 Unicità 3 Sensibilità del sistema 2

0

1

2

3

4Metodologia

Regolaritàraccolta

Trend temporale

Coperturaspaziale

Confrontiterritoriali

Unicità

Sensibilità

Page 109: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

109

Aree 267/art.9 PAI Rilevanza: delimitazione delle aree a rischio idrogeologico molto elevato individuate nel Piano Straordinario 267. Scala di riferimento: 1:5.000 - 1:10.000. In particolare sono stati inserite le aree perimetrate ai sensi della Legge 267/98 e le aree normate dall’articolo 9 del PAI (“Limitazioni alle attività di trasformazione e d’uso del suolo derivanti dalle condizioni di dissesto idraulico e idrogeologico” della Delibera n. 18/2001). Fonte: PAI. Metodologia di acquisizione: i dati relativi alla distribuzione della vegetazione vengono acquisiti dal data base del PAI. Copertura spaziale: dati disponibili per tutto il territorio della Regione Lombardia. Certezza: la certezza risulta difficilmente stimabile. Prospettive: utilizzo di eventuali cartografie aggiornate. Pesatura nel contesto del Multi-Risk: il peso assegnato è: 0.9.

Criterio Punteggio Metodologia 3 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 2 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 4 Unicità 3 Sensibilità del sistema 3

0

1

2

3

4Met odologia

Regolar it à raccolt a

Trend t emporale

Coper t ura spaz ialeConf ront i t er r i t or iali

Unic it à

Sensibi l i t à

Page 110: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

110

Deformazioni Gravitative Profonde di Versante (DGPV) Rilevanza: le DGPV sono movimenti di massa complessi che si attuano attraverso una deformazione quasi sempre lenta e progressiva della massa. Il processo deformativo avviene per spostamenti differenziali estremamente lenti (dell’ordine delle migliaia di anni) e con velocità bassissime dell’ordine di pochi millimetri/anno (creep in roccia). Fonte: Progetto IFFI. Metodologia di acquisizione: le DGPV sono presenti nel Progetto IFFI della Regione Lombardia. La loro mappatura è stata effettuata sulla base della fotointerpretazione dei fotogrammi del volo TEM (1982-83) aggiornati utilizzando le ortofoto digitali del volo IT2000. Copertura spaziale: dati disponibili per tutto il territorio della Regione Lombardia. Certezza: l’area mappata dipende dalla modalità di raccolta dati (in sito, da foto aeree, ecc.), dalla qualità dei fotogrammi utilizzati per la loro mappatura, dalla scala e dalla qualità dei fotointerpreti. Prospettive: integrazione con i dati derivanti dall’interferometria radar da satellite (Tecnica dei Permanent Scatterers) al fine di quantificare l’entità del movimento verticale dei fenomeni. Nuova intersezione con le banche-dati dei bersagli con pesatura in funzione del grado di attività del fenomeno (espresso in mm/anno). Pesatura nel contesto del Multi-Risk: il peso assegnato è: 0.2.

Criterio Punteggio Metodologia 4 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 3 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 4 Unicità 3 Sensibilità del sistema 1

01

23

4Metodologia

Regolaritàraccolta

Trend temporale

Coperturaspaziale

Confrontiterritoriali

Unicità

Sensibilità

Page 111: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

111

Trasporto in massa su aree di conoide alluvionale

Rilevanza: depositi dalla forma generalmente a cono posti allo sbocco dei debris flow e dei corsi d’acqua a elevato trasporto solido. E’ sede di processi di trasporto in massa e di processi idraulici. Fonte: Progetto IFFI. Metodologia di acquisizione: i conoidi sono presenti nel Progetto IFFI della Regione Lombardia. La loro mappatura è stata effettuata sulla base della fotointerpretazione dei fotogrammi del volo TEM (1982-83) aggiornati utilizzando le ortofoto digitali del volo IT2000. Le conoidi sono state divise in attive e quiescenti sulla base dello stato di attività delle stesse. Copertura spaziale: dati disponibili per tutto il territorio della Regione Lombardia. Certezza l’area mappata dipende dalla modalità di raccolta dati (in sito, da foto aeree, ecc.), dalla qualità dei fotogrammi utilizzati per la loro mappatura, dalla scala e dalla qualità dei fotointerpreti. Prospettive: a) Integrazione dell’attuale classificazione dello stato di attività dei conoidi con

valutazioni sulla effettiva pericolosità di tali aree, anche attraverso l’utilizzo dei dati di magnitudo e portate contenute nel “Progetto SIBCA” (Sistema Informativo Bacini e Corsi d’Acqua). Tuttavia, attualmente il SIBCA presenta alcuni problemi per quanto concerne la generazione delle blue-lines mediante l’algoritmo adottato nel progetto. Pertanto l’idrografia talvolta non coincide con quella delle ct10 utilizzate nel PRIM.

b) Possibili integrazioni sul grado di attività dei bacini idrografici sottesi dai conoidi anche sulla base della cartografia del Permafrost o altre banche-dati.

c) Aggiornamento della banca-dati con integrazione delle cartografie aggiornate di pericolosità dei conoidi alluvionali delle amministrazioni comunali che hanno adeguato i propri strumenti urbanistici al PAI, ai sensi della D.G.R. N. VII/7365 del 2001. Il dato, anche se rimane allo stato attuale incompleto e disomogeneo a livello territoriale, è in continuo aggiornamento e può fornire cartografie della pericolosità di buon dettaglio (scala comunale fino a 1:2.000). La nuova banca-dati andrebbe utilizzata in via prioritaria su quei conoidi classificati attualmente come “quiescenti” nella Carta Inventario nei quali ricadono interi centri abitati.

d) Nuova intersezione con le banche-dati dei bersagli con pesatura in funzione del grado di pericolosità delle aree.

Pesatura nel contesto del Multi-Risk: Il grado di attività permette di attribuire diversi pesi: attive: 0.8; quiescenti: 0.2

Page 112: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

112

Criterio Punteggio Metodologia 4 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 3 Copertura spaziale 3 Confronti territoriali 3 Unicità 3 Sensibilità del sistema 3

0

1

2

3

4Metodologia

Regolaritàraccolta

Trend temporale

Coperturaspaziale

Confrontiterritoriali

Unicità

Sensibilità

Page 113: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

113

Esondazione fluviale

Rilevanza: la cartografia contiene la delimitazione delle fasce di pertinenza fluviale, con individuazione delle aree soggette a diversi gradi di pericolosità idraulica basati su vari tempi di ritorno (fasce A, B e C) contenute nel Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del Fiume Po. Fonte: PAI. Metodologia di acquisizione: strati informativi contenuti nell’Atlante dei Piani presenti sul sito www.adbpo.it e successive modifiche fornite dalla Direzione Urbanistica e Territorio. Copertura spaziale: dati disponibili per tutto il territorio della Regione Lombardia. Certezza: le aree del PAI derivano da studi specifici che hanno richiesto apposite modellazioni. Pertanto, il livello di accuratezza è abbastanza buono, anche se difficile da stimare esattamente. Prospettive: utilizzo di eventuali cartografie aggiornate derivanti da studi idraulici di maggiore dettaglio (es. studi di secondo livello dei Programmi Provinciali di Previsione e Prevenzione o nuovi studi idraulici svolti dall’Autorità di Bacino). Valutazioni sulla pericolosità del fenomeno in funzione dei tiranti d’acqua ipotizzati. Pesatura nel contesto del Multi-Risk: il peso assegnato è diverso a seconda del tempo di ritorno: PAI A = 1; PAI B = 0.7; PAI C = 0.2.

Criterio Punteggio

Metodologia 4 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 3 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 4 Unicità 4 Sensibilità del sistema 4

0

1

2

3

4Metodologia

Regolaritàraccolta

Trend temporale

Coperturaspaziale

Confrontiterritoriali

Unicità

Sensibilità

Page 114: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

114

Esondazione dei corsi d’acqua lungo il reticolo principale Rilevanza: nei corsi d’acqua e nelle aree limitrofe si possono avere fenomeni quali esondazioni, trasporto solido, erosioni spondali e fenomeni associabili. Sono stati divisi in principali e secondari. Fonte: SIT – banca-dati CT10. Metodologia di acquisizione: è stato fatto un buffer di 20 per il reticolo principale (strato “ri_ctr” aggiornato) e un buffer di 10 m per il reticolo idrografico secondario contenuto nello strato “rs_ctr” . Copertura spaziale: dati disponibili per tutto il territorio della Regione Lombardia. Certezza: la qualità del dato è consistente con gli standard della cartografia tecnica regionale. Risulta difficile determinare il grado di certezza. Prospettive: sono possibili integrazioni con il catasto delle Opere di difesa del Suolo (Progetto ODS) soprattutto per quanto concerne i punti di intersezione tra l’idrografia e la viabilità (ponti, viadotti, manufatti, ecc.). Pesatura nel contesto del Multi-Risk: ed è stato attribuito loro lo stesso peso = 0.6.

Criterio Punteggio Metodologia 3 Regolarità raccolta 1 Trend temporale 2 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 4 Unicità 2 Sensibilità del sistema 2

01

23

4Metodologia

Regolaritàraccolta

Trend temporale

Coperturaspaziale

Confrontiterritoriali

Unicità

Sensibilità

Page 115: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

115

Esondazione lacustre dei principali bacini lacustri naturali Rilevanza: l’esondazione lacustre presenta le seguenti caratteristiche:

- pericolosità alta: la frequenza crescente degli eventi alluvionali degli ultimi anni evidenzia come il fenomeno sia caratterizzato da un tempo di ritorno sempre più breve (nell’ordine dei 3-4 anni);

- durata prolungata: la fase di emergenza dovuta all’esondazione può durare anche più giorni, in particolare nel caso dei grandi laghi;

- intensità bassa: la sua velocità ridotta (misurata come tasso di accrescimento in cm/ora), e la sua prevedibilità consentono di poter predisporre con ampio anticipo tutte quelle misure di Protezione Civile atte alla mitigazione dell’impatto del fenomeno sul territorio.

Fonte: SIT – Progetto Interreg IIIA. Metodologia di acquisizione: per il Lago Maggiore sono aree in formato shape file contenute nel Progetto Interreg IIIA (“Sviluppo di un sistema di gestione dei rischi idrogeologici nell’area del Lago Maggiore”) relative all’evento ottobre 2000. Per il Lago di Como sono aree di esondazione in formato shape file generate utilizzando il DTM di dettaglio 2x2 (ottenuto con la tecnica del laser-scanner –LIDAR), applicando la quota assoluta raggiunta dal lago nel novembre 2002. Copertura spaziale: dati disponibili per il Lago di Como e per il Lago Maggiore. Certezza: per quanto riguarda il Lago di Como la qualità del DEM utilizzato e la sua risoluzione può essere soggetta a imprecisioni. Per il Lago Maggiore. Prospettive: utilizzo di ulteriori aree di esondazione, ad esempio il massimo storico del 1868 per il Lago Maggiore e il Lago di Como. Identificazione delle aree esondabili per i restanti bacini lacustri (es. Lago di Iseo, Lago di Garda, laghi di Annone, Pusiano, Al serio, ecc.). Integrazione delle cartografie con dati dedotti da documentazioni tecniche o in materia di protezione civile. Il SIT dispone già di un DTM di dettaglio (ottenuto con la tecnica del laser-scanner –LIDAR) dell’area del Lago di Iseo. Pesatura nel contesto del Multi-Risk: il peso attribuito è: 0.5.

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 1 Trend temporale 3 Copertura spaziale 2 Confronti territoriali 2 Unicità 3 Sensibilità del sistema 2

01234

Metodologia

Regolaritàraccolta

Trend temporale

Coperturaspaziale

Confrontiterritoriali

Unicità

Sensibilità

Page 116: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

116

Dighe

Rilevanza: sul territorio lombardo risultano censite 75 manufatti considerati “grandi dighe” (“opere con volume d’invaso superiore a un milione di metri cubi o con altezza di sbarramento superiore a 15 m” - rif. CIRC.M.LL.PP. 19 aprile 1995, n. us/482) di competenza del Registro Italiano Dighe.

Per tali opere le normative richiedono ai Concessionari: A) la predisposizione di due studi idraulici finalizzati alla determinazione dei

profili delle onde di piena artificiale a valle delle dighe conseguenti a: - apertura completa degli scarichi manovrabili dello sbarramento

(CIRC.M.LL.PP. n. 1125/1986); - ipotetico collasso dello sbarramento (CIRC.M.LL.PP. n.352/1987).

B) l’individuazione, ai fini di Protezione Civile, delle aree soggette a sommersione nelle due circostanze sopraindicate. Fonte: Registro Italiano Dighe. Metodologia di acquisizione: dall’Amministrazione Provinciale di Brescia e di Varese sono stati acquisite le aree di esondazione inerente il rischio dighe in formato .shp estratte dal Programma di Previsione e Prevenzione Provinciale. Per completare la banca-dati di tale tematismo, presso l’Ufficio del Registro Italiano Dighe di Milano sono state digitalizzate le aree di impatto derivanti dagli studi redatti ai sensi della Min. LL. PP. n. 352/1987 conseguenti a cedimento strutturale dei manufatti. Copertura spaziale: dati disponibili per tutto il territorio della Regione Lombardia. Per quanto riguarda la diga di Campo Moro lo studio effettuato risulta valido per tutti e due gli sbarramenti esistenti (“Campo Moro I” e “Campo Moro II”), per quanto riguarda la traversa della Miorina gli uffici di competenza sono a Torino e non è stato quindi al momento possibile reperire i dati. Certezza: i dati derivano da Studi Idraulici, le incertezze derivano dai parametri di input utilizzati e dalla successiva fase di digitalizzazione. Prospettive: caratterizzazione della probabilità di accadimento del fenomeno mediante analisi bibliografica anche in collaborazione con gli uffici competenti della D.G. Risorse Idriche. Pesatura nel contesto del Multi-Risk: la probabilità di accadimento di questi fenomeni è bassa e quindi viene attribuito il peso seguente: 0.1.

Page 117: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

117

Criterio Punteggio Metodologia 4 Regolarità raccolta 1 Trend temporale 3 Copertura spaziale 3 Confronti territoriali 3 Unicità 3 Sensibilità del sistema 1

01234

Metodologia

Regolaritàraccolta

Trend temporale

Coperturaspaziale

Confrontiterritoriali

Unicità

Sensibilità

Page 118: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

118

Valanghe

Rilevanza: movimenti di masse nevose, più o meno grandi e di caratteristiche varie, dovuti alla forza di gravità. Fonte: SIT. Metodologia di acquisizione: Carta di Probabile Localizzazione delle Valanghe contenute nel Progetto SIRVAL del SIT. I dati vettoriali disponibili nella banca dati sono stati realizzati a partire dalla digitalizzazione della Carta di Localizzazione Probabile delle Valanghe (C.L.P.V.) alla scala 1:25.000. I dati sono successivamente stati integrati con quelli forniti da Lombardia Informatica che sono i dati della fotointerpretazione del 1989 digitalizzati nel 1994. Per il Comune di Valdidentro (SO) sono state acquisite le cartografie di tale area in formato cartaceo presso l’ARPA di Bormio e successivamente digitalizzate in ambiente Arc-view. In particolare sono stati vettorializzati tutti i poligoni relativi alla categoria “Valanghe rilevate”. Copertura spaziale: dati disponibili per tutto il territorio della Regione Lombardia. Certezza: la certezza dell’informazione è determinata dalla fotointerpretazione dei fotogrammi utilizzati, dai rilievi di terreno e da fonti storiche. Prospettive: integrazione/aggiornamento con studi avanzati commissionati dalle Province e/o Comunità Montane. Possibili integrazioni con il catasto delle Opere di difesa del Suolo (Progetto ODS). Pesatura nel contesto del Multi-Risk: il peso attribuito è: 0.5.

Criterio Punteggio Metodologia 4 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 3 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 4 Unicità 4 Sensibilità del sistema 3

0

1

2

3

4Metodologia

Regolarità raccolta

Trend temporale

Copertura spazialeConfronti territoriali

Unicità

Sensibilità

Page 119: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

119

Terrazzamenti Rilevanza: tali opere di sistemazione dei versanti se da un lato favoriscono la stabilizzazione dei depositi superficiali dall’altro possono costituire fonte di rischio favorendo l’innesco di frane superficiali a seguito di piogge intense. Fonte: SIT. Metodologia di acquisizione: poligoni in formato shape delle aree terrazzate cartografate sul territorio della Provincia di Sondrio. Copertura spaziale: dati disponibili per tutta la zona della Valtellina. Certezza: dipende dalla modalità di raccolta dati (in sito, da foto aeree, ecc.) e dalla precisione nella mappatura. Prospettive: utilizzo delle aree terrazzate come possibile punto di innesco di dissesti superficiali. Tali opere di sistemazione dei versanti se da un lato favoriscono la stabilizzazione dei depositi superficiali dall’altro possono costituire fonte di rischio. Infatti, il grado di manutenzione dei manufatti e la modifica sostanziale dell’idrografia locale (regimazioni e canalizzazioni talora inefficaci) possono determinare, in caso di piogge intense e/o prolungate, situazioni di criticità. In particolare, fenomeni di erosione con scalzamento dei manufatti (anche per effetti di sifonamento) possono originare colate detritiche e frane superficiali lungo i versanti. Pesatura nel contesto del Multi-Risk: il peso attribuito è: 0.3.

