PREVENZIONE E CONTROLLO DEI DANNI IN AGRICOLTURA...

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PREVENZIONE E CONTROLLO

DEI DANNI IN AGRICOLTURA PROVOCATI

DALLA CORNACCHIA GRIGIA

NELLE AREE PROTETTE DI ROMANATURA

Relazione finale

Febbraio 2011 Dott.ssa Alessandra Buscemi, Dott.ssa Paola Tuccinardi

Fauna urbis società cooperativa

gestione faunistica

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Indice

1. La cornacchia grigia 3

2. Metodi di controllo delle popolazioni utilizzati per diminuire i danni in agricoltura

5

2.1 Esclusione 5

2.2 Metodi colturali 6

2.3 Allontanamento 6

2.4 Sagome 10

2.5 Repellenti 10

2.6 Trappolamenti 11

2.7 Helikite 12

2.8 Palloni predator 14

2.9 Strisce rifrangenti 15

3. Sperimentazione di metodi e mezzi di dissuasione 17

3.1 Sperimentazione nel campo di mais 19

3.2 Sperimentazione nel campo di cocomeri 24

3.3 Sperimentazione nel pescheto 32

3.4 Conclusioni 34

4. Stima della popolazione di cornacchia grigia

presente nella Riserva di Decima Malafede

37

Bibliografia 40

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1. La cornacchia grigia

La cornacchia grigia (Corvus coronae cornix) domina ormai il paesaggio

italiano, probabilmente grazie alla sua grande capacità di adattamento sia

comportamentale che alimentare. Al 2007, secondo l’Istituto “Monitoraggio

ornitologico italiano (Mito), la consistenza numerica della popolazione

nidificante era stimata in 100.000 – 500.000 coppie. La popolazione è in

incremento e questo comporta problematiche per le popolazioni di altri uccelli

nidificanti, come per esempio sta avvenendo per la Passera sarda che ha

registrato decrementi di popolazione del 38,5 % (http://www.mito2000.it).

Nella IUCN Red List la Cornacchia grigia (Corvus coronae cornix), non

distinta dalla Cornacchia nera (Corvus coronae coronae), è valutata come

Least Concern. la specie ha un larghissimo range di distribuzione stimato di

circa 10 milioni di Km quadrati e una popolazione stimata tra i 14 e i 34milioni di

individui solo in Europa.

La Cornacchia grigia è una specie contemplata dalla legge nazionale n.

157 dell'11 febbraio 1992 ed è cacciabile. La caccia può avvenire con i mezzi e

i tempi indicati dalla legge e dai calendari venatori regionali.

In natura le cornacchie difficilmente superano i 4 anni di vita, ma in cattività

possono raggiungere anche i 14 – 16 anni.

In alcuni casi i giovani dell'anno e gli immaturi possono costituire anche più

della metà dell'intera popolazione, e si aggregano in gruppi erratici presso i

dormitori e nelle zone di alimentazione.

È una specie molto mobile che può normalmente percorrere da 10 a 20 km

al giorno dal dormitorio fino ai siti di alimentazione.

La cornacchia usa oltre 600 tipi diversi di alimenti. Circa un terzo della dieta

consiste di alimenti di origine animale inclusi insetti, bruchi, vermi, millepiedi,

pesci morti, rane, salamandre, uova e giovani di altri uccelli. Il resto della dieta

consiste di vegetali.

La percentuale di nutrimento vegetale e animale nella dieta di questa

specie varia a seconda della regione, della stagione e dell'offerta alimentare. In

Svizzera, nelle regioni con agricoltura intensiva, le cornacchie si nutrono

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soprattutto di vegetali, mentre nelle regioni con agricoltura estensiva è il

nutrimento animale ad essere preponderante. Per l'allevamento dei piccoli è

tuttavia elevato il fabbisogno in cibo animale, ricco di proteine; per questo gli

uccelli nidificanti preferiscono le regioni coltivate estensivamente, più ricche di

piccoli mammiferi e insetti (Heynen D., 2006).

In Provincia di Novara è stata osservata in alcune aree una predazione di

oltre il 45% su uova e pulcini di fagiano: se un fagiano è abbastanza sfortunato

da nidificare nel territorio di una coppia di cornacchie, quasi certamente non

riuscirà a riprodursi, infatti, se le cornacchie non individueranno le uova al nido,

uccideranno certamente i piccoli ai primi voli.

I cacciatori ritengono, quindi, la specie molto dannosa e spesso si uniscono

agli agricoltori nel richiedere l’abbattimento numerico della popolazione.

D'altro canto i Corvidi, e tra questi la cornacchia, giocano un importante

ruolo ecologico quali consumatori di carogne. E' inoltre da rilevare che

cornacchie e gazze permettono a cacciatori di topi come Gufo comune,

Gheppio e Lodolaio, di nidificare nelle zone agricole: questi rapaci, infatti, non

costruiscono un nido proprio e sono quindi dipendenti dai vecchi nidi di Corvidi

per la loro riproduzione. Ogni coppia nidificante difende un territorio, mentre le

cornacchie nere che sono ancora troppo giovani per covare e che non hanno

trovato un partner o un territorio per nidificare, si riuniscono in stormi di uccelli

che non si riproducono. La percentuale di uccelli nidificanti e non nidificanti può

variare fortemente da regione a regione. Gli stormi si riuniscono volentieri in

zone con sfruttamento agricolo intensivo e povere di strutture: sono quindi per

lo più questi ultimi a provocare danni alle colture agricole. I danni si verificano

soprattutto quando si sommano diversi fattori di rischio come, ad esempio,

semina tardiva e condizioni meteorologiche avverse; in questi casi sono colpiti

soprattutto i campi di mais, di ortaggi e di cereali (Heynen D., 2006).

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2. Metodi di controllo delle popolazioni utilizzati per diminuire i danni

in agricoltura

Per evitare danni alle coltivazioni sono state usate molte metodologie,

alcune di buon successo altre che danno pochi risultati; di seguito vengono

analizzati i diversi metodi.

2.1 Esclusione

Per l’esclusione fisica degli uccelli si possono usare delle reti (Fig. 1 e 2).

Sono reti tessute a maglia larga che non tolgono luce né aria alle piante. La

larghezza delle maglie va dai 2 ai 4 cm, con un peso al mq variabile tra 17 e 50

gr. Le reti vengono garantite per una durata di 5 anni perché stabilizzate contro

i raggi UV. Il costo della rete non è elevato (circa 1€ a mq) ma la messa in

opera necessita di una struttura fissa per il sostegno che innalza i costi iniziali.

Con queste reti si impedisce agli animali di raggiungere la coltura da

proteggere.

È un metodo che può essere applicato soprattutto laddove ci sono alberi o

arbusti da frutto, che giustificano l’investimento a lungo termine.

