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PREMESSA ...................................................................................................................................... 2

1 DESCRIZIONE DEL PROGETTO ........................................................................................ 3

1.1 PROGETTO DI COLTIVAZIONE .................................................................................................. 3 1.2 DISTACCO DELLA BANCATA .................................................................................................... 4 1.3 SUDDIVISIONE DELLA BANCATA ............................................................................................. 4 1.4 RIPRISTINO AMBIENTALE ........................................................................................................ 5

2 LOCALIZZAZIONE DELL’ATTIVITA’ ESTRATTIVA NEL TERRITORIO .............. 7

2.1 CONTESTO PAESAGGISTICO ..................................................................................................... 8 2.1.1 Aspetti geopedologici ..................................................................................................... 8 2.1.2 La vegetazione naturale ................................................................................................. 9 2.1.3 Idrogeologia ................................................................................................................... 9 2.1.4 Elementi di notevole valenza paesaggistica, storica e culturale ................................. 10 2.1.5 Conformità dell’attività estrattiva con le norme urbanistiche, ambientali e paesaggistiche (PUC, PPR, PRAE, PAI) .................................................................................. 11

3 IMPATTI DELL’ATTIVITA’ ESTRATTIVA E LORO MITIGAZIONE ...................... 13

3.1 IMPATTI E POTENZIALI EFFETTI ............................................................................................. 13 3.1.1 Atmosfera e qualità dell’aria ....................................................................................... 14 3.1.2 Flora e fauna................................................................................................................ 21 3.1.3 Suolo e sottosuolo ........................................................................................................ 21 3.1.4 Ambiente idrico ............................................................................................................ 22 3.1.5 Impatti sul paesaggio ................................................................................................... 22 3.1.6 Salute e sicurezza dei lavoratori .................................................................................. 23

4 MISURE DI MITIGAZIONE ................................................................................................ 24

4.1 MORFOLOGIA ........................................................................................................................ 24 4.2 POLVERI ................................................................................................................................ 24 4.3 RUMORE ............................................................................................................................... 24 4.4 VIBRAZIONI .......................................................................................................................... 25

5 LISTA DI CONTROLLO PER LA VERIFICA PRELIMINARE AMBIENTALE ........ 26

CONCLUSIONI ............................................................................................................................. 29

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Premessa

Nella presente relazione si riporta lo studio preliminare ambientale eseguito ai fini della verifica di assoggettabilità prevista all’art. 20 del D.Lgs. n.4/2008 (correttivo del D.Lgs. n. 152/2008). Il presente studio preliminare ambientale è stato elaborato sulla base delle direttive con-tenute nell’allegato B2 alla DGR n.24/23 del 23/4/2008 inerenti lo svolgimento della pro-cedura di valutazione di impatto ambientale. L’attività estrattiva rientra nell’allegato B1 al punto 8, cave e torbiere, della suddetta delibera regionale tra la categorie di opere da sot-toporre alla procedura di verifica di assoggettabilità. I criteri seguiti per lo studio sono finalizzati all’individuazione e alla valutazione degli im-patti che l’attività estrattiva determina, sia in fase di coltivazione che al termine della stes-sa, sulle componenti ambientali.

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1 DESCRIZIONE DEL PROGETTO

Il presente studio preliminare è inerente la prosecuzione della coltivazione di una cava di granito ubicata in località Val di Corru nel territorio comunale di Luras (Olbia -Tempio). L’area di cava opportunamente delimitata con 14 pilastrini inamovibili occupa una superfi-cie pari a 7,8 Ha, l’area interessata dalla nuova coltivazione si trova in prossimità del pic-chetto P7. Per una maggior comprensione si riporta di seguito una planimetria ben illu-strata dell’area di cava. La società PRIA Graniti titolare della cava prevede di estrarre nei prossimi 10 anni circa 32.860 m3 di materiale granitico con un’estrazione annua di 2.000 m3 di blocchi commer-ciali andando ad interessare un’area di scavo di 1.852 m2. Il materiale estratto viene ven-duto prevalentemente in Sardegna sotto forma di lastre e cantonetti.

1.1 Progetto di coltivazione

L’attività estrattiva può essere suddivisa in due fasi principali: - distacco delle “bancate” dal massiccio roccioso; - successiva suddivisione della bancata in blocchi commerciali. Data la natura del materiale estratto la tecnologia di taglio impiegata è lo splitting dinami-co con esplosivo. In particolari condizioni, presenza di un piazzale sufficientemente gran-de per consentire alla macchina che sottende il filo di arretrare, i tagli verticali verranno realizzati con il filo diamantato. Il metodo di coltivazione impiegato è quello a platee discendenti, questo metodo consente di condurre l’attività estrattiva contestualmente alle fasi di ripristino. Il progetto prevede di raggiungere la quota + 426 m attraverso la coltivazione di tre livelli: + 442 m, +434 m e il + 426 m aventi altezza di 8 m. Il gradone finale avrà un’altezza di 8 m e una pedata di 4 m sufficiente per garantire il transito dei mezzi ed offrire migliori risultati nella fase di ripri-stino. Nella tabella che segue si riportano i m3 di materiale che si prevede di estrarre da ogni livello e le dimensioni degli stessi.

Livello (quota m)

Altezza (m)

Lunghezza (m)

Larghezza(m)

Volume (m3)

Resa 60% (m3)

Sfridi (m3)

+ 442 8 56 32 14.336 8.601 5.735

+ 434 8 52 24 9.984 5.990 3.994

+ 426 8 48 16 6.144 3.686 2.458

Totale 30.464 18.277 12.187

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1.2 Distacco della bancata

Dopo aver ripulito la superficie da abbattere da eventuali detriti si analizza la qualità della superficie, per verificare la presenza o meno di eventuali difetti, sia strutturali che qualita-tivi, che potrebbero compromettere la qualità del taglio. Perforazione della roccia Constato lo stato della superficie si procede alla delimitazione della bancata, definendo interasse e numero di fori. Al fine di assicurare un taglio regolare della bancata (assicu-rando la linearità dei fori complanari e paralleli) il martello perforatore viene montato su quarry bar, una barra orizzontale (slitta) che funge da guida per lo scorrimento del soste-gno della perforatrice. Caricamento dei fori Una volta realizzati i fori verranno caricati con esplosivo, miccia detonante singola o dop-pia in funzione dell’effetto che si vuole ottenere. La miccia detonante viene fatta sporgere dal foro di circa 50 cm, per essere collegata ad un circuito, anch’esso di miccia detonan-te, in modo da consentire l’esplosione simultanea della carica. Per migliorare la trasmissione dell’onda d’urto il borraggio del foro viene realizzato con acqua.

1.3 Suddivisione della bancata

Isolata la bancata dal massiccio roccioso si procede al suo ribaltamento e di seguito alla sua suddivisione. Per ammortizzarne la caduta, evitandone la rottura, viene realizzato un letto di sabbione o detriti di dimensione piccola e uniforme. Una volta realizzato il letto si procede con l’ausilio di cunei e martinetti oleodinamici al di-stacco e al successivo ribaltamento della bancata. I cunei hanno la funzione di allargare la frattura generata dall’esplosivo per favorire il successivo inserimento dei martinetti i-draulici. Dopo aver stabilizzato la bancata ribaltata, tramite schegge e detriti spinti sotto la stessa con la pala meccanica, si procede al suo sezionamento in blocchi di dimensioni commerciali. Trattamento del materiale Parte dei blocchi commerciali viene trasportata con pala gommata all’impianto di sega-gione per la realizzazione di lastre e cantonetti, i blocchi non lavorati vengono sistemati in area apposita in attesa di essere acquistati. I blocchi non lavorati sono destinati prevalen-temente al Nord Italia mentre il materiale lavorato ha un mercato locale.