Criterio Punteggio Metodologia 3 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 2 Copertura spaziale 3 Confronti territoriali 3 Unicità 4 Sensibilità del sistema 1

0

1

2

3

4Metodologia

Regolarità raccolta

Trend temporale

Copertura spazialeConfronti territoriali

Unicità

Sensibilità

Page 120: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

120

Permafrost Rilevanza: il permafrost è la porzione di terreno che rimane permanentemente congelata o meglio che rimane al di sotto di 0° per 2 anni. Lo scioglimento del ghiaccio contenuto nelle porzioni più superficiali del permafrost tende a innescare fenomeni di instabilità sia in depositi incoerenti sia in ammassi rocciosi. La relazione tra degradazione del permafrost e l’innesco di debris flows è stata documentata in vari casi. Fonte: Carta della Criosfera – SIT. Metodologia di acquisizione: dato in formato grid delle aree interessate da permafrost attivi e inattivi fornito dal SIT. Copertura spaziale: dati disponibili per tutto il territorio della Regione Lombardia. Certezza: aree attualmente potenziali sede di permafrost (sulla base dei rock glaciers attivi). Prospettive: appare utile utilizzare questo dato in quanto, se verrà confermato nei prossimi anni il trend evolutivo dell’innalzamento delle temperature medie sull’arco alpino, è probabile che le aree attualmente interessate da permafrost saranno soggette a variazioni sostanziali del proprio assetto idrogeologico. Lo scioglimento del ghiaccio contenuto nelle porzioni più superficiali del permafrost tende a innescare fenomeni di instabilità sia in depositi incoerenti sia in ammassi rocciosi. La relazione tra degradazione del permafrost e l’innesco di debris flows è stata documentata in vari casi. Il dato potrà andare ad integrare eventuali valutazioni di pericolosità dei bacini idrografici alpini. Pesatura nel contesto del Multi-Risk: il peso attribuito è: 0.2.

Criterio Punteggio

Metodologia 2 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 2 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 3 Unicità 4 Sensibilità del sistema 1

0

1

2

3

4Metodologia

Regolarità raccolta

Trend temporale

Copertura spazialeConfronti territoriali

Unicità

Sensibilità

Page 121: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

121

Ghiacciai Rilevanza: il dato può essere un utile indicatore dell’assetto idrogeologico dei bacini idrografici alpini in quanto il ritiro dei ghiacciai che sta avvenendo negli ultimi anni provoca diffusi fenomeni di crollo dei versanti, fenomeni di erosione e trasporto solido del materiale sciolto lasciato in posto dai ghiacciai stessi. Fonte: SIT. Metodologia di acquisizione: dati contenuti nel Progetto DUSAF e nel progetto “Ghiacciai in Lombardia” in formato shape. Copertura spaziale: dati disponibili per tutto il territorio della Regione Lombardia. Certezza: dipende dalla precisione nella mappatura. Prospettive: utilizzo di cartografie aggiornate. Pesatura nel contesto del Multi-Risk: il peso attribuito è: 0.5.

Criterio Punteggio Metodologia 4 Regolarità raccolta 4 Trend temporale 4 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 3 Unicità 4 Sensibilità del sistema 1

01234

Metodologia

Regolarità raccolta

Trend temporale

Copertura spazialeConf ronti territoriali

Unicità

Sensibilità

Page 122: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

122

Pendenze da Modello digitale del terreno DTM 20 x 20 della Regione Lombardia

Rilevanza: le pendenze influenzano la stabilità dei pendii, l’erosione superficiale e favoriscono la formazione di diverse tipologie di movimento di versante. Fonte: SIT. Metodologia di acquisizione: il DTM della regione Lombardia è stato realizzato tramite interpolazione di curve di livello con spaziatura media di 20 m. Le curve sono state infittite nelle zone piane. I punti quotati sono stati aggiunti alle curve di livello. L’interpolazione è stata effettuata con il software MGE (Intergraph). Le pendenze sono state derivare del DTM con il metodo degli 8 vicini, utilizzando il software ArcInfo (ESRI). Copertura spaziale: dato disponibile per tutto il territorio della Regione Lombardia anche se rimangono dei problemi sui bordi. Certezza: il dato presenta limiti legati alla qualità delle curve di livello della CTR. Questi limiti si apprezzano maggiormente nelle zone di pianura, laddove il dato può essere scarsamente affidabile. Prospettive: acquisizione del DTM aggiornato e corretto lungo le aree di confine.

Pesatura nel contesto del Multi-Risk: il peso attribuito è funzione della pendenza: <35° = 0; 35°-40° = 0.2; > 40° = 0.5.

Criterio Punteggio Metodologia 3 Regolarità raccolta 1 Trend temporale 1 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 4 Unicità 1 Sensibilità del sistema 1

0

1

2

3

4Metodologia

Regolarità raccolta

Trend temporale

Copertura spazialeConfronti territoriali

Unicità

Sensibilità

Page 123: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

123

Strutture dell’istruzione

Rilevanza: il tematismo comprende le strutture scolastiche di ogni grado pubbliche e, in parte, private. La concentrazione anche rilevante di popolazione a rischio è in funzione della densità territoriale di tali strutture. Inoltre la criticità aumenta ulteriormente in funzione della vulnerabilità della popolazione scolastica presente nelle strutture (ad esempio scuole materne, asili, ecc.). Fonte: progetto MISURC; SIT. Metodologia di acquisizione: acquisizione dal Progetto “Misurc” del SIT – Mosaico informatizzato degli strumenti urbanistici e banca dati della D.G. Istruzione dei poligoni delle aree/strutture attribuite come “consolidate” destinate a strutture dell’istruzione. Per le aree non coperte dal mosaico è stato applicato un buffer di 50 m agli elementi puntuali della banca-dati della D.G. Istruzione. Copertura spaziale: il grado di copertura territoriale del progetto Misurc risulta discreto. Resta scoperta gran parte del territorio della Provincia di Como, i territori di alcuni comuni della Provincia di Milano, Sondrio Brescia e Pavia. La banca-dati della D.G. Istruzione, utilizzata per le aree non coperte dal Misurc, copre l’intero territorio lombardo. Certezza: La cartografia permette un’analisi a scala comunale delle aree occupate da tale tipologia di strutture. Il grado di aggiornamento della banca-dati del Misurc costituisce il maggiore elemento di criticità. Molte aree attribuite come in “espansione” potrebbero essere state a tutti gli effetti già edificate. Inoltre il tematismo non contiene gran parte delle strutture scolastiche private. La banca-dati della D.G. Istruzione presenta ancora molte strutture georeferenziate in corrispondenza dei centroidi dei poligoni comunali o dei centrodi delle aree urbanizzate. Inoltre il grado di georeferenziazione del dato in molti casi risulta ancora di livello basso. Prospettive: acquisizione dal Settore Territorio della Provincia di Como del mosaico degli strumenti urbanistici contenuti nel SIT provinciale di competenza. Acquisizione delle cartografie degli altri comuni non coperti dal MISURC. Considerazione delle aree definite anche “in espansione” nel Mosaico. Individuazione degli istituti privati attualmente compresi nel livello generico dei “servizi di livello comunale”. Aggiornamento dei dati secondo gli elenchi aggiornati dei vari provveditorati di competenza con una classificazione gerarchica della tipologia di struttura (asilo, scuola media, università, ecc.). Acquisizione successiva dei dati sulla popolazione scolastica.

Page 124: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

124

0

1

2

3

4metodologia

regolarità raccolta

trend temporale

copertura spazialeconfronti territoriali

unicità

sensibilità

012345vite

strategico

econ.direttoecon. indiretto

ambiente

c

Criterio Punteggio

Metodologia 2 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 0 Copertura spaziale 3 Confronti territoriali 4 Unicità 3 Sensibilità del sistema 4

Valore Punteggio Vite umane 5 Ambiente 4 Economico diretto 4 Economico indiretto 1 Strategico 0

Page 125: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

125

01

23

4metodologia

regolarità racco lta

trend temporale

copertura spazialeconfronti territoriali

unicità

sensibilità

4

012345v ite

strategico

econ.direttoecon. indiretto

ambiente

Strutture sanitarie Rilevanza: le strutture sanitarie comprendono risorse territoriali strategiche quali presidi ospedalieri, alcune case di riposo, cliniche, poliambulatori, ecc.. La concentrazione anche rilevante di popolazione sensibile a rischio è in funzione della densità territoriale di tali strutture. Fonte: progetto MISURC, Eucentre. Metodologia di acquisizione: acquisizione delle cartografie relative agli edifici delle strutture ospedaliere principali della Regione censite da Eucentre integrate con la cartografia delle aree/strutture attribuite come “consolidate” destinate a strutture sanitarie del Progetto Misurc” del SIT – Mosaico informatizzato degli strumenti urbanistici e banca dati della D.G. Istruzione, dove presente. Copertura spaziale: il grado di copertura territoriale del progetto Misurc risulta discreto. Resta scoperta gran parte del territorio della Provincia di Como, i territori di alcuni comuni della Provincia di Milano, Sondrio Brescia e Pavia. La banca-dati fornita da Eucentre copre l’intero territorio lombardo. Certezza: il grado di aggiornamento della banca-dati del Misurc costituisce il maggiore elemento di criticità. Il livello di georeferenziazione è alto ma molte aree attribuite come in “espansione” potrebbero essere state a tutti gli effetti già edificate. La banca-dati di Eucentre non comprende anche le altre strutture sanitarie (ospedali privati, cliniche, case di riposo, ecc.). Prospettive: Acquisizione di eventuali banche-dati georeferenziate di case di riposo (esistono già gli elenchi delle strutture accreditate), cliniche, poliambulatori, centri di riabilitazione, ecc., contenute in documenti più specifici (Programmi di Previsione e Prevenzione, Piani di Emergenza Provinciali, ecc.).

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 0 Copertura spaziale 3 Confronti territoriali 4 Unicità 3 Sensibilità del sistema 4

Valore Punteggio

Vite umane 5 Strategico 5

Economico diretto 5 Economico indiretto 5

Ambiente 0

Page 126: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

126

0

1

2

3

4metodologia

regolarità racco lta

trend temporale

copertura spazialeconfronti territoriali

unicità

sensibilità

012345v ite

strategico

econ.direttoecon. indiretto

ambiente

Strutture turistiche

Rilevanza: il tematismo comprende strutture sensibili in cui è prevista anche una consistente concentrazione di popolazione, quali Campeggi, alberghi e ristoranti, attrezzature balneari, ecc.. La concentrazione anche rilevante di popolazione a rischio è in funzione della densità territoriale di tali strutture, in particolare in certi periodi dell’anno. Fonte: progetto MISURC, progetto DUSAF. Metodologia di acquisizione: unione delle cartografie delle aree a destinazione turistica del progetto Dusaf integrate con le aree contenute nel progetto Misurc. Copertura spaziale: il grado di copertura territoriale del progetto Misurc risulta discreto. Resta scoperta gran parte del territorio della Provincia di Como, i territori di alcuni comuni della Provincia di Milano, Sondrio Brescia e Pavia. Il progetto DUSAF copre l’intero territorio lombardo. Certezza: La cartografia permette un’analisi a scala comunale delle aree occupate da tale tipologia di strutture. Il grado di aggiornamento della banca-dati del Misurc costituisce il maggiore elemento di criticità. Molte aree attribuite come in “espansione” potrebbero essere state a tutti gli effetti già edificate. Il livello di georeferenziazione è alto ma molte aree attribuite come in “espansione” potrebbero essere state a tutti gli effetti già edificate. Prospettive: acquisizione dal Settore Territorio della Provincia di Como del mosaico degli strumenti urbanistici contenuti nel SIT provinciale di competenza. Acquisizione delle cartografie degli altri comuni non coperti dal MISURC. Considerazione delle aree definite anche “in espansione” nel Mosaico. Acquisizione di eventuali banche-dati georeferenziate contenute in documenti più specifici (Programmi di Previsione e Prevenzione, Piani di Emergenza Provinciali, ecc.).

Criterio Punteggio Metodologia 1 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 0 Copertura spaziale 3 Confronti territoriali 4 Unicità 3 Sensibilità del sistema 2

Valore Punteggio Vite umane 2 Strategico 1 Economico diretto 3 Economico indiretto 1 Ambiente 0

Page 127: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

127

0

1

2

3

4metodologia

regolarità racco lta

trend temporale

copertura spazialeconfronti territoriali

unicità

sensibilità

012345v ite

strategico

econ.direttoecon. indiretto

ambiente

Strutture sportive

Rilevanza: il tematismo comprende elementi sensibili in cui è prevista anche una consistente concentrazione temporanea di popolazione, quali impianti sportivi, piscine, palestre, ecc.. La concentrazione della popolazione a rischio è in funzione della densità territoriale di tali strutture. Fonte: progetto DUSAF. Metodologia di acquisizione: estrapolazione dello strato AV_1421 “Campi sportivi, campi da calcio, golf, piscine, ippodromi, ecc.” dalla categoria “AV_14 Aree verdi non agricole” del progetto DUSAF. Copertura spaziale: il progetto DUSAF copre l’intero territorio lombardo. Certezza: il dato deriva da fotointerpretazione, non è sempre possibile distinguere gli impianti sportivi (stadi, palazzetti, piscine, ecc.) da campi sportivi e pertinenze varie. Prospettive: aggiornamento del dato con distinzione in centri sportivi, palestre, ecc. Acquisizione di eventuali banche-dati georeferenziate contenute in documenti più specifici (Programmi di Previsione e Prevenzione, Piani di Emergenza Provinciali, ecc.). Integrazioni con le cartografie del Progetto MISURC.

Criterio Punteggio Metodologia 1 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 0 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 4 Unicità 4 Sensibilità del sistema 2

Valore Punteggio Vite umane 2 Strategico 1 Economico diretto 1 Economico indiretto 1 Ambiente 0

Page 128: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

128

0

1

2

3

4metodologia

regolarità raccolta

trend temporale

copertura spazialeconfronti territoriali

unicità

sensibilità

012345v ite

strategico

econ.direttoecon. indiretto

ambiente

Viabilità principale

Rilevanza: la viabilità, in particolare quella di importanza sovracomunale quali strade provinciali, statali ed Autostrade, costituisce un elemento territoriale strategico che permette i collegamenti tra le province e le altre regioni. Il coinvolgimento di queste infrastrutture, in assenza di una viabilità alternativa, può costituire un elemento di criticità a livello intercomunale, provinciale e regionale. Fonte: D.G. Infrastrutture e Mobilità, Regione Lombardia. Metodologia di acquisizione: estrapolazione dal grafo regionale dello strato “TS”, stralcio dei tratti in galleria e applicazione di un buffer pari a 10 m. Copertura spaziale: copre l’intero territorio. Certezza: la banca-dati è in continuo aggiornamento. Mancano i tracciati delle più recenti infrastrutture. Prospettive: Aggiornamento del dato con inserimento dei nuovi tratti di viabilità, e individuazione di ulteriori tratti in galleria. Gerarchizzazione delle strade sulla base dei dati sui flussi del traffico.

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 4 Trend temporale 0 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 4 Unicità 3 Sensibilità del sistema 4

Valore Punteggio Vite umane 4 Strategico 4 Economico diretto 3 Economico indiretto 4 Ambiente 0

Page 129: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

129

0

1

2

3

4metodologia

regolarità raccolta

trend temporale

copertura spazialeconfronti territoriali

unicità

sensibilità

012345v ite

strategico

econ.direttoecon. indiretto

ambiente

Svincoli

Rilevanza: gli svincoli costituiscono un elemento territoriale di estrema importanza in quanto permettono il raccordo tra le principali arterie stradali. Il coinvolgimento di queste infrastrutture, in mancanza di una viabilità alternativa può costituire un elemento di criticità a livello locale e/o intercomunale. Fonte: D.G. Infrastrutture e Mobilità, Regione Lombardia. Metodologia di acquisizione: estrapolazione dal grafo regionale dello strato “SV” e applicazione di un buffer pari a 10 m. Copertura spaziale: copre l’intero territorio. Certezza: la banca-dati è in continuo aggiornamento. Mancano i tracciati delle più recenti infrastrutture. Prospettive: Aggiornamento del dato con inserimento dei nuovi tratti di viabilità.

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 4 Trend temporale 0 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 4 Unicità 3 Sensibilità del sistema 3

Valore Punteggio Vite umane 4 Strategico 4 Economico diretto 3 Economico indiretto 4 Ambiente 0

Page 130: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

130

01

23

4metodologia

regolarità racco lta

trend temporale

copertura spazialeconfronti territoriali

unicità

sensibilità

5

012345v ite

strategico

econ.direttoecon. indiretto

ambiente

Viabilità secondaria

Rilevanza: la viabilità secondaria costituisce un elemento territoriale strategico che permette i collegamenti tra le varie località in ambito comunale. Il coinvolgimento di queste infrastrutture costituisce un elemento di criticità a livello comunale o intercomunale. La densità territoriale del dato in alcune aree è molto elevata. Fonte: D.G. Infrastrutture e Mobilità, Regione Lombardia. Metodologia di acquisizione: estrapolazione dal grafo regionale dello strato “SC”, stralcio dei tratti in galleria e applicazione di un buffer pari a 5 m. Copertura spaziale: copre l’intero territorio. Certezza: la banca-dati è in continuo aggiornamento. Mancano i tracciati delle più recenti infrastrutture. Non sono comprese tutte le strade secondarie. Prospettive: Aggiornamento del dato con inserimento dei nuovi tratti di viabilità locale e di quelli non ancora considerati dal grafo: individuazione di ulteriori tratti in galleria. In alternativa, utilizzo del grafo Tele Atlas.