Le reti utilizzate sulle orticole devono

essere posizionate con particolare

attenzione per evitare il coinvolgimento di

specie non target: devono essere ben tese

e senza parti che poggiano sul terreno, le

maglie devono avere una larghezza tale

da permettere solo l’esclusione di animali

target, non devono essere troppo morbide

perché possono diventare una trappola

mortale. Inoltre, devono essere controllate

regolarmente per poter liberare eventuali

animali che fossero rimasti intrappolati e

riparare eventuali strappi che permettono il

passaggio degli uccelli non desiderati.

Fig. 1 - Alcune tipologie di reti.

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Fig. 2 – Storno escluso da una rete.

2.2 Metodi colturali

Alcuni accorgimenti nella coltivazione possono diminuire i danni dovuti alle

cornacchie. Per esempio, poiché l'attività dell'uomo e l'aumento dell'offerta di

nutrimento dovuta all'aratura e all'erpicatura attirano le cornacchie, una pausa

di diversi giorni tra i lavori di preparazione del terreno e la semina, può

contribuire a limitare i danni.

Per quel che riguarda il mais, inoltre, questo non dovrebbe essere

seminato nei campi dove c’è ristagno d’acqua. Infatti, questi campi sono

particolarmente minacciati: il mais cresce più lentamente e il gran numero di

animaletti del terreno, che con l'umidità si sposta in superficie, attira i corvidi.

Inoltre, laddove l’esclusione delle cornacchie è prevista per favorire la

riproduzione delle specie di uccelli potenzialmente predate dai Corvidi

(Fasianidi, Passeriformi) sono utili gli interventi di ripristino ambientale ed

ecosistemico, quali la piantumazione di alberi e siepi idonei per celare e

proteggere i nidi (essenze folte e spinose quali biancospino, prugnolo, rovo,

ecc.).

2.3 Allontanamento

È stato notato (Littauer 1990) che i programmi per impaurire e quindi

allontanare gli uccelli funzionano meglio se cominciano presto, prima che questi

stabiliscano le zone di approvvigionamento.

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Per allontanare gli uccelli problematici si usano diversi mezzi: versi di

allarme, fuochi pirotecnici, vari suoni improvvisi, luci, acqua ad alta pressione e,

in alcuni casi, anche spari.

Di seguito vengono commentati i vari metodi:

− Ultrasuoni

Spesso vengono pubblicizzati per l’allontanamento degli uccelli, strumenti

che emettono ultrasuoni. Questo metodo però, se può avere qualche risultato

con i piccoli mammiferi, non funziona con gli uccelli in quanto questi non

possono sentire gli ultrasuoni (Beason R. C.: 2004).

− Spari e caccia:

In alcuni casi, per esempio nella provincia di Benevento, vengono

organizzate gare per il contenimento delle popolazioni nei limiti previsti dal

Calendario Venatorio, con esclusione delle aree di divieto (oasi, Parchi

Regionali, riserve naturali integrali, foreste demaniali, ecc…): i cacciatori sono

organizzati in squadre e ad ogni abbattimento viene assegnato un punteggio.

Alla fine della stagione venatoria, la squadra che ha ottenuto il maggior

punteggio viene premiata con una certa quantità di cartucce.

Ma, come verificato in altri casi, per esempio nella Provincia di Rovigo,

l’abbattimento diretto in periodo di caccia non ha portato ad effetti di rilevante

valore ai fini della riduzione numerica della specie.

La caccia non ha effetti sulla riduzione della popolazione, ma gli spari a

salve possono essere d’aiuto nell’aumentare l’efficienza di altri metodi di

dissuasione.

− Rumori e luci

Rumori e luci vengono prodotti in diversi modi: fuochi pirotecnici, sirene,

e cannoni al propano emettono suoni fastidiosi che imitano lo sparo dei fucili.

Se usati insieme alla caccia reale possono essere molto efficaci (Bomford et al.

1990).

Il cannone a propano (Fig. 3), per esempio, è un cannone a gas che

emette degli scoppi molto forti associabili a spari. Questi apparecchi sono

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formati da una camera di combustione, una lunga canna ed un basamento per

l'ancoraggio a terra. La camera di combustione, una volta riempita di gas

combustibile - generalmente propano o acetilene - viene innescata da un

detonatore piezoelettrico generando una potente deflagrazione. L'onda sonora

che ne consegue è quindi indirizzata all'interno della canna che provvede ad

amplificarla ed orientarla nella direzione desiderata. L'intensità del suono può

essere regolata, in alcuni modelli, variando la lunghezza della canna. Un timer

programmabile permette, infine, di gestire la frequenza delle detonazioni, ad

intervalli variabili da alcuni secondi a diverse ore. I modelli più raffinati sono

controllabili a distanza e dotati di supporto girevole che consente di impostare il

numero di gradi cui deve ruotare il cannone dopo ciascuna detonazione,

permettendo una copertura a 360°.

Fig. 3 - Cannone al propano.

È un metodo che all’inizio può dare buoni risultati, specialmente se

accompagnato dalle sagome di uccelli rapaci che volano. L’efficacia, però,

viene presto persa perché le cornacchie non lo associano ad un pericolo e nel

giro di pochi giorni si abituano. Altro inconveniente è dato dal fastidio che il

rumore ripetuto può dare ai vicini e anche agli altri animali che si trovano

nell’area. Può, se usato insieme ad altri metodi di allontanamento (distress call,

helikite…), essere di rinforzo al messaggio di pericolo. Bisogna, comunque,

fare molta attenzione a non utilizzarlo ad intervalli regolari, così da diminuire

l’assuefazione.

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− Distress call

Il distress call utilizzato come deterrente è il verso che alcuni uccelli

emettono quando si trovano in situazione di grave pericolo ed è differente dal

grido d’allarme emesso per allertare i conspecifici di un potenziale pericolo. Se

l’emissione non è ben programmata il distress call non dà buoni risultati, in

quanto è soggetto ad assuefazione da parte delle popolazioni su cui viene

utilizzato, che lo considerano un rumore di fondo non realmente associato ad

un pericolo.

Alcuni studi sul significato funzionale del distress call indicano che gli

adulti delle specie che utilizzano questo richiamo lo usano solo quando

vengono fisicamente catturati da un predatore e l’emissione del grido è un

tentativo di essere rilasciato dal predatore (Conover M. R. 1994). D’altro canto,

il distress call, attrae altri conspecifici che si avvicinano all’individuo che chiama

e in questo modo acquisiscono informazioni riguardanti il predatore.

Tutto ciò suggerisce che il distress call può essere maggiormente

efficace se associato ad una sagoma di un predatore che tiene tra le zampe

una preda della specie da allontanare, rinforzando la paura della sagoma del

predatore e ritardando l’abitudine al suono registrato (Conover M. R., 1994).