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Sfridi di lavorazione Nella coltivazione di rocce ornamentali il taglio con esplosivo non consente di ottenere una rottura perfettamente piana, questo comporta una notevole produzione di sfridi ed un’inevitabile perdita di materiale commerciale. L’incidenza del volume scartato sul volu-me finito è forte, solitamente le perdite sono intorno al 40%. Per questo motivo tanto più alto è il valore della roccia tanto più precisa dovrà essere la tecnologia di taglio utilizzata. Allo stato attuale nella coltivazione di rocce ornamentali l’uso dell’esplosivo è limitato al granito poiché permette di sfruttare i piani di minor resi-stenza. Gli sfridi prodotti comportano la presenza in cava di un’area adibita a discarica. Al fine di ridurre gli impatti dell’attività estrattiva il progetto prevede il totale impiego degli sfridi, prodotti nei prossimi anni di coltivazione, per il riempimento dei vuoti creati nella precedente coltivazione.

1.4 Ripristino ambientale

La cava di “Val di Corru” si inserisce in un contesto ambientale che, per quanto ben con-servato da un punto di vista naturalistico, presenta diverse attività estrattive che costella-no buona parte del territorio gallurese. L’attività estrattiva rappresenta una delle attività che maggiormente incidono sull’equilibrio e nelle modifiche ambientali del territorio. Al fi-ne di salvaguardare e non compromettere neppure temporaneamente il valore del pae-saggio è indispensabile considerare l’attività estrattiva in tutto il suo ciclo di vita. E’ per-tanto importante che l’intervento estrattivo, che indubbiamente produce ferite vistose nel territorio in cui si inserisce, sia compensato da un programmato intervento risanatore. Nelle aree di cava dismesse le finalità degli interventi di recupero ambientale sono so-stanzialmente due: una di tipo prettamente paesaggistico, che comporta la “ricucitura e-stetica” dell’area interessata al territorio circostante, l’altra, più propriamente a carattere ecologico, prevede non solo la semplice copertura vegetale, ma la ricostruzione, o per lo meno l’avvio, di un ecosistema quasi naturale. La sistemazione morfologica dell’area sarà essenzialmente effettuata con lo scopo di: 1. Attenuare l’impatto visivo dei fronti di taglio; 2. Migliorare le condizioni generali di stabilità; 3. Favorire, attraverso la movimentazione di opportuni volumi di detriti e di terreno (mi-

nerale o vegetale), la ricostruzione di caratteristiche minime d’idoneità indispensabili per lo sviluppo della vegetazione.

Il progetto prevede di condurre le fasi di ripristino contestualmente alle fasi di coltivazione: In fase di esercizio è previsto il recupero delle aree di cava dismesse e delle aree adibi-te a discarica. Il progetto di recupero prevede lo smussamento dei cigli dei fronti dei gra-doni, accumulo del materiale abbattuto nella pedata, successiva sistemazione del terreno

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vegetale ed impianto di specie autoctone. Per il recupero morfologico delle aree di cava dismesse verranno utilizzati gli sfridi prodotti nei prossimi anni di estrazione. Esaurita l’attività estrattiva dopo aver liberato l’area di cava da tutte le infrastrutture, necessarie alla coltivazione, si procederà al recupero di tutte le aree compromesse dall’attività estrattiva e non ancora interessate dalle fasi di ripristino (piazzale, gradoni e piste). Dopo aver modellato le superfici compromesse con gli sfridi opportunamente fran-tumati verrà distribuito uniformemente uno strato di sabbione al di sopra del quale verrà disposto uno strato finale di terreno vegetale, avente uno spessore di 30 cm - 50 cm, in-dispensabile per consentire una buona radicazione delle specie impiantate. Al fine di ottenere un elevato grado di compatibilità ambientale sia sotto l’aspetto paesag-gistico che agro-forestale nelle aree da ripristinare verranno impiegate esclusivamente specie autoctone. II progetto di recupero dovrà cercare, per quanto possibile, di ricostrui-re la situazione ambientale preesistente, in modo da riconsegnare l’area di cava alla sua vocazione naturale. Nel nostro caso si cercherà di ricostruire un ambiente boschivo composto prevalentemen-te da quercia da sughero con intervallata macchia mediterranea. L’area così ripristinata risulterà in perfetta armonia, sia sotto il profilo flori-faunistico che paesaggistico, con il ter-ritorio circostante. La progettazione dell’intervento di recupero si basa essenzialmente su alcuni criteri fon-damentali di carattere tecnico ed economico volti ad ottimizzare l’azione, sia creando condizioni di buon inserimento ambientale delle opere, sia riducendo i tempi di manifesta-zione degli impatti. Per una maggior comprensione del progetto di recupero ambientale si rimanda alla relazione di progetto allegata.

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2 LOCALIZZAZIONE DELL’ATTIVITA’ ESTRATTIVA NEL TERRITORIO

La cava di granito ricade nel territorio comunale di Luras (provincia di Olbia-Tempio). L’attività estrattiva come mostra l’ortofoto estrapolata da Google Heart si inserisce in un contesto naturalistico costituito prevalentemente da boschi di quercia da sughero. La ca-va dista dal centro abitato più vicino di Luogosanto circa 6 km e 8,2 km dal comune di Lu-ras.

Contesto territoriale in cui si inserisce l’area di cava

Si riporta di seguito lo stralcio del Foglio n°427 dell’IGM e il Foglio n°427 della C.T.R..

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Dal punto di vista cartografico l’area ricade nel Foglio n° 427 Sez. 427150 della Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000 e nel Foglio n°427 Sez.II “Luogosanto” della Carta IGM in scala 1:25.000; catastalmente ricade nel mappale n.34 del foglio n.1 e nel mappa-le n.55 del foglio n.8. Il giacimento, oggetto di coltivazione, ricade in prossimità del Monte di Nocetu ( 483 m) ad una quota media di 440 m s.l.m.

2.1 Contesto paesaggistico

La morfologia del paesaggio, in cui si inserisce l’area di cava, legata all’alterazione del granito è caratterizzata da creste smussate, vaste superfici debolmente ondulate, movi-mentate da rilievi arrotondati e da cumuli di massi ciclopici. L’insieme del territorio è carat-terizzato da affioramenti granitici che si alternano a zone di deposito dei materiali erosi che creano aree di riempimento. Queste ultime, per la loro stessa natura, sono biotifica-mente attive e pertanto dominio della vegetazione spontanea costituita prevalentemente, con riferimento al territorio in cui si inserisce l’area di cava, da boschi di quercia da su-ghero e macchia mediterranea degradata con predominio di cisto, lentisco e corbezzolo. Il contesto paesaggistico, nelle immediate vicinanze dell’attività estrattiva, appare caratte-rizzato da una componente naturale e semi-naturale sufficientemente ben rappresentata anche se localmente condizionata dalle trasformazioni indotte dall'uomo. A causa delle caratteristiche morfologiche e della particolare rocciosità la zona si presta prevalentemente al pascolo brado, i terreni a vocazione agricola sono limitati arealmente e si riscontrano soprattutto in prossimità degli “stazzi”, piccole fattorie dove viene pratica-to l’allevamento del bestiame allo stato brado e qualche rada coltura. L'economia del co-mune di Luras è legata prevalentemente all'agricoltura, allevamento, lavorazione del su-ghero, del granito e coltivazione della vite. Nel territorio, infatti, sono presenti le vigne più estese dell'alta Gallura.

2.1.1 Aspetti geopedologici

La struttura geologica dei suoli presenti è dominata ampiamente da substrati granitici de-rivanti dal corrugamento Ercinico, avvenuto alla fine dell’era primaria e Paleozoica, che dette origine al sistema sardo-corso. I graniti sono del tipo feldspatico contraddistinti da una grana grossa e caratterizzati da cristalli di feldspati allumino potassici. Questo tipo di roccia mostra una minore resistenza nei confronti degli agenti atmosferici; essa ha il ciclo di degradazione ridotto ed è in grado di liberare significative quantità di potassio, elemento di notevole importanza per la pro-duttività vegetale in generale. Accanto a questo fattore positivo, bisogna contrapporre il fattore negativo dato dalla ca-renza di fosforo, tipico delle matrici granitiche. L’aspetto strutturale dei suoli che derivano da questo tipo di granito è caratterizzato dalla componente grossolana su quella limosa ed argillosa.