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 4 Trend temporale 0 Copertura spaziale 3 Confronti territoriali 4 Unicità 3 Sensibilità del sistema 2

Valore Punteggio Vite umane 3 Strategico 3 Economico diretto 2 Economico indiretto 3 Ambiente 0

Page 131: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

131

0

1

2

3

4metodologia

regolarità racco lta

trend temporale

copertura spazialeconfronti territoriali

unicità

sensibilità

012345v ite

strategico

econ.direttoecon. indiretto

ambiente

Rete ferroviaria

Rilevanza: la viabilità su rotaia costituisce un elemento territoriale strategico che permette i collegamenti tra i vari comuni, le province e le altre regioni. Il coinvolgimento di queste infrastrutture, in assenza di una viabilità alternativa, può costituire un elemento di criticità a livello intercomunale, provinciale e regionale. Fonte: progetto MISURC, D.G. Infrastrutture e Mobilità, Regione Lombardia. Metodologia di acquisizione: estrapolazione dello strato 501 “Infrastrutture di trasporto areale: Infrastrutture su ferro” comprendente le aree di pertinenza del sistema ferroviario. Per le aree non coperte dal MISURC: stralcio dei tratti in galleria dal grafo ferroviario regionale e applicazione di un buffer pari a 5 m. Copertura spaziale: il grado di copertura territoriale del progetto Misurc risulta discreto. Resta scoperta gran parte del territorio della Provincia di Como, i territori di alcuni comuni della Provincia di Milano, Sondrio Brescia e Pavia. Il grafo ferroviario regionale copre l’intero territorio lombardo. Certezza: la banca-dati è in continuo aggiornamento. Mancano i tracciati delle più recenti infrastrutture. Nelle aree del Progetto MISURC non è possibile distinguere le varie aree di pertinenza (stazione ferroviaria, binari, banchine, scalo-merci, ecc.). Prospettive: Aggiornamento del dato con copertura del MISURC su tutto il territorio lombardo.

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 4 Trend temporale 0 Copertura spaziale 3 Confronti territoriali 4 Unicità 3 Sensibilità del sistema 4

Valore Punteggio Vite umane 4 Strategico 5 Economico diretto 3 Economico indiretto 4 Ambiente 0

Page 132: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

132

0

1

2

3

4metodologia

regolarità racco lta

trend temporale

copertura spazialeconfronti territoriali

unicità

sensibilità

012345v ite

strategico

econ.direttoecon. indiretto

ambiente

Stazioni ferroviarie

Rilevanza: le stazioni ferroviarie costituiscono un elemento territoriale particolarmente vulnerabile in quanto, in alcune fasce orarie, sono luogo di concentramento di popolazione. Fonte: D.G. Infrastrutture e Mobilità, Regione Lombardia. Metodologia di acquisizione: stralcio delle stazioni relative al “Passante” nel comune di Milano, applicazione di un buffer di 50 m agli elementi puntuali del data-base regionale. Copertura spaziale: la banca dati copre l’intero territorio lombardo. Certezza: l’applicazione di un buffer generico a tutte le stazioni ha lo scopo di approssimare l’area occupata dall’edificio della stazione, dalle banchine e dal piazzale antistante. Tale analisi porta da un lato ad una sottostima delle aree occupate dalle grandi stazioni e dall’altro ad una sovrastima per le stazioni intermedie di modeste dimensioni. Prospettive: aggiornamento delle cartografie con individuazione delle aree effettive occupate dalle stazioni ferroviarie con piazzale antistante.

Criterio Punteggio Metodologia 1 Regolarità raccolta 4 Trend temporale 0 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 4 Unicità 4 Sensibilità del sistema 4

Valore Punteggio Vite umane 4 Strategico 4 Economico diretto 4 Economico indiretto 4 Ambiente 0

Page 133: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

133

0

1

2

3

4metodologia

regolarità racco lta

trend temporale

copertura spazialeconfronti territoriali

unicità

sensibilità

012345v ite

strategico

econ.direttoecon. indiretto

ambiente

Aeroporti ed eliporti

Rilevanza: il tematismo costituisce un elemento territoriale strategico di importanza anche di livello nazionale e/o internazionale. Fonte: progetto MISURC. Metodologia di acquisizione: estrapolazione dello strato 502 “Infrastrutture di trasporto areale: aeroporti e/o eliporti” comprendente le aree di pertinenza dei principali aeroporti lombardi e di alcuni eliporti. Copertura spaziale: il grado di copertura territoriale del progetto Misurc risulta discreto. Resta scoperta gran parte del territorio della Provincia di Como, i territori di alcuni comuni della Provincia di Milano, Sondrio, Brescia e Pavia. Certezza: il dato a disposizione consente una buona delimitazione delle aree di pertinenza aeroportuale ma non è aggiornato. Le aree definite nel MISURC come “in espansione” potrebbero essere già consolidate. Prospettive: aggiornamento delle cartografie. Distinzione tra le piste di atterraggio e i terminal.

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 4 Trend temporale 0 Copertura spaziale 3 Confronti territoriali 4 Unicità 4 Sensibilità del sistema 4

Valore Punteggio Vite umane 4 Strategico 1 Economico diretto 3 Economico indiretto 4 Ambiente 0

Page 134: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

134

0

1

2

3

4metodologia

regolarità raccolta

trend temporale

copertura spazialeconfronti territoriali

unicità

sensibilità

012345v ite

strategico

econ.direttoecon. indiretto

ambiente

Aree produttive

Rilevanza: il tematismo comprende le aree in cui si svolgono attività produttive presso le quali si può avere anche una concentrazione elevata di popolazione e di risorse. Il livello di criticità territoriale è in funzione della loro densità e tipologia di attività. Fonte: progetto DUSAF. Metodologia di acquisizione: estrapolazione dello strato 1211 “Insediamenti industriali, artigianali, commerciali ed agricoli con spazi annessi” del progetto DUSAF. Copertura spaziale: il progetto DUSAF copre l’intero territorio lombardo. Certezza: il dato deriva da fotointerpretazione di ortofoto digitali Volo IT2000. Il dato è quindi aggiornato al 2000. Prospettive: aggiornamento del dato. Acquisizione di eventuali banche-dati georeferenziate contenute in documenti più specifici (Programmi di Previsione e Prevenzione, Piani di Emergenza Provinciali, ecc.). Integrazioni con le cartografie del Progetto MISURC.

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 4 Trend temporale 0 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 4 Unicità 3 Sensibilità del sistema 3

Valore Punteggio Vite umane 4 Strategico 2 Economico diretto 4 Economico indiretto 4 Ambiente 0

Page 135: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

135

0

1

2

3

4metodologia

regolarità racco lta

trend temporale

copertura spazialeconfronti territoriali

unicità

sensibilità

012345v ite

strategico

econ.direttoecon. indiretto

ambiente

Urbanizzato continuo

Rilevanza: il tematismo comprende le aree occupate dal tessuto urbano continuo in cui si concentra la popolazione. Fonte: progetto DUSAF. Metodologia di acquisizione: estrapolazione dal progetto DUSAF dello strato 111 “Tessuto urbano continuo” contenuto nella classe U – “Aree urbanizzate ed infrastrutture”. Copertura spaziale: il progetto DUSAF copre l’intero territorio lombardo. Certezza: il dato deriva da fotointerpretazione di ortofoto digitali Volo IT2000. Il dato è quindi aggiornato al 2000. Prospettive: aggiornamento del dato. Integrazione del dato con la banca-dati di ARPA sulla distribuzione della popolazione. Integrazione con le cartografie del progetto MISURC.

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 0 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 4 Unicità 3 Sensibilità del sistema 4

Valore Punteggio Vite umane 5 Strategico 2 Economico diretto 5 Economico indiretto 4 Ambiente 0

Page 136: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

136

0

1

2

3

4metodologia

regolarità racco lta

trend temporale

copertura spazialeconfronti territoriali

unicità

sensibilità

012345v ite

strategico

econ.direttoecon. indiretto

ambiente

Urbanizzato discontinuo

Rilevanza: il tematismo comprende le aree urbanizzate complementari all’urbanizzato continuo, ovvero le aree periferiche dei grossi centri urbani, i vari agglomerati urbani più o meno rilevanti fino alla singola frazione. Fonte: progetto DUSAF. Metodologia di acquisizione: estrapolazione dal progetto DUSAF dello strato 112 “Tessuto urbano discontinuo” contenuto nella classe U – “Aree urbanizzate ed infrastrutture”. Copertura spaziale: il progetto DUSAF copre l’intero territorio lombardo. Certezza: il dato deriva da fotointerpretazione di ortofoto digitali Volo IT2000. Il dato è quindi aggiornato al 2000. Prospettive: aggiornamento del dato. Integrazione delle informazioni con la banca-dati di ARPA sulla densità della popolazione.

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 0 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 3 Unicità 3 Sensibilità del sistema 3

Valore Punteggio Vite umane 4 Strategico 2 Economico diretto 4 Economico indiretto 3 Ambiente 0

Page 137: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

137

0

1

2

3

4metodologia

regolarità racco lta

trend temporale

copertura spazialeconfronti territoriali

unicità

sensibilità

012345v ite

strategico

econ.direttoecon. indiretto

ambiente

Aree verdi

Rilevanza: il tematismo comprende le aree ricreative all’aperto (parchi, giardini pubblici, ecc.) presenti in ambito urbano in cui si può avere, in determinate fasce orarie, una concentrazione elevata di popolazione. Fonte: progetto DUSAF. Metodologia di acquisizione: estrapolazione dal progetto DUSAF dello strato 141 “Aree verdi urbane” contenuto nella classe U – “Aree urbanizzate ed infrastrutture”. Copertura spaziale: il progetto DUSAF copre l’intero territorio lombardo. Certezza: il dato deriva da fotointerpretazione di ortofoto digitali Volo IT2000. Il dato è quindi aggiornato al 2000. Prospettive: aggiornamento del dato. Integrazione con le cartografie del progetto MISURC.

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 0 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 4 Unicità 3 Sensibilità del sistema 2

Valore Punteggio Vite umane 1 Strategico 1 Economico diretto 1 Economico indiretto 1 Ambiente 1

Page 138: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

138

0

1

2

3

4metodologia

regolarità raccolta

trend temporale

copertura spazialeconfronti territoriali

unicità

sensibilità

012345v ite

strategico

econ.direttoecon. indiretto

ambiente

Aree sportive

Rilevanza: il tematismo comprende le aree di pertinenza delle strutture sportive in cui si può avere temporaneamente una concentrazione molto elevata di popolazione. Fonte: progetto DUSAF. Metodologia di acquisizione: estrapolazione dal progetto DUSAF dello strato 142 “Aree sportive e ricreative” contenuto nella classe U – “Aree urbanizzate ed infrastrutture”. Copertura spaziale: il progetto DUSAF copre l’intero territorio lombardo. Certezza: il dato deriva da fotointerpretazione di ortofoto digitali Volo IT2000. Il dato è quindi aggiornato al 2000. Prospettive: aggiornamento del dato. Distinzione dei grandi impianti sportivi (stadi, palazzetti dello sport). Integrazione con le cartografie del progetto MISURC.

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 0 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 4 Unicità 3 Sensibilità del sistema 2

Valore Punteggio Vite umane 2 Strategico 1 Economico diretto 1 Economico indiretto 1 Ambiente 1

Page 139: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

139

0

1

2

3

4metodologia

regolarità raccolta

trend temporale

copertura spazialeconfronti territoriali

unicità

sensibilità

impiant i elett rici

linee elett riche

012

34

5vite

strategico

econ.direttoecon. indiretto

ambiente

Linee elettriche - Impianti elettrici

Rilevanza: il tematismo comprende i tracciati delle principali linee dell’Alta Tensione nonchè le aree occupate dai principali impianti. Il coinvolgimento di queste infrastrutture, può costituire un elemento di criticità a livello intercomunale, provinciale e regionale. Fonte: Sistema Informativo Territoriale della Regione Lombardia. Metodologia di acquisizione: applicazione di un buffer indicativo di 10 m ai tracciati degli elettrodotti. Copertura spaziale: la banca-dati copre l’intero territorio lombardo. Certezza: il dato non è aggiornato. Il buffer è applicato in maniera speditiva con lo scopo di approssimare l’area sottesa dai cavi. Non sono indicati i tralicci, veri e propri bersagli di questo di tipo di infrastruttura lineare. Prospettive: aggiornamento del dato. Integrazione con le cartografie del progetto MISURC e delle Ct10 regionali.

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 0 Copertura spaziale 3 Confronti territoriali 3 Unicità 3 Sensibilità del sistema 1

Punteggio Valore Linee Impianti

Vite umane 0 0 Strategico 4 3 Economico diretto 1 4 Economico indiretto 4 4 Ambiente 0 0

Page 140: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

140

0

1

2

3

4metodologia

regolarità raccolta

trend temporale

copertura spazialeconfronti territoriali

unicità

sensibilità

012345vite

strategico

econ.direttoecon. indiretto

ambiente

Industrie a Rischio di Incidente Rilevante

Rilevanza: il tematismo comprende le aree di pertinenza delle 246 aziende a RIR ai sensi del D.Lgs. 238/05 presenti sul territorio lombardo. Fonte: D.G. Protezione Civile, Prevenzione e Polizia Locale. Metodologia di acquisizione: utilizzo dei poligoni delle aree aziendali. Copertura spaziale: la banca-dati copre l’intero territorio lombardo. Certezza: il dato è aggiornato ad ottobre 2006. Le aree relative a 11 aziende sono provvisorie in attesa delle cartografie ufficiali. Prospettive: aggiornamento del dato. Individuazione dei punti sensibili all’interno di tali aree quali depositi di sostanze pericolose (serbatoi, magazzini, ecc.) e impianti di produzione.

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 4 Trend temporale 0 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 4 Unicità 4 Sensibilità del sistema 4

012345vite

strategico

econ.direttoecon. indiretto

ambiente

Valore Punteggio Vite umane 3 Strategico 0 Economico diretto 4 Economico indiretto 4 Ambiente 0

Page 141: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

141

0

1

2

3

4metodologia

regolarità raccolta

trend temporale

copertura spazialeconfronti territoriali

unicità

sensibilità

Boschi, aree agricole

Rilevanza: il tematismo contiene le aree boscate e le aree interessate da attività agricola. Fonte: progetto DUSAF. Metodologia di acquisizione: estrapolazione dal progetto DUSAF dei seguenti strati: - “DUSAF_L Legnose agrarie” comprendente: “L1 Frutteti e frutti minori”, “L2 Vigneti”, “L3 Oliveti”, “L5 Castagneti da frutto”, “L7 Pioppeti”, “L8 Altre legnose agrarie”. “DUSAF_S “Seminativi” comprendente: “S1 Seminativo semplice”, “S2 Seminativo arborato”, S3 “Colture ortoflorovivaistiche a pieno campo”, “S4 Colture ortoflorovivaistiche protette”. “DUSAF_B “ Boschi” comprendente: “B1d boschi di latifoglie governati a ceduo”, “B1e boschi di latifoglie allevate ad alto fusto, “B1u vegetazione arbustiva e arborea di ambiente ripariale “. Copertura spaziale: il progetto DUSAF copre l’intero territorio lombardo. Certezza: il dato deriva da fotointerpretazione di ortofoto digitali Volo IT2000. Il dato è quindi aggiornato al 2000. Prospettive: aggiornamento del dato.

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 0 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 3 Unicità 3 Sensibilità del sistema 1

Punteggio Valore

Bosco alto fusto Bosco ceduo Veg. ripariale Prati Colture legnose

Colture seminative

Vite umane 0 0 0 0 0 0 Strategico 0 0 0 0 1 1 Economico diretto 1 0,5 0 0 1 1 Economico indiretto 0,2 0,2 0,2 0,2 1 1 Ambiente 2 1 1 1 1 1

Page 142: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

142

0

1

2

3

4

5

bosco altofusto

boscoceduo

vegripariale

prati colturelegnose

coltureseminative

vitestrategico

econ.direttoecon. indiretto

ambiente

vite

strategico

econ.diretto

econ. indiretto

ambiente

Page 143: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

143

0

1

2

3

4

Metodologia

Regolarità raccolta

Trend temporale

Copertura spazialeConf ronti territoriali

Unicità

Sensibilità

Distaccamenti dei Vigili del Fuoco Rilevanza: presenza a livello comunale di distaccamenti o di sedi di corpi volontari. In genere le caserme sono ubicate, oltre che nei capoluoghi di provincia, anche nelle principali città lombarde. I vigili del fuoco rivestono un notevole ruolo nella gestione dell’emergenza dei rischi tecnologici ed in quelli naturali, quando interessano aree urbanizzate. Fonte: Sito internet. Metodologia di acquisizione: per il censimento delle strutture operative dei Vigili del Fuoco è stata effettuata una ricerca sui siti dei Vigili del Fuoco (www.vigilfuoco.it), delle Pagine Bianche e incrociando le informazioni ottenute con i Programmi Provinciali di Previsione e Prevenzione e i Piani di Emergenza Provinciali a disposizione. Copertura spaziale: dato disponibile per tutto il territorio della Regione Lombardia. In particolare sono stati distinti i veri e propri distaccamenti operativi (35 caserme) dalle sedi dei corpi di volontari (48 sedi) e dai distaccamenti aeroportuali (3 distaccamenti). Certezza: la certezza dell’informazione dipende dalla modalità di raccolta dati. Prospettive: georeferenziazione delle sedi.