Il distress call viene di solito venduto insieme al mezzo per amplificarlo

ed in genere è un grido specie specifico registrato dal vivo.

A volte insieme al grido di allarme della specie da allontanare, viene

aggiunto il grido di qualche predatore.

Utilizzati ormai da anni su diverse specie, i distress call hanno di solito

una buona risposta da parte degli animali problematici. Però, poiché di solito i

produttori non sono italiani, anche le vocalizzazioni non provengono da animali

italiani e questo potrebbe diminuire l’efficacia sul campo.

In base alla nostra esperienza, il metodo, pubblicizzato per allontanare

sia cornacchie che storni, passeri, piccioni e gabbiani, potrebbe avere una

buona efficacia su specie altamente sociali e dotate di particolari

comportamenti, come cornacchie e storni, mentre molto minore potrebbe

essere l’efficacia su altre specie come i piccioni e i passeri.

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Per problemi di organizzazione con i conduttori dei campi coltivati non è

stato possibile sperimentare questo metodo di allontanamento in questo

progetto.

2.4 Sagome

Questo metodo si rifà al concetto dello spaventapasseri. Sagome di un

predatore a grandezza naturale realizzate o in polietilene o in myvar vengono

collocate presso le colture da proteggere, posizionate o in modo fisso o in

modo che possano muoversi con il vento; i rivenditori suggeriscono di spostarle

frequentemente. Gli animali si abituano facilmente a queste sagome e la loro

efficacia è di breve durata. Alcuni tipi di sagome, tuttavia, possono essere

d’aiuto nell’aumentare il tempo di assuefazione ad altri metodi di

allontanamento, per esempio all’emissione registrata del distress call. Inoltre, è

stato dimostrato che la cornacchia americana (Corvus branchyrhynchos) si

abitua meno facilmente al modello in plastica di un gufo quando il modello

rappresenta il predatore con un uccello tra le zampe (Conover and Perito 1981,

Conover 1984, Conover 1994).

2.5 Repellenti

L’uso di repellenti prevede il trattamento del materiale da semina come il

mais, con sostanze che provocano disturbi e malessere negli uccelli, come

l’antrachinone. Interviste ai conduttori di campi di cereali hanno messo in

evidenza però, che oltre il costo del repellente, diventa alto il costo di

preparazione della miscela dei semi con il repellente stesso. Infatti, mentre i

sacchi di semi di solito vanno gettati direttamente nella seminatrice, dovendoli

trattare, vanno aperti, miscelati a mano e quindi messi nella seminatrice: tutto

ciò richiede notevole tempo e quindi alza i costi di produzione. Un trattamento

del materiale da semina è sensato per campi fortemente minacciati, per

appezzamenti relativamente piccoli e per produzioni altamente remunerative.

Anche se dalla sperimentazione effettuata nel Parco Migliarino San

Rossore, pare abbia dato buoni risultati, c’è da evidenziare che nel Parco, i

danni, oltre che dalle cornacchie, erano provocati da molti colombacci e tortore

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(Gorreri L. et al., 2008). Inoltre, poiché l'effetto repellente diminuisce

notevolmente dopo la germinazione, questo metodo non sembra adatto per la

protezione dalle cornacchie.

2.6 Trappolamenti

È il metodo utilizzato anche da alcune Province italiane per contenere i

danni provocati dalle cornacchie (per es Novara, Bologna, Rovigo, Latina) e

per l’abbattimento numerico della popolazione. Si utilizzano gabbie selettive

che hanno effetto pressoché nullo sulle specie non oggetto di intervento. La

selettività delle trappole è dovuta al fatto che gli uccelli sono attirati nella

trappola attraverso meccanismi comportamentali di competizione o

aggregazione. In ogni caso, se un uccello non target entra nella gabbia, può

essere liberato poiché la gabbia assicura la totale incolumità degli individui

catturati.

La trappola usata più comunemente è la Larsen modificata per la cattura

delle cornacchie e quindi con apertura laterale, invece che dall’alto.

La trappola Larsen è costituita da più scomparti, in uno dei quali viene

detenuto un esemplare vivo a scopo di richiamo, mentre gli altri servono per la

cattura dei soggetti territoriali, mediante un dispositivo a scatto attivato da un

finto posatoio.

Durante la nidificazione, momento migliore per utilizzare queste trappole,

bisogna evitare di creare disturbo nei pressi della trappola appena catturato il

primo esemplare, perché probabilmente anche il secondo membro della

coppia, nel tentativo di aiutare il compagno, entrerà nella gabbia. Poiché in

natura la cornacchia ha un comportamento dominante sulla gazza, scacciando

quest’ultima dai propri territori, anche l’impiego di una gazza come richiamo

può consentire di catturare esemplari di cornacchia grigia.

Una volta catturate, le cornacchie vengono eliminate con tecniche

eutanasiche capaci di procurare una morte pressoché istantanea senza inutili

sofferenze, secondo quanto indicato nel documento tecnico dell’INFS n. 19 “Il

controllo numerico della gazza mediante la trappola Larsen”.

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È molto importante non eseguire l’eutanasia in prossimità delle trappole,

dove altri corvidi potrebbero notare l’operazione associandola alle trappole

stesse.

Nel posizionare le trappole bisogna avere alcuni accorgimenti in modo da

evitare l’eventuale attacco in picchiata da parte di rapaci sull’esca viva

intrappolata, che il rapace percepisce in difficoltà: le trappole devono essere

disposte in modo da essere scarsamente visibili da una posizione zenitale

(riparate da filari di alberi, siepi o mascherate in altro modo). Il richiamo del

Corvide in gabbia sarà tuttavia ugualmente efficace nei confronti dei

conspecifici che lo ascolteranno, i quali lo avvisteranno e lo attaccheranno per

la difesa del proprio territorio da posizioni ravvicinate.

2.7 Helikite

L’Helikite è una speciale combinazione di un’aquilone e di un pallone in

mylar riempito di elio. È stato inventato nel 1993 dalla zoologa e agronoma

Sandy Allsopp in risposta alle richieste di agricoltori e scienziati che avevano

trovato gli aquiloni estremamente efficaci nell’impaurire gli uccelli, ma avevano

bisogno di qualcosa che volasse anche in assenza di vento. È venduto dalla

ditta della stessa Sandy Allsopp (Allsopp Helikite® Ltd., Hampshire, England)

ed ha un costo di acquisto e installazione relativamente basso.

La ditta pubblicizza che un solo helikite può controllare un’area media di

più di 10 ettari. Inoltre, viene messo in evidenza che la paura generata

dell’helikite è rafforzata dalla presenza di rapaci di cui gli uccelli hanno

naturalmente paura. Un’altra caratteristica evidenziata dai produttori è che il

sistema di controllo lavora molto bene per un lungo periodo di tempo, perché gli

uccelli trovano estremamente difficile superare l’innato terrore di falchi predatori

che l’Helikites crea.