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La base geologica uniforme determina, conseguentemente, una realtà pedologica abba-stanza omogenea, per cui seguendo la classificazione del francese Deuchalaphour, pos-siamo inquadrarli come suoli appartenenti alla famiglia dei “suoli bruni”. Questi suoli, per cause diverse, hanno subito nel tempo delle alterazioni degradative, che attualmente ri-ducono la loro produttività. Attualmente la funzionalità del sistema suolo, nell’area interessata dall’attività estrattiva, appare depressa ma in fase di recupero si avrà molto probabilmente un sistema dominato dai suoli bruni. Questa probabilità appare certezza quando si analizzano i dati climatici della zona, caratterizzati da una buona disponibilità di acqua che potrà facilmente con-sentire il ripristino dei cicli biogeochimici fondamentali.

2.1.2 La vegetazione naturale

Il paesaggio della Gallura è costituito, in prossimità della costa, in prevalenza da forma-zioni arbustive tipiche della macchia mediterranea quali lentisco, cisto, corbezzolo, mirto ecc. Il territorio interno maggiormente riparato dall’azione dei venti è caratterizzato da im-ponenti affioramenti granitici e boschi di querce da sughero la cui lavorazione costituisce una delle principali attività produttive del territorio. Nelle zone di fondovalle e lungo i corsi d’acqua oligotrofici, in situazioni non planiziali si sviluppano alcuni aspetti del geosegmento sardo-corso edafoigrofilo, callifugo: Nerio ole-andri-Salicion purpureae, Rubio ulmifolii-Nerio oleandri, Hyperico Hirici-Alnenio glutinosa-e. Le formazioni arboree sono rappresentate da boscaglie a galleria costituite da Salix sp.pl, Rubus sp. pl. ed altre fanerofite cespitose quali Vitex agnus-castus, particolarmente rilevanti lungo il corso del fiume Liscia. Nei tafoni e nelle fessure delle rocce si sviluppano i microgeosigmeti rupicoli costituiti da diverse comunità in contato catenale che si dispongono in relazione allo spessore dei suoli e alle condizioni di ombreggiamento e ospitano diverse specie endemiche tra cui Arenaria balearica, Cymbalaria aequitriloba e Menta requienii. Nei tafoni di maggiori dimensioni, spesso frequentati dagli animali, si sviluppa la vegeta-zione sciafila e nitrofila dell’associazione Carduo cephalanti-Dracunculetum muscivori. Nelle fessure delle rocce sono presenti le comunità delle associazioni Umbilico rupestris-Asplenietum obovati nelle posizioni soleggiate e Polypodietum serrati in situazioni di om-breggiamento e sui versanti più freschi. Il contesto paesaggistico, nelle immediate vicinanze dell’attività estrattiva, appare caratte-rizzato da una componente naturale e semi-naturale sufficientemente ben rappresentata anche se localmente condizionata dalle trasformazioni indotte dall'uomo quali pratiche pascolative e agricole.

2.1.3 Idrogeologia

Nel territorio della Gallura la tessitura del sistema idrografico definisce il particolare rap-porto esistente fra i caratteri del sistema ambientale e quelli del sistema insediativo: la

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maglia della rete idrografica si compone della direttrice di confluenza del fiume Liscia (che si sviluppa tra i territori di Sant’Antonio di Gallura, Luogosanto, Arzachena e Bassacute-na, Santa Teresa e Palau) dal sistema di drenaggio del Rio Serrau (sulla foce del quale sorge l’insediamento di Palau) e dalla piana omonima, occupata prevalentemente da pra-tiche colturali di tipo estensivo, ed infine, dal Rio San Giovanni. Nell’area di cava data la natura geologica del territorio e la particolare morfologia della zona, lo sviluppo della rete idrografica è pressoché inesistente; sono osservabili solamen-te modesti canali di ruscellamento che convogliano le acque meteoriche verso i corsi d’acqua principali. Il drenaggio è grosso modo orientato verso Sud-Est in direzione di “Rio Carana”, che alimenta più a Nord, il fiume Liscia che scorre in direzione Nord. I corsi d’acqua presenti nella zona sono rappresentati ad est dell’area di cava dal rio Mi-lone e ad ovest dal rio Sulana che si riversano sul rio Carana. Il regime dei ruscelli della zona è naturalmente condizionato dall'andamento stagionale delle precipitazioni, con brusche variazioni di portata, massime nel periodo invernale e minime nel periodo estivo. Data l’ubicazione della cava si può affermare che l’attività estrattiva non interferisce in al-cun modo con il sistema idrografico esistente. L’area inoltre non è interessata da feno-meni gravitativi o di esondazione, si può quindi constatare la totale conformità del proget-to con i limiti imposti da PAI.

2.1.4 Elementi di notevole valenza paesaggistica, storica e culturale

Nel territorio comunale di Luras sono presenti importanti elementi sia dal punto di vista paesaggistico che storico e culturale. Il piano paesaggistico regionale identifica le aree limitrofe all’area di cava tra le compo-nenti di paesaggio con valenza ambientale. Nel territorio è presente il complesso foresta-le di “Lu Sfussatu” che per la sua particolare collocazione geografica riveste un’impor-tanza naturalistico-paesaggistica. Il complesso è costituito da un’alternanza di bosco ce-duo di leccio a densità colma e macchia alta a leccio, fillirea, erica e corbezzolo; in un’area di 15 ettari un piano arboreo di sughera sovrasta la macchia sopra descritta. Su circa 30 ettari di macchia bassa (cisto, erica, corbezzolo, fillirea e teline), costituente il pi-ano arbustivo residuo di una più complessa formazione vegetale preesistente all’incendio del 1983, si è intervenuti, a partire dagli anni ‘86/’87, con rimboschimenti misti di conifere e latifoglie (pino marittimo, pino domestico, leccio, sughera, cedro e frassino). Nell’area più degradata di questo corpo si riscontrano, per circa 4 ettari, formazioni di macchia bassa, a copertura discontinua su roccia affiorante, ricca di cisto e talora ac-compagnata da sporadici elementi arborei di leccio. In località Santu Baltolu - Carana, sulle sponde del lago Liscia, si possono visitare gli "oli-vastri millenari di Santu Baltolu". Qui è presente il più longevo olivastro (S’Ozzastru) cen-sito in Italia, avente una circonferenza di 12 metri e altezza di 8 metri. Secondo alcuni studi dovrebbe avere un'età compresa tra i 3.000 e i 4.000 anni.

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A livello comunitario l’area di cava non risulta sottoposta a vincoli in base alla Direttiva Habitat 92/43/CEE e alla Direttiva Uccelli 79/409/CEE, poiché non rientra e non confina con siti di interesse comunitario (SIC) e zone di protezione speciale (ZPS). Il comune costituisce un luogo importante anche dal punto di vista archeologico, nei din-torni del centro abitato è presente una delle maggiori concentrazioni di sepolture dolme-nico della Sardegna. Sono presenti tre Dolmen (Alzoledda, Billella e Ciuledda) e un’«allée couverte» (sulle alture del monte Làdas) ben conservati nelle strutture megalitiche, te-stimonianza concreta della presenza di insediamenti umani stabili databili III-II millennio a.C. Ai sensi della Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio D.Lgs. n.42/04 e successive mo-difiche ed integrazioni (D.Lgs. n.63/08) nell’area di cava non sussistono vincoli archeolo-gici o architettonici. Nel territorio sono presenti diversi stazzi luoghi di riconosciuta importanza naturalistica e forestale che custodiscono ancora oggi paesaggi e stili culturali tipici della Gallura. Al fine di tutelare questo patrimonio rurale il piano paesaggistico regionale individua il sistema degli stazzi della Gallura tra le componenti di paesaggio con valenza storico culturale.