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 1 Trend temporale 0 Copertura spaziale 3 Confronti territoriali 2 Unicità 4 Sensibilità del sistema 4

Page 144: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

144

Postazioni 118

Rilevanza: presenza a livello comunale delle postazioni 118 dotate di Mezzi di Soccorso Base e Mezzi di Soccorso Avanzato. Le postazioni 118 sono fondamentali per la gestione dell’emergenza dei rischi quando coinvolgono persone fisiche. Fonte: D.G. Sanità. Metodologia di acquisizione: è stato fornito un elenco in formato Excel organizzato per province delle postazioni in cui sia presente almeno un Mezzo di Soccorso Base (MSB) o un Mezzo di Soccorso Avanzato (MSA). Copertura spaziale: dato disponibile per tutto il territorio della Regione Lombardia. In 161 comuni esiste almeno una postazione con mezzi di soccorso base e in 56 comuni esiste almeno una postazione con mezzi di soccorso avanzato. Certezza: la certezza dell’informazione dipende dalla modalità di raccolta dati. Prospettive: georeferenziazione delle sedi operative. Integrazione con i dati dei 118 provinciali.

Criterio Punteggio Metodologia 3 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 0 Copertura spaziale 3 Confronti territoriali 3 Unicità 4 Sensibilità del sistema 4

01234

Metodologia

Regolarità raccolta

Trend temporale

Copertura spazialeConfronti territoriali

Unicità

Sensibilità

Page 145: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

145

Presidi Ospedalieri

Rilevanza: cartografie delle strutture ospedaliere, pubbliche e private. I presidi ospedalieri sono fondamentali per la gestione dell’emergenza di tutti i tipi di rischi che possono coinvolgere persone fisiche. Fonte: Progetto Eucentre. Metodologia di acquisizione: cartografia in formato shape dei poligoni relativi alle principali strutture ospedaliere della Regione. Per ogni complesso ospedaliero sono pertanto disponibili tutti i perimetri degli edifici. In particolare lo shape file è composto da 1451 records rappresentanti i 117 ospedali censiti. Copertura spaziale: dato disponibile per tutto il territorio della Regione Lombardia Certezza: la certezza dell’informazione dipende dalla modalità di raccolta dati. Prospettive: verifica presenza strutture di pronto soccorso, tipologia di reparti, numero posti letto, ecc.

Criterio Punteggio Metodologia 4 Regolarità raccolta 3 Trend temporale 0 Copertura spaziale 4 Confronti territoriali 4 Unicità 4 Sensibilità del sistema 4

0

1

2

3

4

Metodologia

Regolaritàraccolta

Trend temporale

Coperturaspaziale

Confrontiterritoriali

Unicità

Sensibilità

Page 146: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

146

Sedi Polizia di Stato

Rilevanza: presenza a livello comunale delle strutture distinte in Polizia Stradale, Commissariati, ecc.. La Polizia di Stato è fondamentale per la gestione dell’emergenza dei rischi tecnologici e soprattutto degli incidenti socialmente rilevanti. Fonte: Sito internet. Metodologia di acquisizione: ricerca sui siti della Polizia di Stato e delle Pagine Bianche, incrociando le informazioni ottenute con i Programmi Provinciali di Previsione e Prevenzione e i Piani di Emergenza Provinciali a disposizione. E’stato predisposto uno shape file contenente le amministrazioni comunali (in particolare sono 51) in cui è presente almeno un comando di Polizia, la fonte del dato e la tipologia di struttura (stradale, ferroviaria, di frontiera, ecc.). Copertura spaziale: dato disponibile per tutto il territorio della Regione Lombardia. Le strutture sono ubicate generalmente, oltre che nei capoluoghi di provincia, anche nelle principali città lombarde. Certezza: la certezza dell’informazione dipende dalla modalità di raccolta dati. Prospettive: georeferenziazione delle sedi.

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 0 Copertura spaziale 3 Confronti territoriali 3 Unicità 4 Sensibilità del sistema 3

01

2

3

4Metodologia

Regolarità raccolta

Trend temporale

Copertura spazialeConfronti territoriali

Unicità

Sensibilità

Page 147: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

147

Stazioni Carabinieri – CC 112

Rilevanza: presenza a livello comunale delle postazioni. Il Corpo dei Carabinieri è fondamentale per la gestione dell’emergenza dei rischi tecnologici e soprattutto degli incidenti socialmente rilevanti. Fonte: Sito internet. Metodologia di acquisizione: delle stazioni dell’Arma dei Carabinieri sono state ricavate dal sito www.carabinieri.it le varie sedi dislocate sul territorio regionale. Copertura spaziale: dato disponibile per tutto il territorio della Regione Lombardia. Il grado di distribuzione territoriale è discreto con una copertura maggiore nelle Province di Mantova (con il 59 per cento delle amministrazioni in cui è presente almeno una stazione) e Milano (41 per cento) seguono le Province di Como, Lecco e Bergamo. Certezza: la certezza dell’informazione dipende dalla modalità di raccolta dati. Prospettive: georeferenziazione delle sedi.

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 0 Copertura spaziale 3 Confronti territoriali 3 Unicità 4 Sensibilità del sistema 3

01234

Metodologia

Regolaritàraccolta

Trend temporale

Coperturaspaziale

Confrontiterritoriali

Unicità

Sensibilità

Page 148: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

148

Presenza di Gruppi/Associazioni di Protezione Civile Rilevanza: presenza a livello comunale. I gruppi/associazioni di Protezione Civile svolgono un ruolo importante sia nella fase di monitoraggio dei fenomeni che nella fase di emergenza. Fonte: Amministrazioni provinciali, D.G. Protezione Civile, Prevenzione e Polizia Locale, siti internet. Metodologia di acquisizione: sono stati acquisiti gli elenchi dei Gruppi/Associazioni di Protezione Civile presenti sul territorio di competenza. I dati raccolti sono stati inseriti in ambiente Arcview. Copertura spaziale: dato disponibile per tutto il territorio della Regione Lombardia. La copertura territoriale risulta buona anche se disomogenea nelle aree delle province di Sondrio, Brescia e Cremona: il risultato può dipendere dall’incompletezza e/o aggiornamento dei dati relativi a queste zone. Nell’analisi potrebbero inoltre non essere inclusi quei comuni che hanno convenzioni con l’Associazione Nazionale degli Alpini (Gruppi A.N.A.). In ambito montano sono prevalenti i Gruppi Comunali e Intercomunali (che fanno capo alle Comunità Montane). Certezza: la certezza dell’informazione dipende dalla modalità di raccolta dati. Prospettive: aggiornamento dei dati con indicazione della specializzazione dei vari gruppi.

Criterio Punteggio Metodologia 2 Regolarità raccolta 2 Trend temporale 0 Copertura spaziale 3 Confronti territoriali 2 Unicità 4 Sensibilità del sistema 2

0

1

2

3

4Metodologia

Regolaritàraccolta

Trend temporale

Coperturaspaziale

Confrontiterritoriali

Unicità

Sensibilità

Page 149: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

149

Presenza di Piano di Emergenza Rilevanza: dotazione a livello comunale. La presenza del Piano di emergenza è di fondamentale importanza in quanto permette di affrontare l’emergenza fin dal primo insorgere per contenerne gli effetti e riportare rapidamente la situazione in condizioni di normale esercizio, inoltre consente di pianificare le azioni necessarie per proteggere sia la popolazione che i beni e le strutture. Fonte: D.G. Protezione Civile. Metodologia di acquisizione: è stato fornito l’elenco aggiornato ad ottobre 2006 dei comuni che si sono dotati di Piano di Emergenza Comunale negli ultimi anni. Copertura spaziale: dato disponibile per tutto il territorio della Regione Lombardia. Circa il 44 % dei comuni lombardi in questi anni ha provveduto a dotarsi di Piano di Emergenza (PEC). A livello provinciale si registra una buona copertura territoriale delle province di Sondrio, Como, Lecco, circa un comune su due nelle province di Milano e Varese. Ultima in graduatoria risulta la Provincia di Pavia con un comune su dieci. Certezza: la certezza dell’informazione dipende dalla modalità di raccolta dati. In questo censimento mancano per ciascun piano i dati relativi all’anno di redazione, alla conformità alle direttive regionali e alla costituzione dell’Unità di Crisi Locale (UCL). Prospettive: considerare solo i Piani conformi alle direttive vigenti (con istituzione dell’unità di crisi locale – UCL).

Criterio Punteggio Metodologia 3 Regolarità raccolta 3 Trend temporale 0 Copertura spaziale 3 Confronti territoriali 3 Unicità 4 Sensibilità del sistema 4

0

1

2

3

4Met odologia

Regolar it à raccolt a

Trend t emporale

Coper t ura spazialeConf ront i t er r it or iali

Unic it à

Sensibil i t à

Page 150: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...
Page 151: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

Allegato 2

Indicatori ISTAT relativi al Censimento Industria e Servizi 2001

Page 152: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...
Page 153: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

CODICE ATECO

DESCRIZIONE

A AGRICOLTURA, CACCIA E SILVICOLTURA 01 AGRICOLTURA, CACCIA E RELATIVI SERVIZI

01.1 Coltivazioni agricole; orticoltura, floricoltura 01.2 Allevamento di animali 01.4 Attivita' dei servizi connessi all'agricoltura e alla zootecnia, esclusi i servizi

veterinari 01.5 Caccia e cattura di animali per allevamento e ripopolamento di selvaggina,

compresi i servizi connessi 02 SILVICOLTURA E UTILIZZAZIONE DI AREE FORESTALI E SERVIZI

CONNESSI 02.0 Silvicoltura e utilizzazione di aree forestali e servizi connessi

B PESCA, PISCICOLTURA E SERVIZI CONNESSI 05 PESCA, PISCICOLTURA E SERVIZI CONNESSI

05.0 Pesca, piscicoltura e servizi connessi C ESTRAZIONE DI MINERALI

CA ESTRAZIONE DI MINERALI ENERGETICI 10 ESTRAZIONE DI CARBON FOSSILE E LIGNITE; ESTRAZIONE DI TORBA

10.1 Estrazione ed agglomerazione di carbon fossile 10.2 Estrazione ed agglomerazione di lignite 10.3 Estrazione ed agglomerazione di torba 11 ESTRAZIONE DI PETROLIO GREGGIO E DI GAS NATURALE; SERVIZI

CONNESSI ALL'ESTRAZIONE DI PETROLIO E DI GAS NATURALE, ESCLUSA LA PROSPEZIONE

11.1 Estrazione di petrolio greggio e di gas naturale 11.2 Attivita' dei servizi connessi all'estrazione di petrolio e di gas, esclusa la

prospezione CB ESTRAZIONE DI MINERALI NON ENERGETICI 13 ESTRAZIONE DI MINERALI METALLIFERI

13.1 Estrazione di minerali di ferro 13.2 Estrazione di minerali metallici non ferrosi, ad eccezione dei minerali di uranio e di

torio 14 ALTRE INDUSTRIE ESTRATTIVE

14.1 Estrazione di pietra 14.2 Estrazione di ghiaia, sabbia e argilla 14.3 Estrazione di minerali per le industrie chimiche e la fabbricazione di concimi 14.4 Produzione di sale 14.5 Estrazione di altri minerali e prodotti di cava n.c.a.

D ATTIVITA' MANIFATTURIERE DA INDUSTRIE ALIMENTARI, DELLE BEVANDE E DEL TABACCO 15 INDUSTRIE ALIMENTARI E DELLE BEVANDE

15.1 Produzione, lavorazione e conservazione di carne e di prodotti a base di carne 15.2 Lavorazione e conservazione di pesce e di prodotti a base di pesce 15.3 Lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi 15.4 Fabbricazione di oli e grassi vegetali e animali 15.5 Industria lattiero-casearia 15.6 Lavorazione delle granaglie e di prodotti amidacei 15.7 Fabbricazione di prodotti per l'alimentazione degli animali 15.8 Fabbricazione di altri prodotti alimentari 15.9 Industria delle bevande 16 INDUSTRIA DEL TABACCO

16.0 Industria del tabacco DB INDUSTRIE TESSILI E DELL'ABBIGLIAMENTO 17 INDUSTRIE TESSILI

17.1 Preparazione e filatura di fibre tessili 17.2 Tessitura di materie tessili 17.3 Finissaggio dei tessili 17.4 Confezionamento di articoli in tessuto, esclusi gli articoli di vestiario 17.5 Altre industrie tessili 17.6 Fabbricazione di maglierie

Page 154: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

154

17.7 Fabbricazione di articoli in maglieria 18 CONFEZIONE DI ARTICOLI DI VESTIARIO; PREPARAZIONE E TINTURA DI

PELLICCE 18.1 Confezione di vestiario in pelle 18.2 Confezione di altri articoli di vestiario ed accessori 18.3 Preparazione e tintura di pellicce; confezione di articoli in pelliccia DC INDUSTRIE CONCIARIE, FABBRICAZIONE DI PRODOTTI IN CUOIO, PELLE E

SIMILARI 19 PREPARAZIONE E CONCIA DEL CUOIO; FABBRICAZIONE DI ARTICOLI DA

VIAGGIO, BORSE, ARTICOLI DA CORREGGIAIO, SELLERIA E CALZATURE 19.1 Preparazione e concia del cuoio 19.2 Fabbricazione di articoli da viaggio, borse, articoli da correggiaio e selleria 19.3 Fabbricazione di calzature DD INDUSTRIA DEL LEGNO E DEI PRODOTTI IN LEGNO 20 INDUSTRIA DEL LEGNO E DEI PRODOTTI IN LEGNO E SUGHERO,ESCLUSI I

MOBILI; FABBRICAZIONE DI ARTICOLI DI PAGLIA E MATERIALI DA INTRECCIO 20.1 Taglio, piallatura e trattamento del legno 20.2 Fabbricazione di fogli da impiallacciatura; fabbricazione di compensato, pannelli

stratificati (ad anima listellata),pannelli di fibre,di particelle ed altri pannelli 20.3 Fabbricazione di elementi di carpenteria in legno e falegnameria per l'edilizia 20.4 Fabbricazione di imballaggi in legno 20.5 Fabbricazione di altri prodotti in legno; fabbricazione di articoli in sughero,paglia e

materiali da intreccio DE FABBRICAZIONE DELLA PASTA-CARTA, DELLA CARTA E DEI PRODOTTI DI

CARTA; STAMPA ED EDITORIA 21 FABBRICAZIONE DELLA PASTA-CARTA, DELLA CARTA E DEI PRODOTTI DI

CARTA 21.1 Fabbricazione della pasta-carta, della carta e del cartone 21.2 Fabbricazione di articoli di carta e di cartone 22 EDITORIA, STAMPA E RIPRODUZIONE DI SUPPORTI REGISTRATI

22.1 Editoria 22.2 Stampa e attivita' dei servizi connessi alla stampa 22.3 Riproduzione di supporti registrati DF FABBRICAZIONE DI COKE, RAFFINERIE DI PETROLIO, TRATTAMENTO DEI

COMBUSTIBILI NUCLEARI 23 FABBRICAZIONE DI COKE, RAFFINERIE DI PETROLIO, TRATTAMENTO DEI

COMBUSTIBILI NUCLEARI 23.1 Fabbricazione di prodotti di cokeria 23.2 Fabbricazione di prodotti petroliferi raffinati 23.3 Trattamento dei combustibili nucleari DG FABBRICAZIONE DI PRODOTTI CHIMICI E DI FIBRE SINTETICHE E

ARTIFICIALI 24 FABBRICAZIONE DI PRODOTTI CHIMICI E DI FIBRE SINTETICHE E

ARTIFICIALI 24.1 Fabbricazione di prodotti chimici di base 24.2 Fabbricazione di pesticidi e di altri prodotti chimici per l'agricoltura 24.3 Fabbricazione di pitture, vernici e smalti, inchiostri da stampa e mastici 24.4 Fabbricazione di prodotti farmaceutici e di prodotti chimici e botanici per usi

medicinali 24.5 Fabbricazione di saponi e detergenti, di prodotti per la pulizia e la lucidatura, di

profumi e prodotti per toletta 24.6 Fabbricazione di altri prodotti chimici 24.7 Fabbricazione di fibre sintetiche e artificiali DH FABBRICAZIONE DI ARTICOLI IN GOMMA E MATERIE PLASTICHE 25 FABBRICAZIONE DI ARTICOLI IN GOMMA E MATERIE PLASTICHE

25.1 Fabbricazione di articoli in gomma 25.2 Fabbricazione di articoli in materie plastiche DI FABBRICAZIONE DI PRODOTTI DELLA LAVORAZIONE DI MINERALI NON