La particolare forma e l’elio contenuto, permettono al pallone di rimanere

sospeso in aria e di spostarsi con un certa facilità anche in presenza di una

leggera brezza. Tali movimenti diminuiscono l’assuefazione da parte degli

uccelli; inoltre la notevole altezza a cui può essere sospeso (fino a 60 m)

consente, in effetti, la protezione di ampie superfici con un costo contenuto.

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La Allsopp Helikite® Ltd., presenta la seguente tavola di confronto tra

l’Helikite e altri metodi di allontanamento degli uccelli che provocano danni alle

colture.

Caratteristiche dei metodi di allontanamento non cruenti Helikite Cannone

a propano Emettitori di suoni Flash

Controlla più di 10 ha

Bassa abitudine

Efficace contro le cornacchie

Utilizzabile vicino gli animali e i silos

Silenzioso

Funziona oltre le colline e i confini

Può lavorare di notte

Facile da mettere in opera e da spostare Assenza di parti che si possono rompere

Costo a partire da meno di 100 £

Costo sotto le £5 / acro

Posizionabile dove gli uccelli hanno appena cominciato a mangiare

Non richiede batterie

Dalla letteratura emergono, però, anche alcune difficoltà nell’utilizzo di

tale mezzo di dissuasione:

− Non può essere impiegato in aree con vegetazione arborea ed

arbustiva in quanto si può impigliare facilmente nei rami;

− Non può essere impiegato in vicinanza di linee elettriche, telefoniche e

tralicci;

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− In condizioni di vento superiori a 32 km/h deve essere mantenuto a

terra;

− In caso di basse temperature possono riscontrarsi difficoltà nel

rimanere sospeso ad una sufficiente altezza;

− In caso di pioggia o neve rimane a terra;

− In alcuni casi occorre provvedere periodicamente a rigonfiare il pallone

con l’elio (ogni 7-10 giorni);

− Le bombole di elio sono piuttosto costose, pesanti e di notevole

ingombro;

− È soggetto a danneggiamenti e furti.

(Gorreri L. et al., 2008)

Per la nostra sperimentazione è stato testato il Lightweight Helikite adatto

per climi caldi e alberi da frutto: un pallone di mylar del diametro di 70 cm

gonfiato ad elio munito di una “vela” di nylon a forma di aquilone.

2.8 Palloni predator

Commercializzati da diverse ditte, sono palloni prodotti in PVC con colori

accesi e con raffigurati gli occhi del predatore che vengono enfatizzati

attraverso una pellicola argentata riflettente posta al centro del cerchio più

piccolo.

Il pallone, muovendosi grazie all’aria, simula la presenza di un predatore

spaventando e allontanando gli animali dalla zona.

I palloni devono essere gonfiati ed appesi agli alberi o ai supporti ad

un’altezza ben visibile. Il Kit è composto da n. 3 palloni in 3 colori diversi (nero,

giallo, bianco). Il kit copre un’area di circa 1500 mq.

Questi palloni basano la loro efficienza sull’alta visibilità e sul cambiamento

di colori che deve essere effettuato al massimo ogni tre settimane. Vengono

pubblicizzati per l’allontanamento di varie specie di uccelli nei momenti critici

della coltivazione.

Hanno un costo non troppo elevato e dalla sperimentazione da noi

effettuata, anche una certa efficacia. Possono essere utili su piccoli

appezzamenti, dove devono essere montati in numero ridotto.

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Su grandi estensioni presentano diverse difficoltà:

− il gonfiaggio: può essere fatto utilmente con un compressore a bassa

pressione, ma se deve essere fatto sul campo diventa difficoltoso (con

una pompa elettrica ogni pallone necessita di almeno 5 minuti per

essere preparato). Se non si ha una presa di corrente sul campo e il

pallone deve essere trasportato gonfio è molto ingombrante.

Anche sgonfiarlo quando deve essere riposto richiede diversi minuti,

quindi, se il numero è grande, il lavoro diventa impegnativo.

− La posa in campo: se si devono posizionare su un campo che non

presenta supporti su cui legarlo, bisogna prima posizionare il supporto.

Nel nostro caso (un campo di cocomeri) non si è trovata grande

difficoltà nell’inserire le canne nel terreno laddove il terreno era stato

abbondantemente irrigato, invece dove il terreno era più asciutto era

quasi impenetrabile senza l’aiuto di una mazza.

Il supporto deve essere inserito per almeno 30 cm., altrimenti il peso

del pallone lo abbatte.

− Altro problema si è trovato quando sono dovuti passare i macchinari

per i trattamenti delle piante: i lavoranti hanno dovuto rimuovere i

sostegni e riposizionarli dopo il passaggio delle macchine.

2.9 Strisce rifrangenti

Questi nastri vengono pubblicizzati di basso costo e di facile applicazione

ed efficaci contro diverse specie di uccelli.

Sono nastri dissuasori olografici specifici per allontanamento di uccelli da

alberi da frutto e vigne. Il Kit composto da n. 3 nastri da mt. 30 x h = 5 cm.

consente di proteggere un’ampia area. Il nastro grazie al vento crea un

fastidioso rumore metallico, che accompagnato dalla riflessione della luce

dovuta al movimento del nastro, dovrebbe rendere inefficaci gli attacchi degli

uccelli

Durante la nostra sperimentazione sono stati l’unico mezzo di dissuasione

in mezzo al quale abbiamo visto posarsi delle cornacchie e beccare le angurie.

Anche in questo caso sono state trovate diverse difficoltà per coprire una

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grande estensione con supporti che poi i conduttori del campo hanno dovuto

spostare per permettere il passaggio delle macchine. Appena posizionate a

colpo d’occhio sembravano molto d’effetto, e anche il rumore del movimento

sembrava un buon dissuasore. Dopo poche ora però sono state viste scendere

delle cornacchie nel campo. Molte strisce hanno cominciato a rompersi fin da

subito ed in pochi giorni la maggior parte era spezzata, a causa del vento.

Dei metodi di contenimento dei danni in agricoltura sopra elencati tre sono

stati scelti per essere sottoposti a sperimentazione nelle aree protette di

RomaNatura.

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3. Sperimentazione di metodi e mezzi di dissuasione

Per le tre procedure individuate (Helikite, pallone predator e strisce

rifrangenti) è stata realizzata una sperimentazione sul campo, nelle seguenti

aziende agricole:

− Delfini: campi di mais nei pressi di Trigoria (Fig. 4);

− Zamperlin: campi di cocomeri al Km 26 della Via Pontina, e Campo di

cocomeri sito tra Via Laurentina e Via dei Castelli Romani (Fig. 5);

− Cinili: pescheto in zona Castel Romano (Fig. 6).