2.1.5 Conformità dell’attività estrattiva con le norme urbanistiche, ambientali e paesaggistiche (PUC, PPR, PRAE, PAI)

PUC - Piano Urbanistico Comunale L’art. 16 delle norme tecniche di attuazione del PUC fa riferimento alle attività di cava preesistenti. I titolari dell’attività di cava, attività riconosciuta ai sensi dell'art.42 della leg-ge regionale n°30/89, hanno l'obbligo inderogabile di minimizzare gli impatti negativi sul territorio in ogni stadio di avanzamento dei lavori. Una volta conclusa l’attività estrattiva si dovrà provvedere all’idonea sistemazione dello stato dei luoghi. Come si evince dalla cartografia allegata, il territorio in cui ricade l’area di cava rientra in zona H2 – zona di salvaguardia ambientale: si tratta di fasce di rispetto destinate a pro-teggere le preesistenze ed i beni architettonici e ambientali. Le modificazioni dello stato dei luoghi e gli interventi edilizi sugli edifici eventualmente esistenti dovranno essere pre-ventivamente autorizzati dalle Soprintendenze competenti. PPR - Piano paesaggistico Regionale Il piano paesaggistico regionale ha riconosciuto l’attività estrattiva, indicata nella carta con il tratteggio rosso. Nelle NTA agli art. 97 e 98 il P.P.R. prescrive l’ obbligo di presentare progetti corredati da piani di sostenibilità delle attività, giustificativi delle esigenze di mer-cato, di mitigazione degli impatti durante l’esercizio e contenenti i piani di riqualificazione d’uso delle aree estrattive correlati al programma di durata dell’attività di estrazione.

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PRAE - Piano Regionale delle Attività Estrattive La cava Val di Corru identificata dal PRAE tra le attività estrattive di 2° categoria (orna-mentale) risulta autorizzata all’attività ai sensi della L.R. 30/89. L’attività viene condotta nel rispetto delle indicazioni date dal PRAE quali: incrementare nell’esercizio delle attività estrattive il ricorso alle buone pratiche di coltiva-zione e recupero ambientale, privilegiando quando la conformazione del giacimento lo consenta, la coltivazione per lotti. Al fine di garantire sul lotto già coltivato l’avvio delle o-perazioni di recupero e riqualificazione ambientale contestualmente alla prosecuzione dell’attività estrattiva; migliorare il livello qualitativo delle progettazioni degli interventi di carattere estrattivo e degli interventi di recupero ambientale e riqualificazione delle aree estrattive dismesse; idoneo stoccaggio degli sterili e loro successivo impiego nelle opera-zioni di recupero e riqualificazione ambientale della medesima attività estrattiva. PAI - Piano per l’Assetto Idrogeologico Il Piano per l’assetto idrogeologico del bacino unico della Regione Sardegna, aggiorna-mento con il decreto Regionale n.35 del 21.3.2008, ha la finalità nelle aree di pericolosità idraulica e di pericolosità da frana di: - garantire nel territorio adeguati livelli di sicurezza di fronte al verificarsi di eventi idro-

geologici; - inibire attività ed interventi capaci di ostacolare il processo verso un adeguato assetto

idrogeologico; - stabilire disposizioni generali per il controllo della pericolosità idrogeologica; impedire

l’aumento delle situazioni di pericolo e delle condizioni di rischio idrogeologico esi-stenti;

- rendere armonico l’inserimento del PAI nel quadro della legislazione, della program-mazione e della pianificazione della Regione Sardegna.

L’area di cava di cava come mostra lo stralcio riportato di seguito estrapolato dal Piano Forestale Ambientale Regionale, rientra in area soggetta a vincolo idrogeologico ai sensi del R.D. 3267/23 . La società Pria Graniti, in data 31.05.99, ha ottenuto l’autorizzazione al movimento di ter-reno saldo vincolato per la prosecuzione dell’attività estrattiva a condizione che vengano effettuate le seguenti opere di salvaguardia: - autorizzazione dell’Ufficio Regionale di Tutela del Paesaggio; - la discarica degli sfridi non dovrà ostruire impluvi o corsi d’acqua perenni o a regime

autunno-vernino; - autorizzazione ogni qual volta i lavori comportino l’asportazione delle sugherete. Poiché l’attività estrattiva viene gestita nel rispetto delle disposizioni dei precedenti Piani si ritiene che il progetto presentato sia totalmente conforme con gli stessi. Nella tavola che segue si riportano gli stralci dei Piani citati con indicazione dell’area di cava.

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3 IMPATTI DELL’ATTIVITA’ ESTRATTIVA E LORO MITIGAZIONE

L’attività estrattiva rappresenta una delle attività che maggiormente incidono sull’equilibrio e nelle modifiche ambientali del territorio. Questo tipo di attività comporta sempre seppur per un determinato lasso di tempo una modifica del suolo e del paesaggio. Gli impatti generati dall’attività nell’ambiente si evolvono nel tempo ed in alcuni casi pos-sono anche invertirsi, è pertanto indispensabile considerare le cause di impatto in tutto il ciclo dell’attività.

3.1 Impatti e potenziali effetti

Il territorio ove è situata una cava inevitabilmente subisce modifiche paesaggistico am-bientali derivanti dalla messa in opera dell’attività. Le attività legate all’attività di cava comportano: 1. effetti contestuali temporanei; 2. effetti contestuali permanenti; 3. effetti differiti progressivi. Gli effetti contestuali temporanei comprendono: - emissioni di polveri; - emissioni acustiche; - traffico pesante. Gli effetti contestuali permanenti sono dovuti essenzialmente all’impatto sul paesaggio; questo dipende dalla collocazione morfologica della cava e dall’ubicazione rispetto a siti archeologici, beni identitari o zone protette. Gli effetti differiti progressivi hanno come conseguenza: - instabilità di fronti e discariche; - disagi socio-economici. In fase di coltivazione, sistemazione e gestione del sito si possono individuare i classici impatti associati ad un tradizionale cantiere. Gli impatti maggiori sia in fase di coltivazio-ne che al termine dell’attività sono sostanzialmente a carico: della morfologia del sito, del paesaggio, degli ecosistemi (soprattutto a carico della fauna selvatica) e dell’atmosfera. Il più delle volte una sola azione impattante agisce su numerose componenti ambientali de-terminando una pressione di una certa entità sull’ambiente.. Nella tabella che segue riportiamo l’analisi delle singole componenti ambientali e gli effetti che l’attività estrattiva determina sulle stesse.

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Componente Effetto

Atmosfera (clima e qualità dell’aria) Sollevamento e trasporto polveri, gas di scarico, rumore

Flora e fauna Allontanamento della fauna e distruzione specie vegetali

Suolo e sottosuolo Possibili fenomeni di erosione

Ambiente idrico Possibilità di inquinamento corsi d'acqua e vulnerabilità della falda

Paesaggio Sensibilità ambientale e Impatto visivo

Salute e sicurezza dei lavoratori Rischio di incidenti e danni agli operatori

3.1.1 Atmosfera e qualità dell’aria

3.1.1.1 Condizioni climatiche

La dispersione di polvere in atmosfera, degli inquinanti gassosi e del rumore sono in-fluenzati da vari fattori: precipitazioni, venti, temperatura, posizione geografica e quindi più in generale dal clima. A causa della posizione occupata dall’isola (al centro del Medi-terraneo occidentale) e dei fattori geografico-ambientali, la Sardegna è interessata da de-pressioni e saccature scorrenti da Ovest ad Est, raramente in senso inverso. Durante il periodo freddo dell’anno, sull’isola convergono masse di aria di diversa origine, mentre nel periodo caldo prevale una divergenza della massa d’aria locale accompagnata da scarsissima nuvolosità e piovosità. Temperatura dell’aria La Sardegna presenta un andamento annuo originale rispetto agli altri paesi mediterranei, per la sua posizione essa gode di un tipico regime termico mediterraneo senza eccessi di caldo e freddo in quanto le acque marine, raggiungendo la temperatura massima nelle prime settimane dell’autunno e quella minima in primavera, attenuando i freddi dell’inverno e mitigano i calori estivi. Le temperature medie annue per le zone mediamen-te elevate sono comprese tra 12° C e 14° C ma esse esprimono in modo imperfetto le condizioni reali e cioè il regime termico che è l’andamento delle condizioni termiche nel corso dell’anno. Per quanto riguarda il comprensorio in oggetto le temperature medie annue oscillano tra 15°C e 16,9°C, con una media nel mese più freddo tra 6,5°C e 9,9°C e tre o quattro mesi con temperature pari o superiori a 20°C. Pluviometria Le precipitazioni in Sardegna sono costituite da piogge cicloniche che sono in rapporto al passaggio delle depressioni barometriche che provengono da occidente e investono l’isola una prima volta tra la fine dell’autunno e l’inizio dell’inverno e una seconda volta tra