METALLIFERI 26 FABBRICAZIONE DI PRODOTTI DELLA LAVORAZIONE DI MINERALI NON

METALLIFERI

Page 155: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

155

26.1 Fabbricazione di vetro e di prodotti in vetro 26.2 Fabbricazione di prodotti ceramici non refrattari, non destinati all'edilizia;

fabbricazione di prodotti ceramici refrattari 26.3 Fabbricazione di piastrelle e lastre in ceramica per pavimenti e rivestimenti 26.4 Fabbricazione di mattoni, tegole ed altri prodotti per l'edilizia in terracotta 26.5 Produzione di cemento, calce, gesso 26.6 Fabbricazione di prodotti in calcestruzzo, cemento o gesso 26.7 Taglio, modellatura e finitura della pietra 26.8 Fabbricazione di altri prodotti in minerali non metalliferi DJ PRODUZIONE DI METALLO E FABBRICAZIONE DI PRODOTTI IN METALLO 27 PRODUZIONE DI METALLI E LORO LEGHE

27.1 Produzione di ferro, di acciaio e di ferroleghe (CECA) 27.2 Fabbricazione di tubi 27.3 Altre attivita' di prima trasformazione del ferro e dell'acciaio e produzione di

ferroleghe non CECA 27.4 Produzione di metalli di base preziosi e non ferrosi 27.5 Fusione di metalli 28 FABBRICAZIONE E LAVORAZIONE DEI PRODOTTI IN METALLO, ESCLUSE

MACCHINE E IMPIANTI 28.1 Fabbricazione di elementi da costruzione in metallo 28.2 Fabbricazione di cisterne, serbatoi e contenitori in metallo; fabbricazione di

radiatori e caldaie per il riscaldamento centrale 28.3 Fabbricazione di generatori di vapore, escluse le caldaie per riscaldamento

centrale ad acqua calda 28.4 Fucinatura, imbutitura, stampaggio e profilatura dei metalli; metallurgia delle

polveri 28.5 Trattamento e rivestimento dei metalli, lavorazioni di meccanica generale per

conto terzi 28.6 Fabbricazione di articoli di coltelleria, utensili e oggetti diversi in metallo 28.7 Fabbricazione di altri prodotti metallici DK FABBRICAZIONE DI MACCHINE ED APPARECCHI MECCANICI,COMPRESI

L'INSTALLAZIONE, IL MONTAGGIO, LA RIPARAZIONE E LA MANUTENZIONE 29 FABBRICAZIONE DI MACCHINE ED APPARECCHI MECCANICI,COMPRESI

L'INSTALLAZIONE, IL MONTAGGIO, LA RIPARAZIONE E LA MANUTENZIONE 29.1 Fabbricazione di macchine e apparecchi per la produzione e l'utilizzazione

dell'energia meccanica, esclusi i motori per aeromobili, veicoli e motocicli 29.2 Fabbricazione di altre macchine di impiego generale 29.3 Fabbricazione di macchine per l'agricoltura e la silvicoltura 29.4 Fabbricazione di macchine utensili (compresi parti e accessori, installazione,

manutenzione e riparazione) 29.5 Fabbricazione di altre macchine per impieghi speciali 29.6 Fabbricazione di armi, sistemi d'arma e munizioni 29.7 Fabbricazione di apparecchi per uso domestico n.c.a. DL FABBRICAZIONE DI MACCHINE ELETTRICHE E DI APPARECCHIATURE

ELETTRICHE ED OTTICHE 30 FABBRICAZIONE DI MACCHINE PER UFFICIO, DI ELABORATORI E SISTEMI

INFORMATICI 30.0 Fabbricazione di macchine per ufficio, di elaboratori e sistemi informatici 31 FABBRICAZIONE DI MACCHINE ED APPARECCHI ELETTRICI N.C.A.

31.1 Fabbricazione di motori, generatori e trasformatori elettrici 31.2 Fabbricazione di apparecchiature per la distribuzione e il controllo dell'elettricita' 31.3 Fabbricazione di fili e cavi isolati 31.4 Fabbricazione di accumulatori, pile e batterie di pile 31.5 Fabbricazione di apparecchi di illuminazione e di lampade elettriche 31.6 Fabbricazione di altri apparecchi elettrici n.c.a. 32 FABBRICAZIONE DI APPARECCHI RADIOTELEVISIVI E DI

APPARECCHIATURE PER LE COMUNICAZIONI 32.1 Fabbricazione di tubi e valvole elettronici e di altri componenti elettronici 32.2 Fabbricazione di apparecchi trasmittenti per la radio diffusione e la televisione e di

apparecchi per la telefonia e telegrafia su filo 32.3 Fabbricazione di apparecchi riceventi per la radiodiffusione e la televisione, di

Page 156: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

156

apparecchi per la registrazione e la riproduzione del suono o dell'immagine e di prodotti connessi

33 FABBRICAZIONE DI APPARECCHI MEDICALI,DI APPARECCHI DI PRECISIONE, DI STRUMENTI OTTICI E DI OROLOGI

33.1 Fabbricazione di apparecchi medicali e chirurgici e di apparecchi ortopedici 33.2 Fabbricazione di strumenti e apparecchi di misurazione, controllo, prova,

navigazione e simili, escluse le appa- recchiature di controllo dei processi industriali 33.3 Fabbricazione di apparecchiature per il controllo dei processi industriali 33.4 Fabbricazione di strumenti ottici e di attrezzature fotografiche 33.5 Fabbricazione di orologi DM FABBRICAZIONE DI MEZZI DI TRASPORTO 34 FABBRICAZIONE DI AUTOVEICOLI, RIMORCHI E SEMIRIMORCHI

34.1 Fabbricazione di autoveicoli 34.2 Fabbricazione di carrozzerie per autoveicoli; fabbricazione di rimorchi e

semirimorchi 34.3 Fabbricazione di parti ed accessori per autoveicoli e per loro motori 35 FABBRICAZIONE DI ALTRI MEZZI DI TRASPORTO

35.1 Industria cantieristica: costruzioni navali e riparazioni di navi e imbarcazioni 35.2 Costruzione di locomotive, anche da manovra, e di materiale rotabile ferro-

tranviario 35.3 Costruzione di aeromobili e di veicoli spaziali 35.4 Fabbricazione di motocicli e biciclette 35.5 Fabbricazione di altri mezzi di trasporto n.c.a. DN ALTRE INDUSTRIE MANIFATTURIERE 36 FABBRICAZIONE DI MOBILI; ALTRE INDUSTRIE MANIFATTURIERE

36.1 Fabbricazione di mobili 36.2 Gioielleria e oreficeria 36.3 Fabbricazione di strumenti musicali 36.4 Fabbricazione di articoli sportivi 36.5 Fabbricazione di giochi e giocattoli 36.6 Altre industrie manifatturiere n.c.a. 37 RECUPERO E PREPARAZIONE PER IL RICICLAGGIO

37.1 Recupero e preparazione per il riciclaggio di cascami e rottami metallici 37.2 Recupero e preparazione per il riciclaggio di cascami e rottami non metallici

E PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA, GAS E ACQUA 40 PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA, DI GAS, DI VAPORE E ACQUA

CALDA 40.1 Produzione e distribuzione di energia elettrica 40.2 Produzione di gas; distribuzione di combustibili gassosi mediante condotta 40.3 Produzione e distribuzione di vapore ed acqua calda 41 RACCOLTA, DEPURAZIONE E DISTRIBUZIONE D'ACQUA

41.0 Raccolta, depurazione e distribuzione d'acqua F COSTRUZIONI 45 COSTRUZIONI

45.1 Preparazione del cantiere edile 45.2 Costruzione completa o parziale di edifici; genio civile" 45.3 Installazione dei servizi in un fabbricato 45.4 Lavori di completamento degli edifici 45.5 Noleggio di macchine e attrezzature per la costruzione o la demolizione, con

manovratore G COMMERCIO ALL'INGROSSO E AL DETTAGLIO; RIPARAZIONE DI

AUTOVEICOLI, MOTOCICLI E DI BENI PERSONALI E PER LA CASA 50 COMMERCIO, MANUTENZIONE E RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI E

MOTOCICLI; VENDITA AL DETTAGLIO DI CARBURANTE PER AUTOTRAZIONE 50.1 Commercio di autoveicoli 50.2 Manutenzione e riparazione di autoveicoli 50.3 Commercio di parti e accessori di autoveicoli 50.4 Commercio, manutenzione e riparazione di motocicli, accessori e pezzi di

ricambio 50.5 Vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 51 COMMERCIO ALL'INGROSSO E INTERMEDIARI DEL COMMERCIO,

Page 157: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

157

AUTOVEICOLI E MOTOCICLI ESCLUSI 51.1 Intermediari del commercio 51.2 Commercio all'ingrosso di materie prime agricole e di animali vivi 51.3 Commercio all'ingrosso di prodotti alimentari, bevande e tabacco 51.4 Commercio all'ingrosso di altri beni di consumo finale 51.5 Commercio all'ingrosso di prodotti intermedi non agricoli, di rottami e cascami 51.6 Commercio all'ingrosso di macchinari e attrezzature 51.7 Commercio all'ingrosso di altri prodotti 52 COMMERCIO AL DETTAGLIO, ESCLUSO QUELLO DI AUTOVEICOLI E DI

MOTOCICLI; RIPARAZIONE DI BENI PERSONALI E PER LA CASA 52.1 Commercio al dettaglio in esercizi non specializzati 52.2 Commercio al dettaglio di prodotti alimentari, bevande e tabacco in esercizi

specializzati 52.3 Commercio al dettaglio di prodotti farmaceutici, medicali,di cosmetici e di articoli

di profumeria 52.4 Commercio al dettaglio di altri prodotti (esclusi quelli di seconda mano) in esercizi

specializzati 52.5 Commercio al dettaglio di articoli di seconda mano 52.6 Commercio al dettaglio al di fuori dei negozi 52.7 Riparazione di beni di consumo personali e per la casa

H ALBERGHI E RISTORANTI 55 ALBERGHI E RISTORANTI

55.1 Alberghi 55.2 Campeggi ed altri alloggi per brevi soggiorni 55.3 Ristoranti 55.4 Bar 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati TRASPORTI, MAGAZZINAGGIO E

COMUNICAZIONI 60 TRASPORTI TERRESTRI; TRASPORTI MEDIANTE CONDOTTE

60.1 Trasporti ferroviari 60.2 Altri trasporti terrestri 60.3 Trasporti mediante condotte 61 TRASPORTI MARITTIMI E PER VIE D'ACQUA

61.1 Trasporti marittimi e costieri 61.2 Trasporti per vie d'acqua interne (compresi i trasporti lagunari) 62 TRASPORTI AEREI

62.1 Trasporti aerei di linea 62.2 Trasporti aerei non di linea 62.3 Trasporti spaziali 63 ATTIVITA' DI SUPPORTO ED AUSILIARIE DEI TRASPORTI; ATTIVITA' DELLE

AGENZIE DI VIAGGIO 63.1 Movimentazione merci e magazzinaggio 63.2 Altre attivita' connesse ai trasporti 63.3 Attivita' delle agenzie di viaggio e degli operatori turistici; attivita' di assistenza

turistica n.c.a. 63.4 Attivita' delle altre agenzie di trasporto 64 POSTE E TELECOMUNICAZIONI

64.1 Attivita' postali e di corriere 64.2 Telecomunicazioni

J INTERMEDIAZIONE MONETARIA E FINANZIARIA 65 INTERMEDIAZIONE MONETARIA E FINANZIARIA (ESCLUSE LE

ASSICURAZIONI E I FONDI PENSIONE) 65.1 Intermediazione monetaria 65.2 Altre intermediazioni finanziarie 66 ASSICURAZIONI E FONDI PENSIONE, ESCLUSE LE ASSICURAZIONI

SOCIALI OBBLIGATORIE 66.0 Assicurazioni e fondi pensione, escluse le assicurazioni sociali obbligatorie 67 ATTIVITA' AUSILIARIE DELLA INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA

67.1 Attivita' ausiliarie della intermediazione finanziaria, escluse le assicurazioni e i fondi pensione

67.2 Attivita' ausiliarie delle assicurazioni e dei fondi pensione

Page 158: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

158

K ATTIVITA'IMMOBILIARI, NOLEGGIO, INFORMATICA, RICERCA, ALTRE ATTIVITA' PROFESSIONALI ED IMPRENDITORIALI

70 ATTIVITA' IMMOBILIARI 70.1 Attivita' immobiliari su beni propri 70.2 Locazione di beni immobili propri e sublocazione 70.3 Attivita' immobiliare per conto terzi 71 NOLEGGIO DI MACCHINARI E ATTREZZATURE SENZA OPERATORE E DI

BENI PER USO PERSONALE E DOMESTICO 71.1 Noleggio di autovetture 71.2 Noleggio di altri mezzi di trasporto 71.3 Noleggio di altri macchinari ed attrezzature 71.4 Noleggio di beni per uso personale e domestico n.c.a. 72 INFORMATICA E ATTIVITA' CONNESSE

72.1 Consulenza per installazione di elaboratori elettronici 72.2 Fornitura di software e consulenza in materia di informatica 72.3 Elaborazione elettronica dei dati

72.4 Attivita' delle banche di dati 72.5 Manutenzione e riparazione di macchine per ufficio e di elaboratori elettronici 72.6 Altre attivita' connesse all'informatica 73 RICERCA E SVILUPPO

73.1 Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze naturali e dell'ingegneria 73.2 Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze sociali e umanistiche 74 ALTRE ATTIVITA' PROFESSIONALI ED IMPRENDITORIALI

74.1 Attivita' legali, contabilita', tenuta di libri conta- bili; consulenza in materia fiscale; studi di mercato e sondaggi di opinione; consulenza commerciale e di gestione;

holding 74.2 Attivita' in materia di architettura, di ingegneria ed altre attivita' tecniche 74.3 Collaudi e analisi tecniche 74.4 Pubblicita' 74.5 Servizi di ricerca , selezione e fornitura di personale 74.6 Servizi di investigazione e vigilanza 74.7 Servizi di pulizia e disinfestazione 74.8 Altre attivita' di tipo professionale ed imprenditoriale n.c.a.

L AMMINISTRAZIONE E DIFESA; ASSICURAZIONE SOCIALE OBBLIGATORIA 75 PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E DIFESA; ASSICURAZIONE SOCIALE

OBBLIGATORIA 75.1 Amministrazione pubblica; politica economica e sociale 75.2 Servizi della pubblica amministrazione forniti alla intera collettivita' 75.3 Assicurazione sociale obbligatoria M ISTRUZIONE 80 ISTRUZIONE

80.1 Istruzione primaria 80.2 Istruzione secondaria 80.3 Istruzione universitaria 80.4 Istruzione per gli adulti ed altri servizi di istruzione

N SANITA' E ALTRI SERVIZI SOCIALI 85 SANITA' E ALTRI SERVIZI SOCIALI

85.1 Attivita' dei servizi sanitari 85.2 Servizi veterinari 85.3 Assistenza sociale

O ALTRI SERVIZI PUBBLICI, SOCIALI E PERSONALI 90 SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SOLIDI, DELLE ACQUE DI SCARICO E SIMILI

90.0 Smaltimento dei rifiuti solidi, delle acque di scarico e simili 91 ATTIVITA'DI ORGANIZZAZIONI ASSOCIATIVE N.C.A.

91.1 Attivita' di organizzazioni economiche, di titolari di impresa, professionali 91.2 Attivita' dei sindacati di lavoratori dipendenti 91.3 Attivita' di altre organizzazioni associative 92 ATTIVITA' RICREATIVE, CULTURALI E SPORTIVE

92.1 Produzioni e distribuzioni cinematografiche e di video 92.2 Attivita' radiotelevisive 92.3 Altre attivita' dello spettacolo

Page 159: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

159

92.4 Attivita' delle agenzie di stampa 92.5 Attivita' di biblioteche, archivi, musei ed altre attivita' culturali 92.6 Attivita' sportive 92.7 Altre attivita' ricreative 93 ALTRE ATTIVITA' DEI SERVIZI

93.0 Altre attivita' dei servizi

Page 160: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...
Page 161: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

Allegato 3 Indicatori ISTAT relativi al Censimento Popolazione 2001

Page 162: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...
Page 163: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

CODICE INDICATORE

DESCRIZIONE

P1 Popolazione residente - TOTALE P2 Popolazione residente - Maschi P3 Popolazione residente - Femmine P4 Popolazione residente - Celibi/nubili P5 Popolazione residente - Coniugati/e P6 Popolazione residente - Separati/e legalmente P7 Popolazione residente - Vedovi/e P8 Popolazione residente - Divorziati/e P9 Popolazione residente - Maschi celibi