Fig. 4 - Campi coltivati a mais, condotti dal sig. Delfini.

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Fig. 5 - Campi coltivati a cocomeri, condotti dalla ditta Zamperlin

Fig. 6 - Pescheto condotto dal sig. Cinili.

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La sperimentazione è stata tesa a stimare l’efficacia dei tre metodi ed è

stata portata avanti nel periodo di emergenza: subito dopo la semina nei campi

di mais e subito prima della raccolta, nei campi di cocomeri e di pesche.

Prima di iniziare la sperimentazione, ci si è accertati che i campi scelti

fossero tutti frequentati dalle cornacchie e sono state fatte ricognizioni per

individuare eventuali danni già avvenuti.

Sono stati quindi posizionati i mezzi di dissuasione e sono stati tenuti in

opera per tempi diversi nei vari campi.

I mezzi sono stati continuamente monitorati per controllare che fossero

sempre efficienti.

3.1 Sperimentazione nel campo di mais

Due campi di mais dell’azienda di Delfini, in accordo con quanto

concordato a voce con la Dott.For. Paola Pierucci, responsabile per l’Ente del

procedimento, e in accoglimento della richiesta del conduttore, sono stati

protetti con helikite fatti volare ad un’altezza di circa 30 metri dal suolo e

posizionati al suolo legandoli ad un bidone chiuso e riempito di terra, in tal

modo è stato possibile spostare facilmente ogni helikite per facilitare lo

svolgimento delle attività agricole ogni qualvolta ce ne è stato bisogno.

L’8 maggio è stato posizionato un helikite nel campo A (Fig. 7, posizione

1). In quei giorni la coltivazione era in fase di germogliamento (Fig. 8).

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Fig. 7 - Campi coltivati a mais e posizione degli helikites.

Fig. 8 - Germogli di mais del campo A fotografati il 10 maggio.

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L’11 maggio è stato posizionato un secondo helikite per aumentare la

superficie di campo protetta (Fig. 7, posizione 2; Fig. 9).

Fig. 9 - Helikite nel campo A condotto dal sig. Delfini.

Entrambi gli helikite sono stati lasciati sul campo fino al 5 giugno, momento

in cui la coltivazione era in fase di avanzata emergenza delle piantine (Fig. 10)

e quindi non più soggetta all’attacco delle cornacchie.

Su richiesta del conduttore, dal 5 all’11 giugno, è stato posizionato un

helikite in un secondo campo (campo B) dell’azienda Delfini (Fig. 7, posizione

3) coltivato a mais, che però si trovava già in fase avanzata di germogliamento.

In entrambi i campi si è registrato un frequente danneggiamento dei palloni

dell’helikite. Nel campo A, 2 palloni si sono persi e 3 si sono bucati: le

caratteristiche orogeografiche dell’area in cui si trova questo campo fanno si

che si formino delle correnti d’aria che fanno compiere continue e violente

evoluzioni all’helikite, tali da farlo sbattere ripetutamente al suolo causando il

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foramento del pallone contenente l’elio. Nell’altro campo, invece, l’helikite è

stato trascinato fino al margine del campo dall’impianto mobile di irrigazione, il

terzo giorno dopo il suo posizionamento, cosa che ci ha indotto a toglierlo dopo

appena 6 giorni dalla sua installazione.

Fig. 10 - Piante di mais del campo A fotografate il 8 giugno 2010.

II 13 giugno è stata effettuata la stima dei danni in entrambi i campi

percorrendo 24 transetti nel campo A e 31 nel campo B, contando in ciascuno il

numero di plantule asportate su un totale di 60 seminate. I transetti sono stati

selezionati in modo casuale.

La media di piante danneggiate è stata di 8,5 (D.S. 5,6) nel campo A, nel

quale l’helikite è rimasto posizionato per 29 giorni e di 18,6 (D.S. 10,8) nel

campo B, dove l’helikite è rimasto posizionato per soli 3 giorni. La differenza tra

i dati rilevati nei due campi (Tab. 1), analizzata con il test di chi-quadrato, è

altamente significativa (χ2 = 124,8 , P<0,001).

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Tabella 1 – risultati della stima dei danni nei campi di mais

Campo A Campo B

N° transetti 24 31

Totale piante seminate nei transetti 1440 1860

Totale plantule asportate 205 576

Media plantule asportate per

transetto

8,54 (D.S. 5,6) 18,58 (D.S. 10,8)

% plantule asportate sul totale di

quelle seminate

14,23 % 30,96%

Sebbene il campo B non possa essere considerato un campo di controllo

per testare l’efficacia dell’helikite nell’allontanamento delle cornacchie, il fatto

che in esso l’helikite sia stato posizionato per soli tre giorni e, in più,

tardivamente rispetto all’inizio della fase di emergenza della coltivazione,

rimanendo quindi per vari giorni esposto al libero foraggiamento delle

cornacchie (Fig. 11), riteniamo che si possa considerare la significativa

differenza dei danni rilevati nei due campi, come un’indicazione positiva sul

buon funzionamento dell’helikite come mezzo di allontanamento delle

cornacchie dai campi di mais in fase di germogliamento ed emergenza delle

plantule.

Fig. 11 - Cornacchie sul campo di mais B fotografate il 22 maggio 2010.

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Si consiglia, comunque, l’uso di tale mezzo di dissuasione in campi non

soggetti a forte e volubile ventilazione, per evitare la frequente rottura dei

palloni contenenti l’elio e il conseguente aumento dei costi per il buon

funzionamento del mezzo di dissuasione, dovuti all’inevitabile controllo

giornaliero dell’helikite, alla sostituzione dei palloni forati, al gonfiaggio con elio

di un maggior numero di palloni e al ripetuto montaggio e riposizionamento

dell’helikite.

3.2 Sperimentazione nel campo di cocomeri

Per sperimentare l’efficacia di tre mezzi di allontanamento delle cornacchie

dalle coltivazioni di cocomeri sono stati utilizzati due campi (Fig. 5) condotti

dall’azienda Zamperlin: un appezzamento di circa 4 ettari, individuato nel

campo di Via Laurentina è stato usato come controllo, mentre il campo di Via

Pontina, di circa 23 ettari, è stato diviso in 4 porzioni (Fig. 12): su due di queste

sono stati posizionati 2 Helikite che hanno protetto una superficie di circa 4

ettari ciascuno (Gorreri et al., 2008), su un’altra di 7 ettari sono stati installati 84

palloni predator; sull’ultima porzione di campo di circa 9 ettari, sono stati stesi

2.200 metri di strisce rifrangenti.

Quando sono stati posizionati i dissuasori sul campo di cocomeri è iniziato

anche il rilevamento per la presenza delle cornacchie, che ha previsto un

nostro operatore sul campo ogni giorno per un’ora, nelle ore di picco di attività

dei volatili: la mattina presto e al tramonto. Durante il rilevamento è stato

registrato su una scheda il numero, la posizione, il comportamento delle

cornacchie nel campo e le condizioni metereologiche.