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la seconda metà dell’inverno ed il principio della primavera. Essi sono separati da un pe-riodo di minori precipitazioni che si verifica per lo più a gennaio, da cui il nome di “secche di gennaio”. Caratteri generali delle piogge sono i notevoli scarti dalla media dei singoli totali annui, un elevato indice di intensità e una irregolare distribuzione stagionale. Gli scostamenti di tale entità non sono frequenti, scarti del 25% e del 30% si verificano in tutte le località e devono essere considerati normali. I dati pluviometrici del comprensorio ricavati dalle stazioni pluviometriche vicine, indicano una piovosità con valori compresi tra 1000 e 1100 mm/anno. La piovosità massima gior-naliera varia tra 100 e 200 mm/giorno. La media annua di giorni piovosi è compresa tra 71 ed 80 mm. Vento Il vento esercita una forte influenza sulla entità dell'evaporazione e quindi sul regime di umidità dei suoli. Inoltre nel caso in esame riveste particolare importanza nella definizione della direzione dominante per la diffusione delle polveri e del rumore. I venti dominanti sono quelli provenienti da ponente (maestrale) e da sud-est (scirocco e libeccio). I venti dominanti raggiungono spesso velocità elevate superando anche 25 m/s. I mesi più ventosi sono quelli invernali. Emissioni in atmosfera Uno dei maggiori problemi connessi all’attività estrattiva è rappresentato dall’emissione di polveri sottili, prodotte soprattutto durante la fase di perforazione dei fori. Data la natura del materiale estratto composto per il 72-85% da SiO2 è molto importante ridurre l’emissione di polveri in atmosfera. La produzione di polveri è legata sia al processo di abbattimento, quindi ai movimenti di terra, sia alle operazioni di carico e trasporto. La produzione di polveri sarà maggiore nel periodo estivo per la quasi totale assenza di pioggia. La tipologia della cava e la presenza di aree prive di colture specifiche nell'immediato intorno dell'area in progetto, limitano gli effetti negativi derivanti dalla dispersione delle polveri. Un altro effetto legato all’attività estrattiva è rappresentato dal rumore e dalle vibrazioni che si sviluppano durante la fase sparo delle mine. Oltre alle emissioni di polveri e all’inquinamento acustico, altra causa d’inquinamento at-mosferico è rappresentata dai gas di scarico prodotti dall’impiego di mezzi a motore; essi, infatti, sono responsabili principalmente delle emissioni di ossidi di azoto (NOX), monossi-do di carbonio (CO), idrocarburi incombusti (HC), benzene e particolato (PM10), dannosi per la salute umana e ambientale. L’esercizio all’aria aperta e l'elevata ventosità del set-tore, facilitano la diluizione nell’aria degli inquinanti gassosi. I mezzi saranno sottoposti a controlli periodici, come disposto dalle norme vigenti, per ri-durre le emissione di gas inquinanti e per migliorare i consumi dei macchinari. Approfondiamo di seguito i problemi legati alle polveri, rumore e vibrazioni.

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3.1.1.2 Polveri

Uno dei maggiori impatti dell’attività estrattiva è rappresentato dall’emissione delle polveri in atmosfera. Queste polveri oltre a compromettere la salute di flora e fauna, possono nuocere la salute degli operai, è pertanto indispensabile ridurne al minimo le emissione. L’inalazione delle polveri, prevalentemente silicee, protratta nel tempo può indurre alla si-licosi. Le operazioni atte a produrre polveri nocive all’ambiente di lavoro sono:

a) – perforazione dei fori da mina; b) – circolazione dei mezzi di trasporto pesanti; c) – messa in discarica dei detriti e degli sfridi; d) – brillamento delle cariche di esplosivo.

Polveri da perforazione Le polveri prodotte durante la perforazione vengono completamente asportate, sia per non rallentare inutilmente la velocità di avanzamento dell’utensile, sia per garantire la completa liberazione del foro, che deve ospitare il cordone della miccia detonante per tut-ta la sua lunghezza. Le polveri prodotte durante la perforazione verranno controllate con l’impiego di martelli pneumatici dotati di sistema di aspirazione oppure adottando la perforazione ad umido. Polveri da circolazione dei mezzi di trasporto e messa a dimora degli sterili La polvere sollevata dalla circolazione dei mezzi di trasporto all’interno dell’area di cava è di piccola entità. Infatti, se indichiamo con: m = 1,50 il rapporto fra volume di detrito e volume di blocchi commerciali; G = 7,50 m³ la produzione giornaliera di blocchi; Ts = 6,00 m³ la portata volumetrica di sterile di automezzo; Tb = 14,00 m³ la portata volumetrica di blocchi di un automezzo; Ls = 0,30 km il percorso medio dello sterile con automezzo; Lb = 0,30 km il percorso medio dei blocchi nell’area di cava;

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si ottengono i seguenti valori caratteristici del movimento di materiali nell’area di cava: Materiale trasportato per giorno: blocchi G = 7,50 m³

detriti m x G = 10,50 m³ Totale = 18,00 m³

Numero viaggi con automezzo per giorno: blocchi G/Tb = 0,50 detriti m x G/Ts = 1,87 Totale = 2,37

km percorsi dagli automezzi nell’area di cava per giorno: blocchi G/Tb x 2Lb = 0,30 km detriti m x G/Tb x 2Ls = 0,45 km Totale = 0,75 km

Dato il valore produttivo e le modeste distanze da coprire non ci saranno problemi legati alle polveri prodotte dalla circolazione dei mezzi. Nel periodo estivo le polveri sollevate dai mezzi in movimento saranno controllate con abbandonanti e frequenti annaffiature. La messa in discarica dei detriti e degli sfridi non rappresenta di per sé una sorgente di quantità apprezzabili di polvere, in quanto trattasi di elementi grossolani, accumulati alla rinfusa, senza o quasi, presenza di particelle fini. Polveri da esplosioni In generale il brillamento di cariche esplosive a giorno può provocare proiezione di parti-celle fini e più grossolane. La produzione di particelle (frammenti) avviene per l’azione dell’energia di vibrazione trasmessa alla massa rocciosa interessata dall’esplosione. La produzione di polvere durante il brillamento delle mine nel caso delle rocce ornamentali è del tutto trascurabile.

Effetti delle polveri sull’ambiente

Le polveri liberatesi in atmosfera durante le comuni operazioni di estrazione, possono compromettere il normale sviluppo della flora in prossimità dell’area di cava. In seguito ad un’attenta analisi sulla vegetazione, non sono stati riscontrati sintomi di inquinamento quali: presenza di croste sulle foglie, effetti caustici, necrosi fogliari, microfilma, etc., tipici dell’inquinamento atmosferico, in particolare dovuti alla caduta di polveri. Per una seria valutazione di eventi alterativi di qualità, struttura e composizione dell’ecosistema forestale, sarebbe necessario un effettivo e costante monitoraggio am-bientale programmato ed attivato dagli organi competenti. Il monitoraggio ambientale, a carattere generale operativo, consentirebbe di registrare anche le fasi evolutive

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dell’ecosistema. La cava in oggetto non influisce sulla conservazione e lo sviluppo della flora esistente.