P10 Popolazione residente - Maschi coniugati o separati di fatto P11 Popolazione residente - Maschi separati legalmente P12 Popolazione residente - Maschi vedovi P13 Popolazione residente - Maschi divorziati P14 Popolazione residente - età < 5 anni P15 Popolazione residente - età 5 - 9 anni P16 Popolazione residente - età 10 - 14 anni P17 Popolazione residente - età 15 - 19 anni P18 Popolazione residente - età 20 - 24 anni P19 Popolazione residente - età 25 - 29 anni P20 Popolazione residente - età 30 - 34 anni P21 Popolazione residente - età 35 - 39 anni P22 Popolazione residente - età 40 - 44 anni P23 Popolazione residente - età 45 - 49 anni P24 Popolazione residente - età 50 - 54 anni P25 Popolazione residente - età 55 - 59 anni P26 Popolazione residente - età 60 - 64 anni P27 Popolazione residente - età 65 - 69 anni P28 Popolazione residente - età 70 - 74 anni P29 Popolazione residente - età > 74 anni P30 Popolazione residente - Maschi - età < 5 anni P31 Popolazione residente - Maschi - età 5 - 9 anni P32 Popolazione residente - Maschi - età 10 - 14 anni P33 Popolazione residente - Maschi - età 15 - 19 anni P34 Popolazione residente - Maschi - età 20 - 24 anni P35 Popolazione residente - Maschi - età 25 - 29 anni P36 Popolazione residente - Maschi - età 30 - 34 anni P37 Popolazione residente - Maschi - età 35 - 39 anni P38 Popolazione residente - Maschi - età 40 - 44 anni P39 Popolazione residente - Maschi - età 45 - 49 anni P40 Popolazione residente - Maschi - età 50 - 54 anni P41 Popolazione residente - Maschi - età 55 - 59 anni P42 Popolazione residente - Maschi - età 60 - 64 anni P43 Popolazione residente - Maschi - età 65 - 69 anni P44 Popolazione residente - Maschi - età 70 - 74 anni P45 Popolazione residente - Maschi - età > 74 anni P46 Popolazione residente di 6 anni e più -TOTALE P47 Popolazione residente di 6 anni e più - Laurea o diploma universitario o terziario

di tipo non universitario P48 Popolazione residente di 6 anni e più - Diploma di scuola secondaria superiore P49 Popolazione residente di 6 anni e più - Media inferiore P50 Popolazione residente di 6 anni e più - Licenza elementare P51 Popolazione residente di 6 anni e più - Alfabeti

Page 164: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

164

P52 Popolazione residente di 6 anni e più - Analfabeti P53 Popolazione residente di 6 anni e più - Maschi - TOTALE P54 Popolazione residente di 6 anni e più - Maschi - Laurea o diploma universitario o

terziario di tipo non universitario P55 Popolazione residente di 6 anni e più - Maschi - Diploma di scuola secondaria

superiore P56 Popolazione residente di 6 anni e più - Maschi - Media inferiore P57 Popolazione residente di 6 anni e più - Maschi - Licenza elementare P58 Popolazione residente di 6 anni e più - Maschi - Alfabeti P59 Popolazione residente di 6 anni e più - Maschi - Analfabeti P60 Forze lavoro - TOTALE P61 Forze lavoro - Occupati P62 Forze lavoro - Disoccupati e altre persone in cerca di occupazione P64 Forze lavoro - Maschi P65 Forze lavoro - Maschi - Occupati P66 Forze lavoro - Maschi - Disoccupati e altre persone in cerca di occupazione P68 Occupati per sez A,B - Agricoltura Totale P69 Occupati per sez C,E - Industria (Estrazione, Produzione energia) P70 Occupati per sez D - Industria (Manifatturiere) P71 Occupati per sez F - Industria (Costruzioni) P72 Occupati - Industria Totale P73 Occupati per sez G,H - Altre attività (Commercio/riparazioni, Alberghi/ristoranti) P74 Occupati per sez I - Altre attività (Trasporti/comunicazioni) P75 Occupati per sez J - Altre attività (Intermediazione) P76 Occupati per sez K - Altre attività (Immobiliari, professionali, imprenditoriali) P77 Occupati per sez L - Altre attività (Pubblica Amm., difesa, assicur. sociale) P78 Occupati per sez M - Altre attività (Istruzione) P79 Occupati per sez N - Altre Attività (Sanità, Servizi sociali) P80 Occupati per sez O,P,Q - Altre attività (Servizi pubblici/domestici, org.

extraterritoriali) P81 Occupati per sez - Altre attività Totale P82 Occupati - Maschi -per sez A,B - Agricoltura totale P83 Occupati - Maschi -per sez C,E - Industria (Estrazione, Produzione energia) P84 Occupati - Maschi -per sez D - Industria (Manifatturiere) P85 Occupati - Maschi -per sez F - Industria (Costruzioni) P86 Occupati - Maschi -- Industria totale P87 Occupati - Maschi -per sez G,H - Altre attività (Commercio/riparazioni,

Alberghi/ristoranti) P88 Occupati - Maschi -per sez I - Altre attività (Trasporti/comunicazioni) P89 Occupati - Maschi -per sez J - Altre attività (Intermediazione) P90 Occupati - Maschi -per sez K - Altre attività (Immobiliari, professionali,

imprenditoriali) P91 Occupati - Maschi -per sez L - Altre attività (Pubblica Amm., difesa, assicur.

sociale) P92 Occupati - Maschi -per sez M - Altre attività (Istruzione) P93 Occupati - Maschi -per sez N - Altre Attività (Sanità, Servizi sociali) P94 Occupati - Maschi -per sez O,P,Q - Altre attività (Servizi pubblici/domestici, org.

extraterritoriali) P95 Occupati - Maschi -- Altre attività Totale P96 Occupati - Imprenditori e liberi professionisti P97 Occupati - Lavoratori in proprio P98 Occupati - Coadiuvanti P99 Occupati - Lavoratori dipendenti

P100 Occupati - Imprenditori e liberi professionisti in Agricoltura

Page 165: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

165

P101 Occupati - Lavoratori in proprio in Agricoltura P102 Occupati - Coadiuvanti in Agricoltura P103 Occupati - Lavoratori dipendenti in Agricoltura P104 Occupati - Imprenditori e liberi professionisti in Industria P105 Occupati - Lavoratori in proprio in Industria P106 Occupati - Coadiuvanti in Industria P107 Occupati - Lavoratori dipendenti in Industria P108 Occupati - Imprenditori e liberi professionisti in Altre attività P109 Occupati - Lavoratori in proprio in Altre attività P110 Occupati - Coadiuvanti in Altre attività P111 Occupati - Lavoratori dipendenti in Altre attività P112 Occupati - Maschi - Imprenditori e liberi professionisti P113 Occupati - Maschi - Lavoratori in proprio P114 Occupati - Maschi - Coadiuvanti P115 Occupati - Maschi - Lavoratori dipendenti P116 Occupati - Maschi - Imprendenditori e liberi professionisti in Agricoltura P117 Occupati - Maschi - Lavoratori in proprio in Agricoltura P118 Occupati - Maschi - Coadiuvanti in Agricoltura P119 Occupati - Maschi - Lavoratori dipendenti in Agricoltura P120 Occupati - Maschi - Imprenditori e liberi professionisti in Industria P121 Occupati - Maschi - Lavoratori in proprio in Industria P122 Occupati - Maschi - Coadiuvanti in Industria P123 Occupati - Maschi - Lavoratori dipendenti in Industria P124 Occupati - Maschi - Imprenditori e liberi professionisti in Altre attività P125 Occupati - Maschi - Lavoratori in proprio in Altre attività P126 Occupati - Maschi - Coadiuvanti in Altre attività P127 Occupati -Maschi - Lavoratori dipendenti in Altre attività P128 Non appartenente alle forze lavoro - TOTALE P129 Non appartenente alle forze lavoro - Maschi P130 Non forze lavoro - casalinghi/e P131 Non forze lavoro - studenti P132 Non forze lavoro - Maschi - Studenti P133 Non forze lavoro - Ritirati dal lavoro P134 Non forze lavoro - Maschi - Ritirati dal lavoro P135 Non forze lavoro - Altra condizione P136 Non forze lavoro - Maschi - Altra condizione P137 Popolazione residente che si sposta giornalmente nel comune di dimora abituale P138 Popolazione residente che si sposta giornalmente fuori del comune di dimora

abituale A1 Abitazioni totali A2 Abitazioni occupate da persone residenti A3 Abitazioni occupate solo da persone non residenti A4 Abitazioni vuote A5 Altri tipi di alloggio-TOTALE A6 Stanze in totale A7 Stanze in abitazioni occupate da persone residenti A9 Abitazioni occupate da persone residenti in proprietà

A10 Abitazioni occupate da persone residenti in affitto A11 Abitazioni occupate da persone residenti ad altro titolo A12 Abitazioni occupate da persone residenti con una stanza A13 Abitazioni occupate da persone residenti con 2 stanze A14 Abitazioni occupate da persone residenti con 3 stanze A15 Abitazioni occupate da persone residenti con 4 stanze A16 Abitazioni occupate da persone residenti con 5 stanze

Page 166: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

166

A17 Abitazioni occupate da persone residenti con 6 o più stanze A18 Abitazioni totali fornite acqua potabile A19 Abitazioni totali fornite di gabinetto A20 Abitazioni totali fornite di vasca da bagno e/o doccia A21 Abitazioni occupate da persone residenti fornite di una linea telefonica fissa attiva A22 Abitazioni totali senza acqua potabile e gabinetto A23 Superficie delle abitazioni totali A24 Abitazioni occupate da persone residenti fornite di impianto di riscaldamento -

TOTALE A25 Abitazioni totali fornite di impianto di riscaldamento centralizzato A44 Superficie delle abitazioni occupate da persone residenti E1 Edifici e complessi di edifici - Totale E2 Edifici e complessi di edifici utilizzati E3 Edifici ad uso abitativo E4 Edifici e complessi di edifici (utilizzati) per alberghi, uffici, commercio e

industria, comunicazioni e trasporti E6 Edifici ad uso abitativo in muratura portante E7 Edifici ad uso abitativo in calcestruzzo armato E9 Edifici ad uso abitativo costruiti prima del 1919 E10 Edifici ad uso abitativo costruiti tra il 1919 e il 1945 E11 Edifici ad uso abitativo costruiti tra il 1946 e il 1961 E12 Edifici ad uso abitativo costruiti tra il 1962 e il 1971 E13 Edifici ad uso abitativo costruiti tra il 1972 e il 1981 E14 Edifici ad uso abitativo costruiti tra il 1982 e il 1991 E15 Edifici ad uso abitativo costruiti dopo il 1991 E16 Edifici ad uso abitativo con un piano E17 Edifici ad uso abitativo con 2 piani E18 Edifici ad uso abitativo con 3 piani E19 Edifici ad uso abitativo con 4 piani o più E20 Edifici ad uso abitativo con un interno E21 Edifici ad uso abitativo con 2 interni E22 Edifici ad uso abitativo da 3 a 10 interni E23 Edifici ad uso abitativo con più di dieci interni E24 Totale interni in edifici ad uso abitativo PF1 Famiglie totale PF2 Totale componenti delle famiglie PF3 Famiglie 1 componente PF4 Famiglie 2 componenti PF5 Famiglie 3 componenti PF6 Famiglie 4 componenti PF7 Famiglie 5 componenti PF8 Famiglie 6 e oltre componenti PF9 Componenti delle famiglie residenti di 6 e oltre componenti

ST01 Stranieri residenti in Italia - Europa ST02 Stranieri residenti in Italia - Africa ST03 Stranieri residenti in Italia - America ST04 Stranieri in Italia - Asia ST05 Stranieri in Italia - Oceania ST06 Apolidi residenti in Italia ST07 Stranieri residenti in Italia - Totale

Page 167: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

Bibliografia generale degli studi preparatori del PRIM RISCHIO IDROGEOLOGICO AAVV (1996) - Alluvial Fan Flooding. National Academy Press, Washington,

182p. AAVV (2004) - Strategie di valutazione della percezione del rischio

idrogeologico in aree esposte e linee guida per la comunicazione dei rischi naturali. Relazione finale, RINAMED Interreg IIIB - Spazio Medocc Rischi naturali nell’Arco Mediterraneo Occidentale

AGS (2000) – Landslide risk management concepts and guidelines. Australian Geomechanics, 37(1).

Arnalds P., Sauermoser S., Johnannensson T,. Jenssen E. (2002) Hazard zoning for Eskyfjorour, Iceland meteorological office report 02015, Reykjavik, www.vedur.is/english/

Aulitzky H. (1982) - Preliminary two-fold classification of torrents. Mitteil. der Forst. Bundesversuchtsanstalt, 144, 243-256.

Cardona, Hurtado, Duque, Moreno, Chardon, Velasquez, Prieto (2003) Indicators for Risk Measurement: Fundamentals for a Methodological Approach. IADB/IDEA Program on Indicators for disaster Risk Management, Universitad Nacional de Colombia, Manizales

Carelli M., Ceriani M., Valbuzzi E., 2006, Inventario dei fenomeni franosi in Lombardia. Volume edito da Regione Lombardia – Protezione Civile, Prevenzione e Polizia Locale.

Ceriani M., Crosta G., Frattini P. & Quattrini S. (2000) - Evaluation of hydrogeological hazard on alluvial fans. Atti Convegno - INTERPRAEVENT 2000, Villach, Band 2, 213-225.

Crosta G. B., Chen H., Frattini P. (2006) Forecasting hazard scenarios and implications for the evaluation of countermeasure efficiency for large debris avalanches. Engineering Geology, 83, 236-253.

Crosta G., Frattini P. e Sterlacchini S., 2001, Valutazione e gestione del rischio da frana: principi e metodi. Regione Lombardia, Milano,169 pp.

Crosta G.B., Marchetti M., Guzzetti F. & Riechenbach, P. (1990) - Morphological classification of debris-flow processes in South-Central alps (Italy). Proc. 6th International IAEG Congress, Balkema, Rotternam, pp. 1565-1572.

Page 168: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

168

Crosta, G.B., Frattini, P., Fugazza, F., Caluzzi, L e Chen H., (2005). Cost-Benefit analysis for debris avalanche risk management. In: Hun gr O., Fell R., Couture R., Eberhart E. (eds.) Landslide risk management. Balkema, Rotterdam, 517-524.

Davies T.R.H. (1982) – Spreading of rock avalanche debris by mechanical fluidization. Rock Mech., 15, 9-24.

DRM, Delegation aux Risques Majeurs (1990), Les études préliminaires à la cartographie réglementaire des risques naturels majeurs. Scrétariat d’Etat auprès du premier Ministre chargé de l’Environnement et de la Prévention des risques technologiques et naturels majeurs. La Documentation Francaise, pp. 143.

ERM (1998), Landslides and Boulder Falls from Natural Terrain: Interim Risk Guidelines (GEO Report No.75). Report prepared for the Geotechnical Engineering Office, Hong Kong, 183 p.

Federal Emergency Management Agency (1990), Post-disaster hazard mitigation planning guidance for state and local governments, Washington D.C.: FEMA.

Federal Emergency Management Agency (1997), Multi-hazard identification and risk assessment: a cornerstone of the national mitigation strategy, Washington D.C., FEMA Mitigation Directorate.

Federal Emergency Management Agency, 2003, Developing the mitigation plan: identifying mitigation actions and implementation strategies. FEMA 386-3. Washington D.C.: FEMA.

Fell R. (1994), Landslide risk assessment and acceptable risk. Canadian Geotechnical Journal, n. 31, pp. 261-272.

Frattini P., Crosta G.B., Ceriani M. e Fossati D., 2003, Inventario delle frane e dei dissesti della Regione Lombardia: analisi statistica e probabilistica per una valutazione preliminare delle pericolosità. Atti I Convegno Nazionale AIGA, Chieti, 427-448.

Frattini P., e Crosta G.B. (2006), Valutazione dell’accettabilità del rischio da frana e analisi costi benefici. Giornale di Geologia Applicata, 4, 49-56.

Ho KKS, Leroi E, Roberds B., 2000, Quantitative risk assessment: application, myths and future direction, GEOEng, 2000, Technomic, Lancaster PA, 209-312.

Hutchinson J.N. (1988) - General report: morphological and geotechnical parameters of landslides in relation to geology and hydrogeology. Proc 5th Int. Symp. on Landslides, Lausanne, 1, 3-36.

Iceland Min. Environment (2000), Regulation on hazard zoning due to snow and landslides, classification and utilizations of hazard zones and preparation of provisional hazard zoning, www.vedur.is/english/

• Hungr, O., Evans, S.G., 1988. Engineering evaluation of fragmental rockfall hazards. Proc. 5th Int. Symp. on Landslides. Balkema, Rotterdam, The Netherlands, 1, pp. 685-690.

Kellerhals R. & Church M. 1990. Hazard management on fans, with examples from British Columbia. In: Alluvial Fan: a field approach, A.H. Rachocki & M.Church eds., 335-354.

Page 169: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

169

Montgomery, D.R., and Dietrich, W.E. 1994. A Physically based model for the topographic control on shallow landsliding. Water Resources Research, 30, 83-92.

Nicoletti P.G. & Sorriso-Valvo M. 1991. Geomorphic controls of the shape and mobility of rock avalanches. Geol. Soc. Am. Bull., 103, 1365-1373.

Reeves, A., Ho, K.K.S. & Lo, D.O.K. 1999. Interim risk criteria for landslides and boulder falls from natural terrain . Proceedings of the Seminar on Geotechnical Risk Management, Geotechnical Division, Hong Kong Institution of Engineers, pp. 127-136.

Regione Liguria e Regione Provence-Costa Azzurra, INTERREG II, misura 2.1, per la cooperazione operativa Italia-Francia, 1994-1999, Progetto Ge.Ri.A – Gestione Rischi Ambientali.