− Helikite

Il 15 giugno sono stati installati 2 helikite (Fig. 13), con le stesse modalità

adottate nel campo dell’azienda Delfini. Lo stesso giorno è iniziato il

rilevamento della presenza delle cornacchie nell’area coperta dall’helikite n°1

ed è proseguito fino al 10 luglio, giorno in cui è iniziata la raccolta dei cocomeri

nella parte di campo protetta dall’helikite n°1. Il 10 luglio è stato tolto anche

l’helikite n°2 visto che i cocomeri in quella parte del campo erano stati raccolti a

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partire dal 30 giugno e che i conduttori del campo ci avevano comunicato che a

causa delle condizioni metereologiche non ci sarebbe stata la prevista seconda

produzione di fine agosto.

Fig. 12 – Posizionamento dispositivi di dissuasione nel campo di cocomeri condotto dall’Azienda Zamperlin nel pressi della Via Pontina.

Fig. 13 – Helikite in posizione 2, nel campo dell’Azienda Zamperlin (cfr. Fig 12).

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Per quel che riguarda la manutenzione degli helikite, non si sono verificate

le numerose forature registrate sui campi di mais, infatti, sebbene talvolta il

forte vento abbia fatto scendere fino a terra gli helikite, i palloni non si sono

forati perché sbattevano sulle piante di cocomero e non sul terreno, come

avveniva, invece, nei campi di mais. Durante la sperimentazione sul campo di

cocomeri si è forato un solo pallone dell’helikite n°2 perché è andato a sbattere

sugli ulivi che si trovano in consociazione in questa parte del campo, dopo di

che, è stato ridotto il filo dell’helikete in modo che il vento non potesse più farlo

scendere sugli alberi.

Entrambi gli helikite hanno avuto bisogno di essere parzialmente rigonfiati

ogni 10-15 giorni.

− Palloni predator

Il 18 giugno sono stati gonfiati 84 palloni predator per mezzo di un

compressore; l’operazione ha richiesto 2 ore di lavoro di un operatore.

Il 19 giugno, utilizzando un furgone, sono stati trasportati sul campo gli 84

palloni predator e sono stati posizionati da 4 operatori che hanno lavorato per

6 ore (Fig. 14).

Fig. 14 – Trasporto e fase di montaggio dei Palloni predator.

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I palloni sono stati legati in cima a delle canne in modo che potessero

essere mossi dal vento e le canne sono state conficcate nel terreno per almeno

30 centimetri, in modo che fossero ben stabili, leggermente inclinate e a circa

25 metri l’una dall’altra, lungo file parallele distanti ognuna circa 33 metri (Fig.

15).

Fig. 15 – Posizionamento dei Palloni predator nel campo di cocomeri.

Il giorno seguente è iniziato il rilevamento giornaliero della presenza delle

cornacchie in un’area di circa 4 ettari coperta dai palloni predator. Il rilevamento

è terminato il 10 luglio, giorno in cui è iniziata la raccolta dei cocomeri in

quest’area del campo.

Nel corso della sperimentazione, almeno una decina di palloni sono

scomparsi dal campo; in un’occasione sono stati visti dei bambini entrare nel

campo e portarsene via un paio. Il fatto che il campo si affacci sulla Via Pontina

ha sicuramente suscitato la curiosità dei numerosi automobilisti di passaggio.

− Strisce rifrangenti

Dal 21 al 24 giugno sono state installate le strisce rifrangenti posizionate

anch’esse in file parallele a una distanza di circa 33 metri l’una dall’altra e

legandole, ad un’altezza massima di circa 50 centimetri dalle piante di

cocomeri, a delle canne da noi posizionate a una distanza di circa 30 metri (Fig.

16).

Per questa operazione hanno lavorato 4 persone per 15 ore.

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Fig. 16 – Posizionamento delle strisce rifrangenti nel campo di cocomeri.

La sera stessa del 24 giugno è iniziato il rilevamento giornaliero della

presenza delle cornacchie in un’area di circa 4 ettari coperta dalla strisce ed è

terminato il 13 luglio, giorno in cui è iniziata la raccolta del cocomeri in questa

parte del campo.

La stessa sera del 24 giugno si è rilevata la rottura di numerose strisce ad

opera del vento e il fenomeno è continuato nei giorni successivi. Dove è stato

possibile abbiamo provveduto a riparare i danni, ma inutilmente, visto che il

vento, facendo forza sulle strisce, le rompeva nuovamente.

Sia l’istallazione dei palloni predator che delle strisce ha portato disturbo

alle pratiche colturali: quando i conduttori del campo sono dovuti passare tra la

coltivazione con un mezzo agricolo con dei lunghi bracci che irroravano le

piante con del concime liquido (Fig. 17) è stato necessario togliere le canne e

poi riposizionarle. Invece, quando l’irroratrice è passata sul campo protetto

dagli helikite è stato sufficiente abbassarli momentaneamente.

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Fig. 17 – Macchinario che passa sul campo di cocomeri

Il rilevamento nel campo di controllo è iniziato il 1 luglio, momento in cui la

maturazione dei cocomeri di questo campo era tale da renderli appetibili alle

cornacchie ed è terminato il 21 luglio, giorno in cui è iniziata la raccolta.

Prendendo in considerazione i primi 20 giorni di osservazione (Fig. 18), le

cornacchie hanno fatto dei voli di passaggio su tutti i campi tranne quello

protetto dai palloni predator, ma il numero di cornacchie che hanno volato sul

campo di controllo è stato significativamente maggiore rispetto a quelle che

hanno volato sugli altri 3 campi (Fig. 19).

Nei primi 20 giorni di osservazione le cornacchie sono scese tra la

coltivazione per mangiare i cocomeri solo nel campo di controllo e in quello

protetto dalle strisce (Fig. 20, 21)

Il giorno stesso in cui sono state posizionate, tra le strisce è stata

fotografata una cornacchia che mangiava i cocomeri (Fig. 22). Non vi è stata

differenza significativa tra il numero di cornacchie scese in questi due campi

(χ2=0,19, P=0,5, g.l.=1).

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Fig. 18 - Numero di cornacchie che hanno volato sui campi sperimentali nei

primi 20 giorni di osservazione

15/616

/617

/618/6

19/620/6

21/622

/623/6

24/625/6

26/627/6

28/629

/630/61/72/73/74/75/76/77/78/79/7

10/711/7

12/713/7

14/715/7

16/717/7

18/719/7

20/721/7

0

1

2

3

4

5

6

7

ControlloHelikitePredatorStrisce

Fig. 19 - Numero totale di cornacchie che hanno volato sui campi sperimentali.