Effetti delle polveri sull’uomo

Uno dei maggiori problemi per la salute dei cavatori di granito è rappresentata dalla pre-senza di polveri di biossido di silicio. Nella cava di Val di Corru il granito estratto è com-posto per il 78% da SiO2, l’inalazione di queste polveri prolungate nel tempo può provoca-re gravi problemi alle vie respiratorie. Nel 1971, le pneumoconiosi (affezione dei polmoni) furono ridefinite come “accumulo di polvere nei polmoni e reazione dei tessuti alla sua presenza. La reazione del polmone alle polveri inalate è una conseguenza diretta di sette fattori: la natura chimica della polvere, la dimensione delle particelle, la distribuzione broncopolmo-nare delle particelle inalate, la concentrazione delle particelle, la durata dell’esposizione, la predisposizione individuale e l’eliminazione delle particelle di polvere. Il miglioramento delle conoscenze specifiche sulle malattie respiratorie industriali e sulla fisiopatologia re-spiratoria consente oggi di stabilire, con molta verosimiglianza, a quale livello agiscono i vari agenti nocivi inalati e di determinare, nel frattempo, il loro relativo meccanismo d’azione. Molto probabilmente le polveri con granulometria compresa fra 5 m e 50 m esplicano un’azione lesiva sulla mucosa dei grossi bronchi riducendo sensibilmente la motilità delle cigli con conseguente ipertrofia delle ghiandole mucose ed ipersecrezione di muco. Que-sta condizione patologica favorisce una maggiore ricettività alle infezioni virali e batteriche e rappresenta uno fra i tanti fattori responsabili della bronchite cronica. L’inalazione di polveri di silicati e calcari, che comprendono polveri sclerogene e polveri relativamente inerti sul piano biologico polveri possono causare pneumoconiosi collagene e non collagene, ma possono anche favorire l’insorgenza della bronchite cronica. Questa patologia sembra riconoscere anche l’azione irritante sulle vie bronchiali delle polveri ina-late di natura non silicea, di gas eventualmente presenti nell’ambiente di lavoro industriale e di fattori inerenti al microclima, forti sbalzi di temperatura ed umidità. Le polveri con granulometria < 5 m raggiungono le vie aeree determinando processi infiammatori di ti-po bronchiolitico e spesso le alterazioni a livello delle piccole vie aeree rappresentano i segni più precoci di questa granulometria. Le particelle di polvere, fra cui quelle di quarzo, di diametro (d) 0,5m<d<5m (cosiddetta frazione respirabile delle polveri) penetrano attraverso la parete dei bronchioli, nell’interstizio del polmone dove possono accumularsi dando origine a forme di pneumo-coniosi, silicosi da polveri miste. Le particelle molto piccole, infine, di diametro d<0,5 m, possiedono movimenti browniani che tendono a farle depositare nelle vie aeree inferiori e negli alveoli. Le particelle aventi diametro d<10 m si depositano, nella misura del 5÷10 %, sulle pareti dell’albero tracheo-bronchiale mentre una quota parte rimane in sospen-sione nell’aria inspirata ed è rimessa con l’atto respiratorio.

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È di estrema importanza, ai fini diagnostici e preventivi delle pneumopatie industriali, oltre alla valutazione del rischio, lo studio della polverosità degli ambienti di lavoro sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo principalmente della frazione respirabile della polvere sospesa, particelle di diametro compreso tra 0,5m<d<5m. Il rischio pneumoco-niosi e bronchitogeno delle polveri silicee che si liberano nelle varie fasi della lavorazione, per cavatori e perforatori, è rapportato alla concentrazione in silice delle rocce trattate e all’impolveramento dovuto alla perforazione a secco. Detto rischio si riduce sensibilmente:

- poiché la coltivazione nelle cave di granito è a cielo aperto, la concentrazione di bios-sido di silicio e di altre polveri bronchitogene è molto scarsa nell’ambiente di lavoro, per effetto della naturale diluizione da parte dell’aria atmosferica, dei venti e del rela-tivo microclima;

- la modernizzazione in atto dei cicli tecnologici di lavorazione e l’adozione dei prescritti mezzi di difesa personale (mascherine e occhiali) rappresentano un ulteriore com-plemento di sicurezza e di difesa. Al fine di ottimizzare questo tipo di lavoro e ridurre al minimo, o eliminare, il rischio di pneumopatie professionali.

Da alcuni dati pubblicati in letteratura, sembra che la percentuale di silice libera nella fra-zione respirabile delle polveri presenti nell’ambiente di lavoro (particelle di diametro com-preso tra 0,5m<d<5m ) si aggiri tra il 2,5 - 7%; la captazione delle polveri, grazie agli aspiratori, riduce nettamente il potenziale silicotigeno o bronchitogeno dei cavatori e dei perforatori.

3.1.1.3 Rumore

Il rumore proveniente dall’attività del cantiere di una cava è legato principalmente alla produzione e all’impiego di aria compressa e all’impiego di materiale esplosivo per l’abbattimento delle bancate. Rumore da aria compressa. Un normale compressore a pistoni, per aria compressa a sette atmosfere, genera un ru-more, a due metri di distanza, di circa 80÷90 dB e interessa un campo di frequenza fra 50 e 4000 cicli al secondo. Quello generato a un metro di distanza da un comune martello perforatore è di circa 100 dB, per frequenze comprese fra 100 e 8000 cicli al secondo. Per valutare l’impatto ambientale di queste sorgenti di rumore, supponiamo che l’intensità o energia del suono (J) si propaghi nell’atmosfera secondo onde sferiche. I punti dello spazio saranno pertanto attraversati da intensità inversamente proporzionali alla seconda potenza della loro distanza (r) dalla sorgente sonora. Poiché secondo la legge di Fechner l’intensità della percezione acustica (S) è espressa dalla relazione:

S = 10 Log (J/J0)

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dove: J è l’energia sonora della sorgente di cui si cerca S e J0 è l’energia sonora della sorgente per la quale S = 1 dB, è possibile prevedere, in prima approssimazione, l’intensità percettiva dei rumori nei punti dello spazio circostanti le sorgenti. Nei punti P0 e Px, appartenenti alle superfici delle sfere di raggio “r0” ed “rx”, le intensità sonore sono J0 e Jx ed il loro rapporto è:

J0/Jx = (rx/r0)2

Di conseguenza, l’intensità di percezione acustica (Sx) del punto Px sarà:

Sx = S0 – DS Con DS = 20 Log (rx/r0) Dall’ultima espressione si sono ricavati i valori di Sx in dB nei punti dello spazio circostan-te il martello perforatore ed il compressore, nel caso di propagazione del suono per onde sferiche in un mezzo omogeneo ed isotropo:

r (m) compressore martello perforatore

DS Sx DS Sx

1 - - - 100 = S0

2 - 90 = S0 6 94

10 14 76 20 80

25 22 68 28 72

50 28 62 34 66

100 34 56 40 60

Per valutare i significati dei valori riportati in tabella, si fa notare che il rumore di una nor-male conversazione è di circa 60 dB e quello di un ufficio tranquillo di circa 50 dB. Essi pertanto dimostrano che, nella cava, l’impiego dell’aria compressa, che tra l’altro av-viene soltanto nelle ore diurne, dal punto di vista del rumore non crea un inquinamento significativo nell’ambiente circostante l’area delle sorgenti; solleva soltanto un problema locale di protezione degli operai, risolvibile con i dispositivi di protezione individuale. Quanto detto vale anche nel caso di due o più macchine in marcia contemporanea. Infatti, data la scala logaritmica delle intensità percettive, (n) sorgenti che emettano ciascuna il rumore S0 provocheranno, alla fine, un rumore:

S = S0 + 10 Log n Per esempio, due martelli perforatori a 100 m di distanza generano un rumore di 63 dB e non di 120 dB. L’uso di apparecchiature “silenziatrici” da applicare direttamente sulle macchine, dato il loro effetto negativo sul rendimento energetico delle stesse, va dunque riservato ai casi nei quali ci siano centri abitati, insediamenti o abitazioni singole nel raggio di 75 m dalle sorgenti.

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Rumore da impiego di esplosivo Sperimentalmente è stato dimostrato che nelle cariche confinate come nel caso in ogget-to, la quantità massima di esplosivo che può essere brillata, nei limiti della tollerabilità del rumore ambientale, è molto superiore a quella permessa dal livello di sicurezza delle vi-brazioni del suolo. Pertanto la ricerca di questa seconda quantità limite, che si farà in seguito, risolverà ab-bondantemente il problema. Il rumore prodotto non crea quindi un significativo inquinamento nell’ambiente circostante, gli operai durante le varie fasi sono regolarmente dotati di dispositivi di protezione indivi-duale come previsto dal D.Lgs. n°81/2008 integrato con il D.Lgs. n°106/2009.