Regione Lombardia, 2006, Criteri attuativi l.r. 12/05 per il governo del territorio. Componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio. BURL, 13, anno XXVI, 67bis, 28/3/2006, Regione Lombardia

Regione Lombardia, D.G. Territorio ed Urbanistica, 2001, Valutazione e gestione del rischio da frana: applicazioni sul territorio lombardo. Regione Lombardia, Milano.

Roth G., Laverneda S., 2002, Dossier Tematico Rischio d’inondazione. Progetto Geria – Gestione dei Rischi Ambientali –, Edizioni Delfino Moro.

RTA (2001) Guide to slope risk analysis version 3.1, roads and traffic authorities New South Wales, Australia (www.RTA.NSW.gov.au).

Scheidegger A.E. (1973) - On the prediction of the reach and velocity of catastrophic landslides. Rock Mech., 5, 231-236.

Stewart IE, Baynes FJ, Lee IK, 2002; The RTA guide to slope risk analysis version 3.1, Australian Geomechanics, 37(2), 115-148.

Tianchi L. (1983) – A mathematical model for predicting the extent of a major rockfall. Z. Geomorph. N.F., 27/4, 473-482.

Varnes D.J. & Commission On landslides And Other Mass Movements – Iaeg, 1984, The principles and practise of landslide hazard zonation. The UNESCO Press, Paris.

RISCHIO SISMICO Gruppo di Lavoro (2004). Redazione della mappa di pericolosità sismica prevista

dall’Ordinanza PCM 3274 del 20 marzo 2003. Rapporto conclusivo per il Dipartimento di Protezione Civile, INGV, Milano-Roma, Aprile 2004, 65 pp. + 5 appendici

Dipartimento di Ingegneria Strutturale – Politecnico di Milano, Definizione di elementi tecnici finalizzati a valutazioni di pericolosità per la riclassificazione sismica del territorio della regione Lombardia, Gennaio 2002

Dipartimento di Ingegneria Strutturale – Politecnico di Milano, Definizione di elementi tecnici finalizzati alla valutazione del danno e dei costi per la

Page 170: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

170

riclassificazione sismica del territorio della regione Lombardia, Ottobre 2002

Dipartimento di Ingegneria Strutturale – Politecnico di Milano, Individuazione delle zone sismiche e formazione dell’elenco dei comuni sismici della Regione Lombardia ed analisi di fattibilità di un’indagine sulla vulnerabilità degli edifici strategici del territorio lombardo, Novembre 2003

AGIP, S. (1972). Acque Dolci Sotterranee. Gra_che Palombi, Roma. 914 pp. Albarello D., Bosi V., Bramerini F., Lucantoni A., Naso G., Peruzza L., Rebez A.

F. S. e Slejko, D. (2000). Carte di pericolosità sismica del territorio nazionale. Quaderni di Gefisica, 12:1.7.

Boschi, E., Gasperini, P., Valensise, G., Camassi, R., Castelli, V., Stucchi, M.,Rebez, A., Monachesi, G., Barbano, M. S., Albini, P., Guidoboni, E., Ferrari,G., Mariotti, D., Comastri, A., e Molin, D. (1999). Catalogo parametrico deiterremoti italiani. Rapporto tecnico, Istituto Nazionale di Geofisica, GruppoNazionale per la Difesa dai Terremoti, SGA Storia Gefisica e Ambiente and Servizio Sismico Nazionale. 92 pp.

Camassi, R. e Stucchi, M. (1997). NT4.1 un catalogo parametrico di terremoti diarea italiana al di sopra della soglia del danno. GNDT Milano.

Grandori, G., Guagenti, E., e Petrini, V. (1984). On the use of renewal processes in seismic hazard analysis. In Proceedings of the 8th World Conference on Earthquake Engineering, pagine 287.294, San Francisco.

Grandori, G., Perotti, F., e Tagliani, A. (1987). On the attenuation of macroseismic intensity with epicentral distance. In Cakmak, A. S., editore, Ground Motion and Engineering Seismology. Elsevier.

Jimenez-Munt, I., Sabadini, R., e Gardi, A. (2003). Active deformation in themediterranean from gibraltar to anatolia inferred from numerical modelling and geodetic and seismological data. J. Geophys. Res. (in stampa).

Meletti, C., Patacca, E., e Scandone, P. (2000). Construction of a seismotectonic model: The case of Italy. Pure Appl. Geophys., 157(1-2):11.35.

Petrini, V. e Boni, M. P. (2002a). Definizione di elementi tecnici finalizzati a valutazioni di pericolosità per la riclassificazione sismica del territorio della Regione Lombardia. Rapporto finale convenzione tra la regione Lombardiaed il Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Strutturale.

Petrini, V. e Boni, M. P. (2002b). Definizione di elementi tecnici finalizzatialla valutazione del danno e dei costi per la riclassificazione sismica del territorio della Regione Lombardia. Rapporto finale convenzione tra la regione Lombardia ed il Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Strutturale.

Romeo, R., Paciello, A., e Rinaldis, D. (2000). Seismic hazard maps of italyincluding site effects. Soil Dyn. Earthq. Eng., 20:85.92.

Romeo, R. e Pugliese, A. (1997). La pericolosità sismica in italia. Rapporto tecnico SSN/RT/97/1, Servizio Sismico Nazionale.

Romeo, R. e Pugliese, A. (2000). Seismicity, Seismotectonics and SeismicHazard of Italy. Engineering Geology, 55(4):241.266.

Page 171: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

171

Sabetta, F. e Pugliese, A. (1987). Attenuation of peak horizontal acceleration and velocity from italian strong motion records. Bull. Seism. Soc. Am., 77:1491.1513.

Scandone, P., Patacca, E., Meletti, C., Bellatalla, M., Perilli, N., e Santini, U. (1992). Struttura geologica, evoluzione cinematica e schema sismotettonico della penisola italiana. In Atti del Convegno Annuale del Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti, volume 1, pagine 119.135.

Slejko, D., Peruzza, L., e Rebez, A. (1998). Seismic hazard maps of Italy. Annalidi Geofisica, 41(2):183.214.

RISCHIO INDUSTRIALE Analisi di rischio e sistemi di gestione della sicurezza ANPA (2001). Sicurezza dei reattori chimici. Agenzia Nazionale per la

Protezione dell’Ambiente, Dipartimento Rischio Tecnologico e Naturale, ISBN 88-448-0270-8.

APAT (2005). Rapporto conclusivo dei lavori svolti dal Gruppo misto APAT/ARPA/CNVVF per l’individuazione di una metodologia speditiva per la valutazione del rischio per l’ambiente da incidenti rilevanti in depositi di idrocarburi liquidi. Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici, Rapporti 57/2005, ISBN 88-448-0165-5

CRIME (2002). Risk Management Guide for Major Industrial Accidents. Conseil pour la réduction des accidents industriels majeurs. ISBN 2-922820-04-1.

Christou M. (Ed.) (2000). Substances dangerous for the environment in the context of Council Directive 96/82/EC. Major Accident Hazard Bureau (MAHB), JRC Ispra, Report EUR 19651 EN.

Christou M. (Ed.) (2000). Carcinogens in the context of Council Directive 96/82/EC. Major Accident Hazard Bureau (MAHB), JRC Ispra, Report EUR 19650 EN.

Fabbri, L., Struckl, M., Wood, M. (Eds.) (2005). Guidance on the Preparation of a Safety Report to meet the Requirements of Directive 96/82/EC as amended by Directive 2003/105/EC (Seveso II). Major Accident Hazard Bureau (MAHB), JRC Ispra, Report EUR 22113 EN, ISBN 92-79-01301-7, 48 pp.

Mitchison N., Porter S. (Eds.). Guidelines on a Major Accident Prevention Policy and Safety Management System, as required by Council Directive 96/82/EC (SEVESO II). Major Accident Hazard Bureau (MAHB), JRC Ispra, Report EUR 18123 EN, ISBN 92-828-4664-4.

OECD (2003). Guidance on Safety Performance Indicators. Organisation For Economic Co-Operation And Development, OECD Environment, Health and Safety Publications, Series on Chemical Accidents No. 11, No. 53237 2003, ISBN 92-64-01910-3.

Torretta V. (2006). Sicurezza e analisi di rischio di incidenti rilevanti. ISBN 88-513-0340-1, Sistemi Editoriali, Napoli.

Informazione alla popolazione e pianificazione dell’emergenza

Page 172: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

172

ANPA (2001). Contenuti tecnici dell'informazione alla popolazione in materia di rischi di incidenti rilevanti. Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, Dipartimento Rischio Tecnologico e Naturale, ISBN 88-448-0267-8.

De Marchi B., Funtowicz S. (Eds.) (1994). General Guidelines for Content of Information to the Public - Directive 82/501/eec - Annex VII. Major Accident Hazard Bureau (MAHB), JRC Ispra, Report EUR 15946 EN, ISBN 92-826-9053-9, 36 pp.

Dipartimento della Protezione Civile (1995). L’informazione preventiva alla popolazione sul rischio industriale – Linee Guida. Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile.

OECD (2003). Principi Guida dell’OCSE per la prevenzione, la preparazione e l’intervento nei casi di incidente chimico (seconda edizione) (traduzione italiana ufficiale, 2005). Organisation For Economic Co-Operation And Development, OECD Environment, Health and Safety Publications, Series on Chemical Accidents No. 10, No. 53021 2003, ISBN 92-64-01910-3.

Mappatura del rischio e pianificazione territoriale/urbanistica ANPA (2000). Mappatura del rischio industriale in Italia. Le attività dell’ANPA e

lo stato dell’arte dell’organizzazione delle informazioni all’entrata in vigore del D.Lgs. 334/99. Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, Dipartimento Rischio Tecnologico e Naturale, ISBN 88-448-0281-3.

APAT (2002). Mappatura del rischio industriale in Italia. Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici, Rapporti 22/2002, ISBN 88-448-0076-4.

Colletta P., Manzo R., Spaziante A. (a cura di) (2002). Pianificazione del territorio e rischio tecnologico – Il D.M. 9 maggio 2001. Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Dipartimento per il Coordinamento dello Sviluppo del Territorio, per le Politiche del Personale e gli Affari Generali, Politecnico di Torino – Dipartimento Interateneo Territorio, ISBN 88-7661-520-1, CELID, Torino.

Colletta P., Manzo R. (a cura di) (2004). Governo del territorio e rischio tecnologico. Metodologie di intervento ed esperienze di attuazione del D.M. 9 maggio 2001. Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Dipartimento per il Coordinamento dello Sviluppo del Territorio, il Personale e gli Affari Generali, ARPAT, ISBN 88-901545-1-9.

Christou M., Porter S. (Eds.) (1999). Guidance on land use planning as required by Council Directive 96/82/EC (Seveso II). Major Accident Hazard Bureau (MAHB), JRC Ispra, Report EUR 18695 EN, ISBN 92-828-5899-5.

EEA (2003). Mapping the impacts of recent natural disasters and technological accidents in Europe. European Environment Agency, Environmental issue report No 35, ISBN: 92-9167-630-6.

UNEP (1988). Awareness and Preparedness for Emergencies at Local Level: a Process for Responding to Technological Accidents (APELL Handbook). United Nations Environment Programme, Industry and Environment Office, ISBN 92-807-1183-0, 63 pp.

Page 173: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

173

Miscellanea APAT (2003). Linee guida per lo svolgimento delle verifiche ispettive sui sistemi

di gestione della sicurezza in impianti a rischio di incidente rilevante. Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici, Manuali e linee guida 23/2003, ISBN 88-448-0095-0.

APAT (2003). Valutazione dell’impatto sull’ambiente degli incidenti rilevanti. Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici, Rapporti 36/2003, ISBN 88-448-0113-2.

APAT (2005). Analisi post-incidentale nelle attività a rischio di incidente rilevante. Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici, Manuali e Linee Guida 33/2005, ISBN 88-448-0144-2.

APAT, ARPAT (2006). Metodo Shortcut per la valutazione delle conseguenze incidentali. Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici, Manuali e Linee Guida 35/2006, ISBN 88-448-0159-0.

Cutrera A., Pastorelli G., Pozzo B. (a cura di) (2006). Seveso 30 anni dopo: la gestione del rischio industriale. Fondazione Lombardia per l’Ambiente, ISBN 8814131430, Giuffrè Editore, Milano, XXIV-436 pp.

Papadakis G.A., Porter S. (Eds.) (1999). Guidance on inspections as required by Article 18 of the Council Directive 96/82/EC (Seveso II). Major Accident Hazard Bureau (MAHB), JRC Ispra, Report EUR 18692 EN, ISBN 92-828-5898-7.

RISCHIO METEOROLOGICO Riferimenti bibliografici per gli indici CLIVAR: Karl, T.R., N. Nicholls, and A.

Ghazi, 1999: CLIVAR/GCOS/WMO workshop on indices and indicators for climate extremes: Workshop summary. Climatic Change, 42, 3-7. Peterson, T.C., and Coauthors: Report on the Activities of the Working Group on Climate Change Detection and Related Rapporteurs 1998-2001. WMO, Rep. WCDMP-47, WMO-TD 1071, Geneve, Switzerland, 143pp.

Brunetti, M., Maugeri, M., Monti, F., Nanni T. (2006): Temperature and precipitation variability in Italy in the last two centuries from homogenised instrumental time series. Int. J. Climatol., 26, 345-381.

Auer, I., Boehm, R., Jurkovic, A., Orlik, A., Potzmann, R., Schoener, W., Ungersboeck, M., Brunetti, M., Nanni, T., Maugeri, M., Briffa, K., Jones, P., Efthymiadis, D., Mestre, O., Moisseline, J.M., Begert, M., Brazdil, R., Bochnicek, O., Cegnar, T., Garjic-Capka, M., Zaninovic, K., Majstorovic, Z., Szalai, S., Szentimrey, T., Mercalli, L., 2006. HISTALP historical instrumental climatologically surface time series of the greater alpine region 1760–2003. International Journal of Climatology, DOI: 10.1002/joc1377.

Brunetti, M., Maugeri, M., Nanni, T., Auer, I., Böhm, R., Schöner, W. (2006): Precipitation variability and changes in the greater Alpine region over the 1800-2003 period. Journal of Geophysical Research – Atmosphere, Journal of Geophsical Research 111 Doi: 10.1029/2005JD006674, 2006.

Page 174: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

174

IPCC (2004): Describing scientific uncertainties in Climate Change to Support Analysis of Risk and of Options, workshop report of the IPCC, Dublin, 2004; also available online at http://ipcc-wg1.ucar.edu/meeting/URW/product/URW_Report_v2.pdf

New M., Hulme M., Jones P. (2000). Representing Twentieth-Century Space–Time Climate Variability. Part II: Development of 1901–96 Monthly Grids of Terrestrial Surface Climate. J. Clim., 13, 2217-2238.

“Caratteristiche diffusive dell’atmosfera: un atlante per il clima e per i venti”, a cura di ENEL-A.M.

“Il Clima d’Italia nelle sue caratteristiche e varietà e quale fattore dinamico del paesaggio” di Cristofaro Mennella, F.lli Conte Editori SPA (1971).

Secondo “I Climi Compartimentali della Regione Italiana: Alpi – Valle Padana – Sub regione dei laghi – Versante Padano dell’Appennino – Sezioni del versante adriatico”.

Climatologia Fisica e Dinamica della Valle Padana”, di M.Giuliacci, edito a cura dell’E.R.S.A.-Servizio Meteorologico Regionale, Bologna 1988, 404 pp.

Ceriani M. e Carelli M. (1999): Carta delle precipitazioni medie, minime e massime annue del territorio alpino lombardo (registrate nel periodo 1891-1990). Regione Lombardia-Direzione Generale Territorio ed Edilizia Residenziale. Servizio Geologico e Riassetto del Territorio – Ufficio Rischi Geologici e Ufficio Interventi straordinari per la Valtellina.

Frei C. and C. Schär (1998). A precipitation climatology of the Alps from high-resolution rain-gauge observations, Int. J. Climatol., 18 (8), 873–900. - Schwarb M., 2000. The Alpine precipitation climate. Evaluation of a high-resolution analysis scheme using comprehensive rain-gauge data, PhD thesis No. 13911, 131 pp., Swiss Federal Institute of Technology (ETH), Zurich.

Per i modelli di tipo PRISM, riferimenti utili sono: Daly C., Nelson R. P., Phillips D. L. (1993). A Statistical-Topographic Model for Mapping Climatological Precipitation over Mountainous Terrain. J. Appl. Meteor., 33, 140-158. - New M., Hulme M., Jones P., 2000. Representing Twentieth-Century Space–Time Climate Variability. Part II: Development of 1901–96 Monthly Grids of Terrestrial Surface Climate. J. Clim., 13, 2217-2238.