0

5

10

15

20

25

30

controllo helikite predator strisce

χ2=17,63 P<0,0001

χ2=25,04 P<0,0001

χ2=10,62 P=0,0006

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Fig. 20 - Numero di cornacchie scese nei campi sperimentali nei primi 20 giorni di osservazione

15/616/617/618/619/620/621/622/623/624/625/626/627/628/629/630/61/7 2/73/7 4/7 5/7 6/7 7/7 8/7 9/710/711/712/713/714/715/716/717/718/719/720/721/7

0123456789

10

ControlloHelikitePredatorStrisce

Fig. 21 - Numero di cornacchie che sono scese sui campi sperimentali.

0

2

4

6

8

10

12

controllo helikite predator strisce

χ2=10,08 P=0,0005

χ2=10,08 P<0,0005

χ2=0,19 P=0,5

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Fig. 22 – Cornacchie fotografate il 24 giugno nel campo protetto dalle strisce rifrangenti

3.3 Sperimentazione nel pescheto

Nel pescheto condotto dal sig. Cinili, una porzione di circa 1 ettaro è stata

protetta, dal 1° al 21 luglio, con 13 palloni preda tor, mentre un campo limitrofo

della stessa ampiezza è stato usato come controllo (Fig. 23, Fig. 24).

Inizialmente sono stati utilizzati i palloni bianchi, che dall’11 luglio sono stati

sostituiti con quelli neri.

Fig. 23 – Posizionamento dei palloni predator ( ) nel pescheto e campo di controllo in viola.

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Fig. 24 – Palloni predator installati nel pescheto del Sig. Cinili.

Dal 1 al 21 luglio sono state effettuate osservazioni della durata di un’ora

per rilevare la presenza e il comportamento delle cornacchie nei due

appezzamenti con le stesse modalità seguite nei campi sperimentali coltivati a

cocomeri.

Sono state viste volare sul pescheto protetto dai palloni predator ben 115

cornacchie; spesso si trattava degli stessi individui che facevano la spola tra un

gruppo di alberi di susine che si trovano nei pressi di uno dei confini del

pescheto e degli alberi d’alto fusto nel vicino maneggio.

Solo una volta è stata vista scendere una cornacchia nel pescheto di

controllo e mai su quello protetto dai Palloni.

Sono state effettuate stime dei danni contando i frutti beccati presenti sugli

alberi di due filari scelti casualmente nel campo di controllo e in quello protetto

da Palloni. Nel corso della stima dei danni effettuata prima dell’istallazione dei

Palloni sono stati osservati solo danni sui frutti effettuati da uccelli di media

taglia, probabilmente storni (Fig. 25), infatti spesso sono stati visti piccoli gruppi

di storni volare in tutto il frutteto, scendere tra gli alberi del pescheto di controllo

e cibarsi delle susine del frutteto confinante al pescheto con i Palloni. Nelle

stime dei danni effettuate dopo l’installazione dei Palloni, non sono stati

registrati ulteriori danni nel campo protetto dai Palloni.

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Fig. 25 – Pesche del frutteto del Sig. Cinili probabilmente beccate da storni.

3.4 Conclusioni

Dei mezzi di dissuasione sperimentati due sembrano aver funzionato,

anche rilevando i commenti dei conduttori dei campi: L’Helikite e i palloni

predator. C’è da dire che i danni rilevati il primo giorno nel pescheto erano da

attribuirsi a storni e non a cornacchie, in quanto le beccate sulle pesche erano

troppo piccole per essere state provocate dal becco di una cornacchia, inoltre

le pesche rovinate erano vicine le une alle altre, suggerendo la presenza di un

gruppo di uccelli piuttosto che di uno singolo. La presenza degli storni è stata

rilevata più volte durante il corso delle osservazione, ma sempre come piccoli

stormi che volavano sopra o nei pressi dell’area protetta con i palloni e mai

posati sugli alberi di quest’area, facendo pensare che anche nei loro confronti

la presenza dei palloni abbia funzionato come deterrente.

Considerando i risultati ottenuti, insieme alla difficoltà di posizionare i mezzi

di dissuasione e la facilità di spostamento di questi per permettere le opportune

pratiche colturali, sicuramente, su grandi appezzamenti di orticole, l’Helikite ha

ottenuto il miglior risultato (Tab. 2): ha bisogno di poco tempo per essere

messo sul campo, riesce a proteggere grandi appezzamenti volando in alto,

quando si rompe può essere facilmente rimosso e riparato o sostituito, anche

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aggiungere elio diventa abbastanza facile, potendo portare il pallone vicino la

macchina, il costo, infine, è sicuramente minore a parità di terreno protetto.

Rimangono tutte le problematiche già rilevate in letteratura, come l’impossibilità

di utilizzarlo nelle coltivazioni alberate e in vicinanza di linee elettriche,

telefoniche e tralicci.

Tab. 2 – Tempi e materiali necessari per posizionare i dispositivi di dissuasione sperimentati, in 1 ettaro di terreno coltivato a cocomeri, estrapolati dai tempi da noi impiegati per “proteggere” il cocomereto di 23 ettari condotto dall’Azienda Zamperlin.

Dispositivo Tempo necessario per l’installazione

su 1 ettaro

Materiale da utilizzare per coprire 1 ettaro

helikile 30’ 1 helikite + 1 secchio con coperchio + bombola di elio da 3 mc

palloni predator 3h30’

20 palloni predator + 20 canne + spago in fibra artificiale + pompe per gonfiare i palloni o un compressore

strisce rifrangenti

6h30’ 400m di strisce rifrangenti +16 canne

Sebbene rimanga il problema che in caso di pioggia e di vento forte

l’helikite scende a terra, c’è però da dire che quando questo è successo nelle

coltivazioni di cocomeri, appena la pioggia è cessata e il pallone si è asciugato,

ha ripreso la sua posizione, senza bisogno di alcuna manutenzione. L’altro

problema evidenziato, in letteratura, di abbassamento dell’helikite in caso di

basse temperature atmosferiche, nella nostra sperimentazione su coltivazioni

estive, come i cocomeri, non si è posto.

I palloni predator hanno anch’essi dato un buon risultato, sia sul

cocomereto che sul pescheto. Nel primo caso però si sono rivelati ingombranti

in più modi: difficili da gonfiare sul campo, hanno richiesto, per il loro alto

numero, necessario a proteggere l’area di sperimentazione, un furgone per il

trasporto. I supporti erano d’ingombro quando passavano i macchinari per la

coltivazione, richiedendo che il personale provvedesse a rimuoverli e

riposizionarli dopo il passaggio della macchina.

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Nel pescheto, invece, sono stati facilmente legati ai supporti per l’impianto

di irrigazione, erano in numero molto minore e abbiamo potuto gonfiarli nei

pressi del campo per poi trasportarli a mano, senza difficoltà. D’altra parte qui

non poteva essere usato l’Helikite.