3.1.1.4 Vibrazioni

Una parte rilevante dell’energia sprigionata dal brillamento delle cariche di esplosivo, di-sposte nei fori da mina, è assorbita dall’ammasso roccioso circostante. Le particelle ven-gono così sottoposte a moti vibratori che si smorzano man mano che si allontanano dalla sorgente esplosiva. Questo moto oscillatorio può compromettere sia la compatezza della roccia interessata, sia la stabilità delle opere e dei manufatti che in superficie vengono a trovarsi dentro l’area d’influenza del fenomeno. Le vibrazioni del suolo, eventualmente rilevanti per l’ambiente circostante, sono funzione della quantità di esplosivo fatto brillare simultaneamente. Pertanto esse derivano esclusi-vamente dalle operazioni di taglio delle “bancate”.

3.1.2 Flora e fauna

L’attività di cava causa inevitabilmente come effetto, la migrazione della fauna selvatica locale. Nel settore la vegetazione spontanea è costituita prevalentemente da boschi di quercia da sughero e macchia mediterranea. La fauna selvatica è rappresentata da coni-gli, lepri, da piccola fauna di campo, roditori, da comuni passeracei e alcuni predatori. La fauna domestica è rappresentata soprattutto da capi ovini che sfruttano i pascoli rappre-sentati da piccoli appezzamenti in corrispondenza di aree incolte o con macchia diradata e degradata. Poiché il settore è già interessato da attività estrattiva si ritiene che il riavvio dell’attività non modificherà le attuali condizioni migratorie.

3.1.3 Suolo e sottosuolo

I suoli presenti nell’area d’intervento impostati su substrato granitico hanno uno spessore generalmente modesto intorno ai 20-30 cm. Nell’area destinata all’attività estrattiva il suo-lo, ove presente, sarà rimosso per poter accedere al deposito di materiale granitico og-getto della coltivazione. Il suolo e l’eventuale vegetazione asportata verranno utilizzate

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per il ripristino delle aree di cava dismesse. Si fa presente che l’area interessata dalla nuova coltivazione presenta sporadiche specie arbustive per via del transito dei mezzi meccanici. Per quanto riguarda la risorsa sottosuolo la superficie destinata alla coltivazione, vedi progetto allegato, è pari a 3.808 m2 per un volume totale di 30.464 m3 di materiale da e-strarre. Data la natura granitica del materiale estratto e il tipo di coltivazione condotta per lotti di-scendenti si esclude la possibilità che possano verificarsi fenomeni di instabilità a carico del massiccio roccioso. Gestione dei rifiuti:carburanti e lubrificanti esausti La gestione non corretta dei carburanti e dei lubrificanti può compromettere lo stato dei suoli dell’area di cava, soprattutto quando si opera in condizioni talvolta non facili. Uno dei problemi più comuni è rappresentato dallo sversamento accidentale di carburante, sarà pertanto cura del personale sovrintendere al rifornimento dei mezzi al fine di evitare sver-samenti indesiderati. Particolare attenzione va posta anche nella gestione degli oli usati. Nel rispetto del Testo Unico Ambientale aggiornato con il D.Lgs. 4/2008, i rifiuti speciali quali oli usati, filtri olio, stracci imbevuti di olio o grasso, rottami di ferro, etc. vengono rac-colti in appositi contenitori a tenuta e depositati su apposita piattaforma in calcestruzzo per essere successivamente conferiti agli appositi centri di raccolta.

3.1.4 Ambiente idrico

Nell’area di cava data la natura geologica del territorio e la particolare morfologia della zona, lo sviluppo della rete idrografica è pressoché inesistente; sono osservabili solamen-te modesti canali di ruscellamento che convogliano le acque meteoriche verso i corsi d’acqua principali. Il drenaggio è grosso modo orientato verso Sud-Est in direzione di “Rio Carana”, che alimenta più a Nord, il fiume Liscia che scorre in direzione Nord. Il regime dei ruscelli presenti nella zona risulta strettamente legato all’andamento delle precipitazioni quindi con piene nei periodi invernali, e con periodi di secca nei mesi estivi. I valori delle temperature medie annue sono piuttosto elevate, ciò determina una condi-zione favorevole al fenomeno dell’evapotraspirazione. Data l’ubicazione della cava possiamo affermare che l’attività estrattiva non interferirà in alcun modo con il volume dei deflussi superficiali, limitandosi alla riorganizzazione dei drenaggi in prossimità dell'area di cava.

3.1.5 Impatti sul paesaggio

Le attività estrattive sono identificate tra le opere con più elevato impatto sul paesaggio. La sottrazione di grandi volumi di terreno comporta un inevitabile alterazione della morfo-logia delle aree interessate dalla coltivazione. L’attività di cava impone inevitabilmente temporanee modificazioni del quadro vegetativo, le aree maggiormente compromesse sono oltre a quelle interessate dall’attività estrattiva, le aree adibite a discarica e le strade

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per il transito dei mezzi meccanici. Nella scelta delle aree per svolgere le varie fasi dell’attività di cava, pur nel rispetto delle esigenze tenico-organizzative dell’attività, si è cercato di limitare al massimo i danni arrecati alla vegetazione.. La particolare morfologia del territorio, in cui si inserisce la cava, e la coltivazione condot-ta per lotti discendenti fanno si che l’attività estrattiva non sia visibile dalle strade comuna-li pertanto l’impatto sul paesaggio à valutato pressoché debole o nullo.

3.1.6 Salute e sicurezza dei lavoratori

La valutazione dei rischi, all’interno di un cantiere di cava, rappresenta uno dei momenti fondamentali dell’attività quotidiana. L’approccio più corretto risulta quindi essere quello che pone la valutazione globale della probabilità e della gravità di possibili lesioni o danni alla salute, al centro dell’attenzione, con la finalità di porre in essere adeguate misure di sicurezza essenziali per tutelare la salute e l’incolumità dei lavoratori. Il Decreto Legislativo n°81/2008 integrato con il D.Lgs. n°106/2009 ha recepito numerose direttive CEE per il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro, creando le basi per un reale miglioramento della gestione dei rischi negli ambienti di lavoro. L’applicazione delle norme sulla sicurezza dei lavoratori e il rispetto delle norme relative alla qualità dell’aria (D.Lgs152/06 e successive integrazioni) consente di prendere i provvedimenti necessari per salvaguardare la sicurezza e la salute dei lavoratori operanti incava. Nel rispetto della normativa citata gli addetti ai lavori sono dotati dei DPI (Dota-zioni di Protezione Individuali) quali:Caschi,Guanti, Cuffie,Occhiali,Maschere e Scarponi antinfortunistici.

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4 MISURE DI MITIGAZIONE

L’attività estrattiva rappresenta una delle attività che maggiormente incidono sull’equilibrio e nelle modifiche ambientali del territorio. Gli effetti sono molteplici e a seconda delle di-mensioni della cava di grande rilevanza. Al fine di minimizzare tutta la serie di ripercus-sioni che essi determinano sull’ambiente, sono state adottate le seguenti misure:

4.1 Morfologia

L’attività estrattiva comporta inevitabilmente una sostanziale modifica al paesaggio. Al fi-ne di ridurre gli impatti sul territorio si procederà quanto prima al ripristino ambientale del-le aree adibite a discarica e delle aree di cava dismesse. Il progetto di coltivazione preve-de l’impiego totale degli sfridi prodotti nei prossimi anni per il ritombamento dei vuoti crea-ti nella precedente coltivazione. In questo modo l’assenza di aree adibite a discarica offri-rà le condizioni ottimali per il ripristino originario dell’ habitat naturale floro-faunistico.

4.2 Polveri

Uno dei maggiori impatti dell’attività estrattiva è rappresentato dalle emissione delle pol-veri in atmosfera con conseguenti ripercussioni sulla salute degli operai e di flora e fauna presente nel territorio. I rischi connessi alla presenza delle polveri nell’ambiente di lavoro sono principalmente:

- inalazione di polveri silicee prolungate nel tempo (anche per somma di tempi suc-cessivi) possono indurre alla silicosi;

- eiezione di piccole schegge (assimilate alle polveri) che potrebbero ferire gli occhi in modo grave.