RISCHIO INCENDI BOSCHIVI AA.VV. (2005), Forest Fire in Europe 2005, European Commission – Joint

Research Centre AA.VV. (1976), Indagini sugli incendi boschivi: previsione del rischio in base ai

più comuni rilievi meteorologici e prove di combustione con lettiera e foglie di varie specie, Annali dell’Istituto sperimentale per la selvicoltura di Arezzo, Officine grafiche Stianti

Anfodillo T., Carraio V. et al., Atti del XXXIX corso Il fuoco in foresta: ecologia e controllo, Regione del Veneto – Centro studi per l’Ambiente Alpino, S. Vito di Cadore, 2-6 settembre 2002

Page 175: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

175

Blasi C., Bovio G. (a cura di) (2004), Incendi e complessità ecosistemica – Dalla pianificazione forestale al recupero ambientale, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Direzione per la Protezione della Natura, Società Botanica Italiana – Commissione per la Promozione della ricerca botanica

Borchers J.G. (2005), Accepting uncertainty, assessing risk: decision quality in managing wildfire, forest resource values and new technology

Bovio G., Camia A. (2000). European forest fire danger indices testing. Contract Computation of meteorological fire danger indices for southern Europe, JRC Ispra – Agroselviter

Bovio G. (2000). “La protezione dagli incendi boschivi nelle Alpi centro-occidentali”. Rivista forestale svizzera, 151, 9, 2000: 325-335

Bruschini U., Cornelini P., “Il recupero delle aree percorse dal fuoco con tecniche di Ingegneria Naturalistica”

Calabri G. (1991), La prevenzione degli incendi boschivi – I problemi e le tecniche della difesa, Edagricole

Cantini M., Gallinaro N., Barvella M., Analisi degli effetti prodotti sulla vegetazione e la fauna dagli incendi verificatisi in provincia di Lecco negli anni 1997 e 1998

Cesti G. (2005), I combustibili negli incendi di vegetazione, Collana di monografie sugli incendi boschivi e di vegetazione – Monografia I

CFS, Legambiente, “Dossier incendi e legalità”, Luglio 2006 Cottrell A. (2005), Communities and bushfire hazard in Australia: more question

than answer Davi M., “La carta per la lotta agli incendi boschivi”, Ufficio Protezione Civile

della Provincia di Bologna (16 novembre 2005) De Lellis M., Ecologia del fuoco Goio I, Gios G., Polini C., “The development of forest accounting in the provincie

of Trento (Italy)” Del Favero R. (2000), Biodiversità e indicatori nei tipi forestali del Veneto.

Regione del Veneto, Dipartimento Foreste, Mestre -Venezia, 335 pp. Del Favero R. et. al. (2002), I tipi forestali della Lombardia – Inquadramento

ecologico per la gestione degli incendi boschivi lombardi. Regione Lombardia, Cierre edizioni

ERSAF (2005-2006), Piani di previsione, prevenzione e lotta attiva dei Parchi regionali Campo dei Fiori, Groane, Pineta di Appiano Gentile e Tradate, Ticino, Sud Milano, Orobie Valtellinesi, Alto Garda Bresciano

Fairbrother A., Turnley J.G., (2005), Predicting risks of uncharacteristic wildfires: application of the risk assessment process

FAO, 1986 - Wildland fire management terminology, FAO. Fossati D., Mori B., Moneta A. (ottobre 2004): “Strategie di valutazione della

percezione del rischio idrogeologico in aree esposte e linee guida per la comunicazione dei rischi naturali” - Progetto RINAMED (interreg IIIb – spazio medocc) Rischi Naturali Nell’Arco Del Mediterraneo Occidentale

Gallinaro N. (2001), Piano di previsione, prevenzione e lotta agli incendi boschivi della Comunità montana Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e riviera (non pubblicato)

Page 176: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

176

Kaloudis S., Tocatlidou A., Lorentzos N.A., Sideridis A., Karteris M. (2004), “Assessing wildfire destruction danger: a decision support system incorporating uncertainty”

Legambiente, Dossier incendi boschivi 2005 - “Promosse le attività di informazione, sensibilizzazione e spegnimento dei roghi, in colossale ritardo il catasto delle aree percorse dal fuoco da parte dei comuni”, Giugno 2005

Mangolini L. et al. (1985), Rapporto sugli incendi boschivi della Lombardia – Prevenzione e lotta, Arborea

Marieni A., Proserpio P., Marieni F., Comunità Montana triangolo Lariano corso di formazione g.e.v 2000-2001 gli incendi boschivi tipologie, effetti, gestione del rischio

Maselli F., Romanelli S., Bottai L:, Zipoli G. (2003), “Use of NOAA-AVHRR NDVI images for estimation of dynamic fire risk in Mediterranean areas”

Merati M. (2003), Piano intercomunale d’emergenza dei comuni afferenti al Parco Regionale di Montevecchia e Valle del Curone, Scenario incendi boschivi, Infosafe

Mercer D.E., Prestemon J.P., (2005), “Comparing production function models for wildfire risk analysis in the wildland-urban interface”

Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (2000) – Gli incendi boschivi del 2000

Ministero delle Politiche Agricole e Forestali – Corpo Forestale dello Stato (2001), Indagine conoscitiva-Incendi boschivi

Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, 2005, Programmazione sviluppo rurale 2007-2013, Contributo tematico alla stesura del Piano strategico nazionale

Ministero dell’ambiente e del territorio (2004), Incendi e complessità ecosistemica. Dalla pianificazione forestale al recupero ambientale

Nùnez-Rogueira L., Rodrìguez-Anon J.A., Proupìn-Castineiras J. (1999), “Design of risk index maps as a tool to prevent forest fire in the northern coast of Galicia (N.W. Spain)”

Nùnez-Rogueira L., Rodrìguez-Anon J.A., Proupìn-Castineiras J., (24 marzo 2004) “Using calorimetry for determining the risk indices to prevent and fight forest fires”

Olabarria José Ramón González, Faculty of Forestry University of Joensuu (9 giugno 2006) Integrating fire risk into forest planning

Osnago S. (2005), Applicazioni GIS nella gestione del settore Antincendio Boschivo in Regione Lombardia – Tesi di Laurea

Piussi P., 1994, Selvicoltura generale, Utet, Torino Quadrio Curzio A., Zoboli R., “Il bosco e il suo valore: ecco come lo si calcola”

(Tratto da OASIS Supplemento al n°10 Ottobre 1992 "Il bosco in pericolo") Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato della difesa dell’ambiente corpo

forestale e di vigilanza ambientale, Servizio pianificazione, coordinamento e controllo degli interventi e dell’antincendio “Relazione di accompagnamento alla proposta di aggiornamento del c.d.p. del por 2000 –

Page 177: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

177

2006 redatto in conformità con “Piano regionale di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi” ex legge 353/2000”

Regione Emilia Romagna - Assessorato Territorio, Programmazione e Ambiente Direzione Generale Programmazione e Pianificazione Urbanistica Servizio Paesaggio, Parchi e Patrimonio Naturale Ufficio Risorse Forestali (1999-2003) “Piano regionale di protezione delle foreste contro gli incendi”

Regione Liguria, (maggio 2004), “Linee guida per gli interventi di riqualificazione idrogeologica e vegetazionale nelle aree percorse da fuoco”

Regione Liguria (2003), Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, Delibera Giunta della Regione Liguria, n. 1402 del 22-11-2002, Erga edizioni

Regione Lombardia (2006), Piano regionale delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, B.U.R. Lombardia n. 5 – Edizione speciale del 29 gennaio 2007, Milano

Regione Lombardia, ERSAF, Corpo Forestale dello Stato, 2005 – Linee guida per la perimetrazione a terra delle superfici percorse da incendio

Regione Piemonte, Assessorato ai Beni Ambientali, Politiche per la Montagna e Foreste, “Piano regionale per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi. 2003-2006”

Regione del Veneto - Direzione Regionale Foreste ed Economia Montana, Piano regionale antincendi boschivi

Regione siciliana, Assessorato Agricoltura e foreste, Ufficio speciale Servizio AIB (giugno 2003), “Carta operativa delle aree a rischio incendio”

Saaty T.L. (1977), A Scaling Method for Priorities in Hierarchical Structures. J. of Mathematical Psychology, 15, 234-281

San-Miguel-Ayanz J. (2004) Metodi per la valutazione del rischio da incendio: da indici a lungo termine statici a indici dinamici

Shang Bo Z., Hong S. He, Crow T.R., Shifley S.R. (5 gennaio 2004), “Fuel load reductions and fire risk in central hardwood forests of the United States: a spatial simulation study”

Sulli F., E. Marchi, “Classificazione degli automezzi per l’antincendio boschivo impiegati in Italia”, Sherwood, n. 2 giugno 1995

Sulli M. (1987), Gli incendi boschivi in Italia: tentativi di analisi quantitative dall’Unità ad oggi sulla base della lettura periodica forestale, Annali dell’Istituto sperimentale per la selvicoltura di Arezzo, Grafiche Badiali s.n.c., Arezzo.

Sulli M., “Ricerche sugli incendi boschivi”, in Agricoltura e ricerca, n. 147/148, luglio-agosto 1993

Sartori F., Gallinaro N. (2006), A fiamme spente – Gestire il dopo incendio nelle foreste – Regione Lombardia, Coltivare il futuro

Troiani L.,Tesi ”Impatto degli incendi boschivi sull’ecosistema globale” Varnes D.J. et al., Commission on landslides and other mass movements - IAEG

(1984) The principles and practice of landslide hazard zonation, UNESCO Press, Paris

Page 178: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

178

RISCHIO INCIDENTI STRADALI De Cristofaro Longo G., Postfazione. I dati sociosanitari della sicurezza stradale.

Progetto DATIS, Istituto Superiore di Sanità, Roma 2001. Douglas M., Risk Acceptability According to the Social Sciences, Russel Sage

Foundation. New York 1985, trad. it. Come percepiamo il pericolo, Il Mulino, Bologna 1991.

Featherstone M., Automobilities. An Introduction. Theory, Culture & Society, SAGE, 2004, Vol. 21 (4/5): 1-24.

Freund P. e Martin G., Speaking about accidents: the ideology of auto safety. Health, SAGE, 1997.

Lewanski R., Tintori C., La sicurezza stradale, Bologna, Il Mulino, 2005. Lucchesi F., Guida te stesso, Technology Review n. 2, Marzo – Aprile 2004. Lupton D., Risk, London, Taylor & Francis Books Ltd.-Routledge, 1999; trad.it. Il

rischio. Percezione, simboli, culture, Bologna, Il Mulino, 2003 McQuail D., Sociologia dei media, Il Mulino, Bologna 1996. Trentini M., Rischio e società, Roma, Carocci, 2006. Censis, La sfida della sicurezza stradale. III Rapporto annuale, Roma Febbraio

2006. Commissione Europea, White paper on European transport policy for 2010: time

to decide. Bruxelles 2001 trad. it. Libro bianco. La politica europea fino al 2010: il momento delle scelte, Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee, 2001.

Commissione delle comunità europee, Comunicazione della Commissione – Programma di azione europeo per la sicurezza stradale. Bilancio intermedio, Bruxelles, 2006.

Ministero dei lavori pubblici. Piano Nazionale della Sicurezza Stradale. Indirizzi generali e linee guida di attuazione, Ispettorato Generale per la Circolazione e la Sicurezza Stradale, Roma Febbraio 2000

World Health Organization, World Report on Road Traffic Injury Prevention, Geneve 2004

RISCHIO INCIDENTI SUL LAVORO www.sanita.regione.lombardia.it (sezione prevenzione) www.borsalavorolombardia.net (sezione specifica dedicata alla sicurezza sul

lavoro) www.inail.it www.ispesl.it www.welfare.gov.it/DRL/lombardia/default.htm www.iss.it/ www.epicentro.iss.it/ www.amblav.it/ www.arpalombardia.it/ www.emersionelavorononregolare.it/ www.ilo.org/

Page 179: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

179

RISCHIO IN/SICUREZZA URBANA Bauman Z., La società dell’incertezza, il Mulino, Bologna 1999. Braccesi C., Appunti per un programma, in C. Braccesi e R. Selmini (a cura di)

Sicurezza urbana e ruolo della Polizia Locale, Maggioli Editore, Rimini 2005.

Braccesi C., Lo sviluppo delle politiche di sicurezza urbana, in R. Selmini (a cura di) La sicurezza urbana, Il Mulino, Bologna 2004, pp. 261-272.

Castel R., L'insecurite sociale, Le Seuil, Paris, 2003, trad. it. «L’insicurezza sociale», il Mulino, Bologna 2004.

Cristalli F., Il sistema della polizia municipale, in F. Cristalli e P. Reggio (a cura di) Polizia locale:organizzazione e formazione, Franco Angeli, Milano, 2001, pp. 51-110.

Della Porta D., (a cura di), Comitati di cittadini e democrazia urbana, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2004.

Foot J., Milan since the miracle: city culture and identity, Berg, New York 2001, trad. it. Milano dopo il miracolo: biografia di una città, Feltrinelli, Milano 2003.

Garland D., La cultura del controllo. Crimine e ordine sociale nel mondo contemporaneo, Il Saggiatore, Milano, 2004.

Merlini M. e P. Reggio, Interventi formativi: esperienze, problematiche e strategie, in F. Cristalli e P. Reggio (a cura di) Polizia locale:organizzazione e formazione, Franco Angeli, Milano, 2001, pp. 159-197.

Mucchielli, L.. Violences et Insécurité. Fantasme et Réalités dans le Débat Français, La Découverte, Paris, 2001.

Palidda S., Domanda di sicurezza e polizie nei capoluoghi emiliano-romagnoli, in La sicurezza in Emilia-Romagna. Quarto rapporto annuale 1998, «Quaderni di Cittàsicure» 1998, 14, pp. 185-222.

Palidda S., Polizia postmoderna. Etnografia del nuovo controllo sociale, Feltrinelli, Milano 2000.

Paolozzi F. e M. Ricciarelli, Polizia locale e innovazione legislativa, in Politiche e problemi della sicurezza in Emilia-Romagna: 1994-2004. Decimo rapporto annuale 2004, «Quaderni di Cittàsicure» 2004, 30, pp. 207-220.

Pitch T., La società della prevenzione, Carocci, Roma, 2006. Quassoli F., Stranieri e criminalità: un quadro statistico, in D. Melossi (a cura di),

Multiculturalismo e sicurezza in Emilia-Romagna: Seconda parte, Quaderno 21 del «Progetto Città sicure», Bologna, 1999, pp. 66-113.

Reggio P., La formazione nella Polizia municipale: sviluppo organizzativo e professionale, in F. Cristalli e P. Reggio (a cura di) Polizia locale:organizzazione e formazione, Franco Angeli, Milano, 2001, pp. 133-158.

Sacchini G., Il ruolo degli enti locali e dello Stato dopo la l. 328/2000, in C. Braccesi e R. Selmini (a cura di) Sicurezza urbana e ruolo della Polizia Locale, Maggioli Editore, Rimini, 2005.

Selmini R., (a cura di) La sicurezza urbana, Il Mulino, Bologna, 2004.

Page 180: PRIM 2007-2010 Programma Regionale Integrato di ...

180

Selmini R., Introduzione, in «Quaderni di Cittàsicure» 24, 2001pp. 9-17. Zajczyk F. et al., Milano. Quartieri periferici tra incertezza e trasformazione,

Paravia Bruno Mondadori, Milano 2005. INTEGRAZIONE DEL RISCHIO Alippi C., Ballio F., Menoni S., Rota R. (2007) Piano per il rischio integrato

d’area e metodologie di interventi di mitigazione del rischio integrato d’area. Politecnico di Milano.

Cardona, O.D., Hurtado, J.E., Duque, G., Moreno, A., Chardon, A.C., Velasquez, L.S., Prieto, S.D. (2004) Disaster Risk and Risk Management Benchmarking: a methodology based on indicators at National Level, IDB-IDEA Program on Indicators for Disaster Risk Management, Universitad National De Colombian, Manizales, 101 pp.

Carreño, M.L., Cardona, O.D., Barbat, A. (2005) Evaluation of the Risk Management Performance”, Proceedings of the 250th Anniversary of the 1755 Lisbon Earthquake, 2005.

Carreño, M.L., Cardona, O.D., Barbat, A. (2007) A disaster risk management performance index, Natural Hazards, 40(1), 1-20.

Carreño, M.L., Cardona, O.D., Barbat, A. (2007) Urban Seismic Risk Evaluation: A Holistic Approach, Natural Hazards, 41(1), 137-172.

CCR Centro Comune di Ricerca di Ispra (2006) Studio a supporto delle attività di predisposizione del programma regionale di previsione e prevenzione dei rischi della Regione Piemonte.

Saaty, T.L. (1990) Multicriteria Decision Making: The Analytic Hierarchy Process, Vol. 1, AHP Series, RWS Publications, 502 pp. (Metodo AHP - Analytic Hierarchy Process, di aiuto alla decisione multi-criteri (MCDA, Multi-Criteria Decision Aid).

Zadeh, L.A., (1965). Fuzzy sets, Information and control, 8:338-353. Sito internet: Inter-American Development Bank, http://www.iadb.org Sito internet http://www.preparingforemergencies.gov.uk RISK MANAGEMENT INDEX Indicators of disaster risk and risk management: Program for Latin America and

the Caribbean - summary report for World Conference on Disaster Reduction. Study coordinated by Instituto de Estudios Ambientales Manizales – Colombia January 2005.

Evaluation of the risk management performance: 250th anniversary of the 1755 Lisbon earthquake, M. L. Carreno, O. D. Cardona, A. H. Barbat.

O.D. Cardona in collaborazione con esperti di IDEA (Instituto de Estudios Ambientales - Universidad Nacional de Colombia). Metodologia per il calcolo del Disaster Deficit Index – DDI, del Local Disaster Index – LDI, del Prevalent Vulnerability Index – PVI, del Risk Management Index – RMI

Sito internet: http://www.iadb.org/exr/disaster/index.cfm?language=En&parid=1