L’unico mezzo che non ha avuto efficacia sono state le strisce rifrangenti:

queste sono state messe solo nel campo di cocomeri e oltre ad essere molto

più difficoltose da posizionare su grandi estensioni, si sono rotte subito.

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4. Stima della popolazione di cornacchia grigia presente nella Riserva

di Decima Malafede

A completamento dello studio sui dissuasori, è stata stimata la popolazione

nidificante di cornacchia grigia presente nella Riserva di Decima Malafede,

applicando il metodo della conta dei nidi (Fasola et al., 1985),

La conta dei nidi è stata effettuata in periodo invernale, quando l’assenza

delle foglie dalle caducifoglie ne ha facilitato l’individuazione, percorrendo

strade e sentieri all’interno della Riserva, a piedi o in macchina, in quest’ultimo

caso si è mantenuta una velocità molto bassa, in modo da permettere

un’attenta osservazione dell’area circostante. I transetti percorsi sono stati

georeferenziati in modo da permettere l’analisi dei dati tramite sistema GIS,

l’eventuale ripetizione del monitoraggio e il confronto dei dati negli anni

successivi. I nidi identificati sono stati riportati su una mappa 1:100.000, così

come il limite visuale da ogni punto dei transetti (Fig. 26). In tutto sono stati

percorsi 40 km divisi in 8 transetti, da 5 km ognuno, dai quali si sono potuti

osservare 660 ettari, pari al 10,9% del territorio della Riserva.

Per ogni gruppo di nidi, la cui distanza reciproca era inferiore a 50 m, ne è

stato registrato solo uno poiché i nidi così vicini hanno un’alta probabilità di

appartenere alla stessa coppia (Fasola et al., 1985).

In tutto sono stati osservati 52 nidi con una media di 6,5nidi/5km (D.S. 5,2),

quindi una densità complessiva di 8 nidi/kmq.

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Fig. 26 – Transetti percorsi all’interno della R.N. Decima Malafede per

l’individuazione dei nidi di cornacchia.

La densità dei nidi è stata stimata anche utilizzando il metodo del

campionamento a distanza su transetto (Sutherland W.J., 2006). Le analisi dei

dati sono state effettuate utilizzando il software Distance 6.

La funzione di contattabilità per la stima della densità dei nidi di Cornacchia

grigia nell’area di studio, calcolata dalla distribuzione delle distanze

perpendicolari delle osservazioni di nidi dal transetto, è risultata caratterizzata

da un parametro e da un buon andamento della distribuzione dei dati (AIC =

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661,52, χ2 = 0,21531, gl = 60, P = 0,381). La larghezza della fascia ai lati del

percorso con massima probabilità di contatto è stata stimata dal modello in 270

metri. La densità dei nidi di cornacchia grigia in tutta l’area di studio, stimata

con il metodo del campionamento a distanza su transetto, è risultata di 7,5

nidi/kmq, con un coefficiente di variazione di 29,66%, quindi una densità

minima stimata di 3 nidi/kmq ed una massima di 11,9 nidi/kmq.

Si riportano di seguito le stime di densità di nidificazione di alcune

popolazioni italiane di cornacchia grigia.

Località

anno

Densità di nidi di cornacchia grigia Nidi/Kmq (ES)

Riferimento bibliografico

Provincia di Piacenza - aree pianeggianti

1999 4,3 (2) Provincia di Piacenza – Piano Faunistico Venatorio

ZRC San Donato (AN)

2001 21,0 Provincia di Ancona PFVP 2004-2009

ZRC San Facondino

2003 23,0 Provincia di Ancona PFVP 2004-2009

Parco del Conero 2003-2008 0,6

Regione Marche – Piano Faunistico Venatorio

Riserva Naturale dell’Abbadia di Fiastra

2003-2008 1,2

Regione Marche – Piano Faunistico Venatorio

Provincia di Cosenza

2007 11,2 Urso et. al., 2007

Ambito Territoriale Di Caccia Ap 2 (Ascoli Piceno)

2009 6,5

Provincia di Ascoli Piceno - Censimento corvidi nelle ZRC, CPPS e ZAF

ATC 1 Milano Est 2009 3,0 (0,13) Meriggi A. et al., 2010

ATC 1 Milano Est 2010 2,0 (0,15) Meriggi A. et al., 2010

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La Provincia di Ascoli Piceno ha definito la consistenza limite delle

popolazioni di cornacchia di 1,5 nidi/kmq, sopra tale limite ha previsto

l’intervento con la realizzazione di un piano di abbattimento che preveda di

riportare i corvidi ad una densità non inferiore ad 1 nido/kmq (atto del Consiglio

Provinciale di Ascoli Piceno n. 27 del 27-03-2008).

Secondo quanto espresso più volte dall’I.N.F.S., il limite al di sopra del

quale è possibile attuare interventi di contenimento sulle popolazioni di

Cornacchia grigia è di 3 nidi/kmq (Piano Faunistico venatorio Regione

Autonoma Friuli Venezia Giulia: sintesi delle proposte di gestione per le singole

specie o gruppi di specie oggetto di caccia).

La stima della densità della Riserva Naturale di Decima Malafede è tale

che, nel rispetto di tutte le norme, permetterebbe la programmazione di un

piano di abbattimento numerico della popolazione, che potrebbe, insieme ad

altri metodi, essere d’aiuto sia nel contenimento dei danni in agricoltura che

dell’impatto della Cornacchia grigia sulle altre specie nidificanti.

Bibliografia

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- University of Nebraska – Lincoln.

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Fasola M., Prigioni C., Barbieri F., Meriggi A., 1985. Census of Corvidae by

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census and atlas studies: Proceeding VII International Conference on Bird

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Gorreri L., Macchio S., Mozzanti L., Nardelli R., Santilli F., Silvestri N., Spina F.,

2008. I danni provocati dall’avifauna in agroecosistemi, A cura di: Gorreri L. e

Garaldi L. Felici Editore.

Heynen D. 2006. Corvidi nelle colture agricole. Fogli informativi sulla

protezione dell’ambiente; Traduzione: Chiara Solari 2007 © ASPU, Ficedula &

Stazione ornitologica svizzera.

Littauer, G.A. 1990. Control of Bird Predation at Aquaculture Facilities:

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Publication No. 402.

Meriggi A., Nelli L., Vidus Rosin A., 2010. Risultati dei censimenti invernali di

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Animale. Relazione Tecnica.

Sutherland W.J. (ed), 2006. Ecological census techniques: a handbook.

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Urso S., Crispino F., Gervasio G., Venuto G., Aloise G., 2007. Densità di

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della Calabria. Riassunti XIV Convegno Italiano di Ornitologia, 26-30

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