E’ necessaria quindi un’adeguata preparazione alla sicurezza degli operai che hanno l’obbligo di utilizzare mascherine antipolvere ed occhiali di protezione. Le polveri prodotte durante la perforazione possono essere controllate con l’impiego di martelli pneumatici dotati di sistema di aspirazione. Questo sistema verrà introdotto quanto prima in cava. L’impiego del filo diamantato consentirà un totale abbattimento delle polveri, grazie alla presenza di getti d’acqua indispensabili per non compromettere l’integrità del filo. Nel pe-riodo estivo si avrà un totale abbattimento delle polveri predisponendo frequenti annaffia-ture nelle aree di transito dei mezzi meccanici.

4.3 Rumore

Il rumore generato in cava come si è visto precedentemente è legato principalmente all’impiego di materiali esplosivi. Nel caso in esame non si riscontra un significativo inqui-namento nell’ambiente circostante. La protezione degli operai, nel rispetto del D.Lgs. n°81/2008 integrato con il D.Lgs. n°106/2009, viene risolta con l’impiego di dispositivi di protezione individuale.

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4.4 Vibrazioni

Le vibrazioni vengono mitigate ottimizzando il dimensionamento delle volate (principale responsabile del fenomeno vibratorio): suddivisione del quantitativo di esplosivo necessa-rio per la volata nel maggior numero possibile di intervalli e suddivisione all'interno dei fori delle cariche esplosive per mezzo di borraggi.

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5 LISTA DI CONTROLLO PER LA VERIFICA PRELIMINARE AMBIENTALE

Per verificare la completezza della relazione ai fini degli effetti ambientali viene riportata la lista di controllo proposta dalla delibera G.R. 24/23 del 23/4/2008.

Dimensioni del progetto Il progetto comporta un’occupazione dei terreni su vasta scala, lo sgombro del ter-reno, sterri di ampie dimensioni e sbancamenti ?

No

Il progetto comporta la modifica del reticolo di drenaggio (ivi compresi la costruzio-ne di dighe, la deviazione di corsi d’acqua o un maggior rischio di inondazioni) ?

No

Il progetto comporta l’impiego di molta manodopera? 3 operai I dipendenti avranno adeguato accesso ad abitazioni ed altri servizi? Si Il progetto genererà un afflusso significativo di reddito nell’economia locale? Si Il progetto modificherà le condizioni sanitarie? No Il progetto comporta attività quali il brillamento di mine, la palificazione di sostegno o altre simili?

Si (a cadenzamensile)

La realizzazione o il funzionamento del progetto generano sostenuti volumi di traf-fico?

No

Il progetto verrà smantellato al termine di un periodo determinato? No, verrà e-seguito il ri-pristino am-

bientale Il progetto comporta il dragaggio, la rettificazione o l’intersezione dei corsi d’acqua?

No

Il progetto comporta la costruzione di strutture in mare? No Il progetto richiede la realizzazione di infrastrutture primarie per assicurare l’approvvigionamento di energia, combustibile ed acqua?

No

Il progetto richiede la realizzazione di nuove strade, tratte ferroviarie o il ricorso a veicoli fuori strada?

No

Il progetto modifica le caratteristiche funzionali delle opere di cui costituisce la modifica o l’ampliamento?

No

Cumulo con altri progetti Il progetto può generare conflitti nell’uso delle risorse con altri progetti in esercizio, in corso di realizzazione o progettazione?

No

Le emissioni in atmosfera, gli scarichi idrici o nel sottosuolo possono cumularsi con le perturbazioni all’ambiente generate da altri progetti in esercizio, in corso di realizzazione o progettazione che insistono sulla stessa area?

No, si tratta diun’attività in

esercizio

Utilizzazione delle risorse naturali Il progetto richiederà apporti significativi in termini di energia, materiali o altre risorse?

No

Il progetto richiede consistenti apporti idrici? No Il progetto richiederà l’utilizzo di risorse non rinnovabili? Si

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Produzione dei rifiuti Il progetto comporta l’eliminazione di inerti, di strati di copertura o di rifiuti di attività minerarie?

No

Il progetto comporta l’eliminazione di rifiuti industriali o urbani? No

Inquinamento e disturbi ambientali Il progetto da luogo ad emissioni in atmosfera generate dall’utilizzo del combustibile, dai processi di produzione, dalla manipolazione dei materiali, dalle attività di costruzione o da altre fonti?

Si, limitate alle polveri

Il progetto dà luogo a scarichi idrici di sostanze organiche o inorganiche, incluse sostanze tossiche, in aree costiere e marine?

No

Il progetto può provocare l’inquinamento dei suoli e delle acque di falda No

Il progetto provocherà l’immissione nell’ambiente di rumore, vibrazioni, luce, calore, odori o altre radiazioni?

Si

Il progetto può dare luogo ad elementi di perturbazione dei processi geologici o geotecnici?

No

Il progetto altera i dinamismi spontanei di caratterizzazione del paesaggio sia dal punto di vista visivo, sia con riferimento agli aspetti storico-monumentali e culturali?

No

Il progetto può dar luogo ad elementi di perturbazione delle condizioni idrografiche, idrogeologiche e idrauliche?

Si, limitate

Rischio di incidenti La realizzazione del progetto comporta lo stoccaggio, la manipolazione o il trasporto di sostanze pericolose (infiammabili, esplosive, tossiche, radioattive, cancerogene o mutagene)?

No

Il progetto, nella sua fase di funzionamento, genera campi elettromagnetici o altre radiazioni che possono influire sulla salute umana o su apparecchiature elettroniche vicine?

No

Il progetto comporta l’uso regolare di pesticidi e diserbanti? No L’impianto può subire un guasto operativo tale da rendere insufficiente le normali misure di protezione ambientale?

No

Vi è il rischio di rilasci di sostanze nocive all’ambiente o di organismi geneticamente modificati?

No

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Localizzazione del progetto Il progetto comporta modifiche significative dell’uso territoriale o della zonizzazione?

No

Il progetto comporta modifiche significative della ricchezza relativa, della qualità e della capacità di rigenerazione delle risorse naturali della zona?

No

Il progetto comporta modifiche della capacità di carico dell’ambiente naturale e della qualità generale con particolare attenzione alle seguenti zone: a) Zone umide b) Zone costiere c) Zone montuose o forestali d) Riserve e parchi naturali e) Zone classificate o protette dalla legislazione degli Stati membri dell’Unione europea; zone protette speciali designate dagli Stati membri in base alle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE f) Zone nelle quali gli standard di qualità ambientali fissati dalla legislazione comunitaria sono già stati superati g) Zone a forte densità demografica h) Zone di importanza idrogeologica, paesaggistica, storica, culturale o archeologica i) Altre aree sensibili dal punto di vista ambientale comunque definite

No

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Conclusioni

In base allo studio effettuato si ritiene che: - la cava non è visivamente percettibile dalla strada pubblica; - l’esercizio all’aria aperta e la ventosità del luogo facilitano la diluizione in atmosfera

delle emissioni di polveri, rumore e gas di scarico; - l’area che circonda la cava è scarsamente popolata e non insistono attività produttive

di grande rilievo; l’attività agricola non è limitata dai lavori di escavazione; - l’attenta applicazione della normativa vigente influirà positivamente sulla tutela della

salute e salvaguardia dei lavoratori soprattutto per quanto riguarda le emissioni di polveri, rumori e gas di scarico;

- il traffico all'interno della cava non subirà modifiche rispetto allo stato attuale mante-nendosi quindi entro bassi regimi;

- la rimozione del suolo nell'area in progetto non modificherà sensibilmente l'attuale condizione di migrazione della piccola fauna locale e non comporterà la distruzione di specie vegetali di interesse forestale.

Al fine di limitare l’impatto dell’attività, come mostrano le simulazioni riportate nelle tavole allegate, sia in fase di coltivazione sia al termine dell’attività estrattiva, verranno messi in atto una serie di interventi di recupero ambientale che consentiranno una riqualificazione dell’area compromessa in perfetta armonia con il contesto territoriale in cui si inserisce. Sulla base delle indagini condotte e di ciò che si è scritto si può affermare che la cava Val di Corru non ha creato e non creerà danni significativi all’ambiente e al territorio circo-stante, grazie ad un razionale e logico sfruttamento delle risorse naturali, nel pieno rispet-to della normativa vigente. Nel complesso si può affermare che l’impatto negativo della cava risulta essere medio-basso.